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Î''âSiÂ<,,
Anno 119 - n. 29
22 luglio 1983
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella x>ostale - 10066 Torre Pellice.
Sig. FELì.i^GJÌirn Elio
Via Ga iuti iaberta’ 3
Ì00t3ò TORRE PELO ICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA A ERNESTO CARDENAL
La rivoluzione con i cristiani
%
-V
5
m
1! boia non tornerà nel Regno
Unito: così ha deciso, molto saggiamente, il Parlamento di Westminster, infliggendo una cocente
sconfltta alla Signora Thatcher
dopo appena un mese dal trionfo
elettorale. È indubbiamente una
vittoria della democrazia e della
civiltà contro l’arroganza del potere.
Per fortuna, in questo caso, è
stato il Parlamento a decidere e
non il popolo per via di referendum. se è vero — come dicono
i sondaggi — che il 77% degli Inglesi è invece favorevole al ripristifflo della pena di morte. Questa
è la dimostrazione infatti che la
vi.5 referendaria non è sempre
queOa più democratica, specie su
argomenti in cui giocano le passioni e l’irrazionale.
Ot a, quello della pena di morte è «no di questi argomenti per
eccellenza. In Francia, quando il
governo socialista ha abolito la
ghigliottina, oltre il 60% dei Francesi erano favorevoli al suo mantenimento. In Italia, l’MSI ha raccolto centinaia di migliaia di Arme per reintrodurre la pena capitale. E via di seguito. Questo
vuol dire che la gente ha paura
e vive nell’insicurezza. Una paura
e un’insicurezza generate dalla
violenza della società in cui viviamo, dalla crisi economica perdurants-. dalla sfiducia, dalla
mancanza di prospettive. L’esempio più lampante di questa paura
collettiva si è avuto recentemente dalla notizia giunta dagli USA
del coprifuoco imposto ai minorenni di Detroit. Quando si giunge a tanto vuol dire che siamo
in presenza di una società profondamente malata, sull’orlo della disintegrazione, E certo, quello che vale a Detroit vale pure a
Londra, Parigi, Roma, Napoli o
Palermo, per cui il famoso « legge
ed ordine » non è solo una minaccia del potere ma una richiesta
che viene dalla base, in particolare dai ghetti sottoproletari neri
di Detroit e da quelli degli immigrati a Londra.
Il punto però è che la pena di
morte è una risposta sbagliata —
oltreché disumana — ad un problema reale, così come, ad un altro livello, i missili nucleari sono
una risposta aberrante al mantenimento della pace. Eppure, sia
sul piano interno che internazionale, la massa delle persone sembra aver bisogno di oggettivare
il proprio desiderio di sicurezza,
cosicché la corda d’impiccagione,
la ghigliottina o il missile assumono la funzione di totem protettivi. Segno, questo, di una profonda crisi spirituale.
Chi crede in Gesù Cristo, Signore del mondo e della storia,
dovrebbe essere alieno da tali
tentazioni. Infatti, come diceva
molto giustamente Ehrard Eppler nell’ultima trasmissione televisiva di ’Protestantesimo’, il credente non vive di sicurezza ma di
certezza. «L’agape caccia via la
paura», scriveva Giovanni (1
Giov. 4: 18). Solo questa può permettere la convivenza umana.
Tutti gli altri sono rimedi illusori, per di più disumani e antievangelici, che non risolvono il
male alla radice.
Jean-Jacques Peyronel
In Nicaragua la rivoluzione è l’occasione che ci è stata data di praticare l’Evangelo - Gli
atei fanno la rivoluzione con le loro motivazioni, i cristiani la fanno per fedeltà all’Evangelo
Prete, poeta, ministro della
cultura nel governo sandinista
del Nicaragua, Ernesto Cardenal
è in Europa per una serie di visite a governi, a istituzioni culturali, a circoli di sostenitori del
Nicaragua, a enti ecclesiastici. A
Ginevra lo incontro in una conferenza stampa al «Centre Universitaire Protestant » e poi al
Consiglio Ecumenico. Lunghi capelli quasi bianchi, coperti in
permanenza da un grande berretto basco, Ernesto Cardenal
parla con grande pacatezza.
« Io sospetto un po’ dì questo
uomo » mi dice un collega tra il
serio e il faceto.
« Perché? » chiedo.
«Non hai notato: per tutta la
conferenza quest’uomo di sinistra ha detto una sola volta la
parola "imperialismo” ».
Ridiamo insieme. E’ vero: Ernesto Cardenal non usa im linguaggio di slogans, ma racconta
le cose.
Racconta della - campaguu—di
alfabetizzazione che si fa nelle
quattro lingue del paese: in spagnolo, in inglese e in due lingue
indigene, perché il governo vuole
valorizzare le diverse culture.
Racconta di come la sua esperienza di dodici anni nella comunità contadina di Solentiname lo aiuti — adesso che è mini
stro della cultura — a immaginare come aiutare i contadini a
fare cultura: a esserne non solo
consumatori, ma produttori. « Ci
sano forme di pittura ingenue,
dice, attraverso cui può esprimersi anche chi non ha fatto anni di studio della prospettiva e
della storia dell’arte. E sono spesso pitture molto belle: bisogna
aiutare la gente a esprimersi... ».
Come per la pittura, anche per
il teatro, là poesia...
Cultura non è solo arte e linguaggio, sono anche i costumi.
Che ne è del tradizionale maschilismo latinoamericano? « L’uguaglianza tra uomini e donne è stabilita nella legislazione, ma non
basta, dice Cardenal, ci vuole
una-trasformazione culturale che
richiede tempo. La nostra è una
delle poche rivoluzioni che ha
avuto una larghissima partecipazione popolare, molte erano le
donne guerrigliere, anche ai gradi di comando, e ciò influisce sul
costume ». Poi racconta come
giovani e ragazze hanno lavorato
insieme nella campagna di alfabetizzazione e molti « alfabetizzatoli » hanno avuto modo di
scoprire che in quello sforzo di
aiutare il popolo le donne non
erano da meno degli uomini.
«L’uguaglianza, si sta facendo,
dice, ma sarà soprattutto una
cosa della nuova generazione ».
E a proposito della rivoluzione
aggiunge che questa è la prima
che non si sia fatta senza o contro i cristiani, ma con i cristiani.
« E noi crediamo di essere in
questo un esempio per le rivoluzioni future... e anche per quelle
passate: che imparino che non
c’è bisogno di essere atei per fare la rivoluzione». Ma come giustifica la sua partecipazione come prete, come uomo di chiesa,
alla rivoluzione che è stata violenta? « Usare la forza per difen
______FEDE EVANGELICA E RAPPORTI INTERPERSONALI - 3
Parità e diversità
« Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla
sua donna e saranno una stessa carne» (Gen. 2: 24).
« D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo
senza la donna » ( I Cor. 11: 11 ).
« Siate ripieni dello Spirito Santo... sottoponendovi gli uni agli
altri nel timore di Cristo » (Ef. 5: 19, 21).
Ritorniamo su un punto di
quanto è stato detto la settimana scorsa a proposito del matrimonio per affrontare in particolare il tema della parità tra l’uomo e la donna.
La morale tradizionale a questo riguardo può essere riassunta in questa prescrizione: « Il
marito è il capo della famiglia,
la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli creda opportuno di fissare la sua residenza ». Certo si tratta di una
disposizione che è stata profondamente modificata nel 1975 dal
nuovo diritto di famiglia. Ma crediamo davvero che bastino 8 anni e un cambiamento delle norme per modificare un costume
secolare? Questo costume permane in larghissimi strati della
popolazione e non lascia alcuno
spazio alla parità tra uomo e
donna. Anche senza menzionare
esempi particolarmente clamorosi e violenti di oppressione della donna, la disparità è la realtà
delle parti più arretrate della nostra società, al nord come ài sud;
disparità che vuol dire dominio
dell’uomo e servitù della donna.
L’antica legge è abrogata, ma il
costume continua e chissà quanto tempo occorrerà per modificarlo.
Ora ciò che è particolarmente
sconcertante è il fatto che il vecchio articolo del codice che abbiamo ricordato “somiglia” ad
una parola del Nuovo Testamento: « il marito è il capo della moglie » {Ef. 5: 23). Non è una somiglianza casuale: è la "traduzione" che la « civiltà cristiana » ha
fatto dell’insegnamento di Paolo,
estraendo una parola dal suo
contesto, disegnando per 20 secoli di storia nel costume di una
società la caricatura del messaggio evangelico, codificando il dominio dell’uomo sulla donna.
Non quindi l’insegnamento cristiano bensì il pensiero laico è
stato determinante perché si cominciasse a voltar pagina e ad
abbandonare la vergogna di una
morale tradizionale che ha usato VEvangelo per opprimere per
secoli la donna.
Si va quindi diffondendo una
nuova morale corrente fondata
sulla completa uguaglianza dell’uomo e delta donna, un costume emergente che ha cominciato a formarsi ben prima di esse
re codificato in alcuni elementi
essenziali nel nuovo diritto di
famiglia e che si va plasmando
non senza difficoltà tra le ajj^ezze del ie.mrainicpip e il tmi sopito maschilismo. Funziona? Diciamo che presenta tratti positivi, come l’irreversibile pari dignità dell’uomo e della donna, ma
anche tratti negativi: uomo e
donna sono per lo più accostati,
giustapposti, spesso in costante
tensione, raramente fusi in un
tutto. Una cosa è certa: la parità
dei sessi sembra a molti raggiungibile solo contro il messaggio
cristiano e il suo prezzo è la cancellazione di alcune pagine bibliche. Dobbiamo pagare questo
prezzo per adeguarci ad una morale corrente che ha reagito fortemente alle storture della morale tradizionale, o possiamo
compiere il difficilissimo tentativo di andare oltre?
La morale evangelica afferma
la pari dignità e reciprocità tra
l’uomo e la donna. I tre testi che
abbiamo ricordato (e altri se ne
potrebbero aggiungere) ne sono
un chiaro segno: l'uomo e la donna sono chiamati ad essere una
sola esistenza, non c'è l’uno senza l’altra, _ il loro è un rapporto
di sottomissione reciproca nel Signore. E d’altra parte il contesto di queste tre parole presenta, pur in un linguaggio che non
è più immediatamente traducibiFranco Giampiccoll
(continua a pag. 8)
dere l’innocente è diverso che
usarla per aggredirlo. Diversa è.
la violenza di Giuditta da quella
di Oloferne. Gandhi era non violento ma ha chiesto al popolo indiano di servire nell’esèrcito inglese per combattere Hitler ».
Qualcuno menziona la "chiesa
popolare". Cardenal protesta:
« Noi non parliamo di "chiesa popolare" perché si creerebbe l’impressione di una sorta di chiesa parallela, no, diciamo che c’è
conflitto nella chiesa, che la maggioranza dei cristiani è per la rivoluzione, ma che alcuni sono
contrari, specialmente nella gerarchia cattolica ».
E i protestanti? Cardenal è
rnolto esplicito: « Le denominazioni protestanti in Nicaragua
(come per esempio battisti e
pentecostali) hanno sostenuto la
rivoluzione e si sono identificate
con essa molto più che la
chiesa cattolica; i loro dirigenti
continuano a incoraggiare la popolazione e a protestare per l’aggressione che le guardie somoziste aiutate dagli Stati Uniti conducono contro il Nicaragua. Ma
c’è anche una quantità di sette
nuove, con nomi di fantasia e^finanzia.te dalla CIA, che cercano
di stabilirsi in zone marginali e
di attirare gente a cui fanno una
predica controrivoluzionaria ».
Ma può il cristiano identificarsi interamente con la rivoluzione? « La rivoluzione, dice Cardenal, è pratica dell'amor del
prossimo: V alfabetizzazione, le
campagne sanitarie, i generi di
prima necessità a prezzi bassi, le
abitazioni popolari, tutti questi
sforzi che nascono dalla rivoluzione sono a favore dei poveri.
Gli atei fanno la rivoluzione con
loro motivazioni, i cristiani la
fanno per fedeltà all’Evangelo».
Qualcuno insiste: ma allora cristianesimo e rivoluzione si identificano? Risponde Cardenal;
« Nel caso nostro, in Nicaragua,
la rivoluzione è l’occasione che
ci è stata data di praticare l’Evangelo. Per il resto, un medico cristiano non fa operazioni
diverse da un medico non cristiano, anche se la sua dedizione
ai malati è motivata dalla sua
fede ».
Cardenal non ha critiche da
fare alla rivoluzione? La risposta
è sottile: « A chi è ostile dico
semplicemente che non condivido il suo concetto della rivoluAldo Comba
(continua a pag. 8)
2
2 vita delle chiese
22 luglio 1983
IL PUNTO SULL’INTEGRAZIONE
Caffè valdese e
zucchero metodista
Dopo due interventi a carattere generale, proseguiamo
con alcuni articoli di valutazione sulla base delle risposte che
abbiamo ricevuto da 9 fratelli (4 laici e 5 pastori, 4 metodisti
e 5 valdesi) che hanno risposto alle nostre domande. Ovviamente questa indagine non ha alcuna pretesa di « sondaggio »:
si tratta del confronto di alcune opinioni che può essere utile
come spunto e inizio di riflessione.
CAMPO CADETTI DI AGAPE
Fare storia col teatro
Mentre Giorgio Peyrot ha delineato gli apporti valdese e metodista aU’integrazione sotto il
profilo strutturale (vedi rarticolo della settimana scorsa), altri
hanno posto l’accento sui « caratteri » valdese e metodista.
Dice Neri Giampiccoli: «Se
l’apporto valdese è tipicamente
un modello riformato e l’apporto metodista si richiama ai motivi della conversione personale
e della funzione precipua del laicato, l’integrazione ha messo in
luce come i due motivi erano
preesistenti nelle due chiese: una
linea teologica riformata nel metodismo italiano e dei motivi revivalistici e pietisti nel valdismo.
L’integrazione non ha modificato
questa situazione, ma se mai l’ha
messa maggiormente in evidenza
e ne è stata facilitata ».
Per Giorgio Toum « i Valdesi
dovrebbero essere, in teoria, portatori di una teologia riformata,
una sensibilità ecclesiologica sinodale, una coscienza insomma
di chiesa riformata e cioè di quel
che rappresenta il fatto di essere
una chiesa radicata nella Scrittura ma anche nella tradizione
della chiesa. I fratelli metodisti
hanno la sensibilità di un movimento di fermento religioso.
apertura alle situazioni, alle occasioni, dovrebbero avere una
sensibilità evangelistica notevole.
In realtà mi pare che la situazione italiana abbia appiattito le
due chiese, le ha livellate ad un
piano di generico evangelismo
dissidente ». A questo livellamento fanno eccezione, per motivi
storici, le Valli valdesi dove permangono ancora « alcuni tratti
caratteristici di una sensibilità
riformata a livello di strutture ».
Franco Becchino ritiene che
l’integrazione consista nell’« aver
messo insieme in un corpo unito
questi due patrimoni spirituali,
una chiesa riformata con la solidità del suo radicamento, della
sua teologia, della sua tradizione, e un protestantesimo più vivace, più libero, in un certo senso più pronto e_ disponibile ».
Egli ritiene che se l’integrazione
riesce _ ad essere « la sintesi anche dialettica di questi due momenti », essa rappresenta un arricchimento da una parte in grado di correggere certe pesantezze, dall’altra di dare un’ossatura
necessaria per non vivere lo spazio di un mattino.
Niso De Michelis, valutando il
P. G.
(continua a pag. 8)
Novanta ragazzi di cui il 45%
sui 14 anni. Un programma di
studi, introdotto da quattro relazioni sul contesto storico della
Riforma cinquecentesca (G.
Toum)> su Lutero e Wittenberg
(G. Platone), Zwingli e Zurigo
(E. Gerire), Bucero e Strasburgo
(B. Rostagno).
Accanto unq studio biblico su
1’« autorità », in Romani 13: 1-7
e poi lavoro Si gruppo per l’approfondimento, la ricerca di testi e la realizzazione di ’’quadri”
teatrali con la regia di Federico
Vallino e la collaborazione grafica di Umberto Stagnaro. L’assemblea conclusiva del campo
ha valutato positivamente l’andamento di questo campo che ha
voluto intrecciare storia e teatro. Abbiamo chiesto a due ”staffisti” e due cadetti alcune rapide
impressioni.
Umberto Stagnaro, grafico di
Savona: «Questa è la mia prima esperienza nella staff di un
campo cadetti, il mio compito è
stato quello cfi seguire i ragazzi
nella realizzazione pratica delle
scenografie.
I cadetti hanno dimostrato notevole creatività e disponibilità
al lavoro soprattutto se si considera che tra relazioni e lavori
nei gruppi, la preparazione e realizzazione delle drammatizzazioni si è condensata negli ultimi
due giorni del campo. In così
poco tempo i cadetti hanno ideato una mezza dozzina di brevi
drammatizzazioni, creato dialoghi e dipinto scenografie. Resta il
rammarico che di tutto questo
materiale non resti poi una traccia. Del resto questo accade
spesso anche per molte delle attività culturali organizzate dalle nostre comunità ed è un peccato perché tutto questo materiale può servire di traccia o di
stimolo per altri gruppi.
Comunque al di là della rappresentazione finale, il momento
fondamentale del campo è stato
quello, dello studio.».
Erica Tommassone, studentessa in teologia ; « Mi ha colpito
il fatto che le rappresentazioni
teatrali affrontassero la Riforma
nei suoi aspetti sofferti e contraddittori; la divisione rispetto
al problema degli anabattisti, la
lotta dei contadini, la divisione
nelle posizioni dei vari riformatori rispetto alla S. Cena, alla
concezione della chiesa...
Le reazioni dei partecipanti al
campo erano vivaci soprattutto
nel mettere a confronto i concetti e la pratica dei gruppi riformati con la nostra situazione.
Ad esempio come le nostre esigenze di libertà di coscienza e di
tolleranza, si scontrano con la
radicalità delle posizioni di Lutero e Zwingli verso i contadini
e gli anabattisti ».
Roberto Rapini, anni 17 ; « Per
limiti d’età sono arrivato al mio
ultimo campo cadetti. La mia
impressione su questo campo
che riguardava la Riforma e il
teatro è sostanzialmente positiva. Anche se ritengo che i’unione
di due argomenti così, complessi
ha creato alcune difficoltà. Un
altro aspetto che all’inizio mi ha
causato qualche problema è sta
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Tragedia a Rorà
RORA’ — La tragedia di domenica scorsa, in cui, in seguito
ad un violento temporale, ha perso la vita il pastore Stefano Rivorrà (anche due cani e oltre
trenta pecore sono morti) ha
profondamente colpito Rorà e la
valle.
Molte sottoscrizioni si sono aperte (Il Pellice, la Pro Loco, gli
amici, la comunità cattolica rorenga), e la TEV ha inviato alla
famiglia L. 250.000.
Alla comunità, civile e religiosa, di Rorà, toccherà di non far
mancare una solidarietà fraterna
alla vedova e ai figli, non solo in
questi primi, terribili giorni, ma
con continuità.
• Un centinaio di giovani francesi, provenienti dalla zona di
Alès, sono campeggiati da alcuni
giorni sul territorio di Luserna
(alla Gianavella) e di Rorà (al
Parco Montano e a Cassule).
Una parte di questi giovani, inseriti nella organizzazione scoutistica protestante francese, ha
partecipato domenica 10 luglio
al culto che si è tenuto all’aperto, nella zona del Parco Montano, incontrando anche un gruppo proveniente dalle chiese metodiste di Vintebbio e Vercelii,
guidato dal pastore Renato Di
Lorenzo. Il professore Jean Gönnet ha sapientemente dato, con
brevi cenni storici, i raccordi necessari a collegare le vicende del
protestantesimo francese, delle
Valli e del vercellese.
• Il prossimo appuntamento
per un altro culto all’aperto al
Parco Montano è per domenica
24: predicherà il pastore E. Ayassot.
Gioia e doiore
PRAMOLLO — Domenica 26
giugno è stata battezzata Katia,
di Maria e Bruno Costantin (Bo
si). Chiediamo al Signore di benedirla e di guidare i genitori affinché possano educarla nella fede evangelica.
• Dopo due settimane di ricovero in ospedale, è deceduto alla
età di 60 anni Attilio Long, residente ai Pellenchi. Ai familiari,
ed in particolar modo ai fratelli
con i quali viveva, esprimiamo
sincere condoglianze e tutta la
nostra solidarietà cristiana.
• Ringraziamo di cuore il fratello Ugo Zeni che ha sostituito
il pastore Noffke sia per il funerale, sia per il culto di domenica
10 luglio e cogliamo l’occasione
per augurargli un felice soggiorno a Pramollo.
Impressioni di
viaggio in RDT
PERRERO-MANIGLIA — Col
mese di luglio sono iniziate le
riunioni estive all’aperto. Un discreto numero di partecipanti è
venuto a Grangette ed al Lorenzo, dove il pastore Ribet, dopo
un breve culto, ha riferito sulle
impressioni da lui riportate durante un viaggio nei luoghi luterani, nella Germania Democratica. Un breve dibattito, con domande di chiarimento, ha seguito l’esposizione del pastore. La
prossima riunione del mese di
luglio si terrà a Parant, il 31.
Nello stesso giorno si terrà la
riunione a Balsiglla, per la (Chiesa di Massello.
• A Massello si è tenuto il funerale di Tron Maria Luigia ved.
Gaydou, di anni 90, da anni residente a Torre Pellice. Alla famiglia va il pensiero affettuoso della Chiesa, insieme all’esortazione a non cedere alla tristezza,
nella certezza della promessa
che il Signore ci ha lasciato.
Esprimiamo la nostra simpatia
fraterna alla famiglia del fratel
10 Alessandro Ghigo, dell’Eirassa,
deceduto all’Ospedaie di Pomaretto all’età di 83 anni, l’il luglio.
Siamo vicini con la nostra solidarietà anche alla cognata e ai
nipoti della sorella Lidia<Massel
ved. Peyronel, di Faetto, deceduta pure l’il luglio, sempre all’Ospedale di Pomaretto. L’annunzio della risurrezione possa essere più forte della tristezza per
la separazione.
Incontro con i
novantenni dell’Asilo
SAN GERMANO — Ultimo,
in ordine di data,' dei lavori eseguiti a cura dell’Associazione
« Amici dell’Asilo » con le
offerte che le pervengono e per
cui esprime la sua gratitudine, è
11 terrazzo che, fiancheggiando la
pensilina coperta, permette agli
ospiti, anche con stampelle e
carrozzelle, di uscire all’aperto.
Una buona occasione per...
inaugurarlo è stato l’incontro
con gli ospiti che hanno superato il 90“ anno di età.
Per iniziativa dell’Associazione, in collaborazione con i’Unione Femminile, si sono riuniti
per festeggiarli gli altri ospiti,
parenti, amici e sangermanesi
cui stanno particolarmente a
cuore le sorti dell’Istituto (novantenne anch’esso essendo stato fondato nel 1893 dal Pastore
Carlo Alberto Tron).
Non sono mancati i brevissimi
messaggi del Presidente dell’Associazione, del Pastore di Pramollo, del Parroco di San Germano, né la garbata lettura fatta da un’amica della poesia « Terza età », né gli inni cantati dall’Unione Femminile e i canti
« revival » improvvisati a richiesta che hanno rivelato ottime voci fra gli ospiti sorridenti e piangenti...
Per la cronaca gli ultranovantenni sono dieci, di cui un solo
rappresentante maschile. Tre di
loro non hanno potuto lasciare
la loro camera. Decana è la si
gnora Angela Proietto vedova
Long »(Magna Angelina) dei
Tournim di Pramollo che ha
compiuto 97 anni il 19 giugno
scorso.
Giornata comunitaria
PRAROSTINO — Domenica 24
luglio avremo l’ormai tradizionale giornata comunitaria a Roccapiatta, col seguente programma; ore 10.30, culto nel Tempio
di Roccapiatta con la partecipazione del gruppo fiauti; dopo il
culto, passeggiata panoramica fino a Pralarossa; quindi, pranzo
al sacco e pomeriggio comunitario.
Avrà luogo ugualmente il culto
nella Cappella del Roc, alle ore
8.30, ma non avrà luogo il culto
a San Bartolomeo. .
Nozze. Sabato 2 luglio, nel Tempio di San Bartolomeo, si sono
uniti in matrimonio Maero Floriana di Pralarossa e Gallian Alfio di S. Germano. Agli sposi che
si stabiliscono a Pinerolo, rinnoviamo i nostri migliori auguri di
una lunga vita coniugale, benedetta e guidata dal Signore.
Lutti. Esprimiamo la nostra
simpatia cristiana alle famiglie
Avondetto dei Colombini e del
Ser per il lutto che le ha colpite
con la dipartenza della Signora
Enrichetta Avondetto ved. Griglio; e alle famiglie Summermatter. Godine, Bertoli e Fornerone
per la dipartenza del congiunto
Leo Summermatter. Iddio consoli i cuori affranti.
Attività cadetti. Sono ripresi i
corsi estivi di pasticceria e visite
per gli alunni della scuola domenicale e l’attività ricreativa e di
lavoro per gli alunni delle Medie.
Il gruppo flauti dei più grandi
ha visitato gli ospiti del Rifugio
Re Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni portando a tutti il messaggio di solidarietà.
Battesimo
PINEROLO — Ci è stato ancora ricordato in occasione del
to il notevole abbassamento di
età che si è verificato in questo
campo. Ma questo fattore mi ha
costretto a rifare molte nuove
•amicizie e a capire che bisogna
considerare i più giovani anche
se esistono differenze di mentalità. Ho trovato sintetiche ma
ricche di contenuto le relazioni
introduttive che sono state l’argomento del nostro lavoro teatrale, purtroppo breve ».
Elisa Campaci, 15 anni: « È la
prima volta che vengo ad Agape.
Devo dire che la prima cosa che
mi ha colpito rispetto ad altri
campi fatti con altre organizzazioni è la libertà con cui ho potuto esprimermi e vivere questa
esperienza. All’ inizio mi sono
sentita isolata ma poi mi sono
inserita soprattutto nei dibattiti di gruppo. Non sono protestante ma mi ha interessato finalmente capire le basi della Riforma protestante perché avevo
al proposito idee molto confuse.
Penso che ritornerò ad Agape
magari per dei campi internazionali perché sono convinta che
esperienze di questo tipo, cioè
di vita comunitaria, siano importanti per la formazione personale dell’individuo ».
Per il futuro, l’assemblea finale del campo, ha indicato alcuni temi d’interesse: il problema
deH’informazione attraverso i
giornali, il rapporto uomo e natura, il teatro moderno. Speriamo che anche per il prossimo
anno il tema incontri l’interesse
dei ragazzi. Come in effetti è
stato per questa volta.
Giuseppe Platone
battesimo di Jonathan Rostan e
di ^rbara Oomba che la responsabilità della loro educazione in
vista della fede non è solo dei
genitori, ma di tutta la comunità che prende un serio impegno a far sì che vengano allevati cristianamente.
• Ci hanno lasciato negli aitimi giorni Concetta Bontempo
ved. Piumatti e Guido Vinçon.
La fede nella Resurrezione sia
di conforto a tutti quelli che li
piangono.
Campeggio
giovani di Essiingen
ANGROGNA — Prossimi culti: Pradeltorno, 24 luglio, ore
10,30; Serre, 31 luglio, ore 9,30.
• Il 22 luglio giunge alla « Barbota» il campeggio dei giovani
di Esslingen: culto con loro domenica 7 agosto.
• In assenza del pastore in ferie in questi giorni, rivolgersi al
vice-presidente del Concistoro
Ernesto Malan (tel. 94.41.61) per
iscriversi alla gita (2-4 settembre) a Worms nell’anno di Lutero. Saremo ospitati presso le
famiglie di una comunità evangelica. Costo complessivo circa
60 mila lire.
Campi studi a
Vallecrosia
Le chiese del terzo Circuito
(Val Germanasca) organizzano
come aicuni anni or sono due
campi di studio e vacanza, di una
settimana ciascuno, presso la Casa Valdese di Vallecrosia. Costo
L. 12.000 giornaliere più viaggio.
1" campo - tema; Lutero - 21-29
agosto - per ragazzi e ragazze
(anni 15-19).
2' campo - tema; Il profeta
Giona - 30 agosto - 6 settembre per ragazzi e ragazze (anni 1215).
Posti limitati. Iscriversi al più
presto. Informazioni da richiedersi a Dario Tron - Frali - tei.
84.15.19.
3
22 luglio 1983
" i li'
:• Æ ■(‘I'.
• '"A.'
Un’esperienza molto ricca
e positiva
fede e cultura 3
PASTORATO E RAPPRESENTANZA POLITICA
Una responsabilità
comune
La campagna elettorale che
per un mese ho sostenuto come
candidata alla Camera dei Deputati, invitata come indipendente dal Partito Comunista Italiano nelle sue liste, è stata per
me un’esperienza molto ricca e
positiva.
Anche pesante. Il calendario
giornaliero era fittissimo; dibattiti ed incontri con gruppi e comizi sulle piazze in Torino, cintura, provincia e regione, incontri a tu per tu con la gente sulle
strade e sulle piazze della città,
conferenze stampa, interviste su
giornali, televisioni e radio private, presenza alle grandi manifestazioni, riunioni di organizzazione e di lavoro.
Simpaticissimi gli incontri organizzati dal gruppo donne, come « presentazione delle candidate ». Eravamo in cinque ; una
scrittrice, una deputata uscente,
una assessore, una avvocato, rappresentante del movimento femminista, ed io, pastore valdesedonna.
L’altro settore specifico affidatomi nella campagna elettorale era il contatto con gruppi di
credenti, in Torino, cintura, e
alle Valli Valdesi.
Ogni incontro, ogni dibattito è
stato per me occasione per parlare della mia fede, che precede
— e da cui deriva — il mio impegno politico; ho potuto portare il messaggio del Regno di Gesù, che chiede il rinnovamento
dell’uomo e della società nella
giustizia, nella pace, nell’amore;
ho potuto in varie occasioni,
portare un messaggio di speran
za, perché il mondo nel quale ci
muoviamo è pieno di disperazione e di paura per tutti.
Spesso rispondendo alle domande del pubblico, ho potuto
anche parlare dei Valdesi, della
loro storia e della loro vita presente, delle scelte etiche, del modo di affrontare svariati problemi nella vita e nella società.
Ricorrente la domanda sul pastorato della donna, che era visto dal pubblico come un aspetto avanzato della Chiesa Valdese, quasi a caratterizzarne una
conquista culturale e sociale.
Grande attenzione quando parlavo delle « Intese ».
In determinate circostanze il
mio intervento poteva essere
più strettamente teologico, di
analisi delle varie teologie che
portano ad altrettanti atteggiamenti nei confronti della politica; altre volte più strettamente
legato all’esperienza pastorale e
di fede come donna; spesso il
mio apporto cristiano seguiva
r analisi cruda della situazione
fatta da personaggi politici, e allora il mio intervento non poteva che essere positivo, di speranza, di possibilità della costruzione di un mondo nuovo nell’amore e nella pace. Ho parlato
di « rivoluzione dell’ amore »,
l’unica possibile. Così ho interpretato lo slogan della campagna elettorale « cambiare si
può ».
Nei parchi, nelle sale, nelle
piazze ho detto le stesse cose
che dicevo dal pulpito, a catechismo, negli studi biblici, nelle
conferenze.
Ho trovato molta attenzione
nel pubblico, lo stupore di molti
comunisti nello scoprire che Gesù è dalla loro parte, contro l’accumulo di ricchezze, per una vera giustizia, per un nuovo modo
di vivere sociale, per la moralizzazione dell’uomo e delle istituzioni... Molti mi hanno ringraziata per il messaggio di speranza.
Spesso mi hanno ringraziata
anche per avere cosi apertamente parlato della mia fede. Erano
cattolici, presenti ai dibattiti.
Erano « evangelici », pentecostali, fratelli, che nel mio intervento avevano trovato una soluzione al grande nodo irrisolto di
come unire fede ed impegno politico.
Il 22 giugno, alla grande manifestazione di chiusura della campagna elettorale (anche se siamo stati impegnati fino alla sera
del 24!) mi era stato chiesto, in
apertura, un breve intervento
sulla pace. Dopo Lucio Magri
e Nilde Jotti, Giancarlo Pajetta,
nel suo animato discorso, ha ripreso il tema dei Valdesi, nella
loro storia di minoranza perseguitata, nei loro valori attuali, e
la piazza, gremita di 3540.000
persone (c’erano comunisti, ma
anche pacifisti, ho visto anche
dei preti I ) è scoppiata in un prolungato scroscio di applausi.
Quegli applausi erano per tutti i
Valdesi, dal Piemonte alla Sicilia, comunisti e di ogni altro partito, per la classe dirigente e per
la base, vecchi e giovani. C’era
la nostra storia ed il nostro presente.
Giuliana Gandolfo
Il dibattito su « pastorato e rappresentanza politica » sta giungendo al termine. Dopo aver pubblicato sul numero scorso — secondo l’invito rivolto — un nuovo intervento di Giuliana Gandolfo,
pubblichiamo questa volta il secondo intervento
di Franco Giampiccoli, oltre al preannunciato resoconto della campagna elettorale di G. Gandolfo.
Nell'insieme ci sembra che il dibattito abbia toccato punti importanti, anche se con un limite di
fondo: l’aver personalizzato eccessivamente il problema, con toni a volte passionali sia da una parte
che dall’altra.
Perciò invitiamo chi intendesse proseguire il
dibattito — ma ci sono tante altre lettera in attesa
di essere pubblicate in questa rubrica, per cui
occorre stringere al massimo — a limitarsi al problema di fondo che è — lo ribadiamo — quello
del rapporto tra ruolo pastorale e rappresentanza
politica (e non quello tra fede e impegno politico). Ben vengano anche interventi di puntualiz
J.J.P.
Sovrano è il Signore, non il Sinodo
(...) La nostra ecclesiologia si fonda
su di un principio, che nasce dalla retta lettura di Matteo 18: 20, fondamento
primario di ogni ecclesiologia ancorata
aila Scrittura. Le assembiee sono il
nostro principio fondamentale; e più
precisamente una gerarchia di assemblee: beninteso gerarchia quanto alle
competenze pertinenti a ciascuna, non
già per gradualità di valore della loro
natura. Tali assembiee enunciano la
nostra ecclesiologia, solo ed in quanto
siano radunate nei nome del Signore.
Lui vi siede sovrano, non mai ia volontà espressa dai componenti delle stesse, i quali — come dice bene la DV/
1974 all'art. 27 proprio in riferimento
al sinodo — vi sono chiamati quali credenti per ricercare la volontà dello
Spirito del Signore. A tale volontà il
sinodo è sottoposto in obbedienza, al
punto che l'essenza del suo comportamento sta proprio neiia ricerca dell’atto
sovrano dell’unico nostro Signore che
si rende manifesto neli’intervento del
suo Spirito secondo la sua promessa.
Sovrano è colui che fa ciò che gli piace secondo la sua volontà (qui tenet pro
lege voluntas). Egli agisce a suo insindacabile criterio, emana norme ma non
ne resta obbiigato (a lege soluto). Il
sinodo invece rispetta ed è vincolato
dalla regolamentazione che emana ed è
totalmente soggetto all’unica legge della Chiesa: la Rivelazione di Cristo espressa dalla Scrittura.
L’appello alla sovranità sinodale (desunto dalle regole delle democrazie, non
dalla Scrittura) è operato soltanto per
coprire un errore cercando di farlo passare per buono. Anche nel caso specifico ii richiamo all’orpello della sovranità copre tin errore. Infatti la circostanza che il Sinodo del 1976 abbia, di
giusta ragione, respinto la proposta
Bertin impregnata di legalismo impositivo, non significa affatto che il Sinodo
abbia con ciò approvato il contrario di
quanto quella proposta enunciava. Significa solo che il Sinodo, ricercando la
volontà dello Spirito non ha ritenuto
valida la proposta Bertin, magari anche
o solo per il modo impositivo
con cui la soluzione avanzata era stata
espressa. Ecco l’errore che si vuole
spacciare per buono. Il Sinodo non ha
In questa replica, piuttosto che rispondere a questo o a quell’intervento, o all’articoìo di Giuliana Gandolfo della settimana scorsa, ritengo più utile esprimere parte di una riflessione che, anche
comunitariamente, ho maturato nelle settimane' àcorse.
zazione su questioni specifiche, come questa “lezione" di ecclesiologia valdese, di Giorgio Peyrot,
in risposta all’ultimo intervento di Giuliana Gandolfo.
Per mancanza di spazio, non siamo in grado
di pubblicare altre lettere pervenute, tutte favorevoli alle tesi di F. Giampiccoli: P.V. Panascia, di
Palermo, scrive fra l’altro: « Giampiccoli non
contesta ad alcun pastore il diritto di porre la
propria candidatura, ma dice semplicemente che
bisogna optare per luna o per l’altra cosa, senza
ambiguità »; Amore lazeolla, di Napoli, ritiene
che un pastore può scegliere la rappresentanza
politica « ad una sola condizione: che abbia il
consenso unanime della comunità a lui affidata »;
Osvaldo Valezano, di Torino, sostiene che « non
si possono servire due padroni », così come Mery
Benech di Pinerolo, e Elio Giacomelli, di Livorno.
autorizzato i pastori a lanciarsi nella
vita parlamentare per render concreto il
loro ministero, ha solo precisato che
non era quello il modo per ottenere
che ciò non si verificasse. L’assenza di
norme al riguardo significa che la questione è rimessa alla coscienza di ciascuno secondo il costume di vita ecclesiastica comune a tutti. Questo il criterio che regola la partita, anche se un
tale costume è oggi abbastanza deteriorato... e lo si vede.
Certo non è pensabile che il costume di vita ecclesiastica sia in alcuni
così fortemente alterato da esprimere
un decadimento ecclesiologico tale quale la formula della sovranità sinodale
enuncia. Si è quindi certamente trattato di una svista; di uno svarione che
andava corretto. Del resto anche l’autrice dello scritto in questione, ha ben
voluto precisare all’inizio del suo articolo: « se sbaglio, per favore, desidero
essere corretta ». Questo favore glielo
ho voluto fare in tutta amicizia e serenità d’animo.
Giorgio Peyrot, Roma
In questi ultimi vent’tinni sono
avvenuti dei grossi cambiamenti
— non tanto in noi, quanto nel
contesto in cui viviamo — che ci
hanno fatto uscire definitivamente dal ghetto dell’ignorato in cui
eravamo.
Il Concilio Vaticano II ha segnato l’inizio delTecumenismo
cattolico ed allora i protestanti
possono esistere. La DC ha conosciuto un progressivo sgretolamento, dai referendum su divorzio e aborto al crollo di. queste
elezioni, e il pluralismo è diventato possibile. Per parte nostra
abbiamo sviluppato una maggiore capacità di « parlare al paese » — l’elaborazione deH’intesa
ne è stato l’esempio più rilevante — e abbiamo avuto per due legislature un senatore valdese di
prestigio internazionale...
Così oggi siamo osservati, co^
nosciuti, richiesti, invitati. Ci
chiamano dappertutto a parlare
su Lutero, sulla Riforma, sull’ecumenismo, sulla religione a
scuola. Ad ogni Sinodo cresce
l’interesse nazionale per la nostra assise e lo spazio che le è
dedicato dai mass-media. Ci offrono posti in parlamento — o
per lo meno in lista — a pastori
e laici, in rappresentanza dei vaidesi.
In tutto questo, che non è male in sè, c'è comxmque una tentazione. Non credo sia quella di
esser distolti dal nostro compito
di predicare l’Evangelo e di testimoniare Gesù Cristo. Piuttosto quella di farlo usando i mezzi normali che tutti usano, gettando sul piatto della bilancia
politica il nostro piccolo peso,
limitatissimo nel numero, un pò
meno nell’opinione, usando il nome valdese, evangelico e accettando in tal modo che avvenga
in piccolo quella clericalizzazione della politica che il nostro
paese conosce fin troppo bene.
Questa è la nostra tentazione,
una piccola tentazione del potere
o la tentazione di im piccolo potere.
Ma sia chiaro: non intendo minimamente dire che Giuliana
Gandolfo è caduta in questa tentazione mentre noi no, noi saremmo a posto! Perchè tutti
quanti noi siamo corresponsabili per non aver fatto passi avanti in questi anni dopo l’elezione
di Vinay nel ’76 (nel ’79 era anzi
diventata la cosa più naturale
del mondo che si ripresentasse),
p«r non aver proseguito il dibattito di allora; soprattutto siamo
tutti responsabili nel non aver
colto il cambiamento che stava
avvenendo, nel non esserci preparati, non aver previsto. Se oggi
ci troviamo, prima e dopo le elezioni, confusi, disorientati, amareggiati,è per il ritardo storico
con cui oggi affrontiamo questo
problema.
E allora, che fare di fronte alla tentazione del potere che può
darsi che cresca e che certamente si ripresenterà a noi come singoli e come chiese? Isolarci nel
privato e nell’interiore? E’ quanto ci ripropone la corrente neorisvegliata delle nostre chiese.
Ma questo, a mio avviso, rimane
inaccettabile; esiste una responsabilità evangelica nella dimensione politica a cui noi, pastori
e laici, non possiamo rinunciare
Senza appiattire l’Evangelo come
appiattirebbe la geometria chi
conoscesse solo due dimensioni.
E allora? Vorrei solo porre
questa esigenza alla nostra riflessione. Gesù — il cui ministero ha avuto anche una rilevanza
pubblica e non solo privata —
non ha fatto uso di alcim potere:
nè politico, beninteso, ma neppure ecclesiastico — divino. Al
discepolo che lo difendeva nel
Getzemani diceva: « Credi tu forse che io non potrei pregare il
Padre mio che mi manderebbe
in quest’istante più di dodici legioni d’angeli? ». A Pietro diceva; « se il mio regno fosse di
questo mondo, i miei servitori
combatterebbero perch’io non
fossi dato in man dei Giudei ».
Solo, abbandonato, schernito sulla via della croce, dell’umiliazione, del fallimento, ha testimoniato della potenza di Dio nella sua
debolezza, fragilità, inermità.
Non c’è un rapporto diretto
tra la sua missione e situazione
e la nostra. Ma ho l’impressione
che esser suoi discepoli implichi
tra l’altro questo: che nessuno
di noi, impegnandosi nel campo
politico, spenda il nome evangelico valdese nelle competizioni
politiche, perchè la politica deve
essere laica e la base della sua
rappresentanza dev’essere data
dai partiti e non dalle chiese; ma
che ciascuno di noi, impegnandosi nel campo politico, come in
qualunque altro campo, viva la
vocazione del testimone dell’Evangelo con la stessa povertà di
potere, con la stessa mancanza
di difese e di garanzie che è stata di Cristo.
Questo è solo un lato della questione, ma sè raggiungeremo un
accordo su questo avremo già
fatto un grosso passo avanti e
tutto questo non sarà stato invano.
Franco Giampiccoli
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4
4 obiettivo aperto
22 luglio 1983
QUATTRO RIFLESSIONI A PARTIRE DA UN ARTICOLO DI JACQUES ELLUL PUBBLICATO DAL NOSTRO GIORNALE
INFORMATICA E ANALISr MARXISTA
Nel numero 11 del 18 marzo u.s. abbiamo pubblicato, riprendendolo da
« Le Monde », un articolo dello scrittore protestante francese
Jacques Ellul col titolo « Il trauma della seconda rivoluzione
industriale». La tesi sostenuta era questa. La rivoluzione provocata dalle
cosiddette « nuove tecnologie » è di tale ampiezza e portata da costituire
non già un aumento quantitativo bensì un salto qualitativo rispetto
alla prima rivoluzione dell’800. Di fronte a questo salto, tutti i tentativi
di « adattamento» — per esempio quelli messi in atto
dal potere socialista in Francia — sono assolutamente inadeguati;
più in géhèrale, sono inadeguati tutti gli strumenti — teorici e pratici —
ideati e sostenuti dal movimento operaio, nelle sue diverse articolazioni,
dal secolo scorso ad oggi. Occorre invece un atteggiamento assai più
« audace e innovativo », una « rivoluzione della mentalità ».
_ A. partire da questa critica, abbiamo pensato di sottoporre il tema
« Informatica e analisi marxista » a quattro esperti: in teologìa, Sergio Rostagno
(che ha appunto spostato l’asse della riflessione sul tema «Informatica e teologia»);
in filosofia, Mario Miegge; in sociologia, Giovanni Mottura; in organizzazione
del lavoro, Matteo Rollier. Ne e risultata questa doppia pagina in cui i
diversi contributi si integrano e si completano in modo notevole
in una linea generale di ricerca viva e persistente, lontana
tanto da assiomi dogmatici quanto da riflussi involutivi.
Si tratta di una lettura impegnativa (poco estiva!) che richiede lettura
e rilettura. Ma siamo certi che i lettori che la vorranno
®ff*"outare con pazienza e impegno ne avranno
un notevole arricchimento, concordino essi o meno
con le valutazioni che sono espresse.
Un cavallo da domare
Gli elaboratori elettronici
prendono sempre più piede. Fatture, bollette, moduli vari: gran
parte di quanto ci viene messo
sotto gli occhi è fatto da un elaboratore; tra poco ne avremo uno
^che in casa, da far funzionare
insieme al resto del parco macchine che già abbiamo. Ma che
cos’è un elaboratore: una macchina in più o qualcosa di più
th una macchina? E verso quale
tipo di società ci avviamo? Quale
sarà la società dell'ordinatore?
Per me l’elaboratore é soltanto
una macchina in più e come
macchina non mi spaventa. Non
mi piace l’umanesimo nersonalistico e romantico o sentimentale che contrappone l’uomo alla
macchina. E rifiuto in particolare tutta la teologia fatta a partire dalla famosa filosofia del
rapporto io-tu. Il solo ideale valido per me è rincontro di soggetti umani con lo scopo di crea
qualità umane, ancora da scoprire e da produrre. E’ per questo che dico che siamo di fronte
a un « test » molto importante.
Il fatto è che non possiamo sottrarci ad esso: bisogna affrontarlo.
In poche parole la cibernetica
è il cavallo sul quale dobbiamo
viaggiare, ma per far questo dobbiamo prima domarlo. E’ proprio questo che si presenta difficile. Bisogna che la macchina
serva non all’uomo, ma alla società che diventa sempre più
complessa. Inoltre occorre che
si sviluppino nell’umanità delle
qualità, in parte vecchie e in parte nuove, per cui possano esser
evitati gli errori più gravi e
vitù che ci minacciano. Ammiro
molto coloro che lavorano in tale prospettiva, dove i valori positivi sono quelli del team-work,
della cooperazione, dell’interrelazione, dello scambio.
Un appello
alla teologia
si
possa uscire dalle pesanti ser
Abbiamo inoltre bisogno che
anche la teologia si adoperi in
questa direzione. Forse può sembrare strano questo appello alla
teologia. Che cosa c’entra? Eppure non è irrilevante.
Abbiamo dietro di noi due
grandi periodi storici, nei quali
si è parlato di Dio sostanzial
mente in due modi: prima identificandolo con l’assoluto grande
padrone di tutto, poi, con la persona, l’individuo, il singolo, l’Io
particolarissimo. Questo secondo periodo (detto per inciso) è
anche l’epoca della grande impresa borghese. Se è vero che
siamo entrati in una epoca nuova probabilmente va richiesto
anche il contributo della teologia.
Dopo secoli di divina totalità
e secoli di divina individualità
occorre scoprire il valore dell’interrelazione nella divinità stessa, come fa ad esempio Moltmann, anche se il suo modo di
esprimersi non dev’esser considerato né unico né definitivo in
questa materia. Ve ne possono
forse essere di migliori. Si tratta
di ricerche che vanno proseguite. La via contraria e opposta
t-be guarda indietro e riunisce
l’individualismo irrazionale e il
qualunquismo piccolo borghese.
dove Dio è preso come emblema
della protesta marginale rispetto alla società, non è la nostra.
Cerchiamo di spiegarci meglio.
La teologia della trasgressione,
dell’irregolarità come estrema
testimonianza cristiana in un
mondo votato alla sconfitta è la
negazione stessa dello spirito
protestante. E forse potrei dire,
se non temessi di apparire persona dalle pretese troppo ampie,
che essa sarebbe la negazione di
un certo spirito che è di tutto il
cristianesimo.
Certo i problemi di una nuova sociotecnica sono tutt’altro
che irrilevanti e non vanno affatto
minimizzati. Ma la teologia deve
rispondere alla sfida che essi
rappresentano non mettendo la
testa sotto la sabbia. Il protestantesimo ha dato un’etica al
mondo borghese. Può cercare di
darne una anche al nuovo mondo che sorge dalla cibernetica.
Sergio Rostagno
re e promuovere una convivenza
L'armonia smascherata
in cui ci sia spazio perché tutti
possano acquisire e mantenere
la loro piena dignità di esseri sociali. Ma proprio qui vedo anche
un posto ner la macchina. Vorrei im umanesimo dove l’umanità si diverte anche con le macchine che usa. Sono contro l’utopia di un mondo senza macchine perchè esse fanno parte dell’umanità concreta, in quanto
prodotte da essa.
Il vero problema
è la società
I dìù grandi filosofi e scienziati sono ouelli che non accettano le cose così come stanno, non
considerano ovvie e indiscutibili
le idee prevalenti in un dato periodo storico.
Nel tempo in cui è vissuto
Karl Marx la civiltà moderna occidentale è pervenuta ai massimi
trionfi di scoperte scientifiche e
applicazioni tecniche, di efficienza produttiva e dominio politico
sul mondo.
essere descritta con precisione e,
in una certa misura, prevista.
Le teorie di Hegel e degli economisti non erano affatto un ingenuo ottimismo. Riconoscevano
e presupponevano resistenza di
conflitti tra individui e tra gruppi. Ma consideravano il sistema
politico o il sistema economico
come una sintesi e una superiore armonia che, in modo provvidenziale, si costituisce nel corso degli stessi conflitti.
tanto vendere la loro « forza-lavoro ».
Questa divisione non è per nulla secondaria o inessenziale: da
essa infatti dipende lo stesso sviluppo economico nel modo di
produzione capitalistico.
Validità di un
criterio di analisi
Il vero problema non è la macchina, ma la società verso cui
stiamo andando. Siamo di fronte a un « test » molto importante. Posso esprimerlo come una
alternativa: la cibernetica o è un
modo per governare l’uomo rendendolo sempre più funzionale
a un ordine tecnocratico, oppure
è uno degli strumenti indispensabili di una sociotecnica nascente, le cui leve devono essere maneggiate con molta cura. Dobbiamo allora imparare prima di tutto a far funzionare la società.
Certamente non vogliamo che essa sia oppressiva e tecnocratiqa.
Ma per ottenere questo fine non
ha senso contrapporre l’uomo alla macchina.
Bisogna invece avere le due cose: uno strumento funzionante
e nello stesso tempo delle nuove
L’opera di Marx
Marx non ha negato questi
progressi, che peraltro, nella seconda metà dell’Ottocento, non
erano ancora stati offuscati dalle guerre mondiali e dalla concreta minaccia di autodistruzione deH’umanità. Marx non ha nascosto le influenze decisive esercitate sul suo pensiero dal filosofo Georg Hegel e dagli economisti Adam Smith e David Ricardo. Hegel considerava lo Stato
moderno come sunrema creazione politica, etica e culturale, che
riassume in sè tutti i valori prodotti dalla storia del mondo. La
scienza economica anglosassone
proponeva un modello altamente razionale: quando gli uomini
agiscono sotto la spinta dei loro
interessi, nella produzione e nello scambio di beni, la loro condotta risponde a certe leggi, può
Marx ha messo in discussione
per l’appunto questa armonia finale. La razionalità dello Stato
o quella della produzione e del
mercato capitalistico non sono
sicuramente una « finzione ». Ma
la loro « realtà » maschera o fa
apparire come transitorio o « superato » ciò che è invece permancnte ed essenziale: il rapporto
di disuguaglianza (e quindi di
dominio e sfruttamento) tra gli
uomini, che costituisce il presente ordine sociale. La moderna
uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la libertà che ognuno ha di contrattare, vendere
e comprare, non sopprimono la
divisione radicale tra le diverse
condizioni umane. Marx ha posto in evidenza principalmente
la divisione tra coloro che possiedono e controllano i « mezzi
di produzione » (nella economia
moderna: il capitale) e coloro
che possono, sul mercato, sol
Dal punto di vista di Marx,
dunque, le grandi innovazioni
tecniche e i mutamenti produttivi non possono mai essere isolati dalla storia della società,
dalla vicenda di formazione e
lotta delle classi. Quando parlano di « rivoluzione industriale »
la maggior parte degli autori (e
anche J . Ellul) si riferiscono
principalmente al processo di
meccanizzazione industriale che
ebbe inizio in Inghilterra alla fine del ’700. Marx ha invece descritto (in particolare nella Quarta sezione del Libro I del Capitale) lo sviluppo graduale e plurisecolare della organizzazione
capitalistica del lavoro. Di questo sviluppo, «macchine e grande industria » rappresentano una
fase avanzata, e non certo quella
iniziale.
Il punto di vista di Marx sulla
« rivoluzione industriale »
non
costituisce la « risposta » ai problemi posti oggi dalle Invenzioni
e applicazioni deH’mformatica.
Ma il criterio di analisi di Marx
rimane ancora valido. Qggi, come neH’Ottocento, le innovazioni
tecniche non sono qualcosa che
« va da sè ». Esse si sono prodotte eminentemente in un quadro
di competizione economica (ricerca di maggiore efficienza produttiva e di espansione dei mercati) e di corsa agli armamenti
(e questo è un aspetto che la
«critica dell’economia politica»
di Marx ha alouanto trascurato).
Le nuove tecniche dilatano dunque a dismisura le capacità di
dominio di pochi sui molti, e le
minacce di distruzione e catastrofe.
Ma Limmenso potenziale, non
soltanto di efficienza produttiva
ma anche di comunicazione tra
gli uomini, connesso all’informatica, non potrebbe essere utilizzato in un quadro non competitivo e non distruttivo? Questo
potrebbe avvenire soltanto per
via di cambiamenti che non sono più di ordine tecnico bensì di
ordine culturale, morale e politico: come per esempio la rinunzia all’uso delle armi, la radicale
ridefinizione delle « attività produttive », l’avvio di forme di governo mondiale della economia.
Si tratta di una utopia? La « rivoluzione informatica » (se vogliamo usare questo termine alquanto improprio) ha forse questo principale vantaggio: essa
rende perfettamente evidenti le
contraddizioni e i dilemmi del
mondo in cui ci troviamo a vivere.
Mario Miegge
5
22 luglio 1983
Il potere,
la macchina,
la vergogna
di ricordare
obiettivo aperto 9
La sala comandi di un reattore nucleare. Nella foto in basso un microprocessore, il ridottissimo componente primario della moderna tecnologia informatica. ’
Desidero davvero capire se devo vergognarmi di considerare
ancora punti fermi per l’educazione ed il metodo di pensiero di
uomini che aspirano alla libertà
(che non può che essere universale) alcuni passaggi chiave delTanalisi di Marx, di là dal fatto
che nel quadro di una o dell’altra
disciplina specifica — allo stato
attuale del loro sviluppo — essi
presentino difficoltà analitiche di
rilievo. Ne cito sommariamente
uno. Il capitale è una somma di
merci, ma non tutte le somme di
merci sono capitale, in termini
storici e sociali. Ciò che fa di
una somma di merci capitale è il
fatto che essa esista in una società nella quale sia possibile a
chi la detiene scambiare una parte di tali merci-con forza lavoro
viva (cioè comprare forza lavoro
umana) ed impiegare tale forza
lavoro in un processo di produ
zione che accresca la somma di
merci originaria. Le macchine
stesse impiegate in tale processo
sono a loro volta frutto di lavoro precedente: sono — per usare
parole di Marx — lavoro passato,
aggettivato, «morto» (in contrapposizione a quello vivo). Nella
società capitalistica, dunque, non
è il lavoro « morto » a servire a
quello « vivo » per riprodurre se
stesso, ma viceversa. Le condizioni dello scambio possono essere
molto differenti e lo sono state
storicamente parlando. Ma il cuore del rapporto rimane inalterato ed è la radice principale della
forma specifica di potere che
chiamiamo capitalistica: ovvero
del potere della classe che si appropria del sovrappiù di merci
via via prodotto, che decide gli
obiettivi e le modalità del processo di produzione ed i cui interessi coincidono con la riproduzione
indefinita di società le cui caratteristiche essenziali rendano possibili quei rapporti di produzione.
Jacques Ellul sostiene mi pare
(ma non è certo il solo) che tale
analisi non serve più. La sua validità sarebbe legata ad un mondo industriale che è ormai in uno
stadio di avanzato superamento « qualitativo » — a partire almeno dagli anni ’40 — soprattutto in virtù della « rivoluzione informatica » in tutti i suoi aspetti. Mi rimane, in proposito, qualche dubbio sul quale voglio ragionare, pur sapendo che riguarda soltanto un aspetto del pro
blema. Non voglio certo sostenere che nulla cambi: sto soltanto
chiedendomi se il tutto che cambia invalida realmente quel punto di Marx. Ovvero se la ricerca
di strumenti operativi e di nuove forme organizzative, oggi più
che necessaria sul piano politico
e sindacale, si possa ancora giovare di quell’analisi o debba prescinderne (posto, ovviamente,
che lo scopo sia di lottare per la
giustizia contro lo sfruttamento
e l’oppressione). Vediamo rapidamente, dunque, com’è cambiato il rapporto uomo-macchina/
calcolatore dall’apparire della cibernetica ad oggi. Non essendo
10 uno specialista, mi scuso sin
d’ora delle inevitaVjili imprecisioni.
11 rapporto
uomo-macchina
Negli anni ’50 l’uomo lavora direttamente sulla macchina. L’utente e l’operatore sono la stessa
persona, la macchina è in sostanza uno strumento più sofisticato
di calcolo che rende più rapida la
trasmissione di determinate ope
razioni.
Tra il ’55 e il ’58 (su iniziativa
del Dipartimento di Stato degli
USA) viene elaborato un linguaggio comune, il CX3BOL (Common
Business Oriented Language).
Cambia il rapporto precedente,
con l’apparizione d’una nuova figura tra l’utente e la macchina;
il programmatore, che detiene la
conoscenza del linguaggio.
Tra il ’63 e il ’65 nasce la serie
360 IBM che conquista largamente il mercato mondiale. Altre
scomposizioni del rapporto intervengono: utente, analista (sempre più necessario per analizzare
i problemi da immettere nella
macchina, la quale diventa sempre più uno strumento di elaborazione non soltanto di dati matematici ma di informazioni),
programmatore, operatore (l’unico che — sostanzialmente per rar
gioni di sicurezza — ha accesso
diretto alla macchina). Tra 11 ’65
ed il ”75, con l’aumentare del volume delle informazioni e della
complessità della memorizzazione dei dati, tra operatori e macchina si inserisce un nuovo elemento: il codice di decodificazione delle informazioni (sistema operativo) che diviene di fatto il
vero «padrone » della macchina.
Dopo il ’75, essendo state parcellizzate tutte le fasi di lavorazione
poste sotto il controllo del sistema operativo, si passa alla infor
matica diffusa: il calcolatore immesso in rete diviene strumento
di trasmissione globale di informazione e controllo.
L’uomo compatibile
Queste le tappe. Ma cos’è il sistema operativo? In termini tecnici, mi sembra non sia che un
elemento in grado di trasformare
o bloccare determinati processi
senza subire esso stesso variazioni essenziali. In altri termini, la
sua funzione rispetto alla macchina è quella di trasmettere soltanto le informazioni la cui complessità sia stata ridotta, sia cioè
accettabile, compatibile con la
macchina stessa. La sua logica
(è volgare dirlo così?) sembra
dunque essenzialmente Quella di
produrre l’uomo compatibile,
quello sul quale sia possibile innestare un canale di comunicazione da una fonte a lui esterna.
Porse l’uomo che, possedendo
tutti i vantaggi del pensiero e
della parola, sia liberato dai rumori imprevedibili e fuorvienti
rappresentati dalla libertà? Porre
così la domanda può certamente
apparire semplicistico e sciocco
di fronte agli indubbi vantaggi
che sono impliciti, in termini operativi, nelle nuove risorse tecnologiche. Non oso chiedermi: «vantaggi per chi, oggi? ». Rimane il
Dimmi come programmi
e ti dirò chi sei
Bisognerebbe aver letto per intiero il libro di Jacques Ellul
« Cambiare rivoluzione » per capire meglio il significato di quel
suo articolo « Il trauma della seconda rivoluzione industriale »,
pubblicato su questo giornale.
Purtroppo non ho potuto far-,
lo, e così mi debbo limitare a
qualche impressione e commento sul solo breve articolo.
Richiamare l’attenzione, di tutti, sulle conseguenze che potranno avere le nuove tecnologie sui
modelli di vita, sul lavoro, sulle
strutture sociali è sicuramente
opportuno e necessario. E’, però,
anche necessario tenere bene i
piedi per terra. Non credo che
serva a nessuno preconizzare disoccupazione di massa, impoverimento crescente, ecc., lascian
dosi andare ad impressioni scarsamente suffragate da fatti.
Non c’è dubbio che le nuove
tecnologie determineranno, stanno già determinando, cambiamenti profondi, nel modo di vivere, nelle forme della socializzazione nelle configurazioni sociali; non c’è dubbio che per
molti paesi lo sviluppo di nuove
tecnologie potrà determinare crisi occupazionali di vasta portata, caduta di intieri settori industriali ai quali non corrisponderà la crescita di altri. Non c’è
dubbio che i sommovimenti creati da tutto ciò consolideraimo
formazioni economiche e sociali
profondamente diverse da quelle
alle quali siamo abituati.
E non c’è dubbio che chi pensasse di rimettere in moto il vecchio sistèma di funzionamento
com’era finora sbaglierebbe.
Ma, in tutto questo, non c’è
niente dì ineluttabile, di necessario, di meccanicamente indotto
dalla natura intrinseca dello sviluppo tecnologico.
Ecco, qui c’è un punto che la
lettura di Ellul pone : sembra infatti, dallo scorcio di visione che
ci offre sul futuro prossimo, che
egli consideri determinate conseguenze — catastrofiche — come inevitabili.
Ogni prodotto dellfattìvità umana — ogni artefatto — non è
neutro (questo intanto è lecito
salvare dall’armamentario culturale del movimento operaio...),
ma contiene in sé, sempre, una
visione di cosa sia l’uomo, di come debba essere la società.
Due vie
Se penso che ogni cittadino sia
potenzialmente pericoloso, e tendenzialmente idiota, se penso
che, quindi, nella società ci debbano essere pochi che sanno e
decidono, e gli altri debbano solo
eseguire e consumare, progetterò macchine, sistemi produttivi,
strutture organizzative, apparati
formativi, reti di comimicazioni,
di un certo tipo, punterò ad una
determinata divisione del lavoro
— tra uomini e tra aree del mondo —, su una determinata combinazione di risorse (uomini, materie prime, tecnologia),-su certe
produzioni piuttosto che su altre.
Se, al contrario, penso che gli
uomini siano collettivamente capaci di gestire la propria autonomìa in rapporto gli uni con gli
altri, che sia opportuno un uso
bilanciato ed equo delle risorse
(uomini, materie prime, tecnologia), progetterò secondo’parametri profondamente diversi.
Il processo di cambiamento
tecnologico può quindi essere
molto diverso, a seconda di chi
lo influenza, dii quale concezione
di uomo e di società lo informeranno. Il problema che si pone
è: chi decide per chi?
Processo democratico
Allora, se è vero che una determinata concezione produttivistica dentro la tradizione culturale del movimento operaio è veramente fuori gioco, mi pare che
non si possa negare che tale tradizione offra ancora, oggi, gli
strumenti per una critica, una
critica militante e di massa, allo
sviluppo tecnologico.
Il cambiamento è un processo
certo più rapido che non nel 18°
o 19° secolo, più complesso, ma
pur sempre graduale. Si pone allora il problema, e la possibilità,
di intervenire sul processo di
cambiamento, di riportarlo sot
fatto che nella filosofia che sembra prevalere tra chi parla di
«rivoluzione informatica» l’uomo
compatiliiile compare sostanzialmente come realtà individuale
atomizzata e parceilizzata, rispetto alla quale l’universalità è rappresentata appunto dal nuovo codice di un modello di comunicazione fondato sul progetto di ridurre la complessità dell’esperienza vissuta: cosa che, in termini sociali, assomiglia molto ad
un modello etico-politico. Ha
certo ragione Ellul, dunque: una
società nella quale domina chi
controlla il capitale è molto diversa da una in cui domina chi
controlla il capitale e conosce runico linguaggio utile a fini comunicativi ed operativi. Per la medesima ragione, a dispetto di
molti marxismi succedutisi nell’ultimo secolo, ha forse ancora
qualche ragione anche Marx.
Forse non la macchina, che —
diversa — può anche rappresentare un alleggerimento della fatica di vivere, bensì l’insieme dei
rapporti sociali che qui ed ora in
essa si oggettivano rendendola
quella che è (e perciò stesso evidenziandone la contraddizione
fondamentale), sono il vero problema. Oppure, forse, questa idea
mi piace perché mi libera dalla
vergogna di continuare a ricordare.
Giovanni Mottura
to il controllo della gente, di influenzarlo secondo principi diversi.
E’, questo, esso stesso tm processo: un processo di graduale
estensione della democrazia e
della partecipazione, un processo di estensione della capacità
contrattuale dei gruppi esclusi
oggi da ogni decisione sulla natura del cambiamento tecnologico.
Si fa strada, sia pure a fatica,
questa nuova esigenza; nelle crescenti richieste di un nuovo modo di lavorare, che valorizzi le
capacità e l’autonomia delle persone e dei gruppi ; nelle crescenti richieste di una diversa organizzazione del tempo; nelle crescenti richieste di modelli tecnologici « appropriati », come si dice, ai bisogni reali delle persone
e alle culture dei vari paesi.
Si tratta di una lotta, che ha
per oggetto, in ultima analisi, il
potere; e di un processo di apprendimento collettivo, per prava ed errore probabilmente, lun,go e graduale certamente, dentro il quale si. forgia il cambiamento delle mentalità.
Non vedo, francamente, la (X)nr
trapposizione tra le misure parziali, tutte presumibilmente inadeguate sul lungo periodo ma
necessarie, e un salto di mentalità che non può che prendere
forma da questo processo di apprendimento.
Vi è, in questo processo, tutta
la dimensione della politica; ottenere l’autonomia tecnologica
per un paese, battere le multinazionali, che le tecnologie controllano, contrattare i processi
di ristrutturazione, controllare i
processi di mobilità, ottenere
uno sviluppo equilibrato, conquistare livelli adeguati di formazione per i giovani, non sono
altre cose dal « cambiare mentalità ».
Cambiano dimque i protagonisti, cambiano le aggregazioni
di essi, gli obiettivi intermedi e
gli strumenti, ma mi pare che
al fondo le tematiche, i grandi
obiettivi posti dal movimento
operaio, siano ancora validi e,
direi, sempre più attuali.
Matteo RoUler
ÌK;-. ■
6
/
6 cronaca delle Valli
22 luglio 1983
TORRE PELLICE
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Riti
religiosi
Nel corso degli ultimi anni sono andate aumentando le manifestazioni civili (patriottiche si
sarebbero qualificate un tempo)
nel corso delle quali si officiano
riti religiosi; e, nell’attuale clima di rispetto per le diverse
componenti della vita nazionale,
sono sempre più numerose le occasioni in cui il « rito valdese »
si affianca a quello cattolico romano ed a quello israelita.
I valdesi presenti a queste manifestazioni considerano tale presenza del tutto normale e si
adombrano e protestano quando
non c'è, come è accaduto recentemente in due occasioni, a Luserna S. Giovanni ed a Torino,
in cui il rito valdese non si è celebrato per assenza del pastore.
Non è di queste assenze, peraltro giustificate, che intendiamo
discorrere, ma del problema in
sé: è giusto o no che i pastori
partecipino a tutte queste cerimonie?
Certo, risponde la maggioranza della popolazione valdese, è
una conquista ed è giusto che la
chiesa se ne avvalga e sia presente. Un tempo il pastore ed il
rabbino non esistevano neppure,
c’era solo la messa al campo, adesso che si sono accorti della nostra esistenza ed è più che giusto,
il minimo che si possa fare è rispondere e cogliere l’occasione
per riaffermare che ci siamo anche noi ed abbiamo i diritti di
tutti.
I pastori sono meno propensi
a partecipare, non certo per pigrizia o per non dover uscir di
casa, ma per principio.
Che si possa e debba tenere
conto delle realtà di fede cristiana evangelica accanto ad altre
forme religiose può essere accettato, ma noi di « riti religiosi »
non ne abbiamo mai avuti. Ma
non si può fare un breve culto,
una preghiera, una lettura biblica, due parole di commento?
Certo che si può, ma un culto
rìon è un « rito religioso », non è
come la messa o la preghiera dei
defunti del rabbino. Per noi il
culto è un incontro di credenti,
di persone vive, che pensano ver
la vita e per i vivi, i riti religiosi
sono cerimonie recitate da preti
per i morti.
Potrebbe essere una occasione
di evangelizzazione, per far vedere chi siamo e cosa crediamo,
benissimo, ma neppure in que. sto caso si può parlare di riti
religiosi. Ed in secondo luogo
per noi evangelici i pastori non
sono né sacerdoti né rabbini,
non dicono messe né recitano
preghiere.
La soluzione? L'ha data Ettore
Serafino a Luserna S. Giovanni
quella domenica mattina quando
in assenza del pastore, come valdese e partigiano, ha dato la sua
testimonianza di credente prendendo spunto dall’Evangelo.
Non dei funzionari ecclesiastici che fanno dei riti, ma dei credenti che dicono quello che si
sentono dover dire con la Bibbia
e la propria esperienza (di reduci, partigiani, soldati, donatori di sangue, ecc.) questa è la
sola presenza autenticamente valdese. Ed è questo che la Conferenza del Distretto ha chiesto si
faccia d’ora innanzi.
Giorgio Tourn
Hanno collaborato a questo
numero; Lucilla Borgarello,
Ivana Costabel, Vera Long,
Anna Maria Musso, Guido Ribet. Paolo Ribet, Sergio Ribet, Cipriano Tourn.
No all’isola pedonale Mostre dell'artigianato
artìstico - p>polàre
La proposta di istituire un’isola pedonale nel primo tratto di
Via Repubblica era stata da anni discussa e da anni avversata
dai commercianti e artigiani della zona; ma quando, martedì
scorso, di prima mattina, gli operai comunali hanno cominciato
ad affiggere i cartelli stradali in
base alla delibera della Giunta
municipale, la protesta è esplosa
senza precedenti nel nostro Comune.
Tutti (o quasi) gli esercenti
del centro hanno abbassato le saracinesche e si sono recati in Comune dove, non ricevuti dal Sindaco ma dal Segretario comunale, venivano riconvocati per la
sera dello stesso giorno di fronte alla Giunta.
All’assemblea, di fronte ai politici, si sono presentati una cinquantina di commercianti, presentando le argomentazioni contro l’isola pedonale e protestando, in alcuni casi vivacemente, sia contro l’Amministrazione
comunale, sia contro atteggiamenti (definiti « di parte ») del
Corpo dei Vigili urbani.
Mentre il Sindaco ricordava le
motivazioni che hanno spinto a
chiudere quel tratto di strada
(in pratica una delle due entrate
del paese), in particolare la « pericolosità » della strettoia, dalla
assemblea si sono levate contestazioni sul presunto pericolo e
soprattutto sulle negative conseguenze per il commercio in quella zona. Alcune voci tra i commercianti hanno altresì ricordato che un’autentica isola pedonale, ben segnalata e che comprendesse l’intero centro storico,
potrebbe, se attentamente surrogata da iniziative di politica locale, da incentivi e da sostegni,
rivelarsi un affare, tenendo conto delle peculiarità storico-turistiche di Torre Pellice, centro unico in tutta Italia.
La polemica naturalmente prosegue, nei negozi, in piazza, ovunque, tuttavia la Giunta comunale ha deciso, per ora, di soprassedere alla decisione della
chiusura della strada.
P. V. Rostan
La Comunità Montana Val Pellice invita a visitare le Mostre
Mercato dell’Artigianato artistico-popolare a:
Villar Pellice dal 16 al 31 luglio,
organizzata dalla Pro Loco in
collaborazione con il Comune,
presso il salone della nuova sede della scuola elementare. Viale 1° Maggio. Apertura: il sabato
dalle 17 alle 22, la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20, il
martedì e il giovedì dalle 17 alle 19;
Bobbio Peliice dal 7 al 21 agosto, organizzata dalla Pro Loco,
presso le scuole elementari comunali. Apertura; giorni feriali:
pomeriggio, giorni festivi: tutto,
il giorno.
Angrogna dal 29 al 30 ottobre.
Organizzata dal Comune presso
la Sede delle scuole elementari
e del Palazzo Comunale. Apertura: verrà precisata in settembre.
Guardie ecologiche
La Comunità Montana Val Pellice intende organizzare un nuovo Corso per la formazione di
Guardie Ecologiche Volontarie
per il Servizio di Tutela dell’Ambiente e la Conservazione del Patrimonio Ambientale della Valle.
Il Corso avrà inizio presumibilmente il mese di ottobre e'
avrà una durata di 140 ore.
Chi è interessato a partecipare
al Corso è pregato di comunicare
la propria adesione presso l’Ufficio Tecnico di questa Comunità
Montana, in via Caduti per la
Libertà 4, Torre Pellice, entro e
non oltre il 9 settembre c.a.
Si ricorda che essendo limitato
a 30 il numero massimo dei partecipanti al Corso, verrarmo prese in considerazione le richieste
in ordine di arrivo e con precedenza ai residenti in Valle.
Notizie in breve
Approvato il bilancio
PINEROLO — Nonostante che
i partiti che fanno parte della
maggioranza abbiano approvato
il bilancio (41 miliardi di spese
per il 1983 per il solo comune e
43,5 miliardi di spese per la funzione sanitaria dell’USSL), nel
mese di settembre vi sarà una
verifica politica tra i partiti. Il
PSI e il PLI non sono infatti molto contenti dell’« eccesso di protagonismo » e del « clientelismo »
di alcuni assessori. Inoltre il PRI
— forte del successo elettorale
ottenuto — preme perché il programma venga maggiormente ancorato alle proprie idee di rigore economico.
Così si dovrà verificare, dopo
circa un anno e mezzo di pentapartito, il programma di giunta
ed è probabile che vi sarà un
rimpasto tra gli assessori democristiani e una assunzione di piena responsabilità in Giunta del
PRI.
Un mutuo di 974
milioni ali’AMGAS
PINEROLO — L’AMGAS, l’azienda municipalizzata del comune che gestisce il servizio dell’acquedotto, ha ottenuto dalla BEI
(Banca Eìiropea degli investimenti) un mutuo per 974 milioni
per completare l’acquedotto della Val Chisone, nel tratto tra Inverso Rinasca e Roure. Tra le opere previste vi è quella di una
piccola centrale idroelettrica che
sarà collegata all’acquedotto e
sarà capace di una produzione di
2 milioni di Kwh annui che sarà
venduta all’Enel, riducendo i costi dell’acqua di circa 100 lire
ogni me. L’acquedotto della Val
Chisone una volta completato
consentirà una maggiore disponibilità di acqua di circa il 40%.
Giornata del Rifugio
Re Carlo Alberto
domenica 31 luglio 1983
Avrà luogo come di consueto nel pomeriggio l’intrattenimento con buffet e bazar.
La famiglia del Rifugio invita tutti gli amici e vi attende in gran numero!
In poco tempo quindi questa
centralina ammortizzerà la spesa
fatta e contribuirà in parte allo
sviluppo delle fonti energetiche
pulite e rinnovabili nel Piemonte.
Rinviata la riunione
del Comprensorio
PINEROLO — La riunione del
Comprensorio che si sarebbe dovuta tenere venerdì 15 luglio per
discutere di una proposta di
grossa localizzazione turistica in
Val Troncea, è stata rinviata a
settembre.
Motivo ufficiale la mancanza
del numero legale per poter deliberare. Oltre alla sinistra (PCI
e Indipendenti) mancavano almeno metà dei consiglieri democristiani.
È la seconda volta che la riunione del Comprensorio con questo ordine del giorno deve essere rinviata. Pare che alcuni democristiani non siano d’accordo con
le proposte da discutere e pongano la questione di un rimpasto di giunta. Anche il nome dello stesso presidente Celeste Martina è messo in questione.
Palazzo del ghiaccio
a Pinerolo
PINEROLO — Il consiglio comunale approvando il bilancio
ha approvato tra l’altro la costruzione — se si troveranno i finanziamenti necessari — di un
palazzo del ghiaccio per il comprensorio.
Dopo aver accantonato l’idea
della piscina, la giunta crede ora
di trovare una soluzione di ripiego con questa costruzione. Perplessità però sono venute anche
dalla maggioranza (PRI).
Violazione della
legge antimafia?
PINEROLO — Il pretore si sta
interessando di un caso di subappalto relativo a lavori di acquedotto. Seguendo un esposto dei
sindacati ha infatti sequestrato
gli incartamenti esistenti presso
l’AMGAS per accertare o meno
la violazione della legge antimafia
circa un lavoro realizzato da una
ditta diversa da quella che aveva
ottenuto l’appalto. Lo ha detto
il vice-sindaco di Pinerolo, dopo
che per una intera serata l’assessore all’Amgas non aveva risposto a precise domande in merito
del comunista Buffa.
Dimissioni dei
consigliere Ayassot
PINEROLO — Il consigliere
comunista Ayassot ha comunicato al sindaco di voler rassegnare le dimissioni. Come si ricorderà erano stati gli stessi consiglieri comunisti a chiedere la decadenza per « assenze » del loro
collega. Le dimissioni erano state poi respinte dal consiglio. Evidentemente i contrasti in seno al
gruppo non si sono appianati ed
ora il consigliere ha rassegnato
le dimissioni, che dovranno essere accettate dal consiglio.
Serata musicale
PRALI — Patrocinata dalla
Pro Loco e dal Comune, ha avuto luogo nella sala valdese di
Prali una serata musicale durante la quale è stato presentato
al pubblico il libro di poesie intitolato « Troppo in fretta », opera di un giovane autore, Giovanni Cortese, la cui famiglia è legata da tempo da vincoli di grande
simpatia alla vai Germanasca,
È stata anche presentata l’opera di Felice Cortese, pittore e padre del giovane poeta, il quale ha
trovato l’ispirazione per i suoi
quadri negli angoli più nascosti
della borgata di Villa, dove le
vecchie case conservano ancora
il loro aspetto suggestivo.
Nuova segnaletica
FERRERÒ — È stata rimessa
a nuovo la segnaletica nell’abitato di Perrero, nel punto più pericoloso per la viabilità, cioè all’incrocio tra la provinciale e la
strada che porta ai centro del
paese. Due domeniche fa si è
avuto un incidente, che per fortuna si è concluso senza gravi
conseguenze, causato dal traffico
domenicale e dalla scarsità di
segnalazioni.
Da tempo si pensa di regolare
anche la sosta dei veicoli nel
tratto dove la presenza dei negozi aperti la domenica causa la
fermata di un gran numero di
veicoli di turisti che salgono a
Prali, ma finora senza successo.
Le due file di automobili in sosta limitano ancora di più la visibilità e provocano inconvenienti di ogni genere.
Errata corrige
Nell’articolo del numero precedente sul 50° anniversario delTincontro del Colle della Croce,,
ci sono state due sviste tipografiche che ora segnaliamo: nel sotto-titolo, al posto di « Una ’’recente” iniziativa », bisogna leggere; « Una ’’rencontre” iniziata »;
e alla 27‘ riga dell’articolo, al posto di « o per la verità storica »
va letto: « e per la verità storica ». Ce ne scusiamo con i lettori.
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7
22 luglio 1983
cronaca delle Valli 7
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SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Viaggio di studio
in Germania Est
La Società di Studi Valdesi organizza un viaggio di studio nella
Repubblica Democratica Tedesca
con visita ai luoghi storici della
Riforma luterana.
Periodo previsto 15-22 settembre prossimo; spesa complessiva
L, 700.000, circa (viaggio, in pullman aria condizionata, prima colazione, cena, buon Hôtel).
Le prenotazioni con versamento anticipato di L. 200.000 vanno
effettuate presso la sig.ra Ade
Gardiol, viale Trento 16, Torre
Penice (tei. 91277).
I partecipanti debbono essere
muniti di passaporto individuale.
I residenti in vai Pellice non
provvisti di passaporto si rivolgano al sig. Abate, viale Dante 55
(tei. 91373)^per tuty.,4:.cliiarimenti riguardò alle pratiche. '
II prografhma dettagliato verrà
pubblicato nel prossimo nume
ro e tutte le indicazioni concernenti i problemi organizzativi saranno inviate agli iscritti.
REFERENDUM SUI MISSILI - VAL PELLICE
rimi risultati
E’ passato ormai più di un mese da quando il movimento per
la pace italiano ha indetto su tutto il territorio nazionale, il referendum autogestito sull’installazione dei missili a Comiso.
Anche il Comitato Pace e Disarmo Val Pellice ha aderito a
questa iniziativa e già nel mese
di giugno sono stati organizzati
alcuni momenti di raccolta, quasi tutti tenuti aU’interno di manilestazioni già programmate sul
territorio. Finora questi momen
CONCERTO
EVANGELICO
INDONESIANO
martedì 26 luglio, ore 21
TEMPIO VALDESE
TORINO
Corso_ Vittorio Emanuele, 23
40 giovani indonesiani e
olandesi
VIENI! INGRESSO LIBERO
A cura del Centro Evangelico
via Calandra, 23 - Torino
ti sono stati cinque e precisamente :
5/6: tenda della pace organizzata dalle scuole elementari di
Torre Pellice;
12/6: manifestazione musicale
organizzata dal gruppo «Amici
del Nicaragua » a Torre Pellice;
12/6: congresso distrettuale della chiesa valdese, tenutosi a Luserna S. Giovanni;
11-12/6: Festival dell’Unità tenutosi a Luserna S. Giovanni.
19/6: manifestazione musicale
organizzata da Democrazia Proletaria.
Le persone votanti sono state
in totale 370.
Alla prima domanda : « Sei favorevole all’installazione dei missili nucleari a Comiso e sul territorio nazionale? » si sono registrati questi risultati: sì 6, no
360, bianche 4.
Alla seconda domanda : « Ritieni che la decisione suprema
sulla installazione dei missili nucleari in Italia debba essere presa dal popolo, mediante un referendum indetto dal parlamento? » si sono registrati questi risultati : sì 355, no 12, bianche 3.
50° incontro
al Colle della Croce
PROGRAMMA
Ore 10: Culto con S. Cena a cura dei pastori Gilles Pivot
e Claudio Pasquet.
Ore 14: Incontro fraterno a cui interverranno: past. Michel Hoeflel, segr. generale della Chiesa Luterana xii Alsazia
e Lorena; past. Bruno Rostagno, presidente della Commissione esecutiva del I Distretto ; i quali parleranno sul tema :
<( Problemi e questioni all’attenzione delle Chiese protestanti
m Francia ed in Italia ».
Interverranno anche alcuni dei «veterani» di questo incontro e alcuni membri del Coretto di Torre Pellice.
TORRE PELLICE
L'attività
deir A. V. O.
Dobbiamo chiarire alcuni punti del nostro Regolamento per coloro che non
ci conoscono ancora e che possono nutrire nei nostri riguardi concetti e giudizi inesatti.
La nostra opera si svolge per ora
esclusivamente presso l’Ospedaie Valdese di Torre Pellice e la nostra collaborazione è stata giudicata positivamente sia dai Alegenti- sia dai dirigenti
dell'Ospedale stesso.
Siamo attualmente ventun volontari
attivi con turni ben stabiiiti ed ecco le
necessarie precisazioni. Noi non sostituiamo affatto ii personale ospedaliero,
ma io affianchiamo nei duri compiti che
è chiamato ad assoivere. li comma 7
del nostro regolamento così si esprime:
« i voiontari non devono intraprendere aicuna attività di carattere assistenziale di esclusiva competenza del personale ospedaliero ».
Lavoriamo umilmente alle dirette dipendenze di questo.
Non siamo neppure una manodopera a basso prezzo che fa concorrenza
alle persone che possono essere assunte da degenti che hanno la possibilità
di pagarne le prestazioni. Ripetiamo:
siamo a fianco del fratello che soffre,
sostituiamo i parenti dell'ammalato che
non possono essere sempre al suo capezzale compiendo tutti quei servizi che
per mancanza di tempo non possono essere compiuti da altri che da noi.
Vorremmo estendere le nostre prestazioni anche ad Istituti per anziani molto bisognosi di questo nostro speciale aiuto, di qui la necessità di aumentare il numero dei volontari.
È dando anche solo due ore alla
settimana del vostro tempo libero che
potrete aiutare colui che soffre.
Il mondo ha bisogno che ci si rimbocchi le maniche per costruire una
nuova società basata suH'amore.
Ogni venerdì dalle 17.30 alle 19 presso il « Centro d'incontro » (Portici comunali di Torre Pellice) l'A.V.O. è al
servizio per informazioni ed eventuali
iscrizioni.
Si ricorda la completa gratuità del
servizio. Gratuità non solo sul piano
economico, ma ánche sul piano « gratificazioni ».
Ai volontari a volte non si dice neppure grazie. I degenti apprezzano molto ciò che si fa, ma non sempre riescono ad esternare la loro riconoscenza.
Al volontario deve bastare la coscienza del servizio reso.
Con queste premesse attendiamo fiduciosi nuove iscrizioni.
G. P.
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AVVISO DI GARA
Il Rifugio Re Carlo Alberto, Istituto Pubblico di Assistenza
e Beneficienza con sede in Luserna San Giovanni, indirà una
gara a licitazione privata nei modi di cui all’art. 73 lettera c
(offerta segreta da confrontarsi col prezzo base) del R.D.
23.5.1924 n. 827 e successive modificazioni per la vendita dei
seguenti terreni agricoli- siti in Comune di Cavour:
1° lotto mq. 27.344: terreni seminativi - arborati - prato irriguo e
fabbricato rurale;
2“ lotto mq. 49.205: terreni seminativi - arborati - prati irrigui;
3° lotto mq. 23.958: terreni seminativi - arborati;
4” lotto mq. ,1.680: terreni seminativi - arborati;
5“ lotto mq. , 15.630: terreni .aeminativi - ai-borati;
6“ lotto mq. 7.882: terreni sèMnativi - arborati;
T lotto mq. 22.417: terreni seminativi - arborati - con fabbricato rurale.
Tutti -gli interessati all’acquisto anche di uno solo dei lotti
sopra indicati devono inviare entro il 30.7.83 richiesta ci invito
alla gara redatta su carta semplice indirizzata a: Rifugio Re
Carlo Alberto — località Musset, 1 - 10062 Luserna San Giovanni (To).
La suddetta domanda non vincola l’Ente.
Luserna San Giovanni, 18 luglio 1983
Il Presidente ing. C. Messina
Graditi ospiti
alla Gianavella
In collaborazione con la chiesa
di Rorà e nel quadro di una visita aUe Valli di circa 80 Giovani Esploratori Francesi, 35 giovani monteranno le tende per un
campeggio di circa 15 giorni,
usufruendo dei locali e delle attrezzature della Gianavella per
base di appoggio. Seguirà ai primi di agosto un gruppo svizzero
di 15 persone circa e per il periodo sinodale infine la « Gianavella » ospiterà due famiglie
evangeliche di Firenze. Quest’ultima prenotazione ci sembra
molto interessante e il Comitato sarebbe lieto che iniziative del
genere si moltiplicassero. Si tratta di una villeggiatura evangelica, offerta a prezzi assolutamente modici, a gruppi familiari che
possono trovare alla foresteria,
in self Service, i servizi essenziali, energia elettrica, gas in bombole, ecc., oltre naturalmente la
attrezzatura casalinga. Questo sistema di prestazioni a self Service sembra essere particolarmente gradito a gruppi giovanili
e familiari.
Nei corso dell’estate verrà sistemata la casa della Gianavella
superiore, per cui, a lavori ultimati, i posti letto complessivi
potranno salire a 3(>-35.
Naturalmente il Comitato spera che la Gianavella possa essere in futuro anche punto di incontro 0 meta di gite per le Scuole domenicali o gruppi di catecumeni.
Un caro ricordo
Poche righe per una cara
« granmamà », Amalia ArmandHugon che per 5 anni ha allietato con la sua spiritosa personalità i giorni del nostro lavoro. Ci
ha lasciati alla veneranda età di
99 anni, non pochi direi e vissuti
con serenità ed allegria. Il vuoto è grande ma il conforto di saperla serena in « Buone mani » ci
aiuta a ricordarla ed ancora amarla.
« L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà ». (Salmo 23).
Con affetto sincero
il personale del R.C.A.
Giornata dell’Eco
Lunedi 1° agosto, ore 20.45, Casa Unionista di Torre Pellice. Incontro per la preparazione delia
2” giornata dell’Eco delle Valli La Luce, prevista per sabato 27
agosto 1983.
Ai fini della organizzazione è
importante che partecipino a
questa riunione tutti coloro che
intendono, in qualsiasi modo, collaborare alla manifestazione.
AVVISI ECONOMICI
DA SETTEMBRE cercasi collaboratrice fissa per conduzione casa corso
Moncalieri - Torino. Trattamento
familiare. Telefonare 635261 ore dei
pasti oppure scrivere a La Luce • Via
Pio V 15 Torino.
RINGRAZIAMENTO
a Voi avrete tribolazione nel
mondo, ma state buon cuore,
Io ho vinto il mondo ».
(Giov. 16: 33)
I familiari del compianto
Stefano Rivoira
commossi per la grande dimostrazione
di stima e di affetto tributata per la
tragica scomparsa del loro caro, ringra.
ziano tutte le gentffi persone che in
qualsiasi modo hanno preso parte al loro immenso dolore. Un particolare ringraziamento a Claudio, Delio e Massimo, aUe famiglie Ferrerò, Besso-Pianetto e Viglianco per il loro vMido aiuto, ai pastori Ribet e Co'issou per il loro messaggio di fede, ai dottori Grand,
Surico e Caruso, ai donatori di sangue
Sezione FIDAS, all’amministrazione comunale di Rorà, al sig. Dario Gelso,
aUa Comunità Montana Val Pellice, ai
Carabinieri di Luserna S. Giovanni, al
Corpo Forestale, agli Alpini di Pinerolo, ai Vigili del Fuoco di Luserna
S. Giovanni, al settimanale « Il Pellice », alla Pro Loco di Rorà ed ai generosi sottoscrittori.
Rorà, 22 luglio 1983
RINGRAZIAMENTO
« Fattosi sera, Gesù disse: passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
E’ mancato in Biella l’8 c.m.
Antonio Rovelli
La moglie NeUa Peraldo Bert e la
figlia Marvi, nelTannunciare la dipartita del loro caro, ringraziano tutti
coloro che in questi difficili momenti
sono stati presenti con l’affetto, il pensiero e la preghiera.
Biella, 13 luglio 1983
USL 42 - VALLI
CHISONE-CERM ANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Verijn!
Guardia Farmaceutica:
DOMÉNICA 24 LUGLIO 1983
tfillar Peròsa; FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo- 22664.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 24 LUGLIO 1983
Torre Pellice; FARMACIA MUSTON,
i/ia Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pell.ee: telefano 91.996.
8
8 uomo e società
MOVIMENTO DI cooPERAzioNE EDUCATIVA integrazione Cardenal
Per la laicità della scuola
(s?gue da pag 2)
Il 7 e 8 maggio si è svolto a
Cuneo un seminario sul tema
« formazione socio-affettivo-morale nella scuola dell’obbligo ».
Erano presenti i rappresentanti
dei gruppi territoriali del Movimento di Cooperazione Educativa (M.C.E.) del Piemonte (Torino-Novar a-Asti-Cuneo) e Jole
Bottega insegnante di Milano e
esponente dell’A.L.R.I. invitata a
partecipare al convegno.
Il gruppo di Cuneo che presentava il seminario ha espresso la
esigenza di approfondire l’aspetto socio-affettivo-morale nella
formazione del bambino e del ragazzo nella convinzione che: 1)
tale aspetto sia parte integrante
di tutto il processo formativo
dell’uomo; 2) il M.C.E. nel suo
obiettivo di laicizzazione delle
scuole deve farsi carico di strutturare in un curriculum le varie
ipotesi alternative sulla formazione integrale del bambino; 3) è
importante affrontare tale discorso in questo momento storico in
cui sono in crisi i valori cui fare
riferimento o si ripropongono
acriticamente vecchi modelli o la
educazione religiosa come unica
alternativa a dare risposte in
questo ambito.
L’obiettivo del seminario è stato l’elaborazione di ipotesi per
impostare nuovi studi e ricerche
in vista di una sempre più precisa linea pedagogica e didattica.
Per meglio articolare la discussione il gruppo ha elaborato uno
schema di riferimento:
la) Concettualizzazione di Beligione-Morale-Conoscenza;
lb) Esigenze psicologiche nel
bambino e nel ragazzo;
2) Pedagogia di crescita dei valori;
3) Insegnamento religioso: aspet
ti giuridico-istituzionali.
Ci si è subito resi conto che la
difficoltà più grossa nasceva proprio dall’uso di questi termini
che avevano per ciascuno significati e valori diversi. Abbiamo
cercato di definire o per lo meno
di circoscrivere i concetti di «Morale», «Religione», «Conoscenza»,
«Religiosità».
È stato relativamente semplice definire la « Religione » come
un modello di vita assoluto che
implica delle scelte già finalizzate verso, verità eterne, dogmatiche, trascendenti l’esperienza e
la razionalità dell’uomo; e la
« Conoscenza » come un’analisi
oggettiva del reale. Il gruppo ha
invece riscontrato più difficoltà
nell’assumere ima definizione collettiva di « Morale » e di « Religiosità ».
Per quanto riguarda la Morale
ci si è accordati su una serie di
affermazioni:
— insieme di strumenti con cui
costruirsi delle risposte anche
se provvisorie e pertanto in
funzione della realtà che si evolve;
— insieme di valori soggettivi,
non assoluti, che implicano
una scelta responsabile deU’individuo e che comunque non
crescono in un terreno neutro;
— necessità di cercare l’uomo
nella sua integrità.
Ogni definizione di Morale presuppone comunque « l’uomo » e
ha come effettivo valore finale
« l’uomo ».
Complesso e tuttora aperto il
discorso sul concetto di «Religiosità » nel quale si crede possano
rientrare alcune esigenze psicologiche dell’uomo riferibili al « senso del limite», «la paura dell’ignoto », « l’ansia del nuovo », « la
percezione dell’assenza di una figura Che non dà risposte », « trascendente »...
Si è quindi passati al punto
due (pedagogia di crescita dei valori): i valori sono stati individuati in « sviluppo », partendo
dai bisogni e collegati alla nostra
metodologia di intervento e ai
comportamenti che si attivano,
tenendo conto dei principi già espressi da Freinet.
Per quanto riguarda il punto
tre (Insegnaniento della religione: aspetti giuridico-istituzionali), premesso che si era tutti d’accordo nell’affermare che la scuola non può essere confessionale,
è emersa la necessità di prendere
posizione affinché questo sia chiaro ed inequivocabile.
Le strade individuate sono state'essenzialmente due:
1) l’esonero come gesto prevalentemente politico;
2) la riappropriazione delle
24 ore d’insegnamento settimanali, in quanto ogni docente deve
affrontare liberamente, globalmente, interdisciplinariamente,
nei rispetto di tutte le diverse
convinzioni, qualsiasi problema
sorga nella sua prassi educativa.
È pedagogicamente insostenibile
resistenza di un ambito disciplinare con contenuti riservati, di
competenza di un unico insegnante di religione, il catechista o il
sacerdote.
A conclusione dell'incontro che
non ha dato e non poteva dare
risposte definitive, si è auspicato
che il dibattito venga ripreso e^
approfondito sotto tutti gli aspetti.
Martine Rochat, dal documento redatto dal Gruppo
di Cuneo per il MCE Piemontese.
Parità e diversità
(segue da pag. I)
le nella nostra cultura, ciò che
sembra mancare alla morale corrente: quella fusione e comunione profonda il cui presupposto è
non solo la parità ma anche l'accettazione di elementi di diversità e quindi di complementarietà. Le due parti di un incastro
sono pari e diverse. Due legni
uguali fanno una giuntura debole.
Nel linguaggio della Bibbia questa complementarietà è espressa con il concetto di un ordine.
In Genesi 2 è espresso dal fatto
che la donna è tratta dall’uomo
e non viceversa; in I Cor 11 da
una specie di gerarchia che va da
Dio a Cristo, all’uomo, alla donna; in Ef. 5 da un invito di sottomissione delle mogli ai mariti.
Ci è quasi impossibile ricevere
queste indicazioni bibliche al di
fuori del condizionamento secolare di una cultura che ne ha fatto i pilastri di una costruzione
vergognosa legittimando l’inferiorità della donna, la sua minore dignità, il suo rango subalterno. Per questo non possiamo ricevere il messaggio di questi testi se non mettendo al centro le
parole che danno loro il senso
dell’Evangelo — la comunione
nella parità e reciprocità — e
che sono state sistematicamente
travisate o messe da parte.
Ma anche così, che senso ha
un ordine, un prima e un dopo,
un sopra e un sotto? Non sono
concetti irrimediabilmente compromessi e irrecuperabili? Forse.
Ma non possiamo dimenticare il
triste e persistente disordine che
è presente nei rapporti tra uomo
e donna come alterazione profonda e duratura di un ordine privato del suo elemento costitutivo
di parità. Karl Barth nella sua
Dogrnatica ha alcune pagine molto vivide in cui descrive le storture di quest’ordine; il tipo di
uomo-tiranno che usa uno pseu
do-ordine in funzione di se stesso;
0 l’uomo dipendente che ne è
semplicemente il rovescio; la
donna servile che si svilisce nella sua passività; o la donna ribelle che rifiuta l’uomo. Da questo disordine si esce negando ed
eliminando l'ordine o ritrovandolo?
Se l’ordine biblico può essere
ancora ritrovato, esso può essere
solo l’ordine « nel Signore ». Qualsiasi ordine che non sia una fusione in una stessa esistenza, un
« non essere » dell’uno senza l'altra, un reciproco sottoporsi l’uno
all’altra, non sarà un ordine « nel
Signore » ma un qualsiasi altro
pseudo-ordine generatore di ulteriore disordine. Due elementi
mi sembrano caratterizzare concretamente quest’ordine « nel Signore ».
Uno è la priorità dell’uomo nell’amore-servizio di cui parla Ef. 5
che mi sembra debba essere intesa come una responsabilità di
iniziativa per lo stabilimento di
un giusto rapporto. Quando due
hanno litigato, uno ha da fare il
primo passo per la riconciliazione. Così, particolarmente dopo
secoli di dominio maschile, incombe all'uomo il « primo passo » dell’amore-servizio nei confronti della donna. Ma come una
volta avvenuta la riconciliazione
tra due litiganti il primo passo
non conferisce alcuna preminenza a quello dei due che lo ha fatto — se è vera riconciliazione —
così l’iniziativa dell’uomo in termini di offerta, di servizio, di dono (che la distorsione del messaggio biblico è riuscita a trasformare in ruolo stabile della
donna), non potrà trasformarsi
in privilegio e possesso.
L’altro elemento è la complementarietà del racconto di
Gen. 2 ripreso e cristallizzato, un
po’ a senso unico, da Paolo in
1 Cor. 11. Il centro del racconto
è il fatto che nel binomio uomo
donna l'uno completa l'altro in
uno sviluppo, in un processo faticoso e pericoloso, non — come
invece è risultato inevitabilmente attraverso i secoli — la derivazione dell’una dall’altro, l’esistenza dell'uria in funzione dell’altro a senso unico. Questa complementarietà, che è ben diversa
dalla contrapposizione di uguali
diritti risultante dalla morale
corrente, va quindi ricercata nelle situazioni concrete come un
centro vitale attorno al quale devono disporsi i doni e i gusti, le
attività e le competenze, i pesi
e le incornbenze, in una disponibilità reciproca. Si tratta perciò
di essere disponibili non soltanto a cercare chi completa l’altro
in questo o quel settore della
vita a due, ma anche, pur ricercando un epuilibrio, ad accettare che nella globalità dei rapporti possa essere prevalentemente
l'uomo a completare la donna
anziché viceversa.
La sfida della morale evangelica nel nostro tempo mi sembra
dunque questa: ritrovare per i
rapporti tra uomo e donna quell'ordine « nel Signore » fatto di
priorità di servizio di chi si è
sempre fatto servire e dt complementarietà in un reciproco
completamento, fatto di comunione che unisca la parità alla
diversità. E’ una sfida piena di
fascino perché è un appello ad
andare oltre alla morale della
fredda uguaglianza. Ma è rischiosissima, perché basta un nulla
per ricadere nella rnorale del dominio e della servitù. Se quindi
non si è disposti a rischiare molto da una parte e dall’altra, è
meglio accontentarsi dei limiti
dell’uguaglianza che paga l’emancipazione della donna, quando la
ottiene, con il livellamento reciproco. Se invece si è disposti a
raccogliere questa sfìda_ sapendo
che la risposta che esige va ricercata con perseveranza e comunione nel Signore, allora può
darsi che venga conosciuta e sperimentata la gioia di una unione
benedetta.
pericolo che il glorioso passato
valdese di resistenza e di sofferta sopravvivenza diventi un freno per l’opera di evangelizzazione del protestantesimo italiano
e si traduca in « un’opera di continuità che rischia di diventare
soprattutto sopravvivenza », ritiene che « fermo rimanendo che
la tazza va riempita di buon caffè valdese, convenga graduare lo
zucchero metodista da immetterci, in modo da attenuare l’amaro
delta ‘‘sopravvivenza storica” e
trasforrnare il tutto in una nuova testimonianza diretta soprattutto verso l’esterno ».
AU’intemo di questo quadro,
molti sono gli elementi positivi
che sono stati indicati. L’inserimento dei circuiti hell’organizzazione integrata (Aldo Sbam, Gianni Rostan), anche se c’è dii rileva che questa struttura non ha
portato un elemento innovatore
quanto alla testimonianza delle
chiese (Neri Giampiccoli); (’apporto dei predicatori locali e della Commissione permanente studi che li prepara (Sbaffì, Sergio
Carile); l’integrazione della stam
Protestantesimo
in TV
25 luglio
II rete, ore 22,50
Ma cos’è questo
Consiglio Ecumenico
In coincidenza con l’apertura dell’Assemblea del Consiglio Ecumenico a Vancouver
viene proposto un filmato originale realizzato dal CEC
stesso.
Franco Giampiccoli
pa, ancorché poco usata da parte metodista (Carile, De Michelis); ecc.
Più dibattuta è la questione se
l’integrazione abbia significato
un progresso nel campo della
evangelizzazione. Sbaffi nota che
« proprio dopo l’integrazione con
i Metodisti abbiamo sentito di
nuovo aleggiare un po’ di quello
spirito risorgimentale caratteristico del tempo dell'evangelizza^
zione dei tempi passati ». Becchino osserva che in questi anni
« abbiamo visto la tematica dell’evangelizzazione tornare all’ordine del giorno delle nostre chiese un po’ a tutti i livelli: chiese
locali, assemblee intermedie, sinodo», e cita la settimana della
libertà, il riferimento al XVII
febbraio visto in prospettiva non
soltanto di festa valligiana ma
di un parlare al paese. Non si
può parlare di « rilancio » ma vi
è un indubbio maggior interesse.
Altri pareri sono più critici.
Per De Michelis le chiese dell’integrazione non rispondono sufficientemente all’esigenza di testimonianza all’esterno. Soprattutto per Peyrot l’assenza di rilancio evangelistico costituisce l’unica grande delusione. Notando
l’assenza di evangelizzatori dentro e fuori del corpo pastorale,
egli osserva che « l'evangelizzazione dorme i suoi sonni migliori, come mai da 60 anni a questa
parte. Del resto coloro che dovrebbero esserne i promotori
hanno in mente tante altre cose
da fare in cui intendono 'impegnarsi', che l’adoperarsi alla conversione a Cristo del loro prossimo invogliandolo a dare il proprio apporto nelle file delle nostre chiese che ne avrebbero tanto bisogno sembra forse ai più
un 'disimpegno' dalla società in
cui hanno invece ansia di adoperarsi in vari altri modi nella ricerca della sua eventuale trasformazione ».
Integrazione: valorizzazione reciproca? Combinazione de! preesistente? Appiattimento comune? Evangelizzazione: presenza
di segni che in'vitano alla speranza o constatazioni che inducono
alla delusione? Non si tratta,
credo, di scegliere l’una o l’altra
di queste risposte, ma di ricevere con attenzione questa varietà
di rilievi in un processo di approfondimento dell’integrazione.
F. G.
(segue da pag. 1)
zione e che quindi non abbiamo
una base comune, ma con chi è
favorevole allora sono molto critico verso tutte le incoerenze,
verso tutti gli scarti tra teorie e
pratica che esistono in varia misura in luoghi e tempi diversi ».
Del resto aggiunge poi che come
cristiani dobbiamo fare attenzione: prima di criticare altri ricordiamo il divario che c’è tra la dottrina evangelica e certi fenomeni
come l’inquisizione o le crociate.
Qual è oggi l’aspirazione di
Cardenal? « Tornare a Solentiname a scrivere poesie... » e mentre dice queste parole il volto
gli si illumina così intensamente
che non si può fare a meno di
credergli. Poi aggiunge che il posto che occupa attualmente gli
offre l’occasione di servire. « La
rivoluzione è il potere nelle mani del popolo liberato: è il contrario del potere ecclesiastico
del medio evo. Noi partecipiamo
al governo come forma di servizio al popolo... ».
Ma sarà vero che il potere è
nelle mani del popolo, che il popolo è a favore della rivoluzione?
La domanda non è stata posta
direttamente a Cardenal in questa forma, ma una risposta indiretta viene dalla descrizione che
(Cardenal fa della situazione politica attuale. Di fronte all’aggressione delle guardie somoziste sarebbe necessario accrescere gli effettivi dell’esercito, ma
ciò aggraverebbe la situazione
economica del paese, a danno
specialmente degli strati popolari e allora, specialmente nelle
zone più minacciate, si sono distribuite armi al popolo. Se ciò
accade è perché il governo sa di
poter contare sull’appoggio popolare. Ci sono certamente pochi governi ne] mondo, al giorno
d'oggi, che possano permettersi
di dare le armi al popolo...
Aldo Comba
Articolo redatto per ’’Voce Evangelica” e ’’Eco-Luce ”.
NICARAGUA
"Una speranza
tradita"
La rivista « Etnie » di Milano
(V.le Bligny 22) pubblica nell'ultimo numero, a proposito della
situazione degli Indios in Nicaragua, un ampio dossier su « Indios, una speranza tradita ». Ce
lo segnala Tavo Burat di Biella,
autore del tèsto.
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Trlbtinale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
Becahino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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