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Anno 113 — N. 24
11 giugno 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
bibijoteca valdese’
10066 TORRE PEILICS
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PENTECOSTE 1976
20 GIUGNO 1976
HO VISTO SATANA Fine dell'egemonia
CADERE DAL CIELO ttemocristiana____________________
LUCA 10: 17-20
Satana caduto dal cielo! Leggendo i nostri giornali e considerando la realtà in cui viviamo siamo piuttosto portati a credere che
dopo 2000 anni ba avute tutto il
tempo per risalire in cielo e stabilirsi più potente e più « satanico » che mai.
Gli orrori presenti e passati non
contraddicono forse questa affermazione del Cristo? Questo mostro che Gesù ha creduto di veder
cadere non è forse più vivente oggi di ieri? Satana infatti è colui
che accusa, che separa, che divide.
È presente dentro di me quando litigo col fratello, quando lo
respingo e lo rifiuto e quando gli
uomini si odiano. È sempre presente. Potremmo addirittura dire,
paradossalmente, che se Satana è
caduto dal cielo lo ha fatto per
meglio impadronirsi della terra,
per esprimersi meglio come principe di questo mondo.
Dobbiamo però ascoltare questa parola di Cristo in un giorno
di Pentecoste; il giorno in cui un
altro è non caduto, ma venuto dal
cielo: lo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo, l’Amore di
Dio, è venuto in questo stesso
mondo in cui Satana appare come vincitore, ed è per questo che
il trionfo apparente di Satana altro
non è che una caduta. Quando lo
Spirito è in mezzo a noi, l’accusatore invincibile, colui che in
mezzo agli uomini non ha mai
conosciuto la sconfitta. Satana, è
battuto sul suo terreno d’elezione:
il mondo. 11 suo trono diventa la
sua sconfitta.
Come è possibile? Dobbiamo ricordare le circostanze della parola di Gesù. È il momento in cui i
70 ritornano dalla missione per
gridargli la loro gioia; hanno guarito delle persone, hanno rimesso
i peccati. Ed ecco la prima sconfitta di Satana: il fatto che Gesù
abbia associato degli uomini al
suo ministero.
Che degli uomini possano come lui, col ministero della Parola, asciugare le lacrime di quanti
sono in lutto, ridare forza agli
scoraggiati, cancellare i peccati
dei colpevoli o dei colpevolizzati.
Il fatto che degli uomini schiavi, inesperti, inquieti, egoisti, abbiano ricevuto la potenza di Cristo, dello Spirito, che libera, che
perdona invece di accusare, che
unisce invece che dividere! E Satana cade un’altra volta dal suo
trono. Come un fulmine!
Si perché lo Spirito Santo è
caduto sugli uomini come il fuoco rinnovatore che purifica il mondo. E la chiesa, quella povera
chiesa così lacerata, è la caduta
del diavolo. Allora anche i demo
Scheda su Israele
Riflessioni di Jürgen Moltmann
Evangelici di fronte
alle elezioni politiche
Dalle nostre chiese
Cronaca delle Valli
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6-7
ni sono sottomessi agli uomini
(Signore, anche i demoni ci sono
sottoposti nel tuo nome!). Ma soltanto nel nome di Gesù.
E la seconda sconfitta di Satana, strettamente legata alla prima,
sta nel fatto che gli uomini hanno capito che la vittoria sui demoni, non solo non era la loro
vittoria, non solo era la vittoria
di Cristo, ma che questa vittoria
non poteva essere conservata per
sé; la si poteva vivere soltanto
nella misura in cui la si partecipava ad altri. Questo lo indichiamo
oggi con la parola: trasmissione
dell’Evangelo. Ma la definizione
ha scarsa importanza. Ciò che è
importante, essenziale, è di sapere che ogni volta che il nome di
Gesù viene trasmesso da un uo
mo all’altro, ogni volta che il perdono viene trasmesso, ogni volta
che un individuo isolato spezza
la sua solitudine spezzando quella di un altro. Satana barcolla e
cade. Ed il ministero pastorale,
quel ministero così dimenticato,
così poco considerato, è il ministero che quando trasmette l’evangelo, fulmina Satana. È chiaro, il
pastore non è solo, ma vale la pena dedicare la propria vita a « fucilare » l’accusatore degli uomini,
colui che crea divisione, a farlo
cadere in fiamme, avendo insegnato agli uomini a sperare, a sorridere, a credere e forse anche ad
amare.
Chi vorrà ancora far cadere dal
cielo Satana come un fulmine?
A. Maillot
ROMANIA
Dove le chiese
sono troppo piccole
La chiesa ortodossa, scrive
Giorgio Girardet sull’ultimo numero di Gioventù Evangelica,
« forte delle sue esperienze storiche, ha saputo difendere il suo
spazio ecclesiale e liturgico '■^oprio ’’interno”, certo, ma fortemente educativo e formativo,
senza il minimo avventurismo o
il tentativo di sortite in settori
esterni e ’’sociali” », e nerciò con
todossa con circa quindici milioni di fedeli, la romano-cattolica
con un milione e mezzo, la riformata con ottocentomila fedeli.
Non esiste una religione di Stato
come purtroppo abbiamo in Italia ed esiste tra le confessioni un
accordo di non proselitismo.
A spese dello stato vengono ricostruiti ai confini della Russia
tutti i vecchi conventi ortodossi.
Culto d'insediamento a Tirgu Mures della prima donna pastore
della chiesa riformata di Romania
elude che « nei decenni futuri una
parola cristiana molto forte e
autorevole potrà venire proprio
da quei se'tori». Questo giudizio si applica anche alla chiesa
ortodossa romena, ma forse esso è altrettanto giusto per le
chiese protestanti che la delegazione valdese ha visitato in
Romania il mese scorso.
L’idea, che molti ancora si
fanno, che nei paesi dell’Est non
vi sia libertà religiosa, o che i
cristiani siano ostacolati nella
loro vita religiosa, obbiettivamente non ha nessun appoggio
nei fatti che noi abbiamo potuto constatare: chiese piene di
gente, corali, catechismi, facoltà
di teologia con centosessanta studenti e una ventina di professori per quanto riguarda le chiese
protestanti della Transilvania.
Lo Stato riconosce attualmente
quattordici confessioni religiose,
tra le quali viene per prima l’or
Sulle imminenti elezioni la redazione del nostro giornale potrebbe limitarsi ad impaginare le
valutazioni che le giungono senza commenti; sarebbe la soluzione più facile, ma il silenzio potrebbe essere altrettanto significativo quanto una presa di posizione. Esprimersi, poi, non significa necessariamente comportarsi come i vescovi ed il papa,
che certo non sono stati zitti su
queste elezioni. Le due parole che
ci sembra poter dire sono queste: anzitutto riaffermiamo che
il pluralismo protestante, che si
respira all’interno delle nostre
chiese (certo con i suoi limiti)
vale anche per il problema polico. Nessuno di noi pensa suggerire ai lettori il partito da votare; solo potrebbe farlo chi non
capisca il significato delle parole
«evangelo» e «protestantesimo».
Qualcuno farà notare che gli
interventi sin qui pubblicati quali pervenutici, pur rilevando posizioni diverse (a riprova di un
reale pluralismo) si muovono
nell’ambito di un orientamento a
sinistra. In questo si evidenzia
una situazione di fatto, non di
principio; l'orientamento generai? delle comunità valdesi (alle Valli dove la verifica è immediata) è infatti stato nelle amministrative del '75, come già nel
referendum sul divorzio, un orientamento progressista; questo
non significa che la comunità dei
credenti come tale o il giornale
vadano a rimorchio di queste situazioni di fatto e se, ne facciano mero strumento.
Forse la presente vigilia elettorale è stata vissuta in modo più
vivace di altre perché il problema della testimonianza nel mondo politico è stato sollevato con
maggior urgenza dalla candidatura di due pastori.
In secondo luogo riteniamo poter affermare che il voto del 20
giugno è un momento decisivo
della nostra vita civile; pur con
i molti interrogativi che restano
aperti sul dopo-elezioni pensiamo poter dire che gli evangelici
affrontano questa scadenza elettorale senza illusioni demagogiche ma con la volontà di un rinnovamento profondo.
Essi sono però consapevoli, e
vorremmo che risultasse dalle
nostre colonne, che non basta un
buon voto, una scheda giusta,
per risolvere una situazione grave e compromessa come la nostra.
Non basta votare bene, occorre anche essere pronti a « lavorare » bene, e lavorare significa
dare il proprio contributo di impegno fattivo al bene comune.
Perché si apra nel paese un discorso nuovo, appare sempre più
chiaro che, dopo le affermazioni
del presidente della DC Fanfani,
occorre che la gestione trentennale dello scudo crociato sia interrotta, altrimenti tutto resta
come prima.
vere opere d’arte, ma anche fortilizi, che un tempo servirono
contro le invasioni dei Tartari.
Sempre a spese dello stato viene
ricostruita a Tirgi Mures la chiesa gotica protestante, monumento nazionale. Lo stato però non
finanzia la costruzione ordinaria
di chiese, ma autorizza le comunità a farlo, quando hanno i soldi. E noi abbiamo visitato più di
una decina di chiese, alcune delle quali costruite dopo la guerra,
ed altre anche molto recenti.
Quindi non si può veramente
dire che manchi la libertà religiosa. Però noi occidentali siamo
abituati al fatto che una chiesa
deve possedere giornali, librerie,
istituti scolastici e di assistenza,
luoghi per la formazione della
gioventù e del laicato e così via.
Nella nostra società onesto è
possibile, mentre nella società
Sergio Rostagno
{continua a pag. 3)
Messaggio di Pentecoste
dei presidenti dei CEC
Quando il nostro Signore
parlò ai suoi discepoli della
venuta dello Spirito Santo,
disse; «Egli mi glorificherà
perché prenderà del mio e
ve l’annunzierà» (Qiov. 16;
14). Ha espresso lo stesso
pensiero dicendo : « Egli testimonierà di me» (Giov.
15: 26). È precisamente ciò
che è avvenuto il giorno della Pentecoste a Gerusalemme mentre tutti gli apostoli
erano riuniti. In diverse lingue hanno annunciato le meraviglie di Dio, cioè hanno
proclamato i grandi avvenimenti centrali doliti storia
della salvezza: la venuta di
Cristo, la sua vita ed il suo
insegnamento, la sua morte
sulla croce e la sua risurrezione. Gli uomini e le donne
che hanno ascoltato e creduto in questo messaggio hanno formato una comunità
nuova, fortificata da una fede comune e da un nuovo
modo di vivere creativamente. È nata la chiesa cristiana. Lo Spirito Santo continua ad operare in questa maniera. Fa conoscere il Cristo
a quanti non lo conoscevano
ancora, nutre e rinnova la
fede dei credenti, li riconduce alle sorgenti della loro fede. Dà ai cristiani il coraggio e la forza per testimoniare del Cristo. Li aiuta a distinguere nelle tensioni e nelle lotte del nostro tempo, la
volontà di Dio per il suo popolo. Li riunisce in una comunità che trascende tutte
le visioni umane.
È ciò che lo Spirito Santo
ha fatto per noi durante i lavori dell’assemblea del Consiglio Ecumenico a Nairobi.
Siamo stati ancora una volta confrontati con le verità
centrali dell’Evangelo. Abbiamo intravisto nuovi modi di
vivere nell’obbedienza al nostro Signore, ed abbiamo così, potuto lavorare insieme
nonostante le forze che ci
dividono cosìi facilmente.
Aprendo la nostra vita allo
Spirito saremo anche resi
capaci di dare un contributo
decisivo alla grande lotta dell’umanità per la sopravvivenza e per un mondo di
giustizia, di libertà e di pace.
Sappiamo che il nostro
mondo deve cambiare i suoi
valori se vuole evitare la catastrofe. Lo Spirito che glorifica il Cristo e tutto ciò che
rappresenta ci comunicherà
le vere priorità.
Per questo ripetiamo insieme questa preghiera pronunciata durante il culto di chiusura dell’Assemblea di Nairobi : ^
Spirito Santo di Dio,
riempici di fiducia,
rendici capaci di servire,
insegnaci a pregare
e ad ascoltare i gemiti degli
uomini
e a dare ascolto alle sofferenze umane,
aiutaci ad interpretare
i segni dei tempi,
e preoaraci
per il Regno di Din
ogni giorno e per Tetemità.
Amen.
2
11 giugno 1976
Ancora due testimonianze sul
pastorato, avvertendo i lettori
che con queste righe consideriamo definitivamente chiuso l’argomento.
Ma vorrei sottolineare una questione collegata al ministero dei pastori,
cioè l’assenteismo sempre più accentuato ai culti e alle riunioni. Esso è
dovuto generalmente a indifferenza e
superficialità di fede non più viva e
operante, ma anche perché gradualmente la fede cede il posto, diventando subalterna e secondaria, a altri
valori di natura sociale e politica. La
Chiesa sembra servire solo più per
funerali la cui partecìipazione resta
massiccia e sproporzionata rispetto
alla normale frequenza. Vi è qui, mi
sembra, un grande motivo di riflessione per i pastori e per tutti.
Y. J.
♦ ♦ ♦
Sig. Direttore,
come membro di chiesa che puntualmente al primo di ogni mese doverosamente contribuisce per realizzare responsabilmente un bilancio preventivamente approvato, ma soprattutto quale membro di una società che
si evolve in continuazione e fa pressioni — per lo più giuste — per il
rinnovamento all’interno delle nostre
comunità, comprendo e sono anche
d accordo su quanto auspicato, lo stessa desidero vedere al più presto un
ministerio pastorale più fluido, meno
sacerdotale e molto, molto più universale.
11 senso della nostra fede per troppi
anni cosi spiritualizzata e poco materializzato sia a livello personale che
collettivo (e non solo dei pastori) ci ha
apparentemente isolati. È inderogabile
e ^ indemandabile quindi, che ognuno
di noi sia portatore del messaggio di
liberazione e di riscossa dei deboli,
poiché non è certo il pastore depositario di « trorie astruse e diflEcili »,
poiché il Signore Gesù parlava fin
troppo chiaramente a coloro che gli
stavano intorno!...
Quale moglie di pastore, la mia risposta invece, sarà volutamente molto più dura; vediamo innanzi tutto
di scendere un pò tutti dal piedistallo! Mio caro signore di Angrogna,
prima di buttare da parte come straccio-vecchio il pastore, è ben certo che
« gratuitamente » colui che lo sostituirà nel prossimo futuro sopporterà tanta insolenza?
Dopo venti anni di sacrifici materiali e sottolineo materiali, insieme a
disagi e altre privazioni, non permetto che venga denigrata tutta la mia
vita e che si definisca la mia famiglia, mio marito soprattutto, appartenente ad una casta parassitaria.
Eravamo molto giovani mio marito
ed io quando abbiamo, con entusiasmo
e per libera scelta, cercato di portare
avanti un messaggio con gli strumen.
ti e le concezioni che il momento storico ci offriva. Certo molte cose sono
cambiate da allora... forse io per prima insieme a lui sto sentendo e vivendo il superamento del ministerio
pastorale come ancora è spesso concepito; ma penso sinceramente che un
pò di delicatezza non sarebbe di troppo se veramente si vuole portare avantì un vero e duraturo rinnovamento!
Il discorso sarebbe ancora molto
lungo; per eoncludere però la rendo
partecipe della convinzione alla quale
sono pervenuta, ormai da tanti anni,
circa il « vantaggio di essere pastori ».
« Spero che nessuna delle mie figlie
sposi un pastore. Se un mio figlio
però, ancora oggi volesse dedicarsi al
ministerio pastorale (rinnovato fin che
si vuole), non solo avrebbe la mia approvazione, ma anche la mia benedizione e stima di donna e di madre ».
Valentina Spubi Tuzzi
* * *
Sei firme sottoscrivono la lettera che pubblichiamo di seguito giuntaci da Palermo. Alcune
affermazioni qui contenute andrebbero per lo meno discusse.
La giriamo quindi ai lettori.
Caro pastore Tourn,
Ci riferiamo a tre articoli apparsi
su La Luce quest’anno che toccano
la questione del lavoro della donna;
due ripetono le tipiche rivendicazioni
oggi di moda (n. 3 del 16/1 « Movimenti Femminili e proposte sindacali » e n. 9 del 27/2 « Disoccupazione:
chi paga sono sempre gli operai »), e
il terzo parla di un segno di solidarietà verso i disoccupati, (n. 16 del
16/4 « Strana lotta alla disoccupazione »). Non ci troviamo d’accordo con
quelli che affermano che la donna si
realizza necessariamente attraverso
l’indipendenza economica perché siamo
convinte che l'umanità intera si «realizza » quando si sottomette a Cristo.
Lo stato economico non è determinan"
te. Perciò sottoscriveremmo la propo
sta tedesca che le mogli di pastori
diano il loro eventuale posto di lavoro
a chi non ne ha, però estenderemmo
l’invito a tutte le famiglie di credenti : che ogni nucleo familiare viva con
un solo stipendio, non soltanto per lasciare posti di lavoro ad altri, ma anche per abbassare il nostro livello di
vita che è insostenibile per le risorse
del mondo. Siamo convinte che non è
quanto guadagna che fa valere la persona ma che è la qualità della sua vita che conta, e per di più, la scelta
volontaria una vita semplice ci
sembra più evangelica (vedi Pietro
Valdo).
Cordiali saluti da un gruppo di
sorelle.
♦ ♦ ♦
Caro Direttore,
Le chiedo ospitalità per queste due
righe, che vorrebbero ricordare al
Consiglio F.G.E.I. — e ai lettori —
che tra i partiti di sinistra, per i quali essi invitano a votare, c’è anche il
Partito Radicale. Esso può anche non
piacere a certi partiti di sinistra, poco sensibili, fin dai tempi della Costituente, ai problemi dei diritti civili e di libertà religiosa. Spiace un
po’ più che la stessa opinione circoli
tra i protestanti firmatari della mozione (a meno che si tratti di pura
dimenticanza).
Comunque mi limito a segnalare il
fatto, perché ritengo che l’obbiettività dell’informazione sia sempre un
nostro preciso dovere.
Cordialmente
Evelina Pons
♦ ♦ ♦
Il pastore Emidio Santilli da
Genova ci esprime le sue perplessità e la sua protesta per la
trasmissione di Protestantesimo
del 20 maggio in cui il pastore
Girardet ha toccato fra l’altro il
problema dei rapporti Cristianesimo-Marxismo. Egli conclude affermando:
...Non vogliamo entrare nel vivo
della questione ma vorremmo precisarvi che gran parte dell’Evangelismo
italiano desidera che la televisione e
la radio siano al servizio esclusivo
dell’Evangelo della Grazia e l’unica
risposta a tutti i problemi dell’pomo
di ogni tempo è Cristo Vivente in noi.
♦ ♦
Dal prof. Varese questa rettifica:
Spiace, per una ennesima volta, di
segnalare l’opportunità di pubblicare
due « errata corrige », comparsi sul
N. 23 dell’Eco-Luce.
Nella lettera al Direttore, firmata
Botturi, Decker, Operti, Rochat, Varese si legge « hanno ricevuto un patrimonio di fede e di dignità », mentre i firmatari hanno scritto « patrimonio di fede e di identità ».
Nell’articolo « Aggiorniamo la situazione » si parla delle « strutture
attuali che devono essere attive »,
mentre devesi leggere « le strutture
attuali devono essere attivate ». Tali
precisazioni vanno fatte perché alterano il senso ed il contenuto delle affermazioni in oggetto, conferendo un
significato del tutto diverso.
I ripetuti errori di stampa passati
e recenti, hanno in comune la caratteristica di conferire ai nostri scritti
un tono trionfalistico ed aziendale.
che può essere utile per insinuare un
discredito sul piano teologico delle
nostre opere, e delle persone che vi
lavorano. Per tali motivi sono pop.
tato a credere che essi siano intenzionali e pertanto si invita la Direzione ed il Comitato del giornale a vigilare, essendo intollerabile che i lettori vengano erroneamente informati
da inammissibili manipolazioni dei testi originali. Se poi nelle migliori
delle ipotesi le cause vanno ricercate
nel dilettantismo provinciale degli
addetti ai lavori, si invita la Direzione del giornale a circondarsi di
collaboratori forniti di etica professionale.
Con distinti saluti.
Prof. Dario Varese
Chi conosce le condizioni artigianali per non dire altro, in cui
si svolge il nostro lavoro si chiede come mai non ci siano più
errori di così! E che il giornale
esca regolarmente! Che poi gli
errori si stia a studiarli, è davvero molto! Magari ne avessimo il
tempo.
♦ ♦ ♦
Gustavo Burat da Biella ci
scrive:
Caro Direttore,
d’accordissimo con Osvaldo Co'isson. Il recupero del « patois » mi
sembra quanto mai consono ad una
predicazione alla cultura delle classi
dominate, alla problematica di restituire loro quanto i dominatori hanno rapinato. Anche la preghiera, ed
il canto, acquisterebbero nei culti sincerità ed immediatezza...
Del resto, vale la pena di ricordare che le prime preghiere udite da
Gesù bambino furono quelle dei « hergé », e che l’Evangelo fu annunciato
in dialetto. La riforma religiosa, proprio da Valdo, ha sempre voluto avvicinare la Sacra Scrittura alle lingue « povere »... Se l’Evangelo è liberazione dell’uomo, perché non usare
uno strumento cosi liberatorio, alternativo, « culturalmente rivoluzionario » qual è la lingua popolare, discriminata, dileggiata, oppressa, per
predicarlo?
♦ ♦ ♦
Lettore sempre attento il past.
Gino Conte ci scrive:
Posso domandarvi perché avete sottotitolato l’editoriale di P. Ricca,
pubblicato nel n” scorso, fra l’altro
con queste parole : « Nessuna crociata anticomunista »? Vi pare che nelle nostre ehiese sia in atto una crociata anticomunista? Non lo è stata
ieri, almeno a partire dalla Liberazione, tanto meno lo è oggi. Vi sono
state e vi possono — no? ^— essere
opinioni diverse, ma una crociata
proprio no. Direi piuttosto che se di
crociata si vuol parlare, quella che
constato oggi è semmai una crociata
filocomunista. Gino Conte
Il sottotitolo non aveva alcun
riferimento alle "nostre" chiese
ma s’inquadrava nel discorso generale della chiesa romana.
Il Direttore
C.LO.V.
È riaperto il termine di scadenza
dell’Avviso pubblico per il conferì
mento dell’incarico al posto di Assi
stente di Medicina. Le domande de
vono pervenire entro le ore 12 de
giorno 19 giugno 1976 all’Ufficio d
Amministrazione a Torre Pellice
Via Caduti per la Libertà, 6 - (Tel
0121/91536-91606).
Il Presidente: E. Aime
4. ISRAELE UN PROBLEMA TEOLOGICO
La terra promessa
L’ELEZIONE
Che significa essere eletto? Che significa dire che Israele è il
popolo eletto? Una rapida lettura dei testi biblici ci ragguaglia già
su un punto: « eletto » come aggettivo non esiste, esiste il participio del verbo eleggere, riferito ai credenti « gli eletti », ad alcuni
personaggi come Mosè; questo significa che secondo la Scrittura
il fatto fondamentale è che Dio elegge non che uno venga considerato eletto. Non è cioè una qualifica ma un’azione, non è come dire
che il popolo è grande, misero, ribelle, ma significa che Dio agisce
nel inondo in quanto elegge uomini al suo servizio. L’elezione non
è mai un fatto compiuto, definitivo, risolto per cui uno è eletto e
tale resta per sempre.
Proprio questo problema sta al centro della polemica fra il
popolo di Israele ed i suoi profeti da Elia a Geremia; il popolo
pretende di avere l’elezione garantita, definitiva, in tasca, ed i profeti la riconducono sempre ad un atto di bontà divina, ma anche di
libertà divina: Dio ha sì chiamato i padri ma punisce i figli.
In questo senso si può dunque dire che né il giudaismo del
tempo di Paolo né l’ebraismo odierno rappresentino una realtà che
ha la sua elezione garantita, assicurata. Si tratta di una comunità
umana a cui Dio rivolge oggi, come allora, una vocazione a cui
occorre rispondere non diversamente da quanto accade per tutte
le altre realtà umane, sia la chiesa cristiana, le religioni non cristiane. Il problema per Israele come per tutti gli uomini resta
sempre lo stesso: quale risposta si dà alla vocazione di Dio.
UN POPOLO - UNA TERRA
Direttamente connesso con l’idea di Israele come popolo eletto
è l’idea della Palestina come terra promessa. Il fatto è chiaro per
chiunque legga l’Antico Testamento, tutto il mondo spirituale dell’antico Israele gravita intorno al possesso della sua terra. È oggetto della promessa per i patriarchi, è luogo di scontro per i re, rimpianto per i deportati e sogno per i poeti. La teologia di Israele è
una teologia del patto e come tale si esprime nella realtà di una
terra.
La perdita dell’indipendenza dopo il 70, ha significato per la comunità giudaica la perdita della Palestina come luogo di vita. Pur
vivendo in seno alla civiltà romana o greca, ed accogliendone la lingua, gli ebrei mantennero sempre la Palestina come punto di riferimento. La legge si può adempiere pienamente solo in terra di Israele, dicevano i rabbini, è qui che verrà il messia, molti ebrei del Medio Evo vi fecero trasportare i loro morti per seppellirli.
È noto che il saluto con cui ogni ebreo chiude la cerimonia pasquale è « l’anno prossimo a Gerusalemme ». Questo augurio di un
incontro nella città santa, ha costituito per secoli, dalla Spagna alla
Polonia, la grande speranza del popolo ebraico. Senza questa speranza, mantenuta in vita attraverso i secoli, non si comprende il sorgere
ed il successo del fenomeno sionista.
IL SIONISMO: FENOMENO AMBIGUO
Non è qui il luogo di rintracciarne le tappe, bastano pochi accenni: il movimento nasce in Europa negli ultimi decenni dell’SOO
ad opera di alcuni esponenti del mondo liberale ebraico. L’idea nella
sua prima espressione non è quella di un ritorno massiccio in Palestina, un esodo generale, ma semplicemente quella di avere un « focolare » di vita ebraica, un luogo dove esprimere la propria identità
di popolo; Herzel, uno dei maggiori esponenti del movimento, formato dalla cultura europea forse più che dalla tradizione religiosa,
avanza l’ipotesi che la nazione ebraica possa ricomporsi in Argentina,
in Uganda o altrove. Sono invece proprio gli ebrei socialisti ed atei
dell’Europa orientale che si batteranno perché ogni sforzo sia tentato verso la Palestina.
Vi è dunque alla base dell sionismo una coscienza nazionale, di
indipendenza, unità, identità, che non è molto diversa da quella di
altri risorgimenti nazionali italiano o greco. Essere se stessi, ebrei
fra ebrei con una lingua, una tradizione, un modo autonomo di impostare la vita. Su questo movimento si innesta la coscienza religiosa ebraica, quella nostalgia della terra di cui si è parlato ed il risultato è il movimento che si conosce oggi ancora come sionismo.
Sin dalle origini il fenomeno sionista appare non solo complesso,
per queste diverse componenti, ma ambiguo perché non si è mai
posto in modo chiaro il senso della sua attività ed il suo orientamento: tutti gli ebrei dovranno riunirsi in terra Santa o no? Che rapporto esisterà fra le comunità della Diaspora e la nuova realtà nazionale creata in Palestina? Che tipo di società sarà creata sul territorio palestinese stesso? Domande a cui non si poteva dare risposta nel momento della battaglia originaria quando la Palestina era
ancora occupata dai turchi e poi dagli inglesi, ma che restarono
aperti e che determinarono, sotto la spinta degli eventi, le crisi successive dello stato di Israele.
Giorgio Toum
Personalia
Mentre in questi giorni i locali
pubblici inalberano vistosi cartelli
contro il fumo, qualcuno forse si ri
corderà di una interessante iniziati
va di qualche tempo orsono. In alcu
ne grandi città in una grande tenda
da circo e per mezzo di un manichi
no che ne illustrava i devastanti effetti, l’uomo della strada imparava a
difendere la propria salute dal fumo
e a ripudiare un vizio tanto pericoloso quanto sciocco.
Anche di questo si è parlato nella
trasmissione PROTESTANTESIMO di
questa .settimana. Ma quale può essere il legame con i consueti argomenti della rubrica?
Il legame sta nel fatto che (come
probabilmente pochi sanno) quella
iniziativa non fu opera di organizzazioni statali, né di organismi privati, ma della Chiesa Cristiana Av
ventista del Settimo Giorno.
La Chiesa Avventista, movimento
sorto negli Stati Uniti nel secolo scorso, pone infatti in primo piano la salute del corpo come dono divino che
agni essere umano ha il dovere di
salvaguardare; la campagna contro il
fumo era stato quindi un appariscente, ma non unico, aspetto di questa
quotidiana lotta per un mondo più
sano.
Dal canto loro i fedeli, non numerosi in Italia, ma sufficientemente
agguerriti, si rendono conto di battersi contro forze preponderanti e
che i risultati se mai vi saranno, sono forse destinati ad essere sommersi
nell’immondezzaio in cui il nostro
pianeta sta trasformandosi. Tuttavia
quando la loro lotta viene ad allacciarsi e a sovrapporsi con quella di
altre organizzazioni più squisitamente
« ecologiche », riesce a determinare
(ed è il caso citato più sopra) un interesse anche da parte della cultura e
dell’informazione « ufficiale ». Lo spa
zio per le voci alternative nel nostro
paese, si sa, è meno vasto di quanto
sarebbe augurabile e necessario, perciò un discreto aiuto può essere dato
anche da quei bocconi di spazio che
il monopolio di stato concede.
Impressione suscita senz'altro (in.sieme al desiderio di saperne di più)
il fatto che i fedeli della Chiesa Avventista per primi facciano tesoro delle istanze che proclamano al mondo,
bandendo dalla loro vita vizi e mollezze, nella ricerca di un sistema di
vita più sano e più vicino a Dio. Nessuno può difendersi contro l’inquinamento dell’ambiente (nessun singolo
essere umano, sia chiaro), è stato detto durante la trasmissione, ma ognuno ha la possibilità e forse il dovere
di compiere la sua piccola battaglia
almeno tra le mura di casa.
Sperare in un futuro migliore non
è illecito.
P. Andreotti
Siamo lieti di apprendere che
il prof. Giovanni Gönnet è stato nominato docente di storia
medievale presso l’Università di
Bari, a partire dal prossimo anno accademico. Ci rallegriamo
per questa nomina che giunge a
sancire come riconoscimento
una lunga ed operosa carriera
di studio nel campo della storia
medievale. Il prof. Gönnet, docente da anni presso la nostra
Facoltà di Roma, di cui una gran
parte dei pastori attualmente in
servizio sono stati alunni, ha
partecipato con impegno e consacrazione al rinnovamento della storia valdese medievale in
atto da alcuni anni fra noi. Dalla pubblicazione dei suoi «Prolegomeni » sino al suo ultimo
lavoro col prof. Molnar, edito
dalla Claudiana in occasione del
centenario, egli non ha cessato
di scavare le fonti ed ordinare
i materiali sul valdismo antico,
ed il risultato della sua fatica
operosa sta ora nelle nostre biblioteche a disposizione. Ci auguriamo che molti siano i discepoli a raccogliere il suo esempio e proseguire le indagini da
lui iniziate.
3
I
sf:
11 giugno 1976
NAIROBI 1 975
D I BATTITO
Una assemblea ecumenica
dalla parte sbagliata
L’assemblea si è tenuta a Nairobi. I delegati facevano la spola dal centro Kenyatta, una costruzione architettonicamente
molto ben riuscita, tutta quanta con aria condizionata, agli alberghi di 1“ classe in cui erano
ospitati. Ma Nairobi non è l’Africa. È una città di cemento
armato e palazzi di vetro appartenenti a ditte di fama mondiale, così; come succede ad altre
grandi città. La conferenza delle chiese di tutta l’Alrica aveva
s:i invitato l’Assemblea generale
del CEC a Nairobi, ma non l’ha
portata in Africa. L’Assemblea
non è stata africanizzata come
era successo con la conferenza
missionaria di Bangkok del 1972
che era stata fortemente caratterizzata dallo spirito asiatico.
Là si viveva in capanne aperte
con 35 gradi giorno e notte, 20
Km. fuori città tra le capanne
dei poveri e i conventi dei monaci buddisti.
A Nairobi non c’era nulla di
simile. Così: i partecipanti non
africani si sono lanciati sul turismo di safari e hanno cercato un surrogato alla mancanza
di contatti nell’acquisto di “souvenirs”. Occasionalmente si sono presentati gruppi di danzatori neri che erano stati appositamente invitati per farsi fotografare. Questo avveniva in
Africa, ma non è Africa. E qui
sorge il problema del luogo in
cui si è tenuta la conferenza.
Cinque anni orsono si poteva
ancora passeggiare indisturbati
per le strade di Nairobi. Chi nel
corso di questa assemblea è
uscito dal suo albergo è caduto senza eccezioni nelle mani di
giovani accattoni, di giovani
scippatori e di misere prostitute. Pochi isolati più in là del
centro Kenyatta protetto dalla
polizia cominciano gli enormi
quartieri poveri, come a Mathara-Valley dove 70.000 uomini
senza lavoro e senza speranza
abitano in caverne e baracche
di lamiera. I ratti si affollavano
sul far della notte nella città
delle luci al neon. C’erano anche cinque anni fa, ma ora questa povertà è diventata più aggressiva. Questa situazione —
una fortezza, guardata a vista
dalla polizia e con un lusso nel
vitto e nei servizi straordinario
anche per europei, nel bel mezzo di un mare di fame, violenza poliziesca e criminalità — è
specchio autentico della catastrofica situazione del mondo. E
l’assemblea ha tenuto le sue riunioni dalla parte sbagliata. I delegati erano alloggiati nel posto
sbagliato.
Come si può parlare in maniera credibile del superamento
di strutture sociali ingiuste e
della liberazione degli affamati,
se si sta in hotels dove si mangia meglio di quanto convenga
ad un uomo, ma dietro porte
sprangate? Com’è possibile celebrare la comunione ecumenica
se nello stesso tempo si deve
essere protetti per strada da
guardie armate contro la aggressività della povertà? Non il
centro Kenyatta tecnicamente
perfetto, ma un normale villaggio africano avrebbe guidato
verso la verità i rappresentanti
della cristianità. Quella di Nairobi 1975 dovrebbe essere l’ultima assemblea ecumenica che
tiene le sue sedute dalla parte
sbagliata nella lotta di dimensioni mondiali tra il superfluo
protetto dalle armi e la povertà
aggressiva. Se l’ecumene — esattamente come le nostre chiese
— non sa mostrare maggiore
semplicità nelle sue assemblee,
perde la sua credibilità. Ciò è
già stato espresso da padre
George di Kerala nell’assemblea
di Bangkok.
Di Nairobi si può dire ; « Se i
ricchi non imparano a vivere
più semplicemente, i poveri,
semplicemente, non possono vivere ». Dall’assemblea di Uppsala è sorto il programma antirazzismo. A Nairobi esso è stato confermato. Dopo Nairobi
l’ecumene e le chiese del mondo occidentale dovrebbero decidersi per un programma di vita
semplice.
Dal terzo mondo sono giunte
ripetutamente all’assemblea dichiarazioni teologiche massicce
sulla liberazione da fame, violenza, sottomissione. Ho udito
un teologo del nostro mondo affermare criticamente che si tratta in primo luogo del perdono
dei peccati. E lo esponeva con
formule teologiche molto astratte. Senza saperlo aveva perfettamente ragione : se noi ricchi
cristiani nei nostri paesi vivessimo maggiormente del perdono delle nostre colpe economiche, sociali e politiche, gli affamati del terzo mondo avrebbero
di più da mangiare e celebrerebbero l’indipendenza. Abbiamo bisogno del perdono di questo peccato esattamente come
quelli hanno bisogno del pane
quotidiano. Per una parte non
secondaria le due cose sono interdipendenti.
Nairobi ha rafforzato la comunione ecumenica. I partecipanti hanno imparato a vedere
se stessi e la loro situazione con
gli occhi degli altri. Hanno sperimentato l’interdipendenza delle
diverse situazioni della cristianità nel mondo e notato la concretezza profetica dell’Evangelo
in queste situazioni. Ora si tratta di lavorare, mediante un
cambiamento di sè, alla perequazione necessaria dei pesi nell’ecumene e tra i popoli, in modo che la comunione sperimentata a Nairobi trovi mani e
piedi.
Jürgen Moltmann
Uequivoca quiete
della confusione
Comitato di Redazione : Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Ntso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore : GIORGIO TOURN
Dir, responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese,
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Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Reg. Tribunale dì Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
Aiuti
per ii Friuii
Cinque autocarri sono partiti
dalla Germania Federale con un
carico di 22 tonnellate di generi
alimentari per bambini, coperte, materassi, biancheria e vestiario per un valore di circa
54 milioni, destinati ai sinistrati dal terremoto del Friuli, inviati dal Diakonisches Werk delle chiese evangeliche tedesche.
Vi sono inoltre 16 volontari, per
lo più infermieri e due medici,
con 5 ambulanze. In collaborazione con l’organizzazione cattolica Caritas, il Diakonisches
Werk spera di poter mandare
ancora altri consistenti aiuti anche per l’opera di ricostruzione.
La responsabilità dell’impiego
di questi mezzi di soccorso è affidata ai rappresentanti delle
chiese evangeliche luterane in
Italia.
«La verità emerge piuttosto
dall’errore che dalla confusione », diceva Bacone. È quanto
mi pare sia accaduto con la notizia della costituzione a Milano
di un gruppo di protestanti socialisti, militanti o simpatizzanti
del P.S.I. Le reazioni che si sono lette nella «Luce» del 21
maggio, come altre che si sono
udite in giro nei nostri ambienti, concordano nel definire quell’iniziativa un «errore» ed è significativo che provengano tutte
da chi voterà per il P.C.I. o per
la lista degii ex-extraparlamentari. La sortita (quanto tardiva,
purtroppo!) di un gruppo di evangelici che si definiscono «socialisti » in un senso abbastanza
preciso, ha evidentemente disturbato una certa quiete, che era
l’equivoca quiete della «confusione », vantaggiosa soltanto per
chi ha la vocazione dell’egemonia.
Credo che sia soprattutto onesto non tacere, e non tacerlo
specialmente a chi dovrebbe fare prossimamente una scelta di
voto a sinistra, che nella cosidetta area socialista vi sono profonde e sostanziali differenze
di posizioni. Queste differenze
emergono già dai discorsi, ma
sono ancor più evidenti nelle azioni, ed hanno a monte una diversità di dipendenza ideologica, di tradizioni, di esempi storici, di organizzazione interna
dei partiti: tutte caratteristiche
che una minoranza che si trovi
o potrà trovarsi all’interno di
uno stato confessionale (religiosa o filosofica che sia la confessionalità) non può non considerare ùon specifica attenzione.
Nascondere queste differenze
dietro il fumo di un discorso o
di un’azione comune (che quando e’è è smaccatamente di parte) significa alimentare una confusióne che certamente non gio
va alla ricerca di una propria
verità e soprattutto non prepara a scelte che in certe situazioni o occasioni non possono non
essere ben definite e discriminanti (non si vota difatti per una
generica « sinistra » ; ma il discorso vale anche per altre e
più frequenti occasioni).
Quanto poi alla richiesta di
solidarietà nei confronti dei caL
telici che hanno scelto di candidarsi nelie liste del P.C.I., non
Aurelio Mauri Paolini
(continua a pag. 4)
La settimana internazionale
CHE ACCADE NEL LIBANO?
E una domanda, questa, alla quale è molto difficile rispondere. Cerchiamo anzitutto di riassumere obiettivamente le notizie niù sicure.
Una colonna di 5000 uomini è
penetrata martedì 1.6 nel Libano, proveniente dalla frontiera
della Siria ed è proseguita nella
direzione di Beirut, attestandosi
sulle pendici orientali' della catena del Libano, a una trentina
di chilometri dalla capitale. A
questa prima ondata di forze armate siriane, ne son seguite tosto delle altre mercoledì e giovedì, fino ad un massimo valutato
approssimativamente fra i 10.000
e i 15.000 uomini. Gli effetti immediati sulla guerra civile libanese sono stati benefici (non possiamo esprimerci diversamente),
suscitando stupore e smarrimento generali nella popolazione,
conseguentemente arresto, immediato e quasi totale, dei sanguinosi combattitnenti fra conservatori cristiani da un lato, e
forze progressiste e palestinesi
(in massima parte musulmane)
dall’altro.
Mercoledì « il governo siriano
ha tentato di prevenire uno scontro armato coi palestinesi, intimando alla Resistenza la consegna di tutte le armi e l’autorizzazione (...) d'ispezionare i campi profughi. L'OLP ( = Organizzazione per la Liberazione della
Palestina) ha immediatamente
respinto tale richiesta (che, secondo un quotidiano del Kuwait,
sarebbe giustificata dal fatto che
Damasco non poteva chiedere alla Falange ’ di deporre le armi,
se prima i palestinesi non avessero fatto altrettanto), ma notizie
provenienti dalle zone sotto controllo siriano confermano che le
forze di Damasco stanno già disarmando tutti i palestinesi ».
Questi, insieme a tutte, o quasi
tutte, le forze musulmane. « evitano per ora d'impegnare il combattimento con i siriani, aspettando l'esito delle diverse trattative avviate dai principali espo
a cura di ’Tullio Viola
nenti politici libanesi e palestinesi, ma anche per non rischiare
un confronto che, data la disparità delle forze in campo, si risolverebbe in favore della Siria ».
Domandiamoci ora: l’esercito
siriano deve considerarsi « invasore » o «protettore»? Forse protettore proprio no, ma quasi certamente neanche invasore. Numerosi aspetti significativi sembrano dimostrarlo. Infatti:
1) L’armamento dei siriani è
quasi interamente di provenienza sovietica: 260 tra mezzi blindati, veicoli corazzati e carri armati sovietici del tipo T-62. Inoltre fonti diplomatiche a Damasco hanno rivelato che, « per
portare a termine questa "operazione Libano", è previsto anche
l’eventuale impiego di un centinaio di caccia Mig-21 e di cacciabombardieri Sukhoi, entrambi di
fabbricazione sovietica, che si
tengono pronti a decollare. (...)
La stampa siriana afferma poi
che il primo ministro sovietico
Kossighin, nei colloqui avuti il
2.6 a Damasco col presidente siriano Assad, ha tacitamente approvato l'intervento militare nel
Libano. Kossighin avrebbe infatti confermato l’appopoio di Mosca "alla lotta della Siria contro
l'imperialismo, a sostegno della
causa palestinese, che si esprime
in tutti i settori della cooperazione politica, economica e militare".
In realtà, nel suo brindisi ufficiale, Kossighin aveva evitato ogni accenno all’iniziativa militare siriana, e la cautela con cui si
muove la diplomazia sovietica è
confermata dal fatto che la mattina del 3.6, a Mosca, la polizia
non è intervenuta per disperdere alcuni studenti libanesi e palestinesi che avevano circondato
l’ambasciata della Siria per protestare contro l'invasione ». Nello stesso tempo « continua ad
aumentare il numero delle navi
da guerra della flotta sovietica
del Mediterraneo. Nelle ultime
settiniane altre 15 unità hanno
passato gli stretti dei Dardanelli ».
2) D’altro lato, « il ministro
della Difesa israeliano, Shimon
Peres, ha minimizzato il significato dell'intervento siriano nel
Libano, affermando in Parlamento che, "almeno per il momento
non esiste, per lo Stato ebraico,
un pericolo tale da render necessaria un'iniziativa mi'.dare oltre
frontiera". Anche il ministro degli Esteri, Allon, dopo aver rilevato che "non compete a Israele
analizzare le ragioni che hanno
indotto la Siria a scegliere proprio il momento della visita di
Kossighin per impegnarsi a fondo", ha dichiarato che il governo
israeliano "si riserva di prendere
contromisure solo se fosse messa in pericolo la sicurezza nazionale" ».
3) Infine « il Dipartimento di
Stato americano, non diversamente da quanto fa il governo
israeliano, continua a minimizzare le dimensioni e le conseguenze dell'intervento siriano nel
Libano, sostenendo che si tratta
di movimenti di truppe già presenti in territorio libanese e non
di rinforzi »•
Come si vede, la situazione è
molto oscura ed è certo che, dietro le quinte, un intenso lavorio
diplomatico è stato compiuto e
si compie, per ragioni che ci
sfuggono. Si ha l’impressione che
le grandi potenze intendano levar la castagna dal fuoco con
Io zampino del gatto.
Nell’attesa di nuovi eventi,
dobbiamo accontentarci di aver
semplicemente gettato uno
sguardo su un problema.
(Notizie tratte da « La Repubblica » del 3 e del 4.6.1976).
1 Senza considerare la propria operazione militare come un vero e proprio
atto di guerra, la capitale della Siria
avrebbe agito in modo diplomaticamente assurdo, se avesse preteso immediatamente il disarmo della Falange. Questa
è infatti la milizia della classe al potere, nel Libano.
Dove le chiese
sono
troppo piccole
(segue da pag. 1)
romena questo non si realizza
prima di tutto perché lo stato
assume per proprio conto una
gran parte di questi compiti e
poi perché finora queste cose come giornali ecclesiastici e simili
non rientravano nei piani dell economia del paese, o nella sua
politica.
Questo spiega il f^Uo ^
tività princinale resti il culto e
qui c’è un enorme differenza tra
le nostre chiese occidentali e le
chiese romene. Mentre da noi i
consigli di chiesa pensano a suddividere in sale e salette i grandi
e poco frequentati templi costruiti nel passato, per rendere
possibili attività più agili ed impegnate, in Romania i consigli
di chiesa hanno esattamente il
problema opposto, e decidono
quando è possibile di allargare i
loro templi. E noi abbiamo predicato in una di queste chiese allargate, piene zeppe di gente seduta ed in piedi, perché tutto il
paese era venuto a salutarci.
Ora questo fenonieno richiede
una profonda riflessione da parte
nostra e va compreso alla luce
del diverso sviluppo culturale che
c’è stato in occidente ed in oriente. In occidente le nostre chiese
soffrono per la secolarizzazione,
lottano contro i mali della società capitalistica, e sono continuamente stimolate a impegnarsi
nella vita sociale. Le chiese
prendono la fisionomia di fenomeni di confine e si spezzettano
in molte iniziative diverse. Nell'Est invece, le chiese vivono un
altro tipo di attività, certainente
più raccolta, ma che uossiaino
pensare altrettanto se non più
efficace, perché il cristianesimo e
la religione hanno aspetti e facce
diverse in tutto il mondo.
Di conseguenza Girardet ha ragione quando ci rende attenti al
messaggio che ci possono dare
le chiese dell'Est, che se
biamente hanno anche sofferto
per certe ristrettezze imposte dal
tipo di società in cui vivono, dah
l’altra non sono state come noi
le vittime di un regime di spreco
e di lusso che oggi sembra arrivato alla sua crisi.
Dappertutto i valdesi sono conosciuti ed hanno un grosso credilo di stima, dovuto alle persecuzioni passate. I fratelli romeni sanno che pur .essendo una
piccola chiesa ci siamo battuti
finora su tanti fronti per restare
fedeli. Al di sopra delle assurde
barriere della guerra fredda e al
di là della logica dei biechi, è
opportuno che credenti di diversi paesi restino in comunione tra
di loro e pongano la loro mansuetudine al servizio della pace
nel mondo. Come noi non ci
identifichiamo con i ideologia
dell’occidente, così le chiese dell’Est europeo non si identificano
affatto con l’ideologia orientale,
ma restano ancorate alla loro
confessione di fede. Noi e loro
siamo indubbiamente molto diversi, perché anche diverse sono
le situazioni in cui viviamo, ma
abbiamo molte cose da dirci ed
il dialogo della fede non potrà
non portare i suoi frutti.
4
11 giugno 1976
EVANGELICI ED ELEZIONI
Per una
occorre
rinascita dei paese
battere la DC
Mancano ormai pochi giorni
alle elezioni politiche, mentre
tutta la stampa, sia nazionale
che estera, riconosce in genere
che questa nuova chiamata alle
urne degli italiani potrà avere
un’importanza fondamentale.
Come già scritto in occasione
di precedenti elezioni, non è certo compito di questo giornale dare indicazioni o « consigli » ai
lettori che probabilmente avranno già fatto le loro scelte. Vorremmo però fare alcune riflessioni e considerazioni dettate essenzialmente dalla semplice osservazione d ■ ‘‘alti.
Sia la società che la situazione
politica sono assai cambiate da
quando, nel 1948, stravinse la DC
(grazie anche ai generosi finanziamenti americani) in funzione
di « imico baluardo contro il comunismo ». Il lungo periodo di
malgoverno e di inettitudine in
gran parte imputabile al regime
democristiano è davanti agli oct^hi di ognuno di noi ed ognuno
di noi, in un modo o nell’altro
(chi nelle faobriche, chi nel commercio, chi negli uffici, chi come
pensionato, chi come piccolo risparmiatore) ne sta scontando le
conseguenze.
Il partito cosiddetto « cattolico » cerca di presentarsi agli e(®fft)ri con un volto nuovo, ma
poi è bastato vedere le nuove liste per vedere di ouali rirmovamenti sia capace la DC. È ben
vero che fra i candidati vi è Umberto Agnelli, che potrà senza
dubbio portare dei voti (pur essendo egli un « laico »), ma sarà
anche ^ interessante vedere come
reagirà l’anima « popolare » della DC a questa candidatura.
D altra parte, la conferma del
non-cambiamento l’abbiamo avuta dallo stesso segretario Zaccagnini il quale in occasione di una
domanda postagli il 28 maggio
scorso sul dopo-elezioni in caso
di vittoria del suo partito, e cioè
se sarebbe stato possibile, di
fronte ad un « no » del PSI un
governo con PSDI, PRI e ÌPLI,
egli ha affermato che nessuna
formula è da escludere.
Nell’altro campo assistiamo alio storico fenomeno dell’adesione di varie « personalità » cristiane ai partiti della sinistra,
e particolarmente al PCI. La cosa pare veramente di grande
importanza, innanzitutto perché
SI tratta di una scelta certamente meditata e maturata a lungo da persone abituate a ragionare colla propria testa ed alla
L’equivoca quiete
deiia confusione
(segue da pag. 3)
mi pare che un rabbuffo papam basti a farne dei martiri o
degli eroi civili. i cattolici-liberali del nostro Risorgimento —
coi quali si è voluto fare un raffecero le loro scelte
politiche senza suscitare clamori (e le portarono anche avanti
senza avanzare riserve o ipotecare ripensamenti), malgrado
l6 fornirli scoiTiunicli6 ricévute
E nessuno hu ritenuto di dover
loro approvazione o ammirazione. Forse anche perché i liberali
di allora (con maligno pregiudizio settario!) pensavano che un
uomo libero lo è da cima a fondò
ed un cs-ttolico-liberale Evesse
ancora della strada da fare.
Ci sembra più giusto <ed anche più protestante), se veramente vogliamo onorare e favofire le autonome scelte della coscienza religiosa, lasciarle maturare nel silenzio e nella solitudine, davanti a Dio ed alla propria comunità. Sia i battimani
della platea che la solidarietà
esterna dei benpensanti o d’altro popolo (come noi siamo),
non sono di aiuto a chi vuol essere interamente cosciente e libero nelle decisioni che prende:
gli offrono quello che egli ha rifiutato, cioè il conforto e la protezione di chi gli garantiva, sempre dall’esterno, la validità morale dei suoi atti.
luce della loro fede indiscussa
(basti ricordare due nomi per
tutti: La Valle e T. Vinay), mentre, al contrario, l’alleanza DCAgnelli è puramente un fatto di
potere come d’altronde ha affermato lo stesso vice presidente
della Fiat.
L’aspetto più significativo di
questa adesione è data dal fatto
che quei cristiani col loro gesto
hanno affermato la loro piena
autonomia politica: vi è ora da
sperare che a sua volta questa
autonomia costituisca un notevole elemento di accelerazione
allo sfaldamento dell’unità politica dei « cattolici ». Unità politica che, tenuta assieme anche
mediante un vero e proprio «terrorismo spirituale » della curia
vaticana, ha costituito la sicura
piattaforma elettorale della DC
per trent’anni. Ne abbiamo avuto ancora una recente e clamorosa prova colla presa di posizione del papa e dei vescovi ed
al loro esplicito invito di votare
DC (mentre frattanto il Vaticano, tramite mons. Casaroli, tiene
stretti contatti coi partiti comunisti al potere).
Di fronte alle proteste di cittadini e dei partiti in merito a questa inammissibile ingerenza vaticana solo il PR (part. radicale)
ha intrapreso un’azione concre
ta: ha denunciato alla Procura
della Repubblica di Roma i vescovi della CEI (conferenza episcopale italiana) per il reato previsto dall’art. 98 della legge elettorale, per cui è nunibile con
multe e colla reclusione fino a
tre anni quel ministro di qualsiasi culto che « abusando delle
proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse si adoperi a vincolare i suffragi degli elettori in favore di una determinata lista ».
Ma, tornando al fatto dell’adesione dei cristiani alle sinistre,
rni pare che questa sia la forma
più democratica e più vera per
promuovere un reale cambiamento del Paese, contro un potere burocratico, clientelare e parassitario, senza « compromessi
storici » predicati dall’alto (ma
quanto graditi alla base?) e peraltro respinti dalla stessa DC.
La sola possibile soluzione che
pare auspicabile è che avvenga
una profonda spaccatura della
DC, una spaccatura tale (sarà utopistica?) che conduca finalmente questo partito all’opposizione,
a cedere il passo alle nuove forze emergenti e disponibili a fare
sul serio e nell’interesse collettivo una politica di rinascita economica e morale.
Roberto Peyrot
Valutazioni critiche
di un candidato
Presentarsi come protestanti nelle liste del
PCI non ha valore polemico - L’evangelo contesta gli idoli presenti anche nell’azione politica
Caro direttore,
ti sottopongo alcune considerazioni personali sui problemi posti dalla presenza di alcuni evangelici, pastori e laici, nelle liste
di sinistra aile prossime elezioni
politiche.
1) Per chi ha seguito il dibattito, che almeno dagli anni 60 è
stato al centro di campi ad Agape, di articoli su Gioventù Evangelica, di convegni e concessi
della Egei, ed in qualche caso anche di dibattiti in assemblee di
chiesa, queste candidature rappresentano un logico sbocco di
quella impostazione. Purtroppo
però questo dibattito non è stato così allargato da investire tutte le nostre comunità ed è per
questo che oggi le candidature
fanno discutere la gente. Ma la
fa discutere in un modo sbagliato; si discute su un principio: se
sia legittimo per un credente,
specie se pastore, di presentarsi
candidato in una lista di un partito del movimento operaio. Mentre un modo più corretto di af
Non confondiamo
i ministeri e i compiti
Nella discussione in atto nelle
nostre chiese, in vista della scadenza elettorale, il problema più
acutamente avvertito è la “novità” che due pastori valdesi si siano presentati, uno di loro come
indipendente, quali candidati
nelle liste di un partito. Mi pare
che finora, stranamente, non sia
stata affrontata la questione essenziale, quella dei ministeri.
Nella decisione di Tullio Vinay e
di Gianna Sciclone e nell’appoggio di coloro che consentono io
vedo una seria confusione circa
i rapporti fra il ministero cristiano e i ministeri, quello pastorale
in particolare.
In quanto credenti, chiamati,
« santi », tutti noi siamo parteci’-'i di quello che le chiese della
Riforma, con un’espressione discutibile anche se biblicamente
fondata (1 Pietro 2: 9 ss.), hanno
chiamato « il sacerdozio universale dei credenti »: tutti laici,
ma anche tutti testimoni. Sicché
la partecipazione alla responsabilità civile è di tutti i credenti,
abbiano o no un ministero specifico, così come per tutti i credenti,e non solo per pastori, la
adesione a un partito, la militanza in esso costituisce un problema. Ogni partito ha una sua ideologia e poiché è per noi chiaro che non ci può né deve essere
un partito cristiano, l’ideologia è
sempre una sfida per una fede
adulta che non si rifugi nel sentimento religioso, neH’interiorità
individuale e a questo di fatto si
riduca.
Di fatto assai spesso o scindiamo fede evangelica e responsabilità civile oppure le mescoliamo,
cerchiamo di farne una sintesi, e
allora è l’integrismo: a questo riguardo penso che ci sia molto
più integrismo di quanto si creda, e che non basta, teologicamente smaliziati, respingerne la
forma per respingerne realmente la sostanza. In ogni caso responsabilità di partecipazione e
di testimonianza evangelica, e
problema aperto di tensione fra
la fede in Cristo e questa o quella ideologia, sono sempre cosa di
tutti noi.
Nel quadro del « sacerdozio universale dei credenti », il Nuovo
Testamento ci attesta con chiarezza la diversità e la distinzione dei ministeri, avvertendo che
soltanto se ogni membro e organo del « corpo » svolge la sua
funzione, il corpo vive e opera
in modo armonico ed efficace.
Ora, sappiamo che i ministeri
odierni, e fra questi il pasturato,
non trovano nel Nuovo Testamento un riscontro esatto, tuttavia credo che concordiamo nell’affermare che il carattere specifico del pastorato è la predicazione dell’Evangelo: il pastore, quale lo riconoscono le chiese della
Riforma, è « il ministro della Parola ». Non lo è in modo esclusivo, né indelebile, ma è chiamato
ad esserlo « a pieno tempo », cioè
con tutto se stesso, e in base a
una preparazione specifica. Ed è
chiarnato a esserlo anzitutto nella chiesa. Ciò non vuol dire che
gli sia preclusa ogni uscita pubblica, e infatti accade che sia invitato negli ambienti più diversi.
Tuttavia questo è essenzialmente il ministero delVevaneelista,
da noi troppo negletto o, in rari
casi, confuso con quello del pastore: vi è qui tutta una pista di
riflessione e di ricerca, anche se
ritengo che i ministeri "specializzati", generalmente di tipo "evangelistico” debbano restare in
un rapporto vivo con la chiesa
reale, che è quella locale; e mi
pare che il ministero apostolico
di Paolo ne dia l’esempio.
Senza catene (11), la funzione
del pastore è dunque essenzialmente ecclesiastica, come quelle
dell’anziano, del diacono, del
« dottore »: il suo compito è formare con la predicazione dell'Evangelo, certo nella ricerca comunitaria, fedi coscienti e adulte. La testimonianza pubblica del
popolo di Dio non la dà tanto un
pastore, anche il più versato in
Public relations, bensì il membro di chiesa nel suo ambiente
di vita. La chiesa, e in essa questa funzione vitale che è la predicazione dell’Evangelo hanno
senso per ossigenare il sangue,
che poi possa portare nutrimento e vita fino alle estremità, nell’attivo contatto con la realtà
quotidiana, piedi ben piantati in
terra, mani in pasta.
Non credo dunque affatto che
il pastore trovi il compimento
della sua vocazione « al largo »,
fuori dei limiti angusti della
chiesa: quasi che la vastità di respiro e di orizzonti gli venissero
dagli uomini e non da Dio, dal
mondo e non dall’Evangelo soltanto! Se non ha sapùto predicare alla chiesa, formarla evangelicamente, saprà predicare al
mondo? Se non ha saputo sve
gliare e nutrire la chiesa, saprà
svegliare e nutrire il mondo?
C’è qualcosa di paradossale, in
questa vigilia elettorale. Forse
mai come stavolta sono stati numerosi gli evangelici, candidati
in varie liste. Forse che la testimonianza evangelica passa essenzialmente attraverso i due
pastori? non sono forse anch’essi
portatori della medesima vocazione? Ci vogliono dei pastori
perché la testimonianza riformata risuoni e viva negli organi
pubblici? non bastano dei "laici”? Qualora così fosse non sarebbe un segno severo del falliménto di un ministertì pastorale
incapace di formare con la Parola vite segnate dall’incontro con
il Cristo?
Altro problema: il Parlamento
è luogo di predicazione? Teoricamente si, vi si può predicare come dovunque: ma allora non
sotto altre bandiere che la croce
di Cristo (il dichiararsi « indipenti » è del tutto insufficiente,
quando ci si è impegnati sotto
un simbolo), e la Croce non può
diventare simbolo di un partito,
di un programma ideologico e
politico. Di fatto, il Parlamento
è luogo di elaborazione della politica nazionale (e questo implica anche delle competenze) i
vari partiti vi portano le diverse
istanze, il loro compito è di far
convivere gli uomini vecchi, non
di annunciare l’uomo nuovo, di
aggiornare, correggere e trasformare quello che resta pur sempre il-dis-ordine umano, non ha
il potere di creare l'ordine nuovo. Schiettamente, non capisco
come chi ha ricevuto, e ha avuto
riconosciuto, il dono della predicazione deH’Evangelo abbia ancora tempo, energia per altro che
non sia questa vocazione amplissima e profonda. Di essa, tra l'altro, è anche responsabile di fronte alla chiesa, pure in termini di
« disciplina », per cui non credo
che T. Vinay e G. Sciclone avessero il diritto di prendere la decisione che hanno preso, restando in « ruolo », senza consultare
le chiese e il sinodo, chiedendo
loro l’eventuale riconoscimento
di quella «missione» che essi indubbiamente sentono, in modo
soggettivo. La mia risposta sarebbe stata ed è negativa, non
per legarli, ma per richiamarli
al loro compito più vero.
Gino Conte
frontare questo problema dovrebbe essere quello di discutere nella comunità del programma, delle linee di azione di questo o quel partito. Ma poiché
questa discussione è iniziata vorrei fare una proposta che va al
di là delle elezioni: che le varie
comunità, che il sinodo, le conferenze distrettuali comincino a
discutere ufficialmente del problema del movimento operaio,
del marxismo, dei credenti che
militano in organizzazioni di sinistra. In fondo si tratta anche
di un problema di predicazione
se è vero — come dimostra l’inchiesta della Fgei di Luserna —
che nelle nostre comunità gli operai sono sempre più emarginati dalla vita della chiesa.
2) Vi è però un punto sul
quale sono in disaccordo coi fratelli che sono candidati nelle liste del PCI (e non dico questo
perché ho scelto di militare in
un altro movimento di sinistra)
ed è il modo con cui sono presentati agli elettori. Mentre capisco benissimo il valore polemico e di rottura che ha la qualifica di « cattolico » nelle liste del
PCI sia nei confronti della gerarchia della chiesa cattolica che
per la linea politica del compromesso storico, non altrettanto
capisco la qualifica di « protestante ». Noi non abbiamo gerarchie, nessuno ci chiede una « unità politica », per cui questa qualifica non ha nessun valore polemico o di rottura. Di più siamo tutti convinti che la politica
è «Topera delle nostre mani »
che si avvale di strumenti scientifici quali il marxismo nel suo
svolgersi, ed è per nuesto che i
criteri di una candidatura devono essere valutati sulla base dell’apporto che i candidati possono dare allo sviluppo della linea
politica. Ed è sicuramente notevole il contributo di carattere
politico che i fratelli candidati
nel PCI possono e debbono dare.
Siamo inoltre anche tutti convinti che anche nella politica dobbiamo predicare e rendere testimonianza a Gesù Cristo, il Signore. E quésto almeno nella mia esperienza personale è molto diffìcile: a volte per considerazioni
politiche ho tralasciato il compito più importante per un credente, l’annuncio dell’Evangelo, a
volte invece ho la tentazione di
ridurre il messaggio di Cristo
all’azione politica che sto facendo. Questa è la difficoltà nella
quale io mi trovo. Per questo
quando l’anno scorso e quest’anno ho dovuto decidere se mettere
una parola che indicasse la mia
professione di fede ner la candidatura alle elezioni in una lista con un preciso programma,
ho preferito non dir niente: come credente mi impegno fino in
fondo e senza riserve nel programma e nell’azione del movimento politico che ho scelto, ma
so anche che Gesù Cristo va al
di là e contesta gli idoli che sono
presenti nella azione politica.
Certo io non dosso rinunciare
a definirmi credente. Ma mi domando: questa definizione non è
meglio realizzarla in una nuova
relazione con gli altri, coi compagni, con la gente, nel modo di
essere « prossimo », e renderla
esplicita parlando di Gesù Cristo, che mettere la propria qualifica di protestante in una lista
dove al massimo può sismificare
che il partito è aperto a un pluralismo di orientamenti ideologici ?
Dico queste cose non per polemica con questi fratelli, ma per
sollecitarli ad un dibattito sul
problema della militanza del credente nelle organizzazioni di sinistra. Dibattito più che mai urgente perché non possiamo lasciare al singolo la decisione su
aspetti importanti della nostra
comune professione di fede.
Giorgio Gardiol
5
11 giugno 1976
VENEZIA
ASILO VALDESE DI PACHINO
Precongrésso F©Ei RìqtÉlìfìcazione di un impegno
Si è tenuto a Venezia, presso
i locali della Foresteria Valdese, nei giorni 29-30 maggio il
precongresso della FGEI delle
regioni Lombardia - Piemonte
orientale, Triveneto e Emilia e
Romagna. I presenti sono stati
una cinquantina, in rappresentanza dei gruppi di Venezia, Udine, Pordenone, Vicenza, Trieste,
Parma, Pavia, Como, Bergamo,
Milano.
Il precongresso si è aperto
con la relazione del Segretario
della FGEI, Sergio Ribet, che
ha parlato sul tema: la FGEI
dal 1969 ad oggi: problemi e
prospettive. Ha fatto seguito la
relazione della giunta lombarda, esposta da Paolo Naso.
La domenica mattina i lavori
sono incominciati con l’esposizione dei documenti prodotti da
due commissioni, sulla riforma
della Chiesa e sull’istruzione religiosa.
La discussione si è concretata
in una serie di ordini del giorno.
Nel pomeriggio della domenica ha avuto luogo un incontro
con la comunità valdese del luogo e con un gruppo di cattolici
dei CpS. In questo incontro si
è discusso sulla linea della Fgei.
Riguardo al primo punto si
fa notare che l’espressione « Riforma della chiesa» dev’essere
intesa nel senso di un rinnovamento in vista di una nuova predicazione nel mondo. La situazione delle nostre chiese invece
non sembra ancora aperta a
questa esigenza in quanto la figura del pastore assomma la
predicazione a scapito della testimonianza laica e le comunità
non sentono lo stimolo di predicare alle masse ma sembrano
rinchiudersi nello schema 4ella
comunità cultuale. La linea operativa suggerita dalla EGEI deve essere proposta alle comunità affinché tutti siano responsabilizzati e coinvolti. A questo
scopo è indubbiamente utile effettuare un’indagine sociologica
per individuare il ruolo sociale
che la comunità cristiana ha nel
suo ambiente.
Per quanto concerne il secondo punto sulla istruzione
religiosa la commissione ribadisce la necessità di una rilettura biblica nel quadro di un
ripensamento delle attività pedagogiche < scuole domenicali,
catechismo). Si tratta a questo
punto di verificare la natura dell’insegnamento biblico (spesso
ora fondamentalista), degli strumenti e dei metodi (particolare cura dovrebbe essere data
al rinnovamento dei meisotìi catechetici), e dei rapporti interpersonali stabiliti con i più giovani (con la trasformazione della ’lezione’ in incontro).
Le proposte che noi portiamo
si possono condensare in tre
orientamenti :
1) stabilire dei legami immediati e pTiù stretti con i più
giovani attraverso agapi, gite,
MILANO
Dalla relazione del Concistoro
valdese:
Il culto è la principale attività della chiesa, è il momento in
cui la comunità prende coscienza della sua vocazione nel contesto della storia. Al centro del
culto è il sermone, solitamente
realizzato col massimo impegno : peccato che la partecipazione e la frequenza rimangano,
anche se stabili, a livelli non
molto elevati (una media di 150
su quasi 800 membri iscritti).
Il livello del canto rimane
molto modesto. L’accoglienza
alla porta, sia all’inizio che alla
fine del culto, andrebbe migliorata e dovrebbe essere il momento d’avvio per una reciproca conoscenza.
Quest’anno si è fatto l’esperimento di avere i bambini della
Scuola domenicale ad una parté del culto, durante la quale il
pastore ha dato un breve messaggio ai ragazzi. Si è peraltro
ancora alla ricerca del modo
migliore per fare questo culto
ai bambini della Scuola domenicale ed ai ragazzi del catechismo. La commissione culto ed
i monitori dovranno esaminare
questo problema per l’anno
prossimo.
insegnamento di canzoni non solo a carattere ’sacro’, riunioni
ricreative, etc... ;
2) creare nuovi quadri di
animatori dei gruppi di Scuole
domenicali e di catechismo, tramite corsi o campi, coordinati
da persone qualificate;
3) allargare il contenuto degli studi biblici favorendo discussioni sul metodo didattico
più efficace. Rapportare inoltre
gli studi biblici dei gruppi FGEI
ai temi indicati dal servizio
Istruzione ed Educazione del
prossimo quinquennio.
TORINO
• Tullio Vinay s’incontrerà con
gli evangelici torinesi lunedì, 14
alle ore 21 nel salone di Via
Pio V, 15.
• Lunedì, 14 giugno 1976, alle
ore 20.30 presso il salone dello
I.A.C.P., si terrà un pubblico dibattito promosso da: AGLI Cristiani per il Socialismo - Comunità Cristiane di« Base - sul
tema : « Sinistra italiana e questione cattolica dopo il 20 glug;no ».
Interverranno : Paolo Allegra
per il PCI, Luciano Benadusi
per il PSI, Silvano Bassetti per
Democrazia Proletaria, Giuseppe Reburdo delle AGLI. Introduce Giulio Girardi; conclude
don Franco Barbero.
La comunità valdese di Pachino è impegnata dagli inizi di
questo secolo nell'opera assistenziale-pedagogica dell’Asilo del
« Redentore ».
L’asilo fu frequentato dai
bambini di Pachino fino a raggiungere il centinaio in locali
che vennero abbandonati dopo
la costruzione del tempio nel
1903 e rappresentò per molti anni l’unica opera del genere nella città. Come tale subì non poca opposizione da parte degli
ambienti cattolici-conservatori.
Con l’andare del tempo altri
asili cattolici furono fondati e
la frequenza all’opera valdese si
diradò stabilizzandosi sulla media di 40/60 bambini, nella maggioranza appartenenti alle classi più umili della popolazione
che venivano accolti gratuitamente. L’asilo "Redentore" pubblica regolarmente un bollettino per mantenere informati cenici e sostenitori sulla situazione
dell’opera. Ci è giunto in questi giorni l’ultimo bollettino
{Pasqua 1976) particolarmente
ricco ed ampio in cui la cronaca spicciola si accompagna ad
una analisi complessiva del lavoro che ci pare particolarmente importante.
L’edifìcio che ospita l’asilo è
vecchio e necessita di continue
manutenzioni (l’ideale — dice la
relazione — sarebbe abbattere
e ricostruire ex-novo); il perso
nale ha stipendi ben al di sotto
di quelli statali e la ’confessionalità’ dell’opera implica una
serie di problemi non facili.
Riportiamo dal bollettino alcuni brani che ci sembrano riassumere la situazione e le prospettive dell’asilo valdese di Pachino: _____
È chiaro che, indipendentemente dal numero delle sezioni
e dei bambini che si accolgono,
per sviluppare un certo tipo di
lavoro ci sia bisogno di personale qualificato. Qualsiasi operatore scolastico sa, per esperienza, che non si può assolutamente campare sul titolo di
studio acquisito ma, per la estrema mobilità delle scienze pedagogiche, psicologiche e sociologiche, sia necessario un continuo, costante aggiornamento.
Se da una parte diciamo che
la scuola materna non è un
« parcheggio » di bambini, dall’altra non possiamo fare a meno di dire che la scuola materna non può essere nemmeno un
luogo di « parcheggio » per le
insegnanti. Cioè non possiamo
avere del personale insegnante
che mira particolarmente al
« punteggio » per avere quanto
prima un posto statale.
Abbiamo bisogno di personale
insegnante che intenda il proprio lavoro come un servizio,
una diaconia. Che non stia presso di noi quel tanto che basta
Dalle nostre
VIERING
« Il nostro impegno per la riforma dei servizi sociali» era
il tema dell’incontro a Viering
di giovedì] 27 maggio tra le comunità di Ivrea ed Aosta. Dopo il culto, presieduto dal pastore E. Rostan, il pastore Ennio del Priore presentava il problema in generale e Wanda Monaya illustrava poi le iniziative
promosse in questi anni nella
valle d’Aosta.
La giornata si è conclusa con
un vivace dibattito sul ruolo e
le prospettive dei servizi sociali
di valle. Più di settanta persone
hanno preso parte a questo convegno che, su temi diversi, si
svolge' già da alcuni anni nel
giorno dell’Ascensione.
FIRENZE
Durante il culto del 13 giugno
in via Micheli avrà luogo la elezione dei delegati valdesi alle
due assemblee, di Ecumene e
Torre Pellice. I nomi dei delegati che si propongono vanno
scritti nel foglio apposito esposto nell’atrio della chiesa le due
domeniché precedenti.
LA CHIESA EVANGELICA
RIFORMATA (Svizzera)
Durante il mese di giugno (fino al 20) proseguiranno i culti
nella Chiesa Ev. Riformata del
Lungarno Guicciardini. Come
sempre, durante i mesi estivi i
culti saranno in comune con la
comunità valdese, nel tempio di
via Micheli, alle 10.30 della domenica.
IL COLLETTIVO
TEOLOGICO
Come è stato segnalato, il
12-13 giugno avrà luogo una riunione del Collettivo Teologico
Toscano, ma la seduta sarà dedicata non a un programma di
studio, bensì alla strutturazione del programma da questo
autunno, sulla base delle esperienze fatte. Ricordiamo che
l’esperimento è risultato interessante, adesso altre regioni
hanno iniziato o stanno organizzando un’attività simile.
FELONICA PO
• Lunedi] 3 maggio il pastore
Franco Davite ha visitato la nostra coihunità per parlarci della C.Ev.A.A. Nel corso della se
rata ci ha proiettato e illustrato alcune ottime diapositive sul
Togo e ha risposto ad alcune
domande rivoltegli dal pubblico. Lo ringraziamo per la sua
conversazione.
• Mercoledì 19 abbiamo avuto
una serata veramente unica nel
suo genere. Da tempo alcune
persone, soprattutto giovani,
avevano manifestato l’idea di
potere avere un incontro con
una personalità del mondo
ebraico attuale per udire parlare della vita, del pensiero e
delle attese del popolo di Israele oggi, sia della parte che vive
in Palestina sia di quell’altra
che vive nella « diaspora ». Finalmente questo desiderio è stato appiigato. Abbiamo avuto il
piacere di udire una conversazione su questi argomenti tenuta dal prof. Vittore Colorni, di
Mantova, docente di storia del
diritto all’Università di Ferrara. Malgrado le giornate di lavoro nei campi siano ormai lunghe la nostra saletta era piena
di uditori e non solo della nostra comunità. Il tempo è volato, le domande si sono susseguite con interesse. Si è deciso
di tentare di ripetere un incontro di questo genere in autunno ed abbiamo auindi detto al
prof. Colorni oltre ad un cordiale « Salom » un affettuoso arrivederci.
• Domenica 23 maggio ha avuto
luogo l’Assemblea dì Chiesa per
la chiusura dell’anno ecclesiastico; non molto ben frequentata a dire il vero. È stata data
lettura della relazione annua e
del rendiconto finanziario esono
stati eletti quali deputati: alla
Conferenza distrettuale di Milano, Eddo Vailini, supplente
Franca Barlera; al Sinodo. Franca Barlera, supplente Ondina
Zancuoghi.
• Giovedì 27 maggio abbiamo
avuto l’onore di ospitare l’Assemblea deirVIII Circuito con
partecipanti provenienti da Cremona, Parma, Mantova, Piacenza, Rimini,, Bologna. Il culto è
stato presieduto dal pastore
Tullio di Muro, di Parma, che
ringraziamo per il suo messaggio. La nostra sala delle attività, imbiancata a nuovo da Valdo Natali e Edo Vailini, ha accolto, speriamo degnamente, gli
ospiti per il pranzo.
• Domenica 16 maggio la comunità si è anche riunita nel pomeriggio per esprimere la sua
simpatia cristiana ai familiari
di Traili Maria ved. Bernini, deceduta all’età di 92 anni, dopo
un brevissimo periodo di malattia, inumata nel cimitero di Felonica.
Conserviamo della scomparsa
un ricordo di serenità e di calma. Trascorreva le sue giornate alla finestra per partecipare,
senza alcun spirito di pettegolezzo, alla vita che si svolgeva fuori e soprattutto per poter leggere alla luce del giorno il Nuovo Testamento che teneva sempre sul davanzale.
BOLOGNA
Dalla chiesa metodista di Bologna ci giunge comunicazione
che un gruppo di fratelli ha preso posizione sui tragici fatti di
Sezze Romano inviando al Prefetto di Bologna una lettera di
protesta. Ne diamo qui appresso
il testo.
Egr. Sig. Prefetto,
un gruppo di membri della Chiesa
Evangelica Metodista che ha sede in
Bologna, via Giacomo Venezian, profondamente indignato dal tragico epilogo del comizio elettorale del MSI-DN
a Sezze Romano, che ha registrato
due vittime, due giovani democratici
di cui uno ucciso e l’altro ferito dalla follia fascista,
esprime la propria solidarietà
alla famiglia dello scomparso ed il
suo augurio al ferito.
MANIFESTA il proprio sdegno
per il ' fatto che la liberticida legge
sull’ordine pubblico (Legge Reale) sia
stata puntualmente e luttuosamente
applicata nei confronti, di presunti
trasgressori militanti della sinistra,
mentre è stata vergognosamente disattesa nei confronti di Sandro Saccucci, un fascista, sul quale gravano
pesanti sospetti di essere coinvolto in
trame golpiste ed in piani eversivi,
non perseguibile dalla magistratura
perché protetto dall’immunità parlamentare, e che oggi può impunemente presentarsi ai comizi dei suoi camerati, tenendo in tasca una pistola
col colpo in canna.
CHIEDE alla S. V. che, per elementari motivi di ordine pubblico e
per coerenza con la Costituzione che
dichiara fuori legge il partito nazionale fascista, siano proibiti in tutta
la Provincia di Bologna i comizi e le
manifestazioni elettorali del MSI-DN
a « cielo aperto », lasciando eventualmente facoltà di organizzarli in locali chiusi e responsabilmente vigilati dalla Pubblica Sicurezza e dai Carabinieri.
Un gruppo della Chiesa Evangelica Metodista di Bologna
per acquisire « punti », ma faccia una scelta vocazionale, decida cioè di impegnare la sua esistenza. Da ciò possono discendere due problemi, uno di ordine locale e uno sinodale.
1) Problema di ordine locale:
si tratta di garantire agli operatori scolastici una retribuzione adeguata, rapportata allo
Stato in modo che non ci sia
l’incubo «della fine del mese »e
nemmeno l’ansia del punteggio
per arrivare al più presto « al
posto sicuro ». Assicurare quindi stipendio e continuità di lavoro. . ,
2) Problema di ordine sinodale: l’apertura di una scuola
« diaconale » dove i potenziali
collaboratori-operatori delle nostre opere possano ricevere,
che un’adeguata preparàziqùé
teologica rapportata al settóre
in cui saranno impegnati. _____
Iniziativa
del Gruppo
Evangelico
Torinese
Un buon gruppo di partecipanti ha preso parte sabato 5
alla ’tavola rotonda’, sin programmi dei partiti politici, organizzata dal gruppo giovanile
evangelico torinese. Rappresentati il PCI, PSI, PLI, PRI, DP;
uno schieramento quindi largo
e composito. Tutti i rappresentanti pur non avendo magari la
tessera di quel partito in tasca
ma essendo solo dei simpatizzanti hanno cercato, per ogni
singolo partito, di motivare il
proprio voto e di delineare sommariamente il programma e la
volontà politica del partito rappresentato. Particolarmente significativo il fatto che questo
dibattito è avvenuto all’interno
della comunità evangelica sicché
motivi politici si alternavano a
quelli di fede nelle parole degli
oratori. Il dibattito che è seguito, estremamente vivace, ha
messo a confronto le diverse
posizioni senza prevaricazioni o
’assalti’ verbali. La discussione
si è particolarmente centrata
sulla posizione ’liberale’ e su
quella di ’democrazia proletaria’- alcuni sono poi intervenuti
motivando il loro prossimo voto. In sostanza dal dibattito è
emersa una notevole sensibilità
sui temi politici che vengono af.frontati in queste occasioni (non
è la prima tavola rotonda sui
partiti organizzata da evangelici torinesi) con molta franchezza; chiaro è stato il ^udizio
negativo sulla Democrazia Cristiana, altrettanto chiaro un distacco critico dall’ipotesi del
’compromesso storico’, come
sufficientemente unanime è stato il desiderio che si arrivi ad
una svolta, dopo il 20 giugno,
che possa risollevare l’economia
e rafforzare la democrazia nel
nostro Paese che vede quotidiani tentativi di violenza eversiva. Nel suo piccolo questa
iniziativa ha avuto il merito
di permettere un certo chiarimento politico e di arrivare
cosi, più coscienti all’urna. Ma
non solo questo perché si è anche sdrammatizzato il clima
elettoràle riconoscendo che un
programma politico è impotente se non c’è un rinnovamento
dell’uomo che nell’ambito cristiano può' trovare la sua spinta originale pur lasciando la
sfera politica nella laicità e autonomia che le compete. Con
questa iniziativa, il gruppo giovanile evangelico termina la serie di attività organizzate nel
corso dell’anno ecclesiastico.
AGAPE
Come vivere la fede in Cristo
nella costruzione della nuova
società.
Campo per ragazzi dai 14 ai 17
anni.
Data: 29 giugno - 15 luglio.
Quota; L. 58.000 (son previste
borse-campo per coloro che
non potessero effettivamente
pagare in tutto o in parte).
Per iscrizioni o informazioni :
Agape, 10060 Prali (To)
Tel. 0121/8514.
6
11 giugno 1976
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Ricordiamo ai membri elettori l’Assemblea di chiesa che
avrà luogo nei locali del presbiterio, sabato 12 c. m. alle ore
20,30.
Verrà presentata la relazione
morale-finanziaria ’75-76 preparata dal concistoro e si discuterà sul bilancio preventivo del
2” semestre 76 in vista della
chiusura dell’anno ecclesiastico
con l’anno solare.
• Agli sposi Mario Geymonat e
Erica Costantin della Cartera,
le cui nozze sono state benedette nel nostro tempio sabato
scorso, porgiamo i più caldi auguri di una vita in comune ricca delle celesti benedizioni.
• Un numeroso pubblico si è
riunito gioved’i scorso all’Asiló
e nel tempio per esprimere le
condoglianze ai familiari della
sorella Jenny Martinat ved. Bounous, deceduta dopo limghe sofferenze all’età di anni 88.
Ai parenti ed in modo particolare al figlio Valdo, solerte
cassiere del nostro Asilo Valdese, tutta la nostra simpatia nel
dolore.
TORRE PELLiCE Primo circuito Incontro di Morges
FRALI
• I culti delle domeniche 9 e 23
maggio sono stati presieduti da
Ruben Artus e Elvio Peyronel.
Li ringraziamo per la loro collaborazione. Il culto del 13 giugno sarà presieduto da Eugenio
Rivoir. Nello stesso giorno la
Scuola domenicale concluderà il
suo programma con una visita
alla Valle di Susa.
• Amedeo Barus e Mauro Garrou sono stati eletti deputati
della Chiesa di Frali alla Conferenza distrettuale. Filippo Berger e Danilo Peyrot rappresenteranno la comunità al Sinodo.
Il Sotto-Comitato della C.R.I.
organizza per la recita di
SABATO 12 GIUGNO
ore 21
im Concerto Corale a favore del
Friuli con la collaborazione del
Coro Alpino Val PeUice, diretto
da Edgardo Paschetto, e del Minicoretto del CoUegio Valdese,
diretto da Dorina Peyrot.
SAN SECONDO
• Il 30 maggio a Prarostino il
predicatore laico Attilio Fornerone delle Mole si è unito in
matrimonio con Wilma Camera
appartenente a quella comunità. Rinnoviamo il nostro augurio agli sposi.
• Il 6 giugno è stata battezzata Laura Gardiol di Giulio e di
Rita Pastre (Rivoira). Voglia il
Signore battezzarla con il suo
Spirito.
• Un gruppo della comunità si
è recato in gita il 27 e il 28 dello scorso mese. Abbiamo visitato Ravenna, S. Marino ed il
Delta del Po. Inviamo il nostro
saluto alla comunità di Rimini
e la ringraziamo per la sua accoglienza.
• Domenica 30 un buon gruppo
di sorelle si è recato a Frali
per partecipare all’interessante
incontro organizzato anche que- '
sfanno da Agape.
• Il fratello Ferruccio Gardiol
è stato vittima di un serio incidente stradale mentre conduceva il suo autocarro sulla statale del Sestriere. A lui ed agli
altri fratelli ricoverati in ospedale per varie malattie giunga
il nostro augurio di pronta guarigione.
• Un momento importante della vita agricola è trascorso in
questi giorni: quello dei fieni.
Un tempo soleggiato e secco ha
favorito questo lavoro e la pioggia caduta nei giorni scorsi ha
evitato il rischio di siccità che
si profilava. Invece i danni della grandinata di fine aprile si
sono resi evidenti in alcune qualità di uva e in diverse qualità
di frutta.
L’assemblea del circuito si è
tenuta a Torre Pellice il 2 giugno. La presenza dei membri
dell’assemblea era assai limitata, anche per la concomitanza
dei pressanti lavori agricoli soprattutto nelle zone di montagna. Dopo la lettura della relazione del consiglio di circuito e
di quelle delle chiese, il discorso si è avviato sulle difficoltà
oggettive in cui si dibattono le
nostre chiese. Sono stati rilevati momenti di tensione e si è
auspicato l’impegno per la creazione di un momento di incontro (e non di scontro), di ascolto reciproco (e non solo di soliloquio), ma soprattutto in cui
insieme si ascolti ciò che il Signore vuol dire alla chiesa.
Si è anche ribadita la necessità di istituire un ruolo dei predicatori laici, ritenendo però che
la sede più adatta per questo lavoro sia il piano del distretto.
L’assemblea, prendendo atto dell’entrata in erheritazione dei pastori Lamy Coisson e Edoardo
Micol li ringrazia per il lavoro
che essi hanno compiuto. Analogo ringraziamento ai pastori
Renato Coisson e Alfredo Sonelli che lasciano il circuito per
un nuovo campo di attività a
Pomaretto e a Firenze.
FERRERÒ
Terminati i lavori sulla strada che collega le borgate di Serre Marco e Morasso col fondovalle, si è iniziato il tracciato di
un’altra strada che dovrà collegare il villaggio di Villasecca
Superiore con la strada comunale di S. Martino e Bovile. La
strada sarà lunga 1300 m., larga 4 m. e si prevede che possa
essere terminata entro il mese
di giugno.
COMUNICATO
A tutti coloro che, uomini o donne di qualunque età, siano dotati di
dinamismo, determinazione, ambizione, volontà e nel tempo libero desiderano guadagnare si offre un lavoro
semplice e brillante.
Telefonare a Sig. Clot 0121/840615
giovedì10/6 e venerdì 11/6 dalle
10,30-12,30 e 16-18,30 per appuntamento.
Il tradizionale incontro con la
comunità vaudese di Morges si è
rinnovato quest’anno sotto il segno che lo ha caratterizzato fin
dall’inizio : la fraternità, l’amicizia e la solidarietà. Circa 45
« sangianini » con altrettanti torresi (compreso il gruppo della
corale) sono stati accolti per
quattro giorni presso famiglie
della Comunità di Morges. Momenti di incontro sono stati :
il concerto delle due corali di
Torre e di Morges il venerdì sera, molto ben riuscito, con provento a favore del progetto di
rinnovamento dell’organo di
Torre Pellice, la serata di sabato a Marcellin con gran cena,
canti, discorssi e molta allegria
e il culto della domenica mattina centrato su un concetto di
« amicizia » che trova nella fede
comune il suo vero fondamento. In una gita di tutto il giorno attraverso le campagne del
Canton di Vaud e Neuchâtel e
il Giura era compresa una puntata a Montprevert, la nuova
parrocchia dell’amico pastore
Vouga che abbiamo avuto la
gioia di riincontrare.
Naturale è stato anche l’accenno al problema dell’emigrazione e della crisi della mano
d’opera italiana in Svizzera e
dei più gravi problemi che confrontano oggi la vocazione della Chiesa sia in Italia che in
Svizzera.
Arrivederci dunque in Val Pellice tra due anni.
a. t.
RINGRAZIAMENTO
Profondamente commossa per le testimonianze di simpatia e di affetto
ricevute per il lutto che l’ha colpita
e neU’impossibìlità di rispondere singolarmente, la famiglia di
Giuseppina Beux
vedova Reynaud
ringrazia sinceramente tutte le persone che hanno preso parte al suo
dolore ed esprime la sua riconoscenza.
Pramollo, 2 giugno 1976. u
La nostra redazione e gli operai
della Cooperatipa Tip. Subalpina
esprimono a Predino Borno, tipografo, la propria solidarietà e simpatia
cristiana nella triste circostanza che
ha visto la morte del fratello.
RINGRAZIAMENTO
Edwì e Rino, profondamente commossi per la grande dimostrazione di
affetto ricevuta in occasione della dipartenza del loro caro papà
Levy Paolo Tron
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore. Un ringraziamento particolare al Dott. Vivalda, ai vicini
Emma e Renato Tron, e al sig. Roberto Menusan.
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò perché tu solo,
o Eterno, mi fai abitare in sicurtà » i$almo 4:9).
Villasecca Superiore, 1® giugno 1976.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 12 al 18 giugno 1976
Dott. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Te!. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNI
Domenica 13 giugno 1976
FARMACIA MUSTON
(Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
DairS al 19 giugno ferie della
farmacia Internazionale. Fa ser/izio la Farmacia Muston.
Domenica 13 giugno 1976
FARMACIA Dott. PRETI
Luserna Alta
Giovedì 17 giugno 1976
FARMACIA VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
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Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
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11 giugno 1976
CRONACA DELLE VALLI
SAN GERMANO CHISONE
ANGROGNA
Alcune piBcisazìoni del Sindaco
Visti gli articoli apparsi recentemente sull’Eco delle Valli,
l’Eco del Chisone e la Lanterna,
relativi alla domanda per l’istituzione della scuola materna
statale, ed alla delibera del Consiglio Comunale per l’acquisizione di aree per opere di pubblica utilità, è necessario fare
alcune precisazioni.
1. SCUOLA MATERNA.
In data 14/11/1975 il Provveditorato agli studi di Torino inviava una circolare ai Sindaci e
Direttori didattici della provincia, invitandoli, qualora ne fossero interessati, a fare richiesta, in base alla circolare ministeriale del 31.10.75, per istituire
scuole materne statali. La domanda doveva essere inoltrata
entro il 5 gennaio 1976 e corredata dei documenti prescritti
tra cui la planimetria dei locali
da adibire a scuola materna.
La Giunta Comunale, a conoscenza della sospensione della
attività della scuola materna cattolica per l’esiguo numero di
bambini, decideva di porre la
questione all’ordine del giorno
del Consiglio, ed intanto si dava da fare per produrre tutta
la documentazione richiesta in
tempo utile. Il Vice Sindaco Tron
con l’Assessore Ribet si incontravano col pastore Conte per
chiedergli la disponibilità dei
locali già adibiti a tale scopo
dalla Chiesa Valdese, mentre da
contatti avuti col Parroco tramite i consiglieri Zanellato e
Rossi si poteva contare sui locali della Chiesa cattolica. La risposta del pastore essendo negativa, non. rimase a} Consiglio
Comunale convocato per il 20.12.
1975 che deliberare per i locali
della Chiesa Cattolica.
Successivamente non sappiamo se per un ripensamento del
Pastore o per la pressione dei
genitori, venne convocata una
assemblea di chiesa per discutere il problema.
L’assemblea, per quanto ci
consta, dette parere favorevole
alla concessione dei locali, ma
ormai le pratiche burocratiche
erano avviate diversamente, in
quanto la scadenza del 5/1, termine ultimo per la presentazione della domanda, era trascorso da tempo. Questa succintamente la cronaca dei fatti per
quanto riguarda la scuola materna statale.
Comunque, se verrà accolta la
domanda per l’istituzione, verrà
nuovamente presa in esame la
opportunità di cambiamento di
locali.
2. ACQUISIZIONE DI AREE
PER PUBBLICA UTILITÀ’
a) Parco e Villa « Widemann »
Certamente per un paese piccolo come S. Germano l’acquisizione di un parco ed una villa
per opere sociali è una questione di importanza notevole. Logico perciò rinteressamento e la
discussione fra la popolazione.
La presa di posizione del pastore Conte e di qualche consigliere di minoranza vorrebbe invece porre tutta la questione
come una speculazione politica.
Va specificato che non è intenzione della maggioranza del
Consiglio di arrivare all’esproprio indiscriminato dei terreni,
ma quando una villa ed un parco da anni sono inutilizzati, e la
cittadinanza ha urgente bisogno
di aree e locali per realizzare il
Centro d’incontro per gli anziani, la scuola materna, l’ambulatorio comunale, ecc. è doveroso
giungere a queste decisioni. Se
poi questo sia giunto alla vigilia
di una competizione elettorale, è
un fatto puramente casuale.
D’altronde la scelta del parco
« Widemann » venne fatta nel ”12
quando venne approvato il piano di fabbricazione e si vincolò
l’area per farla diventare parco
pubblico, e nessuno fece opposizione. Non potè essere realizzato immediatamente perché altri problemi ebbero la priorità.
b) Parcheggio pubblico.
Un altro fattore che ha contribuito a ritardare notevolmente la delibera per l’acquisizione
di aree, fu la questione del parcheggio pubblico. Mentre tutti i
consiglieri di maggioranza erano concordi per la villa e parco
Widemann, non così fu per il
parcheggio, anche se è riconosciuta da tutti la necessità di
avere un’area nel centro del paese per accogliere le macchine,
essendo la P.zza XX Settembre
ormai inadeguata.
Nel piano di fabbricazione ajv
provato a febbraio del ’72 e riconfermato con alcune piccole
modifiche nel mese di marzo ’75
fu vincolata un’area situata di
fronte al negozio di alimentari
dei sigg. Salaris. La maggioranza consigliare di allora composta
da comunisti, socialisti e indipendenti (la stessa di oggi) votò
per il vincolo e nessuno dei proprietari di allora fece opposizione. Strano quindi il comportamento del gruppo consigliare
socialista che nella seduta del
22 maggio u. s. votò contro la
acquisizione completa dell’area.
Oscar Bouchard
Assemblee di zona
suiragricoltura
COMUNITÀ’ MONTANA
SERVIZI GERIATRICI
NeH’ambito della Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca, è iniziato nel mese di febbraio il Servizio Medico Geriatrico svolto dall’Qspedale Valdese di Pomaretto in base ad una
convenzione stipulata nel quadro
degli interventi a favore della
popolazione anziana.
Il servizio continua regolarmente a tutt’oggi tra il consenso
e l’interesse degli anziani delle
Valli che si prenotano numerosi
presso i loro Uffici Comunali. Le
peisone finora sottoposte alla visita sono 20, mentre il numero
delle prenotazioni è già arrivato
a 725. Non potendo per il momento intensificare il lavoro di
ambulatorio e dovendo interrompere il servizio per il mese di agosto, a causa delle ferie del personale ospedaliero, la Comunità
Montana è costretta a fissare appuntamenti piuttosto dilazionati. La Comunità Montana invierà
cu nunque ad ogni anziano prenoia: o' una lette: . per spiegare
le ragioni di questi appuntamenti così lontani nel tempo, e si
preoccuperà di ricordare al momento opportuno la data fissata.
La grande richiesta di queste
visite dimostra la validità del
servizio intrapreso, ma ha altresì evidenziato la necessità di altri servizi che affianchino e completino l’azione sociale verso gli
Notiziario bobbiese
Nel riportare la notizia di una
limitazione delle possibilità di
campeggio libero sul territorio
del comune di Bobbio Pellice
(21 maggio 1976) è stato commesso un errore. Si è, nel trascrivere un’ordinanza del sindaco, fatto intendere che su tutto
il territorio del comune fosse
vietato il campeggio, ad eccezione di due zone delimitate nelle conche del Fra e del Barbara.
In realtà il campeggio è ammesso su tutto il territorio del
comune, fino ad un massimo di
30 giorni, a condizione che le
tende non rechino pregiudizio
di alcun genere alle attività agricole e di allevamento del bestiame. Occorre che la presenza di
tende sia tempestivamente segnalata agli uffici del comune.
La istituzione di apposite aree
delimitate opportunamente da
cartelli indicatori è limitata alle zone del Barbara (detto anche Pis della Russa) e del Pra.
• Domenica 30 maggio sono
stati presentati al battesimo Isabella Meyron di Mariangela
(Beisilia) e Flavio Geymoiiàt di
Aldo e Mondon Graziella.
• Sabato 29 maggio, nella nuova sala, il nostro fratello Antonio Zatti, che ha visitato nel corso del mese di gennaio alcune
famiglie di emigrati nell’Uruguay
e nell’Argentina, ci ha presentato una bella serie di diapositive
del suo viaggio. Abbiamo così
potuto prendere visione della
vita di molte famiglie di nostri
parenti laggiù emigrate, di cui
qualche volta non abbiamo più
notizie. Una serata analoga si
era svolta il giovedì precedente
nella scuola del quartiere dei
Cairus, con un notevole concorso di pubblico vivamente interessato. Anche lo scambio di informazioni che è seguito è stato vivace, con qualche punta polemica allorché il pastore ha cercato di mettere in luce la situazione politica dell’Uruguay che
pare non lasciare molto spazio
alla libertà di manifestare le
proprie opinioni. È apparso evidente che la maggior parte delle famiglie valdesi non risentono particolarmente di questa situazione, sia perché vivono nelle campagne, sia perché non sono particolarmente interessate
alla vita politica della loro nazione.
anziani delle Valli. Sarebbe necessario un servizio domiciliare
che raggiunga anche quelle persone che, per mancanza di informazione, non sono al corrente
dell’iniziativa o che comimque
sono impossibilitate a sfruttare
le iniziative in loro favore. Finora la partecipazione si è avuta
fra chi è più attento alle informazioni stampa e fra coloro che
più facilmente possono spostarsi
in maniera autonoma. Gli anziani
isolati nelle borgate e in alta
montagna dr.ificilmente hanno avuto l’opportunità di venire alla
visUa. Inoltre l’Qspedale di Pomaretto non ha ancora ottenuto
la convenzione con la Mutua dei
Coltivatori Diretti, pur avendola
richiesta da tempo, e questo crea
dei problemi per questi mutuati
quando si trovano in zone meno
servite dai mezzi pubblici e per
i quali andare fino a Pinerolo
per la prenotazione, le analisi e
il ritiro delle stesse, comporta
un disagio notevole. La prenotazione e il ritiro delle analisi potrebbero far parte dei compiti
dell’Assistenza Domiciliare, per
lo meno finché l’attesa convenzione non sia stata concordata.
Se ogni Comune avesse un’Assistenza Domiciliare, il discorso
potrebbe allargarsi e divenire effettivamente più incisivo.
Se poi ogni Comune potesse
mettere a disposizione una sala,
se non necessariamente un Centro Sociale per Anziani, si potrebbe iniziare un lavoro di sensibilizzazione su quei nroblemi
sanitari che maggiormente coinvolgono la popolazione. Bisogna
tener presente che gli anziani, liberi da impegni di lavoro, rappresentano un potenziale umano che, se convenientemente sensibilizzato, può svolgere un utile
lavoro di prevenzione nei confronti dei più giovani. Si verrebbe in questo modo a ridare all’anziano un ruolo attivo nella
società che oggi l’ha emarginato.
Per questi ed altri servizi collaterali la Comunità Montana
conta sulla collaborazione delle
Amministrazioni Comunali che,
nell’interesse della propria popolazione, devono farsi carico delle nuove iniziative previste nel
quadro dell’intervento assistenziale. In questo campo il Servizio Sociale della Comunità Montana svolge un ruolo di sensibilizzazione per promuovere l’attuazione a livello locale dei servizi di base e avrà il compito di
coordinare le iniziative sul territorio con un discorso globale e
unitario.
Si ritiene comunque positivo
l’intervento finora attuato nella
consapevolezza che ancora molto resta da fare per la realizzazione di nuovi servizi per i quali
è necessario l’impegno fattivo
degli Enti Locali.
Si sono recentemente concluse le assemblee di zona indette
dall’Amministrazione Comunale
per discutere le linee di una nuova politica urbanistica, anche in
vista di ottenere indicazioni utili all’elaborazione, da parte della Comunità Montana, del Piano Regolatore di Valle.
Le assemblee, a cui hanno
presenziato assessori e consiglieri, sono state discretamente
frequentate.
Le modifiche apportate dal
Consiglio comunale al piano di
fabbricazione in vigore dal 1967,
sono state illustrate dal geom.
Cognazzo, ed hanno riportato la
approvazione pressoché unanime delle 3 assemblee.
Si trattava, a grandi linee, di
bloccare alla crescente speculazione edilizia anche le zone ancora quasi intatte (in particolare Rognosa, Barfé e la Vaccera), limitando la costruzione alle zone già irrimediabilmente
compromesse (Malan, Giovo e
Ciabas, dove oltretutto già esistono servizi sufficienti, come
strade, luce ed acqua) e alle borgate.
La decisione di salvaguardare
le zone agricole e i pascoli fa
parte di una precisa scelta volta
a rilanciare un nuovo tipo di
agricoltura, più razionale ed impostata su modelli cooperativistici. È un discorso iniziato fin
dai tempi deH’amministrazione
Bertin, quando fu favorita, grazie soprattutto all’intervento
della Comunità Montana, la
creazione della Cooperativa del
latte di Angrogna.
Cooperativa che è passata rapidamente da 15 a 50 soci, progettando altre iniziative, tra cui
quella di istituire al Capoluogo
un centro di vendita diretta dei
prodotti agricoli del coltivatore
locale.
L’amministrazione comunale, e
in particolare il Sindaco e l’assessore Sandrino Odin, hanno
appoggiato fortemente questa
iniziativa per cui sono stati messi a disposizione della Cooperativa tre locali, ormai in fase
avanzata di riadattamento.
Qualcosa, dimque, si sta muovendo anche nel campo della
agricoltura.
Sarebbe però fuori della realtà pretendere da un’amministrazione come quella di Angrogna,
che opera su di un bilancio di
85 milioni, di cui 54 se ne vanno
invariabilmente per spese correnti ed obbligatorie, la soluzione dei problemi legati all’economia agricola della valle.
Il ruolo dell’Ente locale, in
questa situazione disastrata, non
può essere altro che quello di
favorire e stimolare le iniziative
cooperativistiche, fornendo altresì un’informazione sugli interventi promossi dalla Regione, dal Governo o dalla CEE,
lavorando in cooperazione con
altri comuni della valle che abbiano i medesimi problemi e soprattutto con la Comunità Montana, dalla quale si devono ottenere dei tecnici e la consulenza
sulle leggi che ritardano agricoltura e zootecnia.
È appunto quello che Tamministrazione sta facendo ; ed è
difficile fare di più.
Le cause della crisi agricola
in cui versa il nostro paese, crisi che si riflette naturalmente
anche in un comune piccolo come il nostro, sono legate agli investimenti in settori sbagliati
voluti dal mondo imprenditoriale e dai governi che in questi 30
anni si sono succeduti al potere, portando l’agricoltura italiana ad essere una delle più arretrate in Europa, inadeguata ed
insufficiente alla prod^ione (basti pensare Che l’Italia importa
generi alimentari per circa 10
miliardi al giorno).
Questo deve essere detto, se
non si vuole correre il rischio
di fare della bassa demagogia,
imputando alla ’immaturità’ di
un gruppo di amministratori la
mancata soluzione di problemi
la cui responsabilità risale a
chi, da Roma, ha condizionato
fino ad oggi la politica amministrativa, economica e sociale del
paese.
Angrogna, 5 giugno 1976.
(Servizio Informazione)
PINEROLO
Incontro di Pentecoste
Domenica 6 giugno, in occasione della Pentecoste, si è svolta una giornata di incontro e
di riflessione comunitaria sul
tema « Lettura biblica. Spirito
e preghiera ». L’incontro, che
come quello di gennaio specificatamente dedicato alla lettura
biblica, è stato cordialmente ospitato dalla Fraternità dei PP
Cappuccini sulla collina di San
Maurizio, rivestiva nuovamente
un carattere ecumenico, con la
partecipazione di credenti cattolici ed evangelici.
La riflessione sulla Scrittura
costituisce l’elemento unificatore
di molti gruppi e comunità di
credenti presenti nel pinerolese.
Proprio per questo il Collettivo
di ricerca biblica, che ha curato
la preparazione dell’incontro, ha
preferito sostituire una introduzione generica sul tema dello
Spirito Santo, con uno studio biblico sullo Spirito nell’Evangelo
di Marco, presentato da Mario
Polastro. Impossibile riferire
tutti gli spunti del densissimo lavoro eseguito che abbiamo ascoltato.
Tra le riflessioni conclusive allo studio biblico, citiamo questi
tre spunti fondamentali ».
1) Lo Spirito Santo è Spirito di Gesù di Nazareth, egli lo ha
ricevuto nel battesimo come dono escatologico, cioè come dono
definitivo degli ultimi tempi; egli
10 ha promesso e lo da ai suoi.
11 discorso teologico sullo Spirito è quindi tutt’altro che un discorso aereo e spiritualeggiante.
Lo spirito è concretezza, è storia
è carne, perché è « Spirito di Gesù Cristo » (nello stesso senso la
teologia ha sviluppato la riflessione sul . Dio biblico » come un
« Dio di uomini » il Dio di Àbramo, di Isacco e di Giacobbe).
2) Lo spirito conduce nel deserto, luogo di prova, di lotta, di
scelte. Non è lo Spirito di « pace e gioia ». Nel rifiorire di movimenti spirituali si sentono
spesso degli slogan come « La
tua festa non avrà mai fine ».
Ma stando al Vangelo la vita del
discepolo non pare essere una
« festa continua ». Non è neanche
una « lotta continua », anche se
questa espressione è più vicina
alla verità di quell’altra (cfr.
Giobbe 7: 1).
3) Conti ariamente a quanto
si pensa Marco ha una sua teologia dello Spirito. È una teologia sobria ma solida, che non
giustifica e anzi critica severamente una certa teologia dello
Spirito fatta in termini trionfalistici. In genere a questo trionfalismo della teologia dello Spirito fa seguito un certo trionfalismo ecclesiastico delle chiese
storiche o dei movimenti nuovi.
La riforma della chiesa passa attraverso la sobrietà.
Su questi spunti si è sviluppata una vivace discussione nei tre
gruppi di lavoro che hanno affrontato il problema della lettura materialistica della Bibbia, il
problema della preghiera e della
riforma della chiesa.
La validità di questo tipo di
incontri — e soprattutto del lavoro che ci sta dietro — non è
solo l’approffjndimento di qualche tematica, ma la possibilità
offerta a credenti che provengo^
no da situazioni ecclesiastiche, di
lavoro, di scelta politica anche
così diversa, di confrontarsi e di
incontrarsi sul problema comune a tutti; quello di ricercare tm
modo più antentico di rendere
testimoniaza a Cristo nel nostro
tempo.
Francesca Spano
8
8
UECO
BELLE VALLI VALDESI
Cronaca delle Valli
Essere
valdesi
oggi
POM ARETTO
La scuola a tempo pieno
approvata dai genitori
Ho avuto di recente due impressioni diverse, contrastanti,
sulla nostra realtà valdese che
vorrei mettere in relazione luna
con l'altra e con la nostra vita
valdese.
La prima nasce dal recente
viaggio compiuto in Romania,
col pastore Rostagno; Qui, come
altrove, ci siamo trovati a parlare della storia e della vita della chiesa valdese in Italia. In
tutti i colloqui però, sia che fossimo noi a parlare, sia che fossero gli altri a salutare, veniva
l’idea che la realtà valdese è Pietro Valdo. Di lui e della sua storia tutti sanno qualcosa, perché
tutti hanno studiato qualcosa su
un libro di storia. Tra Valdo e
noi però è la nebbia, il 1974 sembra essere stato l’anno della sua
morte, non l’8° centenario del
movimento valdese.
L’altra esperienza nasce invece dalla lettura di un libro pubblicato di recente, in Francia,
sulla storia valdese. Una casa
editrice importante, un autore dì
penna facile, buon divulgatore e
abile giornalista. Qui i valdesi
sono un movimento di tipo folkloristico-religioso, un miscuglio
tra i cavalieri della libertà e di
setta segreta, eredi della civiltà
delle montagne, delle solitudini
e della purezza, vicini ai ghiacciai ed a Dio; finiscono per sopravvivere in Piemonte non si
sa bene come e perché.
Tutta la nostra storia oscilla
così fra queste due idee: Pietro
Valdo il mercante, il primo ed
il grande valdese, e noi dietro
non si sa bene come, oppure un
popolo di eremiti un po’ misteriosi sulle montagne, che si va
oggi sciogliendo, come tutte le
cose genuine, nella civiltà moderna.
La realtà che hanno vissuto i
nostri padri, e quella che viviamo noi oggi è ben diversa, e lo
sappiamo, ma si tratta di riuscire a viverla per davvero e di
farlo con piena consapevolezza.
Non siamo “cavalieri dello spirito” o sopravvissuti, discepoli
di un santo medievale, vogliamo
essere una comunità cristiana
ohe vive nel tempo presente una
fede cristiana piena, viviamo in
un angolino di terra, ma nel contesto del Protestantesimo italiano, e nel XX secolo. Siamo impegnati nella salvaguardia della
nostra realtà sociale, nella costruzione dei nostri comuni, nella educazione dei nostri figli,
nell’approfondimento della nostra fede evangelica. Vogliamo
essere valdesi oggi, non sopravvissuti di ieri.
Il 20 prossimo voteremo, il 27
terremo la nostra Conferenza
Distrettuale, le due date non sono contrapposte e non si esclttr
dono, come molti pensano: va&
desi tutto politica o gruppetto
religioso, gente che si utilizza facendo leva sui sentimenti di libertà o di giustizia che vive da
secoli o gente che- si raduna per
chiacchierare delle sue faccende
religiose.
Le due cose sono strettamente collegate: valdesi responsabili nell’impegno civile il 20, ma
credenti impegnati nella predicazione dell’evangelo il 27. La
nostra realtà è fatta delle due
cose insieme.
E possibile che molti si credano “buoni valdesi" il 20 giugno, convinti di aver espresso
tutta la loro realtà valdese deponendo nell’urna una scheda
ben votata; ed è probabile che
quelli non verranno il 27 a discutere di testimonianza perché
sono convinti di aver espresso
già tutto, che la comunità dei
credenti sia cosa secondaria rispetto alle scelte. È possibile anche che vi siano credenti che sono preoccupati solo dei problemi spirituali. A noi che crediamo nella realtà di una fede vissuta spetta cercare una unità fra
fede ed impegno, quella è infatti la comunità valdese oggi, il
resto è moda o folklore.
Giorgio Tourn
A completamento delle notizie circa la richiesta di cinque
classi elementari a tempo pieno a Pomaretto, vorremmo ancora aggiungere alcune note.
Innanzi tutto esporre la situazione quale ce la ritroviamo
cercando di impostare il discorso su tre direttrici: 1) motivazioni alla richiesta di ordine sociologico; 2) motivazioni di ordine pedagogico; 3) motivazioni
di ordine pratico.
Cominciamo dalla prima. È
notorio che la popolazione di
Pomaretto è prevalentemente
operaia; pochi appartengono al
ceto medio o sono liberi professionisti. Le famiglie provengono per la maggior parte dall’alta valle come prima tappa di
una ulteriore emigrazione verso
le industrie della bassa valle o
della pianura. C’è già attualmente un discreto pendolarismo
verso Pinerolo, Airasca, Rivalta. Vi sono quindi notevoli problemi di inserimento, in particolare per quanto riguarda i
bambini. Inoltre gli orari di lavoro delle industrie tessili locali
che impiegano personale prevalentemente femminile, creano
grossi problemi alle lavoratrici,
per la custodia dei figli.
Bisogna anche tener presente
che all’inizio di ottobre non si
riapriranno più le scuole speciali di Villar, in quanto il Circolo
di Villar ha provveduto ad inserire i suoi alunni che le fre
quentavano, nelle classi normali
a tempo pieno. Quindi il Comune non ha più intenzione di fornire dei locali per le classi speciali di un altro Circolo (Porosa), pensando giustamente che
esso sia in grado di inserire i
suoi alunni nelle località di residenza senza mandarli a spasso
per la valle. È evidente che il
problema è abbastanza grosso ;
sono bambini bisognosi di molte attenzioni. D’altro canto proprio per loro è particolarmente
utile un tipo di scuola che parta dalle loro reali necessità e
vale la pena di spendere qualche energia in più nel pensare
bene una soluzione, che non sia
quella di isolarli sempre dagli
altri, ma di inserirli gradualmente nella collettività.
Valorizzare il tempo
Punto 2. Nella scuola a tempo pieno non si intende far fare
ai bambini un surplus di ore o
un lavoro gravoso e difficile. Si
intende semplicemente valorizzare il tempo a disposizione per
dare a tutti i bambini le stesse
possibilità di fare delle esperienze culturali e sociali, promuovendo in ogni individuo, a
seconda delle sue attitudini, le
capacità creative, stimolando le
capacità logiche, favorendo il
processo di integrazione e di socializzazione. Inoltre si intende
ancora aiutare ogni singolo bambino, dal più bravo al meno
TORRE RELUCE
«Estate ragazzi»
Per molte famìglie di lavoratori, la
chiusura delle scuole rappresenta grossi problemi; i ragazzi che faranno?
Dove andranno a trascorrere le vacanze? Giocheranno nelle strade e per
le piazze tutto il giorno? Non tutti i
genitori hanno infatti la possibilità
di mandare i figli al mare o ai monti, durante la lunga vacanza estiva che
si protrae ormai dalPinizio di giugno
ai primi di ottobre.
Anzi, per difficoltà economiche, famiglie operaie sempre più numerose
sono costrette a rinunciare a passare
le ferie fuori città.
Per venire incontro alle esigenze di
molti lavoratori e nell’intento di fornire una valida esperienza educativa,
TAmministrazione comunale di Torino ha lanciato quest’anno la campagna
<{ estate ragazzi » promuovendo la nascita o il potenziamento di 85 soggiorni estivi che ospiteranno non meno
di dodicimila bambini.
Anche l’Amministrazione comunale
di Torre Pellice, in linea con una positiva tradizione di centro estivo che
risale alla istituzione del conosciutissimo « parco Robinson », ha promosso
per i prossimi mesi di luglio e agoso l’apertura di un soggiorno.
Infatti molti bambini — come“
quelli delle grandi città — rimangono per tutto il periodo estivo a Torre Pellice. Sono circa settanta questo
anno i bambini che frequenteranno
per lutto il periodo estivo il soggiorno,
e a questi bisognerebbe aggiungere
tutti quelli che passeranno le vacanze a casa, ad aiutare i genitori e a
giocare sorvegliando i fratelli più piccoli. nonché quelli più fortunati che
trascorreranno almeno tre settimane
in qualche colonia. Altri ragazzi, invece, vengono in vacanza a Torre
Pellice per periodi più o meno lunghi.
Il soggiorno evidenzia cosi almeno
una duplice funzione : offre ai ragazzi
residenti e ai ragazzi in vacanza n“l
Comune, un modo pedagogicamente
valido di trascorrere il tempo libero.
L’intervento pedagogico sta, infatti, nel considerare il soggiorno estivo
non come parcheggio per bambini, ma,
come giustamente hanno ribadito gli
animatori del soggiorno di Torre Pellice in una riunione organizzativa
con i genitori, come un luogo in cui
si sviluppano attività programmate dì
ricerca, di drammatizzazione, di pit
tura, di costruzione, di escursione
ecc. Attività aperte per tutti i bambini dai 6 ai 14 anni e, comunque,
non autonomamente organizzate ma
finalizzate a temi di lavoro che potranno essere orientati sullo studio di
aspetti del Comune. Da questa ipotesi di studio e di intervento didattico
scaturisce l’organizzazione delle varie
attività col la formazione dì gruppi,
la presenza continuativa per i primi
tempi di tutti gli animatori e l’apertura del soggiorno dalle ore 8.30 alle
18.30 con servizio di mensa. Inoltre
per poter programmare il lavoro settimanale, l’équipe degli animatori si
riunirà ogni sabato, giornata in cui
il soggiorno rimarrà chiuso e nella
quale, periodicamente, avverranno incontri con il comitato di gestione del
soggiorno, formato oltre che dagli animatori, da rappresentanti del Comune e dei genitori.
Il soggiorno — che avrà sede negli
spazi verdi dell’ex Convitto valdese,
vuole essere un posto aperto per tutti, anche per i « bambini difficili ».
Infatti parteciperanno alle attività in
programma alcuni soggetti handicappati al fine di inserirli il più possibile nei gruppi operanti.
M. Armand-Hugon
Esposizione
libri alternativi
Nei giorni 11 e 12 giugno dalle
ore 9 alle 12 e dalle 15 alle 18
presso un locale della scuola elementare di Viale Dante 11 di
Torre Pellice, si terrà una esposizione di libri alternativi al libro di testo — una parte dei
quali è stata acquistata dagli insegnanti con i fondi stanziati
dalla Regione Piemonte —, di
giornalini scolastici e di opere
varie prodotte dai bambini.
L’iniziativa promossa dal Sindacato CGIL-scuola Val Pellice
di concerto con il Consiglio di
Circolo, si inserisce nel dibattito
sui libri di testo per la scuola.
L’esposizione si concluderà sabato 12 giugno alle ore 17 con
una pubblica discussione sul
problema del libro di testo e del
libro alternativo.
bravo, a lavorare con gli altri
nella formazione di gruppi di
lavoro che ricuperino i suoi interessi e nello stesso tempo gli
permettano di controllare insieme agli altri i contenuti dell’apprendimento.
La scuola a tempo pieno, come è avvenuto in ogni parte dove la si è vissuta con partecipazione, ha il grande pregio di far
collaborare tra di loro gli insegnanti nella preparazione dei
programmi settimanali, quindicinali, mensili. C’è così, la possibilità attamente positiva di far
lavorare insieme gli insegnanti
del primo e del secondo ciclo,
in modo che i bambini possano
agevolmente inserirsi, in particolari momenti, anche con compagni di classi diverse dalla loro. Esempio: se gli insegnanti
decidono di impostare l’insegnamento della storia con il metodo della ricerca, sarà oltremodo
utile che vi sia interscambio tra
le classi in momenti particolari
di uscita, per una indagine di
ambiente o per una intervista o
altro.
Altra cosa molto importante
è la compresenza in aula in determinati momenti dei due insegnanti titolari di una classe.
Questo è fondamentale per poter seguire in particolare qualche bambino in difficoltà e che
ha bisogno momentaneamente
di particolari attenzioni.
I genitori nella scuola
Poiché la scuola a tempo pieno è un tipo di scuola aperta
che ha bisogno della partecipazione di altri adulti oltre agli
insegnanti, avviene che anche i
genitori entrino in classe, od altre persone, qualificate in determinati lavori ed attività, affinché anche i maestri possano
imparare accanto ai loro alunni
dall’esperienza di altri. Da segnalare inoltre che il medico
scolastico, la psicoioga e l’intera équipe della medicina scolastica, che ora vengono usati quasi esclusivamente come tecnici
staccati dalla vita della scuola,
possano collaborare fattivamente con gli insegnanti.
Questo è fondamentale se si
vuole cambiare la scuola da luogo in cui si distribuisce « scienza », ad un luogo in cui c’è da
imparare per tutti, bambini ed
adulti. Forse così si riuscirà a
creare qualche cosa di più autentico del solito apprendimento meccanico, più o meno appiccicato su ogni bambino. Orientativamente l’orario della scuola a tempo pieno potrà essere
il seguente: 8,30-12,30; refezione
12,30-13,30; 13,30-16,30.
UnHbuon punto dì partenza
Punto 3. A Pomaretto esistono delle condizioni privilegiate
per, iniziare una scuola a tempo pieno: c’è la esigenza di questo tipo di scuola da parte dei
genitori, i quali hanno firmato
la richiesta nella misura di 73
famiglie su 94 frequentanti, con
una differenza di 21 ; in percentuale 78%. Vi è la disponibilità
di locali nel seminterrato della
scuola da adibirsi a vari laboratori, oltre alle aule scolastiche
già esistenti. Il comune si è impegnato ad anticipare i fondi, in
seguito restituiti dallo stato, per
la ristrutturazione dei locali. La
Comunità Montana si è impegnata a fornire l’aiuto non saltuario dell’équipe della medicina scolastica come coinvolgimento nella vita della scuola. Il
convitto valdese sì mette a disposizione per la refezione e per
offrire lo spazio esterno per il
gioco dopo il pranzo.
Quindi ci sono tutte le condizioni ottimali per la buona riuscita di una scuola che vuole
porsi come unico scopo fondamentale quello di essere un po’
più interessante ed utile a tutti
i bambini, nessuno escluso.
_________COM U KI CATO
Biennio
sperimentaie
di Luserna S. G.
In considerazione all’articolo
apparso il 2.6.1976 sul settimanale « La Lanterna » i docenti del
Biennio Sperimentale Unitario di
Luserna S. Giovanni comunicano quanto segue:
1) Le accuse ripetute (particolarmente gravi quella di derisione dei dissenzienti e della violenza ideologica e fisica) rientrano nell’ormai ben noto stile provocatorio del settimanale nei riguardi della scuola e, qualificandosi da sé, non meritano, come
tali, attenzione.
A livello di metodo si fa notare all’anonimo articolista che
vorrebbe dare lezione di « democrazia », « pluralismo », « spirito
critico », ecc., quanto sia strumentale e poco chiaro un simile
intervento (forse in funzione delle elezioni politiche?) soprattutto in un momento in cui l’attività didattica e sospe:>a e diventa
quindi estremamente difficile verificare, confrontare, discutere
con gli allievi, i genitori, e gli
operatori della scuola le accuse
riportate.
2) Gli insegnanti si sono trovati regolarmente una volta alla
settimana per discutere i programmi e i ¡avori; i genitori sono
stati convocati una volta al mese
in assemblea ordinaria e in caso
di particolari iniziative anche in
assemblea straordinaria.
Tutte queste riunioni, sede naturale per confronto e dibattito,
sono sempre state pubbliche e
aperte ai contributi degli studenti, genitori, cittadini, che lo hanno ritenuto opportuno.
3) Per tutto l’anno e in qualsiasi momento la scuola è stata
aperta a chiunque avesse voluto
seguire e partecipare all’attività
didattica, secondo quelli che si
ritiene essere i diritti-doveri di ogni cittadino.
L’articolista, invece di fare ora
del terrorismo verbale, avrebbe
dovuto invitare prima i suoi lettori a seguire più da vicino e di
rettamente le attività degli insegnanti e degli studenti. Lo si propone già fin d’ora per il prossimo anno.
4) Gli insegnanti del Biennio
Sperimentale Unitario sono disponibili per il confronto e continuano a ricercarlo come dimostrano molte iniziative, purché
sia pubblico e non limitato alle
colonne dei giornali.
Gli insegnanti del
Biennio Sperim. Unitari,
di Luserna S. Giovanni
Terzo
Circuito
L’assemblea del III Circuito si
è tenuta a Frali il 2 giugno. L’an
no trascorso — è stato detto —
deve essere considerato come un
anno di « rodaggio ». Non sono
state prese iniziative che impegnassero il futuro, perché in cinque comunità su sei si era alla
vigilia del cambiamento di pastore, e nella sesta il pastore era
stato appena insediato. Anno di
transizione, dunque, ma ciò non
ha impedito di cominciare a formulare delle ipotesi per la collaborazione che dovrebbe intensificarsi a partire dal prossimo autunno. Nell’ambito del Circuito
vi sono tre realtà diverse. A Frali c’è una relativa stabilità, anche se lo sviluppo turistico pone
la comunità di fronte a un nuovo
compito di testimoni inza.
Le Chiese di Massello, di Rodoretto e di centro valle sono invece colpite da un forte spopolamento. La Chiesa di Fomaretto
al contrario si ingrandisce, per
effetto dell’imnrigrazione dagli
altri comuni della valle, e per la
sua posizione geografica si trova
a dover collaborare con le Chiese della Val Chisone non meno
die con le Chiese del Circuito.
Si è comunque sentita l’esigenza di avere un’idea più completa della situazione e si è decisa
la creazione di un gruppo di lavoro che dovrebbe fornire i dati
relativi alla situazione economica e sociale della valle;