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MAESTRO
m
* Nicodemo, il saggio della notte, lo
scriba che lo interroga sui comandamenti, il giovane ricco che cerca dagli
insegnamenti di Cristo la norma per la
vita eterna, lo riconoscono come il maestro. ■ '
Innumeri ascoltatori fra la folla anonima gli riconoscono un’autorità indiscussa.
In tutti i tempi Gesù è stato riconosciuto come maestro per rieccellenza
etica e reliigiosa della sua dottrina. Nessun uomo forse, nato in ambiente cri- stiano, può negare almeno in teoria la
bontà etica degli insegnamenti di Cristo
e l’afflato spirituale che li pervade
Cotesta affermazione, Cristo maestro,
ha un valore non trascurabile, in quanto riconosce in lui raifermatore e il
compitore della legge dela giustizia nello spirto della carità.
Cristo appare in codesto giudizio come il vero umanitario, il beneflcatore,
il chiarificatore dei più profondi valori
della vita, l’assertore dell’alto destino
dell’umanità, il riflesso del divino nella
storia.
Codesto giudizio è vero, ma non è tut
Si osservi: Nicodemo riconosce che
Gesù è un dottore,, venuto da Dio, ma
Cristo gli risponde: « Tu devi nascere
di nuovo se vuoi vedere la verità ». Nicodemo si turba e rimane avvolto nel
manto della sua notte.
Il giovane ricco riconosce che Gesù è
un maestro buono dal quale, egli pensa
di attingere vita, ma alla risposta, di Cristo: «Va, vendi... e poi vieni»; fugge
rattristato.
Lo scriba, dopo averlo interrogato sul
comandamento eccellente fra tutti, ed
averne avuto risposta nell’ordine: «Ama
Dio ed ama il prossimo » dice: « Maestro, tu parli secondo verità ». Ma Cristo gli risponde: « Tu non sei lontano
dal regno di Dio ». Il fariseo è vicino,
ma non entra.
Ora, non basta essere vicino al regno
della vita per vivere, bisogna entrare in
esso.
Un ricordo di guerra.
Eravamo nelle trincee del Cadore
nelTinVerno del 1916. Metri di neye
coprivano uomini e cose. La guerra non
era più fra gli uomini, ma fra gli uomini
e la natura. ’’ ’
E continuava a nevicare.
La nostra trincea tagliava netto, serpeggiando per centinaia di metri; un aspro pendio.
Il pericolo di valanghe era continuo.
Impossibile muoversi, il dovere ci incatenava nella minaccia perenne di morte. Una notte pn boato pauroso risuona
nella* valle. Un’enorme valanga si scatena sul pendio.
Molti uomini trovano rifugio in trincee profonde, scavate nella terra e ricoperte di robuste travi, molti altri, però, sono travolti.
Alle prime luci dell’alba s’inizia un
lavoro di scavo nella neve per un eventuale ricupero dì salme.
AlTimmediata entrata di un solido rifugio, in cui un’intera squadra aveva
trovato salvezza, un corpo è^rlcuperato.
Un piccolo fante, ritto in piè, ancora,
nella trincea ghiacciata, colla mano protesa a pochi centimetri dall’ingresso, era stato così fissato dal blocco di ghiàccio, nel gelo della morte, alla distanza di
un respiro dalla porta della vita.
Difficile dimenticare quella mano tesa verso il rifugio, paonazza, nella fissità del gelo.
Non basta essere vicini al regno della
ita, per vivere, è necessario entrarvi.
Il riconoscere il Cristo nuaestro di veità e di vita, è molto; ma non salva, non
^ Ibera, perchè l’uomo, pur nella sua sinfxera ammirazione, resta quello che è, un
ladoratore di se stesso, incatenato alla
'■iruota del male e delia morte. Privo di
io. sola vera Vita. Curio Lupo;
(Da: Il mistero di Dio.
Libreria Editrice Claudiana).
L’UL.TIMO> BARBA
Nella celebrazione del 17 febbraio,
che mette in evidenza, il grande principio della libertà della coscienza reli
fiosa, è uso ormai tradizionale fra noi
i ricordare qualche personaggio o
qualche avvenimento della Storia Valdese, che avvalorino il principio stesso
e ne indichino con efficacia il significa.to. Tale è per esempio, Gilles dei Gilles, l’ultimo Barba, che pwò ben dirsi
nello stesso tempo il primo Pastore Valdese. Egli ha consacrato tutta la vita
alla libera professione ed alla libera
propaganda della fède evangelica; e con
tutta la pratica della vita ha auspicato
ad un regime di libertà religiosa: secondo quanto ci riferisca suo figlio, lo
importante della sua travagliata esistenza invitava un gruppo di correligionari ad abbandonare beni materiali e
patria e famiglia, per avere il privilegio
« de plus de libertà pour la, conscience ».
Di esso vogliamo dare qualche cenno,
quale risulta specialmente dai tratti che
/ il figlio ce ne ha lasciati'qua e là nella
sua « Históire ». E’ una personalità estremamente interessante, perchè nello svolgimento quasi secolare della, sua
attività, ha vissuto con tutte le energie
fisiche e spirituali le successive profonde crisi attraverso cui il popolo Valdese ° passato durante il secolo XVI;
può qvkndi dirsi la figura più significativa e più espressiva di qùel tormentoso
periodo.
Il Barba
Nacque nei primi anni del sec. XVI.
Suo luogo di nascita fu il villaggio dei
Gilles, alTinverso di Pomaretto. un piccolo nucleo di casette rustiche brunite
dalle intemperie e dai secoli, appollaiate sul costone che scende dalla cresta'
del Lasará, fiorente di prati e di castagneti. Alcuni ruderi aU’estremità occidentale del villaggio sono indicati- da
un’antica tradizione come ì resti della
sua abitazione famigliare. Del casolare
diroccato restano soltanto frammenti
dei muri esterni, nascosti sotto una rigogliosa veste dì rovi e di cespugli. Si
scorge in uno del mtiri, una caratteristica finestra aH’antica, stretta stretta
all’esterno, più ampia aH’intemo. Non
altro. Dinanzi s’apre la vasta conca
costituita dallo sbocco della valle
della Germanasca 'nella valle del
Chisone, chiusa tutta intorno dalle
precipitose penchci dei monti che
le fanno corona: un paesaggio raccolto,
forte, severo; ed a sua immagine potè
formarsi il carattere stesso del Gilles,
‘nella sua gioV|inezza alpigiana. Ci è descritto di corporatura alta, robusta, agile; ed insieme d’animo energico, risoluto, austero, di temperamento coraggioso
e nello stesso tempo prudente ed accorto: un autentico rappresentante delle Alpi Valdesi.
Negli anni giovanili si preparò alla
jcnissione del Barba,, missione che s’era
"Ìatta allora quanto mai difficile e peril|?olosa, e pur doveva apparire bella ed
’:^ttraente ad un giovane che sapesse
comprenderne la necessità e la grandezza spirituale. E’ facile arguire che
Ìrequentasse per tre o quattro anni, nei
,j@àesi invernali," il Collegio dei Barbi' al
Fra del Torno, sotto la guida di Barbi
■anziani e provetti, consacrandosi allo
^udio della Bibbia, commentandcoiie as
fi '
j'Siduamente i singoli libri, meditando
principi della fede evangelica, eser
ed alla propaganda polemica. Ebbe a compagno il
giovane Francesco Laurens, di , Villasecca, che gli fu collega' ed amico devoto
fino agli ultimi giorni.
Fu certamente presente al Sinodo di
Cianforàn, nel settembre 1532. Non risulta che abbia partecipato alla discussione; comunque ebbe modo di comprendere le focose persuasive parole del
riformatore Farei, le argomentazioni
appassionate dei Barbi Martino Gonin
e Giorgio Morel; di rendersi conto del
valore della grande adunata.
. In quegli anni, non sappiamo il momento preciso, fu consacrato al ministero déH’assemblea dei Barbi. Iniziò
cosi la missione dell’apostolato cristiano.
Questo suo periodo di preparazione e
di formazione spirituale coincise con
un momento particolarmente importante dell’amibiente valdese. A causa dei
legami di solidarietà stabiliti col movimento della Riforma Protestante, e delTesempio animatore derivato da esso,'
un nuovo bisogno di sapere più profondamente e di capire più chiaramente le
verità evangeliche s’era manifestato
nelle Valli, uh nuovo ardore di fede, un
nuovo fervore d’apostolato. I Valderi,
che fin’allora avevano avuto la tendenza a tenere nascosta la loro fede, ad evitare ogni manifestazione esterna dei loro principi evangelici, anzi ad aderire
formalmente alla Chiesa Cattolica per
amore del quieto vivere, ora avevano
cominciato a parlare apertamente dei
loro principi, a dimostrare, insieme con*
un vivace sentimento religioso, un manifesto orrore per ogni attitudine equìvoca, sleale, o vile. I Barbi predicavano più apertamente, più frequentemente. Folle di fedeli accorrevano ad
ascoltarli con passione, da vicino e da
lontano. Alcuni ministri erano accorsi
in aiuto dalla Svizzera. Si svolgeva una
vasta opera di propaganda evangelica,
che s’estendeva pltrè le Valli, n-ella pianura piemontese, e più lontano ancora.
Una circostanza politica aveva portato un notevole impulso a questo movimento. Nelle vicende alterne dèll^ guer
ra tra Francia e Spagna, che allora si
combatteva in mezza Europa, un potente esercito francese nel Ì536 aveva invaso tutta la parte occidentale del Piemonte. Le truppe che avevano occupate
le Valli, per conto della Francia erano
costituite da soldati ihercenari tedeschi,
in gran parte luterani, e comandate da
un protesipnte convinto, il conte di Für
1 '
stQnberg, il quale aveva come suo luogotenente é segretario un riformato
francese altrettanto convintó, Gauchier
Farei, il fratello stesso del formatore
Guglielmo Farei ch’era stato al Sinodo di Cianforàn. Natùralmiente questo
intervento di correligionari non soltanto assicurò ai Valdesi una grande libertà d’azione, ma costituì anche per Iqro
un’efficace spinta aÌTaperta professione
evangelica. . ,
In questo* clima religioso, ch’era specialmente- fremente ed ardente fra i
Baribi, il giovàne Gilles s’era. formato;
dà esso aveva ricsevuto ispirazione e guida per la propria attività evailgélistica.
lì Ministero
Il ministero dei Barbi framiicamente itinerànte. lioih préhdovàho mai” dimora fissa. Andavano 'a due a due, uno
anziano, uno giovane, visitando i vari
nuclei di Valdesi, secondo l’itinerario
stabilito di comune accotrdo dalla loro
assemblea. Finché l’età e la salute lo
consentissero, o finché non li' fermasse
il martirio, passavano istancabilmente'
di paese in paese, di gruppo in gruppo,
predièando, esortando, assistendo i malati, risolvendo le contese, sostenendo i
deboli, annunziando agli ignari la Parola di Dio.
Tale fu Tattività del Barba Gilles. Gli
fu assegnata particolarmente l’Italia. La
percorse con un compagno più volte i»
tutta la sua estensione. Usava seguire
nell’andata la costa tirrena, visitando
gruppi mimerosi di fedeli a Genova, a
Firenze, a Roma. Una volta, a Firenze,
gli avvenne d’entrare in una chiesa ca'ttolica per asstìstleire lal, sermone d’|hn(
frate, dal quale ebbe' ad udire una Chiara allusione alla diffusione del protestantesimo : Che cosa significa « Fiorenza » ? Significa fiore d’Italia. È tu, Fiorenza, veramente sei stata tale, finché
quegli Oltramontani U hanno persuasa che l’uomo è giustificato per’ fede, e
non per opere; essi ti hanno mentito...
Continuando il viaggio, giungeva nelle fiorenti colonie valdesi della Calabria.
Qui si tratteneva a lungo fra i diecimila Valdesi che v’erano raggruppati, al
Borgo degli Oltramontani, alla Guardia,,
a S. Sisto, in altri villaggi ancora, predicando, insegnando, confortando, raffermando nella fede.
Sul ritorno, percorreva la costa adriatica. Nella Puglia ritrovava ancora folti
gruppi di Valdesi, in borghi e cittadine
interanìente costituiti da loro, Paeto, le
Celle, la Motta, Monteleone, Montaguto;
e, un po’ più in là, Volturara, fra i pogr
gi dell’Appennino Lucano. Anche fra
loro si tratteneva lungamente. Riprendendo poi il viaggio verso il nord, visitava Venezia, ove, a detta dei suoi fedeli, gli evangelici erano circa sei mila. ’
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Svij^iesa meritóqafle, là' Savoiaj-^f fe gtialché .autorità jpoliticà od écclesiasti-*
Viaggi durif' faticoài, spesso aàsaì'p^^^vpau-avrebbe signi^ato per lui <^uasi ine
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nofl- ‘‘kseere riconosciì^to r yitabiinietttfe il martirio
A/íí^gli assutaeva un home supposto: si la*
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chiàmaire <^Ai0^0m Dughet. Passa
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‘ M ■ Memoria.^iiiìn ' Prode Jfflclale * Valdese
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-' IÌKk' - Sfera, del 2 febbraio» in un piccolo
P'Ìs’^'^l villaggio della'^ zona 1 occupata, dove mi
y. ..^fero^recato per l’assistenza religiosa dei
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nostri militari, la radio mi recava la notizia deU’imimatura ed imiprovvisa mor' te del Generale ^Giulio Martinat, caduto
in combattimento sul fronte russo.
> V’erano con mie altri due ufficiali alpini Valdesi; la i trasmissione venne s.ubito interrotta e, mentre un'ombra di
profonda mestizia passava sul nostro
=icuore, pensammo lungamente al dqlore
7*^ che quella morte avrebbe prodotto nel
seno d’una famiglia ed al vuoto ch’essa
avrebbe creato neU’animo di rholti fratelli Valdesi.
Indubbiamente cpn la scomparsa del
Genaraie Giulio Martinat, nobile figura
di ufficiale e di credente, la Patria perde" un valoroso soldato e la Chiesa uno
dei suor,figli più cari,
Nel grande dolore di quest’ora,, altri
hanno rievocato in lui il tipo del militare
valoroso, fedele alla consegna ed, ,all’i
deale, sempre primo nel servire la Pa
tria dovunque essa lo chiamasse, sempre
di esempio agli altri nell’abnega zione e
nell’ardimento. .Mancherei, al mio dovere se, a conforto degli afflitti e a testi- monianza,d’una vita-in cui pptranno le
giovani generazioni trovaire ijspirazione e guida, io non rievocassi in lui la figura dell’u/ficiale Valdese.
•V ■
Lo farò 3 nome di tutti gli ufficiali e
dei soldati alpini che-hanno avuto il
privilegio di conoscere il Generale Martinat e che o^Ì ne rimpiàngono''la perdita; ma io farò anche in nome dei vincoli di buona conoscenza,' di attiva collaborazione nell’opera di assistenza religiosa dei nostri militari e, diciamo pure di ammirazione, che a lui mi univano.
Ho copservato di lui alcuni ricordi che
ritornano con nitidezza alla mente in
quest’ora e che pongono in luce alcune
virtù del suo nobile carattere.
Rivedo, nel corso dell’altra grande
guerra e neU’immediato "dopo guerra,
la figura dell’aliora conosciutissim.o Capitano Martinat tornare ogni tanto al
natio villaggio montano, portando sul
volto ì segni visibili del cor^gio nel
combattimento e delle ferite riportate;
ere ragazzo in quei tempi ma proprio
fra noi ragazzi Tesempio suo s’imponeva alla sincera s giovanile ammirazione.
Alami anni dopo, studente al Liceo
di Torre Pellice durante una lezione
del compianto prof. Maggiore, fui presente con altri miei compagni all’apertura di una cassa proveniente dall’Ame"rica del Sud e contenente una magnifica collezione di uccelli equatoriali.
L’ufficiale degli alpini Giulio Martinat,
in missione in quei lontani paesi, non
aveva voluto dimenticare il Collegio
Valdese e gli aveva dato una prova di
interesse e di amore. Non avrei certo
pensato, in quei tempi, di dover un giorno entrare in più intimi rapporti con il
Generale Martinat, nella mia qualità di
Cappellano Militare Valdese.
Nello scorso aprile, durante la mia
permanenza in Balcania mi recai un
giorno a fargli visita nella città dove
egli era Capo di S. M. di un Corpo
d’Armata. Lo incontrai per strada; con
una calda stretta di mano ed un sorriso sempre fraterno egli mi fece sedere
vicino a sè, nell’automobile, ed insieme
Ci recammo in un ospedale dove era
stato ricoverato un mio alpino Valdese
ferito in combattimento. Il Colonnello
Martinat percorse allora tre lunghe cor^ sie, fermandosi di fronte ad ogni letto,
chinandosi verso ogni /eriio, parlando
ed ascoltando ogni lord racconto > con ' '
quella■’•càlda simpatia che solo .si ha'"'
quanijo 'l’animo è stato educato all a
scuola delia prova ed a quella deU’a'mor
cristiano. ’
Il giorno dopo, egli era con me sul pi- ^ '
roscafo, venuto ,per, salutanPi; durante
la conversazione ^li scorse, tra la folla,
una bambina che saliva sola e piangendq sulla nave. Il Colonnello Martinat
mi lasciò, raggiunse la Ìiambina, l’accarezzò dolcemente, la consolò con quello
■stesso sguardo buono e sereno in cui i
feriti; il giorno innanzi, avevano scorto
10 sguardo del padre che comprende e ■
che ama. t
Piccoli atti di bontà che, in un mondo
dove si rim,ane spesse volte freddi ed ■
insensibiii di fronte alle sofferenze dei
piccoli e dei grandi, rivelano l’uomo ed
11 carattere delFuomò,
Un ufficiale, mio compagno di viaggio, si voltò verso di me e rni disse:
« Quel Colonnelllo deve essere un uomo v'
molto réligipso! »
In questi ultimi mési, poi, ho avuto ü
prri'llegio di scambiare con il Generale "
Martinat uria attiva e preziosa corrispondenza. '
Chi lo ha cono.seiuto su tutti fronti, i
sa con quale amore egli si sia interes- .
sàto dei militari Valdesi; ma io possa „
affermare che, neH’opera di assistenza
morate, egli mi è stato di valido aiuto, ,ì
specialmente sul fronte russo, dove erat
considerato un po’ come il padre dei
. soldati Valdesi.v par-ticolàrsitterite -dei nostri alpini colà dislocati.
Con quale cura egli li cercava e con
quale precisione di dati 'famiglian me
li presentava, tenendomi poi al corrente
del’e loro condizioni di salute e della
loro vita in genere! Con quale fierezza
sapeva di avere alle sue dirette dipendenze il Battaglione X Y, dove c’eiia
tutta una squadra di valorosi alpini
Valdesi !
Veramente, il Generale Giulio Martinat, in mezzo alle mille incombenze e
preoccupazioni del Comando in zona di
combattimento, non dimenticava la realtà delia famiglia Valdese e della Chiesa, seguendo con amore i suoi giovani
fratelli in fede.
L’ultima sua lettera mi annunziava
la morte dell’alpino Catalin Stefano, di
Bobbio Pellice; di lì.a poco, egli doveva
seguirlo neiradempimento di un dovere
seno e grave, fino al sacrificio estremo
della propria vita. La Patria lo piange,
pes-chè il Generale Martinat ha saputo
servirla con fedeltà e con dirittura morale; ma lo piange anche’la Chiesa, da
lui amata. Nella sua bella carriera, egli
non nascose il suo attaccamento all-a
Chiesa che gli fu madre spirituale ed
in .cui aveva attinto le sane ed elette
qualità del suo carattere, oltre alla sua
fede. «
Come ufficiale Valdese, egli erà conosciuto e stimato; ci sono, purtroppo,
dei Valdesi che non onorano più nè il
loro nome nè la loro chiesa; io, però,
che in questi anni ho vissuto a contatto
con dei Comandi inferiori e superiori,
posso affermare che il Generale Marti'nat, come ufficiale Valdese, era da tutti
apprezzato.
La sua fede cristiana non rimase sotto il moggio, ma illuminò il suo volto
e fortificò le sue virtù morali. Egli aveva
il senso religioso ed etico della vita, e,
com’è naturale, la sua posizione di uomo, di Soldato, di credente non tardò
ad affermarsi con la forza della
monianza e delFesempio.
1:- tit, facendo voU affinchè pongano r^paU '
Impravi/isamiehte''^Ìa sua esistènza I
* sla'^ troncata e saremmo assai più tri- ■§
5^_sti se noli potessimo levai’e lo -sguardo i
' della fede cristiana in alto, ” come ve-M
'J' dendo>, l’invisibile, per contemplare al ,
^ là di questa tormentata esistenza;-la’
realtà della vita celeste. S:.,
Ma « se muoiamo con Cristo, con *|i|
anche vivremo » afferma S. Paolo; è
vquesta è anche la nostra ferma e pre
testi
ziosa speranza:.
Grava, però, sulla famiglia afflitta,
come su tante altre famiglie, il peso di
un grande dolore; a quella famiglia ed
alle altre, fratelli Valdesi, impariamo
ad esser vicini con la realtà della preghiera e della simpatia cristiana.
La vita riprenderà il suo corso, il suo
ritmo severo e solenne, mentre sul
lontano fropte russo i nostri giovani
penseranno con mestizia all’assente; ma,
nel ricordo di quanti hanno conosciuto .il
Generale Giulio Martinat, egli rimarrà
sempre un buono e fedel compagno nél
cammino della vita, un compagno la cui
memoria farà del bene' ed il cui sguardo
non si dimenticherà. . '
A nome dei militari Valdesi, e specialmente di quanti hanno portato o
portano sul loro cappello la penna nera
dell’alpino, depongo sulla tomba a noi
ignota di questo prode ufficiale Valdese
il fiore della nostra riconoscenza e del
nostro sincero affetto.
Il Cappellano Valdese Rostan.
ìldq màfttfelio ’ névoso...
'
DALLA BALCANIA
12 genniio 1942-XXI.
. neìl’inverno
abbiamo:
scorsi ha nevicato abbondan tendènte,
ma sianoti e il cielo si è riempito di luminosissime stelle, la temperatura è
scesa di colpo, e la neve sulle strade ha
com..inciato a scricchiolare sotto le scarpe ferrate degli .àlpini ! Scrivo stamane seduto al tavolino della mia calda
stanzetta: , attraverso i vetri quasi com
e benedico ‘
¿^^ik^ khe cUdà in ''questo-mpmento
periodo di ■’còsi calma tranquillità !
...^.benèidicó B Sigiioi^ ci ha forniti
rii pomode baracche ‘^'deptro le quali
brontolano, corrusche e pur^liete, stufe
* di c®ni genere Oh, non è il »tepore*
^.famigliaile delle’“* nostre stalle e delle
-nòstre cucine di montagna, certo I è uh'"^
tepore che alle volte -sa Viiì di fumo
che di altro, ma è un luogo riparato, un
rifugio, di cui siamo grati pensan,do^,a
quante migliaia di uomini non hanw
neppur questo nell’ora attuale ! pensando alle alti e migliaia di donne e di bambini che fuggiti dalle loro comode di■ more in città, debbono adattarsi alia
meglio in qualche fortunoso locale, con:
qualche misero pezzo di legna da ardere, procuratosi con fatica.
Ed è appunto col cuore ricolmo di
riconioscenza, malgrado tutto, efie gii
Alpini Valdesi della P. M. 200 hanno
celebrato il loro Natale ! Ed io vengo
a te oggi, nostro caro « Eco », perchè
tu (fedele a! tuo nome) faccia risuonare su per le nostre vallate,- di colle in
• colle, di cima in cima, di casolare in casolare, la voce dei lontani figli delle
nostre montagne che' desiderano ridire
ai loro cari, a'ie loro Mam;me, e alle
loro spose quanto col cuore sono stati
vicini a tutu loro nella dolc;? solennità
. del Natale Ripeti come J nostro
cuore ha battuto in quei giorni aU’unisono col loro.in un sentimento di ricordi o di nostalgie, con qua’e intensità di
fede lè nostre preghi'Cre son salite aìl’Etfcrnoi'per chiedergli di circondare delle
Suee_braccia potenti e amorose i nostri
- cari, di riempire il vuoto creato dalla
lontananza dell’amato !... Ripeti a, tutti
gli orecchi che vogliono udire i] messaggio che abbiamo ascoltato a Natale:
che se Gesù è imramente con noi - co
■di noi, nulla ci abbatte nè potrà mai
abbatterci poiché abbiamo in Lui ogni
cosa cui l'an.mo nostro agogna: la pace,
ramore, la forza, la con.solazion.e !...
Il giorno di Natale abbiamo tenuto d
nostro cu'to in una baracca, di legno .al
Battaglione. «Pinerolo»: circa 120 penne nere erano presenti; un piccolo pino
Albo d'Onore
Il 22 dicembre u. s. cadeva in combattimento sul fronte russo l’alpino
ta, dopo bremssirmi, violenta malattia,
rampino ■ 1V4
in«» Cntniii
S«»f«
di Eliseo, di Bobbio Pellice. Era nato
nel 1920 ed apparteneva al batUiglione
Sciatori Monte Cervino. Aveva parteci.pato alla campagna cS. Grecia, distinguendosi sempre per fededà ai dovere.
Fu visto cadere dal Generale Martina’ che gli recò le ultime parole di conforto e provvide subito a dar comunicazione alla famiglia della morte del suo
caro. Il giovane Caialin, colpito in fronte presso Iwanowha, è stato sepolto il
27 dicembre nel cim tero militare alleato di Roasosh.
|>n«»|«» C»«»^n«»t
fu Salomone^ di Bobbio Pellice.
Era nato nel 1917. Lascia due orfani
m tenertssrma età. Il suo funerale è
stato presiedute dal Cappellano Rostir“*"
»
Il 1° gennaio u. s. decedeva all’ospedale di Albertville, in Francia occupa
Domenica 14 corrente t^tta la comunità di Bobbio era preséfilfe noi Tempio,
gremito come non lo avevamo ancora
visto, per esprinaere la sua solidarietà
alle famiglie Catalin e Gönnet.
Alla presenza delle Autorità politiche
sofno stati commemorati i due Caduti.-*.
^Sei giovani bobbiesi han dato fin qui
la loro vita al servizio della Pairia in
quest^ guerra. La Comunità di Bobbio
circonda della sua cristiana simpatia le
famiglie in lutto.
R.
3
-adornato con^mezzr dì ifortuna .(e qui
diciamo grazie a queH’Üfflciale Vaidese
tò'
chp ne ha curato la realizzazion?),' brit- ■
lente di lu«i, ci ricordava Tambiente*
caldo e-ii'adizionale'*delle’nostre case‘^¡
delle nostre Chiese.vAbbiamo avuto ift^
^al^^ndi^iente il priti^egio di adcoslarcif
alla Mensa del Signore in com,ùnìone. '
di spirito con 1 Suoi .fedeli del mondo
.tintero, ed. anche di dò giamo tanto grati/
Così pure nei giorni precedenti e seguènti il 25 dicembre, a mano a mano,
* ogni reparto dplla Divisione ha potuto
riudire'Ue p'Soie del Natale di Cristo
celebrare là&'Comumonc. Ovunque le
nostre voci si’'sono alzate al Cielo nel
cantq.,degli inni così cari al nostro cuo.^ra/ .perchè dovete sapere, cari lettori, da un mése a questa parte, siamo
riusciti introdurre nuovamente il
canto nei nostri culti, fino ad allora impedito sopratutto per mancanza di.in^ nari. Sie sapeste come questo ci rallegra,
e come le nostre riunioni .son diventate
più f'Calde, più affiatate ! E ciò» lo dobbiamo ad una gentile persona me ci ha
procurato una comoda, e' pratica serie
di piccole raccolte stampate tascabili dei
nostri inni più conosciuti: come pure
lo dobbiamo Élla lodevole iniziativa di
un nostro ufficiale che si è occupato di
farci giungere: alcuni mnari, completi^
cop rausilijo finani^iiario di moitì dèi
nostri stessi alpini. A''entrambi questi
Lugo §BÉilJ! VmìIÌÌ “^ALìMSJ
.;/■'Dio nel cuote. Parte di questi militari,
appartenenti ad una Unità da poco rien-''
^trata in - Patria, son gìuntì ip. Italia
in tempo per le feste: sebbene“" non“'
facciano più '-'paTte .della nostra fa.. miglia balcanica, pure è ‘^^Tiaturale
che' il nostro pensiero li accompagni sempre, ed auguriamo che la lo' ro nuova destinazione possa essere bej, nedetta e che comunque sempre sotto
.loro « siano le Braccia Eterne »! Che
essi possano accettare dal Signore con
sottomissione ogni nuova esperienza
gioconda o triste attraverso alla quale
Egli vorrà condurli. E ciò sia per toro
come per le loro famiglie.
d*
Grazie a Dio pochi amm,alati abbia-,mo avuti in questi ultimi due mesi, e
", tutti lievemente colpiti. Mandiamo un
fraterno affettuoso saluto a coloro che
già da tempo si trovano in convalescenzd, augurando completo ristabilimento.
Un pensiero di simpatia cristiana al
carabiniere Bonjour ..... di Bobbio Pel
lice che ha avuto il dolore di perdere la
sua eira Mamma. Un augurio al suo
compagno carabiniere Besson Bartolomeo scampato con lievi ferite, per l’aiuto di Dio, da un pericoloso incidente
automobilistico'. Così pure un caldo
augurio airartigliére Gardiol ...... già da
diversi giorni degente all’ospedale per
. cU i di leumatismi.
Dopo un culto d«;l Cappellano Rostain
anonimi esprimiamo da queste righe la
no.stra sentita riconoscenza.
lì Capodanno pure è trascorso piana--'
mentiB in serena -festività. E ad ogni
giornata di festa son. corrisposti dei rancj speciali assai ricchi, -per Fintromessa affettuosa sollecitudine delle nostre
Superiori Autorità. .
Ed or.ì ci ro.3.mo addentrati nel Nuovo
Anno, col cuore pieno di speranze, e con
Fa:dente preghiera che presto, ben presti j la pace di Dio venga a regnare nei
mondo travagliato; ci siamo addentr'iti
nel Nuovo Anno, consci pure dei travagli che ancora esso può portarci, con
neH’animo la parola d’ordine di Gesù:
« Vegliate, vegliate, perchè non sapete
nè il giorno nè l’ora in cui il Figliolo
deirUomo verrà !»
Buone notizie^ ho dei diversi militari
Valdesi ché soAo fuori dall’smblto'di
possibilità delle mie visite; abbiamò loro inviato per Natale un messaggio
scritto che portasse a tutti il nostro ,af-fetto, ed ancora ~da queste colonne vogliamo loro dire quanto abbiamo pensato a loro in quei giorni specialmente'invocando * nel loro isolamento - la
• particolare, foptie, «sentita presenza di
1662: — Da Leyden, cittadina, riformata dei Paesi Bassi, viene redatta una
terza lettera, destinata al pastore Giovanti}, Léger, esule a Ginevra, perch'egli
accolga la, vocazione che gli si rivolge,
di occupairat di quella coàhunità. Una
quarta, ietterà seguirà il 30 novembre
1662, dopodiché Léger finalmente si
deciderà cd occeitnre lo vocazione rtvcltagh. . "V. b.
Ed ora, mio caro «Eco» posso ancora
chifd'irti di far risuonare la tua voce
amica per un breve istante almeno a
tutti i militari Valdesi e specialmente
(perchè li conosco di più) a quelli della
Divisione cui appartengo! E’ della loro
situazione spirituale e morale che dovresti parlar loro da parte di Dio ! Tu
che sei la voce della Chiesa e delle Valli, di’ lóro; « Oh, miei cari, badate! Iddio « conosce le vostre opere e la vostra
fede». Egli sà che molti di voi non sono quali la Sua volontà comanda, nei
pensieri, nelle parole e negli atti ! Egli
sà che altri molti di voi mancano di
una fede vividà e luminosa! Egli sà che
altri molti di voi ancora non sono pronti
e non si vogliono preparare per poter
attraversare,' immuni dal male, il « gran
cimento,» che l’umanità sta dolorosamente sperimentando ! Oh, fratelli !
ripensate la vostra fede ! ripensate le
vostre opere ! Voi nella prova e nel pericolo dovreste tutti, di un animo solo,
afferrarvi all’Unico che può darvi- aiuto
in tali circostanze,; e^ invece anche voi
siete troppo spssso Volile una grossa parrocchia che procede sonnecchiando e
scnnacchiosa, in cui pochi, solo « alcuni
v'Si! ijochi » briliano dì quella Luce che deV0 essere le Luce^del mondo! ji
di’ loro tutto'questo, caro «Ecoj»,
hanno bisognou'ed ancora aggiungi
V qtiahto ilj'^loro Cappellano prega ed
augura con ogni affetto che- lo Spinto
Santo li afferri con^tutta la Sua potenza*,.. Ripeti loro con forza- l’appello del
profeta Isaia: «Risvegliati, tu che dornè, e risorgi dai mortile Cristo, t’inonderà di luce » ! Così sia. \- .
^ .,¿3 ■ X
%. Cappellano Militare Valdese:
HP' TeUii Alfredo Rostain.
cvif ii che Vivifica così Tindagine ed il raglo- t
vii
sistemi più'b jneno elevati, dalla teosofia^
'alle pratiche spiritidie, per risponàerenj^^^Sg
a questi ìnterrogativii"M.''Falchi Ci pone '-'"V
^ota Bene. Ricordo a tutti i valdesi
e avessero in casa dei Nuovi Testaci inutilizzati, di volerli inviare alla
»reria Claudiana, la quale si incari:rà di farmeli pervenire per la distri:ione ai militari che ne sono sprov!ti. Ne abbiamo molto bisogno qui.
Segnalazioni
f-'^damo lieti di annunziare che la sene
opuscoli editi dalla Libreria Ed.
Caaudiana, che era 'bruscamente rimasi interrotta si è arricchita, in questi
t^npi di due ottimi opuscoli,
t^a serie azzurra, (Vita spirituale) accÉ^lie uno scritto (1) di Giovarini MiegLa famiglia nella Chiesa. L’autore è
t^ypo noto oramai al nostro pubblico
Véldese che conosce per esperienza le
si^ doti di pensatore acuto,, perchè pi
soffermiamo qui a lungo per raccomiandàè'e la lettura di questo opuscolo,, ih cui
egli ha dimostrato ancora dì saper es^rre con linguaggio chiarissimo, limpià'O, problemi veramente gravi, la cui.
ce^ple.ssità e serietà spesse volte ci
abituati come siamo a riudircéìi prospettiare, con orecchio più 0 meno.attento. G. Miegge non si ferma alle
c^suete affermazioni generiche^ non fa
d^i moralismo a buon mercato, non dà
quei benedetti consigli pratici che spessi-volte i lettori invocano, per farsene
comodo .guanciale, m,a obbliga il lettore a -riflettere, Io pone di frpnte al
problema in tutta la sua complessità, e
guida nella ricerca della soluzione.
In.fi.n.2 un grazie da parte mia ,e da
parte degli Alpini tutti, ai quattro Ufficiali Vàld-esi del Battaglione « Pinerolo » che con tanto amore in occasione ■
di naie forzate a.s9enze tengono spesso
dei benedetti culti, m.al@rado le loro
svariate occupazioni 1 E’ questo un grazie che si ripete, e che si ripeterà ancora spesso ognor ’ più .se-niitàmente,
perchè bisogna che questi cari fratelli
in fede .sappiano quale appoggio essi sono per me, durante le mie quasi conti. nue peregrinazioni ! . ■
Così soltanto si può con coscienza di
cri,stiano rivendicare là famiglia. Il valore integro ed assoluto della famiglia
. si pone al di là di tutte le revisioni umane quando ci si pone sul piano dei
valori assoluti. Così in tre bravi capitoletti G. Miegge esamina anzitutto cosa
s’abbia da intendere per Chiesa; carpo
di Cristo; di questa comunità santa, egli
si sofferma ad additare t’inevitabile imperfeziorie e la non mano reale santità,
. « non somma, delle santità dei suoi
miembri » ma «santità collettiva e vicaria'» che su lei scende dall’alto «dal
suo Signore »’; la fam,iglia non è ^quindi
più soltanto nella Chiesa « semplice
somma di individui staccati..., ma cellula: viva, in cui si riflette,- in propor^zir.ne ridotta, l’essenza stessa della
Chiesa».
La serie auorio (Problemi teorici) si
arricchisce di- un opuscoio del prof. M.
Falcivi (2): La Casa del Padre. Si parla
spesso in sede di... accademia di un presunto cohtr asto tra teoria e pratica,, tra
cultura e anticultura. Con questo opuscolo la Editrice Claudiana ha .preso posizione' garbatamente dimostrando come
i problemi teorici sono nella stesso tempo tragicamente pratici. Quale è il credente, quale è l’uomo anche solo approssimativamente religioso, che non si
sia proposto una qualche volta il problema del valore delFesistenza, della
sua esistenza? Quale è il valore di una
vita limitata nel tempo e nello spazio?
Ma è proprio la nostra esistenza cosi limitata, tra la nascita-e la morte, una più
0 meno lunga giornata di cammino? E
*sc cosi non è, « come sarà Tal di là? »
. Mario Falchi si è posto queste domande,
con semplicità, con onestà; ha risposto
, nella luce dell’Evangelo, con quél tono
di intim-a vibrante simpatia di un uòmo
che ha sperimentato la luce della fede
nel mistero della soffiererìza umana, e
namento. La ragìom» ùmanst ha ^eato '
"nel dima deL-Vangeló.' Ha il Vangelo
una riiq>osta? e quale? L’insegnamertto
''del Vangelo’,' a qu^p riguardlo'è irtfor
mativo soltanto, o'" normativo?'^'Quella-•'./j ,.
« Cosa del Padre », dì cui parla Gesù, il
Paradiso, coinè lo chiamiamo'comunemente, come è, cos’è?^
Leggi, amico lettore, queste' t '
serene.
(1) Giovanni Miegge: La farniglia nel-^
la Chiesa (Serie: Vita ^irituiale) -, L. 1 - Libreria Editrice Claudiana.
(2) Mario Falchi: La Casa del Padre (Serie; Problemi teorici) - L. 1 - Libreria Editrice Claudiana.
Del pastore Carlo Lupo la Libreria E-'
ditrioe Claudiana pubblica: Il Mistero
di Dio (1) Sono sèi studi che furono, nel
febbraio del Ì942, accolti con vivo interèsse dalle comunità Valdesi di Tonno,
e dalle Unioni Cristiane delle Giovani
di Bergamo. Con lo stesso interesse sarà indutobiamènte accolta questa pub
blicazione da. una più vasta cerchia di
lettori. Queste sei : conferenze costituiscono un tutto organico, che vuole essere un aiuto prezioso a- chiunque senta
con onestà di intenti e serietà d:, propositi il toirmento spirituale, il disorientamento della nostraumanità. Da quando si è cominciato a parlare d,i una crisi dell’occidente, pensatori di tutte* le
scuole filosofiche, uomini di fede e uomini sepza fede (ma è possibile di parlare di uomini senza fede?) (l’esaltazione della dea macchina è anche una fede!,) uomini di tutte le religioni hanno'
ricercato le origini di questa crisi, per
prevederne gli sviluppi o additarne i rimedi. Carlo Lupo 'si è posto di fronte
alla realtà storica dell’epoca in cui viviamo, deciso ad andare fino in fondo,
a guardarla questa realtà con gli occhi
aperti, in una sorta di soliloquio, che
avvincerà profondamente, il lettore,
perchè quando un’anima si riflette su
sè stessa sotto il soffio dello Spirito di
Dio, un vincolo spirituale si forma suggestivo con altre anime. Per l’autore,
non vi è dubbio che alla base di tutti i
problemi della crisi m,odcrna sta il problema di Dio. Questa constatazione
sembrerà ovvia, troppo ovvia ad alcuni,
esagerazione ad altri. Agli uni ed agli
altri C. Lupo ricorda opportunamente
che il sentimento religioso non è sufficiente per creare una vera conoscenza
di Dio, e li conduce a riesaminare la
loro personale posizione, chiarendo la
necessità di una rivelazione, la na,tura
spirituale di essa, la sua validità nella
conferma storica, la natura di questa. ■
Questa nelle sue grandi linee l’argomentò del primo studio: Cos’è Dio? Ad
esso seguono gli altri cinque: Che cos’è
l’uomo? Che cos’è Gesù Cristo? La Sognafrice moribonda. Servizio da Schiavi. Gesù Cristo il Signore.
E, nonostante le apparenze, un filo
implacàbilmente logico cpllega queste
pagine che « una chiara conoscenza dell’uomo da Dio solo procede» e in Dio solo, irivelato in Cristo Gesù, è possibile
scorgere le caratteristiche del valore
delFuonlo ed avere una chiara visione
della vita cristiana intesa come servizio.
X.
Carlo Lupo: It Mistero di Dio - 1 voi. pp. 112 - L. 6 - Libreria Editr. Claudiana. •
Apprendista Tipografo
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Arti Grafiche “ L’Alpina
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"í' ' Visita di Chiesa. La settimana scorW ^
, ‘ il sovrintendente, pa^oíre'R. Nisbet, fa‘ ■ " ceva in questa ‘parrocchia la hormalé ,
¡visita'^'di Chiesa, che è consistita princir
^ ' pálmente in una piredica la' domenica
ed in ..vari messaggi nei quar'.*Ì! ‘ tièri. di Prassuit-Vfwnet TWTartol ■
H.'C
ili,;
•rv ^
Ht
, tieri. di Prassuit-Vernet, del Martel e
dei Jourdans. NeH’assemblea di chiesa
che se^ì il culto della domenica mattina egli spiegò chiaramente la funzione
della visita di chiesa, ma nessuno prese ^
La parola in argomento: solo IL pastore
locale colse- l’occasione per un richiamo
ai genitori, ai padrini e madirine, onde
prendessero sul serio i loro impegni, accompagnando regolarmente al culto i~
loro figli e figliocci, almeno durante il
tempo del oatecunaenato.
La parrochia esprime la sua viva riconosoeinza al sovrintendente, suo lantico Pastore, per la sua visita ed i suoi
messaggi.
La celebrazione del 17 febbraio per le
scolaresche, ha avuto luogo nel pomeriggio di domenica 14 corrente. Gli scolari del Capoluogo si sono fatti incontro ai loro compagni del Serre fino alla
Roccia (c’era un fango orrendo), ed insieme sono entrati nel tempio. Anche
senza tamburo e senza bandiere c’era
un’aria di allegrezza festosa; effetto non
soltanto del purissimo sole primaverile,
nxa anche del senso della solennità patriottico-religiosa, assai vivo nei nostri
scolari.
Poesie, dialoghi e canti, si sono susseguiti durante più di un’ora, mettendo
in evidenza le qualità di eloquio e di disinvoltura dei piccoli attori, e specialmente l’impegno e la pazienza delle inr
segnanti. C’è stato da parte di ognuno la
buòna volontà di contribuire nel miglior modo alla buona riuscita della celèbrazione e lo scopo è stato raggiunto.
A. C.
BOBBIO PELLICE
Violenta malattia stroncava l’esistenza, il 29 gennaio u. s., di Davide Baridon, del Ciampas. Aveva 42 anni.
Alla vedova, ai genitori, e a tutti i
congiimti, l’espressione della nostra più '
viva simpatia. R.
25^- Schreiber
.j'
LUSEKNA SAN GIOVANNI
Venerdì pomeriggio 12 febbraio, un
lungo corteo, accompagnava al campo
del riposo le spoglie mortali del nostro
venerato fratello sig. Giovanni Pietro
Peyrot, addormentatosi nel Signore,
dopo breve malattia, nel suo 91.m,o anno di età, ai Vola.
Essendo stato per parecchi decenni
portalettere, egli era molto conosciuto
e stimato per la sua rettitudine, per la
sua bontà e per la sua fede. Alla vedova
nonagenaria, al nostro anziano del quartiere dei Bellonatti ed ai suoi fratelli,
alle lóro famiglie provate dal lutto rinnoviamo l’espressione della nostra profonda simpatia cristiana.
Asilo per i vecchi di Lusema S. Gio
vanni.
Doni ricevuti:
Cassa di Risparmio di Torino, L. 300
- N. N., 25 - G. Mqurglia, in memoria
dello Zio, 25 - Costantino Lidia, Prarostino, 20 - Cleante Cocito, Torino, 100 N. N., 100 - Sara Petrai, 30 - M. Peranzoni, 20 - Geniale Grati, 5 - C. Benech,
10 - L. Vigliano, 10 - A. Parise, 15 Sorelle Alido, 5 - I. Paddeu, 1 - RobbaPavese, 5 - Corinna Varese, 5 - Alfredo
Rovara, 10 - Margherita Gonin, 15 - In
memoria cav. uff. Adamo Bagnari, 100
- In memoria Elena Pons, 200 - In memoria della aara madre Oostabel Maddalena, la famiglia Armand Hugon, 100
- Stefano Eynard, in memoria della mo
glie, 100 - In memoria della sig.ra Aline Micol-Tron, la famiglia, 200; Giulia Giannoni, 10 - In memoria del
comm. È. ,Ayassot, le figlie; lOÓ - Enrico e Rosina Buffa, Otniegna, 50 - Balma
prof. Ausonia, 30 - Coucourde Giulio,,
famiglia, 15 r Long-Rivoire Fanny, 25
Ricca-Meynier Seiina,
Ì^’^A. e R., 40„,.- Long-Rivoire Fanny, in
menioria del figlio,' ten. Long Enrico,
•caduto nella guerra 1915,' 1 Buono del^4^
^ Tesoro novennale, 1000 - Ester RevelAyassot, 15 - IT. N., 100 - M. Pellegrini^
50 - Jourdan Adele, 10 - Maria Varese,
10 - Fanny Querci, 10 - Dott. Demarchi,
50. ■ T . ,
SAN GERMANO CHISONE,
, Tre lutti hanno rattristato in questa
■ ultima settimana la nostra parrocchia.
A Voghera; in queU’Ospedale Psichiat trico è deceduta Rivoira Lina, di anni
32, da molti anni inferma. Cristiane
condoglianze alla madre, ai fratelli e
alle sorelle.
Il 7 corrrente si è improvvisamente
addormentato nel Signore, nel pieno vigore di una florida vecchiezza Comba
Giovanni, delle Corbiere. Tornato da alcuni anni dalla Francia, si era ritirato
tre mesi or sono all’Asilo dei Vecchi,
con la sua moglie Boudrandi Cèlestina.
Sip dai primi giorni aveva dimostrato ,
di essere un valido aiuto per la grande
famiglia dell’Asilo.
La sua dipartita, ha detto il Direttore
sig. Soulier è una grande perdita per
l’Asilo che contava su di lui. Alla moglie inferma che piange il compagno
premuroso esprimiamo la più viva
simpatia.
— Venerdì pomeriggio un lunghissimo
corteo aperto dalle rappresentanze dell’Arma dei RR. CC. e dei Combattenti,
partiva dai Bianchi Inferiori, per scortare la salma di Peyronel Enrico, di anni 5l, Maresciallo dei RR. CC., a riposo.
La sua morte tragica ha profondamente scosso le parrocchie di S. Germano e di Pramollo dov’egli era da tutti
amato per il suo animo mite e buonOi
Un grave esaurimento cerebrale che lo
portava ad ingigantire tutti i pesi e le
difficoltà della vita lo ha sp into ad un
passo inconsulto, ch’egli fedele membro
di chiesa e sincero credente non avrebbe mai commesso se non fosse stato dominato dal male.
Nel tempio gremito dove, ahimè, non
vedremo più il nostro caro fratello al
suo solito posto, è stato ascoltato con
grande raccoglimento il messaggio della
Parola di Dio; Getta il tuo peso sull’Eterno, ed Egli ti sosterrà. - Venite a me
voi tutti che siete travagliati ed dggfa^"
vati, ed io vi darò riposo.
A tutta la famiglia, ma in particolare
alla vedova desolata, la partecipazione
degli amici ha detto quanto fosse sincera e generale la simpatia nel dolóre. Ma
Dio può dare un conforto ancora maggiore, ed è la pace, la consolazione, la
forza del Signore che noi invochiamo
sui cuori affranti, colla certezza che
Dio esaudirà la nostra preghiera.
— Una Lettera* Pastorale - contenente il programma delle Celebrazioni del
17, un appello per raum,ento delle contribuzioni, l’elenco ed i saluti di tutti i
nostri militari e la Commemorazione
dei nostri due primi Caduti - è stata distribuita a tutte le famiglie della parrocchia ed inviata ai soldati con rm
messaggio della Unione Giovanile.
— Ricordiamo l’annunciato Convegno
Interquartierale di domenica 28 corrente.
\ per la dipartenza del suocero sig.
, I
del *s^‘. e sig.ra Gaston'Micol,.
TORRE PELLICE
La commemorazione del 17 febbraio
avrà luogo, D. v., domenica prossima 21
corrente.
1 - Culto, alle 10.30 - Sermone di circostanza.
2 - Riunione familiare alle ore 15.30
nell’Aula Magna del Collegio - Riunione* privata per le famiglie valdesi solamente. Coloro che intendono di parteciparvi sono pregati di rivolgersi, al presbiterio dove si rilascerà loro il biglietto
d’invito.
VILLAR PELLICE
Serata Corale. Domenica sera, 31 gennaio, nel tempio, la nostra Corale ha
procurato ad un numeroso ed attento uditorio, un’ora di vero gaudio spiritua
La colletta ha fruttato una bella somma che è stata destinata alle, s^pese di riscaldamento del tempio. Ai volonterosi
cantori, e sopratutto al loro direttore,
sig. E. Bouissa, rinnoviamo l’espressione della gratitiwiine e del pieno incoraggiamento della Comunità.
—Nuovo focolare, I nostri auguri per
una felice carriera cristiana insieme, agli sposi Giuseppe Berton di Giuseppe
(Inverso) e Vaientina Nélly Rivoire fu
Davide (Ciarmis) di cui abbiamo celebrato il matrimonio il 6 febbraio scorso.
Dipartenza. Esprimiamo la nostra
profonda simpatia alla famìglia deH’anziano sig. Giovanni Berton del Saret,
^ nire del giorno 11 febbraio, in, età di 84
,;’-aiiiü. Raccomandiamo ^al Dio - di ogni|
consolazione tutti i congiunti del caro ;
^ dipartito. ‘ ^
,1 — Battesimo. Abbiamo avuto dcane
nica, al culto, la gioia di presentare al
Signore,' nel rito del Battesimo, il caro
bimbo Stefano Vigna di Giovanni Pie-tro e Gönnet Maria Emma dei Garin. ,
Benedicaci Signore questo agnello del
gregge e faccia ora e sempre riposare su
, di lui la Sua grazia preveniente. '
—r Collaborazione gradita. Domenica
scorsa, all’adupanza serale del capolupgo, abbiamo udito con vero beneficio
spirituale la vibrante testimonianza“
cristiana resaci da un fratello evangelico di Torino, il sig. A. Foligno, residente fra noi con la famiglia, per motivo di sfollamento. ' '
Ci è solamente rincresciuto che nella
bella assemblea scarseggiassero gli uomini, che avrebbero avuto una così
buona occasione di realizzare di cosa li
priva la loro indifferenza. j.
" La .vaékwà Maddalena Fenouil/ad ì
figli Adolfo, Alfredo e Giovanni, con i
familiari tutti, 'd.ngraziano quanti hanno
preso parie al lofo dolore,'-ed in modo
particolare il pastore sig. L. Rivoira, per
le buone paróle di conforto pronunciate
in occasione della dipartita per la patria
'celeste del loro diletto,
Giovanni Pietrd-Feyrot
mancato all’affetto dei suoi tt 10 correntè, a Luserna S. Giovanni.
¿Me
W a
Le famiglie Gardiol, Bleynat ed i parenti tv'tti, annunziano la dipartenza perla Patrio. Celeste della loro dàletta
VILLASECCA
Peyronel Beniam,ino e Margherita sono venuti in Chiesa per pre.sentare la
loro bambina Nadina al S. Battesimo'.
Ci rallegriamo con i genitori ed invochiaimo sulla piccola le benedizioni da
Alto.
— Domenica 7 corrente abbiamo avuto la visita dì cinque rappresentanti della Società Pradeltorno i quali hanno
parlato deH’opera missionaria alla
Scuola domenicale, al culto ed in sei
riunioni, spingendosi fin nei quartieri
più lontani.
I giovani oratori hanno saputo destare un vivo interesse per le Missioni,
collettando' per l’opera più di 500 lire.
Li ringraziamo ancora per la loro visita.
Clelia Gardiol
deceduta in Siena, il 29-1-1943.
Pinerolo 6 febbraio 1943 XXL
Le famiglie Mourglia e Charbonnier,
ringtaziano tutte le persone che presero
parte al loro dolore'in occasione dalla
dipartenza della loro cara
Enriehetta Tourn-Boneoeur
ved. Mourglia
Un ringraziamento
sig.nh. Sandri e al sig
Tron.
Torre Pellice, 11 iebbraio 1943.
speciale alla,
pastore Giulio
Prof, amo CiMTABBi.. direttore responsabile
«ARTI QRAFICHE L’ALPINA - Torre Pellice».
COSTIPAZIONE INTEST0ÏALE
STITICHEZZA ABITUALE
A. M
HTELLI A C.
M *. iMieccM«.«
EMO L S I O N E
GRANULI
e A P S 0 LE
Ifloiovi Eletivici
V
. ^
MARELLI
ERCÖLE MAREl-L-l Se C. S. A. - MILANO
CORSO VENEZIA, -16