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Anno 123 - n. 44
20 novembre 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
•■■àC
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Unanime riprovazione e condanna ha suscitato negli ambienti pacifisti ed ecologisti della Repubblica Federale Tedesca l’assassinio di due poliziotti ed il
ferimento di altri due al termine di una manifestazione nei
pressi dell’aeroporto di Francoforte sul Meno. L’autore del gesto criminale sembra doversi
ricercare presso un gruppo di
autonomi presenti aUa manifestazione. Ma l’episodio è, con
molta probabilità, destinato a
mettere in crisi il movimento
pacifista ed ecologista.
Com’è noto, dagli inizi degli
anni ’80, le popolazioni di Mörfelden e Walldorf si erano mobilitate contro la costruzione di
una terza pista per l’aeroporto di
Francoforte. Due essenzialmente
le motivazioni: 1) le ruspe avrebbero distrutto decine e decine di ettari di bosco; 2) la pista, più lunga del normale, doveva servire anche, per permettere l’atterraggio delle truppe
statunitensi aviotrasportate, in
caso di necessità, nel quadro
della collaborazione Nato.
Intorno a questa pista, quindi, si incri)ciavano vari interessi, si piiidavano insieme vari
movinìcuti e si scontravano anche opposte scelte.
I riiembri delle chiese evangeliche di Mörfelden e Walldorf non hanno avuto esitazioni: ili tutti questi anni hanno
fatto della resistenza alla costruzione della pista uno dei
punti forti della propria testimonianza. Ogni settimana, con
costanza, hanno manifestato
lungo il recinto della pista, cercando di boicottarne i lavori;
una volta costruita, non si sono arresi, ed hanno continuato
la loro azione. In primavera, a
Pasqua se non erro, i giovani
della chiesa dei Coppieri (Torre Pellice) sono stati anche lo;
ra tra i manifestanti ai bordi
della pista.
Ma ora ci sono questi morti.
E’ stato un gesto gratuito: la
manifestazione era finita, i poliziotti stavano andandosene, sono stati colti di sorpresa, vigliaccamente.
VERSO L’ACCORDO SULLA RIDUZIONE DEI MISSILI
Disarmo? Sì, ma prima riarmiamoci
Si profila una parità nucleare a livello basso, ma non cessa la preocciupazione per il mantenimento di Pershing e Cruise e per il rilancio del riarmo convenzionale - Quale fiducia.
Fra un continuo alternarsi di
conferme e di dubbi, si avvicina la data del 7 dicembre in
cui dovrebbe aver luogo (il condizionale è opportuno) l’incontro al vertice fra URSS e USA
a Washington per portare a conclusione l’accordo per l’eliminazione dei missili nucleari a medio e breve raggio. Come si ricorderà, verso la fine dello scorso ottobre era stata data notizia che il summit non avrebbe
potuto aver luogo in quanto il
premier sovietico avrebbe voluto inserire nelle trattative anche
la questione dello scudo spaziale, ricevendone un netto rifiuto.
I giornali di quei giorni fecero
a gara nell’uscire con titoli a
sensazione come « Gorhaciov alza il prezzo », oppure « L’URSS
gela l’America », o ancora « L’Unione Sovietica fa marcia indietro ».
Mi pare che questi titoli siano mistificanti ed abbiano deliberatamente ignorato il concetto basilare informatore del disarmo da cui parte Gorbaciov:
quello cioè del mantenimento
della parità nucleare a livelli
sempre più bassi, fino alla totale eliminazione degli arsenali
atomici, se ciò sarà possibile (è
la non sospetta Stampa di Torino ad ammettere questo atteggiamento).
Anche in occasione del suo discorso per il 70° anniversario
della rivoluzione, Gorbaciov ha
ribadito questo concetto, accentuandolo anzi con quello di un
« mondo unico ed interdipendente », all’opposto della concezione reaganiana secondo cui i buoni sono da una parte ed i cattivi dall’altra. Ecco allora che la
richiesta sovietica di trattare anche sullo scudo spaziale assume
tutta la sua importanza (e coerenza), tanto più che — dietro
stessa ammissione degli Stati
Uniti — anche l'URSS ha in corso ricerche ed esperimenti in
questo settore. Staremo a vedere se Reagan ed il suo stato maggiore saranno più ’’morbidi” in
occasione del prossimo incontro,
anche considerando la sostanziale differenza fra la nuova politica gorhacioviana e l’atteggiamento di Breznev o di Andropov.
Le dimissioni del ministro americano della Difesa Weinberger, il ’’falco” (in America è anche stato definito "thè big spender”, lo spendaccione del Pentagono, di cui è riuscito a far
portare il bilancio a livelli astronomici col più massiccio riarmo
in tempo di pace della storia),
possono aprire qualche spiraglio,
ma è certo che oggi l’Occidente
sembra cerchi ogni pretesto non
solo per ostacolare le trattative,
ma addirittura per potenziare i
propri armamenti.
Basta scorrere con un po’ di
attenzione i giornali di questi
ultimi giorni: le notizie vengono
dosate a poco a poco, ma se ne
facciamo un piccolo collage e le
concentriamo in un breve spazio
c’è di che preoccuparsi fondatamente. Vediamone qualcima.
Per quanto concerne gli euromissili (e cioè i Pershing ed i
Cruise installati in Europa occidentale), Washington richiede il
prosieguo del loro piazzamento,
fino a raggiungere la cifra prevista ed in attesa che raccordo
per il loro ritiro venga ratificato dal Senato americano. Inoltre le armi nucleari a corto raggio (quelle al di sotto dei 500
km.) devono essere ammodernate ed aumentate.
Circa le armi convenzionali
viene richiesto un forte potenziamento a livello europeo, adducendo il fatto che in questo
campo il Patto di Varsavia è più
forte (ma il periodico Le Monde Diplomatique dello scorso ottobre afferma in un documentato servizio che l’inferiorità numerica dell’Occidente è compensata da una superiorità tecnologica). Il concetto informatore, in
sostanza, è quello di riarmare
per poi eventualmente trattare.
Si calcola che seguendo questa
470° DELLA RIFORMA
Riformarsi sempre
Ma il gesto s’inserisce in una
spirale di violenza che sta crescendo, e di repressione. Molti
sono gli episodi che si potrebbero citare. La Germania sembra aver deciso di porre fine alle manifestazioni pacifiste ed
écologiste. Già s’invocano, da
parte delle destre, leggi atte ad
impedirle. Il gesto del presunto
autonomo quindi viene, e gettare
benzina su un fuoco che già divampa.
Le chiese evangeliche si tremo al centro di questa discusone: evangelici sono i manife.anti, evangelici sono i poliziot, evangeliche sono le autorità
ell’Assla.
Cosa succederà? Difficile azzardare ipotesi. Ma è certo che
l’eco sinistra dei colpi esplosi
risuonerà a lungo, su uno scenario sempre più inquietante, in
cui gli opposti fanatismi conquistano nuovi spazi.
Luciano Deodato
La Riforma, di cui oggi ricordiamo il 470° anniversario, è un
movimento che ha voluto rimettere in luce certe verità fondamentali dell'Evangelo, che nel
corso dei secoli erano state oscurate o dimenticate. Ricordiamole
brevemente.
La Riforma ha riaffermato che
la salvezza non si ottiene con le
prestazioni umane, con l'osservanza di riti o di leggi, ma che è
un puro dono della grazia di Dio.
La Riforma ci ha insegnato che
la grazia di Dio non si può trasmettere, canalizzare con formule o oggetti sacri, come se fosse
una sorta di energia; la grazia è
una parola, è la parola che dice:
"Dio ti ama". "Dio ti perdona",
"Dio ti accoglie". Questa parola
si può rifiutare, o si può credere
che è vera. Questo credere, cioè
questa fede, trasforma la nostra
esistenza.
In risposta alla grazia — questo è il terzo grande insegnamento della Riforma — il credente
dedica la propria vita ad operare per la sola gloria di Dio.
La Riforma ci ha ancora insegnato a prendere come massimo
punto di orientamento per la nostra vita la Sacra Scrittura, letta
sotto la guida dello Spirito .Santo.
La Riforma ha fatto ancora un
altro passo avanti. Non nella ge
nerazione stessa dei Riformatori,
ma in quelle successive, ci si è
accorti che le stesse forze che
nella cristianità antica avevano
oscurato il messaggio dell'Evangelo erano di nuovo all'opera.
Perciò l'intento della Riforma di
ritornare all'Evangelo dev'essere
sempre rinnovato. La chiesa riformata è chiamata a riformarsi sempre di nuovo. Riformarsi, non nel senso di cambiare,
aggiornarsi, modernizzarsi, bensì nel senso di lasciarsi ri-formare, plasmare di nuovo, dall'Evangelo.
Quest'ultimo punto ci permette di precisare qual è il nostro
contributo al movimento ecumenico oggi. Noi non diciamo ad altri cristiani: "Venite, diventate
come noi"; noi diciamo: "Andiamo tutti assieme, mettiamoci davanti al Signore, lasciamo che
Egli stesso ci ri-formi, ci plasmi
di nuovo, noi e le nostre chiese,
con il suo Evangelo".
Vorrei ancora aggiungere due
considerazioni. La prima è questa: che la Riformq è stata una
formidabile scuola di libertà.
In molti paesi, in primo luogo
nei paesi latini, accettare le idee
della Riforma ha voluto dire appartenere a una minoranza, affermare il proprio diritto ad adorare Iddio secondo la propria coscienza e convinzione e non se
condo le imposizioni dell'autorità o il costume della maggioranza.
Non posso fare a meno di ricordare qui quella che a me pare
una delle figure più luminose ed
emblematiche della Riforma, una
donna, una ugonotta francese:
Marie Durand. Imprigionata assieme ad altre compagne per motivi di religione nella torre di Costanza, nella Francia del Sud, vi
rimase 38 anni. Ogni mattina bastava che dicesse: "Abiuro" per
uscire, tornare a casa, coltivare
i suoi pochi campicela, magari
formarsi una famiglia. Ma non
ha mai detto: "Abiuro", anzi, ha
inciso su una delle pietre della
sua prigione la parola che ancora oggi vi si può leggere: "Resistere". Una persona che doveva avere un'infinita devozione
per il suo Dio, ed anche un grande rispetto di se stessa, della propria coscienza, della propria dignità.
In questi anni abbiamo ricordato la revoca dell'Editto di Nantes e l'espatrio di decine e decine, anzi centinaia di migliaia di
protestanti francesi che avevano
preferito l'esilio, pur di mantenere la loro libertà di coscienza.
Abbiamo pure ricordato, e ancora ricorderemo, l'esilio dei Val(continua a pag. 11)
Aldo Comha
politica, allo smantellamento degli euromissili, costati nove miliardi di dollari, dovrebbe seguire un riarmo convenzionale con
una spesa otto volte superiore!
Ma c’è anche un altro aspetto da tener presente in campo
occidentale, e cioè la forza nucleare francese ed inglese. La
Gran Bretagna — secondo scienziati americani intervistati dal
quotidiano Independent —
possiede 500 testate atomiche
mentre la Francia può contare
su una ’’force de frappe” di 80
megatoni (una capacità distruttiva tremila volte superiore alla bomba di Hiroshima), suddivisa nei settori strategici e tattici, senza contare la bomba N,
quella che ammazza la gente risparmiando le cose e che, secondo il ministro della Difesa Girard, potrebbe entrare in produzione « se sarà il caso ».
Passando ora in modo particolare all’Italia, abbiamo le dichiarazioni del gen. Bisogniero, Capo di Stato maggiore della Difesa, che richiede un potente apparato deterrente « credibile solo se le sue componenti sono
prontamente disponibili ». E’ stato recentemente raggiunto un
accordo di principio suil’acquisto
dagli Stati Uniti di parecchie
centinaia di missili terra-aria
’’Patriots” (i più potenti e precisi dell’arsenale americano), che
verranno prodotti su licenza USA
in gran parte in territorio italiano, per un valore di oltre 4 mila miliardi di lire, in parte compensati dalla vendita di missili
’’Spada” a corto raggio e di cacciamine. Infine, sta per nascere
a Taranto (Panorama, 15 nov.
1987) la più grande base navale
Nato nel Mediterraneo, in ^ado
di accogliere almeno venti navi contemporaneamente, nonché
sottomarini a propulsione e ad
armamento atomici.
Questa situazione e questa
mentalità a livello europeo non
fanno presagire nulla di buono.
Purtroppo anche il nostro continente pare definitivamente allinearsi al « se vuoi la pace, armati », perdendo così una fondamentale occasione di assumere
una sua fisionomia, una sua identità, una sua indipendenza, basata su rapporti di fiducia e di
vera collaborazione internazionale, volta a fermare quelle immense dissipazioni di risorse e
di beni che dovrebbero costituire un appannaggio comune.
Ho poc’anzi usato la parola
"fiducia”. Penso che la nostra fede di credenti possa e debba trasformarsi in ’’fiducia” verso il
nostro prossimo. Anche nella nostra qualifica di membri di Chiese che fanno parte di consessi
mondali, come il Consiglio ecumenico. ed intemazionali, come
la Conferenza delle Chiese europee, dobbiamo esprimere questa
nostra fiducia, dissociandoci fermamente da questa politica degli armamenti, incoraggiando
nello stesso temno tutte quelle
iniziative che si battono per un
mondo più giusto, per un mondo migliore.
Roberto Peyrot
2
2 commenti e dibattiti
20 novemtobre 1987
UN PROBLEMA SENTITO
DIBATTITO
La difficile
vocazione del pastore
La ’’chiesa-ideologia” e la ’’chiesa-territorio”: lo spirito confessante,
le responsabilità individuali e collettive e la cura delle comunità
più protestanti?
Voglio riprendere l'intervento
di Walter Ricca, pubblicato sul
giornale del 25/9. Amo la Chiesa valdese e (anche fin troppo)
l’identità protestante, sarebbe
mia massima gioia occuparmi
vocazionalmente dei membri della mia futura Comimità, dei loro problemi, della loro vita, ed
essere d’aiuto nel comune costante rapporto con la Parola
di Dio, affinché divenga ogni
giorno guida della nostra esistenza. Quindi non c’è nulla che
mi scoraggi nel lavoro pastorale in sè. Non mi scoraggia nemmeno il fatto che i pastori non
vengano pagati: so che se un
domani i soldi che ricevo non
dovessero bastare per me e la
mia famiglia, potrei sempre dare lezioni di lingua, o eh judo,
o fare traduzioni... insomma, mi
"arrangerei” lo stesso. Quello invece che mi scoraggia, sono i
continui trasferimenti di sede
che la chiesa fa affrontare ai
pastori, specie ai più giovani.
Questi trasferimenti sono un
massacro per la vita coniugale
e familiare: un anno di qui, due
di là, uno e mezzo da un’altra
parte; se poi ti va bene, allora
per sette anni ti lasciano dove
sei, però dopo, anche se ti rieleggono nello stesso posto, la Tavola può sempre mandarti da
qualche altra parte... Drammi
con i figli, sradicati tre o quattro volte dai loro mondi adolescenziali, drammi con il coniuge, a cui viene resa impossibile
una realizzazione professionale,
condannato com’è a lavori precari cioè dequalificati... litigi...
divorzi... Classica risp)Osta datami: « Ma cosa credi: il pastorato non è mica una passeggiata: è una scelta "dura", che impone "sacrifici”... ». Cosa vuol
dire? Date le premesse, mi sembra che voglia dire: « non ti sposi », e così sei il perfetto "pastore valdese - modello": ti bastano 400.000 lire al mese, non
\dvi drammi familiari di nessun
genere, e ti mandano ovunque
vogliono senza problemi.
E così cominciamo a perdere
la prima delle grandi .scommesse
etiche di quell’importantissimo
evento che è stato il protestantesimo. Quattro secoli fa Lutero ha chiuso i conventi, perché
nel "mondo europeo moderno”,
quello originato dalla sua protesta, la "religione"’ e la fede non
fossero più faccende "speciali"
da vivere in condizioni "strane",
da parte di persone "strane” separate dal resto del vivere civile e non coinvolte nelle abitudini profane, come quella di
farsi una famiglia e dei figli, ma
fossero invece faccende "comuni”, da vivere in condizioni "normali", da parte di persone "normali", inserite nella vita civile
di tutti i giorni, che è anche vita di relazione, di affetto, di procreazione.
Che i pastori (donne comprese) si sposino, è molto di più che
una semplice "libertà”: è la testimonianza del fatto che la chiesa non è una faccenda "riservata", gestita da pochi "separati"
ma è una faccenda "civile”, di
"appartenenza” di tutti i membri che la costituiscono. Vogliamo fare ora marcia indietro?
Magari immediatamente, sotto
le bandiere deH’idealismo, del
"tutto per la chiesa", del "tutto
per la predicazione", del "tutto
per Tevangelizzazione”? No. E
allora la chiesa ha il dovere di
garantire ai suoi pastori una normale vita familiare e civile, il
che si^ifica: possibilità concreta di sposarsi, serenità familiare per i figli, realizzazione "vocazionale” del lavoro che attiene alla vita del partner del pastore.
Walter si pone dei problemi
(il posto del singolo nella comunità, il problema di coloro
che vivono ai margini della medesima, il "credere" che è diventato sinonimo di "credere nell’impegno ecclesiastico”) che mi
sembra stiano tutti sul crocevia
di due differenti ed alternative
immagini di chiesa, che vorrei
chiamare qui "chiesa-ideologia"
e "chiesa-territorio". La prima è
la chiesa dei grandi momenti
storici, la chiesa dei tempi ’’rivoluzionari", la chiesa dei gravi
momenti. di tensione nella storia: per' esempio la chiesa confessante nella Germania di Hitler, la chiesa resistente all’apartheid o^ in Sud Africa, la chiesa partigiana nelle nostre montagne, la chiesa della nostra espansione evangelistica del secolo scorso, la chiesa dei nostri
anni del ’68.
Questo tipo di chiesa "ideologia” non ammette il "privato":
il "sacrificio senza limite” è la
sua unica legge e nel contempo
la materia di cui è fatta: mogli,
figli, soldi... nulla ha più valore:
quello che conta è solo il "tutto iper la chiesa”, "tutto per la
evangelizzazione”, "tutto per la
resistenza”. Ma questa chiesa
eroica, "confessante", autentica,
profondamente cristiana, ha purtroppo una caratteristica imprescindibile: può solo essere la
chiesa dei "tempi rivoluzionari”
e come tale, se dovesse invece
continuare a vivere oltre il suo
tempo, allora finirebbe solo più
per trasformarsi in una ’’setta”,
un po’ come i Testimoni di Geova, o certune correnti radicali
dell’evangelismo spiritualista. Ed
è qui allora il caso di cominciare a notare che sia l’interrogativo di Walter: « credere » può
solo essere sinonimo di « credere nell’impegno ecclesiastico »?
sia il mio: « essere pastori deve
necessariamente voler dire essere disposti a massacrare la propria vita familiare al grido di
"Todo por la Chiesa”? » trovano
la loro tipica risposta affermativa — quando non è tempo di rivoluzione — nella ’’Chiesa - setta”, dove in effetti i membri contano solo in funzione del loro
impegno ecclesiastico, e dove i
pastori sono « funzionari di partito ».
Mi chiedo ora: quando non è
’’tempo di rivoluzione”, quale è
la differenza tra una setta ed
una chiesa riformata? L’unica risposta a cui sono per il momento giunto è: il ’’territorio”.
Un ’’territorio” da gestire, amministrare, organizzare, vivere.
Quando le chiese si sono trovate
in situazioni,,.di diaspora hanno
"territorializzato” le loro famiglie, i loro piccoli mondi, hanno
cioè vissuto la loro fede non come una esaltazione idealistica da
somministrare ai vicini di casa,
ma come un senso profondo di
quotidiane scelte di vita nel ’’territorio" in cui vivevano, e come
un insieme di valori di fede, di
etica, di morale, non da bruciare negli anni giovanili, ma in
compagnia dei quali vivere gli
80 anni della loro vita e tramandarli i più puri possibile ai loro
figli.
Essere "riformati”, per secoli
ha voluto dire cominciare la
propria giornata con il culto mattinale in famiglia, pregare Dio
per ricevere da lui la forza di
vivere "cristianamente" la giornata che sta dinnanzi, proprio
e soprattutto nelle cose più piccole, umili e modeste; insegnare ai propri figli l’educazione,
l’onestà, la sincerità, la rettitudine morale, la responsabilità
collettiva e sociale, essersi preposti la Parola di Dio non come
bandiera ma come guida silenziosa delle proprie scelte nella
vita, delle proprie azioni e delle
proprie relazioni nel "territorio".
Conùncio a pensare che nella
storia ci siano momenti in cui
ai credenti è chiesto di salire
sulle barricate, e in quei momenti devono farlo, ma che forse ci sono anche altri momenti
in cui le barricate non ci sono
più, ed allora ai credenti è chiesto di "interpretare” il messaggio che portano, pdù ancora che
di continuare a sbandierarlo. In
quei momenti, forse, la chiesa
non ha più da essere un "partito", ma ha da ritornare ad essere "chiesa", dove i pastori la
smettono di fare i "funzionari”
e ricominciano a fare i pastori,
dove gli adulti insegnano la Bibbia ai bambini, affinché sia perpetua guida dei loro passi ed
affinché da essa traggano la forza domani di salire sulle barricate, quando sarà di nuovo il momento di farlo. Adesso allora
comincio anche a chiedermi se
il "pastore - funzionario di partito” che scorrazza avanti e indietro per l'Italia massacrando
la sua vita privata, non sia in
fondo solo il pastore della "chiesa-ideologia”, quella dei tempi
"rivoluzionari”, mentre invece il
"Pastore-parroco" (che per me
è comunque la traduzione del tedesco: ’’pfarrer”, e non dell’italiano: "prete”) non sia proprio
il pastore della "chiesa - territorio”, quello che sta 40 anni in
una Comunità, e spende tutta la
sua vita per quella comunità, il
pastore che conosce e convive
con tre generazioni dei suoi membri di chiesa, e diventa allora
per loro un costante punto di
riferimento nel tentativo non
solo di predicare l’Evangelo, ma
di viverlo giorno per giorno nel
passare degli anni e delle generazioni. Certo, anche in questo
sistema a volte potrà rendersi
inevitabile un trasferimento, perché quel pastore potrebbe non
andare bene per quella comunità, o quella comunità per quel
pastore, ma dovrebbe essere una
cosa da viversi perlomeno con
la serietà (per non voler dire
"gravità”) di un divorzio. Io comincio a pensare che sia dal
punto di vista dell’interrogativo
della posizione del singolo nella
Comunità, sia dal punto di vista
del problema della "territorializzazione” della sua fede, possa
avere un significato per un membro di chiesa avere a che fare
nelle giornate della sua vita con
quel pastore che lo ha battezzato, die gli ha tenuto i corsi di
catechismo, al quale si è confidato nei momenti di necessità, e
che prenderà parte con lui alla
educazione dei suoi figli.
Tutto questo per me sa di
"continuità”, sa di ’’resistenza
nel tempo”, sa di vincoli più saldi non solo tra il membro di chiesa e quello che è il suo pastore
da vent’anni, ma anche proprio
attraverso quest’ultimo, tra il
membro e la Comunità.
Alberto Romussi
« Siate sempre più evangelici,
più protestanti ». Questa esortazione fraterna è apparsa sul n.
31 del giornale. Quello di intervenire è stato il primo impulso,
frenato dalla preoccupazione di
turbare un idiilio. Un libero
battitore non ufficialmente addetto ai lavori, si rivolge agli assenti dalle assemblee, dalle conferenze o corsi informativi, con
l’intento di indurli a riflettere
su ciò che sorge con molto lucore nel cattolicesimo tradizionale. L’oggetto delle considerazioni seguenti riguarda il confronto tra Comunità di base
(CdB) e chiese evangeliche, così come scaturisce dalle interviste raccolte da C. Milaneschi
sui nn. 30 e 31 del giornale. Tali
interviste potrebbero essere dimenticate o costituire soltanto
materiale di consultazione o di
informazione senza risvolti,
mentre si dovrebbe attribuire
loro valore di argomentazioni
con finalità dinamiche.
Le OdB, sorte per risvegliare
nel cattolicesimo post-conciliare
xma evangelicità meno orpellata
dal dogmatismo tradizionale, costituiscono, a giudizio di alcuni
osservatori, movimenti tendenti all’aggregazione di credenti
volenterosi di introdurre nella
vita sociale un nuovo corso al
cristianesimo.
Nell’elaborazione dei loro ordinamenti le CdB non hanno potuto ignorare la Riforma con la
sua teologia biblica. Vi è una
linfa, derivante da questa teologìa e circolante nella « storia »,
che ha fornito anche alle CdB un
alimento pronto ad essere consumato per il bene comune.
Il protestantesimo italiano costituisce ormai cultura, anche se
meno diffusa di quella cattolica,
predominante causa di preconcetti. Esso è divenuto soggetto
non facilmente eludibile per i
suoi contenuti. I fratelli separati hanno acquistato una loro
autenticità, sono idonei ad essere conosciuti come essi sono,
non come il cattolico tradizionalista vorrebbe che fossero.
E’ da attribuire alla Controriforma — con il suo incremento della religiosità devozionale
e con le minacce e le scomuniche, intese ad impedire il diffondersi del protestantesimo — il
favorire l’istituzionalizzazione
dei movimenti evangelici storici in Chiesa non gerarchica,
le cui strutture (conferenze, sinodi, distretti ecc.) sono sempre
riformabili. In questo contesto
le CdB hanno trovato terreno
fertile per il loro fiorire, come
propulsione di rinnovamento
del cattolicesimo, dal quale non
sono separate.
Ne consegue che i Riforrnati
continueranno le loro relazioni
con la Chiesa cattolica per la
trattazione di argomenti ecumenici indipendentemente dall’apporto delle OdB, le quali, come
ogni neoflta fervoroso, esortano
le chiese evangeliche ad essere
« più protestanti », dimenticando che vi è un limite per l’opposizione nelle relazioni di convivenza delle due confessioni:
sia al vertice sia alla base Toperare insieme diventa via per
una effettiva realizzazione del
Tecumenismo.
I due modi, cattolico ed evangelico, di vivere il cristianesimo
non tendono alla fusione visibiie ecciesiale oggi, ma all’unità
fondamentale dei credenti nella
Cena del Signore. In essa vi è
la presenza reale (non materialistica e dipendente dal ministro) di Cristo Signore. « Dovunque due o tre sono radunati nel
nome mio, quivi sono io in mezzo a loro » (Matt. 18: 20). La Santa Cena o Eucaristia determina
la presenza di Cristo nell’assemblea dei radunati, evangelici e
cattolici, senza discriminazione,
proveniente da un mandato elettivo per pochi.
Solo l’intercomunione, quindi,
può assicurare rapporti ecumenici tra le due chiese, che siano
espressione di vero legame. Tutto il resto (pace, diritti civili,
obiezione di coscienza, droga)
ha valore di solidarietà civile,
nazionale, che può essere svolta fuori deli’ambito delle chiese.
Se è carente l’afflato, che discende dall’« essere in Cristo »,
ogni operazione di collaborazione è asfitticamente umanitaria
o geometricamente razionale,
ma non cristiana. La comunione dei santi può reaiizzarsi al
di fuori dell’ecumenismo, ma
questo, nella sua essenza, s’instaura soltanto se vi sono rapporti di intercomunione tra due
chiese cristiane, benché istituzionalizzate diversamente sia nella
struttura organizzativa sia in
quella sacramentaria.
Rebus sic stantibus, l’invito
ad essere « più protestanti » è
un’affermazione derivante da
esuberanza che esplode in coloro che da poco tempo hanno
modificato, con il loro criticismo, i rapporti con la gerarchia cattolica ed hanno introdotto elementi di revisione, anche sostanziali, nel vivere ecclesiale.
II dopoguerra è stato un periodo di sperimentalismo di
nuovi problemi di linguaggio
attraverso cui transita la realtà del vissuto, del presente, dell’esistente. Esso (sperimentalismo) ha avvicinato gruppi parrocchiali e comunità evangeliche, le quali, alla luce di una
maggiore conoscenza e comprensione sviluppatesi tra le due
confessioni, non desiderano percorrere una via intessuta di polemiche tipiche del primo trentennio del secolo corrente.
Pertanto il realismo evangelico-protestante o radicalismo, con
la professione dell’adesione al
« Sola Scriptura » e con la responsabilizzazione dell’individuocredente, portatore di eticità
(prassi cristiana) distinta da
quella prodotta dal collettivismo politico, è una testimonianza continuata della confessione
di fede delle chiese evangeliche.
Queste non hanno ritirato i
loro remi in barca per coltivare
soltanto i loro orticelli, ma pongono le istanze fondamentali
derivanti dalla Riforma, nel fluire quotidiano del corso della
« storia », e plaudono alle attività delle CdB aventi una fisionomia peculiare nel crogiuolo del
Cristianesimo. G. Cirino
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3
20 novembre 1987
religione a scuola 3
DIRITTI CIVILI CONVEGNO NAZIONALE DEI COMITATI LAICI
Potestà dei genitori e impegno continuo
I ^l_l— : I ^ ^ o ^ I I
presenza a scuoia
problemi della scuola materna, degli insegnanti e del sequestro’ degli studenti a scuola
Le circolari ministeriali non abrogano i diritti dei genitori - E’ ancora
possibile assentarsi da scuola in corrispondenza dell’ora di religione
Può una circolare ministeriale limitare la potestà dei genitori rispetto alla presenza a scuola dei loro figli? Non occorre
essere giuristi o avvocati per capire che questo non è possibile. Lo stesso Ministro Galloni
nella sua circolare del 28 ottobre l‘)87, n. 316, ricordando
le sentenze 1273 e 1274 del Tar
del Le'io, che avevano stabilito
per gli alunni non awalentisi
dell’in.egnamento religioso o di
altra attività alternativa la possibilità « di allontanarsi dalla
scuola con conseguente riduzione, pei loro, del normale orario
scolastico » era stata sospesa in
questa parte dalle ordinanze 578
e 579 de! Consiglio di Stato, non
affronta la questione.
La potestà dei genitori (così
è chiamata la ’’patria potestà”
dopo l’entrata in vigore della
legge del 1975 sul nuovo diritto
di famiglia) è regolata dagli art.
147 c 315 e seguenti del Codice
civile.
Non c’è perciò dubbio sul fatto che i genitori possano giustificare le assenze dei propri figli dalla scuola, anche limitatamente all’ora in cui si svolgono
le attività alternative o lo studio individuale o la "assistenza”
in corrispondenza dell’ora di religione cattolica.
risdizionale. Presentiamo qui di
seguito lo schema di una lettera da inviare alPautorità scolastica.
Giorgio Gardiol
Questi articoli stabiliscono in
modo inequivoco i poteri-doveri
•dei genitori a protezione e tutela dei figli minori. L’art. 147 in
particolare impone l’obbligo ai
genitori di mantenere, istruire
ed educare i figli tenendo conto
deile capacità, inclinazioni naturali e delle aspirazioni di questi,
ma dà ampia libertà nelle scelte educative dei genitori che trovano come unico limite il rispetto deìla personalità del minore.
Perciò — pur nella confusione della normativa in vigore —
i genitori che abbiano esercitato il diritto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico ai sensi dell’art. 9 della legge 449/84 (« Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e le chiese rappresentate dalla Tavola valdese » pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale del 13
agosto 1984), possono scrivere
una lettera, al preside o ài direttore della scuola frequentata
dal figlio, in cui esprimono la
volontà che il figlio non sia
presente nella scuola, nell’ora in
corrispondenza delTinsegnamento
della religione cattolica previsto
per la classe in cui è inserito il
figlio. Il preside, o il direttore
— sulla base della normativa vigente — è tenuto a giustificare
l’assenza.
Una volta scelto l’indirizzo della scuola, i genitori possono in
coordinazione con l’autorità scolastica e con gli organi collegiali ad essa preposti, intervenire
a tutela delTeducazione del ragazzo.
Ciò non può dar luogo a discriminazioni di sorta, nè a valutazioni negative in sede di profitto finale.
Può darsi solo il caso che il
preside o il direttore pretendano tante dichiarazioni quante
sono le assenze dalla scuola, ma
nulla di più. Qualora il preside
o il direttore rifiutassero il permesso per l’assenza saremo di
fronte sicuramente di un ’’eccesso di potere” dell’autorità
scolastica e perciò un atto illegittimo e sindacabile in sede giu
Schemi di lettera
Gentile sig. preside/direttore
le confermiamo che nostro/a figlio/a, studente iscritto alla
classe... sezione... di questa scuola/istituto, entrerà/uscirà/si assenterà tutti i.... (giorno della
settimana) alle ore..., (in caso di
ora compresa tra Tinizio e la
fine dall’orario giornaliero scrivere nell’ora tra le... e le...) avvalendosi della legge n. 449 delril agosto 1984, art. 9, e non
intendiamo indicare alcuna alternativa all’insegnamento della religione cattolica.
Le ricordiamo che né le ordinanze del Consiglio di Stato n.
578 e n. 579 in data 28.8.198'7, né
l’interpretazione del Ministro
della Pubblica Istruzione nelle
circolari n. 284 del 18.9.1987 e n.
316 del 28.10.1987 contengono il
divieto di restituire la « potestà
dei genitori » a chi lo richiede,
né lo potrebbero per le leggi in
vigore.
Data.....
Firme di entrambi i genitori'
La lettera può essere inviata come
raccomandata con Avviso di ricevimento per essere certi del ricevimento
da parte dell'autorità scolastica.
‘ Sono consigliabili le firme di entrambi i genitori in quanto l'art. 316 del
cod. civ. prevede che la potestà dei
genitori sia esercitata compiutamente e
paritariamente dai genitori stessi, anche se — ed è evidente — si tratta
qui di un atto di ordinaria amministrazione che può essere esercitata disgiuntamente.
Si è svolto a Roma il 17 e 18
ottobre il II convegno e semi
nario di lavoro cui hanno partecipato, oltre al Comitato Nazionale Scuola e Costituzione e
ai rappresentanti di gruppi ed
enti laici romani, i delegati di
14 comitati per la laicità della
scuola operanti in varie regioni
italiane (Bari, Bologna, Lucca,
Genova, Padova, Pescara, Pisa,
Pordenone, Prosinone, Urbino,
Trieste, Torino, Mantova, Roma).
Sono stati individuati tre punti nodali ritenuti di preminente
importanza nell’attuale situazione; i problemi della scuola elementare, la questione degli insegnanti di religione, il funzionamento e la struttura organizzativa del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione; su ciascuno di
essi è stato costituito un gruppo di lavoro. Particolare rilievo
è stato pure dato al contenzioso
giuridico non solo in rapporto
alle conseguenze della sentenza
del TAR Lazio e alle eccezioni di
incostituzionalità sollevate in
merito all’art. 9 del Concordato
e della sua legge di attuazione,
ma soprattutto al fine di stimolare i comitati locali ad avvalersi della collaborazione di collegi di avvocati e ad avviare ove
necessario cause e ricorsi contro le numerose prevaricazioni
e discriminazioni spesso riscontrate nelle scuole.
Sulla scuola elementaxe, dove
più pesanti si presentano i problemi sia per la sua struttura e
la giovanissima età degli utenti
sia per resistenza di fatto di un
doppio canale dell’IRC, sono
stati evidenziati i seguenti punti: necessità di collocare l’insegnamento confessionale al di
fuori dell’orario curricolare rivendicando il pieno recupero
delle 24 ore settimanali di lezione per le normali materie e
attività di insegnamento; esclusione di qualsiasi pratica di culto in orario scolastico, che è
comunque illegale con particola
QUALCHE CONSIDERAZIONE
Dopo la sentenza del TAR
Pretendere di avere la certezza del diritto da una decisione
interlocutoria quale quella ’’sospensiva” della sentenza del TARLazio appariva in partenza un
pretesto per giustificare, da parte del ministro della Pubblica
Istruzione, l’impugnazione della
sentenza, impugnazione tra l’altro sollecitata dalla C.E.I., che
nori figurava neppure tra le parti in causa. In termini concreti
significava che tra la soluzione
prospettata dalla sentenza e la
situazione in atto nel decorso
anno scolastico era preferibile
nell’interesse della scuola, secondo la valutazione del ministro,
la prima, nonostante i non lievi
inconvenienti manifestatisi in
conseguenza del noto pasticciaccio determinato dall’intesa Falcucci-Poletti e delTapplicazione
datane con le successive circolari ministeriali.
La decisione del Consiglio di
Stato ha complicato le cose stabilendo che quanti non si avvalgono dell’IRC non sono obbligati a partecipare alle attività
alternative, dando così ingresso
alla terza possibilità, consistente nel non optare né per TIRC
né per altra attività in alternativa aH’insegnamento religioso.
Risulta così sancita la facoltatività dell’attività alternativa.
Per i non awalentisi delTIRC
che vogliano seguire tale terza
via, il Consiglio di Stato ha però stabilito l’obbligo della permanenza nell’ambito delle mura
scolastiche, quasi che con tale
permanenza coatta si realizzi il
principio della non discriminazione.
zionalità della stessa, come ribadita dal Consiglio di Stato,
non può concepirsi se non in
riferimento alla correlativa facoltatività deiriRC.
A questo punto alcune considerazioni si impongono; ovvie
secondo la logica comune e la
logica giuridica, e tuttavia contrastate. L’obbligo assunto dallo
Stato a livello concordatario di
continuare ad assicurare TIRC
nella scuola pubblica non rende
di per sé tale insegnamento obbligatorio. Lo era nel precedente ordinamento, salvo, a certe
condizioni, l’esonero o dispensa
che dir si voglia, cosi come obbligatorio è il servizio militare,
salvo deroghe di carattere generale o esoneri per quanti vengono a trovarsi in determinate previste situazioni individuali. Ma
una volta che aU’esonero venga
sostituito il diritto di non avvalersi (secondo la dizione delTart. 9 della legge n. 449/84) o
(secondo la legge n. 121/85) il
diritto di scegliere se avvalersi
o non avvalersi di detto insegnamento, TIRC non può configurarsi che come facoltativo, con
tutte le conseguenze che la sentenza 17 luglio 1987 del TARLazio ha tratto da tale constatazioné. La facoltatività dell’attività alternativa in luogo delTop
S'Oltanto aprioristiche prese di
posizione, talora espresse anche
in termini arroganti, consentono di sostenere il contrario,, ed
è segno di ben debole convinzione circa Tarricchimento spirituale e culturale attribuibile alTIRC la preoccupazione che esso rischi di essere respinto solo
per questioni di orario! L’offerta, a spese dello Stato e con tutte le più ampie garanzie in merito all’ortodossia ddl’insegnamento, di una così allettante
possibilità nella scuola dello Stato che è scuola di tutti, come
potrebbe mai essere rifiutata solo perché tale insegnamento assume — per il rispetto della libertà di coscienza — carattere
facoltativo?
eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non
avvalersene, non abbiano luogo
in occasione delTinsegnamento di
altre materie, né secondo orari
che abbiano per i detti alunni
effetti comunque discriminanti ».
A meno che non si intenda da
parte del Governo e di quanti
premono, con crescente baldanza, in tale direzione, voler cancellare di fatto la norma contenuta nelTart. 9 della legge n.
449 dell’ 11.8.1984, nella quale è
scritto che per dare reale efficacia all’attuazione del diritto di
non avvalersi delTIRC « l’ordinamento scolastico provvede a che
l’insegnamento religioso ed ogni
re riferimento alla normativa
della legge 449/1984 e va in ogni
caso denunciata; opportunità di
sviluppare tra le famiglie utenti una seria campagna ^ informazione sui compiti civili del NO
nei oonfrfonti delTI.R.C. e delle
attività alternative o integrative, anche con eventuali forme
di obiezioni di coscienza.
E’ pure importante assicurarsi che il fascicolo riguardante
TI.R.C. non faccia parte integrante dei testi scolastici e venga
quindi venduto a parte soltanto
per chi ha scelto di avvalersi
delTinsegnamento confessionale.
Sui docenti di religione cattolica, rilevata la loro condizione
al tempo stesso anomala e di
privilegiò derivante dal Oonccrdato del 1929 e dalla legge del
1930 e ulteriormente acccentuata
daU’attuale regime concordatario, che ha tra l’altro tolto ai
capi d’istituto qualsiasi possibilità di scelta aumentando invece la decisionalità arbitraria degli uffici diccesiani, si è sottolineato come punto nodale l’assoluta necessità che venga rifiutata sia in sede sindacale che
politica qualsiasi ipotesi di una
loro immissione nei ruoli dello
Stato e di istituzione per loro
di un ruolo speciale.
Tale ferma posizione è pienamente motivata non solo dal carattere aggiuntivo e facoltativo
del loro insegiiamento, ma dalla
stessa anomalia del loro status
già ricordata. Si richiede inoltre
che venga ridata ai capi d'istituto
e agli organi collegiali piena
competenza sugli orari e sulle
assegnazioni di posto anche per
TIRC finché rimanga l’attuale
discussa e discutibile situazione
e che nei consigli di classe come nei consigli di gestione della
scuola si eviti con cura che i
docenti di religione abbiano responsabilità che li portino a decidere su questioni riguardanti
l’intera vita scolastica.
Sull’organizzazione del Comitato si è unanimemente data la
indicazione di istituire o rafforzare i coordinamenti regionali;
di incrementare al centro come alla periferia i rapporti di
stimolo e di chiarimento con
parlamentari, forze politiche,
sindacali (soprattutto la CGIL)
di tenere quattro incontri nazionali all’anno.
Il Comitato Nazionale curerà
Dove è chiaro per chiunque
sappia e voglia leggere la norma in buona fede che il rischio
di discriminazione si configura
— e la cosa risponde alla logica
della situazione, già agevolmente
prevedibile a'ITepoca della legge,
di una massiccia maggioranza
delle scelte per Tavvalersi —
proprio in riferimento ai non
awalentisi. E’ soltanto attraverso una operazione, che non si
sa se definire di alta diplomazia
o di squallida furberia, ma certo spregiatrice della lettera e
dello spirito della legge, che
si tenta ora di far apparire come discriminati e degni di
commiserazione gli awalentisi, i
quali in realtà non hanno alcun
problema, e, di rincalzo, i poveri insegnanti di religione pagati coi soldi anche dei non avvalentisi ed ai quali si stanno
aprendo le porte della docenza
senza alcuna di quelle garanzie
che per gli altri lo Stato pretende — e. giustamente — per
accedere all’insegnamento.
Aldo Ribet
l’invio regolare di informazioni
e documenti di lavoro, mentre
i comitati locali sono invitati
a mantenere contatti tra di loro ed a inviare ogni due mesi al
centro relazioni sul lavoro svolto.
In conclusione, tra gli altri
punti discussi, si è ribadita Topposizione alla permanenza delTIRC nella scuola materna e
all’eventuale emanazione di un
decreto ministeriale che tentasse
di istituzionalizzare le attività
alternative ai vari livelli scolastici. Sussistono inoltre le condizioni per rivendicare da parte
degli studenti e dei genitori non
awalentisi il diritto a non essere sequestrati a scuola essendo sempre più da generalizzare
il rifiuto sia delTIRC sia delle
attività alternative e la richiesta
agli organi scolastici competenti, in base al disposto della legge
449/1984, di collocare l’insegnamento religioso confessionale
alla {irima e all’ultima ora dell’orario scolastico.
E’ stato infine sottolineato che
il problema della laicità della
scuola può essere affrontato e
risolto alla radice solo nel quadro di una effettiva laicità dello Stato.
Si prospetta dunque, come
questione di fondo, il superamento del regime concordatario. .
Lucetta Jarach
Carlo Ottino
4
4 fede e cultura
20 novembre 1987
CONVEGNO DI STUDI
Bernardo Ochino e la
vita religiosa del '500
In occasione del quinto centenario della nascita di Bernardino Ochino (1487-1564) il comune di Siena, con la collaborazione degli Amici della Biblioteca
"Piero Guicciardini", ha organizzato un convegno di studi sul
terna: « B. Ochino e la vita religiosa del '500 », che si è svolto
il 23 ottobre nella bella sala di
palazzo Patrizi, sede dell’antica
Accademia degl’Intronati.
La giornata di studio, secondo i promotori, aveva lo scopo
di far conoscere alla cittadinan
za senese una personalità della
cultura italiiina e della Riforma
europea pressoché sconosciuta
al di fuori dei non pochi studiosi italiani e stranieri, che l’hanno studiata anche di recente.
Fra gli ultimi lavori è da segnalare l’edizione dei "Dialoghi sette", curata da Ugo Rozzo per
la Claudiana.
In questo senso il successo
della giornata di studio è stato
lusinghiero. Numeroso il pubblico, che ha apprezzato la chiarezza e la concisione delle relazioni.
Presieduto da Giorgio Spini, il
conve^o si è aperto con le relazioni introduttive di Attilio
Agnoletto (Lutero e la crisi religiosa europea del Cinquecento),
molto vivace e originale, e di
Salvatore Caponetto (B. Ochino
e le origini del movimento della Riforma in Italia), il quale
ha legato la personalità del cappuccino, passato alla Riforma
nel ’42, alla costituzione di gruppi e di conventicole, che intendevano essere ima chiesa alternativa alla chiesa di Roma. La
mattinata si è chiusa con la lucida messa a punto di Mario
Ascheri sulla situazione politica
senese nel 1543, al tempo delle
lettere dell’esule alla balia di
Siena, per chiarire i motivi dottrinali della fuga.
DIBATTITO ALL’UNIONE CULTURALE
Santi a Torino
Nella carità risiede l’unione con Cristo - Lo Spirito e l’incarnazione - Don Bosco e la « catena storica » dei santi sociali in Piemonte
L’Unione culturale Franco Antonicelli ha promosso un dibattito il 10 novembre sul tema:
"Santi a Torino - Vita sociale,
religione, carità e politica nell’età del decollo industriale”. Il
dibattito era organizzato in occasione della pubblicazione dei
libri: Domande sulla santità di
Sergio Quinzio (Edizioni Gruppo
Abele) e Don Bosco rivelato di
Michele Straniero (Edizioni Camunia); oltre ai succitati autori, sono intervenuti il gesuita padre Alberto Bassan e il professor Francesco Traniello; presiedeva Maria Grazia Sestero. L’occasione: il futuro centenario, nel
’88, della morte di Don Bosco.
Effettivamente, la serata ha
sottolineato più le "domande”
dalle singole angolature specialistiche, che tentato le risposte,
e il quadro d’insieme, del goloso sottotitolo preposto, spesso
sollecitato dagli interventi di Maria Grazia Sestero, non si è riuscito a comporre.
Padre Bassan, che è anche psicoterapeuta, ha presentato la figura del santo intrecciando la
definizione dell’ortodossia cattolica ad analisi di stampo psicologico: il santo è il capolavoro
della vita divina attraverso l’opera dello Spirito Santo, tanto
più quanto l’uomo è malato, anche a livello psichico, poiché
santità è non perfezione, ma tensione verso la perfezione, e ciò
non a causa del Superiore per
la gratificazione del proprio narcisismo, ma per una spiccata
unione con Cristo che consiste
nella carità. La santità non è
quindi perfezione, eroismo, gagliardia: lo Spirito Santo, anzi
« sembra che si diverta ad esercitarsi su soggetti che non avreb
bero doti », e qui « interviene
la logica dell’Incarnazione »; e i
santi, anzi, sembrano aver percorso una sorta di "psicanalisi
ante-litteram", si sono spesso
"trovati impotenti”. Don Bosco,
la cui personalità è piena di problemi e difetti, « è santo perché
ha dato la sua vita per gli altri ».
Sergio Quinzio ha riproposto
le "domande” che titolano il suo
libro, che percorre le vite dei
tre "santi sociali" torinesi Cafasso, don Bosco e Cottolengo, imbattendosi in aspetti che ha trovato "inquietanti”. Cosi la visione estremamente conservatrice
della società e dei rapporti tra le
classi, passa dall’accettazione di
una stretta alleanza tra trono e
altare (« mentre il cattolicesimo
contemporaneo aveva Manzoni,
Rosmini, Gioberti »), che partiva
da una concezione teologica comune, quella che la vita terrena vaie poco o nulla (ma « proprio ì^r questo don Bosco, ad
esempio, passava le notti ad aggiustare le scarpe o i vestiti dei
suoi ragazzi ») alla conseguente svalutazione del corpo e di
ogni aspetto della vita istintiva,
in particolare della sessualità,
che diventa la colpa originale,
un peccato, un incubo, una ossessione.
Un tentativo di percorso storico-critico sui concetto di santità è stato delineato nella prima parte del suo intervento da
Michele Straniero: all’inizio (e
per i protestanti) il santo non
è che il cristiano, il credente,
poi sono i martiri, poi coloro
che la comunità può presumere
che siano nella gloria, e successivamente nei secoli viene canonizzato il concetto di .santità.
Straniero si è soffermato quindi
sulla personalità di don Bosco,
piena di ossessioni, di scarti, di
posizioni "insensate” citando episodi della sua autobiografia.
Partendo da queste considerazioni, il professor Giuseppe Traniello ha notato come la "catena
dei santi sociali piemontesi” sia
una catena storica che è stata
costruita con una certa funzione di indicazione di un modello;
ciò non implica tanto un giudizio sulle qualità dei singoli uomini, ma sposta Tangolatura di
interesse: in relazione alla storia della cultura popolare don
Bosco ha significato molto. Ed
è stato anche importante, ad
esempio, nella sua intuizione del
nuovo spazio dei mezzi di comunicazione di massa (cosa che i
liberali del tempo gli contestavano aspramente); la sua canonizzazione, poi, è avvenuta in
piena epoca fascista, attraverso
una serie di celebrazioni che investivano la città di Torino e
implicavano in prima istanza la
FIAT. Eppure, osserva ancora
Michele Straniero, in realtà « don
Bosco fu rifiutato da Torino, e
non solo dai liberali del tempo,
ma anche dall’arcivescovo Gastaldi, di cui il santo diceva che
gli aveva rovinato la vita ».
E come si comporterà, viene
da pensare, Torino adesso di
fronte a questo centenario? Sarà in grado di confrontarsi nel
pluralismo delle voci e delle culture in un discorso storico-critico, o farà una grande abbuffata di demagogia da strapaese e
di "panem et circenses” da straparrocchia come da un po’ —
ahinoi — ci è dato di vedere?
Piera Egidi
SONDRIO
Fede e Scienza
Cosmo e creazione - Lasciare i vecchi concordismi per trovare un nuovo ruolo per la scienza
Nel pomeriggio Andrea Del
Col ha illustrato con competenza
l’influenza ochiniana sul movimento protestante nel Veneto.
Valerio Marchetti ha presentato
una chiave di lettura strutturale
di due difficili dialoghi ochiniani ed Emidio Campi ha offerto
una bella e concisa relazione sul
trattato sulla Cena del Signore
chiarendone la matrice zwingliana, ma anche una certa indifferenza del riformatore a dare valore oggettivo ai sacramenti.
Ha concluso Philip McNear, venuto da Londra, con una brillante disamina della « Tragedia
sulTingiusth usurpato primato
del vescovo di Roma », stampato in inglese nel 1549, che ha
influito sul « Paradiso perduto »
di Milton. Non privi di interesse anche le comunicazioni di
Gian Luigi Betti e Claudio Madama.
E’ merito della politica culturale del sindaco di Siena e della collaborazione degli Amici della Biblioteca "Piero Guicciardini”, che ha avuto in Emidio Campi e Loretta Giorgi due ottimi
organizzatori, se a Siena, dopo
secoli di oblio, si è riaperto il
discorso sul riformatore italiano, che fu in tempi di ferro un
coerente propugnatore della libertà di coscienza.
Salvatore Caponetto
Il Centro Evangelico di Cultura di via Malta ha iniziato il
suo 14“ anno di attività con una
conferenza di Alfredo Berlendis,
pastore valdese a Venezia, sul
rapporto "Fede e Scienza” che
il rapido mutare delle nostre conoscenze sull’uomo, sul mondo
e sull’universo, sottopone a continue verifiche.
Il "mito” della creazione biblica, ha detto Berlendis, è stato mille volte riletto nella prospettiva della nuova scienza; il
segreto delTorigine della vita e
delTuomo è ancora celato, ma
si comincia a sapere come manipolare gli elementi germinali
deila vita, non solo per riprodurre gli animali ma anche per "fotocopiarli” (clonazione), e ciò
può essere applicato anche alla
specie umana. Il cosmo aveva,
sino ad una manciata d’anni or
sono, qualche millenio. Il nuovo secolo ci ha insegnato a fare
meglio i calcoli e oggi si contano 15 miliardi di anni: Einstein
ha definito in modo nuovo i
concetti di spazio-tempo-materia e, mentre l’età della terra è
stata misurata in 4,5 miliardi di
anni, ci si chiede che fine farà
l’universo, se mai ne avrà una: diverrà un cimitero di galassie
spente?
E’ il momento del disincantamento davanti alla scienza, ha
continuato il relatore, ma è anche il tempo dello sfratto di tutte le divinità. A Dio si sono da
te troppe dimore; là ove la domanda non trovava risposta, là
era Dio. « Non so se oggi sia più
facile o difficile credere, certamente è diverso ». Decorre abbandonare le antiche identificazioni di Dio, accogliere che sia
esiliato da dimore improprie, farlo uscire definitivamente dalle
zone oscure, dai limiti del sapere ove è sembrato comodo e
fruttuoso costruirgli un sicuro,
inattaccabile, estremo rifugio.
Dobbiamo incamminarci sulla
strada della purificazione della
fede, deH’abbandono dei vecchi
concordismi tra fede e scienza,
con una attenta e prudente analisi dei nuovi concordismi La
scienza, il cui ruolo va rimeditato, può aiutarci. Il trague rdo,
cui il credente deve tendere, è
la fondazione d’una fede sradicata dagli ingenui fideismi c in
ascolto del sapere odierno. Perciò, i catechismi vanno riscritti, il "dogma” del Dio-Creacore
va ripensato e ridetto, il nostro
modo di leggere la Bibbia e la
nostra teologia devono fare i
conti con le nuove domande che
la scienza pone alla fede.
A noi, credenti alle soglie del
3“ millenio, — ha concluso Berlendis — spetta il compito di vivere, e dire, una fede all altezza delle interrogazioni e delie risposte della scienza, che si sta
facendo levatrice della nuova
umanità.
D. L. R.
INTERVENTO
La scultura del Battistero
di Parma e.... il Valdismo
Influenze valdesi: Antelami e i Poveri lombardi
Le cose scritte dal past. Giovanni Scud'eri a sostegno delle
ipotesi della signora Guasti Gardiol (n. 40 del 30.10.87) sono
interessanti, ma mi domando
perché non ha ricordato gli interventi fatti a Torre Pellice
sul merito della questione dai
proff. Dal Pino e Gönnet, proprio al termine delTapplaudita
relazione. La relatrice non ha lavorato « al buio ». Dovendo documentarsi al meglio sul Liber
antiheresis di Durando de Osca,
si è rivolta agli specialisti, in
particolare al collega Kurt-Viootr Selge di Berlino, editore
dell’opera. E’ tutta questione di
date, e anche di... terminologia.
Già, perché a quell’epoca (siamo
sul finire del secolo XII) è improprio parlare dì valdismo.
C’erano sì i Poveri di Lione, e
sotto questo nome sono condannati la prima volta a Verona
nel 1184. Saranno i polemisti
successivi (Bernardo di Fontcaude. Alano da Lilla, ecc.) a
nominarli « valdesi ». D’altra
parte le sculture delTAntelami
sarebbero databili del 1196, ma
in quell’ultimo decennio del secolo il Liber 'antiheresis era ancora in gestazione. Di esso si
sono rintracciati solo due manoscritti (Madrid n. 1114 e Parigi n.
13446). Le domande qui si affollano: come e per quali vie quell’opera sarebbe giunta a conoscenza dello scultore? Quando la
compose, il suo autore era ancora « valdese »: capo indiscusso di quel gruppo che rappresentava il fior flore dei discepoli di Valdesio di Lione emigrati
in Linguadoca dopo le condanne
di Lione e di Verona, egli non
si sognava nemmeno di rompere l’unità della Chiesa, soddisfatto solo di essere fedele al mandato ricevuto direttamente da
Dio sull’esempio del suo maestro: di fatto, nel prologo al suo
Liber antiheresis. Durando ad un
certo punto esclama: « Vedendo
l’attività dei prelati ispirata da
cupidigia, simonia, orgoglio, avidità, vanagloria, concupiscenza, concubinaggio e altri crimini, e constatando la loro negligenza dei divini misteri, il Figlio
del sommo Padre ha eletto te,
signor Valdesio, ha delegato te
nel dibattitto apostolico per
supplire, tu e i tuoi compagni,
alla carenza del clero e combat
tere Terrore ». Dunque, sì, una
vocazione ricevuta direttamente dal Signore, per supplire al
la carenza del clero e per com
battere Terrore, che per Durando è essenzialmente quello dei
Catari. Se di teologia « ereticale » si può parlare in quegli an
ni, è quella catara, non la vai
dese, ancora fondatamente or
todossa, come dimostra la « pro
fessione di fede » di Valdesio
che Durando premise come in
troduzione al suo Liber antihe
resis. Forse, se si vuol parlare
comunque di influenze valdes
sull’arte delTAntelami, bisogne
rebbe ricercarle piuttosto nella
propaganda assai più attiva e
radicale dei Poveri di Lombardia che non nell’opera di difesa delTortodossia cattolica fatta in Linguadoca da Durando e
dai suoi compagni.
Giovanni Gönnet
5
m
20 novembre 1987
fede e cultura 5
CORSO DI FORMAZIONE PER DIACONI
ESERCITO DELLA SALVEZZA
Essere con chi soffre Testimoni che
Un momento di discussione al corso per diaconi; da sin.: C. Pasquet, E. Campi, D. Garrone, F. Taglierò.
I diversi significati della diaconia - La condivisione della sofferenza
e la liberazione - Riflettere insieme sul senso di essere chiesa
Dal 30/10 al 5/11 si è tenuto a
Casa Cares (Reggello - FI) il Corso di formazione per diaconi ed
« aspiranti » diaconi. Questo è il
secondo anno di un corso che
sta ottenendo i più ampi consensi. La frequenza è raddoppiata e l’assemblea dei partecipanti
ha approvato, in linea di massima, l’organizzazione e l’articolazione del corso anche per il prossimo anno. Si è pensato di tenere il più possibile fissi i periodi
dal 13 al 16 marzo il primo corso
e dall’11 al 16 novembre il secondo. Le prime due giornate
sono state dedicate all’animazione, conduttore Yann Redalyé, tecnica che è servita sia alla conoscenza reciproca dei partecipanti
sia alla evidenziazione di cosa significa « diaconia » per ognuno.
La tecnica dell’animazione, pur
nell’am’Dito dei suoi limiti specifici, è risultata molto importante
per stimolare una discussione
collettiva, in cui fosse possibile
inserire proficuamente il contributo di tutti. La seconda parte
deU’incontro è stata dedicata alla
storia della Riforma in Italia.
L’erudita lezione del prof. Caponetto e la vivace ed appassionata
espo.si/.ione del past. Campi hanno inquadrato l’inizio e lo sviluppo della Riforma in Italia sino al
1550 ca. Essa risulta essere stata
molto più ampia, e radicata in
ogni strato sociale, di quanto la
storiografia ufficiale si sia resa
conto (a parte la lodevole eccezione di D. Cantimori). Il lavoro
da fare in questo campo è ancora
molto ma la ricerca avviata da
pochi pionieri (Campi ha ricordato E. Comba e lo stesso Caponetto) si va poco a poco estendendo. Lo studio biblico su Amos
è stato coordinato dal past. Claudio Pasquet e dal prof. Daniele
Garrone. Si è mantenuta la tecnica della divisione in sottogruppi e della discussione assembleare, precedute da un’ampia introduzione ad Amos. Dividere il testo, leggerlo e analizzare le sezioni nei vari gruppi, riportare il
tutto in assemblea dove il testo
viene rivisto nel suo insieme,
sembra essere una tecnica utile
ad evitare la pesantezza dello
studio biblico classico dove solo
il pastore parla e gli altri ascoltano. In secondo luogo corregge
uno dei rischi della lettura esclusivamente individuale, cioè di
una lettura squilibrata del testo
biblico e di una attualizzazione
troppo personale, caricata eccessivamente del punto di vista di
chi legge. Nei dibattiti assembleari mi sembra sia emersa la
necessità di vedere la diaconia in
termini dialettici liberazione/condivisione rispetto alla sofferenza.
Una chiesa cristiana non può esistere senza la diaconia, « pesante » o « leggera »; essa è il servizio per eccellenza e non può essere vissuta in modo paternalistico (io ti libero), nel servizio
deve essere presente la coscienza di avere ricevuto molto ma di
continuare a ricevere molto. Se
mi è lecito parafrasare un grande teologo riformato, George Casalis, la logica che muove chiunque esercita un ministero di servizio dovrebbe essere secondo lo
slogan « Come, con e per gli altri ». Altro prolslema che si è evidenziato nei dibattiti assembleari è l’effettivo disagio, sentito
soprattutto da quanti sono impegnati nelle nostre opere, creato
dallo scollamento che si è andato determinando tra chiesa nel
suo insieme e opere stesse.
E il problema non sta, evidentemente, solo nel fatto che le strutture sono invecchiate, rispondendo ad esigenze di servizio e testimonianza tipiche della società in
cui si trovarono a vivere i giostri
nonni. La carenza fondamentale
sembra essere nella difficoltà di
una riflessione collettiva del nostro essere chiesa oggi, in un
mondo che cambia sempre più
velocemente e crea nuova sofferenza e nuova emarginazione
accanto a quella di tipo « tradizionale »; questa mancanza si riflette nel senso di solitudine, di
demotdvazione da parte dei diaconi. Se è vero che manca anche
una cura pastorale specifica per
le sorelle e i fratelli impegnati
in questo ministero, è anche vero
che questa non può essere disgiunta da una predicazione e da
una riflessione che coinvolga anche la chiesa nel suo insieme. Se
la chiesa è il corpo di Cristo, la
sofferenza di una sua parte non
può che essere assunta che come
segnale di una sofferenza del tutto. Mi sembra di poter concludere che senza alcun dubbio il compito che sta davanti alle nostre
comunità non è semplice, ma se
sapremo metterci nelle mani del
Signore la via giusta ci verrà indicata.
Valeria Fusettì
FIRENZE
Giorgio La Pira
ADISTA
Agenzia informazioni Stampa
Notizie quotidiane
e documentazione
dal e sul mondo cattolico
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osservatorio esistente
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per quanti sono interessati
a seguire l’attività
del mondo religioso’’
Enzo Forcella
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Tel. 06(6568692
Da Piazza S. Marco a via Micheli, la strada non è più intestata a Lamarmora, ma a Giorgio La Pira: il cambiamento è
notevole: da un generale ad un
uomo di pace. Il La Pira è stato
commemorato nel Palazzo Vecchio il 5 novembre con una
partecipazione di almeno 2.000
persone: un’affluenza che impressiona chi conosce la partecipazione a ricordi storici a Milano e Torino, perché è segno
di un affetto che non muore, ma
cresce di anno in anno nel segno di una riconoscenza per l’opera pacifica, serena, costante di
un fautore di collaborazione
fra i popoli e le città, in vista di
un’Europa nuova e non ancora
nata.
La commemorazione era affidata a Don Dossetti, suo discepolo favorevole ad una testimonianza cristiana nel mondo politico, senza vivere la sua esperienza nella linea della conquista del potere della Democrazia Cristiana. Egli ha tracciato
il profilo della sua interiorità,
nel confronto con la sua lettura delle parabole e dell’Apocalisse. Il fascicolo preparato
dalla « Fondazione La Pira » riprendeva alcuni brani dai discorsi di La Pira rivolti all’Europa: « Questo Palazzo della Signoria e questo Salone dei Gin
recano
la “buona notizia”
quecento — il salone del Savonarola — è stato testimone di
vicende storiche di estrema complessità e di dimensioni mondiali: esso non prova meraviglie
di nulla: ha visto entro le sue
mura Oriente ed Occidente rappacificati: sa che la guerra e la
divisone non seno la vita d.egli
uomini: sa che la pace e la fraternità sono, invece, inseparabilmente sollecitazione di Dio ed
attesa dell’uomo ».
Anni or sono La Pira, nel giorno anniversario della morte del
Savonarola, invitò il popolo di
Firenze a fare espiazione del
rogo savcnaroliano e a meditare sulla « riforma della chiesa ». A prescindere dalla diversità dei significati e dai processi di beatificazione da parte romana, sarebbe miopia da parte
nostra non dare atto alla predicazione lapiriana di sensibilità
alla problematica dell’umanità
odierna. Le fiaccole degli astanti,
gettate sulla lapide in piazza
della Signoria in segno di ricordo persistente, non potevano non ricordarci la commemorazione della « fiorita » del 23
maggio, composta di rose di
maggio e celebrata per anni dagli Evangelici fiorentini, e dai
loro amici, in quella piazza.
C. G.
Ho letto con interesse il volume « Cristiani in divisa » di David Armistead pubblicato dalla
Claudiana in occasione del centenario della venuta dei Salutisti in
Italia. Si leggono nomi di credenti che hano dato coraggiosa testimonianza della loro fede in situazioni difficili; li ricordo per i rapporti avuti con le mie chiese e
per i benefici spirituali ricevuti.
Tra quei nomi ricordo Maria
Scavia Revel che lasciò in me
fanciullo una viva impressione
mentre faceva visita a mia madre a San Germano; di lei è ricordato l’impegno straordinario
con Bianche Peyron per il ricupero delle prostitute nei bassifondi di Milano. Ricordo pure
Michele Figliola, tamburino della banda salutista di Faeto e pioniere dell’opera in iPuglia; particolarmente ricordo le figlie Antonia e Prospina condannate all’internamento, nonostante fossero minorenni, a motivo dello zelo
propagandistico delTEvangelo. La
Maggiore Antonina Figliola visitò molte volte le comumtà di Pomaretto e Genova recando le notizie dell’opera salutista in occasioni delle varie calamità naturali; la Maggiore ci ricordava
che ogni sera i sinistrati ricevevano grande conforto dalle riunioni con canti, musica, messaggi e clima di preghiera seguite
spesso da conversioni. Il Salutismo ha sempre svolto una duplice missione: umanitaria e spirituale nella linea del comportamento di Cristo che annunziava
il perdqno e guariva il corpo malato (vedi Marco 2). Questa linea
non dev’essere mai trascurata
dai vari responsabili delle nostre
opere per non essere infedeli al
messaggio delTEvangelo.
Per restare in terra di Puglia
ricordo la Maggiore Francesca
Riccio, di Ariano Irpino, incontrata ai convegni di « Tre Fontane »
all’Ascensione; anche lei fu perseguitata e confinata in casa sua
senza possibilità di comunicare
con la comunità; il divieto fu da
lei sempre violato tanto da esclamare, al termine del conflitto:
« tre anni di costrizioni ma tre
anni di vittoria »; anche lei fu
ospite delle comunità di Rorà e
Pomaretto. Nel volume è ricordato il fratello Arghittu, che accompagnò per primo gli Zigani a
Pomaretto allietandoci con la sua
inseparabile concertina; il Maggiore Lovato è ricordato per la
commovente testimonianza della
sua conversione; a Pomaretto
venne pure il Maggiore Leone
Calzi con i suoi tre figli trombettieri, che attirarono la folla dei
bambini e dei giovani. Uno di loro. Paolo, dirige una corale evangelica a Torino. I valdesi non
amavano molto i biblici strumenti musicali, specialmente il
tamburello, ma i giovani invece
accorrevano alle adunanze salutiste, s'pecie all’inizio delTopera
alle valli valdesi. Proprio in quel
tempo, in occasione di un’assemblea piuttosto animata, un membro del gruppo dei « risvegliati »
dichiarò: « Siamo convinti che il
miglior modo per attrarre i giovani alle adunanze ed al Salvatore è di mostrarsi gioiosi ed entusiasti, facendo ogni cosa sotto
la guida dello Spirito »; un altro
aggiunse: « Dobbiamo mostrare
ai giovani la gioia del servizio
per il Signore ». Indubbiamente
gli strumenti musicali, avversati
anche oggi da certi gruppi delle
chiese, concorrono a creare un
clima festoso e non funereo.
Nella lista degli ufficiali salutisti che portarono una prezio
sa testimonianza alle mie chiese
ricordo ancora il Maggiore Antonio Congo, molte volte in visita
alla Scuola Latina, al Convitto e
alle famiglie, oltre alle riunioni e
culti domenicali a Pomaretto; ho
assistito alla sua fatica in via degli Apuli a Roma a beneficio dei
più miseri, dove ho pure conosciuto il Maggiore Carmine Leopardo.
Ricordo infine la Colonnella Irene Peyron quando venne in visita
a Rorà nel tempo della villeggiatura evangelica; la folla che gremiva il tempio fu profondamente
impressionata dalla conferenza
che metteva in luce l’opera salutista in Francia con particolare
riferimento all’azione del padre
che ottenne la chiusura del famigerato « bagno » dell’isola del
diavolo, dove languivano i prigionieri in condizioni disumane.
Ho ricordato la testimonianza
di alcuni ufficiali salutisti e vari
aspetti della missione, perché
siano di incoraggiamento per una
maggiore conoscenza e arricchimento spirituale reciproci. Per
gli uni può essere un maggiore
approfondimento teologico e per
altri uno stimolo alla lettura della Parola, alla preghiera spontanea, alle testimonianze così rare
nei nostri ambienti, al canto accompagnato da strumenti musicali, in modo da rendere i nostri
culti più gioiosi per tutti e particolarmente per gli estranei.
Gli uni e gli altri siamo impegnati a portare al mondo che
muore il messaggio espresso nell’inno del fondatore delTEsercito
della Salvezza, W. Booth, che inizia con questa strofa: « Salvezza
infinita qual fiume senza riva, tu
lavi e guarisci dovunque il flutto
arriva; nel mondo che muore a
te mi valgo ognora. Deh! vieni e
m'inonda, purifica il mio cuore ».
Gustavo Bouchard
INCONTRI
Amicizia
Ebraico
Cristiana
TORINO — Il 28 ottobre sono iniziati gli incontri promossi dall’« Amicizia Ebraico Cristiana » dì Torino che sono ospitati di volta in volta dalla Comunità israelitica, dalla Chiesa
valdese e dal Seminario teologico cattolico. Il prime incontro
ha avuto per tema: « Lettura
ebraica e cristiana di Genesi 1
e 2 » a cura del rabbino R. Colombo e del prof. F. Perrenchio,
del seminario cattolico. I prossimi incontri avranno i temi seguenti: « L’attesa messianica
nell’ebraismo oggi », a cura del
rabbino S. Serra; « Lettura ebraica e cristiana di Isaia 53 », a
cura del rabbino R. Colombo e
del past. D. Tomasetto.
Ulteriori informazioni sono
disponibili presso la segreteria
della Chiesa Valdese, via Pio
V, 15, tei. 6692838, o presso la
Comunità Israelitica, via Pio
V, 12, Torino.
6
5v \ "
prospettive bibliche
20 novembre 1987
SS .
Ir.i"
m-:
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA BANDIERA
Abbiamo sempre istintivamente
bisogno di ideali e di modelli, di "vedette” e di "stelle": se le chiamiamo
così, non è, forse, perché vi troviamo
punti di orientamento e di riferimento? Abbiamo bisogno di leader, da
issare sugli scudi, sulle spalle, o su
striscioni, cartelli e manifesti, o più
puerilmente da inalberare effigiati
sulle nostre magliette.
Anche Israele aveva
le sue star?
E nella chiesa primitiva?
Di recente ricorreva il ventesimo anniversario delFuccisione del Che
Guevara, questo imito di tutta una generazione giovanile, quel vo'lto incorniciato da una chioma fluente e da una barba altrettanto copiosa
ohe ha incantato e ossessionato da innumerevoli manifesti, cartelli, striscioni, magliette. Passato recente — e pur già così lontano. In una nota,
non priva di stima, di Enzo Biagi si poteva leggere: « I cartelli, durante
le sfilate, dicevano: ”11 Che è vivo”. Ma non è vero: esiste ancora nel ricordo dei vecchi ragazzi del Sessantotto. 1 giovani, oggi, non ne sanno
nulla. Sparito: come Ho Chi Minh, il saggio rivoluzionario, o come Giap,
il generale invincibile. Se ne vanno gli dei, e sì ridimensionano i miti. Bisogna inventarne di nuovi, anche per conciliare in qualche modo le contraddizioni che segnano la nostra vita... 11 Che, lo zio Ho, anche Mao,
l’invitto, sono spariti dai poster e i giovani chiedono: ’’Chi erano?”.
Anche la storia si cancella in fretta... ».
Aveva anche Israele queste tendenze e tentazioni? Con tutta probabilità, sì. Possiamo immaginare il tripudio attorno a Sansone, a Saul, a Davide. Realtà, e miti. Ma quel che è
certo è che, nelle testimonianze bibliche, i leader, le "stelle”, le "vedette” di Israele, neanche quelli della
Resistenza e del Risorgimento, della
Unità nazionale e della "grandeur”
d’Israele, non sono mai issati come
manifesti, sventolati come bandiere,
come punti di riferimento. Se mai, si
vede lucidamente che il "favore popolare" monta facilmente la testa,
dà il sogno e il senso del potere, svia,
fa dimenticare che si ha il potere da
Dio, dopo Dio, responsabili verso di
lui. I testimoni biblici annotano duramente quasi puntigliosamente,
queste deformazioni: non certo per
la malignità invidiosa e guardona
dell’umile, del suddito che si compiace di veder nella polvere, o comunque ben infangato, il potente; ma
perché Santo e Giusto è uno solo,
Dio.
a cura di GINO CONTE
formati, dal rischio e dalla tentazione di fare ad es. dei Riformatori,
quelli maggiori, del XVI secolo, e
quelli minori che via via sono apparsi e riappaiono, da Vadesio e Francesco a Bonhoeffer e Luther King,
delle "stelle”. Sono dei testimoni. In
un testimone, ciò che conta veramente non è la sua persona, con i suoi
"valori" accanto agli inevitabili e pesanti disvalori, bensì il contenuto
della sua testimonianza, la Persona
di cui è testimone: Dio, e il suo Cristo. Gesù.
Il grande
testo messianico
Davvero, non c’è figura biblica,
nemmeno la più grande, che si erga
dalle pagine delle Scritture come un
mito. Per questo, almeno nelle testimonianze bibliche, non c’è neppure
la delusione, la disillusione; la tristezza, sì: si pensi solo al dolore di
Samuele per la reiezione di Saul! Di
per sé, l’uomo, anche il maggiore, anche il credente, non può essere "stella”, mito, bandiera. Anche 1’« uomo
di Dio » (Mosé, Davide!) è « carne »;
riferirsi a lui, fidarsi di lui è come
appoggiarsi a una fragile canna che
si spezza e non solo ti fa cadere, ma
anche ti trafigge scheggiandosi.
Stesso quadro nel Nuovo Testamento: quale dei discepoli, quale degli apostoli è levato in palma di mano, presentato come leader adamantino, mito travolgente? Non uno. Solo assai più tardi la chiesa cristiana,
ormai imbastardita, ha lanciato il
culto dei martiri, anticamera di quello dei santi. Del tutto fuori — così
presto! — della linea biblica.
Dobbiamo guardarci, anche noi ri
ha TILC traduce il grande testo
messianico riportato in alto: « Quel
giorno tutti i popoli del mondo guarderanno al discendente di lesse come
a una stella ».
A Isaia l’immagine del vessillo doveva piacere, la usa spesso (5: 26;
11: 10.11; 13: 2; 18: 3; 31: 9). Profeta cittadino, abituato alla vita della
capitale, della Corte, del Tempio con
tutte le sue cerimonie solenni e fastose, era abituato a veder garrire
nel vento vessilli? In ogni caso, il
"giorno di Dio”, il giorno dell’intervento dell’Eterno, gli appare come
un grandioso alzabandiera; il giorno
della grande pacificazione universale
— fin cosmica — si farà attorno a un
discendente di Davide, inviato e rappresentante di Dio. Sion, l’Unto dell’Eterno, il Messia, caput mundi.
C’è qui il tipico miscuglio di lucidità visionaria — ispirata! —, di concretezza storica, ma anche di miopia
cronologica e teologica (inevitabile)
che caratterizza la predicazione dei
profeti d’Israele. Isaia pensa (come
nel testo vicino, quello 7: 14 ss.) a
un principe della casa di Davide, e a
un avvenire forse vicino. Così, sempre, la profezia anticotestamentaria
"vede”, attende, annuncia un’« ora »,
un « giorno » che qua e là, nella tormentata vicenda narrata nell’AT, ha
avuto delle anticipazioni frammentarie, parziali, provvisorie. Israele ha
certo avuto dei leader, ma sono state leadership spesso fragili, effime
re, peggio, così facilmente degradantisi. E le testimonianze bibliche le ridimensionano e relativizzano. L’Evento era ancora davanti, il Veniente
doveva ancora venire, il vessillo chiamava ancora verso il futuro di Dio.
Gesù avrà pensato a questo annuncio di Isaia, nel suo discorso ai "greci" (cioè agli ebrei ellenisti, di razza
o piuttosto di lingua greca, che sono
stati la primizia dell’apertura dell’Evangelo, dell’Evento adempiuto, a
tutti i popoli)? Non sappiamo, ma è
possibile (oltre al riferimento al serpente di rame innalzato, issato su
una pertica, nel deserto). « Io, quando sarò innalzato, trarrò tutti a me »
(Giov. 12: 32). Il vessillo annunciato,
richiamo per tutte le genti, è lui.
Un regno trionfante?
Bene, potremmo dire: ora la Croce è issata, maestosa, trionfante, sotto ogni cielo. Ci sono a ogni latitudine folle festanti, grandi cortei, manifestazioni "oceaniche” intorno al
"vessillo". Vexilla regis prodeunt, dice un antico canto cristiano latino, le
insegne del Re avanzano...
In realtà, quel giorno non è ancora
venuto; o è come se, al primo baluginare dell’alba, si fosse immobilizzato. Tutti i popoli sono lungi dal « volgersi premurosi » verso quel "vessillo”. Ben lungi. Increduli, agnostici,
ma soprattuto "altrimenti credenti”,
adepti di credenze rivolte ad altro, ad
altri; disposti, forse, al dialogo interreligioso, ma con ben scarsa considerazione verso quello straccetto di
vessillo brandito dai cristiani. Ma, soprattutto, anche le chiese sono spesso e in molti modi ben lungi dal
«volgersi premurose» a quella "Stella”. Pensiamo, onestamente, a quello
a cui realmente ci volgiamo premurosi, pieni di aspettativa e di speranza, di dedizione e di impegno, nella
concretezza del nostro vivere...
Il fatto è che il vessillo di Dio, Gesù, piace solo fino a un certo punto.
Piace — parliamo delle chiese —, se
mai, in edizione corretta e adattata,
anzi ridotta; piace come il divino fornitore di conforto e speranza; piace
« In quel giorno, verso la radice di
Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazio(Isaia 11: 10).
ni... »
nella misura in cui s’impone, glorioso, se si può issarne il simbolo, la
Croce, magari negli edifici pubblici,
farne il simbolo di un potente partito, issarlo al di sopra di una nazione...
Una bandiera
sconcertante
Ma quand’è inteso cosi, il simbolo
— la Croce — è ormai del tutto
sganciato dall’Evento, dalla Persona
che dovrebbe simboleggiare. « Quel
giorno » è, per ora, proposto alla nostra fede, non alla nostra visione e
verifica. Gesù è tuttora « innalzato »,
issato su una croce, su una forca. Nel
mondo, la sua condizione vera è tuttora questa, e i "fasti” cristiani non
ingannino. Gesù, quello vero, quello
dei testimoni biblici, non quello di
tante tradizioni ecclesiastiche e di
tante personali esperienze religiose, è
uno dei vinti della storia: lui, "vessillo di Dio”, è un vessillo trascinato nel
fango,e spesso noi cristiani di oggi lo
infanghiamo quanto e più dei ."^iioi
avversari di allora. Le ’’glorie” ( ?!)
della chiesa non illudano: Cristo è
vittorioso, ma non nella storia; Dio
lo ha attestato vincente risuscitandolo: oltre, appunto, la nostra storia, nella quale ci rimane sempre —
possiamo ornarla, abbellirla, ingentilirla o glorificarla finché vogliamo — soltanto una croce, sulla quale lo abbiamo issato. Le nostre vittorie sono sempre molto ambigue, se
ci ricordiamo che, come ben sapeva
e diceva Lutero, la Chiesa è così spesso la Meretrice.
Ma ’’quel giorno”
viene
Ma « in quel giorno », fissato e ben
tenuto in pugno da Dio, verso di lui,
Gesù, il Cristo di Dio, si volgeranno
tutte le genti: ubriacate dai miti, e
nauseate a morte dalla distruzione e
corruzione insaziabile dei miti, dei
leader, delle "stelle”.
La croce, la forca è ormai vuota.
E il giustiziato non si è perduto nella polvere dei millenni, ma Dio lo ha
« innalzato » alla sua gloria — in un
alzabandiera, in una intronizzazione
per noi ora non verificabile, non localizzabile, imperscrutabile.
Non li vediamo — e guai a
noi se li identifichiamo in qualsiasi nostra bandiera o labaretto
ecclesiastico — ma davvero vexilla
regis prodeunt, le insegne del Re ci
precedono, ci aprono la strada. Affinché già ora, zoppicanti, a tentoni,
i suòi seguaci le seguano. Sapendo
che, dietro lui, ora, si pesta nel fango. Ma che, lui, non è un mito che
si consuma. Vive.
Gino Conte
7
20 novembre 1987
storia religiosa 7
Í - »i !
UN DOCUMENTO POCO CONOSCIUTO
Valdesi e democratici
nella Livorno deirUnitò
Episodi di intolleranza in una città peraltro fortemente permeata delle idee repubblicane - La ’’remota” tradizione
dei valdesi - La richiesta di abrogare il carattere di religione di stato attribuita dallo Statuto alla religione cattolica
La Chiesa Valdese di Livorno viene fondata alla fine del 1859, grazie all’infaticabile attività di Giovanni
Ribetti, focoso maestro evangelista originario di Pomaretto.
Dopo i successi ottenuti
dalla sua predicazione (in
poco tempo la chiesa giunse
ad avere più di 150 membri),
si erano verificati a Livorno
assalti contro i funerali dei
non cattolici (Ebrei e Valdesi). Era una delle forme più
sordide in cui si esprimeva
la reazione clericale all’evangelizzazione resa possibile
dalia conclusione vittoriosa
del Risorgimento nazionale.
Livorno era una città in
CU! erano fortissime le idee
repubblicane, democratiche
e anticlericali, ed i democratici livornesi pensarono di
correre ai ripari. Il 13.9.1863
una solenne deliberazione
della Fratellanza Artigiana e
della Società Democratica si
esprimeva nel senso di costituire picchetti di accompagnamento e protezione dei
funerali degli acattolici, troppo spesso oramai attaccati
dal popolino incitato da clericali reazionari.
Su proposta del socio Pasquale Vigo, uno dei primi
li\ ornesi a farsi valdese, l’assemblea congiunta delle due
associazioni approvava un
rapporto di Francesco Domenico Guerrazzi. E’ un testo
assai poco conosciuto, e per
l’interesse che rivela, merita senza dubbio di essere riportato, almeno in parte, accompagnato da qualche commento.
Una città
tollerante
Così dunque si esprimeva
nella sua prosa inconfondibile il tribuno livornese: « Da
parecchio tempo la città nostra va infamata per nuova
barbarie, la quale la rende
molesta alle civilissime sue
sorelle toscane... Questa salvatichezza, o piuttosto brutale ferocia, non solo è contraria all’indole della cittadinanza,... ma sì anco alle
tagioni della vita di questa
nostra Patria. Di fatti, questa
Patria nostra (si tratta ovviamente di Livorno, ndr)
vanta origine su quanto è
data immaginare nobilissima; la tolleranza di tutte le
religioni.
Qui Luterani, qui Zuingliani, qui Calvinisti, qui
Greci seguaci la dottrina di
Fozio, e Inglesi riformati, e
Turchi, ed Ebrei possiedono
templi e sepolcri da trecen
to e più anni rispettabili e
rispettati. Questa insolita
barbarie si manifesta principalmente contro i funerali
degl’israeliti, e dei Valdesi ».
Dopo essersi dilungato in
una serie di giudizi e considerazioni sugli Ebrei, riprendeva: « I Valdesi da tempi
remotissimi sono parte dei
popoli italiani: mentre i cattolici bandiscono i Valdesi
separati da loro, i Valdesi
presumono l’opposto: ma
ciò a noi non rileva... Pietro
Valdo da cui traggono il nome predicò verso il 1180; e
fece argomento del dire la
povertà, e la perfezione evangelica; né qui vi ha male; leggendo e rileggendo il
Vangelo parve a lui, che non
ci si trovasse dentro il Papa, in ispecie poi il Papa re,
il culto delle immagini, e il
Purgatorio, anzi parve a lui
che nel Vangelo tutte queste cose si aborissero; egli
avrà avuto torto, e lo avranno i seguaci di lui; ebbene
i preti cattolici li condannino ad andare all’inferno nell’altro mondo; a patto che li
lascino quieti in questo; e
non credo che essi pretendano altro...
Per impresa pigliano una
lucerna accesa col motto: —
Lux lucet in tenebris —. I
preti cattolici contrastano la
verità di siffatta insegna affermando cotesti non essere
lumi, o se lumi, tenebrosi;
e i lumi che fanno buio sono tra gli altri un segreto
dei Preti di Roma. I Valdesi praticavano eziandio certi
modi di vivere che non paiono veramente tali da meritarsi sassate quando morti li associano alla fossa, come sarebbero, educare con
diligenza i figlioli, e giovani
mandarli ad accompagnare
i missionari; più tardi i medesimi giovani promovono
missionari; e questi vecchi
governano spiritualmente i
popoli col nome di barba.
vansi; e chi fu primo diventava ultimo... Visitavano gli
infermi non pel fine, bene
intesi, di cavarne di sotto testamenti o legati, come i gesuiti costumano... ammonivano gli scandalosi e se recidivi li scomunicavano ».
Entità religiosa
e spirito democratico
Durante le missioni esercitavano un mestiere perché
altri non si attentasse calunniarli dicendo, che andavano
a barattare un panellino spirituale con un pane di cinque libbre di grano di Sesto;
cosa, che forte si sospetta
nei predicatori cattolici, e
non v’è dubbio a torto, ma
che però quel perpetuo chiedere la elemosina in fondo
di ogni predica fa credere a
tutti come verità evangelica;
tra di loro non ci era preminenza; ogni tre anni muta
Dopo aver segnalato altri
aspetti positivi del Valdismo,
sempre adottando una gran
quantità di artifici retorici,
proseguiva: « ...è manifesto,
che i Valdesi italiani sono
come noi, come noi padroni
della terra nostra, come noi
in essa nacquero, riposano
in essa, come noi la difesero, e come noi col sangue,
e con la pecunia contribuiscono a cavarla di sotto agli
ugnoli dei nostri nemici, e
degli amici nostri altresì ».
Chiara allusione, quest’ultima, alla convergenza oggettiva degli interessi dei Vaidesi come entità religiosa
con quelli della parte democratica, di cui il Guerrazzi
era l’alfiere riconosciuto,
non solo in Livorno ma anche nel resto d’Italia; e d’altra parte, questo passo del
discorso suonava denuncia
implicita dei clericali (’’nostri nemici”) e della alleanza oggettiva tra questi e la
Destra storica al governo allora (’’amici nostri altresì”).
E continuava: « Affermano, che i Valdesi sono venuti in uggia perché anch’essi
si pigliano la scesa di capo
(cioè la mattana, detto con
ironia bonaria, ndr) di pescare anime alla propria credenza. A noi veramente parrebbe buono, che ognuno attendesse ai fatti suoi senza
serpentare (assillare, ndr) altrui perché pregasse Dio in
latino piuttostoché in volgare... si cibasse di magro piuttostoché di grasso, supplicasse i santi piuttostoché Dio
onnipotente creatore dei santi e di chi li prega (è di
nuovo evidente che Guerrazzi, fingendo di giudicare il
proselitismo valdese un assillo, si scaglia in realtà contro certe costumanze cattoliche, ndr);... ma poiché ai
cattolici piglia l’uzzolo di pescare anime, non si sa perché altri se ne deva astenere. Forse i cattolici godono
il privilegio di pescare? Per
avventura opporranno i cattolici professare la vera religione, e i Valdesi la falsa?
Su questo non posso rispondere altro, che i Valdesi sostengono il contrario, e che
quando si viene a lite fra
due bisogna volgerci al Giudice... In dubiis caritas, ha
detto Santo Agostino, e bene; carità nelle cose dubbie.
nelle faccende di coscienza
libertà, ed intera.
Affermano la salvatica persecuzione (l’assalto ai funerali dei non cattolici, ndr)
aizzata dai preti cattolici di
Livorno: a noi questo non è
chiaro, e lo neghiamo... Certo vi saranno, e questo non
contrastiamo noi, taluni
sciaurati di veste neri come
di anima i quali aizzeranno,
e forse compreranno queste
selvatichezze onde la città nostra s’infami, ma costoro,
che usano delle credenze religiose a mo’ di vangaiole per
acchiappare ghiozzi alla propria mensa non meritano
nome di Sacerdoti... ».
L’associazionismo
politico e sindacale
I ghiozzi sono pesci di poco conto, parecchio stupidi,
visto che si posson prendere anche con le mani: è chiara comunque la volontà di
Guerrazzi di affermare, negandola, la responsabilità
non solo morale, ma anche
soggettiva, del clero livornese nella organizzazione degli
attentati. Ascoltate le conclusioni della filippica di
Guerrazzi, che terminava con
un’invettiva violentissima
contro sacerdoti e moderati che usurpavano i titoli degnissimi del sacerdozio e della moderazione intesa in senso filosofico, l’assemblea deliberava, come si è detto, di
intervenire, con la forza della sua autorità morale, ad
accompagnare al sepolcro i
defunti. La Società Democratica, organismo politico, in
più decideva di adoprarsi direttamente con un’opera di
pronaganda presso « le Società industriali (cioè ope
raie, ndr) istituite in questa
città... affinché spendano la
loro autorità al fine d’impedire che gli atti deplorati si
rinnovino ».
In pratica, la vicenda nel
suo complesso dette modo
di attuare la prima iniziativa politica di massa dell’associazionismo politico e di
quello sindacale congiunti,
nel quadro legale, o meglio
istituzionale, della Livorno
dell’Unità. Si tratta, iti ultima analisi, di una testimonianza di maturità politica
della sinistra.
La prospettiva era duplice: da un lato, educare le
masse lavoratrici alla tolleranza ed al rispetto delle opinioni religiose, oltre che ad
un comportamento civile e
dignitoso. Per ciò che ci riguarda più da vicino, però,
risulta evidente la stretta
connessione tra Valdismo e
democrazia: effetto singolare
del peso dell’ambiente livornese sul Valdismo stesso,
che nelle Valli inclinava assai più verso l’appoggio al
liberalismo degli epigoni del
Cavour. A Livorno invece
scelte di fondo diverse trovavano una convergenza di
obiettivi politici, in direzione della laicità dello stato;
Guerrazzi infatti, nel suo rapporto, aveva chiesto anche
l’abrogazione dell’articolo 1
dello Statuto, che attribuiva
a quella cattolica la qualifica di religione di stato, proprio in direzione di realizzare la massima libertà religiosa possibile, abolendo
qualsiasi distinzione di trattamento tra una confessione e l’altra, nobile obiettivo
che continua a rimanere irrealizzato.
Paolo Edoardo Fomaciari
Claudiana editrice
VALLI NOSTRE 1988
con 13 vedute a colori — versetti biblici e didascalie
in 5 lingue — gli indirizzi aggiornati delle Chiese
evangeliche membri della Federazione (Valdo-Metodiste, Chiese Libere, Battiste, Esercito della Salvezza, Chiese Luterane) e delle loro opere ed istituzioni
e anche le Chiese di lingua italiana all’estero, nonché
gli indirizzi dei Pastori emeriti.
Prezzo Lire 5.500.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
8
8 vita delle chiese
20 novembre 1987
T
CAMPO INVERNALE AD AGAPE
Una proposta
ecumenica: J.P.I.C.
Giustizia, pace e integrità della creazione: alla ricerca dei significati
teologici, ecumenici e politici della proposta lanciata dal CEC
Si stanno moltiplicando le iniziative su quella tematica che,
internazionalmente, si incomincia a chiamare familiarmente
«JPIC »: giustizia, pace ed integrità della creazione.
ambienti, in modo informale ma
il più possibile approfondito, una
riflessione non solo strumentale
od occasionale?
Anche il prossimo campo studi della PGEI, previsto per dicembre, sarà su questi problemi.
Agape ha avviato ima riflessione, dall’anno passato, prima
nel gruppo residente, poi nei comitati e, questa estate, in occasione della Assemblea degli
Amici del Centro.
Ora vorremmo proporre, ad un
pubblico più vasto', la stessa
problematica. Ci interessa meno
sviscerare le questioni pratiche
della pace e della giustizia, o dell’ecologia, — non mancheranno occasioni nei mesi estivi —
quanto riflettere sul significato teologico, ecumenico e (in senso generale) politico, che questa
proposta, lanciata dal Consiglio
Ecumenico delle Chiese, ripresa
dalla Conferenza delle Chiese
Europee e, a suo modo, in campo cattolico dal coordinamento
delle Conferenze Episcopali d’Europa, porta con sé.
Anche in Italia, ad Assisi, nell’estate del 1988, si daranno appuntamento vari movimenti, ecclesiali e laici, che lavorano su
questi temi.
E’ possibile avviare nei nostri
E’ quanto ci proponiamo con
il campO' studi invernali di Agape (dal 26 dicembre al 1» gennaio
1988).
Prevediamo di avere una introduzione sul senso teologico
ed ecumenico dell’iniziativa. Il
pastore Paolo Ribet ci aiuterà a
comprendere il senso della teologia del patto, del reciproco impegno, che sta alla base della
proposta del CEC: una teologia
tipicamente riformata e che forse, proprio per questo, non tutti
accettano senza problemi.
Stiamo organizzando una tavola rotonda aperta a forze laiche,
cattoliche e protestanti, sul tema « Giustizia e pace sono indivisibili >>. Una riflessione sull’ecologia non potrà mancare: è
relativamente da poco tempo che
ci occupiamo non estemporaneamente di questa tematica, ed abbiamo bisogno di fondare la nostra riflessione ecologica non su
slogan di moda, ma su una base
biblica 3 teologica robusta.
Infine, cercheremo di vedere
insieme quali proposte concrete
e pratiche, possano essere effettivamente mobilitanti in un paese
come il nostro, dove le chiese che
sono membro del CEC sono così
piccole, ma dove una via ecumenica col mondo cattolico potrebbe rivelarsi ben più aperta di
quanto supponiamo: a patto, ovviamente, che ci sìa chiarezza e
non solo ovvietà e banalità di
diplomazia ecclesiastica.
Per iscriversi: rivolgersi alla
Segreteria di Agape, 10060 Frali
- Tel. 0121/807514.
Le quote del campo sono differenziate a seconda del reddito dei partecipanti:
Quota A (reddito prò ca,pite
per componente della famiglia
inferiore a 400.000 lire mensili)
L. 138.000;
Quota B (reddito prò campite
per componente della famiglia
compreso tra 400.000 e 600.000
lire mensili) L. 166.000;
Quota C (reddito prò campite
per componente della famiglia
superiore a 600.000 lire mensili)
L. 194.000.
Le quote sono determinate in
maniera autonoma e responsabile dai partecipanti ai campi.
Avvertenze: Agape si trova in
montagna a 1.600 m. sul livello
del mare e sono necessari indumenti e calzature adatte al clima invernale della montagna.
TORINO
SVIZZERA
Il gruppo Woodstock Alberto Pool
pastore
a Grono
La scuola domenicale e l’educazione alla pace:
come indirizzare i bambini alla partecipazione
« Si è detto tante volte che la
cultura della pace ha bisogno
di partecipazione, ma non si pensa alle radici infantili di questa
partecipazione. Ci si aspetta che
nasca per miracolo ripetendo fino alla noia la parola pace, o
qualcosa del genere ». (Ezio Ponzo).
Crediamo che un impegno totale per la pace nella nostra
Chiesa debba essere uno degli obiettivi fondamentali da perseguire, che non si identifichi
solo nel lavoro di gruppi o di
singoli a ciò delegati, ma che si
possa concretizzare solo se ' in
essa si promuove una cultura di
pace a partire dai membri più
giovani, i bambini della scuola
domenicale.
Sotto quest’ottica si giustifica appieno l'importanza di un
lavoro di educazione alla pace
che fornisca quelle capacità critiche al bambino di fronte ad
una società per lo più apatica
e passiva alla spudorata e crescente militarizzazione mondiale, alle logiche belliche, alle continue ingiustizie sociali.
L’attività di questo nuovo
gruppo, aH’interno della nostra
comunità, vuole far capire come
in una società dove per i bambini, a partire da asili, famiglia,
scuola, tutto è preparato ed
omogeneizzato, dove tutti sono
raggruppati per diverse esigenze di età, di sesso, di abilità in
luoghi diversi, 'ixrssa essere importante una partecipazione sentita e costruita dal bambino
stesso.
Si cercherà di rifiutare all’interno della scuola domenicale
un modello di educazione alla
pace intimistico, consolatorio,
tranquillizzante, ma si cercherà
di proporre un tipo di educazione che consapevolizzi il bambino sulle sue possibilità critiche
e suH’importanza che il suo lavoro ha all'intemo della comunità e della società. Considerare la pace non come un processo statico, ma come un processo dinamico che si identifica con
l’educazione alla soluzione positiva e non violenta dei problemi e dei conflitti.
Gli incontri avverranno alla
fine di alcune agapi comunitarie, seguendo due classi pilota
della scuola domenicale, nei mesi di aprile e maggio.
Alcune altre attività in cantiere saranno:
— Organizzare una mostra o linea del tempo sulla educazione alla pace.
— Adottare prigionieri politici
tramite Amnesty International.
— Leggere fiabe e storie di pace e drammatizzarle.
— Scrivere lettere a uomini politici, religiosi, intellettuali o
a giornali (ner responsabilizzare i bambini).
— Scrivere un numero speciale
del "Bidone” (bollettino di
collegamento tra i gruppi git>
vanili regionali - responsabilizzazione dei bambini all’intemo della comunità).
CORRISPONDENZE
Un inizio raliegrante
MARSALA — L’il ottobre ’87
è stato un giorno di benedizione particolare per la nostra piccola chiesa.
Il pastore Laura Leone — per
la cui valida ed efficace presenza ringraziamo prima il Signore poi la Tavola Valdese — ha
dato inizio alla scuola domenicale e al catechismo. Durante il
culto è stata consegnata dal pastore ai ragazzi del 1° anno di
catechismo la loro personale
Bibbia. I loro nomi: Davide
D’Amico, Vera D’Amico, Roberto Di Girolamo, Enza Di Girolamo, Loredana Frazzitta, Angelo Coppola, Giuseppina Caradonna. Anche Vera Stirano quest’anno si è aggiunta con i nostri ragazzi anche se lei è ormai al 3° anno. La comunità era
vicina ai piccoli e ai grandi (17
in tutto), e commossi eravamo
tutti i presenti al culto, constatando come la Parola è viva
e viene consegnata integra alla
nuova generazione che è il futuro della nostra chiesa.
Insediato il
nuovo pastore
VERCELLI — Domenica 1°
novembre è stato insediato il
nuovo pastore Gian Maria Grimaldi che, oltre a curare la, comunità di Vercelli, presterà la
sua opera presso le comunità
di Novara e Vintebbio. Membri
e simpatizzanti della chiesa
si sono stretti attorno al nuovo
pastore augurandogli un profiquo lavoro di testimonianza e
di presenza nella nostra città.
Gian Maria Grimaldi succede
al pastore Renato Di Lorenzo
che per ben nove anni ha layorato in mezzo a noi, dando vita
inoltre all’attività del Centro
evangelico d’incontro « Pietro
Maggi ».
I membri della comunità, simpatizzanti ed amici augurano al
pastore Di Lorenzo e alla sua
famiglia, trasferitisi a Sondrio,
che la loro permanenza nella
nuova sede sia profiqua e che
possano inserirsi nel tessuto sociale della città, dando una sempre maggiore testimonianza della loro fede.
Simonpietro Marchese
GRONO — Nella cornice di
un pomeriggio autunnale ricco
di colori, l’8 novembre ’87, la
Comunità Evangelica delle Valli Mesolcina e Calanca, riunita
a Grono, vicino a Bellinzona,
ha insediato il suo nuovo pastore Alberto Pool.
Egli conserva dei legami con
la chiesa valdese, avendo studiato alla Facoltà di Roma, dove si è laureato in teologia pratica, ed essendosi messo per due
anni a disposizione della Tavola, anni trascorsi lavorando nelle comunità di Piossasco e
Coazze.
All’insediamento è stato salutato dalla sua nuova comunità,
dal past. Franco Sccpacasa a
nome del Consiglio ecclesiastico dei Grigicni e da chi scrive,
a nome della Tavola,
La comunità in cui lavora è recente, nel senso che è formata
da persone provenienti dalla
Svizzera tedesca ma residenti
per lavoro in valli di lingua italiana, ed è una minoranza protestante in zona a maggioranza
cattolica. Non è ancora dotata
di locali e si riunisce abitualmente nella cappella di un ospedale, messa a disposizione.
Per il culto di insediamento,
la locale comunità cattolica ha
prestato la chiesa parrocchiale
di S. Clemente, dove tutto il
paese si è riunito, e la sala parrocchiale, dove Alberto Pool è
stato ancora festeggiato con
torte e caffè, secondo l’usanza
d’oltralpe.
Oriana Bert
Lutto
coerenza sarà d’esempio ed ella
rimarrà parte indimenticabile
della storia della chiesa di Carrara.
•L’il ottobre è stato celebrato il matrimonio di Nicoletta
Di Benedetto e Giorgio Marselli. Con molta gioia la comunità
ha partecipato alla cerimonia ed
al rinfresco nei locali della
chiesa. Molti affettuosi auguri
di benedizione.
Benvenuto al past.
Giorgio Bouchard
NAPOLI — Il 4 ottobre il sovrintendente pastore Giovanni
Anziani ha insediato il pastore
Giorgio Bouchard nella Chiesa
valdese di Via dei Cimbri.
La Comunità gli ha tributato
un’affettuosa accoglienza insieme alla moglie.
Consci del valore del pastore Bouchard, con il Concistoro
tutta la chiesa ha la certezza di
avere davanti a sé un intenso
e proficuo avvenire spirituale ed
intellettuale. Siamo grati al Signore per i doni che largisce a
tanti Suoi figli, ed auguriamo
al pastore Giorgio Bouchard un
buon lavoro coadiuvato dalla
collaborazione di tutti i fratelli
in fede.
Desideriamo ringraziare aricora una volta il pastore Carco
e Signora per l’opera svolta tra
noi ed auguriamo loro buon lavoro nella nuova sede.
Nozze
TORINO — In questi ultimi
due mesi si sono uniti in matri
monio: Stefania Ruocco e Luca Cigersa; Giuliana Oarlevaro
e Luciano Vittorio; Patrizia Ma
thieu e Paolo Carbonatto; Elio
Pizzo e Veronica Lacquaniti:
Sergio Tartara e Ines Pasculli.
A tutti i nostri auguri e per loro
chiediamo la benedizione del
Signore.
• L’8 novembre scorso, in C.
Oddone, è stato battezzato il piccolo Massimo Crossano, figlio di
Valter e di Esterina Giunta.
• Ricordiamo con affetto coio
ro che ci hanno lasciato nel Signore: Rita Riva ved. Vidossich,
Antonietta Picchiottino ved.
Mantìlaro e Luigi Giglio.
CARRARA — « Quelli che sono
piantati nella casa dell’Eterno
fioriranno nei cortili del nostro
Dio. Porteranno ancora del frutto nella vecchiaia saranno pieni di vigore e verdeggianti, per
annunciare che l’Eterno è giusto; Egli è la mia rocca, e non
v’è ingiustizia in lui » (Salmo
92: 13-15).
Sotto questo annuncio della
speranza il 27 ottobre la chiesa di Carrara si è radunata in
occasione del funerale della sorella Maria Rocca, organista e
membro fedele della chiesa per
moltissimi anni. Nata in una
famiglia svizzero-italiana evangelica e cresciuta a Carrara, aveva compiuto gli studi di musica a Firenze ed è poi stata per
generazioni professoressa alla
scuola comunale di musica di
Carrara. Nella chiesa metodista
di questa città ha suonato
l’armcnium durante gli anni
dei pastori Vergnano, Sbaffi e
Mo e molti altri, ed ha diretto
per decenni la scuola domenicale. Non c’è membro della comunità che non la ricorderà
per la dedizione, la costanza e l’amore con cui ha trasmesso a
diverse generazioni gli inni della nostra chiesa. Ma Maria Rocca non ha amato soltanto la musica, ha amato in modo esclusivo la comunità intera.
Nel ricordo di tutti il suo impegno generoso, la sua signorilità, la sua gentilezza e la sua
Ricordando
Roberto Cavo
SAMPIERDARENA — Le comunità di Genova si sono raccolte a Sampierdarena per il
funerale del fratello Roberto
Cavo, morto il 3 novembre all’età di 90 anni.
Noi ringraziamo il Signore
per il generoso servizio di testimonianza che questo fratello
ha reso durante tutta la sua vita. Allo stesso tempo ci stringiamo attorno alla m'Oglie Elisa e
alla figlia Lidia per accogliere
dalTEvangelo l’assicurazione della risurrezione in Cristo.
Culto
interdenominazionale
MILANO — Il 22 novembre
le chiese battiate, metodiste, luterane e valdesi celebreranno
un culto in comune. L’appuntamento è, alle ore 10 in via Marco
de’ Marchi (nei pressi di via
Moscova e via Turati), nella
chiesa luterana.
Il 28 e 29 novembre la Lega
femminile valdese organizza nei
locali di via della Signora 6 un
bazar di beneficenza a favore
degli istituti di assistenza. I
proventi saranno devoluti in
particolare alle opere per gli
anziani: l’Asilo di Luserna San
Giovanni (To) e la casa « Il Gignoro » di Firenze.
9
20 novembre 1987
vita delle chiese 9
UNA RILETTURA DI LUCA 24
TORRE PELLICE
Di ritorno dai Sinodo
Partili prima della fine dei lavori, due delegati ritornano nella loro Panda notevolmente demotivati. Dopo alcuni chilometri, raccolgono un autostoppista.
Questi un po’ ascolta i loro gemili e le loro lamentele sull’avvenire della chiesa. Alla fine dice loro: « vi trovo un po’ troppo
pessimisti... ci saranno jmre dei
motivi di speranza... ».
l due delegati gli rispondono
hi coro: « Non sappiamo chi siate. ma siamo sorpresi. Siete certamente il solo cristiano della
zona a non essere pessimista:
il numero dei membri diminuisce, le finanze fanno acqua, le
comunità si accontentano di gestire lo sfacelo crescente e non
hanno più progetti di evangelizzazione e di missione, le sette
fioriscono, il non impegno sociale e politico cresce, i cristiani girano la schiena al mondo
moderno o vi si perdono, i migliori ci lasciano per impegnarsi con altri. Gesù Cristo — dal
quale ci aspettavamo molto —
sembra essere svalutato o si potrebbe dire morto. Molti vi hanno fatto sopra una croce e l’hanno sepolto... Sicuro, abbiamo
sentito parlare della sua risurrezione. Anche le donne responsabili del catechismo (si impegnano soltanto più le donne, oggi, gli uomini, loro, trascurano
l’essenziale ed in particolare la
catechesi degli adolescenti e degli adulti) ci hanno pure ricordalo che la risurrezione di Gesù rimane la lezione essenziale
nel programma. Ma preferiremmo vedere noi stessi Gesù vivo
e all’opera! ».
« Mi sembra che voi non capire gran che » dice loro l’autostoppista. « Chi vi ha promesso un
cristianesimo trionfante e che
non costi qualcosa? Vale forse
di più il cristianesimo di una
volili, con i suoi fedeli conformisic o irrigimentati volenti o
noleuli? O piuttosto le piccole
comunità di volontari? » E pren
dendo la Bibbia che sporgeva
dalla cartella di uno dei delegati, si mette ad attualizzare per
loro numerosi testi, dimostrando che il fuoco può covare a
lungo prima di sprigionare, che
i momenti di smobilitazione o
di critica in cui siamo, sono in
fondo più positivi e portatori di
futuro che le costruzioni abusive e gli sviluppi cancerosi; che
i fondamentalisti e gli integristi
del 7" secolo, responsabili della
morte di Gesù non gli hanno
impedito di riprendere vita con
vigore irresistibile, e che, d'altra parte, anche oggi, sono all’opera dinamiche nascoste... e
aggiunge: « Siete comunque strani lettori (o non lettori) della
Bibbia. A cosa è servito l’anno scorso l’aver studiato il tema del Sinodo sul ’’nostro rap
porto con la Scrittura” se poi
non ne fate un uso migliore?
Eppure, per una volta, la dichiarazione del Sinodo nazionale era
piena di linfa vitale. Ma sono
obbligato a pensare che i tre
quarti dei delegati e dei pastori
ne hanno fatto soltanto una lettura superficiale! Eppure avete
li la soluzione dei vostri problemi; a condizione, certamente,
che impariate a discernere nell’Antico Testamento quanto si
riferisce a Gesù e a non fare
del Nuovo Testamento una To
rah o un Corano ».
L’auto si ferma davanti alla
casa di uno dei delegati e l'autostoppista dopo averli ringraziati con calore scende e lascia
intendere che continuerà la sua
strada. Ma i delegati gli dicono:
« Rimanga con noi! E’ quasi notte ed il tempo si guasta ». Accetta e la conversazione continua.
Viene improvvisata una cena,
viene stappata una bottiglia, i
piatti si riempiono. « Ringrazio
il nostro liberatore di avervi incontrato ed anche di aver reso
possibile la nostra discussione »
dice l’autostoppista sconosciuto.
« Anche noi » rispondono i delegati. Ma all’improvviso, nel modo in cui distribuisce il pane ed
il vino comunicando loro le sue
convinzioni, lo riconoscono. Ma
subito sparisce.
Anche se è ormai tardi, i due
delegati si precipitano rifacendo
la strada in senso inverso e ritornano al Sinodo sperando che
le sedute non siano terminate.
« Dove avevamo la testa ed il
cuore mentre ci dava questa lezione di esegesi cristologica e
di ermeneutica attualizzante? »
si dicevano. E subito cercano di
condividere con i loro colleghi
sinodali le loro convinzioni trasformate e •dinamizzate, dò che
si rivela un compito molto arduo... Roger Parmentier
XIV CIRCUITO
Collettivo teologico
Dalla scorsa primavera i pastori del XIV Circuito apulo-lucano si incontrano in periodici
colloqui pastorali.
Gli incontri pastorali si caratterizzano per ima ricerca a livello seminariale. Le specializ
CONCESSIONARI
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Il ritorno
di “Parole sante”
Come certi fiumi carsici che
talvolta spariscono e dopo un
po’ riemergono, così accade ora
con il bollettino dei giovani della chiesa valdese di Torre Penice, "Parole ‘sante” che, uscito per
la prima volta nel febbraio '86,
torna ora ricco di notizie e riflessioni dal mondo giovanile con
una redazione in buona parte
rinnovata rispetto alla prima
esperienza.
Parlare con chi si trova alla
periferia delle attività comunitarie e riflettere sul proprio "essere valdesi” in un contesto particolare come Torre Pellice,
sono i due obiettivi dichiarati nelTeditoriale che apre questa nuova edizione.
Quali sono gli argomenti affrontati in vista di tale ambizioso risultato?
Il problema della salvaguardia della vita sulla terra e delTambiente, alla luce di quanto ci
insegna la Bibbia a tale proposito; storie di emigrazioni vecchie e nuove, la situazione in
cui può trovarsi un giovane nelle scuole delle valli sul tema dell’ora di religione; le scelte di
chi, proprio partendo dai gruppi giovanili delle valli, ha deciso di recarsi in Facoltà a Roma
per studiare teologia. Ed ancora: una riflessione più interna alla vita della chiesa ed in particolare sul ruolo dei giovani, con
la distinzione fra chi "pensa” e
chi lavora, magari lamentandosi, ed infine una critica, nepypur
troppo velata, a chi sulle circolari ecclesiastiche scrive che i
giovani « si scoraggiano facilmente, hanno la tendenza a fermarsi, sedersi e svicolare », dimenticando una serie di campi
in cui essi hanno opierato.
Da ultimo 'la ripresa dell’uso
del francese anche come lingua
scritta, con una intervista e l’intenzione di proseguire; dimenticavamo: "Parole sante” si trova
nelle migliori edicole, pardon,
all'uscita del tempio, dopo il culto, presso il gruppo giovanile.
P. V. R,
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il libro di Giobbe
zazioni esistenti nel circuito
consentono, per ora, solamente
rapide incursioni di carattere
sistematico e storico, con ampia
discussione e repertori bibliografici.
A livello di comunità (Venosa, Rapolla, Cerignola, Taranto,
Grottaglie-Matino) si è avviato
un discorso di mediazione teologica con utilizzo dei « quaderni dì formazione » della Claudiana, con la collaborazione dei
gruppi FGEI presenti in regione,
sperimentando nuove tecniche
di animazione biblica.
Infine, con apposito atto, l’Assemblea di maggio del XIV Circuito aveva lanciato l’idea di collettivi teologici in comune con le
chiese battiste. L’associazione
regionale battista ha risposto
positivamente ed ora, con il
conforto dell’Assemblea circuitale tenutasi a Bari lo scorso 8
novembre, l’iniziativa prende finalmente corpo.
Ogni secondo sabato del mese nelle diverse chiese lucane e
pugliesi, in rotazione, ci si ritrova per studiare un argomento
teologico, utilizzando le specializzazioni pastorali presenti in
regione. I pastori che hanno risposto aH’appello del Circuito e
dell’Assemblea battista sono i
seguenti: Michele Sinlgaglia
(Antico Testamento), Giulio Vicentini (Nuovo Testamento e teologia pratica). Massimo Aprile
(Etica), Anna Maffei (Teologia
femminista ed ecologia), Claudio Musto (Storia dell’evangelismo meridionale), Eugenio
Stretti (Storia delle dottrine
teologiche ed Ecumenismo).
Infatti i collettivi teologici non
sono solamente per quanti intendono esercitare il ministero
evangelico della predicazione,
ma sono rivolti a tutti i membri
delle nostre comunità, nella consapevolezza della non applicazione pratica del « sacerdozio
universale dei credenti ».
L’intento della formazione teologica globale, si muove dunque
nella direzione biblica della riscoperta e valorizzazione dei
« doni spirituali » presenti nel
popolo di Dio.
Eugenio Stretti
SAN SECONDO — A partire
da domenica 22 novembre, alle
ore 9.30 inizia lo studio biblico
sul libro di Giobbe.
'• In sostituzione del cassiere
Giulio Griglio che per motivi
di famiglia lascia l’incarico a
fine dicembre di quest’anno, la
assemblea ha eletto il sig. Ugo
Ribet; mentre la comunità ringrazia il sig. Griglio per il servizio svolto, augura buon lavoro al fratello Ugo Ribet.
• Un ringraziamento va al
predicatore locale A. Garrone
che ha presieduto il culto di domenica 8 novembre.
• La comunità esprime i suoi
rallegramenti ai coniugi Pierino
Paschetto e Rita Godino che
hanno compiuto felicemente i loro 50 anni di matrimonio.
Solidarietà
SAN GERMANO — Il fratello
Giovanni StaUè non è più fra
noi, avendo terminato la sua vita terrena sabato 7 novembre.
In occasione del suo funerale
numerosi amici e conoscenti
hanno circondato col loro affetto la famiglia afflitta a cui
la comunità rinnova l’espressione della sua fraterna simpatia.
'• Venerdì 20 novembre, alle
ore 20.30, presso il tempio, avrà
luogo un concerto che ci sarà offerto dal coretto di Torre Pellice guidato da Franco Taglierò.
Oltre a farci trascorrere un momento di fraternità il concerto
ci permetterà di raccogliere fondi per la ristrutturazione del nostro asilo. Ai giovani di Torre
e al loro direttore va fin d’ora
il nostro grazie sincero.
Pranzo comunitario
PRALI — Domenica 22 novembre, abbiamo organizzato
un pranzo comunitario. Culto a
partire dalle ore 10.30. Il pranzo vuole essere un momento di
incontro prima che molti fra noi
siano impegnati con il turismo.
Chi vuole aiutare può trovarsi sabato pomeriggio alle 14,
nella sala della chiesa. Abbiamo
bisogno di volontari per girare la
polenta domenica e di dolci.
Prenotatevi presso il pastore e
gli anziani.
• Giovedì, 26 novembre alle
ore 14 l’unione femminile si trova al presbiterio. Ci incontriamo
per una seconda puntata su Maria, affrontando la nascita del
dogma.
Unione femminile
VILLASECCA — L’Unione femminile ha effettuato una visita
all’Asilo di S. Germano giovedì 12 scorso; oltre a numerosi
incontri personali, il momento
centrale è stato un breve culto
con S. Cena. Viva riconoscenza
e profondo apprezzamento sono
stati espressi a tutto il personale che lavora oggi in condizioni
fortemente disagiate ed in spazi molto ristretti, riuscendo ugualmente a offrire im servizio
nelle migliori condizioni possibili.
’• Le prossime riunioni quartierali avranno luogo venerdì 20
novembre alle ore 20 a Pian
Faetto; martedì 24, ore 15, al
Giulberso, venerdì 27, ore 15, a
Roccia Linsard.
• Domenica 22 novembre avrà luogo un culto particolare
con la partecipazione di due
responsabili dell’istituto « Uliveto » di Luserna S. Giovanni,
la direttrice Franca Reochia e
la consulente pedagogica Claudia
Jalla.
Domenica 29 novembre
n ANIMAZIONE BIBLICA
FFEVM
TORRE PELLICE — Organizzato dalla FFEVM, presso la Foresteria valdese,
ha luogo un corso di animazione biblica suila figura di Maria. Il corso,
che si svolge sabato 28 e domenica
29 novembre, è aperto a tutti gli interessati; iscrizioni da Graziella Fornerone, Pinerolo (tei. 0121/70611).
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE' PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista, si tiene l'Assemblea del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese .L'Assemblea è aperta a tutti.
10
íf. ■
wi' .
valli valdesi
20 novembre 1987
Referendum
in primavera?
Se nel periodo invernale non
verrà modificata la legge regionale che regolamenta la caccia,
i cittadini piemontesi saranno
chiamati per la prima volta alle
urne nella prossima primavera
per decidere se sono o meno favorevoli a ridurre fortemente la
pratica venatoria, in particolare
per quanto riguarda le specie
cacciabili che dovrebbero passare dalle attuali 41 a 4.
Dalle oltre 60 mila firme raccolte negli scorsi mesi dai gruppi promotori circa 56 mila sono
state riconosciute valide: la
consultazione dovrebbe svolgersi
nel periodo compreso fra il 15
aprile ed il 15 giugno.
Comunità Montana
e decentramento
La Giunta della Comunità
Montana ed alcuni singoli Comuni hanno presentato la loro protesta per la proposta della Commissione regionale per l’impiego di accentrare a Pinerolo gli
ufBci di collocamento che funzionano negli ambiti territoriali
delle USSL 42, 43;'«^dell’atto deliberativo della" diunta si
fa riferimento tra l’altro ai disagi che detta soluzione comporterebbe per una ìvalìè già dtiramente provata in termini occupazionali, in cui àttuàlmente esiste
una serie di coincidenze territoriali fra Comunità Montana,
USSL, Distretto scolastico. Ancora viene messa in risalto l’inadeguatezza dei trasporti e della
viabilità verso Pinerolo che
creerebbe non poche difficoltà
di spostamento agli utenti di detto servizio ed una ulteriore causa di frustrazione per la popolazione e, soprattutto, per la
parte di essa socialmente ed
economicamente più debole ed
emarginata.
R. Polena
à Torre Pel l ice
BOBBIO RELUCE
Non c'è solo r«ovovia»
L’amministrazione è impegnata su molti fronti: municipio, fognature,
rete stradale - In arrivo il progetto di collegamento con la Francia
Il Comune di Bobbio Pellice è
salito alla ribalta delle cronache
in quest’ultimo anno soprattutto per l’ipotesi di collegamento con la Francia mediante trasporto su fime, la cosi detta
« ovovia »: quanto accaduto fin
qui è ormai noto a tutti e si atsendono sviluppi; bisogna però
dire che comunque la vita prosegue anche indipendentemente
dalla realizzazione dell’impianto;
altri problemi impegnano l’amministrazione.
Incontriamo infatti il sindaco
Charbonnier impegnato fra ingegneri e muratori; il municipio è
trasformato in un cantiere: cosa
succede?
« L’edificio che ospita gli uffici
comunali è stato costruito negli
anni del fascismo, risente cioè
del tempo; dovendo provvedere
ad un restauro conservativo abbiamo pensato di adeguarlo alle
esigenze di oggi. E’ stato ottenuto un mutuo di 160 milioni con la
Cassa Depositi e Prestiti e si è
dato il via ai lavori; tanto per fare un esempio, è impensabile
mantenere in una situazione di
montagna dei terrazzi scoperti:
con. la loro copertura, otterremo
un ampliamento degli uffici ed altre .solette per riunioni. La sala
per il Consiglio comunale verrà
ricavata utilizzando meglio il seminterrato: al piano terreno resteranno i servizi postali e, almeno per qualche tempo, l’ambulatorio ».
Altro argomento « scottante »
ed in fase di risoluzione è il problema della rete fognaria...
«Si sta affrontando la realizza
zione del quarto lotto; il Consiglio ha già approvato i progetti
per altri due lotti che dovrebbero servire la zona tra la via Maestra ed il Pellice e Cortili Danna,
Pautasset, Sibaud; abbiamo in
previsione un settimo lotto che
dovrebbe servire la zona del
Payant, Laus e la parte bassa del
Podio. Resterà invece il problema
delle borgate sparse specialmente
la Baissa dei Campi dove ci sono
numèrose famiglie ed in genere
la zona dell’Inverso. Al momento
dell’ultimazione del <5° lotto dovremmo aver fornito il servizio a
circa il 70% delle abitazioni; bisognerà invece studiare soluzioni
diverse per le zone non raggiungibili ».
Altro tema di particolare interesse è quello della viabilità distinguibile in « residenziale » e di
tipo agricolo-forestale; qual’è lo
sviluppo in questo settore?
« Per quanto riguarda il primo
aspetto, la strada di Villanova,
provinciale, vede un allargamento della sede ovunque possibile
in modo da portarla a 5-6 metri,
anche per rendere più agevole lo
sgombero neve; i lavori si stanno
eseguendo in economia ed entro
l’anno si dovrebbero ultimare i
tratti fino alla borgata Malpertus
escluso il ponte sul Cruello e nel
prossimo anno si dovrebbe raggiungere la borgata Eyssart. Di
stretta competenza comunale la
strada per la borgata Podio, su
cui stiamo lavorando da giugno,
e la strada per la borgata Abses
che sarà asfaltata in primavera;
stiamo infine predisponendo un
progetto per la viabilità nel centro storico. Diverso il discorso
per le piste agro-silvo-pastorali
su cui siamo impegnati da tempo per arrivare ad un miglioramento forestale, sia per rendere
economicamente più validi i boschi, sia per effettuare quelle sistemazioni idrogeologiche ormai
necessarie:il programma riguarda per ora la zona di Garin con
due anelli di pista, il vallone del
Cruello per il quale attendiamo
le autorizzazioni e, in vista di
possibile destinazione agrituristica, abbiamo già appaltato i lavori per la strada del Serre della
Sarsenà ».
Incontrando Charbonnier era
però impensabile non chiedere
notizie del progetto di fattibilità
della ftmivia, atteso per settembre.
« Abbiamo avuto assicurazioni
che il progetto ci verrà consegnato entro la fine di novembre e sarà allora che lo presenteremo
alla popolazione, agli Enti di valle per un confronto e le valutazioni; nel frattempo, anche se
non unicamente legato alla funivia, abbiamo avuto un incontro,
insieme all’ass. Gay, col Sindaco
di Abries, Vincent, per predisporre una specie di accordo internazionale per la valorizzazione congiunta dei due territori; si dovrebbero così-evidenziare le scelte di fronte alle offerte che ci verranno presentate essendo i due
Comuni complementari. L’intesa
è comunque estendibile ad altri
Comuni interessati ».
Piervaldo Rostan
PIMEROLO
L’inceneritore non si farà
' Due importanti rassegne iniziano in questi giorni presso il
cinema Trento. «Mai soli, mai
accompagnati » è il titolo di una
serie di video e film su handicap
ed emarginazione, organizzata
con la Coop. « La Carabattola »
di Torino, la Comunità Montana Valpellice e la Provincia di
Torino: attraverso opere di registi molto diversi fra loro (tra
cui W. Herzog, M. Ferreri, P.
Bogdanovich) si scopre un quadro illuminante sulle varie forme di esclusione dalla società
che alcune persone sono costrette a subire. Altre esperienze verranno illustrate, anche tramite
videotape, nelle presentazioni che
precederanno le proiezioni, per
le quali l’ingresso è gratuito.
Il PCI, la F^erazione giovanile comunista e l’Associazione
Italia-Nicaragua propongono invece tre serate su : « Nicaragua,
una speranza giovane ». Dopo il
film Alsino y el condor di M.
Littin (autore anche di un film
girato in clandestinità nel Cile
di Pinochet) sono previsti per
martedì 24 il documentario Estas
in Nican^a e un dibattito con
alcuni partecipanti a campi estivi di lavoro volontario nel paese
cqntroamericano.
Un ulteriore momento di riflessione si avrà venerdì 27, con
la presentazione della campagna
per la realizzazione di una scuola-centro per l’infanzia e con un
dibattito su come la realtà del
Nicaragua viene proposta in
Italia. E’ previsto l’intervento di
P. Polena, segretario nazionale
della FOCI.
Anche per queste manifestazioni l’ingresso è libero, e, anzi,
tutti sono invitati a prendervi
parte.
Il progetto aveva suscitato perplessità in quasi tutti i partiti Per i prossimi anni funzioneranno ancora le discariche controllate
L’inceneritore per lo smaltimento rifiuti non si farà; per il
momento ed almeno fino al 1997
si andrà avanti con le discariche
controllate: queste le decisioni
assunte dal Consiglio comunale
di Pinerolo che si è riunito venerdì scorso in riunione aperta
agli interventi del pubblico.
Pubblico molto numeroso, formato soprattutto da giovani, da
esponenti delle associazioni ambientalistiche e da abitanti del
quartiere San Lazzaro, che alla
fine ha lasciato la riunione visibilmente soddisfatto per i risulta ottenuti.
Infatti il sindaco, Trombotto,
aprendo con una relazione la riunione aveva subito annunciato la
clamorosa retromarcia della
giunta. « Lo studio di fattibilità
condotto dagli esperti — ha detto
il sindaco di Pinerolo — è valido
e conferma la importanza scientifica degli impianti di termodistruzione dei rifiuti, ma la localizzazione dell’impianto previsto lascia molti dubbi e per questo non
verrà realizzato ».
La crescita dell’opposizione sociale a questo progetto è stata
determinante per l’assunzione di
questa decisione. Nelle settimane
scorse i partiti pinerolesi si erano riuniti ed avevano prodotto
documenti (DP) ed iniziative pubbliche (’PCI) dalle quali era scaturito un coordinamento tra le
forze sociali contrarie all’inceneritore. Successivamente anche il
PSI locale aveva manifestato
l’opposizione al progetto, smentendo così l’assessore regionale
Maccari, che quando era assessore all’ecologia aveva dichiarato ai
giornali che a Pinerolo si sarebbe
fatto quell’impianto.
Nella stessa DC c’erano molte
perplessità. La ragion politica ha
dunque convinto tutti.
Il progetto di incenerimento
viene ora abbandonato, ma i problemi restano. II progetto dell’inceneritore rappresenta infatti la
modifica di un impianto di compostaggio dei rifiuti già appaltato
ed i cui lavori sono sospesi.
La relazione di esperti dice che
rimpianto di compostaggio (in
parole povere: trarre dai rifiuti
concime per ragricoltura) non dà
i risultati voluti ed il compost è
di difficile utilizzo in agricoltura.
La ditta appaltatrice conoscendo queste difficoltà aveva proposto un altro tipo di impianto
(raccolta differenziata, compostaggio incenerimento, e scorie in
discarica) che ha bisogno per
funzionare di un bacino d’utenza
più largo di quello del consorzio attuale e del comprensorio, il
cui costo di costruzione è di
quattro volte superiore (22-24 miliardi) al progetto iniziale. La
ditta, qualora non si realizzasse
rimpianto di compostaggio, dovrebbe inoltre essere indennizzata ed il consorzio dovrebbe sborsare 800-1000 milioni senza avere
alcuna opera in cambio.
Inoltre bisognerà collocare in
In breve
La pari opportunità
La regione Piemonte, in attuazione della legge che prevede
l’istituzione di una « commissione per la realizzazione delle
pari opportunità fra uomo e
donna in campo economico sociale e culturale» (come noto ne
esiste già una analoga presso la
Presidenza del Consiglio), ha
nominato le quindici donne chiamate a farne parte. Uno dei lo
ro principali compiti è di studiare la situazione dell’occupa
zione femminile e promuovere
ogni iniziativa atta a rendere effettivo il principio — spesso ancora molto teorico — della « pa
ri opportunità» nel mercato del
lavoro.
Questo comporta un’approfon
dita disamina della legislazione
vigente in materia ed è legato
anche ad interventi di ordine
formativo e culturale. (Si tenga
presente che nella nostra regione il tasso di disoccupazione femminile è pari al 14,7% — che in
provincia sale al 17% — contro
il 5,7% di quella maschile).
A far parte della commissione,
insediata il 10 novembre e presentata dall’assessore regionale
al lavoro, è stata chiamata anche la prof Frida Malan: giusto
riconoscimento del suo passato
di resistente, di consigliere e assessore del Comune di Torino e
del suo impegno costante noi
vasto campo delle associazioni
femminili (YWCA, CND ecc.l
ove ha sempre ricoperto, e tuttora ricopre, importanti incarichi.
Ci auguriamo, e auguriamo alla
commissione, un lavoro prcflquo e incisivo affinché il termine « parità » si concretizzi nei
vari aspetti della multiforme
realtà di oggi.
Spazio Giovani
discarica i rifiuti e le discariche
andranno costruite e gestite meglio di quanto non si sia fatto
finora. In quest’ipotesi il Consorzio creato per la gestione dell’impianto di compostaggio andrebbe
sciolto e la gestione delle discariche affidata al Consorzio dell’ACEA che andrebbe opportunamente allargato a tutti i comuni
del comprensorio.
« Ma — ha avvertito il Sindaco
di Pinerolo — sia chiaro che in
questo caso non dovrà essere solo il mio comune ad ospitare le
discariche. Esse potranno essere
costruite, se esistono le condizioni geologiche necessarie, anche in
Val Pellice o in Val Chisone ».
E le discariche non sono p_oi
così sicure: « Ho dovuto chiudere un pozzo a valle della discarica attuale, perché inquinato » ha
detto un intervenuto.
Soluzioni perfette per il momento non ne esistono, hanno
detto sinistre (DP, PCI, PSI) ed
ambientalisti, occorre procedere
alla raccolta differenziata, ricuperare e riciclare tutto ciò che è
possibile, e soprattutto gestire
ottimamente la discarica. Tutti
sono stati d’accordo.
« Pinerolo oggi ride per lo
scampato pericolo — ha concluso
un cittadino intervenuto — ma
a pochi Km, a Volverá, si sta
piangendo per il progetto di un
grande inceneritore voluto dalla
Regione ».
« Spazio Giovani » della Comunità Montana Val Pellice lancia
in queste settimane alcune nuove iniziative: un nuovo punto
di riferimento in Luserna S. Giovanni, in fondo a via Tegas con
laboratori di costruzione dell’immagine (fotografia, videotape) e spazi d’incontro; una serie di proiezioni di film musicali
presso il Cinema Trento di Torre
Pellice il venerdì sera con ingresso agevolato per i giovani; un
corso di ginnastica jazz e danza
moderna a Luserna S. Giovanni
presso la palestra delle scuole
medie ogni mercoledì dalle ore
16,30 alle 18 nel periodo 25 novémbre-25 maggio (iscrizioni entro il 20 novembre); corsi di
sci (in pista, di fondo e fuori pista) in collaborazione e con iscrizioni presso il CAI Val Pellice.
Farmaci scaduti
Per un corretto smaltimento
dei farmaci scaduti l’USSL 43 ha
organizzato, a partire dal mese
di novembre, un servizio di raccolta presso i Distretti socio-sanitari della valle che, ricordiamo,
si trovano a Torre Pellice in via
Alfieri 10, a Luserna S. Giovanni
in via Deportati ed Internati 6,
a Bricherasio in via S. Michele 19
ed a Bibiana in via Bagnolo 47.
Ultima ora
G.G.
E’ convocato un Consiglio comunale aperto a Torre Pellice
per lunedì 23 novembre alle ore
21. La Giunta ha infatti deciso
di sentire la popolazione in un
incontro informale in cui si esamineranno gli ultimi sviluppi
della lotta per il mantenimento
della ferrovia Pinerolo-Torre, la
proposta di istituire in Pinerolo un unico Ufficio di collocamento e le ipotesi di smaltimento rifiuti in sostituzione della
discarica di Pinerolo ormai satura.
11
20 novembre 1987
valli valdesi 11
ECONOMIA VALLIGIANA DEL SECOLO SCORSO
Boschi, brughiere
e fazzoietti di terra
« Questi alpigiani sono di sveglialo impegno e l'agricoltore delle Valli è assai attivo e vivace...
Nei Valdesi, l’istruzione che è
molto propagata, serve a migliorare progressivamente l’industria,.. Vuoisi però confessare
che a ciò contribuisce anche il
limitato ruolo che concedesi loro di possedere ed il viaggiare
che essi fanno in estranei paesi
E così, come già altri suoi predecessori, preoccupati della salvaguardia del sistema tradizionale sociale, l’Intendente di Pìnerolo, nel 1838, ammirava nel
piccolo proprietario valdese l’immagine del contadino laborioso
ed osservante delle regole e dell’elica tradizionale! Del resto, i
"Balbetti” erano stati tra i primi a condurre quei piccoli appezzamenti di terreno strappati
spesso alle fiancate delle montagne ed erano state, talvolta, le
stesse restrizioni loro imposte
che avevano favorito la formazione delle piccole proprietà prima deH’emancipazione del 1848.
Queste restrizioni li avevano obbligati non solo a concentrare le
loro comunità nei borghi elevati, ma anche a non avere rapporti economici con il resto della
popolazione, essendo impedita
anche la assunzione dei valdesi
come giornalieri nei poderi dei
cattolici.
Grazie agli aiuti finanziari dei
paesi protestanti, oltre a costruire importanti istituzioni scolastiche ed assistenziali, la popolazione valdese aveva potuto usufruire per prima dei terreni che
in fasi successive furono resi disponibili dai movimenti fondiari della fine del ’700 e da condizioni agevolate che furono introdotte con le leggi napoleoniche.
VALORE DEI TERRENI PER ETTARO
Terreni irrigui prati di pianura Terreni arativi di pianura Terreni arativi di coliina Terreni vigpneti Terreni boìschivi in pianura Terreni boschivi in montagna da L. 4.000 a L. 5.000 da L. 2.500 a L. 3.000 L. 2.000 L. 2.000 da L. 800 a L. 1.000 da L. 500 a L. 800
(La tabella è tratta dalla relarione annuale del bollettino del co- mizio agrario, Gazzetta di Pinerolo, 28 gennaio 1872).
Più tardi con il codice albertino, ed ancora dopo il 1865,
quando si liberarono i vincoli
che avevano sino ad allora impedito il frazionamento delle
proprietà ecclesiastiche e nobiliari, il costo inferiore dei terreni di mpntagììa aveva aperto altre possibilità di accesso a modesti appezzamenti.
Si ebbero così acquisti con valutazione di L. 500, 800 e 1.000
per ettaro. Fu anche attraverso
le vicende del passaggio di proprietà che si andò configurando
quel paesaggio rurale che era
presente sino all’ultimo dopoguerra. In alto, le fitte coltivazioni di segale, d’orzo e di legumi; più in basso i vigneti a
viti basse ’’alla francese” interrotti qua e là dai tinici Ciabot
(in Val Germanasca ve ne erano oltre 400, ai giorni nostri ormai sono in gran parte occultati
Riformarsi sempre
(segue da pag. 1)
desi che, per gli stessi motivi di
coscienza e di obbedienza a Dio,
affrontarono 300 anni fa l’orrore
delle carceri piemontesi e poi i
rigori della traversata delle Alpi
in pieno inverno, prima di essere
accolti — pochi superstiti ormai
— a Ginevra e nella Svizzera.
Dimentichiamo i persecutori,
ma ricordiamo sempre questa
gente che ha saputo dare tutto
per difendere l’onore di Dio e
l'integrità della propria coscienza. Questo vuol dire essere riformati.
Vorrei toccare, terminando, un
punto sul quale la Riforma ha
fatto dei passi nella giusta direzione, ma sul quale noi dobbiamo
andare molto più avanti: la questione dell’uguaglianza.
Con la dottrina del sacerdozio
universale la Riforma ha abolito la distinzione tra clero e laici. Tutto il popolo di Dio è un
popolo sacerdotale e ciascun credente vi partecipa ugualmente.
Vi sono nella chiesa compiti differenti, ma nessuno è appannaggio esclusivo di qualcuno. Qualsiasi credente può esercitare
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qualsiasi funzione nella chiesa,
quando la comunità glielo chiede.
Vi è dunque nella Riforma uno
spunto verso l’uguaglianza, ma la
pratica è stata molto diversa. Sono solo pochi decenni, pochi anni che per esempio, si comincia
a muoversi seriamente verso la
reale uguaglianza di donne e uomini nella chiesa.
Ma se la Riforma è riuscita
non solo ad affermare per sé il
tema della libertà di coscienza,
ma anche a farlo valere nella società, sul tema dell’uguaglianza
è stata molto più reticente.
Eppure è un tema ben presente nell’Evangelo. Basta pensare
a Gesù che tocca i lebbrosi per
significare che la loro emarginazione è cessata; Gesù che manda il giovane ricco a dar via i
suoi beni prima di diventare suo
discepolo, per non avere un discepolo privilegiato in mezzo agli
altri; Gesù che ha detto; "Non
chiamate nessuno ’padre’ sulla
terra, perché uno solo è il vostro
Padre, quello che è in cielo; e
non fatevi chiamare ’capo’, perché uno solo è il vostro capo, il
Messia". Perché la comunità di
Gesù, come dice una nota teologa, è un "discepolato di eguali”
Su questo punto la Riforma è
stata insufficiente.
Oggi lasciarsi ri-formare dall’Evangelo significa anche riscoprire questo aspetto: non subire,
ma scegliere l’eguaglianza come
modo di vivere nella chiesa, ma
anche come base per la giustizia
tra i popoli, per la fraternità tra
gli esseri umani, per la pace nel
mondo.
Questo è il contributo che, a
partire dall’Evangelo, possiamo
dare oggi, non solo alla chiesa,
ma al mondo.
Ci aiuti Iddio.
Aldo Comba
Cinema
Era stata perciò favorita nelle
zone collinari e montane la costituzione di piccole proprietà
quando altrove predominava il
sistema a mezzadria.
TORRE PEhLICE — La programmazione del cinema Trento prevede per
giovedì 19 novembre L'enigma di Raspar Hauser {ore 20,30), per venerdì
20 ìi fiim musicale Led Zeppelin: the
song remain the same (ore 21.15). Per
sabato 21 è in programma Gli occhiali
d'oro e per domenica 22 Scuola di
ladri 2.
Proiezioni
TORRE PELLICE — Venerdì 20 novembre, ore 20.45, presso la sede CAI
di piazza Gianavello 24, iPatrizio Casa
presenta una serie di diapositive su
Rajastan-Orissa (India).
Concerti
dai rovi); più in basso ancora
gli alberi da frutta.
Ed era lì, tra casa e casa, tra
borgo e borgo, che dalle coltivazioni strappate col lavoro intensivo delle braccia di intere
famiglie, si ricavavano i pinchi
raccolti che, in aggiunta ai prodotti dei boschi (castagne e legna), costituivano le modeste
fonti di scambio.
In quel periodo si sviluppò anche la tessitura domestica, essendovi abbondante produzione
di canapa con la quale si eseguivano tele ruvide e robuste.
Il quadro economico della vallata vedeva quindi alFintemo
della prevalente attività rurale
le magre risorse domestiche tradizionali; la tessitura, l'apicoltura, l’emigrazione stagionale e
la pastorizia. Quest’ultima attività, seguita da tutte le famiglie,
si esercitava spesso in terreni
di proprietà comunale, per lo
più in quota ed era particolan
mente soggetta alle vicende alterne delle calamità e delle carestie.
Per quanto riguarda le tecniche agricole sui terreni più in
alto, i metodi di concimazione
e le rotazioni biennali restavano rudimentali anche dopo il
1870, quando nel fondovalle vi
erano già gli aratri in ferro e
più tardi le prime trebbiatrici.
La sopravvivenza familiare e la
possibilità di sussistenza collettiva furono ricercate con tutti
i mezzi e a prezzo di enormi sacrifici. A volte l'aiuto alle famiglie veniva tramite le modeste
rimesse di chi, o per scelta individuale o di gruppo, aveva accettato la condizione di migrante. A volte furono le proteste
collettive ad unire tutti i capi
famiglia contro le autorità municipali per rivendicare il diritto alla sopravvivenza comune
contro le ingiustizie e le esose
pretese fiscali.
Carlo Ferrerò
TORRE PELLICE — Sabato 5 dicembre, alle ore 21, presso il tempio valdese, l’orchestta da camera della RAI
di Torino eseguirà brani di W.A. Mozart, P. Hindemith, B. Britten, B. Bartok.
Teatro
LUSERNA S. GIOVANNI — In vista
della stagione teatrale del Teatro Alfieri di Torino il Comune organizza la
possibilità di partecipare alle serate;
informazioni ed iscrizioni presso l’ufficio servizi culturali (tei. 909084) entro il 30 novembre.
IPINEROLO — Il gruppo di animazione teatrale « Piccolo varietà » organizza per sabato 12 dicembre, alle ore
21, presso l’Auditorium di corso Piave, la rappresentazione di una commedia brillante di Luigi Oddoero « I
sagrin éd don Taverna »; il ricavato
della serata sarà devoluto alla costruzione di un ospedale in Tanzania.
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 19 novembre, ore 17, avrà luogo al Centro
d'incontro una riunione con il seguente
o.d.g.; a) Verifica deil'Azione Urgente
per i casi del Perù; b) Azione Urgente per 16 oppositori del governo di
Panama; c) Distribuzione di lettere
per autorità vietnamite nel quadro della Campagna Cambogia; d) ’’Trattenimento pomeridiano per Amnesty” alla
Foresteria Valdese sabato 19 dicembre
dalle 14.30: thè con dolci; "mercatino
delle pulci", tavolino per raccolta firme ecc.; e) Seminario, tema: pena di
morte - lunedì 14 die., relatore dr.
Elvio Passone, giudice; martedì 15
die., relatore prof. Carlo Ottino. Luogo degli incontri Foresteria Valdese,
ore 16.30.
Mostre
TORRE PELLICE — La XXXVII Mostra d'arte contemporanea è aperta
fino al 15 dicembre prossimo con orario dalle 15 alle 20, lunedì escluso,
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La moglie e i parenti di
Giovanni (Jean) Rostagnol
ringraziano tutti coloro ohe hanno manifestato solidarietà e affetto nella sua
malattia e in occasione della dipartita
del loro congiunto.
Un ringraziamento particolare a tutto il personale medico e paramedico
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice
per le amorevoli cure prestate.
Luserna S. Giovanni, 14 novembre '87
RINGRAZIAMENTO
« Gesù dive: Io son la resurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muoia vivrà »
(Gdov. 11: 25)
II giorno 8 novembre u.s. il Signore
ha richiamato all’età di 96 anni
Nazzareno Sergiacomi
già colportore
ne danno notizia la figlia Goiizia, R
genero, i nipoti e i pronipoti.
La famiglia ringrazia tutti coloro
che sono stati vicini nella triste circostanza.
La Spezia, 20 novembre 1987
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto U buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(II Timoteo 4 vers. 7)
I familiari di
llda Coucourde in Orsello
commossi per la grande dimostrazione
di affetto e simpatia alla loro cara, nelimpossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutti coloro che, con parole
di conforto, fiori, scritti e presenza,
hanno preso parte al loro dolore.
Esprimono particolare gratitudine alle persone ohe le sono state vioine negli ultimi mesi; alla dott.ssa Bongiovannì, al dott. Corine, al personale del
pronto soccorso dell’Ospedaie Agnelli
ed al pastore Bruno Rostagno.
Inverso Pinasca, 14 novembre 1987
AVVISI ECONOMICI
MARIO FRANCICA 54enne, alto 172,
ottima costituzione, occhi celesti,
cultura media, ex vigile urbano di
Milano, attualmente ristretto, uscita
prossimo gennaio (’88) libertà, desideroso rifarsi una famiglia, conoscerebbe per eventuale matrimonio, signorina, vedova, ragazza madre, divorziata, massimo 35enne anche nullatenente che abbia volontà di volere
bene e di vivere a Milano, dove chi
scrive occuperà un posto lavoro ente
cittadino. Scrivere Francica Mario
sezione penale San Vittore, Piazza
Filangieri n. 2 - 20123 Milano.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 22 NOVEMBRE 1987
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturne, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 22 NOVEMBRE 1987
VlHar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Brìcherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
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Í2 fatti e problemi
20 novembre 1987
STATI UNITI DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL
Una democrazia longeva
Nomine difficili per la Corte Suprema - La Costituzione secondo il giudice Bork - Minacce per i diritti civili e per le libertà individuali
Violazione dei diritti
umani in Nepal
(Dal nostro corrispondente)
»
Ci vuole un Franklin Belano
Cuomo per combattere la recessione alle porte dopo il crollo
di Wall Street. La battuta dell’ultimo numero di « Neewsweek » contiene due incognite.
La prima è se Mario Cuomo
— spiritosamente paragonato ad
un novello Roosevelt capace di
un miracoloso « new deal » —,
popolare governatore dello Stato
di New York, romperà finalmente gli indugi per candidarsi alla
presidenza degli USA. La seconda incognita è se sarà evitabile
la recessione mondiale. Per il
momento l’imico dato certo è
che la ricchezza fittizia e volatile dei computer di Wall Street
si è rapidamente sgonfiata. Dopo
l’ascesa il crollo, che ha trascinato con sé risorse di centinaia
di risparmiatori, come testimoniano numerose lettere amare
sui giornali. E’ il gioco crudele
della borsa. Durante il terremoto di Wall Street è passata in
secondo piano la notizia della
nomina da parte del presidente
Reagan del giudice Douglas
Ginsburg, 41 anni, alla Corte Suprema, dopo che il Senato aveva respinto il primo candidato
del presidente, il giudice Robert
Bork, con 58 voti contro 42. Ma
prima ancora che iniziasse questo secondo roimd, è saltato fuori che Ginsburg, nel passato, aveva usato ripetutamente marijuana. Imbarazzo, tentativi di
minimizzare e poi la gaffe del
presidente Reagan è esplosa e
Ginsburg ha dovuto ritirarsi.
Inizia così — mentre scrivo —
il terzo round con un nuovo nome. Il vecchio cow-boy sbaglierà nuovamente la mira? La nomina del nono membro mancante alla Corte Suprema sta
così diventando, da mesi, un
braccio di forza tra presidente
e Congresso. Per settimane le
principali catene televisive hanno trasmesso i dibattiti tra i
rappresentanti del Congresso e
il giudice Bork; il grande spettacolo si è intrecciato con le
varie manifestazioni del 200° della Costituzione americana.
C’è stata dunque in questo
paese una fortunata coincidenza che ha permesso di capire
oggi, e non solo storicamente,
nelle parole del giudice Bork e
dei suoi numerosi interlocutori,
lo spirito della democrazia ame
ricana. «La nostra Costituzione
è la cosa più importante che
possediamo e voglio contribuire
a preservarla », così ha esordito Bork nella prima udienza di
fronte alla commissione del Senato.
Ma dopo un buon inizio via
via i suoi argomenti, per quanto
provenienti da un giurista di
fama, hanno convinto solo in
parte. La sua lettura della Costituzione che deve ricondurre
alle intenzioni originarie dei padri fondatori dell’attuale società, si è colorata di conservatorismo. « In realtà l’America che
ha in testa Bork — ha commentato il senatore democratico
Ted Kennedy — è un paese nel
quale le donne abortiscono di
nascosto, i neri al ristorante
tornano a mangiare in un angolo
riservato, e la polizia sfonda di
notte le porte dei cittadini sospetti ». Il presidente Reagan,
che attraverso Bork intendeva
sopravvivere ideologicamente nel
cuore del potere — la Corte Suprema infatti, con i suoi nove
membri eletti a vita, rappresenta uno dei tre rami di controllo,
di equilibrio e di decisione della politica americana —, ha subito un’altra sconfitta. Ma, ripeto, l’aspetto più interessante di
questo grande e lungo dibattito
che milioni di americani hanno
seguito in TV, è proprio sull’interpretazione che oggi occorre
dare alla Costituzione. Respingendo Bork il Senato ha optato,
seppure con un margine ristretto, per il carattere di « living
Oonstitution », una Costituzione
cioè soggetta a svilupparsi nel
tempo. Al momento in cui fu
sottoscritta 200 anni fa dagli uomini più validi del nuovo continente, con il famoso inizio’: «Noi,
popolo degli Stati Uniti, al fine
di formare una più perfetta unione... », fu un’affermazione rigida di principi che fissava i confini della forma presidenziale di
governo, del federalismo e della
divisione dei poteri. Ma le esigenze che non potevano' essere
previste a Filadelfia nel 1787, in
questi 200 anni hanno imposto
alla Costituzione 26 emendamenti che riflettono i maggiori cambiamenti intercorsi in questi due
secoli.
della persona. Il dibattito con
Bork, la cui impostazione giuridica e filosofica è stata valutata dalla potente American Civil
Liberties Union come « una
straordinaria minaccia alle libertà individuali capace di condizionare il ruolo della Corte
Suprema nel suo compito di
proteggere i diritti delle minoranze. contro il volere e i capricci della maggioranza », è stato
dunque la riprova che la democrazia americana non è congelata e che il travaglio che ha
partorito la Costituzione non è
ancora finito.
La pena capitale prevista per un maggior numero di reati - Persecuzione contro i cristiani
Il ruolo
delle chiese
L’evoluzione costituzionale si
è sviluppata intorno a un modello di democrazia sociale, estremamente attento ai diritti
Il problema sollevato dal caso Bork tocca anche le chiese,
divise spesso tra una lettura rigida e letteralista oppure flessibile e storico-critica della loro
carta costituzionale, cioè la Bibbia.
Non a caso gli ambienti fondamentalisti hanno parteggiato
per Bork, mentre le chiese storiche hanno contestato la visione giuridica angusta del noto
giudice statunitense.
In questi 200 anni la Carta
Costituzionale nordamericana ha
superato una guerra civile e
conflitti armati, fra cui due
guerre mondiali, oltre a varie
crisi economiche e sociali. Le basi istituzionali democratiche del
1787, così spesso discusse, sono
ancora lì. Nello stesso periodo
di tempo in Europa si passava
da monarchie assolutiste via via
fino alle sanguinose dittature di
quarant’anni fa. La democrazia
nordamericana, rispetto a quelle
europee, è longeva e può forse
interessare il fatto che, tra le
tante influenze che la Carta Costituzionale ha recepito, c’è stata
anche quella protestante, particolarmente quella di James Madison che, scrivendo il testo più
importante della storia americana, amava consultare la Bibbia e il suo amico pastore presbiteriano John Witherstoon,
giunto dalla Scozia con 300 libri di storia e teologia, prima
ancora di consultare i grandi
fllcsofl francesi del XVIII secolo.
Giuseppe Platone
Amnesty International, nel comunicato 'Stampa del 12/11, dichiara che il Governo del Nepal,
in Asia,, persiste purtroppo nel
violare in modo grave i diritti
dei suoi cittadini, quantunque
sia stato sollecitato con insistenza a rilasciare tutti i prigionieri
per motivo di opinione e a desistere immediatamente dalla
pratica della tortura e dall'uso
della pena di morte. E’ aumentato recentemente il numero dei
reati per cui è prevista la pena
di morte. Amnesty inoltre è preoccupata per alcuni casi di sparizione. Degli uomini arrestati
a metà del 1985 sono scomparsi. Gli appelli al Governo per
ottenere informazioni sono rimasti senza risposta, come nel
caso del dr. Laxmi Narayan Jha
torturato in prigione e poi sparito nel nulla!
La tortura viene usata per estorcere confessioni sia dai prigionieri comuni che dai politici.
Il rapporto di Amnesty cita il
caso di un insegnante, Sarbottam Damgol, arrestato nel maggio '85 e detenuto per due anni
e due mesi senza accusa né processo. Liberato, ha dichiarato di
avere subito torture: di essere
stato appeso a testa in giù, picchiato e lasciato ferito senza cure in cella ner 4 giorni.
Amnesty International ritiene
che il numero dei prigionieri politici in Nepal risalga ad almeno cento, una buona parte dei
quali sono stati arrestati solamente per l'esercizio non violento del diritto di espressione e
associazione. Le vittime di questi arresti arbitrari sono soprattutto giornalisti, studenti e sindacalisti. Possono essere condannati fino a tre anni di carcere
coloro che fanno parte di un
partito, infatti dal 1960 in Nepal
sono vietati i partiti politici.
« Il disturbo della pace e della ti-anquillità » può costituire
una motivazione per un ordine
di cattura, ad esempio Sita Ram
Maskey, membro dell'Associazione nazionale degli insegnanti, è
stato arrestato l'aprile scorso
per avere boicottato la vendita
del latte in polvere che si temeva contaminato dalle radiazioni
nucleari di Chernobyl, ed è ancora in carcere.
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Si può anche essere accusati
di "tradimento” ed allora si è
giudicati da Commissari regionali nominati dal re, che svolgono sia la funzione di accusatori che di giudici. Keshavi Raj
Pindali, di 71 anni, direttore di
giornale, e Rup Chand Bista,
membro del Parlamento, sono
stati accusati di "tradimento”
per aver pubblicato una poesia
giudicata irriverente nei confronti del re. Amnesty International denuncia che alcuni cittadini di religione cristiana scino stati perseguiti, perché ne-suno in Nepal può fare « propa
ganda cristiana o islamica o di
altre fedi», secondo il codice le
gale, affinché « non si creimi
spaccature nella comunità indù
maggioritaria »; questo anche so
la Costituzione nepalese prevede
il diritto di professare e pratocare la propria religione. Amnesty ritiene che il Governo dei
Nepal debba garantire la libo,
tà di religione, come la libei l '
di parola, di associazione, e tiu
te le altre libertà proclamato
nella Dichiarazione universtno
dei diritti dell'uomo.
A cura di
Anna Marnilo Readtz
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg
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