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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S«guend» )■ vrrilà nell« cari(
KrK». IV. 15.
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Ter cadun Numero ceulesimi 10. — l’er caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
C’oiidixioiii U’AMMOCiHzioiie <
— Pnovi.vciE L, • »O.
PerTuRi;«o — un Anno L. S. — Adomicilio L. e .
Sci mesi .3. — . S SO
Trc mesi > *. — • « tS
Per Francia e Srizzera franco a destinazione, e per l'Inghilterra franco al couBne lire » &•
per un anno, e lire * per sei mesi.
Le A««0('iaiinni il ticfronn : irl aircfllxlo <lol «wloriiulr, viale del Re, num )|
_A Genu^a, alla «'apprilu t atlflfHp, mura ili S. Chiaru.
N«Ue pruviiu-ie, pri«ii lutti gli ¡Kulitli per meziodi Vnyliu, che dorranno ««ero inviati
profumai Uiri'Uure della Utii^A NiivKi.i t .......allrinienti.
AH'emero, »i Kiguemi indirizil: LiisnnA, dai »igg. NìmIwu e i:. lilirai. il Herner»-nrp.st:
P*mci, dallalibreriaC. .M^yruois, rue nuiiihet, J; Niiie< .lai »ig. IVyiot-Tinel lil.raio: l.itoe;
dai «Igg. Deni» et Petit Pierre lilirai, tuo Nenre, i>; Owtvm, d;d sig. K. lt<Ti«id liluaiii
I.Wtjt^.^A, dal sig. Delafonuine liliiaio.
AVVISO IMPORTANTISSIMO
Come per lo passalo mandiamo i due
primi numeri deiranno a tulli i nostri
Associali indisliutamcnle. I numeri susseguenti non saranno più mandali se
nou a coloro che ne avranno fallo formale richiesla.
Le lettere e plichi dovranno e.ssere
inviali franchi dW’UlfrJo della Bnona
Novella.
Sommario.
Il Dottore Gilly VII — Il giorno del riposo contemplato nella sna relazione colla doppia natura deiruomo — Una buona azione rimandata
a domani — Notizie : Torino, Genova , Savona ,
Aiinecy, Uilano, Parij'i, .America.
IL DOTTORE GILLY.
[Vedi Buona Soceila dell'anno scorto).
VII.
Prima ili lasciar il noslro caro dollor Gilly e
dargli in nume della Cliiesa, da lui [iredilella,
un ultimo addio, vorruinnio riavviciuar una volta
ancora quel veneranda e mansueto aspetto, e
rilrarre ai nostri lettori (jualche cenno iluU’intcrnu sua vila.
Di già notammo come ci vivesse, la mai^gior
parte della vila, in Norham, parrocchia estesa
molto, e prima del ministero del noslro amico,
occupata da gente poco colta e povera anzi che
no. Ad essa el dedicò le fatiche, l’incessanle operosità ciistiana. Né gli si può certo opporre di
■avere, per doveri fittizii e di genio, trascurati gli
sirelli obblighi della propria Chiesa. Da vero pastore il quale ben sa che al Vangelo spelta sanar
ogni piaga, attendeva alle miserie fisiche, non
meno che ai bisogni spiiiluali della greggia. La
poca pulizia delle case e la pessima influenza
sulla saluto gli stavano a cuore; non sgomento
l>ergli ostacoli, ¡disinganni inseparabili da ogni
tentativo di miglioramenlo fra popolazioni campagnuole, ei s’accinse all’opera con quella fermezza ch’ispira la fede al bene. Diede alle stampe
un opuscolo sulla pulizia, in cui fa toccar col
dito ai parrocchiani come il sudiciume, il disordine siano fonti di malattia e d’ogni malore; ed
ai consigli stampali aggiungendo quelli non meno
autorevoli della parola, la forza dei rimproveri
avvalorando coll'esempio e l’opera della rarità,
egli godè la soddisfaziono grande di veder rinnovalo l’aspetto della parocchia, e a luridi insalubri ridotti soltentrargentili e pulite capanne.
La gran molla da lui usata in quell’opera di rinnovamento, fu l’educazione; onde meglio invigilar le scuole, egli le stabili nella proiuia casa,
e coirottima sorveglianza superiore ed un’intelligenle cooperazione, egli ebbe la fortuna di
vederle ognor più floride; concepì per/ino il
pensiero di prepararvi ai buoni melodi educativi
una maestra iLiliana, per poi mandarla nelle
\alli, se non che la morte troncò il crisliano divi.samento. Non erano già le fiiliche del Gilly
opera secca, arida di un faci lor di opere hiione;
esse venivano in lui (come in ogni vero cristiano)
irrigate, fecondate dall'intermi carità, dal fervor
spirituale e da sentita simpatia per le sofl'erenze
del prossimo. Coirocchio bagnalo di lagrima egli
spesso attendeva al conforto, aii’esortaiiònf* degli
infelici.
Neppure al momentaneo impulso del sentimento abbandonava egli l’opera sua. La regolava
anzi dietro severo e ragionalo piano, altamente
apprezzava il valor del lempo; spesso ei ripeteva :
«lavora mentre è giorno, vi sono dodici ore al
giorno.) Si vedeva, dice una persona cbe ben lo|conobbe, ch'egli operava nell’intimo convincimento
di non appartener a se stesso. .\lle 8 del mattino
si racchiudeva nel gabinetto per allendcre allo
studio, alle sue opere o al suo esleso carteggio.
Al tocco ne usciva per le sue gite nella parrocchia, molto visitava i poveri, gli ammalati, gli
afniui,e nel consorzio di care persone egli spende\a alcune ore di ricreazione e di cordialeamicizia, abbellite dalla sua squisita gentilezza e
dalla grazia del suo parlare.
Rientrato la sera dalle sue faticose gite, sedeva accanto al caminelto, compiacevasi nelle
pure gioie della famiglia, attendeva con inlelligenza e cura all’educazione dei figli. L’uomo
pubblico, il letterato non annientavano il padre
di famiglia.
Le ore della domenica erano in particolar modo
occupate; oltre le due pubbliche funzioni aveva
una scuola della domenica, mattino e sera, al
tocco una claue per gli adulti, cui spiegava il
Vangelo. Il suo fare cristiano e amorevole aprivasi l’adito a lutti i cuori; parlava con ugual
successo ai giovani, ai vecchi, ai dotti ed agli
ignoranti, onde era tenuto da tutli qual padre
afl'ezionato
La vila sua di famiglia, ricolma di tante benedizioni, non andò però scevra di prove. Nel i834,
nella cattiva stagione, il fratello suo diletto, sta
bilito in riva al mare, scòrse un basliiiiciito in
procinto di naufragare. Imiiiantinenle salta in
una barchetta, si slancia in mare, risoluto a porgere soccorso a quegli infelici. Ki tenta indarno
colla frale navicella di resisti-ro al furor delle,
onde. Itovescialo da un urlo imprluoso, scompare, coll’intiero equipaggio, ncH'iibisso profondo. ( La notizia iiia.spellata ili i|iii;.slii tristi»
caso mi trovò, scrive il noslro caro (’nlly, in
istato già sofl'erente, per una rulinraalla gamba.
Kccomi da sei setlimane diite.so sul mio letto,
incapace del minimo movimento. .Ma .simo rese
grazie al Signore, che mi ha retto coi conforti
del suo Santo Spirito e le preziose promesse
della sua parola, e mi ha dalo di ravvisar la paterna sua mano in cosi dolorosi castighi >. Oltre
alle sollecitudini ed alle pene inseparabili da
quella vila di famiglia, il signor Gilly pativa per
un male interno fattosi cronico, il quale tuttavia
non turbava la pace deH'anima, né inaspriva la
sua dolcezza abituale, ma giovava ad accrescere
in lui stesso e nei suoi amici |iiù intimi il sentimento ch’egli era straniero quaggiù.
L'alTetto suo per la chiesa delle Valli, anzi che
scemare, andò crescendo cogli anni; ne fanno
chiara testimonianza le ultime due visite di lui.
Nel 1853 intraprese un viaggio in Italia coll’intento d 'intervenire alla dedica del Tempio
di Torino.
Se pel necessitato ritardo di quella cerimonia,
gli venne negata una tale consolazione, egli potè
visitare la nuova chiesa ed il presbitero diTorre,
le abitazioni de’ professori del collegio innalzate
col suo concorso, e ricevere in lale occorrenza
per parte dei maestri e degli allievi di quello
stabilimento, testimonianze di sentita gratitudine ed affetto. Nel vedere farsi avanti, schierarsi innanzi alla sua casa in doppio ordine,
munita di fiaccole improvvise, una scolaresca
briosa, oggetto dei suoi più cari voti, delle sue
più dolci speranze, il cuor suo rieiiipivasi d’inesprimibile emozione, e dopo cordiale saluto egli
esclamava; «Questo è uno dei più bei giorni
della mia vita. »
Non mai però et si mostrò cosi espansivo e
caldo d'affetto pei suoi antichi amici come nell’ultimo anno della sua vila. La sanla vocazione
della Chiesa valdese occupava la sua mente ed
il suo cuore. Itammentare ai Valdesi, che Iddio
diede loro una missione, di rendere cioè aH’Italia quel Vangelo che la grazia del Signore conservò nelle loro Valli, destare l'interessamento
dei suoi connazionali, mostrando loro i principii
consolanti della missione italiana; era questo il
pensiero dominante , l'aspirazione ardente del
suo cuore. A tal fine ei distese, febbraio 1855,
2
un opuscolo iniitoluto; Evangelizzazione d'Italia
per parte dei Valdesi del Piemonte.
« Con qiiai mezzi, ilice, possono i Valdesi sperare di f:ir penetrare ia vita del Vangelo nelle
masse del Piemonte e dell’llalia? Possono dessi
lusingarsi che uontini colti e fidenti nella loro
cultura, secondo il mondo, verranno a cercare
lumn presso l’umilf! popolazione evangelica delle
Alpi? 0 p'-netreranno forse i pastori nei crocchi
superiori della società e della letteratura? — No
rispondo il nostro amico, l’opera dell’evangelizzazione è individuale, nascosta, intima : non
solo i missionarii, i pastori portano la parola
di vita, ma tulli quanti i veri cristiani che stanno
in relazione con coloro che non ammettono la
verilà del Vangelo. L’umile serva, la cameriera,
l’operaio, l’istilutore possono portar seco la parola che è la vila dell’anima loro, e renderla
commendevole coironestà dei loro cristiani costumi. « A tal fine ei proponeva un ramo missionarìo nel collegio di Torre.
« L’n ecclesiastico italiano distinto mi confessò,
« dice, ch’egli era disposto alla riforma della
« Chiesa, e che le sue prime impressioni reli« giose erano dovute ad una conversazione con
«un laico; fui testimone un giorno iieH’oin/ij« bus da Torre a Torino, di una discussione tra
«un prete e una serva valdese; quest’ulttma
«cosi bene sostenne la sua parte, che il prete
« fu ridotto al silenzio ».
Un medesimo spirito traspare nella lettera da
Ini mandala da Norham, 7 maggio 1855, al Sinodo
Valdese adunato in quel mese per la revisione della coslituzione ecclesiastica.
Accennati brevemente i molivi che non gli
consentono d’ intervenire personalmente, cosi
aggiunge: «Ma io sarò con voi in ispirilo, e
le mie preghiere collo vostre s’innalzeranno al
trono dell’Eterno. Concedetemi d’indirizzarvi
alcune parole che voi accoglierete con indulgenza come espressione del mio amor fraterno».
« La Chiesa valdese in oggi occupa un posto
diverso assai da quello di venti anni addietro.
1 suoi doveri, la sua opera, le sue relazioni
esterne ed interne si sono moltiplicale, non è
più la piccola greggia nascosta nei monti, sconosciuta, isolala. Pare che riiterno abbia dello:
Allarga il luogo del tuo padiglione, e sieno tesi
i teli de’tuoi tabernacoli, non divietarlo, allunga
le tue corde, e ferma i tuoi pitioli: perciocchò
lu moltiplicherai traboccando a destra e a sinistra {Is. 54. 2). Voi dovete tener fermi i vostri
piuoli.....1 vostri amici guardano con diffidenza
ogni progetto che produirebbe cambiamenti radicali in quella costituzione ecclesiastica, che da
secoli hanno i Valdosi serbala intatta. Tali cambiamenti sarebbero opposti a quella saldezza e tenacità per le forme primitive ed i principii ecclesiastici che mai sempre vi distinsero: oggi voi godete la fiducia e la slima di tutte leChiese evangeliche, por la vostra invariabile professione di fede
e di disciplina, e specialmenle per l’unilà della
Chiesa e l’unione veramente cristiana de’ suoi
membri. La Chiesa valdese ha il prestigio del
1 antichità, (leU’individualità ed identità, ed essa
deve gnaularsi dal perdere quei caratteri distintivi cho conservò per secoli di persecuzione,
non cedendo neanche nell’eslrema distretta alle
istanze degli amici.
«Nel vostro Sinodo del 1855, membri della
Chiesa anglicana, della Chiesa scozzese, della
Chiesa libera di Scozia, delle Chiese di Olanda
e di America intervennero alle vostre adunanze,
vi rivolsero parole d’affetto e di simpatia, mostrando in ispecie di tenervi per l’avanzo dell’antica Chiesa d’Italia, che si rose celebre fra
tutte le Chiese. 1 protestanti di ogni denominazione vi porgono importanti soccorsi perchè
fanno capitale su di voi come su di una Chiesa
invariabile nei suoi principii.
«Ma se foslfttentali di lasciar le formedell’antica Costituzione per adottare la regola moderna di qualche altra comunità qualunque,
perdereste la fiducia o l’affetto di alcuni di quei
fedeli amici che vi amano a cagion de’ padri o
di quella semplice e veneranda costituzione in
cui ciascuna rinviene qualche accordo colla propria; se lasciate quegli antichi principii perderete il prestigio deH’anlirhità e dell’unità.
« Gli occhi del mondo crisliano sono sopra di
voi, mostratevi degni della sua aspettativa; che
il vosiro Sinodo offra lo spettacolo dell’unanimilà fraterna; la vostra dolcezza sia conosciuta
da lutti.
« lo posso soggiungere Coll’Apostolo: Iddio mi
è testimonio come io vi ami tutti affettuosamente
nelle viscere di Gesù Cristo; del rimanente,
fratelli diletti, se v’è alcuna consolazione in Cristo,
se alcun conforto di carità, se alcuna comunione
di spirito, se alcune viscere e misericordie, rendete compiuta la mia allegrezza , avendo un
medesimo sentimento e una medesima carità,
sentendo una stessa cosa, e la pace di Dio la
quale sopravanza ogni intelletto, guarderà le
vostre menti e i vostri cuori in Cristo Gesù. »
W. S. Gilly.
IL GIORNO DEL RIPOSO
contemplato
nella sua relazione colla doppia natura dell'uomo.
La precipua obbiezione che vien fatta fra
di noi alla divina istituzione di un giorno di riposo su sette, si è il danno cho ne ridonda alle
famiglie, sovratutto operaie. Dando retta agli
oppugnatori del divino precetto, la domenica
nonché giorno sprecato ed inutile, sarebbe
giorno nocivo, fecondo di disgrazie, un vero
flagello, di cui convien liberarsi al più presto,
restituendo quel giorno alla destinazione che
hanno tutti gli altri, cioò al lavoro.
E nostra intenzione, a Dio piacendo, di spendere alcuni articoli a dimostrare quanto sia
infondala unasiffatla obbiezione , e anzi di quali
grandi benoficii cosi fisici come morali sia
apportatrice aU’umanitàquesta sacra istituzione,
ogniqualvolta essa viene accettata e praticata
nel vero suo spirito. Valga intanto di preparazione a quanto saremo por dire in proposito il
brano seguente dei rapporto, che, sulla congruenza del giorno del riposo colla doppia
natura dell’uomo, presentava nel 18.S2 alla
Camera dei Comuni d’Inghilterra, cho l’avea
richiesto del suo parere su tal materia, uno
dei più rinomati e più dotti medici di Londra,
il dottore Fare. Noi ricaviamo tal citazione da
un breve scritto sul giurno del riposo, cho
vorremmo vedere diffuso nel nostro paese, in
vista e per amoro del quale egli ò stato dettato
da un ottimo nostro concittadino, il sig. 0. B.
Testa da Trino, cav. dei ss. Maurizio e Lazzaro (1). — Allorché, dice l’autore che noi
citiamo, il presidente, con quella gravità tutta
propria del carattere anglicano, si volse al dottore e lo domandò di dichiarare quali fossero,
secondo l’opinione sua, gli effetti dell’osservanza o non osservanza del sacro giorno di riposo sulla popolazione, egli rispose:
<t Mi sono fatto un dovere di considerare nella
mia pratica di trenta a quarant anni, gli usi e gli
abusi del sabato. Procedono gli abusi specialmente dal lavorare e dal dissipamento. Doppio
ne è l’uso; l’uno come medico parlando, in ciò
consiste, che è giorno di riposo; e l’altro, come
teologo considerandolo, in ciò risiede, che giorno è di culto e di santo raccoglimento per provvedere nuove, pure e più sublimi idee alla mente
dell’uomo, onde prepararlo allo stato suo futuro.
Come giorno di riposo, lo riguardo tempo essere
di compensazione a quella forza ristoratrice det
corpo umano, la quale altrimenti riescirebbe
inadequata e debole sotto alla gravezza e arsura
di fatica ed eccitamento continuo. Conviene al
medico gran rispetto avere al mantenimento di
questa forza ristorativa, perchè là dove essa vien
meno, .vana riesce ogni sua cura e rimedio. Se
mi vien fatto di farvi vedere per mezzo di fisiologiche considerazioni essere, nella fisica natura
deH’uomo, tali indicazioni, che al divino precetto
corrispondono, forzavi sarà, per analogia, meco
conchiudere che il sabato fu instituito per l’uomo, come a lui necessario provvedimento. Mira,
sopratutto, il medico a mantenere la circolazione
del sangue bene aggiustata e uguale, perchè più
facilmente si risomministrino e riadattino per
mezzo suo le forze al corpo. Le fatiche giornaliere e le inquietudiui dell’animo conturbano e
indeboliscono il movimento di questa circolazione. Vero è, che prima legge universale in natura, per cui dal Creatore si provvede onde l’uomo non venga ad immatura fine, si è l'alternare
che pose del giorno colla notte, perchè sempre
al lavoro succedesse il riposo. Ma comechè la
quiete della notte apparentemente rammendi ed
agguagli il movimento del sangue nel corpo
umano, non lo risarcisce però interamente del
sofferto struggimento e consumo. Fu quindi dalla
Provvidenza divina prescritto un giorno in sette
come giorno di compensamento, perchè coll’aiifto di quel diurno riposo tutto il sistema dell’uomo pervenga a suo compimento, e a quel termine di vita che gli ha assegnato.
(I Questa verità si può facilmente chiarire col
farne sperienza sopra un qualche animale da lav.fro ; e prendete il cavallo, che è di quella potente e generosa natura che ognun sa, e usatelo
a tutto suo potere ogni giorno della settimana;
ovvero dategli in sette un giorno di riposo; e
presto resterete convinti per l’agevolezza e vigorìa maggiore, con cui facilmente compie il suo
lavoro negli altri sei giorni, che il settimo di riposo gli è indispensabile (2).
(t) Questo opuscolo, di circa un centinaio di pagine, è vcddiblle dai Signori Gianinie Flore librai, sotto i portici a destra,
a capo della via di l‘o.
(2) Veggasi in prova di ciò quello ctie si riferisce nel Mtchanics' Magaiine, rispeUo alfazieiida delle vetture, con
molto successo dal sig. Bianconi stabilite nell’Iilanda. Vi aveva
egli nel I85t cento e dieci veUurc, o come si chiamano in
quel paese, carri, die vanno da otto a dieci miglia per ora.
Ninno però di quei carri viaggia in domenica, tranne quelli
che portano le lettere; ora il sig. Bianconi che uomo è di
probità non che di acuteiza d’ingegno non ordinaria, ha dichiaralo, che trova alla Un dei conti esservi per lui uno sparmio anuuo dcll3 per cento col non lavorare i suoi cavalli Bel
3
« L’uomo, che ha sortito più nobile natura, è
sospinto e sorretto nella fatica dalla stessa generosa virtù deirauimo suo ; tanto che in lui non
si fa così tosto manifesto, come negli altri animali, il guasto e l’ingiuria che s’ingenerano nel
suo sistema per una continuazione non mai interrotta di stimoli e fatiche ; nondimeno l’uomo
perde anch’egli, dopo non lungo andare e ancora
di buona età quella forza, il cui mantenimento
avrebbe dovuto essere prima sua cura; il filo
della sua vita si è accorciato; e subitamente al
primo tocco delle infermità, abbattesi.
« lo dunque considero, che, nel benigno disegno della Provvidenza onde conservare la vita
umana, l'ordinanza del sabato non è , come si
suole talvolta riguardare, semplicemente un precetto che della natura partecipi di politica instituzione, ma bensi una osservanza, la quale per
divino volere è posta fra i doveri naturali, quando
non si possa negare, che il conservarci la vita
sia fra i nostri primi doveri, e Tesserci deliberatamente cagione di morte, anzi il nostro tempo,
atto di suicidio.
« Come medico e non come teologo io parlai
sinora; che se vorrete por mente ai beni reali
della religione, di cui questa instituzione forma
il principio, cioè a quella pace e serenità d’animo, a quella rassicurante fiducia in Dio, a quella
dolcezza di amare i suoi simili, ehe se nc deriva,
troverete pur anche in questo precetto una sorgente indeficiente di vitalità, per cui il vigore
dello spirito e del corpo rinnovasi. Se più entrassi in questa parte del soggetto, verrei a toccare di quei doveri che sono commessi al clero.
Ma questo alTermo io, che il risultamento delle
mie fisiologiche osservazioni mi ha provato, per
l’analogia che mi scopri fra le operazioni della
natura e gli ordinamenti della Provvidenza, la
verità della Rivelazione; e per conseguenza che
non debbesi questo comandamento riguardare
come arbitraria e politica instituzione, ma bensi
come un provvedimento da quella mente divina
che l’uomo creò, assegnato per lo suo spirituale
e temporale benessere.
et Egli è dunque mio sentimento, conchiude
egli, che il sabato, essendo all'uomo per natura
della sua constituzicne, necessario, i continui faticosi esereizii della mente e del corpo, le sregolatezze, il dissipamento, in somma ogni cosa
che offende la religione di quel giorno, offende
e ingiuria l'uomo ; perchè si seguita cogli sforzi
del lavoro o fra le intemperanze e il rumoroso
tripudio dei bagordi a sconvolgere e violentare
il sangue nel suo circuito per le membra in quel
giorno, che a giusto andare, dovrebbe avere salutare posa e quiete. Invece che là, sotto a quel
tetto domestico, dove questo comandamento religiosamente osservasi, non solo ne viene al corpo
quella dolcezza di riposo, che naturalmente gli
si confà, ma si conseguisce per lo intero scioglimento da ogni sollecitudine della vita quella
ricreazione e quel decoroso godimento di tranquillità d’animo, che il cuore purifica, e dispone
a gravi e pie meditazioni, e l’uomo prepara e invoglia a quei doveri di carità cristiana , i quali
lungi dall'intorbidire o menomare di un punto il
corso della vita, di soavissima benedizione aspergono tanto quegli che ne riceve il favore, quanto
giorno del Signore. I moralisti pagani credevano che nulla *i
fosse di correlativo fra l'uomo e gli animali a lui inferiori ; e
ch’egli neH’eicrcIzio del suo domìnio sopra quelli, ne potesse
far quello che più gli tornerebbe a grado e a profitto, senza
riguardo avere ai patimenti rhe ne soffrirebbero. Altrimenti
s'insegna nelle S. Scritture; perciocché parte del carattere
del giusto, secondo esse, si è « l'avere cura della vita della
sua bestia, ma le viscere degli empii sono crudeli •.—
Prov. XII, 10. (A'oia dell’autore).
lui che debitamente adempiei!. Il filosofo, quando
si fa discepolo di Gesù Cristo, trova nella pratica applicazione delle sue dottrine quella sapienza, che sola apprende a ])rolungare questa
vita e ai beni aiuta della futura. Questa si è la
base sopra cui, secondo me, dovrebbesi porre la
presente questione ».
A queslo savie quanto (lolle considerazioni
ci sia lecilo l’aggiungere un brano del noslro
autore medesimo, in cui si fa a descrivere, con
quel modo simpatico di chi sente pietosamontc,
i boneficii chc arreca il giorno del riposo, specialmente ai poteri.
« Ma comunque sia di tali scioperati (egli avea
prima discorso dei ricchi poltroni) che vivi, a
modo già di uomini morti, pesano sopra la terra
che li soffre e sdegna, ben altrimenti di questo
precetto quegli fra mortali considera che quasi
non mai se non col buio della notte si toglie
dalle sue fatiche, ed a quelle, coll’alba di ogni
di, si riconduce ; ben egli ne conosce e apprezza
di cuore l’alto suo benefico scopo, però che sente
in se stesso al finire d’ogni sesto giorno, quanto
apposita e felice sia la rispondenza che il riposo
del settimo ha colle indicazioni r bisogni della
stanca sua umana natura. Se gli stenti e le amare
sollecitudini che dal suo tugurio lo fanno ogni
mattina uscire a procacciarsi il vitto fra le spine
e i triboli dei campi, o lo costringono fra il fragore, il fumo e dentro l’ambiente oleoso e pesante di una di quelle immense moli fabbrili, ove
il mamone che le edificò, paventa soggiornare, a
lui concedono in questo mondo un po’ di tregua,
giorno non havvi per lui, se non questo, che per
autorità di legge tempo sia d'intermissione e di
sollievo alla dura necessità che di giorno in giorno,
di fatica in fatica lo incalza e preme. Vero è, che
per legge di profonda sapienza fu stabilito, che
non debbano mai sopra la terra i poveri mancare;
ma fu pure come per ammenda, fu pure dal Signore Iddio provveduto, che in petto a tutti quelli
che veri si fanno seguaci del vangelo, sempre si
svegli colla luce del settimo di, un dilettoso sentimento di libertà divina, che viene cogli esereizii
di questo di a rinfrancarli. Oggi, per lo paese, che
di questa santa osservanza è beato, oggi suono
non s’ode che segno dia di assegnato, irremissibile compito; muta quivi oggi sarà la voce del
soprastante : e le mani stanche e incallite posa
avranno e quiete. Lavoratore non v’ha, per povero che sia, il quale, quand'abbia avuto, ne’sei
giorni dell’onesta sua fatica, l’animo inclinato al
timore di Dio, oggi non possa dalla soggezione
e pressura liberarsi dal suo mestiere, a suo bell’agio tenersi in pace e tranquillità sotto il suo
domestico tetto, alle macerate e ruvide membra
rinnovare le vesti e in sua nitida rozzezza uscire
e prendere festevolmente usata coi vicini, saluti
alternando e colloqui, e quelle amorevolezze per
cui tanto l'umano consorzio si condiziona di dolcezza e di amore. Oggi nella serenità delle solitudini campestri le ombre, i sentieri e la verdura
hanno anche pel povero freschezza, amenità e
diletto. Per lui, come per lo più dovizioso suo
vicino, oggi aperta sta solennemente la casa
dove il gran Padre celeste le preghiere accoglie,
e i sacrifizii d'ogni cuore fervoroso e puro; sì,
l’osservanza di questo giorno è dei mortali il vero
miglioramento: la più cara, la più secura e preziosa parte della loro eredità fondasi in esso. A
pochi forse sarà, prima d'ora, occorso, che quegli
che avrà vissuto quarantanove auni, quand’abbia
rispetto avuto a questo provvedimento di benevolenza divina, sette ne avrà già passati, dentro
basso abituro fia forse e a povero desco, ma
senz’affanno, senza durezza di fatica alcunàT li
avrà passati. Fortunato chi non invidia a s^, e
altrui un tanto bene ! »
L.W «l’OW AZIONE
UIMANDATA AL DOMANI
Non dire al tuo prossimo,
va, e torna, e domane
tei darò ; se lu l'hai
appo te.
Vrov. Ili, 28.
Chi ben principia non viene a capo di nulla se
non finisce. — Mentre slava seduto in un canto
del suo caminetto, e seguiva con occhio distratto
il chiarore deH’instabile fiamma, .TefTery Jones
diceva; « Ho desiderio grande di scrivergli domani ». Convien sapere ch’egli aveva uu vecchio
parente inverso al quale si era comportato nel
modo meno caritatevole , senza voler mai confessare i suoi torti. Correva l’ultimo giorno dell'anno, e siccome ripassava nel suo spirito vario
circostanze, cosi la di lui coscienza gli rimproverava il fatto suddetto. Desiderio lo prese di
scrivere al parente e dichiarare il suo fallo; ma
ciò non fu che un di que’ vaghi desiderii che sentiamo assai spesso e cho a nulla riescono. Jeffery .fones aveva sotto la mano inchiostro, penna
e carta; era padrone del suo tempo; gli sarebbe
adunque stato molto facile scrivere al momento,
anziché aspettare il domani.
Siccom’egli continuava a proseguire nc' suoi
pensieri e nel contemplare il suo fuoco, cosi gli
venne pure alla mente che un vicino di lui l'aveva
offeso, comecché senza intenzione. E ben vero
che questo uomo aveva cercato di riparare l’offesa, e chiesto con preghiera e con istanza di ottenere perdono; ma .TefTery si era rifiutato. L’ultimo giorno dell'anno sembrava esortarlo alla
riconciliazione, e il pensiero gli venne di andare
a pacificarsi col vicino. « Ho gran desiderio di
recarmi e vederlo domani », disse. — Non erano
che sei ore; perchè non prendere tabarro e cappello e correr tosto ? Avrebbe consolato il cuore
ch'egli aveva ferito, e sollevato il suo.
Pensando ad altre cose ancora, si ricordò di
aver inteso a parlare, alcuni giorni prima, di ua
caso assai lagrimevole. Una rispettabile donna
e beneducata, per la morte del marito era piombata in tali angoscie che aveva necessità assoluta
di un soccorso momentaneo pel sostentamento
della sua giovane famiglia. Jeffery Jones era
molto ricco e al caso di trarla d'impaccio; se nou
voleva, solo, provvederla della somma indispensabile, alcune ore gli bastavano per raccoglierla
presso gli amici suoi : ma egli non aveva fatto
sin qui nè l’una cosa nè l'altra. Quest’ultima sera
dell'anno rammentò a lui la povera donna; si propose di dirle ciò che intendeva fare per lei. » Ho
gran desiderio di andarla a vedere domani >,
esclamò. O JelTery, Jefferyl Se il tuo cuore fosse
stato veramente commosso di pietà, tu ti saresti
avviato seuza ritardo; quegli orfanelli ti avrebbero benedetto, e le preghiere della povera vedova sarebbero salite a Dio in tuo favore.
Il rigido freddo dava una piacevolezza particolare al canto del caminetto; una buona chicchera di thè e una cena calda dissiparono le rimembranze del parente offeso, del vicino pentito
e della vedova derelitta; Jeffery Jones andò a
coricarsi nel suo morbido letto senza affannarsi
per le pene de’ suoi simili. — Venne il mattino,
e con esso delle occupazioni e cure novelle. Gli
avvenimenti del giorno assorbirono tutta la di
lui attenzione e soffocarono affatto le sue preoc-
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cupazioni della vigilia. Una settimana o due del
uuovo anno già erano scorse prima 'che si fosse
dato il fastidio di prendere informazioni della povera vedov^. Egli seppe che niuno si era interessato a prò dilei; il padrón di casa l'aveva gettata
sulla strada, ed ella era partita dalla città co' suoi
figli, senza che ne fosse nota la direzione presa.
Ora, Jeffery Jones, gioisci pur della vita, mangia, bevi, dormi, se puoi, non lasciarti tormentare dalla tua coscienza. /'Sai. XLI, 1-3). — Circa
tre o quattro mesi più tardi, al tempo in cui il
biancospino è in fiori e gli uccelli cantano, udi
all'improvviso che il di lui vicino era partito pel
Canadá. Gli fu detto eziandio che una delle cose
che l’avevano il più afflitto, abbandonando il
paese, era il non ottenuto perdono da colui che
egli aveva offeso involontariamente (Lue., XVII,
3, 4). — 1 mietitori stavano nei campi occupati
a legare i covoni, allorquando Jeifery Jones ricevette una lettera sigillata di nero che gli strinse
il cuore. Siccome prevedeva, gli si annunziava
la morte del parente inverso al quale si era cosi
male comportato(MAT., V, 22-26). —O JeiFery Jones per mancanza del tuo soccorso, la povera vedova va raminga seuza sostegno, il tuo vicino abbandonò accorato la patria, ed un vecchio lasciò
questo mondo senza che tu abbia clùesto e ricevuto il suo perdono. D'ora in poi il tuo cibo sarà
amaro e il tuo letto senza riposo.
Se noi lavoriamo e seminiamo soltanto in pensieri, la ricolta da attendersi non sarà altresì
che illusoria. Lettori, il tempo fugge a passi di
gigante e l’eternità è a tutti noi assai vicina. Hai
tu da confessare un fallo, da perdonare uu'ingiuria o da compiere qualche buona opera? non
contentarti di un gran desiderio; mettiti con tutto
il tuo cuore, e ti sovvenga che in cotesto mondo
di miseria, il giorno presente vai meglio di molti
avvenire. [Feiiille religieuse]
Torimo — L’insegnamento elementare tolto
agli Ignorantelli. — Giovedì 3 gennaio dopo
gravi e prolungati dibattimenti, venne vinta, in
seno al Consiglio comunale, colla maggioranza
di 37 voti contro 28, la proposta di togliere agli
Ignorantelli la direzione delle scuole elementari
della città di Torino. L'inferiorità, sotto varii
aspetti, dell’insegnamento dato da colesti religiosi
ma sovratutto ie tendenze anti-liberali ed a più
riguardi anche immorali di cui è informato, pare
abbiano spinto a questa determinazione, che una
singolare importanza acquista dalla circostanza
che fu pr«sa dal primo Consiglio comunale del
regno. Inutile di soggiungere che VArmonia ha
di già iscritto questo fatto fra i trionfi di Satanasso in Piemonte nell’auno 1856.
Genova —Proselitismo farisaico. —«La vigilia
di Natale mori all’ospedale militare di quivi un
giovane di Bobbio per nome Daniele Reynaudino.
Andai a vederlo due giorni prima; lessi seco lui
parte di un capitolo e feci la preghiera ad alta
voce; tutti i soldati chesi trovavano nello stesso
cameronc ascoltaron con raccoglimento. Il sabato
e la domenica non trovai un momento per recarmivi di bel nuovo. 11 lunedi stava per uscire,
quando mi giunse un biglietto anunnziandomi
che il giovaue era spirato la mattina verso le 4,
poche ore dopo che (essendo già agonizzante) il
frate cappuccino Tebbe battezzato (son le parole
della lettera scrittami) ad uso cattolico romano
sedicente cristiano. Un soldato valdese che l’assisteva negli estremi momenti fu fatto allontanare
da lui dopo la cerimonia, e la mattina si diceva
che si era convertito alla Chiesa romana; « Vittoria dei vili sopra gl’inerti moribondi, soggiunge
10 stesso narratore, cattolico-romano anch’egli,
ed il giorno di Natale ebbe luogo la sepoltura
secondo i cattolici apostolici romani sanfedisti riti »,
come dice ancora chi mi scrive.
« Abbiamo una giovane di Prarostino ammalata
di febbre tifoide nell'ospedale di Pamattone. Le
venerande suore l’hanno tormentata in tutti i
modi possibili onde indurla a cangiar religione,
ma la brava giovane non si è lasciata smuovere,
cosicché pare per ora l’abbiano abbandonata
alla sua testardaggine. Tuttavia essendo la medesima gravemente ammalata, non mi farebbe
punto specie di udire che si è ripetuta in occasione di questa la commedia stessa che vi
ho narrata in riguardo al soldato. Mi sono procacciato un permesso speciale per recarmi una
volta al giorno all’ospedale; ma rimane poi sempre una cosa oltre ogni dire miseranda, che siamo obbligati a mandarvi i nostri ammalati. Di
già più d’uno ha ivi apostato sotto la pressione
e persecuzione incessante dei monaci. Quando
mi vedono entrare nell’infermeria, le suore mi
guardano come se io fossi il diavolo incarnato.
Proviamo un vivo bisogno di avere un ospedaletto in proprio. Ci riusciremo una volta? Non
so che dirne. » {'Nostra corrisp.J
Savona. — Pie calunnie. — Un nostro fratello
oriundo di quella citlà ed ivi domiciliato , ci
scrive fra altre cose la seguente, che non recherà
meraviglia a coloro che conoscono quanto poco
costi a certa gente la calunnia , quando ha per
oggetto persone di contraria credenza; « Prima
« di terminare mi periiietta di aggiungere una
« lievissima cosa per darle un’idea della pittura
« che dai preti e frati era stata fatta sul nostro
« conto. A quanto pare eravamo da principio
« stati caratterizzati più indegnamente e pregiu
< dichevolmente che non lo sarebbero stati i più
t feroci e brutali cannibali, poiché questi abi« tanti non possono abbastanza prestar fede ai
« loro occhi, ai loro orecchi, al loro intelletto,
€ vedendoci (quantunque scarsissimamente se« condo i nostri deboli mezzi) praticare le opere
t di cristiana carità e le più semplici virtù della
c morale evangelica; sentendoci parlare rispet« tesamente di Dio, di Gesù Cristo e dello Spi« rito Santo, e verificandosi la falsità delle cat lunnie che ci sono state addebitate gratuita« mente e colla più ampia generosità, di bestem« miatori esecrabili contro i santi, e quello che
« è più contro la Madonna! »
Annbct. — I registri dello stato civile dati
alla Congregazione evangelica di questa città. —
11 corrispondente savoino deUii Semaifiereligieìise,
fra altri particolari interessantissimi su questa
nascente congregazione, narra come il giorno di
Natale sia stata data ai fedeli la consolante notizia che il Ministero, sentito il parere della Corte
d’appello di Ciamberì, aveva finalmente acconsentito alla domandastatagli ripetutamente sporta
dagli evangelici di Annecy, perchè al proprio pastore fossero consegnati i registri dello stato
civile per i professanti la loro religione, così nazionali che esteri, stabiliti in detta città. Costatiamo con vera soddisfazione e gratitudine alla
autorità queslo nuovo passo nella via della tolleranza e della giustizia; e coi nostri fratelli ci
rallegriamo per quel « regalo di Natale • come
si esprimono, che Iddio si compiacque di mandar loro.
Milano. — Frutti del Concordato.— I preti non
perdon tempo a valersi di quei privilegi che loro
conferisce il « Concordato felicemente conchiuso
colla Santa Sede *. Fraquesti privilegi v’haquello
che ammette la censura preventiva ecclesiastica
per le stampe. L'arcivescovo di Milano, monsignor Romilli, in una circolare ai suoi diocesani
ricordando taledisposizione del Concordato , dichiara essere sua intenzione di valersene, e minaccia il ricorso al braccio secolare contro coloro,
stampatori o venditori di libri, che nè le paterne
ammonizioni dei loro superiori spirituali, nè il
timore delle ecclesiastiche censure, non sarebbero riusciti a sottoporre del tutto alle « sacre
regole deH’inrfjce ». Il ricorso al braccio secolare, le manette ed il carcere adoprate a sostegno della religione, ecco il sogno dorato dei clericali e la sola libertà di coscienza che si possa
aspettare dappertutto dove Roma impera, o solo
esercita qualche influenza 1
Parigi. — Una circolare del Comitato della
.Società delle Missioni evangeliche di Parigi, in
data 5 dicembre, annunzia come vicina la riapertura della .Scuola Missionaria dipendente dalla
suddetta società , e che per lunga serie d’anni
diede, sotto l’illuminata direzione del sig. Grandpierre, quei frutti benefici che tutti sanno. Il ripristinamento di tale scuola, già decretato dall’assemblea generale tenuta nello scorso aprile,
è reso, dice la circolare che citiamo, più che mai
indispensabile dall’estensione ognor crescente
dell’opera missionaria, che con si maraviglioso
successo prosiegue nel Sud delTAfrica la Società
di Parigi, e dalle domande di ammessione più
numerose che non lo sieno mai state per l’addietro. 11 Comitato, sebbene conscio della grave
responsabilità che si assume, dice di uon paventarla, persuaso, quale egli è, che la carità dei
[cristiani, per cui è sacro l'ordine del Maestro;
Andate ed evangelizzate, non gli verrà meno in
questa .santa impresa.
America. — Le armi del partito clericale —La
questione della tolleranza dei culli venuta ultimamente in discussione in seno alla Convenzione
Nazionale rannata a Lima, nel Perù, è stata risolta nella seguente decisione ; « La religione
dello Stato è la religione cattolica, apostolica,
romana. La nazione la protegge con lutti i mezzi
consentanei allo spirito deli'Evangelo, e non tollera l’esercizio di nessun’altro culto ». Siffatta
risoluzione è stata vinta da 46 voti contro 21.
Il corrispondente , non sospetto , del giornale
(clericale) di Madrid , la Regeneracion , osserva
che il governo si era dichiarato per la libertà dei
culti, e che il voto contrario è stato dovuto alle
cknnel * Le dame più distinte , dice egli, occupavano , senza assentarsi uu sol giorno, le tribune al loro sesso destinate , e manifestavano
unanimi, e con modi fragorosi, la loro approvazione o disapprovazione, a seconda che i discorsi
dei varii oratori erano al cattolicismo esclusivo
favorevoli od avversi. Ai primi gittavano mazzidi fiori, ed ai secondigli epiteti di Vrammassoni
e di Bruti. Oltre a ciò ogni mattina tutte le campane delle chiese suonavano per tutto il tempo
che durava davanti all'altare il canto delle litanie dei santi, perchè Iddio ci liberasse dalla sovrastante calamità. Finalmente dopo sette giorni
di accanila discussione, durante i quali le donne
non han cessato di gettar o fiori o epiteti, il governo ed i Frammassoni sono stati vinti ». —
Vittoria degna di coloro a prò dei quali è stata
riportata!
CàroMMo llomenico gorenfe.