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" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cup
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.iUOVO
Anno LXXIX — Numi 49
— Abbonamento : Lire 600 per I interno. Lire 1000 per 1 estero 4- Sped ìzìone in abbonamento postale. 1 ■ Groppo
Amministrazione : Glaudiana^T Torre Pollice
------------ —fr.------—-------------------------------
TORRE PELLI CE. Natale 1949
Ella diè alla luce il suo figliuolo unigenito e lo fasciò e lo
pose a giacere in una mangiatoia, perchè npn v'era
posto per loro nell'albergo San Luca 2:7
Ogni armo m jVutdl« le chiese si riempUmdi di
adoratori e di uditori, occorsi da vicino e da lontano.
Ogni anno, a Natale, le 'folle cristiane o( ps^tido
driistiane, (sólf® la spinta della ^ede o di uni mgo
confotinvisina religioso, si mestoni» iti mcmirTiento
e ditìono, con gli antichi pastori: «.Passiamo fino
a Betleem e vediamo questo che è avvenuto- e che
il Signore ci ha fatto conoscere ».
Ma Betleem non è una grande città, non possiede degli albeg-ghi di lusso ; c’è tutt’al più una nmdesta locanda, dove Maria e Giuseppe non piossaao
neppure essere accolti; e bisogna che la Cristianità
odierna, cosi fiera, così sicura di se stessa, acconsenta « curvarsi per penetrare nell’umile stalla dove il Cristo € natio e per meditare sid significato
della Sua divina presenaa nel mondo.
Ostilità, indiffererim, opportunistrip? Forse un
po’ di- tuUb ciò. C’è chi gli chiude porta io, ‘fa^
eia con crudele insensibilità e con disprezzo; c è
chi ha paura di compromettersi davmtti agli amici
ed ai conoscenti; c’è chi teme di no fi poter più regolare la propria vita come twrebbfi dal rnomento
che Cristo è presente. E poi c’è proprio bisogno di
Lui? Non ci basta la nostra famiiii'éì il nostro pane, la nostra salute, il nostro ambiente, la nostra
civiltà, la nostra giustizia, ht nostra libertà, la, nostra pace? Che cosa può ancora insegnarci il Cristo
in un tempo in cui la mano e la scienza dell’uomo
sembrano capaci di illuminare i misteri più aretini ?
Perchè dovremmo aprire il nostro albergo, il nostro cuore, la nostra dimora, il nastrò inondo alPOspite divino? I
Se si sapesse quando Gesù deve miotiameaiei
tornare, come Signore degli uomini e della, siprid
e non più soltanto cornei « Gesù bambino », la povera ed umile locanda di Betleem si trasformerebbe
per opera della fede o chU’òpprjrtiuùsmo. o dello
sfruttamento dei fatti « religiosi » in un magnifico
e lussuoso albergo ovvero in una grandiosa cattedrale coperta di fiori, di luci e di tesori. Ma nelPiacertezza pittanvente umana del Smo ritorno, il mondo
non si commuove molto; le folle si raccolgono nelle
chiese il giorno di Natale e poi tornano a vivere nel
grande albergo terreno dove sembra che non ci sia
proprio posto per ospitare Gesù.
Nessuno cil fraintenda. Grazie u Dho, ci Sono in
questo mondo dei cuori nei quali Gesù Cristo dimora, con la Sua luce, con la Sua pace, con la Sua Parola di verità. Ma c’è wto/ue urt uasflo àampo 'doudi
sembra che la Sua presenza sia inutile, inopportuna,
inqxdetante, superata', il nwndo della sapienza U~
mona e delle ideologie politiche; il mondo di quanti credono nella legge dell'ingannQ e della sopraffazione; il mondo dei ¡forti e dei violenti, di quanti
confessarto che il loro dio è a il ventre »; ed nuche
il nostro mondo « cristian>o », an-he la nostra civiltà « cristiana », anche la nostra vita « cristiana »dove
si può tonZe volte dire che tutte le stanze, tutti ^
settori sono già occupati e che non c’è più posto per
Gesù.
Molti si fermano a parlare di Cristo ed a giudicare il prò e il contro della sua venuta; ma l Ospite
divino trova pochi alberghi disposti ad accoglierlo
e deve rifugiarsi ancora oggi in qualche altra dimora, come un giorno nell’umile mangiatoia di Betleem.
SempUcemlente perchè Egli è txeifigào per tuoi e
noi abbiamo bisogno di Lui, t - e
Il senso vero e profondo del NaM^ è tutta qui.
¡demo, aoa
natali zia,
e può essere
eata e beaepiù staccarci
•eonscàiiti e'
Non nel quadro esteriore, antica o
sopratutto nella multiforme agitaz
ma nella certezza che l’Ospite divinoìf
per tutti noi e per il mondo l’Ospite
detto. Colui dal quale non possiami^
talmente Egli d ha errati, ai
la Cui povertà è per noi fonte di ricchezza, di ginia, di speranza e di pace.
« E venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli
ha dato il diritto di diventare figliuoli di Dio ».
Coloro i quali hanno già aperto la porta del loro
cuore e della loro tdta al Cristip, così da poter dire
con S. Paolo : « Non sono più io che vivo, ma è
Cristo che vive in me » conoscono per esperienza
le benedizioni spirituali che l’Ospite divino reca con
se e non patiranno far altro che ripetere, in, questà
Natale, l’antica preghiera dell’Apocalisse : « Vieni, Signor Gesù!»
E vaglia Iddio, fratelli e sorelle nella fede, cho
molti si uniscano in questa semplice preghiera, e
siano veramente resi capaci di abbracciare « la
larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità
dell’amore di Cristo ».
Senza di Lui, Natale non è Natolo e la vita è una
morte. Perciò l’Ospite divino chiede di entrare anche jvegU alberghi più ntffollati, nei diari più induriti, nelle esistenze più desolate, nelle coscienze
più tormentate: « Ecco, io sto alla porta e picchio;
se uno ode la mia voce ed apre la porta, io enlrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco ».
Ermanno Roslan
Anno Santo e comunione dei santi
*er buone ragioni bibliche e stohe noi cristiani evangelici non abmo l’Anno Santo romano.
Via ben riconosciamo l’obbhgo di
isacrare al JSignore ogni anno e
indi anche quello che sta per conciare. Se con sincerità di cuore
i Gli promettiamo di viverlo con
i e per Lui e faremo ogni sforzo
r mantenere la nostra promessa,
Giovandogli ogni giorno il dono
I corpo e ideiranima nostra, di lutquello che abbiamo e di tutto quelche siamo, in ubbidienza alla sua
ce che ci ripete: « Siate satUi,
ichè io sono santo » (Lev, 19, 2;
Pietro 1, 16), quest’anno potrà a
tiene chiamarsi santo per noi, in
anto santo è detto nella Sacra
rittura tutto ciò che viene con salto all’Iddìo tre volte santo.
E qui toma acconcio ricordare tre
role di nostro Signore, il « Santo
Dio », perchè esse rappresentano
rettanli passi successivi sulla via
della santificazione: Ravvedetevi!
Cercate prima il Regno di Dio! Siale perfetti com’è perfetto il vostro
Padre celeste! (Marco 1, 15; Matteo
6, 33; 5, 48).
'Chiamali ad esser sanli
Nel ravvedersi, cambiando vita radicalmente; nel mettere al primo
nosto il Regno di Dio, che vuol dii e
amare Dio con tutto il cuore, con tut.
la l’anima, con tutta la mente e con
tutta la forza; e nell’anelare, per attuarlo nelle relazioni col prossimo,
llamiUari e sociali, lall’amore che
Dio ha per tutti gli uomini, anche
-e malvagi e nemici (in questo sta la
perfezione, secondo Gesù), si afferma e si svolge gradualmente il pros;csso spirituale della santificazioneT cristiani, in cui esso si era appena
iniziato, venivano detti santi, perchè
'a grazia di Dio li aveva chiama’i alla santità ed essi avevano ubbidito.
JWon, temete, perchè, ecco, vi reco un buon annunzio di una
gronde allegrezza che tutto il popolo avrà : oggi nella città di
Davide v'è nato un Salvatore che è Cristo il Signore,
gioia e nel dolore: comunione dei
santi profimda, vitale, beatificante,
clje, come la vita stessa del Cristo
glorificato, non conosce limiti di
tempo e di spazio e abbraccia terra
e cielo.
Ancora alla fine del secondo secolo un loro avversario, Celso, scriveva che il loro primo Legislatore aveva dato ad essi la convinzione che
erano fratelli e che non appena qualche avvenimento toccava un loro comune interesse, spiegavano un’incredibile operosità e niente era troppo
costoso per essi, e Tertulliano osserva che i pagani, vedendo la cura che
i cristiani avevano per i derelitti e
la loro beneficenza divenute loro
segno di riconoscimento, esclamavano: « Vedi come si amano ».
potuto la preghiera : « Che siano
tutti uno! » (Giov. 17, 21). E’ sorto
perciò e si è affermato sempre più
vigorosamente il movimento ecumenico, che, nei concili di Stoccolma
(1925), di Losanna (1927), di Oxford
e di Edimburgo (1937) e finalmente
di Amsterdam (1948) ha avuto le sue
impressionanti manifestazioni; concili, a cui ha preso parte ufficialmcnle la cristianità evangelica ed ortodossa, non però quella romana, la
quale più volte quel movimento, con
pubbliche dichiarazioni, ha severamente condannato.
Crìslo, il solo buon pastore
La Crislianilàldivìsa
Avevano seguito Gesù, dopo d’essersi ravveduti; l’avevano seguito, dopo
d’aver lasciato ogni cosa per il Regno di Dio; l’avevano seguito per vivere la sua vita, tutta amore per Dio
e per gli nomini, anche se malvagi
e peccatori; l’avevano seguito ed erano tra loro un cuore ed un’anima
sola; dalle loro parole e dalla loro
comlotta la gente meravigliandosi
riconosceva che erano stati con Gesù (Atti 4,13), anzi, che erano con
Gesù, il quale morto e risuscit.iio,
continuava a vivere con loro, guidiandoli incessantemente (Giov. 14,
26; 16, 13), a vivere, più ancora in
loro, affinchè portassero molto frutto, come tralci uniti alla vite (Giov.
15, 1), come membra di uno stesso
corpo, del suo corpo, di cui Egli era
il capo invisibile (Efesini 4, 4-6;
I Corinzi 10, 17; 12, 13 e seg.; Robq.
12, 5), solidali con lui, solidali tra
loro nella stessa fede, nella stessa
speranza e nella stessa carità, nella
Purtroppo le cose cambiarono in
seguito. C’istìani si fu in genere non
per ravvedimento e per totale consacrazione della vita al servizio di
Dio, Padre santo, e degli uomini
fratelli, ma per semplice e sterile adesiore della mente alle verità evangeliche, cosi come venivano insegnate da uomini, non trasformati e -santificali, per nascita, per politica, per
interesse. Donde dispute interminabili, lotte accanite, odio implacabile, persecuzioni feroci, sfruttamento ed oppressione dei poveri, e guerre per molivi religiosi e politici tra
i cristiani e scismi e sette di ogni
sorta, che si scomunicano a vicenda,
monopolizzando ciascuno la comuhione con Dio e coi santi. La tunica
di Cristo senza cuciture (Giov. 19,
23-24) fu stracciata da quelli che sì
dicevano suoi discepoli; il corpo di
Cristo fu fatto a pezzi e le sue membra vennero sparse ai quattro ventiMa queste, nei loro rappresentanli migliori, non hanno mai inlcramente cessato di cercarsi a vicenda,
sospinte Cuna verso l’altra dallo
Spirito di Cristo, che in loro ha ri
Ciò ci addolora, ma non ci può
fermare nella nostra via, che difficile, aspra ed irta di pericoli a destra
ed a sinistra, è evidentemente tracciata dallo Spirito del Cristo vivente, Capo e Signore della Chiesa. E
il diavolo che ha divisa c indebolita
la Chiesa: perciò il male trionfa sì
facilmente, seminando dovunque rovine materiali e spirituali.
Oh scenda possente Io Spirito d< 1
Signore sulla sua Chiesa! Scuota e
svegli i suoi membri, li punga nella
loro coscienza e li rinnovi! Seguiranno allora lo stesso Pastore, l'unico,
Gesù Cristo e vivendo con lui, per
lui ed in lui, vivranno in comunione
tra loro: comunione dei santi, di figli di uno stesso riscatto, di fratelli.
Cesseranno le discussioni e le scomuniche, sparirà ogni forma di egoismo e d’orgoglio, e le ingiustizie e
odi e le lotte di classe e le guerre
sterminatrici.
Un sol Pastore, un sol gregge,
*‘0 Signore, ricordati di liberare
la tua Chiesa dà ogni male e di renderla perfetta nel Tuo amore. Deh!
raccoglila dai quattro venti e santificala per 11 Regno, che le hai preparato „1 (Didachc).
Guglielmo del Pesco
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L'ECO DELLE TALLI VALDESI
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Ràgozzi d'oggi
Poche settimane la> uno dei nostri
quotidiani riportavala notizia del
suicidio di un ragazzo tredicenne
che^ nei pressi di A|ha, si era buttato sotto un’automotrice in corsa. ISel
riferire il triste episodio, il giornale
ricordava un altro suicidio avvenuto
pure ad Alba : un bimbo dodicenne,
senza alcun motivo appaiente, si cla toba la vita gettandosi giù da un
ponte.
In altra pagina 4oUo stesso giornale leggevamo uf fatto ancor più
doloroso; a Bologng, un ragazzo quia
diceune, nel solo iùtenlò di compiere un ricatto, soffo^va un bimbo di
sei anni. . Egli ne apbandonava quindi il cadavere, dopo aver cercato di
occultarlo coprendolo con due pesanti macigni.
E non è forse di ieri soltanto la notizia deU’aggressitme a mano armala,
compiuta in Torino, da un ragazzo
quindicenne, a scopo di rapina? E
potremmo continuare ancora... In
questo tormentato dopoguerra, abbiamo tutti sentito parlare di ragazzi che formano \ere e proprie associazioni a delinquere, capeggiate talvolta (come avvenne per la « associazione delle volpi ») da bimbi appena undicenni, o di giovani che tentano di rubare automobili ecc. ecc.
Ragazzi chn maneggiano le armi
all’età in cui doyrebtero aver finito
appena dii maneggiare i giocattoli!
Questi fatti, eccezionali è vero,
ma sintomatici, ci dicono quale è lo
stato psicologico dell’inianzia e dtlTadolescenza di oggi. E’ una situazione che spaventa perchè rivela che
tutti gli argini morali sono stati rotti: oggi, non c‘è miseria, non c’è
bassezza, non c’è abbrutimento che
i ragazzi non conoscano. Ed anche se
non tutti giungono a simili eccessi,
mollissimi si rivelano per Io meno
strani, incomprensibili, bimbi, il cui
spirito è precocemente adulto, materialista o disperato.
Che cosa leggono ?
Nel trasportare il corpicino del
piccolo bolognese, un funzionario
della questura scuotendo il capo, ¿~
sclamò: « ecco una vittima dei giornali tti avventurosi e dei filma gialli! ».
Egli aveva purtroppo ragione. E’
un fatto che i ragazzi di oggi (quando addirittura non troviamo loro in
tasca riviste di criminologia) hanno
lutti per le mani quei famigerati fumetti, quei giornaletti di avventure
dei quali non si sa che cosa sia più
sciocco o deleterio; se il testo o le
ligure. E che dire dei filma? Essi
non si preoccupano di educare, e la
loro influìnza è quanto mai nefasta.
Per convincersene, basta guardare
quei grandi cartelloni dai colorì vivaci che rappresentano scene violente di delitti o di amori volgari.
E’ noto come i bambini siano accessibili a tul'e le influenze, agli esempi, ai suggerimenti dì baie e di
male. Come stupirci, allora, se, nutriti di racconti avventurosi in cui
l’uomo dabbene ha sempre la peggio
e trionfano invece immancabilmente il furbo e il violento, essi finiscono col credere, che quello è l’ordine
normale delle cose e che in questo
mordo non c’è posto per altri sentimenti? D’altra parte, essi non hanno il senso del relativo ; tutto è straordinariamente importante per loro.
Ecco perchè, quando si incamminano
per una via pericolosa, sono spinti
più facilmente all’irreparabile. A seconda della loro natura, essi reagiscono da violenti o da vinti, diligendo l’arma contro il prossimo o contro se stessi.
Ragazzi tragici sono stati chiamati. Epressione mostruosa che sposa
la gioiosa attesa dei dovani anni agli
atroci fallimenti della lita.
La respoimabilità
degli adulti
Circa un anno fa, nella Svizzei-a
francese, veniva preso un provvedimento drastico ma salutare nei riguardi della s'ampa: Veniva vietata
l’introduzione nel paese di dodici
giornali francési particolarmente no
civi alla gioventù. La scelta dei libri
per le biblioteche per ragazzi si fece ligoiosa. In quanto ai films, essi
non sono tutti accessibili ai giovani
al disotto dei diciotto anni.
Mediante l’opera illuminata di
gente avente a cuore i pri)!)Jemi infantili,"'venne curala la pubblicazione idi Un giornaletto sano, .litiacuie,
al quale non possiamo non augurare un pieno successo, nell’attesa fiduciosa che qualcosa di sìmile venga
tentato anche da noi.
Ques-i provvedimenti che mirano a
auntillare i risultati nefasti di iin’op la deletèria non vanno tuttavia
lino alla radice del male. La responsabi.ità degli adulti non può, non
deve finire lì.
Quanti sono i genitori '■he intuiscono veramente il pericolo che corrono i loro figli? Pofchi, in verità, a
giudicare dal numero rilevante di
fumetti venduti ogni seti ima na e di
ragazzi che vanno a vedere pellicole
non adatte alla loro età.
Di fronte alla moràle assai dubbia
che viene vantata e offerta ai nostri
piccoli, troppi genitori rimangono
indifferenti ed inattivi, e non sono
forse pochi coloro che, pur cercando di vivere una vita onesta, non vedono di malocchio che il rampollo <
ìmpari a «c farsi furbo ». Erroneamente essi pensano: «c è inutile far
crescere i nostri bimbi con illusioni
idealistiche. E* trascorso il tempo
della carità e dell'amorei ora, può
vivere solo chi va avanti a gomitate ».
Ammettiamo pure che sia così.
Ma non siamo forse noi stessi a ricoLiOscere che non viviamo una vita
normale? Di fronte al dilagare del
male, al trionfo della violenza, alla
sete del denaro, agii intrighi dell’arrivismo, non proviamo noi forse una
profonda nostalgia per i beni dello
spirito che sembrano dimentica i?
Verò paradiso perduto del quale noi
stessi abbiamo chiuso Tiugresso col
pesante macigno del nostro peccato!
E mi pare di sentirla, la voce dì
quelle sciagurate vittime del male
salire a noi dai misteri dell’oltre
tomba o dalle squallide celle dei penitenziari, mi pare di udirlo, il loro
grido di angoscia; « papà, numiìna
e voi tutti, amia adulti che sapevate,
PERCHE' NON CE LO AVETE
DETTO? ».
Genitori che ci avete allevati, curati ; maestri che ci avete istruiti ; voi
ihe, più a>anti sul cammino della
vita, conoscevate i pericoli che essa
comporta, perchè non ci avete parlalo in tempo ? Perchè il vos:ro
sguardo, le vostre labbra, i vostri
ulti non ci hanno rivelato che vi era
un altro modo di concepire la vita?
Crescimi negli anni di guerra abbiamo imparato dai grandi a maneggiare pistole e bombe a mano, abbiamo avuto negli occhi visioni di atrocità, e siamo stanchi di questa
stupida vita prima ancora di averla
vissuta! Indefessi, andiamo in cerca
di avventure sensazionali e uccidiamo e ci uccidiamo. Ma voi, voi che
serbate ancora nel cuore visioni di
infanzie serene perchè non ci avete
detto che ci sono altri valori infinitamente più preziosi di un pacco di
biglietti da mille, un altro amore infinii amente più profondo di quello
mercenario, tdtri eroismi infinitamente più grandi di quello che sa
guardare freddamente la morte in
faccia?
Perchè non ce avete detto?..
Testimoni
di allegrezza
Gloria.Dio nei luoghi altissimi, pace in.
terra fra gli uomini ch'Egli gradisce !
Pair glacé da soir, ionnex clockcM vibrante».
Sonnem cloche» d'adieu, cloches grave» et lente»!...
Sonnex dans le pa»»é tonte désespérance.
Toute crainte ou regret, ou tourment ou frayeur :
Sonnex dans l'avenir, la ferme confiance
Qui rend tranquille et fort quand survient le malheur!
Sonniih cloches, la foi dans la sombre détresse, (
Sonnex dans Favenir, le régne du Sauveur !
Isabelle Achard (Inspiré de Tenn^fsonh
gente e deve essere un atto di fede
e di testimonianza. Questa dovrà compiersi anzitutto nei riguardi dei nostri figliuoli. Possano essi imparare
da noi la fede in Cristo Salvatore e
Signore, fede che si traduce in atti
concreti di amore, di perdono, di
solidarietà verso tutti gli uomini.
« Gloria a Dio nei litoghi altissimi.
Pace in terra agli uomini di buona
volontà!
E’ questo l’unico, vero annunzio
di gioia liberatrice che abbia mai echeggiato sulla terra, annunzio capace di ridare il sorriso ai piccoli
purché diventi incrollabile certezza
dei grandi. Noi lo sappiamo, lo crediamo. Ma non basta.
E” necessario che ne facciamo partecipi anche i nostri figlioli, affinchè essi, un giorno, possano ricevere
il dono della Grazia.
Possa il Natale che viene non rappresentare soltanto per noi un nostalgico ricordo di tempi ormai lontani, ma rinnovare nei nostri cuori
il preciso impegno di essere, nel cospetto di grandi e piccoli, dei testimoni di Gesù.
Delia Beri.
Commenl envisager
une éducalion chrétienne ?
Certo, non si può parlare di quello che non si conosce. La spaventosa
tragedia dei ragazzi d’oggi è forse
rna delle prove più schiaccianti della scristianizzazione del nostro tempo.
I valori sono stati capovolti, la vita ha perso il suo \ero significato
perchè gli uomini hanno cessato di
sentirsi creature di Dio. Se Dio non
è più per loro il Padre, come si riconosceranno essi fratelli?
Di fronte al materialismo che ingigantisce, il nostro compito è ur
Jamais on ne s’est autant occupé des
enfants que depuis le début du siècle.
A force de recherches et d’enquêtes,
on est arrivé à créer une véritable scien
ce de l’enfant, dont le but est de former des hommes adaptés à notre civi’4isation. Cette science, c’est la pédagogie.
Si nous entrons dans une école, nous
sommes émerveillés des méthodes nouvelles. Les manuels sont attrayants;
les enfants sont appelés à participer
activement aux leçons- Et l’on peut dire que le maître tient entre ses mains
un instrument de travail remarquable.
A la fin de l’année, il peut faire le bilan des douze mois écoulés. Il avait un
programme à remplir. Et il peut mesurer sa réussite ou son échec. Il y aura un certain nombre d’élè>ves qui n’auront pas les connaissances suffisantes.
C’est que leur développement était déficient, que les méthodes ne leur convenaient pas ou que l’enseignement.était
mal donné- Tout cela est clair. Tout
cela peut se résumer en un tableau
scientifiquement ordonné.
Ce qui est vrai pour la lecture et l’arithmétique l’est aussi pour l’éducation
artistique, morale et sociale. Mais dans
le domaine de la religion, il n’en est
pas ainsi. Il ne faut pas croire qu’au
développement physique et intellectuel
de l’enfant corresponde naturellement
son développement spirituel. Le baptême est là pour nous rappeler le péché de toute créature et la grâce de
Dieu qui appelle à la foi- L’éducaiion
chrétienne est un combat entre deux
volontés : celle de Dieu et celle de l’en.
fant. Ego’iste de nature, celui-ci devra
apprendre à aimer son prochain, païen
de nature, il devra devenir chrétien.
Et cela, non par l’épanouissement de
ses facultés, mais par une décision personnelle, provoquée par la rencontre
avec Dieu. Cette rencontre, l’éducateur peut la préparer, la favoriser, mais
son but, c’est-à-dire la conversion, n’est
pas entre ses mains. C’est pourquoi or
ne peut parler de méthodes ou de programmes chrétiens, par conséquent de
pédagogie chrétienne, que dans un
sens très relatif- C’est Dieu,’ qui, par
son intervention directe, réalise ce qtte
nous ne pouvons que suggérer. Le maî.
itre d’école donne l’instruction; l’éducateur chrétien ne peut donner la foi ;
il ne peut que présenter E Evangile à
l’enfant. Son rôle est donc essentiellement cèlui du témoin. C’est le témdi-gnage fidèle de ses paroles et de sa vie
qui seul peut pentiettre à la grâce de
Dieu d’intervenir dans la vie de l’en- tant.
Alors en quoi consiste notre rôle de
témoins? (Domment répondre aux
gagements du baptême? Rappelons-l’i
nous la scène de l’Evangile où des enfants sont amenés à Jésus et soyons ^
comme ceux qifi les lui amenèrent, ^
c’est-à-dire humbles, anonymes; et laissons Dieu agir à travers nous. Mais si ^ |
notre rôle est effacé, il n’en comporte
pas moins une grande responsabilité- "'i
Car être un témoin fidèle, surtout ati-^
près des enfants, n’est pas chose faci
le. C’est pourquoi apprenons à nous
mettre à leur portée. Et pour cela tenons compte des progrès de la psycho-,.'4'
logie et de la pédagogie et adaptons- «.Ü
les à nos conditions et circonstances. >'1
nous souvenant que Dieu seul, dans Sa 0
grâce, pourra créer une personnalité
chrétienne, quand il le voudra et cortime il le voudra. * il
Parlons de Jésus aux enfants. Rendons-le vivant. Dépeignons-le tel qu’il ^
fut aux jours de Galilée et de Jérusalem. ^
L’enfant de la nuit de I^oël, et, sur- *:
tout, l’homme au coeur large, le Bon 4
Berger. Parlons aussi de sa haine du
mal, de son désir de justice. Abordons ''i
avec délicatesse les récits de la Passion. N’insistons pas sur les miracles
en eux-mêmes, pour ne pas donner de
Jésus une idée fabuleuse. Ne disons
pas tellemem ce qu’il a fait que ce qu’il
a été. Celui qui Se penche vers ceux
qui souffrent, vers ceux qui pleurent- t;|
Celui qui a multiplié les pains parce ■■
que le monde assemblé pour l’écouter
avait faim. Celui qui a guéri les corps ,
pour que les âmes aussi puissent l’ê- i
tre. Celui qui a pleuré la mort de La- /J
zare et la ruine de Jérusalem. Gardons
nous de montrer un Jésus douceâtre,
au contraire, disons ce qui en fait un j
guide fort et sûr. Bref, montrons-le tei 1
qu’il était, et tel qu’il a dû paraître aux
enfants de Galilée. ï|
D’autre part, c’est dans la prière que
l’enfant pourra entrer en relation directe avec Dieu. De là son importance capitale et notre devoir de guider cette .
initiation en donnant à l’enfant des
formules qui ne soient pas des entraves ni de vaines redites, mais qui lui';1
permettent d’exprimer sa foi avec spontanéité et respect.
Enfin, une conduite qui contredit ^
l’enseignement peut être un empêche- |
ment sérieux au développement religieux de l’enfant. Celui-ci est critique;
tôt ou tard il constate que ses parents ^
ne sont pas parfaits. C’est pourquoi ne j
pensons pas à être sans défaut à ses "
yeux, mais montrons une attitude hum- j
ble et repentante qui ne sera pas un ^
I - _______________ Am t«a¡
abaissement mais, au contraire, lui don
nera le tableau de ce que doit être un
vrai chrétien. J
Là cependant ne s’arrête pas le témoignage. 11 doit trouver sa force dans
la communion des parents ou de l’éducateur avec Dieu- 11 faut toujours écouter à nouveau le conseil que dc*mait
déjà au XVIIe siècle Saint Cyran (( Ce
qui importe, ce n’est pas de parler beau"
coup de Dieu à vos enfants, c’est de
parler beaucoup de vos enfants à
Dieu ».
J. M. Buscarlef.
Semences inutiles
Deux époux avaient préparé avec
beaucoup de soin un carreau dans le
jardin, mais ils ne s’étaient pas entendus au sujet de la plantation. Le mari,
sans consulter son épouse, sème de la
salade, recouvre soigneusement la terre et s’en va- Bientôt après arrive l’épouse qui sème des haricots, recouvre
le terre et s’en vaAu bout d’un certain temps apparais.sent ici et là quelques petites plantes,
qui doivent être sarclées. On voit alors
chaque jour tantôt la femme, tantôt
le mari, s’en aller seuls arracher ce
qui leur semble mauvais. La femme
-à
arrache la salade, qu’elle considère :î
comme de la mauvaise herbe, et le mari arrache aussi- les harScots, qui ne
.-.ai
sont à ses yeux qu’une plante nuisible, vj
Ainsi ni l’un ni l’autre ne virent croî- ^
tre ce qu’ils avaient semé.
.' . I
N’en airrive-it-il pas souvent ainsi ï
dans ce jardin qui s’appelle l’éduca- i,
tion des enfants, quand le père et la ÿ
mère agissent sans être d’accord entre
I
eux ? L’un arrache ce que l’autre a semé avec peine, et l’enfant ne garde rien
ni dans le cœur ni dans la conscience,
de tout ce qui a été semé,
3
TALLI
'1
s; ^
1 ;*
Un glorioso meriggio del dicembre lombardo, ver--^,
so la fine di'guello stupefacente '400 che aveva visto'
shocciaTe. la ¡meravigliosa fioritura dell^Umanesimo.
Una brillante cavalcata si' fermò davanti a una ca- ■
setta fra gli orti che circondavano laMttà
— Ebbene, Maestro — disse il Duca entrando — a
che punto siamo?
Il sole riempiva la bianca stanza pur suggestiva nella sua nudità e nei suo disordine dì studio di pitturai
ma in essa non vi era nessuno. Il Signore andò diritto
verso un angolo dove un quadro rion finito sembrava
voltare dispettosamente le spalle a chi entrava. Ed entrava appunto il seguito ■. dame, cavalieri, paggi dai
sontuosi costumi dell'epoca ì che nel sole rutilavano
formando fra le modeste pareti un mirabile quadro vi^’ente. ;
— Sempre allo stesso pùnto, vero — esclamò il
gran personaggio che spiccava non solo per la sua statura ma altresì per il piglio di padronanza e insieme di
condiscendenza. ■ . I
Una piccola porta si aprì nel fondo e ne uscì il Maestro, nobilissimo nel modesto abito nero, ma con aria
stralunata: — Oh!------gridò precipitandosi verso il
quadro — non lo toccate, Monsignore; sempre allo
stesso punto, si/.. Vi prego — aggiunse poi volgendo
uno sguardo corrucciato al corteo
— Vogliate tornare al Castello, signori — disse subito il Duca comprendendolo — vi raggiungeremo nei
giardini. E rimasero in tre : anche la Duchessa giovanissima, bionda, piccola, fràgile.
-— Dunque, Maestro, il quadro che io vi hoi tanta
pregato di farmi per Natale, non sarà ancora finito /
— Non posso. Monsignore, non so come spiegarvi:
non mi sento, non vedo! Elogni creazione dev’esser
prima viva e vitale in noi. qui dentro per poterla trar
fuori.-. Comprendete?
— Non molto! — disse il Duca.
— Si.' — disse la Duchessa
— E... gli altri vostri lavori? — aggiunse il Signore dirigendosi risoluto verso la piccola porta donde era
uscito il Maestro e varcandola— Ecco quello che prende tutia la vostra attenzione, tutta la vostra attività :
alambicchi, miscele, ricerche misteriose, collezioni di
animali stravaganti e d’ossami. E questo vostro osservatorio ? (si apriva infatti nel soffitto un gran lucernario). Alchimista! Astrologo! E non potete termmre
un quadro sacro!.-.. Io temo. Maestro caro, che'¡fiori
a torto i Signori dell’Inquisizione abbiano posto gU occhi su di voi! Non scherzo, no! Badate : il perìcolo è
grave!
— Con voi, Monsignore e con voi, eletta Dama, io
posso sinceramente aprire l'animo mio e vi dirò:
Ecco, è proprio così : ho cercato Iddio con taUa la mìa
il-.:..
. ■ ^ - i. .
iftíseüigenza e anche con tutto il mio cuore; ma miei
nobili amici, io non l’ho trovato!... Non nei libri, non
nella Naturi! No! — Nei cieli — laddove non il dantesco paradiso si muove, credetelo, ma miriadi di mondi, piccole gocce di fango come il nostro si aggirano in
orbite mistériose —. non ho trovato il trono dorato dei
sogni dell’àdolescénza mia e dell’umanità!/... Come
potrei dmqm dìpingert scene religiose? Angeli che
non ho mai veduti e la nascita di un fanciullo che forse visse e niorì solamente nella leggenda? !
—: Tacete, tacete, per ampr del cielol che nessuno vi senta, Maestro! — proruppe il Duca inorridito,
guardandosi attorno come se le mura potessero avere
orecchie — voi non sapete a che Cosa andate incontro !
lo sento puzzo di rogo!... %
Ma la dolce Signora aveva posato la sua piccola mano sul braccio del Maestro e diceva -. Io vi comprendo.
Maestro !
Poi cadde un lungo silenzio e infine il Duca rientrò
meditabondo nello studio e si accinse ad uscire,
— Maestro — disse allora la Dama —. voi verrete
però domani nel pomeriggio qlla festa di Natale nella
mia cappella; non mi negherete questo favore- E’ la
festa del Bambino e io ci conto!
—' Verrò — disse il Savh. «
Erano i primi Presepi che si preparavano in Lombardia. Ne avevam introdotto la consuetudine i frati
francescani e ora le chiese facevamo a gara per avere
i più artifici e i più ricchi, con scenari più o meno o'ientali e decine di personaggi più o meno Artistici.
Quello della duchessa era pofHcolarmente bello -. pastori coi loro armenti, contadini coi loro doni. Magi con
la loro fantasmagorica cavalcata: tutte figurine intagliato, finemente in legno e o;qtorqte che sembravano
muoversi dalle luci della città.ìontana attraverso rocce
e dirupi percorsi da torrentelli,e da, cascàtette di acqua
corrente — verso la stalla dove il Santo bambino fra
l’asino e il bue giaceva adorato da Maria e Giuseppe.
La cappella era già traboccante di gente e sopratutto di bambini e quando il Maestro entrò l’organo accompagnava con accordi triottfàli U canto secolare del
Natale. Il pittore gittò uno sguardo — triste sguardo
— ver&o la Duchessa che piegò utì po' la testa a salu
tarlo e poi egli si nascose dietro una colonnetta vicino
ai bambini. 1*
.-.i... . ■ .r ~'.»ir»,.,/
In un momento di silenzio-un riccìutello gli si volse
espansivamente sorridendo e il Maestro gli sussurrò:
— Hai veduto il Bambino ?
— SU — un accenno gioiosò
— E tu — prosegui l’uomo quasi senza volerlo —
credi proprio che quello sia Gesù Bambino ?
DEGLI
—-Oh no! —r disse presto il piccino —■ quello è come m bèl ritratto; ma Gesù diventò grande e poi mo-.,
rii; ma poi rivisse. *
— Qiài —r annuì il Maestro col dolore di chi vede .
un, uomo libero b non può spezzar le proprie catene.
Fu allora ché il janciullo soggiunse -.
— Sai bisogna èssere bambini per diventar grandi.
(( Bisogna essere bambini! ».
Le parole hanno in loro uno strano potere, come
una magìa che ad un trcdto può spalancare delle porte
prima ermeticamente chiuse : Sesamo apriti ! Così ad
un tratto il Savio, cercatore amoroso nei libri, nella
Natura, nei Cieli, vide come dischiudersi una grande
porta di luce : <i Bisogna esser bambini ».
E altre e altre parole come divine farfalle sembrarono volteggiargli intorno in quella calda atmosfera luminosa di festa di Natale :
(( Tornare bambini! » « Nascere di nuovo! ».
« I loro angeli — j loro Spiriti — vedono del continuo la faccia d’iddio! ».
(( Se non diventate come piccoli fanciulli non potrete entrare nel Regno ! ».
(( Egli ha nascoste queste cose ai savi e agli intendenti e le ha rivelate ai piccoli fanciulli ».
Il Maestro aveva chiusa la faccia tra le mani, come
accecato da ano splendore troppo forte:
— Rinnegare dunque tutto? Gìttar via i doni più
nobili dell’uomo: intelletto, raziocinio? Chiudere gli
occhi all’evidenza e i sensi alla testimonianza? No,
inveeei Accogliere doni e sensi maggiori con la semplicità del bambino; andare al di là della mente, accettare le più elette evidenze spirituali: intuizioni, rivelazioni; salire-.... salire sciogliendosi dal peso morto
del preconcetto e dell’orgoglio e di lassù contemplare
l’eterna, unica Verità a cui scienza e sapienza tendono
faticosamente dal basso.
La Duchessa guardava il Maestro così raccolto :
— Voglio — ei diceva — Signore, sarò tuo fandulhl
Certo sulle ali della preghiera di lei giungeva a lui
la divina risposta-. 'Chi chiede riceve, chi corca trova
e sarà aperto a chi picchia.
Poi egli uscì.
Un tramonto incandescente fiammeggiava alVorizzorite fra i neri cipressi che accennavano il cielo fiancheggiando il lungo viale e lassù, fra l’oro e le nubi
rosate, egli vide finalmente angeli e spiriti osannanti. Tornato nello studio prese i pennelli e m ginocchio
gittò febbrilmente pennellate e pennellate sul quadro
divino donde ei doveva prender poi il nome di (( Pittore degli Angeli ».
M ■ ■
Papà,
che cosa mi darai per Natale?
'¥4 - . . ,
'fi E’ la domanda classica che in questo
periodo dell’anno risupna impaziente
''tdle nostre orecchie ; la vediamo spunftàrè, moltiplicarsi, ripetersi, farsi instmiante, supplichevole, insistente!
Quanti s-ogni, quanti desideri, quanta
'.impazienza e quante speranze essa racchiude! Ah, lo so bene, tra pochi gioriti bisognerà pure prenderla in seria
considerazione questa domanda, e cercare di risolverla in modo soddisfacenper tutti, e non sarà cosa facile ! Tatiàvia, malgrado la difficoltà che questa
'ricerca presenterà, essa ci darà di nuovo l'occasione di constatare che c’è più
gioia nel dare che nei ricevere.
Che cosa mi darai per Natale ?
la voce dei nostri fanciulli, sì, ma
non sentiamo noi che è anche quella di
Dio che parla lo stesso linguaggio, che
^ihterroga con la stessa insistenza, che
: implora con la stessa attesa ?
'^MUn vero Natale, no, non potrebbe
essere quella festa ove tutte le mani si
tendono per ricevere, ove tutti reclamano, richiedono, esigono, con gli accenti
dai più soavi ai più grossolani.
Un vero Natale no, non sarà mai
quella festa ove l'egoismo s’intavola,
risoluto a ingollarsi fino a sazietà, si
tratti di godimenti molto materiali o di
diletti più spirituali apparentemente'più
elevati.
Sarà, Natale, il giorno in cui al miracolo dei cieli aperti risponderà, in terra, il miracolo dei cuori aperti.
(( Ecco — dice Iddio —' io ho dato
loro Gesù Cristol che cosa mi daranno,
essi, per Natale?
Del pane per quelli che hanno fame?
Dei vestiti per quelli che hanno freddò?
Un po’ più d’amore per i loro fratelli ?
Una fede maino indegna del mio amore ?
Una fedeltà più gioiosa al mio servìzio ?
lo ho dato loro Gesù Cristo. Gesù
Cristo!
Che cosa mi daranno essi per Natale? » (trad. da «La vie Protestante »).
liner ario scozzese
Dopo Aberdeen, la mia prossima tapa è stata Perth. Anche in questa citI avevo un programma alquanto denso
ì impegni da inaugurarsi con 4 Culti
I Domenica.
Tre dei suddetti Culti erano in tre
Ihiese diverse, uno al mattino, due al
omeriggio alle 6 e alle 7 e mezza. I
De primi erano abbastanza ben frcuentati, ma il terzo era destinato a
lezzo fallimento a causa della nebbia
Ite scese improvvisa sulla città, fit
tissima, tra le 18 e 18,30. Io stesso ho
avuto molte difficoltà a trovare la mia
strada tra un Tempio e l’altro in mezzo al fitto nebbione che per alcune ore
fermò ogni traffico stradale.
Malgrado ciò c’erano in Chiesa alle
7,30 circa 100 persone, ma la Chiesa
essendo molto vasta, sembravano poche e certo erano poche in proporzione
della nostra attesa per quel Culto che
doveva essere, a mente degli organizzatori la solenne chiusura della mia
domenica.
Il quarto culto (secondo in ordine di
tempo) alle 3 del pomeriggio domeni
cale era per gli ammalati dell’Ospedale
Civile, Avevo ricevuto una gentile preghiera del Direttore di detto Ospedale
e del Cappellano invitantemi a parlare
ai ricoverati. Ho avuto modo così non
solo di visitare l’Ospedale (molto bello e moderno e ben tenuto) ma di rendermi conto della sua organizzazione
sanitaria e del lavoro di cappellaneria
che vi è svolto da unO: dei Pastori della
Città coadiuvato a turno da vari Colleglli. Debbo dire che sono stato impressionato da quanto ho veduto e udito.
In un Ospedale capace di quasi 500
letti il personale è di circa 200 persone! Ho pensato con simpatia alle buone Diaconesse della nostra Chiesa cosi
sovraccariche di lavoro nei nostri ospedali in cui la scarsezza di personale è
certo uno dei grandi svantaggi.
In visita alle scuole
Il lunedi! mattina.ho avuto una piccoa sorpresa, quando ho ricevuto l’invito ad una visita alle varie Scuole della
Città, da parte del Direttore Didattico
della Città. Questo signore era stato
presente ad uno dei Culti che avevo
presieduto il giorno precedente in una
delle Chiese ed aveva pensato che, se
avessi parlato agli studenti e scolari
delle varie scuole, la cosa sarebbe stata interessante per me e per loro. Ho
quindi passato due mattinate assai laboriose passando da una scuola all’altra e parlando a molte centinaia di ragazzi e giovinetti di ambo i sessi
Non ho potuto visitare tutte le Scuole, va da se, ma ne ho visitate parecchie parlando agli alunni riuniti ora nell’Aula Magna, ora nella palestra o nell'aula più vasta della Scuola. Ho passato delle ore piacevolissime a contatto di tutta quella giovanissima popolazione studentesca, naturalmente assai
contenta di un diversivo ohe sospendesse per un’ora il corso delle lezioni !
Sia Lunedi che Martedì avevo natural
Buon Nafale !
j
(-----------------------
ai lettori, ai collaboraiori, agli amici lutti del
giornale, il cordiale augurio di un Natale lieto,
nella luce della fede e della speranza cristiana. _ La redazione
mente il mio; « dopo scuola » con due
riunioni serali in due altre Chiese della Città ambedue molto ben frequentate.
Una fedele amica
Tra una riunione e l’altra e tra una
scuola e l’altra ho avuto anche occasione di fare una visita ad una vecchia amica della nostra Chiesa Mrs Graham,
della quale ho non solo udito con interesse la voce dell’antica amicizia scozzese verso la Chiesa Valdese, ma anche alcuni ricordi famigliari di particolare interesse per me.
La Signora Graham, vedova di un
celebre medico scozzese, ha 95 anni e
ha ospitato nella sua casa molte generazioni di Pastori Valdesi. Ella ricorda,
da quando era bambina, i delegati Vaidesi che i suoi genitori ricevevano in
casa loro 90 anni fa ! Ha pure conosciuto l’Italia e le nostre Chiese in varie
città e ricorda con nitida chiarezza il
suo soggiorno a Roma nel 1874 - 75
(pochi anni dopo la breccia di Porta
Pia!). In quell’epoca, la allora ventenne Signorina Tompson, poi signora
Graham, intima amica della mia nonna materna cantava con lei nel coro
della Qiie^ Scozzese di Roma ove '1
mio bisnonno (pastore scozzese) DottH. Philip, predicava TEvangelo ne'
primi anni di libertà religiosa in Roma
Capitale d’Italia! Ricordi antichi della
storia dell’Evangelismo Italiano che
tornano alla mia memoria attraverso il
racconto della nostra quasi secolare amica ed attraverso la lettura di alcune
lettere di quelTepoca romana da lei
gelosamente conservate!
Nella città di Glasgow
Tutte le volte che ho visitato Glasgow nel passato non ho visto altro che
nebbia e pioggia. Questa volta sono
stato invece molto fortunato. La Città
mi ha ricevuto nella splendida veste di
una splendida giornata di sole autunnale. Il sole di Glasgow, naturalmente
non è il « sole mio » di Napoli o di
Roma 1 E’ qualcosa di molto più pallido
ed anemico, sopratutto in questa stagione, ma basta a presentare la città
sotto un aspetto completamente diverso
deirahimè solito grigiore. Ho avuto una mezza giornata libera per rivedere
il magnifico quartiere universitario che
si stende coi suoi bellissimi edifici su
di una collina dal dolce declino alla
periferia della « City » e per dare
un’occhiata al sempre interessante po,-to che è uno dei più ricchi e movimentati della Granbrettagna.
Purtroppo il iComitaito Valdese di
Glasgow è in cri» dopo la guerra a
causa della morte in quel periodo di un
buon numero di nostri amici. Per tale
4
-ii,' •
L’ECO DELLE VALLI VAiLDEW
ragionerà Glasgow il'inio compito e-a
piuttosto quello di provvedere alla n^ costruzione di detto comitato che iron
di presiedere pubbliche riunioni. Ave-,
, vo una sola riunione, molto buona, e"
una riunione pastorale con una dozzina
di pastori della Città convocati, per incontrarmi, da due miei amici ex cappellani. Anche questa riunione è stata
molto tuona non tanto per i risultati
attuali e immediati quanto per la possibilità che ha offerto alla nostra Chiesa di trovare nuovi amici e di ottenere
per Tavvenire la promessa di una più
vasta collaborazione da parte della Chiesa dèlia grande e ricca città. Glasgow
è infatti la grande città industriale e
commerciale della Scozia, molto più
popolare che non Edimburgo, la Capitale.
A Glasgow, come d’altronde in altri
posti, sia in Scozia i^e in Inghilterra,
ho incontrato delle pemone che nel passato, più 0 meno recente, hanno visitato l'Italia. Alcune xlj queste pe-sone
hanno avuto cwitatti con la nostra Chiesa, ma altre, purtroppo la maggioranza
mi hanno espresso il loro rincrescimento di non aver trovato la nostra Chiesa
nelle località visitate o di averle scoperte per caso, qualche volta alla fine
del loro soggiorno. Ho loro spiegato
che non è sempre facile in Italia di ottenere un servizio d¡ informazione e
di pubblicità per le nostre Chiese e i
nostri Culti negli Alberghi e uffici di
Turismo, ma ho confessato a me stesso ohe forse la nostra Chiesa ha qualche volta trascurato questo lato del
suo lavoro verso i turisti. Lavoro che
pure potrebbe essere ricco di risultati
presso le Chiese Protestanti estere ed
aiuterebbe non poco l’Opera dei nostri
delegati valdesi all’estero. Laddove alcune persone hanno incontrato le nostre
Comunità ed i nostri Pastori, siamo
quasi sempre sicuri di poter contare su
nuovi amici e su di un interesse assai
vivo per l’opera nostra. Ciò senza contare che un contatto con la Chiesa Valdese permette ai turisti di vedere un
aspetto assai diverso, e per loro molto
interessante della vita italiana che altrimenti passerebbe inosservato.
Ritorno alla capitale
Tornando ad Edimburgo ho avuto
ancora una volta un abboccamento con
il Pastore King capo dell’ufficio per i
rapporti esteri della Chiesa di Scozia
ed ancora una volta ho potuto sperimen.
tare nelle sue parole (ed ogni parola
di Mr. King è un fatto) e nei suoi progetti per l’avvenire il vivo interesse
che, anche da un punto, di vista « ufficiale, », là Chiesa di Scozia nutre per t
nói, ■
Ricevo ,in questo momento, mentre
scrivo il mio articolo, la notizia che la
Chiesa Inglese mi offrirà fra giorni una inattesa nuova opportunità di contatti ufficiali. Ho ricevuto infatti or ora
l’invito per una riunione a Londra, negli uffici della Direzione della Chiesa
Anglicana, con il Segretario Generale
del Comitato per gli affari esteri della
Chiesa Inglese.
E’ una nuova porta di comunicazione, forse molto importante per l’avvenire, che si apre alla Chiesa Valdese e
mi rallegro in anticipo di questa nuova
possibilità della quale darò notizia ai
lettori dell’Eco nel prossimo racconto
(finale) del mio giro. E- Ayassot.
^ Il -padre, la giovane vedova ed i fn.~
miliari di ;
1
Àldo^*Avondet
ringrasdano sentitamente il Prof. Poti.
Q, Pinardi, le ficv. Suore ed il personale dell’Ospedale Civile di Pinerolo, le famiglie GaUian e Ga/rdon, per
le cure premurose prestate dmante la'
malattia e in occasione della morte del
loro caro. Bingrasiano inoltre i Partù
giani dell’ANPI di S. Germano CMsone, la CIO deUa Biv ed i compturm
di lavoro.
* Ponte S, Martino 13 - 12 - 1049.
Dir. Resp. Ermanno Boston
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1943 de <( L’Eco delle Valli Valdesi »,
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