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Anno 126 - n. 12
23 marzo 1990
L. 1.000
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Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
-_________CONCLUSA LA COAIVOCAZIONE MONDIALE SU GIUSTIZIA PACE, SALVAGUARDIA DEL CREATO
Seoul; l'impegno dei cristiani
per il futuro del mondo
Le chiese hanno dimostrato di sapersi impegnare sulle questioni che affliggono l’umanità e il oianeta- ^anranno
ora passare all aztone per intervenire sulle cause della povertà, della gu'erra e irdi^ruzione dell'agente?
(dal nostro inviato)
Si è dovuto attendere la fine
quando, come fiori preziosi, sono
sbocciati i diversi patti d’alleanza e quando, nel corso del culto
finale, sono state annunciate in
modo chiaro, semplice e solenne
le dichiarazioni che impegnano
d’ora in avanti tutte le chiese sul
cammino della giustizia, della pace, della salvaguardia del creato,
per capire che questa prima, grande convocazione mondiale aveva
raggiunto il suo scopo.
Allora, e solo allora, dal magma
incandescente e caotico delle diverse voci ed istanze è scaturito il
ruscello fresco e limpido al quale
potersi abbeverare per prendere
nuovo slancio nel travaglio quotidiano delle lotte; allora è apparsa
la linea comune che tutte le chiese insieme, e ognuna nelle proprie
realtà locali, possono seguire; allora la frammentazione delle idee,
la varietà delle voci, le conflittualità delle tradizioni culturali e del
sentimento religioso, l’origine storica e il cammino proprio delle
varie confessioni che si sono ritagliate spazi e che hanno fatto acquisire personalità ben definite ad
ogni chiesa, o famiglia di chiese,
allora, e solo allora, tutto questo
si è fuso insieme in una coralità
sinfonica.
Un’unità più forte
delle divisioni
Allora la diaspora del mondo si
è raccolta visibilmente per un
attimo, prima di disperdersi, nuovamente, ma con una consapevolezza diversa: ora sappiamo di
avere tra noi un’unità più forte
delle nostre divisioni, perché uniti tutti dallo stesso patto. Noi, di
Seoul, 6 maszo: l’assemblea nel
vori della
Seoul come a un momento in cui
la chiesa universale, al di là delle
barriere, dei fossati, delle incomprensioni che ancora esistono, si è
unita nell’ascolto della Parola e
nella confessione di peccato, per
esprimere il senso di una comune
vocazione da vivere nella diversità delle situazioni storiche, politiche, culturali, sociali, in una apertura dialogica che si estende oltre
i confini della chiesa stessa.
Un momento rapido come il
battere delle ciglia, ma da vivere
nel ricordo come un momento di
grazia, da portare impresso indelebilmente nel cuore e nella mente, nel sentire e nell’agire. Un momento costruito nel corso dei
secoli con pazienza e perseveranza, nell’opposizione celata o palese, talvolta, e non raramente siglato con il sangue, la prigione,
l'emarginazione.
momento del culto che apre i laconvocazione.
deciso di resistere, di lottare sui
molti fronti dell’unica e comune
lotta, impegnandosi a costruire re
lazioni economiche giuste in cui
la ricchezza non sia il frutto del
sangue e della spoliazione dei poveri; in cui la sicurezza delle nazioni non sia ottenuta con il ricatto della distruzione, e non sia
quindi fondata sulla legge del più
forte, ma sulla forza del diritto;
in cui la ripartizione e lo sfruttamento delle risorse non risponda
alla logica del profitto e della rapina, ma a criteri di giustizia senza ulteriormente inquinare sorgenti, fiumi e mari, senza avvelenare
prati, campi e boschi, senza disperdere nell’atmosfera gas che
distruggono l’ozono o che rendono
mefitica l'aria che respiriamo.
« Noi che viviamo dell’amore e
della grazia di Dio, noi la cui vita è nutrita dalla fedeltà di Dio,
noi ci uniamo gli uni gli altri in
una mutua alleanza.
Ci dia il Signore, testimone del
nostro impegno di restare uniti,
anche la grazia di portarlo a compimento. Amen.
”lo prendo oggi a testimoni
contro a voi il cielo e la terra ■—
dice la Scrittura —, che io ti ho
posto davanti la vita e la morte, la
benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, onde tu viva,
tu e la tua progenie...” (Deut.
30: 19)».
Con queste parole si è concluso
il culto finale, suggestivo e semplice.
La parola ora è alle chiese.
Luciano Deodato
La teologa Marga Bilhrig ha pre.sieduto il culto inaugurale.
AMORE E TEMPO DI DIO
E’ mezzanotte, amico!
r
I nuovi tempi
sono già giunti
il fisico tedesco Cari Friedrich
von Weizsaecker.
versi per razza, per cultura, per
idioma, noi e le generazioni del
passato per i percorsi diversi che
Dio ha aperto davanti alle nostre
chiese; noi c i singoli testimoni
delle età passate, con le loro storie rare volte conosciute e che pure, attraverso vie sotterranee, hanno alimentato fresche sorgenti;
noi e le generazioni a venire, che
potranno e dovranno guardare a
«L’ora è venuta»: come un
suono di tromba, così inizia ogni
punto del documento finale. Non
è più il tempo di subire passivamente, di rinchiudersi in se stessi,
di attendere nuovi tempi. Questi
sono ormai alle porte, anzi sono
già .giunti.
Le chiese hanno udito il gemito
c il travaglio di una natura violata
c crudelmente violentata; hanno
udito la voce degli antichi e nuovi
popoli calpestati e decimati, spogliati della loro dignità umana,
respinti ai margini della storia,
dov’è il pianto e lo stridor dei denti; hanno udito il grido di giustizia che si leva dalle bocche di milioni di affamati, dai giovani buttati negli arcipelaghi della droga,
della criminalità, dell’autodistruzione; hanno udito la disperazione
dei paesi dilaniati dalla guerra,
che è sempre fratricida. Ed hanno
« Supponiamo che uno di voi abbia un amico
che a mezzanotte vada da lui e gli dica: Amico prestami tre pani...» (Luca 11: 5).
Mezzanotte: l’ora in cui, tante volte, abbiamo
visto oppure atteso Protestantesimo in TV. Mezzanotte: il buio e il silenzio profondi. Come il silenzio stampa di questi giorni sull’Assemblea di
Seoul, tristemente spiegabile in un paese wojtyladipendente come il nostro. Mezzanotte: l’ora del
sonno profondo o forse dell’insonnia. L’ora dei
sogni o forse degli incubi. In senso più ampio,
stando alle analisi del sociologo francese Morin
un non credente, tra il 1933 e il 1943 è scoccata
la mezzanotte del secolo perché la notte del secolo era al suo apogeo con lo stalinismo e con il
nazismo, con la Kolyma e con Auschwitz. Secondo Martin Luther King, in un sermone della fine
degli anni 50 su questa parabola dell’amico importuno, mezzanotte è un’ora di turbamento, in
cui è difficile conservare la fede. « I nostri progenitori schiavi se ne rendevano conto — dice
f^ing essi non dimenticavano mai la realtà della
mezzanotte perché vi erano sempre la frusta e il
ceppo della vendita degli schiavi all’asta, che lacerava u metà le famiglie, a ricordare loro la sua
realta. Quando pensavano all’angosciosa, tenebrosa
mezzanotte essi cantavano: ’’Nohody knows thè
trouhle I see...” (Nessuno sa quante ne sto pas
sando, Signore) .->.
Ma cosa diciamo della nostra mezzanotte?
« Penso al buio rappresentato dalla diminuzione
dei membri di chiesa e dei frequentatori del culto — ammette un nostro diacono che lavora nell’ambito dei giovani penso all’attuale carenza
di pastori o alla ricerca di nuove strade per la
diaconia o ancora alle difficoltà che settimanalmente incontriamo nel presentare e nel proporre
l’Evangelo alle nuove generazioni. Siamo al buio ».
E cosa diciamo della mezzanotte del mondo? Mi
pare che la notte del mondo, da Tien an-Men a
Timisoara, abbia visto apparire le prime luci dell aurora. L invulnerabilità del collettivismo, la pe
santezza ideologica di uno statalismo che doveva
garantire benessere a tutti, la gabbia del messianesimo marxista-leninista dopo tanti decenni si
sono spaccate, mettendo in luce menzogne e contraddizioni che pensavamo essere soltanto nostre.
St, e^ successo qualcosa di sconvolgente che modifica il mondo in cui viviamo. Il sonno del mondo
è stato interrotto; la libertà si è introdotta con
impeto nel silenzio imposto dalla dittatura statalista e schiavizzante. Su di un altro piano anche
il nostro sonno è spesso interrotto da chi bussa
alta porta del nostro egoismo. Chi disturba i nostri piani, chi preme per essere aiutato, capito,
amato, ascoltato, chi insiste perché vuole anche
lui o anche lei avere o condividere quello che abbiamo rappresenta una possibilità che ci mette
in crisi. Non affrontare questa crisi significa continuare a rimanere al buio. Così il buio ci pare
essere eterno, angoscioso, ma se « alla sera siamo
in^ lacrime, al mattino ritorna la gioia» (Salmo
Il mattino arriva, la speranza ritorna se abbiamo aperto la porta a chi bussa, se abbiamo colto
la vocazione che 1 amore di colui « che veglia su
di noi senza dormire» (Salmo 121: 3) ha spinto
sino alla nostra casa.
Quando sentiamo bussare a mezzanotte possiamo girarci dall’altra parte, rimanere al caldo delle nostre sicurezze faticosamente realizzate e alle
quali ci aggrappiamo spasmodicamente, oppure
possiamo alzarci ed aprire la porta, anche se è
mezzanotte. L’amore purtroppo non ha orari. Il
suo tempo è il tempo di Dio. Un tempo in cui
aspettiamo l’alba come l’attende la sentinella notturna; un tempo rotto dalle grida di chi ha bisogno di noi ma in realtà cerca Dio, cerca un senso
alta propria esistenza e forse anche del pane da
niettere sotto i denti. Se qualcuno bussa cosa
risponderemo? La nostra risposta può illuminare
la notte in cui viviamo, può aiutarci a cogliere i
bagliori di un nuovo giorno che sta sorgendo all orizzonte.
Giuseppe Platone
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commenti e dibattiti
23 marzo 1990
IL DIBATTITO SUL CULTO IN TELEVISIONE
Protestantesimo in TV:
lo specchio deile nostre chiese
«Tutti insieme portiamo la responsabilità deH’immagine che gli altri si possono fare di noi ».-Una cronologia dei
motivi che hanno portato alla scelta di realizzare la trasmissione - Continua a mancare un ampio dibattito teologico
Concludiamo^ con la pubblicazione
della replica del Servizio televisione
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia^ Vorganismo che cura
la realizzazione della rubrica Protestantesimo su RAI 2, il dibattito tra i lettori sul culto di Natale in TV.
(G. G.)
Replicando a caldo alla lettera di
Giorgio Peyrot, che sul numero del 22
dicembre aveva aperto la discussione
sul culto di Natale teletrasmesso il 24
dicembre, ci eravamo iimitati ad alcune
puntualizzazioni sui fatti, riservandoci
di tornare sul problema di fondo: ha
senso un « culto televisivo »? E ammesso che abbia senso, è lecito organizzarlo ad hoc per la televisione, con
tutto il contorno di preparativi e di condizionamenti che rischiano di farne una
recita?
Non spenderemo molte parole, poiché possiamo far nostra la risposta
che ha già dato da parte sua Aldo
Comba, nella sua lettera pubblicata, con
cui siamo pienamente d’accordo.
Aggiungeremo soltanto una considerazione più generale. E' chiaro che
l'avvento della radio e poi della televisione ha mutato e sempre più muterà
uno scenario che durava da quasi cinque secoli: un tempo più che sufficiente ad ingenerare la convinzione che
il binomio stampa/chiese nate dalla Riforma non sia soltanto il frutto di una
coincidenza storica ma di una compatibilità « naturale » fra mezzo e messaggio. In altre parole, le chiese della
Riforma avrebbero puntato così massicciamente sulla stampa non in quanto
miglior strumento di comunicazione disponibile negli ultimi cinque secoli, ma
in quanto strumento di per sé adatto
alla diffusione del messaggio evangelico. Mentre lo strumento dell’epoca
nuova che si è aperta, e che si serve
delle immagini, sarebbe di per sé uno
strumento inadeguato, distorcente, potenzialmente idolatrico, molto più adatto a una sensibilità di tipo cattolico,
come ben sa l’attuale papa...
E’ presto per valutare
la televisione
Solo che la stampa ha quasi cinque
secoli, la televisione poco più di 40
anni: un po’ pochi per affermare con
certezza se questo nuovo mezzo può o
non può essere efficacemente piegato
(come la stampa nei secoli precedenti)
al servizio della predicazione e della
testimonianza evangelica. Che è ciò
che tentiamo di fare a Protestantesimo,
muovendoci a tastoni in un campo ancora privo di riferimenti teologici sedimentati, anzi quasi privo anche di
riferimenti teologici sperimentali. Basta scorrere i cataloghi della Claudiana; a parte lo stimolante libretto di
Giorgio Girardet, « L’Evangelo che viene dal video », non ci risulta che siano mai stati pubblicati altri testi su
questo tema da quando esiste la televisione fino ad oggi.
E anche in altri paesi non si trovano,
salvo poche eccezioni, riflessioni teologiche di rilievo. Dunque, su questo
piano non abbiamo grandi certezze da
difendere, ma solo ipotesi sulle quali
lavorare.
Non possiamo però chiudere l’argomento senza raccogliere le numerose
domande che ci sono state rivolte dal
fratello Quartino di Genova, dal pastore Volpe e da altri.
Anziché riprenderle ad una ad una,
ci sembra più utile esporre brevemente i fatti, che parlano e rispondono da
soli. In autunno, pianificando la programmazione di fine anno, ci siamo resi conto che — salvo imprevisti — il
turno quindicinale della nostra trasmissione sarebbe caduto il 24 dicembre.
Abbiamo allora deciso di dedicare tale
trasmissione ad un culto, chiedendo
ad una comunità battista del sud se
era disponibile ad Immaginare il suo
culto della domenica 17 come culto da
registrare e trasmettere in televisio
ne, appunto, la vigilia di Natale. In
questo senso sono stati subito presi i
primi contatti, che hanno ottenuto una
risposta in linea di massima favorevole.
E qui bisogna chiarire subito un fatto: i tempi televisivi non consentono
quasi mai il lusso di attendere pacatamente che una fase del lavoro sia
conclusa per passare alla fase successiva. Quasi tutte le nostre decisioni devono cercare un difficile compromesso fra il rischio di non fare in
tempo a realizzare il programma e il
rischio opposto che le situazioni cambino a metà strada e rendano intempestiva o inopportuna la trasmissione
a cui stiamo lavorando.
Le trasmissioni
speciali
Nel caso specifico, mentre si avviavano i contatti con la comunità battista di Mortola, cercavamo di sapere
dalla RAI cosa sarebbe successo il
24 dicembre. Succede abbastanza regolarmente, infatti, che in giorni particolari dell’anno le reti sospendano la
programmazione ordinaria (non solo
« Protestantesimo », ovviamente) per
far posto a delle trasmissioni speciali.
Così il 31 dicembre, com’era prevedibile, è saltata « Sorgente di vita ». Ma i
tempi della RAI non sono meno convulsi dei nostri, e le previsioni per il
24 dicembre non erano ancora chiare.
Finché, durante un colloquio col direttore di RAIDUE, sollecitato da tempo per l’eterna questione dell’orario,
ci fu confermato che le trasmissioni
ordinarie sarebbero saltate. Ma se
avessimo progettato una trasmissione speciale, a conclusione dell’anno
del Rimpatrio, televisivamente ragguardevole come quella del 3 settembre,
possibilmente, come quella, a carattere
ecumenico e internazionale, la Rete
l’avrebbe inclusa nei suoi programmi
della vigilia, mettendo a disposizione i
mezzi necessari a realizzarla e uno
spazio di 50 minuti.
Perciò, la scelta non era fra una
normale trasmissione di Protestantesimo, realizzata da noi secondo i nostri piani e una normale trasmissione
di Protestantesimo realizzata secondo i
voleri della Rete. La scelta era fra la
soppressione della rubrica per far posto alle trasmissioni speciali della vigilia e l’offerta di realizzare noi una
trasmissione speciale per la Rete, consistente in un culto solenne come conclusione dell’anno del Rimpatrio.
Era meglio dire no, come affermano
alcuni che hanno avuto il tempo di
prendere carta e penna e discutere sull’opportunità dell’operazione? Noi questo tempo non lo abbiamo avuto. Si
trattava di decidere sur le champ se
accettare o no la sfida, e abbiamo
deciso per il sì, accertando di correre tutti i rischi connessi, primo fra
tutti la corsa contro il tempo.
Prima abbiamo pensato a un tempio
nelle valli, dato il riferimento al Rimpatrio, ma poi abbiamo scelto Torino,
perché uno dei « leitmotiv » delle celebrazioni è stato che il Rimpatrio, in
quanto ha assicurato la continuità
della presenza protestante nel nostro
paese, è un patrimonio storico di tutti gli evangelici. E a Torino potevamo avere un’ampia partecipazione di
evangelici non valdesi. Inoltre, volevamo riaffermare con questa scelta che
i valdesi non sono un gruppo etnicoreligioso confinato in un fazzoletto di
terra alpina ma una chiesa presente
nelle maggiori città italiane.
Le scelte sono state
tutte nostre
Comunque il luogo, il predicatore,
la presenza di una donna pastore, delle toghe, delle corali, la liturgia, insomma tutte le modalità le abbiamo
decise noi, in accordo con le comunità locali, senza interferenza alcuna
(ma come può qualcuno aver anche
solo immaginato il contrario?!!) da
parte della RAI.
Certo, la corsa contro il tempo ci
ha imposto talune forzature, e una dialettica meno concitata con le comunità locali avrebbe probabilmente portato ad una elaborazione più soddisfacente dell’intera operazione.
Ma è bene che si sappia che il
Concistoro valdese di Torino, dopo
aver ascoltato le spiegazioni e le proposte di un rappresentante del nostro
servizio, ha votato a favore dell'operazione con 20 voti favorevoli e un
astenuto. E l’unica astensione era motivata non da un parere contrario, ma
dal fatto che con una votazione precedente lo stesso Concistoro aveva
deciso, sia pure a maggioranza (13 a
favore, 8 contrari), di non opporsi a
che la FCEI invitasse un vescovo cattolico ad assistere al culto. Detto per
inciso, l’invito a un vescovo era stato
deciso in analogia al culto televisivo
del 3 settembre. Quando il vescovo,
rammaricandosi, ha dichiarato di non
poter intervenire, non abbiamo ulteriormente insistito.
Portiamo le nostre
responsabilità
Dunque, di tutte le scelte portiamo
la responsabilità e tutte le osservazioni e le critiche in proposito sono
non soltanto legittime ma benvenute,
perché ci aiutano a capire dove abbiamo interpretato correttamente la sensibilità del popolo evangelico e dove
invece l’abbiamo urtata. Del resto, talune critiche sfondano una porta aperta, perché pur valutando positivamente l’operazione nel suo insieme, noi
stessi ne abbiamo rilevato a posteriori
i difetti.
Sarebbe utile, però, ohe le critiche
si basassero sui farti e non sui « pare », « si dice che » e così via, attraverso i quali anche l'innocente lettera
di raccomandazione di Renzo Tramaglino diventa un fascio di lettere sovversive... E soprattutto, se proprio non
si può fare a meno di giudicare in
base alle previsioni (Claudio Tron ha
scritto che sono facili, ma... « facile
credimus quod volumus », dicevano già
i romani...), bisognerebbe almeno non
chiudere gli occhi e le orecchie al
momento della messa in onda. Dire,
per esempio, che abbiamo scavalcato la
chiesa locale, oppure che abbiamo voluto dare un’immagine falsa, facendo
credere che siamo molto più numerosi e molto più praticanti di quel che
siamo nella realtà, significa non aver
visto né sentito in che modo l’evento
è stato presentato al pubblico.
Il testo dì
introduzione
Riproduciamo il testo di apertura:
«Buona sera e buon Natale a tutti. A chi
non dimentica il significato primo ed
essenziale di questa festa — ma anche a chi lo ha un po’ dimenticato! —
rivolgiamo l’invito ad assistere a questo culto evangelico dal tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, nella
città di Torino, E’ una trasmissione
speciale, resa possibile da RAIDUE, a
conclusione di questo 1989 denso di
eventi straordinari anche nel campo
della cristianità. Sul piano internazionale, ma anche sul piano nazionale,
dove tra l’altro il popolo valdese ha
celebrato il terzo centenario del suo
ritorno in Italia, nel 1689, dopo tre
anni di esilio. Una festa, questo centenario, che il presidente Cossiga,
nella sua visita del 3 settembre alle
valli valdesi ha qualificato come festa
dell’intera comunità italiana, in quanto
festa di libertà e di liberazione di una
sua componente. Viviamo in un tempo
in cui la presenza protestante non ha
più bisogno di arroccarsi a difesa del
suolo riconquistato, ma si proietta nelle città grandi e piccole del paese, in
un libero confronto fra espressioni
diverse di fede e di cultura. E’ anche
un tempo ecumenico: oltre ai valdesi,
ai metodisti, ai battisti, la cui fraterna
collaborazione è in via di rafforzamento, e a rappresentanti di altre coinunità evangeliche dell'area torinese, anche fratelli e sorelle di comunità cattoliche hanno accolto l’invito a celebrare insieme questo culto di Natale.
E insieme invitano tutti voi ad assistervi ».
Dunque, nessun ingagno: non una
comunità spacciata per la comunità
valdese di corso Vittorio, ma un raduno di evangelici di varie denominazioni, di tutta l’area torinese. Non un
culto della vigilia spacciato come ordinario (cosa effettivamente rara fra
evangelici) ma culto speciale a conclusione delle manifestazioni del Rimpatrio, e per questa ragione presieduto dal moderatore.
La critica più penetrante ci sembra
comunque quella espressa da Giorgio
Tourn quando scrive: • Come mai l’emozione dell’arte (Pavarotti) e il fascino del religioso (la messa di mezzanotte) parlano mentre la sobria, essenziale rievocazione dell’evangelo non
si comunica, o molto meno? (...) forse
perché accettiamo la nostra condizio
ne di minoranza integrabile senza batterci con la consapevolezza di dover
conquistare spazi nuovi all’evangelo
nel mondo religioso ed irreligioso che
ci circonda. Forse non si tratta tanto
di dire ’’vieni a stare con noi" quanto ’’vieni a battagliare con noi" (...).
Quel culto mi sembra dunque,, al di
là delle piccole questioni contingenti,
un esempio fondamentale della nostra
presenza in Italia con tutti i suoi rischi, I suoi equivoci e i suoi interrogativi ».
Questa critica sembra salvare benevolmente il nostro Servizio (che se
lavora bene funziona in qualche modo
da specchio, e non serve rompere lo
specchio per cambiare ciò che esso
riflette). Ma in realtà ci coglie in
pieno, in quanto più che specchio della
realtà evangelica noi ci sentiamo parte
integrante di questa realtà; nella quale tutti insieme, ciascuno per la sua
funzione, portiamo la responsabilità
deH’immagine che gli altri si possono
fare di noi e — quel che più importa — dell’Evangelo di cui vogliamo essere testimoni.
Servizio televisione della FCEI
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Giuseppe Plafone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
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Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nirti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Pascherto, Roberto
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n. 20936100 intestato a A.I.P. • via Pio V, 15
Il n. 41/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 14 marzo e
a quelli delle valli valdesi il 15 marzo 1990.
A questo numero hanno collaborato; Marcella Barsotti, Ivana Costabel, M.
Della Latta, Marco Fraschia, Enrico Fumerò, Dino GardioI, Giorgina Giacone. Luigi Marchetti, Lucilla Peyrot, Aldo Rutigliano, Sandro Sarti, Franco Taglierò, Marina Zappalà.
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23 marzo 1990
commenti e dibattiti
LA SCOMPARSA DI BRUNO BETTELHEIM
Il Freud dei bambini
E’ morto all'età di 86 anni un
grande della psicologia contemporanea, il « Freud dei bambini » per le sue scoperte sul mondo interiore ed immaginario dei
bambini. Bruno Bettelheim, ebreo internato nei campi di concentramento e poi emigrato negli Stati Uniti dove ha insegnato fino al 73 alla Orthogenetic
School di Chicago e pubblicato
fino all’anno scorso, ha influito
moltissimo sul pensiero contemporaneo, anche a livello di divulgazione, talvolta in maniera
anticonformista (si era opposto
al « permissivismo » del dottor
Spock), e per la scuola è stato
un po’ il corrispettivo di Piaget
nel campo emotivo e del profondo. Per quanto importante
per la psicologia clinica, soprattutto con riferimento alla
cura dei bambini psicotici gravi (è famoso e adottato nelle università il suo La fortezza vuota. L'autismo infantile e la nascita del sé, tradotto presso Garzanti), vorrei qui ricordare la
figura dello studioso e del terapeuta per l’influenza che ha esercitato sulla scuola, in campo
pedagogico e addirittura didattico.
Ho imparato ad apprezzare
Bettelheim attraverso la sua prima opera tradotta in italiano,
L’amore non basta (Edizioni Ferro), quando ancora da noi era
pressoché sconosciuto. Mi aveva
colpito in questo libro la lucidità dell’analisi del rapporto genitori-figli e la determinatezza
nel dimostrare come, se è vero
che il mestiere di genitore è
difficile e non insegnabile, è altresì vero che esistono alcuni
« strumenti » che possono facilitare il rapporto parentale, o almeno prevenire gli insuccessi,
così coinè più avanti sosterrà in
Un genitore quasi perfetto (Feltrinelli), best-seller da centomila
copie. Con il suo stile pragma
tico, attento alla concreta realtà, Bettelheim diceva che essere « perfetti » nel campo educativo è da pochissimi, mentre
tutti i genitori possono e devono almeno essere « passabili »
per far fronte alle difficoltà di
crescita di un figlio. E qui poneva anche la distinzione di ruolo tra genitore e educatore, ruolo spesso confuso non senza conseguenze: chi parla del « mio »
alunno o della « mia » classe come « propria » creatura è l’insegnante che immagina di poter
stabilire un rapporto genitoriale anche con chi non è sua prctle, proietta su di lui le sue fantasie ed aspettative, innescando
rneccanismi relazionali errati e
ricattatori, basati su fondamenta inesistenti.
Ma i due libri a cui vorrei
fare riferimento e che dovrebbero trovare posto nella biblioteca (e fra le mani) di ogni docente sono II mondo incantato
e Imparare a leggere (quest’ultimo scritto in collaborazione
con K. Zelan), entrambi editi da
Feltrinelli.
Se consideriamo p>er esempio
i libri di testo degli anni '60-’70,
possiamo rilevare, a differenza
di quelli degli anni precedenti,
l’assenza quasi totale di fiabe,
sostituite se mai da favole. La
motivazione diffusa era che la
fiaba, per il suo specifico contenuto, ingenera paure, angosce,
tensioni, addirittura fobìe; il loro lieto fine costituisce quasi
sernpre un'aggiunta liberatoria e
positiva alla Walt Disney, non
certo presente nell'originale di
un Perrault o di una D’Aulnoy
(basterebbe leggere la fiaba di
« Cappuccetto Rosso » che rimane nella pancia del lupo perché
ha trasgredito ad un ordine). Secondo Bettelheim, invece, la lettura di fiabe ai bambini è di
per sé positiva, in quanto essa
conferma nel giovane lettore il
fatto che paure, ansie, dolori,
perdite sono fenomeni comuni a
tutti, non rappresentano cioè solo un suo esclusivo problema,
spesso neppure verbalizzato: la
comunanza di conflitti e situazioni emotive « forti » procura
sollievo e costituisce il primo
passo verso la soluzione, almeno attraverso la parola del racconto. Inoltre, l’andamento tipico della fiaba, introdotto dal suo
«C’era una volta...», colloca la
vicenda in un particolare contesto che il bambino non confonde né identifica con la realtà, così come invece fa con altri generi come il romanzo, il
giallo e la stessa fantascienza.
Sulla scorta di questa rilettura
psicologica, le fiabe hanno dall’80 in poi trovato nuovamente
diritto di cittadinanza anche nei
libri e nelle antologie scolastiche.
L’altro libro fondamentale è
quello relativo al piacere della
lettura. Dopo una spietata analisi delle condizioni « normali »
di disaffezione e rigetto, quasi
sempre provocate dall’estemo e
dall’adulto di contro ad un iniziale enorme interesse per il leggere e lo scrivere da parte del
bambino, Bettelheim avanza una
serie di proposte estremamente
interessanti, sia dal punto di vista organizzativo (come leggere)
che da quello didattico (come
insegnare a leggere). Sulla scorta delle sue osservazioni, si sono sviluppate le ricerche e gli
approfondimenti che hanno condotto ad un’organizzazione scolastica diversa e tale da fare amare la lettura e il testo, così
come per esempio avviene nei
laboratori di lettura e scrittura, il miglior frutto in questo
campo così problematico a livello mondiale.
Roberto Eynard
GRAZIE TOKES
« Parla il pastore Tokes, simbolo
della Rivoluzione ». E’ il titolo dell'articolo dell'Inviato di « la Repubblica »
Alberto Stabile a Timisoara il 6 marzo. il giornalista riproduce il clima
della cittadina transilvana, A Timisoara la piazza centrale è occupata dalla
cattedrale ortodossa: il nuovo patriarca vi è consacrato. Non lontana la
cappella riformata con la casa pastorale, un grande numero di uditori eccezionali. il pastore è ungherese ma,
come molti suoi compagni, dopo i
suoi studi nel paese ha trascorso uno
0 più anni all'estero e ha amici in
Canada e negli Stati Uniti. E' « assistito » dalla moglie, una bella signora dai capelli neri. Ha un figlio. Ha
certamente studiato Giovanni Calvino
e la sua Istituzione, ha conosciuto le
vicende del collega Martin Luther
King, le proteste del vescovo anglicano Desmond Tutu.
E' toccato a lui accettare la vocazione alla libertà, che è filtrata dalle fragili pareti del suo presbiterio e
ha mosso la gente transilvana. La
sua toga non lo ha rinchiuso in una
rigida disciplina ecclesiastica, i suoi
« superiori » -non hanno potuto trattenerlo in una cauta prudenza, né potranno impedirgli di accettare la candidatura politica.
Ma quello che lo caratterizza è l’appello alla riconciliazione fra romeni
ed ungheresi. Per chi sa che gli ungheresi dopo la seconda guerra mondiale sono stati dispersi in tanti stati
(Jugoslavia. Cecoslovacchia, Romania,
Ungheria, Bulgaria) diventando « minoranze » a più titoli, per chi conosce
le frontiere culturali, politiche, sociali e linguistiche, fra recriminazioni, minacce e mugugni, non sempre illeciti,
fra i quali si trincerano le « minoranze », la predicazione di Tokes acquista un senso liberatorio: è annunzio
di riconciliazione, che non attenua la
lotta -per i diritti civili, e rifiuta gli
inganni del razzismo, le ansie del
provincialismo, le paure del domani,
la follia dei nazionalismi.
Per questo, a Laszio, diciamo grazie.
Carlo Gay, Torino
IL PROGETTO
DELL’ARCH. BONOMI
Signor direttore,
Carlo PapinI ha ragione per quanto
riguarda la didascalia dell'illustrazione
del mio articolo su Ignazio Bonomi (n.
9 del 2.3.90) ma non ne sono responsabile. QueU’articolo era stato dato
alla redazione del giornale circa tre
anni fa in occasione della pubblicazione del catalogo della mostra del
bicentenariio della nascita di Bonomi (1787), cioè ben prima dell’uscita
del volerne di Bounous-Lecchi. per
cui una segnalazione bibliografica di
quell’opera non poteva esserci.
All'articolo avevo allegato una fotocopia di uno schizzo di Bonomi per un
tempio valdese, schizzo che per ragioni tecniche, così mi fu detto allora,
non poteva esser riprodotto con sufficiente chiarezza, per cui la pubblicazione era rimasta in sospeso e, da
parte mia, dimenticata.
Trovandomi in tipografia per altre
ragioni mi è stato chiesto di precisare la data di nascita di Bonomi perché era stato deciso di pubblicare
quell’articolo con un'illustrazione la
cui origine non mi è stata precisata.
Cordiali saluti.
Osvaldo Coìsson, Torre Pellice
LE ACDG
Nel n. 9 (2 marzo 1990) ho letto
l'interessante articolo di Marcella Gay
sulle ACDG, articolo che forse ha
stupito i lettori che non hanno mai
sentito parlare di quel movimento. E'
comprensibile che l’autrice dichiari di
essere cresciuta nello spirito di quell’associazione poiché suo padre, l’avv.
Cesare Gay, fu per molti anni attivo
segretario nazionale delle ACDG italiane.
Sono d’accordo con -Marcella Gay
per le sue affermazioni: effettivamente si svolgeva nelle ACDG « un'intensa attività culturale e una ricerca di
fedeltà a Dio nell’amore -per i fratelli ». -I personaggi nominati neH’articolo
non sono dei primi venuti, ma ebbero
un peso culturale e spirituale ben noto anche al di fuori del mondo evangelico.
Leggendo lo scritto di Marcella Gay,
che riconosce di esser debitrice all'ACDG del suo sviluppo spirituale
e la comprensione del prossimo, non
ho potuto fare a -meno di pensare che
va anche ricordata l'associazione femminile parallela delle ACDG denominata ora YWCA-UCDG (mentre allora si
chiamava semplicemente UCDG) per
la grande importanza svolta nella formazione di molte di noi donne evangeliche.
Vi è stata un tempo collaborazione
fra i due movimenti; TACDG si richiamava, infatti, alla cosiddetta • base di
Parigi » (1855) che è molto simile alla
base dello statuto mondiale e nazionale della YWCA-UCDG. Ricordo una
fattiva collaborazione fra ACDG e
UCDG specialmente a Roma e a Firenze: ad esempio un numero unico della
rivista Ali (ora Impegno) in occasione
del Natale 1930 fu redatto da membri
dei due movimenti.
Ringrazio Marcella Gay per il suo
articolo commemorativo che mi ha
anche dato lo spunto per ricordare le
UCDG le quali prima della fondazione
della FUV (Federazione unioni valdesi)
comprendevano un notevole numero
di giovani donne.
Margherita Gay Meynier, Milano
DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
A chi la quota delle
nostre imposte?
L’origine concordataria della norma - Inefficienza dello Stato: siamo tutti responsabili
Scegliere secondo
una linea coerente
Ferma restando la libertà di
ciascuno di destinare come vuole quella piccola aliquota del proprio gettito fiscale, vorrei ricordare che la legge 222/’85, che ha
dato il via a questo sistema, era
stata prevista solo per la Chiesa
cattolica, per sostituire la cosiddetta « congrua » (finanziamento concordato da parte dello Stato e della GEI - Conferenza episcopale italiana). Solo successivamente è stata allargata alle
Chiese che hanno stipulato, dopo
l’approvazione della 232/85, le Intese con lo Stato italiano (le
chiese avventiste e quelle pentecostali). Valdesi-metodisti ed ebrei, che quelle Intese avevano
già, avrebbero dovuto prendere
Finiziativa -di « chiedere » l’allargamento a loro stesse della ripartizione percentuale, sulla base delle « scelte » da barrare sulle dichiarazioni dei redditi, dell’8 per mille del gettito Irpef. Questa richiesta non è stata fatta,
o per lo meno non ancora. Se ne
riparlerà nel prossimo Sinodo.
E si parlerà anche della « defiscalizzazione » fino a 2.000.000 di
lire delle contribuzioni alla propria chiesa. Gli ebrei si avvalgono infatti, per ora, solo di
quest’ultima.
A questo punto mi sembra che
la scelta più coerente con la linea intrapresa da tempo nei nostri rapporti con lo Stato sia
quella di destinare proprio allo
Stato il nostro 8 per mille, a prescindere dalla fiducia o sfiducia
che molti hanno circa l’uso del
denaro pubblico che viene fatto
dai nostri apparati statali. Interventi sociali ed umanitari sono
compito precipuo di uno Stato
democratico. Le iniziative private sono sempre a scopo di lucro
(o di defiscalizzazione...), mentre quelle delle nostre chiese sono chiaramente delle opere di
« supplenza » dove gli interventi
pubblici sono (purtroppo spesso) carenti o inadeguati/clientelari/paternalistici ecc. Ciononostante mi sembra si debba preferire, nella fase attuale, la scelta dello Stato.
Non mi sembra invece (fermo
restando che nessuno di noi
« sceglierà » la CEI ! ! ! ) che si
debba destinare il nostro 8 per
mille alle chiese avventiste e
pentecostali perché esse hanno,
di fatto, approfittato di una legge di chiaro stampo concordatario proprio mentre si stava discutendo il modo di affrontare
imitariamente il problema tra
tutte le chiese evangeliche in
Italia (anch’esse fanno parte,
inoltre, della Commissione delle
Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato).
Paolo Sbaflì
P.S. - Pur essendo l’8 per mille
calcolato sulle « nostre » tasse,
è errato parlare di « autofinanziamento » come subdolamente suggeriscono gli spot propagandistici cattolici. E’ lo Stato che si
priva dell’8 per mille delle proprie entrate Irpef.
Per una maggiore
partecipazione
Vorrei intervenire nel dibattito Sull'8 per mille per ricor
dare, qualora qualcuno l’avesse
dimenticato, che l’Irpef è una
imposta dovuta dai cittadini italiani allo Stato per le sue necessità di bilancio. Infatti sulla mia
busta paga mi viene trattenuta
ogni mese una percentuale del
mio salario, che viene acquisita
nelle casse dello Stato, senza che
mi venga chiesto di esprimere
alcuna scelta sulla sua destinazione. E questo mi pare giusto!
Senonché, per una perversa intesa tra la Chiesa cattolica ed i
governanti italiani dell’epoca, lo
Stato ha dovuto rinunciare ad
una parte delle sue entrate, rinunciando così anche a parte
della sua sovranità in materia,
a favore della Chiesa di Roma.
E questo non mi pare per niente giusto!
Ora, l’Unione delle Chiese avventiste e le Assemblee di Dio
hanno chiesto ed ottenuto di
partecipare anche loro alla spartizione, pur se con modalità diverse, giustificando così la « perversa intesa » dei governanti italiani e facendo il gioco della
Chiesa cattolica che, comunque,
farà la parte del leone.
Quello però che mi lascia perplesso e mi manda in bestia è
l’incoerente e assurda posizione
di molti valdesi e metodisti, che,
pur di non lasciar gestire il famigerato 8 per mille da uno Stato corrotto e spendaccione, hanno deciso di esprimere la loro
scelta in favore degli avventisti
o dei pentecostali, dimenticando
che nelle nostre assemblee abbiamo sempre sostenuto che le
chiese devono essere finanziate esclusivamente dai propri
membri e che mai avremmo permesso l’ingerenza economica dello Stato nella vita delle nostre
chiese e delle nostre opere, se
non in cambio di ben determinati servizi.
A questo punto mi chiedo: se
non abbiamo più fiducia in questo Stato clientelare e sperperatore, perché mai continuiamo da
oltre 40 anni ad eleggere le stesse persone a reggerne le sorti?
Non è forse anche colpa nostra
se a tutti i livelli della cosa pubblica vi è un diffuso stato di
corruzione e inefficienza? Non è
forse vero che con troppa facilità sottoscriviamo la nostra delega alla prima persona che con
grande eloquenza e tante belle
promesse (mai mantenute) ce la
chiede, ricadendo poi subito dopo nel nostro torpore, per risvegliarci di tanto in tanto e indignarci di quelle storture che ci
toccano più da vicino?
E’ ora che, come credenti e
come cittadini, prendiamo coscienza della necessità di una
maggiore partecipazione alla vita pubblica, per modificarne le
scelte e le finalità.
In quanto all’8 per mille io
effettuerò la mia scelta a favore dello Stato e mi batterò affinché spenda bene i soldi di tutti.
Pasquale Consiglio
AIUTIAMO
PRAROSTINO!
Ricordiamo ai lettori l’iniziativa del nostro fondo di solidarietà, che vorrebbe poter
aiutare in modo consistente i
fratelli di Prarostino colpiti,
come abbiamo ampiamente
evidenziato con alcuni servizi,
dalla grave calamità dell’incendio che ha distrutto numerose case di abitazione ed edifici agricoli e artigianali oltre
a una parte delle colture e dei
boschi. Le offerte possono essere inviate a:
cc. postale n. 11234101, intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, via Pio V. n. 15 ■ 10125
Torino.
4
4 fede e cultura
23 marzo 1990
PARIGI: CONVEGNO SUL GLORIOSO RIMPATRIO
L'avventura
di un popolo-chiesa
Storici italiani e francesi per inquadrare la storia valdese nel più
ampio contesto europeo - I rapporti fra protestantesimo e democrazia
PACE, GIUSTIZIA, AMBIENTE
Un impegno comune
A confronto i contributi della teologia, della scienza, della giustizia e della filosofia
Lunedì 12 e martedì 13 marzo
a Parigi ha avuto luogo un interessante convegno: « A la naissance du libéralisme en Europe.
L’aventure d’une église-peuple:
1689-90, la Glorieuse Rentrée des
Vaudois en Piémont ». Si sono
incontrati storici e teologi francesi e italiani per discutere del
significato della storia valdese
nel contesto europeo, in special
modo del significato del Glorioso Rimpatrio. L'incontro non sarebbe stato possibile senza l’impegno infaticabile dei professori
Jean Petitot, dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales
(EHESS), e Alberto Gabella, vicedirettore dell’Istituto italiano
di cultura, tutti e due, per altro,
di origine valdese.
Il primo giorno il convegno
è stato ospitato nell’edificio moderno dell’EHESS ed è stato
presieduto da due famosi collaboratori dell’Ecole, i medievisti
Jacques Le Goff e Emmanuel Le
Roy Ladurie. Il secondo giorno
il convegno, trasferitosi nella bella antica sede deH’Istìtuto italiano di cultura, è stato presieduto dai professori Roger Zuber
ed Enea Balmas.
A questo incontro purtroppo
non abbiamo potuto avere il piacere di incontrare ancora una
volta il professor Amedeo Molnàr, la cui dipartita ha colpito
profondamente tutti i convenuti che, tramite il professor Petitot, hanno voluto dedicare alla
sua memoria i lavori del convegno.
I^ prima mattinata è stata interamente dedicata alla presentazione ed alla discussione del
libro di Gabriel Audisio: « Les
Vaudois ». Nella sua introduzione l’autore ha cercato di definire il particolare carattere religioso che distingue i « poveri di
Lione » dagli altri movimenti ereticali medievali. Egli vede questa specificità nel fatto che essi
attribuirono costantemente ai loro predicatori laici la facoltà di
assolvere dai peccati. Con la loro adesione alla Riforma questa specificità va persa: motivo
addotto da Audisio per parlare
della « morte » del movimento
dei « poveri di Lione ». E’ vero
che i posteri genealogici dei « poveri di Lione » si chiamano « vaidesi » e si vedono come continuatori del movimento medioevale ma, secondo Audisio, Chanforan (1532) ha provocato una
vera e propria discontinuità religiosa, tanto che la designazione « valdesi » appare assolutamente impropria per i « poveri
di Lione » (che per altro non si
sono mai chiamati con questo
nome).
Il lunedì pomeriggio e il martedì mattina sono stati dedicati
alle tesi di Giorgio Spini sul
Glorioso Rimpatrio. Egli, come
si sa, sostiene che con il Rimpatrio i valdesi si inseriscono
nella storia della nascita dell’Europa democratica e liberale, oggi in via di affermazione anche
all’Est. La madre dell’Europa
moderna sarebbe stato il protestantesimo occidentale (Inghilterra, Province Unite, Svizzera),
che ha soprattutto sviluppato i valori ormai irrinunciabili
della libertà di coscienza e della
tolleranza contro tutte le forme
di assolutismo clericale e politico. Con il Rimpatrio questa forma di protestantesimo si sarebbe affermata anche in Italia.
Questa visione del Rimpatrio
si può dire sia stata alla base
delle motivazioni della commemorazione del tricentenario dell’anno scorso. Grazie a questa
impostazione è stato sottolinea
to il carattere internazionale del
Rimpatrio e la presenza di ospiti protestanti da tutta Europa
l’h-a riconosciuto. L’apertura internazionale non era stata approfondita esplicitamente da noi,
neanche durante il convegno storico della SSV del settembre
1989, a carattere strettamente
storiografico.
A Parigi invece queste tesi sono state al centro della discussione, non soltanto come ipotesi storiografica ma anche, e soprattutto, per le loro conseguenze politiche, etiche e teologiche
nel dibattito attuale. Quali sono,
ad esempio, le responsabilità dejt
protestantesimo odierno in Francia ed Italia nei confronti del
futuro della democrazia moderna nel mondo?
Le relazioni di lunedì pomeriggio e martedì mattina erano
in gran parte dedicate agli aspetti storiografici. Gli echi del Rimpatrio in Francia sono stati esplicitati da Alain Niderst, mentre Enea Balmas proponeva tutti i testi scritti in quegli anni
in Europa sull'avvenimento. Interessante nel suo discorso era
come, subito dopo l’arrivo dei
valdesi, le prime notizie vennero portate dalle Valli in Svizzera. Dopo il giugno 1690, poi, Arnaud curava attentamente la diffusione della storia del Rimpatrio. Sulla base di alcuni documenti di quest’impresa Giorgio
Toum ha tentato di ricostruire
le concezioni teologiche dei vaidesi: centrale fu la loro visione
vetero-testamentaria sulle Valli
come « eredità dei padri ». Il
Rimpatrio però non fu il primo
fatto che rese i valdesi noti in
Europa occidentale. iLe relazioni
di Marianne Burkard-Carbonnier e di Giulio Giorello hanno
fatto vedere come durante tutto il Seicento gli ambienti protestanti francesi ed inglesi li
consideravano precursori della
Riforma. Nella Germania del Settecento invece i valdesi esiliati
andarono a far parte del mondo dei rifugiati, di cui Rudolf von
Thadden ha delineato il profilo.
Bruna Peyrot ha descritto, infine, come nel corso dell’Qttocento si sia riproposta la riscoperta della storia del Rimpatrio,
poi radicatasi nella memoria
collettiva valdese, orale e scritta.
Un centinaio di partecipanti al
colloquio (fra cui amici e valdesi del Luberon e di Parigi) ha
seguito attentamente le relazioni e partecipato al dibattito. Una
questione fondamentale, a mio
avviso, è rimasta però aperta:
è proprio vero che al protestantesimo sia da attribuire la nascita della democrazia moderna?
Non ci sono stati altri fattori
motto più importanti? Non conosce la storia del protestantesimo anche casi di intolleranza
e totalitarismo?
I! convegno si è concluso con
una tavola rotonda, presieduta
da Enea Balmas, alla quale scino intervenuti: Jean Baubérot,
Giulio Giorello, Aldo Comba,
Giorgio Spini e Claude Gruson.
In questione era il ruolo che la
tradizione protestante potrebbe
avere per la democrazia nell’Europa odierna. Ma non è pericoloso a volte identificare troppo
intimamente il protestantesimo
e la democrazia moderna, visto
che questa è collegata al capitalismo moderno con lutti i suoi
effetti negativi nel terzo mondo,
nel disastro ecologico, ecc.? Non
sarebbe il caso che il protestantesimo, sottolineando il dovere
della giustizia, si comporti più
criticamente nei confronti del
mondo europeo moderno?
Naturalmente, nel quadro del
convegno, è stato impossibile risolvere questi dubbi. Spini ha
sottolineato a questo proposito
l’importanza fondamentale della
coscienza morale e della responsabilità del singolo, unico
garante per evitare una ricaduta in nuove forme di assolutismo. Importante, inoltre, è stata la rivalutazione di Baubérot
della tradizione socialdemocratica che cerca di riunire — con
tutte le difficoltà — lo sviluppo
tecnico-economico (che sembra
svolgersi quasi autonomamente),
la democrazia politica e la ricer
ca di una maggiore uguaglianza
e giustizia.
Per concludere, i professori
Petitot e Cabella e i loro rispettivi istituti hanno dato un esempio stimolante di convegno in
cui ricerca storiografica e discussione su problemi attuali si sono trovati in fruttuosa dialettica.
Albert de Lange
Nel tentativo di introdurre anche a livello locale un dibattito
sulle problematiche che erano
oggetto dell’assemblea mondiale
di Seoul, il Centro evangelico di
cultura ha promosso una giornata d’incontro a Torino su « Pace, giustizia, ambiente ». Durante la mattinata sono intervenuti Ernesto Balducci, teologo, Sergio Givone, filosofo. Bianca Guidetti Serra, parlamentare e avvocato, e Tullio Regge, fisico, portando ognuno un contributo diverso, frutto di esperienze maturate in settori del sapere contigui ma chiaramente distinti.
Ernesto Balducci ha dato esempio di grande modestia spirituale e culturale, criticando acutamente gli stereotipi del nostro tempo e in particolare il
costume assai diffuso dì imporre le nostre convinzioni agli altri come verità assoluta. Lo
stesso cristianesimo, ha sottolineato Balducci, storicamente ha
sempre avuto una forte carica
di aggressività, di desiderio di
predominio assoluto e incondizionato sulle altre religioni, che
si è manifestato talvolta con la
guerra aperta (crociate) e talaltra con un proselitismo striscian
USCITO IL II QUADERNO DI DIAKONIA
Partecipazione
e testimonianza
Nelle nostre chiese, sebbene a
tratti la litigiosità trionfi sulla
volontà di costruire il confronto, si discute. In un tempo in
cui gli Spazi per la discussione
si sono ridotti un po’ dovunque
è di per sé estremamente positivo accorgersi degli spazi di discussione che esistono.
Uno dei nodi del dibattito attuale sta nel rapporto tra predicazione e diaconia, sebbene
nessuno pensi oggi che i due
termini siano antitetici fra di loro. Ciò che preoccupa sta piuttosto nel peso di quelle opere
culturali e soci'o-assistenziali, che
ad alcuni sembra eccessivo rispetto allo spessore ed alla consistenza numerica delle nostre
comunità. Per discutere bisogna
però anzitutto conoscere, avere
una visione d’insieme di tutte
le nostre opere in Italia.
Il pastore Giorgio Bouchard,
che ha portato per una quindicina d’anni il peso (sovente poco gratificante) del servizio nell’amministrazione della chiesa,
coglie in pieno, attraverso una
cinquantina di pagine, l’obiettivo di presentare in modo organico i tentativi vecchi e nuovi
delle chiese valdesi e metodiste
di essere presenti nel sociale e
nel culturale.
« Partecipazione e testimonianza» è il titolo del secondo quaderno di Diakonia, a firma appunto di Bouchard, dopo quello
— uscito lo scorso anno — preparato dai pastori Taccia e Santini. Questi quaderni, curati dalla Commissione di studio per la
diaconia, sono a disposizione
non solo di chi ha un interesse
specifico nel campo diaconale,
ma di tutti i membri delle nostre chiese, che dovrebbero sapere e far sapere quale sia l’impatto ed il risultato di una predicazione evangelica che da sempre ha cercato di essere incarnata nel tessuto sociale.
11 membro di chiesa ed anche
chi si avvicina alla nostra reai
tà evangelica oggi non può parlare di Agape senza sapere che
cosa comporta e che cosa signi
fica il centro diaconale della Noce di Palermo, né si può lavorare in un comitato o in una
commissione senza avere ben
presente il quadro generale dei
problemi, delle speranze e delle
moiivazioni che stanno dietro ad
ognuno di questi centri e di queste iniziative, tutti nati « dall’avventura della fede ».
Nel momento in cui il dibattito e, a volte, i pettegolezzi non
motivati evidenziano tutte le difficoltà che sorgono non appena
si sente parlare di chiusura di
un’opera, il quaderno di Bouchard diventa prezioso al fine di
avere sempre presente una visione complessiva.
Sessanta (senza i musei) sono le opere che ricadono nell’ambito delle nostre chiese, 5 quelle gestite dalla FCEI (a cui partecipiamo sovente in modo piuttosto impegnativo); 3 sono le
opere interdenominazionali e 7
quelle « ecumeniche ». In tutto
75 opere, con un rapporto — come ci ricorda giustamente Bouchard — di un'opera ogni due
comunità.
Necessariamente collegate alla presenza ed alla gestione di
questi diversi tentativi di dare
forma e concretezza all'agàpc di
Dio. ci sono alcune delle grandi
domande, anche di carattere etico, sulle quali si continua a discutere con passione: il rapporto con il denaro pubblico, l’incertezza su che cosa comporti
il carattere di evangelicità delle
opere, la sproporzione o la mancanza di elasticità delle nostre
« .strutture » rispetto alle nostre
« risorse » ed alle « persone ».
Discutere è necessario; lo sarà sempre di più. A patto che
dietro ai nostri interventi ci sia
la passione che affiora dal libretto di Bouchard per questa nostra piccola presenza protestante in Italia. «Almeno fino a
quando — come termina il nostro quaderno — il Signore non
ci avrà ritirato la sua vocazione ».
Gianni Genre
te che si faceva precedere dalle
spade e dai fucili in Africa, Asia
e America. Ma anche se riuscissimo a liberarci da questa presunzione atavica, tipica degli europei, di superiorità spirituale
e culturale sugli altri popoli, il
passo più difficile resterebbe
quello di slegarci da una visione
antropocentrica delle cose. Solo
così potremmo ricostruire l’armonia con la natura spezzata a
partire dal peccato originale che
ha significato, per Balducci, l’ingenuo tentativo dell’uomo di
realizzare il proprio sogno di
potenza e dominio, prima di tutto sul creato.
Nel suo intervento, il filosofo
Sergio Givone ha osservato come la nostra sia la prima generazione nella storia ad avere la
consapevolezza (dettata dalla
effettiva possibilità) della propria autodistruzione. In passato
alcuni filosofi, tra gli altri Schelling e Leibniz, si erano occupati
dei rapporti tra l’essere e il nulla, ma in maniera totalmente
astratta perché la realtà non consentiva altrimenti. Nell’era atomica la possibilità deH’annientamento delTuomo è tragicamente ipotizzabile, eppure, paradossalmente, nessuno in particolare e tutti in generale ne sono
responsabili, cosicché la minaccia della catastrofe nucleare continua a pendere come una spada di Damocle su di noi e sulle
generazioni future.
L’avvocato e parlamentare
Bianca Guidetti Serra ha insisti
to sulla necessità di convivere
con idee diverse, magari in una
dimensione il più possibile laica,
secondo criteri di tolleranza e
di rispetto cari all'Illuminismo.
Ma per ima coesistenza pacifica
della società occorre che il cittadino abbia la conoscenza e la
certezza delle regole che è tenuto a rispettare e la fiducia negli
organi preposti a formularle.
Condizioni, queste, ancora lontane dall’essere realizzate eppure
così urgentemente necessarie per
il convivere non più solo dei
cittadini di una nazione ma del
mondo intero.
Tullio Regge, fisico di fama internazionale, ha infine concluso
gli interventi della mattina portando, con la consueta vivacità,
la sua esperienza di scienziato
positivamente polemico e impegnato sui problemi ambientali. A
suo giudizio i processi di inquinamento in atto sono destinati a
continuare e le gravi incognite
dell’« effetto serra » e del « buco
nello strato di ozono » ad aggravarsi. La natura potrà reagire
nel futuro prossimo nei modi più
inaspettati, vanificando d’un colpo tutto il progresso tecnico accumulato nei decenni passati, il
lavoro infaticabile e cieco di generazioni di « piccoli parassiti »
che abitano un pianeta di terz’ordine, collocato in uno dei 10 miliardi di galassie che ci circondano da milioni di anni.
Nel pomeriggio sono intervenute diverse persone in rappresentanza di Adi, Beati i costruttori di pace. Casa delle donne,
SAE, Associazione per la rinascita della vai Bormida, ecc.
In particolare, un rappresentante di Beati i costruttori di pace ha sottolineato il fatto che, a
Torino, solo gli evangelici sono
stati in grado di organizzare un
incontro cosi, ampio (poco meno di 250 persone intervenute ! ) e
così interdisciplinare ed ecumenico (non credenti compresi) su
questa tematica. Una cattolica del
SAE si è detta scandalizzata per
la non partecipazione della Chiesa cattolica a Seoul : paura di impegnarsi con gli altri?
Michele Vellano
5
23 marzo 1990
fede e cultura 5
DIBATTITO A PADOVA
L'evangelizzazione
porta a porta
Sono sempre stimolanti e valide le conferenze tenute dal Centro ecumenico Marco Salizzato
di Padova. Questa volta il tema è
di grande attualità: i televangelisti, i Testimoni di Geova.
II pastore Giuseppe Platone
(Angrogna) e il prof. Enzo Pace
(Università di Padova) hanno affrontato il problema dell’utilizzazione della televisione (fondamentalisti protestanti) e della
predicazione porta a porta (Testimoni di Geova). In entrambi
i casi — è stato osservato — ci
troviamo di fronte ad un massiccio impiego dei moderni mezzi per la conquista del consenso,
attraverso la progressiva trasformazione della vita cultuale in
irnmagine televisiva o con Tapplicazione di tecniche manageriali. Se da un lato i fondamentalisti hanno mirato a semplificare al massimo il messaggio
della fede, offrendo al pubblico
certezze indiscusse e gratificanti,
dalTaltro i Testimoni di Geova
sono giunti a risultati analoghi,
insistendo su improbabili previsioni datate di un imminente
grande ritorno di Cristo. Forme
ingenue di risposta ad una esasperata esigenza di salvezza egocentrica, che ha resistito anche
di fronte a clamorose smentite.
I fondamentalisti hanno subito la delusione della immorale
condotta dei loro telepredicatori, mentre i Testimoni di Geova
si sono trovati di fronte alla
smentita delle loro previsioni datate. In entrambi i casi, comunque, lo scacco è stato assorbito
con disinvoltura. Se i telepredicatori, colti con le mani nel sacco, sono riusciti a riconquistare
parte del credito perduto chiedendo perdono e piangendo in
diretta, i Testimoni di Geova
hanno rimediato elaborando una
nuova dottrina meno soggetta a
verifiche.
« Sul piano deU’indagine sociologica — ha detto Enzo Pace —
interessa soprattutto l’analisi
delle motivazioni di questo innegabile successo ».
I Testimoni di Geova — più
di 350.000 ormai — si avviano
ad essere la seconda religione
d’Italia. « Si può pensare — ha
sostenuto il prof. Pace — che
questo rapido incremento sia dovuto a due ordini di fattori: da
un lato, alla semplicità e alla simessaggio; dall’altro
all utilizzazione di tecniche manageriali in grado di coinvolgere il neofita in una personale attività di propaganda, porta a porta »
Era inevitabile che la curiosità del pubblico presente si appuntasse proprio su queste tecniche per lo più intese come vere e proprie operazioni di lavaggio del cervello. Alla richiesta di
chiarimenti, il prof. Pace ha risposto sostenendo che non si
può assolutamente parlare di lavaggio del cervello né di persuasione Occulta, ma solo di incontro fra due volontà: del proipagandista e del futuro convertito.
AH’impegno del primo corrisponde l’attesa e la disponibilità del
secondo nei confronti di un mes.
saggio che Io aiuta a dar risposta ai dubbi e alle inquietudini
della sua esistenza. Ciò che pri
vilegia i Testimoni di Geova rispetto ad altre forme religio.se
è l’utilizzazione di un coinvolgimento individuale per mezzo della promessa di uno sviluppo di
carriera in cambio di propaganda personale porta a porta:
chiunque si dedicasse con costanza a questo tipo di attività,
avrebbe analoghe possibilità di
successo.
Alla domanda circa i motivi
di una così pronta diffusione nei
paesi a maggioranza cattolica, il
prof. Pace ha fatto riferimento
a una possibile reazione da parte di una fascia di scontenti, delusi dal Vaticano II per la supposta rinuncia alle intransigenze del cattolicesimo preconciliare.
Al pastore Platone è stata chiesta l’opinione circa la buona fede di questi gruppi e quali siano a suo parere le chanches del
televangelismo fondamentalista
in Italia. « In un paese come
l’Italia — ha risposto Platone —
che non ha avuto la Riforma
protestante, una religiosità di tipo fondamentalista collegata ad
esperienze religiose di questo genere è difficilmente pensabile.
Sono possibili invece movimenti
religiosi sul tipo di Comunione
e liberazione, a sfondo integrista
e conservatore. L’integrismo cattolico equivale al fondamentalismo evangelico e all’intransigenza dei Testimoni di Geova. La
rigorosa e dogmatica convinzione del possesso della verità non
consente alternative: ogni forma
di dissenso, se non è recuperata e
integrata nel proprio sistema di
valori, deve venir tolta di mezzo o ridotta al silenzio».
Non è proprio il caso poi di
discutere della buona fede altrui,
perché potremmo essere chiamati a rispondere della nostra. Ogni
gruppo religioso, ogni chiesa come ogni raggruppamento umano ha un margine più o meno
ampio di disonestà. In America
— ad esempio — il Concordato
fascista tra la Chiesa cattolica e
lo Stato italiano (riveduto e peggiorato nel 1984) viene considerato un’inaccettabile compromesso morale, in quanto concessione di privilegi ad un’unica
chiesa, furbesco marchingegno
per ottenere finanziamenti pubblici attraverso equivoche ripartizioni, imposizione ingiusta di
un insegnamento religioso confessionale nelle scuole: Topinione pubblica non riesce a render.si conto di come sia possibile
in buona fede tenere ancora in
piedi un simile relitto di altri
tempi.
« Il problema dunque non è
tanto quello della buona o cattiva fede degli uni o degli altri
— ha continuato Platone — quanto quello di un corretto orientamento spirituale: anziché l’intransigente e chiusa difesa del
La discussione si è chiusa su
questa divertente nota polemica.
A commento resta il fatto che
noi evangelici — non certo disposti né disponibili ad accettare
qualsiasi forma di impostazione
dogmatica, inclusa quella dei Testimoni di Geova e dei fondamentalisti — siamo in ogni caso decisi ad opporci alle prepotenze e ai rigurgiti integristi di
un cattolicesimo irrigidito dal timore di dover condividere la
torta delle sovvenzioni statali
(T8 per mille) con gruppi religiosi in chiara fase espansiva.
Or non è molto (e non dimentichiamolo) eravamo anche noi
inclusi fra le sette: soltanto da
poco siamo stati promossi —
bontà loro! — al rango « privilegiato » di confessione religiósa. Convinti come siamo che la
libertà sia un bene di tutti, riteniamo che a nessuno debba
essere negato quello che abbiamo chiesto ed ottenuto per noi;
che la difesa del diritto altrui
sia tanto importante quanto
quella del nostro.
Paolo T. Angeleri
Appuntamenti
Venerdì 23 marzo — TORINO: Alle
ore 20.45 nel salone valdese di corso Vittorio 23 Ennio Pintacuda e Sergio Aquilante parleranno sul tema « Individuo, etica e politica. Analisi da
un osservatorio meridionale ». Organizza Il Centro evangelico di cultura
Arturo Pascal.
Per informazioni 055/431069 (Giorgio
Brandoli).
Sabato 31 marzo-domenica 1° aprile
—TARANTO; Presso la Chiesa valdese, con inizio alle ore 18 del sabato,
si terranno le lezioni bibliche, a cura
del prof. Bruno Corsani, suM’Evangelo
di Marco.
Domenica 25 marzo — SAN SALVO;
Alle ore 10, con la partecipazione del
moderatore past. Franco Giampiccoli
si inaugura il nuovo locale di culto in
corso Umberto I, 72. Informazioni:
0873/363173.
Venerdì 30 marzo — UDINE: Alle ore
18.30 presso la Chiesa metodista Giovanni Gandolfo parlerà sul tema « Chi
sono I compagni salutisti ».
Dal 31 marzo al 1“ aprile — SAN
MARZANO OLIVETO (ATI; Si tiene un
convegno organizzato dalla Federazione delle chiese evangeliche della Liguria sul tema « Le etiche del lavoro
e dell'ambiente». Informazioni: 0141/
856130.
Sabato 31 marzo — POGGIO UBERTINI (FI): Si tiene l'assemblea dei
soci dell’Opera delle Chiese cristiane
dei Fratelli e l'assemblea dei soci dell'Associazione « centro evangelico ».
Dal 31 marzo al 1" aprile — FIRENZE: Sul tema « Comunione e fedeltà;
l’evangelismo italiano alla prova degli
anni ’90 » si tiene un convegno organizzato dalla Federazione delle chiese
evangeliche italiane, presso il Centro
giovanile protestante. Iscrizioni e informazioni: 06/4825120.
LA SPEZIA
Le chiese in URSS
La maggioranza ortodossa e le altre confessioni - Una realtà a parte: la Chiesa uniate
Televangelisti e Testimoni di Geova: l’impiego dei mezzi più moderni per acquisire il consenso - Per tutti è necessario il dialogo
l'intangibilità del proprio vero,
sottratto ad ogni discussione, è
indispensabile l’aperto e franco
confronto con la verità degli altri, la continua verifica dei propri convincimenti ».
A chiusura un testimone di
Geova presente in sala, dopo essersi congratulato per la serenità e l’obiettività della relazione
del prof. Pace, ha ritenuto di dover protestare per TinoppOrtuna e illiberale campagna di calunnie di cui il suo grupjxj religioso è stato fatto oggetto in
questi giorni. Rivolgendosi al pastore Platone, con una certa dose di ironia, ha aggiunto: « Non
creda di potersi sottrarre alla
condanna e alla intimidazione
che colpiscono apparentemente
solo noi: l’altro giorno in una
conferenza stampa a Roma, nel
presentare un libro contro i Testimoni di Geova, un alto prelato cattolico ha affermato senza
mezzi termini che l’unica religione con diritto a chiamarsi tale
è quella_ cattolica; le altre solo
impropriamente si autodefiniscono COSI. E ’’chiunque rifiuti la
dottrina dell’unica vera Chiesa è
destinato alla perdizione eterna”.
Cosi anche lei, come pastore valdese, è condannato e
condannabile quanto e forse più
di noi ».
Kiev. Sulla sponda del fiume Dniepr campeggia la statua di San
Vladimiro.
Il 2 marzo scorso si è svolta
a La Spezia, a cura del collettivo teologico metodista, un’interessante conferenza tenuta dal
professore Cesare De Michelis,
ordinario di Letteratura russa alla seconda Università di Roma,
sulla « Perestrojka e le chiese in
URSS ».
L’oratore, profondo conoscitore della storia russa, alla presenza di un pubblico piuttosto
numeroso ed attento, ha delineato un quadro molto composito
della situazione religiosa in Unione Sovietica, che trae le sue origini molto lontano nella storia.
Limitando l’attenzione alle sole chiese cristiane, è emerso come il filone religioso russo più
ampio sia costituito dalla chiesa
ortodossa che già, dal secolo
XV, ha rappresentato un punto
focale per lo stato russo, toccando il punto più alto alla fine del
1589, con l’istituzione del Patriarcato di Mosca. L’idea infatti
dello stato, guidato dallo Zar, e
della chiesa, retta dal Patriarca,
ha costituito l’ideale dell’impero
di Mosca. Tra la fine del ’600 e
gli inizi del ’700, con Pietro il
Grande, l’istituzione di un santo sinodo, controllato da un funzionario di nomina imperiale,
ha prodotto nell’impero russo
ima profonda trasformazione,
per la quale lo Zar è diventato
capo della chiesa ortodossa.
Questa particolare forma di
subordinazione della chiesa allo
stato ha indotto, secondo l’oratore, meccanismi storici profondi, i cui effetti si riscontrano
anche nella realtà odierna. Con
il passaggio al regime bolscevico la chiesa ortodossa, in quanto pilastro su cui si fondava il
potere degli Zar, da un lato è
stata investita per prima dalla
politica antireligiosa dei bolscevichi, dalTaltro ha mostrato una
sorta di predisposizione genetica ad essere subordinata allo
stato.
nisti che traevano la loro origine dai « vecchi credenti ».
Spostando l’attenzione sulle
altre confessioni religiose, accanto alle Chiese luterana e calvinista, esistono comunità battiste, pentecostali, avventiate, senz’altro più numerose di quella
cattolica.
Uno sguardo a parte merita la
Chiesa uniate, chiesa cattolica di
rito bizantino-slavo, nata nel
1596 con l’adesione al sinodo di
Brest e sopravvissuta fino alle
spartizioni della Polonia della
fine del ’700.
Riferendosi alla realtà attuale
Cesare De Michelis ha sottolineato come i vari gruppi protestanti siano molto disseminati
nel territorio, con scarsa possibilità di incidenza sulla realtà
del paese mentre invece la chiesa ortodossa abbia un ruolo di
riferimento chiave per ciò che
concerne la coscienza nazionale
russa; tale atteggiamento potrebbe nascondere insidiose venature di paleo-fascimo.
Inoltre un altro pericolo, rappresentato dalle attuali posizioni della chiesa ortodossa, sempre più propensa a riconquistare
tutto lo spazio sottrattole nel
corso della storia, potrebbe provenire da una tendenza clericale nei confronti dello stato, di
cui gli ortodossi potrebbero farsi portavoce, in nome di un passato di sottomissione allo stato
stesso.
In un clima così composito e
sfaccettato la nuova legislazione sui culti, promossa da Gorbaciov, non sembra poter risolvere del tutto i complessi problemi esistenti nelle varie confessioni, le cui differenti posizioni non sono facilmente superabili.
Elisabetta Senesi Russo
Inoltre la profonda frattura
determinatasi nel corso del XVII
secolo, ad opera dei cosiddetti
« vecchi credenti », contrari al
tentativo riformista di cui fu
ispiratore il patriarca Nikon, ha
creato forti tensioni all’interno
del mondo religioso russo.
Secondo la moderna storiografia gran parte delle forme più
animosamente antireligiose e
anticlericali vennero esercitate
proprio da quei militanti comu
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6
ecumenismo
23 marzo 1990
CURITIBA (BRASILE): OTTAVA ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE
Ho udito il grido del mio popolo
Si è tenuta tra il 30 gennaio e l’8 febbraio scorsi a Curitiba
(nelio stato di Paraná in Brasile) 1*8“ Assemblea generale della
Federazione luterana mondiale, un organismo denominazionale
che raggruppa 55 milioni di credenti raccolti in 105 chiese.
Sono state approvate importanti risoluzioni, la nuova Costituzione ed è stata adottata la teologia delia liberazione.
Per quanto riguarda l’America centrale i luterani chiedono
l’immediata fine degli aiuti militari ai governi del Salvador e ai
contras in Nicaragua e il rispetto dei diritti umani nella regione. Le chiese luterane parteciperanno inoltre al programma
ecumenico « per la pace in Terra Santa», che inizierà il giorno
delle palme e terminerà con la Pentecoste, e chiedono a tutte
le chiese di annunciare « un tempo di riflessione, preghiera e
digiuno per la pace e la giustizia » in Palestina.
Le chiese luterane affermano di aver ascoltato il « grido
del popolo» che è in Brasile e annunciano l’impegno dei luterani per la salvaguardia della foresta amazzonica, i diritti degli
indios, dei bambini e delle popolazioni che abitano nelle favelas
e nelle strade. Ci sarà inoltre un impegno dei luterani per sostenere le chiese evangeliche negli Stati baltici impegnate per
l’autodeterminazione di quei popoli. Circa il Sud Africa i luterani, pur apprezzando l’azione del presidente F. W. De Klerk,
chiedono che vengano abbandonate le misure di apartheid che
ancora permangono.
(C. C.)
Curitiba (Brasile): una veduta d’assieme dell’assemblea della Federazione luterana mondiale,
svoltasi tra il 30 gennaio e V8 febbraio. Fra le più rilevanti decisioni prese, spicca quella della
revisione della Costituzione e delle strutture organizzative della Federazione, che cerca un
maggior contatto con il Terzo Mondo.
« Ho udito il grido del mio
popolo ». Sotto questo motto,
tratto dal libro dell’Esodo, si è
riunita dal 30 gennaio all'8 febbraio a Curitiba, in Brasile, l’ottava Assemblea plenaria della
Federazione luterana mondiale.
Dopo l’assemblea di Dar Es Salaam nel 1977, per la seconda volta nella sua storia l’assemblea
ha avuto luogo in un paese del
terzo mondo. E non a caso il
suo tema centrale è stato la situazione di questi paesi.
Raccogliendo però le informazioni suU’assemblea, sui temi discussi e sulle decisioni prese,
viene da pensare quanto sia difficile per un’organizzazione di
stampo europeo come la Federazione delle Chiese luterane aprirsi veramente ai problemi economici, sociali e politici dei
paesi del terzo mondo, dare delle forme concrete alla solidarietà con quei paesi.
La Federazione luterana mondiale raccoglie circa 55 milioni
di credenti luterani appartenenti a 105 chiese, di cui 11 milioni
provengono dai paesi del terzo
mondo e 44 milioni invece dal ricco nord del mondo, cioè daH’America del nord e dall’Europa. Questa situazione si è manifestata
nel modo in cui l’assemblea ha
affrontato le problematiche del
terzo mondo, nonostante la buona volontà di occuparsene seriamente.
La teologia
della liberazione
Nella prima parte dell’assemblea è stata posta al centro della riflessione la teologia della
liberazione nella sua forma latinoamericana. L’assemblea delle Chiese luterane ha accolto positivamente questo tipo di teologia. Johannes Hanselmann, vescovo regionale della Baviera e
presidente uscente della Federazione, ha espresso tale accoglimento con queste parole: « ...Capisco bene il fascino di questa
teologia per persone provenienti dalle chiese nordatlantiche,
che spesso si dimostrano spiritualmente così povere. Capisco
che gli uni o gli altri sperino
di trovare qui un rinnovamento
della linfa vitale per le nostre
comunità di massa. Possiamo infatti considerare la teologia della liberazione un esempio ben
riuscito di teologia che corrisponde alla prassi religiosa e
sociale. Nell’America del nord e
in Europa la nostra teologia
spesso ha il difetto di essere infinitamente lontana dalla fede
vissuta. Ci scervelliamo in una
specie di riflessione continua e
con tutte le considerazioni delle
varie distinzioni non raggiungiamo più la fede vissuta e la prassi reale... ».
Ronald F. Thiemann, direttore
della Facoltà di teologia dell’Università di Harvard, ha considerato nella sua relazione questa
apertura delle Chiese luterane
alla teologia della liberazione
« una svolta storica nella storia
del luteranesimo mondiale ». Questo giudizio è comprensibile se
si tiene conto della tradizionale
separazione tra fede e politica
e della riservatezza delle Chiese
luterane in questioni politiche.
Il fatto che l’assemblea mondiale dei luterani accolga una teologia che vede come centro dell’Evangelo la liberazione degli
oppressi, la liberazione non soltanto da vincoli spirituali ma
dalle catene reali, una teologia
cioè che collega affermazioni
teologiche e prassi politica, ha
veramente il sapore di una svolta storica. La strada tra l’applaudire una relazione sulla teologia
della liberazione e il trame le
conseguenze per la propria teologia, la propria prassi ecclesiastica e politica è però lunga e
spinosa. Resta la domanda: che
cosa significa l’accoglienza della
teologia della liberazione per la
teologia del ricco nord del mondo? Come dev’essere un rinnovamento teologico e spirituale
che superi il paternalismo che,
nonostante tutta la confessione
di peccato da parte della teologia europea, si esprime nelle parole del vescovo Hanselmann?
Una nuova
Costituzione
Che la strada della solidarietà con il terzo mondo sia ancora lunga lo ha dimostrato il dibattito sul cambiamento della
Costituzione e delle stmtture organizzative della Federazione luterana mondiale. T cambiamenti
sono passati esattamente con i
due terzi dei voti a favore. Il
cambiamento della Costituzione
sta nel fatto che la Federazione
luterana non è più una « libera
associazione » (Freie Vereinigung), ma da ora in poi una
«Unione» (Gemeinschaft) delle
Chiese luterane. Questo significa
che la Federazione ha acquistato maggiore potere nei confronti delle singole chiese, che il legame tra le chiese attraverso di
essa è diventato più stretto.
Il cambiamento della Costituzione richiede un cambiamento
delle stmtture organizzative, e
l’assemblea ha quindi votato assieme al cambiamento della Costituzione la trasformazione del
Comitato esecutivo (composto
finora da 32 membri; per guidare la Federazione) in un Consiglio, formato da 48 membri,
che avrà competenze maggiori.
Nel nuovo Consiglio le chiese
del terzo mondo saranno rappresentate con la metà dei membri.
Il norvegese Gunnar Staalsett,
che dal 1985 occupa il posto di
segretario generale e che negli
ultimi anni aveva promosso la
trasformazione della Federazione
in questa direzione, rimane nel
suo incarico.
Non stupisca che su questo argomento il dibattito si sia acceso. In particolare i delegati
delle chiese tedesche, danesi e
nordamericane hanno parlato e
votato contro questi cambiamenti, perché essi significano chiaramente che le chiese grandi e ricche perdono la loro influenza
determinante nel lavoro della Federazione.
Se guardiamo le cifre, la loro
opposizione è giustificata: le
chiese del terzo mondo rappresentano 11 milioni di credenti;
nel Consiglio della Federazione
avranno però 24 rappresentanti,
mentre le Chiese luterane della
Germania federale, che rappre
sentano 12 milioni di credenti, avranno soltanto 4 rappresentanti
nel Consiglio. Nonostante questo
le ricche chiese tedesche dovranno pagare il 45% del bilancio dell’organismo.
Se però non guardiamo soltanto le cifre, se guardiamo invece
le priorità che la Federazione
si è data a Curitiba con l’impegno per il terzo mondo, questi
cambiamenti costituzionali e
strutturali si presentano come
conseguenze coerenti.
il nuovo
presidente
Un’altra decisione importante
dell’assemblea, anche nella direzione deH’impegno per il terzo
mondo, è stata l’elezione del nuovo presidente della Federazione
luterana mondiale. 1 due candidati erano il presidente della Chiesa
luterana del Brasile e il vescovo
canadese Donald Sjoberg. L’assemblea ha eletto, in sintonia
con la priorità che ha dato al
lavoro della Federazione luterana, il presidente della Chiesa luterana del Brasile.
Il nuovo presidente proviene
dunque dal paese più indebitato
del terzo mondo, da un paese
con enormi problemi sociali ed
economici, viene da Porto Aiegre, una città in cui 450.000 persone vivono negli slums. Ma il
nuovo presidente si chiama
Gottfried Brakemeier, ha studiato teologia a Tübingen, ha fatto
il dottorato a Göttingen, ha insegnato per quasi vent’anni Nuovo Testamento alla Facoltà di
teologia di Sào Leopoldo e parla
un tedesco perfetto.
Non voglio dare un giudizio
sul nuovo presidente. Le citazioni dei suoi discorsi, le critiche
afl’assemblea, in particolare alla tiepidezza con cui essa si è
occupata dei problemi cocenti del
terzo mondo lo qualificano come
la persona adatta per guidare la
Federazione luterana nel suo
impegno per il terzo mondo. Nonostante ciò il brasiliano che ha
un bel nome tedesco e parla tedesco sembra il simbolo di questa apertura un po’ tribolata della Federazione luterana mondiale verso il terzo mondo.
Il motto dell’ottava assemblea
è stato: « Ho udito il grido del
mio popolo ». Ma è stato veramente udito il grido dei popoli
del terzo mondo? Il documento
conclusivo dell’assemblea viene
giudicato come uno dei soliti
sommari dei grandi problemi in
cui, dalla distruzione delle foreste amazzoniche alla discriminazione delle donne, dall’apartheid
alla preoccupazione per l'aumento delle spese militari, c’è tutto;
un cumulo di accuse a cui manca però l’analisi approfondita
che arriva a impegni concreti e
a proposte operative. Un commento al documento conclusivo
10 formula così: « Chi dice troppe cose, dice troppo poco di concreto ».
Il documento finale dell’assemblea non è l’unico documento
del genere che ha questo difetto. Ricordo l’ordine del giorno
n. 31 del Sinodo delle Chiese vaidesi e metodiste del 1989 contro
11 razzismo e la povertà che, for■se, non ha lasciato perplesso soltanto il sottoscritto. E’ il problema delle chiese del ricco nord
del mondo che, spinte dalla lo
ro coscienza, cercano di occupar
si dei problemi del terzo mondo.
Vediamo lutto, ma a distanza;
vediamo tutto, ma nessuno
dei problemi impellenti ci brucia in prima persona. Con questo non voglio dire che documenti e ordini del giorno di questo
genere siano sbagliati. La direzione è senz’altro giusta. Ma c’è
ancora molta strada da percorrere prima che noi europei avremo raggiunto l’umiltà necessaria per essere veramente solidali con i popoli del terzo mond*^
Klaus Langeneck
Il messaggio
alle chiese
«H compito della chiesa, iti
questo momento cruciale per la
FLM, è sempre lo stesso: celebrare la nostra giustificazione ad
onera di Dio in Gesù Cristo, che
ci libera affinché noi possiamo
essere totalmente ubbidienti alla fede ed aggiungere la nostra
voce al grido degli oppressi e
proclamare che in Gesù Cristo
la salvezza di Dio è stata data
al mondo ». E’ quanto si legge
nell’introduzione del messaggio
che l’Assemblea ha inviato alle
chiese membro.
Le chiese luterane sono ora
una « comunione » e perciò l’Assemblea ha chiesto a ciascuna
chiesa nazionale di assumersi
impegni precisi. Vivere in comunione significa rimuovere gli cistacoli che rendono difficile la
partecipazione di tutti, compresi coloro che sono oggi esclusi,
handicappati, donne e bambini.
In particolare l’Assemblea chiede di impegnarsi affinché sia
« aperto alle donne l'accesso al
ministero pastorale in tutte le
chiese luterane ».
Nell’impegno missionario e
nell’annuncio della salvezza che
viene da Dio le chiese, oltre i
tradizionali campi dell’educazione e del lavoro sociale, riconoscono che « la testimonianza delle chiese negli affari pubblici »,
cioè in politica, deve essere considerata come « parte della missione in una società secolarizzata ».
Le chiese luterane, nel messaggio, chiedono che le spese
militari siano convertite in spese
di sviluppo per i popoli del terzo mondo e che le comunità divengano « spazi umanitari che
favoriscono il dialogo ». Le celebrazioni del 500" anniversario
della scoperta dell’America dovranno essere vissute dalle chiese come « un tempo di pentimento e non di glorificazione ».
Anche l’ecologia tiene molla
parte nel messaggio: « Fa parte
della vocazione profetica della
chiesa alzare la propria voce
quando la creazione di Dio c
messa in pericolo e partecipare
alle lotte politiche » per assicurare l’integrità del creato e il
futuro delle donne e degli uomini.
Le chiese luterane lavoreranno quindi a fianco delle « orgairiz.zaz.ioni internazionali » c
dei « partiti politici che si impegnano sulla questione ambientale ».
7
23 marzo 1990
ecumenismo
SEOUL, 5-13 MARZO: CONVOCAZIONE MONDIALE SU GIUSTIZIA, PACE, SALVAGUARDIA DEL CREATO
ADESSO E' L’ORA
L’unità visibile della Chiesa, con i suoi vuoti, le sue contraddizioni e le diverse espressioni teologiche, ha saputo
trovare nuovi impulsi sul cammino di una testimonianza coerente e coraggiosa - Sapremo mantenere gii impegni?
IL DOCUMENTO FINALE
DAL CULTO DI CHIUSURA
7 linee di riflessione Signore, dacci la forza
e di azione di resistere e di impegnarci
1 Adesso è l'ora di rinnovare il nostro patto con Dio e con
il nostro prossimo. Il momento storico è eccezionale.
La vita sulla terra è minacciata dall’ingiustizia, dalla
guerra e dalla distruzione della creazione poiché ci siamo allontanati dal patto di Dio. Coscienti delle opportunità che
ci sono offerte, noi invochiamo il perdono di Dio. E guardiamo con speranza ai possibili cambiamenti.
2 Adesso è l’ora di riconoscere e far nostri i risultati ottenuti dalle lotte locali e regionali per la giustizia, la
pace e l’integrità della creazione. I nostri contesti e le
nostre sensibilità sono diversi ma occorre superare le nostre
divisioni. Dobbiamo favorire il più ampio sostegno possibile
delle chiese alle iniziative popolari che si muovono nel senso
del superamento delle divisioni. Non ci sono sforzi competititivi per la giustizia, la pace, l’integrità della creazione. C’è
soltanto un’unica lotta globale.
3 Adesso è l’ora di consolidare tutte le lotte per la
giustizia, la pace e l’integrità della creazione. Dobbiamo liberarci dalla sudditanza alle strutture di potere che ci rendono ciechi e complici della distruzione. I cristiani debbono entrare nel mondo in cui Gesù venne.
/I Adesso è l’ora di unirsi alla battaglia del popolo corea“ no per la sua riunificazione e di sostenere la sua richiesta e la sua preghiera di un anno di giubileo
nel 1995.
5 Adesso è l’ora in cui il movimento ecumenico necessita
di un grande senso di comunione, di reciproco impegno
e di solidarietà nelle parole e nelle azioni. Alla promessa del patto di Dio per il nostro tempo e per il nostro mondo
rispondiamo affermando:
— la scelta di Dio per i poveri;
— la pari dignità di tutte le razze e di tutti i popoli;
— la pace di Gesù Cristo;
la dignità e 1 impegno delle giovani generazioni;
che occorre rendere conto a Dio di ogni esercizio di potere;
che 1 uomo e la donna sono stati creati ad immagine di
Dio;
che la verità è il fondamento di un popolo libero;
— che la creazione è amata da Dio;
— che la terra appartiene a Dio;
— che i diritti umani sono dati da Dio.
O Adesso è 1 ora per il movimento ecumenico di ampliare la propria visione, nelle sue varie articolazioni,
della gente che vive sulla terra e custodisce la creazione e costituisce una grande famiglia in cui ogni membro ha
diritto ad una vita piena. Questa visione, che nella sua natura è spirituale, deve esprimersi in azioni concrete. Sulla
base della nostra esperienza spirituale a Seoul ci siamo impegnati a lavorare per:
un giusto ordine economico e per la liberazione dalla
schiavitù del debito estero;
— una reale sicurezza di tutte le nazioni e tutti i popoli e
per una cultura della nonviolenza;
— preservare il dono dell’atmosfera terrestre e creare
una cultura che possa vivere in armonia con la creazione
nella sua integrità.
7 Adesso è l’ora di ammettere che la strada davanti a
noi è ancora lunga. Vogliamo portare alle nostre chiese
e ai nostri movimenti le affermazioni e gli impegni che
abbiamo assunto a Seoul invitando gli altri ad unirsi a noi.
Insieme infatti possiamo rendere viva la nostra visione. Siamo responsabili gli uni verso gli altri e verso Dio. Noi preghiamo di non sciupare l’ora (il ’’kairós”) verso la quale Dio
ci ha condotto.
Riproduciamo una parte della
liturgia del culto conclusivo dell’Assemblea ecumenica di Seoul.
Ad ogni affermazione persone diverse accendevano una candela,
segno di speranza in un mondo di
tenebre.
Lettore (L.): Sostenuti dalla
promessa di Dio che afferma;
« Finché durerà il mondo, semina
e mietitura, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non
cesseranno mai» (Gen. 8: 22), ci
opponiamo ai processi che interferiscono con il sistema di vita della
creazione.
Assemblea (A.): A questo ci
opponiamo.
L.: E’ nostro dovere preservare
questo fragile pianeta ed eliminare ogni minaccia di catastrofe nucleare.
A.: Questo affermiamo.
L.: La terra è di Dio (Salmo
24: 1). Perciò ci opponiamo all’avidità umana che vuole trasformare la terra in un bene di consumo, che rinnega i legami tra il
popolo e la terra e che saccheggia
le risorse del globo.
A.; A questo ci opponiamo.
L.: La terra è affidata a coloro
che la coltivano. I doni della terra
devono essere equamente condivisi dalla presente e dalle future generazioni.
A.: Questo affermiamo.
L.: Il profeta dice: « Voi avete rovinato la mia vigna e le vostre dimore sono piene di cose tolte ai poveri ! » (Isaia 3: 14). Questo giudizio ci divide. Come cristiani e come chiese siamo costretti a scegliere da che parte stare.
Perciò ci opponiamo a tutte le
forze che antepongono il profitto
alla gente, che creano e perpetuano la povertà, che antepongono la
ricchezza di pochi ai bisogni fondamentali di tutti.
A.: A questo ci opponiamo.
L.: Dio è il difensore dei poveri. Egli ci chiama a lavorare per
Danze coreane durante il culto d’apertura.
realizzare un giusto ordine econo;nico.
A.: Questo affermiamo.
L.; « Trasformeranno le loro
spade in aratri e le loro lance in
falci. Le nazioni non saranno più
in lotta tra loro e cesseranno di
prepararsi alla guerra. Ognuno vivrà in pace in mezzo alle sue vigne e sotto i suoi alberi di fico,
e nessuno più lo spaventerà » (Michea 4: 3-4).
Perciò ci opponiamo alla dottrina della sicurezza che protegge
lo stato anziché la qualità della
vita di tutti. Ci opponiamo alla
convinzione che le guerre siano
mezzi necessari per risolvere i conflitti.
A.: A questo ci opponiamo.
L.: La pace di Dio reclama giustizia per tutti e ci invita a trasformare le nostre chiese, le nostre società e la nostra vita personale.
A.: Questo affermiamo.
L.: Ci rallegriamo che Dio abbia creato l’umanità simile a sé,
« l’abbia creata maschio e femmina » (Gen. 1: 27) e ci rallegriamo
che l’apostolo Paolo affermi che
« in Cristo non c’è né maschio né
All’apertura dei lavori Emilio Castro, segretario generale del CEC,
siede accanto al pastore Frank Chikane del Sud Africa.
femmina» (Gal. 3: 28). Perciò ci
opponiamo ad ogni tentativo di
instaurare, nella chiesa e nella società, forme di oppressione, di
sfruttamento o di sottomissione
della gente per ragioni di razza,
di casta o di gruppi etnici.
A.; A questo ci opponiamo.
L.: La nuova comunità è basata su una piena e paritaria partecipazione delle donne.
A.: Questo affermiamo.
L.: Nel giorno di Pentecoste
gente di ogni razza ricevette il
dono dello Spirito Santo ed insieme formarono la comunità di fede
(Atti 2: 5 sgg.). Perciò ci opponiamo all’oppressione, allo sfruttamento e alla sottomissione culturale della gente per ragioni di razza, di casta e di gruppi etnici.
A.; A questo ci opponiamo.
L.: Due levatrici si opposero all’ordine omicida del potente Faraone difendendo la vita nel mezzo di una situazione violenta (Esodo 1).
Perciò noi ci opponiamo ad
ogni forma di autorità umana che
non protegga la vita e il benessere
di tutti i popoli sulla nostra terra.
A.; A questo ci opponiamo.
L.: Affermiamo che la potenza
dell’amore di Dio è presente nelle
battaglie per la dignità umana, per
la liberazione e prevale su tutte
le forze di morte.
A.: Questo affermiamo.
L.: Ci fu un ragazzo che diede
pani e pesci a Gesù che fece il miracolo della loro moltiplicazione
(Giov. 6: 9).
Se non diventiamo come i bambini non entreremo nel Regno di
Dio (Luca 18: 17).
Perciò ci opponiamo allo sfruttamento dei bambini e delle giovani generazioni.
Ci opponiamo a tutte le forze
che deprivano le persone giovani
del loro diritto a crescere nella
pace e che tentano di soffocare i
loro sogni e le loro aspirazioni.
A.: A questo ci opponiamo.
Traduzione ed adattamento
di Giuseppe Platone
8
8 vita delle chiese
23 marzo 1990
MILANO
CORRISPONDENZE
Ridiscutere di etica
Il nostro livello di vita è fondato sul depredamento dei beni del
Sud del mondo - E’ urgente riflettere dal punto di vista evangelico
Le chiese all’Est
In un lungo atto (n. 31) il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste del 1989 ha affrontato in modo organico il problema della povertà e della giustizia:
« Il Sinodo, consapevole del fatto che i paesi ricchi, fra cui ci
collochiamo, vivono a spese dei
poveri, ai quali rapiniamo quattro volte più ricchezza di quella
che inviamo loro sotto ogni forma... ». Questa è la fotografia della realtà dei rapporti tra i paesi
del Nord e del Sud del mondo: i
nostri standard di vita non possono più essere visti esclusivamente come frutto del nostro lavoro quotidiano pur se praticato
con onestà e rettitudine come è
nello stile dell’etica protestante.
No: il nostro livello di vita, a Milano come altrove in Italia e in
Europa, è possibile solo perché
sono stati progressivamente impoveriti altri milioni di cittadini
del pianeta. Di questo il Sinodo
ci rende consapevoli, e da questa
premessa ci invita a rivedere tutta la nostra concezione sull’etica
sia collettiva (azione delle chiese), sia individuale. « Pertanto il
Sinodo esorta a promuovere con
urgenza un dibattito che permetta di giungere rapidamente ad un
impegno concreto e solidale, che
ci obblighi a mettere in questione radicalmente il nostro modello di vita, i nostri consumi, le nostre esigenze, i nostri sprechi,.. ».
Ho volutamente estratto da questo atto solo la parte che concerne il discorso etico individuale.
tralasciando gli impegni più generali o « monetizzabili », che sono peraltro da prendere in seria
considerazione. Perché? Sono
convinto che non sia più possibile rimanere fermi alla concezione
dell’etica intesa come onestà e
rettitudine nei vari momenti della nostra vita (lavoro, famiglia,
rapporti con gli altri, ecc.); certo, in un’Italia arraffona, dove gli
uomini al potere trasudano disonestà e corruzione, un siffatto stile di vita ha ancora una forte valenza di esempio e contestazione
e quindi di testimonianza, ma
non basta. Dobbiamo imparare a
reagire alle sollecitazioni consumistiche della comodità, del benessere, della tranquillità addormentante, del quieto vivere che ci
giungono distillate giorno dopo
giorno come un veleno che in tante piccole dosi finisce per ottenebrare le nostre possibilità di discernimento.
Il benessere ci è imposto come
un mito; forse è tempo che alla
schiavitù del mito si contrapponga la libertà deU’Evangelo di Gesù Cristo; libertà che ci rende finalmente possibile praticare la
giustizia, per cui al nero che viene a lavorare da noi perché il suo
paese (da noi impoverito) non gli
permette di vivere degnamente, si
può rispondere non più e non
solo con un atto di condiscendente carità, ma in una dimensione di giustizia e di solidarietà.
Non voglio qui giungere a conclusioni affrettate, ma diventa ur
gente riflettere, parlare, assumere nuove consapevolezze.
I] Centro culturale protestante
sta organizzando una serie di dibattiti sull’etica (si sono già svolti l'introduzione storica e teologica a cura di S. Bouchard e quello su « Etica e vita civile ») i cui
prossimi appuntamenti sono riportati qui di seguito.
Facciamo in modo che sia un
primo momento di riflessione collettiva sulla impostazione che
dobbiamo dare alla nostra vita
individuale, nella disponibilità ad
essere afferrati dai nuovi compiti che la Parola di Dio ci propone
per la nostra vita.
Paolo Bogo
• Le prossime conferenze si svolgeranno a Milano, via Francesco Sforza, 12/a, i prossimi
— sabato 24 marzo, ore 17,30:
Etica e lavoro
(prof. Mario Miegge)
— sabato 31 marzo, ore 17,30:
Etica e ambiente
(past. Massimo Aprile)
— sabato 7 aprile, ore 17,30:
Protestantesimo ed educazione
(prof. Franco Calvetti)
• Ricordiamo inoltre che sui
problemi dell’etica la Claudiana ha recentemente pubblicato «Teologia e società. Saggi
sull’impegno etico » di Sergio
Rostagno (L. 22.000).
UN RICORDO
Stefano Coìsson
Una vita intensa, in cui spicca l’importante attività svolta per tenere i contatti fra il comando americano e i partigiani piemontesi
Il mattino del 22 febbraio 1990
un folto gruppo di persone si
è radunato nello spiazzo prospicente la camera mortuaria
dell’ospedale valdese di Torre
Penice per dare l’estremo saluto alla spoglia mortale del generale di brigata Stefano Coisson, deceduto all’età di 87 anni.
La camera mortuaria era pre
sieduta da un drappello di giovani alpini; alpini anziani avevano indossato il loro cappello
per rendere onore alla salma,
confusi tra la folla di amici e
conoscenti, insieme a un gruppo di ex partigiani. La sosta
sarebbe stata breve: si voleva esprimere la simpatia di
tutti ai figli e ai familiari
dello scomparso prima che la
salma fosse tumulata nel cimitero di Angrogna, dopo il culto
nella chiesa di S. Lorenzo; si
voleva anche avere un momento di raccoglimento nella lettura dei passi della nostra liturgia, annunzianti la risurrezione.
Il momento richiamava il ricordo che ognuno conserva dell’amico scomparso.
Lo avevo incontrato per la
prima volta quando ero giovane
pastore della chiesa valdese del
Serre e di Pradeltorno. Nella
borgata del Martinail viveva la
madre, e il figlio, un giovane ufficiale degli alpini, veniva a visitarla quando ne aveva la possibilità. Erano occasioni che mi
consentivano di conoscere e di
apprezzare il suo fare cordiale
e la sua signorilità.
Non avrei mai immaginato allora in quali tragiche circostanze sarebbe avvenuto il nostro
prossimo incontro. Io ero stato
trasferito a Napoli quale pastore della chiesa valdese di via
dei Cimbri; il maggiore Coisson
si trovava a Cava dei Tirreni
(Salerno), dove si era rifugiato
lo stato maggiore dopo l’8 settembre. L’occupazione alleata
del territorio dell’Italia meridionale, ancora separata da Roma,
consentiva la riorganizzazione di
reparti italiani per la lotta di
liberazione. La chiesa di via dei
Cimbri era diventata il luogo di
incontro dei militari valdesi di
ogni arma dislocati nella Campania, e agli incontri al culto
domenicale era presente, quando possibile, anche il magg.
Coisson che si fermava con noi
condividendo il nostro frugale
pasto e infondendo coraggio a
tutti. Devo al magg. Coisson se
mi fu possibile, allora, essere nominato cappellano militare e dare così più ampia assistenza ai
militari valdesi, pur rimanendo
al servizio della chiesa di Napoli
e di tutto il distretto dell’Italia
del sud. La collaborazione del
magg. Coisson mi fu in quei
giorni preziosa per la provvista
di medicinali introvabili, destinati ai militari ricoverati negli
ospedali della Campania.
Quando venne il momento opportuno, il magg. Coisson fu incaricato di una missione segreta, quanto mai pericolosa, nelle
valli del Piemonte e si fece paracadutare sul versante francese
come agente di collegamento
tra il comando americano e i
partigiani operanti nella zona.
In quell’epoca fu il magg. Richard (pseudonimo del magg.
Coisson) con la sua prontezza
e la sua perspicacia ad evitare l’occupazione della vai Pellice da parte dell’esercito francese, voluta dal generale De
Gaulle.
Lo spazio non mi consente di
entrare nei particolari di quella
missione. Mi limiterò pertanto a
riportare l’elogio di un alto ufficiale americano, che così si espresse nei riguardi del magg.
Coìsson:
« Con grande rischio personale e ardimento fisico, e sotto il
fuoco nemico, si è comportato
in modo così degno da meritare
l’ammirazione di tutto il personale coinvolto, sia americano
che francese» (20 marzo 1945).
Nello stesso documento è
scritto: « I servizi del magg. Richard Sono stati in armonia
con le più alte tradizioni di lealtà e di cavalleria, e spesso al di
sopra ed oltre gli alti scopi del
dovere militare... ».
Quando si ritirò a Luserna S.
Giovanni, ebbi modo di incontrarlo spesso e di ricordare con
lui la bella collaborazione dei
tempi difficili. Sempre diritto
nella persona, affabile nei modi,
signorile nel portamento; era im
piacere conversare con lui. Ma
la salute ed il vigore non erano
più quelli di un tempo. Quando
venne il momento di celebrare le
sue nozze d’oro era purtroppo
ricoverato in ospedale per esami, ma volle nondimeno ricordare quel giorno invitandomi a
farlo con lui. Leggemmo insieme
passi della Scrittura esprimenti
gioia e riconoscenza al Signore.
Era contento, i suoi occhi erano
lucenti, ma leggevo sul suo viso
che già aveva impoccato il sentiero della morte.
Penso che l’alto ufficiale americano intendesse riferirsi alla
testimonianza della sua fede,
nell’affermare che il generale
Coìsson si era comportato « spesso al dì sopra ed oltre gli alti
scopi del dovere militare ».
Achille Deodato
REGGELLO — « Le chiese dell’Europa orientale ed il loro ruolo oggi ». Questo il tema che Casa Cares ha proposto per il pomeriggio della domenica 4 marzo, in occasione del festeggiamento (un po’ in ritardo) del
XVII febbraio - festa della libertà.
L’incontro è stato introdotto
da quattro persone; Alfredo Sonelli, pastore valdese di Firenze; Piero Bensì, ex presidente
della Federazione battista europea; Giorgio Giovannoni, cattolico, redattore delle Note di cultura, che aveva più volte accompagnato il prof. La Pira nei suoi
viaggi all’est; Giorgio Spini, metodista, professore universitario
a Firenze.
Ciascuno degli intervenuti ha
portato la sua testimonianza di
ciò che ha confrontato di quelle
culture (l’utopia dell’uomo nuovo marxista e l’utopia cristiana)
o di ciò che ha constatato di
persona durante i viaggi o missioni.
Ne è scaturito un quadro molto articolato e particolarmente
differenziato di quelli che usiamo definire in blocco i « paesi
dell’Est » e all’interno di questi
paesi sono emerse realtà di chiese vivaci nella fede, alcune di
maggioranza —cioè tollerate dal
potere burocratico — altre di assoluta minoranza ma ugualmente vive, nonostante le limitazioni. In queste chiese, celati sotto
la cenere, sono sempre stati ritagliati degli spazi di libertà per
l’esercizio di una dialettica democratica. E’ su questo che si appuntano le speranze per la ricostruzione della loro vita democratica, economica e politica.
Si è posto quindi l’interrogativo di cosa possiamo fare noi;
come sapremo essere in comunione con questi fratelli in ricerca, coscienti che pur vivendo nella libertà (le disfunzioni
e gli egoismi anche da noi non
mancano) abbiamo bisogno di
riscoprire una coerenza evangelica ed un nuovo desiderio di
proclamazione dell’Evangelo, in
questa situazione di discreto e
sonnacchioso benessere.
Intensa attività
PISA — Una confessione di fede e un incontro delle scuole domenicali hanno aperto questo
1990. La nostra giovane sorella
Eleonora Petitti ha proclamato, domenica 14 gennaio, la sua
fede alla presenza della comunità. E’ stato un momento molto
importante e intenso, e il pastore ha sottolineato nel sermone
come questa risposta alla chiamata del Signore sia un atto di
obbedienza, speranza e testimonianza.
• Domenica 28 gennaio si è tenuto im incontro delle scuole domenicali della costa toscana, anche se qui a Pisa non tutti sono
potuti confluire anche a causa
dell’influenza. I ragazzi di Livorno e Pisa avevano preparato un
nutrito programma sul tema prescelto, quello del flgliol prodigo.
Su di esso si è riflettuto in vari
modi : nel sermone, nel canto dei
ragazzi, nella preghiera di una
bimba. Dopo l’agape fraterna sono state presentate una drammatizzazione con i burattini, sempre sul tema della parabola, e
una rappresentazione allestita
dai livornesi sull’uomo - flgliol
prodigo, come distruttore non
solo di se stesso, ma anche della
terra affidatagli da Dio.
• Sottolineiamo la costanza
con la quale il pastore Briante
interviene nelle scuole superiori
cittadine per rispondere a domande in merito all’ora di religione, o sulla storia della Riforma, sul nostro credo evangelico.
• Giovedì 25 gennaio si è tenuto il secondo incontro ecumenico nel quadro della settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani. Preparato dai giovani catto
lici, valdesi e avventisti e dal
gruppo ecumenico di Pisa, vi
hanno partecipato circa 400 persone e la colletta è stata destinata ai fratelli romeni.
• In occasione del XVII febbraio si è tenuto nel pomeriggio
un incontro fraterno, seguito da
una conferenza pubblica tenuta
da Domenico Maselli sul tema:
« Dal secolo scorso ad oggi i protestanti in Toscana ». Maselli si
è soffermato soprattutto sulla
presenza protestante in Livorno,
Pisa e Lucca : è stata una lezione
di storia, ma anche una testimonianza di fede. Dopo un’agape, il
gruppo FGEI ha presentato
« Una satira alla RAI » dove attraverso finte interviste telefoniche è stata improvvisata una
serie di domande, rivolte al pastore e agli altri membri della
comunità, su temi come l’ecumenismo, l’immigrazione, la
scuola. Gli intervistati hanno
risposto stando al gioco, in un
clima di fraterna serenità.
Armando Fiaschi
CARRARA — La comunità metodista ha dato l’ultimo saluto al
fratello Armando Fiaschi, che
per lunghissi mi anni è stato
membro di questa chiesa, e l’ha
sostenuta con il suo fedele servizio: come consigliere di chiesa,
come predicatore laico, come accompagnatore del pastore nella
diaspora e sempre con grande
disponibilità per ogni necessità.
Il vuoto che lascia nella sua casa e nella chiesa di Carrara è
grande, e tutti lo ricorderemo
con gratitudine, per il servizio e
per la pazienza con la quale ha
sopportato lunghi anni di sofferenze.
E’ stato provato duramente
nella vita, ma egli lascia a noi
tutti una testimonianza preziosa
della sua fede che gli dato tanta forza. Ha accettato la sua
malattia con una consapevolezza
serena e fiduciosa, sapendo di
essere in ogni caso nelle mani
di Dio. Il Signore lo ha provato
ma è anche stato buono con lui,
perché gli ha messo accanto Venilde, i figli ed i nipoti, che lo
hanno circondato di molto affetto e che gli hanno dato la gioia
di vederli seguire il suo cammino di fede nella comunità. Noi
chiediamo al Signore che la sua
fede salda, sincera e semplice
trovi posto nel cuore di coloro
che proseguono la sua corsa.
XVII febbraio
NEW YORK — Una cinquantina di persone ha celebrato il
XVII febbraio nella piccola comimità valdese di New York; la
predicazione sul ’’vento di libertà” è stata tenuta, con grande
energia e profondità teologica,
dal pastore donna Jan Orr Harter. Tra i partecipanti alla nostra
giornata comunitaria segnaliamo
Laura Jervis, presidente dell’American Waldensìan Society, e alcune famiglie della diaspora compresa anche una figlia dello scomparso pastore Moncada. L’agape tradizionale si è tenuta in un
ristorante di Manhattan tra canti valligiani e discorsi in cui era
viva l’eco delle celebrazioni del
Rimpatrio.
Purtroppo negli ultimi mesi
ci siamo congedati nella pace di
Cristo da: Celine 'Troii, di 89 anni, originaria di San Martino; da
Marie Dupto, 89 anni, nativa di
Villar Penice e da Catherine Perrou di 93 anni originaria di Prali. « Siamo rimasti in pochi —
commenta Betty Grill, membro
del Consiglio di chiesa — ma i
legami di fraternità sono sempre
saldi. Molti vengono a visitarci
ed a portarci la loro riflessione
e così la nostra vita ecclesiastica
continua ad arricchirci spiritualmente grazie alla disponibilità
dell’infaticabile pastore Janavel.
Di tutto questo siamo riconoscenti al Signore della chiesa ».
9
23 marzo 1990
vita delle chiese
CHIESE DI IVREA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La sola autorità: la Parola Assemblee di chiesa
Respingiamo l’ecumenismo che tende a inglobare gli altri in una sola chiesa - Sì ad un ecumenismo di vero ravvedimento all’Evangelo
In questi giorni, ad Ivrea
e nel Canavese, si sono generati un grande interesse ed
una viva attesa per la visita
del Papa. Una visita che, a
nostro avviso, rischia di svolgersi con uno stile che offre
un’immagine della chiesa poco aderente allo spirito di sobrietà che caratterizza gli
Evangeli.
Comprendiamo la legittima gioia e l’entusiasmo che
questo fatto suscita all’interno della comunità cattolica
eporediese, ma respingiamo
l’affermazione più volte e da
più parti ripetuta secondo la
quale la visita del Papa è un
evento che coinvolge tutti:
cattolici e non-cattolici, cristiani di ogni denominazione,
credenti di diverso credo e
non-credenti.
Noi non ci sentiamo coinvolti perché non ci sentiamo
compresi dall’azione e dalla
benedizione di un Papa che
continua a rivendicare la propria autorità come simbolo
dell’unità dei cristiani e dell’intera umanità.
Affermiamo che l’autorità
della Parola sta al di sopra di
qualsiasi autorità ed istituzione terrena e che il papato
è oggi, ed è stato net corso
della storia della chiesa, segno e motivo di divisione
piuttosto che di unità.
Respingiamo l’uso che è
stato fatto dell’espressione
biblica "Benedetto colui che
viene nel nome del Signore”
in riferimento alla visita del
Papa ad Ivrea. Questa espressione di gioia, compresa nel
Salmo 118 e riportata da tutti i vangeli, è stata riferita a
Gesù Cristo nel momento del
suo ingresso a Gerusalemme,
dove sarà crocifisso.
Per questo non può essere
utilizzata per pubblicizzare
l’arrivo di un uomo, sia pure
egli un pontefice.
Nessun credente può oggi
evitare il cammino ecumenico, ma non accettiamo l’ecumenismo di chi riconosce co
me unica e vera chiesa quella cattolico-romana e cerca
di creare le condizioni per il
rientro di tutti nell’unità di
quella chiesa.
L’ecumenismo per il quale
ci sentiamo chiamati a lavorare è quello caratterizzato
dal continuo ravvedimento
degli uomini e delle donne all’Evangelo di Cristo e sappiamo di condividere con molte
sorelle e fratelli cattolici questa ricerca appassionata e libera della volontà del Signore, alla luce della Sua Parola
e guidati dal Suo Spirito.
L’Evangelo è per noi sufficiente in ogni circostanza
della vita, nelle scelte etiche
a cui siamo chiamati come
nell’organizzazione della vita
comunitaria. Cristo, insomma, ci basta e Lui solo vogliamo conoscere sempre meglio.
La Chiesa valdese di Ivrea
e le Chiese dei Fratelli di
Ivrea, Chiaverano e Piverene.
FIRENZE: ASSEMBLEA DEI VOLONTARI EVANGELICI
L’aiuto disinteressato
Sabato 3 e domenica 4 marzo si è svolto a Firenze, presso
l’Istituto Gould, l’annuale incontro-assemblea dei volontari dell’A.E.V. (Associazione evangelica
di volontariato). L'associazione,
ormai giunta al suo sesto anno
di vita, raccoglie ogni anno un
cospicuo numero di giovani e
meno giovani (in tutto oltre un
centinaio di persone) che, interessati a svolgere un servizio volontario, sono impegnati, a tempo pieno per un breve periodo
oppure part-time per poche ore
alla settimana, in opere della
realtà evangelica italiana.
Nucleo centrale dell’incontro è
stata Tasscmblea dei soci che,
accanto allo svolgimento della
normale prassi, ha visto emergere nuove idee e proposte circa l’attività dell’associazione con
interessanti suggerimenti per il
consiglio direttivo; tuttavia non
sono mancati momenti di riflessione in comune sul senso e valore del volontariato, né una parte più distensiva e culturale come la visita al capoluogo toscano sotto l'esperta guida del sempre disiponibile signor Cola Mannucci. Interessanti i punti emersi nelle riflessioni in gruppo. Un
semplice gioco di animazione ha
permesso di evidenziare la infinita gamma di settori in cui
opera il volontariato: questo si
presenta come una realtà che
permea la nostra esistenza —
perfino la nostra quotidianità —
come uomini e come credenti:
si va dalla forma istituzionalizzata dei vigili del fuoco al semplice aiuto portato al vicino di
casa; in entrambi i casi si ha
Un servizio offerto a titolo gratuito. In questo ampio panorama si è poi cercato di definire
il servizio volontario svolto dai
soci dell'associazione collocandolo nel settore di intervento diaconale della realtà evangelica.
Per quanto concerne le proposte concrete emerse nel corso
doll’incor.tro va ricordata quella
di realizzare un bollettino, che
dovrebbe rispondere in modo esauriente all’esigenza di avere
una maggiore informazione sul
Firenze. L’istituto
Gould dove si è
svolta l’assemhlea
dell’Associazione
evangelica
di volontariato.
le attività ed iniziative dell’associazione e nello stesso tempo
favorire — mediante scambi di
opinioni, resoconti di esperienze,
riflessioni personali — un maggior contatto tra i volontari. Per
essere più vicini ai problemi dei
volontari durante il loro periodo di serazio ed evitare il ripetersi di situazioni spiacevoli
con l’obiettivo di migliorare
sempre più la piccola realtà del
volontariato evangelico, si è anche proposto di presentare ai volontavi in servizio un questionario, dalla cui compilazione il consiglio possa trarre utili ed interessanti informazioni.
Non sono mancate note di disappunto da parte dei volontari
stessi. E’ stata infatti rilevata
la scar.sa partecipazione all’incontro — che ha visto presenti
solo una quindicina di soci —
sia a livello di volontari sia, soprattutto, a livello di rappresentanti delle opere. E’ stato anco
ra una volta sottolineato — ribadendo che il volontario è
membro dell’associazione e non
della struttura in cui opera —
come spesso il giovane in servizio sia inserito a tal punto nella realtà dell’istituto da non poter partecipare alle attività dell’associazione (incontri, gite, assemblea) per non creare uno
squilibrio aH'interno dei gruppi
di lavoro.
Va infine segnalata la presenza all’incontro di una maggioranza di volontari stranieri che,
se da un lato ha portato contributi nuovi e diversi alle discussioni — malgrado l’handicap della lingua —, dall’altro ha sottolineato ancora una volta quanto il volontariato, come momento di esperienza, maturazione e
possibilità di contatto con altre
persone e realtà, sia molto più
sentito all’estero che in Italia.
M. F.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Il culto di domenica prossima 25 marzo si terrà nella sala
Beckwith con assemblea di chiesa sul senso del culto e la possibilità di una radio evangelica
per il Distretto.
• Domenica pomeriggio, all’Asilo, è stata festeggiata l’ex
maestra elementare Amelia Schenone, della comunità di Oenova,
che ha compiuto 100 armi.
PRAMOLLO — Domenica 25
marzo avrà luogo l’assemblea di
chiesa in cui dovremo esprimere
il nostro impegno finanziario
verso la Tavola valdese per il
1991 ed eleggere due deputati alla prossima Conferenza distrettuale e un deputato al Sinodo.
• Venerdì 9 marzo è nato Andrea di Paola e Roberto Menusan. La comunità tutta si rallegra ed esprime al piccolo ed ai
genitori gli auguri più sinceri e
fraterni perché la loro vita sia
sempre guidata e benedetta dal
Signore.
• Ringraziamo di cuore il fratello Salvatore Siciliano per il
. messaggio rivoltoci nel corso del
culto da lui presieduto domenica 18 marzo e gli siamo grati
per la sua disponibilità.
• Domenica 25, alle ore 9, si
riunirà la commissione stabili
FERRERÒ • MANIGLIA —
Domenica 25 marzo alle ore Id, a
Ferrerò, si terrà l’assemblea di
chiesa per esaminare la relazione finanziaria.
• E’ mancata all’età di 83 anni
la sorella Lina Giaiero ved. Peyrot. Originaria di Inverso Rinasca, dopo il matrimonio aveva
vissuto per molti anni a Crosetto. Esprimiamo alla famiglia tutta la nostra simpatia per la perdita della loro cara.
MASSELLO — Appuntamento
per i membri di chiesa domenica
1" aprile, ore 11, per l’assemblea
di chiesa che valuterà la relazione morale e procederà alla elezione del delegato alla Conferenza distrettuale e del deputato al
Sinodo.
Matrimonio
SAN GERMANO — Sabato 10
marzo si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio Loretta
Plavan e Riccardo Long ; la benedizione del Signore accompagni
questi sposi ora e durante tutta
la loro vita.
• Domenica 11 marzo il culto
è stato presieduto dal gruppo
FGEI di S. Germano; hanno collaborato alcuni catecumeni del
IV anno. I giovani hanno dato ai
presenti un messaggio veramente
profondo, in quanto, commentando Levitico 26: 12, essi hanno saputo evidenziare chiaramente il
fatto che Dio ci è sempre e com.unque vicino : egli infatti vuole
essere per noi, per la nostra esistenza, per le nostre e le altrui
preoccupazioni. Alle nostre richieste di aiuto, egli risponde
« Sì », un si santo e salvifico.
Grazie a questi giovani e grazi■>
anche al fratello Aldo Garrone,
che il mese scorso ha presieduto
il culto in assenza del pastore.
Prossime riunioni
VILLAR PEROSA — Il calen
darlo delle riunioni proposte dalla nostra chiesa si intensifica:
— sabato 24 marzo alle ore
20,30 presso il Convitto i diaconi
delle Chiese valdesi e metodiste
si riuniranno per esaminare il
progetto della Commissione sul
ruolo diaconale e per il corso di
formazione ;
— il culto di domenica 25, che
si terrà al Convitto, sarà presieduto dalla Egei;
— le prossime riunioni quartierali (ore 20,30) si terranno ai
Tupini mercoledì 28 marzo ed al
Convitto venerdì 30 ma»-zo
• Ringraziamo il gruppo di lavoro per la corvée di pulitura intorno al tempio.
Lutti
RORA’ — Dopo breve permanenza al Rifugio Carlo Alberto è
mancato all’età di 81 anni Enrico
Durand.
Condoglianze ai parenti.
POMARETTO — E’ mancato
improvvisamente ai suoi cari Romano Coucourde, di 52 anni; l’evangelo della risurrezione è stato
annunciato sabato 17 marzo alla
folla numerosa che ha voluto con
la sua presenza essere vicina alla
famiglia duramente colpita. La
comunità esprime ancora la sua
cristiana simpatia.
In visita all’Asiio
VILLASECCA — Domenica 25
marzo la nostra Unione femminile farà visita all’Asilo di S. Ger
mano. Raduno delle auto e partenza, ore 14,15, davanti al presbiterio. Chiunque altro fosse interessato a partecipare a questa
visita è vivamente pregato di
mettersi in contatto con il pastore entro la mattinata di sabato
24, tenendo presente che la disponibilità dei posti in auto è
molto limitata.
• Da parte di tutta la comunità rinnoviamo l’espressione della
simpatia cristiana e della comunione di fede nella resurrezione
dei morti in Cristo ai familiari di
Susiuina Artus ved. Barus.
23, 24 e 25 marzo
n CORSO PER DIACONI
E OPERATORI
VILLAR PEROSA — La foresteria è
sede di un incontro di diaconi e operatori, che inizia venerdì alle ore 9
e prevede momenti di studio, incontri
comunitari e visite a centri diaconali.
24 e 25 marzo
□ CONVEGNO EGEI
SULL’OBIEZIONE
DI COSCIENZA
PINEROLO — Presso i locali della
chiesa valdese in via dei Mille, con
Inizio alle ore 10,30 di sabato, si
svolge un convegno FGEI sul tema:
« Obiezione di coscienza; il servizio
civile negli enti evangelici ».
Per informazioni tei. 0121/201865
(Daniele Griot).
______Domenica 25 marzo
n INCONTRO DEI
CONFERMANDI
AGAPE — I catecumeni del 1” Distretto che si preparano alla confermazione hanno il loro tradizionale incontro ad Agape. La giornata inizia con
il culto a Prali alle ore 10.30.
n DIACONIA
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista, per l’organizzazione del 1” circuito, ii pastore Sergio
Aquilante illustrerà, con proiezione di
diapositive, l’opera diaconale del centro La noce di Palermo.
Domenica 1“ aprile
n DONNE E LAVORO
PINEROLO — Presso la Chiesa valdese si tiene un convegno regionale
piemontese della FDEI sul tema « 11
rapporto tra le donne e il lavoro ». Dopo il culto (ore 10) presieduto da un
gruppo di donne e il pranzo al sacco,
nel pomeriggio si tiene (ore 14) un incontro con una rappresentante della
Casa delle donne di Torino.
n CONVEGNO DEI
MONITORI
DEL 1“ CIRCUITO
ANGROGNA — Alia Foresteria « La
Rocciaglia », dalie ore 9,30 alle 17, si
tiene un convegno di formazione per I
monitori del 1° Circuito. Avvisare della partecipazione F. Taglierò (telef.
91550).
10
10 valli valdesi
23 marzo 1990
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
AMMINISTRATIVE DEL 6 MAGGIO
Sostegno alla zootecnia rosso verde
E’ Stato istituito un fondo di solidarietà tra allevatori - Copertura
del palaghiaccio: si aspetta la concessione del finanziamento
Non ci saranno vincoli tra persone elette e
partiti che hanno concorso alla loro elezione
Penultima riunione per il consiglio della Comunità montana
Val Pel lice giovedì 15 scorso
(Pultima si è svolta mercoledì
21) prima delle elezioni; i rappresentanti che i 9 comuni della valle eleggeranno si ritroveranno nel corso della prossima
estate o dovranno attendere l’autunno e con esso il riequilibrio
e le alleanze fra i gruppi politici?
C'è già chi si sbizzarrisce ad
ipotizzare formule e nomi; ci
sarà un nuovo presidente o l’arch.
Longo succederà a se stesso?
Staremo a vedere...
Torniamo all’attualità politica
ed agli ultimi adempimenti assunti.
Tre deliberazioni riguardano
ancora la copertura del palaghiaccio di Torre Pellice, di cui si
parla ormai da anni ma i cui
lavori non potranno aver inizio
neppure quest’anno. La vicenda
pare avere dell’incredibile, eppure questa è la lunghezza dei tempi burocratici: due anni or sono, approfittando della legge nota come legge per i mondiali di
calcio, veniva presentato al ministero il progetto per la copertura. Giunto il parere favorevole, è stata la volta della Cassa
depositi e prestiti che concretamente deve concedere il mutuo che lo stato provvederà a
coprire. Finalmente da parte della Cassa DDPP è giunta l’autorizzazione a chiedere il mutuo
ed è appunto questo che la Comimità montana ha fatto. D’ora
in poi si tratta di aspettare la
concessione di questo finanzia
mento, e poi di partire con i
lavori. Si sa già che in linea di
massima l’intervento sarà eseguito dalla ditta Zublena di Pinerolo per la parte in cemento
armato, mentre alla copertura
in legno lamellare provvederà
una ditta di Bressanone specializzata nel settore.
.Se queste lungaggini hanno
prodotto in tutti amarezza, ancor di più si può dire per il rinvio a data da destinarsi dell’esame delle varianti al piano regolatore di valle; alcune di esse
attendono soluzione da quasi 10
anni, e si dimostrerebbero, se
attuate, estremamente utili ai
cittadini; se ne riparlerà invece
nella prossima tornata amministrativa.
A fronte di queste preoccupazioni, almeno un argomento è
giunto all’approvazione finale: il
fondo di solidarietà per il risanamento del patrimonio bovino.
La situazione generale della
zootecnia in valle è migliorata
assai negli ultimi anni: basti
pensare che esistono comuni totalmente esenti da TBC o brucellosi; tuttavia la p>ercentuale
di stalle infette è ancora superiore a queiri%, limite necessario perché una zona venga definita « ufficialmente indenne ».
Dunque abbiamo ancora avuto, anche nel corso del 1989, degli abbattimenti di animali malati (79 su un patrimonio di 5.281
bovini da riproduzione).
Proprio per venire incontro
agli allevatori, che dagli abbattimenti ricevono un notevole danno, ma anche rispetto a possi
I giovani e le opposizioni: i servizi sociali
sono un diritto di tutti
PINEROLO — La decisione del Consiglio comunale di destinare l’ex cinema Primavera, da anni in disuso, ad ampliamento del
Museo della Cavalleria per la collocazione di vecchi carri armati ha
suscitato le proteste dei collettivi giovanili delle parrocchie cattoliche, della GIOC, di DP, dell’ARCI, che lunedi 19 sono venuti in
massa a contestare la decisione presa il venerdì precedente, il sindaco, Trombetto, non ha mancato di vedere in questo una provocazione elettorale delle sinistre ed ha invocato un « trionfo democristiano, alla RDT », per limitare queste manifestazioni. In
fondo i giovani hanno solo da costituirsi come associazione e avranno una sede. Ma i giovani e l’opposizione (PCI e verdi arcobaleno)
hanno replicato che i servizi sociali sono un diritto e non è necessario avere tessere per usufruirne. I giovani chiedono che sìa costituito un centro polivalente per le attività autogestite (musica,
teatro, dibattiti) di tutti i giovani di Pinerolo e, per questo, nei
giorrd scorsi hanno raccolto oltre mille firme su una petizione consegnata al sindaco l’8 febbraio scorso.
Giovanni Ayassot esce dal PCI e denuncia
la « disonestà intellettuale »
TORINO — AH’inizio delTanno Giovanni Ayassot, da oltre vent’anni iscritto al PCI, ha annunciato la sua decisione di uscire dal
partito di Occhetto.
Ayassot, dirigente RAI di Torino, è stato in passato capogruppo
a Pinerolo, consigliere comunale e provinciale a Torino, senatore.
Lo ha spinto a questa decisione « la disonestà intellettuale del PCI,
che sta facendo tardi e male qualcosa che doveva fare lo anni
fa. Lo sta facendo soltanto adesso, dopo quello che è successo e
sta succedendo nei paesi dell’Est ».
Negli ambienti politici torinesi Ayassot viene dato come probile candidato PSI alle prossime elezioni amministrative di maggio.
Ridefinita la mappa degli esercizi pubblici:
erano troppi nel centro
TORRE PELLICE — Il consiglio comunale ha ridefinito la mappa degli esercizi pubblici, partendo dalla considerazione del fatto
che negli ultimi anni si è registrata una concentrazione dei punti di
somministrazione bevande e alimenti nel concentrico, mentre altri
punti più periferici sono stati chiusi o ne è stata cambiata la destinazione d’uso (l’esempio più macroscopico è quello dell’ex seggiovia). Sulla base di questi elementi è stato posto il blocco a nuove licenze di questo tipo all’interno del centro abitato, lasciando
invece aperte delle possibilità nella zona periferica.
bili altri incidenti che vanno dai
fulmini alle cadute, ecc., è stato
istituito questo fondo di solidarietà, che consentirà agli allevatori che vorranno aderirvi di riccT-'ere un sostegno di 300.000 lire per capo. Ogni allevatore, se
vorrà parteciparvi, verserà 5.000
lire per animale; i comuni interverranno economicamente a loro
volta; solo Bricherasio (da tempo abituata a "chiamarsi fuori”)
e Villar Pellice (dove già esiste
una mutua bestiame) hanno deciso di non aderire; se singoli
allevatori dei due comuni lo vorranno, potranno comunque aderirvi personalmente, con un lieve aggravio di spesa. Mentre segnaliamo questa iniziativa come
un utile sostegno all’attività agricola di valle, rendiamo noto
che la stessa (Comunità montana ha organizzato per sabato 24
marzo alle ore 14, presso la sede, un incontro pubblico sulla
qualità della carne in vai Pellice.
Piervaldo Rostan
PINEROLO — Democrazia
Proletaria ha sciolto le sue riserve; parteciperà alla lista civica
con propri esponenti e rinuncerà,
come ha fatto anche il PCI, a
presentare la propria lista alle
elezioni comunali. Lo si è appreso nell’assemblea dei promotori
della lista civica, che si è svolta
nei giorni scorsi.
Da quest’assemblea sono emerse importanti novità circa la natura della lista civica. In un documento, letto da Giorgio Gardiol, viene chiaramente detto che
non esisteranno vincoli tra gli
eletti e le organizzazioni politiche che hanno concorso alla loro
elezione. La lista è dunque formata da persone che — a titolo
individuale, e senza dimenticare
la loro militanza — accettano il
programma. I partiti rinunciano
ad una presentazione autonoma
e accettano di svolgere il loro ruolo solo nella società e non in consiglio comunale per i prossimi
cinque anni. Vi saranno un certo numero di « garanti », il cui
compito è quello di organizzare
confronti pubblici sull’attività
della lista e sul rapporto cittadini-istituzioni.
Le candidature saranno vagliate da un gruppo di persone e poi
approvate nell’assemblea di costituzione della lista. Proprio
sul tema della formazione della
lista si è verificato un contrasto
di posizioni tra Ignazio Puleo, segretario cittadino del PCI, e
Giorgio Gardiol. Per il primo la
lista è vista come una apertura
della lista comunista alla società civile e ad altri partiti, mentre per il secondo la novità della
lista sta appunto nella rinuncia
dei partiti alla presentazione di
una lista propria e nella partecipazione individuale di « chi ci
sta ».
I contrasti si sono appianati
con la decisione della formalizzazione di un comitato elettorale
che proporrà i nomi ad una assemblea costituente, che potrà
anche bocciarli o cambiarli. Non
dovrebbero così esserci nomi garantiti dai partiti, ma solo proposti.
LUSERNA SAN GIOVANNI
I progetti per i prossimi anni
In un lunghissimo ordine del giorno spiccano il riordino dell’acquedotto e la ristrutturazione del cinema Santa Croce a Luserna alta
Con le ultime 58 deliberazioni
si è conclusa anche la tornata
amministrativa di Luserna San
Giovanni; un ordine del giorno
"fiume", con ima maggioranza,
di per sé incapace di garantire
il numero legale per l’avvio dei
lavori, e una lunga serie di deliberazioni legate o al personale
dipendente del comune o a contributi ad associazioni varie.
Rispetto a tutta una serie di
decisioni ci si potrebbe chiedere,
e il gruppo comunista lo ha fatto, come mai tutto sia arrivato
alla discussione in quest’ultimo
consiglio preelettorale ; tuttavia
alcuni atti vanno segnalati per
l’influenza che potrebbero avere
nei prossimi anni.
Si tratta in particolare dei progetti di massima di riordino dell’acquedotto e della ristrutturazione del cinema Santa Croce di
Luserna Alta.
Rispetto alla rete idrica, qui
come altrove, si risentono gli effetti negativi della siccità: «Ci
sono zone del comune che nel fine settimana rimangono a secco » è stato detto da consiglieri ;
« La portata attuale alle sorgenti
di Mugniva è meno della metà
della media » è stato detto da altri. « Certo — ha aggiunto Suppo — incide la situazione contingente, ma sono anni che si paria
di lavori da fare all’acquedotto,
di perdite sulle rete, di serbatoi
vecchi, e la soluzione tarda a venire ».
« La soluzione sta nel progetto
che andiamo ad approvare », è
stato ribadito dalla maggioranza.
Vediamolo dunque: sono previsti lavori per 2 miliardi e mezzo,
IVA esclusa, suddivisi nei prossimi dieci anni ; 10 lotti, secondo diverse priorità. Sostituzione di tubature che hanno più di trent’anni, nuovi serbatoi, nuove sorgenti; un’operazione, per quanto necessaria, che oggi come oggi può
anche apparire demagogica; quel
che è sicuro è che la cifra prevista è destinata ad aumentare in
modo forse considerevole.
Altro progetto di massima, di
cui si parla da tempo è quello
della ristrutturazione dell’ex cinema Santa Croce, una sala destinata a diventare luogo per teatro
(sono previsti oltre al palco anche i camerini), per conferenze e
concerti; si esclude la possibilità
di proiezioni cinematografiche,
nella linea della complementarità con il cinema Trento di Torre
Pellice e non deH’alternativa.
Saranno 180 i posti a sedere;
la spesa al momento indicata per
i lavori supera appena i 600 milioni, ma anche su questo punto
attendiamo di vedere il consuntivo.
Due argomenti infine, destinati
a trovare soluzione in tempi più
brevi. La raccolta dei rifiuti ne
gli appositi cassonetti nelle zone
a bassa e media densità abitativa dovrà aver luogo settimanalmente e non più bimestralmente
con problemi di fuoriuscite e di
puzza.
Una buona notizia infine; i lavori di ampliamento del cavalcavia sulla ferrovia, in via Gianavello, dovrebbero svolgersi entro
il 1991 : è stato infatti raggiunto
un accordo di massima fra Comune e Provincia che a questo
punto può procedere nell’appalto
dei lavori.
O. N.
Nella zona industriale di Luserna il capannone dell’ex fonderia
Omef è abbandonato da anni; quale seduzione per questa struttura?
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11
23 marzo 1990
valli valdesi 11
VAL RELUCE
Siccità: problema grave
In un quartiere di Torre le fontane cominciano a prosciugarsi - La
solidarietà e la necessità di intervenire con opere straordinarie
Dibattiti
La siccità assume di giorno in
giorno maggiore gravità; i problemi si possono riscontrare sia
a livello di approvvigionamento
idrico, sia per le coltivazioni agricole.
Sul secondo fronte, solo nei
prossimi mesi si potranno quantificare i danni concreti, che potrebbero essere elevatissimi se
neppure le tradizionali piogge
primaverili dovessero essere abbondanti oppure potrebbero anche essere contenuti.
Ma l’acqua manca, e non da
oggi, a molte abitazioni; già mesi or sono le autobotti rifornivano le abitazioni di Prarostino
e di altri Comuni; man mano
che passa il tempo, però, tutte
le abitazioni che non possono
contare sul collegamento ad un
acquedotto ed hanno unicamente come rifornimento una fontana vedono assottigliarsi fino a
sparire quel filo d’acqua che fine a qualche anno fa sembrava
inesauribile.
A Torre Pellice c’è un’intera
zona del paese in questa condizione; è quella dell’Inverso Roland!. Una sessantina di persone residenti, per lo più in case
sparse su una lunghezza di alcuni chilometri e separate dal
Pellice in secca da una striscia
di prati coltivati da alcune azicnde agricole.
L’acquedotto non esiste, ma da
secoli ci sono ottime fontane;
quando proprio d’inverno, più
per il gelo che 'per la siccità,
l’acqua delle fontane mancava,
si faceva ricorso a quella dei
« coumbal ».
Adesso però le famiglie in difficoltà sono molte: c’è chi da
settimane è costretto ad approvvigionarsi con taniche presso i
vicini, chi riceve ancora acqua
dalle fontane, ma con portata
ridottissima. E se il problema
è grave per tutte le famiglie, lo
è ancor di più per chi ha una
azienda agricolà e quindi deve
abbeverare anche il bestiame.
Così si raccolgono le firme, la
petizione arriva in Comune ed
il sindaco indice prontamente
una riunione: « Si tratta — dice
Armand Plugon — anzitutto di
capire quali sono le esigenze immediate, sia per uso domestico
che per gli animali. Bisogna anche fare una specie di censimento^ dei serbatoi eventualmente a
disposizione presso le case, in
modo da consentire un approvvigionamento tramite autobotti ».
Retto e fatto; le situazioni « al
collasso » sono per ora poche,
ma i rischi che la cosa si estenda sono elevati.
La solidarietà fra le famiglie,
dicevamo, è già scattata da tempo, c’è una forte disponibilità a
collaborare con Tamministrazione: « Se non abbiamo serbatoi
ci attrezzeremo »; ma anche una
giusta esigenza: studiare una
soluzione radicale per la questione.
Emerge la necessità di fare
un grosso investimento per risolvere il problema, analogamente a quanto accaduto negli anni
’60 nell'indiritto quando con un
consorzio fu possibile dar vita
ad un acquedotto senza il quale
oggi molte famiglie sarebbero
senz’acqua.
« Si potranno studiare le possibili soluzioni, quali un’estensione all'inverso dell’acquedotto comunale, ma ciò comporterà dei
costi elevatissimi, difficili da sopportare dalla sola amministrazione comunale — dice ancora
il sindaco —; bisognerà vedere
se da parte dello stato ci saranno finanziamenti per la questione idrica, ma anche in questo
caso i tempi saranno inevitabilmente lunghi... ».
Dalla gente vengono anche
delle proposte; è difficile man
dar giù che si trovino centinaia
di miliardi per gli stadi dei mondiali di calcio e non i soldi per
opere necessarie ed urgenti.
Vien fuori, per esempio, che
un po’ più in alto, sulla montagna, ci sono fontane che ancor
oggi, malgrado il periodo ed una
cura non troppo puntuale, hanno una portata considerevole:
non si potrebbe prevedere un
investimento per recuperare
quell’acqua? Ed ancora, perché
non costruire dei pozzi di approvvigionamento verso Villar
Pellice in modo da garantire l’acqua a tutti?
Sono tutte soluzioni da verificare: tecnicamente, con la società che gestisce gli acquedotti,
con gli enti pubblici « superio
PINEROLO — Sabato 24 marzo, alle ore 21, presso l'audltorium di corso
Piave 7, avrà luogo un pubblico dibattito sul tema: « Individuo, etica, società: i problemi del nuovo Mezzogiorno ». Interverranno Sergio Aquilante, direttore del centro La noce di Palermo,
ed II parlamentare europeo Biagio De
Giovanni.
TORRE PELLICE — Lunedi 26 marzo,
ore 21, presso la Comunità montana,
l'on. Migliasso presenterà la proposta
di legge di iniziativa popolare « Per
rendere più umani i tempi del lavoro,
gli orari della città, il ritmo della vita », promossa dalle donne comuniste.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 22 marzo,
ore 16.45, avrà luogo al Centro d'incontro la riunione quindicinale del
Gruppo Italia 90 Val Pellice.
Incontri
A volte la fontana non basta più.
ri » per un possibile finanziamento; sicuramente occorre partire,
individuare la soluzione più valida, fare un progetto, tanto più
tenendo conto dei tempi che occorrono per una risposta sul piano economico.
Piervaldo Rostan
PEROSA ARCONTI MA — Sabato 24
marzo, alle ore 15, presso la sala consiliare della Comunità montana, avrà
luogo un incontro pubblico sul tema:
« Uso plurimo delle acque e tutela
del territorio ».
Cantavalli
ROURE — Sabato 24 marzo, alle
ore 21, Caterina Bueno presenterà le
canzoni popolari toscane.
Cinema
TORRE PELLICE — Al cinema Trento, venerdì 23 marzo, ore 21.15, «Mister
Train » di Jim Jarmusch.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Si sciopera alla Coreos
Non facili le trattative, in corso dal mese di gennaio,
zione e sindacati - Si discute di salario, occupazione,
E’ vertenza alla Coreos di Lusema, la fabbrica che produce
anelli di tenuta e che, da quando si è insediata in vai Pellice,
garantisce un numero significativo di posti di lavoro.
« In gennaio — ci dice Mirella Benedetto, del consiglio di
fabbrica — sono iniziate le trattative sulla piattaforma integrativa aziendale tra la direzione,
il consiglio di fabbrica e le organizzazioni sindacali.
La piattaforma, sottoposta all’approvazione dei dipendenti,
vuole essere un’occasione per recuperare e rinsaldare un rapporto tra lax’oratori e loro rappresentanti, dopo un periodo di crisi, ed affronta temi quali: il salario, l'ambiente, il trattamento
di malattia, la professionalità e
l’occupazione ».
Parlando con i lavoratori pare di capire però che ci sia necessità di confronto anche rispetto al trattamento economico.
« Certamente; anzi direi che è
soprattutto questo aspetto a generare maggiore coinvolgimento
e a sxnluppare aspettative ed interesse tra i lavoratori ».
Qual è stata la risposta dell’azienda?
« Le trattative si sono momen
fra direambiente
La sede della Coreos nella zona industriale di Luserna.
taneamente rotte proprio sul salario in quanto le proposte ci
sono parse insoddisfacenti: l’istituzione di un premio qualità,
una revisione del premio di produttività e solo una minima parte di salario "fresco" risultano
slegati dalle nostre richieste, di
cui si parlava prima.
Per dimostrare il loro malcontento rispetto alle risposte della direzione i dipendenti sono
entrati in sciopero nei giorni
scorsi per un totale di 12 ore ».
La fabbrica ha chiesto ed ottenuto, recentemente, un’autorizzazione per nuove lavorazioni, i
lavoratori parlano del problema
ambientale; ci sono dei rischi?
Lo abbiamo chiesto al dott.
Pratesi, del servizio igiene ambiente deirUSSL.
« Rispetto all’autorizzazione si
tratta in pratica dell'introduzione di una nuova macchina che,
per altro, è costruita con vari
.sistemi di sicurezza per chi de
ve lavorarci intorno. Dobbiamo
poi tener conto che sia per possibili rischi per i dipendenti che
per l’esterno, trattandosi di lavorazioni portate qui da Pinerolo, abbiamo in mano anche
le dichiarazioni di idoneità dell’USSL 44».
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« La mia grazia ti basta »
(II Corinzi 12: 9)
I familiari di
Arnaldo CardioI
ringraziano tutti coloro che sono stati
vicini nella malattia e nella dipartenza del loro caro.
S. Secondo di Pinerolo, 12 marzo 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Dio è amore »
(I Giov. 4: 16)
I familiari della compianta
Elvina Romano ved. Fornerone
commossi e riconoscenti iper la dimostrazione di stima e affetto tributata alla cara mamma e nonna, ringraziano
di cuore quanti con fiori, scritti, opere
di bene, parole di conforto e presenza,
sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al
dott. Madoglio, che tanto amorevolmente l’ha seguita nella lunga malattia. Un 'grazie di cuore al pastore
Bertolino per il conforto dato e ai parenti e amici che Thanno aiutata nei
suoi ultimi giorni di vita.
S. Secondo, 13 marzo 1990.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli e i familiari tutti
del caro
Romano Coucourde
profondamente commossi e riconoscenti, neiriimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutte le persone che
con affetto, stima ed in ogni altro modo hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare a coloro che
hanno prestato i primi soccorsi e alréquipe medica deH’Ospedale valdese
di Pomaretto.
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(c Beati quelli che piangono,
perché saranno consolati »
(Matteo 5: 4)
Lunedi 26 febbraio si è spenta a Genova dopo lunga malattia affrontata
con cosciente e indomito coraggio
Lisi Patrone Bisio
Ne danno l’annunzio parenti ed amici presenti al servizio funebre della
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tutti con immutato affetto.
Genova, 23 marzo 1990.
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12
12 fatti e problemi
23 marzo 1990
VERSO LE « COLOMBIADI »
AMNESTY INTERNATIONAL
1492-1992: a cinquecento
anni dalla conquista
Per i popoli indigeni la scoperta dell’America rappresentò il genocidio, lo sterminio, la fine di una cultura: ricordiamocene tutti!
Mentre i mezzi di comunicazione ci parlano sempre più
spesso di « Colombiadi » ricordandoci che siamo ormai alla vigilia delle celebrazioni per il
quinto centenario della « scoperta » deirAmerica, a cui si stanno predisponendo paesi europei
e del continente americano, da
più parti si consolidano con meno clamore progetti per dare vita a controcelebrazioni, il cui
compito è quello di analizzare
in modo critico gli avvenimenti
storici.
Se la storia non si disfa, essa
ci può però insegnare a migliorare il nostro atteggiamento individuale e collettivo; una corretta analisi degli avvenimenti
che costituiscono il nostro passato è indispensabile per costruire in modo diverso il futuro. In
tale ottica si pongono dunque
le iniziative che, su istanza delle popolazioni indigene amerinde, intendono far conoscere la
storia vista dalla parte degli
sconfitti: una storia fatta soprattutto di violenze, di soprusi e
di rapine avvenute nei confronti delle nazioni indigene ad opera dei conquistatori detti « civili », che spesso recavano oltre
alla spada anche la croce divenuta, per troppi, simbolo di dominazione anziché di liberazione.
Non è certo facile competere
con un progetto nazionale a cui
collaborano politici, amministratori, studiosi e storici che insieme tentano di promuovere presso l’opinione pubblica l’immagine di un passato tutto sommato pacifico, di una mutua scoperta che ha visto « inevitabilmente » soccombere la parte più debole e che vede, ai giorni nostri,
paesi come quelli latinoamericani avviati verso la democrazia e
verso uno sviluppo di tipo occidentale (poco importa se poi le
democrazie di certi stati siano
solo apparenti e se le scelte politiche ed economiche siano spesso pilotate dalle potenze europee o dagli Stati Uniti, come abbiamo potuto constatare solo poche settimane fa all’indomani
delle elezioni in Nicaragua).
Il V centenario:
un grande affare!
Varie organizzazioni, tra cui in
Italia la Fondazione Colombo e
la Regione Liguria, stanno promuovendo il grande business che
nel 1992 vedrà sulla scena in modo particolare la città di Genova. Dopo una brillante operazione di restauro il capoluogo
ligure ospiterà infatti diverse iniziative di carattere celebrativo:
il Columbus day, con la partecipazione delle marine mercantili da tutto il mondo, una gara
di Formula 3, una mostra sui
jeans e molte altre occasioni di
festa per la cittadinanza.
Sebbene i rapporti di forza,
soprattutto di carattere economico, vedano nettamente avvantaggiati i progetti ufficiali in cui
il dialogo con l’America si situa
a livello di stati, di governi, di
ambasciatori (senza troppe distinzioni tra democrazie, pseudodemocrazie, vere e proprie dittature), diversi gruppi sono da
tempo al lavoro per dimostrare
che la « scoperta » deH’America
in realtà non fu altro che una
conquista, e per promuovere
quindi tra la gente un’immagine più obiettiva di quegli avvenimenti lontani nel tempo ma
ancora carichi di conseguenze.
Ricerche di tipo storico ed analisi delle situazioni attuali de
La riproduzione a grandezza naturale della « S. Maria », una delle
caravelle di Colombo.
gli stati sudamericani, insieme
ad una vasta opera di sensibilizzazione portata avanti a vari
livelli attraverso mostre, conferenze, coi'si ed incontri con esponenti amerindi e latinoamericani è quanto vari movimenti, associazioni ed alcune forze politiche stanno cercando di realizzare in concreto. La Lega per i
diritti dei popoli - Fondazione
Lelio Basso, si sta impegnando
nel coordinare le diverse iniziative che muovono in tale direzione.
Solidarietà con
gli indigeni
A Genova, che come si è detto rappresenta in Italia il punto di maggior riferimento per
le celebrazioni e, di conseguenza, per le controcelebrazioni, si
stanno muovendo tra gli altri
l’associazione di sostegno alle
popKtlazioni indigene del continente americano Soconas-Incomindios, associazione che da molti anni agisce nel nostro paese
per la divulgazione della cultura degli amerindi e che ha promosso molte iniziative di notevole interesse.
La realtà multietnica di Genova consente tra l’altro un approccio diverso con la storia anche nella scuola, dove accanto
ad alunni italiani sono presenti
alunni provenienti da altre culture, per lo più da paesi extracomunitari, per i quali le civiltà
europee hanno sempre rappresentato, come p>er gli amerindi,
la conquista e la rapina delle
risorse naturali, ed hanno innescato processi di impoverimento
non solo di tipo economico ma
anche di tipo culturale.
Un’immagine diversa del rapporto tra l’europeo e l’altro, la
storia vista dall’altra parte, è
dunque quanto si auspica possa
emergere attraverso una diversa educazione scolastica, ma affinché ciò possa realizzarsi sono necessari incontri di aggiornamento con gli insegnanti, cicli di lezioni sull’argomento, testi ove vi sia finalmente una lettura obiettiva della storia e dell’attualità. La conquista ed il genocidio di popolazioni indigene
è argomento che non può infatti essere relegato solo alla storia in quanto non può essere
disgiunto dall’attuale rapporto
esistente tra nord e sud del mondo, con le implicazioni che ne
conseguono sul piano ideologico, politico ed economico.
Le chiese, in particolare le
chiese evangeliche e le comunità di base cattoliche, possono
svolgere un ruolo importante alla vigilia del 1992, senza dimenticare che l’imposizione di modelli culturali diversi è avvenuta spesso sotto l’etichetta delI’« evangelizzazione » e ciò, seppure in rnisura e in modi diversi, sia ad opera della Chiesa cattolica che di chiese protestanti.
Si tratta allora di prendere coscienza di quanto è avvenuto e
di cominciare a pensare che
l’annuncio della Buona Novella
deve essere realmente tale e non
può avvenire attraverso atti di
violenza o alleanze di potere.
Nell’ottica di un messaggio di
autentica liberazione, non solo
sul piano spirituale ma anche
sul piano sociale ed economico,
deve dunque situarsi la testimonianza cristiana. Il 1992 potrebbe quindi rappresentare, in par
ticolare per le chiese evangeliche, un anno di mobilitazione in
favore delle popolazioni indigene di tutto il mondo e con particolare riferimento all’attualità
latinoamericana con quanti, siano essi discendenti di popolazioni autoctone o di antichi colonizzatori, sono oggi oppressi dalle stesse ingiustizie.
Un doveroso
atto di giustizia
La nostra chiesa, che nel passato è stata duramente perseguitata e ghettizzata, coglierà dunque l’appello che le nazioni indigene hanno già da tempo rivolto alle nazioni di tutto il mondo?
Aiutare quelle culture ad uscire dal ghetto è una battaglia doverosa ed un atto di giustizia.
Non si tratta di fare più di quanto le nostre forze ci consentano,
ma certamente alcune iniziative
potranno essere sviluppate attraverso un progressivo coinvolgimento delle nostre comunità, delle assemblee distrettuali e sinodali, della 'Tavola valdese al fine di sensibilizzare le nostre
chiese su tale argomento, anche
avvalendosi di contatti con chiese evangeliche presenti in Spagna e nelle Americhe, con i fratelli c le sorelle valdesi del Rio
della Piata.
iJn primo piccolo gesto in questa direzione è già stato fatto
ad Agape a fine febbraio dove,
nel corso di un line settimana,
alcune persone riunite intorno
ad un tavolo hanno discus,so per
due giorni verso quale direzione ci si dovrà muovere: la lunga marcia di qui al ’92 è dunque iniziata, non resta che proseguirla.
Sergio Franzese
Prigionieri
del mese
Dalla Grecia, a Cuba, all’Indonesia: tre nazioni cosi diverse,
così distanti Tuna dalTaltra, eppure tutte e tre oggetto di denunzia da parte di Amnesty
perché è violato dai loro governi il rispetto dei diritti umani.
Nel Notiziario di A.I. del mese di gennaio sono illustrate le
assurde e tristi vicende di alcuni cittadini di questi stati.
Daniel Kokkalis - GRECIA
Ventino ve anni, sposato, testimone di Geova. E’ in prigione
dal marzo 1988, condannato a 4
anni di carcere per il rifiuto del
servizio militare. Il servizio alternativo non armato offerto agli
obiettori di coscienza dura in
Grecia un tempo doppio di quello armato. Nel luglio ’87 Daniel
Kokkalis fu riconosciuto dal ministero deirinterno ministro di
culto dei testimoni di Geova nella provincia dell’Attica. La legge che esonera dal servizio militare «ministri di culto, monaci o
seminaristi di religioni note » entrò in vigore nel settembre ’88.
’Tuttavia il giovane Kokkalis fu
condannato nel luglio ’89. Al ricorso da lui presentato il 31 ottobre scorso, lo stato rispose
che la sua richiesta veniva respinta perché « la fede dei testimoni di Geova non è una religione nota ».
Si prega di scrivere cortesemente (in inglese o italiano) per
chiedere il suo rilascio immediato e senza condizioni a:
President Chrìstos Sartzetakis
Office of thè President
17 Stisichorov Street
Atene - Grecia
Elizardo Sanchez Santa Cruz
CUBA
Quarantacinque anni, professore di filosofia all’Università dell’Avana e presidente della Commissione cubana per i diritti
umani e per la riconciliazione
nazionale, organizzazione che
egli stesso aveva fondato nell’ottobre ’87. Nelle prime ore del
mattino del 6 agosto ’89 fu arrestato nella sua casa. Più tardi, nello stesso giorno, vennero
arrestati altri due attivisti per i
diritti umani. Tutti e tre furono
condannati « per aver diffuso
false notizie allo scopo di danneggiare il prestigio e l’onore
dello stato cubano », con chiara
allusione alle interviste rilasciate dai tre a giornalisti stranieri.
Al processo celebrato il 17 novembre Santa Cruz verme condannato a due anni di prigione.
Egli era già stato arrestato nelT86 e trattenuto in carcere fino
al maggio delT87, per aver denunziato ai giornalisti stranieri
le violazioni dei diritti umani
perpetrate a Cuba.
Inviate appelli cortesi, in spagnolo o italiano, per la sua liberazione incondizionata a:
Su Excelencia Comandante en
Jefe Dr. Fidel Castro
Presidente de la República
Ciudad de Habana - Cuba
Alexander Warouw e
Manan Effendi INDONESIA
Rispettivamente di 72 e 69 anni. Furono arrestati nell'ottobre
’65, poche settimane dopo un fallito colpo di stato e l’assassinio
di sei generali, addebitati al partito comunista indonesiano. Questi fatti causarono il bando del
partito comunista e la violenta
reazione delTautorità di governo, che portò alla morte di mezzo milione di indonesiani e all’arresto di circa un milione. Warouw e Effendi erano membri
del partito comunista. Furono
processati nel ’67 con l’accusa
di sovversione, anche se non vi
era alcuna prova che avessero partecipato al complotto per
il colpo di stato; il primo venne
condannato all’ergastolo, il secondo alla pena di morte. In seguito la pena capitale fu commutata in ergastolo.
Si prega di chiedere la liberazione dei due anziani indonesiani inviando appelli, in inglese o italiano, a:
Let. Ismail Saleh S. H.
Mentori Kehakiman
Jalan Hayam Wuruk 7
Jakarta, Pusat - Indonesia
AMNESTY
ALLA FIERA DEL LIBRO
DI MOSCA
« I nostri Rapporti sulle violazioni dei diritti umani nel mondo sono stati esposti nello scorso mese di settembre alla Fiera
del libro di Mosca, ove Amnesty
è stata ospitata per la prima
volta. Oltre 1.000 persone hanno visitato lo stand di A.I. e oltre 500 hanno firmato l’appello
per fermare le esecuzioni capitali. Tra essi vi erano studenti,
soldati, avvocati, ingegneri, editori ed ex prigionieri di coscienza. Cittadini di ogni regione dell’Unione Sovietica e di diversi
paesi dell’est europeo hanno visitato la Fiera.
Molti hanno manifestato il de
siderio di lavorare per i diritti umani e per l’abolizione della
pena di morte.
La speranza espressa nel corso dell’ultimo congresso internazionale di A.I., a Dublino, di costituire sezioni di Amnesty nei
paesi dell’est sembra dunque vicina a realizzarsi ».
(dal Notiziario di A.I.).
A cura del
Gruppo Italia 90 Val Pellice
Tel. 0121/91041
NAMIBIA
No alla pena di morte
La Sezione italiana di Amnesty International comunica che
la Namibia sta per diventare il
trentanovesimo stato al mondo
che ha deciso di abolire completamente la pena capitale dal proprio ordinamento.
L’avvenimento si è prodotto il
21 marzo, con l’entrata in vigore
della Costituzione della Namibia indipendente.
Inoltre la Costituzione prevede particolari garanzie e norme a tutela dei diritti umani:
sarà garantito il « diritto alla
vita », ed è stabilito che la detenzione amministrativa può aver luogo solo in seguito a proclamazione dello stato d’emergenza.
In base agli stessi principi
ispiratori, la carta costituzionale
proibisce gli arresti arbitrari.
la tortura e i trattamenti inumani e degradanti.
Altre disposizioni riguardano
« il diritto ad un equo processo, alla libertà di espressione, di
religione e di associazione ».
Alcuni diritti — prosegue il comunicato di A.I. — quali il diritto alla vita, all’integrità fisica,
ad un equo processo, alla libertà di espressione, religione ed
associazione, non potranno essere sospesi neanche in caso di
uno « stato di pubblica emergenza che minacci la vita della nazione e l’ordine costituzionale »■
Nel mese di febbraio, conclude il comunicato, una delegazione di A.I. aveva visitato la
Namibia per esaminare le « future necessarie garanzie in difesa dei diritti umani ».