1
LA BUOM NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO nM.!!iS0CI.%Z10.VE:
[À domicilio)
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi » i,00 » 4,S0
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai conlini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 3,20
Al)j6E'jovT£; Si £v àysE/ri?
Srguonitu la verila nella carilli.
Efes. IV. 45.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo di'! Viale
del Re, N ' 12, piano 3 ’.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
conlrada Nuova in Torino.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
La Lettera del Papa e la dichiarazione dei Vescovi, — La Chiesa Evangelica Italiana
nei Grigioni. La Legge sul Matrimonio Civile davanti al Senato. •— Cantafera
maliziosa del Cattolico. — Unione Cristiana di Giovani. <><-Notizie religiose: Piemonte — Canada. — Cronachetta politica.
LA LETTEUA DEL PAPA E lA DICHIARAZIONE DEI VESCOVI
I.
Per ben molti secoli i papi non si
dissero soltanto, ma si crederono di
fatto padroni assoluti del mondo, ed
arbitri della intera società. Tutto viene da Dio e ritorna in Dio; e da questa inconcussa massima, ne traevano
che essendo il papa il rappresentante
di Dio sulla terra, il vice-dio, tutto
quello che accade quaggiù doveva essere regolato da lui come rappresentante di Dio. Essendo il papa il supremo padrone, ne veniva per logica
conseguenza, ch’egli dovesse essere
allresi il giudice universale; quindi gli
atti eminentemente sociali, come lo
stato civile dei cittadini, gli atti di nascita, di matrimonio, di morte, li dichiarò devoluti unicamente a sè ed a’
suoi ministri, e si dichiarò cosi l’ar*
bitro assoluto dei destini della famiglia e della società. Dacché i papi
riuscirono a persuadere gli uomini che
r onore e la felicità delle famiglie, la
legittimità dei figli, la futura condì-
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— IIH —
zione degli uomini dipendeva unicamente dalla loro parola e dalla loro
volontà, si resero i veri dominatori
del mondo, e furono al caso di consigliare, di eccitare e di dirigere ribellioni in que’Stali ove un governo oculato voleva rendere alla società porzione degli usurpati suoi diritti.
Si sarebbe creduto che in pien secolo XIX, dopo i progressi della società, il papa si fosse avveduto non essere più tempo di reclamare tali pretesi diritti. lì non li avrebbe reclamati
se avesse avuto a temere di peggio ,
siccome non reclama contro le oppressioni dello Czar; o se avesse avuto
a sperare che tacendo o approvando ,
avesse potuto ottenere un aiuto nella
oppressione del da lui odiatissimo liberalismo, come non reclama, anzi
approva lutto quello che fa l’Austria
contro le così dette immutabili dottrine di Roma ; rna nel nostro Piemonte Roma non ha nulla nè a temere per sè, nè a sperare per l’oppressione del liberalismo, e perciò viene
fuori colle rancide sue pretensioni.
Il noslro piccolo giornale settimanale non può, come desidererebbe analizzare la lettera del papa al Re,
nè la così detta pastorale dei vescovi delia provincia ecclesiastica di
Torino ; ma all’ occasione di questi
due documenti ci proponiamo trattare
brevemente la questione del matri
monio civile Sotto il punto di vista
religioso.
Tanto la letlera del papa quanto la
pastorale dei vescovi, partono dal
principio che il matrimonio è sacramento, e che senza il sacramento, il
matrimonio è tin pretto concubinato.
Noi non vogliamo entrare nella discussione teologica intorno al matrimonio come sacramento ; dimostreremo in seguito come e quando sia divenuto tale; solo riflettiamo che il
papa assai più cauto dei vescovi piemontesi, si è ben guardato di entrare
nelle prove di questo suo domma; egli
si è contentato di asserire. Non così
però i vescovi piemontesi, i quali han
preteso di dimostrare la loro tesi, ma
con tale meschinità di ragioni che non
pure un sol passo del Vangelo hanno
addotto per provarla. Noi lo ripetiamo, non vogliamo entrare in tale discussione; ma avremmo amato che i
vescovi in quella loro istruzione ci
avessero detto, quando ed In che occasione Gesù Cri.sto istituì un tale
sacramento? imperciocché il concilio
di Trento dice che è stato realmente
istituito da lui. Quale grazia conferisce il matrimonio? imperciocché se è
sacramento, deve conferirne ima ; avremmo amato di sentire dalla bocca
dei vescovi perchè il matrimonio che
è sacramento in tutti, diviene un orribile sacrilegio per i preti ? se a tutti
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conferisce la grazia perchè ai preti
apporta dannazione? Queste e tante
altre cose che per brevità tralasciamo,
avremmo amato che ci fossero state
spiegate dal papa e dai vescovi piemontesi ; ma poiché a questi signori
non è piaciuto d’istruirci, diremo noi
in brevi parole come il matrimonio
divenisse sacramento.
Nei primi due secoli della Chiesa
non solamente non ci resta memoria
alcuna che ci autorizzi a credere che
il matrimonio fosse dai cristiani riputalo uu sacramento; ma non abbiamo
neppure un documento per indurci a
credere che la primitiva Chiesa si
mescolasse punto nei matrimonii dei
cristiani. È vero che Platina nella vita
di Solero papa, dice che egli ordinò
nel secondo secolo, che il matrimonio
dei cristiani fosse benedetto dal prete;
ma un tale documento non merita alcurta fede, neppure nell’ estimazione
dei dotti canonisti, imperciocché è
tratto dalle false decretali. E poi, posto che fosse vero, quale ne sarebbe
la conseguenza? Che fino a papa Solerò nel secolo secondo, il prete neppure per ombra entrava nella celebrazione del matrimonio cristiano :
dunque non era sacramento istituito da
Gesù Cristo: dunque sarebbe stato isliluilo da papa Solero : dunque se i
primi crisliani non erano nè eretici,
nè scomunicali non facendosi bene
dire dai preti, perchè lo saremo oggi
noi?
Al cominciare del terzo secolo allorché per opera specialmente di Origene, la dottrina di Platone fu applicala al cristianesimo, si adottarono
alcune idee di cotesto filosofo per rapporto ai demonii, al loro potere ed
alle loro invisibili operazioni; di la
trassero la loro origine gli esorcismi
di ogni sorla per paralizzare le operazioni dei demonii. Nello slesso tempo manifestossi la dottrina di Manéte
o dei Manichei, i quali fra le altre
cose dicevano il matrimonio essere
l’opera del cattivo principio. La Chiesa per opporsi a tale dottrina incominciò a benedire gli sposi crisliani, e
Tertulliano fu il primo che incominciò
a chiamare il matrimonio cosi benedetto un sacramento, li però da avvertire che il nome di sacramento non
aveva in quei tempi lo stesso signiQcalo che ha ora ; imperciocché lo
stesso Tertulliano al cap. XXIX della
sua apologia, chiama la religione giudaica un sacramento ; nel libro contro Prasséa chiama sacramento la religione cristiana; nel libro della pudicizia chiama sacramento la fede, ed
in altro luogo chiama sacramento il
segno della croce.
La benedizione però dala dai preti
agli sposi cristiani era in quei tempi
interamente libera, in guisa che si pre-
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senlavano per riceverla soltanto coloro
che ne avevano voglia, senza che coloro che non si presentavano eccitassero lo sdegno dei vescovi, o fossero
tenuti per cattivi cristiani, e molto
meno per concubinarii. Sla nei quarto
secolo, cioè nel 398, il quarto concilio di Cartagine incominciò a rendere obbligatoria la benedizione del
prete nel matrimonio, obbligando pei ò
soltanto nel foro della coscienza, senza
dichiarare nulli i matrimoni non benedetti dal prete. Tanto si era lungi
dal credere che il matrimonio fosse un
sacramento, che san Girolamo, fra
gli altri dottori, Io riguardava siccome una cosa pessima; locchè non
avrebbe fatto se lo avesse creduto un
sacramento: ecco come egli ne parla
scrivendo contro Gioviniano; «È cosa
buona, dice s. Paolo, di non maritarsi: dunque è cosa cattiva il maritarsi; imperciocché nulla fuori che il
male è opposto al bene ». E poco dopo:
« l’Apostolo vuole che noi preghiamo
continuamente: se continuamente si
deve pregare, dunque non dobbiamo
mai ammogliarci » ( esempio di logica!) Giunge perfino a dire che Gesù
Cristo ha detto non essere espediente
l’ammogliarsi per colui che vuole il
cielo; che le persone maritate sono in
obbrobrio a Dio, e che il frutto del
matrimonio è la morte. Noi non sappiamo comprendere come avesse po*
tuto dire tali cose un così grande dottore, se ai suoi tempi il matrimonio
fosse stato un sacramento.
Nel secolo quinto papa Leone i,
detto il grande, in una lettera che
scriveva a Rustico, vescovo di Narbona, dice che « La società del matrimonio fu stabilita dal principio per
essere il sacramento di Cristo e della
Chiesa ». Fu stabilita dal principio,
cioè in Adamo ed Èva: acciò fosse
sacramento, vale a dire segno dell’unione di Cristo colla Chiesa: dunque
non sacramento istituito da Gesù Cristo. Verso quel tempo incominciò a
generalizzarsi 1’ uso di consultare i
preti intorno ai matrimoni: i preti seppero ben profittare di tale condiscendenza, e stabilirono nei concili dei
canoni sul matrimonio; ma tali canoni erano soltanto pel foro della coscienza, senza impedire alla legge civile di stabilire quello che megfio
credeva per la società; tali canoni
proibivano ai preti di benedire quei
matrimoni che non erano fatti come
essi volevano, e fin qui li crediamo
nel loro diritto; ma non dichiaravano
preito conezifiinaio un matrimonio non
benedetto dal prete, e fatto secondo la
legge civile.
La superstizione figlia dell’ignoranza, che dopo i tempi di Carlo Magno
coprì l’Europa tutta di tenebre, mise
I papi in posizione di servirsi senza
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alcun timore del nuovo mezzo che gli
si presentava per dominare tutta intera la società. La moltiplicità delle
leggi ecclesiasliriie sul matrimonio,
che, come avviene sovente, si contraddicevano fra di loro permise ai papi
d’invocarle in tutti i sensi, e di applicarle secondo le circostanze del momento, 0 secondo i loro interessi: da
qui una non interrotta catena di divorzi^approvati dai papi, da Carlo Magno fino a Napoleone, e più tardi
(1815) tino al re di Wurtemberg: da
qui l’origine delle dispense matrimoniali, unicamente devolute per il pagamento alla dateria apostolica.
Le cose si passarono in tal guisa fino al secolo XII allorché gli scolastici,
nell’interesse di completare il numero
di sette nei sacramenti, vi misero anche il matrimonio. Però fino a quel
tempo il matrimonio non era ancora
stato dichiaralo sacramento: imperciocché i sommi teologi di que’tempi
non Io ritenevano per tale : per esempio Pietro Lombardo, arcivescovo di
Parigi, e sopracchiamato per la sua
dottrina il maestro delle sentenze, il
cardinal di Vitriaco, ed il grande canonista Durando sostengono, che sebbene il matrimonio si chiami impropriamente sacramento, ciò nonostante
non contiene e non conferisce alcuna
grazia, locché é di essenza del sacramento. S. Tommaso d’Aquino, S. Bo
naventura, e Scoto ritengono che sebbene il matrimonio sì dica sacramento
pure non é certo che lo sia. Alfonso
di Castro, Pietro Solo, Maldonato, c
Catarino, teologi sommi, l’ultimo dei
quali a.ssisteva al concilio di Trento e
fu poscia vescovo, sostengono che il
matrimonio fu sacramento da Adamo
in poi; vale a dire non sacramento
cristiano, non istituito da Gesù Cristo.
Aveva dunque ragione il vescovo di
Casale di dire in Senato che la discussione sul matrimonio deve incominciarsi dal concilio di Trento, perchè
il concilio di Trento lo definì tale.
In un secondo articolo riporteremo
alcune leggi fatte dagl’imperatori i
più santi, i più amici ed i più accarezzati dai papi sul matrimonio civile, e ciò servirà per isvelare l’impostura dei due documenti nei quali si
dice: « la santa sede ha sempre reclamalo contro queste leggi I » e tol« lerò nel silenzio la violenza senza
« approvarla ».
LA CHIESA EVANGELICA ITALIANA
II-GRIGMI
IL
Una lega circa da Vicosoprano, dal
lato del nord, a pie’ del Maloja, evvi
un borgo chiamato Gasaccia, celebre
altravolta per l’abbadia di S. Gaudenzio. Per quanto Maturo avesse fallo
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- H»
onde farvi accettare il Vangelo, le sue
fatiche erano restate senza frutto. Vergevio volle andarvi, domandò di predicarvi: i suoi antecedenti, la fama di
sua dottrina, la maestà di sua presenza tolsero il coraggio a que’ paesani di dare un rifiuto a si grand’uomo. Vergerio predicò; e il risultato
della predica fu che quel giorno stesso
furono abbattute le immagini, scacciato l'abate, e proclamata la riforma.
Il villaggio di Samaden, il più popolato deU’aUa Engadina, aveva chiuse
le orecchie alle predicazioni di Gallitz
e di Maturo ; ma non appena Vergerio
Vi fe’ sentire la potente sua voce, che
la riforma fu solennemente proclamata. I preti lo accusarono alla dieta
come consigliere di disordini; ma quel
tribunale considerando che Vergerio
non aveva che proclamato puro il
Vangelo, rimandollo assoluto.
La fazione clericale sempre implacabile, non si ristava per tante sconfitte : essa purché giunga ai suoi fini
di distruggere i suoi nemici, non bada
punto ai mezzi ; rivoluzioni, sommosse, guerre civili sono i soliti mezzi di
cui si son sempre serviti i clericali
( e la storia é la per fornirne ampie prove) onde ottenere le loro
vendette. Quasiché la riforma fosse
stata l’opera di un uomo, e si fosse
sostenuta per un uomo, fecero segno
del loro furore il Vergerio; il quale
nemico del sangue e del disordini, come si conviene ad un vero ministro
del Vangelo, allorché vide fanatizzati
dai preti i pochi catlolici restati nelle
due valli, e riuniti a bande per assalire i loro compatrioti che avevano
abbracciata la religione evangelica ,
volendo per sua parte evitare ogni
spargimento di sangue, ritirossi in
Tubingen nel Wurtemborg. La ritirata di Vergerio produsse un effetto
mirabile su quegli alpigiani sommossi:
essi credendo ai loro preti, immaginavano che Vergerio avesse promossa la
riforma per spirito politico (solita calunnia dei clericali, specialmente in
Italia): ma vedendo che per non dar
pretesto a tumulti egli si ritirava dal
mezzo dei suoi figli spirituali, dai quali
era sommamente amato, presero altro
concetto di lui : prima di venire alle
mani, vollero informarsi bene dei principii della riforma predicata da Maturo e da Vergerlo, e quando la videro puramente evangelica, deposero
le armi, e la più parte di essi abbandonarono la religione di quei chc li
eccitavano al sangue, per seguire la
religione evangelica.
Intanto Vergerio non lasciò II titolo di pastore di Vicosoprano : egli
andava sovente da Tubingen a Vicosoprano per visitare e confortare i
suoi figli in Gesù Cristo; e così passò
diciott’anni di laboriosissima vita, ma
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ripiena di ([uelie consolazioni chc il
Divin Maestro dà a’ suoi servi fedeli.
Vergerio mori nel 1565.
A Vergerio successe nella carica di
pastore a Vicosoprano, Giulio da Milano, già prete e dottore in teologia ;
il quale vedendo che a Vicosoprano
non vi era chc a conservare il gregge
già convcrtito, ne rimise la cura ad
Aurelio Silarea, ex-domenicano convertito, ed andò a predicar l’Evangelo
a Poschiavo, ove la fazione opposta
era ancora molto potente, ed aveva rese
vane in gran parte le apostoliche fatiche di Maturo e di Vergerio. Poschiavo si arrese alle calde predicazioni di
Giulio; la riforma fu stabilita, ed egli
fu il primo pastore evangelico di quel
villaggio.
In que’ tempi Socino spargeva il
veleno di sue dottrine nella Valtellina,
e già si spandeva nella Bregaglia e in
Chiavenna: allora lo zelo veramente
evangelico di Giulio manifestossi contro l’eresiarca ; egli fu il primo a denunciarne a tutti gli evangelici i funesti errori, e si alTaticò con tutte le sue
forze ad estirparli ; in guisa che si
deve principalmente a Giulio se le
chiese italiane di Bregaglia e di lingadina furono preservate dal tristo
contagio. Egli era solito dire, che
avrebbe amato meglio esser cattolico
romano che sociniano; imperciocché
il cattolico ammette la divinità del
Salvatore che il sociniano nega. A
Giulio unissi Cesare Gaforri già guardiano dei Francescani ed altri Italiani
refugiati colà a cagione di religione,
e la riforma fu stabilita in tutti i paesi
italiani dei Grigioni, in guisa che Brusio, Ponteilla, Prada, Meschino, Piuri
riceverono la riforma, ed ebbero pastori italiani scelti fra i refugiati,
L’istoria non ci dice nulla di particolare intorno al come penetrasse la
riforma nei villaggi di Soglio e Bondo: ma un manoscritto chc abbiamo
sott’ occhio ce ne dà de’ dettagli. Soglio è il più grosso villaggio della Bregaglia: la famiglia Salis, non solamente la più ricca e la più distinta del
villaggio, ma di tutta la valle, era allora fortemente attaccata al cattolicismo, e quindi non permetteva che la
riforma potesse penetrare in Soglio.
— Due individui però di cotesta famiglia, Ernesto e Federico, erauo partitanti della riforma, ma gli altri individui vi si opponevano. Il papa allora per mantenere la famiglia Salis
sotto la sua obbedienza, diede l’ordine
dello Speron d’Oro, allora avuto in
sommo pregio, a Giovanbattista capo
della famiglia. Il nuovo cavaliere sostenne la fazione fino al termine di
sua vita ; ma al punto di morte non
potè più resistere alla evidenza del
Vangelo, che si fa vedere a tutti coloro che lo prendono seriamente e si
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converti, in guisa che mori anch’egli
evangelico.
I riformatori italiani che avevano
convertiti al Vangelo gli altri villaggi
della Bregaglia colla loro predicazione, vedendo le loro fatiche inutili per
Soglio, vollero tentare un’ altra via ;
abbandonarono il paese alla fazione
clericale, e si ritirarono non cessando
però di pregare continuamente per la
sua conversione. Questo nuovo metodo di evangelizzazione produsse i suoi
effetti al di là di ogni speranza. 1 preti,
e specialmente il parroco, vedendosi
protetti dal Salis, e credendosi vincitori dei riformatori che si erano ritirati , sciolsero la briglia ad ogni iniquità: gli abitanti vedendo l’immoralità
dei loro preti, e la illibata condotta
dei ministri evangelici, caratterizzati
col titolo di aposiali; vedendo la pace, la tranquillità, l’agiatezza che si
godeva nei villaggi riformati, e confrontandole colle discordie, l’immoralità, la miseria che regnava nel loro,
conclusero che la dottrina dei riformati
doveva essere la migliore, poiché produceva migliori effetti; onde domandarono al Salis che ponesse riparo
a questi mali, e che lasciasse predicare il Vangelo dai riformatori.
Salis il quale per la sua ricchezza era
il padrone di quasi tutto il villaggio,
ed aveva tutti sotto la sua dipendenza, disse di non volersi mescolare in
controversie religiose, eh’ egli e la sua
famiglia sarebbero restati sempre cattolici, e che come tali non avrebbero
avuta comunicazione di sorta cogli
eretici.
Tale dichiarazione sbigottì i vecchi
terrazzani, i quali non vollero neppure
raunarsi a consiglio per discutere se
conveniva accettare la riforma. Le
cose pubbliche si discutevano in que’
paesi da tutti i padri di famiglia raunati; ma in quella circostanza i vecchi presero il mezzo termine di legare
le loro facoltà ai giovani, 1 quali raunatisi nella pubblica piazza, decisero
alla unanimità di abbracciare la riforma, e chiamarono a predicatore
Lattanzio da Bergamo. La dottrina evangelica fu immediatamente abbracciata, e la famiglia Salis anch' essa
cedè. JVon vi era che una chiesa in
Soglio, ed essa apparteneva ai Salis ;
la chiesa divenne chiesa evangelica ;
gli altari furono abbattuti, le immagini furono abbassate; ed anche al
giorno d’ oggi si vede in ^Soglio la
chiesa di forma cattolica, nella quale
si conservano ancora i belli mausolei
dei Salis morti avanti la riforma.
[Continua).
LUEGGE-m HATBmOElVILE
davanti al Senato.
Sabbato scorso le nostre Gazzette pubMioavano una lettera di Pio IX a S, M.
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- ISI
Vittorio CmaDueie, coDtro la propoita
Legge sul niatrimooio civile. DomeDica si
dava nelle ctiiese romane di questa capitale lettura dal pulpito di una Notificanza
dei vescovi della provincia ecclesiastica
di Torino contro la Legge medesima. Lunedi il Senato, dopo una lunga ed animosa discussione, votava contro e rigetlav,^ alla jnangiorità di un voto, II FarT
della Legge. Di (fuèstr^èTe'zrónF”noi
siamo contentissimi. A nostro avviso la
Religione, e per necessaria conseguenza
lo Stato non ponno che rallegrarsi, e vantaggiarsi del ripudio di progetti di Legge,
qual era quello già approvato dalla Camera dei Deputati, e quello proposto
dalla commissione del Senato, I quali faceano a pugni col senso comune, colla
logica, colla libertà di coscienza, e coll’indipendenza assoluta del poter legislativo , sovrano del paese. E siccome il
paese, il governo, ed il re vogliono su
questa materia emanciparsi dalla soggezione loro presente al clero romano,
cosi aspelliamo con fiducia la riproposta
al Pariamento di una legge, la quale,
partendo dal principio netto, e lucido del
Progetto respinlo^dal Senato, non tocchi
in guisa alcunalé credenze, od i credenti,
ma la sola capacità dei cittadini a contrarre maìrimonio secondo le condizioni
personali e civili, le quali sono comunemente richieste alla validità di un contratto qualunque; e speriamo che il Governo ed il Parlamento, scaltriti dalle precedenti discussioni e dall’esperienza, sapranno condurre a buon termine queslo
lavoro legislativo, il quale mà per noi
un primo passo nella via, che deve condurci ad una compiuta separazione del
temporale dallo spirituale, un'arra della
prossima emancipazione della coscienza,
una preparazione allo slaliilimento in questo Regno della vera libertà.
Dallo studio poi di quei due clericali
documenti, i laici caveranno questo saliilutare insegnamento, che loro si conviene
usare alla ricuperazione e conservazione
dei diritti imprescrittibili della civile società quella stessa solerzia, perseveranza
e tenacità, le quali veggiamo la società
ecclesiastica aver sempre adoprato ed adopra alla conservazione dei diritti e [>rivilegi dei quali essa si ritrova in possesso,
giusti od ingiusti che siano nella loro origine, e modo d’acquisto, utili o dannosi
che riescano nella loro applicazione allo
Stalo. Ed i nostri lettori non potranno a
meno di strabiliare dell’audacia o presunzione dei vescovi di Piemonle, i quali minacciano la scomunica maggiore a coloro
cbe osassero contrarre matrimonio in forme 0 per autorità diverse da quelle statuite dal Concilio di Trento, mentre i loro
confratelli di Francia, del Belgio e di altri paesi riconoscono la legittiinità dei
matrimoni contratti secondo le forme, e
per l’autorità stabilita esclusivamente dal
Potere civile. Sarebbe egli forse perchè
la fede e la morale, la teorica e la pratica della Chiesa Romana cangiano col
cangiar dei tempi e dei luoghi, benché il
Clero di essa protesti sempre dell’immutabilità delle medesime ? E perchè codesti
nostri vescovi non mandarono aH’inferno
lulti coloro i quali durante il dominio
francese in Piemonte si ammogliarono
secondo la legge francese? E se matrimonii contralti fuori della Chiesa sarebbero
adesso tra noi veri concubinati, e i figli
che ne provenissero, tanti bastardi, come
Pio IX e i vescovi notificanti affermano,
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perché noD sono concubinati i matrimonii
francesi e belgi, e non sono bastardi i
francesi e lielgi che ne derivarono e ne
derivano ogtii di? E percliè l’odierno infallibile vescovo di Roma condanna qui
una legge simile alla francese o belga, e
approva, col silenzio almeno, la legge
stessa che ora vige in l'arancia e nel Belgio, mentre l’allro infallibile suo predecessore Pio VII, approvava espressamente
questa medesima legge per la Francia e
pel Piemonte durante il governo di Napoleone?
Ma queste contraddizioni non concernono direllamenie noi, e lasciamo perciò
ad altri la cura di conciliarle se possibile.
Quello che a noi importa di far notare è
che il voto del Senato non decide il merito della quistione esislenle tra il Clero
Romano e il nostro Re, Di 77 uomini rispettabili per un verso o per l’altro raccoltisi nel palazzo Madama, trent’otto giudicarono lunedì scorso spettare allo Stato
jim pieno diritto di regolare per leggi sue
propritf l’unione matrimoniale, e trentanove giudicarono di no. Ma non sono
molti mesi, che di cento venti altri
ugualmente rispettabili cittadini radunatisi nel palazzo Carignano, cento almeno
risolveano la medesima quistione in favore dello Sialo, e venti di Roma. Dimodoché, sommando insieme i voti delle due
sezioni del nostro Parlamento, la quistione
verrebbe a trovarsi decisa a favore dello
Stato a grandissima maggiorità. Dottrinalmente e moralmente pertanto la votazione
senatoria significa nulla. E significherebbe ancora meno di nulla ove si considerasse che i Senatori rappresentano l’opinione loro propria soltanto, laddove i Deputati rappresentano oltre la propria quella
altresì del maggior numero dei loro [costituenti.
Però questa varietà e conflitto d'opinioni sopra uu punto capitale della dottrina romana ha a’ nostri occhi un’importanza ben maggiore di quella che gli
uomini politici comunemente le attribuiscono. Dessa prova , secondo noi, una
volta di più quanto sia gratuito il vanto
il quale il Clero romano si dà dell’universale notorietà ed accettazione dei principii del sim religioso sistema. Compete
0 non compete esclusivamente alla società ecclesiastica romana lo statuire sul
matrimonio della società civile ed il celebrarlo? Chi dice di no, chi di si. Governi e popoli illumiuati, potenti, liberi
stanno pel Principato; altri governi e popoli a quelli inferiori in lumi, industria,
ricchezza, libertà, potenza, stanno pel
Papato. Dei membri pure del noslro Parlamento chi ha timore delle libertà popolari e vorrebbe tulli i poteri dello Stato
concentrati nelle mani del Re', vota per
Roma : chi è geloso delle libertà costituzionali del paese, e dell’indipendenza del
potere civile, vota contro di lei. Da qual
lato è la verità? Un cristiano timido, pio,
tremante per la salute dell’anima sua aderirà a questa parte od a.quella? Darà
ascolto al professore Nuitz, od all’^rmoniaì E notate che queste discrepanze non
datano da oggi oda ieri. Eruppero appena pubblicati i canoni e decreti del
Concilio di Trento : si manllestarono anzi
nel Concilio stesso, e non furono in quel1’ assemb||p. attutile se non con quel
mezzo di cui fanno uso i nostri Parlamenti, dove non la verità in sè, e per sè,
ma la convenienza, l’opporlunità del momento, e gl’interessi sempre mutabili
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delle fazioni politiche pongono al membri
di quelli i voli in mano, il mezzo cioè
della maggioranza del numero. Ma le verità dogmatiche e morali del CrlsliaDeslmo devono esse, ponno esse dipendere dal
maggior o minor numero di voci, che in
una data adunanza d'uomini si combinano
ad esaltarle o deprimerle? Certo no. Qual
valore dunque agli occhi della ragione e
deH’evangelica fede ponno avere le decisioni dei Concilii provinciali, nazionali od
ecumenici della Chiesa cattolica romana
a maggioranza di voti? Ne diremo il parere noslro nel prossimo numero.
C.V.\TAFÈRA MALIZIOSA
del Cattolico.
Quando un giornale sì fa servo d’un
partito non ha più nulla di sacro nè di
rispettato al mondo, egli deve dire in favore della setta o fazione patrocinata da
lui, ciò che giova o può giovare alla medesima senza badare se offenda la legge
di Dio, 0 infranga la carità del prossimo,
0 falsi la verità.
Così accade al Cattolico di Genova;
esso nel suo numero di martedì p. p.,
parla di quei cristiani evangelici di
S. Vincenzo del Favaie, sulla denunzia di
un prete, imprigionati dal giudice di quel
Mandamento e tuttavia sotto processo (V.
la Buona Novella del 20 novembre), e ne
parla con un tal linguaggio che certamente
non potrà vantarsi di averlo attinto alla
fonte dell’Evangelo. È vero che le espressioni non sono sue, ma di un suo corrispondente di Chiavari, che di là gli scrive
la cantafera a cui alludiamo ; ma se è
giusto il proverbio ; dimmi con chi tratti
e li dirò chi sei, dallo spirito elle anima
il corrispondente, si può dedurre qual
sia quello del giornale. Quel corrispondente, che ci asteniamo dal qualificare,
si rallegra che niuno compatisca ai poveri imprigionati, quasi che un cristiano, il quale ha imparato da S. Giacomo
che la vera religione consiste nel far
opere di misericordia, potesse mai compiacersi della sventura e del soffrire del
prossimo. Speriamo che gli abitanti di
Chiavari e di Favaie, non siano crisliani
alla maniera del corrispondente e del
Caltolica, e sappiano che i veri seguaci
della religione di Gesù Cristo si conoscono
alle opere di carità.
Dice che in S. Vincenzo di Favaie andarono i padri cappuccini a far una missione, e che i proseliti che la propaganda
protestante avea colà fatti, adescati vieppiù dalle somme vistose onde erano proveduti, si mostravano ogni di più saldi e
sicuri.
Saprebbe dirci quel reverendo corrispondente che cosa egli intende per propaganda protestante? Se dobblam giudicarne dalla maniera con cui ha parlato il
Cattolico della religione protestante in alcuni articoli ultimamente pubblicati sul
protestantismo in Piemonte, dovremmo
dire che egli intende una sinagoga di malandrini, che si propone di atterrare ogni
culto, d’infrangere ogni legge, e trascinare
a perdizione uomini e donne, vecchi e
fanciulli, famiglie e società tutta quanta.
Solile cantafere della fazion clericale, che
a sentir lei, sola al mondo rispetta Dio, e
conculca frattanto ogni legge umana e
divina, quando si tratta de’suoi particolari
Interessi. Noi però abbiamo l’onore di
francamenle dichiarare al corri.spondente
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- m —
di Chiavftri, cbe !a pTopagonda ch’ei chiama protcstabte si è sempre fatta e si fa
da tulli i veri cristiani raccomandando il
Vangelo, ossia la parola di Dio. Tutta
questa propaganda si restringe a ripetere
ciò cbe predicarono gli apostoli di Gesù
Cristo alle genti e ciò che predicano
tutto dì i veri minislri dell’Evangelo.
I loro principii, i loro doveri ed obblighi,
stanno tulli nella Sacra Bibbia, e se questo libro divino per certuni è un libro
malvagio e proibito, lauto peggio per
loro ; ciò prova che essi non sono crisliadI , e avrebbero più che altri bisogno di
applicarsi pel loro vero spirituale vantaggio, e per la loro conversione a studiare
e meditare la parola di Dio.
Quanto alle somme vistose da cui il corrispondente afl'erma, non una volta ma
più volle, che fossero adescati i cosi delli
proseliti di Favaie, noi sfidiamo lui e lutti
della fazione a pubblicarne le prove. K
veramente vergogna ornai troppo prolungala questa di un certo partilo, che ripete
sempre farsi dagli Evangelici la propaganda a forza di danaro, e chiamata a
fornirne le prove non sa addurne una
sola.
Il 24 ottobre, egli prosegue, giunse a
Favaie il tanto da loro aspettato ministro
protestante svizzero. Falso, falsissimo ;
quel ministro, era un Pastore valdese,
il quale andovvi sol quando da quei
fedeli di Favaie venne formalmenle ed
iteratamente Invitato a visitarli.
Il corrispondente aggiunge di suo cervello che il ministro proleslante ebbe da
que’ sciagurati proseliti uno scellerato giuramento di mantenersi nella loro apostasia-, e li rimunerò con buone somme. Il
reverendo vuol far credere senza dubbio
che vi sia qualche rapporto tra le fau
nanze evangeliche e le congreghedei sanfedisti. No, niente disimìle: i scellerati
giuramenti li lasciamo a chi ne abbisogna;
per noi sono affatto inutili, non proponendoci che cose legittime davanti a tutti.
Ciò che s’è fatto è queslo, che i membri
lutti delle due famiglie evangeliche di
Favaie hanno, non allora ma più lardi,
inviato alla Chiesa valdese una dichiarazione in cui protestano di voler aderire
alla medesima; e se amasse di leggerla il
Cattolico noi siamo anche pronti a fargliela
vedere. In quanto alle buonesomme, egli sa
benissimo che la Chiesa valdese nonne possiede: noi non abbiamo nè vescovadi, nè
prebende, nè vistose rendile, e le avessimo ancora, non crederemmo lecito mai
d’impiegarle come egli moslra di credere,
benché siam certi che non crede.
Alla fiducia che terminando il corrisponderne esprime, chele autorità vorranno
togliere di messo questa e simili vergogne
che degradano la dignità d'una nazione
che si proclama eminentemente cattolica,
noi ne opporremo una affatto diversa, ed
è che se per mala ventura il reverendo e
la sua fazione sono giunti a sorprendere
la buona fede dì un giudice di Mandamento, non accadrà mai che riescano a
corrompere un tribunale di magistrati, e
molto meno a trascinare un Ministero costituzionale nelle vie della recente inquisizione di Toscana. No, lo scandalo del
Madiai non sarà, speriamo, rinovellalo in
Piemonte.
UIVTOIVì; CRISTIASfA
DI GIOVANI.
Questa benefica istituzione che va
propagandosi di città in città, in In-
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ghilterra, in Francia, in Germania ed
in Isvizzera, è un segno dei tempi
troppo interessante, perchè noi trascuriamo di notarlo. Basti a caratterizzarla la seguente circolare dell’f/nione cristiana dei giovani, stabilita
in Parigi, la quale caldamente raccomandiamo alla meditazione dei giovani nostri lettori, col sincero desiderio, che valga a destare fra di loro
la nobile gara di fare aUreltauto.
Il Sono parecchi mesi, alcuni giovani
cristiani di Parigi, bramosi di lottare con
maggior energia contro il peccato del
proprio cuore, procurarono di formare
un’associazione che porgesse loro quei
vantaggi di cui sono prive le persone operando isolatamente. Conoscersi, confortarsi gli uni gli altri, perseverare nella
fedec nella preghiera, riunirsi per lo studio del Vangelo, adoperarsi al bene morate e religioso dei giovani che li circondano, tale è lo scopo die si prefiggono.
Incoraggiti dai loro amici di Londra, e
dai consolanti successi con cui videro
coronate le loro fatiche, si concertarono
ancor essi e sotto la direzione di piii pastori di Parigi, e col permesso del Governo, formarono un’L’nìone cristiana di
giovani.
I membri dell’unione si sono procacciato modesto locale, in una posizione
centrale (rue Dauphine 18), vicino in un
tempo al (piartiere degli studi ed alle
principali case di commercio; vi hanno
collocata una scelti! libreria; ogni sera vi
aprono un gabinetto gratuito di lettura,
composto di giornali religiosi, ed altre
opere commendevoli si per la forum, che
per la sostanza: il martedì poi alle 8 hanno
una riunione bibblica, in cui tutti i giovani possono intervenire, e sentire una
spiegazione famigliare della parola di
Dìo. In ultimo, al riaprirsi delle scuole,
intendono di cominciare sulle verità del
cristianesimo una serie di conferenze, ove
ognuno potrà fare le sue osservazioni,
esporre ì suoi duhbii, le sue obiezioni.
Saranno cotali conferenze presiedute da
pastori, i quali loro promisero benevola e
disinteressata cooperazione.
Speriamo, contali mezzi, e qualunque
altro che suggeriranno le circostanze, addurre alcuni giovani alla fede: vogliamo
essere i loro amici, olTrir loro contestazioni più grate e più iirofittevoli che non
il teatro ed il caffè; avviarli allo studio
ed aH’amore della Parola di vita.
,\ccenniamo loro i luoghi di culto ed i
varii ineziii di grazia che si trovano iu
Parigi. —Bramiamo insomma diventare
nelle mani dell’ onnipotente Iddio gli
strumenti della loro conversione e confermazione nella fede, onde unendosi ad
un ramo della chiesa evangelica, ne diventino membri attivi e zelanti, e procaccino anch' essi di far brillare innanzi
agli uomini la benigna luce del Vangelo.
—Ci farete un vero favore indirizzandoci
i giovani vostri conoscenti che già si trovano in Parigi, o ci verranno come studenti, commercianti, od operai; se di già
sono religiosi ci potranno coadiuvare, e
troveranno appena giunti fratelli nella
fede. Se sono òen disposti, avranno fra
noi mezzi di resistere alle rumorose e
tremende tentazioni della capitale.
In ogni caso sarà per noi un vero piacere il poter prestar loro ipiei molti servigi chei geaitori »anno così bene api>re2-
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zare^ procacciar loro amici dclja medesima professione, accennare loro quartieri
c dozzine convenevoli, insomma agevolar loro la via, c prevenire con opportuni
consigli i funesti errori deiriuesperienza.
Ci reputeremo felici di poter in tal modo calmare i timori d’un padre, d'una
madre, che tremanti videro il figlio partirsene solo ad alfrontare i pericoli della
capitale. —Vorremmo ancora indurvi a
formare nelle rispettive parocchie consimili riunioni, e siamo pronti a stabilire
a tal uopo fraterna corrispondenza.
(Seguono le firme).
AiOTlKIE BEIiieiOSX:
Piemonte. A coloro che grandemente
edificò la lettera dell’ ex-prete Ferrerò,
pubblicata nel n. S di questo Giornale,
non riesciranno discari ic seguenti notizie del medesimo tratte da privata corrispondenza; «Non risposi prima d'ora
alla dolcissima sua dei 50 p. p. novembre... perchè e la letlera ed il giornale
non trovandomi più a Puligny, mi precedettero a G... qualche giorno prima del
mio arrivo in questo villaggio, dove la
Provvidenza mi condusse, e dove mi fermerò finché piacerà a Dio Padre. — Dopo sei settimane della pili cordiale ospitalità... per parte dei coniugi JouardPons, Dio che iu maniera particolare, e
prodigiosamente cominciò iu me l’oiwra
sua, volendo continuare sopra di me le
sue misericordie, ispirò il sig. Jouard a
scrivere al sig. J.....di ricevermi in casa
sua a nome del Signore, affinchè sotto la
sua direzione io possa esercitarmi nell’idioma francese. Alla prima lettera il sig.
J..... rispose negativamente, non avendo
in casa un cantuccio per me, tanti essen.
do gli allievi da non aver mezzo di riceverne altri. Ma Jouard pieno di fede in
Dio, non si scorò; ripetè una seconda lettera, e questa ebbe il desiderato effetto: il
sig J..... m’invitò di venire costì, confidando nella Provvidenza. Addì 2 dicembre partii da Puligny, e dopo aver visitati i crisliani di Chàlons, di Besançon,
di Colombier e di Montbelliard, giunsi
qua il iS del corrente.... Oh! quanto bene fece aU’anima mia il visitare ehe feci
la famiglia di Cristo sparsa nei varii distretti della Francia ! Quale gioia per me
di sentire Gesù in mezzo dei fedeli, di
gustare in ispirilo per la fede la sua presenza! Oh! come Iddio è glorificato
nelle piccole chiese della Francia! Poveri
coloni, semplici operai, quasi illetterati o
per nulla edotti nella scienza che gonfia... come sono eloquenti nella scienza
della Croce! Che intelligenza della Parola!
Che facilità nel citare i varii tosti, confrontarli, unirli in un solo discorso su
qualche punto di domma o di morale
cristiana ! Quale edificazione non ritrassi
mirando il buon ordine regnare nelle loro
famiglie, la modestia delle donne, maturo il senno nei giovani, venerando il
costume degli attempati! Oh! in Francia,
in questo paese d’agitazione, di confusione, di discordia, in qnesta Babilonia,
Iddio si è rivelalo ai semplici come si è
nascosto ai sapienti. Ogni giorno v’ ha
qualche nuova conversione; ogni giorno
il buon odore dei figli di Dio attira qualche anima alla verità. Perdonate, o fratello, se invece d'uua lettera scrivo una
storia; ma mi è d’uopo di tutta la forza
della mia ragione per comprimere gli affetti dell’anima mia, e ripigliare ciò che
più direllamenie mi riguarda.....n
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— Il sig. Ab. Baricco, consigliere municipale di Torino, era stato sospeso dalla
confessione in [iena di avere da buon cittadino volalo pei funerali e pel monuinenlo di Vincenzo Gioberti. Kl)beoe,.S.
ìM. il Re lo ba nominato cavaliere .Mauriziano, e canonico della cattedrale.
C.^NADÀ. Martirio d'un missionario evangelico: Scrivono dalla stazione della
Riviére-lìouge ú^ionvúi del Canadá, cbe
il rev. Terry, missionario americano , è
morto martirizzato in im modo atroce,
taglialo a pezzi dagli Indiani-Sioux.
CIKWACllETTA POLITICA
Torino, — Senato. Dal IC al 18 fu
continuata la discussioni^generale sulla
legge del matrimonio civile. La impugnarono l'arcivescovo di Vercelli, il senatore Lamarmora, il maresciallo Latour, e il vescovo di Casale. La difesero
assai validamente i ministri Biioncomiiagni e Cavour, non accettaiulo però il progetto del Senato die a condizione d’introdurvi alcune varianti. Dopo loro la dife.sero con molta dottrina ed eloquenza i senatori Siccardi, Musio, Gioia e Pinelli.
Chiusa la discussione generale si passò
nella seduta del 19 alla parziale, e dopo
un emendamento proposto dal sig. Roberto d’Azeglio, e rigettato a pluralità di
voti perché pretendeva che il rito religioso dovesse premettersi alla unione civile, e così travolgea da capo a fondo la
legge, fu posto ai voti il primo articolo,
e ne riuscirono 38 favorevoli e 39 contrari, e la seduta si sciolse fra generalo
sorpresa.
E lidi vegnente il min, di Grazia e Giustizia ritirò la legge promettendo di pro
porne altra dove sarà pienamente separato il civile daH’ecdesiastico; e per questa sezione, che finisce in febbraio non se
ne parla più. Il ministro di Finanze presenta all'approvazione il bilancio provvisorio del 1855.
Il Senato nella seduta del 22 adottò la
legge dei crediti supplettivi ai bilanci
del ISSI, e la nuova fabbrica del palazzo
di giustizia a Ciamberi. Venuto poi in
discussione il bilancio provvisorio del
18S3, è dichiaralo d'urgenza e senza
alcuna difTicollà adottato.
CuiEU* Di'i Deputati. Nella .seduta
del 20 è sospesa la quistione dell’incameramento de' beni ecclesiastici fmchò
non sia staiu|iata e distribuita la relazione
del deputalo Melegari. È accordato al ministero con 99 voli contro 28 l’esercizio
lirovvisorio dei bilanci del 18S3 tino a
tutto il mese del prossimo febbraio.
— Domenica mentre tutta Torino era
accorsa allo spettacolo del pallone volante
del sig. Lodi Bolognese, cbe levossi a
non ordinaria altezza, i clericali menavano rumore nelle chiese eccitando
i devoti alla esecrazione della legge, ohe
dal Governo veniva discussa in Senato sul
matrimonio civile. Qual più manifesto
abuso del ministero ecclesiastico! Un Governo sul far di quelli che tanto piacciono ai clericali non avrebbe indugiato
nn istante a sottoporli sotto il rigore delle leggi. In quella vece il nostro Governo
liberale ha dissimulato l’ofTcsa. Valesse
almeno questa indulgenza a correggerli !
— 11 parroco di Piscina pel suo turbolento fanatismo è stato per sempre rimosso dalla sua parrocchia con ordine espresso del ministro Ponza di san Martino.
Genova. La luattiua del 20 dicembre
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la Chiesa di S, Donato era piena zeppa
di gente che assisteva ai funerali del professore ah. Tazzoili, di Scarsollini, di
Poma, di Decanal, e di Zomhelli, appiccati alle forche in Mantova come colpevoli di amare l’indipendenza d’Italia.
Fkajìcu. Con tutte le buone intenzioni
di Sua Maestà l’imperatore a far obliare
il passato, la polizia in diversi di[uirtiinenti si fa oltremodo noiosa colle perquisizioni continue^ e con arbitrarie carcerazioni e intimazioni d’esilio.
Belgio. È stata approvata dalle due
Camere la legge ministeriale, che restringeva la libertà della stampa riguardo alle
persone dei Sovrani esteri.
Spagna. L’opposizione liberale ai progetti reazionari del ministero Murillo ha
trionfalo. Il ministero ba dovuto dare le
sue demissioni, e sono saliti al lotere il
generale Roncali, presidente de Consiglio dei ministri, e segretario di Stato
degli affari esteri, il generale Lara ministro della guerra, il generale Mirasol
ministro della marina, il sig. Vahey ministro di grazia e giuslizia, il signor
ArislizabaI ministro delle finanze, il signor
Llorenle ministro dell’interno, tutti uomini dichiarati per le libertà costituzionali. Perle vie di .Madrid erano pubhliclie
e generali le dimostrazioni di festa per
così lieto avvenimento. La reazione sul
)rocinto di trionfare, è stata pienamente
jattuta.
Pare che le Cortes saranno quanto prima
riconvocate,
LNGmLTERRA. La discussione per più
giorni dibattuta alla Camera dei Comuni
sulle proposte del signor D’israeli, terminò nella seduta del 16, e v’ebbe 305
voti contro, e 28G solamente in favore.
Il ministero si dismise, e lord Aberdeen è stato incaricato della ricostruzione del nuovo. Sebbene non sia ancora ulTicialmenle annunziato, pare che
la composizione sia la seguente: primo
ministro, il conte d’Abérdeen ; affari
esteri, il visconte Canning, Gli altri membri sarebbero lord John Russe], Gladstonc, Herbert.
BEni.iNO. L’imperatore d’Austria partirà il 21 da questa città. Correva voce
che l’imperatore di Russia non voglia
riconoscere il titolo di Napoleone IIL
Presso G. SERRA E C. Librai
in via nuova.
C.tLES».\RIO DA (ilBIlTTO
coirimproiito e tariffa delle Monete
in corso negli Stali.
Prezzo t Cent. SO.
CARTA
GEOGII VFICA DEL PIEMO.ME
coirindicazione delle Strade ferrate in
corso ed in progetto, 4 fogli, carta
Gran-Colombier.
Prezzo; li. IO.
Montata su tela L. 15.
ALBERTI
DIZIONARIO
FUiSCESE-ITALliAO E ITALLWO-FBAJiXESE
ìq-4“ 2 voi.
Prezzo t li. d.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
'I li. BOC. DI A. PONS E CO.MP.