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Anno izb - n. ¿ò
22 giugno 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DROGA
L'ESPERIENZA DI SOJOURNERS IN USA
Liberazione,
non carcere
Piegati come sacchi flosci, sotto l’arco di un portico del centro, due giovani sui vent’anni:
barbe di alcuni giorni, abiti sporchi, siringa in mano. La gente
va e viene; c’è chi getta un’occhiata distratta, ma poi (come
me) tira dritto. Passato il primo attimo di stupore misto a timore, uno ci fa l’occhio a scene come questa.
« Io li ' lascerei morire tutti »,
sento dire, da un pensionato ad
un suo compagno, mentre giro
per il mercato. Li guardo, figure da operaio, mani spesse. Han
lavorato tutta la vita, e non deve essere stato facile. I turni di
lavoro, la sveglia alle quattro di
mattina; esci con qualunque tempo, in tram o in bicicletta. Metti
da parte lira dopo lira, in vista
della vecchiaia, quando non ce la
farai più da solo. Una vita g;uadagnata pezzo per pezzo, in una
lotta quotidiana contro te stesso, gli altri, U padrone. Chissà
se continuerebbero a ragionare
così, se avessero un fratello, un
figlio, un parente risucchiati nel
gorgo della droga?
« E’ una guerra », dice il ministro degli Interni; e insiste: «Dobbiamo agire con la stessa determinazione...». Rabbrividisco. Non
perché non mi renda conto della dimensione e della dramma'
ticità del problema. Ma quando
si è in guerra sono gli indifesi e
i deboli a perdere la vita. E in
questa guerra chi saranno i drogati che finiranno in gaiera? Forse anche qualche, ricco, ma di sicuro i balordi che girano per le
nostre strade e che, non avendo
avuto nulla dalla vita, è giusto
che abbiano almeno la galera!
«Bisogna indicare loro dei valori, degli ideali in cui credere »,
dice ii primo ministro. Ed ha
ragione: c’è un vuoto in chi si
buca; una volontà negativa, di
autodistruzione; una paura di
vivere. Però... Chi in questa Italia, dei miracolo economico e
della corruzione, dei « mundial »
e delle tangenti, ha le carte in
regola per additare degli "ideali”; chi è abilitato a proporre
dei "valori”? E quali sarebbero
questi ideali e questi valori?
Credo che neanche la chiesa
abbia dei valori e degli ideali da
indicare e proporre. Gesù infatti non ha proposto degli ideali,
ma ha annunciato il regno dì
Dio (e lo ha vissuto non solo a
parole, ma anche con atti concreti di liberazione e salvezza);
ha chiamato uomini e donne alla
fede e alla conversione (« ravvedetevi e credete all’Evangeio »).
Per lui tutti erano ugualmente
peccatori, e tutti, ugualmente,
erano amati da Dio.
E’ mai possibile che le uniche
risposte che sappiamo dare alla
tragedia dei nostri figli che si
drogano non siano altro che indifferenza e cinismo, repressione e chiacchiere?
E infine, una domanda a noi
come chiese,: perché ci è tanto
difficile annunciare la liberazione e la vita in Cristo anche ai
drogati? La loro presenza e la
loro crescita non denunciano
anche il fallimento della nostra
predicazione? Perché non ripensare, per quanto ci concerne, il
problema in questi termini?
Luciano Deodato
Vivere l'Evangelo a Washington
Nella capitale americana crescono violenza, povertà, analfabetismo - Un gruppo ecumenico ha
(deciso di affrontare questa contraddizione - il lavoro pratico e un mensile di riflessione
La capitale degli Stati Uniti può essere vista come uno spaccato
dello sfacelo urbano che colpisce l’intera nazione. Accanto ai bianchi
monumenti che celebrano il passato, accanto ai profili conosciuti
della Casa Bianca e del Campidoglio, si stende una città malata,
colpita da altissimi tassi di disoccupazione, divisa dal razzismo, devastata dal flagello della droga.
Washington è due città, una abitata da funzionari governativi
e una dalla gente comune — perlopiù afroamericani. Washington è
anche una città assediata dalle forze di polizia, una città militarizzata, presa nel ciclone della « war on drugs » della guerra agli stupefacenti, lanciata dall’amministrazione Bush e diretta da George
Benneii, lo «zar» dell’antidroga.
Ero da poco arrivato nel quartiere di Columbia Heights quando mi sono reso conto della brutalità e della violenza che regna,
appena velata da una patina di
tranquillità diurna, in quella zona. Il coprifuoco, per i bianchi,
inizia al calare dell’oscurità. Dopo le otto di sera non bisogna
girare per le strade, molto meglio starsene in casa. D’altro canto l’FBI colpisce metodicamente,
militarmente. Poche ore dopo il
mio arrivo, una casa vicina è stata presa d’assalto dai federali.
Tutto buttato all’aria, tutti arrestati. La casa è stata poi chiusa.
Porte e finestre sono state sbarrate, assi inchiodate e cartelli
posti fuori a proibire di avvicinarsi.
L’ex presidente statunitense,
Ronald Reagan, aveva annunciato, in un discorso pronunciato
davanti alla Casa Bianca, che a
Washington non c’era nessuno
che patisse la fame. A Columbia
Heights, oltre a droga e violenza, c’è anche molta fame e povertà. Ed è in questa situazione
di estremo degrado delle strutture e della società .urbane che si
svolge il lavoro di Sojourners, un
gruppo ecumenico di persone
che hanno deciso di accettare la
sfida rappresentata dalla povertà
urbana. Sojourners opera su due
fronti distinti. Da un lato è presente nel quartiere di Columbia
Heights con il nome di « Sojourners Neighborhood Center », un
centro che è sede di ima cooperativa per la distribuzione di cibo
ai poveri del quartiere e che offre aiuto e supporto a ragazzi e
ragazze che ancora frequentano
la scuola. Dall’altro opera su scala più ampia, nel settore deU’informazione, pubblicando il mensile Sojourners.
Questa duplice forma di intervento permette di realizzare ciò
che invece molti centri statunitensi, simili a quello di Sojourners, non riescono a fare, cioè
lavorare in ambito locale, affrontando problemi specifici e, allo
stesso tempo, svolgere un ruolo
di denuncia della situazione di
povertà e di degrado presente
negli Stati Uniti. Proprio riferendomi a questo secondo aspetto del lavoro di Sojourners, non
è affatto strano che Jim Wallis —
uno dei fondatori — fosse presente a Seoul, alla convocazione
mondiale « Giustizia, pace e integrità del creato », a parlare tra
l’altro anche della sua esperienza a Columbia Heights. In questo
senso l’attività di Sojourners può
davvero essere definita esemplare, in quanto unisce l’azione diretta, volta a combattere una specifica situazione di povertà e degrado umano, alla necessaria attività di denuncia e, prima ancora, di informazione,
■k * *
Il lavoro svolto con i bambini,
presso il «Neighborhood Center»,
consiste principalmente nell’offrire loro lo'spazio, il materiale e la
tranquillità necessaria per ripetere ciò che è stato appreso durante la giornata e per fare i
compiti. Il centro organizza inoltre corsi di informatica e mette a
disposizione dei bambini personal computer e insegnanti. Un
recente sondaggio, compiuto a
Washington dalTOffice of Technology Assessment, ha dimostrato
come gli scolari afroamericani
abbiano poca familiarità con i
computer — entrati ormai a far
parte dei programmi d’insegnamento già a livello delle elementari — in quanto le scuole frequentate da questi bambini non
hanno spesso le necessarie attrezzature.
Il centro si impegna inoltre a
migliorare le capacità primarie,
necessarie per superare i molti
ostacoli incontrati sia nelle scuole che nel mondo del lavoro, mediante corsi di lettura e di arricchimento del vocabolario.
Accanto a queste attività educative collegate strettamente ai
programmi scolastici, Sojourners
organizza pure attività comimitarie, giochi ed escursioni. Passare un pomeriggio a preparare una
I SETTANTA DISCEPOLI
Testimoni oggi, non domani
« Andate ; ecco, io vi mando come agnelli in
mezzo ai lupi... In qualunque casa sarete entrati,
dite prima: Pace a questa casa! » (Luca 10: 3, 5)
I settanta discepoli vanno verso il mondo. La
messe è grande; non possono ridurla, ma possono
affrontarla. Creeranno, nel mondo, la diaspora, cioè
la dispersione, la disseminazione. La loro forza sarà
nella preghiera e nella predicazione del Regno di
Dio: la preghiera sarà una preghiera di intercessione per i loro compagni nell’avventura e la predicazione sarà il vomere che squarcia la terra perché
si apra alla pioggia e al sole.
Gli evangelisti descrivono la caratteristica di
questa missione: andranno come agnelli in mezzo
ai lupi. E’ il rovesciamento della conquista, è la
non-violenza in un mondo violento. Sarà una lezione non facile da imparare, è una logica contraria
alla logica « normale », per questo non bastano i
secoli. I secoli registrano la lotta per la conquista
della terra: Caino contro Abele; i bianchi contro i
neri; fiorentini contro senesi; inglesi, olandesi, iedescri, spagnoli, russi contro africani e asiatici.
E in questa logica, fatta di difesa ed offesa, nascono i regimi dell’apartheid, della conquista o riconquista delle terre « bibliche »: ebrei contro arabi, bianchi sudafricani contro la massa dei neri,
accusati di essere troppo numerosi. L’uno contro
l’altro, razzismo, antisemitismo. Mors tua vita mea.
I discepoli di Gesù dovrebbero vivere una vita
completamente diversa. Dovrebbero, ma la storia
« mondana » e quella « ecclesiastica » contraddicono questa indicazione. Dovrebbero portare la pace
di casa in casa. Ma, allorché vi saranno molti cristiani, le antitesi saranno più forti della tesi. I cristiani saranno segnati da una violenza anticristjana, anziché dall’agape di Cristo: guerre di religione dottrinalmente comprensibili, ma incomprensibili per un mondo che sta a guardare.
La predicazione del Regno di Dio implica per i
cristiani la trasformazione del mondo: oggi e non
domani. Ma noi abbiamo imparato l’arte del domani. Procrastinare, rimandare ad un domani imprecisato. Albert Schweitzer avrebbe dovuto pensare al futuro, ma. fece « oggi » l’ospedale specializzato di Lambaréné. Martin Luther King avrebbe
dovuto aspettare i tempi della pace, ma visse la
pace nell’« oggi », e questo tempismo gli costò la
vita.
I settanta .sono il modello per i cristiani. Partono, vanno di casa in casa, portano « la pace » del
Regno di Dio. Rifiutano la violenza, vivono la solidarietà. Non si piegano alle logiche dei saggi greci, dei commentatori della Torah, all’inesorabilità
della distruzione, delle armi, della peste, della morte. Sono autentici testimoni del Regno, che è venuto fino ad oggi. Testimoni oggi, e non profeti illusi o delusi domani.
Carlo Gay
soluzione di acqua saponata e
correre sul piazzale di fronte al
centro lasciando dietro di sé decine di bolle di sapone che salgono nell’aria riflettendo mille colori diventa una festa e un momento in cui dimenticare le angosce e le paure che già ora gravano su questi ragazzi e ragazze,
spesso confrontati con situazioni
familiari segnate dall’alcolismo,
dalla droga e dalla violenza.
Il « Neighborhood Center » è
però anche la sede di una cooperativa che raccoglie, immagazzina e quindi ridistribuisce cibo alla gente del quartiere. La cooperativa opera su di im’area molto
vasta, attingendo agli scarti di
molti supermercati nell’area metropolitana di Washington. Il governo sostiene parzialmente questa attività, fornendo mensilmente cibi in scatola e altri prodotti
alimentari. Grazie alla collaborazione trovata dai memibri della
cooperativa, spesso è possibile
distribuire addirittura verdura
fresca. E quando, il sabato mattina, di fronte al centro inizia a
formarsi la coda della gente in
attesa, il fenomeno della povertà
diventa ancora più palpabile e visibile. Circa centotrenta persone
sono passate davanti ai tavoli
della distribuzione, il giorno che
ero addetto ai barattoli di miele,
ai pacchi di uvetta e alle scatolette di carne di maiale. Quasi
tutti neri, moltissimi giovani, che
infilano nelle borse, nei sacchi,
nelle scatole di cartone il cibo
che servirà a sfamare le famiglie,
rimaste a casa.
Sojourners non rappresenta
che uno dei molti gruppi, delle
tante comunità che, nel quadro
deprimente, spesso disjjerato, della povertà statunitense, affrontano con coraggio e passione la
sfida di un modo diverso di vivere.
Il loro punto di partenza è riconducibile a una semplice riflessione: una chiesa ricca non
ha praticamente nulla da dire di
fronte ai poveri di questa terra,
che rappresentano la stragrande
maggioranza della popolazione
mondiale. Solo una radicale riconversione delle chiese può produrre un cambiamento decisivo.
Non sono queste parole nuove,
nella storia della chiesa. Le udiamo già negli scritti di un certo
Aristide, un pagano, che così difendeva i cristiani di fronte all’imperatore romano, Adriano:
« 7 cristiani si amano gli uni gli
altri; non mancano mai di aiutare le vedove; difendono gli orfani da chi vorrebbe far loro del
male. Se uno possiede qualcosa,
lo divide con chi non ha nulla.
Quando i cristiani vedono uno
straniero, essi lo accolgono nelle
loro case e sono felici perché lo
considerano come un fratello. Se
uno di loro è povero e non ha di
elle sfamarsi, essi digiunano, allo
scopo di dargli da mangiare. Queste sono davvero delle persone
nuove ».
Paolo Tognina
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commenti e dibattiti
22 giugno 1990
LA STRADA
DELLA GEI
A quei cittadini italiani a cui sta a
cuore la loro « res publica » non è
sfuggito il fatto che il clero cattolico
negli ultimi due mesi dell'anno 1989
ha sollecitato ed esortato insistentemente i suoi fedeli a versare offerte,
fino al massimo di due milioni pro capite per dichiarante consentito dal patto
concordatario, a suo favore entro il
31.12.1989, deducibili dalla dichiarazione dei redditi.
I medesimi italiani hanno potuto notare che fin dall’inizio del 1990 e soprattutto dai primi del mese di maggio
il clero cattolico ha intensificato, tramite i mass media, le messe domenicali, la stampa e l'affissione di manifesti, la propaganda tendente ad informare ed esortare i suoi fedeli ad
apporre le loro firme sui modelli 740,
101 e 201 per la scelta dell'8 per mille
a beneficio della chiesa cattolica.
Chi entra in una delle sue numerosissime chiese può, infatti, leggere
su manifesti ed avvisi vari vistose
scritte, come la seguente; « Con una
firma sulla dichiarazione dei redditi
puoi dar da mangiare agli affamati,
dar da bere agli assetati, vestire gli
ignudi... », oppure la seguente: « La
chiesa italiana non riceve più
contributi dallo Stato... ». Stimo che
nessun cittadino italiano abbia mai
letto, prima di ora, una comunicazione
simile a quest'ultima, espressa, però,
in forma affermativa.
La chiesa cattolica italiana oggi fa
sapere a tutti che non riceve più contributi dallo Stato; una identica premura, però, non l’ebbe né nel lontano
11 febbraio 1929 né dopo, per comunicare a tutti gli italiani che, tramite
un « concordato » stipulato con la regnante diarchia sabaudo-fascista, aveva ottenuto per il suo clero un cospicuo contributo detto « congrua », oltre ad altri privilegi e benefici pecuniari. Oggi, invece, tutti vengono informati che lo Stato non dà più contributi e che ha bisogno delle suddette
offerte e dell'8 per mille dell’Irpef
che ogni contribuente è costretto a
versare allo Stato. (...)
« La tua dichiarazione dei redditi —
afferma ancora la GEI — può diventare una dichiarazione di fede nella
solidarietà ». A condizione, però, che
il cattolico dichiarante apponga la sua
firma nella casella riservata alla chiesa cattolica; poiché, se la mettesse in
una delle rimanenti tre caselle — Stato,
chiesa avventista e assemblee di
Dio —, la sua dichiarazione non potrebbe essere considerata « dichiarazione di fede nella solidarietà ».
Si legge, infine, che « i primi cristiani provvedevano direttamente alle
necessità della chiesa. Oggi la chiesa cattolica vuole ripercorrere quella
strada » (GEI).
A proposito di quest'ultima affermazione reputo necessario notare che i
primi cristiani provvedevano con le
loro offerte spontanee, ricavate finanche
dalla vendita dei propri campi (Atti
2: 44-45) alle necessità della chiesa,
intesa, questa, quale comunità di sorelle e fratelli in Gristo Gesù. (...)
Se la chiesa cattolica volesse seriamente ripercorrere quella strada,
dovrebbe rinunciare a tante « cose »;
alle imposizioni pecuniarie, talvolta
anche esose, richieste, anche sotto
forma di oboli, in occasione di battesimi, di cresime, di matrimoni, di funerali, di dispense, di rilasci di attestati vari, per diritti parrocchiali, di curia
vescovile e di curia papale; alle somme di denaro fisse, da dare sotto forma di elemosine al sacerdote celebrante una messa « pro defunctis » su
richiesta dei fedeli; all’8 per mille delrirpef, ottenuto di recente col marchingegno concordatario a discapito
dello Stato Italiano, ecc.
Gome si può credere alla palingenesi della chiesa cattolica, quando dichiara di voler ripercorrere quella strada dopo circa duemila anni durante
i quali, già fin dal quarto secolo, si andò trasformando a poco a poco in
istituzione ecclesiastica, gerarchica, oligarchica il cui sommo pontefice massimo. ancora oggi, è capo di Stato? (...),
No, egregi signori vescovi della GEI,
non potete più « ripercorrere quella
strada », insegnata da Gristo con la
sua crocifissione, seguita da Paoio, da
Pietro, da Giacomo, da Giovanni, da
numerosissimi cristiani martiri e con
fessori per la loro fede in Gristo Gesù. Dopo averla abbandonata da circa
diciassette secoli, ai punto in cui
siete giunti, è da ingenui finanche immaginare la possibilità di una vostra
riversione.
Il cristiano fedele a Gristo, tuttavia,
vive — ed anche muore — nell'attesa
della palingenesi universale, promessa da Gristo, dove saranno « nuovi cieli e nuova terra, nei quali abita Ip giustizia » (2 Pietro 3: 13).
Bruno Ciccarelli, Gatania
LA DANZA
NEL CULTO
Faccio riferimento aila lettera di
Giovanni Gönnet (v. numero del 18.5);
■ Gulto TV, meglio più rudimentale».
D'accordo per le sensate osservazioni.
Desidero però soffermarmi sulla frase; « La danza sacra trasformatasi in
un vero rock acrobatico ».
Se è vero che presso gli israeliti
era l’espressione naturale della gioia
attraverso un carattere primitivo e
chiassoso (v. Geremia 31) e che nelle
danze si raggiungevano movimenti rapidi e convuisi (v. Dizionario biblico,
voce; Danza), è anche vero che II
« sacrale » necessita di un certo idoneo contesto che non può nascere
« ex abrupto » nel breve corso di una
trasmissione televisiva. Associare ia
meditazione sul dolore del Gristo sofferente e il compiacersi, quasi in forma edonistica, allo « spettacolo » di
corpi presi nel vortice della' danza da
un dinamismo sfrenato ci è parso arduo e molto discutibile. Non conosciamo le reazioni degli spettatori
cattolici e laici che per la prima volta hanno scoperto, oltre I valori spirituali, anche quelli estetici della trasmissione di « Protestantesimo ».
Dissenso? Approvazione o indifferenza? Immagino che le lettere ricevute
a tal proposito siano esplicite e determinanti per un eventuale sondaggio.
Getto è che dinanzi alle « trovate »
(anche se intelligenti) dei coreografi ci
si allontana, volenti o nolenti, dallo spirito del .messaggio evangelico, così
sobrio, e della parola che deve raggiungere i cuori e non solo !a vi.sta,
così piena, quotidianamente, di pubblicità televisive.
Elio Rinaldi, Firenze
UN’INIZIATIVA
DI DIALOGO
Sul numero del r giugno 1990 ho
notato, nell'apposita rubrica, la letiera
del sig. Alberto Bertone in merito ad
una iniziativa avviata ad Udine sulle
■■ sette ».
Gonosco l'iniziativa. L'associazione
che l'ha avviata, il Gentro ricerche e
attività ecumeniche - GRAE, è un’associazione cattolica, ma non « la Chiesa
cattolica », come scrive il sig. A. Bertone. Il suo dire prende spunto da un
articolo apparso su • La Stampa » del
26 aprile '90 e ne trae delle conclusioni che mi sorprendono.
Proprio in quell'articolo si dice che
quella è « un’iniziativa che punta al
dialogo, al confronto di idee e di valori e non al proselitismo », che il
dialogo ■ avviene nel rispetto delle reciproche posizioni », che il telefono è
solo un mezzo di contatto e che all'interlocutore viene chiesto anche un successivo incontro. Può anche succedere
che qualche persona, telefonando, non
riveli la sua precisa identità o si presenti con falso nome, ma ciò non va
imputato al servizio, perché a chiunque può capitare di ricevere lettere o
telefonate anonime.
Da una lettura spassionata e neppure tanto attenta dell'articolo citato, il sig. Bertone, mi pare, non avrebbe dovuto trarre le conclusioni presentate nella sua lettera.
Per quanto riguarda, poi, lo spirito
che permea sia il lavoro del « Gentro
di ascolto », sia l’intero lavoro del
GRAE, esso è dichiaratamente ecumenico; proprio recentemente, in una
giornata di studio promossa a Udine
dal GRAE sui nuovi movimenti religiosi alternativi, fratelli evangelici che
ad essa hanno partecipato hanno testimoniato nei loro interventi proprio
di questo genuino spirito ecumenico
presente in ogni iniziativa del Gentro
ricerche e attività ecumeniche,
Luisa Turello, Udine
COME GESTIRE LE
NOSTRE OPERE?
USATE FONTI
URSS
Sarà un caso sfortunato; probabilmente, l'articolo « La Gina è nella
NATO? », da voi pubblicato sul n. 18
del 4 maggio u. s., era stato scritto diversi giorni prima e lo stesso giornale era già pronto prima del 4 maggio.
Disgraziatamente, proprio negli ultimi
giorni d'aprile, una missione cinese
di alto livello ha soggiornato a Mosca, concludendo vari accordi di nonotevole importanza per entrambe le
parti. Gertamente si sarà parlato delle
armi, nucleari e tradizionali, » quasi
totalmente rivolte contro l'Unione Sovietica », come dice l'articolo.
Il bello è che non si tratta affatto
di un fulmine a ciel sereno, perché
incontri a livelli più bassi, ma importanti, avvenivano già da qualche anno (non ho sotto mano opere di consultazione, quindi cito a memoria) e
che perfino l’URSS (di Gorbaciov) era
stato l'unico paese di un certo peso
politico che non si era — nemmeno a
parole — sbilanciato circa la « crudele repressione di piazza Tien an-Men ».
Altro che il « simbolico » embargo di
6 mesi degli Stati Uniti, che però sono — per definizione — sempre astuti
imperialisti; loro e soltanto loro. Gosi era anche quando c’era Breznev.
Ghi lo condanna oggi a gran voce, allora taceva o si accontentava di dichiarazioni verbali.
Il problema è che, quando non si
vuole fare propaganda spicciola, bisogna documentarsi bene. Non basta
leggere » Le Monde diplomatique » e
gli altri numerosissimi giornali occidentali, sempre attenti ai misfatti
americani.
lo, per non essere parziale, consiglio di leggere non già riviste occidentali, ma il settimanale sovietico « Novoe Vremija » (esiste anche l'edizione
italiana « Tempi Nuovi »; rivolgersi all'Associazione Italia-URRS per abbonamenti a prezzi convenienti).
Gosi il sig. Roberto Peyrot e codesta redazione potranno sapere tante
cose interessanti sull'URSS, sulla Gina, sul Nicaragua ecc. ecc. che, strano a dirsi, i nostri giornali ignorano.
E cosi non capiterà di pubblicare certi
articoli.
Nazzario Nazzari, Torino
Appuntamenti
Garo direttore,
ho letto l’ultimo resoconto della riunione tenuta per salvare Villa Olanda,
e vorrei fare qualche osservazione in
merito alla proposta di trasformazione
della stessa in una casa per non-autosufficienti.
E’ vero; gli anziani disabili aumentano, ma questo dato oggettivo deve
anche farci riflettere sulle nostre scelte. In questi anni abbiamo investito
non poche risorse finanziarie per ristrutturare alcune opere e per riqualificarle. Si tratta di opere, appunto,
per non-autosufficienti. Ora queste
esistono e vanno gestite.
Direi che inizia adesso una seconda
parte del lavoro, forse più problematica, legata alla qualificazione del personale, del servizio, ecc.
Ora penso che dobbiamo stare attenti nel voler intraprendere nuove operazioni, con il rischio di non reggere
gli sforzi richiesti in questo settore.
Forse dobbiamo puntare su oiò che è
già in funzione, non tralasciare le opere già esistenti, e in questo senso
Villa Olanda può essere rivalutata.
Hai scritto giustamente che ì <■ sentito dire » devono essere documentati
e che ne devono essere rese edotte le
nostre assemblee; credo che in materia di nuove scelte, come quella che
si intravvede per Villa Olanda — casa per non-autosufficienti — si dovranno sondare e istruire gli organi decisionali previsti nel nostro ordinamento ecclesiastico, che se non erro sono
l'assemblea di chiesa, la Gonferenza
distrettuale, il Sinodo. Essi non sempre sono tenuti nella giusta considerazione. E’ da qui che devono venire i
pronunciamenti. O sbaglio?
Fraternamente.
Italo Pons, Firenze
Venerdì 22 giugno — BARI: Alle ore
18 presso la Ghiesa valdese (corso
Vittorio Emanuele 138), organizzata dal
Gruppo ecumenico, sì tiene la conferenza del prof. Nicola Balestrazzi sul
tema « Tesori d’arte in Cina, le grotte devozionali buddista ».
Alle ore 19.30, sempre nella Ghiesa
valdese, a conclusione delle attività del
Gruppo ecumenico, la Corale ecumenica tiene un concerto con canti della
tradizione ortodossa, cattolica e protestante e deH’Assemblea ecumenica di
Seoul. La corale è diretta da Anna Sinigalia. Informazioni tei. 080/333091.
ragazzi dagli 8 agli 11 anni sul tema
« occhi verdi ». Per iscrizioni e informazioni tei. 06/4743695.
Dal 30 giugno al 14 luglio — CENTRO « LUIGI MENEGON » (Tramonti
di Sopra): Si tiene il campo per cadetti sul tema » I viaggi di Paolo ».
Informazioni ed iscrizioni tei. 041/
5233449.
Nuovi telefoni
Domenica 24 giugno — VENOSA: Si
tiene alle ore 10 presso il Cinema Coraglio la festa delle Chiese evangeliche di Puglia e Basilicata. Culto di
evangelizzazione in collaborazione col
XIV Circuito, manifestazione di solidarietà con i lavoratori extracomunitari.
Informazioni 0972/760020.
La Chiesa valdese di Sanremo comunica i suoi nuovi numeri telefonici:
0184/577174 e 0184/577178 (segreteria
telefonica « Voce amica »),
Dal 24 giugno al 4 luglio — CASA
CARES (Reggello): Si tiene il campo
per ragazzi dai 7 ai 12 anni sul tema « Ieri, oggi e domani. Noi e la
creazione ». Informazioni ed iscrizioni
055/8652001.
Dal 26 giugno al 6 luglio — AGAPE (Prali): Si tiene presso il Centro
ecumenico il campo per ragazzi dai
14 ai 17 anni sul tema « Che Guevara,
Martin Luther King; quali lotte per
cambiare? ». Informazioni e iscrizioni
tei. 0121/807514 (ore 9-12.30; 15-19).
Fax 0121/807690.
Dal 30 giugno aj 15 luglio — ECUMENE (Velletri): Si tiene il campo per
PROTESTANTESIMO
IN TV
COMUNICATO
Per motivi di palinsesto
Rai la trasmissione di Protestantesimo non andrà in onda domenica 24 giugno.
La replica prevista per il lunedì 2 luglio rimane invariata e andrà in onda alle ore
9.00 su RAIDUE, il programma proposto è:
IL SEGNO
DELLA PROMESSA
lettura biblica tratta dal libro di Samuele cap. 1 e 2.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardlol
Vicedirettore; Giuseppe Piarono
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato. Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglla, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Cìappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria; Angelo Actis
Amministrazione; Mìtzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
via Arnaud. 23 - 10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Pollice - telefono 0121/91334
Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
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Semestrale
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Sostenitore annuale
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L. 22.000
L, 65.000
L. 80.000
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Ordinario annuale
Ordinario (via aerea)
Sostenitore (via aerea)
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110.000
L. 130.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P.
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Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivolra (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n.24/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 13 giugno e
a quelli delle valli valdesi il 14 giugno 1990.
A questo numero hanno collaborato; Giorgina Giacone, Teofilo Pons, Aldo
Rutigliano.
3
22 giugno 1990
chiese e stato
ORA DI RELIGIONE
CEI-STATO
Nuovo accordo Mattarella-Poletti
L’assurdo pedagogico dell’insegnamento religioso nelle materne - Studio individuale anche per
i bambini (da tre a sei anni!) non avvalentisi? - 11 ruolo degli insegnanti nel Consiglio
Nelle scuole materne statali si faranno 60 ore annue di religione, cattolica che saranno raggruppate in determinati periodi, secondo la programmazione del lavoro scolastico. Gli insegnanti di
religione avranno uno status giuridico che li riconosce a pieno titolo e parteciperanno agli scrutini con diritto di voto. Nominati dal
vescovo, non dovranno più essere confermati ogni anno; rimarranno tali salvo esplicita revoca del vescovo. E’ quanto, in sintesi,
hanno stabilito il ministro della Pubblica Istruzione, Sergio MattareUa, e il Presidente della Conferenza episcopale italiana (GEI), cardinale Ugo Poletti, mercoledì 13 giugno firmando la prima modifica
dell’Intesa del 14 dicembre 1985.
I bambini delle scuole materne riceveranno dagli « insegnanti di classe ritenuti idonei » un
insegnamento della religione cattolica (Ire) di 60 ore annue.
Gli insegnanti potranno concentrare tale insegnamento in alcuni periodi dell’anno (e possiamo prevedere che molti lo faranno intorno a Natale, le Ceneri e Pasqua).
Questo è il frutto di una lunga trattativa, iniziata nel dicembre 1987, per la modifica dell’Intesa Falcucci-Poletti richiesta da
una mozione parlamentare.
Le due ore di religione la settimana, nella scuola materna, vera novità del nuovo Concordato,
erano state giudicate da molti
pedagogisti — anche cattolici —
un assurdo pedagogico. Il Parlamento, quando si era occupato della questione, aveva invitato
il ministro della Pubblica Istruzione a modificare l’Intesa.
Oggi le ore settimanali non saranno più due, ma complessivamente dovmnno essere 60 e saranno organizzate in « unità didattiche da realizzare anche con
raggruppamenti di più ore in determinati periodi ».
L’accordo Mattarella-Poletti riguarda ovviamente solo quei
bambini (dai tre ai sei anni,
ricordiamolo) le cui famiglie
si avvarranno dell’Irc. Per gli
altri il ministro (con una circolare?) dovrà determinare cosa fa
ranno. Allo stato delle cose potranno fare attività alternative,
studio individuale (?!), o niente. E’ uno dei tanti assurdi del
nuovo accordo. Sarebbe interessante sapere qual è stato il parere su questo aspetto dei vari
consulenti pedagogici e degli organi istituzionali del ministero.
Ma forse il parere non c’è stato,
tanto il problema è di pochi bambini, e poi la scuola materna non
è obbligatoria. Ma certamente la
questione di che cosa faranno
i bambini « non avvalentisi » sarà determinante nelle scelte dei
genitori. Così avremo genitori
evangelici, atei, agnostici, ebrei,
musulmani che — per evitare
traumi ai loro figli — lasceranno che questi seguano le unità
didattiche dell’Irc, magari sul
presepe o sul sangue di Cristo,
che già oggi circolano come materiale per le scuole materne.
Altri — in minoranza — terranno i bambini fuori da tutto
questo, facendo loro capire, fin
da piccolissimi, che sono dei diversi. L’accordo sulla scuola materna è stato fatto in ossequio
solo formale all’impegno del governo di presentare il testo del
INTERVISTA AL PROFESSOR SALLUSTIO SALVEMINI
Continuano
i privilegi concordatari
La non obbligatorietà (dell’ora alternativa - Insegnamento confessionale nelle scuole pubbliche: è una « prepotenza » verso lo Stato
Il prof. Sallustio Salvemini, della Facoltà di scienze politiche
dell’Università di Roma, è uno studioso dei problemi dei rapporti
stato-chiese su cui ha scritto alcuni volumi (Stato-Chiesa, ed. Ragionamenti; Privilegi concordatari, ed. laima) ed è collaboratore di
alcune riviste (Il tetto. Ragionamenti, Avanti). E’ stato intervistato
da Adista. Riportiamo qui il testo dell’intervista.
La sentenza della Corte Costituzionale del marzo 1989 ha stabilito che gli insegnamenti alternativi all’ora di religione cattolica non sono obbligatori. In pratica quali novità potrebbero emergere adesso nel travagliato
mondo della scuola?
E’ evidente che la non obbligatorietà dell’ora alternativa dovrebbe consentire agli studenti
non avvalentisi dell’Irc di stare
a scuola un’ora in meno rispetto a coloro che hanno scelto di
avvalersene. Per logica conseguenza, l’ora di religione cattolica dovrebbe diventare un’ora
in più rispetto al normale quadro orario. Ma questa marginalizzazione non piace ai cattolici,
secondo i quali l’ora di religione dovrebbe essere inserita a
pieno titolo nel quadro orario ed
anche l’ora alternativa dovrebbe
essere obbligatoria. Ritengo che
tali pretese potevano trovare accoglimento in uno Stato di tipo
confessionale (ormai superato
dalla legislazione vigente) e non
in uno Stato laico qual è il nostro. Perciò il recente « disegno »
del ministro Mattarella appare
contrario ai principi sanciti dalla
Carta Costituzionale. Va considerato inoltre che l’ora alternativa
non rientra affatto nei nuovi Accordi del 1984.
Insamma, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali non a torto è stato definito un pasticciaccio?
Sì. E io personalmente sono
favorevole all’attivazione di uno
studio aconfessionale del fenomeno religioso nella scuola statale, con caratteristiche di obiet
tività e di impegno critico. Indirizzare la coscienza dei giovani verso una determinata fede
religiosa non rientra nei compiti istituzionali dello Stato. Si potrebbe ammettere, tutt’al più,
che venga impartito l’insegnamento di storia delle religioni.
Perché non c’è via di mezzo: o
10 Stato è confessionale o è laico. Se è laico non può concedere privilegi in materia religiosa
nel settore della pubblica istruzione. L’insegnamento confessionale nelle scuole statali si configura come una prepotenza nei
confronti dello Stato.
« Prepotenza », « privilegi »...
Lei pensa che in democrazia la
libertà religiosa non ha bisogno
di concordati, né di privilegi?
Secolari esperienze storiche
stanno a dimostrare che la via
separatista è la più idonea a
risolvere lo scabroso problema
dei rapporti tra Stato e Chiesa,
fermo restando — ovviamente —
11 principio del rispetto reciproco tra i due ordini (quello politico e quello religioso). E’ stato proprio Cristo ad ammonire:
« Date a Cesare quel che è di
Cesare e a Dio quel che è di
Dio ». D’altronde il Concilio Vaticano II ha esortato la Chiesa
a rinunciare alle posizioni di pnvilegio assicurate dal concordato.
Eppure si dice che la pace religiosa potrebbe essere messa in
pericolo dall’assenza di un concordato o dalla denuncia unilaterale degli Accordi da parte dello Stato.
Sarebbe bene ricordare che il
primo concordato della storia
nuovo accordo in Parlamento
prima della sua firma. Il mini
stro Mattarella aveva sì relazionato, il 14 febbraio scorso, alle
competenti commissioni della Camera e del Senato, ma non aveva presentato alcun testo. Poi
era circolata una bozza (da noi
pubblicata sul n. 15 del 13 aprile),
che però non conteneva, ad esempio, le 60 ore.
L’altro punto estremamente
importante di questo nuovo accordo è il nuovo ruolo che assumeranno gli insegnanti di religione: parteciperanno agli scrutini, concorreranno alla valutazione e se il voto dell’insegnante dì religione dovesse essere determinante — in caso di decisioni da adottare a maggioranza
— il voto stesso « diviene un
giudizio motivato iscritto a verbale ». Ovviamente — ma l’Intesa non lo dice — questi insegnanti dovrebbero astenersi dal
giudicare chi non conoscono,
cioè coloro che non si avvalgono
dell’Irc.
La CEI ha valutato molto positivamente questo punto perché
esso è il primo atto verso un
riconoscimento giuridico degli
insegnanti (cosa che competerà
adesso al ministero). Insamma,
avremo prossimamente nei ruoli
dello stato insegnanti nominati
da im’autorità esterna (i vescovi) che non dovranno fare
concorsi e che saranno sottoposti unicamente ai giudizi, fino alla « revoca » (cioè al licenziamento), della stessa autorità
esterna, ma con diritti pari agli
altri nei consigli di classe e di
istituto.
Le famiglie sappiano però che
« potranno contare sul contributo dell’insegnante di religione »,
come dice un comunicato della
presidenza della CEI.
Giorgio Gardiol
venne stipulato dopo più di mille anni di esistenza della Chiesa: ciò sta a dimostrare che il
regime pattizio è estraneo alla
dottrina cristiana essendosi inserito in un progetto medioevale
di politicizzazione della Cltiesa,
inquinato da inconfessabili interessi temporali. La pace religiosa, quindi, potrebbe essere turbata soltanto da sparuti gruppi
di fanatici integralisti.
Quali conseguenze socio-politiche sono scaturite da questi sessant’anni di vita del concordato?
Conseguenze gravi, che hanno
compromesso lo sviluppo della
vita democratica del Paese perché — in sostanza — sono state frustrate le conquiste liberali
del Risorgimento. Le forze reazionarie e conservatrici hanno
operato nell’intento di restaurare nelle masse cattoliche il seme dell’intolleranza. E’ fuor di
dubbio che i privilegi determinano l’inquinamento del tessuto
sociale, e ciò in quanto consistono in odiose discriminazioni a
danno delle minoranze religiose.
Per quanto riguarda il secondo
dopoguerra, c’è una serie di situazioni che sembra trovarsi in
stridente contrasto con lo spirito della vigente Costituzione.
Ad esempio: l’illegittimità costituzionale di alcune norme concordatarie in materia matrimoniale, le esenzioni tributarie per
i patrimoni degli enti ecclesiastici, il discutibile sistema di sostentamento del clero cattolico,
il nodo insolubile, come abbiamo già detto, dell’insegnamento
della religione nelle scuole statali, lo strabismo legislativo in
materia di obiezione di coscienza sull’aborto rispetto all’obiezione sul servizio militare, le interferenze dei vescovi nell’orientare le campagne elettorali ed
una serie di altre situazioni.
(da ADISTA)
EVANGELICI
Primi
commenti
« La modifica dell'Intesa tra
l’autorità scolastica e la CEI per
l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche
non cambia le obiezioni di fondo che gli evangelici italiani
hanno più volte espresso su questa normativa ». Così ha dichiarato il moderatore della Tavola valdese Franco Giampiccoli. « Un insegnamento religioso
confessionale a bambini di trecinque anni — prosegue Giampiccoli — resta un non senso pedagogico e un motivo di profonda discriminazione. La partecipazione degli insegnanti di religione ai consigli di classe, che privilegia comunque una parte degli studenti, resta uno dei mezzi
di pressione con cui si tiene alto
il numero degli avvalentisi ».
Giorgio Bouchard, presidente
della Commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con
lo Stato e della Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
ha rilevato che « con qualche
aggiustamento che rende ancora
più ingestibile questo insegnamento, si è inteso rendere più
stabile una permanente situazione di disagio, senza prestare il
minimo ascolto alle molte voci
di protesta che da sei anni demmeiano il carattere oppressivo
e discriminatorio della soluzione
che è stata data al problema dell’insegnamento religioso confessionale in Italia ».
(nev)
Il nuovo testo
Intesa tra autorità scolastica
e Conferenza episcopale italiana per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
pubbliche
Il Ministro
della Pubblica Istruzione
quale autorità statale che sovraintende all’istruzione pubblica impartita in ogni ordine e grado di scuola, previa deliberazione
del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del 26 gennaio
1990 a norma della legge 23 agosto 1988, n. 400, e
il Presidente della
Conferenza episcopale italiana
che, debitamente autorizzato, agisce a nome della Conferenza stessa ai sensi dell’art. 5 del suo Statuto e a norma del can. 804, par.
1, del codice di diritto canonico ;
visti l’art. 9, n. 2, dell’Accordo
tra Santa Sede e la Repubblica
italiana del 18 febbraio 1984 che
apporta modiflcazioni al Concordato lateranense e il punto 5, lettera b), del Protocollo addizionale relativo al medesimo accordo ;
determinano le seguenti modificazioni alla precedente intesa
del 14 dicembre 1985, ai sensi
della clausola finale di cui al terz’ultimo capoverso dell’ intesa
stessa.
Al punto 2.4 il secondo comma
è sostituito con il seguente : « Le
suddette attività sono comprese
nella programmazione educativa
della scuola e organizzate, secondo i criteri di flessibilità peculiari della scuola materna, in unità
didattiche da realizzare, anche
con raggruppamenti di più ore
in determinati periodi, per un
ammontare complessivo di sessanta ore nell’arco dell’anno scolastico ».
Al punto 2.6 le parole « agli insegnanti riconosciuti idonei »
sono sostituite con le seguenti :
« agli insegnanti di classe riconosciuti idonei ».
Alla fine del punto 2.6 il punto
è sostituito con la virgola e sono
aggiunte le seguenti parole : « i
quali possono revocare la propria disponibilità prima dell’inizio dell’anno scolastico ».
Tra il punto 2.6 ed il punto 2.7
è inserito il seguente punto 2.6
bis: «Il riconoscimento di idoneità all’insegnamento della religione cattolica ha effetto' permanente salvo revoca da parte dell’Ordinario diocesano».
Al punto 2.7 è aggiimto il seguente periodo : « Nello scrutinio
Anale, nel caso in cui la normativa statale richieda una deliberazione da adottarsi a maggioranza, il voto espresso dall’insegnante di religione cattolica, se
determinante, diviene un giudizio
motivato iscritto a verbale».
Al punto 4.6 è aggiunto il seguente periodo : « I docenti di religione cattolica in servizio nell’anno scolastico 1989-90, già in
possesso del diploma rilasciato
da un istituto di scienze religiose
riconosciuto dalla Conferenza,
episcopale italiana, possono conseguire nelle sessioni dell’anno
accademico 1989-90 il titolo prescritto ».
* * *
Nell’addivenire alla presente intesa le parti convengono che, se
si manifestasse l’esigenza di integrazioni o modiflcazioni, procederanno alla stipulazione di una
nuova intesa.
Parimenti le parti si impegnano alla reciproca collaborazione
per l’attuazione, nei rispettivi
ambiti, della presente intesa, nonché a ricercare un’amichevole soluzione qualora sorgessero difficoltà di interpretazione.
Le parti si daranno reciproca
comunicazione, rispettivamente,
dell’avvenuta emanazione e dell’avvenuta promulgazione dell’intesa nei propri ordinamenti.
Roma, 13 giugno 1990
Il Presidente
della Conferenza episcopale
italiana
Il Ministro
della Pubblica Istruzione
4
fede e cultura
22 giugno 1990
GLORIOSO RIMPATRIO DEI VALDESI
ANTISEMITISMO
Una svolta misteriosa una nostra malattia
La vicenda si chiudeva in realtà nel giugno 1690 - La fame e la solitudine dei sopravvissuti - Una realtà insondabile che ci sovrasta
Al di là dell’indignazione, occorre superare la
secolare ossessione antiebraica dei cristiani
Le commemorazioni del « Glorioso Rimpatrio » hanno avuto
anche in questo terzo centenario un andamento analogo a quello che avevano avuto nel 1889
e nel 1939: si sono concentrate
cioè sugli avvenimenti del 1689,
il momento del rientro in Piemonte dei valdesi, dimenticando
che la loro vicenda si chiudeva
in realtà nel giugno dell'anno
seguente, nel 16W.
E quella conclusione imprevista della loro avventura, con la
battaglia della Balziglia e gli
editti del Duca che riammettevano i riformati nelle terre del
Piemonte, non è stata ricordata
quest’anno, come non lo era stata nel 1890 e nel 1940. Possiamo
ben comprendere che 50 anni
fa vi fossero problemi di ben
diversa natura al centro dell’attenzione dei credenti! Ma nell’800, ed ora, una riflessione poteva essere fatta su quella lontana vicenda.
Tutto fatto l’anno
precedente?
Non lo si fece e non lo si fa
perché si ha l’impressione di
aver ricordato tutto quello che
si poteva ricordare già nell’estate; il fatto, l’awenimento centrale, è la marcia del Rimpatrio ed il seguito è poco più che
una conseguenza, un prolungamento, e viene naturale accorpare Sibaud e la Balziglia, il giuramento di fedeltà e solidarietà sottoscritto all’arrivo alle valli con l’ultimo disperato scontro
sulle alture del castello, quasi
fossero contigui nel tempo, prolungamento l’uno dell’altro.
Prosecuzione in un certo senso lo sono, ma con uno spazio
intermedio di sofferenza e di solitudine inenarrabile e pterciò
muta.
La si dimentica troppo facilmente e la si cancella dalla memoria collettiva forse perché,
come tutte le grandi realtà della vita, è troppo quotidiana, modesta, per essere narrata.
Quello fu anzitutto il tempo
della fame. La sua onnipresente
signoria è finita da noi da tre
o quattro generazioni (anche se
perdura in gran parte dell’umanità attuale) e diffìcilmente ce
la possiamo immaginare: il vuoto interiore mai colmato, il languore delle membra mai vinto e
tenuto momentaneamente sotto
controllo da brodaglie di cavoli
ed erbe, intrugli di farine mal
macinate. L'episodio, ben noto e
ricco di carica simbolica oltreché di fascino, della segale mietuta in pieno inverno al miracoloso sciogliersi delle nevi, è
il rovescio della medaglia, quanto penosa, della fame.
Il ruolo della
vai Pragelato
Ad alleviarla fu assai più importante la vicinanza della vai
Pragelato e della sua popolazione di « nuovi convertiti », come
si usava dire allora, che leniva
il rimorso dell’abiura con l’aiutare i correligionari assediati.
Ed i funzionari regi restarono
sempre perplessi di fronte alla
in spiegabile coincidenza delle
spedizioni valdesi con la cottura
del pane nei villaggi pragelatesi.
E cosa fu se non la fame all'origine della feroce razzia di
Pramollo e San Germano, con il
conseguente massacro della popolazione per appropriarsi del
bestiame da condurre alla Balziglia? Ma bisogna avere una
qualche idea di cosa possano
essere le alture di Riclaretto e
Faetto in primavera per comprendere quella marcia, senza
nulla in stomaco, e la neve fino
all'inguine, trascinando pecore e
mucche per ore, anzi giorni!
Con la fame, la solitudine. Vivere per settimane come fuori
del mondo, su un altro pianeta.
Solitudine, non isolamento; cosa
stesse succedendo nelle loro trincee, la posta in gioco della loro
resistenza al potere del Re Sole
era infatti ben noto al mondo
di allora, i corrieri andavano e
venivano fra la Svizzera e le
Valli e nei paesi protestanti il
mito di questi contadini disperati sulle montagne aveva un fascino non dissimile da quello che
ha avuto nella nostra generazione
quello dei combattenti del Laos
e dell’Afghanistan.
Ma la partecipe solidarietà morale degli altri non cancella la
tua solitudine. Soli erano e soli
restavano con se stessi, i loro
interrogativi, le loro paure e la
loro disperata volontà.
Questa solitudine, popolata di
fantasmi e di ricordi, fu gestita
e dominata da Enrico Arnaud
con ferrea disciplina; questi 300
candidati alla morte scandirono
le loro giornate con le guardie,
il lavoro, le spedizioni e le prediche. Al ritmo liturgico abituale delle prediche domenicali aggiunse le letture giornaliere della
Scrittura, letture-parafrasi del
testo, commento, divagazioni che
purtroppo non conosceremo mai.
Il riferimento
alia Scrittura
E la predicazione, il riferimento costante alla Scrittura, il radicamendo quotidiano nella realtà
ecclesiastica furono essenziali per
superare il dubbio che nasceva
dalla solitudine. Dubbio di aver
compiuto le ^elte giuste, di realizzare un progetto che corrispondeva realmente alla volontà divina e di conseguenza alla loro
vocazione, di combattere non una
ridicola e donchisciottesca avventura personale ma la battaglia dei santi dell’Eterno.
E il dubbio veniva espresso e
rinnovato dai messaggi e dai
messaggeri che giungevano dal
mondo esterno, lettere, visite di
parenti (e Arnaud, nella sua Histoire ne menziona i principali
e riproduce alcuni dei messaggi ricevuti e le risposte), tutti
impegnati a mettere fine a quella disperata situazione priva di
sbocco e di senso, assurda e di
sperata ribellione contro tutto e
tutti.
Molto più facile e risolutivo
sarebbe stato invece Faccettare
i passaporti già pronti e ritirarsi al sicuro in Svizzera. Chi oggi, fra il passaporto e la forca,
avrebbe un momento di esitazione? Chi risponderebbe a parenti
ed amici con la serenità e la pacatezza con cui risposero non solo Monsieur Arnaud, ma i suoi
più semplici compagni?
Ma non è tanto l’eroismo, la
fermezza, la fede, per noi oggi
incomprensibili, di quella gente,
a colpire l’attenzione (anche se
pongono forti interrogativi); è la
incredibile soluzione della vicenda.
Inseguiti
e accerchiati
Dopo la sconfitta militare sulle alture della Balziglia, prevista e prevedibile, dato lo squilibrio delle forze, i superstiti vaidesi si mettono in salvo con una
rocambolesca fuga nella notte
senza sapere dove andare. Inseguiti e accerchiati, vagano sulle alture per due giorni fino all’alba di quel 5 giugno quando
viene loro proposta dal comando sabaudo la tregua. Il Duca
ha dichiarato guerra alla Francia.
Che vi fossero trattative segrete fra Torino e gli altri governi
si sapeva da tempo, lo sapevano
certamente anche i valdesi, ma
che l’epilogo della loro vicenda
coincidesse con questa svolta politica nessuno poteva prevederlo.
Sarebbero bastati pochi giorni
perché la loro cattura mettesse
fine al Rimpatrio ed alla vicenda valdese in Piemonte; è molto
improbabile infatti che si sarebbe potuto prevedere un insediamento valdese senza la loro
presenza fisica sul posto.
Tutto si è giocato nello spazio
dunque di una manciata di ore,
come tutto si era giocato tre
anni prima nella decisione di resistere con le armi. Fortuna o
provvidenza? Per loro e per noi
non sussiste problema, si tratta della realtà che ci sovrasta
e ci determina, che conosciamo
come Dio e Padre, ma la vicenda resta pur sempre (o proprio
F^r questo) piena di interrogativo e di mistero.
Giorgio Tourn
SPECIALE DI ASPE
I fuori gioco
Si stima siano oltre 13 mila le
persone che in Italia non hanno
una sistemazione stabile, costrette a cercare ogni notte un rifugio
per dormire. « Italia ’90: i fuori
gioco », l’ultimo numero speciale
di ASPE, l’Agenzia di stampa del
Gruppo Abele di Torino, si occupa interamente di questo fenomeno, che si tende costantemente
a rimuovere dalla coscienza collettiva del nostro paese, articolando la propria ricerca attraverso le 12 città che ospitano le partite del mondiale di calcio. Nel
numero speciale vengono infatti
messe a confronto, città p>er città,
le spese sostenute per costruire e
riadattare gli stadi con i bilanci
degli assessorati all’assistenza e
le strutture esistenti a favore di
chi ha più bisogno.
Accanto ai dati suddetti,
l’ASPE pubblica anche gli interventi di mons. Giuseppe Pasini,
presidente nazionale della Cari
tas, e del sociologo Giovanni Sarpellon, che denunciano il disinteresse politico ed economico verso
chi non riesce a farsi rappresentare, demandando alle forze religiose e alle forze del volontariato la presa in carico del problema., E mentre Paolo Crepet, vicepresidente del Consiglio europeo
per la salute mentale, descrive la
situazione degli « homeless » statunitensi (stimati in circa 3 milioni), Luigi Bobbio illustra i risultati della sua ricerca sulla gestione del mondiale italiano, da
cui emergono i legami sempre
più stretti tra il calcio e i grandi
centri di potere economico, finanziario, industriale ed esponenti
della classe politica.
Lo speciale « Italia '90: i fuori
gioco » può essere richiesto a
ASPE, via Giolitti, 21, 10123 Torino, tei. 011/8395443. fax 011/
8395577 (costo lire 5.000).
I recenti atti di profanazione
di cimiteri ebraici in Francia
e le indignate proteste di massa
capeagiate dal presidente francese Mitterrand e dal presidente
Cossiga in Italia ci hanno nuovamente rammentato che l’antisemitismo non è un fenomeno
politico marginale, ma rappresenta un’ossessione che minaccia
la nostra società. Diverse personalità del mondo politico e delle chiese si sono ritrovate unite
a fianco degli ebrei per protestare solennemente contro lo
spettro dell’antisemitismo. Ma
dove erano gli antisemiti contro
cui si è voluto protestare? Stranamente essi non erano localizzabili. Cercarli soltanto nella cerchia degli estremisti della nuova
destra europea serve a poco. Il
Fronte nazionale in Francia, le
Leghe in Italia, i repubblicani
in Germania, il Pamjat nell’Unione Sovietica, come gli incendiari
dei centri d’asilo nella Svizzera,
sono numericamente troppo piccoli per costituire una minaccia
a un’intera società, a meno che
essi non dispongano di complici
segreti e inconsapevoli. I complici, per l’appunto, esistono e
si annidano in noi stessi, ed è
questo che ha reso possibile la
protesta di massa. L’ossessione
è contagiosa, sicché (quasi) tutti hanno capito che occorre proteggere non solo gli ebrei ma
anzitutto noi stessi.
Antisemitismo-, la parola cela
il problema di fondo, ne rivela
l’aspetto ossessivo. I semiti odiati dall’antisemita sono gli ebrei,
non gli arabi o gli etiopi. Gli
arabi, come è noto, possono essere antisemiti, cioè odiare gli
ebrei. Perché allora questo giocare a nascondersi dietro dei
concetti? Perché chi odia gli ebrei si nasconde sotto il manto
dell’antisemitismo? E come mai
anche coloro a cui ripugna l’odio
contro gli ebrei usano la parola
antisemitismo nell’accezione di
« odio contro gli ebrei »? Quale
origine ha la convenzione sociale di servirsi di una parola sviante e mistificante per definire
qualcosa di ben preciso? Lo psichiatra zurighese Emanuel Hurwitz 1 ha definito e descritto l’antisemitismo come una forma di
malattia ossessiva (Wahnkrankheit). Chi ne è affetto non sopporta di essere considerato malato, ritiene normale la sua condizione, nasconde a se stesso e
agli altri la malattia. A volte
l’ambiente in cui vive incoraggia tale atteggiamento, credendo
così di stabilizzarlo. La parola
antisemitismo serve a lenire la
malattia dell’odio contro gli ebrei
sia per colui che ne è affetto,
sia per chi ne è ancora immune. Essa fa parte integrante di
questo odio, di cui ci rendiamo
complici segreti allorché ci serviamo della stessa parola.
Indignazione morale: essa serve a poco, può persino essere
fuorviarne. Anche gli appelli servono a poco, perché coloro che
sono contagiati da questa ossessione non reagiscono agli appelli. Indignazione morale e appelli
possono acquietare per qualche
tempo la nostra coscienza e i
nostri timori, ma non arrestare
la malattia.
Cosa possiamo fare: occorre
evitare che la maggioranza della nostra società assuma la visuale ossessiva dell’odio contro
gli ebrei. Infatti è « la maggioranza che ha il potere di decidere cosa sia verità e cosa sia
ossessione. Una maggioranza può
credere sinceramente che gli
ebrei costituiscano una minaccia
e convincersi addirittura che siano lecite, anzi necessarie, le misure repressive più brutali per
evitare il predominio degli ebrei
— anche se, ovviamente, questa
mitica ed obsoleta immagine de
gli ebrei non corrisponde alla
realtà» (Hurwitz, p. 271).
Politica: la questione psicologica e religiosa dell’odio contro
gli ebrei è pertanto anche un
problema politico. Per la maggioranza politica si tratta di proteggere e non di guarire l’ossessione antiebraica. A tali criteri
è legata la politica nel Medio
Qriente. Le ripercussioni in Europa sono spesso il termometro
della virulenza dell'ossessione
antiebraica. Che i palestinesi odino gli ebrei, è comprensibile.
Anch’io odio chi mi tratta come
un cittadino di seconda categoria. Ma poiché in Israele questo
è Un problema reale, è possibile risolverlo in modo reale. I nernici reali, non quelli immaginari, possono alla fine diventare
amici. Per contro, nutro dei dubbi quando in Europa una specie
di « maggioranza morale » solidarizza con i palestinesi. Perché
ogni sasso lanciato contro gli
ebrei diventa nelle anime degli
europei, intaccate dall’odio per
gli ebrei, una pietra con cui erigere nuove costruzioni ossessive.
La propaganda palestinese conosce perfettamente questo meccanismo, ed è pertanto sicura dei
suoi successi. La quadratura del
cerchio consiste nell’essere solidali con i palestinesi senza divenire complici di chi odia gli
ebrei.
/ cristiani hanno una particolare responsabilità nel processo
di distacco daH’òssessione antiebraica. Sono essi che per secoli l’hanno alimentata e tramandata alla società post-cristiana.
Gli ebrei sono stati considerati
dai cristiani come una minaccia,
anche dopo che il cristianesimo
era diventato la religione di
rnaggioranza. Essi divennero il
simbolo ossessivo di tale minaccia, perché rifiutavano di riconoscere Gesù quale messia e figlio
di Dio. Essi furono i soli ad opporsi con successo alla pretesa
di potere assoluto dell’ideologia
cristiana. Che ne sarebbe stato
dei cristiani se fossero stati
smentiti nella loro fede da un
manipolo di ebrei non cristiani?
E’ stata l’invidia di una maggioranza integrata nei confronti
di una minoranza indipendente
a muovere i cristiani ad una tale furia omicida? V’è stata nei
cristiani, fin dal principio, ima
rnancanza di contenuto, una identità vacillante che avevano bisogno di proiezioni ossessive contro gli ebrei per potersi affermare?
Ritrovare la realtà: chi ha delle ossessioni, per guarire deve
ritrovare l’accesso alla realtà,
fatta di quegli ebrei reali che vivono tra di noi, con i problemi
reali che devono affrontare. Le
idee ossessive servono solo a rimuovere temporaneamente i problemi, non a risolverli. Guarire
dall’odio contro gli ebrei è possibile attraverso un penoso, sincero e laborioso cammino. Per
i cristiani questo è il cammino
intrapreso dall’ebreo Gesù di Nazareth. Al centro della loro identità sta proprio un ebreo! Chi,
se non lui, potrebbe ricondurli
alla realtà? Qppure in fondo i
cristiani non lo vogliono, questo
ebreo? E’ il loro un « parlare
alla nuora perché la suocera intenda »? Lo indicherebbero molte ideologie di Gesù che fanno
a meno dell’ebreo Gesù e del suo
popolo. Che l’ebreo Gesù abbia
diritto di cittadinanza nella sua
chiesa non è quindi una questione di moda culturale, ma di vita
o di morte. E non soltanto per
gli ebrei, ma per la chiesa stessa.
Martin Cunz
■ HURWITZ, BOCHFUSS, SCHWANZ
und HORNER, Vergangenes und Gegenwärtiges über Antisemiten und ihre
Opfer, Zürich, 1986.
5
lì giugno 1990
tede e cultura 5
IL CONSIGLIO FGEI SI ESPRIME SUL OUINTO DOCUMENTO BMV
Rispondere alla comune vocazione
Un’opportunità per le nostre chiese, caratterizzate da un’affinità teologica che ha le sue basi nella Riforma La riflessione sul problema del battesimo - Un’occasione di fedeltà al Signore e alla chiamata che ci ha rivolto
Il Consiglio deila Federazione giovanile evangelica italiana ha
preso in esame il quinto documento BMV, che, dopo essere stato
studiato dalle chiese, sarà discusso in vista dell’Assemblea-Sinodo
di novembre. In merito il Consiglio FGEI fa una serie di osservazioni, con la premessa che la Federazione stessa è stata « uno strumento per rispondere a una vocazione comune ». Per questo essa
si esprime favorevolmente, sottolineando anche « la necessità che
il progetto di collaborazione (...) trovi subito delle risposte concrete ». E più avanti: « Il futuro del progetto di collaborazione non
.si basa tanto sull'accoglimento di queste proposte ma sulla qualità
delle risposte che sapremo dare ai problemi che esse sollevano ».
Le chiese BMV, che « sentono un'affinità teologica dovuta al riferimento alla Riforma », dovranno infatti « affrontare la questione
della loro missione come un compito comune che necessita di un
uso più razionale delle loro risorse ».
Una presentazione
diseguale
L’illustrazione delle proposte
fatta nel documento ci è apparsa diseguale nei toni e nei contenuti. Non è possibile qui farne
un commento esauriente e puntuale. Crediamo però che alcune
osservazioni possano essere fatte.
Crediamo che il riconoscimento reciproco delle persone sia
conseguenza del riconoscimento
reciproco tra le chiese. Se le
chiese locali decidono di riconoscersi reciprocamente, uno dei
modi di esprimere questo riconoscimento è la volontà di accogliere la sorella o il fratello
membro di un’altra chiesa come membro della propria. Riteniamo che questa sorella o questo fratello debbano mantenere
la propria qualifica denominazionale e che, al tempo stesso, debbano poter partecipare pienamente alla vita della chiesa in
cui sono accolti. Crediamo che
non sia sbagliato che, qualora
lo richiedano, oltre a partecipare ai culti e alle attività comunitarie, a dare il proprio contributo per il sostentamento della
chiesa, i membri accolti possano godere dell’elettorato attivo
e passivo per il consiglio di chiesa.
Riconoscimento
dei ministeri
Siamo favorevoli al riconoscimento reciproco dei ministeri. Ci
pare che su questo capitolo alcuni problemi si incontreranno
a proposito del trattamento economico dei pastori, della loro
formazione e del loro aggiornamento. Siamo favorevoli alla collaborazione territoriale e la cura pastorale congiunta ci pare
assai auspicabile; vorremmo però segnalare, sulla base delle nostre esperienze negli ultimi dieci anni, che non sempre la collaborazione territoriale tra chiese locali o tra le tre denominazioni è stata facile. Pensiamo alle difficoltà di collaborazione nelle grandi città dove tutte e tre
le denominazioni sono presenti,
0 alle difficoltà nella conduzione
di progetti speciali come l’intervento nelle zone terremotate dell’Iiqjinia. Forse una riHessione
critica su queste esperienze potrebbe dare basi più solide al
progetto di collaborEizione. Un
terreno immediato di verifica è
l’evangelizzazione comune.
Concordiamo con quanto viene
detto nel documento a proposito dei dilemmi, più o meno paralizzanti, fuori/dentro la chiesa,
evangelizzazione/proselitismo, evangelizzazione/ecumenismo, evangelizzazione/servizio. Non ci
pare però che al momento di
affrontare il « che cosa occorre
fare » il documento fornisca risposte convincenti.
Settimanale unico
Siamo favorevoli alla creazione di un settimanale unico. La
parte del documento relativa a
questa proposta ci ha però lasciati perplessi. Arrivati a questo punto, ci saremmo aspettati che aH’attenzione delle chiese
fossero sottoposti uno o più « numeri zero » del nuovo settimanale. Su quale altra base è possibile chiedere un giudizio e dei
consigli ai potenziali lettori? Ci
saremmo aspettati una valutazione critica sui periodici attualmente gestiti dalle chiese BMV.
Quali sono gli attuali punti di
forza e di debolezza de « L’eco/
luce » e de « Il testimonio »?
Perché finora non è stata individuata una strada soddisfacente di collaborazione tra le due
testate? Pur condividendo (e come non farlo?) l’intenzione di
fare un giornale che tutti gli
evangelici BMV possano sentire
Come qualcosa di loro, ci pare
che l’analisi del potenziale « lettore medio », ammesso che quest’astrazione sia uno strumento
utile per orientare delle decisioni, e il progetto editoriale proposto, indichino che si è ancora
lontani dalla fase di realizzazione del progetto. Infine, se la redazione del nuovo settimanale
dev’essere a Torino, ci sembra
necessario che un’altra redazione abbia sede nel Mezzogiorno.
La « distanza » tra il Nord e il
Sud del paese è aumentata. Dati i mezzi limitati di cui disponiamo, è essenziale che persone
che vivono al Nord e persone
che vivono al Sud facciano entrambe il giornale. A proposito
di mezzi, le cifre sui costi attuali dei due giornali e su quelli
previsti per il giornale unico suscitano numerosi interrogativi.
Come coprire il deficit della ’’Luce”? Come finanziare il costo del
nuovo settimanale?
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La questione
del battesimo
Per il Consiglio FGEI il battesimo rimane un problema aperto. Vogliamo segnalare il rischio che la questione sia archiviata come se si trattasse di
un problema superato. Crediamo
di poter dire alcune cose.
Noi non auspichiamo una chiesa costituita dal semplice avvicendarsi delle generazioni. Non
riteniamo che il battesimo possa essere inteso semplicemente
come un segno di appartenenza
ecclesiastica. Se e nella misura
in cui il battesimo dei figli dei
credenti è espressione di questa
concezione, noi lo rifiutiamo. Anche il battesimo dei credenti può,
però, essere amministrato con
una teologia che non condividiamo, Se e quando esso è vissuto
come scelta volontaristica di Dio
da parte del catecumeno. In tal
caso il battesimo diviene un’opera meritoria che nulla ha a che
fare con la teologia riformata
del « sola gratia ». In altri casi
es.s-o può essere un atto di settarismo, più rivolto a negare un
battesimo precedentemente amministrato da altri che ad affermare la confessione gioiosa della nuova vita in Gesù Cristo.
Fatta chiarezza su queste cose, il problema è tutt’altro che
risolto. Riteniamo, però, che possa essere ecumenicamente affrontato senza provocare lacerazioni.
Dobbiamo riconoscere che la
FGEI non ha in questi anni dato un contributo particolare alla riflessione sul battesimo. Questa è una mancanza e siamo grati che la convocazione dell’Asserablea/Sinodo ci richiami a
prestare attenzione alla questione del battesimo. A partire dalla partecipazione personale alla
vita delle nostre chiese, ci pare
comunque di poter aggiungere
qualcosa a proposito del battesimo.
Ci sembra che nelle nostre
chiese il battesimo rimandi a
tre fatti: I) il fatto che Gesù
Cristo è morto e risorto per noi;
è questo il modo con cui cerchiamo di esprimere che Dio ci
salva e che la grazia di Dio è
offerta a tutti e a ciascuno; 2)
il fatto che Dio si rivolge a noi,
ci chiama; a questa chiamata
ciascun credente risponde; la fede, infatti, è anche obbedienza
e discepolato consapevole; 3) il
fatto che la fede cristiana è vissuta e confessata insieme ad altri e che la chiesa ha una missione da compiere. Il battesimo
ha quindi, se possiamo dir così, tre « soggetti »: Dio, la chiesa, il/la battezzato/a. Ci pare
dunque di essere di fronte a un
evento complesso che cerca di
esprimere il rapporto tra questi tre « soggetti ».
Nelle chiese metodiste e vaidesi questi tre fatti sono espressi con il battesimo amministrato per aspersione al figlio o alla
figlia di credenti, a cui potrà seguire, al momento della decisione di chiedere di entrare a far
parte della chiesa, la confessione pubblica della fede, cioè la
risposta consapevole alla vocazione, oppure con il battesimo
amministrato per aspersione a
un/una credente che confessa la
propria fede e chiede di entrare a far parte della chiesa. Nelle chiese battiste, questi stessi
tre fatti sono espressi con il battesimo amministrato per immersione solo ai credenti che confessano la loro fede e chiedono di
entrare a far parte della chiesa.
Ci sembra quindi utile non
confondere il problema del battesimo con quello della « membership ». Sia nelle chiese vaidesi e metodiste, sia in quelle
battiste si chiede di essere am
Villaggio della gioventù (Santa Severa), settembre 1988. Un’immagine
dell’ultimo Congresso della Federazione giovanile evangelica.
messi in chiesa confessando pubblicamente la propria fede. Non
crediamo che il battesimo possa quindi essere considerato in
alcun modo come un ostacolo
al riconoscimento reciproco delle persone. Si accoglieranno fratelli e sorelle come membri della propria chiesa in quanto siano già membri di chiesa e non
in considerazione delle modalità
con cui hanno ricevuto o non
ricevuto il battesimo.
Queste considerazioni non esauriscono il problema del battesimo. Ci sembra, infatti, che
le maggiori difficoltà per il proseguimento del cammino comune si presentino a proposito del
problema del cosiddetto « ribattesimo ». Vorremmo osservare che
per i battisti non si tratta di
ribattezzare una persona già battezzata, ma semplicemente di
battezzare una persona che non
riconosce come battesimo il gesto che altri hanno deciso e con>
piuto quando era piccola. Quando una persona si converte all’evangelo in una chiesa battista appare naturale volerla battezzare, come naturale appare
alla persona chiedere di essere
battezzata. In una chiesa valdese o in una chiesa metodista
quando una persona, che è già
stata battezzata in chiesa cattolica o in una chiesa protestante,
si converte e chiede di entrare
a far parte della chiesa, non la
si battezza, tranne nel caso in
cui le sia stato amministrato il
battesimo da bambina contro o
senza il consenso dei genitori,
ma la si accoglie in chiesa dopo
aver ascoltato la sua confessione di fede.
Se questa è la descrizione di
ciò che avviene normalmente
nelle nostre chiese, sorgono alcune domande. Dietro il problema del « ribattesimo » non c'è
forse una questione riguardante
la « validità » del battesimo?
Sembra che per i battisti solo la
persona possa giudicare di tale
validità. Se una persona non riconosce come tale il battesimo
che le è stato amministrato da
bambina, esso non può essere
considerato tale. I valdesi e i
metodisti riconoscono come tale un battesimo amministrato da
un’altra chiesa cristiana.
Qual è il fondamento di tale
riconoscimento? Tale riconoscimento non è forse collegato al
fatto che viene amministrato da
una chiesa cristiana? Oppure il
problema risiede nel consenso
dei genitori? Ma siamo poi sicuri che si possa parlare di « validità » dei battesimo? Noi siamo in difficoltà, ma ci pare che
anche il documento esprima questa difficoltà quando parla di
« autenticità » del battesimo.
Un’altra domanda: non sarebbe
preferibile promuovere la prassi della presentazione dei figli
dei credenti alla comunità? Con
la presentazione, infatti, i genitori chiedono l’aiuto della chiesa nella crescita dei propri figli,
la chiesa può offrire tale aiuto,
entrambi possono chiedere la benedizione del Signore sui nuovi
nati. Queste intenzioni e volontà
non sono oggi collegate, a torto
o a ragione, con il battesimo dei
figli dei credenti?
A queste, come ad altre domande sul battesimo, si può rispondere in modi diversi. Le risposte hanno un legame con il
progetto di collaborazione BMV.
Infatti, se vengono date un certo tipo di risposte, si può ritenere che il battesimo rimanga
un fatto fondamentale di divisione tra noi. Pensiamo che in questo caso, coerentemente, il progetto di collaborazione non possa avere corso, almeno nell'immediato. Se vengono date altre
risposte, si può, invece, ritenere che il battesimo non sia un
fatto che impedisce la collaborazione ma sia un problema aperto, come altri di pari spessore. Questo problema non va
accantonato, cedendo alla tentazione di andare avanti a qualunque costo, o per superficialità, o
svalutandone l'importanza, ma
va, al contrario, assunto, facendone occasione di una riflessione che rivelerà, ne siamo sicuri,
posizioni assai differenti anche
all'interno delle singole chiese.
Noi crediamo che la strada da
imboccare possa e debba essere
la seconda.
Fedeli alla chiamata
dei Signore
In conclusione, pensiamo che
la maggiore collaborazione tra
le chiese battiste, metodiste e
valdesi, che si ripropone periodicamente a noi o come una felice possibilità, o come una necessità concreta, sia, più che una
semplice razionalizzazione delle
risorse, un’occasione di fedeltà
al Signore e alla sua chiamata.
Non ci nascondiamo affatto i
problemi, di diversa portata, alcuni più gravosi altri più leggeri, che la proposta solleva. Crediamo che essa possa avere successo solo se saremo capaci di
conquistare insieme un consenso vero, se saremo tutti capaci
di metterci in gioco, se nessuno
si sentirà menomato o ferito,
se il prodotto di questa operazione saranno una predicazione
e una testimonianza più efficaci.
Crediamo che l’atteggiamento
giusto con il quale affrontare
quest’impegno sia quello della
preghiera: che altro dobbiamo
fprc .se non ascoltare, capire,
agire dicendo: « Sia fatta la tua
volontà »’
Il Consiglio nazionale
della FGEI
6
6 prospettive bibliche
22 giugno 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
PER UNA COMUNITÀ’
DINAMICA
« Applicatevi dunque risolutamente ad
osservare e a mettere in pratica tutto ciò
ch’è scritto nel libro della legge di Mosé,
senza sviarvene né a destra né a sinistra,
senza mischiarvi con queste nazioni che rimangono tra voi; non menzionate neppure
il nome dei loro dèi, non ne fate uso nei
giuramenti; non li servite, e non vi prostrate davanti a loro; ma tenetevi stretti all’Eterno, ch’è il vostro Dio, come avete fatto
fino ad oggi.
L’Eterno ha cacciato d’innanzi a voi nazioni grandi e potenti; e nessuno ha potuto starvi a fronte, fino ad oggi. Uno solo
di voi ne inseguiva mille, perché l’Eterno,
il vostro Dio, era quello che combatteva per
voi, com’egli vi aveva detto.
Vegliate dunque attentamente su voi
stessi, per amare l’Eterno, il vostro Dio. Perché se vi ritraete da lui e v’unite a quel
che resta di queste nazioni che sono rimaste tra voi e v’imparentate con loro e vi mescolate con esse ed esse con voi, siate ben
certi che l’Eterno, il vostro Dio, non continuerà a scacciare queste genti d’innanzi a
voi, ma esse diventeranno per voi una rete,
un’insidia, un flagello ai vostri fianchi, tante
spine negli occhi vostri, finché non siate
periti e scomparsi da questo buon paese
che l’Eterno, il vostro Dio, v’ha dato ».
(Giosuè 23: 6-13)
La vicenda di Israele
e la fedeltà a Dio
Il grande tema della fedeltà e dell’infedeltà alla volontà di Dio ritorna in questa predicazione che il pastore Mauro Pons ha tenuto recentemente in occasione della Conferenza del IV Distretto svoltasi a Guardia
Piemontese. Come si può rendere evidente oggi la nostra fedeltà a Dio?
Occorre forse riappropriarsi di una riflessione teologica specifica, fortemente biblica, per rendere autentica la nostra vocazione al servizio al
di là dell’« immagine che i nostri dirigenti ecclesiastici hanno saputo costruirci addosso ». Una provocazione a riflettere per rendere più incisiva
la nostra presenza nella società contemporanea.
dalla legge di Mosè, è vissuta dal popolo
nella quotidianità e ripetitività della relazione e comunicazione interpersonale, così
come nei grandi eventi della storia (la conquista della terra promessa, la guerra santa, e poi la costruzione dell’impero davidico), nei termini di una continua e costante presenza di Dio che si esprime in benedizione e prosperità o, perché no, in
maledizione e sofferenza. Allora la fedeltà
del popolo d’Israele, la fedeltà delle chiese
e dell’uomo, non può che esprimersi nell’esperienza dell’ascolto fiducioso della Parola, che guida e determina il corso delle
vicende personali e collettive del popolo
dei credenti.
vita comunitaria e di presenza diaconale,
sulle prospettive del loro impegno futuro di
testimonianza in una realtà difficile e problematica come quella del nostro paese.
Infatti il nostro problema non è solo più
quello di ritrovarci per discutere insieme i
problemi e le difficoltà che le nostre chiese
si trovano a dover affrontare nel momento
in cui rispondono alle questioni spirituali
ed umane dei nostri membri, l’elaborazione
di piani e di strategie di evangelizzazione e
di intervento diaconale, la discussione in
merito al cosiddetto «campo» di lavoro, ma
piuttosto l’individuazione di una teologia
che motivi e giustifichi la nostra presenza
non solo in termini sociologici o storici, ma
anche spirituali.
Secondo la tradizione della Bibbia ebraica, questo testo farebbe parte di quello che
è considerato il « testamento spirituale » di
Giosuè, il condottiero che guidò le tribù di
Israele alla conquista della terra promessa.
Il testo affronta due questioni fondamentali
anche per la vita delle nostre chiese: la
prima riguarda la nostra fedeltà a Dio, mentre la seconda pone il problema della nostra identità a partire dalla centralità che
assume nelle nostre esistenze la fede come
risposta effettiva e concreta alla vocazione
rivoltaci da Dio.
L’« essere fedeli » e
l’osservanza della legge
La testimonianza biblica rende evidente
come sulla questione della fedeltà al proprio Dio sta o cade l’intera vicenda spirituale del popolo d’Israele. Tale testimonianza
ci rende consapevoli di come l’alternativa
tra fedeltà ed infedeltà si è posta continuamente al popolo d’Israele, anzi essa ha
costituito il motivo dominante della sua
vicenda spirituale, determinando in misura ancora maggiore l’insieme delle sue
vicende storiche. Dunque Talternativa tra
fedeltà o infedeltà a Dio si pone ad ogni
chiesa, ad ogni singolo credente, che si interroga sulla validità della sua confessione
di fede e sul senso della sua azione storica
di testimonianza, perché la nostra azione
(predicazione e servizio) di credenti o è letta
come risposta fedele/infedele alla vocazione
che Dio ci ha rivolto attraverso Tevangelo
di Gesù Cristo, ed in questo modo verificata
in termini di coerenza e fondamento evangelico, o si presta al rischio di tradire nella
forma, nelle espressioni, nella sostanza la
realtà di cui Cristo stesso si è fatto portatore, il Regno di Dio.
Ma cosa dobbiamo intendere per « fedeltà a Dio »? Il nostro testo, come molti altri della Bibbia ebraica, sottolinea un elemento che spesso sfugge alla nostra attenzione: è Dio colui che è e rimane fedele ad
Israele. La scelta compiuta da Dio a favore
del popolo d’Israele, confermata dal patto e
Ascolto, fiducia, abbandono, ma anche
ubbidienza. Non è un caso che « essere
fedeli » corrisponde nel nostro testo all’« osservanza » della legge. Proprio perché nel
rapporto Dio/uomo la decisione della fedeltà sta tutta dalla parte di Dio, all’uomo tocca la grande responsabilità di prendere sul
serio ciò che Dio stabilisce come l’azione
attraverso la quale sia possibile rispondere,
specularmente, a ciò che Dio esige. Siamo
di fronte al « Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini » di Atti 5: 29.
Se la fedeltà a Dio ci porta all’ubbidienza a Dio, così l’ubbidienza a Dio ci porta
alla necessità di interrogarci sulla coerenza
tra le nostre parole e le nostre prassi e la
Parola di Dio, per noi, l’evangelo di Gesù
Cristo. Qui è in questione la nostra identità
di evangelici. Infatti il testo di Giosuè mette in stretta correlazione la fedeltà a Dio e
l’ubbidienza alla legge di Mosè del popolo
d’Israele con le scelte culturali, morali e
religiose che il popolo deve assumere nel
suo confronto con altre popolazioni. E la
parola d’ordine è chiara: evitate le omologazioni e le confusioni, sappiate distinguervi! E non è una questione di superbia o
alterigia, non è un problema di eccessivo
orgoglio etnico, è una conseguenza della
fedeltà che Dio stesso richiede al suo popolo.
Possiamo osservare che il nostro testo
pone al centro dell’identità del credente non
la sua storia personale, non la storia della
sua confessione o della sua chiesa, non il
richiamo ad una tradizione dogmatica, ma
la presenza di un Dio che è fedele e vuole
fedeltà.
La discriminante che ci viene posta dalla
lettura della nostra vicenda spirituale in
termini di fedeltà/infedeltà, in cui i termini
di confronto non sono la nostra capacità di
memoria, di costruzione di identità, di presenza nel sociale e nel politico, ma piuttosto di comprensione delle attuali modalità
della presenza di Dio nella nostra storia,
cambia sostanzialmente le analisi che dobbiamo fare sulla vita spirituale delle nostre
chiese, sull’insieme delle loro esperienze di
Interrogarsi sulle
nostre varie identità
biano espresso nella loro ormai lunga storia
grandi occasioni di testimonianza, la quale
poi ha portato a forme di presenza significativa nelle nostre città e nei nostri paesi.
Siamo stati sempre in prima linea nelle
battaglie più importanti: il ruolo delle nostre scuole nella lotta all’analfabetismo; la
promozione sociale operatasi all’interno delle nostre comunità; la solidarietà effettiva
con gli emarginati; la diffusione di una cultura propositiva e non attendista. Quando
pensiamo agli Asili per l’infanzia di Paehino e Scicli; a « Casa materna » e all’Qspedale di Ponticelli; al Centro diaconale « La
Noce » di Palermo ed al Servizio cristiano
di Riesi; alla Casa di riposo di Vittoria,
non vediamo solo i frutti di una predicazione e di un senso di servizio verso il prossimo, ma anche e soprattutto la risposta che
quelle generazioni di erodenti hanno saputo dare alla fedeltà che Dio aveva loro manifestato chiamandoli al suo servizio.
Contro il ripiegamento
nel proprio « recinto sacro »
Le nostre chiese, forti della loro storia e
delle loro tradizioni, sembrano aver perso
il gusto per la ricerca biblica, per la riflessione teologica. Dedichiamo molto del nostro tempo a interrogarci sul senso della nostra presenza in Italia, o sul senso e l’importanza della nostra presenza diaconale, o
sulla presupposta crisi spirituale delle nostre chiese, lasciando spesso molto spazio
a forme di critica fine a se stessa o peggio
ancora a forme di pettegola e dannosa « dietrologia », ma mai che ci si interroghi seriamente sulla correlazione che pure deve
esistere tra ciò che noi siamo e facciamo e
la fedeltà che Dio pretende ed esige da noi.
Per esempio, non è necessariamente un
male ehe aU’interno delle nostre chiese ci si
interroghi sulle varie identità in esse presenti: penso alla discussione sulle nostre identità denominazionali, sollecitata ancora di
più in questo ultimo periodo dal rinnovato
confronto BMV, in vista della prossima Assemblea-Sinodo; penso al confronto tra i sostenitori della tesi del protestantesimo come
« componente significativa della società italiana » e quelli più portati a vedere in questo un elemento di rottura religiosa e culturale, e quindi sostanzialmente estraneo
all’Italia cattolica e democristiana; penso
alla ricerca di un’identità femminile che
cerca di affermarsi in un contesto di forte
identità maschile, ecc.
Ma quale deve essere il criterio con il
quale tutte queste identità devono in qualche modo confrontarsi? Dobbiamo porci il
problema di come queste diverse identità
non solo rieseano a trovare il modo di eoesistere al nostro interno senza esorcizzarsi
reciprocamente, ma anche si muovano in
una direzione che porti ad un processo
di progressiva integrazione, di reciproco arricchimento. Quale criterio si può proporre
agli uni e agli altri se non proprio quello
della fedeltà a Dio?
Nessuno può negare che le nostre chiese,
ed in questo momento penso in modo particolare a quelle dell’area meridionale, ab
Essi hanno saputo trovare un eriterio attraverso il quale rendere evidente e comprensibile anche ai loro concittadini il senso della loro fedeltà a Dio. Nella storia che
sta alle nostre spalle non si ha mai l’impressione che la fedeltà che Dio pretende dai
suoi « figlioli » implichi il ripiegamento su
se stessi, la chiusura nel proprio « recinto
sacro ». Essi hanno capito, così come l’aveva capito Israele, che il problema non è
quello di essere necessariamente presenti,
di preoccuparsi cioè della propria visibilità storica: questa è garantita ad ogni modo dalla fedeltà di Dio.
La questione si sposta sul piano
dell’ineidenza della propria fede sull’insieme delle scelte operate nella propria
esistenza. Così come non è pensabile per
Israele una fede vissuta che non si distingua nelle sue espressioni concrete di vita
quotidiana da quella che era la vita e la
cultura delle popolazioni in mezzo alle
quali viveva, perché solo in questo modo la
fedeltà richiesta da Dio si poteva vivere,
così le generazioni di credenti che ci hanno
preceduto non hanno potuto esprimere la
loro fedeltà a Dio che nella testimonianza
concreta del loro « essere diversi » e del loro « fare rinnovato ».
La visibilità della fede è una conseguenza della fedeltà a Dio, ne è il risultato.
Noi, oggi, nelle nostre città e nei nostri paesi, siamo ridotti ad essere chiese invisibili:
non possiamo dire di non esserci, perché le
nostre chiese, ed in partieolare le nostre
opere, sono lì per testimoniare l’esatto contrario. Ma, pur essendoci, non siamo visibili alla gente comune, alla gente che vive i
problemi quotidiani di una città sempre
più disumanizzata e ghettizzante. Certo, i
giornali parlano di noi, ma vi è una grande disparità tra l’immagine che i nostri dirigenti ecclesiastici hanno saputo costruirci
addosso e la realtà vitale delle nostre chiese. Come si può spiegare la vitalità delle nostre ehiese, la signifieatività delle nostre
opere, e la difficoltà dimostrata in molte occasioni ad essere presenti là dove scoppiano le contraddizioni più evidenti della nostra società meridionale? C’è un problema
di visibilità, perché da essa dipende la nostra testimonianza all’evangelo di Cristo.
La signifieatività della nostra presenza
può essere recuperata solo dalla riconquistata fedeltà al nostro Dio.
Mauro Pons
7
w
22 giugno 1990
ecumenismo
IRLANDA
ORTODOSSI
La General Assembly
presbiteriana
Un carattere « evangelical », che si presenta tuttavia abbastanza composito al suo interno - Richiesto un ruolo più attivo nella società
India, Africa centrale e orientale, Giamaica, ecc.). E statisticamente dalla percentuale di pastori che il volume del Rapporto all'Assemblea generale indica
come all’opera « oltremare »:
circa il 10%.
L’assemblea
del Centenario
L’apertura della General Assembly vede l’atto conclusivo del
moderatore che è stato in carica
durante l’anno precedente, il quale procede — con l’aiuto del segretario generale — all’installazione del nuovo moderatore eletto
nel mese di febbraio dai 21 presbiteri (le cui assemblee sono
formate dal pastore e da un anziano per ogni chiesa dei rispettivi territori).
Moderatore per l’anno del 150»
anniversario della fondazione è
stato nominato il dr. Finlay Holmes, professore di storia e decano deirUnion Theological College (la Facoltà in cui sono formati i pastori della CPI), che ha
diretto successivamente i lavori
dell’Assemblea in modo molto
britannico, efficiente e spiritoso.
Il modo di lavorare dell’Assemblea è molto diverso da quello
del nostro Sinodo. Ad essa giungono le proposte delle varie commissioni (complessivamente una
ottantina) che sono quasi sempre approvate con poca o nulla
discussione, mentre larghissimo
spazio viene dedicato a ringraziamenti e riconoscimenti per
chi si ritira, è sostituito, ecc. Solo in poche occasioni si è notato un confronto di fondo, come
quando, per esempio, l’Assemblea
è stata chiamata a scegliere, tra
due candidati, un nuovo vicesegretario generale.
Per questa elezione — destinata ad influire per un paio di decenni sulla vita della CPI — nella grande sala con due balconate della Church House si sono
ammassati più di 700 dei potenziali 1.000 membri della General
Assembly!
Da notare anche l’intenso dibattito sulla situazione politica
nel paese e sulla responsabilità
della CPI e dei suoi membri anche in questo campo. L’Assemblea ha votato risoluzioni incoraggiando i membri della CPI
« a svolgere un ruolo più deciso
nella vita politica facendo conoscere la loro convinzione a coloro che li rappresentano nel
Parlamento e nei Consigli locali » e d’altra parte « a non lasciarsi coinvolgere in atti di provocazione o di rappresaglia e
a vivere la loro fede in atti genuini di amore cristiano, di carità, di gentilezza e di aiuto nei
confronti dei loro vicini senza
alcuna distinzione denominazionaie ».
Waldensìan
Church Missions
In margine all’Assemblea ho
potuto riannodare rapporti vecchi e recenti con la Waldensian
Church Missions, che da molto
tempo sostiene il nostro lavoro
in Italia. Tanto in quell’ambito
quanto in quello più ampio dell’Assemblea, ho trovato molto interesse per la nostra chiesa e
desiderio di allargare i contatti
e di organizzare scambi. Il che
sarebbe molto utile anche per
noi, che molto avremmo da ricevere da questa chiesa dall’intensa vita spirituale.
Franco Giampiccoli
Belfast. La Church House della « Presbyterian Church Ireland »,
dove si è svolta l'Assemblea generale.
Anche i presbiteriani d’Irlanda hanno il loro anniversario:
i 150 anni della fondazione Jelhi Chiesa presbiteriana in Irlanda (CPI). Questa ricorrenza è
stata ricordata in una atmosfera di solennità mista a humour
da un’edizione speciale della General Assembly, che si è svolta
a Belfast dal 4 all’8 giugno.
Ricevendo dalla vicina Scozia
ripetute migrazioni di presbiteriani, nella prima metà del ’600,
l’Irlanda importò anche le successive secessioni per cui, sul
finire del ’700, operavano parallelamente due chiese preshiteriane in Irlanda; quella facente capo al Sinodo dell’Ulster, più numerosa e più liberale; e quella
dei « secessionisti », minoritaria,
più rigida e ortodossa. Fu il Risveglio deirSOO ad avvicinare
progressivamente le due chiese
e nel 1840 le due assemblee generali, convocate contemporaneamente a Belfast, lasciarono le
rispettive sedi per confluire nella chiesa di Rosemary Street dove insieme approvarono l’atto di
unione e insieme procedettero
alla nomina di un unico modelatore.
345.000 membri
in 500 chiese
Pur non comprendendo la totalità dei protestanti che si dicono presbiteriani (esistono alcuni piccoli raggruppamenti, tra
cui quello del noto dr, Jan Paisley di circa 13.000 membri), la
CPI raggruppa oggi circa 345.000
membri in più di 500 chiese locali. Di questi il 4% è disseminato nella Repubblica d’Irlanda,
al sud (in gran parte a Dublino
e dintorni), mentre il resto è
raggruppato nell’Ulster, la parte
nord dell’isola, che fa parte del
Regno Unito. Uno su cinque la
proporzione dei presbiteriani nel
nord (dove i protestanti in totale sono circa il 60%), uno su
duecento la proporzione nel cattolico sud.
La CPI ha oggi un marcato
carattere evangelical, non privo
di tensioni interne. Centrale è
considerata la dottrina dell’inerranza della Bibbia, ma il suo significato è discusso all’interno
del corpo pastorale (circa 430
pastori in attività di servizio)
e nella chiesa. Il pastorato femminile è stato introdotto dal 1972
e sono attive nella chiesa alcune, poche, donne pastore; ma
vi sono chiese locali in cui viene rifiutato non solo il pastoraio ma anche l’anzianato femminile, e l’Assemblea generale di
quest’anno ha elaborato una formula di rispetto reciproco delle
altrui posizioni senza rinunciare
al principio della parità delle
donne. Ancora, la CPI si è ritirata dal British Council of Churches, che si scioglie quest’anno
per dar luogo ad un nuovo Council of Churches in Britain and
Ireland con la partecipazione
della Chiesa cattolica. La protesta contro i cedimenti nei confronti della Chiesa di Roma si
è estesa anche al Consiglio ecumenico delle chiese, da cui la
CPI si è ritirata, rimanendo invece parte della Conferenza delle chiese europee. Ma un’ala non
disarma e si interroga sul momento più opportuno per riproporre il tema del collegamento
ecumenico, di cui peraltro tutta
la CPI sente fortemente la necessità per evitare l’isolamento.
Come ogni chiesa evangelical,
la CPI ha spiccato il senso della missione. Lo si poteva notare visivamente dal numero dei
delegati di chiese sorelle provenienti dal terzo mondo (Thailandia, Cina, Indonesia, Timor, Nord
Alexij di Leningrado
patriarca di Russia
Il metropolita Alexij (a destra), è stato co-presidente dell’Assemblea di Basilea con il card. Martini.
Il metropolita di Leningrado,
Alexij, è stato eletto patriarca
della Chiesa ortodossa russa.
Questo l’esito del Sinodo di 300
vescovi che hanno eletto il nuovo patriarca di Mosca come successore di Pimen, deceduto il 3
maggio scorso.
Nato ni 1929 a Tallinn (Estonia), Alexij è stato ordinato pope nel 1950; vescovo di Tallinn e
d’Estonia, regge per un certo
periodo anche la carica di eparca di Riga, per diventare poi arcivescovo (1964) e metropolita
d’Estonia (1968).
Lungo questi anni, inoltre, Alexij svolge un’importante attività
nel campo ecumenico, lavorando
per sedici anni nella commissione per l’unità dei cristiani e le
relazioni fra chiese.
Dal 1980 si è anche occupato
della preparazione delle celebrazioni per il millennio della chiesa russa.
L’elezione di Alexij è avvenuta
in condizioni ben diverse da
quella di Pimen; all’epoca vi erano state pesanti pressioni da
parte del governo sovietico.
L’elezione del nuovo patriarca
viene considerata come un segno
di apertura anche per quanto riguarda i rapporti ecumenici. Altro candidato era Pilarete (che
ha assunto la carica ad interim,
in seguito alla morte di Pimen),
che aveva sempre manifestato
avversione per la Chiesa grecocattolica ucraina (uniate). La
maggiore apertura di Alexij, che
è anche imo dei maggiori teologi viventi in Russia, l’ha portato ad essere, fra l’altro, copresidente dell’Assemblea ecumenica di Basilea del maggio ’89,
insieme al cardinal Martini.
Nel 1989, in occasione della Pasqua ortodossa, aveva ricevuto
a Leningrado il cardinale Lustiger, arcivescovo di Parigi.
Il patriarca Alexij è anche attualmente vicepresidente del
Consiglio ecumenico delle chiese.
COMUNITÀ’ DI BASE
Gesù: chi è
La definizione del tema e del
programma del prossimo seminario nazionale, il decimo, ha
impegnato quasi per intero i lavori del comitato nazionale delle comunità cristiane di base
(CdB), riunitosi a Firenze il 17
e 18 marzo. L’esigenza, espressa
negli ultimi tempi da più parti,
di interrogarsi in comune sul significato della fede nel Gesù di
Nazareth, che anima la loro esperienza di chiesa costruita dal
basso, ha guidato la scelta. L’incontro si terrà dal 7 al 9 dicembre prossimo e avrà per tema
proprio « Le CdB si interrogano
su Gesù di Nazareth ». Il titolo
è provvisorio perché non esprime tutta la ricchezza di contenuti individuati per le due giornate di studio, che già si prefigurano molto dense. I tre momenti forti sono individuati nei temi delle tre relazioni fondamentali previste. Le prime due daranno conto del cammino percorso dalla moderna ricerca cristologica nell’individuare le successive trasformazioni del Gesù
storico, prima nel Gesù degli Evangeli, poi in quello dei dogmi
e dell’ecclesiologia che ne è derivata, ponendo in evidenza i
processi di assolutizzazione della sua immagine e l’esigenza di
relativizzarla per garantire reali
possibilità di autentico confronto con le culture secolarizzate e
con le altre espressioni religiose.
La terza relazione chiamerà a riflettere sul Gesù che è stato pre
sente, e ancor più lo sarà nel
futuro, nel cammino delle comimità di base; nella catechesi,
nelle espressioni liturgiche e nell’impegno sociale. Il seminario
intende essere il primo momento di un cammino che proseguirà nelle singole comunità, negli
incontri locali o regionali. Un
gruppo di esperti preparerà al
più presto indicazioni bibliografiche e piste di riflessione per
favorire la più ampia partecipazione a questa ricerca, ,già del
resto in corso da sempre in molte sedi.
11 comitato ha anche fatto il
punto sul processo di attuazione
delle novità organizzative emerse
nel recente comitato seminariale di Frascati (8-10 dicembre ’89),
verificandone il ritardò. Ha inoltre deciso di incrementare la
campagna per l’autofinanziamento straordinario, di sospendere
l’utilizzazione del bollettino « Cristiani di base » e di proseguire
nella preparazione del IV Convegno europeo delle comunità di
base, previsto a Parigi nel 1991.
Particolare significato ha acquistato, alla vigilia delle iniziative
per ricordare il X anniversario
del martirio di mons. Oscar Remerò, rincontro con Mariela
Tornado e l’invio di un messaggio di solidarietà ai cristiani in
lotta nel Salvador, a sostegno di
coloro che promuovono la « pace subito » in quel martoriato
paese.
(ADI STA)
8
^ vita delle chiese
22 giugno 1990
X CIRCUITO
ROMA
CAMPANIA
Capire la vocazione Aperta la
Casa valdese
Regolare la vita delle nostre chiese - I rapporti BMV in vista della prossima assemblea
Domenica 13 maggio si è riunita presso la Chiesa valdese di
Pisa l'Assemblea del X circuito.
Il sovrintendente, past. Salvatore Briante, ha esposto la relazione del Consiglio di circuito,
alla quale hanno fatto seguito
le relazioni delle singole comunità.
Complessivamente la vita delle
chiese procede in modo abbastanza vivace, favorita anche dal
fatto che tutte le sedi pastorali sono occupate. Un problema si
presenta in generale: spesso alle
manifestazioni di apprezzamento esterno non corrispondono
adesioni impegnative.
Partendo proprio da questa
considerazione, il past. A. Sonelli, che presiedeva il culto delle
ore II assieme alla comunità locale, commentando i primi versetti del cap. 4 dell’Epistola agli
Efesini, rilevava con quale forza il testo biblico richiama i
credenti alla loro vocazione. E’
facile vivere una illusione apocalittica, vedere in particolari
avvenimenti quasi i segni dell'avvento del Regno; confondere la
promessa dell’uomo nuovo con
le ideologie. Certamente il credente vive i problemi del tempo, assieme ai non-credenti, ma
l’annuncio dell’Evangelo richiede di più, richiede che colui che
ne rende testimonianza viva
realmente il rapporto verticale
della fede. Non possiamo attenderci che altri si uniscano a noi,
se non sappiamo esprimere che
le istanze che essi da soli non
sanno affrontare. Nella prospettiva della sessione congiunta
dell’Assemblea battista e del Sinodo, il problema dominante
dovrebbe essere proprio quello
del comprendere la vocazione del
protestantesimo in Italia.
Il tema della sessione congiimta è stato affrontato nel pomeriggio, dopo il pranzo squisito
consumato nella trattoria dei fratelli cinesi, sempre felici di averci tra di loro.
E’ consolante notare che i rapporti fra battisti, metodisti e vaidesi, nelle località dove si trovano insieme, sono ottimi ed è
questa una garanzia per uno sviluppo della collaborazione anche
organica, sempre che al primo
posto ci sia l’impegno della evangelizzazione.
L’Assemblea si è chiusa con
la elezione del Consiglio di circuito. Il past. Salvatore Briante
è stato confermato neU’uflicio di
sovrintendente. Un cordiale ringraziamento è stato rivolto al
fratello Landò Mannucci, per
molti anni fedele e solerte segretario, che questa volta ha declinato l’incarico perché già molto impegnato in altre attività. Lo
sostituisce il past. Giovanna
Pons.
Tre campi di azione
Sono novanta le comunità presenti in Italia I materiali per una nuova evangelizzazione
Dal 29 aprile al 2 maggio si è
svolta a Scalea (Cosenza) la XX
Assemblea amministrativa dell’Unione italiana delle chiese avventiste del 7" giorno. Vi hanno
partecipato circa 250 delegati,
che hanno proceduto al riconoscimento ufficiale di altre cinque
chiese italiane, portando così il
numero totale a 90 comimità,
dislocate su tutto il territorio
nazionale.
Si è subito proceduto alla formazione delle quattro commissioni che hanno lavorato durante l’assemblea su quattro settori: di nomina, di piani e delibere, di statuti e regolamenti e
delle credenziali. Sono state elette le nuove cariche amministrative valide per i prossimi
cinque anni, tra cui il pastore
Paolo Benini, presidente (in sostituzione del past. Enrico Long);
il pastore Ignazio Barbascia, segretario; Salvatore Delfino, tesoriere. Sono stati portati degli
emendamenti allo statuto dell’Unione avventista e si è rivisto
il regolamento dell’Assemblea.
Dalla commissione « piani e delibere » sono venuti nuovi orien
tamenti per il prossimo quinquennio.
Allo scopo di seguire più da
vicino lo sviluppo dell’opera in
tutto il territorio, e in seguito all’esperienza molto positiva della
creazione del « campo siciliano »,
si è proceduto ad una suddivisione interna della penisola in
tre « campi ». Sono stati poi formulati dei piani per produrre
materiale in chiave moderna e
attuale per l’evangelizzazione degli adulti e soprattutto dei bambini, degli adolescenti e dei giovani; per coinvolgere sempre di
più, in tutti i settori ecclesiastici, le donne che si siano qualificate; per incentivare il dialogo
con le chiese evangeliche; per
avere una presenza più attiva
nel campo sociale. Soprattutto
alla luce delle ultime novità in
campo finanziario, in particolare
l’accesso a una quota dell’otto
per mille dell’IRPEF, la Chiesa
avventista ha deciso di potenziare l’Opera sociale avventista
per far fronte ai molteplici bisogni sociali in Italia e nei paesi
del terzo mondo.
(nev)
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Verso chiese
multietniche
Un gruppo di lavoro a cui partecipano anche i
cattolici di base - Le nostre prime iniziative
AVVENTISTI
Da circa un mese la Casa valdese di
Roma ha iniziato la sua attività di
ospitalità. La Casa è stata donata dalle
Chiese evangeliche della Renania alla
Tavola valdese dopo che le stesse avevano deciso di ritirare le diaconesse
che la gestivano.
Dopo una serie di lavori di ristrutturazioni, sostenuti finanziariamente dalle
stesse chiese, la Casa è ora in grado
di iniziare la sua attività:
— di ospitalità; la Casa accoglie gruppi e singoli in camere singole, doppie
e triple per un totale di una cinquantina di posti letto. E' possibile avere
la pensione sia parziale che completa;
— di luogo di riunione: alcune sale
della Casa sono a disposizione degli
ospiti per riunioni, seminari, incontri.
Inoltre la Casa organizzerà a partire
da ottobre un servizio di mensa per
gli studenti della Facoltà di teologia.
Per informazioni ci si può rivolgere
al n. 06/3215361 (fax 06/3211843) o
scrivere alla Casa valdese, via Alessandro Farnese 18, 00192 Roma.
Continua l’impegno delle nostre chiese sul fronte dell’immigrazione. Dopo il convegno « Senza frontiere » il gruppo « Immigrazione e razzismo », composto
da evangelici delle Chiese libere,
valdesi, e da alcuni cattolici di
base, ha dato vita al CO.R.E.I.
(Coordinamento regionale evangelico sull’immigrazione), un organismo che rappresenta un momento importante anche sul piano deH’ecumenismo evangelico,
in quanto ne entrano a far parte
anche le chiese non federate. Il
Coordinamento è entrato immediatamente in azione stringendo
rapporti con il Provveditorato
agli studi e ricevendone una richiesta di collaborazione, sia sul
piano dei progetti di alfabetizzazione e inserimento dei figli degli immigrati extracomunitari
nelle scuole italiane, che su quello della selezione di materiali didattici da diffondere nelle scuole
allo scopo di promuovere una
educazione alla mondialità. A tale proposito le schede didattiche
« Diverso come me », prodotte
dal Servizio rifugiati e migranti
della PCEI, verranno inserite in
un volume di prossima pubblicazione.
Il CO.R.E.I. ha anche ritenuto
opportuno avere un proprio rappresentante all’interno del «Coordinamento immigrazione extracomunitaria» in Campania, una
realtà di recente fondazione che
raccoglie al suo interno le esperienze del volontariato, dell’asso
POMARETTO
Benvenuto Agouk
Un caso come molti, su cui occorre riflettere
Il 9 giugno è nato a Pinerolo
Agouk Akayj Agouk, un bel maschietto di 3 chili e 90 grammi,
dalla pelle nera, gli occhi scuri
ed i capelli scuri. E’ un raggio
di sole, un momento di gioia ed
una luce di speranza per la famiglia sudanese che dall’aprile
del 1989 è ospite della comunità
di Pomaretto,
Il papà. Akayj Deng Agouk
Shol, è rifugiato politico. Sergente di polizia, appartenente alla tribù dei Denka, di religione
cattolica, si è trovato nel mezzo
del conflitto che in Sudan oppone il nord musulmano, al potere, al sud in maggioranza cristiano, la cui sopravvivenza è
seriamente minacciata. Rifiutatosi di eseguire una rappresaglia
contro i suoi stessi fratelli, Akayj
si è trovato a dover fuggire con
la moglie Awatif ed i figli Deng
e Alek, a cui si aggiungeva durante la lunga fuga Shol. Quindici
giorni di marcia allucinante, attraverso le foreste, assieme a
moltissimi altri profughi, dormendo sotto gli alberi e perfino
in un cimitero, nutrendosi con
radici ed erbe, con davanti agli
occhi spesso la visione dei cadaveri di chi non ce la faceva;
poi un lungo periodo di clandestinità a Khartum ed infine,
avuto sentore di essere ricercati, il volo verso Roma dove giungevano nel gennaio del 1989.
Grazie ad un’altra profuga sudanese, a Roma la famiglia di
Akayj viene in contatto con il
Servizio rifugiati e migranti della Federazione che l’aiuta nelle
varie pratiche: riconoscimento
come profugo politico da parte
dell’Acnur, avvio della pratica
di emigrazione in Canada, e pri
ma sistemazione logistica (il papà all’Esercito della salvezza, la
mamma ed i figli all’UCDG). Siccome però l’attesa per l’emigrazione rischia di protrarsi per un
periodo che varia dagli 8 mesi
ai 2 anni, i] Servizio rifugiati e
migranti cerca una soluzione migliore e chiede alla chiesa di
Pomaretto di ospitare questa famiglia.
Dopo aver valutato l’impegno
che comportava, Pomaretto ha
aperto con gioia le sue porte a
■questi ptofughi. E’ stato un coinvolgimento molto bello: chi si
è prestato ad attrezzare i locali,
chi si è preoccupato del cibo,
chi dei vestiti, chi dell’insegnamento dell’italiano, ecc. In poco
tempo la famiglia Akayj si è
fatta tanti amici. I bambini più
grandi .sono inseriti alla Scuola
materna, diventata molto internazionale con l’arrivo in primavera di altre due bimbe colombiane.
Il problema più difficile da risolvere rimane quello del lavoro: per un certo periodo un po’
di giardinaggio, poi lavori vari
di verniciatura, ed ora a lavare
piatti in un ristorante, per tre
giorni alla .settimana.
E intanto l’emigrazione in Ca
nada tarda a concretizzarsi ed
allora: sanatoria, iscrizione nelle liste di collocamento (già ben
piene!), ricerca di un lavoro più
stabile.
Il presente è ancora difficile,
il futuro incerto.
In questo quadro pieno di dolori e di ombre di morte arriva
adesso Agouk, accolto con gioia
perché segno di vita e di amore. Benvenuto dunque!
Renato Coìsson
ciazionismo e dei sindacati allo
scopo di elaborare delle strategie
comuni e superare in tal modo
la frammentarietà degli interventi sul problema.
I dati raccolti durante la conferenza nazionale sull’immigrazione, tenutasi a Roma dal 4 al 6
giugno, hanno confermato la
drammaticità della situazione
campana, dove su una popolazione approssimativa di 100.000 immigrati extracomunitari solo
9.000 hanno chiesto di essere regolarizzati al collocamento. Le
ragioni di una percentuale così
bassa sarebbero molteplici:
1) insufficienza dell’informazione sulle pratiche per la regolarizzazione ;
2) interpretazione restrittiva
ed arbitraria della legge 39 da
parte della Questura (al punto
che molti immigrati si sono spostati nel Lazio solo per essere
regolarizzati);
3) voci diffuse dalla camorra
(che ha tutto l’interesse a mantenere una situazione di illegalità) tendenti a presentare la regolarizzazione come un espediente
della polizia per schedare e localizzare con facilità gli immigrati,
per poi espellerli in massa.
II CO.R.E.I. ha, pertanto, deciso di elaborare e diffondere, specialmente nelle aree del sommerso, un volantino dettagliato sulle
pratiche per la regolarizzazione
in quattro lingue (italiano, inglese, francese, arabo), allegandovi
il facsimile del modulo per la richiesta di permesso di soggiorno,
anch’esso in traduzione, allo scopo di facilitare la compilazione
del modulo originale, disponibile in Questura solo in lingua italiana. Scopo di tale operazione è
quello di favorire il maggior numero di regolarizzazioni prima
della scadenza del 28 giugno. Dopo questa data, infatti, scatteranno le operazioni di espulsione degli stranieri non regolarizzati.
Le comunità
evangeliche
Un’altra attività del Coordinamento riguarda l’individuazione
e la creazione di contatti con le
comunità di immigrati di fede
evangelica, nella consapevolezza
che dai questo incontro le nostre
chiese hanno molto da guadagnare, sul piano spirituale e nella
speranza di vedere in futuro delle chiese multietniche, sempre
più « cristiane » e sempre meno
« italiane ».
Pino a questo momento, solo
nell’area compresa tra Castelvolturno e Villa Literno (Ce), sono
state individuate dieci comunità
pentecostali nere (ma ne esistono anche di altre denominazioni).
Tra gli altri obiettivi del
CO.R.E.I. vi è quello di riuscire
ad entrare nelle carceri campane dove, a detta di un assessore uscente deH’amministrazione
provinciale, sono rinchiusi degli
immigrati il cui unico torto è
quello di non riuscire a farsi capire. E’ il caso del carcere di
Poggioreale I A questo proposito
sarà utile avere all’interno del
Coordinamento la presenza di avvocati disposti a prestare la loro
opera volontariamente.
Consapevole delle difficoltà e
dell’urgenza dell’impegno intrapreso, il gruppo « Immigrazione
e razzismo » invita le chiese campane ad aderire al Coordinamento e tutto il mondo evangelico a
sostenerne il lavoro e la testimonianza.
Sergio Manna
9
22 giugno 1990
vita delle chiese ^
LUINO: CENTENARIO DELLA COMUNITÀ’ METODISTA
Una pietra su cui salire
per guardare il futuro
Un punto di partenza per la testimonianza - Il culto (500 persone),
i messaggi, i canti, la solidarietà con un’opera del mezzogiorno
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Nozze di diamante
Una giornata di incontro, quella
del 10 giugno a Luino, cittadina
sulla sponda lombarda del Lago
Maggiore. L’occasione era il centenario della fondazione della locale comunità metodista. Ma le celebrazioni hanno un senso solo se
si tiene conto del presente per delineare la futura azione di testimonianza. O, come è stato scritto nel
19° articolo che il settimanale locale « 11 Corriere del Verbano »
ha dedicato alla nostra comunità
(i precedenti 18 erano la «storia
della comunità » a puntate), « un
centenario è una festa solo se è
una pietra su cui salire per poter
scorgere meglio il futuro ».
Un incontro a diversi livelli:
con il Signore, prima di tutto, per
ringraziarlo del suo aiuto fin qui
concesso, per invocare la sua benedizione e per chiedergli di precisare sempre meglio il senso della
vocazione rivoltaci. 11 primo momento della giornata, infatti, è stato il culto tenuto in una piazza
centrale di Luino, sotto un capannone appositamente allestito.
« Non conformatevi
a questo secolo »
La vigorosa predicazione, tenuta dal pastore Claudio H. Martelli,
presidente dell’OPCEMl, si è centrata sull’ammonimento dell’apostolo Paolo ai Romani (12; 1-2)
a non conformarsi « a questo secolo». Di fronte ai tentativi, anche
lusinghieri, d’essere assorbiti nell’attuale conformismo, è necessario ribadire una diversità che spesso nel passato è stata causa di difficoltà e di persecuzioni (ma la
sofferenza è un « bagaglio » normale di chi sa che la risurrezione
è intimamente connessa alla croce). Tale diversità può ancor oggi creare difficoltà ai credenti, che
non per questo devono abbassare
la guardia. Vi sono dei forti « no »
che si deve avere il coraggio di
dire e di vivere: no a qualsiasi discriminazione, al conformismo e
all’assuefazione (ma anche ad una
reazione che tenda alla chiusura
e al particolarismo), a certi modelli che la società propone e che
un certo tipo di religione fondata
sulla gloria tenta di inglobare.
Più di 500 persone hanno partecipato al culto (oltre a numerosi
« curiosi » che si sono avvicinati
rimanendo sulla strada). Una parte degli inni sono stati cantati dalla corale della comunità metodista
di Milano. Questa comunità, che
si è mobilitata in modo massiccio,
ha contribuito anche in seguito
col canto dei bambini e con quello
del suo gruppo degli « stranieri ».
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Luino, 10 giugno. Uno spazio è stato dedicato al concorso di disegno
per bambini dedicato alla pace.
Ma anche altre comunità della zona si sono mobilitate: un pullman da Novara-Vercelli-Vintebbio
e uno da Sondrio. In particolare
è stato significativo che la comunità battista di Tradate, via Jacopino, abbia sospeso il suo culto e
sia confluita a Luino. Lo stesso
hanno fatto anche le comunità della zona, Intra, Domodossola e
Omegna, che si sono fatte carico
anche di parte del lavoro della
giornata.
Ma praticamente tutte le comunità del circuito e quella battista
di Varese erano rappresentate. Anche un gruppo di una trentina di
persone provenienti dalla Gran
Bretagna, in visita in Italia in quei
giorni, si è unito a noi. Il circuito
aveva appoggiato l’iniziativa, considerando il 10 giugno come una
propria giornata di evangelizzazione e di testimonianza. Questo
voleva essere il secondo livello di
incontro: fratelli e sorelle che si
trovano sia tra loro che con la popolazione locale.
Dopo il pranzo, preparato dalla
comunità di Luino, il momento
più importante è stato il canto
della Corale valdese di Torre Pellice: un’autentica festa nella festa,
un momento che sarà difficile dimenticare, da parte di tutti. Ci
sono stati anche saluti e messaggi: da parte della Tavola, del Distretto e del Circuito, e poi le autorità cittadine, i pastori che hanno curato la comunità di Luino, le
comunità, i gruppi e i singoli presenti. Il tutto si è concluso con
un canto collettivo sulla pace.
La pace, unita alla giustizia e
alla salvaguardia del creato, è
stata un po’ la guida delle varie
iniziative collaterali: alcuni manifesti riprendevano i temi di Basilea, accanto alle tre mostre (sulla
storia del metodismo, sul valdesi
e sul Glorioso Rimpatrio), che
hanno suscitato interesse soprattutto tra persone esterne al nostro ambiente. Ma soprattutto è da
ricordare il concorso di disegno
per i bambini proprio sul tema
della pace.
Provocazione?
No, testimonianza
Nella medesima direzione andava un’altra iniziativa voluta
dalla comunità: una sottoscrizio
ne a premi a favore di un’opera
del Sud (l’asilo di Scicli). Si è voluto ricordare che anche quell’angolo di terra al confine della Svizzera non può considerarsi estraneo al Mediterraneo, il mare più
inquinato e militarizzato del mondo. La concreta partecipazione,
poi, ai problemi del Meridione
voleva essere anche un segnale per
quanti ritengono di potersi rinchiudere nel proprio benessere di
« nordici ». Lo possono dire tutti
coloro che, nei due mesi precedenti e in un certo clima elettorale, hanno venduto i biglietti e si
sono confrontati con una mentalità che stentava a comprendere
perché, per il centenario di Luino,
si dovessero raccogliere i soldi per
la Sicilia. Una provocazione? Forse è meglio parlare di testimonianza.
La volontà di apertura è stata
data anche dal fatto che, accanto
al banco-libri della Claudiana, vi
fossero pure quelli di Amnesty
International e dell’Unicef. E così,
dall’allestimento alla predicazione,
dai disegni ai canti, la giornata
ha avuto un’impronta particolare
che va ben oltre, come del resto
era nella intenzioni, la celebrazione di un centenario.
Una giornata
indimenticabile
Potrebbe sembrare banale affermare a questo punto che si è trattato di una giornata indimenticabile. Ma in realtà è così. Da moltissimi anni nella zona non si registrava una mobilitazione così massiccia, una presenza così gioiosa,
dei momenti così intensi. Ciò non
vuol essere solo una lode per la
piccola comunità di Luino (che
comunque ha sostenuto uno sforzo organizzativo enorme ed è riuscita per di più a « pareggiare » i
conti), ma indica una volontà di
rilancio della nostra presenza e
della nostra testimonianza. Ma
solo attraverso un nuovo « risveglio » è possibile affrontare con
coraggio e con gioia gli impegnativi compiti che ci attendono in
questa società, rispondendo alla
chiamata che il Signore ha rivolto a ciascuno di noi: cent’anni fa,
oggi e soprattutto domani.
Giovanni Carrari
SAN GERMANO CHISONE —
Auguri vivissimi ai coniugi Melania e Carlo Costabel che il
giorno di Pentecoste hanno celebrato le loro nozze di diamante;
il Signore conceda loro le sue
preziose benedizioni per molti
anni ancora.
• La stessa domenica abbiamo
avuto il piacere di avere con noi
al culto un gruppo di trombettieri di Nordheim, i quali già ci
avevano rallegrati il giorno precedente mediante un apprezzato
concerto all’Asilo e durante la
serata seguita all’agape fraterna
nella nostra sala. Grazie ancora
a questi fratelli che con la musica ed il canto ci hanno portato il messaggio della fraternità
che viene dalla comune fede in
Cristo.
• Un ringraziamento anche al
fratello Garrone che ha presieduto il culto il giorno della Conferenza distrettuale ed al pastore Ruben Vinti, il quale ha portato un apprezzato messaggio
evangelico quando la corale ed il
pastore erano in Germania.
Incontro
con Vilma Basano
TORRE PELLICE — Domenica 24 giugno, alle ore 15, presso
la Casa unionista, si svolgerà un
incontro con Vilma Basano, missionaria presso la Missione evangelica contro la lebbra.
tore della nostra comunità dal
1“ ottobre 1990. Ma a partire da
qualche giorno prima dell’apertura del Sinodo Ludwig Schneider abiterà stabilmente l’alloggio situato ai Chiotti superiori. Degno di particolare menzione è il fatto che questo alloggio, completamente arredato, è
stato donato, proprio in questi
ultimissimi giorni, alla nostra comunità da parte di Ettore Massei, col pieno e gioioso consenso
della moglie Lidia Poèt e di tutti
i Agli. Sono in via di svolgimento
le pratiche per la definizione dell’atto di donazione.
A nome di tutta la comunità
rinnoviamo ad Ettore Massel e
familiari tutti l’espressione della nostra totale e sincera riconoscenza nel Signore.
Culti estivi
al Bagnòou
ANGROGNA — Domenica 24
riprendono i culti estivi mensili
alla « Ca d’ia pais » del Bagnòou
alle 15; sarà presente anche il
gruppo di Milano del ’’Mago libero”, che trascorre le proprie
vacanze nella nostra Casa.
Calendario
Matrimonio
VILLAR PELLICE — Si sono
uniti in matrimonio: Andrea Benech e Verena Long, i quali si
sono stabiliti a Torre Pellice, e
Riccardo Re e Monica Davit. A
questi sposi rinnoviamo l’augurio che il Signore sia sempre la
loro guida nel nuovo focolare
che hanno formato.
Sistemazione
pastorale
VILLASECCA — Con la partecipazione allo svolgimento della
liturgia del culto di domenica
17 è avvenuto l’incontro preliminare tra la nostra comunità
e lo studente di teologia Ludwig Schneider, di Francoforte,
che sarà coadiutore, per la durata di un armo, del prof. Claudio Tron, predicatore locale, nominato dalla Tavola condut
Domenica 24 giugno
□ FESTA DELL’ULIVETO
LUSERNA S. GIOVANNI — I ragazzi
e gli operatori dell’Uliveto invitano tutti alla festa, organizzata per le ore
15 di domenica 24 giugno. Intervenite
numerosi.
□ GIORNATA DELLE
COMUNITÀ’
DEL III CIRCUITO
MASSELLO — Alle Porte di Massello,
giornata comunitaria. Culto nelle proprie comunità o a Massello, pranzo al
sacco, pomeriggio vario {giochi, canti, riflessione sui nostri mezzi di comunicazione di massa: Eoo delle Valli
e Radio Beckwith).
Domenica 1° luglio
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLiCE — Alle ore 15, presso la sede di viale Mazzini, si riunisce
l'assemblea mensile della TEV.
LUTERANI
Appello a Cossiga
E’ fermo il progetto dì intesa con lo Stato E’ in gioco la pluralità religiosa in Italia
Vivamente preoccupata per la
libertà e la pluralità religiosa
nel nostro paese, la presidente
del Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI),
Hanna Brunow-Franzoi, ha lanciato un appello al presidente
della Repubblica, Francesco Cossiga, pregandolo di contribuire
lui stesso alla conclusione della
procedura di stipulazione di una
Intesa tra Stato italiano e CELI.
Il progetto di legge per una
Intesa è stato preparato dal 1986,
avviando la stipulazione nel 1988
mediante lettera. Rimasta senza
risposta, un’ulteriore richiesta
fu inviata al presidente del Consiglio on. Giulio Andreotti. Nella sua risposta il Sinodo fu informato della volontà del governo di formulare un disegno di
legge sul problema generale della libertà religiosa, e dell’intenzione del governo di prendere
contatto con le diverse confessioni solo dopo la presentazione
del disegno al Parlamento.
Un tale procedimento provoca
grande imbarazzo e viva preoccupazione tra i luterani. Essi temono da una parte un rinvio
sine die della stipulazione di ima
Intesa, dall’altra una limitazione
di future Intese da parte di una
legge quadro molto dettagliata,
e per di più vedono in gioco la
pluralità religiosa nel nostro
paese ed in Europa, la quale non
dovrebbe mai essere sottoposta
ad una omogeneizzazione ecclesiastica.
Da tali preoccupazioni risulta
l’appello della presidente del Sinodo luterano al presidente della Repubblica come il più alto
garante della Costituzione, quindi anche della libertà religiosa
in Italia.
10
10 valli valdesi
22 giugno 1990
POMARETTO
La salute dei denti
Il ruolo della scuola nella prevenzione - Sarebbe opportuno intensificare i collegamenti tra le Università e le Unità sanitarie locali
In una simpatica cornice, animata dalla presenza di numerosi giovani provenienti dalle scolaresche locali, si è svolto sabato 9 giugno presso il cinema
Edelweiss di Pomaretto il primo
di una serie di incontri sui progetti per la prevenzione della carie nell’età scolare.
All’incontro-dibattito sono intervenuti, oltre al presidente delrUSSL 42 G. Sola e al prof. P,
Bracco, in rappresentanza della
Clinica odontostomatologica dell’Università di Torino, anche i
dott. Laurenti, Morgagni e Valle
che a più riprese hanno illustra
to, agli intervenuti, quali sono
stati i risultati ottenuti dopo 4
anni di attività sul territorio.
Tale attività viene monitorizzata annualmente con gli «screening» che vengono effettuati dai
dentisti provenienti dalla Clinica
odontostomatologica di Torino.
Dalle diapositive e dai grafici
che i relatori hanno presentato
agli intervenuti è emerso che un
sensibile miglioramento si è avuto sull’incidenza della carie nell’età scolare, anche se solamente
da poco si sono applicati i principi della prevenzione.
L’intenzione dei responsabili
dell’USSL e della Clinica odontostomatologica è di intensificare
tali progetti di prevenzione e a
tale proposito il dott. Valle ha
avviato contatti con l’Università
di Zurigo per ottenere l’apporto
tecnico/professionale per ampliare e migliorare i servizi di prevenzione, che andranno dalle applicazioni topiche di fluoro, alla formazione di operatrici dentarie scolastiche (volontari che nelle scuole illustrano i principi dell’igiene dentaria e controllano
che gli allievi eseguano correttamente quanto da loro insegnato),
all’esecuzione di test per l’individuazione dei soggetti a più alto rischio cariogeno, tutte iniziative che si auspica trovino la
collaborazione di tutti.
A conclusione dell’incontro il
prof. Bracco ha posto l’accento
Sui sempre più stretti rapporti
di collaborazione che intercorrono tra le università, sia italiane
che straniere, e le Unità sanitarie locali, allo scopo di migliorare la qualità della vita.
Al termine del dibattito abbiamo rivolto alcune domande al
dott. Sergio Morgagni, responsabile del servizio di assistenza sanitaria di base.
In questo progetto, qual è la
popolazione coinvolta dalle visi
Comune di TORRE PELLICE
AVVISO DI CONCORSO
E’ indetto pubblico concorso per titoli ed esami ad un
posto di
OPERAIO AUSILIARIO
ADDETTO AI LAVORI
IN ECONOMIA
(3“ qualifica funzionale), con
scadenza ore 12 del 21 settembre 1990.
Titolo di studio richiesto:
licenza scuola dell’obbligo.
Possesso patente di guida e
C.A.P. (certificato di abilitazione professionale) tipo DK
per lo svolgimento delle mansioni di autista.
Età: 18-40 anni, salvo le eccezioni di legge.
Trattamento economico:
— stipendio iniziale L. 6 milioni 81.0(X);
— indennità integrativa speciale nella misura stabilita ;
— 13^ mensilità ed eventuale
aggiunta di famiglia.
Informazioni presso Segreteria comunale.
te di controllo e con quale meccanismo?
« L’età coinvolta è compresa
tra idei 13 anni. Tutti gli anni si controllano con una visita
odontoiatrica i ragazzi di 6, 10
e 13 anni.
Negli anni del progetto, 198790, sono stati visti complessivamente 1.243 soggetti (di questi,
667 erano visitati da un dentista
per la prima volta).
Ogni soggetto visto ha 5,43 denti lesionati dalla carie.
La carie, oltre a problemi di
funzionalità della masticazione,
se non curata può procurare malattie cardiache, renali, cerebrali ed articolari (reumatismi) ».
Oltre agli effetti positivi riscontrati a seguito dell'attività preventiva e di educazione all’igiene della bocca, l’USSL si è attrezzata anche per la cura?
« Nell’ambito del progetto sono state istituite dal 1987 10 ore
settimanali di odontoiatria pediatrica presso il poliambulatorio di Villar Perosa. Dal servizio sono già passati nei primi
due anni 267 ragazzi per cura della carie, su invio diretto dei dentisti che avevano effettuato le
visite di controllo.
GIORNATA ECOLOGICA
Oltre 40.000 lattine
Oltre 40.000 lattine, circa 7
quintali e mezzo, sono state il
frutto della « caccia » organizzata da Radio Beckwith fra gli
abitanti della vai Pellice, con
particolare attenzione alle scuole. E quasi 300 sono stati i ragazzi che hanno voluto essere
presenti alla giornata finale a
Luserna San Giovanni, dove, dopo i oontrolli della giuria, è stata redatta la classifica finale.
La prima squadra classificata,
di otto ragazzini di Torre Pellice,
ha raccolto ben 4.700 lattine;
tutti i partecipanti hanno ricevuto dei premi consistenti in magliette, musicassette, poster, libri ecc.
Nei loro interventi i sindaci
di Luserna e Torre Pellice hanno
voluto ricordare ai giovani l’importanza di manifestazioni come questa, sia perché contribuiscono a mantenere puliti i nostri paesi, sia soprattutto per il
valore educativo.
Il problema da porsi ora è
come proseguire in questa raccolta differenziata; infatti, mentre nelle ultime settimane era
praticamente impossibile trovare in giro lattine delle bibite vuote, negli ultimi giorni esse sono
ricomparse abbandonate sulle
panchine e nei viali. Sapranno
gli enti pubblici locali cogliere
questa occasione per avviare la
raccolta differenziata anche delle
lattine?
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VALLI CHISONE E GERMANASCA
Quale futuro
per l’occupazione?
Allarme per una situazione senza prospettive
Il servizio dedica l’80% della
sua attività ai soggetti individua
ti nelle visite di controllo, mentre il restante 20% è di libero
accesso per la popolazione in età
evolutiva che necessiti di controlli e cure.
Alcuni casi di cure particolarmente impegnative sono stati
presi in carico direttamente dalla Clinica universitaria di odontoiatria a Torino».
E per quanto riguarda le malocclusioni?
« La malocclusione, vale a dire la non corretta conformazione della bocca e dell’arcata dentale, causa problemi di masticazione e quindi di digestione, oltre a ingenerare una maggiore
propensione alla carie.
Purtroppo, sulla base dei controlli effettuati, circa il 60% dei
soggetti visitati ne è affetto. L’incidenza economica di una cura
delle malocclusioni ( apparecchi...) ha precluso al momento
la possibilità per i’USSL di assumersene il carico. Si tenga
presente a tale proposito che il
costo complessivo del progetto
nei primi tre anni è stato di circa 200 milioni ».
Sono ancora poche le città in
cui viene promossa la raccolta
differenziata, eppure essa è remunerativa e la produzione di
oggetti in alluminio costa molto
di meno partendo dal recupero
piuttosto che dal minerale bauxite.
Intanto, visto il successo della prima edizione. Radio Beckwith ha deciso di rilanciare l’iniziativa: « la caccia continua »
(e il referendum non c’entra) è
il titolo del prossimo appuntamento; in occasione delle giornate di Radio Beckwith, in piazza
Muston a Torre Pellice, il 12
agosto, tutti gli interessati potranno ricostituirsi in squadre
per il recupero delle lattine di
alluminio. Ci saranno premi per
tutti i partecipanti.
A Perosa, il 16 giugno, in una
conferenza-dibattito organizzata
dalla Comunità montana valli
Chisone e Germanasca si è parlato di occupazione, presenti i
sindacati territoriali e di categoria, l'Associazione piccole imprese, l’assessore regionale Cerchio
e pochi amministratori locali.
L'assessore uscente al lavoro
ed occupazione della Comunità
montana, Renzo Furlan, ha tracciato nella sua relazione l’andamento delle assunzioni di questi ultimi anni, l’impegno di fronte alle situazioni di crisi della
Fiat di Villar e della Filseta a
Perosa, il ruolo svolto dalla Comunità montana, con sindaci e
sindacato, affinché fosse concessa ai lavoratori Filseta la cassa
integrazione speciale. Ha aggiunto che tuttavia « varie cose non
sono andate per il verso giusto »,
citando la mancata risposta alle
richieste per rinserimento dei
Comuni di Perosa, Pinasca, Inverso Pinasca, Pomaretto, Porte
e Villar nell’elenco delle aree
insufficientemente sviluppate, che
ha sbarrato la strada alle possibilità di accedere alle agevolazioni previste dal D.P.R. 902/’76.
Anche il progetto di sistemazione idrogeologica e assestamento
forestale non è decollato per il
mancato finanziamento. Sono i
famosi 30 miliardi che dovevano
giungere in valle con il Fondo
investimento occupazione. L’ultilizzo dell’area industriale di Villar rimane lettera morta per
mancanza di interventi di sistemazione idrogeologica, essendo
questa localizzata in zona alluvionale.
Penalizzanti sono anche le norme sul l’organizzazione del mercato del lavoro (legge 56 del
28.2.’87), con la costituzione di
un’tmica sezione circostrizionale per il collocamento a Pinerolo e la chiusura delle sezioni di
valle.
E’ emerso dal dibattito come
finora ai gravi problemi di disoccupazione si è risposto con
soluzioni di tamponamento quali la cassa integrazione. Un certo livello di occupazione si mantiene, ma a costo di una ristrutturazione degli orari, che incidono pesantemente in negativo
sulla qualità della vita (ad esempio turni di sabato e domenica).
La disoccupazione femminile è
molto alta: le donne rappresen
Fumata nera
Fumata nera per l’elezione del
sindaco a Luserna. Dopo l’entrata in vigore della nuova legge
sugli enti locali, che prevede
che per reiezione del sindaco e
della giunta si raggiunga il consenso palese della maggioranza
degli eletti, il « cartello » costituito da PSI, PSDI, PCI, Verdi
arcobaleno e Unione indipendenti (10 consiglieri in tutto) non
rappresenta evidentemente la
maggioranza degli eletti e quindi
la proposta di nuova giunta,
guidata dal socialista Longo,
non ha potuto concretizzarsi.
Né d’altra parte erano ipotizzabili soluzioni a sorpresa: la DC
(8 consiglieri) ha proposto la
riconferma di Badariotti quale
primo cittadino e il gruppo della Lega Nord ha proposto a sindaco un suo esponente, Sandrone.
Si è dunque consumato il
primo atto di una specie di
« teatrino »; le posizioni erano
chiare fin dall’inizio e sono apparse tanto più bloccate dal rigido intervento del consigliere
tano il 77% degli iscritti nelle
liste per il collocamento.
Da parte sindacale è stata denunciata l’attuale situazione di
degrado socio-economico, la mancanza di una programmazione a
medio e lungo termine tenendo
conto della particolarità e qualità delle risorse esistenti. Non è
pensabile che la prospettiva occupazionale, e di riflesso economica, sia determinata solamente
dalle tre multinazionali presenti
sul territorio (BOGE, SKF, Rio
Tinco), ricordando che, per gli
stessi criteri di gestione della
loro politica aziendale, non danno garanzie sicure di sviluppo
per il futuro.
Franco Polastro, delegato della SKF, ha affermato: « E’ necessaria una struttura industriale forte che comprenda almeno
la zona di Perosa, mentre iniziative diverse si possono individuare per le alte valli, quali ad
esempio il turismo ». Ed ha aggiunto: « Gli amministratori, se
non vogliono solo gestire il degrado, debbono, con tutte le altre forze sociali, affrontare il
problema di come condizionare
nelle loro linee di gestione le
industrie che vengono in valle ».
Da parte loro i rappresentanti locali delle piccole industrie
di valle si sono espressi per una
collaborazione ad uno sviluppo
della zona.
Più volte è stato sottolineato
il ruolo degli amministratori, che
tuttavia erano assenti all’appuntamento, dimostrando evidentemente di essere poco interessati al problema occupazionale:
quale potrebbe essere un’altra
risposta? Sabato d’altronde non
era giornata di gare bocciofìle
o manifestazioni di Pro Loco,
commemorazioni o celebrazioni
varie alle quali gli amministratori pubblici non mancano di
garantire la loro assidua presenza.
Mauro Meytre
LUSERNA SAN GIOVANNI
della Lega, Collino, che è parso
non prendere in considerazione
Tipotesi di giunta di « cambiamento » proposta da Longo, ritenendola fra l’altro troppo eterogenea e non in linea con
quanto espresso dalTelettorato.
Che succederà ora? Ci saranno passi indietro? La Lega muterà il proprio atteggiamento o
continuerà a considerare la proposta di nuova giunta frutto delle manovre partitocratiche? E il
PSI, che fin dalla campagna elettorale aveva puntato tutto sul
cambiamento finirà per cedere
alle forti pressioni centrali per
un ricompattamento con la DC?
Nulla si può escludere a priori,
nemmeno una giunta unitaria
(magari con Lega e Verdi all’opposizione); nuovi contatti sono
avviati, ci saranno altre convocazioni del consiglio comunale
entro il 12 agosto poi, forse, il
commissario. In questo caso
in autunno si andrebbe a nuove elezioni; qualcimo pare stia
già organizzandosi.
P.V.R.
Comune di TORRE PELLICE
AVVISO
DI RECLUTAMENTO
PER L’ASSUNZIONE DI N. 1
VIGILE URBANO
DEL TERRITORIO
Il Sindaco rende noto
che TAmministrazione comunale intende costituire rapporto di lavoro a tempo determinato per n. 1 Vigile urbano (5“
livello retributivo funzionale).
Durata del rapporto di lavoro a tempo determinato :
anni uno, prorogabile ad anni
due per eccezionali sopravvenute esigenze.
Titolo di studio : diploma di
scuola media superiore.
Età: 1840 anni, salvo le eccezioni di legge.
Trattamento economico :
— retribuzione annua lorda
L. 8.801.000 (suscettibile di
aumenti in rapporto al corrente rinnovo contrattuale);
— 13^ mensilità nella misura
stabilita dalle vigenti disposizioni ;
— indennità integrativa speciale di cui alla legge 27.5.
1959, n. 324 e successive
modificazioni ;
— eventuale assegno per nucleo familiare, a norma di
legge.
Scadenza presentazione domanda: ore 12 del 20 luglio
1990.
Informazioni presso Segreteria comunale.
11
22 giugno 1990
valli valdesi 11
PINEROLO
TORINO
La faida andreottiana
La situazione è in alto mare: i partiti, le due DC, e la lista per l’alternativa - E’ sempre più consistente l’ipotesi del commissario
Tempi lunghi per la risoluzione dei problemi legati alla formazione della giunta comunale.
La segreteria provinciale DC affronterà il « caso Pinerolo » dopo aver risolto le altre questioni
relative alle giunte per il comune di Torino, per la Provincia,
per i comuni della cintura torinese. Per la segreteria provinciale della DC sono più urgenti i
problemi legati alle giunte anomale di Nichelino (una giunta
DC-PCI) e Rivoli (una giunta tricolore bianco-rosso-verde) che
non mettere ordine in casa
della DC pinerolese. Così il commissario tarda a venire.
Sul piano delle trattative continuano a svolgersi incontri a
livello bilaterale tra le varie forze. Al momento appare più probabile per il governo cittadino
Un pentapartito di questo tipo:
PSl, DC-Chiabrando, PRI, PLI,
PSDl, ma non c’è accordo sui
nomi del sindaco e degli assessori.
Il PSI, forte di essere il partito di maggioranza relativa, rivendica il sindaco (Rivo), ma la
DC non vuol mollare. Così è ini
ziata la « campagna acquisti » di
consiglieri. Il PSI, approfittando
della crisi di Piemont, il cui consigliere è in rotta con il «capo » del movimento Roberto
Gremmo, ha offerto al prof. Villarboito, che subentrerà all’ineleggibile Giorgio Bonnin, di entrare nel suo gruppo. In questa
ipotesi il PSI avrebbe in consiglio 10 consiglieri. Chiabrando
invece sta cercando di far partecipare al suo gruppo alcuni
consiglieri eletti nella DC-Camusso, nell'ipotesi di superare come
numero di consiglieri il PSI. In
questo caso la DC-Chiabrando
potrebbe rivendicare il sindaco.
La DC-Camusso non sta ferma
e ha aderito alla proposta di « lista per l’alternativa » di raccogliere le firme per la convocazione del nuovo consiglio comunale.
Vi hanno aderito, oltre « alternativa » e DC-Camusso, anche Lega
Nord, Piemont, MSI. Nel frattempo è però entrata in vigore
— il 13 giugno — la nuova legge sulle autonomie locali che impone l’elezione del sindaco e della giunta entro l’il agosto. Se
non si provvederà entro questa
data, il consiglio comunale sarà
sciolto con decreto del Presidente della Repubblica e si procederà a nuove elezioni. Non si potrà però eleggere semplicemente
il sindaco, ma sindaco ed assessori saranno eletti su una mozione programmatica presentata
da almeno 14 consiglieri e votata dalla maggioranza dei consiglieri assegnati (21).
Ciò complica parecchio le cose in quanto se il pentapartito
proponesse una giunta cor. solo
assessori della DC-Chiabrando, la
DC-Camusso ricorrerebbe al direttivo provinciale dove Camusso ha molti « amici » e sicuramente — come già è avvenuto
per le elezioni — la DC-Chiabrando sarebbe messa sotto accusa.
D’altra parte la DC-Chiabrando
e la corrente di Forze nuove, oggi alleate, non sembrano in grado di assumere provvedimenti
amministrativi contro la DC-Camusso (sospensione o espulsione
dal partito), perché questi non
supererebbero l’ostacolo dei probiviri. Da notare che sia Camusso che Chiabrando fanno parte
della stessa corrente — quella
andreottiana — sia a livello provinciale che nazionale. Non si
tratta quindi di divergenze politiche, ma di una faida personale, una faida tra due personaggi
che rischia di bloccare per molto tempo l’attività amministrativa.
11 9 giugno la « lista per l’alternativa », il PLI e la Lega Nord
hanno depositato al TAR del Piemonte ricorsi separati contro la
legittimità delle elezioni per la
famosa questione delle due liste
con delega della stessa persona
e stesso simbolo, integrato diversamente. I ricorsi verranno esaminati dal TAR il 29 agosto.
La « lista per raltemativa »
continua nel frattempo la sua
opera di informazione circa le
sue attività. Sabato 16 ha presentato le sue proposte: un confronto programmatico pubblico
con tutti gli altri grunpi presenti in consiglio comunale.
Finora si sono svolti incontri
con tutti, tranne che con i repubblicani che hanno disatteso
inspiegabilmente l’appuntamento
concordato. Da questi incontri
appare però che la collocazione
della lista sarà all’opposizione.
La lista comunque continua i
suoi contatti con i vari organismi sociali al fine di promuover
ne la partecipazione al dibattito politico cittadino.
Inoltre il capogruppo della « lista per l’alternativa », Alberto
Barbero, nella sua qualità di consigliere anziano (cioè di colui che
ha ricevuto più voti alle elezioni), ha convocato il consiglio comunale per lunedì 25 giugno alle ore 17,30.
Giorgio Gardìol
VAL PELLICE, VALLI CHISONE E GERMANASCA
No all’accorpamento delle USSL
La popolazione è preoccupata per la proposta di legge ministeriale
Le USSL della Val Pellice e
delle Valli Chisone e Germanasca saranno accorpate a quella
di Pinerolo? Una proposta di
legge del ministro De Lorenzo
(Sanità) prevede la riforma del
Servizio sanitario nazionale e,
in questa, che le USSL debbano
essere organizzate con una utenza minima di 150 mila persone.
Una precedente proposta (dell’allora ministro Donat Cattin)
prevedeva che vi potessero essere delle deroghe al numero minimo di utenti, quando le USSL
coincidevano con le Oomrmità
montane. Il ministro Donat Cattin, cioè, permetteva la deroga
regionale per le USSL delle valli. La proposta De Lorenzo prevede un altro tipo di deroga:
per una utenza minore dovrà essere la programmazione regionale a definirne il territorio.
Gli strumenti della programmazione regionale (generale e
non sanitaria) hanno inserito le
nostre valli nell’« area program
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ma » del pinerolese. ■
Di qui le preoccupazioni di
molte persone nelle valli che
hanno già firmato una petizione
per la salvaguardia delle USSL.
Il pericolo reale è che l’accorpamento a Pinerolo produca il
declassamento degli ospedali di
Torre e Pomaretto ad ospedali
complementari a quello di Pinerolo, trasformandoli da ospedali per acuti ad ospedali per lungodegenti. Ciò comporterebbe ovviamente un maggior disagio per
la popolazione montana, costretta a più lunghi viaggi in caso di
malattie acute.
Inoltre c’è da pensare che anche l’attuale standard di servizi
assistenziali verrebbe peggiorato, visto il modo con cui questi
sono organizzati nella USSL 44.
Delle preoccupazioni della gente si è resa interprete anche la
Conferenza delle Chiese valdesi
del 1° Distretto, tenutasi a Pomaretto il 9 e 10 giugno scorso,
che ha approvato il seguente ordine del giorno:
La Conferenza del 1° Distretto, riunente i rappresentanti di tutte le Chiese valdesi dell'area geografica comunemente denominata « Valli valdesi »:
— preso atto del fatto che il disegno di legge De Lorenzo, sul riordino
del Servizio sanitario nazionale, demanda alla programmazione regionale
di stabilire « quaii Comunità montane,
aventi la maggioranza del territorio in
zona montana, possono essere conservate come Unità sanitarie iocali autonome, in deroga ai limiti » previsti;
— venuta a conoscenza della possibilità che le USSL 42 e 43 (rispettiva
I mente coincidenti con le Comunità
montane Valli Chisone e Germanasca
e Vai Pellice) vengano accorpate ad
altre USSL;
— considerando la positiva esperienza più che decennale nelle suddette
USSL 42 e 43;
— considerando peraltro che l'eventuale accorpamento ad altra USSL costituirebbe una ulteriore riduzione di
servizi per le popolazioni di queste zone montane le quali si sono già viste
privare recentemente di altri servizi
essenziali quali Ufficio di collocamento,
recapiti Enel, Sip, Uffici finanziari ecc.;
Chiede alla Camera dei deputati di
inserire nel disegno di legge De Lorenzo (A.C. 4227) la possibilità della
salvaguardia di diritto delle USSL coincidenti con le Comunità montane:
Chiede al Consiglio regionale del
Piemonte che nella definizione dell'articolazione delle USSL venga garantito
alle USSL 42 e 43 di poter continuare
a svolgere il proprio servizio nell'ambito delle Comunità montane « Valli
Chisone e Germanasca » e - Val Pellice ».
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CSEA, costituita dalla Città di Torino
e da 13 piccole e medie imprese operanti nel settore delle tecnologie informatiche. elettroniche e di automazione industriale tramite la Divisione
formazione e ricerca Giorgia Ouazza,
propone un modello di formazione in
grado di formare tecnici qualificati ad
accogliere le richieste di specializzazione delle aziende operanti nei più
avanzati settori tecnologici.
Gli interventi formativi sono organizzati con una metodologia articolata in
moduli didattici quali il propedeutico,
l'intermedio ed infine lo specializzante.
Le ore di lezione sono ripartite fra
teoria e pratica. Queste ultime sono
realizzate in laboratori le cui attrezzature sono costantemente aggiornate.
Su argomenti specifici sono previsti
interventi di esperti aziendali e docenti universitari. Al termine del modulo specializzante, gli allievi effettuano
lo stage aziendale durante il quale, oltre a verificare le conoscenze acquisite
nei corsi, sviluppano su tematiche direttamente aziendali una tesi che ver
rà discussa in sede di esame. Tale
fase consente un contatto diretto con
le problematiche d'impresa e facilita
l'inserimento degli allievi nelle strutture produttive.
Oltre alla formazione per giovani diplomati, la Divisione G. Guazza CSEA
realizza corsi di aggiornamento e riqualificazione per tecnici d'azienda,
corsi finalizzati a progetti specifici presentati da enti pubblici o aziende,
corsi rivolti a docenti della formazione
professionale e della Pubblica Istruzione, attività di ricerca a livello europeo, diffusione e consulenza nel campo
delle nuove tecnologie.
Per poter partecipare ai corsi (progettisti meccanici, tecnici aziendali per
la tutela ambientale, tecnici commerciali, informatica, grafica, tecnici delle apparecchiature biomediche) occorre essere in possesso di diploma di
scuola media superiore, in indirizzi specifici a seconda dei corsi.
L'iscrizione è gratuita e la frequenza ai corsi obbligatoria.
L'impegno è a tempo pieno per 36
ore settimanali per una durata variabile a seconda dei corsi, da 1.200 a
1.800 ore; al termine vengono rilasciati attestati validi per l'avviamento al
lavoro.
La sede di svolgimento è a Torino,
presso il palazzo del lavoro in via Ventimiglia 201; per iscrizioni e informazioni, tei. 011/6966572 oppure 6963101.
RINGRAZIAMENTO
« Il dono di Dio è la vita
eterna »
(Romani 6: 23)
Manifestazioni
Cinema
Concerti
I familiari di
Ernestina Pellegrin
ved. Malanot
nelTimpossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che con
scritti e partecipazione sono stati loro
vicini nella triste circostanza della dipartita della loro cara.
Un particolare ringraziamento a tutto il personale medico e paramedico
dell’Ospedale valdese di Torre Pellice
ed al dott. Bevacqua che in questi ultimi anni Iranno seguita, nonché ai
pastori Zotta, Rostagno e Bellion per
l’assistenza spirituale e le parole di
conforto.
Torre Pellice, 13 giugno 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Nel giorno che ho gridato a te
tu mi hai risposto, mi hai riempito di coraggio, dando forza
alVanima mie »
(Salmo 138)
« Io so in chi ho creduto »
(2* Timoteo)
Il Signore ha chiuso serenamente
l’esistenza terrena di
Lisetta Gay ved. Gay
di anni 97
per condurla a più alti piani di vita
nella sua luce.
Ne dà l’annuncio con grande dolore
il figlio Lionello, sorretto dalla fede,
con i nipoti e cugini, a funerali avvenuti, come da suo desiderio, in forma
semplicissima.
Un commosso ringraziamento ai medici ed al personale dell’Ospedale di Saluzzo e alle signore Marisa, Eany Mitìhelina, Maddalena per l’affettuosa assistenza.
Un pensiero riconoscente ai pastori
Paolo Marauda e Bruno Rostagno per
le loro parole di fede nella resurrezione.
Manta, 15 giugno 1990.
Il nastro amatissimo
Guido Bonnet
riposa in pace. Ne danno notizia a
quanti Thanno amato la moglie Suscita
con le figlie Manu e Stefania, i generi, nipoti e cognati.
Grazie prof. Varese, grazie dr. Avogliero di averlo curato con tanta perizia e amore, conservandocelo il più a
lungo possibile.
Torino, 16 luglio 1990.
TORRE PELLICE — L'unione giovanile dei Coppieri organizza per domenica
24 giugno, a partire dalle ore 9, presso gli impianti sportivi di via Beckwith
la seconda edizione delle " Valdesiadi », con la partecipazione dei gruppi
giovanili delle valli, di Torino e di
Ivrea. (Per le iscrizioni telef. 0121/
91507, 91878 e 932919).
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma ia visione, sabato 23
e domenica 24, ore 20 e 22.10, di
« Lettere d'amore ».
POfi/IARETTO — Venerdì 22 giugno,
alle ore 21, presso il cinema Edelweiss, avrà luogo un concerto jazz col
trio Luigi Tessarollo (Luigi Tessarollo,
chitarra; Massimo Camarca, basso;
Pippo Pulvirenti, batteria).
SALZA — Sesto appuntamento con
Salza Music nei giorni 29 e 30 giugno
e 1” luglio; i gruppi musicali del pinerolese, qualunque genere di musica
facciano, possono partecipare; per le
iscrizioni telefonare allo 0121/81798!
Momento di alto livello sarà successivamente il concerto di Enrico Roggeri,
sabato 14 luglio alle ore 21.
Guardia medica :
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto ■ Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 GIUNGNO 1990
Villar Porosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tei. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 GIUNGNO 1990
Bibìana: FARMACIA GABELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Pellice: FARMACIA Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 fatti e problemi
22 giugno 1990
IMMIGRATI
SUD AFRICA
Il cammino
verso la cittadinanza
La presenza di stranieri provenienti dal Terzo Mondo mette a nudo
paure, angosce e pregiudizi - Come attivare una vera cooperazione?
L’immigrazione che stiamo vivendo nel nostro paese e in Europa alla line del ventesimo secolo pone problemi nuovi per
le prospettive che si delineano
aH’orizzonte della società occidentale. Una delle domande più
pressanti neirimmediato — ma
che può ipotecare il futuro delle città e delle metropoli •— è
questa; quanta gente approderà
alla legalità e vi resterà?
Non è una domanda da poco,
perché da essa dipende la « vivibilità» delle nostre città, legata
strettamente alla « visibilità »
dello straniero. A nessuno sfug:
ge la valenza negativa psico-emozionale della società sommersa dello straniero.
Il tempo della regolarizzazione (permesso di soggiorno entro il 30 giugno) in Sicilia, considerata zona di frontiera, mostra due soggetti (stranieri e
servizi) impegnati nella ricerca
di mettere ordine, di trasferire
nei « razionale » una situazione:
la clandestinità.
In questo processo si possono stabilire due rapporti importanti; il momento della regolarizzazione è il momento della
« emersione » dal subconscio sociale; il momento dell’emersione
è il primo passo verso l’accettazione dello straniero da parte
della comunità di accoglienza.
E’ facile capire che il primo rapporto introduce elementi di razionalità nel tessuto sociale, laddove il secondo opera a livello
delle regole del gruppo maggioritario o socialmente e culturalmente integrato. Questo cioè coglie nella regolarizzazione un elemento di parità di fronte alla
legge. In questa ottica va vista
l’importanza dello strumento tecnico-giuridico della regolarizzazione, anche permanente, e del
permesso di soggiorno, per il
quale si cerca di dare figura, voce e dignità allo straniero (diritto al lavoro, alla residenza, all’assistenza sanitaria e alla libera circolazione nel territorio).
Se rimane isolato, può essere
svuotato dall’immissione nel
mercato del lavoro irregolare/
parallelo/nero e dall’assenza di
servizi sociali (casa, scuola, centri di incontro, sanità ecc.). Alla
fine di questi percorsi lo straniero si ritrova nel sommerso, nel
subconscio sociale. Una situazione che può produrre e aumentare rappresentazioni non rassicuranti dello straniero, che k)
rivestono di ambiguità e di estraneità, generatrici di paura e
di turbamento. A questo livello
spuntano le prime radici del razzismo. Di qui parte la coscienza
dell’importanza degli strumenti
giuridici e sociali funzionali alla
emersione o visibilità e all’integrazione nel gruppo maggioritario.
Il solito
dualismo geografico
Nell’ambito della breve analisi svolta si deve parlare di dualismo geografico. Infatti la percentuale delle regolarizzazioni e
dell’immissione regolare nel mercato del lavoro al Nord è più
alta che al Sud. Un simile dato
diventa più allarmante se messo
in relazione con la qualità di vita del Mezzogiorno, le cui caratteristiche (economia fragile, perdita di valori, democrazia debole e poteri occulti) sono un terreno fertile di marginalità. Però
d’altra parte al Nord potrebbe
verificarsi una « immersione secondaria» dovuta alla mancanza
del servizio sociale della casa e
alla difficoltà di socializzazione.
Certamente un capitolo speciale (diffìcile da prevedere) merita
rincontro dello straniero con il
mondo della mafia. E’ possibile
che esso avvenga secondo modelli già sperimentati da questa
con la marginalità italiana del
Sud.
Come si vede, il rapporto tra
società maggioritaria e straniero
è abbastanza complesso per non
vedervi impegnati seriamente
servizi e studiosi. Da questi ultimi ci vengono indicazioni utili per mettere in campo una politica rispondente dell’accoglienza.
Rapporti con
la comunità
Particolarmente due autori,
Wood e Simmel, sembrano più
vicini all’attuale movimento di
popolazione, alle sue qualità e
alle moderne sensibilità sociali
di larghi strati della comimità
di accoglienza. Dalla prima ci
viene un principio di lettura,
semplice e forte, del rapporto
straniero-gruppo maggioritario:
esso, il rapporto, è lo specchio
delle regole che operano all’interno del gruppo maggioritario.
In genere questo si comporta
modellando la sua azione in base a due fattori; il suo grado di
identificazione e la configurazione del recinto comimitario. Spesso i due fattori si intrecciano in
quanto è tanto più difficile l’inclusione dello straniero in ima
società (fino ad uccidere la sua
estraneità) quanto più forti sono (sentiti o vissuti) gli elementi di identificazione della comunità. Non c’è dubbio che una tale interpretazione del rapporto
straniero-gruppo maggioritario
offre suggestioni notevoli per differenziare i moduli di accoglienza. Cosicché potrebbe risultare
culturalmente e politicamente
c
onfixn ìli
IL MENSILE DEI NUOVI CONFRONTI:
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Cattolici, ebrei, protestanti e non religiosi davanti alle sfide nuove di un mondo che cambia rapidamente: gli orizzonti etici, i conflitti sociali, le evoluzioni politiche, le vie deii’unità e delle diversità nelle culture
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realtà e vi riflette con una prospettiva coraggiosa.
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Barometro
dell’apartheid
La fine dello stato d’emergenza non può far
dimenticare i molti problemi ancora irrisolti
importante, nelle strategie di
accoglienza, tenere conto delle
regole del villaggio o della metropoli, delle zone a forte identificazione o di quelle cosmopolite ecc.
Le idee sorte intorno alla « cultura della cittadinanza » si accordano di più con la figura dello straniero di Simmel. Nella
sua « forma sociale » è un modello di interazione sociale utilizzabile per capire « una gamma
molto ampia di relazioni umane
di reciprocità ».
Per es., nella sua ambivalenza
di lontananza e vicinanza, di
uguaglianza e di diversità suggerisce sentimenti e interventi che
vanno nella direzione del riconoscimento della parità e della difesa della diversità.
Certamente i problemi connessi a quest’esodo gigantesco non
si fermano al versante dell’accoglienza. C’è in molti, anche negli alti livelli della direzione politica, la convinzione — nutrita di
proiezioni difficilmente eludibili
di geografi e demografi — che
siamo giunti al tempo per affrontare in maniera seria e strutturata ( concertazione europea e
mondiale) la politica della cooperazione verso i paesi in via di
sviluppo. Preliminare indispensabile è risolvere il loro debito
con i paesi sviluppati — che ammonta oramai a circa 1.500 miliardi di dollari. Ci si dovrà convincere che la sopravvivenza di
milioni di persone troverà la soluzione maestra per questa via.
Il collasso dell’economia e della vita civile dell’Europa — pressata da Sud e da Est — certamente non sarebbe un buon servizio per l’equilibrio complessivo della vita sul nostro pianeta.
All’orizzonte potrebbe esserci
questa evenienza — con tutte le
ripercussioni politiche del caso
— se non lavoriamo tutti
(comprese le chiese) coscienti delle vaste problematiche presenti nell’attuale immigrazione.
Alfonso Manocchio
Giovedì 7 giugno 1990 il presidente De Klerk ha decretato
la fine dello stato di emergenza
nel Sud Africa, ad esclusione
della regione del Natal, zona calda di scontri. E’ questo il provvedimento più invocato ed atteso dopo la liberazione di Nelson
Mandela e condizione prima per
l'avvio dei negoziati veri e propri fra governo bianco e popolo
nero. Lo stato di emergenza introdotto nel giugno 1985, con il
presidio militare di ghetti e zone ad alta densità di popolazione nera, con le pesanti leggi di
repressione e la via libera al
carcere facile senza accusa e senza processo anche quando i sospettati erano poco più che bambini, non è riuscito né a piegare la volontà di libertà né a circoscrivere la dilagante protesta
della gran massa della popolazione nera, semmai le ha esaltate cd accresciute mentre montava la spirale di violenza, sopraffazione e degrado. Il presidente
De Klerk ha decretato la fine di
un incubo.
Dal novembre ’89 sono scoppiati violenti conflitti nella Riserva del KwaZulu, amministrata dal capo Buthelezi che, da
sempre, è privilegiato da una
stretta collaborazione con il governo di Pretoria. Dal 28 marzo scorso l’area nera intorno a
Pietermaritzburg è diventata zona di guerra a causa della forte
politicizzazione e massiva adesione della popolazione ai movimenti antiapartheid UDF (Fronte
democratico unito) e MDM (Movimento democratico di massa).
Le vaste manifestazioni di giubilo, soprattutto dei giovani, alla liberazione di Nelson Mandela ed all’uscita dell’ANC dalla
clandestinità hanno scatenato
contro i luoghi di residenza dei
manifestanti le sanguinose, concertate rappresaglie di Buthelezi
ed altri capi minori: costoro, per
qualche decennio, hanno imposto una cultura di dipendenza
ed obbedienza alla gente immiserita e privata di diritti e dignità, in cambio di un tetto sulla
testa ed un minimo tozzo di pane assicurato. Adesso, i rapidi
cambiamenti politici hanno improvvisamente destabilizzato i
poteri di Buthelezi e dei suoi
dipendenti e portato alla luce la
paura di quanti fin qui si sono
nutriti dalla sua mano di essere
in procinto di perdere tutto, forse anche la vita, schiacciati dalla ondata crescente che vuole
spazzare via tutto ciò che ha a
che fare con il regime dell’apartheid. Una accozzaglia di gente,
armata di armi proprie ed improprie, trasportata con tutti i
mezzi pubblici e privati possibili, è stata aizzata e riversata a
più riprese nei ghetti sostenitori
dell’ANC, UDF e MDM. La polizia è sporadicamente intervenuta, debellando le improvvisate
azioni di difesa della popolazione assalita.
Ampia notizia dei fatti è stata data dal .settimanale sudafricano « Weekly Mail ». Il SACC,
Consiglio delle Chiese sudafricane, sezione servizio ai profughi,
riferisce che le cifre non definitive contano 120 assassinati, 375
case date alle fiamme, 14.000 senzatetto rifugiati nei locali delle
chiese, delle scuole, in tende, affamati, bisognosi di tutto. Molti sono i morti senza sepoltura,
e per quelli raccolti e identificati i parenti non hanno i soldi
per pagarne i funerali. Mancano i soldi per pagare i mezzi di
trasporto p>er raggiungere i posti di lavoro e per rimandare i
ragazzi a scuola. La richiesta
ora al tavolo delle trattative è
che il governo destituisca Buthelezi dai suoi poteri militari e
che la zona venga presidiata da
una forza imparziale di pace.
La fine dello stato di emergenza dovrebbe favorire il prossimo passo di De Klerk: la liberazione dei detenuti politici. La
Commissione per i diritti umani reputa che ci siano 353 giovani incarcerati di recente per
i quali non è stata formalizzata
una accusa: almeno 10 hanno
iniziato uno sciopero della fame
fra il 2 e il 14 maggio. Uno di
essi, Dennis Masuku, poco più
che ventenne, è stato arrestato
dopo una marcia di protesta annunciata e non realizzata al termine della quale un memorandum avrebbe dovuto essere consegnato al consiglio comunale.
Cinque hanno denunciato di essere tenuti in isolamento in celle gelide e soggetti a maltrattamenti. Contemporaneamente
Adriaan Vlok, ministro dell’ordine e della giustizia, ha informato il parlamento che al 31 dicembre ’89 nelle celle della polizia
c'erano 742 minori sotto i 16 anni in attesa di processo.
Un convegno
nello Zambia
Lusaka, capitale dello Zambia,
ha visto un evento inimmaginabile solo poco tempo fa. L'Istituto per un'alternativa democratica nel Sud Africa (IDASA) ha
dato vita ad un convegno di cinque giorni su « Quale futuro per
i militari e le forze annate nel
Sud Africa ». Hanno partecipato
alti ufficiali dei vari settori delle forze armate governative, militari delle polizie delle Riserve,
esponenti delle associazioni contro la coscrizione e una settantina di dirigenti dell’ala armata
dell'ANC, la Umkhonto weSizwe.
I primi tre giorni hanno visto
l’inevitabile scontro delle parti,
con le pesanti accuse lanciate
dai rappresentanti ANC. Al quarto giorno un ufficiale, ex comandante di reparti di Città del Capo, Tony Mariner, ha parlato
con il cuore in mano affermando: « Noi, delegati delle forze
armate del Sud Africa, non abbiamo bisogno che voi ci convinciate della bontà della causa
dell’ANC. Non saremmo venuti
qui se non credessimo che dobbiamo stendere la mano e stringere quella di una organizzazione politica che avrà una ben precisa influenza sull’assetto del nostro paese e inevitabilmente farà parte di un governo futuro ».
Al termine dei lavori la dichiarazione alla stampa indicava in
alcuni punti significativi il consenso raggiunto: la fine delle
ostilità fra le avverse forze militari; il ritorno in patria dei
membri dell'ala armata Umkhonto weSizwe non appena possibile; la fine del servizio militare
obbligatorio; la formazione di
una forza di difesa ridimensionata, su base non razziale, apolitica e alle dipendenze del parlamento.
Tutti i convenuti hanno dimostrato grande soddisfazione per
l’esito della conferenza. Tutt’altro che soddisfatto è stato il
ministro della difesa, Magnus
Malan, che ha messo in atto quanto era in suo potere per sabotare la conferenza, anche con
pesanti pressioni sui delegati. Solo due ufficiali hanno ceduto e
si sono ritirati, mentre uno, il
comandante Kevin Mulligan, si
è dimesso pur di partecipare.
Febe Rossi Cavazzutti