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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xeni - Num. 7 A RRAN A Mir.NTI / Eco: L. 1.500 per l’inlemo « Eco »e » Presenza Evangelica » Spediz. abb. postale - I Grappo
Una copia Lire 4C \ L. 2.200 per l’estero interao L. 2.500 - esl’cro L. 3.700 Cambio d’indirizzo Lire 50
TORRE PELUCE. 15 Febbraio 1963
Ammifi. Claudiana Torre Pdlice - C.C.P. 2-17557
RIGUARDATE
DA CUI
FOSTE
TAGLIATI
Pra-du-Tour di Roru: il
vecchio ¡orno del vilhuui"
abbandonato.
(Foto P.
La ’’dispersione’ d’Israele in terra pagana fu certamente un giudizio di Dio,
e quanto duro; ma una
volta di più nella sua provvidenza il Signore seppe
trarre da questo male un
grande bene: la diaspora
giudaica significò la proclamazione dell’Iddio vivente al mondo del bacino
mediterraneo, e oltre.
ÌSon si devono certo forzare i paragoni:
non è lecito equiparare la situazione d'Israele a quella del piccolo ’’Israël des Alpes ,
malgrado alcune analogie; e d’altra parte
il momento della ’’dispersione dei Vaidesi nell’Italia via via riunita, dal 11148 in
poi. non è stata espressione di un giudizio
di Dio sui Valdesi, bensì una ’ liberazione”.
ALLA ROCCIA
^ '•1^ » M
Tuttavia è indubb'io che da quel
to si è iniziato quel processo di
mento della ’piccola patria che
mentano oggi: molte fra le forze
più dinamiche e intraprendenti,
al piano, e si disperdono nel paese
più numerosi sono i villaggi delle
li che si van spopolando, talvòlta
momenindebolitanti lamigliori,
scendono
Sempre
alte Val
del tutto
abbandonati. Il processo è inarrestabile:
ottime iniziative quelle destinate a vitalizzare l’economia locale, come, più in grande, l’impulso turistico dtuo alla conca di
Frali, o in misura più ridotta ciò che qua
e lù, spesso ad opera delle nostre comunità, si fa per sollecitare l’afflusso turistico,
dall’Italia e dall’estero; ancora, utilissime
le iniziative, quali i convegni di agricoltori, per studiare i problemi economici in
modo realistico e informato. Rimane però
il fatto innegabile che tanti luoghi cari al
ricordo valdese si fanno sempre più solitari e non c escluso che, fra non molto, in
ampie zone delle nostre alte Valli regni,
come nelle Cevenne, un silenzio solenne.
E’ uno spettacolo malinconico, quello di
questi luoghi abbandonati — ma la vera
sofferenza è di chi ha dovuto abbandonare
la sua terra, più che di coloro che, ben inseriti nella vita borghese cittadina, vedono
ir. una ¡melica luce la dura vita dell’alpe.
Pure, nella fede e nella coscienza vocazionale anche la crisi in corso può essere superata, anzi feconda. Tutti questi valdesi
delle Valli, che sciamano in cerca di lavoro e di una vita meno angusta sono o dovrebbero essere quei ’’missionari” che sognò Beckwith (’’D’ora innanzi, o sarete
missionari o non sarete più nulla”), e che
Il Signore chiede a noi tutti di essere.
In questi giorni il ricordo e il pensiero
(ti tutti i valdesi di origine o d’elezione va
Oj luoghi antichi in cui la fedeltà degli uomini rispose alla fedeltà di Dio. MalincoidLo, dicci amo, lo spettacolo di tanti di
quei luoghi abbandonati; ma ia vera tragedia .sarebbe se di coloro che vi abitarono,
lottarono e soffrirono per serbare la loro
fede e per trasmettercela — affinchè a nostra volta la trasmettessimo al nostro prossimo — si dovessero dire le dure parole
che V. Calvino pone in bocca al suo Arciere: ’’Morti per niente, presto dimenticati”.
ISon crediamo che siano morti per niente
nè che siano dimenticati. Ma non basta dir
lo, non busta ricordarlo al 17 febbraio.
Un appello a tutti i Valdesi
’’L’Eterno ha riposto in voi la sua affezione e vi ha scelti, non perche foste
più numerosi di tutti gli altri popoli, che anzi siete meno numerosi d ogni
altro popolo; ma l’Eterno vi ama, perchè ha voluto mantenere il giurammto
fatto ai nostri padri... Riconosci dunque che l’Eterno, l Iddio tuo, e Uio
' Deut. 7 V. 7-y
Mentre scrivo queste righe dagli
Stati Uniti, tra un viaggio e l’altro
in questo immenso territorio ed al
servizio della 'Chiesa Valdese, vedo
avvicinarsi la data che ci ricorda la
Emancipazione dei nostri padri, il
17 Febbraio 1848. Sono passati 115
anni e da allora in poi i tempi sono
profondamente mutati; l’idea della
libertà ha fatto molta strada nella
nostra patria, anche se ci rendiamo
conto che la libertà di coscienza, co
me pure la coscienza della nostra re
sponsabilità quotidiana nei fatti con
creti ilella vita, dev’essere difesa dai
suoi nemici esterni e soprattutto dai
pericoli che minacciano la fede e la
nostra condotta morale.
Ho fatto riferimento al libro del
Deuteronomio e ad alcune parole di
Mosè al popolo d’Israele prima della
definitiva conquista del paese di Canaan. Il riferimento è più che altro
occasionale e mi rendo conto che nel
raffronto tra il popolo d’Israele e
quello valdese, certe distanze debbono essere chiaramente stabilite!
luttavia, fatte le dovute distinzioni,
un fatto mi sembra evidente ed è la
« vocazione » dei Valdesi come chiesa e come popolo di credenti. Una
divina chiamata si è fatta sentire ad
un certo momento nella storia; una
di quelle chiamate che Dio rivolge
in tutta libertà alla coscienza di uno
o più uomini e che determinano il
sorgere di un movimento, in questo
caso il movimento Valdese con le sue
particolari caratteristiche storiche e
spirituali. ’’L’Eterno vi ha scelti”:
lo diciamo con un senso di umiltà e
di timore, ma dobbiamo pur dirlo,
perchè se ci manca il senso di quella
(I vocazione » allora corriamo il rischio di cadere in una sterile autosufficienza spirituale o nell’esaltazione pura e semplice di un nome o di
ima posizione, velando la fedeltà di
Dio che rimane invece la realtà vera, paziente e consolatrice di tutta la
nostra esistenza. La storia Valdese,
^Ite forse trascuriamo troppo facil
mente, dev’essere considerata alla
luce di quella « vocazione » e non
essenzialmente nel quadro delle vicende storiche, caratterizzate come
ogni storia umana da episodi di valore e di indubbia mediocrità.
Ed ora stiamo attenti a non gloriarci persino di quella « vocazione »
rivolta prima di tutto ai nostri padri. Esistono indubbiamente dei vincoli di comunione spirituale tra noi
e loro oltre a quelli della discendenza carnale. In una certa misura partecipiamo oggi ai benefici spirituali
della loro vocazione e del loro sacrifizio. Tuttavia, non riprendiamo a
dire con troppa sicurezza; ’’Abbiamo Abramo per padre!”; perchè
Dio ha già fatto sorgere da altre pietre, diverse da quelle dei nostri monti, ’’dei figliuoli ad Abramo”, secondo la fede in Colui ohe è stato l’Iddio d’Àbramo e si è poi rivelato in
Gesù Cristo, ” l’Vnigenito Figliuolo... venuto da presso il Padre ’.
Oggi la Chiesa Valdese non è più
confinata nelle Valli che, del resto,
continueremo ad amare sinceramente. La sua presenza si è estesa in Italia ed altrove, la sua testimonianza
si è fatta udire in molti luoghi e sono molti i credenti che il Signore ha
chiamato alla fede mediante la strumentalità della nostra piccola Chiesa.
Grazie a Dio, la n vocazione » si è
rinnovata attraverso i secoli e si rinnova ancora oggi. Gesù Cristo è passato nella generazione di Pietro Valdo, di Gianavello, di Giovanni Luigi Pascale, di Amaud e dei pionieri
della nostra opera di evangelizzazione, da Pinerolo a Pachino. E’ passato in mezzo ai montanari delle nostre Valli, nella durezza della loro
esistenza quotidiana; ma, grazie alla testimonianza della nostra chiesa.
Cristo è passato anche tra gli uomini di Cerignola, di Riesi, di Trapani,
di Caltanissetta e di tante altre località e li ha legati a noi da vincoli
sjiirituali e fraterni, ha fatto di noi
un solo popolo, chiamato a vivere
nella libertà dell’Evangelo e in un
comune impegno per il servizio del
Signore.
Ho avuto il privilegio di far visita
a molti Valdesi oriundi delle Valli
i; stabiliti ora nelle grandi città o
nelle più lontane regioni delPAmerica Settentrionale e Meridionale.
Ho ritrovato in molti luoghi la presenza di una « divina vocazione » alla fede, nella famiglia Valdese e per
mezzo di essa; e l’ho sentita anche
in tanti nostri fratelli di Pachino,
di Priolo, degli Abruzzi, incontrati
di recente nelle Chiese che ho visitate e dove ho rivolto il messaggio
della Parola di Dio, oltre a quello
della nostra Chiesa Valdese.
’’L’Eterno vi ha scelti” e vi ha
chiamati a conoscere la Verità mediante l’opera della nostra Chiesa.
Certamente avremimo potuto ascoltare TEvangelo altrove; la Cliiesa
Valdese non possiede il monopolio
della verità e non è il tesoro particolare di Dio. Ma questa non è una
ragione per guardare alla Chiesa Valdese con un senso di disinteresse o
di superbo distacco. Quanti di noi
non potrebbero dire, sia pure con
grande umiltà : « Qui, in questa Chiesa, sui monti Valdesi o nelle città e
nei villaggi d’Italia, in questo popolo che non c ’’più numeroso di tutti
gli altri popoli”, l’Eterno mi ha parlato. mi ha nutrito con la Sua parola ed ha orientato la mia vita nella
direzione della fede in Lui! ».
C’è una promessa di benedizioni
da parte di Dio che si prolunga nei
secoli e nelle generazioni. La fedeltà di Dio non vien meno a causa delle
nostre infedeltà. Bisogna del continuo ritornare a Lui, ritrovare Lui
nella nostra agitata esistenza quotidiana e domandargli soprattutto una
cosa: che non venga mai im momento in cui la nostra esistenza storica
di Chiesa sopravviva alla coscienza
della nostra vocazione, ma che del
continuo la coscienza di quella vocazione costituisca un impulso al nostro credere ed al nostro operare.
In questa atmosfera Dio voglia che
molti possano celebrare la festa del
Breviario per l’unità
Kierkegaard dice in qualche luogo
che bisogna leggere le S. Scritture ’’con
la stessa passione con cui un innamoralo legge una lettera d’amore della sua
ragazza”. Così i primi evangelici han
letto la Bibbia. Ma il protestantesimo
sembra oggi aver dimenticato, in parte
almeno, quella sua prima passione, quel
suo primo amore. E mentre nel mondo
cattolico si va diffondendo la conoscenza e lo studio della Bibbia — fatto, questo, assai importante e rallegrante da
un punto di vista ecumenico — il protestantesimo manifesta una certa stanchezza nei confronti delle Scritture e si direbbe affievolito in lui il desiderio di
ascoltare la viva vox Dei nelle pagine
antiche dei profeti e degli apostoli.
Ora. non ci sarà unità della Chiesa
lontano dalla Parola di Dio e la Bibbia
resta il documento ecumenico per eccellenza, il lesto fondamentale e irri
di Paolo Ricca
nunciabile dell’ecumenismo, la sua Magna Charla, la ’’luce sul sentiero” dell’unità. Questo non significa far del biblicismo e trasformare il cristianesimo
in una religione del Libro. C’è chi, a
questo proposito, ha opportunamente ricordato che ”la Parola è stata fatta carne, non libro”. Significa invece affermare la piena validità ecumenica di uno
dei cardini spirituali della Riforma e
cioè il sola Scriptura. Ma appunto così
come esso è applicato, ad esempio, nel
la pagina di Calvino pubblicata qui ap
plesso: dove il sola Scriptura è rigoro
súmente affermato ma sfocia spontanea
mente — come deve — nel solus Chri
s'.us.
Il testo odierno è tratto dalla ’’Epitre
à tous Amateurs de ]ésus-Christ”, posta
come prefazione alla versione francese
del Nuovo Testamento fatta da Roberto
Olivetano e edita a Ginevra nel 1535.
L'EVANGELO
... Tutte queste cose ,ci sono annunciate, dimostrate, scritte e suggellate in questo [Nuovo] Testamento, per mezzo del quale Gesù Cristo ci fa suoi eredi del regno di Dio suo Padre, e ci dichiara il suo
volere (come uno fa testamento ai suoi eredi), affinchè sia eseguito.
Ora, tutti siamo chiamati a questa eredità, senza differenze di persone, maschi e femmine, piccoli e grandi, servi e signori, maestri e
discepoli, sacerdoti e laici. Ebrei e Greci, Francesi e Italiani. Nessuno è respinto, se solo con piena fiducia riceve quel che gli è offerto,
abbraccia quel che gli è presentato, se, insomma, riconosce Gesù
Cristo così come gli è dato dal Padre.
Perciò noi tutti, che portiamo il nome di Cristiani e Cristiane, ci
lasceremo forse rapire, nascondere e corrompere questo Testamento,
che appunto ci appartiene, senza il quale non possiamo pretendere di
avere alcun diritto al regno di Dio, senza il quale ignoriamo i grandi
beni e le promesse che Gesù Cristo ci ha procurato, la gloria e beatitudine che ci ha preparato? Senza questo Testamento non sappiamo
quel che Dio ha comandato o vietato, non sappiamo discemere il bene
dal male, la luce dalle tenebre, i comandamenti di Dio dalle leggi
degli uomini. Senza l’Evangelo siamo tutti inutili e vani, senza 1 Evangelo non siamo cristiani, senza l’Evangelo ogni ricchezza è povertà,
ogni saggezza è follia davanti a Dio, ogni giustizia degli uomini è dannata da Dio. Ma con la conoscenza dell’Evangelo diventiamo figliuoli
(li Dio, fratelli di Gesù Cristo, concittadini dei santi, cittadini del
regno dei cieli, eredi di Dio con Gesù Cristo, per mezzo del quale i
poveri diventano ricchi, i deboli diventano forti, i semplici diventano
savi, i peccatori sono giustificati, gli sconsolati sono consolati, i dubbiosi diventano siciuri e gli schiavi son fatti liberi. L’Evangelo è parola
di vita e di verità. E’ la potenza di Dio per la salvezza di tutti i credenti. Ed è la chiave della sapienza di Dio: quella che apre la porta
del regno di Dio ai fedeli, sciogliendoli dai peccati; e la chiude agli
increduli, legandoli nei loro peccati. Beati sono tutti coloro che l’ascoltano e la custodiscono. Perchè cosi mostrano di essere figli di Dio.
Infelici son coloro che non vogliono udirla nè seguirla: sono figli del
diavolo.
0 Cristiani e Cristiane, udite questo ed imparate: per certo l’ignorante perirà con la sua ignoranza e il cieco, seguendo un altro cieco,
cadrà anche lui nella fossa. Non c’è che una sola via per giungere alla
vita ed alla salvezza, ed è di aver fede ed esser certi delle promesse di
Dio. Questa fede e questa certezza non si possono avere senza TEvangelo, udendo e comprendendo il quale, nasce una viva fede, con una
certa speranza e una carità perfetta in Dio e mi amore ardente verso
il prossimo. Ma dov’è la vostra speranza se disprezzate (piesto santo
Evano^elo e non vi degnate di udirlo, leggerlo e ritenerlo?
CALVINO
17 Febbraio. Con riconoscenza a Dio,
con fraterna gioia e con serietà per
il servizio del Signore. Sarò molto
lontano dall’Italia in quel giorno e
presiederò il culto nella chiesa di
Vaidense, nella Carolina del Nord.
Col pensiero cercherò di raggiungere le nostre Chiese, i gruppi Valdesi
dell’estero, la famiglia spirituale in
cui il Signore ci ha dato un posto ed
una responsabilità.
’’Riconosci dunque che l’Eterno è
Dio”: sia questo il pensiero dominante nella nostra commemorazione,
perchè alla « vocazione » corrisponde anche una chiara responsabilità.
L’appello ai Valdesi ci riguarda
tutti ad uno ad uno : quelli che amano la loro Chiesa e quelli che Thanno troppo facilmente abbandonata;
i fratelli in fede che vivono oggi con
notevoli facilità di guadagno e gli
altri che continuano a vivere un’esistenza silenziosa e modesta.
’’Riconosci che l’Eterno è Dio” e
traduci quella tua confessione di fede in atti di ubbidienza e di testimo
nianza nella Chiesa, nella famiglia,
nella società.
Alla Chiesa dalla quale hai ricevuto conoscenza della «. buona parte » che il Signore ti ha affidato, manifesta ora la tua fedeltà e la tua riconoscenza. Non trascurare la Chiesa e non lasciarla in (( tribolazione »
quando hai i mezzi per aiutarla ad
operare onde la « luce risplenda nelle tenebre ». Quei mezzi sono la tua
persona fisica, la tua partecipazione
a; culti, il tuo denaro, il tuo servizio nel ministero pastorale o in altre forme di ministero e tutto ciò con
cui oggi, in tempi di libertà. Iddio
t. chiama ad esprimere quella prolonda realtà spirituale che Giosuè
Gianavello esprimeva, in tempi di
oppressione e di persecuzione, (piando la moglie e le figlie gli erano
strappate con la violenza; ’’Nulla sia
j)iù forte della vostra fede”.
Riconosci, fratello Valdese, che
l’Eterno, l’Iddio tuo, è Dio!
Ermanno Rostan,
2
rOr.i’OH
UCCISO
t^ambole
ValtUsmo Hopiatense
Le abbiamo uccise come i sogni
deir infanzia cari all’animo dì ogni
fanciullo, come i batocchi semplici di
un tempo che ì piccoli trascit^ano
legati ad un filo. Agli innocenti abbiamo dato lo spettacolo dei nostri
scandali, ne hanno preso 'conoscenza,
se ne sono incuriositi. Giorno per giorno noi facciamo dei piccoli un pubblico ignaro ma attento dei nostri più
ìKgativi spettacoli. Gesù Cristo disse;
’’Se non mutate e non diventate come
i fanciulli non entrerete affatto nel
Regno dei cieli”. Noi non ci preoccupiamo di mutare anzi andiamo peggiorando, tutti i giorni, e in quanto ai
fanciulli stanno a guardare.
Un onesto e battagliero scrittore
moderno ha detto che ”i bambini ci
appaiono come appartenenti ad una
realtà migliore, e noi perciò con loro,
nell’educazione, celebriamo un inizio
di liberazione”. Tutto ciò ^^potrebbe
anche essere se rieducassimo noi stessi, mutando, come Cristo ci ha invitato a fare, e diventando come loro.
I fanciulli di oggi sono diversi. Attingono ogni giorno dalla cronaca
esempi spaventosi e quel che è peggio, tali esempi non sempre vengono
presentati nella loro realtà e commentati per quello che valgono, ma
si dà loro un aspetto romantico che
invita all’indulgenza.
Una ragazza, ancora una bambina.
dopo che le cronache avevano riferito
della prossima maternità di una pseudo cantante nubile si è espressa invidiandola per la fortuna dì aver unito
il suo destino a quello di un mediocre
attore già sposato. Quella ragazza di
circa quindici anni non aveva più da
molto tempo la stm bambola, forse
non l’aveva mai avuta, da tempo si
cibava degli spettacoli che il mondo
offre, degli argomenti che sciorina in
ogni occasione. La bambola significa
serenità, innocenza, gioia tranquilla e
fiducia, rispetto nei principi che fanno della famiglia il primo nucleo basilare di una società. Oggi i ragazzi
scappano di casa per un rimprovero;
per un voto brutto sparano aH’insegnante, per un’osservazione imbestialiscono come accadde tempo fa in un
locale notturno dì Milano dove una
ragazza di sedici armi strappò l capelli alla madre che cercava di riportarla a casa essendo già tardi.
l fanciulli di ieri, quelli che tre,
quattro anni fa, andavano alle elementari Oggi vanno in questura nel furgone cellulare, quelli che uscivano di
casa ¡alle otto e mezza del mattino
con i libri ed i quaderni escono alla
sera per rapinare e tentare violenza.
Non hanno altro davanti a sè, con
la scusa che i tempi sono cambiati
noi abbiamo ucciso le bambole e abbiamo dato loro la chiave di casa.
Non parlo solamente di quell’oggetto
che serve per aprire o chiudere la porta, la chiave che i ragazzi di oggi hanno a disposiziorte è quella che apre e
chiude i reparti della conoscenza.
Escono ancora di casa con i libri ma
immediatamente fuori trovano le porte aperte, e noi lasciamo che vi entrino per esplorare, per ’’fare esperienza”. ’’Oggi — si dice — non è più come ai nostri tempi, i bambini nascono con gli occhi aperti”. E noi davanti a questi occhi aperti mettiamo
le porcheriole mascherate da nomi che
in passtdo venivano assegnati agli
aspetti edificanti della vita.
Lo schiaffo benefico e sonoro, compagno indivisibile delle bambole e
del cavallo a dondolo non ha più presa davanti al televisore; ci sarebbe da
temere, nel novanta per cento dei casi,
una tragedia veramente dolorosa.
È di questi giorni l’incredibile episodio del freddo e pazzesco delitto
consumato in un’aula delle elementari femminili davanti agli occhi ancora innocenti di trenta bambine.
Quelle creature non torneranno più
alle loro bambole con il sorriso di
prima, rimcurà nei loro occhi il ricor
miiiuimHiiiiaiiiiiiiiiimiiii
Come ogni anno, la Soeielà di Studi Vaidesi ha pubblicato un opuscolo in occasione del 17 febbraio:
Roberto Coisson
1 VALDESI E L’OPERA
lUISSIOAIARIA
do tremendo che làscérà una traccia
nei piccoli animi sconvolti. Quei ccdpi
di pistola hanno ucciso trenta bambole.
Dove va il mondo con ì suoi delitti e le sue storture, con / suoi ìdoli
falsi e grotteschi, con le sue mascherate, con le sue cronache sporche?
Accompagna al cimitero l’innocenza
e la virtù suonandole una marcia funebre con gli ululati dei juke-box?
Un'assistente sociale redattrice per
la corrispondenza con le lettrici in
una rivista femminile milanese mi ha
confessato le sue impressioni di ogni
giorno, quando apre le lettere in arrivo. Sono giovani di quattordici, quindici anni che scrivono, spesso disperatamente, chiedendo un aiuto perchè
si trovano in condizioni che è imitile
specificare. Ad un'altra redattrice incaricata dei consigli di bellezza giungono altrettante lettere ’’disperate”
nelle quali ragazze di quella stessa età
chiedono urgenti consigli per far allungare le ciglia, eliminare un difetto
del volto, ottenere attributi femminili
più evidenti.
Esaltando i valori materiali e fisici,
il miracolo economico, i divi dell’urlo,
descrìvendo con morboso compiacimento le situazioni più scabrose e gli
esempi più deleteri senza una condanna vera e propria, lasciando correre sulle abitudini moderne della
emancipazione e della parità dei sessi
abbiamo ucciso le bambole, alimentato lo scandalo e distrqggiamo a poco a poco l’animo dei fanciulli che
guardano e assimilano.
I genitori mancano ogni giorno di
più al loro compito educativo, desistono dalla lotta, hanno paura di essere considerati retrogradi e sorpassati.
’’Lasciate che i piccoli vengano a
Me”, finché di piccoli inncKentì ce
ne sarà ancora. Poi sarà la fine.
Marco
Soao bea valdesi, ma non sono una semplice appendice delie comunità italiane - Cooperazione interdenominazionale e collaborazione laica
Negli anni del fasiciamo e della guerra
l’estrema rarità dei contaMi tra le eomunkà valdesi d’Italia e quelle del Rio de
la lUata aveva naUinabuenite aocresdaito
per queete ulltiine l’importanza dei loro
cordiali rapporti di eo'Uaborazione con le
altre chiese evangeliche, speeialmeinte metodiste, di quei paesi. ^ anche una unione v^ese-metodista ned Rio de la Piata
TOu e mai stata molto prossima., tuttavia
è avvenuta in quegli anni .una certa osmosi per CUI le nostre comunità hanno assimilato quasi inavvertitamente alenine consuetudini di quelle metodiste. Negli anni
del dopoguerra si sono intensiificati i contaiCtii con l’Italia ed al tentpo stesso è avvenuta una netta affermazione valdese nel.
le due capitali: a Buenos Aires in campo
teologico-scientiifico mediante la brillante
opera dei nostri professori presso quella
laicoltà teoloigi'Ca ; a Monitevideo in campo ecclesiastico per mezzo della costituzione di quella Chiesa Valdese (della cui
fondazione ebbi la ventura di ooctiparmi)
destinata a raccogliere l’elemento intellettuale che dalle coloinie agricole si trasferisce in città. Si è cosi modificato in
parte il rapporto precedente per il quale i
valdesi fornivano le masse ed i metodisti
i quadri del protestantesimo rioplatense.
Da questo processo è sorta una maggior
coacienza di sè della Chiesa valdese in
Siidiamerica, che ha condotto i nostri fratelli di quel continente da un lato a riscoprire i valori propri della tradizione
presbiteriano-valdese di fronte alle altre
denominazioni, e d’a.ltro lato a iscopri.re
la loro autonomia rispetto alla Chiesa valdese in Italia. Ne è sorta là riehiesla, di
cui ha dovuto occuparsi il Sinodo, di ridefinire i rapporti tra le comunità italiane e rioplatensi ; in essa si manifesta quella iduplice presa di co^scienzia dei nos.tjd
fratelli deU’allro emisfero : sono ben vaTdesi, ma non sono una semplice appendice delle comunità italiane. La loro collaborazione con i metodisti e con le altre
denominazioni rioplatensi non ne è rimasta affatto indebolita, bensì posta su una
base più (hiara c consapevolmente ecumenica.
11 problema che si presenta è allora
questo (ed è identico per loro e per noi):
in che modo è possibile niantenere autenliici rapporti di intima coUeganza eoclesiaistica valicando sia le frontiere nazionali
che quelle denomi nazionali? Si tratta cioè
di (Sapere in che modo è possibile nll’area
locale, rispettivamente italiana e rioplalenise, uin rapporto iratendwomioazionale
di integrazione (ossia qualdie cosa di più
che una collaborazione tra orgiamami indipendenti e sovrani) il quale tuttavia non
spezzi o non attenui eeeessivamente i vincoli denominazionali sovranazionali, che
pur^ hanno un senso ed un valore. Se doniiani, per mera ipotesi, anziché avere una
chiesa valdese, una metodista ed una battista presenti ih Itglia, Uruguay ed Argentina, avessimo una fusione delle tre
denominazioni in ciascun jiaese, conducente aUa fonmazione di tre diverse ed
indipendenti cliiese nazionali, il pro'gresso in senso ecumenico sarebbe nuiUo. Tale problema (quello cioè di coordinare un
vero vincolo nnitario con suffiicienli autonomie geo(gra'fi(clie e teologiche) assume
dei caratteri particolàri per 1® nostra chic,
sa artico-la.ta in due gruppi .principali geografi(camenie molto distanti, ma si pone
in realtà a tutto il mondo protestante :
perciò aradlie la questione dei rapporti tra
le (chiese in Italia ed (il « distretto rioplatenise » non è solo Un affare interno valdese, ma ha una dimensione ectimenica
«■he sarà necessario non dimenticare nè
nel (moiniento di (cercare dei «criteri orientativi, nè in quello di prendere delle deliberazioni impegnative.
Gli anni della guerra calda e la fase
acuta, coreana, (della guerra fredda facendo salire i prezzi dei prodotti agricoli hanno permessa a un discreto numero di coloni valdesi, particolarmente abili ed intraprendenti, di venire iu possesso di (una
certa ricchezza die, oltre ad offrire loro
dei vantaggi materiali, li ha a(nche spinti,
(¡nasi automaticamente, ad entrare ¡n conlalto con la classe dirigente di alcune capitali dipartimentali uruguayane, mentrii
fin dia prima e per un’altra via avevano
avuto successo a quella (daisse, anche su
scala nazionale, quei pochi che, dedicandosi agli studi, erano riusciti a fare ima
In-illante cairiera professionale. Il collegamento tra aippartenenza alla chiesa (motivato per gli uni dalla fede in Cristo e
per altri da un vincolo sentimentale con
rerediilà valdese) e vita pubblica avveniva in tutte queste persone essenziabnente
secondo le categorie dell’etica professionale e deironeelà personale; li spingevano a questo atteggiamento non solo la
«'oncezio(ne tradizionale del dovere del
iiiiiiiiiiiiinniiiiiniiuiii
JiimiliiliitiiiiliNiiiuiii
Nelle antiche colonie valdesi di Germania
Una domenica a Pinasca, Serre di Porosa e Schönenberg
Richiedere l’opuscolo (28 pp., L. lOO)
aUa S.S.V., Torre Pedlice (To) oppure alla
Claudiana, Via Pr. Tommaso 1, Torino
In un caldo pomeriggio del settembre (Scorso sono andato a Pinasca col
collega Franco Sommani mentre si
soggiornava nelTospitale casa evangelica di Herrenal-b. App^a scesi dalla
macchina una finestra s’è aperta: una
signora ci ha salutati ed appena ha
saputo che eravamo delle Valli ci ha
accolto in casa come se ci fossimo conosciuti da tempo; si trattava della
famiglia Rivoir, che aveva già visitato Torre P. negli anni passati : il papà
di autentico stampo valdese, perfetto
conoscitore della nostra storia, con
due figlie; l’una ha sijosato un emigrato sudeta, mentre l’altra che ci ha
salutati per prima ha sposato un tedesco molto affezionato alla nostra
storia.
L’accoglienza ê stata commovente e
con im caldo invito per la domenica
successiva; ed eccoci infatti, pochi
giorni dopo, nel tempio di Pinasca:
dodici uomini ed un numero maggiore di donne; im po' come alle Valli, in
certe parrocchie, dove la frequenza è
modesta... Vicino a me c’è « barba » Ri
voir col suo libro di cantici e poi altre caratteristiche figure di uomini,
identiche ad un « pragialenc » o ad un
« enversin » ; siamo in alto e le donne
in basso senza possibilità di vederci,
con una separazione che non consente distrazioni, e sullo sfondo la ieratioa figura del predicatore, tropp» lontano da noi.
Visitiamo il cimitero e leggiamo i
nomi sulle lapidi: Micol, Giraiad, Rivoir, Vinçon, Rochc»i, Talmon, Bertet... Il mio pensiero corre lontano, indietro nella storia, al 1698-99 quando
tremila abitanti della Val Perosa e
Pragelato, con questi nomi, preferirono l’esilio, i patimenti morali, l’angoiscia del distacco dalle Valli anziché
l’abiura.
Visitiamo Serre di Pinasca, quasi
interamente distrutta nell’ ultima
guerra, tranne alcime case e la chiesetta; quivi incontro un gruppo di
bimbi, vicino al quadro di Enrico Arnaud; domando i loro nomi e molti
rispondono: Gilles; è Torà della scuola domenicale; cantano per noi alcuni inni a mo’ di festoso saluto; il sindaco, anch’egli im Gilles, ci guida alla casa comunale: sulla facciata vedo
lo stemma valdese, poi nella sala comunale un quadro delle persecuzioni
ed un libro dove sono ricordate le vicende amare delTarrivo delle prime
trenta famiglie nei pressi di Mülhaker. Esco e incontro ima vecchietta,
una simpatica ’magna’ valdese che
porta il nome di Micol: è felice di incontrarci. Interrogo il sindaco sulla
vita della comunità e raccolgo queste
dichiarazioni ; Serre è una chiesa ancora vivente, molto unita e dove i matrimoni misti sono tutti a favore deUa
parte valdese: Tantico attaccamento
alla fede non è ancora spento. Dio sia
benedetto! Penso alle nostre comunità, soprattutto di montagna, dove il
benessere è cresciuto e la fede vacilla
ed al primo scontro, in campo di ma
trlmoni miisti, conta di più l’interesse,
poi viene la fede, fanalino di coda...
A Perosa che dista pochi Km. da
Serras incontro un gruppo di persone.
Mi presento: sono il Pastore di Perosa. Mi rispondono con sorpresa evidente: ma il nostro Pastore è in vacanza ! Anch’io sono in vacanza — aggiungo. Il mistero è chiarito: si ride
gioiosamente e ci si stringe la mano.
Sono felice, quale Pastore di Perosa
Argentina, di visitare il luogo fondato dai Perosini, da quelli che non han
no piegato ed hanno preferito serbare
la fede: onore alle famiglie i cui nomi leggo pure sulle lapidi del cimitero : Vinçon, Baret, Bonin, Charrier,
Roux, Barai, Brunet ecc.
Nel pomeriggio ’’barba” Rivoir con
. SUOI ci conduce nel cuore della Foresta Nera ed esattamente nel luogo
dove i suoi (antenati soggiornarono
per un anno intero prima di fondare
il triangolo di Pinasca, Serre e Perosa: la nostra guida ci mostra il ’’vai
ium”, il fossato' che separa il Baden
dal Wiirttenberg; quivi i Valdesi avevano costruito delle baracche, con dei
rami d’a-bete, vivendo in condizioni
pietose, esposti ai rigori del freddo,
alla fame ed a sofferenze inenarrabili ;
l’amico Rivoir racconta con passione
quello che i suoi gli hanno tramandato e ci confi'da: Ad un certo momento lo scoraggiamento dei « Pinacin »
era tale da preferire il ritorno in patria col rischio della vita anziché rimanere ancora in quelle terre... e poi
invece la perseveranza, la fede in Colui che non abbandona nxai ha prevalso e pian piano, in mezzo a difiBcoltà enormi, hanno tracciato i primi
solchi delle case, nel cuore della foresta.
La nostra visita continua a Schonenberg, dove incontriamo il Pastore
Zeller, custode del museo dove i ricordi del passato sono di stimolo a
camminare nelle orme della fedeltà
antica.
Ho riletto con vivo interesse le vicende dei Valdesi della Val Perosa e
Val Pragelato e desidero menzionare
due testimonianze preziose della loro
fede nel tempo immediatamente prima della partenza per l’esilio ; « per
paura dell’Inquisizione i Valdesi leggevano la Bibbia a bassa voce, a turno, cd a turno pregavano tutti e lo
Spirito guidava le loro riunioni... tutte le sere della settimana si ritrovavano insieme nella sala delle adunanze...». «...L’Inquisizione era preoccupata
dei Valdesi di Pinasca perchè evangelizzavano i viandantL.. ». Rileggiamc
le pagine della nostra storia, perchè
et parlano di cose vive, parlano di fedeltà indomita, di sacrifici, di vita spirituale ardente, ravvivata dalla preghiera e dalla meditazione della BibDia, nell’incontro quotidiano della comunità.
A distanza di secoli ecco un altro
flusso migratorio verso la Germania:
si tratta di italiani che in forma massiccia emigrano in quelle terre sospinti dalla fame. Ricordo: una sera rientravo da una visita fatta a Balme
(Palmbaoh), pure fondata dai Valdesi, ed ero rammaricato di non aver
potuto lasciare un Nuovo Testamento
nelle mani d’un italiano; ed ecco, non
lontano dalla nostra casa ospitale, un
compatriota; lo avvicino e dalla parlata noto che è siciliano; gli parlo
della sua terra, del suo villaggio ohe
avevo, visitato qualche tempo prima
e poi si parla delTEvangelo ; l'uomo
si commuove e ne domanda una copia; ne riceve due, pierchè una serve
per i compagni di baracca dove fatica
per guadagnarsi il pane.
Le nostre colonie rimangono un caro ricordo: rimane invece del passato
un richiamo urgente a meditare la
Bibbia, evangelizzare i viandanti, oioè
lare qualcosa per gli emigranti; per
questo ci rallegriamo per l’opera che
le chiese dei Baden, g;uidate dal loro
vescovo Bender, affezionato alla nostra chiesa, compiono a favore degli
italiani : la testimonianza antica si
prolunga nel presente in forma viva
verso un popolo che è senza Pastore!
Per questo, nel salutare i discendenti
delle nostre colonie, inviamo anche
un saluto affettuoso ai nostri amici
tedeschi ,al collega Liborio Naso pei
l’opera preziosa che egli compie a beneficio degli Italiani, ai nostri fratelli evangelici e simpatizzanti lontani
per causa di lavoro. Il Signore vi sia
sempre vicino! Gustavo Bouchard
cristiano nel mondo, ma anche il loro re.
la t ivo ioolaineiiHo dalle coanqnltà il cui
centro era rimaato in campagjia, nomliè
i «entimenU laieiisti (per no(n dire antj.
religiosi) dell’atmbiente colto uiruignayano
die poteva tollerare la religione come fat.
lo privato e vedeva nel proleatanteaiiuo
(a torlo, si spera!) la prima tappa di un
«npiposto progresso condneente dalla « «u.
perstizione » (cattolica alla « luce » del R.
fiero pensiero’’.
O'ggi però le zone agricole dove vìvono
i valdesi stanno sempre più urfianizzatt.
dosi, è sorta una comunità valdese a Montevideo e quelle dell’interno stanno via
via trasferendo il loro centro parroocliiale
dalle zone mrali alle capitali dipartimentali; aumenta intanto il numero degli studenti e dei giovani professionisti; e dato
(che in America Latina molto meno che
da noi si può immaginare u(na vita intellettnale die non sìa immediatamente anche politica, la chiesa si vedrà costretta
dalla propria élite intellettuale a difiattere i proiblemi deh’attualità concreta ed
a cercare di prendere in essi un aiteggiamento che costicuisca una testimonianza.
Persino l’austero e itradizionali(S8imo
« Mensajero Valdense » lia ospitato «llscus.
sìoni sul' castrismo e p(Ubblica(to i programmi dei partiti politici alle tiltime
elezioni uruguayane, mentre solo podii
anni fa avrebbe giudicato soonvenleute
per un organo cedesiaistico occuparsi di
politica.
Era tempo die avesse inizio (e speriamo coittiiiiui!) un precesso che collegasse
le esigenze della fede ai problemi deb
Torà attuale, altrimenti la idiiesa di-i vaidesi isudamericanii sarebbe diventata sempre più « disincaniata », (sodidilsfaicenie per
gli spiriti contelìiplativi (scarsi in una
società fomiata da figli di emigran.ii) e iii.
signifi(caut(e per la gente d’azione; «liiesa
ridotta aid occuparsi solo (de.Ua propria
so(prawivenza e di opere di benefir.ienza
die, pur nel loro valore esemplare, fmiradiino maigari per essere assorbite «ia. uno
elato assiiste(nziale.
Al moine(Uto attuale è legittima la .speranza (ohe una tale involuzione venga evitala. Naluralimente esistono del ri.sclii :
non mandierà dii ceda alla tentazione di
trasformare TEvanigelo in ideologia; ci
sarà chi vorrà ¡servirsene anzidiè servirlo;
ci sarà, come in altri paesi latitio-a.niericani, quallche incomprensione tra la gioventù e certi pastori, un tempo uniii-i deteulori deUa cultura in una società rnralè,
ed aggi considerati « superati » tla imi elemento studeniteisoo impazìeiite e fin troppo propenso ad imputare a grave collpa
della (diiesa e della re,liigione Tinisufficiente agigiormamenlo di qualche ministro di
culto ; ci sarà proibahilmenite qualche urto, aniclie diuro, tra i grossi capitalisti valdesi ed una (generazione studentesca attirata fortemente (e non senza ragione) da
poisizioni di sinistra. In questo processo
di riinnovamenito (della testimonianza nella
vita politica e sociale la nostra chiesa di
Monitevideio può avere un ruolo di primo
piano, ma tutte le coatunità dovranno venirne coinvollte rinnovando, almeno in
piarle, il loro concatto del ministero dei
laici.
La situazione della nostra chiesa in Argentina evalverà probabilmente ¡su una linea analoga se pure in modo più sparso e
l'an, maigigiori vairiazioni da luogo a luogo
a motivo delle molto più grandi distanze
e differenze anubientali.
Nelle cliiese del Rio de la Piata, molto
più che in Italia, si pratica il ministero
dei laici da parte di membri di chiesa che
assumono delle responsabilità nella organizzazione e direzione di numerose attività eoclesiastiiclie.
Agli scarsi e sporadici monitori che riesco a reclutare attualmente ripeto talvolta
che in IJru,guay dipendevano da me sei
Scuole damenicali distauti deoiiue di cbiloinelri Tuna dall’altra, con dueicento cinquanta bambini in totale, e funzio-navano
iperfetlam.ente sotto la guida e la respoiiisa-bilità di laici ohe, con una sola eccezione, erano tutti agricoltori; la piccola
camiunità di Nueva Palmira deUa cui fondiazio.n:e mi ero aoeupato prima di partire, è stata diretta fino a tempi recenti
da un sogiTetario di scuola media die abilia-va a piu di 100 km. di distanza e due
volte al mese faceva appositamente il
viaggio per presiedere i culti e oiriganizzare le attività; una delle Unioni Giovanili dii cui mi occupavo ha costruito la
jiropria sala di attività con capienza per
trecento persone domandando a me, pastore, salo Tauitorizzazione e qualche consiglio, ed occ-upandosd loro direttaimenie
dei progetti, deUa costruzione e del finanziamento; e non si dimentichi l’esempio
di quella nostra conuinità di Enlre Rios
che, priva di pastore per una «luindieina
d’anni, ha non solo mantenuto in efficienza tutte le attività eodesìastì-ohe, ma ha
amebe organizzato un’opera di evaugelizzazioiue costruendo un locale di culto per
il muovo gruppo di credenti coù formato ;
e ricordiamo pure i numerasi laici die
hanno compiuto annualmente la missione
di « evangelista itinerante » visitando per
quallche mese i valdesi disseminali ndTArgentina selteutrioniale; di loro menzionìaimo in particalaire il eig. Poutet,
agricoltore nativo di Bobbio Pellice, che
Tanno scorso ha celebralo il quaranlesiino anniversario del suo primo viaiggio
come evangelista itinerante.
Aldo Comba
{continua in i“ pag.)
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15 feUmio 1963 — N. 7
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La Società di Studi Valdesi
A/e/ momento in cui il pensiero si volge in modo particolure alla nostia storia,
il Presidente della S.S.V. presenta questa troppo ignorata ira te icose nostre»
Fiorivano per ogni dove, alla fine
del secolo scorso, le Società storiche
e le accademie di vario genere, destinate, in tempi relativamente prosperi, a dare consistenza e specializzazione alle varie branche della cultura
scientifica ed umanistica. Possibile
che la storia valdese, cosii ricca di vicende, non dovesse avere anche il suo
(I club » di specialisti o di appassionati? Da diversi ann^ sulla «Rivista
Cristiana » e sul « Témoin », argomenti e problemi di storia valdese venivano pubblicamente dibattuti, e la
nuova scuola critica tedesca avanzava delle ipotesi ed accampava delle
scoperte veramente innovatrici, spe
eie per per il periodo più antico del
l'eresia valdese.
UoHgìne
Nulla da stupire se il dott. Edoardo
Rostan, ben noto botanico e medico
condotto a, S. Germano (il giardino
Rostania, ahimè disfatto, ne ricorda
ancora per lo meno il nome), lanciasse nel 1881 dalle colonne del «Té
moin» (bisnonno di questo nostro
giornale) la proposta di una « Società
di ricerche storiche, letterarie e scientifiche». Progetto forse troppo ambizioso, e che in una riunione di amici,
in una sala del Collegio a Torre Pellice, veniva limitato a una « Société
d'Histoire Vaudoise», il cui scopo peraltro era « de s’occuper de toutes les
reoherches qui se rapportent aux Egiises Vaudorses». Data: 6 settembre
1881.
Son passati ottant’anni da allora e
seppure con alternative di varia fortuna e con mutato nome, la vecchia
e gloriosa società è ancora in vita è
persegue i suoi scopi. Vediamo di presentarla nei suoi aspetti essenziali ai
nostri lettori.
Il primo presidente onorario, eletto
per acclamazione, fu lo storico valdese Alessio Muston, residente in Francia, dove aveva dovuto riparare nel
1836 proprio in seguito alla pubblicazione non autorizzata di un volume
sull’origine dei valdesi. ÌPresidente effettivo fu nominato il dott. E. Rostan.
vicepresidente G. P. Lantaret, segretario il pastore E. Bosio.
In prosieguo di tempo, ressero la
presidenza il prof B. Tron (1882-1887),
prof. Alessandro Vinay (1887-1897), pastore Guglielmo Meille (1897-1898),
prof. A. Vinay (1898-1903), pastore Paolo Longo (1903-1910), pastore Teofilo
Gay (1910-1913), prof. Davide Jahier
(1913-1935), prof. Arturo Pascal (19351942), prof. Attilio Jalla (1942-1953),
prof. Augusto Armand Hugon (1953-).
Le pubblicazioni
Per i primi anni la novella Società
si accontentò di convocare i suoi soci
ed amici una volta all’anno per un
«convivio» di storia valdese, in cui
comunicazioni e discussioni riempivano interamente la serata. Ma a partire dal 1884 si iniziò la pubblicazione
di quella serie di Bulletins, ora Boi
lettini, che durano tutt’oggi. (Da ri
cordare che la Società fu « Société
d’Histoire Vaudoise» fino al 1934, e
poi fino al 1936 divenne « Società di
Storia Valdese», per trasformarsi da
allora nell’attuaie «Società di Studi
Valdesi).
Timidi e modesti i primi bollettini,
poi sempre più chiari nella loro impostazione e più larghi nel rango dei
collaboratori. Oggi (e siamo arrivati
ai n. 112, in corso di spedizione ai soci) la serie dei Bollettini conta oltre
undici mila pagine, e costituisce nel
suo complesso ima fonte ricchissima
di materiale per la storia valdese c
per la storia della Riforma in Italia,
a cui successivamente si volse l’attenzione dei collaboratori. Si tratta in
genere di apporti di prima mano, di
pubblicazioni di diari, memorie, documenti indispensabili per ima chiara
visione della storia valdese.
Particolarmente de^i di nota i Bollettini « commemorativi » destinati ai
grandi avvenimenti della storia valdese ed al loro studio: 1889, secondo
centenario del Glorioso Rimpatrio ;
1898, primo cinquantenario deU’Eänancipazione; 1932, quarto centenario dei
sinodo di Chanforan, 250® anniversario del Rimpatrio; 1948, 1° centenario
deU’Emancipazione ; 1955, 3” centenario delle Pasque Piemontesi; 1961, 4"
centenario del trattato di (javour. E
accanto a questi, la pubblicazione di
documenti notevoli come il Boll. n. 22
(1905), destinato alla pubblicazione
degli atti di stato civile della ex parrocchia' valdese di MentouUes, a cura
di A, Vinay; n. 31 (1913) per una relazione anonima del Rimpatrio, a cura
di G. Jalla; n. 88 (1948) per gli atti dei
Sinodi valdesi dal 1692 al 1855, curati
dal prof. T. Pons; n. 93 (1953) per la
Bibliografia valdese di A. Hugon e G.
Gönnet.
Oltre al complesso contributo di la
vori di natura tecnica, anche la divulgazione popolare della storia valdese fu cura deUa società, soprattutto
attraverso la pubblicazione degli opuscoli del 17 febbraio: una serie in lingua francese fu iniziata nel 1904, e
cessò 30 anni dipo quando il suo principale artefice, il piof. Giovanni Jal
la, venne a mancare. Parallelamente,
ma a partire solo dal 1922, una serie
di opuscoli in lingua italiana fu curata precipuamente dal prof. Davide
Jahier fino al 1935, e da allora con
l’aiuto di vari collaboratori. Esso è
pubblicato (^ni anno con lo scopo di
portare nelle famiglie il ricordo di mi
personaggio o di un avvenimento della storia valdese o della storia della
Riforma e dell’Evangelizzazione in
Italia; e continua la sua opera modessta e utile, nonostante la sempre
più scarsa collaborazione dei responsabili delle chiese.
La Biblioteca
e il Museo
L’affluire di doni, i cambi di pubblicazioni e gli acquisti hanno permesso alla Società di Studi valdesi la
acquisizione di una ricca Biblioteca,
in gran parte specializzata in opere
sul Valdismo e sulla Riforma, che è
a disposizione degli studiosi. Accanto
ad essa, rarohivio ha raccolto nei vari decenni documenti importanti concernenti la storia valdese, reva-ngeliz•zazione e la vita del popolo delle Valli. Un ricco materiale, che va man.
mano incrementandosi, e per il quale non è superfluo rivolgere anche un
cortese invito a quanti posseggono lettere, memorie, atti, ecc.: col passar
degli anni essi diventano i documenti per la storia. Altrettanto dicasi per
i bollettini delle associazioni e delle
chiese (che regolarmente non si ricevono...!) i gioinali, notiziari, ecc., che
costituiranno per lo storico di domani
il materiale indispensabile.
Accanto' alla Biblioteca, il Museo
storico: sistemato fin dal 1889 nella
Casa Valdese appena costruita, esso
è stato trasportato nel 1939 negli attuali locali, ricevendo una conveniente sistemazione. Anch’esso si è arricchito di preziosi e interessanti « pezzi », e ancora altri possono essere reperiti e aggiunti alla collezione.
E’ vero che i locali sia del Museo
ila della Biblioteca andrebbero sistemati diversamente: anzi, tutto il ma
teriale potrebbe trovare una più adeguata e moderna sistemazione se si
avesse a disposizione il denaro necessario; non c’è nessun mecenate tra i
nostri lettori, disiwsto ad aiutare?
Tanto più che un altro prezioso materiale è stato raccolto ed accantonato,
ma non può nemmeno essere messo a
disposizione del pubblico per mancanza di un locale idoneo, intendiamo
parlare del materiale folcloristico
(mobili, suppellettili, attrezzi, oggetti
vari, vesti, ecc.), che potrebbe essere
una magnifica documentazione della
vita valdese nei secoli scorsi.
11« Focolare valdese », come esso po
trebbe essere chiamato, attende da
parecchi anni anch’esso, e l’ideale sarebbe poter avere un modesto fabbricato a tale scopo : un pitoterreno con
due camere e una tettoia, il tutto rustico e adatto alla ricostruzione del
tipico ambiente valdese.
Intanto lanciamo l’idea: non si sa
mai I...
I rapporti
coi mondo culturale
Fin dai suoi inìzi la Società ha stabilito e mantenuto contatti interessanti con le società consorelle, sia italiane che straniere, ed è stata presente in innumeri Congressi o Convegni
storici, dove sempre la serietà e la
preparazione dei nostri delegati sono
state apprezzate: due Congressi, il 18"
della Deputazione Subalpina di storia
patria, nel 1925, e il 35° di storia del
Risorgimento, nel 1956, hanno fatto
capo a Torre Pellice per una giornata
destinata alla visita dei monumenti
locali. E quello subalpino, per un sopraluogo al Ciabas alia tomba del
Leutrum, quello del Risorgimento per
una commemorazione, a bocca del
Presidente Ghisalberti, del patriota
Gutsavo Modena, per molti anni già
ospite di Torre Pellice.
In quesù ultimi anni, una nuova
iniziativa si è venuta ad aggiungere
alle precedenti: quella dei Convegni
di storia dell’Eresia e della Riforma in
Italia, che ebbe inizio nel 1957, e che
sarà quest’anno alla sua sesta edizione. A tali Conv^ni storici partecipano un buon numero di esponenti della cultura storica italiana spedalizzata nel campo dell’eterodossia (basterebbe ricordare i nomi di Cantimori,
Duprè, Firpo, Spini, ecc.), che a Torre
Pellice convengono volentieri i>er una
serie di relazioni e di discussioni, e
sono attirati dal clima non accademico, ma seriamente costruttivo, che è
la caratteristica di tali incontri.
In questo modo ancora la nostra
Società ha landato un ixmte verso la
cultura, italiana, specialmente laica;
ed è attraverso ai Convegni, alle relazioni personali, alla presenza dei nostri Bollettini in tutte le biblioteche
italiane e presso una cinquantina di
società storiche, che si manifesta la
« presenza valdese », come cultura ed
interessi stoirid.
Conclusione
Lavoro, come abbiamo sommariamente detto-, se n’è svolto: e ce n’è
ancora molto da fare!
A partire dalle pubblicazioni, che
potrebbero essere integrate da una
collana di monografie, se vi fossero i
raezzi( si noti che la Società vive con
un bilancio di alcune centinaia di migliaia di lire annue); da quanto abbamo prospettato per il Museo e il focolare valdese, alla collaborazione in
ogni senso della nostra classe culturale e dei giovani; al destare interesse
tra gli studenti delle nostre chiese,
che il più delle volte ignorano addirittura resistenza della Società; e ancora, dolente tasto, la regolarità de:
pagamenti di quota da parte dei soci,
i quali dimenticano spesso e volentieri di versare a tempo le loro 800 lire
annue; e così via.
Chi ha proposte, critiche, incoraggiamenti da fare, ce lo dica, con tutta
franchezza: una Società come la nostra vive non per la volontà di pochi, ma per l’interesse dei molti.
Augusto Armand Hugon
I lettori ci scrivono...
Disservizio
postale
Una lettrice, da Londra:
A jiroposiiio defi’iiregolarità e riteudi iiet recapito idei nostro settiluanale, fanno scorso ricevetti ima
copia deUa « Luce » con cinque
settimane di ritardo dovuto al fatto che la copia in questione era
passata da Chicago, lUiDeis, prima
dii giungere a Londra. Qui in Inghililen-a (deve risiedo da quasi
undici anni) siamo abituati all’idea
che il piubblico è sovrano e che i
vari eserciti d’impiegali sono pagati
per essere al servizio dei pubblico
e questo ha diritto di esigere una
risposta soddisfacente in casi di
recilami. Qiissà cosa succederebbe
ai nostri funzionari, ai responsabili
degli ufiici postali regionali se le
lagnanze ora dirette alla redazione
della « Luce » fossa-o invece sistematicamente rivolle ai veri responsabili di questi cronici disiguidi?
Nel caso di residenti alfestero,
« La Luce » è sx>esso runico segno
tangibile del contatto che i Valdesi
hanno con la propria chiesa. Cotsa
fare per rafforzare, per normalizzare questo legame?
Liliana Manzi
Giuste proteste. Ce ne pervengono a decine, in redazione, e non
solo per ritardi, ma per mancati recapiti ; le più numerose giungono
da Milano, Bergamo, Venezia, e
dall’Emilia, nonché dall’estero, naturalmente. Facciamo così, prendiamo tutti carta, penna e calamaio,
e scriviamole, le nostre proteste, alla Direzione delle Poste o ai singoli Uffici di distribuzione cittadini. E’ un fatto che gli altri periodici giungono regolarmente: non
vorremmo soffrire di mania di persecuzione, ma perchè CECO - LUCE
non dovrebbe esser recapitato regolarmente, come regolarmente parte?
Il Miiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimtmimiii MI III III iimiiiiiiiiiimiiiiiiii limili 1111111111111111 II iiiiimiiitiiiiiiiiiimiiiiiijiiiimiiiiiMI
Torre Pellice, 26-21 gennaio
vita dell'agricoltore
Primo convegno degli agricoltori valdesi
Sotto gli auspici di Agape, ha avuto
luogo a Torre Pellice, .sabato pomeriggio e domenica 26-27 gennaio, il 1°
Convegno degli agricoltori delle Valli.
La partecipazione, anche se non
massiccia (mancavano per lo più i
rappresentanti delle Còmunità più
montane, e fu un vero peccato!), è
stata senz’altro buona, tenuto conto
che era questo anche il primo esperimento del genere. Una sessantina di
intervenuti rappresentavano Pomaretto, Prarostino (il gruppo più numeroso con 16 elementi), Luserna S.
Giovanni, Torre Pellice, Angrogna,
Viliar e Bobbio.
L’incontro si è aperto sabato alle
ore 14,30 nella biblioteca della Casa
Valdese, con un breve culto presieduto dal Pastore Girardet, Direttore di
Agape, che dirigerà poi tutto il corivegno. Sono presenti alcuni Pastori,
il Prof. Remigio Baldoni, dell’Università di Padova, e il Dr. Eynard di Torino.
Alle 15 il Dr. Pierangelo Balzardi,
esperto in problemi agrari, introduce
l’argomento con una accurata e lucida esposizione sulle «Attuali leggi creditizie a favore dei coltivatori». La
conversazione dura oltre un’ora, e viene seguita con la massima attenzione. Dopo un breve intervallo alle 16,
per il tè, ci si ritrova per la discussione. Molti sono gli interventi dei presenti per chiedere spiegazioni su casi
particolari. Da quanto esposto dall’oratore, e dalla discussione che ne è
seguita, risulta evidente che in effetti esistono molte e varie disposizioni
legislative di tipo creditìzio a favore
dei coltivatori, ma sovente i contadini non ne conoscono sufflcentemente
le norme e la portata, non ne com
prendono sempre i vantaggi. Bisogna
anche dire che c’è da parte del contadino uno spirito di tknideaza, per
cui spesso egli preferisce rinunziare
a fare qualcosa perchè non osa o non
ha molta fiducia in ciò che il Governo
e le leggi dicono voler fare per lui.
Molti timori dovrebbero sparire, per
chè le disposizioni a suo favore ci sono, basta voler fare qualche cosa di
nuovo e... osare un po’.
Prende quindi la parola il dr. Pilippin dell’Ispettorato Agrario Provinciale per parlare delle disposizioni di
credito nel settore del risanamento
zootecnico, già ir. atto in alcuni Comuni del Pinerolese, ma che si dovrebbe estendere dappertutto. La zootecnia ha una importanza quasi fondamentale nella agricoltura, specialniente di collina e di montagna, dove
oggi non ceenvengono più le colture,
ma dove il bestiame offre ancora un
certo reddito. Ma spesso questo be
stdame è affetto da malattie anche
gravi, dovuto in genere a cattiva si.stemazione del medesimo (stalle, concimaie ecc.) In certi Comuni la percentuale del bestiame affetto da ma
lattie è molto elevata (40%) : il contadino forse non se ne rende conto,
ma poi... si accorge nella rendita del
latte, nella morìa dei vitellini... Risanare il proprio patrimonio zootecnico
è dunque un fatto della massima importanza. Ma chi lo fa? Chi sa che
anche in questo settore ci sono delle
possibilità di avere degli aiuti dagli
Enti competenti? Anche qui gli interventi sono stati numerosi.
Dopo la cena, consumata in sana
atmosfera alla «Foresteria Valdese»,
i convenuti si ritrovano ancora, ma
questa volta in una sala del Convitto, ove viene proiettato un documentario sulla «brucellosi», la temibile
malattia che tanto danno procura al
bestiame in tutto il mondo, ed un
film intitolato «44° parallelo», pre^
entàto dal Dr. Binazzi del Centro formazione Agronomi di Borgo a Mozzano (Lucca). Vi si spiega il lavoro
fatto in quel Comunelloi della Toscana, in zona fortemente depressa, con
economia agricola molto povera. La
presenza di un agronomo che prima
studia il terreno', poi le condizioiii ambientali e quindi si cattiva la simpatia e la confidenza dei contadini del
luogo fa sì che dopo qualche tempo,
le condizioni economiche del paese
cambiano radicalmente. Alla proiezione dei film, segue una animata discussione, in particolare sulla necessità o meno della presenza di un agronomo, nella vita, agricola di im Comune. Come è richiesta la presenza
del medico condotto, del veterinario
condotto, cosi potrebbe domani esse
re necessaria, e sarebbe certo di grande utilità, la presenza di un tecnico
in agricoltura. L’agronomo dovrebbe
diventare il consigliere tecnico dell'agricoltore per tutto ciò che riguarda le colture, la produzione, la vendita dei prodotti, l’aoquisto e l’uso di sementi, concimi, migliori© e trasformazioni fondiarie. Allo stato attuale,
ogni agricoltore si regola con la tradizione (sul come si è sempre fatto),
su un certo buon senso contadino, ma
poi. a conti fatti quanti errori, quante
perdite, quanto tempo sprecato e occasioni’ perdute ! mentre invece la pre
senza tempestiva di un ibohsiigllere
qualificate potrebbe effettivamente
offrire all’agricoltoTe tante possibilità
di trarre un maggior rendimento dalla terra e dai mezzi vari che Iddio gli
ha dato. In altri paesi (per es. in
Francia, secondo la testimonianza del
Pastore Peyrot) la presenza di un tee
nico è quasi cosa normativa. Perchè i
nostri agricoltori non si orienterebbero su questa via?
Prima di chiudere questa prima fa^
se del convegno, il Pastore Peyrot, di
Prarostino, ha parlato brevemente
del « Centro Europeo Evangelico di
Azione Rurale » che opera per il bene
della classe agricola in vari paesi, come Francia, Olanda, Svizzera, Austria. Egli annunzia sinché che dal 6
all’ll febbraio prossimo si terrà a
Gwatt (Svizzera) il IIP Congresso della Gioventù Rurale Evangelica Europea; invita i giovani agricoltori delle
Valli ad intervenire a questo incontro
che è del massimo interesse.
Terminata cosi la giornata a tarda
sera, molti rientrano alle proprie case, mentre alcuni pernottano alla Foresteria.
I lavori riprendono la domenica
mattina alle ore 9, con una esposizione del dr. Giuseppe Maspoli dell’IRES
di Torino, sul tema : « E’ ancora conveniente fare Tagricoltore? ». Anche
questa è una den.sa e accurata esposizione delle candizioni in cui ancora
oggi si svolge la vita agricola alle Valli (viene preso in esame particolare
la Val Pellice). Reddito agrario molto
modesto, e in continua diminuzione.
Ciò è dovuto, evidentemente e in primo luogo, alle particolari candizioni
ambientali geofisiche dei terreni, alla
polverizzazione delle aziende agrìcole,
allo scarso uso di fertilizzanti chimici, alla mancanza di adeguate attrezzature (strade, fabbricati, stalle, macchinari) e allo spopolamento delle
campagne. E’ una disanima obbiettiva, sincera... alla fine della quale certo si potrebbe essere tentati di dire:
si pianti lì tutto e andiamocene in città, in fabbrica!
Però, su questa agricoltura, per lo
più montana e collinare, indubbiamente in crisi, (ma dov’è che oggi la
agricoltura in Italia non sia in crisi?)
vi possono ancora essere varie e buone possibilità di ripresa, e di affermazione non per diventare una agrieoi
tura industriale, ma una agricoltura
di produzione e di commercio.
Perchè questo avvenga è però necessario che i nostri agricoltori si
orientino ad una agricoltura di commercio. Questo è però legato strettamente ad alcuni fattori innovatori:
adozione dei ritrovati tecnici, sia per
un più largo impiego dei concimi chimici, che per l’introduzione su scala
sempre più larga dei mezzi meccanici
(trattori, motozappatrìci, motofalciatrici ecc.); innovazioni di colture e
abbandono di altre oggi non più rispondenti alla domanda di mercato,
risanamento del patrimonio zootecnico, riunificazioni dei terreni e costi
tuzione di aziende di una certa ampiezza (15-20 ettari per lo meno), accettazione del principio della cooperazione, e quindi formazione di cooperative agricole (di lavoro, di produzione, dì vendita e di acquisto). Alcune forme di cooperativa non dovrebbero essere impossibili a concretizzarsi anche presto (come cooperative car
searie, vinicole, frutticole e acquisto
sementi e concimi). Si potrebbe cominciare con quelle forme di più facile attuazione, per poi passare alle altre. Ma, crediamo che il tempo del1’indivlduali.smo contadino, sia ormai
revoluto per sempre.
La discussione che segue, nel pomeriggio, dopo l’interruzione per prendere parte al culto con la locale Comunità Valdese e il pranzo, è molto
vivace e appassionata. I nostri agricoltori avvertono molto chiaramente
il disagio in cui si dibatte ragricoltura, specialmente di montagna e collinare. I problemi sono molti e complessi, fors’anche difficili a rlsolveré...
ma vi è in essi anche la con'vinzione
che qualcosa può e deve essere fatto.
Non bisogna perdersi di coraggio, bisogna aver fiducia neU’avvenlre, bisogna anche che gli agricoltori si facciano più intraprendenti e seguano la
marcia dei tempi.
Una cosa comunque si può dire ed
è questa : le acque cominciano a muoversi! Si cerca ima via, e questa via
vogliamo cercarla insieme, solidarmente, non solo tra contadini, ma tutti
quanti uniti, contadini e no... I vari
Pastori presenti (fra cui abbiamo notato, oltre al Pastore Girardet, che ha
diretto il convegno, i sigg. Jahier, di
Luserna S. Giovanni, Taccia, di Angrogna, Giampiccoli del Centro Formazione Laici di Agape, Rostagno di
Torre Pellice, Peyrot, di Prarostino)
ed alcuni liberi professionisti pure
presenti alla manifestazione, sono la
riprova che quello della vita agricola
alle Valli è un problema che riguarda
tutta quanta la Comunità civile ed
ecclesiastica, e che pertanto vogliamo
cercare di studiare e risolvere nel comune amore di Cristo.
E’ stato un buon incontro, svoltosi
sotto il segno della franchezza e della
solidarietà. Se Dio vuole, ci incontreremo ancora... quando, non è stato
fissato, ma ci incontrermno ancora
per continuare a esaminare insieme i
comuni problemi sotto l’aiuto del Signore.
Un ringraziamento, per finire, alla
Direzione della Foresteria, e per essa
al Pastore Deodato ©d ad personale,
per i servizi logistici offerti con tanto
calore e spontaneità.
G. P.
4
p«g
N. 7 — IS feUmi« 1963
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
— Una ondaia di influ^za alquanto gravo ha coljpito tiutta la nostra vallee: non vi
è famiglia in cui non si lamentino degli
infermi. Ma ringramamo il Signore che
nessujic» dei nostri inunalati sia grave
ad eccezione del nostro caro ed amato fratello Sig. Aldo Tonm del Bosc che è stato
ricoverato d*urgeinza all’Osipedale di Torre
ove è ancora degente. Ma le sue condizioni non destano più preoccupazione alcuna,
Tnlta^ la comiunità ha pregato il Signore
perchè riguardasse questo nostro fratello
infermo e sofferente, e la nositra preghiera
è stata esaudita. Speriamo, anzi siamo convinti che quando queste note saranno stampate egli sia già tornalo fra nei.
— Il Concistoro nella seduta del 27 u. s.
ha sentito nuovamente la necessità di fare
appello ai Catecumeni che abbiano compiuto il 21« anno di età a fare domanda
per essere inclusi nei registri dei membri
©lettori.
— Sembra strano dover ricordare die
ogni domenica mattina c’è il Culto e che
ogni ultima' domenica del mese si celebra
la S. Cena, ma è anche vero che non sono
moliti quelli che frequentano i culti. Come
mai non si sente la necessità di essere in
comunione col Signore che ci largisce ogni
giorno tutti quei beni die rendono possibile la nostra vita? Perehè non riusciamo
nemmeno a scorgere il segno del suo dito
nella nostra esistenza?
ne dei catecumeni ed ancora ima riunione la sera (con proiezioni suM’opera missionaria nel lontano Zambesi). Sebbene il
freddo intenso, e la coincidenza del convegno degli agricoltori valdesi a Torre
Pelhce, abbiano sottraibio diverse persone
dal potere frequentare le varie ad'unanze
presiedute dal Sig. Coiason, tuttavia un
discreto numero di fedeli ha assistito al
culto e alla riunione serale. Le co*liette,
fatte per le Missioni, hanno fruttato 15.(KK)
lire.
La Comunità ed il Pastore ringraziano
viivamem,e il diacono Sig- Marco Avondet,
dei Franzoi, per aver presieduto il culto
donieiuica 10 febbraio.
Vogliamo inviare una parola di simpatia cristiana aiDa nostra sorella Gay Angelica, dei Gay, per la perdita, avvemila
in tragiche circostanze, del marito Rol
Maggiorino, alla età di 57 anni.
Esprimiamo la nostra solidarietà anche
alla famiglia Paschetio Federico, della Baravaiera, per il grave incendio divampalo
'Fallirà settimana nei fabbriicati della sua
casa, con ingenti danni, solo parzialmente
cepeill da assicurazione.
BOBBIO PELUCE
Si rende noto che coloro olle vorraniiio
partecipare al pranzo del XVII febbraio,
debbono iscriversi in tempo presso l’Albergo Foimeron.
Ricordiamo a lutti che le prenotazioni all’Agape fratemia del XVII febbraio
vainno fatte presso il Pastore o gli anziani
non oltre il gioinio 14 corr. versando la
somrnia di L. l.OOO a persona.
Dipartenza» — Dopo solo alcuni giorni
di malaittia, lia tet^hiaito la sua giornata
terrena la nostra sorella Odino Alessandrina in Fomeron, delle Moiere, alla età
di 65 anni. I suoi funerali si sono svolti
giovedì 7 febbraio, presieduti dal Pastore
Genre di S. Secondo (elle rintgraziamo).
Eaprimia-mo alla famiglia ed aiì parenti
tutti la nostra viva simpatia cristiana.
Durante il Culto del XVII in cui sa>rà
celebrata la S. Cena, il nostro Coro eseguirà due corali di circostanza.
rOMMlSSIOl ISIEHDEK0IIII12I0MLE
PEll LA REVWE DELI’HABIO
— Vogliajiio ringraziare fin d’ora i Conidigi Meyme't-Malainot, proprieitari della
Cartoleria degli Airali, e la famiglia del
Col. Grill e l’Unione delle Madri per i
vari doni di valore che hanno volnto offrirci e ohe ci permeliteranmo di avere una
pesca ed una lotteria.
Comunicato
— Come prograinxmato, Domenica 3 corrente abbiamo avuto alle Fucine il Culto
mensile con S. Cena. Vogliamo rallegrarci con quei fratelli per la numerosa presenza al Cnlito nonostlanite il freddo intenso. Prima del Culto sono state proiettate
delle fillnine di rioaipitolazionc del programma della Scuola Domeanicale svolto fi.
no ad oggi. E vogliamo sotloiineare il
grande valore di questa aititività che permette ai nostri baimhini di vedere nelle fotografie i moimemi più inuportanti delle vicende biblidie studiate. E vogliamo anche
eaprimere il nostro ringraziamento più
sentito alla Sig.ua Ester per l’amore col
quale, cura gli alunni della locale Scuola
Domenicale, nonché alla Sig.ra Ida Benech
per la sua valida coUaborazione.
01
La nostra Comunità ha accolto con gioia
e spirito fraterno la visita del Misisionario
Pastore Roberto Coisson (dello Zambesi)
venuto a Praroslino domenica 27 gennaio,
domenica delle Missioni, per presiedere
la Scuola domenicale, il culto, la riunlo
La Commissione Interdenominazio
naie per la revisione dell’Innario Cri
stiano, nell’intento di accelerare i prò
pri lavori, giunti ormai aH’ultima fa
se, consistente nella ricerca e nel
l’adattamento di testi nuovi; consa
pevole inoltre che dall’allargamento
della cerchia dei propri collaboratori
potrà derivare un ulteriore apporto
di idee nuove e di più ampie risposte
alle diverse esigenze, invita tutti gli
Evangelici che ne abbiano il desiderio
e la capacità, a dare il loro contributo
a quest’opera, che è bene sia opera di
tutta la chiesa, per quanto è possibile. Gli interessati sono pregati di rivolgersi alla Segreteria della Commissione Interdenominazionale per l’Innario — presso Libreria Edit. Claudiana — Torre Pellice (Torino), indicando chiaramente nome e indirizzo. Sarà così inviato loro un programma di
collaborazione con tutte le indicazioni dettagliate che non è ovviamente
possibile pubblicare in questa sede.
Ringraziamo in anticipo chi vorrà dimostrare in questa forma pratica il
suo interessamento per un importante settore della vita delle nostre chic
se.
La Commissione Interdenominazionale per la revisione dell’Innario
Visita di chiesa a Genova
Visita di Chiesa. — La Commissione dìslrettuale omganizza periodicameute delle
visite di Chiesia e quest’anno la nostra Comunità è stata visitata dal Presidente della Commissione distrettuale Pastore Ernesto Ayasisot e dal Vice Presidente Sig.
Cario Baiardi.
Sabato 26 gennaio abbiamo avuto una
riunione del Consiglio di Chiesa eui lian*
no partecipato i membri della Commissione distrettuale. La Commissioine, prendendo atto del rinicrestimento espresso dal
Pastore per non essere in grado di visitare, come sarebbe suo desiderio, i membri della Comunità, mette in evidenza che
il tempo oeoupato dal Pastore per le sue
varie rcsponisabilità, conie membro della
Tavola, si risolve in un servizio reso a
lulta la Chiesa Valdese.
Sono stali inoltre passati in esame alcuni aspetti della vita della nostra Comunità. E’ stato preso atto con piacere che
la Comunità di Genova è stata in grado
di effettuare regolari versamenti alla Cassa centrale di Roma.
Il Pastore Ernesto Ayassot ha presieduto il Cullo della doimeni'ca 27 gennaio,
recando un vibrante messaggio alla Comunità sul tema: «ambasciatori di Cristo ». Nel pomeriggio la Comunità si è
ancora riunita per udire la Conferenza
del Pastore Ayassot sul tema: «Il Doti.
Schweilzer, un profeita del nostro tempo ».
La Conferenza è stala seguita con vivo
interesse dalla Coniunilà. Il vice presidente della Commissione distrettuale sig.
Carlo Boiardi .ha recalo un messaggio di
solidarietà e di augurio per la Chiesa di
Genova.
Siamo vivamente grati ai mem'hri della
Commissione distrettuale per la loro gradita visita.
Riunione dei Consigli di Chiesa. —- Lunedi 18 febbraio, allo ore 21, si è avuta
una riunione dei Consigli delle Chiese
Valdesi di Genova e Sampierdarena e del
la Cliiesa Metodista di Sestri, in icni è sta.
to discusso il questionario sulla predicazione, proposto dalla Commissione ecolesiologiica della Chiesa Valdese.
E’ stato diffuso nella comunità uno studio preparato dalla Commission« per le
contribuzioni sulla « decima cristiana ».
Iniziativa giovanile, — Per iniziativa di
un gruppo di nostri giovani è in corso di
organizzaziione nn piccolo « centro » di assistenza a favore di persone bisognose sia
neU’ambilo della Comunità, come al di
fuori di essa. Finora sono state visitate al.
cune faniiglie bisognose e consegnati alcuni pacchi viveri. Si vorrebbe poter assicurare a tali persone un pacco ogni 15
giorni per un periodo di almeno sei mesi.
Purtroppo i casi da aiutare sono molti ed
alcuni veramente delorosi. Come Comunità di Cristo non iiossiamo ignorare la
responsabilità che abbiamo verso il nostro fratello die il bisogno, la malattia o
la durezza della, vita hanno condotto innanzi nella via della miseria © della disperazione. Oggi non è più ¡sufficiente la
beneficenza occasionale: tra le attività in
cui si manifesta la nostra^ vita ‘Comunitaria non può mancare Faiuto fraterno per
l'hi attorno a noi — mollo spesso pro.prio
aicicanto a noi — ha bisogno di a¡ssi9ten‘za.
I giovani die si sono fatti promotori di
questo servizio hanno avvertito che noiii
potev‘ano limitarsi a collaborare con opere sociali condotte da altri! in altri luoghi.
Qui ed ora, nella nostra città, abbiamo
un eomipilo ed una responsabilità cui non
ci possiamo sottrarre. Di tale nuova attività si parlerà nella serata del 17 febbraio.
— E’ in atto una campagna A^ahbonanienti a LA LUCE: se infatti la percentua.
le degli abbonati non rappresenta un minimo, rispetto ad altre comunità {purtroppo! n. d. r.), essa può d’altra parte essere
assai accresciuta (41 abbonati su 243 famiglie); la campagna sta dando i primi frulli rallegranti.
Sabato 9 corr. si sono svolti i funerali
della nostra sorella Michelin Anna vedova
Rosiagnol deceduta repentinamente alla sua
abitazione alla borgata Malpertus il giorno
8 corr. alla età di anni 75. Ai familiari ed
ai parenti tutti ridiciamo ancora la nostra
viva e fraterna simpatia cristiana
La celebrazione del XVII febbraio prevede l’accensione dei « falò » la sera deUa
vigilia alle ore 20 al suono deRa campana,
a Sibaud ed alla diga Cromwell; il 17 i
bambini percorreranno il paese sino al ponte di Subiase in corteo; alle 10 culto per
bambini ed adulti nel tempio con messaggio del Pastore, partecipazione della Corale e distribuzione ad ogni bimbo della
parrocchia di un ben fornito paceo-donc.
Alle ore 12,30 avrà luogo il pranzo servito
a cura deU’Unione giovanile nella sala
unionista (.prezzo del biglietto: L. 700). La
sera verrà proiettato nella nuova sala it
magnico film in technicolor « La leggendit
di Robin Hood ». Ringraziamo gli Insegnane per la loro collaborazione nel preparare il programma di recite e canti dei
hambini. g_ ^
BARI
La mattina del 15 dicembre 1962, circondato dall’affetto dei suoi cliiudeva serenameute la sua gionnata terrena Fendinando Gavazza, Pastore Emerito.
Era na'to a Milano 77 anni fa, aveva conosciuto l’Evangelo mediante la teslimoni'afnza dell’Esercito della Salvezza.
Conisacrato al Mimisterio nella Chiesa
Evangelica Metodista svolse il suo Minislerio prima a Roma e poi a Bari.
L’iemeritazione non lo estraniò affatto
dal servizio della Parola, non smentendo
in questo, lo spiriito evangelizzatore delle
denominazioni presso le quali si era maturala la sua personalità.
1 baresi evanigelici lo ricordano come
revangelizzatore itinerante, i Valdesi come il predicatore che con la parola, e con
lo soritto (fu corrispondente assiduo della
« Luce ») non mostrò mai alcuna stancliezza nel parlare del suo Salvatore.
La cerimonia funebre ebbe luogo domenica 16 nelFOratorio Valdese, attorno a
quel pulpito dal quale lo Scomparso aveva spesse volle proclamato il messaggio
della vita. Larga la rappresentanza delle
Chiese Baittiste e Pentecostale, altrettanto numeroso lo stuolo di amici e n-na
rappresentanza del corpo accademico dell’UmiverBità ove il figlio prof. Luigi occupa la cattedra dii Preside dell’Istituto di
Agraria.
Si valle ricordare quegli aspetti clic ca
ratterizzarono la sua pensonialità di credente: lo zelo e la pietà sincera.
L’Anziano della Comunità Pentecostale
volle sottolineare quello spìrito ecumenica che la portava a sentire oome fratelli
lutti quelli che avevano scoperto in Crielo il loro personale Salvatore.
Alla sua fedele compagna sig.ra Lidia,
ai 'suoi fi'gM: iprof- Luigi ed ing. Samuele
e Signora rivolgiamo ancora dalle colonne della no'Stra « Luce » 1 e espressioni
della più viva simpatia cristiana.
Doni in memoria :
N. N-, L. 40.000 alla Ca'sa di Riposo
per veoclii evangeliici di Vittoria; L. C-,
L. 3.000 per l’Orfanotrofio Gouid di Firenze. G.E.C.
ÉÉ
DISGELO„
a TriosÉB
Il 30 u. s. ha avuto luogo alla Villa Gru.
ber di Duino, presso Trieste, una « Tavola rotonda » sul Concilio Vaticano II indetta dalla rivista «Umana»: la riunione
avrebbe dovuto essere pubblicata, ma s’è
poi limitala ad un incontro un po’ ristretto.
Il teina proposto: « A quali sollecitazioni
interne ed esierne alla Chiesa risponde il
Concilio Vaticano il » è stato introdotto
per la prima parte (sollecditazioni interne)
dal p. Davide Tuiro'ldo, della Corsia dei
Servi di Milano, e per la seconda (sollecilaziioni esterne) dal paist. Mario Musacchio,
della Chiesa Valdese di Triese. Partecipavano pure al dibattito diverse personalità
ecclesiastidhe e della cultura. Una notizia
pubblicata sul quotidiano lergestino « Il
Piccolo » (31-1-1963) insiste sulla cordialità deU’incontro, nel quale la discussione
è stala 'Contenuta « nei limili di un discorso storico e obiettivo, escludendo ciò che
avesse coinvolto argomenti di fede o di
convinzione » Il past. Musacchio ha dichiarato che il Concilio era stato convocalo
perchè la Chiesa romana ba realizzato che
rischiava di esser tagliata fuori dalla grande corrente della storia cristiana, e ha presentalo il mutamento profondo del panorania cristiano nell’ulliimo mezzo secolo ;
Ita defiinilo uno scacco secco, per Roma,
l’adesione del Patriarcato di Mosca al Consiglio ecumenico delie Chiese; egli ha pure presentato agli interlocutori la nota del
prof. Subilia sul cattolicesimo che, pubblicata sulla rivista « Proleslantesimo » è
stata ulliimamente riportata pure dal ¡nostro settimanale: essa trova continue conferme, proprio in questi incontri sempre
più freq¡uenti e indubbiamente cordiali,
dai quali risulta lo sforzo del Cattolicesimo odierno che, parafrasando il detto oraziano, pensa: «Nulla di ciò che è cristiano mi è estraneo ». Ma la Riforma e l’Ecu.
menismo non sono elementi digeribili e assimilabili senza una crisi radicale.
ValdisDio rioplatense
Il Signore ha richiamato a Sè, y
giorno 5 Febbraio, il
(segue dalla 2» pag.)
Il problema in Uruguay ed Argentina
non e dunque tanto quello di suscitare le
vocazioni laiche, quando quello di incamminarle retumente mostrando loro come
i^ autentica vocazione criatiaiia si esplichi non eeolnisivamente nell’esercizio di
attività intra-ecclesiaotiehe pure in^orlanti ma anialie (e talvolta sjiecialmente)
nella testimonianza ohe si rende col dare
una particolare intpostazione al proprio
impegno nel mondo. A questo fine, ritengo, sarà anche necessario che i pastori intendano la loro vocazione nel tempo presente come destinata, ad orientare i credenti più elle ad organizzarR, dando cioè
la prevalenza aM’elemento profetico del
ministero pastorale su quello episcopale,
a differenza di quanto è necessariamente
accadute nelle prime generazioni di coioni.
« « «
La già ©oc^va lunghezza di questo
«cniito noin mi permette che di ancemiare
luiggevolmenite a due altre questioni.
La chiesa valdese è stata la chiesa di
emigranti partiti in cerea di una decente
sistemazione economica, i quali Thanno
trovala, sono diventali proiprietari di fattorie e dei fiigii han fatto dei professionisti. Chi per pigrizia o afowuna passava al
^olelariato o sotto-proletariato rurale perdeva normalmente anche i contatti con la,
chiesa rimanendo senza religione o avvicinandosi sia a grottesche superstizioni, sia
qualtehe setta fondamentalista. Ma oggi
riiniiualirializzazione fa progressi in quei
paesi ed i valdesi economicamente meno
forlunaiti diventano o,perai. La chiesa se
ne preoccupa, ma sembra avere qualche
diffieoltà ad adattare i propri metodi e
strutture alle nuove esigenze. Adesso è
il momento di suggerire ai nostri studenti
in teologia sudamericani di approfittare
de l anno di studio in Europa per seguire
i corso semestrale che Symanowsk/i organizza a Mainz-Kastell precisamente sui
problemi della cJiiesa nel mondo indù
.slriale.
Anche la questiotie dei rapporti tra vald'Cisi^ e eattoliici nel distretto riopla>tense
iiierileirebbe di essere trattala con una
certa ampiezza, e forse sarebbe utile se
qualche fratelle sudamericano volesse informarne diretlainente i lettori del nostro giornale confermando, o evemtualmente smentendo, l’imipressione olle personalmente m,¡ son fatto, e cioè ¡ohe colà
si consideri l’atteggiamento della chiesa
valdese in Italia come troppo riservato e
prudente.
Otto anni di assenza dall’America del
Sud e gli inevitabili limiti dei contatti
etpistolari e delle Ic'iture da,imo necessariamente nn carattere sommario a questo
scrrCto icbe vuol semplicemente essere una
eco rioplatense in oOcasione del XVII febbraiio. Le eventuali cerrezioni ed aggiornam,en'ti ohe altri volesse apporta're prolungherebbero questa e,co da,ndo più completa realizzazione alFimlenzione di chi
ba redatto queste note. Aldo Comba
Prof. Dott.
Giorgio Tron
A pochi giorni dalla dipartita del
marito, il Signore ha richiamato a Sè
Virginia Vitale
ved. Jahier
Con triste angoscia l’annunciano: i
figli Irma con il marito Werner Shellenbaum e figlio Franco; Ada con il
marito Marco Ferrerò e figlia Gabriella ; Frida con il marito Guido Vinçon
e figli Florelisa, Roberto e Giorgio;
Ettore con la moglie Graziella Andreiiii e figlia Paola.
«Tu sei il mio aiuto e il mio
liberatore,» Salmo 40 v. 17
Pomaretto, 9 febbraio 1963.
I funerali hanno avuto luogo nel
Tempio di S. Germano Ohisone, donienioa 10 febbraio alle ore 15,30.
[IH QDESTIOAiaKIU
sulla predicazione
La Coinmissicne ecclesiologica della Chiesa Valdese ha diffuso il seguente questiona
no sulla predicazione :
1) Che cosa cerchi nel Sermone domenicale ?
2) La predii'Caz'ione di oggi è comprensibile per un estraneo che entra in Chiesa
per la prima volta?
3) Pensi che il ¡tono, lo stile, il metodo
della prediic.azione attuale dovrebbe essere modificato?
4) Quali aspetti del messaggio cristiano
devono oggi essere messi in rilievo?
5) Quali sono i principali difetti della
predicazione di oggi (nella forma e nella soiStanza)?
La Commissione ecolesiologica prega coloro ohe riaponderanno « di non considerare solo la ¡predicazione del loro Pastore, ma la predicazione della no-stra Cbiega
in generale ».
Le risposte vanno indirizzale al Pastore
locale, ovvero al Pasl. Neri Giampiccoli
(Via .Musone 11, Bergamo), presidente della
suddetta v-ommissione. Va appena notalo
¡■he tale questionario non vuole avere minimamente il caratteri di una inchiesta in(¡iiisiloria.
iiniiniiriiMtiiuiliirimutiirii
loce della Bibbia
Avvertiamo itulli i moslrii genlìilli ascoltalofTÌ, che le noistre lra>amiiiSsìonii irradiate
su onde corte mt. 49 avranno luogo:
Oigni .sabato ore 13,20 (iper tiuili) anzi■cihè 13,15; ogni domenica ore 13,35 (per
bambini) a,n®ichè 13,30. Inoiltre dall’ll
Gennaio i nostri progTa¡mmi sono pure irradiati da :
Radio ELWA onde corte mt. 19 (Kc
(15,155). Ogni venerdì ore 21,15: programma per adulti; ogni sabato ore 21,15:
programma per ragazzi.
Ascoltate queste trasmissioni e fatele
ascoltare.
Voce della Bibbia . Casella Postale 105 .
Modena.
RINGRAZIAMENTO
I figli di Virginia Jahier ringraziano sentitamente tutti coloro che con
scritti e con là loro presenza hanno
preso parte al loro dolore. In modo
particolare ringraziamo il dottor Quattrini, i pastori Bert e Bouchard e tutte le persone che hanno assistito la
loro cara Mamma durante la sua lunga malattia.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia COTTA MORANDINI,
commossa e profondamente grata per
la imponente diimostrazione di .simpatia e di affetto tributata in occasione
della dipartita del loro Caro
Doti. Giuseppe
Torre Pellice^ 11 febbraio 1963.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
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Corso G. Lanza HO (su appimtamento telefonico) tei.
n. 653.563.
Ne danno comunicazione, con vivo
dolore, la figlia Elena con il marito
Pastore Roberto Comba e i loro figlioli Annapaola e Pietro, e l’affezionata
Gina.
« Aspettava anch’egli il Regno
di Dio» Ev. Marco 15; 43
Roma, 6-2-63.
nella impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore con la
presenza, con scritti e con fiori.
In modo particolare ringrazia : I
Partigiani della V» Divisione G. L. Il G.M.O. - La Federazione Italiana
delia Caccia - L’Associazione Alpini
- L’A.N.E.I. - Magistrati e Cancellieri
del Tribunale, Procura e Preture del
Circondario di Pinerolo - Sindaco e
Amministrazione di Torre Pellice e
di Lusema San Giovanni - Dirigenti e
Maestranze del Cotonificio Bustese Dirigenti e Maestranze della Stamperia Mazzonds di Torre Pellice - Il I
O.A.I. Val Pellice - Gli Amici del Collegio - Gli Inquilini della casa - Mezzadri ed Inquilini della « Garola ».
Un particolare ringraziamento al
Pastore Dott. Sommanl, all’Avv. Pittavino ed al Comandante Partigiano
Pavout per le elevate ed affettuose parole di commemorazione.
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