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Anno 125 - n. 4
27 gennaio 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOMENICA 29 GENNAIO
Il sacro imbroglio. Con i fondi
pubblici del post-catastrofe stanziati per ripristinare strade e
case di civile abitazione dell’Oltrepò pavese si sarebbero infilate, in parte abusivamente, nella '
lista degli edifici danneggiati, oltre cento parrocchie cattoliche.
Alcune chiese rimasero parzialmente lesionate dalle frane e
dagli smottamenti di dieci anni
fa; altre però — e fiui sta lo
scandalo — tra le 109 della lista
non subirono alcun danno se
non quello del degrado del tempo.
Accortisi d’esser stati presi
con le mani nel sacco, alcimi preti hanno cominciato a distribuire a destra e a sinistra dichiarazioni di marcia indietro. Don
Remotti, parroco a Ponte Nizza,
dichiara (Epoca del 22.1.’89):
« Se avessi saputo che sarei finito in questo pasticcio, non
avrei mai risposto alla lettera
di Azzaretti (l’esponente democristiano che alla vigilia delle
politiche dell’87 promise fondi a
109 parrocchie in qualità di presidente deirUlHcio siieciale per
i’Oltrepò, n.d.r.). La Provvidenza
avrebbe certo trovato un’altra
strada per sistemare la mia
grondaia ».
Secondo l’istruttoria avviata
dai giudici di Milano e ormai
sul tavolo di Nilde lotti, presidente della Camera, nell’assegnare i fondi pubblici all’Oltrepò
pavese disastrato, sarebbe stata commessa una serie di gravi
irregolarità, specialmente per
quella fetta di due miliardi e
duecentonovantasette milioni
assegnata a parrocchie cattoliche
su interessamento dello stesso
Azzaretti (che fu poi promosso
senatore della Repubblica con
oltre trentamila voti). Don De
Tornasi, che ha in cura 7 chiese dell’Oltrepò e che ha chiesto
850 milioni di danni, ha dichiarato a La Stampa (15.1.89):
« La nostra gente non riesce a
mantenere in piedi quel che i nostri vecchi hanno costruito. E’
questo il vero scandalo... Questi
finanziamenti erano e sono leciti. Le chiese sono edifici pubblici ».
Nessuno contesta il fatto che
edifici danneggiati da catastrofi
naturali ottengano aiuti pubblici
affinché vengano rimessi all’onor
del mondo. Ma contestabile è invece il fatto che nell’elenco degli edifici "ecciesiali” da riparare appaiano quelii che non
hanno subito i danni e aitri ancora che, sentendo odor di pecunia, si sono immessi nella fila retrodatando le domande di
aiuto. Poteva essere la grande
occasione per rifarsi il ’’look”
con i fondi pubblici. Ma questa
volta il sacro imbroglio è venuto fuori alla luce del sole.
Nella nebbia deH’Oltrepò pavese l’ultimo ’’peculato da parrocchia” rischia così di colpevolizzare ulteriormente quei poveri preti che hanno confuso la
Provvidenza con il ministro della Protezione Civile. Ma la colpa
non è tutta loro. Il connubio
stato-chiesa in cui viviamo, sorretto dal neo-Concordato, non
aiuta nessuno a distinguere tra
ciò che è di tutti e ciò che è
soltanto di alcuni.
Giuseppe Platone
Giornata mondiale
contro la lebbra
Missione evangelica contro la lebbra. Nelle pagine interne un
servizio per questa giornata di solidarietà.
EUROPA
Le chiese e il 1992
Una società con due velocità - Un programma
ambizioso per il futuro impegno dei credenti
Il 1992, la data nella quale nell’Europa del Mercato comune cadranno le barriere doganali, stimola le chiese a riflettere, a discutere, ad assumere impegni. Per
quanto riguarda le chiese protestanti, esse possono contare per
questo sul lavoro della Commissione ecumenica europea per Chiesa e Società, che da Bruxelles fornisce interessanti analisi sulla realtà attuale.
Secondo queste analisi, nonostante le dichiarazioni di intenti
che vengono fatte alla vigilia di
ogni elezione del Parlamento europeo, la costruzione dell’Europa è
caratterizzata da una mancanza di
apertura verso l’Est e verso il
Sud, e da profondi squilibri interni, tanto da far parlare di una società europea « a due velocità ».
Il Nord ed il Centro crescono economicamente secondo ritmi più
veloci di quelli del Sud, il che
porta ad un divario crescente. Nella costruzione di un’Europa pacifica, giusta e capace di salvaguardare il creato, la responsabilità
delle chiese viene vista verso un
futuro al q’iale si vuole contribuire, orientando le proprie azioni.
Per questo si moltiplicano gli incontri locali, nazionali ed internazionali su questo tema.
Nonostante la secolarizzazione e
gli studi sociologici che parlano
della religione ormai solo come
di un fatto privato, è indubbio
che il cristianesimo, nelle sue divisioni storiche, ha avuto ed ha
MEDITAZIONE
Guarire per fede
« ...egli passava sui confini della Samaria e
della Galilea. E come entrava in un certo villaggio, gli sì fecero incontro dieci uomini lebbrosi,
i quali, fermatisi da lontano, alzarono la voce
dicendo: Gesù, Maestro, abbi pietà di noi! »
(Luca 17: 11-13).
Gesù incontra le donne e gli uomini nella loro
situazione concreta. L’emarginazione umana rappresentata al tempo di Gesù nei lebbrosi, nei poveri, nei più deboli fisicamente e spiritualmente,
viene superata dalla misericordia, dal perdono divino. «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!» (v. 13).
E’ il grido disperato di questi dieci lebbrosi costretti a vivere in luoghi appartati, lontani dai
centri abitati, senza alcuna speranza di guarigione. Ma accade l’imprevisto e quindi lo straordinario: dinanzi a Gesù di Nazareth non esistono emarginati perpetui; le situazioni difficili e bloccate si appianano, grazie all’intervento divino.
Questo è il significato autentico dell’incarnazione. Dio in Cristo si è fatto uomo per incontrare
e liberare dalla schiavitù emarginante l’umanità:
la malattia, anche la più grave, com’era al tempo
di Gesù e come è ancora oggi la lebbra, è sconfitta per sempre. Ma chi è Gesù? E' forse un guaritore? No, è il figlio di Dio, espressione con la quale la comunità primitiva indicò la presenza di
Dio in mezzo agli uomini. Ma cosa significa incontrare Gesù? Dieci lebbrosi incontrano Gesù e tutti ottengono la guarigione; ma uno solo, ricono
scente, ritorna indietro ed è solo lui che conosce
« Gesù », lo conosce per fede: « Alzati e va': la tua
fede ti ha salvato» (v. 19). E’ la parola esclusiva
di Gesù per quanti, con allegrezza e riconoscenza,
lo riconoscono quale Signore e Salvatore.
La salvezza, che solamente la parola di grazia
di Cristo ci può dare, va dunque vissuta nella gioia
e nella gratitudine. La gioia del credente, e del
credente lieto in ogni circostanza della vita (Salmo 23:4), nasce non dall’effimero. La beatitudine
del credente è per fede. Ecco la profonda felicità
di questo samaritano, di questo straniero per la
mentalità ebraica: solo lui, tra i dieci, per grazia
di Dio, ha capito quello che veramente conta nella vita. Gesù non ha guarito solamente l’infermità
nella sua carne, ma ha cambiato la sua vita.
Ma chi è oggi il samaritano affetto dalla lebbra?
Il nostro fratello samaritano vive oggi in India, Indonesia, Africa e aspetta la guarigione fisica e spirituale. Un nostro modesto contributo di
poche migliaia di lire può concorrere a donargli
una migliore condizione di vita. La lebbra si presenta principalmente come una piaga delle società povere nel sud del mondo. La mancanza di
incàici, infermieri, fisioterapisti e la scarsità di farmaci sono tra gli aspetti più gravi dell’arretratezza
socio-economica di tali società.
Per questo combattere la lebbra, accostarsi ai
lebbrosi, richiede oggi da noi solidarietà e preghiera.
Eugenio Stretti
un ruolo fondamentale nella costruzione dell’Europa. Ancor oggi
si possono spiegare, anche se non
solo, i conflitti esistenti con motivazioni religiose: per restare in
Europa, pensiamo alla questione
irlandese e a quella cipriota. Sono
problemi rimossi, magari poco discussi oggi, ma la cui risoluzióne
sarà determinante per la creazione
della nuova Europa ed in cui le
chiese potranno svolgere un ruolo
importante, se non determinante.
Ma è pur vero che i credenti,
le chiese cristiane, sono oggi in
Europa in minoranza. Allora quale dev’essere il loro ruolo, la loro
funzione nella società? Sicuramente non quella di una cogestione
col potere, ma quella di una forza
viva che sa rendere attenti al nuovo che viene. In senso generale si
può affermare che le chiese dovranno essere meno cattoliche e.
più protestanti, dove per cattolico
si intende la volontà di (co)gestire
l’intera comunità e per protestante l’atteggiamento di chi protesta,
di chi attesta nuove relazioni tra
gli uomini che non si trovano ancora nella società e nel potere attuale, ma che si riferiscono alla testimonianza della Bibbia per l’uomo contemporaneo.
Non è un ruolo da poco, ed alcune questioni possono illustrare
meglio quali sono i campi sui quali i nostri contemporanei attendono la protesta, la predicazione delle chiese cristiane:
— la salvaguardia della persona: la nascita, la morte, la sofferenza, la biogenetica, la bioetica;
— l’etica sociale: l’uomo e la
donna nella società, i diritti individuali e i diritti sociali, il razzismo, il sessismo, il classismo, la
violenza, l’organizzazione politica;
— la scienza: gli scienziati hanno un enorme potere, ma sono incerti sulle scelte da compiere;
— l’economia: in un mondo in
cui chi si sviluppa lo fa a spese
di altri che si sottosviluppano sempre più, dove disoccupazione, emigrazione, fame, non sono solo sintomi di una situazione ma la condizione del nostro benessere, il
nuovo « ordine economico internazionale » chiesto nelle conferenze internazionali delle chiese comporta un cambiàmento della nostra vita quotidiana;
— la politica: il pluralismo e la
libertà religiosa sono le condizioni
perché le chiese possano essere
profetiche e messe in questione; lo
stato non deve perciò privilegiare
questa o quella confessione, anche
se di maggioranza nel paese.
E’ un programma ambizioso,
forse utopico, quello di costruire
delle chiese capaci di rispondere
alle domande dell’uomo europeo
del 1992, che non si appoggino sul
potere, ma che siano al servizio
dell’uomo e della donna che incontrano. E’ però la vocazione che
Dio ci pone davanti.
Giorgio Gardlol
2
commenti e dibattiti
27 gennaio 1989
RINVIGORIRE
LE NOSTRE FILE
Ho letto sul giornale del 16 dicembre scorso l'articolo di Italo ArtusMartinelli dal titolo • La dispersione
in italia > che ritengo debba essere
analizzato e ponderato da tutti i vaidesi.
Dice testualmente a un certo punto: « In 50 anni la popolazione "attiva” valdese (e poi valdese-metodista)
è cresciuta del 3%, mentre la popolazione totale Italiana è aumentata del
33%, cioè 11 volte di più. Da questo
si deduce che i valdesi (malgrado
t'apporto dei metodisti) sono fortemente diminuiti in proporzione alla
Intera popolazione, la quale dal
42.993.602 del 1937 è salita ai
S7.246.000 del 1987 mentre la chiesa
valdese, dai 24.651 del 1937 (compresi ammissioni e allievi), è passata ai
29.357 (compresi allievi, aderenti e
simpatizzanti >.
E l'autore commenta: « Poiché II
tricentenario del "Glorioso Rimpatrio”
dei valdesi è ormai vicino (1° settembre 1689), ricordiamo che quei valdesi
gridarono: "Giuriamo e promettiamo
al cospetto di Dio vivente e sulla perdita della nostra anima di osservare
fra di noi l'unione e l'ordine ».
Ed inoltre: « ...Quali che siano le
ragioni personali o di ambiente, noi
valdesi e metodisti stiamo diminuendo ed anche sensibilmente. Solo una
parte dei componenti delle famiglie
valdesi è attiva nelle chiese, i motivi? Modificazioni nella vita italiana
e la sua secolarizzazione; specie i
giovani vengono sommersi dallo "standard” della maggioranza. Molti fratelli e sorelle "isolati" sono abbandonati
a loro stessi e circondati da un mondo che parla una lingua diversa ».
Considerato tutto quanto precede,
rilevo che il lungo e circostanziato
articolo non dice nulla in merito ai
motivi di dissenso e disgregazione
creati dalia infausta inclusione della
politica nella nostra chiesa; che non
è servita a nulla!, portando invece a
numerosi quanto penosi allontanamenti di membri ed alla diserzione dai
culti di molti altri, non potendo sopportare che i pulpiti fossero divenuti
tribune da comizi ideologici mentre
ogni membro pensava e intendeva
essere libero di seguire o meno la
politica e di frequentare la chiesa non
per questa, ma soltanto per la fede e
per l'amore di Dio.
A questo punto, osservando che,
fortunatamente, la situazione attuale è
un po' cambiata, insisto nel proporre
un ■ ravvedimento generale » con una
dichiarazione ufficiale attestante che
nella nostra chiesa non si può né si
deve fare politica (sotto nessuna forma),
lasciando ai singoli membri la legit
tima libertà piena ed assoluta di comportarsi a loro piacimento rendendosi
personalmente responsabili di fronte
alla legge e nel cospetto di Dio.
Allora, coloro che si sono allontanati potranno rientrare e quelli che
disertano i culti potranno ritornare, in
una nuova, serena e gioiosa ritrovata compattezza, nella pace e nell'amore di Dio.
. Soltanto in questa atmosfera si potrà trattare e svolgere la nostra missione evangelizzatrice, nella certezza di
rinvigorire le nostre file e di colmare
il dannoso deficit di cui abbiamo parlato all'inizio.
Ferruccio Giovannini, Pisa
TRANQUILLI
E INQUIETI
Devo confessare che quando ricevo il giornale, pur dedicando la maggior attenzione agli articoli più impegnativi, comincio sempre a leggerlo
dalla seconda pagina, una pagina che
ammiro molto perché spontanea, variegata, priva di scienza giornalistica e
vetrina naturale di opinioni presenti
nelle nostre comunità.
Su di essa leggo una lunga ed interessante lettera inviata dal fratello
Renato Paschetto apparsa con il titolo CNesa e politica (n. 2/1989), nella
quale egli rievoca il decennio appena
trascorso ('76-'85) in relazifone all'impegno politico della Chiesa valdese (o meglio, di moltissimi suoi membri), riconoscendo alla fine una forma
di « rinsavimento » attuale di molti di
loro. Happy-end, dunque, con la citazione finale di un saggio poeta, amato da un anziano professore del Collegio all'inizio del secolo, il quale
anmioniva i cristiani ad essere 'lenti" (• gravi ») nei confronti delle cose,
a non essere come « penna ad ogni
vento ». a non credere che « ogni acqua li lavi ».
Lascerò ai pretesi • rinsaviti ■ citati nella lettera, se lo vorranno,
esprimere le loro opinioni in merito;
qui invece a me viene da pormi una
altra domanda: è mai possibile, dopo 20, 30 , 40, 50 anni che si litiga
nelle chiese sul tema generale di
• fede e politica », che coloro ohe nella
chiesa sostengono il dovere di • asetticità » del cristiano (pulito) nei confronti della politica (sporca), non siano neppure in grado di riconoscere
ai loro pluridecennali interlocutori di
opinione contraria che le loro scelte
Fondo di solidarietà
Come abbiamo già comunicato nel dare la buona notizia del rientro di Alessandro
(n. 1/89), con l’elenco del mese
di dicembre qui pubblicato,
confermiamo la chiusura della suddetta sottoscrizione.
Dopo il preannunciato invio
di L. 2 milioni, qui sotto contabilizzato, provvediamo ora
ad inviare ancora L. 800.000
(e cioè L. 740.000 dell’elenco
più un residuo di L. 60.000).
Eventuali ulteriori offerte
verranno destinate alle attuali finalità del Fondo, e
cioè per il laboratorio di cucito a Managua; per il centro socio-sanitario ed agricolo in Zambia; per le Chiese
evangeliche della Giamaica
colpite dai tifone.
Ci auguriamo di continuare
a ricevere generose e numerose offerte che consentano
di portare a compimento il
più presto possibile anche
questi obiettivi.
Le offerte vanno inviate
come di consueto al conto
corr. postale n. 11234101 intestato a La Luce, Fondo solidarietà, via Pio V, 15 - 10125
Torino.
P.S. - Abbiamo ancora rice
vuto (e ritrasmesso) danaro
per l’Armenia. Ricordiamo
che chi desidera contribuire
a questa iniziativa deve inviare le proprie offerte alla
FCEI, conto corr. post. n.
38016002, Roma.
Offerte pervenute nel dicembre '88
L. 150.000: Buttazzoni Lidia.
L. 100.000; Odette Balmas Eynard; Mirella e Ernesto Bein;
Luigia Vicenzini.
L. 50.000: Micheie Ruggiero: N.
N.. Pinerolo.
L. 25.000: N. N., Pomaretto.
L. 20.000: Primo Violo; Paolo e
Mirella Bensì; N. N., Parma.
L. 10.000; Antonio Tetta.
Totale L. 645.000; Totale precedente L. 3.719.359: In cassa L.
4.364.359.
Detratte L. 2.000.000 per Alessandro (3” invio) restano In cassa L. 2.364.359.
PER ALESSANDRO, a chiusure
della sottoscrizione
L. 560.000: Asilo dei Vecchi, S.
Germano.
L. 50.000: Luigia Sandrin: N. N.,
Pinerolo; Lidia Buttazzoni.
L. 20.000: N. N.. Parma.
L. 10.000; Fabio Vicenzini.
Totale L. 740.000: Totale precedente L. 2.364.359; In cassa L.
3.104.359.
di vita non sono state dettate da ideologie (...» rosse o nere »!!) ma dalla loro fede in Gesù Cristo? Bisogna proprio immaginare che questi nostri fratelli... per l'asetticità del credente,
conoscano ben poco la vita di
Gesù Cristo, per non riuscire nemmeno a comprendere che in essa ci sono tutte le motivazioni sufficienti e
necessarie a determinare il credente
ad impegnarsi nel mondo a favore dei
deboli e degli oppressi e delle vittime dell’ingiustizia umana, senza aver
alcun bisogno, per farlo, di andarsi
ad imbevere il cervello di ideologia
marxista!
Caro fratello Paschetto, il marxismo
è una .» scusa »: decine e decine di
migliaia di credenti nella storia hanno saputo impegnarsi per la giustizia
di Dio nel mondo, fin da molto tempo
prima che Marx inventasse il marxismo! La vera contrapposizione nella
chiesa non è tra cristiani marxisti e
cristiani non marxisti; la vera contrapposizione, nella chiesa, è sempre stata
tra • cristiani tranquilli » e « cristiani
inquieti »: i tranquilli vivono nella ricerca di ciò che è «pulito», ordinato, ripetitivo, che dia sicurezza, che non
crei problemi, che non disturbi la digestione ed il quieto vivere; I cristiani inquieti vivono nella ricerca della
giustizia di Dio. I cristiani tranquilli
non « sbagliano » mai; chi sta fermo di
certo non commette mai errori (agli
occhi degli uomini); stanno seduti
tranquilli sulla sponda del torrente a
guardare gli altri cristiani che vi si
agitano dentro, e al momento oppor
tuno diranno loro: « Guarda come sei
tutto bagnato fradicio! Ma chi te lo
fa fare? ». 1 cristiani inquieti spesso
potranno pensare di essersi bagnati
e sporcati inutilmente, ma quando
Dio chiederà loro conto dei talenti
che aveva loro affidato, potranno
raccontargii come, dove, e quanto
spesso li hanno • impegnati » nel
mondo. I cristiani tranquilli invece,
seduti sulla sponda del torrente, gli
diranno: « Noi slamo stati a "muoverci" i più "gravi"; non siamo stati
come "penne al vento"; non abbiamo creduto che "ogni acqua ci iavasse"; e siamo sempre stati qui,
con i panni asciutti ».
Fraternamente.
Alberto Romussi, Torino
IL SIGNORE
E GLI IDOLI
Nella lettera pubblicata sul n. 2/89
il lettore Reto Bonifazi avanza delle
serrate critiche all’articolo del pastore Luciano Deodato: • Gorby, funzionario del CEC? » (n, 48/88). L’articolista
non ha certo bisogno di essere da
me • difeso ■: vorrei infatti riprendere
alcuni punti di quella lettera che dà
per scontate delle cose che scontate non sono.
1) « Gorbaciov non crede in alcun Dio ». Può darsi, ma non ne sarei proprio così sicuro. Invertendo i
soggetti, può anche darsi che Dio
« creda » in Gorbaciov, allo stesso modo come ■ credette » in Ciro allorché
10 indusse a consentire il rientro degli ebrei dopo la schiavitù di Babilonia. Sarà una coincidenza, ma è proprio di questi giorni la notizia che
in URSS si sta riformando la legge
sull'emigrazione per cui (se essa andrà in porto) ognuno potrà lasciare
11 Paese — o rientrarvi — (cito il testo
della proposta) « solo sulla base del
proprio desiderio personale ».
2) Il lettore afferma che le proposte di disarmo e le decisioni unilaterali di Gorbaciov (ma perché esse
sono considerate senza entusiasmo,
quasi con riluttanza direi, dai governanti « cristiani » occidentali?) sono
« in definitiva un accorgimento per
rimanere al potere ». Questa mi pare essere una pura illazione perché, a
quanto mi è dato di leggere e di capire, il leader sovietico ha tutt'altro
che vita tacile nel portare avanti le
riforme. Egli deve infatti lottare contro grossi interessi e prestigi distur
bati: contro i tradizionalisti, contro
militaristi, contro molti capipartito,
quali cercano di far blocco sperando d
vederlo inciampare. A me pare che,
più di un ■ potere », egli stia cercando di esercitare un ■ servizio »: spi
rito così carente nei nostri governanti.
3) Infine, non condivido la tesi del
lettore il quale scorge una tendenza,
lin certi scritti del settimanale, a
« sostituire il Signore con altri idoli »
ed a riprova, constata che nell'articolo
incriminato non ha mai trovato « menzionato Il nome di Dio ». Non credo
francamente che uno scritto si possa valutare sulla base del numero delle citazioni del nome di Dio: per contro io ho scorto in quell'articolo un
fraterno invito a noi tutti ad agire —
e a educare — in vista di una vera
pace nel nome del Signore il quale,
se pur non è stato nominato, è altrettanto presente nella mente e nel
cuore dei redattori come in quelli
dei lettori.
Roberto Peyrot, Torre Pellice
DISCRIMINATI
E BEFFATI
Spett.le redazione,
sembra che la stampa e la televisione abbiano ricamato una storia alla « Cenerentola », ma con un
brutto fine, sul caso dei quaranta e
più filippini trovati nella cella frigorifera (meno male che era spenta) di
un cargo al largo delle coste siciliane,
che cercavano di entrare in Italia per
trovare un lavoro, per sfuggire all’atavica miseria del loro splendido ma
sottosviluppato paese di origine, dopo
aver speso cifre che si aggirano sui
5 milioni, e aver venduto magari la casa ai soliti « sciacalli ». siano essi
filippini o italiani.
Ma ancora più cinico e razzista mi
pare l’atteggiamento delle autorità
« democratiche » italiane che, senza
pensarci tanto sopra, li hanno rimandati indietro con • foglio di via », lasciandoli così beffati e « al verde ».
Questo ci dà l'idea dell'atteggiamento
che lo Stato italiano ha e che
potrà avere, se non cambia qualcosa,
rispetto agli immigrati dai paesi del
Sud della terra. In Italia, come in
altre nazioni europee, sono ormai più
di un milione, e non è che siano tutti vagabondi o spacciatori di droga
(basta leggere le cronache quotidiane degli arresti per spaccio, per smentire questa tesi), ma per lo più lavorano nell'agricoltura, nell'edilizia,
nella manovalanza pesante, o come i
marocchini e i senegalesi, nel piccolo commercio pubblico, inseguiti sempre da vigili urbani a caccia di una
licenza che non hanno, perché nessuno gliela dà. Non voglio qui far la
retorica degli italiani emigrati all'inizio, e anche prima, di questo secolo
nel mondo; ma dalle stime rilevate
dalla «Stampa» del 29.11.88, la situazione è questa: gli italiani attualmente sono presenti in: Francia 581
mila; Germania 544.000: Svizzera 406
mila: Inghilterra 187.000; in Asia 16
mila; in Africa 85.000; in Argentina
1.140.000; in Brasile 355.000; in Canada 180.000; in USA 354.000; in Australia 586.000; per un totale, comprese piccole minoranze nei più svariati
paesi, di 5.116.000. E noi, « paese di
emigranti », bistrattati nei paesi allora
più ricchi del nostro, come gli USA,
come « straccioni », ora ricambiamo
con la stessa moneta la gente di colore! Non vorrei che l’unità europea
del 1992 si risolvesse in una forma di
« apartheid economico e sociale » nel
confronti dei paesi del Sud del mondo. Ma quello che in tutta questa vicenda mi fa più rabbia è l'inerzia di
« movimenti », « chiese », « partiti »,
che in altre occasioni si sono battuti
tenacemente per la difesa dei deboli e
dei diritti umani calpestati: vedi ad es.
i radicali che vanno in Cecoslovacchia,
e'incatenano, per la conquista dei
diritti civili nei paesi dell'Est europeo
(ma, tanto per dirne una, non fanno
altrettanto in Israele contro il genocidio civile e fisico contro i palestinesi
perpetrato durante ,« l'intifada », anzi...).
Così le forze di sinistra, dal PCI a DP,
e i vari movimenti cattolici, soprattutto la Caritas (visto che oitretutto giocherebbero in casa... essendo i filippini per la maggiorarìza cattolici),
ma neppure le altre chiese cristiane, a quel che mi risulta, hanno
mosso un dito per questi « disgraziati » fratelli. Mi si permetta questo
« inciso », che meriterebbe un discorso
a parte. Perché la chiesa cattolica,
tramite la Caritas, dopo il tremendo terremoto in Armenia, una vera
catastrofe a carattere biblico, non
ha lanciato una raccolta di fondi in
tutte le chiese parrocchiali?
Scusatemi per l'enfasi, ma certi fatti fanno troppo « scandalo » per passarci sopra.
Cordiali saluti.
Gabriele Canal, Pinerolo
I PASTORI EMERITI
L'altro giorno ho incontrato un pastore. Stava tornando a casa; aveva
predicato alla cappella degli Appiotti.
E' un pastore quasi ottantenne: fa
parte quindi della categoria dei cosiddetti emeriti.
Mi sono chiesto allora quale posto
occupino ancora nella Chiesa queste
persone così attive, sempre disponibili e pronte a sostituire il pastore
diciamo titolare del posto quando questi è impegnato in altre cose.
Vorrei sapere se per es., prima dell’apertura del Sinodo, queste persone
sono convocate per sentire il loro
parere sui temi che poi verranno dibattuti. Hanno alle spalle un'esperienza da non sottovalutare e gli anziani
tengono un gran posto nelle Sacre
Scritture.
Vorrei pure sapere se gli « emeriti » hanno un qualche voto (consultivo o meno), riguardo ai problemi della Chiesa.
Sono in un certo senso degli emarginati?
Vorrei tanto che qualcuno m'illuminasse in proposito. Grazie.
Guido Pasquet„ Torre Pellice
eco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Piervaldo
Rostan
Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragagila, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelll
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
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Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
Il n. 3/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 18 gennaio e a quelli delle valli valdesi il 19 gennaio 1989,
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Alfredo Berlendis, Vincenzo Borasio, Valter Cesan, Ivana Costabel. Germana Costantin, Ade Theiler GardioI, Gianni Genre, Lucilla Peyrot, Teofilo Pons.
Aldo Rutigliano, Maria Pia Sbaffi, Letizia Tomassone, Claudio Tron.
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r
ì
27 gennaio 1989
diaconia
AVIGLIANA - VILLA GRAZIALMA
COMMISSIONE DIACONIA
Dal J961, sulle colline di Avigliana, «Villa Grazialma» ospita gli an
ziani in uno spirito di fraternità.
Uno spazio di vita
e di testimonianza
Una Struttura in evoluzione, fra esigenze degli ospiti e norme vigenti - L’importante occasione di incontrare vari gruppi di giovani
Sulle colline di Avigliana, in
una posizione ottima anche dal
punto di vista climatico ed a
pochi chilometri da Torino, c’è
da oltre 27 anni una casa per
anziani denominata « Villa Grazialma », appartenente all’ente
patrimoniale delle Chiese battiate italiane.
Dunque le radici non sono
lontanissime, ma la storia è
ugualmente significativa.
Fin dall’immediato dopoguerra la chiesa di S. Antonino di
Susa si trovò di fronte a dei
casi di persone anziane e sole
con necessità di ricovero; naturalmente la realizzazione di una
opera in tal senso non fu né
immediata, né facile.
Mentre Tidea cominciava a
farsi strada fra i membri di
chiesa, cominciarono anche ad
arrivare le prime offerte, che
vennero accolte come segni incoraggianti, ma va anche detto
che alla fine del 1947 la somma raccolta non arrivava alle
50.000 lire!
Molte persone però si interessarono al progetto, tra alti e
bassi, momenti di entusiasmo
ed altri in cui, come scriveva il
pastore Eldo Mattone in occasione del 25 anni della casa, « si
intravvedeva l’ombra della rassegnazione ».
Il solco però era tracciato e
quando nel 1958 si venne a conoscenza della messa in vendita di una villa in Avigliana (Villa Abelli), un gruppo di battisti
poté visitarla e « malgrado le
molte riparazioni da effettuarsi
tuttavia, per la posizione e la
disposizione dei locali, lasciò in
tutti una buona impressione per
un’ottima sistemazione in favore
dei nostri fratelli e sorelle anziani ». La cifra di acquisto e
le tasse relative ammontarono, dopo varie trattative, a circa 11 milioni di lire, cifra che
fu possibile raggiungere solo
grazie alla generosità di un donatore, Cesare Geuna.
Come si ricava dagli appunti
del tempo, molti furono i lavori
di sistemazione necessari prima
di poter aprire la casa agli anziani: quasi 10 milioni vennero
spesi allo scopo, prima della
inaugurazione, avvenuta il 1°
maggio 1961; 24 i posti a disposizione.
Fin qui la storia di questo
istituto; oggi qual è la situazione?
Ne parliamo con la vicedirettrice Agnese Rossi.
« La casa è in costante evoluzione, sia per le richieste, che
sono in aumento e talvolta ci
presentano dei casi anche difficili, sia per l’adeguamento delle strutture alle leggi vigenti. A
partire dallo stesso arredamento delle camere, notiamo come
sovente gli ospiti si sono portati da casa una parte dei loro
mobili; da un lato questo li
aiuta a sentirsi proprio come a
casa loro, dall’altro però dovremo ridurre la presenza di oggetti in legno sostituendoli via
via con armadi in ferro per ridurre i rischi d’incendio ».
Gli ospiti attuali sono tutti evangeiici?
« Dopo un periodo iniziale in
cui tutti erano appartenenti alle
nostre chiese, abbiamo deciso
di aprirci agli altri, anche perché, grazie al Signore, abbiamo
potuto alzare la casa di un altro piano, creando quindi altre
camerette: siamo arrivati cosi
a 34 posti. Posso aggiungere che,
data la posizione vicina a Torino, spesso riceviamo richieste
per anziani anche della chiesa
valdese di Torino ed infatti in
questo momento i valdesi sono
più d’uno ».
Quanto personale richiede la
casa?
« Attualmente abbiamo 8 dipendenti oltre ai numerosi vo
lontari che offrono varie ore del
la loro vita a favore dei ’’nonni”. Diversa è la situazione dei
gruppi di volontari che d’estate
(spesso si tratta di stranieri)
passano da noi un certo periodo in cui ci danno una mano
per la manutenzione straordinaria (verniciatura infissi, giardino ecc.). La presenza di questi giovani è, per gli anziani, un
motivo di grande allegrezza.
A questo proposito voglio segnalare come anche gruppi di
giovani studenti locali vengano a
visitare la casa.
Importantissimo comunque è
il gruppo di volontari evangelici che ogni giorno aiutano, sia
nelle varie incombenze della casa, sia direttamente gli ospiti; ci
sono per altro anche volontari
della Caritas che prestano una
opera preziosa e con i quali
siamo in ottimi rapporti. Del
resto anche il personale (totalmente femminile) non è evangelico, pur se spesso si mostra
molto interessato alla nostra
attività: alcune partecipano- anche al culto ed allo studio- biblico che si tengono qui ».
Si sente parlare, a proposito
di Villa Grazialma, di una « chiesa fantasma»; cosa vuol dire?
« Come dicevo, teniamo qui un
culto settimanale, con la predicazione di pastori e laici coordinata dal pastore Castelluccio; è
chiaro che non risultiamo negli
elenchi deU’UCEBI in quanto
chiesa, ma rappresentiamo un
punto di riferimento anche per
gli evangelici della zona e cerchiamo inoltre di versare delle
offerte a favore della chiesa in
Italia ».
Come vive Villa Grazialma?
I nuovi “Quaderni”
Da chi è gestita? Esiste un rapporto con l’ente pubblico?
« Non abbiamo un rapporto
diretto, di convenzione, con la
locale USL, anche se in alcuni
casi ci può essere l’integrazione
della retta per gli ospiti della
zona. Naturalmente la casa ha
un gruppo che se ne occupa direttamente, guidato dalla direttrice, signora Nella Righetti, ed
un comitato di gestione oggi
guidato dal dott. Elio Canale.
Certo le spese sono tante e
perciò le rette si aggirano sulle
870.000 lire mensili nella camera
a 2 letti e su 1.110.000 nella camera singola, che diventano 1 milione e mezzo nel caso di non
autosufficienti.
Nel caso in cui né la famiglia
né la pensione bastino a coprire
i costi, sono le chiese a farsi carico dei fratelli ospiti. Bisogna
dire che siamo ora ad una dozzina di non autosuffìcienti, in
quanto i ’’nonni” stanno qui fino
alla fine e perciò li assistiamo
nel loro decbno. Altri invece sono
ancora assai attivi, c’è chi lavora a maglia, chi va a fare passeggiate ».
Risposta significativa, anche
sotto il profilo della testimonianza alle esigenze di molti anziani; ancora lavori all’orizzonte?
« Sì, abbiamo rifatto la lavanderia, adeguato le strutture ai
parametri di sicurezza, non solo perché le leggi lo richiedono,
ma soprattutto come dovere morale rispetto agli ospiti; per il
futuro dovremo installare un
secondo ascensore e sostituire
quello esistente, trasferire la cucina in altri locali. Per far tutto
ciò ci affideremo ancora una volta alla solidarietà di tutte le
chiese evangeliche, come è già
accaduto in passato quando con
audiovisivi, opuscoli ed iniziative varie abbiamo fatto conoscere la casa in tutta Italia, ricavandone sempre risposte molto incoraggianti ».
Piervaldo Rostan
Vista la notevole mole di documenti prodotti, a seguito di riflessioni personali o di convegni
di studio, su temi relativi alla
diaconia della chiesa, la Commissione per la diaconia ha ritenuto importante raccogliere il
materiale e diffonderlo il più possibile (attraverso il recupero in
forma totalmente diversa dei
’’quaderni” di Diakonia), con l’obiettivo di allargare e stimolare
il dibattito che dovrebbe definire
la nostra « politica diaconale »
(vedi dibattiti sinodali e « conferenziali » degli ultimi anni).
Altro elemento, che ha contribuito alla decisione di avviare tale iniziativa, è dato dalle continue
richieste di materiale che ci pervengono da parte delle chiese del
protestantesimo europeo che, come noi, stanno riflettendo sul
senso della diaconia oggi.
E’ stato così pubblicato il primo numero di una serie semestrale di "Quaderni di Diakonia",
reperibile presso le librerie Claudiana.
La Tavola Valdese, a sostegno
delTiniziativa, invierà in omaggio questo primo numero ai suoi
iscritti a ruolo, ai membri dei comitati e commissioni delle opere
valdesi e metodiste e di altre opere evangeliche.
La Commissione per la diaconia ne invierà alcune copie all’estero presso la redazione di quelle riviste diaconali (organo delle
chiese protestanti locali) che più
di frequente richiedono la nostra
collaborazione.
E’ fondamentale che i ’’quaderni” di Diakonia non siano accolti
come l’ennesimo opuscolo da acQuistare « per dovere » e da riporre in un angolo a raccogliere
polvere, ma piuttosto come uno
« strumento di lavoro », una base
cioè da cui partire per la nostra
formazione e per l'approfondimento della comune riflessione
attraverso, per esempio, corsi di
formazione per il personale delle
nostre opere, il lavoro dei comitati e delle commissioni che gestiscono le nostre opere, il lavoro
dei dipartimenti diaconali, ecc.
In quest’ottica, la Commissione
per la diaconia ha « pensato » i
"quaderni” con una doppia fun.zione:
a) di studio vero e proprio; in
ogni numero si cercherà di presentare un argomento storico che
illustri, e quindi spieghi, il percorso e l’evoluzione della chiesa e
della sua diaconia (1° numero;
L. Santini, « Risveglio evangelico
e diaconia »);
b) di stimolo e di confronto
in ogni numero si cercherà di
presentare imo studio biblico sul
senso del servizio e/o una relazione su lavori, riflessioni, convegni, ecc. di carattere diaconale
svoltisi in Italia o all’estero (1°
numero; A. Taccia, « Predicazione e servizio »).
Chiunque, interessato al tema
predicazione-diaconia, sia in possesso di materiale specifico e desideri condividerlo, può farlo inviandone copia al presidente della Commissione per la diaconia.
Marco Jourdan, via Farnese, 18 00192 Roma.
Tutto il materiale pervenuto
sarà catalogato; compatibilmente
con spazi, tempi e argomenti trattati, sarà pubblicato sui ’’quaderni”; in ogni caso sarà messo a dh
sposizione di chiunque desideri
consultarlo.
Concludendo, una nuova iniziativa è partita! Sarà valida nella
misura in cui sapremo utilizzarla.
Anita Tron
VOLONTARIATO EVANGELICO
Cinque anni intensi
La parola ’’volontariato” sembra evocare, nel lettore italiano,
anzitutto il ricordo delTintervento spontaneo di migliaia di persone, per la maggioranza giovani,
in occasione delle ricorrenti catastrofi naturali che hanno scosso
il nostro paese: dalTalluvione
di Firenze del 1964, fino al terremoto che ha devastato TIrpinia
nel novembre 1980.
Oltre a questo tipo di interventi, il volontariato ha continuato
a fare opinione aH’interno delle
grandi concentrazioni urbane, come movimento di quartiere che
rivendicando una migliore qualità della vita si è poi impegnato
nei vari settori socio-sanitari e
assistenziali. Attualmente il volontariato fa parlare di sé in
quanto impegnato a far prendere
coscienza sui temi della difesa
deH’ambiente. Quindi un cammino percorso di notevole portata
in una società che nel dopoguerra è ancora più velocemente cambiata, generando però contraddizioni che, se non affrontate, diventano un laccio al collo della
stessa società che le ha generate.
Anche all’interno delle nostre
strutture (dalle socio-sanitarie
alle culturali, sino ai centri di informazione e di accoglienza) la
presenza e la disponibilità del volontari sono sempre state consistenti. Era ed è Tappartenenza ad
una comunità, quando la si riscopre, a creare una comunione di
intenti e quindi quello spirito di
servizio necessario per migliorare il funzionamento delle strutture e delle iniziative intraprese.
E’ in quest’ambito e nel quadro delle trasformazioni avvenute che si inserisce anche l’Asso
ciazione evangelica di volontariato (A-E.V.) che, nata nell’autunno 1983 a Firenze, ha ormai
concluso il suo quinto anno di attività, consolidando una pratica
di supporto a ciò che le comunità
hanno fatto nascere nel tempo,
impegnandosi anche con iniziative esterne al nostro ambiente.
Sono così attualmente presenti
volontari delTA.E.V. in 11 strutture o iniziative in Piemonte, di
cui 10 neH’ambito delle valli vaidesi, 2 in Lombardia, 3 in Toscana, 2 nel Lazio, 1 in Campania, 2
in Sicilia.
Nell’anno 1988 sono stati 114 i
nuovi soci, di cui oltre il 90% ha
prestato un servizio.
Di questi soci all’incirca un
30% proveniva dall’estero e il suo
soggiorno ha avuto una durata
variabile tra i sei mesi ed un anno.
Questi inserimenti di volontari
stranieri sono generalmente molto stimolanti ed arricchenti;
spesso questi volontari creano
delle comunicazioni abbastanza
stabili fra le loro comunità di appartenenza e le nostre che li hanno ospitati.
L’A.E.V., in collaborazione con
il Servizio migranti della Federazione. si è impegnata, sempre a
partire dallo scorso anno, nel settore dei migranti, occupandosi di
due profughi sudanesi che ha inserito come volontari in alcune
strutture di Torre Pellice. Per
maggiori informazioni circa l'Associazione e le possibilità di servizio offerto si può prendere contatto con Adriano Longo, presidente A.E.V., via Arnaud 34, 10066
Torre Pellice, tei. 0121-91801.
A. L.
4
4 vita delle chiese
27 gennaio 1989
SETTIMANA PER L’UNITA’
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Dalla fotografia al film
La questione del battesimo al centro degli incontri ecumenici tenutisi nel primo distretto - Sicuramente positiva la partecipazione
PEROSA — Nel quadro della
settimana per l’unità dei cristiani ha avuto luogo l'incontro programmato nella chiesa cattolica
deirOratorio, con notevole presenza di partecipanti sia valdesi sia cattolici. Una liturgia molto semplice, preparata in comune tra il Consiglio del III Circuito e i rappresentanti della locale parrocchia, ha cercato di
utilizzare le forme di entrambe
le confessioni che possono essere accettabili per l’altra e ha fatto da cornice ai due messaggi
di don Silvio Tron e del pastore
Renato Cofsson sul tema della
serata: Battesimo: ...e poi?
Don Tron ha messo in risalto
il carattere di dono e di vocazione del battesimo, mentre Renato Coïsson ha accentuato il
carattere dinamico del « poi »
che viene dopo il battesimo e
che è fondamentale perché questo battesimo non sia smentito
nei fatti.
Il testo biblico da cui sono
partite le due meditazioni era
Efesini 4: 1-16: un testo che si
presta bene, secondo le felici espressioni usate nella riflessione
biblica, a dare un’idea della nostra fotografia di credenti: scattata al momento del battesimo,
essa esige un impegno costruttivo nel film che viene prodotto
dalla nostra vita di singoli e di
comunità.
Pochi gli interventi, sia per
approfondire la riflessione, sia
per esprimere la preghiera delle comunità. Molto applaudita
la richiesta di intensificare i momenti di incontro e di non limitarli a uno all'anno.
_ Molto bibliche le due meditazioni e molto fraterna l’atmosfera, grazie anche agli sforzi
fatti dalla comunità ospitante
per far sentire a proprio agio
quella ospitata (spostamento di
alcuni banchi a semicerchio, presenza di una Bibbia aperta su
un tavolo davanti all’altare, uso
di abiti civili da parte del parroco don Tron). C. T.
Domande alle chiese
’TORRE PELLICE — L’incon
tro ecumenico svoltosi giovedì
19 aveva un titolo impegnativo:
per la complessità («Il battesimo nella prospettiva protestante e nella prospettiva cattolica.
Le attese delle coppie miste»),
ma soprattutto per il fatto che
la sua seconda parte (le attese)
stava li a ricordarci che una materia, oggetto di discussione storico-teologica per molti, è per
altri un interrogativo quotidiano sulla propria fede, sulla propria vita familiare, sull’« educazione in vista della fede » da
dare ai propri figli.
Si spiega anche per questo
motivo la grande partecipazione,
non solo numerica, che ha caratterizzato la serata: a una-prima parte liturgica, incentrata
sul testo di Giovanni 1, ha fatto seguito il dibattito.
Il pastore Giuseppe Platone,
dopo aver ricordato che non si
trovano testi biblici che prevedano l’istituzione del battesimo
dei fanciulli, ha ripercorso alcune tappe vissute dal protestantesimo, e dalla chiesa valdese in
particolare: il catechismo del
1912 prevede le due possibilità
(battesimo degli adulti o per i
« figli di credenti »), mentre la
liturgia edita nel 1972 contempla per la prima volta la pratica della presentazione dei fanciulli alla comunità. E’ stato ricordato il principio protestante
del « Sola Grada », in riferimen
to anche alla posizione di Karl
Barth (ciò che conta è lo Spirito piuttosto che l’acqua).
Don Mario Polastro ha chiarito come i sacramenti abbiano
per la chiesa cattolica valore in
quanto « accompagnano la vita
del credente ». Per questo, se anche l’assoluta maggioranza delle famiglie chiede il battesimo
dei bambini, è necessario assicurarsi della coerenza di questa
richiesta con un’effettiva educazione alla fede.
Un caso concreto è poi stato
espresso dai coniugi Salusso di
Torino i quali (lui cattolico, lei
valdese), dopo lunga riflessione
e lunghe « domande » alle chiese sul da farsi per l’eventuale
battesimo della figlia, non potendo in coscienza pensare di
privilegiare l’una o l’altra soluzione « confessionale », hanno
fatto una scelta coraggiosa: il
battesimo è stato impartito dai
genitori stessi, in casa, alla presenza e con la solidarietà di amici e fratelli delle due chiese.
Questo esito, originale, che non
ha mancato di sollecitare un
lungo e coinvolgente dibattito,
ci indica con tutta chiarezza la
necessità di approfondire la tematica dei « foyers mixtes », nella consapevolezza che forse, più
che il battesimo, è pK)i la catechesi, la formazione del credente, a costituire la maggiore difficoltà.
A. C.
Ili CIRCUITO
Tricentenario nella sobrietà
Un’assemblea straordinaria esamina alcuni aspetti delle celebrazioni
La democrazia delle chiese
valdesi, si sa, è molto esigente.
La conferma di questo la si è
avuta domenica 22 gennaio, nella sala di Chiotti, dove si è ritrovata una assemblea straordinaria del III Circuito. All’ordine
del giorno le manifestazioni del
tricentenario del « glorioso rimpatrio » e le decisioni conscguenti alle dimissioni di un membro
del Consiglio di Circuito, Claudio Tron. Quest’ultimo infatti,
appresa la notizia che le manifestazioni del tricentenario del
rimpatrio prevedevano in qualche caso la partecipazione di autorità della Repubblica a vari livelli, e che era stato invitato anche il capo dello Stato, non
condividendo questa impostazione aveva rassegnato le sue dimissioni, « irrevocabili », dal Consiglio. E’ stato lo stesso Claudio
Tron a motivare il suo dissenso:
« per il metodo (le chiese non
sono state informate in precedenza) e per il contenuto (c’è un
rischio di neocostantinianesimo
proprio nel momento in cui abbiamo contenziosi aperti con lo
stato, ad esempio: ora di religione cattolica nella scuola) ».
I pastori Giorgio Tourn e Bruno Beliion, rispettivamente in
rappresentanza del Comitato per
il tricentenario e della Tavola,
hanno spiegato il significato delle manifestazioni, che sono state
organizzate non solo tenendo
conto delle proposte del Comitato e della Tavola, ma anche
delle chiese, come ad esempio
rincontro di Sapatlè, chiesto dalla chiesa di Frali. Un programma ancora aperto, che dovrà ulteriormente essere definito nei
prossimi mesi.
Si tratta di un programma a
più livelli: uno che coinvolge
innanzitutto le chiese, ed uno,
più ampio, culturale, che vuole
coinvolgere nella riflessione un
grande numero di persone, come ad esempio una mostra che
potrà circolare in tutto il paese,
e l’incontro di studi storici che,
organizzato dalla Società di studi valdesi, si terrà a Torre Pellice.
L’invito al Presidente della Repubblica è stato concepito come
una delle forme per collocare la
riflessione storica nel quadro della storia e della vita culturale
del nostro paese. La Tavola, accettando questa impostazione, ha
poi invitato il Presidente ad una
visita alle valli nel quadro delle manifestazioni e con l’occasione fargli conoscere la chiesa
nei suoi vari aspetti istituzionali: il culto, la cultura, il servizio.
La discussione si è fatta subito viva ed ha toccato il problema di come le chiese si devono rapportare alla società, al
sistema politico, alle autorità.
Molti si sono dichiarati dello
stesso avviso di Claudio Tron,
anche .se con accenti diversi. Il
tema però è ancora aperto ed il
past. Bruno Rostagno ha proposto di affrontarlo proprio in una
delle manifestazioni del tricentenario: la giornata del XV Agosto alla Balziglia.
Conosciuto nella sua reale prospettiva l’invito al Presidente,
che è per le giornate storiche,
l’assemblea di Circuito, a maggioranza, ha approvato un ordine del giorno che invita il Comitato e la Tavola nell’organizzare queste manifestazioni, a « rispettare lo spirito e la lettera
della decisione sinodale » (impegno di solidarietà internazionale
verso Medio Oriente e Sud Africa, n.d.r.) e a mantenere « la
massima sobrietà ».
Sempre a maggioranza l’assemblea ha deciso la partecipazione alle manifestazioni di Sapatlè, del XV Agosto e all’inaugurazione dell’Asilo di San Germano (che sarà « inaugurato dall’ospite più anziano ») dando
mandato al Consiglio di nominare d’intesa con le chiese un
comitato per le manifestazioni.
L’assemblea ha poi respinto le
dimissioni di Claudio Tron, che
però le ha confermate. Non essendoci la possibilità di una sostituzione, il Consiglio lavorerà
con un componente in meno.
Giorgio GardioI
VILLAR PEROSA — Le ave
vamo attese numerose, le nostre
sorelle unioniste di Torre Pellice; invece, responsabile la « cinese », il 18 gennaio è giunto un
gruppo più piccolo del previsto.
Ma rincontro è stato molto bello. La parte principale è stata
costituita da uno studio biblico
incentrato sulla figura di Ruth,
intercalato da letture del libro
medesimo. Ha fatto seguito un
giro di presentazione reciproca,
al termine del quale le sorelle
di Torre Pellice hanno notato,
con notevole stupore, che nessuna delle nostre imioniste (per
l’occasione presenti in gran numero) ha detto di essere originaria di Villar Porosa; le nostre
ospiti hanno così avuto un quadro della composizione della
nostra comimità, formata in buona parte da famiglie provenienti da altre chiese delle valli.
Un secondo momento del nostro incontro, attorno ad una
tazza di tè, ha permesso ad ognuna di fraternizzare meglio e di
scoprire che esistono tra di noi
legami insospettati di parentela o di vecchie conoscenze sopite o dimenticate.
Finanze
FERRERÒ — Domenica 29
gennaio, alle ore 10.30 avrà luogo il culto; non sarà un culto
a tema in quanto la prevista discussione sulle finanze e sul 3%
avrà luogo sabato 4 febbraio,
alle ore 20.30, con la partecipazione del pastore Bruno Rostagno.
• Sabato 28 gennaio, alle ore
20.30, nei locali della chiesa valdese, il gruppo giovani della Val
Germanasca presenterà il suo
spettacolo dal titolo « Faccia da
turco ».
Lutti
TORRE PELLICE — Il 16 gen
naio si è spenta, nel giorno del
suo 91esimo compleanno, la signora Mimi Bernoulli ved. Tron.
Nota per la sua vivacità, i suoi
molteplici interessi, il suo impegno in molti campi, fu a lungo membro della Società di cucito di cui fu preziosa collaboratrice, sempre gentile e sorridente: tutti le volevano bene.
Aveva conservato la sua nazionalità svizzera per essere fedele alle sue origini e alla « petite
patrie ».
Società di cucito ed unione
femminile ricorderanno a lungo
con affetto e rimpianto la loro
decana.
• Dopo Irmghe sofferenze si
è spento all’ospedale civile di Pinerolo, all’età di 73 anni, il fratello Aldo Michelin; la comunità rinnova repressione della
sua cristiana simpatia ai familiari in lutto.
Assemblee di chiesa
ANGROGNA — Domenica 29
gennaio, alle ore 10, nel tempio
del Capoluogo, si terrà l’assemblea di chiesa con il seguente
ordine del giorno: votazione del
nuovo anziano del quartiere
Prassuit-Vernè e degli anziani
in scadenza di quinquennio ma
riconfermabili; relazione finanziaria 1988; problemi immobiliari.
PRAMOLLO — Domenica 29
gennaio, alle ore 10, avrà luogo
un’assemblea di chiesa per esaminare la relazione 1988 del Concistoro.
« Faccia da turco »
VILLASECCA — Ricordiamo
l’appuntamento di domenica 29
gennaio alle ore 15 con il gruppo giovani della vai Germanasca, che presenterà la drammatizzazione del libro « Faccia da
turco ».
® L’evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Giulia Ribet
ved. Peyrot, ai cui familiari esprimiamo l’espressione della comunione di fede nel Signore della
vita.
Auguri
FERRERÒ MANIGLIA — Ci
rallegriamo con Daniela Poet e
Andrea Pavan per la nascita del
secondogenito Stefano.
Solidarietà
FRALI —• Martedì 17 germaio
si è svolto il funerale della sorella Lina Susanna Rostan,
spentasi improvvisamente domenica 15 geimaio all’ospedale
di Pomaretto, all’età di 71 anni.
RORA’ — La comunità esprime
la sua cristiana simpatia ai familiari di Rosina Durand in Giachetti, oriunda dei Rumer, abituale frequentatrice della chiesa e recentemente scomparsa a
Pisa, dove viveva.
Giovedì 26 gennaio
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Il collettivo si
riunisce alle 21 presso il Centro d'incontro per esaminare il documento
preparatorio dell'incontro ecumenico
di Basilea.
Venerdì 27 gennaio
□ ASSEMBLEA
2« CIRCUITO
VILLAR PEROSA — L'assemblea del
Il circuito si svolge presso I locali del
convitto valdese a partire dalle ore
20.30; in discussione la posizione delle chiese nei rapporti col cattolicesimo.
Domenica 29 gennaio
□ ASSEMBLEA
PRIMO CIRCUITO
TORRE PELLICE — Il dibattito organizzato dalla CED sulla cultura alle
valli ha a tutti gli effetti valore di
assemblea di circuito che è dunque
convocata per le ore 14.30 presso
la foresteria valdese.
n ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15. presso la casa unionista, ha luogo l'assemblea mensile della TEV.
□ CULTURA ALLE VALLI
TORRE PELLICE — Presso la foresteria, alle ore 15, si svolge un dibattito promosso dalla CED del 1” Distretto su • Cultura alle valli tra progresso e salvaguardia »; partecipano
Erminio Ribet, assessore alla cultura
della Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca; Piercarlo Longo, presidente della Comunità Montana Val Pellice; Bruna Peyrot, ricercatrice presso la SSV.
Lunedì 30 gennaio
□ COORDINAMENTO
GRUPPI GIOVANILI
1« DISTRETTO
PINEROLO — Alle ore 20.30, presso
il tempio valdese di via del Mille 1,
si svolge l'incontro del rappresentanti
dei gruppi giovanili delle valli. AM'ordine del giorno; attività dei gruppi in
vista dell'Incontro del 28 maggio; • Parole sante »: quali prospettive por un
bollettino dei giovani delle valli?
5
I 27 gennaio 1989
vita delle chiese
29 GENNAIO: GIORNATA MONDIALE CONTRO LA LEBBRA
Viaggio
nei «pianeta iebbra»
Ogni giorno 2.500 membri della Missione evangelica, in molte regioni deH'Asia e deH’Africa, sono impegnati a curare circa 400.000 malati
CORRISPONDENZE
Lettere a Paolo
Nel mondo sono 15 milioni,
in Europa 30.000; più del 90%
vivono in un Paese del Terzo
Mondo. I malati di lebbra sono
considerati, in alcune regioni del
globo, uei « maledetti dall’alto »
e per paura di essere rifiutati
dalla famiglia e dalla società
molti di loro nascondono la malattia finché diventa troppo tardi per prevenire le deformità.
« E’ una tragedia umana e culturale — dice il pastore Bertolino, segretario italiano della
Missione evangelica contro la
lebbra, da poco rientrato da un
lungo giro compiuto con la moglie Peggy in India e in Nepal
— a cui non possiamo assistere
passivamente, tanto più che è
possibile interrompere questa
tragedia. Basta volerlo ». La ricerca scientifica del vaccino per
prevenire la lebbra continua senza sosta, ma la meta sembra ancora lontana.
« Non vorrei sembrare disfattista ma ritengo — commenta
Peggy Bertolino — che ci vorranno almeno dieci anni di ricerche
di laboratorio prima di arrivare
a mettere a punto l’atteso vaccino. Intanto il male continua
ad allargarsi a macchia d’olio
c i fattori emozionali e sociali
che l’accompagnano non contribuiscono certo a migliorare la
situazione ».
Dal congresso della « The Leprosy Mission International » (91
rappresentanti), tenutosi a Kathmandu (Nepal) dal 14 al 18 novembre. è stato lanciato un appello a tutte le chiese per trovare
nuovi infermieri, fisioterapisti, ergoterapisti e medici che accettino
di spendere una parte della loro
vita in uno dei 35 Paesi in cui
opera la Missione contro la lebbra. Da pK)chi anni un’italiana
della chiesa dei Fratelli di Ivrea,
Vilma Basano, lavora in un ospcdalc in Indonesia mantenendo un rapporto costante con la
Missione in Italia.
« Un punto forte del nostro
impegno — continua Bertolino,
che ha visitato decine di ospedali e dispensari in India e in
Nepal — è nella prevenzione scolastica e nello sviluppo degli archivi ospedalieri in cui la storia clinica dei malati di lebbra
è seguita passo dopo passo, anche attraverso la fotografia. Questi archivi costituiscono una
grossa documentazione scientifica che serve ai ricercatori di biologia. Purtroppo non tutti i malati accettano di farsi curare, e
spesso alcuni di quelli che accettano non hanno la costanza
di seguire le lunghe cure previste ». Di lebbra oggi si può guarire, ma non tutte le società sono disposte a reintegrare l’ex
malato. Il marchio, in molti casi, rimane. Questa discriminazione è un problema antico quanto
la Bibbia. La parola stessa " lebbroso » evoca, anche qui tra noi,
immagini di maledizione, di or. rore, di morte. Pasolini, nel suo
famoso film ispirato all’Evangelo di Matteo, fa uscire i lebbrosi
da crateri e ampi fossi a cielo
aperto; i malati di lebbra sono
già nella fossa prima ancora di
morire veramente.
« In India alcuni ospedali della nostra Missione — spiega Bertolino — offrono ai pazienti guariti dalla lebbra, ma psicologicamente rifiutati dalla famiglia e
dalla gente del villaggio, un piccolo capitale che rappresenta
una possibilità concreta di reinserimento. Può essere una bici
Visita ambulatoriale all’aperto nella campagna intorno a Karagiri
(Madras) in India. La vasta rete sanitaria non riesce sempre a coprire le necessità connesse con la malattia della lebbra.
eletta o un telaio o una macchina da cucire o, come spesso capita, due pecore e un montone.
Nell’economia arcaica di alcune regioni indiane questo aiuto può significare un’indipendenza economica assicurata per molto tempo ».
Tra le immagini più significative del lungo viaggio attraverso i lebbrosari indiani e nepalesi,
Bertolino sottolinea quella che riguarda il lavoro sanitario fatto
soprattutto da persone native del
luogo. « Gli occidendali, negli ospedali dell’India, sono pochi anche se, spesso, rappresentano rare
competenze e la loro presenza testimonia del fatto che dietro loro
c’è tutta un’organizzazione che si
preoccupa di reperire fondi per
mandare avanti l’organizzazione
sanitaria ospedaliera ». Soldi ce
ne vogliono moltissimi, ma con
cinquantamila lire si possono pagare le cure mediche di un lebbroso sino alla sua completa guarigione.
« Qui nel nostro mondo occidentale — dice Peggy Bertolino,
che condivide pienamente il lavoro del marito — abbiamo i soldi
e abbiamo tecnologie molto avanzate ma, prigionieri del nostro benessere, sovente non ci rendiamo
conto che con un minimo sforzo
di buona volontà possiamo fare
un bene immenso nei confronti di
un'umanità doppiamente emarginata ».
La Missione si occupa di circa
400 mila malati e la cifra che si
è raccolta quest’anno in Italia
(centoventi milioni di lire) tra le
diverse chiese evangeliche è sufficiente, sì e no, a far girare la
macchina organizzativa per 48
ore. Qltre duemila impiegati, un
"budget” annuo che supera i
dieci miliardi, 50 centri samitari,
altri 100 a cui si offre assistenza,
scuole, programmi di ricerca e tirocinio.
La cura dei malati di lebbra,
senza discriminazioni di razza o
di credo, è un’attività difficilmente quantificabile. Alla Missione è
stato recentemente richiesto da
parte del governo del Mozambico
di « cooperare nel programma
medico che prevede la cura degli
ammalati di lebbra e la preparazione di operatori nel settore ».
Anche dalla Cina vengono segnali incoraggianti, nel senso che la
Missione è stata invitata a colla
borare al nuovo programma governativo teso a debellare completamente nel paese della Grande Muraglia una malattia sino a
ieri nascosta anche ai mezzi di
informazione. Ma la Missione,
ovviamente, non si limita a tentare la guarigione fisica del malato di lebbra. « C’è qualcosa di più
— dice Bertolino — poiché noi
offriamo il nostro servizio nel
nome di Cristo. La nostra è anche
un’opera di evangelizzazione. Il
che implica dei rischi ».
In Nepal, dove vige un induismo di stretta osservanza, chi abbandona la tradizione dei padri
per seguire nuove dottrine religiose può finire, su semplice delazione, in galera. E chi battezza
un ex induista è considerato altrettanto colpevole e può vedersi
infliggere .sei anni di prigione
« Qvviamente non facciamo del
proselitismo approfittando delle
situazioni di debolezza, di miseria,
di malattia. Questo sarebbe anticristiano. La nostra organizzazione non impone nulla ma non
tacciamo il fatto di essere una
missione cristiana. Sono profondamente convinto — aggiunge
Bertolino — che la scientificità
con la quale cerchiamo di andare
a fondo nella ricerca biologica e
la serietà con cui cerchiamo di
preparare il nostro personale sono profondamente saldate con la
nostra fede in Colui che guarisce
il nostro fisico e il nostro spirito.
Non vogliamo enfatizzare un
aspetto del nostro impegno a detrimento dell’altro. E neppure vogliamo minimizzare i problemi
che incontriamo a livello di altre
culture e ideologie diverse ».
Dal 1874, ogni volta che un
membro della Missione contro la
lebbra inizia il proprio lavoro,
prega il Signore di sostenerlo.
« Non è una pura formalità —
conclude Peggy — rna è l'attingere ogni volta di nuovo quella
forza di cui abbiamo bisogno per
credere che un giorno la lebbra
sarà debellata ».
Certo, a guardare la documentazione fotografica che i Bertolino hanno portato dalTIndia e dal
Nepal quel giorno appare ancora
lontano. Eppure la solidarietà
delle chiese occidentali può far sì
che l’alba di quel giorno sorga
prima del previsto. Intanto di
lebbra si continua a morire, mentre molti stanno a guardare.
Giuseppe Platone
BORGIO VEREZZI — Ogni
anno si svolge un collettivo teologico della EGEI della regione
Liguria. Quest’anno il tema, affrontato il 21 e 22 gennaio era:
« La speranza del regno di Dio »,
seguendo il testo della I Tessalonicesi. Un buon numero di partecipanti ha potuto discutere
facendosi guidare, dopo un’introduzione di Gino Conte, dalle domande o dai giochi pensati dai
gruppi EGEI di Genova, Savona,
Chiavari. Sono stati così sviluppati alcuni temi: la speranza rivolta al futuro determina già il
nostro presente e in che modo?
In che modo ci confrontiamo
oggi con la morte? Il rischio
del settarismo, del chiudersi al
mondo esterno come i tessalonicesi non è forse anche una delle nostre tentazioni? Qual è il
rapporto fra la nostra appartenenza al regno di Dio e una
nuova cittadinanza, una libertà
che abbia delle conseguenze nel
nostro vivere sociale? Queste ed
altre domande sono sfociate poi
nella scrittura a gruppetti di diverse lettere di risposta a Paolo: chissà come avrebbe reagito?
Sulla « Concordia
di Leuenberg »
VENEZIA — Giovedì 19 gennaio il past. Gino Conte e il luterano veneziano Eritjof Roch,
moderatore don Romeo Cavedo, biblista cattolico, hanno presentato in due conferenze tenutesi a Venezia e Mestre la Concordia tra chiese luterane, riformate ed altre in Europa, detta « Concordia di Leuenberg »,
siglata nel 1973, ed approvata dal
Sinodo valdese nel 1974 e ’75.
La partecipazione è stata discreta, l’uditorio cattolico è stato un poco sorpreso della diversa metodologia ecumenica praticata tra protestanti e dei suoi
notevoli risultati.
• S’è celebrato domenica 22
gennaio il culto ecumenico alla
chiesa luterana, presieduto dal
past. Jiirg Kleemann. Hanno
predicato il past. valdese di Venezia, A. Berlendis, il luterano
Eritjof Roch e la cattolica professoressa Cecchetto. Il past.
Berlendis ha posto il problema
della verità del riconoscimento
del battesimo alla luce del canone 1366 del Corpus Juris Canonicis del 1983, il quale prescrive una giusta pena per il
cattolico che fa battezzare o
educare i figli in una religione
non cattolica. Ha inoltre ricordato il secondo centenario della rivoluzione francese e la sua
dichiarazione dei diritti delTuomo e del cittadino, auspicando
che le chiese separate, lontane
per ora dalla comunione, rivedano le proprie leggi almeno
sulla base dei diritti civili acquisiti, ispirandosi ai fondamentali valori del rispetto e della
tolleranza. Un ecumenismo che
esalti la libertà religiosa è possibile oggi e non rinviabile al
lontano futuro della piena comunione.
Momenti lieti
e tristi
IVREA e BIELLA — Il 1988 s’è
concluso per le due comunità
con momenti lieti e tristi. Ad
Ivrea, domenica 18 dicembre,
un centinaio di persone ha partecipato alla giornata comunitaria di solidarietà. Il culto pre-natalizio è stato curato dalla scuola domenicale e dal gruppo di
catechismo, che l’anno allietato
con momenti di canto e animazione. E’ seguita un’affollata àgape fraterna e un pomeriggio comunitario dove è continuato il
bazar organizzato dal gruppo di
servizio. La comunità s’è rallegrata per questa occasione d’incontro che ha fatto registrare
un buon insasso, destinato quest’anno al fondo di ristrutturazione della chiesa di Ivrea.
'• Durante le vacanze natalizie le comunità hanno dovuto
congedarsi dai fratelli Antonio
Marchese (Biella) ed Angelo
Gagliano (Ivrea) e nei primi
giorni dell’anno è mancato anche il fratello Angelo Bonino (Ivrea). Sono state figure che
hanno caratterizzato per anni i
nostri piccoli gruppi evangelici e,
nell’esprimere ancora alle famiglie la nostra solidarietà che si
fonda sulla speranza comune
dell’Evangelo, siamo riconoscenti al Signore per quanto questi
fratelli hanno rappresentato per
la nostra presenza evangelica
nella diaspora.
• Il primo appuntamento del
nuovo anno è avvenuto in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Ai due incontri — il primo nella
chiesa parrocchiale di Vallemosso, ed il secondo nella nostra
chiesa di Ivrea — sono intervenuti, oltre al pastore G. Genre,
il parroco di Vallemcsso e, ad
Ivrea, il vicario generale e il
vescovo della diocesi, mons. Luigi
Bettazzi, che hanno proposto,
accanto ai diversi momenti liturgici, delle brevi rifiessioni sul
testo di questa settimana ecumenica, il capitolo 12 della epistola ai Romani.
Incontri
VERCELi'l — Giovedì 2 febbraio, alle
ore 21, presso il Ridotto del Teatro civico, organizzato dal Centro d'incontro evangelico Pietro Maggi e col patrocìnio dell’Assessorato per la cultura del Comune di Vercelli, si terrà
una conferenza-dibattito sul tema
» La società moderna e l’ambiente ».
I relatori saranno: il prof. Arrigo Danieli, presidente del distretto scolastico di Vercelli e assessore comunale, ring. Giorgio Frignani, presidente del FIN-Piemonte, il sig. Enrico Berandi, della sezione dì Vercelli del
WWF; moderatore del dibattito sarà
l’aw. Riccardo Greppi.
TAVOLA VALDESE
Colletta del XVII Febbraio
La Tavola valdese propone a tutte le chiese di sostenere le opere delle chiese valdesi nel Rio de la Piata,
e in particolare quelle della chiesa di Montevideo, dedicando ad esse la colletta del XVII febbraio 1989.
Le somme raccolte vanno inviate all’Amministrazione della Tavola valdese, via Firenze 38, 00184 Roma, che
provvederà ad inviarle alla Mesa vaidense.
6
ecumenismo
27 gennaio 1989
UNITA’ DEI CRISTIANI OGGI - 1: INTERVISTA A LUKAS VISCHER
L'ora deH’unità non è ancora giunta
L’ecumenismo come confronto e riscoperta dell’identità delle chiese - Un’interazione sempre più accentuata tra le
diverse confessioni - li dialogo cattolico-ortodosso - La realtà di avanguardia dei matrimoni interconfessionali
Lukas Vischer è una delle personalità più in vista nel mondo
^lyecumenismo. Dopo aver studiato teologia a Basilea, Strasburgo,
Gòttmgen, Oxford ed aver conseguito il dottorato con una ricerca sul1 ecclesiologia di Basilio il Grande, dal 1961 è membro di « Faith and
f Costituzione) e dal '66 al '79 ne diventa il direttore
Dal 1965 al 79 e membro del Joint Working Group, che cura i colloqui
tra Roma e tl CEC. Attualmente è professore di teologia a Berna, direttore dell ufficio per la promozione dell’ecumenismo in Svizzera e
moderatore del dipartimento di teologia dell'Alleanza Riformata Mondiale. E nato a Basilea nel 1926.
— Lei dirige l’ufBcio protestante per Tecumenismo in Svizzera, A che punto sono, secondo lei, gli attuali scambi ecumenici?
— Penso che ormai il movimento ecumenico possa considerarsi un dato di fatto acquisito. In questo secolo le chiese
si sono aperte le une alle altre,
e si è formata una comunità di
scambio e di testimonianza reciproca. A partire dal Concilio
Vaticano II la chiesa cattolica
romana ha preso parte a questo
svilupiH). Nessuna chiesa può
mantenere l'isolamento rispetto
all’era confessionale; di fronte
al mondo d’oggi, hanno tutte bisogno le une delle altre.
Anche la grande assemblea ecumenica di Basilea a Pentecoste ne sarà un esempio. Per la
prima volta i rappresentanti di
tutte le chiese europee, protestanti, ortodossi e cattolici, si
ritroveranno per confrontarsi
con le grandi sfide del nostro
tempo: si tratta di un evento
che sarebbe stato impensabile
solo pochi anni fa. Di fronte
alle incertezze del futuro alcune
remore hanno potuto essere superate. Naturalmente non possiamo ancora dire se a Basilea
i rappresentanti delle varie chiese riusciranno a esprimere una
voce sola. Come ogni inizio, anche questa assemblea comporterà molte incognite e molti rischi,
ma è possibile che il 1989 segni
una svolta per il movimento ecumenico europeo. Questa comunione tra le chiese sarà ima
risposta all’esperienza di molti
cristiani, i quali non riescono
più a vivere la loro fede esclusivamente all’interno della propria chiesa.
E tuttavia, questa condivisione
ecumenica non potrà nascondere il fatto che le differenze tra
le varie confessioni permangono
una realtà. Se per un certo periodo si è pensato che esse sarebbero sempre più venute meno, oggi possiamo constatare
che sono ancora più profonde
di quanto non sembrasse. E’ vero che gli incontri sono riusciti a dissipare molti malintesi,
ma essi hanno al tempo stesso
fatto risaltare le vere divergenze.
Quindi l’ora deH’unità non è
ancora giunta. La chiesa cattolica romana ce lo ricorda costantemente e con molta insistenza. Secondo la sua concezione ecclesiologica, l’unità presuppone un accordo che per le chiese della Riforma sarebbe un vero e proprio rinnegare alcune
loro convinzioni essenziali.
Quindi dobbiamo imparare a vivere con le differenze. Il Sinodo
protestante svizzero ha trovato
una formula che, a mio avviso,
può essere una parola d’ordine
per il momento attuale: « Vivere
gli uni per gli altri ». La semplice co-esistenza non è più sufficiente, deve lasciare il posto
a una specie di « pro-esistenza »
fra le chiese.
— Quali sono le implicazioni
che questa analisi comporta per
le chiese protestanti?
— Per contribuire efflcacemen
te alla costruzione della comunità ecumenica, occorre che le
chiese protestanti siano ben coscienti della propria identità,
che conoscono per via della loro
tradizione. Questo appello è pericoloso, lo so bene. E’ evidente che si tratta di evitare ogni
velleità di un ritorno alle posizioni « confessionaUste » del passato. Però sono anche convinto
che non potremo progredire
senza prender coscienza delle
nostre radici. E’ passando dalla
è impossibile essere protestante
senza essere, al tempo stesso,
un po’ ortodosso e un po’ cattolico, come è impossibile essere cattolico senza essere nello
stesso tempo un po’ protestante
e ortodosso. E questo cambiamento è particolarmente significativo per i riformati. Perché,
un tempo, essi tendevano a definirsi in negativo rispetto alla
chiesa cattolica. Avevano più
consapevolezza di ciò che non
erano piuttosto che di ciò che
erano. Quest’epoca è passata in
maniera irreversibile. Per dire
ciò che essi sono, oggi essi devono partire dalla base più profonda della fede, cioè dall’Evangelo di Gesù Cristo.
— Secondo Giovanni Paolo II
il dialogo con gli ortodossi è
molto importante: è possibile ipotizzare che egli prenda le distanze dal dialogo con i prote
di matrimonio misto. E’ questa
una nuova realtà sociologica,
che però non è presa in considerazione dalle chiese. Perché?
Forse esse stanno allontanandosi
dalla realtà a forza di intestardirsi sulle questioni teologiche?
— In effetti, dopo il Vaticano
II, il numero di matrimoni misti
è considerevolmente aumentato,
anche come conseguenza naturale delle nuove relazioni fra le
chiese. Se esse sono pronte a
vivere « le une per le altre », come potrebbe essere impossibile
vivere questa stessa comunione
alle coppie?
Da più parti è stata sostenuta
la tesi secondo la quale i matrimoni interconfessionali seno una
anticipazione dell’unità verso
cui tendono le chiese. Penso
che sia vero. Le coppie che accolgono la sfida sono, in un certo senso, l’avanguardia del mo
Lukas Vischer (al centro) in occasione di una riunione della commissione « Fede e Costituzione » del
Consiglio ecumenico.
tradizione che saremo in grado
di rispondere ai nuovi interrogativi che ci vengono posti oggi.
Nel corso degli ultimi decenni le chiese riformate non si sono abbastanza interessate della
loro realtà specifica. Hanno
partecipato attivamente al movimento ecumenico, ma si sono
poco impegnate insieme, in vista di im loro rinnovamento. Il
risultato di questa negligenza è
inquietante. Le chiese riformate
non si sono sufficientemente accordate sulle grandi questioni
di oggi per poter dire unitamente in che cosa esse credono. Così, dopo la guerra, nel periodo
dello sviluppo del movimento
ecumenico, molte di esse hanno
dovuto subire delle divisioni,
senza che le chiese sorelle intervenissero per mantenere l’unità.
Occorre che consideriamo
molto attentamente questa situazione. Il nostro contributo al
movimento ecumenico presuppone degli sforzi al nostro interno. E’ in questa prospettiva
che attribuisco una grande importanza all’assemblea dell’Alleanza riformata mondiale, che
si terrà in agosto a Seoul. Sarà
l’occasione, per le chiese riformate, di prendere coscienza della propria condizione.
— Si può dire che le chiese
sono state in qualche modo trasformate dal movimento ecumenico?
— C’è stata una trasformazione fondamentale. L’avvicinamento fra le chiese ha recato con
sé una « interpenetrazione » delle tradizioni confessionali. Oggi
stanti per privilegiare quello con
gli ortodossi?
— La chiesa cattolica romana
ha da sempre privilegiato il dialogo con la chiesa ortodossa.
La chiesa cattolica ha una concezione particolare del movimento ecumenico: si considera
come il centro, con le altre chiese che le graviterebbero intorno.
In questo quadro la chiesa ortodossa è il primo interlocutore, perché condivide, sotto certi aspetti, la stessa concezione
della chiesa. Considera le altre
chiese — luterani, anglicani, metodisti, riformati, ecc. — come
più distanti da lei. E’ quindi inevitabile che la chiesa cattolica
privilegi questo dialogo.
Le chiese riformate propongono un’altra visione del movimento ecumenico. Mettono l’accento sulla necessità, per tutte le
chiese, di formare una « comunità provvisoria ». Nonostante le
loro divergenze, esse vogliono
aprirsi le une alle altre e pregare, vivere, testimoniare e prendere posizione insieme, pur
conservando le loro tradizioni
particolari. Ognuna porta il suo
contributo peculiare. Viven o
insieme, l’unità finirà per prendere forma.
Queste due concezioni non si
escludono forzatamente. Ma è
chiaro che questa differenza è
la causa di numerose ten-sioni.
Per esempio, la concezione particolare della chiesa cattolica non
le ha permesso di aderire al
Consiglio ecumenico.
— L’urgenza dell’unità tra i
cristiani si fa sempre più forte: il 30% della popolazione svizzera vive oggi in una situazione
vimento ecumenico. Ma le difficoltà sono molte: siccome l’unità non è ipotizzabile per un domani, queste coppie continuano
a rappresentare un’anomalia. Che
cosa si può fare in questa situazione contraddittoria? Denunciare l’intestardimento teologico delle chiese? Non credo, perché l’impasse in cui ci troviamo è dovuta più alla pigrizia
che alla testardaggine teologica delle chiese.
Occorre che le chiese riconoscano le proprie responsabilità
di fronte ai matrimoni misti.
Dopo aver dato prova di apertura ecumenica, esse non possono ritornare su posizioni precedenti. Un primo impegno dovrebbe essere quindi quello di mettersi d’accordo su una pastorale comune per i matrimoni misti. E’ possibile che una nuova
iniziativa sia presa in questa direzione dalla Comunità di lavo
ro delle chiese svizzere. Ma, indipendentemente da questa iniziativa comune, ogni chiesa dovrebbe chiedersi in che modo
possa contribuire a questo impegno. Per esempio, come si potrebbe rendere più ospitale il
culto nella chiesa riformata? Come presentare un insegnamento che risponda alla realtà di
fatto dei matrimoni misti?
— EmUio Castro ha detto recentemente che non può esserci
comunità spirituale dove non
esiste una comunità profana.
Che cosa ne pensa?
— Condivido totalmente questo punto di vista. Non esiste una comunità nell’astratto. L’unità si la sempre tra persone concrete. E’ per questa ragione che
essa è così difficile da raggiungere.
A proposito dell’apartheid,
Manas Buthelezi, pastore luterano in Sud Africa, diceva un
giorno: « Se non posso condividere con l’altro una tazza di tè,
come potrei condividere con lui
il calice? ». La comunione eucaristica è segno dell’unità della
chiesa, ed è significativo che
questo segno assuma la forma
di un pasto. La comunione eucaristica non è un momento solenne fuori dalla storia, è una
fonte che vuole estendersi su
tutta la nostra vita. La comunità spirituale e la comunità profana sono inseparabili.
— Si può dire che la prossima
tappa deU’unità sarà la ricerca
di una « amicizia eucaristica »?
E’ questo un cammino veramente valido?
— Penso che questa espressione passi a fianco di ciò che è
essenziale. Certo, è necessaria
una « amicizia eucaristica » fra
le chiese perché esse possano
celebrare insieme la Santa Cena. La celebrazione comune non
ha senso se le chiese sono decise a rimanere separate. Ma non
credo che l’ospitalità eucaristica
debba aver corso solo al termine del cammino ecumenico.
Le chiese riformate hanno- la
profonda convinzione che è Cristo stesso che ci chiama alla
comunione con sé e con gli altri. Il tavolo della Cena appartiene a lui, non alla chiesa. La
sua chiamata è rivolta alle chiese anche nell’ambito della loro
divisione. Così, nel celebrare insieme, la nostra comunità spezzata sarà ricostituita.
La condivisione dell’eucarestia
non è il frutto di un lungo cammino già percorso insieme, è
piuttosto l’espressione della chiamata di Cristo a impegnarci
lungo la strada dell’unità. L’amicizia eucaristica è condizione
per ima celebrazione comune, e
ne è, al tempo stesso, il frutto.
A cura di
Christine Gagnebin-Diacon
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27 gennaio 1989
scienza e fede
UNA SFIDA PER I CREDENTI
AIDS, LA MALATTIA DEGLI ALTRI
Che l’Aids («sindrome da immunodeficienza acquisita »), trasmessa da un virus il quale annulla le
capacità autodifensive dell’organismo, sia un male
estremamente preoccupante è ormai fuor di dubbio.
In Italia, secondo recenti dati forniti dal prof.
Aiuti, docente di immunologia presso l’Università
La Sapienza di Roma, ufficialmente si registrano
1.500 malati e si ritiene prudenzialmente che i portatori sani ammontino ad oltre 200 mila. Le vittime
più colpite sono fra i tossicomani e gli omosessuali,
ma occorre anche precisare che il nostro Paese annovera il numero percentualmente più alto di malati
bambini e giovanissimi.
La preoccupazione per questo male (che conduce
a morte certa) è data dal fatto che esso ha ripiomba
to la scienza e la ricerca medica in una condizione
di impotenza e di « ignoranza », in quanto a tutt’oggi non vi sono cure mediche efficaci e tanto meno
è stato scoperto un vaccino che prevenga l’insorgere dell’infezione.
Di fianco a questo elemento oggettivo ve n’è un
altro, soggettivo, ma sotto certi aspetti non meno
pericoloso, e cioè una mentalità piuttosto generalizzata che in sostanza considera l’Aids come una
« malattia degli altri », e afferma, o sottintende, che
« chi la prende in fondo se la merita », inducendo in
tal modo a dei comportamenti che non hanno molto
a che fare con una cristiana partecipazione e solidarietà nei confronti di quei « minimi » che sono i
malati, qualunque sia la causa della loro infermità.
Il Consiglio ecumenico delle chiese, che aveva già
organizzato nel 1986 a Cartigny (Svìzzera) sotto
l’egida delle sezioni « Chiesa e società », « Educazione familiare» e «Commissione medica cristiana»
un Colloquio sull’Aids con presenza internazionale di
medici, teologi, pastori, studiosi di etica, ha successivamente fatta propria la relativa documentazione e,
attraverso il Comitato esecutivo, ha redatto un documento per attirare l’attenzione delle Chiese sull’urgenza di questo problema nei suoi vari aspetti. II
documento (a sua volta affiancato da un ipfntialetto
informativo sulla malattia) è intitolato: « L^Aìds e
l’impegno di guarigione della Chiesa»; ne diamo
qui appresso una traduzione.
Roberto Peyrot
L’Aids e l’impegno di guarigione della Chiesa
Il Colloquio ecumenico ha fornito diverse informazioni a carattere medico, comunicando i seguenti dati;
« La rapidità con la quale
l’Aids si propaga ed il suo elevato tasso di mortalità sono preoccupanti. L’Aids è una infezione
virale che è apparsa recentemente,
dato che la sintomatologia non è
stata identificata che nel 1981.
Essa a volte viene considerata come il flagello del ventesimo secolo.
Secondo i rapporti dell’Organizzazione mondiale della sanità
(OMS). il virus dell’Aids alligna
in tutti i continenti. Esso raggiunge le donne, gli uomini ed i bambini senza distinzione di condizione sociale o di livello economico,
di educazione, di cultura o di religione. Il numero delle persone
colpite aumenta in proporzione
geometrica e raddoppia ogni 10-14
mesi. {Nili: Il rapporto 1987 dell’OMS parla di 66 mila casi segnalati ufficialmente da 125 Paesi ma precisa: « Non esiste una
stima realmente esatta dei malati
in alcun Paese del mondo »).
11 numero delle persone toccate
dal virus e che non presentano i
sintomi clinici della malattia (i cosiddetti portatori sani) è sconosciuto: potrebbe ammontare ad alcuni milioni. Mentre il tasso di infezione varia considerevolmente
da una regione all’altra, ogni
anno un numero elevato di persone contrae la malattia.
In Africa essa colpisce principalmente la popolazione eterosessuale; in Europa, nel nord America ed in Oceania raggiunge in modo particolare gli omosessuali maschi e gli utilizzatori di droghe
mediante iniezioni endovenose. La
letalità è elevata: per il 75%, un
anno dopo la diagnosi ed il 100%
tre anni dopo. Non è stato ancora
trovato alcun trattamento efficace e la speranza di mettere a
punto un vaccino permane piuttosto incerta. Einora, le misure preventive sono l’unico mezzo di cui
si dispone per arginare l’epidemia ».
La chiesa, comunità
portatrice
di guarigione
I partecipanti al Colloquio hanno così definito il fondamento
teologico del ministero di guarigione della Chiesa: « Nei misteri
della vita e della morte noi incontriamo Dio; questo incontro suscita la fiducia, la speranza, il timore rispettoso, e non la paralisi e
l’immobilismo. A coloro che non
possiamo guarire possiamo portare
il nostro sostegno, la nostra solidarietà: ’’Ero affamato... assetato... straniero... nudo... ammalato...
carcerato e voi mi avete dato da
mangiare e da bere...; mi avete
vestito..., accolto..., visitato” (Matteo 25) ».
L’urgenza del problema dell’Aids ci chiama imperiosamente
ad essere la Chiesa in atto ed in
verità, ad essere una comunità che
dà la guarigione. Quello dell’Aids
è un problema lacerante e chiama
le Chiese a lacerare il loro cuore,
a pentirsi della loro passività e del
loro rigido moralismo. L’Aids non
conosce barriere — di razza, di
sesso, di classe, d’età, di tendenze
.sessuali diverse — e mette in questione le nostre paure ed i nostri
atti di esclusione. La comunità
che porta la guarigione ha bisogno essa stessa della guarigione
del perdono del Cristo.
I partecipanti al Colloquio hanno invitato le Chiese ad assumere
misure concrete nei seguenti campi;
Nonostante le continue ricerche e prove di laboratorio non si è ancora
giunti alla scoperta di un rimedio e di un vaccino contro l'Aids.
1. Pastorale: « Il popolo di
Dio è chiamato ad essere la famiglia che circonda e sostiene i
malati di Aids e coloro che sono
in contatto, in un modo o nell’altro, con questa malattia, prendendosi cura del fratello, della sorella
o del bambino senza innalzare
barriere, senza escludere, senza
essere ostili o respingere. La morte
è un mistero. Quando le siamo di
fronte, la collera e l’impotenza ci
assalgono. Noi dobbiamo riconoscere questa impotenza invece di
negarla. Questo atteggiamento viene a rivestire un particolare significato quando approfondiamo assieme al malato la nostra comprensione cristiana della morte,
alla luce della morte e della resurrezione del Cristo ».
2. Educazione preventiva:
« Allo scopo di fornire alla gente
una corretta informazione sulla
malattia, invitiamo le Chiese a
prendere parte attiva a programmi professionali di educazione
preventiva presso le amministrazioni locali, dove ciò è possibile, e
presso centri sociali e comunitari.
Noi impegniamo le Chiese ad utilizzare i servizi dell’QMS e dei
suoi vari collegamenti.
Si può prevenire l’Aids: la società deve destinare dei mezzi sufficienti a questo scopo. In modo
particolare, si auspicano delle misure che si spera possano ragionevolmente essere adottate da tutti
— i portatori, i malati ed i gruppi
a rischio — come pure dalla popolazione in genere, data l’esistenza
di numerosi portatori non identificati. Questa prevenzione esige
che ognuno adotti dei modi di
comportamento responsabili e richiede d’urgenza un miglioramento dell’ambiente e delle condizioni
socio-economiche in parecchie
parti del mondo. Queste misure
preventive e questi modi di comportamento devono mirare ad eliminare i vari fattori che favoriscono la trasmissione del virus:
questo rende indispensabile una
chiara esposizione dei modi di
contagio più estesi nelle singole regioni onde farli comprendere bene ».
3. Ministero sociale: « Stante
la grande diversità di considerazioni a proposito di alcune questioni
collegate all’Aids, le Chiese mem
bro ed i consigli di chiesa dovranno situare rigorosamente la
loro azione nel contesto che è loro
proprio. Tuttavia affermiamo alcuni princìpi ai quali tutti aderiscono e precisamente:
— la libera circolazione in
tutti i Paesi dei dati medici sulla
malattia e di ogni informazione
destinata a sensibilizzare la pubblica opinione;
— la libertà di proseguire le
ricerche sulla malattia;
— la libera diffusione dell’informazione sulla malattia presso i
malati, le loro famiglie ed i loro
conviventi;
— il diritto di tutti alle cure
mediche ed all’aiuto pastorale,
senza distinzioni di condizione sociale od economica, di razza, di
sesso, di tendenze b di espressioni
sessuali diverse;
— il carattere riservato delle
cartelle mediche dei malati di
Aids e dei portatori.
Essendo l’Aids una epidemia generalizzata, l’azione concreta delle
Chiese e di ogni singolo cristiano
non deve indirizzarsi solo al malato davanti alla propria porta, ma
anche allo straniero che si trova
all’altro capo del mondo, grazie ad
una reale collaborazione a livello
planetario ».
Il Colloquio impegna inoltre le
Chiese a « combattere il reale pericolo che ci si serva dell’Aids come di un pretesto per la discriminazione e l’oppressione, ed a vigilare affinché venga assicurata la
protezione dei diritti delle persone
colpite direttamente o indirettamente dall’Aids ».
Infine, il Comitato esecutivo tiene a far presenti alle Chiese tutte
le proprie preoccupazioni, parimenti espresse dai membri del
Colloquio:
« Confessare che le Chiese sono
state lente a rompere il silenzio e
ad agire; che parecchi cristiani
sono stati pronti a giudicare ed a
condannare un gran numero di coloro che erano diventati vittime
della malattia; che parecchie Chiese, a causa del loro silenzio, sono
responsabili della paura che si è
diffusa nel mondo con una velocità maggiore di quella dello stesso
virus;
incoraggiare e sostenere l’intera comunità medica e scientifica
nei suoi sforzi contro la malattia;
affermare che Dio, nel suo rapporto con noi, è amore e misericordia e che noi quindi dobbiamo
essere scevri di ogni discorso moralizzatore o semplicistico nei confronti di queste vittime ».
Claudiana editrice
NOVITÀ’
GIORGIO BOUCHARD
Il ponte di Salbertrand
Il ritorno dei valdesi in Italia
Formato 21x30 cm., 80 pp., cop. a col., Lire 18.000
50 disegni e 4 cartine di U. Stagnare e 32 foto di A. Merlo
L’autore fa rivivere vivacemente la più famosa pagina
della storia valdese di cui ricorre quest’anno il III centenario.
I magnifici disegni e cartine di U. Stagnare e le incisive foto
di A. Merlo immergono visivamente il lettore nei luoghi storici
e tra i personaggi dell’epoca. Un libro che non può mancare
nelle case evangeliche.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Tqrino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
8
8 prospettive bibliche
27 gennaio 1989
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
NON SAPPIAMO
PREGARE,
MA LO SPIRITO Sr
« ...lo Spirito ci aiuta nella nostra debolezza, perché
noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo
Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; e
colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio
dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio »
(Romani 8; 26-21).
Questo luminoso — ma non idillico — cap. 8 dell’Epistola ai Romani è immerso in ima gramde promessa: nello Spirito, siamo figli di
Dio, suoi eredi e coeredi di Cristo;
se partecipiamo alle sue sofferenze,
parteciperemo anche alla sua gloria;
e di questo Spirito che fa tutto nuovo (cfr. 2 Cor. 5: 17) abbiamo ricevuto le primizie, i frutti primaticci,
un anticipo, una caparra. Siamo assoggettati alle sofferenze, alle tensioni, alle contraddizioni dell’oggi,
vediamo il duro potere della corruzione, siamo dolorosamente alle prese con tutti i « non ancora » della
nostra vita di credenti — ma c’è un
Padre (Abbà) a cui rivolgerci, verso
cui andare e anelare, magari doloranti e gementi, in mezzo all’immenso gemito del creato. Tale è la prospettiva in cui sono state scritte e
ci sono dette le parole citate sopra.
Continuiamo la riflessione avviata la scorsa settimana esaminando come l’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, parla di ima sua preghiera inesaudita: questa esperienza, vissuta con sofferenza, non è rimasta nell oscurità, Dio l’ha illuminata; ed è anche il frutto di quella riflessione nella
fede, nell’ascolto vivo della Parola di Dio, che Paolo ci dà nel grande
cap. 8 della Epistola ai Romani, e in particolare nel testo ohe ora esaminiamo, anche questa volta rifacendoci largamente ad alcune pagine di
Le couroge de pner di Christophe Senft (Aubonne, 1982, 1985 )•
a cura di GINO CONTE
stanza della preghiera, di quel che
chiediamo, che noi non « sappiamo »
veramente. Siamo pieni di necessità, di desideri e di aneliti, anche
« spirituali »; ma non sappiamo veramente chiedere quello che è bene,
buono in assoluto.
I nostri limiti,
la nostra astenia
Pregare come si deve?
La traduzione di questi versetti
è spesso insoddisfacente, o si presta a equivoci. « Non sappiamo pregare come si deve »; sembra voglia
dire che non sappiamo pregare bene, a dovere, che il nostro modo di
pregare è carente: non abbastanza
fiducioso e pieno di abbandono, non
abbastanza ardente e perseverante,
non abbastanza raccolto e ccwicentrato, e così via. Naturalmente tutto questo è spessissimo anche vero.
Ma qui l’apostolo dice un’altra cosa.
Non parla della preghiera in generale, parla della richiesta; il testo
originale dice: « Noi non sappiamo
chiedere quel che è bene (chiedere) »,
non sappiamo che cosa è bene chiedere per noi, per altri, per il mondo.
Forse, a dire il vero, noi pensiamo
di sapere benissimo che cosa è bene
chiedere, per noi, per altri, per il
mondo; ma Paolo ci mette in guardia. Per esperienza vissuta: ricordiamo come ha guidato la nostra riflessione, qui, la scorsa settimana;
l’apostolo chiedeva una cosa in sé
« buona », una guarigione, che agevolasse anche il suo ministero; ma
non era la cosa buona per lui e comunque per il suo ministero apostolico: il bene era un altro, la forza
segreta e potente dell’Evangelo, di
Dio insomma, si spiega sovrana proprio nella sua deliolezza e vulnerabilità.
Dunque, non è solo il modo di pregare che è in gioco, anzi qui non è
tanto quello; è il contenuto, la so
Strano. Noi avvertiamo i nostri
limiti psicologici e ci sembra che il
punto debole della nostra preghiera
sia il modo: la mancanza o scarsità
di slancio, di fiduciosa certezza, di
perseveranza; o i problemi, i dubbi:
non è un’illusione, pregare? Ma qui
l’apostolo non risponde a questi nostri « problemi », non c’insegna una
disciplina spirituale (altrove, sì; non
qui), non prescrive alla nostra astenia di preghiera una robusta « cura
di Spirito santo »...
Qui ci parla dei nostri limiti reali, oggettivi. Ci ricorda che noi siamo sì in cammino, ma non alla meta; ci è stata annunciata — e mostrata nell’« incognito » di Gesìi —
ma non ci siamo ancora e nemmeno
la vediamo aH’orizzonte. Come tutta la nostra vita, anche la nostra preghiera è « per fede, non per visione ». Viviamo l’esistenza pwecaria del
popolo di Dio, dell’Esodo, una condizione piena di mancanze, di necessità, di vicoli ciechi; pregare è parlare a Dio di tutto questo, da tutto
questo. Noi conosciamo, per ora,
proprio nella prospettiva della fede,
in parte, solo in parte. Certo, abbiamo cominciato a imparare a conoscere Dio, e a conoscerci, e a conoscere gli altri, il mondo, « la vita » nell’ottica di Dio; ma non conosciamo
ancora né Dio né noi stessi né il mondo come li conosceremo « quando sarà venuta la perfezione » (1 Cor. 13:
10), il compimento.
Siamo come Israele, appunto. Che
cosa vedeva, nel deserto? Che cosa
conosceva veramente? Ecco perché
« non sappiamo chiedere come si de
ve », non sappiamo chiedere quel
che è bene, non ciò che è davvero
« bene » secondo Dio e i suoi disegni di grazia dei quali, se prescindiamo da Gesù, discerniamo così poco, malgrado tanti pii discorsi sulla
provvidenza di Dio. Questa è la nostra « debolezza », la nostra astenia,
anche nel pregare. Non un'astenia
morale, psicologica, che con un soprassalto di buona volontà si possa
vincere, ma un’astenia costitutiva, la
debolezza del cieco o semicieco che
non vede affatto chiaro, e talvolta
non vede per niente dove va lui, e
dove va il mondo; una debolezza
connaturata con la nostra condizione umana, per cui anche e proprio
quando preghiamo e chiediamo, forse con ardore, siamo esposti al rischio di chiedere a Dio quel che non
è nella sua ottica, secondo i suoi progetti e i suoi metodi così radicalmente « diversi » (Isaia 55: 8).
noi. Sia detto per inciso, vediamo
come, in tutte le loro diversità, i due
grandi testimoni apostolici, Paolo e
Giovanni, siano all’unisono ne! vedere come due aspetti della stessa
realtà l’opera del Cristo e quella dello Spirito: veramente Paracleto, consolatore e avvocato difensore, presenza inafferrabile ma operante del
Cristo redentore e intercessore.
Le nostre richieste, che ci sono
dettate dalle circostanze, dalle preoccupazioni, dai nostri progetti, tutto
questo può e deve sempre essere portato a Dio, sforzandoci di commisurarlo alla sua Parola, alla sua volontà; ma tutto attorno, o al cuore di
tutto questo c'è Vinesprimibile, per
noi ora incomprensibile preghiera
che dal fondo del nostro non-sapere
leva in noi lo Spirito « che sa ». Nelle nostre preghiere brancolanti, parziali, non-buone, mal-dirette, la preghiera dello Spirito è la verità profonda.
Lo Spirito « sa »
Lo Spirito soccorritore
Ma proprio in questa debolezza
siamo soccorsi dallo Spirito. Sia
chiaro: lo Spirito non opera in noi
come un’iniezione energetico-ricostituente che Dio ci faccia vitaminizzando la nostra astenia spirituale.
La nostra debolezza resta quel che è
e non può non essere; noi restiamo
quel che siamo: gente che quando
prega, non sa pregare come si deve,
non sa chiedere ciò che è il vero b^
ne. I « sospiri ineffabili » dello Spirito non diventano cosa nostra, non
trasfigurano la nostra preghiera; ma
salgono da noi a Dio come una preghiera per così dire parallela alla
nostra goffa o malconcia richiesta,
come una profonda, penetrante e
possente richiesta di Dio a Dio.
E’ in fondo quell’intercessione costante di Cristo « alla destra del Padre », di cui Paolo parla subito dopo
(Rom. 8: 34): ma non avviene solo
nella gloria, « alla destra del Padre »,
risuona anche, umilmente, « con sospiri ineffabili », in noi, a partire da
Lo Spirito conosce Dio, i suoi disegni; parla, se così possiamo dire,
la sua lingua, pensa secondo il suo
modo di pensare, ne conosce il fine,
i mezzi, il metodo. Paolo dice: nei
nostri cuori, al centro della nostra
coscienza, del nostro pensiero, della
nostra volontà, così parziali e distorti, Dio fa parlare il suo Spirito: il
suo Spirito, ma veramente in noi.
E fra lo Spirito, che parla a fianco
e dentro (e magari contro) le nostre
preghiere, e Dio, c'è accordo. Non la
udiamo, noi, questa preghiera, ma
Dio la ascolta; è conforme al suo
disegno, al suo amore; e sarà esaudita.
Se ripensiamo a quanto abbiamo
visto, qui, la scorsa settimana, ci rendiamo conto che queste non sono
ardue elucubrazioni teoriche, a tavolino. Paolo le ha vissute, le ha sofferte, le ha elaborate per così dire
nella sua carne, nella sua sofferenza,
nella sua preghiera — inesaudita (2
Cor. 12). Sono il frutto deH’ssperienza di una preghiera non esaudita, e
che pure non è rimasta senza risposta, senza Dio.
« Parafrasando una parola ben nota (1 Giovanni 3: 20), si può dire
che Paolo ha scoperto che Dio è più
grande della nostra preghiera » (Chr.
Senft).
Sia dato anche a noi.
g. c.
9
r
27 gennaio 1989
valli valdesi
BARGE
I rifiuti: come gestirii
La storia perché diventino risorsa
Siamo noi
La chiesa valdese si avvia a vivere in questo 1989 intensi e significativi momenti legati alla
sua storia.
Ma siamo sicuri di conoscere
Sufficientemente bene gli avvenimenti che ricorderemo? E gli altri, pur importanti, ma non accaduti in quel 1689?
« La storia siamo noi, nessuno
si senta escluso; la storia siamo
noi, padri e figli » diceva una
canzone di un paio di anni fa ed
allora, apparentemente con un
gioco, ma in realtà si è trattato
di un modo un po' diverso di introdurre alcuni pomeriggi sulla
storia valdese, un gruppo di catechisti di Torre Pellice ha pensato di far individuare, cartine alla mano, quali strade del paese
avessero un collegamento con la
storia valdese, evidentemente con
la semplice lettura di nomi che
potevano o meno evocare fatti e
personaggi.
La storia siamo noi, la storia
va un po’ riscritta, dicono le risposte di 40 ragazzi fra gli 11 e i
14 anni...
Certo resta un punto fermo:
Valdo di Lione, «ridottosi in povertà per predicare VEvangelo e
che verso il 1800 fondò i valdesi ».
Anzi, vi sono altri punti abbastanza sicuri, e cioè che circa 200 anni
fa nasceva in Inghilterra un personaggio, valdese, che molto doveva fare per il suo popolo, soprattutto comandarlo ed istruirlo, costruendo molte .scuole; accanto a
lui un altro personaggio famoso, quel gen. Martinat che però
aveva meno a cuore l'aspetto dell’istruzione.
Ma passata l’epoca della costruzione di scuole, eccoci alla
lotta per ottenere le «patenti»;
un gruppo di valenti e coraggiosi
personaggi fu impegnato in quel
periodo (si era intorno al 18451848): Jacopo Lombardini; Giosuè Janavel, Pietro Micca; non
siamo in grado di escludere anche una collaborazione attiva di
Giuseppe Maz.z.ini, che pur impegnato nella fondazione del movimento della « Giovane Italia »
(antenati della FGEI?), un qualche contatto con persone così attive dovrà pur averlo avuto!
La lotta di queste persone, si
sa, non ebbe in un primo tempo
successo e fu così che i valdesi si
trovarono, non si sa invece come,
in esilio e con esso ecco l’esigenza di ritornare!
Ancora una volta la storia
offre dei condottieri, Henri
naud e con lui ancora Janavel, .
giorno del ritorno (l’anno è rela
tivo), il XX settembre, vi fu una
grande festa e di lì in poi, secondo la nostra storia, i valdesi vissero abbastanza tranquilli, in
buoni rapporti con tutti, anche i
politici, forse grazie alla mediazione di un ministro piemontese
di Vittorio Emanuele II, il Cavour.
Intorno ai personaggi sopra
citati, nella nostra storia, non
dobbiamo dimenticarne altri, forese meno famosi ma pur presenti
nelle varie vicende, in una specie
di « comunione dei santi » che
vede insieme Silvio Pellico, Willy
Jervis, Gilly, Muston, Roberto
D’Azeglio.
Fin qui il racconto riveduto e
corretto dai nostri figli (!?).
Che questo « sobrio » 1989 sia
anche un’occasione per trovare il
modo di comunicar loro un po’ di
chiarezza.
et
Ar
ii
Nel 1982 si afferma il concetto di « attività di pubblico interesse » - I
soliti slittamenti dei tempi - Come valorizzare la raccolta differenziata
Rifiuti solidi urbani, quali prospettive? Questo il tema afFrontato in un convegno svoltosi
a Barge mercoledì 18 gennaio
presso il cinema comunale, convegno organizzato dalla locale
Lega per l’ambiente con il patrocinio del Comune, assessorato
all’ecologia.
Un pubblico numeroso ed attento, oltre un centinaio di persone, ha seguito per circa un’ora
e mezzo la relazione di tre oratori chiamati ad illustrare il problema.
Si inizia con una rapida carrellata legislativa sulla materia;
una prima legge del 1941 si occupa dei rifiuti con il solo scopo di recuperare materiale in
considerazione del periodo storico in cui viene emanata. Vuoto legislativo fino al 1982, con il
D.P.R. 915 emesso in attuazione
delle direttive CEE, legge nella
quale si stabilisce il concetto di
smaltimento del rifiuto come attività di pubblico interesse che
deve sottostare all’osservanza di
principi generali quali la salvaguardia della salute, della fauna, della flora, delLambiente in
generale, deve essere evitato il
rischio di inquinamento detfiaria, dell’acqua, del suolo e del
sottosuolo, devono essere promossi sistemi tendenti a riciclare, riutilizzare i rifiuti o recuperare da essi materiali ed energia, devono inoltre essere trovati sistemi tendenti a limitare
la produzione dei rifiuti.
Vengono inoltre previste delle
specifiche competenze ai vari
enti territoriali. Regione, Provincia, Comune.
La legge enuncia dei buoni
principi, ma i tempi programmati per l’attuazione slittano fino
all’86/’87 quando scoppia l’emergenza rifiuti, per cui ecco la legge 441/’87 che adotta una procedura disinvolta pier superare rapidamente controlli ed opposizioni ai piani di smaltimento.
Particolarmente critica si di
Raccolta differenziata: non solo una questione tecnica, ma soprattutto un atteggiamento culturale.
mostra la commissione rifiuti
della Lega per l'ambiente nei
confronti dell’istituzione, attraverso tale legge, di conferenze,
unico momento d’incontro in cui
vengono sentiti i pareri, comunque non vincolanti, degli enti locali interessati dagli impianti di
smaltimento (inceneritori, discariche, ecc), dopo di che il tutto
viene deciso presso i competenti uffici regionali.
A tale legge nazionale la Regione Piemonte ha fatto seguire
atti legislativi (legge regionale
9/’88) e amministrativi che peggiorano le cose, anche perché
sembra venga quasi compietamente abbandonato un principio
base della 915 in cui si ribadisce la necessità di limitare la
produzione dei rifiuti.
« La raccolta differenziata è
un fatto culturale ancor prima
che tecnico », così la dott. Visintin affronta il problema della limitazione del rifiuto. Il nostro approccio al rifiuto che quotidianamente produciamo in casa deve chiaramente cambiare.
Non sarà più quella cosa che rapidamente dobbiamo fare scomparire, proprio perché rifiuto,
ma sarà una piccola ricchezza.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Quasi 20 miliardi
Approvato il bilancio per il settore sanitario
nella rinnovata giunta della Comunità Montana
Plervaldo Rostan
Con la nomina ad assessore del
consigliere Corrado Sanmartino,
sindaco di Salza, in sostituzione
del dimissionario Giovanni Laurenti, si è ricomposta la giunta
della Comunità Montana.
L’approvazione dei bilanci di
previsione socio-assistenziale e
sanitario ha invece occupato una
buona parte della seduta del 20
gennaio. Dalla relazione presentata dal rag. Giuliano Pons si ricava che la previsione per il settore sanitario raggiunge i 18 miliardi e per il settore socio-assistenziale supera il miliardo, mantenendo alcune voci sottostimate
per far quadrare i conti.
Ad esempio, la somma indicativamente richiesta dall’ospedale
di Pomaretto è di 7 miliardi e
mezzo, mentre la cifra stanziata
non raggiunge i 6 miliardi.
La relazione sanitaria, a cura
del dott. Angelo Grillo, ha invece
esposto un programma di attività
molto varie che vanno dal controllo delle acque, all’indagine
sulla salute degli artigiani, agli
interventi di fluoroprofilassi nelle
scuole. Un’iniziativa importante
consiste nella raccolta dei farmaci scaduti, in vista di un loro
smaltimento da parte di una ditta specializzata. Ad ogni comune
verrà fornito un certo numero di
contenitori appositi e la popolazione verrà invitata a depositarvi
i medicinali non più in uso.
Si è pure rinnovata la convenzione con l’Asilo di S. Germano
per 48 posti, contando sul completamento della ristrutturazione.
Il personale dipendente dall’USSL che vi presterà servizio
sarà di 13 unità. La retta è stata
fissata in 1 milione 550 mila lire,
trattandosi di persone non autosufficienti; la somma sarà in parte coperta dalle contribuzioni dei
ricoverati che l’USSL incassa e
iscrive nel proprio bilancio. Questa retta subirà un aggiornamento automatico al tasso di inflazione e sarà versata in quote mensili posticipate.
Liliana Viglielmo
In festa
il XVII febbraio
VILLAR PEROSA — Tutte le
scuole materne ed elementari
del Circolo di Villar Perosa rimarranno chiuse in occasione
della ricorrenza del 17 febbraio.
Lo ha deciso il Consiglio Si Circolo nella seduta del 20 gennaio,
valendosi della facoltà di assegnare uno dei tre giorni di vacanza aggiuntivi a disposizione
delle scuole per necessità locali.
Il secondo giorno di vacanza
sarà il sabato 3 giugno, nel quale si svolgeranno i Giochi olimpici di valle; per il terzO' giorno
si deciderà in un secondo tempo, a seconda delle esigenze scolastiche.
Incendio
un insieme di risparmio di energia e di limitazione di inquinamento per l’ambiente. Ma solo ed esclusivamente attraverso
una capillare propaganda e un
convincimento individuale sarà
possibile vincere questa scommessa.
La coscienza del rifiuto deve
passare attraverso ogni nostra
scelta, qualunque sia la nostra
posizione nella catena consumistica, dal produttore al consumatore di beni, perché non è possfbife sfuggire alla legge che ogni
attività umana è volta alla produzione di materiale di scarto;
tutto ciò che oggi ci procura il
soddisfacimento di una nostra
esigenza lo dobbiamo usare con
la coscienza che un domani, più
o meno prossimo, diverrà rifiuto.
La riduzione di prodotti da
imballo, oggi costituenti la maggior parte del RSU, è una saggia
e indispensabile politica.
Nel 1964 la plastica rappresentava nei rifiuti urbani l’l% in
peso, in questi ultimi anni siamo giunti all’8-10% in peso e al
25% in volume.
Pure in presenza di pochi studi sulla materia, nei paesi dove
la raccolta differenziata a monte è stata notevolmente incentivata, si può affermare che il costo di smaltimento dei rifiuti è
passato dalle 50 lire al chilo alle 20-40 lire, questo a dimostrare che il fatto culturale può anche diventare economico.
La materia seconda, così meglio sarebbe chiamare il rifiuto,
diventa perciò una montagna di
ricchezza non più da nascondere ma da valorizzare, e la valorizzazione avviene proprio nel
momento in cui noi ci liberiamo del prodotto diventato rifiuto.
A tale proposito è interessante notare, come è stato spiegato dal dott. Gamba, l’attuale tendenza a fare una prima divisione a monte, cioè in casa, fra rifiuti umidi e secchi. Questo anche perché una differenziazione
esasperata a monte avrebbe come conseguenza una infinità di
càssoni, cassonetti e campane
disseminati lungo le strade con
un evidente degrado per l’ambiente urbano.
Il rifiuto umido organico verrebbe inviato a centri di stoccaggio per la produzione di compost utile alla correzione della
fertilità dei terreni, mentre sul
rifiuto secco potrebbe essere agevolmente fatta una nuova cernita in base alla sua natura. Il
rifiuto è un materiale complesso,
per cui va risolto con tecnologie complesse o forse con più
tecnologie, comunque soltanto
semplificando la natura del rifiuto attraverso una raccolta differenziata potremo smaltirlo in
modo semplice e differenziato.
Renato Armand-Hugon
FERRERÒ — I soliti ignoti
hanno creduto bene venerdì sera
di incendiare un tratto di bosco
nella zona alta di Faetto. Il
pronto intervento delle squadre
dei volontari della valle ha avuto ragione delle fiamme nel giro di poche ore.
Studenti sportivi
PEROSA — Gli alunni e le alunne della Scuola media di Perosa e di Ferrerò stanno attraversando tm grosso momento di
gloria sportiva. Hanno infatti
vinto le corse di squadre di categoria A e B maschile e di categoria A femminile, oltre a divisi laurini piazzamenti individuali nelle gare provinciali dei
giochi della gioventù della settimana scorsa. Le squadre vincitrici andranno prossimamente
ad affrontare la fase nazionale
ad Agrigento. Buona fortuna!
Una fiamma di
solidarietà
TORRE PELLICE — Il Gruppo
Amnesty Italia 90 (Val Pellice) invita la popolazione ad
accendere ima candela sui davanzali delle finestre sabato 28
gennaio alle ore 18.30, in segno
di solidarietà con Ali Biza Duman, prigioniero di coscienza in
Turchia e «adottato» dal gruppo
(stesso, e con tutti coloro che
soffrono in carcere e sotto tortura per motivi di opinione.
L’iniziativa, che ha una lunga
tradizione nel nord Europa,
non è comunque nuova per la
valle e si inserisce nell’impegno
che da anni Amnesty sta portando avanti in tema di diritti
umani.
Corsi di sci
TORRE PELLICE — La Comunità Montana Val Pellice, in
colaborazione con la SISM, la
scuola di sci e la direzione sportiva di Rucas, organizza corsi di
sci per ragazzi da 7 a 16 anni.
Il costo (L. 80.000) comprende
sei lezioni di due ore, assicurazione, trasporto in bus a Rucas
e utilizzo degli impianti.
Sempre la Comunità Montana,
unitamente a Sport Club Angrogna e Coop. Mount Servin, organizza anche dei corsi di sci di
fondo le cui lezioni, anche in
questo caso di due ore, si terranno in zona Vaccera (Angrogna) o Piamprà (Borà). Costo
L. 35.000 per sei lezioni, assicurazione, uso di sci e bastoncini.
Recapiti per iscrizioni (entro il
3 febbraio): Comimità Montana; « Spazio Giovani » (v. Tegas
ang. V. Volta a Lusema); distretto sociosanitario di Bricherasio
e recapito sociosanitario di Bibiana.
10
10 valli valdesi
27 gennaio 1989
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
PERRERO
Verso un chiarimento
Una fase di incontri e di mediazioni per cercare di ricomporre la
giunta - Gli impegni di programma e i complessi rapporti fra i comuni
Un impegno:
la scuola materna
La parola verifica, da un po’ di
anni a questa parte, viene ripetuta in particolare quando un’alleanza politica fra gruppi diversi
attraversa momenti di crisi,
quando, rispetto a degli accordi
di governo, sembra che qualcuno
vada piuttosto per la sua strada;
nell’ambito della Comimità Montana Val Pellice siamo dunque
nuovamente ad una « verifica »,
questa volta legata alle dimissioni della vicepresidente Franca
Coisson la quale ha denunciato,
in una sua lettera, mancanza di
idee guida e scarso spirito di sovracomunalità in alcuni membri
di giunta.
Risulta che siano in corso varie riunioni, fra gruppi e fra gli
esponenti di tutti i partiti, onde
arrivare ad ima soluzione; sembra anche che ci siano state forti
pressioni sulla Coisson affinché
le sue dimissioni rientrino, fatto
salvo un chiarimento.
L’impressione è che si sia ad
una fase interlocutoria, dove prevale l’intento mediatore in vista
di un prossimo consiglio in cui
le dimissioni dovranno essere
esaminate, discusse o ritirate. Nel
frattempo, la notizia non è ancora ufficiale, pare che anche l’assessore all’ urbanistica Calieri
(E>C) sia intenzionato a dimettersi per impegni di lavoro, sicché si potrebbe anche avere un
rimpasto più ampio.
Le posizioni, però, a giudicare
dagli esordi, non parevano molto
vicine; a che punto siamo?
« Il mio parere, legato più che
altro a sensazioni avute dai primi incontri — ha detto il presidente Longo —, è che tutti i
gruppi, quindi anche gli indipendenti di sinistra, siano d'accordo
nel proseguire l'esperienza di
giunta unitaria; ciò permette di
ipotizzare le conclusioni di una
crisi che avrebbe potuto essere
superata senza uscire in modo così clamoroso sui giornali. E' vero che sarà necessaria una verifica sugli impegni programmatici,
ma credo sia ancora più importante saper superare determinate
conflittualità, sorte neppure a livello di comuni ma di persone ».
La vicepresidente però accusa
la giunta di essere senza idee o
comunque di non aver mantenuto
fede a determinati impegni di
programma...
« Ci possono essere state carenze, più sul piano della programmazione che della gestione, ma
bisogna tener conto delle carenze
di risorse umane; per esempio,
rispetto al piano turistico di valle bisogna certo essere d'accordo
sulle linee, ma occorre anche trovare tempi, mezzi e persone per
realizzarlo. Per quanto riguarda
le linee guida, certo che ci sono,
esse sono costituite dal programma! Teniamo conto che certe affermazioni possono anche essere
state il frutto dell'emotività e
possono anche rientrare ».
Lei parla di carenza di risorse
umane; si riferisce al personale
o ai politici? (Pensiamo ad alcune riunioni di giunta dove, assente Coisson dimissionaria, assenti
gli assessori Bellion e Calieri, la
giunta è stata ridotta quasi ad un
monocolore PSI con Longo, Charbonnier, Giraudo ed il giovane
DC Cesano...).
« Mi riferisco soprattutto alle
carenze di personale, cosa non
certo legata all'oggi ».
Tornando alla crisi, abbiamo
sentito anche le persone più direttamente coinvolte, Aldo Charbonnier e Franca CoTsson.
«Credo che la formula ancora
valida oggi sia quella unitaria
— ha detto il sindaco di Bobbio
— al di là di quelle che possono
essere le diversità di idee tra
questo o quel membro di giunta, bisogna valutare le cose fatte e quelle da fare; per esempio,
sulla strada delle convenzioni
per l'assistenza i passi compiuti sono stati molti ed importanti. Naturalmente ci sono stati
dei problemi anche nella presenza dei vari assessori, ma non
certo imputabili a cattiva volontà; se questo è comunque un
momento per fare il punto della situazione, ben venga. Vorrei
dire però che in questi ultimi
mesi non avevo colto dei problemi tali da far ipotizzare una
crisi.
Aggiungo però per chiarezza
un altro fatto: sta bene la coincidenza territoriale tra comunità montana ed VSSL, però di.venta sempre più difficile, per
un piccolo gruppo di persone,
gestire entrambi gli enti; credo
che molte decisioni dovrebbero
essere riservate ai funzionari,
senza che siano i politici a doversi dedicare anche a problemi
di scarsa portata ».
Tutto risolto dunque?
« Le mie dimissioni — dice invece Franca Coìsson — hanno
fatto sì che si discutessero dei
problemi che da tempo erano
presenti. Rispetto agli accordi siglati nel marzo scorso dobbiamo
rilevare che gli impegni assunti,
anche se c'erano le possibilità, non sono stati assolti. Sintomatico è il fatto che determinati impegni su cui c'era la disponibilità finanziaria sono stati relegati alla fine dell'anno in una
sfilza di delibere fatte tanto per
non lasciare concludere nel vuoto argomenti che dovevano trovare soluzioni ben più chiare. Le
varianti al piano regolatore intercomunale che i comuni attendono, il piano di sviluppo
turistico, malgrado gli impegni.
restano a livello di parole ».
Le sue dimissioni, oggi come
oggi e con i chiari riferimenti
a problemi rispetto al sindaco di
Bobbio, non possono prestarsi
ad equivoci, ad accuse di campanilismo?
« Se fosse possibile rileggere
il breve periodo della mia vicepresidenza, sarebbe facile fai notare come spesso ci siano stati
dei cambi di rotta, di indirizzo
rispetto agli accordi, di cui il
macello di Chiot dl'Aiga è semplicemente la goccia che fa traboccare il vaso ».
La decisione delle dimissioni
ha coinvolto tutto il gruppo della Sinistra indipendente?
« Il capogruppo Davit è stato
tempestivamente informato dei
problemi insorti e tutto il gruppo ha condiviso la mia scelta ».
Quale soluzione è possibile ora?
« Una ripresa di collaborazione fra tutti i gruppi sarà possibile solo in presenza di una
volontà dichiarata di intervenire
là dove è possibile e questo del
resto è il momento migliore in
quanto si vanno a predisporre
i bilanci di previsione ».
Soluzione in vista dunque dietro l’angolo? Non è detto, ma
gli stessi comunisti, presenti alle prime consultazioni con una
delegazione che non comprendeva i consiglieri della Comunità,
hanno dichiarato, tramite Cecilia
Pron, che « le esigenze poste dalla Cotsson sono valide e pertanto
sarà necessario tenerne conto in
pieno nella stesura del bilancio ».
Del resto è difficile ipotizzare una presenza in giunta del
PCI senza quella della Sinistra
indipendente, insieme alla quale
ha sempre collaborato nella gestione dell’ente.
Piervaldo Rostan
La lettera di molte famiglie,
con la richiesta di aprire nel
comune una sezione di scuola
materna statale, è giimta sul tavolo del consiglio che ne ha discusso nella seduta del 19 gennaio.
Due anni fa, il consiglio comunale aveva già esaminato la
questione, resa problematica dal
ritiro del personale religioso che
fin dall’inizio del 1900 aveva svolto servizio nella scuola materna cattolica, e che si era temporaneamente risolta con personale volontario.
La possibilità di avere una
sezione di scuola materna statale era stata scartata per il costo eccessivo e in questi ultimi
anni le famiglie si erano arrangiate alla meglio, dirottando i
bambini nelle scuole di Frali e
di Pemaretto.
Ora, le amministrazioni di
questi cornimi hanno presentato
i conti, dovendo sostenere spese
per i locali e per la mensa, e le
famiglie residenti si sono organizzate, riportando in luce una
necessità reale, che il consiglio
non ha potuto sottovalutare.
Infatti la mancanza dei servizi essenziali costringe le coppie giovani a trasferirsi altrove, impoverendo ulteriormente
una valle già spopolata. In diversi casi, i genitori sono occupati fuori casa per l’intera gior, nata e sono costretti a pagare
altre persone che si occupino
dei loro figli. Inoltre, la dispersione sul territorio delle borgate
fa sì che i bambini abbiano poche occasioni di comunicare con
i loro coetanei e di avere esperienze formative.
Il consiglio comunale non ha
respinto la richiesta, ma si è
preso tempo per esaminare i costi dell’operazione. Oltre alle spe
PRAROSTINO E SAN SECONDO
La droga è arrivata: che fare?
Per iniziativa delle amministrazioni di San Secondo e Prarostino si è svolta giovedì 12 gennaio una pubblica riunione sul
problema della droga, su quella che è stata definita un’emergenza.
I promotori avevano invitato,
unitamente ai medici di base, i
rappresentanti dei gruppi e di
tutte le associazioni esistenti nella zona: prò Loco, unione sportiva, biblioteche, scuole, chiese,
gruppi giovanili; la risposta, a
giudicare dalle presenze, è stata buona.
II dott. Perotti, responsabile
del servizio tossicodipendenze
della USSL 44, nella sua introduzione, ha dato informazioni
sulla consistenza del fenomeno
sul territòrio: risulta che il servizio di Pinerolo segue attualmente oltre 150 persone di cui
una quindicina residenti a San
Secondo e Prarostino.
Facendo dei paragoni con altre situazioni non pare dunque
di trovarsi in una condizione
particolarmente negativa.
Sempre nell’ambito dell’USSL
44, grossi problemi si hanno invece a Pinerolo e Cumiana.
E’ significativo il dato che riguarda la fascia di età più direttamente interessata al fenomeno: si tratta di persone tra
i 20 ed i 30 anni.
Alla luce di queste considerazioni è emersa nel dibattito la
prioritaria cura da dedicare all’informazione ed alla prevenzione nell’età evolutiva e quindi all’intervento nelle scuole.
« Questo dev'essere — ha dichiarato l’assessore alla cultura
ed istruzione di Prarostino, l.ong
— il primo settore di intervento, con il coinvolgimento di genitori ed insegnanti ».
E’ stato però evidente a tutti
che non si può non tener conto
dei problemi che assillano i giovani che sono fuori dal sistema
scolastico: disoccupazione, emarginazione, mancanza di sbocchi
culturali.
Rispetto a questi ultimi l’unica proposta è risultata quella
di metter loro a disposizione un
luogo, uno spazio fisico in cui
incontrarsi potendovi svolgere
determinate attività, impegnando così il loro tempo libero, cosa che attualmente avviene prevalentemente nei bar.
I presenti si sono lasciati con
l’impegno di formulare nuove
proposte ricordandosi però di
un interrogativo: la droga, a cui
possiamo anche associare l’alcoolismo, le risposte o le non
risposte al disagio giovanile e
non, non sono forse diretta conseguenza dell’attuale impostazione della nostra società capitalistica e consumistica?
Claudio Rivoira
se correnti di gestione, infatti,
c’è da tener conto della difficoltà di trovare locali idonei. Si è
proposto dì ristrutturare i locali del vecchio asilo della parrocchia, che verrebbero concessi in
affitto facilmente, oppure di attrezzare la scuola elementare di
Paetto, ormai senza alunni.
Il trasporto è stato escluso,
non essendovi l’obbligo della frequenza, ma se il capoluogo è
comodamente raggiungibile con
il servizio già in atto per le altre scuole, non è così semplice
arrivare a Faetto, villaggio distante dalla strada provinciale.
Il comune dì Ferrerò, che ha
appena contratto un mutuo dì
400 milioni per la sistemazione di
varie strade comunali, si trova
così nell’alternativa di affrontare
nuove spese oppure di deludere
le aspettative delle famiglie giovani, che rappresentano la base
produttiva della collettività, col
rischio di causare nuove partenze verso i grossi centri dove si
possono trovare i servizi indispensabili.
L. V.
PEROSA
Inaugurata
la piscina
Alla presenza di un folto pubblico e di numerosi « politici » e
amministratori locali si è inaugurata ufficialmente sabato scorso,
dono quasi due mesi di funzionamento « in prova », la piscina di
Perosa. Molto belle le prove di
nuoto nei quattro stili (rana, delfino, dorso, libero) date dagli
atleti di Luserna intervenuti per
arricchire la manifestazione; sono seguite alcune dimostrazioni
del gioco di pallanuoto, del salvataggio in piscina, di nuoto sincronizzato sulla base di una musica e di scherzi di atleti vestiti
da clown acquatici. Tutte le prove
sono state molto applaudite
— meritatamente — dal pubblico
che ha così potuto avere un saggio sulle potenzialità non solo per
la salute ma anche per l’espressione artistica che sono offerte
dal servizio.
Un po’ stonata, a nostro avviso,
qualche nota degli interventi di
« politici » che sembrava voler
fare la paternale al pubblico perché le spese in futuro siano contenute, quando tutti sanno che la
costruzione della piscina ha comportato decine di milioni di sprechi per la malaccorta gestione
dell’esecuzione dei lavori e l’indecisione amministrativa che c’è
stata negli anni passati. Pensiamo che la gente non chieda di
meglio che la gestione futura sia
più economica di quanto non sia
stata la costruzione.
C. T.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
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TORRE PELLICE
11
r
27 gennaio 1989
valli valdesi 11
TORRE RELUCE - SEMINARIO DI AMNESTY INTERNATIONAL
TORRE RELUCE
I diritti umani
La Storia dell’organizzazione, la sua indipendenza, la sua imparzialità - Un esempio concreto per illustrare le modalità d’intervento
Il seminario si è svolto a Torre Penice nei giorni 5 e 12 dicembre ’88, alla Foresteria valdese,
seguito da un notevole concorso
di pubblico, in buona parte insegnanti. L’iniziativa è partita dal
Gruppo Italia 90 Val Pellice di
Amnesty International ed è stata
appoggiata dal Distretto scolastico n. 43 e dal Comune di Torre
Pellice.
Relatore del 1“ incontro; Edoardo Cupolo, membro dell’E.secutivo nazionale di Amnesty che ha
trattato il tema: Amnesty International e i diritti umani. Relatore del 2° incontro; Cario Ottino, docente di storia e filosofia
al liceo classico, che ha svolto
l’argomento: Desaparecidos ed
esecuzioni extragiudiziali; due
gravi violazioni dei diritti umani.
Il relatore, Edoardo Cupolo, ha
dato inizio al suo discorso rallegrandosi del fatto che oltre ad un
invito generico alla popolazione,
era stato rivolto un invito particolare agli insegnanti, « che sono
coloro che preparano i giovani alla costruzione della società futura ».
Non essendo possibile, come
egli ha sostenuto, parlare di
Amnesty in modo esauriente in
poco tempo, ha presentato un
breve, ma nitido ’’panorama”:
come Amnesty è nata, come si
struttura, come lavora.
La nascita
Come è nata Amnesty? L’avvocato londinese Peter Benenson,
che era stato anche diplomatico e
aveva visitato molti paesi, interessandosi alle tematiche dei diritti
umani, il 28 maggio del 1961 pubblicò sul giornale « Observer » un
appello per il rilascio immediato
e incondizionato di coloro che in
quell’epoca erano considerati
« prigionieri dimenticati ». Egli
USSL 42 - VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto • Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 GENNAIO 1989
Porosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica:
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 GENNAIO 1989
Torre Pellice; FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
era rimasto impressionato dalla
storia dei tre studenti portoghesi,
che in un bar avevano brindato
alla libertà ed erano stati immediatamente arrestati, processati e
condannati a 5 anni di carcere. Il
Portogallo era a quel tempo sotto il regime di Salazar. L’appello
ebbe un’enorme risonanza internazionale, numerose persone aderirono, molti giornali lo pubblicarono; in Italia, il « Corriere della
Sera » lo pubblicò in prima pagina con le fotografie di 5 « prigionieri dimenticati ». Ben presto
nacque un’associazione che sin
dal principio prese il nome di Amnesty, non nel senso di amnistia
che è sempre un atto amministrativo, ma nel senso di perdono, perdono internazionale per
i « prigionieri dimenticati », di
cui nessuno sa nulla. Nacquero
presto dei gruppi di volontari,
gente comune, soprattutto nel
mondo occidentale ed anche in
Italia negli anni ’60. Ma una sezione italiana fu creata soltanto
nel ’76.
Amnesty non è un’organizzazione governativa e non accetta alcuna sovvenzione da parte dello
stato o dei partiti, perché vuole
mantenere la sua assoluta indipendenza e imparzialità. Amnesty vive delle quote dei soci e delle offerte di generosi donatori. I
soci nel mondo sono 750.000; in
Italia in due anni siamo passati
da 7.000 a 14.000, anche ]^r merito della campagna « Diritti umani, subito » e specialmente del
concerto rock di Torino a favore di Amnesty Le persone retribuite non sono più di due o trecento in tutto il mondo. Nella sede di Roma sono soltanto due!
Amnesty si regge dunque quasi
esclusivamente sul lavoro volontario dei soci.
I mandati
Quindi l’oratore fa notare che
il compito di Amnesty non è solo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche quello
di raggiungere alcuni obiettivi
specifici, come la libertà dei prigionieri per motivi di opinione
(motivi politici, religiosi, razziali,
etnici ecc.) purché non aibbiano
commesso o promosso atti di violenza.
Inoltre, secondo Amnesty, tutti
i detenuti, anche quelli comuni,
devono essere sottoposti a processi « equi e tempestivi », cioè
a processi davanti a giudici civili,
con il diritto alla difesa ed entro tempi ragionevoli. Non è ammissibile una lunga detenzione
preventiva ed anche per questo
l’Italia si trova imputata nei
Rapporti di Amnesty.
Devono essere messe al bando
da parte dei governi le « punizioni crudeli, inumane e degradanti » e la tortura.
Amnesty sostiene in ogni caso
l’abolizione della pena di morte
perché è una condanna inappellabile e non serve da deterrente.
La permanenza nel braccio della
morte in attesa, per anni, della
esecuzione capitale costituisce di
per sé una terribile tortura.
Amnesty non si oppone solo alla
pena di morte comminata dalla
legge dello Stato, ma anche e soprattutto alle esecuzioni extragiudiziali, commesse dalle squadre
della morte con la connivenza
della polizia e delle autorità per
eliminare gli oppositori del regime.
Da non molto tempo Amnesty
si occupa anche della protezione
dei rifugiati politici.
La lettera
Il lavoro di base del socio di
Amnesty è la lettera. Edoardo
Cupolo fa a questo proposito un
esempio: se qualcuno di voi da
Torre Pellice manda una lettera
al governo dello Sri Lanka (Ceylon) in favore di un prigioniero,
questa non può avere un peso;
ma se giungono alle autorità mille, duemila, diecimila lettere, cablogrammi, telex in quantità, il
governo del paese in questione
viene a trovarsi sul ’’palcoscenico
del mondo”, e può incominciare
a pensare che forse non riceverà
più gli aiuti economici che gli
erano stati promessi. Il numero,
ma anche la rapidità degli interventi tramite le lettere e i telex,
hanno una grande efficacia.
L’oratore cita im caso avvenuto in Sud Africa, a riprova. Un
pastore della Chiesa luterana,
noto per la sua attività per l’abolizione dell’apartheid, nel ’72 fu,
più di una volta, arrestato, maltrattato, torturato. NelT86 il pastore, un giorno, si accorse, mentre stava per uscire dal presbiterio, che la casa era circondata da
uomini in borghese. Pertanto riuscì. prima di essere arrestato, ad
avvertire per telefono un amico,
che a sua volta avvertì un altro
amico e così via: in pochissimo
tempo il Segretariato internazionale di Amnesty fu informato. 24
ore dopo erano già giimti numerosi telex al Presidente Botha, al
Procuratore generale, alle autorità di polizia e nel giro di 10
giorni erano già arrivate quasi
10.000 lettere! Il pastore quella
volta non fu torturato e nel gennaio delT87 fu scarcerato. Da allora può viaggiare liberamente
per il Sud Africa. Questo è il
risultato dell’azione immediata di
Amnesty!
Amnesty ogni anno (pubblica un
Rapporto in cui cita i paesi che
hanno commesso violazioni di diritti umani; nell’ultimo Rapporto
sono menzionati ben 135 paesi!
Questa documentazione ha sempre più peso, sempre più spesso
Amnesty viene chiamata come
consulente quando vengono elaborati i trattati internazionali sui
diritti dell’uomo.
Amnesty è strutturata secondo
un sistema democratico; ogni due
anni viene convocata un’Assemblea internazionale.
Al termine della sua esposizione, Edoardo Cupolo ha ricordato
il successo della campagna ’’Diritti Umani, subito” comunicando che si sono raccolte in tutto
il mondo 2.911.000 firme, in Italia
405.450.
Il testo della Dichiarazione
universale dei diritti deH’uomo
è stato tradotto in 50 tra lingue,
idiomi e dialetti.
Alla relazione, molto applaudita, di Edoardo Cupolo è seguito
un interessante dibattito.
A cura di
Anna Marnilo Reedtz
protagonisti
Nelle scorse settimane si è
svolto, presso la scuola media di
Torre Pellice, un seminario sull’uso del mezzo televisivo quale
veicolo di pubblicità. I ragazzi di
una classe scrivono le loro impressioni.
Chi non vorrebbe essere il protagonista di uno spot pubblicitario e apparire sul teleschermo
almeno una volta?
Beh, è quello che è successo
alle classi 3“ C e 3“ D del tempo
prolungato della Scuola media
« Leonardo da Vinci » di Torre
Pellice.
Una troupe di pubblicitari è
venuta nella nostra scuola per
tenere un seminario sulla pubIrlicità comprendente una parte
teorica ed una parte pratica.
La prima parte si è svolta sotto la guida del dott. Mathieu,
coadiuvato dalla sua segretaria.
La mattinata è stata occupata
dallo studio delTeconomia italiana: mercato, consumi, concorrenza, inframmezzato dalla visione di spot italiani.
Da ciò che è stato detto abbiamo capito che, dietro lo spot
che dura circa 30 secondi, c’è
un lavoro enorme di fantasia e
di tecnica, nonché di lavoro di
industria per sapere i gusti della gente.
Per alcuni è stato molto interessante, per altri un po’ meno,
ma è servito per introdurci alla
seconda parte del programma.
Nel pomeriggio infatti si è passati dal dire... al fare. La nostra
meta era lanciare Torre Pellice
quale località turistica dove è
possibile svolgere vari tipi di
sport e immergersi contemporaneamente nel verde della nostra
stupenda valle.
Uno sport ha fatto da traino
a tutti gli altri sport: il pattinaggio su ghiaccio.
Le riprese sono durate circa
due ore nei vari impianti sportivi comunali; nel frattempo altre persone erano occupate a preparare un cartellone per una
pubblicità stampa.
Così si è svolta la nostra giornata di attori, conclusa con la
visione delle riprese, per renderci conto se siamo « telegenici »!
Classe 3* C - Scuola media
Leonardo da Vinci
Dibattiti
TORRE PELLICE — Sabato 28 gennaie, organizzato dal PCI, presso la
sede della Comunità Montana, avrà
luogo un dibattito sul tema « Culture a confronto »; intervengono il giornalista Edoardo Ballone ed il pastore
Bruno Troni moderatore il sindaco di
Torre Pellice, Marco Armand Hugon. Inizio ore 21.
TORRE PELLICE — Lunedi 30 gennaio, alle ore 21, presso l’ex convitto di via Angrogna, avrà luogo una
riunione del Comitato per l’ambiente
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
LORIS BOUNOUS
Espletamento pratiche inerenti trasporti e sepolture,
vestizioni, esumazioni, cremazioni, necrologie
Sede: Via 1 Maggio, 5 a - SAN GERMANO CHISONE
Abitaz. : Via Tiro a Segno, 3 - 01 21 201524 - PINEROLO
servizio continuo
SERVIZI FUNEBRI OVUNQUE
Val Pellice sul tema « Tutela delle
acque; a che punto siamo? ».
TORRE PELLICE — Sabato 4 febbraio,
alle ore 20.30, presso la casa unionista di via Beckwith 5, avrà luogo
un incontro con il prof. Liebi su « La*
logica della creazione. Evoluzione: una
teoria superata? ». Verranno proiettate
diapositive.
Teatro
PINEROLO —La compagnia ’’della teiera”, sabato 28 gennaio, alle ore 21,
presso l’auditorium di corso Piave,
presenterà « Lo spettacolo deve continuare ».
Cinema ~
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma la visione di « Ramho ili », sabato, ore 20 e 22; domenica dalle ore 16, quattro spettacoli.
POMARETTO — Si conclude l’attività del cinefórum presso il cinema
Edelweiss con la proiezione, venerdì
27, alle ore 21, di .« Bird » di Eastwood.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 26 gennaio, ore 16.45, avrà luogo una riunione al Centro d’incontro.
RINGRAZIAMENTO
« Ritorna, anima mia, al tuo
riposo, perché l’Eterno t’ha colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
I f amiliari di
Albino Barai
fucmatore - di armi 88
CavaMere di Vittorio Veneto
riconoscenti, ringraziano tutti coloro
che sono stati loro vicini nel momento
della separazione e che, in modi diversi, hanno manifestato affetto, stima,
simpatia e solidarietà.
Inverso Pinasca, Id gennaio 1989
RINGRAZIAMENTO
« Nel mondo avrete tribolazione;
ma fatevi animo, io ho vinto
il mondo »
(Giov. 16: 33)
I familiari del compianto
Aldo MIchelin
ringraziano tutti coloro che con scritti,
parole di conforto e presenza hanno
partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento ai medici e al personale del centro dialisi
e del reparto di nefrologia dell’Ospedale civile di Pinerolo, agli autisti
deUa Comunità Montana Val PelKce,
alla Croce Rossa di Torre Pellice, ai
dott. Roer ed ai vicini di casa.
Torre Pellice, 18 gennaio 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
E’ mancata all’affetto dei suoi cari
Giulia Ribet ved. Peyrot
I familiari ringraziano molto sentitamente tutti coloro ohe attraverso parole, scritti e propria presenza, hanno
manifestato la loro solidarietà fraterna.
In particolare ringraziano Germana
Grill e il past. Aldo Rutigliano.
Bovile-Grange, 27 gennaio 1989.
RINGRAZIAMENTO
I nipoti e i pronipoti di
Mimi Tron Bernoulli
ringraziano per l’affettuosa partecipazione di quelli che si sono uniti al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare a Delia, Eliana, Elsa, al personale della
Casa delle Diaconesse e a quello dell’Ospedale evangelico per le assidue e
fraterne cure prestate.
Torre Pellice, 27 gennaio 1989.
AVVISI ECONOMICI
COPPIA custodi pensionati senza figli
conviventi cercasi per villa precollinare Torino; marito pratico orto giardino, moglie capace collaborazione
lavori domestici, referenze controllabili. Tel. 011/650.7414.
12
12 fatti e problemi
27 gennaio 1989
IL PROGRAMMA ’89 DELL’ASSOCIAZIONE PER LA PACE
Per una Europa
nonviolenta
Fra aperture all’Est e al Mediterraneo e logiche di riarmo: come
uscire dalla contraddizione? - Le iniziative in favore dei diritti
UN « POPOLO-MINORANZA »
A un anno dalla sua nascita,
avvenuta con il Congresso costitutivo di Bari nel febbraio '88,
l’Associazione jjer la pace ha diffuso nei suoi gruppi locali la
bozza per il programma ’89. Il
testo, integrato dalle osservazioni dei singoli e dei gruppi, sarà rielaborato dal Consiglio nazionale nelle prossime settimane.
Sei sono i punti cardine intorno a cui ruoterà l’impegno
del movimento pacifista italiano,
che si è dato un'organizzazione
associativa in corrispondenza
del «up^eramento della fase dei
comitati.
Da quando essi nacquero più
o meno spontanei nei primi anni '80 molte cose sono cambiate, ma molte altre sono rimaste
tali e quali.
Per questo i sei progetti d’azione sono preceduti da un’introduzione dal titolo Per un’Europa
nonviolenta, che fornisce un inquadramento dell’impostazione
generale. Da un lato i nostri governi — si dice nel testo — dimostrano attenzione e disponibilità nei confronti delle novità
che vengono dall’Est, e dalla riduzione degli armamenti; dall’altro si lasciano pochi margini reali alle iniziative di distensione; anzi « si lascia spazio alle proposte di ammodernamento nucleare e convenzionale degli armamenti NATO e si sviluppa un ambiguo e preoccupante dibattito attorno all’idea della creazione di un più solido "polo militare europeo” ».
Allo stesso modo sono evidenti alcune contraddizioni nei nostri rapporti con il Sud del mondo: nonostante il bisogno, a più
livelli ribadito, di aprire nuove
vie alla cooperazione e alla solidarietà nei confronti di Medio
Oriente e Africa, si è accresciuta
la militarizzazione del « fronte
sud della NATO ».
L’Europa che i pacifisti vorrebbero contribuire a costruire
dovrebbe invece partire da basi
fatte di nonviolenza; un'Europa
che respinga « la cultura e le logiche del dominio e della competizione; che ricerca l’uguaglianza valorizzando le differenze di sesso e di razza ». Un’Europa che « vuole legare il suo futuro allo sviluppo del Sud e all’integrazione reciproca dei processi produttivi », senza dimenticare di « sostenere in sede ONU
la definizione di una soluzione
Dai « cruise » agli F-16 continua l’impegno cóntro l’installazione di
armamenti in Italia (nella foto la marcia Perugia-Assisi del 2-10-88),
politica al drammatico debito estero accumulato dal terzo mondo ».
A queste considerazioni si lega nell’immediato il primo punto propKJsto, cioè il « Progetto
Europa Pace », che prende le
mosse anche da due scadenze
come le prossime eleaoni europee (per le quali verrà proposto
un appello politico, rivolto ai
candidati, contenente domande
su temi comuni alle nazioni europee) e il quarantennale dalla
fondazione della NATO. Su questo aspetto, oltre all’ipotesi di
convocazione di una conferenza
nazionale sul sujjeramento dei
blocchi militari, si cercherà di
promuovere un dibattito parlamentare.
Il tema « Nord/Sud debito » è
in certo modo più « operativo »
per i gruppi locali: si tratterà
di impegnarsi in campagne di
sensibilizzazione, anche presso
gli enti locali, e coordinabili con
organizzazioni non governative
e in riferimento costante alle
conclusioni del Tribunale permanente dei popoli, riunitosi a
Berlino nell’autunno scorso: l’obiettivo è tra l’altro quello di
puntare al « recupero del degrado ambientale dei paesi del terzo mondo ».
Sulla questione della destinazione italiana dei bombardieri
F-16, allontanati dalla Spagna,
l’iniziativa principale che si pro
Il manifesto
del popolo zingaro
Occorre arginare ogni forma di discriminazione - Richiesta un’adeguata normativa nazionale
Risalgono al novembre 1987 le gravi manifestazioni di intolleranza verso gli zingari di Roma. Tali episodi, che allora
fecero molto scalpore sui giornali italiani, non sono però
rimasti isolati.
Nuovi atti di discriminazione e di violenza, anche nei
confronti di bambini, si sono verificati a Palermo l'estate
scorsa e più recentemente di nuovo a Roma.
Ha particolare rilevanza, in questo contesto, l’iniziativa
di promuovere un « manifesto » del popolo zingaro, che
esprime alcune rivendicazioni fondamentali per assicurare
un futuro almeno dignitoso a questa minoranza. Il testo, fra
l'altro, fa riferimento ai riconoscimenti di principio dati a
suo tempo da ONU, UNESCO e Consiglio d'Europa.
pone è quella di incontri fra delegazioni di Spagna, Italia e Ungheria per studiare la possibilità di un ritiro dal territorio ungherese di un numero di aerei
pari a quello degli F-16, in cambio della loro non-installazione.
A questo discorso si lega quello
su « Maddalena e dintorni; pace
e democrazia »: dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato il
referendum consultivo regionale
sulla base nucleare sita in Sardegna, verranno avviate iniziative di informazione anche nella
prospettiva di mettere in discussione, a livello istituzionale, una
eventuale modificazione dell’art.
80 della Costituzione, relativo ai
trattati intemazionali.
Proseguirà l’azione di sostegno
del popolo palestinese, in particolare con 1’« affidamento a distanza » di ragazzi ai quali far
avere, per esempio, il necessario
per studiare, e (punto n. 6) due
settori sono visti come prioritari nel campo dei « Diritti umani
e di cittadinanza »; la riforma
della legge 111 sull’obiezione di
coscienza e la raccolta di firme
per una legge di iniziativa popolare che estenda ai cittadini immigrati, anche extracomunitari,
purché residenti in Italia da almeno tre anni, il diritto di voto
attivo e passivo per le elezioni
amministrative.
Alberto Corsani
La lotta dei Rom e dei Sinti
per essere riconosciuti come
popolo e per poter vivere con
dignità e diritti pari agli altri
popoli dura da cinque secoli!
(...) Tuttavia veniamo sjjesso
cacciati come cani con botte,
diffide, fogli di via, arresti, spesso col semplice pretesto dell’accattonaggio. Nel 1979 il diritto
all’esistenza del nostro popolo
è stato riconosciuto formalmente ed ufficialmente persino dalrOnu, così come avevano fatto
in precedenza TOnesco ed il Consiglio d’Europa. Ma la nostra
sorte non è cambiata! I nostri
diritti umani continuano ad essere quotidianamente calpestati! Il razzismo e le dichiarazioni contro gli zingari ci stanno
« uccidendo » lentamente. Non
siamo più disposti a subire in
silenzio questa distruzione!
Chiediamo al popolo italiano,
alle sue associazioni, ai suoi
partiti, al presidente della Repubblica, al governo ed a tutti gli
enti locali di fermare l’etnocidio del popolo zingaro. Noi Rom
e Sinti chiediamo di poter vivere
liberamente secondo la nostra
cultura, i nostri valori, nel rispetto di quei diritti che vengono riconosciuti a tutte le minoranze dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e
dalla Costituzione della Repubblica italiana, cioè: diritto alla
libera circolazione ed alla libera
scelta della residenza, diritto al
lavoro ed alla casa, diritto alla
sanità, aH’educazione, alla sicurezza sociale. Chiediamo aree di
sosta numerose ed attrezzate in
ogni regione per chi vuol restare
nomade e case popolari per chi
vuol diventare sedentario. Attualmente le aree di sosta sono
appena una cinquantina in tut
ta Italia e ci troviamo spesso
a dover vìvere in baraccopoli
fangose, col pericolo di continue
epidemie. Gli stessi campi sosta
sono spesso troppo grandi e rischiano di trasformarsi in ghetti; soprattutto sono gestiti ed
organizzati senza tenere conto
del nostro punto di vista. La
vita ed il futrxro dei campi sosta
devono essere decisi innanzitutto da chi ci vive!
Chiediamo lavoro! Possibilità
di valorizzare, recuperare, tra
mandare le nostre tradizionali
attività artigianali che sarebbero utili a tutta la società e non
solo a noi. Possibilità di formazione professionale per chi di
noi vuole inserirsi in nuove at
tività lavorative. Chiediamo agli
organi di stampa il rifiuto concreto di ogni razzismo anche
nei confronti del nostro popolo.
La possibilità di far sentire sempre la nostra voce e quella di
tutte le persone che ci rispettano e camminano con noi, invece di pubblicizzare solo le parole di chi ci vorrebbe sempre
cacciare!
Centomila Rom e Sinti cercano un futuro in Italia! Chiediamo ai partiti, al governo, agli
enti locali la garanzia di: ap
plicazione concreta, immediata
ed integrale della circolare del
ministero delTIntemo deH’ll/
10/1973; incontri periodici e frequenti della Commissione interministeriale per i diritti civili
delle popolazioni nomadi di origine zingara formatasi a Palazzo
Chigi nel 1986; definizione di una
normativa nazionale e di normative regionali che garantiscano
i diritti civili ed umani del popolo zingaro riconoscendo la sua
lingua, le sue tradizioni, la sua
cultura.
GENTE COME TE CI LEGGE
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