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Anno VII
numero 46
del 26 novembre 1999
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ESULTANZA
«Esulta grandemente, o figlia di
Sion, manda grida di gioia, o figlia di
Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te;
egli è giusto e vittorioso, umile, in
groppa a un asino, sopra un puledro,
il piccolo dell’asina»
Zaccaria 9,9
PERCHÉ dovevano esultare, gli abitanti di quella piccola provincia
dell'impero persiano che corrispondeva
alla regione della Giudea? Forse perché
la dominazione persiana protrattasi
per un paio di secoli era giunta al tramonto e all’orizzonte si stagliava la figura possente di Alessandro il macedone e del suo formidabile esercito? Sicuramente c’era chi si rallegrava per questo cambiamento, ma c’era anche chi si
preoccupava; c’era chi sperava nel nuovo che faceva irruzione e chi si disperava per il vecchio che stava scomparendo. Il profeta Zaccaria invita il suo popolo a esultare in una situazione di
profondo cambiamento; c’è un cambio
di regime e quindi di funzionari, la
transizione dalla cultura medio-orientale a quella greca. Ma il profeta, nella
sua particolare lettura della storia che
Dio ha intrecciato con il suo popolo,
storia fatta di sue promesse e di suoi interventi, vuole affermare che il futuro
della comunità non consiste nella tranquillità della pace dell’impero persiano
e nemmeno nel militarismo conquistatore dei macedoni. Altro è il motivo per
cui il popolo deve esultare.
TTN paio di secoli prima, nel momento in cui il popolo dell’impero stava per passare dalla dominazione babilonese a quella persiana, Isaia
aveva salutato il re Ciro come il Messia, l’unto dal Signore per liberare il
popolo di Israele. Zaccaria non attribuisce questo titolo ad Alessandro il
grande anche se nella sua azione egli
vede l’azione di Dio; la sua visione della storia lo porta non solo a negare
l’attributo, ma a indicare delle qualità
messianiche che si pongono all’esatto
opposto. Non è Alessandro lo strumento dì Dio per la liberazione e per la salvezza del popolo, né sarà il passaggio
epocale a produrre gli effètti messianici che taluni si aspettano. Il popolo è
invitato a esultare perché Dio mantiene le sue promesse: «Il tuo re (che non è
Alessandro) viene» e viene come un re
di pace (anche se in quel momento c’è
la. guerra), viene nella bassezza dell’umiltà e della povertà. Zaccaria vede
un futuro di pace che non è frutto della vittoria di un esercito su di un altro,
tna è fondato sulla regalità dei poveri,
di coloro che non contano, che non
hanno potere nella storia.
J^ELLA testimonianza della na■L y sceme comunità cristiana viene
ttffermato che è stato Gesù di Nazaret
ttd assumere su di sé il ruolo del messia
povero incarnando l’attesa e la spetanza dei poveri. Il suo ingresso a Getusalemme è la proclamazione della
tegalità dei poveri, degli umili, dei de"Oli, di coloro che non contano come
germe di un mondo nuovo. Come chiede e come singoli credenti dobbiamo recuperare il coraggio di Zaccaria per
^ggere la storia del nostro tempo che è
“u tempo di transizione. Dovremmo
^fiovare, per esempio, il coraggio di
ite che non sono gli eserciti con i loro
interventi a portare giustizia e pace,
come non è il «mercato» a ricevere
nnfione dal Signore per liberare i poschiavitù della fame e
nll oppressione dell’ingiustizia, che
on sono le diverse età zodiacali a prourre epoche felici, che non sono le
cieZ/e porte più o meno sante a
J te del giubileo un anno accettevole
^ fignore. Possiamo esultare perché
le di Gesù Dio ha compiuto
sue promesse donandoci un re giu
vittorioso e umile.
Arrigo Bonnes
SETTIMANA1,E DELLE C HIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, rilancia in Italia una riflessione europea
Coniugare l'economia con l'etica
Rapporto fra profitto e giustizia sociale, limiti della produttività, regole della concorrenza
«clausola sociale», lotta alla corruzione e aii'illegalità, sono temi su cui è necessario il confronto
DORIANA GIUDICI
Due sono le possibili letture del
discorso fatto dal governatore
della Banca d’Italia, Antonio Fazio,
a Napoli, la settimana scorsa, alla
cerimonia inaugurale della 43® edizione delle «Settimane sociali» dei
cattolici: un tentativo di introdurre
anche in Italia una riflessione aggiornata sul rapporto economiaetica o di rilanciare l’obiettivo di un
partito cattolico.
Se tratta del primo caso non possiamo che denunciare, ancora una
volta, il provincialismo e l’inculmra
«europea» di una parte del nostro
mondo dell’informazione. Che cosa ha detto di più o di diverso Fazio
che già non sia stato enunciato nel
«Libro bianco» degli anni Ottanta,
prodotto dalla Commissione europea quando era guidata da Jacques
Delors? Né si discosta molto l’analisi del governatore dalle elaborazioni del «Gruppo di Lisbona» che
da anni riunisce imprenditori, banchieri e manager di tutto il mondo
e si interroga sul rapporto fra profitto e giustizia sociale o su quali
siano i «limiti» della produttività.
Da tempo ormai si discute, anche
nelle sedi europee del Parlamento
di Strasburgo o delle commissioni
di Bruxelles, di «clausola sociale»
per la tutela di chi lavora.
Tentare di coniugare economia
con etica, è uno sforzo che coinvolge da anni sociologi, economisti,
imprenditori e sindacalisti. Ma poco
spazio è stato dato a queste notizie
nelTinformazione italiana; fa notizia però che il maggior responsabile
delle nostre flnanze indichi un porto sereno in cui ripararsi dai venti
contrari: «...la Chiesa cattolica è
l’istituzione meglio preparata culturalmente a fronteggiare le novità dirompenti di questo passaggio storico» (cioè la globalizzazione). Se il riferimento del governatore della
Banca d’Italia è ai valori cristiani
della solidarietà, come protestanti
non abbiamo nulla da obiettare; la
comune matrice cristiana ci fa apprezzare il richiamo del «cattolico»
Fazio alla necessità di ricordare che.
prima, viene Tessere umano con i
suoi diritti, poi le regole del mercato
dei capitali o delle merci.
Ma se si tratta di una «discesa in
campo» del governatore per rilanciare Tipotesi di un «partito» cattolico (come sembra volere anche il
segretario della Cisl, Sergio D’Antoni, che dichiara: «Bisogna ricostruire la società civile bianca, farla
contare di più») allora, davvero, ci
fa tremare la sola idea che in Italia
possa risorgere una seconda Democrazia cristiana, dopo i danni,
prima ancora che economici, etico-sociali fatti dalla prima De. Non
è forse vero che il mancato sviluppo del senso dello stato o della responsabilità dei cittadini sia, in larga parte, imputabile a una cultura
assistenzialistica e deresponsabilizzante tipica della ex De?
Per questa ragione ci piace leggere l’intervento di Fazio piuttosto
come un’entrata in campo, anche
in Italia, di un dibattito europeo e
internazionale, che indica che i numeri devono e possono avere un
valore «qualitativo» e non solo
«quantitativo»; che la flessibilità
del costo del lavoro va ricercata più
come forma di adeguata remunerazione che come temporaneità del
rapporto di impiego; che l’etica nel
commercio e negli affari è non solo
un’esigenza della coscienza ma anche del mercato e della finanza per
evitare corruzione e illegalità a
danno dei più deboli; che occorrono regole democratiche, per tutelare i meccanismi della concorrenza,
onde evitare che pochi operatori di
grandi dimensioni possano penalizzare le economie dei paesi più
poveri 0 distruggere le reti di medie o piccole imprese.
D’altronde, il dibattito successivo ha permesso di capire che i con
Settimana di preghiera
Indulgenza plenaria per
i partecipanti cattolici
Gli articoli dell’Enchiridion Indulgentiarum (il
«Manuale delle indulgenze») relativi alla Settimana
di preghiera per l’unità
dei cristiani, hanno suscitato viva perplessità da
parte della Tavola valdese.
«Si concede l’indulgenza
plenaria al fedele che partecipa a qualche funzione
durante la Settimana per
l’unità dei cristiani», afferma il «Manuale delle indulgenze». Queste affermazioni «provocheranno
certamente forte disagio e
anche profonda sofferenza fra tutte e tutti gli evangelici italiani per il collegamento che si è voluto
creare fra indulgenza ple
naria e partecipazione alla
Settimana di preghiera»,
scrive in una nota il moderatore della Tavola valdese Gianni Rostan. «Anche se riguarda solo i credenti cattolici - prosegue
il moderatore - questo
collegamento ferisce proprio quella comunione di
fede e di preghiera che la
Settimana intende coltivare e far crescere dato
che, come è noto, tutte le
chiese ortodosse e protestanti rifiutano le indulgenze». Intanto, a Torino,
gli evangelici raggiungono
un accordo con i cattolici
per una Settimana chiaramente «non giubilare».
Servizi a pagina 8.
Il debito dei paesi poveri
«Sdebitarsi» incalza
il governo italiano
La Campagna italiana
«Sdebitarsi, per un millennio senza debiti» sollecita il governo italiano a
dare concretezza alle iniziative annunciate nei
mesi scorsi per la cancellazione del debito internazionale. Il 10 novembre
«Sdebitarsi», a cui aderisce anche la Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia, ha indirizzato
una lettera aperta al presidente del Consiglio,
Massimo D’Alema, in cui
si chiede «di poter conoscere le reali intenzioni
delle autorità italiane»; infatti, il 25 aprile scorso
Tallora ministro del Tesoro, Ciampi, annunciava
tenuti del discorso di Fazio abbiano trovato consenso e adesioni,
mentre Tipotesi di una unità politica dei cattolici non entusiasma. Infatti raccoglie applausi il sociologo
dell’Università di Bologna Pier
Paolo Donati quando parla della
necessità di «liberare la famiglia»
per darle reali opportunità di
esprimere la sua natura di relazioni
piena di reciprocità fra i sessi e fra
le generazioni. «Quello che serve,
oggi, nella società italiana - dice
Donati - è libertà e responsabilità
delle persone». Applaudito è anche
l’economista Stefano Zamagni
quando rivendica il diritto dei cittadini di reclamare democrazia
nell’economia. Ma è il giornalista
Ernesto Galli della Loggia che, indirettamente, risponde al quesito
sulla politica e sulla sua crisi. «Il
mondo cattolico, da solo, non potrà creare nuove identità politiche
- dice -. Anzi, se in solitudine si
farà un simile tentativo, si finirà
solo per ricreare una De numero
due. Occorre ricordare a tutti che,
ormai, quel passato può costituire
solo un peso paralizzante». E aggiunge: «Ma il popolo cattolico si è
mai rivoltato contro le inadempienze della De?».
La Settimana sociale dei cattolici
ha anche trattato del lavoro come
uno dei terreni su cui le sfide sono
più dirompenti. Con l’intervento
del sociologo.Bruno Manghi si è
sottolineata la necessità di ripensare tutti i temi legati al lavoro allargando la riflessione alla realtà internazionale. Tra l’altro. Manghi ha
attenuato l’allarme del governatore
sui ritardi del nostro Mezzogiorno
mettendo in luce i numerosi segnali positivi che già esistono nella
realtà socio-economica del Sud.
Ci sembra quindi che la questione «partito» sia stata toccata solo
marginalmente. Ciò che alla maggioranza dei partecipanti è sembrato interessare di più è un serio
programma politico. Una domanda, invece, è rimasta senza risposta: la nostra società civile è in grado di esprimere una classe politica
all’altezza delle attuali sfide?
«EUROPAI
Una «Carta ecumenica»
documento Kek e Gcee
4 VCONVEGNO
Il riformatore Vermigli
un’iniziativa italiana di
cancellazione del debito,
ma «a 200 giorni da quell’annuncio, tutto quello
che ci è dato sapere è che
il disegno di legge è in
preparazione in questi
giorni». Pur sottolineando
l’importanza delTintenzlone del governo italiano
di adottare il principio
della cancellazione del debito al 100%, «Sdebitarsi»
ha l’impressione che il governo proceda solo cancellando quei crediti che
considera non più recuperabili o che leghi troppo le
misure di cancellazione a
precise condizioni che 1
paesi destinatari devono
soddisfare. (nev)
di PAOLO T.ANGELERI
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Europa e pena di morte
di ALBERTO COREANI
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1.
2
PAG. 2 RIFORMA
— All’As
VENERDÌ 26 NQVEMBRF
«"‘La nascita di Gesù
Cristo avvenne in
questo modo. Maria,
sua madre, era stata
promessa sposa a
Giuseppe e, prima
che fossero venuti a
stare insieme, si
trovò incinta per
opera dello Spirito
Santo. "‘Giuseppe,
suo marito, che era
uomo giusto e non
voleva esporla a
infamia, si propose
di lasciarla
segretamente. ^°Ma
mentre aveva queste
cose nell’animo, un
angelo del Signore
gli apparve in sogno
dicendo: "Giuseppe,
figlio di Davide, non
temere di prendere
con te Maria, tua
moglie; perché ciò
che in lei è generato,
viene dallo Spirito
Santo. ^'Ella
partorirà un figlio,
e tu gli porrai nome
Gesù, perché è lui
che salverà il suo
popolo dai loro
peccati’’»
(Matteo 1,18-21)
«’^Dopo che furono
partiti, un angelo
del Signore apparve
in sogno a Giuseppe
e gli disse: “Alzati,
prendi il bambino
e sua madre, fuggi
in Egitto e restaci
finché io non te lo
dico; perché Erode
sta per cercare il
bambino per farlo
morire”. ‘“Egli
dunque si alzò, prese
di notte il bambino e
sua madre, e si ritirò
in Egitto»
«'^Dopo la morte di
Erode, un angelo del
Signore apparve in
sogno a Giuseppe
in Egitto e gli disse:
^"“Alzati, prendi
il bambino e sua
madre, e va’ nel
paese d’Israele;
perché sono morti
coloro che cercavano
di uccidere
il bambino”.
^'Egli alzatosi, prese
il bambino e sua
madre, e rientrò nel
paese d’Israele. ^“Ma
udito che in Giudea
regnava Archelao al
posto di Erode,
suo padre, ebbe
paura di andare là;
e, avvertito in sogno,
si ritirò nella
regione della
Galilea, ^“e venne ad
abitare in una città
detta Nazareth»
(Matteo 2,13; 19-23a)
ANGELI, SOGNI E UNA STELLA
Quella del Natale è la storia di fede di due persone ordinarie che hanno accolto
la misteriosa guida di Dio e sono diventate strumenti nel suo piano di salvezza
ANNA MAFFEI
Domenica prossima celebriamo.solo la prima domenica di Avvento e già 1 negozi
si riempiono di oggetti, luci e
musiche di Natale. Che il Natale
lo si vive soprattutto in questo
modo, accalcandosi per le strade e facendosi contagiare dalla
febbrile atmosfera degli acquisti
è considerazione poco originale.
È il tipo di avvento che caratterizza la chiusa di questo secolo,
e il 1999 non farà eccezione. Solo, forse, un po’ più di luci, un
po’ più di acquisti, qualche trasmissione televisiva un po’ più
sfavillante, un Natale un po’
maggiorato, insomma, in vista
di un Capodanno d’epoca.
Noi credenti, tentando debolmente di resistere alla corrente,
cerchiamo di ritrovare il bandolo della matassa o, per usare
un’immagine più tecnologica,
cerchiamo di lanciare qualche
segnale diverso in un etere affollato da mille interferenze. Vorremmo ritrovare un senso per
ciò che si prepara, proponendo
ancora di nuovo una lettura appassionata delle pagine bibliche
che ci raccontano la nascita di
Gesù. Così ci proviamo anche
quest’anno.
Il racconto di Matteo
tanti di Betlemme di Giuda. I
due giovani vivevano, ci dice
Matteo, nel periodo intermedio fra lo scambio del consenso
al matrimonio (che avveniva
di norma davanti a testimoni
quando la ragazza aveva dodici
o tredici anni), e il trasferimento
della sposa nella casa della famiglia di lui. Questa procedura
matrimoniale in due tempi era
in uso a quel tempo sia in Giudea, sia in Galilea, e la fase intermedia durava in media circa un
anno. In questo periodo il giovane godeva legalmente dei diritti
maritali sulla ragazza in tutti i
campi, ad eccezione del rapporto coniugale vero e proprio.
Ora, ci dice il testo, trovandosi
in questa fase. Maria, questo il
nome della ragazza, si trovò incinta. L’evangelista Matteo si affretta a specificare che era incinta per virtù dello Spirito Santo,
ma Giuseppe, suo marito, non lo
sapeva e non poteva che immaginare quanto in questi casi si
deduce, che cioè sua moglie lo
aveva tradito. Succede.
mente gli stessi. Che cosa fare?
Credere alla normale interpretazione del dato (il tradimento)?
Oppure dare ascolto a un angelo
apparso in sogno?
Credere ai sogni è sinonimo di
creduloneria. Nessuna persona
razionale avrebbe creduto al sogno di Giuseppe. C’è una realtà,
meglio prenderne atto piuttosto
che rifugiarsi nei sogni. Non
avremmo pensato così noi? Eppure sogni e angeli sono stati i
veicoli scelti da Dio per comunicare il suo punto di vista, per
svelare ciò che nessuno avrebbe
mai potuto dimostrare. Veicoli
deboli, se vogliamo. Che cosa
c’è di più effimero di un sogno?
e gli angeli? chi può mai esser
certo che qualcuno sia davvero
un angelo di Dio? Un angelo apparso in sogno, poi...
Dei due racconti, quello di
Matteo e quello di Luca, mi
soffermo sul primo che occupa i
primi due capitoli del Vangelo.
Questa prima riflessione (ce ne
saranno altre tre) verte sui veicoli della comunicazione scelti
da Dio per far conoscere e per
condurre in porto il suo piano.
Il racconto di Matteo ci presenta una coppia di sposi, ahi
Preghiamo
O mio Signor, se guardo il del, le stelle,
se penso ai inondi, opra di tua man,
se odo il tuon, la voce tua potente,
il tuo poter mi porta a meditar
La vita mia. Signore canta a te:
Grande tu sei, grande tu sei!
La vita mia. Signore canta a te;
Grande tu sei, grande tu sei!
Se penso o Dio che il tuo figliuolo hai dato
per me a morir, comprender no, non so;
io penso a lui che in croce fu inchiodato
pel mio peccato e mi recò il suo amor
La vita mia. Signore canta a te:
Grande tu sei, grande tu sei.
(Canto dall’innario Ornhamo insieme/)
Il sogno di Giuseppe
L} INFEDELTÀ è cosa molto
I dolorosa da affrontare per
la persona che la subisce, perché mette in forse amore, fiducia, sincerità. Il testo di Matteo
con pochi tratti descrive il travaglio di questo giovane che viene
definito come «uomo giusto» e
dice che questi aveva deciso di
non esporre la moglie a pubblico disprezzo pensando di lasciarla segretamente. Cosa un
ripudio segreto di una donna incinta potesse significare in
realtà non è del tutto chiaro.
D’altra parte la strategia non era
stata ancora del tutto messa a
punto nell’animo tormentato
del giovane, quando un sogno
venne a capovolgere ogni ovvia
interpretazione dell’accaduto.
«Non temere di prendere con te
Maria, tua moglie, - disse appunto un angelo apparso in sogno a Giuseppe - perché ciò che
in lei è generato viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù,
perché è lui che salverà il suo
popolo dai suoi peccati».
E così un sogno offre a Giuseppe una nuova interpretazione della situazione. Un angelo
del Signore gli offre un’altra visione, un’altra verità. La prospettiva cambia completamente, pur rimanendo i fatti esatta
Tra sogni e angeli
SORPRENDENTEMENTE
Giuseppe non sembrò esitare. Credette alla parola ricevuta
e prese con sé sua moglie. Così
ci dice il testo. E non fu l’unica
volta. I primi due capitoli di
Matteo sono disseminati di sogni e angeli. Un angelo in sogno
avvertì Giuseppe di fuggire in
Egitto per protepere il bambino
dalla furia omicida del re Erode.
Prima di questo, un sogno aveva
avvertito alcuni sapienti d’Oriente, giunti per visitare il piccolo Gesù, di non ripassare da
Erode dopo aver trovato il bambino. Alla morte di Erode ancora
un angelo diede il via libera alla
famiglia per rientrare in patria.
Lo stesso (o un altro?) angelo
specificò subito dopo a Giuseppe, sempre in sogno, di andare a
vivere ir^Galilea e non più in
Giudea per evitare la minaccia
di Archelao, figlio di Erode.
Insomma sogni, angeli e anche, per un certo tempo, una
stella, guidano persone ed eventi dal concepimento ai primi anni di vita di Gesù. Una fragile vita esposta a mille pericoli, e anche alla morte più di una volta.
Sogni, angeli e una stella per indirizzare i sapienti, per guidare
Giuseppe e soprattutto per salvare Gesù (il cui nome significa
Dio salva) dalle trappole tese
dalla storia umana al figlio di
Davide (attraverso Giuseppe), e
figlio di Dio appena nato. Questo ci racconta l’Evangelo di
Matteo. Veicoli razionalmente
deboli i cui messaggi, umanamente ambigui, potevano resta
re del tutto inascoltati. Ma non
10 sono stati. Una coppia di giovani sposi si è lasciata condurre
da quei messaggi, ci ha creduto,
11 ha fatti propri. In una sola parola ha avuto fede.
Quella del Natale è la storia di
fede di due persone assolutamente ordinarie.che hanno
semplicemente accolto la misteriosa guida di Dio e, nelle sue
mani, sono essi stessi divenuti
strumenti nel suo grande piano
di salvezza. Ma c’è un’altra cosa.
Giuseppe, certo, doveva aver
fatto tanti altri sogni nella sua
vita, ma ora era riuscito a discernere quelli che venivano da Dio.
Aveva ascoltato in cuor suo tante diverse voci (e tante se ne
ascoltano in momenti di crisi e
incertezza), ma era riuscito a
comprendere quando èra stato
Dio a parlargli. E c’erano molte
stelle luminose in quel cielo che
i sapienti avevano tanto a lungo
scrutato, eppure essi seppero
individuare quella, e solo quella,
che conduceva al Cristo.
Discernere quello
che viene da Dio
Dunque una fede immediata, un po’ folle, senza garanzie, che accoglie la rivelazione di Dio con semplicità nonostante la debolezza dei veicoli
prescelti, ma anche discernimento. Non è giusto credere a
tutti i sogni, ma capire qual è il
sogno che viene da Dio. Non
serve scrutare il cielo e leggere il
linguaggio delle stelle, quanto
individuare quelTunica luce che
conduce a Cristo. Questa la proposta che giunge dalla narrazione di quel primo Natale.
Anche al crepuscolo di questo
secolo, frettoloso e scintillante,
il piano di Dio è veicolato dalla
gente semplice che ci crede, che
ci scommette la vita. Gente che
riconosce e fa proprio il sogno
che viene da Dio, ascolta i suoi
angeli, e segue la sua luce che li
orienta nel mondo.
Nel folle girare a vuoto di queste settimane, prendiamoci un
po di tempo, fermiamoci un attimo a riflettere su questo sogno
e guardiamo il cielo. Forse un
angelo ci parlerà di Gesù. Forse
ciò che viviamo ci apparirà da
un altro punto di vista. Non sarà
lui che salverà anche il nostro
popolo dai suoi peccati?
(Prima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletichf
In questa meditazi»,
non e stato scelto uni?
testo ma si è pensato dÌ
flettere su un motivo
rente in tutto il Vani,
dell'infanzia di MaC '
gni e angeli come veir!
della rivelazione divina !
tri motivi saranno tratt!
successivamente.
Il primo sforzo da fa,,
quando si riflette sul J
di Matteo (cap.i-2)è2
lo di non farsi influen
nella interpretazr
i!ai(
ione dal
racconto parallelo di Lin
Si può dire che, purp^
sentando alcuni
"’^portami
elementi in comune id«,
testi hanno certame„I
origini indipendenti g
elementi comuni sono ¡
futuri genitori di Gesù»
no sposati ma non som
ancora andati a vivere ¡e
sieme, Giuseppe è dij.
scendenza davidica, c'è oi
annuncio angelicodelli^
prossima nascita deUi^l
sia, Maria concepisce pei
mezzo dello Spirito Sa*,
senza aver rapporti coni
marito, l'angelo impartisti!
l'ordine di chiamareil
bambino Gesù e dichiani
che Gesù sarà il Salvato^
la nascita, che è messa ero-!
nologicamente in relaao f
ne con il regno di Erodel
Grande, avviene a Bete
me quando i genitori som
andati a vivere insierai,
ma il bambino è poi allento a Nazareth. Per il restai
racconti differiscono peri
fatto che Matteo non conosce le vicende di Elisibetta e Zaccaria e la naso
ta di Giovanni Battistacome parente di Gesù, Lm
non conosce la storia de
magi, la guida della stei,
la strage del bambiniiii
opera di Erode, la fugai!
Egitto. In Matteo poift,
ria e Giuseppe sono rei
denti a Betlemme e sei
allontanano per la min»
da di Erode e di Archel»
in Luca invece la famigliai
originaria di Nazareth ei
a Betlemme solo in oca
sione del censimentol
Augusto. In Matteo in pii
mo piano è la figurai
Giuseppe, in Luca emeiji
quella di Maria. Co»
spiegare queste differe®:
non marginali fra Id*
racconti? Non basta din
che le diverse versioni»,
rebbero state originarii'i
mente raccontate rispeti
vamente a cura di Man
(Luca) e di Giuseppe (Mat
teo) ed è vero solo in pad*
che i racconti sono ari*r
nizzabili. Non si cornprea'
de infatti come partirai*
così importanti come
strage di Betlemme o
lafr
ga in Egitto, possano esse
re stati taciuti da Maria*
Luca e non si saprebbe®
munque come concilia® |
fatto che in Matteoui >
seppe e Maria vivevano Betlemme, mentre lolla coppia va a BetW '
solo in occasione deue
mento. Le differenze
de»'
vano dalla diversità de*
fonti a disposizion®
due evangelisti e dalle»
rispettive intenzioni te
glebe. Tutti e due gh
gelisti utilizzano i ra«“,
dell'infanzia come st
di passaggio dalle seri
ebÌ^aiche all'Evange ;
Gesù Cristo ma lo fan* .
maniera diversa. t-Uoa|^,
■ ■) Jlll''
lizza II suo racconto ^
nascita e il ruolo
vanni Battista come
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Ma«'*
profeta d'Israele^^^^
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Matteo e Luca,
editrice, Assisi V
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Conferenza delle chiese europee (Kek) - Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee)
Una «Carta ecumenica» per KEuropa
Tutte le chiese cristiane d’Europa sono state invitate ad adottare una «Carta ecumenica» per promuovere il rafforzamento
rapporti tra le chiese e l’azione ecumenica in Europa.
Nell’ugosto scorso una copia della prima bozza della suddetti «Carta» è stata inviata a tutte le chiese membro della Conferenza delle chiese europee (Kek), che rappresenta oltre 120
Mese ortodosse, anglicane e protestanti, e alle Conferenze episcopali europee. La Carta affronta le problematiche più scottanti alle quali devono far fronte oggi le chiese, come la questione del proselitismo, il legame tra l’identità religiosa e
l'identità nazionale o etnica, e il fossato crescente tra l’Europa
orientale e occidentale.
la bozza, che pubblichiamo in questa pagina in una tradu
zione dal tedesco a cura del Ccee, è stata redatta dai rappresentanti della Kek e del Ccee. Essa sottolinea in particolare:
«Nell’attesa di raggiungere la piena comunione ecclesiale, vogliamo agire insieme in ogni circostanza, salvp i casi in cui la
differenza tra le nostre convinzioni sia così profonda da costringerci a percorrere vie separate. Questo ha valore a tutti i livelli della vita ecclesiale in Europa».
Tutte le chiese membro della Kek e del Ccee sono invitate ad
inviare le loro reazioni entro il 1 ® settembre 2000 affinché un
testo definitivo possa essere presentato nel periodo post-pasquale del 2001, in occasione di un incontro ecumenico europeo programmato dalla Kek e dal Ccee.
In una conferenza stampa tenuta a Ginevra all’inizio dello
scorso settembre, in occasione della sessione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), il segretario generale della Kek, Keith Clements, ha ricordato che l'idea della
Carta era stata proposta nel 1997 nel corso della seconda ^5semblea ecumenica europea a Graz. La Carta, ha detto Clements, si propone dì «dare alle chiese un mezzo per valutare il
proprio comportamento e il proprio impegno».
La Carta, ha precisato Clements, intende inoltre esprimere
l’impegno a favore dei diritti della persona, dell’uguaglianza
delle donne e degli uomini nella chiesa e nella società, e dei
rapporti con i membri di altre religioni. D’altra parte, essa
rappresenta «un incoraggiamento per le chiese ad affrontare
seriamente il compito della riconciliazione».
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Introduzione
Sia resa Gloria al Padre, al Figlio
eolio Spirito Santo»
Rendiamo grazie al nostro Dio
Trinità, perché attraverso il suo Santo Spirito ha guidato i nostri passi
sul cammino di una comunione
sempre più profonda. Attraverso
l’ascolto comune della Parola di Dio
nelle Sacre Scritture, la Confessione
dell’unica fede nella liturgia e la comune ricerca della verità divina, vogliamo testimoniare l’amore e la
speranza per tutti gli uomini. Per
questo ci impegniamo per un’unità
più completa e più visibile della
Chiesa di Gesù Cristo nel mondo.
Siamo coscienti che solo la nostra
conversione interiore ci permetterà
di raggiungere, nella diversità delle
nostre espressioni di fede, l’unità di
cui Dio stesso è l’autore. Sappiamo
che lo scandalo della divisione discredita la nostra testimonianza. Ciò
sanifica anche che riconosciamo la
nostra colpa nella divisione tra i cristiani e vogliamo cancellare le ombre che oscurano il volto della chiesa di Gesù Cristo e generano incomprensione e amarezza nel mondo.
Non vi è alcuna alternativa alla riconciliazione e all’ecumenismo. È
per questo che, come chiese membro della Conferenza delle chiese
europee e come Conferenze episcopali cattoliche d’Europa, ci impegniamo a consolidare e a far crescerela comunione ecumenica già realizzata tra noi, nello spirito dei due
incontri ecumenici europei di Basilea nel 1989 e di Graz nel 1997.
I - Dio stesso ci chiama airunità
«Che tutti siano una cosa sola. Conte tu. Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola,
perché il mondo creda che tu mi hai
mandato» (Gv 17,21)
1) Come discepoli del Cristo siamo
chiamati all’unità nella fede, nell’amore per Dio e per gli uomini e
nella speranza del pieno compimento di ogni cosa in Dio. Per noi
cristìani, il Vangelo di Gesù Cristo è
1 anima e il cuore di ogni sforzo ecumenico. Insieme professiamo e riconosciamo il simbolo ecumenico efi
Nicea-Costantinopoli (381).
Insieme ci impegniamo:
* a testimoniare e annunciare le
opere di salvezza del Cristo e in parbcolare la sua morte e resurrezione
come speranza per ogni uomo e per
n mondo intero;
* a rendere visibile l’unità nelunica fede e nell’unico battesimo,
^pressa dalla liturgia e dalla vita comune nel Cristo, ascoltando insieme
a parola di Dio, servendo il Vangelo
pregando gli uni per gli altri e gli
ni con gli altri, per la forza dello
Spmto Santo.
Il - Sul cammino della
comunione visibile in Europa
questo tutti sapranno che siete
,,^^^cepoli, se avrete amore gli
per gli altri» {Gv 13,35)
^dare incontro gli uni agli altri
npJ ®pUfnenismo in Europa nasce
’ ^”®*^mni attraverso il rinnovala ® disponibilità al
stori conversione. La
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za e dei peccati umani, la co
munione dell’unica chiesa di Gesù
Cristo si è spezzata. Le divisioni si
sono diffuse in tutto il mondo. La
mancanza di credibilità della testimonianza cristiana che ne è derivata è stata però arginata grazie al movimento ecumenico che in questo
secolo ha aperto la via alla riconciliazione tra i cristiani.
Insieme ci impegniamo:
• a riesaminare con umiltà, nello
spirito del Vangelo e dell’amore di
Dio, la storia delle colpe delie nostre
chiese e a chiederci perdono gli uni
gli altri;
• a lottare contro l’autosufficienza
e a vincere i pregiudizi;
• a riconoscere le ricchezze spirituali delle diverse tradizioni cristiane, a imparare gli uni dagli altri e a
farci reciproco dono delle nostre differenze;
• a cercare occasioni di incontro
La testimonianza comune
della nostra fede
4) Davanti al progredire della secolarizzazione e della scristianizzazione in Europa, vogliamo rendere
più solida la testimonianza comune
della nostra fede cristiana, per realizzare insieme una nuova evangelizzazione e missione in Europa. Per
questo è indispensabile che rinasca
la fiducia e si proceda a degli accordi tra le chiese, per evitare una dannosa concorrenza e la minaccia di
nuove rotture. La chiara distinzione
tra le comunità ecclesiali e le sette è
di fondamentale importanza.
Insieme ci impegniamo:
• a parlare con le altre chiese delle
nostre iniziative di evangelizzazione
e missione;
• a non invitare le persone a cambiare la loro appartenenza ecclesiale
e a non costringerle, in alcun caso,
III - Il servizio deirecumenismo
per l'Europa
«Beati gli operatori di pace, perché
essi saranno chiamati figli di Dio»
(Mt 5,9)
6) Nell’attesa di raggiungere la
piena comunione ecclesiale, vogliamo agire insieme in ogni circostanza, salvo i casi in cui la differenza
tra le nostre convinzioni sia così
pro-fonda da costringerci a percorrere vie separate. Questo ha valore
a tutti i livelli della vita ecclesiale in
Europa.
Insieme ci impegniamo:
• a rafforzare la collaborazione tra
la Conferenza delle chiese europee
(Kek) e il Consiglio delle Conferenze
episcopali d’Europa (Ccee);
• a organizzare degli incontri ecumenici europei;
• a chiarire, attraverso discussioni
Culto conclusivo dell Assemblea di Graz. La festa della riconciliazione
gii uni con gii altri, a essere disponibili gli uni per gli altri e a lavorare
insieme quanto è possibile;
• a sostenere l’insegnamento dell’ecumenismo nella formazione cristiana di base e a ogni livello dell’
approfondimento teologico.
La preghiera comune è il cuore
dell’ecumenismo
3) L’ecumenismo vive attraverso
l’ascolto della Parola di Dio e la nostra disponibilità all’azione dello
Spirito Santo in noi e per mezzo di
noi.
Suscitati da questa grazia che viene dall’alto, sono sorti molti cammini che cercano, con la preghiera e la
liturgia, di raggiungere quell’unità
che Gesù Cristo vuole per la sua
chiesa. La preghiera comune dei cristiani è perciò il cuore dell’ecumenismo. Numerose preghiere liturgiche
e canti comuni, come diverse nuove
esperienze di comunione spirituale,
caratterizzano la nostra spiritualità
ecumenica.
Insieme ci impegniamo:
• a pregare insieme e gli uni per gli
altri poiché l’unità della chiesa di
Gesù Cristo è un dono di Dio;
. a celebrare regolarmente delle liturgie ecumeniche, a promuovere
preghiere e celebrazioni per 1 unità
dei cristiani;
• a imparare a conoscere e ad apprezzare le liturgie e le forme di spiritualità delle altre chiese, nella ricerca di una comune spiritualità
ecumenica.
alia conversione attraverso la forza
fisica, la pressione morale, o vantaggi materiali;
• a sostenere il cammino di conversione delle chiese e a rendere possibile un aperto confronto reciproco.
Non c’è alcuna alternativa
al dialogo
5) La nostra reale e comune appartenenza al Cristo è molto più importante della diversità delle nostre
posizioni teologiche ed etiche. Le
differenze a livello di professione di
fede, di insegnamento, di comportamenti morali sono alla base delie divisioni tra le chiese. Per raggiungere
una più ampia comunione ecumenica, occorre continuare gli sforzi
nella ricerca di un consenso che si
radichi nella fede. Perché solo
dall’accordo sulle verità fondamentali della fede nasce una comunione
tra le chiese teologicamente fondata. È perciò necessario continuare
con perseveranza e trasparenza i
dialoghi ai diversi livelli ecclesiali.
Insieme ci impegniamo:
• a coltivare e ad approfondire la
cultura del dialogo nelle e tra le
chiese;
• a far circolare i risultati dei dibattiti teologici tra le nostre chiese,
a tutti i livelli della vita ecclesiale e
ad assumerne le conseguenze;
• a continuare il dialogo nelle
controversie, specialmente sulle
questioni etiche, che possono portare a delle rotture nella comunione
ecumenica.
bilaterali e multilaterali ad ogni livello, quali sono le espressioni fondamentali della fede per le quali occorre a tutti i costi trovare un consenso e in quali ambiti le differenze
possono invece essere reciprocamente tollerate senza che siano motivo di separazione;
• ad aiutare la soluzione di conflitti
tra le chiese e a promuovere la pace;
• a difendere i diritti delie minoranze e ad aiutare a superare incomprensioni e pregiudizi;
• a garantire che tutte le chiese dei
nostri rispettivi paesi abbiano libero
accesso allo spazio pubblico.
Dare un’anima all’Europa
7) Le chiese sono favorevoli all’unità dell’Europa. In questa prospettiva, ecumenismo in Europa significa non limitare alla politica e all’economia il processo di unificazione europea. Vogliamo custodire
«l’anima dell’Europa», impegnandoci per i valori fondamentali delia
giustizia, della libertà, della tolleranza, della partecipazione e della
solidarietà, a partire dalla nostra fede comune, perché questi valori
possano essere fecondi per la vita di
tutti gli uomini e le donne di questo
continente.
Insieme ci impegniamo:
• a promuovere l’unità dell’Europa nella sua diversità culturale etnica e religiosa;
• a tutelare possibilmente insieme
le esigenze delle chiese di fronte alle
istituzioni secolari europee;
• a proteggere i valori fondamentali contro le ingerenze dello stato;
• a riconoscere e rafforzare le responsabilità dell’Europa nei confronti dell’umanità intera, in particolare dei poveri di quei paesi che
chiamiamo «Terzo Mondo»;
• a promuovere la pace utilizzando mezzi non violenti nella soluzione dei conflitti.
Riconciliare i popoli e le culture
custodire la creazione
8) È nostro compito specifico in
Europa riconciliare i popoli e le culture. Riconosciamo che la molteplicità delle tradizioni culturali e religiose, regionali e nazionali sono una
ricchezza dell’Europa. Lo spirito del
Vangelo orienta i nostri sforzi comuni per la comprensione e la soluzione delle questioni politiche e sociali.
Insieme ci impegniamo:
• a proteggere la persona e la dignità di ogni uomo come immagine
di Dio, e a vegliare suH’uguaglianza
tra tutti gli uomini; a proteggere e a
difendere i diritti dell’uomo e a lottare contro l’ingiustizia;
• a promuovere i processi democratici in Europa e la giustizia sociale tra tutti i popoli;
• a bandire ogni forma di nazionalismo e di esclusione, quando l’amore per il proprio popolo conduce
all’oppressione di altri popoli o delle
minoranze;
• a promuovere un atteggiamento
di apertura nei confronti del crescente numero di stranieri, di cercatori
d’asilo 0 dei rifugiati e a dare una casa e una patria agli apolidi in Europa;
• a pretendere per ogni uomo,
senza discriminazione o distinzione,
tutti i diritti che gii spettano, a consolidare la posizione e i diritti delle
donne in tutti gli ambiti e a tutelare
le famiglie e i bambini;
• a combattere ogni forma di violenza contro le persone, specialmente contro le donne e i bambini;
• a salvaguardare l’ambiente e tutte le creature, specie nel rispetto
delle generazioni future.
Coltivare le relazioni
con le altre religioni
9) Una comunione speciale ci lega
al popolo di Israele, il popolo eletto
da Dio, il popolo dell’alleanza e della promessa, da cui è nato Gesù Cristo. Con i nostri fratelli e le nostre
sorelle di fede giudea, noi preghiamo lo stesso Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe. Condanniamo
ogni espressione di odio, le persecuzioni e le manifestazioni di antisemitismo e preghiamo Dio per il perdono e la riconciliazione. Sosteniamo le molte forme di collaborazione
tra giudei e cristiani. Riteniamo che
ha un grande valore anche l’incontro con i musulmani e con i membri
di altre religioni e ci sforziamo per
una comprensione reciproca.
Insieme ci impegniamo:
• a riconoscere e a difendere la libertà di fede e di coscienza di tutti
gli uomini;
• a riconoscere il diritto di ogni
uomo a cercare la verità e a rendere
testimonianza a questa verità secondo la sua coscienza;
• ad accettare rincontro, la discussione e lo scambio con le altre religioni e concezioni del mondo e a
coltivarle e a sostenerle.
«Il Dio della speranza vi riempia di
ogni gioia e pace nella fede, perché
abbondiate nella speranza per la
virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13).
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
venerdì 26 NQVEMBRf
T. G. Masaryk, filosofo protestante e primo presidente cecoslovacco
«Solo con distruzione l'uomo diventa uomo»
Si impegnò per una federazione di popoli cechi, slovacchi, polacchi e slavi
del Sud che rispettasse l'identità di tutti in un quadro di democrazia e di pace
EUGENIO STRETTI
«SI
lAMO il popolo di Co' menio e quindi il nostro compito primario è quello dell’istruzione: educare e
autoeducare. La scuola deve essere la nostra preoccupazione, se è vero quello che
ha detto Comenio, che soltanto con l’istruzione l’uomo
diventa uomo» {Il problema
del piccolo popolo, 1905).
Con queste chiare parole il
filosofo e futuro primo presidente della Cecoslovacchia
(1918) Tomas Garrigue Masaryk indicava un programma
autoeducativo per i popoli
dell’area centroeuropea: cechi, slovacchi, polacchi e slavi
del Sud. Masaryk è un Fratello ceco, di quella chiesa evangelica riformata che si collega
al pensiero di Jan Hus, alla
quale apparteneva il compianto storico valdese Amedeo Molnàr, e che in quegli
anni raccoglieva in Cechia circa il 10% della popolazione.
Nato nella Slovacchia morava nel 1850, Masaryk compie gli studi filosofici a Vienna, a 29 anni ottiene la libera
docenza e poco dopo la cattedra all’Università di Praga, la
più antica del centro Europa
(risale al 1348). Nell’impero
austroungàrico, costituito da
ben 13 popoli, il giovane filosofo si propone un progetto
ambizioso: la rinascita culturale e spirituale del popolo
ceco. La sua fede evangelica è
dichiarata sempre e riaffermata con un gesto clamoroso
per i tempi: all’atto del matrimonio con una presbiteriana
americana di origini ugonotte, Charlotte Garrigue, volle
assumerne anagraficamente
il cognome. Lo spirito di libertà evangelica (Il Corinzi 3,
17) Masaryk lo respira nella
chiesa di San Martino dentro
le Mura, la chiesa evangelica
dove per la prima volta nel
1414 si celebra la cena del Signore secondo le chiare indicazioni bibliche; l’anno successivo, il 6 luglio 1415, Jan
Hus, a 44 anni, pagherà con il
rogo la propria fedeltà al Signore della Chiesa.
Le prime opere che indicano il progetto autonomista in
un quadro liberal-democratico del giovane filosofo sono
La questione ceca (1895) e la
biografia di Jan Hus (1896).
Ancor prima della pubblicazione dei volumi citati, Masaryk si impegna attivamente
in politica e dal 1891 è deputato al Parlamento imperiale
a Vienna, come rappresentante dei «Giovani cechi»,
movimento dal carattere nazionalista. Le riflessioni raccolte ne La questione ceca segnano la svolta: per Masaryk
non è tanto importante il
principio di nazionalità in sé,
quanto piuttosto l’autonomia
dei popoli dell’area centroeuropea, la loro modernizzazione e il loro federarsi come
nazioni libere. In questo quadro di autonomia e integrazione nel 1907 Masaryk, che
aveva abbandonato il partito
dei «Giovani cechi», viene
eletto al Parlamento imperiale di Vienna come deputato
del Partito progressista di recente formazione. Per risolvere la «questione ceca» era
dunque necessaria la piena
uguaglianza politica e religiosa dei cechi e dei tedeschi (i
sudeti), il riconoscimento
della lingua e della cultura
ceca, il suffragio universale,
l’introduzione di una legislazione sociale e l’emancipazione della donna. Per Vienna erano tutte utopie; l’impero pensava di sopravvivere
con la buona amministrazione ereditata da Maria Teresa
Praga: la Moldava e sullo sfondo il Castello con la cattedrale
(foto F. Corsani)
con il privilegiare tra i popoli
sottomessi l’Ungheria e con
gli altri in posizione chiaramente subalterna.
In piena guerra mondiale
(1915) Masaryk comprese
l’impossibilità per il popolo
ceco di coesistere all’interno
dell’Austria-Ungheria. Il sogno di una federazione centroeuropea di popoli e nazioni non si realizzerà: questo è stato l’errore storico di
Versailles, il Trattato di pace
(1919) che, al termine della
prima guerra mondiale, definisce gli assetti geografici e
politici dell’Europa. Masaryk, eletto il 28 ottobre
1918 a presidente della Repubblica ceco-slovacca, continuerà a progettare il suo
sogno nell’opera La nuova
Europa. Il punto di vista slavo in cui, accanto al principio di nazionalità si pone
quello d| democrazia e socialismo m vista di una confederazione di popoli piccoli, ma con ricca storia e cultura, nel centro Europa.
Le potenze occidentali, come è noto, con la loro politica di arrendevolezza nei confronti del sogno hitleriano
della grande Germania, lasciarono isolato Tomas Garrigue Masaryk che, a diffe
renza di ciò che accadeva in
Germania, cercava in ogni
modo di favorire l’integrazione tra tedeschi dei sudeti e
boemi, con il riconoscimento
linguistico e culturale, in un
progetto sovranazionale. Se i
«fratelli cechi» poterono gioire per la piena libertà di culto, la nuova Repubblica ceco-slovacca, nonostante l’etica protestante del suo presidente, si avviava verso la
propria dissoluzione. Masaryk non vedrà il tradimento delle potenze liberal-democratiche che, nell’illusione di evitare una seconda
guerra mondiale, consegnarono la Cecoslovacchia a Hitler: morirà infatti nel 1937.
La sua Repubblica sparirà
nel 1938 e dieci anni dopo,
nel 1948, alla presa del potere da parte del principale
partito cecoslovacco, quello
comunista, suo figlio volerà
dalla finestra del ministero
degli Esteri, antistante la
piazza del Castello di Praga.
Dopo il 1989 il pensiero di
Masaryk è diventato di enorme attualità: i popoli slavi
possono coesistere e apportare il loro contributo a quell’Europa unita che tutti auspichiamo, solamente in un
quadro democratico che
contempeti il principio di
nazionalità, in un giusto
equilibrio, con il diritto di
tutti i popoli a vivere la propria identità in un progetto
di «pace universale» di kantiana memoria.
La rivista della Facoltà
Gli ultimi due numeri
di «Protestantesimo
»
È uscito il n. 4/1999 della rivista della Facoltà valdese di
teologia, che si apre con un saggio su «Karl Barth e la polj.
fica del governo federale svizzero (1938-1945)». Durante la
guerra 1939-1945 le chiese americane ed europee si trova,
rono poste di fronte a decisioni storiche e non sempre, forse, le istituzioni ecclesiastiche furono in grado di farvi
fronte. Gli stati e i loro governi ancora meno, e le persone
singole reagirono spesso in modo diverso. L’accesso ai documenti dell’archivio del governo elvetico ha permesso al
prof. Busch di ricordare l’atteggiamento del teologo protestante svizzero Karl Barth negli anni 1938-1945 e, in parti,
colare, attraverso episodi che riguardano il suo rapporto
con le autorità dello stato, di mettere in rilievo la sua posi,
zione politica e teologica. Protestantesimo è l’erede delle
riviste Gioventù Cristiana e L’appello, dove, dal 1933 in
poi, si davano notizie sulla Chiesa confessante tedesca e le
posizioni di Karl Barth. Non stupisce perciò che si pubblichi qui un saggio, che riguarda, insieme con le vicende
storiche, la teologia barthiana.
Segue (per la prima volta) un articolo di Wolfhart Pannenberg, di natura molto diversa, sia come stesura, sia come
teologia. Il pensiero di Pannenberg è molto conosciuto fra
noi attraverso le tempestive traduzioni italiane dei suoi libri,
L’articolo qui contenuto, al di là del valore che può avere
per l’argomento trattato, offre una traccia del suo pensiero
ed è pertanto utile sia per avere un primo contatto con la
sua teologia, sia per comprenderne meglio alcuni aspetti.
Completano il numero varie discussioni e un nuovo do■ cumento del Gruppo di lavoro sulla bioetica. Questi documenti appaiono da qualche anno con regolarità sempre
sul numero 4 di ogni annata. Il primo numero del 2000
conterrà invece la prolusione all’anno accademico 19992000 della Facoltà valdese di teologia, tenuta da Giorgio
Spini su «La Scuola valdese di teologia di Firenze (18701900)», nonché un articolo dedicato alla teologia di Giovanni Miegge e altro ancora.
Il numero 3/1999 della rivista è stato dedicato a una serie di studi in onore dello storico Jean Gönnet. Con la cura
di Franco Giacone, il fascicolo comprende fra l’altro scritti
di Ricca, Audisio e una bibliografia delle opere di Gönnet.
Accanto a questi scritti compaiono una serie di saggi di
storia valdese dovuti, fra gli altri, a Duvernoy, a Cegna, a
De Michelis e lo stesso Franco Giacone.
Protestantesimo via Pietro Cossa 42, 00193 Roma
Tel. 06-3210789; fax: 06-3201040
E-mail: fvt.protest@chiesavaldese.org
Il complesso rapporto dello studioso con l'ambiente culturale universitario e americano
Bertrand Russell, filosofo affermato ma anche «scettico credibile»
FRANCO CAMPANELLI
compendio delle idee del
filosofo analitico inglese Bertrand Russell' non può non
colpire la lucida trattazione
ma anche la particolare esperienza del concetto di tolleranza. Moderno epigono di
John Locke, Russell si è soffermato spesso sugli aspetti
pratici, sulle conseguenze
che a tale modalità esistenziale attengono. L’episodio
che mi accingo a riportare ha
destato in me tanta curiosità
conducendomi alla riscoperta dell’aspetto negativo, ovvero dell’intolleranza nel nostro Immediato contesto, nel
nostro Lebensraum; dalla nostra angolazione la tolleranza
dovrebbe logicamente significare accettazione della diversità, di ciò che ci dà, anche inconsapevolmente, una
sensazione di fastidio, vale a
dire di quel comportamento
che le società opulente e affluenti connotano come «al
di fuori delle ordinarie categorie morali».
L’esperienza personale di
Russell ci aiuta a constatare
come talune barriere alla comunicazione tra entità sociali diverse, comunque permangano; dunque a riflettere
sui condizionamenti etici
operati appunto dai cosiddetti detentori del potere costituito. Nel 1941, nonostante la sua fama e i suoi indiscutibili meriti scientifici,
mentre era in America, invitato quale docente alla New
York University, sulla spinta
di innumerevoli pressioni
esterne, venne da lì espulso,
essendo state messe seriamente in dubbio e la sua
probità morale e l’attitudine
pedagogica nei confronti dei
suoi giovani allievi^ Infatti fu
artatamente accusato di diri
gere un campo naturista; circostanza questa subito collegata alle sue idee decisamente innovatrici sulla libertà di
costume. Le istituzioni ufficiali civili e religiose (cattoliche ma anche diverse denominazioni nel protestantesimo), provvedevano a bollarlo
di ateismo, di immoralità, di
libertinaggio.
Insomma tutti quanti contro e davvero è difficile dire,
tra questi, a chi assegnare la
palma del maggiore accanimento. Qui viene fuori il personaggio chiave della vicenda, l’allora sindaco di New
York, Fiorello La Guardia,
oriundo italiano, di Cerignola
per la precisione. Appena
una generazione prima, il padre, Achille La Guardia, saltellava con gli altri ragazzi
della sua età intorno ai ceppi
lapidei dello antico «Piano
delle fosse granarie», nell’estate afosa del Tavoliere delle
Puglie; da grande andò «a far
fortuna» in America, come
tanti suoi compaesani. Cosicché Fiorello, diventato cittadino statunitense, venne a
trovarsi alla guida di quella
grande città negli Anni 40,
contemporaneamente alla
nomina di Russell alla N.Y.
University. Allora i fondi per
l’Università erano disposti e
stanziati dalla municipalità
metropolitana che, tramite
un apposito comitato, presieduto e diretto proprio dal
sindaco, poteva interferire
pesantemente sui piani di
studio e sulle linee didattiche, ma anche esercitando
gfttenta vigilanza sui docenti.
Per farla breve proprio La
Guardia, moralista sui generis, ritenendo l’insegnamento
di Russell altamente osceno,
tirò fuori tutto il suo potere
per disporre l’azzeramento
dei finanziamenti al City College, con ciò decretando l’im
mediata radiazione di Russel
dalla prestigiosa istituzione.
Cerco ora di figurami come
potesse essere naturale che il
filosofo, perfettamente innocente, oltre che per l’accusatore, avrebbe avuto più di
un motivo valido per un sincero, totale disamore verso la
lontana cittadina del Sud Italia che a quel personaggio
(oltre che a me) aveva dato i
natali e che riesce ancora oggi a ben competere. A dare
ulteriore lustro alla decisione
di Little Flower (come delicatamente lo chiamarono) intervenne l’assurda sentenza
del giudice Me Geehan, senza dubbio uno dei più grandi
travisatori giudiziari della
storia, che dispose la revoca
della nomina di Russell, descrivendola come «un insulto
alla popolazione della città di
New York». Nonostante tali
vicende, il filosofo potè insegnare ancora per un certo periodo a Boston; ritornato in
Inghilterra, sotto ben altra
temperie, ricevette, di lì a pochi anni (1950) il Premio Nobel per la letteratura, in barba a tutta la falange di falsi
moralisti che lo avevano
osteggiato con tanto livore.
Anche se non saremo mai
convinti appieno delle obiezioni di Russell in materia di
religione, non mancheremo
di apprezzare in lui l’uomo libero, divulgatore del sapere
logico e scientifico. La sua rigorosa analisi lo ha portato a
non trascurare mai anche vicende apparentemente insignificanti della storia umana:
«...nessuno sosterrebbe che i
piccoli scandali della Re'staurazione (...) siano tanto importanti quanto le lettere sui
massacri del Piemonte, con
le quali Milton, in nome di
Cromwell, chiamava a raccolta gli inerti potenti dell’Europa» (op. cit., pag. 532).
L’Homo religiosas, categoria nella quale ci iscriviamo,
ha potuto imparare da lui a
stemperare certe acquisizioni
assolute, certi dogmatismi; ad
accettare il confronto e a usare rispetto sincero verso chi,
pur se incredulo e agnostico,
rimane versato nella costante
ricerca della verità e dei significati ultimi dell’umana esi
stenza. Come lo è sempre stato Bertrand Russell; «Vorrei
rendere chiaro, non semplicemente come un proposito intellettuale ma come una cosa
in cui il cuore crede spontaneamente, che non è facendo
soffrire gli altri che conquisteremo la nostra felicità personale, ma che la felicità e la via
alla felicità dipendono dall’armonia con gli altri uomini.
Quando tutto questo sarà non
soltanto compreso con chiarezza ma anche profonda
mente sentito, sarà facile vivere in un modo che porti
ugualmente felicità a noie
agli altri. Se gli uomini riuscissero a pensare e sentireii|
questo modo, non soltantoi
loro problemi personali
tutti i problemi della
mondiale, persino i più astrusi e difficili, svanirebbero come neve al sole. D’improvvi;
so,.come quando la nebbias>
dissolve sulla cima di un
monte, il paesaggio sarebbe
visibile e il cammino sarebbe
sgombro. Basta sempliu®'
mente aprire le porte del cuore e della mente e lasciare ebe
i demoni, che vi sono imptj'
gionati, fuggano e che la bel
lezza del mondo se ne impu*'
sessi» (op. cit., pag. 708).
(DB. Russel: Il mio pensjf'"'
Milano, Newton Conipton, luu j
(2) H. M. KALLENiTheBerr“
Russell Case. Viking Press,
1941
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SoAternLtote. £ 40.000 Lbnaco^cc Í 5-5oo oUx
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I Un importante convegno per i 500 anni della nascita del riformatore
P. M. Vermigli, umanista e riformatore
Con il patrocinio del Comune di Padova e delle Università di Padova e di Ferrara
¡'istituto evangelico Ifed ha riunito un buon numero di specialisti italiani e stranieri
^ PAOLO T. AWGELERI________
CON il patrocinio del Comune di Padova e delle
due Università di Padova e di
Ferrara (Dipartimento di
Scienze umane), l’Ifed* ha
organizzato un importante
incontro su Pietro Martire
Vermigli (1499-1562). L articolo sul Times di Londra del
28 ottobre 1999, il giorno
stesso dell'apertura del convegno, rappresenta un ambito nconoscimento ai due organizzatori, il prof. Achille
Olivieri, docente deO’Ateneo
padovano, e il prof. Pietro
Bolognesi, dell’Ifed. Un notevole numero di specialisti
italiani e stranieri, Mario
Miegge (Università di Ferrara), Emidio Campi (Università di Zurigo), Philip Mac
Nair (Università di Birmingham), Marvin Anderson (Seminario teologico battista
meridionale degli Usa), Leandro Perini dell’Università
di Firenze: la prof. Simonetta
Adorni-Braccesi (Università
di Firenze), la prof. Susanna
Peyronel (Università di Milano), il prof. Mariano Di Cangi
(Ontario Theological Seminary), la prof. Sandra Secchi
Olivieri (Università di Padova); nonché i dottori Massimo Rinaldi, Emanuele Fiume, Mattia Turatello, Leonardo De Chirico, Elisabetta Selmi, Stefania Malavasi
hanno fatto il punto sugli
studi relativi a questo italiano del Rinascimento, poco
conosciuto da noi, ma assai
considerato nel resto d’Europa. Sono cosi emerse nuove
piste di indagine, utili per le
ricerche future. Il prof. Bolognesi, ricordando lo scarso
interesse del nostro mondo
culturale per i riformati italiani in genere e per il Vermigli in particolare, ha suggerito all’Amministrazione comunale padovana di porvi rimedio, intitolandogli almeno
una strada o una piazza.
Pietro Martire Vermigli,
originarlo di Firenze, fu studente presso l’Università di
Padova dal 1518 per tutto il
settennio curriculare fino al
dottorato, conseguito nel
1525. Le tematiche riprese e
sviluppate nelle due giornate
del Convegno hanno ricostruito la sua personalità nel
quadro europeo, senza trascurare comunque le sue radici culturali italiane e padovane; Padova, è stato detto
giustamente, ha rappresentato il terreno di coltura del suo
orientamento riformato. La
sua uscita dalla Chiesa cattolica fu preparata dalla corrente «evangelica» che, come
è noto, si era sviluppata nel
primo cinquantennio di quel
secolo proprio nel cattolicesimo padovano per opera del
Bembo, del Contarini e di altri. Ad essa aveva aderito il
Vermigli. Lasciata la Chiesa e
l’abito talare, fu professore e
pastore a Zurigo, a Strasburgo e poi a Oxford in Inghilterra, contribui alla «seconda»
V La rivista «Studi di teologia.)
Un solido progetto
un buon investimento
AUGUSTO MELINI
Tra questo ultimo anno
del secolo e l’anno subito
precedente tre occasioni celebrative si sono imposte
all’attenzione del mondo
evangelico, occasioni legate
al 500“ anniversario della nascita di altrettanti personaggi
della Riforma, due italiani e
un polacco: Pier Paolo Vergerlo, Pietro Martire Vermigli e
Laski rispettivamente. La
rivista Studi di teologia ha inteso dedicare a ognuno di essi un numero monografico
(vedere nn 19, 21 e 22), nella
convinzione che celebrazioni
del genere siano «tutt’altro
che un prurito accademico»,
6 che anzi debbano «smuovere tutti coloro che hanno a
cuore la testimonianza evangebea in Italia e nel mondo».
volume dedicato al florentino Verinigli (1499-1562), significativo contributo presente al Convegno internatenutosi all’Univer1 à di Padova nei giorni 28 e
ottobre 1999, consta esenzialmente della ripubblidell’unica sua opera
], in italiano durante
stilo strasburghese: Una
mphee Dichiarazione sopra
articoli della fede cristianonché di tre articoli: il
ria ®tia vita, scritto
Nair; il secondo sul
pporto filosofia/teologia
Vi-Pensiero, scritto da J.
e-piif- i* tsrzo sulla sua
«e^ta, scritto da M. Di Cannareautore, in
afferma: «Vermitn di essere riscoper
di hanno bisogno
tica Parola auten
così f espose
OSI fedelmente».
gno7e ol Si
’ ^ disponibile anche
attraverso un progetto editoriale teso alla pubblicazione
(per ora solo in lingua inglese) di un’ampia antologia di
opere vermigliane. Riscoprire
Vermigli: questo è davvero
un buon investimento di
tempo! Riscoprire i valori della Riforma nel loro insieme;
questo è davvero qualcosa di
irrinunciabile! Rivisitare tutto
un periodo in cui Dio ha agito con sovrana efficacia, una
ricchissima scala di valori da
vivere non come qualcosa
posto in antagonismo con la
Scrittura (assurdità pur suggerita da certa stampa «evangelica»), ma piuttosto come
un insieme armonioso promosso e consolidato, nonostante la caducità umana, dal
Signore della storia! Al convegno di Padova è stato fatto
notare che questo numero
monografico di Studi di teologia colma in Italia un vuoto
di quasi trent’anni: infatti, il
precedente volume sul riformatore fiorentino, edito dalle
Edizioni Centro Biblico di
Napoli, risale al 1971 (autore,
Philip Me Nair, edizione originale 1967). Ma quanti vuoti
lascia, complessivamente,
una buona parte del rnondo
evangelico? E auspicabile che
lo sforzo della rivista Studi di
teologia contribuisca a una
maggiore presa di coscienza
all’interno del popolo di Dio.
(«Pietro Martire Vermigli».
Studi di teologia n. 21, Padova,
Ifed, 1999)
riforma della Chiesa anglicana e alla formulazione dei 42
articoli di fede.
Fu abile polemista, capace
di difendere con chiarezza i
protestanti dalle accuse più
ricorrenti. Ciò che più veniva
loro rimproverato era la rottura dell’unità della Chiesa.
Vermigli, molto abilmente,
rispose rovesciando l’accusa:
non già i riformati erano responsabili della lacerazione
della chiesa, ma proprio la
stessa chiesa romana aveva
tradito il messaggio iniziale
di Cristo, annacquandolo
con la tradizione e con le aggiunte da parte dei Magistero
romano. Se il vino si arinacqua, all’inizio potrà ancora
sembrare vino; ma, se il dosaggio dell’acqua aumenta, a
un certo punto, esso non sarà
più vino. Che potevano fare i
riformati se non abbandonare quella chiesa della quale
più non riuscivano a vedere
l’universalità e nella quale
non si riconoscevano?
Vermigli umanista. Vermigli giovane, Vermigli studente a Padova, Vermigli polemista: i rapporti di Vermigli con
Melantone (importante la
scoperta di una corrispondenza fra i due, segnalata dal
prof. Salvatore Caponetto
dell’Università di Firenze);
Vermigli impegnato alla costruzione di una chiesa «sana
dottrinalmente» e soprattutto ordinata e disciplinata;
Vermigli politico, alla ricerca
di una repubblica organizza
ta e libera: tutti temi emersi
durante le due giornate degli
incontri e sicuramente degni
di attenzione e di sviluppo.
Ci pare che l’Ifed, l’istituto
padovano diretto dal prof.
Pietro Bolognesi, abbia segnato un punto importante
nella sua crescita. Diceva
Adolfo Omodeo nell’ormai
lontano 1926 quando il protestantesimo era ancora indicato come uno dei peggiori
pericoli per la Chiesa: «Il protestantesimo è indubbiamente una formazione cristiana: e, se non direttamente. esso è entrato a far parte
della nostra vita ed è in certo
modo divenuto sangue del
nostro sangue. Intenderlo
storicamente, invece di svalutarlo con vane dance è dover nostro». Per l’appunto, la
rivista Studi di teologia dell’Ifed da anni svolge una seria ricerca storica e teologica
nell’ambito protestante.
L’intesa con il prof. Achille
Olivieri, cattedratico dell’
Università padovana, studioso attento del Cinquecento
italiano e dei suoi fermenti
riformati e riformatori, ha
costituito un’occasione per
lo sviluppo di una attività in
comune, volta alla conoscenza non solo dell’opera di uno
dei riformatori italiani più significativi di quel secolo, ma
anche deH’importante ruolo
svolto dalla Riforma in Italia.
(*) Ifed, Istituto di formazione
evangelica e di documentazione
(Padova, C.P.756).
Commenti a margine del convegno
La riscoperta di Vermigli
tocca anche l'Italia
Il 1999 non è solo il V centenario della nascita di Pietro
Martire Vermigli. È anche il
50“ anniversario della rinascita degli studi vermigliani, ricorrenza nella ricorrenza. Nel
1949 infatti veniva discussa
una tesi di Mariano Di Cangi
che fece da preludio alla ripresa dell’interesse nei confronti della figura del Riformatore italiano. Nella sua relazione, Di Cangi ha raccontato di aver a sua volta «scoperto» Vermigli dopo aver acquistato la biblioteca del pastore De Pierre, che conteneva qualche scritto di Pietro
Martire. Quell’incontro fece
scoccare la passione per Vermigli che lo avrebbe poi accompagnato nel suo lavoro
pastorale e accademico. «È
tragico - ha detto Di Cangi che per tanti decenni, se non
per secoli interi, non si sia
pubblicato niente su di lui.
Vermigli è un esponente autorevole del cristianesimo trinitario, ortodosso e riformato
che deve essere valorizzato. È
un punto di riferimento imprescindibile per coloro che
si dicono evangelici. Mi rallegro che anche nell’Italia che
Vermigli dovette abbandonare, la sua opera venga riconsiderata e studiata».
Un altro capostipite degli
studi vermigliani presenti al
convegno è stato Philip McNair, autore di un’opera fondamentale sul periodo italiano dei Riformatore. In un ar
Regala un abbonamento a
ticolo apparso sul quotidiano
The Times, proprio in coincidenza con l’inizio del convegno, McNair ha definito Pietro Martire «uno dei più eruditi studiosi del suo tempo, in
particolare nel campo della
patristica», un «peso massimo della spiritualità» la cui
importanza è tuttora in corso
di esplorazione tanto è vasta,
soprattutto in relazione alla
Riforma in Inghilterra. A
margine dei lavori, lo smdioso inglese ha espresso il proprio apprezzamento per l’occasione di ricordare Vermigli
proprio nella città che segnò
la sua formazione.
Sul significato del convegno si è anche espresso Emidio Campi, docente di Storia ecclesiastica a Zurigo. «Il
convegno padovano su Vermigli - ha dichiarato - segue
quello di Zurigo (luglio 1999)
e si è svolto simultaneamente
a quello di St. Louis negli
Usa. Questo dato è indicativo: dimostra che nell’ambito
della storiografia sul Cinquecento si stanno finalmente
aprendo degli spazi di discussione su questa figura
non ancora sufficientemente
nota di riformatore. Ritengo
che occorra essere estremamente riconoscenti ai proff.
Bolognesi e Olivieri i quali,
con il loro lavoro organizzativo, hanno permesso che il
quinto centenario della nascita di Vermigli non passasse inosservato in Italia». Inoltre, commentando la nutrita partecipazione ai lavori.
Campi ha osservato che «la
numerosa presenza di giovani studiose e studiosi induce
a una ragionevole fiducia che
gli studi vermigliani possano
trovare anche nel nostro paese un terreno proficuo».
(a cura di Leonardo De Chirico)
La biografia dello studioso
Una vita di peregrinazioni
alla ricerca della libertà
Pier Martire Vermigli (14991562) nacque a Firenze dove
suo padre era calzolaio benestante. Studiò a Padova e in
quella Università conseguì il
dottorato, nel 1525. Membro
della Congregazione laterana
dei canonici regolari di Sant’
Agostino, prese i voti nel 1518
e abitò nel monastero di San
Giovanni da Verdara. Abate di
San Giuliano di Spoleto, nel
1537 fu nominato abate nel
monastero di San Giovanni
ad Aram (Napoli). Qui subì
l’influenza di Juan de Valdès.
Cominciò pertanto a studiare
gli scritti dei riformatori transalpini e abbracciò la dottrina
della giustificazione per fede.
Nominato ispettore del suo
ordine, fu priore del monastero di San Frediano nella
città-repubblica di Lucca. La
sua predicazione, ormai chiaramente vicina al protestantesimo, portò il governo di
Lucca sulla strada di una
riforma civile molto simile a
quella di Calvino a Ginevra.
Nel 1542 papa Paolo III rimise in piedi l’Inquisizione e
Vermigli prudentemente rinunciò ai voti e fuggì all’estero. Raggiunse Zurigo, accolto
da Bullinger. Proseguì per
Basilea ma, non avendo trovato un posto accademico
disponibile, si trasferì a Strasburgo e accettò l’insegnamento della teologia, offertogli per i buoni uffici di Buce
ro. Si sposò in prime nozze
(1544) con una ex suora di
Metz, Catherine Dammartin,
che morì dopo otto anni senza dargli figli. Nel 1547 morì
Enrico Vili e Vermigli fu
chiamato da Thomas Cranmer in Inghilterra. Conquistò
la fiducia del re Edoardo VI, il
quale lo nominò professore
di teologia a Oxford (1548).
Partecipò a una disputa sull’eucarestia con tre formidabili avversari cattolici, respingendo la transustanziazione, da lui definita toutcourt «idolatria», e rivelando
una preparazione eccellente sia nelle Scritture, sia nella conoscenza dei Padri della Chiesa. Contribuì alla formulazione dei 42 articoli di
fede della Chiesa anglicana
(1553). Quando salì al trono
la regina Maria - cattolica - il
Vermigli fu messo dapprima
agli arresti e poi ebbe un salvacondotto regio per Strasburgo. Da qui si trasferì a
Zurigo, dove si era liberata la
cattedra di ebraico. Nel 1559
si sposò in seconde nozze
con una italiana, Caterina
Merenda di Brescia, che gli
dette tre figli, di cui due morirono quasi subito, mentre
la terza, nata nel marzo 1563,
fu sposa di un italiano. Paolo
Zanin, e poi di George Ulrich,
pastore a Talwil. Vermigli
morì nella sua casa di Zurigo
il 12 novembre 1562. (p.t.a.)
Nella Collana Centro Culturale Valdese è uscito il n. 3
Giorgio Beri '
Come foto sbiadite
248 pp., L. 25.00, Euro 12,91, cod. 324
Quando alle Valli la vita quotidiana era modellata sulla
parola di Dio incontriamo le sorelle Sophie e Clotilde che,
a cavallo tra 800 e 900, fanno
una scelta di vita particolare: l’una
per amore di indipendenza, l’altra
per una particolare vocazione di
testimonianza che le porterà verso l’Europa protestante e gli Stati
Uniti.
Partire significherà mettere alla
prova la loro fede che dovrà confrontarsi con situazioni e problemi
nuovi. L’autore ha già pubblicato
altre opere con Mondadori.
m mmmStrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http:^fwww.arprait.it/~valdese/ctaudian.htm
6
PAG. 6 RIFORMA
•CITOLA
venerdì 26 NOVEMBR^o^^
Si è costituita sotto gli auspici della Federazione delle chiese evangeliche
L'associazione degli insegnanti evangelici
Sì tratta di un nuovo strumento per dare più eificacia alllmpegno di tutti gli
operatori scolastici che hanno a cuore una scuola moderna, laica e pluralista
GRAZIELLA GANDOLFO CENSI
Dal 31 ottobre al 1“ novembre si è tenuto a Roma. alla Facoltà valdese di
teologia, il convegno nazionale degli insegnanti e operatori scolastici evangelici italiani. Quest’incontro era stato
preparato da tempo con una
serie di seminari, incontri regionali e locali e articoli su
Riforma. 1 30 delegati, provenienti da varie regioni italiane, si sono trovati perciò
pronti e determinati a dar vita
a un'associazione nazionale.
Il Convegno si è aperto con
una meditazione biblica su
Deuteronomio 6, 20-25 da
parte del pastore prof. Giorgio Girardet, che ha sottolineato l’importanza che viene
data nella Bibbia all’insegnamento, in particolare per
Israele dove la trasmissione
dei valori di fede e di cultura
veniva fatta dai genitori ai figli: il credente vive e opera
nella storia. Anche per il
mondo moderno, in cui i genitori hanno delegato allo
stato, cioè alla scuola, il compito di trasmettere le conoscenze e di formare i propri
figli, la Bibbia ci dà insegnamenti precisi, ci fornisce
chiare indicazioni per realizzare una' società più giusta e
più aperta, ci suggerisce su
quali valori e principi fondare
la scuola di tutti e come af
frontare i suoi problemi. Per
noi evangelici, quindi, il fondamento biblico costituisce il
punto di riferimento sul quale orientare il nostro impegno
sui temi dell’educazione e
della scuola, oggi più che mai
di attualità nel nostro paese. '
Franco Calvetti, insieme a
Rosanna Ciappa e a Marco
Rostan organizzatore del «Coordinamento insegnanti»,
nella sua introduzione ha fatto una breve cronistoria degli
avvenimenti che hanno portato a questo convegno di
fondazione. In seguito a una
delibera del Sinodo ’97 e
all’esplicita richiesta da parte
dell’assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), il Consiglio della Fcei ha promosso
nel ’98 due seminari, uno a
Torino e uno a Napoli, con il
mandato di sondare la possibilità, tra insegnanti e operatori evangelici italiani della
scuola, di pervenire a un coordinamento organico. La risposta è stata positiva. Si è
cercato quindi in diversi modi di sensibilizzare e coinvolgere tutto il mondo evangelico. Attraverso la creazione di
una rete di corrispondenti sono stati organizzati convegni
regionali e incontri locali. Riforma ha riservato alla scuola
diverse pagine speciali e a ritmo serrato sono state pubblicate informazioni, relazioni,
dibattiti per presentare le posizioni evangeliche sui temi
più caldi come laicità e difesa
della scuola pubblica.
Dopo questa introduzione
hanno preso la parola i delegati regionali, aprendo la discussione sulle linee da seguire, sul ruolo e sull’identità
della futura associazione. Il
dibattito più acceso è stato
quello intorno al nome dell’associazione. Si sono confrontate due diverse posizioni: Luna, che puntava sul termine «evangelico», propendendo per un’associazione
rivolta al nostro interno; l’altra, proiettata verso l’esterno,
non riteneva necessario far
apparire nel nome questa parola, permettendo l’adesione
di tutti quegli italiani non
evangelici che ne condividessero i principi e gli obiettivi.
Alla fine tutti i delegati si sono trovati d’accordo intorno
alla dicitura: «31 ottobre. Associazione per una scuola laica e pluralista promossa dagli evangelici italiani».
«31 ottobre» perché è la data di inizio della Riforma protestante. Il protestantesimo
ha sempre dimostrato una
sensibilità particolare e un
forte interesse per i valori della cultura e per la scuola e Lutero stesso, con la traduzione
della Bibbia in lingua corrente, ha dato un forte contributo alla diffusione dell’istruzio
ne popolare e alla lotta all’analfabetismo. Il 31 ottobre
Martin Lutero, con l’affissione delle 95 tesi, diede inizio a
un movimento di lotta aperta
in sostegno dei principi evangelici. Con la stessa determinazione gli insegnanti evangelici, oggii attraverso la costituzione di un’associazione,
vogliono mettersi in moto, far
sentire la loro voce di laici e
di credenti, per portare un loro contributo a una vera
«riforma scolastica; per uno
stato laico e pluralista»: in
queste due parole sono condensati gli obiettivi che l’associazione si pone: una scuola formatrice, rispettosa dei
diritti di tutti i cittadini, aperta al dialogo e alla tolleranza;
«promossa dagli evangelici
italiani», attribuendo ai promotori dell’associazione l’identità «evangelica», non viene preclusa o impedita l’iscrizione a essa di chi ne condivide le linee e gli scopi, ma
non è evangelico.
Chiusa la questione del nome i partecipanti hanno preso parte a un’interessante tavola rotonda presieduta da
Rosanna Ciappa. Antonia Sani ha parlato sulle «sfide della
cultura e della scuola in Italia», Elena Bein Ricco ha
chiarito i concetti di «laicità e
interculturalità» e Nicola
Pantaleo ha riferito su interessanti esperienze in Puglia
Si firma ia costituzione deii’associazione «31 ottobre»
riguardanti corsi di aggiornamento sulle religioni. Il dibattito che ne è seguito è stato ricco e stimolante.
Il giorno seguente l’attenzione si è focalizzata sullo
statuto dell’associazione presentato da Piero Trotta. Dopo
averlo discusso e approvato,
si è passati alla ratifica notarile: con questo atto finale
l’associazione si è ufficialmente costituita. Sono stati
poi nominati gli organismi
direttivi: presidente dell’associazione è stata eletta Rosanna Ciappa; membri del
Comitato direttivo sono stati
eletti Franco Calvetti, Luciana Campennì, Graziella Gandolfo, Francesco Grassi, Giovanni Lombardo, Nicola Pan
taleo. Per il Collegio dei revi-1
sori sono stati eletti: Piero I
Trotta, presidente; Anna frani e Gian Paolo Ricco, mera- •
bri. Il comitato direttivo si ^
riunirà in dicembre per defi-1
nire gli aspetti organizzativi I
dell’associazione, le modalità i
di gestione e i programmi,
delle prossime attività. I
I partecipanti, soddisfatti ■
del passo compiuto, si sono t
lasciati con la consapevolezza |
di dover lavorare ancora mol-1
to per rendere l'associazione j
forte, incisiva e numerosa, ma j
si sentono sostenuti anche
dalla certezza di ottenere un
pieno appoggio nelle loro'
chiese e un appassionato con- :
tributo da tutti coloro che ere-1
dono nei valori della scuola, i
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L'Edt
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Una tavola rotonda presso la Facoltà valdese di teologia ha affiancato la procedura per la nascita dell'associazione
Laicità, pluralismo, interculturalità nella scuola, una sfida e un progetto per il Duemila
Mentre risuonavano ancora gli echi della rumorosa manifestazione dei 200.000 a sostegno delle richieste di parità economica per le scuole private si svolgeva nella bella sala pubblica
della Facoltà valdese di teologia una tavola rotonda, moderata
da Rosanna Ciappa, sui temi del pluralismo e della laicità che
erano al centro della riflessione dei partecipanti alla costituzione di un’ssociazione nazionale intesa ad-aggregare su quelle tematiche gli evangelici italiani. Assente Roberto Eynard, hanno
parlato nell'ordine Antonia Sani, Elena Bein e Nicola Pantaleo.
Ecco una libera sintesi dei loro interventi.
NICOLA PANTALEO
Lf INTERVENTO di AntoI nia Sani del Comitato
nazionale Scuola e Costituzione, che ha parlato in vece
di Luisa La Malfa, ha ricostruito le esperienze dell’ultimo quindicennio in materia
di formazione, a partire dal
convegno del novembre del
1984 che si interrogò su «Dove va la scuola italiana», domandandosi se gli insegnanti
assolvevano ancora sostanzialmente al loro compito in
forma primaria ed esclusiva
o se i giovani si rivolgevano
ad altre agenzie. Si verificò
in quell’occasione che la
scuola costituiva ancora Tasse centrale della formazione
ma necessitava di riforme
urgenti e radicali, quella dei
saperi e quella dei cicli, in
particolare, che attualmente
è in calendario al Senato.
Sfiorato il problema della
formazione professionale e
del doppio canale, la relatrice ha affrontato tre aspetti
della sfida del rinnovamento
del sistema scuola: la sburocratizzazione, la laicità e la
condizione degli studenti.
Sul primo ha evidenziato
l’insufficienza dell’assetto degli organi collegiali così come
sono scaturiti dai decreti delegati del 1974. Oggi essi appaiono svuotati df ogni serio
contenuto partecipativo, essendosi trasformati in occasioni di consulenza per i capi
di istituto, e la loro sbandierata autonomia gestionale coincide con un decentramento
che avvantaggia solo i dirigenti scolastici e si traduce in
un sostanziale svuotamento delle sedi democratiche.
Quanto alla laicità, scontata
l’incongruità di un insegnamento della religione cattolica così come è stato reintrodotto dal Concordato del
1984, è di qualche interesse la
sperimentazione di un insegnamento di storia delle religioni, pur affiancato all’Irc,
come quella condotta in un
liceo di Varese. D’altra parte il
disegno di legge sulla costituzione di un ruolo degli insegnanti di religione cattolica,
che interviene solo sull’assetto normativo e non sui contenuti dell’insegnamento, appare un rimedio peggiore del
male ed è certamente un pericoloso segnale in controtendenza. L’universo giovanile,
infine, dopo la caduta delle
speranze di cambiamento
sbocciate nelT89 e le risposte
tardive e insufficienti del sistema scolastico, sembra avviato, in una sorta di riflusso,
verso nuovi miti e simboli
d’impronta celtico-nazista o
verso le lusinghe della spettacolarità giubilare cattolica:
dalle croci uncinate a Padre
Pio, insomma.
Neli;intervento di Elena
Bein, focalizzato sulle nozioni di laicità, interculturalità e
democrazia nella società politica e nella scuola, si è operata una drastica distinzione
tra un «cattivo pluralismo»,
quello della sua versione liberale di ascendenza lockiana, nel cui spazio laico non
entrano le opinioni ed esperienze della vita privata, e la
sua versione «democratica»,
configurata come dibattito
pubblico tra le diverse identità culturali interagenti in
un territorio. Un tale patto di
cittadinanza democratica,
fondato sui valori della nostra Costituzione, richiama il
«consenso per intersezione»
di Rohlfs che intende fronteggiare le sfide delle identità
diverse e conflittuali attraverso una negoziazione di valori
di base comuni: una identità
comune, insomma, che non
nega le altre identità. Ciò
comporta che non si può
«colonizzare» lo spazio pubblico, come fa il papa il quale,
con la sua crociata in difesa
della scuola privata o di una
specifica concezione della famiglia, pretende che la propria particolare posizione si
traduca in atti legislativi di
valore universale. Ma un’altra insidia del pluralismo liberale va combattuta: quella
per cui un patto di cittadinanza implichi un’accoglienza caratterizzata da una tolleranza illimitata. Esistono infatti dei parametri rappresentati dai diritti individuali
che costituiscono un discrimine di fatto nei confronti di
pratiche sociali di culture altre che di fatto minano la
convivenza civile, come quelle che negano la parità tra
uomini e donne. Non si può
essere tolleranti con gli intolleranti: occorre talora dire
dei no fermi così come bisogna rifiutare le trappole del
relativismo e dell’indifferentismo che spesso si traducono in autoghettizzazione.
Non tutte le visioni del mondo sono ugualmente legittime. Come richiamava Giorgio Girardet nella sua riflessione biblica, l’Occidente ha
molte colpe nei confronti del
Terzo e Quarto Mondo ma ha
d’altra parte inventato il dialogo, il pluralismo, l’universalismo dei diritti.
Il primo grande spazio
pubblico laico è certamente
la scuola e oggi con i suoi oltre centomila alunni immi
grati rappresenta un’occasione storica per stringere con
essi e le loro famiglie un patto di cittadinanza che li educhi a discutere, scegliere,
schierarsi e anche confliggere
con gli altri sul piano delle
idee e dei comportamenti:
un’occasione per diventare
cittadini colti che sappiano
argomentare e confrontarsi
dialetticamente. Una conoscenza approfondita delle
storie extraeuropee e dei fatti
religiosi in una prospettiva
laica e critica può consentire
il superamento dei conflitti
nella logica del patto fondato
sui valori della legalità e di
una cittadinanza agita.
La formazione e aggiornamento degli insegnanti sul
temi della multiculturalità e
pluriconfessionalità è stato
l’oggetto del contributo di chi
scrive. La realtà progressivamente e irreversibilmente
multietnica della società italiana, non solo nelle aree di
frontiera (Puglia centro-meridionale soprattutto), dove i
flussi migratori sperimentano un’accoglienza temporanea e un transito orientato
allo smistamento, ma anche
nelle aree di insediamento
che sono pressoché tutte le
regioni italiane, con poche
zone «immuni», comporta un
confronto di fatto tra culture,
pratiche sociali e fedi religiose soprattutto nella scuola,
dove però si misura una sostanziale impreparazione di
molti operatori (insegnanti,
capi d’istituto, eletti negli organi collegiali) a far fronte alla coesistenza con alunni
«non comunitari», a cui si oppongono alcune esperienze
pilota, ammirevoli ma quasi
sempre isolate ed episodiche.
La questione religiosa assume in questo quadro di riferimento un luogo importante ed emblematico. Sono
arcinote le carenze di informazione e formazione nella
scuola pubblica a proposito
del cosiddetto «Fatto religio
so» e la arretratezza delle istituzioni, con il loro corollario
di programmi e libri di testo,
a proposito di una corretta
conoscenza e divulgazione
delle dottrine effettivamente
professate, senza le semplificazioni e le riduzioni a cliché
e folclore che ben conosciamo. Si avverte pertanto la necessità di interventi chiarificatori a livello sia centrale
(piani di studio flessibili, incentivazione di testi scolastici di riconosciuta obietiività e
completezza, sperimentazione di moduli integrati, ecc.)
sia periferico attraverso la
proposta di seminari e corsi
di aggiornamento degli insegnanti. Nessuna illusione di
mutamenti radicali a breve
tempo, anche se da parte cattolica è comunque in corso
una sia pur limitata ma significativa modificazione di atteggiamenti a proposito del
riconoscimento a pieno titolo
delle altre fedi: ne è testimonianza la recente assemblea
interreligiosa di Roma cui ha
presenziato il Dalai Lama.
Lo scandalo della persistenza dell’ora di religione,
d’altra parte, assieme alla richiesta di finanziamenti alle
scuole cattoliche, sullo sfondo delle trionfali celebrazioni
gitibilari, devono mantenere
alto il livello di iniziativa e
mobilitazione di quanti hanno a cuore la laicità e il pluralismo della convivenza civile.
Un intervento nella scuola da
parte di evangelici, laici e cat
telici democratici è tuttavia
possibile ed auspicabile. Ne;
fanno fede i 4 corsi di aggiotj
namento per insegnantidi
ogni grado di scuola diesi
sono susseguiti a Bari con cadenza annuale, a partire dal |
1996, per iniziativa di una|
commissione della Federa-1
zione evangelica regionale,
ove coesistono battisti, valdesi, avventisti, rappresentanù
della Chiesa di Cristo, laide
cattolici di «Scuola e Costili;
zione», della Cgil-Scuolae®j
Arci-Neroenonsolo. L’artico lazione dei corsi, variante da
due a cinque sessioni ciascM
no, ha sempre previsto»!
contributo di pastori evange; |
lici ed esponenti di altre
religiose accanto a esperti®
varie discipline e ha lasciato!
spazio a laboratori peri"!
confronto informale di esp®!
rienze e opinioni. |
I temi dei corsi hanno ten»■
to conto di una possibile sW
tegia complessiva di maturo
zione del discorso sulla wi» f
ticulturalità: «Diritti e libei
in una scuola multiculturalj«Emigrare, immigrare, con
vere: viaggio verso la
nicità»; «Interculturalità ne
scuola: analisi ed esperien®_
«Costruzione di curricoli
terculturali» (progra
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per il 2000). Una goccia
d’ac;l
qua m un mare i
ottusa burocrazia, falsa
tropia, pregiudizi. MaP“ j
sempre qualcosa.
Nev
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MANIFESTAZIONI BELOIT — Presidio dei cancelli
a partire da martedì 23: la manifestazione, promossa dai
sindacati, vuole essere uno strumento per dare visibilità alle richieste dei dipendenti. Martedì a Torino il Consiglio di
amministrazione dell’azienda si è riunito e fra l’altro è stata discussa l’eventualità della vendita degli impianti a una
ditta di Domodossola che potrebbe subentrare alla proprietà americana. In attesa che qualcosa si muova i delegati Cgil Cisl e Uilm hanno deciso per mercoledì 17 dicembre uno sciopero generale di 8 ore nel Pinerolese per lo
sviluppo del territorio e contro la chiusura della Beloit.
Fra le manifestazioni dell’Autunno in vai d’Angrogna è stata organizzata nel
tempio del Serre una serata
per ricordare Levi Buffa, una
delle figure più caratteristiche
della zona Odin Bertot. Sono
stati proiettati alcuni video,
girati anni or sono a cura della «Bottega del possibile» sul
problema della domiciliarità
in cui Levi aveva un suo molo; in particolare nella vita del
Foyer del Serre di cui era una
figura importante.
Il sindaco, Jean-Louis Sappé, ha ricordato con precisione e finezza il personaggio, la
sua vicenda umana, le sue cariche nel Comune e nella chiesa. Per parte nostra abbiamo
ricordato il suo ruolo nella
scuola degli Odin Bertot. Non
UNA DIGNITÀ CHE VIENE DA LONTANO
LA LEZIONE DI LEVI
GIORGIO TOURN
appena la scuoletta Beckwith
fu oggetto di visita, e cominciarono a giungere scolaresche o amici dall’estero, Levi
fu accompagnatore, guida, cicerone, una funzione che diventò una vocazione (come
per chiunque fa questo non
per mestiere ma per piacere).
Levi non spiegava, raccontava
della sua scuola e l’immagine
che trasmetteva era efficace
più di qualsiasi discorso. Di
questo dobbiamo essergli riconoscenti come valdesi.
Nel ricordare la sua figura
(e quella di Gönnet, che compariva in un video alla Miramonti) mi è venuta alla memoria una pagina di Agrippa
d’Aubigné in cui narra di una
deputazione valdese inviata a
Torino sotto Emanuele Filiberto. Sono due contadini vestiti poveramente che i cortigiani guardano con disprezzo
e che lo scudiero della duchessa apostrofa malamente
minacciando di farli impiccare per la loro ribellione. Il più
vecchio dei due prende a parlare e lo fa con tanta dignità e
fermezza che lo scudiero si
convertirà poi al protestantesimo. Agrippa commenta «ces
villageois neurent du village
que l’habit: la modestie, l’assurance et la suffisance parurent estre d’ailleurs»: il vestito era da contadini ma la sicurezza, l’autorevolezza venivano da oltre. In non pochi dei
nostri vecchi contadini abbiamo incontrato questa «assurance» che veniva da oltre,
dalla vita e dalla fede; per
questo la gente, semplice o
dotta, li stava ad ascoltare. Poterlo essere anche oggi!
Incontro a Roma
I problemi
dei piccoli
Comuni
Le istanze dei piccoli Comuni rischiano spesso di essere dimenticate di fronte alle
esigenze dei Comuni più
grandi, delle metropoli i cui
sindaci spesso diventano star
anche della politica nazionale.
Così mentre i sindaci «di serie
A» (e fra essi anche il noto
Bertone di Cavour) si riunivano a Catania un gruppo di sindaci di paesi con meno di
5.000 abitanti si è riunito a
Roma la scorsa settimana per
fondare l’associazione dei
piccoli Comuni italiani (Anpci). Erano oltre 200 i sindaci,
ma la realtà italiana è composta da ben 5.868 Comuni sotto
i 5.000 abitanti. «Ogni tanto
vengono messi in atto tentativi per sopprimere queste
realtà - dice il sindaco di
Bobbio Pellice, Aldo Charbonnier, fra i promotori dell’iniziativa; - a onor del vero
finora solo il fascismo era riuscito in questo intento».
Dalle aree cuneesi e torinesi è venuto il maggior stimolo
verso l’iniziativa; in particolare il sindaco di Marsaglia,
franca Biglie, e quello di
^allo, Ausilio Bergere, si sono mossi molto decisamente
per sostenere le rivendicazioni dei piccoli Comuni e Franca Biglie è stata nominata
presidente dell’associazione.
«L’obiettivo di fondo rimane
quello di garantire ai piccoli
Comuni la loro autonomia economica e normativa, nella
convinzione che essi rappresentino un aspetto fondamentale della democrazia» aggiunge Charbonnier. Sono comunque molte le richieste al
governo centrale contenute
nella «carta costitutiva»; si va
dall abolizione dell’Iva per i
lavori pubblici e i servizi comunali, all’eliminazione della
norma che limita i mandati del
Sindaco, alla concessione di
mutui a carico dello stato e,
alla diversa gestione del rapporto con i segretari comunali.
In molti Comuni si stanno concludendo le verifiche sui tributi
Cittadini onesti? Non sempre
PIERVALDO ROSTAN
X eggo su La Stampa un
XV JLi articolo sulle facilitazioni introdotte dal Comune
di Torino a favore dei cittadini colpiti dai recenti accertamenti su lei e altro, malgrado
abbiano puntualmente compiuto il loro dovere di contribuenti, e ciò per effetto della
mostruosa lentezza del catasto. Anche a Torre Pellice
credo che molti si trovino in
tale condizione. Io dovrò pagare 600.000 lire per una veranda fatta nel ’92 e regolarmente dichiarata. In pratica lo
stato, per effetto della sua negligenza, impone ai cittadini
oneri supplementari da liquidare a favore dei Comuni, i
quali dicono che non ci possono far niente, che quella è
la legge, ecc. Speriamo che
anche il Comune di Torre
Pellice si metta una mano sulla coscienza e imiti quello di
Torino in questo sussulto di
moralità. Sono certo che il ritorno d’immagine compenserà dieci volte i costi di una
tale operazione».
È questo il testo di una lettera (firmata) di un nostro abbonato che solleva una que
stione che sicuramente ha dimensioni più ampie. Del resto
molti Comuni hanno, negli
ultimi tempi, deciso di avviare una verifica puntuale sugli
immobili in modo da creare
una banca dati reale e nello
stesso tempo recuperare le
somme evase, o più generalmente eluse, dai tributi comunali, tassa raccolta rifiuti, e
lei su tutte. Alcuni Comuni
hanno negli ultimi anni davvero riassestato il bilancio, altri hanno dato il via a importanti progetti. «Certo - sostiene l’assessore ai Tributi di Pinèrolo, Vanna Depetris - non
dobbiamo partire dal presupposto che i cittadini siano disonesti. Per il 2000 prevediamo un accertamento di 450
milioni ma siamo appena alla
fase di avvio». Pinerolo, come parecchi altri Comuni della zona, si è affidata alla Data
Logos, oggi Data Logos 1,
con un compenso alla ditta
che effettua gli accertamenti
pari al 45% dell’accertato.
«Faremo degli incontri con le
categorie, con i geometri e i
commercialisti - aggiunge
l’assessore Depetris -: ciò
che cerchiamo è l’equità fiscale e non di perseguitare i
cittadini; infatti abbiamo deciso di non procedere se viene riscontrato (è la stessa
scelta della maggioranza dei
Comuni, ndr) un ammanco
inferiore alle 20.000 lire».
Se Pinerolo parte Luserna
ha quasi terminato. «Dalla
verifica condotta con la Cogest - puntualizza l’assessore
al Bilancio, Roberto Delladonna - abbiamo recuperato
oltre 600 milioni che abbiamo utilizzato per i nostri bilanci ’98 e ’99. Complessivamente le somme dovute e non
versate dai cittadini nel periodo ’95-98 ammontano a 960
milioni: 282 sono stati versati
alla Cogest come compenso
del servizio e 58 milioni sono
stati rimborsati a 1.400 cittadini per somme non dovute.
Il dato più significativo è che
la massima evasione si è riscontrata sulla tassa rifiuti
(700 milioni) mentre più ridotta è stata l’evasione sulrici». Fra Tarsu, lei e Iciap a
Luserna vi sono quasi 10.000
posizioni: il 99% è stato controllato; resta da ultimare la
verifica dell’Ici sulle aree
fabbricabili.
In dirittura d’arrivo anche
Torre Pellice, dove è stata af
II municipio di Torre Pellice
fidata la verifica alla Data
Logos in stretta collaborazione con rUfficio tributi; «Fra
Tarsu e lei sono state riscontrate 2.600 irregolarità - spiega il sindaco, Armand Hugon
-; per lo più si tratta di elusioni. Abbiamo riscontrato
circa un 10% di contestazioni
sugli accertamenti effettuati».
I mancati incassi accertati al
momento sono nell’ordine di
1 miliardo e 300 milioni; la
cifra al Comune va comunque epurata del 45% che tocca alla ditta che ha effettuato
Negli anni successivi al rimpatrio del
1689, le chiese delle Valli furono
fortemente impegnate nella ricostruzione
del loro tessuto ecclesiastico, esattamente come vi furono non poche difficoltà
nella ricostruzione del tessuto sociale così terribilmente distrutto dalla guerra del
1686, dalla prigionia e dall’esilio, con
tutto ciò che la guerra aveva rappresentato come distruzione dei beni materiali e,
insieme alla prigionia e all esilio, di distruzione di vite umane.
È interessante vedere come i primi Sinodi che si adunarono allora, oltre alle
questioni molto pratiche del sostentamento dei loro pastori e del fatto che in ogni
chiesa vi sia un maestro di scuola ben
preparato, siano preoccupate di questo
aspetto. Il Sinodo tenutosi a Torre (che
non si chiamava ancora Torre Pellice ma
semplicemente La Tour, sottintendendo
della valle di Luserna) il 15 e 16 settembre 1693 prende atto del fatto «che vi è
IL FILO DEI GIORNI
FORMAZIONE
A OGNI COSTO
BRUNO BELLION
una grande ignoranza nelle chiese riguardo ai misteri dell’Evangelo». Viene perciò deciso che si terranno dei catechismi
nel corso della settimana e la domenica
sera, nel periodo dell’anno in cui si fanno
due culti ogni domenica. «Durante questi
catechismi si interrogheranno i bambini e
gli adulti; i padri di famiglia sono esortati
a far venire (dalla Svizzera) i catechismi
del signor Drelincourt per i fanciulli».
Tali catechismi pubblici, destinati cioè
a tutta la chiesa e non soltanto agli adolescenti, rimasero in uso ancora fino agli
inizi di questo secolo, ed erano certamente un momento molto importante per
la formazione teologica dei membri delle chiese. Essi erano anche l’occasione
per l’assemblea di verificare la preparazione del suo pastore e il suo modo di
insegnare ai fanciulli.
Lo stesso Sinodo del 1693 «ordina alla
chiesa di Prali di procedere immediatamente all’elezione degli anziani e alle
altre chiese che non vi abbiano ancora
provveduto a farlo senza indugi». Ricostruire la chiesa dalle sue rovine consiste
anche nel fornirle quella struttura fondamentale che è il Concistoro. Gli anziani
non erano solo le persone a cui erano demandati compiti di amministrazione, ma
erano soprattutto dei fratelli a cui si riconosceva un particolare ministero di guida e di sorveglianza sulla parte della
chiesa affidata alle loro cure.
la rilevazione. La Data Logos
opera anche a Perosa, dove il
sindaco Laurenti vorrebbe
chiudere la vicenda entro pochi mesi; ci sono state però
code polemiche: «La gente ha
vissuto male la verifica spiega il primo cittadino -: è
stato sbagliato l’atteggiamento verso le persone che non
devono essere considerate a
priori degli evasori. Entro
l’anno spero si possano inviare tutte le notifiche di accertamento». Ma quanto è arrivato
nelle casse comunali? «Per
ora nulla, anche se avevamo
in previsione per il ’99 ben
320 milioni - ammette Giovanni Laurenti -; ci stiamo
anche rivolgendo a dei legali:
i professionisti hanno fatto
osservazioni anche pesanti
sulle modalità di verifica e
noi vogliamo avere le idee
ben chiare in materia».
La verifica andava fatta. Lo
diceva la legge, lo chiedeva il
bisogno di equità fiscale e
quasi tutti hanno avviato un
meccanismo di indagine cercando la collaborazione dei
cittadini. I Comuni, specie
quelli più piccoli, non hanno
certo il personale per poter
intervenire direttamente. Non
sono mancati i contenziosi.
Sarà importante verificare se
il concetto «pagare tutti per
pagare meno» potrà realizzarsi al termine di questa complessa operazione.
8
PAG. Il
E Eco Delle ^lli ^ldesi
Il coro «Les harmonies» alla festa di Radio Beckwith
PROGETTO SERENA: VIA AGLI SCREENING — Sono
partiti il 20 ottobre i primi screening di prevenzione dei tumori nell’ambito del progetto «Serena»; fino a oggi sono
state chiamate all’esame del Pap test 180 donne. Il meccanismo prevede che l’Asl 10 comunichi a ciascun medico di famiglia la lista anagrafica delle proprie pazienti fra i 25 e i 64
anni pier il Pap test e fra i 50 e i 69 anni per la mammografia: esclusi dal medico i casi particolari delle persone già in
cura per patologia oncologica, viene resistituita la lista
all’Asl che provvede a chiamare le donne interessate. Per
ora è stato coinvolto un primo gruppo di medici di famiglia
e si sono presentate ai controlli il 50% delle donne invitate.
TORRE PELLICE AMPLIA LA GIUNTA? — Mentre non
sono ancora state ufficializzate le dimissioni del neopresidente della Comunità montana Claudio Bertalot da assessore
di Torre Pellice e dunque non si parla ancora del sostituto, il
Consiglio comunale sarà chiamato a pronunciarsi martedì 30
novembre sulla possibilità di modificare lo Statuto ampliando il numero degli assessori, così come le nuove leggi consentono. Lo stesso Consiglio esaminerà il progetto preliminare dei lavori di sistemazione del centro storico, progetto
già visto dal precedente Consiglio e che viene ora riportato
dopo successive modifiche da parte dei progettisti. L’area
interessata dalla sistemazione riguarda la piazza antistante la
chiesa cattolica, la salita verso il forte e piazza della Libertà.
CONFERENZA REGIONALE DELL’AGRICOLTURA
— Si svolgerà lunedì 29 e martedì 30, a Torino, al centro
congressi «Torino Incontra» in via Nino Costa, la conferenza regionale déll’agricoltura. Verranno affrontate le problematiche inerenti il futuro del settore alla luce delle nuove
normative europee; la conferenza sarà anche un’occasione
di confronto fra operatori (fra i promotori vi furono anche
le organizzazioni di categoria) di fronte a tutta una serie di
nuove disposizioni, dal settore vitivinicolo a quello dell’apicoltura, dalle norme sul biologico agli interventi
sull’agroindustria. I lavori inizieranno lunedì, alle 9, e proseguiranno per tutta la giornata del martedì.
SANGUE DALL’ASL 10 AL SAN MATTEO DI PAVIA —
A Pavia vengono realizzati trapianti di midollo con sangue
proveniente da donatori del Pinerolese; ma anche in Sardegna, o alle Molinette, o al Cardarelli di Napoli giunge sangue dal nostro territorio. Grazie alla collaborazione fra
ospedali e alla disponibilità di donatori di sangue di Fidas e
Avis, circa 2.000 volontari cresciuti nell’ultimo anno del
10%, offrono il loro sangue tramite il Centro trasfusionale
del Pinerolese: lì vengono effettuati 60.000 controlli su epatiti, 62.000 test di immunologia, 9.000 indagini per Hiv. Il
70% del sangue raccolto viene utilizzato a Pinerolo mentre
il restante 30% viene distribuito fuori zona.
LA CIOV A RADIO BECKWITH — Prosegue la serie di incontri su Radio Beckwith fm 91.200 e 96.550 con i medici
degli ospedali valdesi: lunedì 29, ore 16,30, sarà ospite il
dott. Mauro Bruno, specialista in gastroenterologia; replica
mercoledì 1° dicembre, alle ore 9.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioieUi)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
venerdì 26 NOVEMBRf kw
GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA FESTA DI RADIO
BECKWITH — Grande partecipazione alla festa di Radio
Beckwith organizzata domenica scorsa alla Foresteria di Torre Pellice in occasione dei 15 anni di attività della radio. 11
pomeriggio, allietato dagli interventi musicali del coro «Les
harmonies» e dello chansonnier locale Maurizio Volpe, è stato molto frequentato, così come l’incontro con la redazione
che ha permesso di ricordare le tappe fin qui realizzate e i
progetti per l’immediato futuro, compreso l’ampliamento del
raggio di ascolto alla vai Chitone, auspicato da tempo ma
complesso e oneroso. Sono state anche date informazioni
sulle varie trasmissioni e sul rapporto con gh ascoltatori.
Raggiunto un accordo alla Comunità montana vai Pellice
Pronta al via la giunta Bertalot
MASSIMO GNOME
La Comunità montana vai
Pellice ha un nuc^o esecutivo. È stata eletta la giunta
guidata dall’ex assessore di
Torre Pellice Claudio Bertalot. Dopo cinque mesi di sosta
e al termine del primo e lungo
Consiglio di mercoledì 17 novembre ecco l’approvazione,
con 20 voti favorevoli e 5
contrari, di presidente, giunta
e documento programmatico.
In apertura Claudio Bertalot
legge il programma. «Grazie a
un gruppo di lavoro intercomunale - commenta soddisfatto - riteniamo di avere inserito
tutti i temi che arrivano dall’intera valle». Subito arrivano
gli interventi dei consiglieri
della minoranza: «È un libro
dei sogni - attacca il lusemese
Danilo Colomba -: è il prodotto di una maggioranza delle grandi liti e figlia di un parto cesareo mal riuscito in zona
Cesarini». Poi reagisce ai principali punti del documento:
«Riguardo all’immigrazione si
va a fare il lavoro di questura
e carabinieri - afferma Co
lomba -: l’idea di un ufficio
per gli stranieri denota un’attenzione eccessiva per un settore preoccupante, ma marginale». Secondo tutta la minoranza si è data poca attenzione
al coinvolgimento di tutto il
Consiglio nella formulazione
del programma: «Almeno per
le Olimpiadi 2006 - si commenta - ci auguriamo un dibattito e un lavoro comuni:
questo è un esecutivo blindato
e bulgaro con un presidente
super partes». Critica anche
una lettera del sindaco di Bobbio Pellice, Aldo Charbonnier,
riportata dal consigliere Stefanetto di Torre Pellice.
«Abbiamo voluto dare alla
Comunità montana un esecutivo in tempi rapidi - risponde il
presidente Claudio Bertalot -:
abbiamo puntato sulla governabilità e sul coordinamento
valorizzando tutte le strade per
il collegamento fra i Comuni
della valle». La minoranza ha
anche sottolineato i dati riferiti
dal quotidiano «La Stampa» di
qualche settimana fa, secondo
i quali Torre Pellice è in testa
alla triste classifica regionale
per i Comuni con più casi di
tossicodipendenza e alcolismo: «I dati su questo fenomeno - rephca il sindaco di Torre, Armand Hugon - sono più
alti anche perché il problema è
decisamente più monitorato in
vai Pellice di quanto lo sia nel
resto della Regione: altrove si
vive nel sommerso mentre i
nostri servizi sociali sono all’avanguardia».
Claudio Bertalot, che ha tenuto per sé le deleghe al personale, alle partecipazioni e
alle Olimpiadi 2006, ha presentato la sua squadra per il
quinquennio 1999-2004: il vicepresidente Giorgine Cesano, con la delega alle attività
produttive; gli assessori Ezio
Borgarello, sicurezza sociale e
bilancio, Domenico Nicola,
cultura e associazionismo,
Giorgio Odetto, viabilità.
Mauro Pons, agricoltura e
zootecnia, e Ernesto Rivoira
che andrà a occuparsi di sport
e trasporti. A questi cinque assessori si aggiungono i consiglieri delegati Rostan, ambiente e montagna, e Tumminello, turismo.
Seminario biblico delle Unioni femminili del I distretto
«
Cristo è la nostra pace
»
MADDALENA GIOVENALE
COSTABEL
A Torre Pellice, il 13 e 14
novembre scorso, si è tenuto il 21° seminario biblico
per le donne delle Unioni
femminili del I distretto. Iniziato nel 1978, il «seminario»
è stato ripetuto per tutti questi
anni fino a oggi, ottenendo
sempre la partecipazione e
l’interesse di un gran numero
di donne.
«Cristo è la nostra pace.
Educare alla pace?» era il titolo del seminario, che si è
aperto con una presentazione
dell’iniziativa e un caldo saluto alle presenti (molto gradita
e significativa la presenza di
una rappresentante della Fgei)
provenienti da tutte le Unioni
femminili delle Valli ma anche da Torino e Imperia. È seguita una meditazione su Matteo 10, 34-39: «Non pensiate
che io sia venuto a metter pace sulla terra; non sono venuto a mettere pace ma spada».
Poi le partecipanti, più di 50,
divise per gruppi, hanno affrontato un testo biblico, diverso per ogni gruppo: 2 Samuele 1, 14; Matteo 2, 1-17;
Marco 10, 13-16. In ogni
gruppo l’impegno, il desiderio
di capire e di approfondire, di
confrontarsi con il testo biblico sono stati notevoli come la
serenità, il piacere di stare insieme e di scambiare esperienze, di capire e di capirsi.
Alle donne non capita spesso di avere un tempo per se
stesse, uno spazio per meditare e parlare; il lavoro di gruppo fatto nel «seminario» è importante anche per questo.
Questo stare insieme di donne
di età diversa, riflettendo sui
testi biblici, senza fretta ma
con intensità, senza interruzioni come capita nella vita quotidiana, è stato molto apprezzato. Il lavoro pomeridiano è
stato interrotto piacevolmente
da un tempo dedicato al canto
e all’immancabile tazza di tè.
Dopo la cena vi è stata una
riunione plenaria in cui ogni
gruppo ha relazionato sul suo
lavoro, discutendo sull’educazione alla pace, sulla violenza
e sui diritti dei bambini.
Il culto di domenica 14, nel
tempio di Torre Pellice, è stato tenuto dalle donne che hanno preparato la liturgia, la predicazione e la Santa Cena. Nel
pomeriggio il prof. Claudio
Canal ha tenuto una conferenza sulla pace, sulle possibilità
di un’educazione alla pace,
sui rapporti umani, con particolare riferimento al nostro
modo di comportarci e di pensare nei confronti di tutti e di
tutte coloro che giungono in
Italia da vari paesi, sia europei
che extraeuropei con i loro
problemi e le loro difficoltà. Il
pubblico, che non era costituito solo dalle partecipanti al seminario, ha ascoltato con interesse e partecipazione, intervenendo poi nel dibattito. 11
pomeriggio si è chiuso con
una preghiera e un canto. Una
«due giorni» positiva dunque,
che ci ha lasciate soddisfatte e
ben decise a ripetere l’esperienza nel 2000.
Incontro di studio al Centro di soggiorno Pracatinat
Valorizzare la memoria storica
DAVIDE ROSSO
Creare una rete tra gli operatori locali per sfruttare
al meglio le risorse del territorio organizzandole in un
progetto di Ecomuseo di valle
con lo scopo di «ricostruire,
testimoniare e valorizzare la
memoria storica, la vita, le relazioni fra ambiente naturale
e ambiente antropizzato, le
attività e il modo in cui l’insediamento tradizionale ha
caratterizzato la formazione e
l’evoluzione del paesaggio».
È questa l’idea che sta dietro alla serie di incontri di visita e di scambio che in questo periodo la Comunità montana valli Chisone e Germanasca sta organizzando in
collaborazione con vari operatori locali interessati. In
questo contesto la settimana
scorsa si è svolto un incontro
al Centro di soggiorno Pracatinat, in alta vai Chisone, dove a una cinquantina di operatori il direttore del centro
Boris Zobel ha mostrato la
parte recentemente ristrutturata del secondo padiglione
della struttura che è finalizzato all’accoglienza di gruppi di
adulti; finora gli ospiti di Pracatinat erano soprattutto bambini in età scolare. «Con i lavori di ristrutturazione - ha
detto Boris Zobel -, che si sono recentemente conclusi e
con gli altri che procedono
sulla restante parte della
struttura, il Centro intende da
un lato mantenere un polo occupazionale sul territorio e
dall’altro svolgere un servizio». In quest’ottica, parallelamente alla ristrutturazione
dell’edificio, che è finanziata
con i fondi di un progetto Interreg, il Centro ha attivato
una ricerca condotta da esperti del settore dal titolo «Laboratorio per una società sostenibile» che studia e affronta i
temi dello sviluppo ecosostenibile di Pracatinat e del territorio che lo circonda. In quest’ottica l’iniziativa della Comunità montana di dar vita a
un Ecomuseo di valle che
coinvolga attivamente vari
soggetti presenti sul territorio, sia culturali che economici, al fine di dare un impulso
all’economia valligiana, sempre in modo però compatibile
con le esigenze ambientali
della zona e dei suoi abitanti,
ha trovato nel Centro di Pracatinat un partner interessato.
RADIO BECKWITH
evangelica
FM 91.200-96.550
Comune di Pinerolo
Nuovi rapporti
tra vigili
e cittadini
Instaurare
a Pinerolo
rapporto diverso tra cittadjj
e vigili. Sembra esserci
sto intento dietro al
qiie
,P>'ogetto
di riorganizzazione del seni
zio di polizia municipale va'
rato recentemente daU’animi
nistrazione della città
ma vi è
anche nelle parole dell ammi.
nistrazione pinerolese la va
lontà di dare più «sicurezza,
alla popolazione. «1 vigili,
dice l’assessore Magda Zana
ni - svolgono una funzione!
assoluto rilievo per la cittadj.
nanza. Partendo da questa
considerazione abbiamo va
luto intervenire strutturando '
un progetto per il 2000 daU. I
tolo “Sicurezza e prevenzia I
ne” che si muove in più din. |
zioni. Tra gli impegnici
quello di instaurare un rapporto nuovo tra agente e citladino, più basato sul dialogo, |
sulla disponibilità all’ascoltii
di istanze e problematiclie. '
Lo dimostra la nuova figuri
del vigile delle frazioni, utile
anche per intervenire in modo '
migliore sul fronte della sica 1
rezza al pari deH’aumento
della presenza nel centro sta i
rico e la garanzia di una pat-1
tuglia nelle ore serali». I
L’istituzione del vigile 41
frazione, una delle novità del
progetto, prevede che un a '
gente sia presente un giorno
la settimana nelle diverse frazioni di Pinerolo (il lunedia
Riva, il martedì a Baudena-j
sca, il mercoledì ad Abbadia'
Alpina, il giovedì a Costagrande, il venerdì aTaluccoi
sabato a Pascaretto) ponendosi come tramite e riferimento
tra cittadini e istituzione, «l
vigile di frazione, che saprà
parlare il piemontese - dico
Ermenegilda Aloi, cornai-;
dante dei vigili di Pinerolo-,
dovrà diventare un riferim®
to settimanale fisso per i residenti, svolgendo una funzione d’ascolto, facendo eventualmente da tramite per il disbrigo di pratiche comunali,
effettuando azioni di controllo del territorio».
Nuovo direttivo
I pescatori
per la difesa
del fiume
Sette nuove società di P^'
sentori sono andate a raffo|'
zare l’Associazione per ’
promozione e la difesa de
l’ambiente fluviale del Po
dei suoi affluenti, attiva
fu
dal 1990. Alle società di F
scatori di Barge, Reveb',
Cardò, Moretta, Torre j
Giorgio, Polonghera e Vii
nova Solaro si sono ora a{
giunte le società di
Vili*'
di Sanfront, Saluzzo,
franca Piemonte, Vigo''’
Carmagnola, Carignan®
l’Associazione pescatori
nifi della vai Pellice.
L’assemblea generale ddl|j
scorso 8 ottobre ha elet ^
nuovo direttivo, composi
Roberto Cavagnero
gnola), presidente;
Baltieri (vai Pellice) e DL
Pairona (Moretta),
denti; Domenico
(Torre San Giorgio), l®* .
re; Piercarlo Rosi (Barg®)’
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gretario; Massimo
(Cardò), Michele Gran
(Vigone), Ferdinando
(Revello) e Antonino i>rno (Villafranca), cotisig
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sigilen
lettera aperta agli amici cattolici
(ARI FRATELLI...
Cari fratelli in Cristo,
le recenti prese di posizione
ufficiali della vostra chiesa a
oroposito del finanziamento
oubfeco per la scuola privata
^ costringono a rivolgere a
me stessa e a voi alcune domande che mi angosciano e a
cui non riesco a trovare una
risposta ragionevole.
Siete davvero convinti che
sia giusto chiedere allo stato
di spesare ufficialmente le
scuole private (in vari modi
infatti un finanziamento è già
in atto in molti casi) proprio
nel momento in cui si tagliano
drasticamente i fondi per la
sanità e per la scuola pubblica? Ritenete corretto che a finanziare le scuole confessionali siano coloro che non condivìdono la nostra fede o addirittura ne ritengono sacrileghi
alcuni aspetti (penso a ebrei e
musulmani in particolare)?
Pur riconoscendo il diritto
anche per le famiglie meno
abbienti di dare ai figli l’istruzione che ritengono più
valida, vi pare giusto che sia
la collettività a pagarla ai pochi privilegiati abbastanza
numerosi perché valga la pena di aprire per loro una
scuola non statale? Come si
può parlare di parità e di libertà se si crea un’effettiva
disparità fra chi può averla e
chi no? Estendendo il concetto per cui voi vi lagnate di
dover pagare la retta della
scuola privata e contemporaneamente contribuire al mantenimento della scuola pubblica, Gianni Agnelli, che
non mi sembra uso a viaggiare sul treno di tutti, dovrebbe
farsi pagare da noi l’elicottero e l’aereo privato per non
essere costretto a finanziare
due mezzi di trasporto: quello
che usa lui e quello che usano
tutti gli altri.
E ancora, è giusto che la
scuola cattolica non sia privilegio dei ricchi, ma a consentime l’accesso a tutti non dovrebbe essere la solidarietà
tra fratelli di fede, anziché il
contributo obbligatorio di tutti? Le statistiche dicono che
siete la stragrande maggioranza degli italiani: non siete
abbastanza numerosi per
esercitare la solidarietà tra
foi, magari utilizzando quelTotto per mille che ricevete
anche da parte di chi non vi
Ita esplicitamente scelti?
Ma soprattutto mi lascia
perplessa l’idea del sistema
integrato fra i due tipi di scuola. Che cosa vuol dire, che do''p c’è una scuola privata efficiente non occorrerà aprirne
una statale o addirittura sarà
opportuno chiudere quelle
esistenti col pretesto che le altre funzionano meglio o costano meno? Oggi noi non
cattolici possiamo scegliere
tra una scuola privata dichiaratamente cattolica e una
scuola statale ampiamente
cattolica (almeno nella sua
cultura), ma in cui almeno anche noi abbiamo diritto di cittadinanza. E domani? E poi vi
siete domandati se voi stessi
sareste disposti ad accettare la
situazione inversa? Immaginando che un giorno l’Islam
abbia la maggioranza o almeno una quota ragguardevole
della popolazione residente in
Italia, e quindi rientri a pieno
titolo in un sistema integrato,
vi sorride davvero l’idea di
dover mandare i vostri figli a
una scuola islamica, perché è
l’unica della vostra zona?
Ci sarebbero tante altre domande, ma per il momento
mi accontenterei se qualcuno
di voi mi spiegasse dove e
perché le mie perplessità sono infondate, oppure se siete
almeno in parte d’accordo
con me, perché non dite che
scuola pubblica deve essere
solo la scuola di tutti e non
una struttura confessionale
per quanto efficiente, che del
resto già gode della parità
giuridica nel riconoscimento
dei titoli rilasciati? Altrimenti
con il vostro silenzio permettete che 200.000 dimostranti
parlino a nome di circa 57
milioni di italiani.
È infine c’è ancora una domanda che non-posso fare a
meno di porvi. È solo un caso
che la vostra chiesa abbia
strappato allo stato i maggiori riconoscimenti non con i
governi liberali e nei 50 anni
di maggioranza democristiani, ma nel 1929 con Mussolini, nel 1946 con Togliatti (il
voto decisivo per l’inserimento del concordato fascista
nella Costituzione) e più tardi
con Craxi, e oggi si rivolga di
nuovo a un governo e a un
partito che hanno bisogno
dell’appoggio cattolico per
essere «sdoganati»?
Che rapporto ha questo atteggiamento ricattatorio con
un Evangelo che ci invita non
certo a pretendere ma a dare
gratuitamente, e con una
chiesa che secondo le parole
di Giovanni Paolo II nella i?edemptoris missio «propone,
non impone nulla, rispetta le
persone e le culture e si ferma
davanti al sacrario della coscienza»?
Vi saluto con affetto,
Marcella Gay - Pinerolo
t Eco Delle Yalu ^ldesi
Rinnovata la sala unionista di Angrogna
Taglio del nastro
sotto la prima neve
PAG. Ili
B
FRANCO TAGLIERÒ______
enché i lavori di manutenzione straordinaria
non siano ancora del tutto terminati, la comunità valdese di
Angrogna si è riunita nella sala unionista del capoluogo per
trascorrere una giornata all’insegna della riconoscenza per
tutti coloro che in un modo o
nell’altro hanno dato il proprio contributo per la realizzazione dei lavori. Un particolare ringraziamento è stato rivolto anche alla Regione Piemonte che ha stanziato un cospicuo finanziamento, al Comune di Angrogna e alle associazioni culturali e sportive
operanti nella vai d’Angrogna
che ugualmente hanno appoggiato l’iniziativa e l’hanno resa possibile. Il vecchio palco
non c’è più, sarà sostituito da
un palco smontabile; il pavimento è ora piastrellato e davanti alla facciata è comparso
un piano inclinato per permettere ai disabili l’accesso al locale. Un altro piano inclinato
esterno porta ai servizi, ricavati al piano inferiore, ampi
ed eseguiti secondo le norme.
Perché la sala possa rispondere ampiamente alle esigenze non solo della comunità
valdese, ma anche degli enti
pubblici e privati angrognini
e sia finalmente dotata delle
caratteristiche di sicurezza e
agibilità richieste per i piccoli
locali di spettacolo, mancano
ancora alcuni adeguamenti.
Ma il più è stato fatto e nel
giro di poche settimane tutti i
permessi saranno concessi.
Era però necessario rilanciare
la sottoscrizione per la raccolta dei. fondi e dunque con
un po’ di anticipo ci si è riuniti, si è presa visione dei lavori e si è potuto abbozzare
un programma di utilizzo futuro, che andrà perfezionato.
La giornata ha visto la partecipazione di molte persone,
benché la nevicata notturna
avesse fatto pensare il contrario. Nel corso del pomeriggio
comunitario è stata proiettata
una breve serie di diapositive
sulla Nuova Caledonia, che
chi scrive queste note ha scattato durante il recente Consiglio della Cevaa presso la
tribù di Necé, sull’isola di
Marè, nell’Oceano Pacifico.
La prima agape nella sala rinnovata
(foto sah)
Nelle
Chiese Valdesi
I DISTRETTO — Martedì 30 novembre, alle ore 9,15, a
Frali, incontro pastorale: meditazione a cura del pastore
Miguel Cabrerà, introduzione del pastore Giorgio Toum,
su «Corpo e Spirito».
ANGROGNA — Martedì 30 novembre, alle ore 20,30, riunione quartierale al Martel.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale all’Inverso
martedì 30 novembre alle ore 15. Domenica 28 novembre
culto in francese.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Martedì 30 novembre,
alle ore 20,45, al presbiterio, studio biblico su «Onnipotente». Mercoledì 1° dicembre, alle ore 20,30, riunione
quartierale per la borgata Peyrot.
MASSELLO — Giovedì 2 dicembre, alle ore 14, riunione
quartierale al Roberso.
FERRERÒ — Mercoledì 1° dicembre, alle ore 14,30, riunione quartierale a Bovile, alle ore 20,30, all’Eirassa.
POMARETTO — Riunioni quartieràli: venerdì 26, alle
ore 20,30, a Perosa, mercoledì 1° dicembre, alle ore 20, ai
Pons, venerdì 3, alle ore 15, all’Inverso Clot. Domenica
28, alle ore 10, culto all’Inverso; alle 14,30 nel tempio si
tiene un programma di canti dei bambini; alle 15 bazar
all’eicolo grando: la vendita è in favore del teatro. Culto
al centro anziani, alle ore 16, venerdì 3 dicembre.
FRALI — Riunioni religiose su «Fondamentalismo: speranza o disastro per il protestantesimo?»: venerdì 26, alle
20, a Giordano Pomieri.
PRAMOLLO — Domenica 5 dicembre, assemblea di
chiesa con relazione sui lavori del Sinodo.
PRAROSTINO — Domenica 28 novembre festa per la
conclusione dei lavori di restauro del tempio di San Bartolomeo: alle ore 10, culto nel tempio di San Bartolomeo,
presieduto dal pastore Luciano Deodato, presidente della
Commissione esecutiva distrettuale, partecipano la scuola
domenicale e la corale; alle 12,30, presso la sala del teatro, pranzo comunitario, costo della partecipazione lire
20.000, prenotarsi entro il 24 novembre, presso il pastore
o l’anziano del quartiere.
RORÀ — Giovedì 25, alle 20,30, riunione quartierale alle
Fucine. Domenica 28, alle 10, nel tempio, culto con la
scuola domenicale, animazione e canti.
SAN SECONDO — Giovedì 2 dicembre, alle ore 20,30,
riunione quartierale alle Combe.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 26 novembre, agli Appiotti, martedì 30 ai Simound, venerdì 3
dicembre, alla Ravadera. Domenica 5 dicembre, in Foresteria, bazar annuale della Società delle missioni, Cevaa.
VILLAR PELLICE — Mercoledì 1° dicembre, alle ore
20,30, riunione al Centro; alle 21, nella saletta del presbiterio, incontro mensile su «L’Apocalisse: che cos’è?».
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 25 novembre, alle ore 14,30, ai Trossieri, alle ore 20, a Villasecca.
Torre Pellice: un incontro con il giudice Rodolfo Venditti
Un fermo no alla pena dì morte
MASSIMO GNOME
Da una parte la Cina viene
accolta con sorrisi e applausi nel Wto (Organizzazione mondiale per il commercio): il grande colosso orientale figlio del maoismo e, dal
punto di vista di diritti civili e
umani, in mano all’oligarchia
di partito, viene a trovarsi
Accordi fatti alla Comunità montana Pinerolese pedemontano
U nuova giunta sta per insediarsi
pavide rosso
I
presidente della Comunità
montana Pinerolese pedeontano sembra essere ormai
^eno: sarà Paolo Foietta, di
n Nel corso e a margi
„ Consiglio, che si è
”Olto giovedì 18 novembre e
j f yisto l’insediamento
dai oonsiglieri designati
stat Comuni, sono
^fate dibattute, e pare supera
te,le
questioni inerenti al rien
trn H 1 o— ai ne
n. ® Comune di Pinerolo in
omunità montana Pedemonderif"^ uscito in seguito a
all’inizio
1- ^■'oo) e a un eventuale alSemento del nnmpriA HoiIa
del numero delle
-.vgue assessorili, richieste
più parti per la necessaria
«per condicio». Queste questioni che erano causa di disaccordo tra le forze politiche
ponevano de^seri problemi alla formazione della nuova
giunta che ora con gli accordi
presi giovedì, che prevedono
da un lato di procedere alla richiesta di rientro di Pinerolo e
dall’altro di introdurre a livello programmatico l’intento di
un successivo allargamento da
5 a 7 assessori, vede la strada
farsi in discesa.
La prossima riunione del
Consiglio, che presumibilmente si riunirà intorno alla
metà di dicembre, vedrà l’insediamento della nuova giunta con Foietta presidente e a
coadiuvarlo nel suo lavoro in
veste di assessori i consiglieri
Gaudi di Roletto, Rivolta di
San Secondo, Pignatelli di
Cantalupa e Buggia di San
Pietro. Restano fuori dalla
giunta, per ora, Prarostino e
Frossasco. Ancora lontana
invece la soluzione dei nodi
per la formazione della giunta della Comunità montana
vai Chisone. Se infatti intorno al nome del presidente
sembra ormai essere stato
raggiunto un accordo intorno
a Roberto Prinzio, sindaco di
Villar Perosa, più difficile
sembra ottenere altrettanto
consenso intorno ai nomi dei
futuri assessori. Per ora continuano i giri di consultazione e di confronto fra le parti
politiche sperando che una
soluzione arrivi presto.
completamente inserito nell’economia del mercato globale.
Dall’altra parte l’Unione europea decide di ritirare la richiesta di moratoria per la pena di
morte in sede Gnu: «Gli emendamenti presentati a questo documento per la sospensione nel Duemila di tutte le
sentenze lo avrebbero completamente snaturato», spiega la
presidenza finlandese. E ancora, al vertice sul riformismo di
Firenze: «La pena di morte dice il premier francese Jospin
davanti a Clinton - dovrebbe
scomparire da tutte le democrazie occidentali». E questo
mentre negli Usa 5 secondini
trascinavano a forza un ennesimo condannato verso l’iniezione letale. La pena di morte
continua a uccidere nel mondo, quasi indisturbata.
«È una questione di maturazione della civiltà - sostiene Rodolfo Venditti, presidente aggiunto della corte di
cassazione ed ex docente di
diritto e procedura penale militare -: ci sono degli stati che
sono considerati democratici
eppure non ne hanno ancora
la sensibilità». Il prof. Venditti è intervenuto all’incontro
di lunedì 15 alla «Bottega del
possibile» di Torre Pellice,
organizzato dall’Associazione pace vai Pellice e da Amnesty International. Sono novantuno i paesi nel mondo
che mantengono e praticano
la pena di morte regolarmen
te, fra i quali certamente gli
Stati Uniti, ma anche il Giappone, la Cina e la maggioranza degli stati arabi.
«La condanna - ricorda ancora Venditti - non deve essere una vendetta sociale, ma
un atto di giustizia: la pena di
morte lede il diritto alla vita,
non è legittima difesa, e soprattutto non rappresenta un
deterrente». Le statistiche
provano infatti che, nel caso
del ripristino di questo tipo di
condanna, non si verifica una
diminuzione dei reati più gravi. «Negli ultimi decenni continua Venditti - è stato
fatto molto sul piano della
possibile limitazione della sovranità nazionale nel caso
della mancanza di rispetto dei
diritti umani».
L’Italia è fra i promotori di
varie risoluzioni in sede Gnu
e della richiesta di moratoria
europea per il Duemila. «All’art. 27 della nostra Costituzione - sottolinea Venditti viene affermato che la pena
di morte non è ammessa».
Nel 1994 l’Italia l’ha cancellata nel codice penale militare
e ultimamente è stato anche
eliminato il principio della
legge di guerra che consente
un possibile reinserimento
della pena di morte. Attenzione, però, si è ricordato durante il dibattito: «Sono in molti,
anche fra i giovani, a invocarla come condanna auspicabile
per i reati più efferati».
Raduno a Rorà
Barbuti
e baffuti
CARMELA DOVA
Grazie a un’iniziativa promossa e organizzata dal
ristorante Monte Frioland ha
avuto luogo a Rorà il 24 ottobre scorso il terzo raduno dei
«Baffuti e dei barbuti». I partecipanti hanno sfilato dalla
piazza del paese sino alla sala
della chiesa valdese con i loro
costumi ricchi di colori e di
storia recente e passata. Il
momento della premiazione è
stato presieduto egregiamente
dal sindaco, Giorgio Gdetto,
che ha aperto la giornata ricordando Rorà e le sue vicende legate alla testimonianza
della libertà di coscienza. La
giuria, composta da sole donne, ha avuto il non facile
compito di scegliere i vincitori della manifestazione tra un
folto gruppo di partecipanti
tutti molto agguerriti e dotati.
Molti sono stati i partecipanti
sia dal Nord che dal Sud
d’Italia, nonché alcuni «barbuti» provenienti anche dall’estero. A livello di club è risultato vincitore quello di
Bergamo. Simpatico il momento della premiazione del
«baffetto più anziano» (92
anni) e della «barbetta più
giovane» (17 anni). Il Comune di Rorà e la Crt di Piscina
hanno offerto ai vincitori le
coppe e bellissimi portachiavi
a tutti i partecipanti come
premio di consolazione.
10
PAG. IV
E Eœ Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 26 NOVEMBRE iggo
HOCKEY GHIACCIO
Asiago-Valpellice 4-1
Troppo forte T Asiago per
il Valpellice; questo il verdetto della partita di giovedì
sera nella 12® giornata di serie A: i piemontesi sono stati
battuti per 4-1, al termine di
un incontro dominato dai vicentini. Solo il primo tempo
ha visto un certo equilibrio
ma dopo lo 0-0 dei primi 20’,
in apertura di ripresa Lucio
Topatigh, un vero menumento dell’hockey italiano, ha
messo a segno la rete del
vantaggio ospite. Lo stesso
giocatore e il difensore Leo
Insam hanno portato il punteggio sul 3-0. Nel frattempo
un’entrataccia di Lorenzo
Olivo su Topatigh viene punita con la penalità di partita
dall’arbitro Zanini: il difensore valligiano sarà così
squalificato per la trasferta di
Alleghe. Dopo 23” del terzo
tempo quarta rete per l’Asiago e partita virtualmente
chiusa; su rigore, a una manciata di secondi dalla fine, la
rete, su rigore, di Marziale
per il Valpellice.
Alleghe-Valpellìce 6-1
Davvero una brutta Valpe
quella vista in trasferta ad Aileghe: nei 14 incontri precedenti i valligiani solo una volta avevano espugnato il difficile campo cadorino ma l’Alleghe di quest’anno non è formazione trascendentale. Eppure il Valpellice, privo dello
squalificato Olivo, è parsa subito senza mordente: trovato
un gol dopo nemmeno 3’, i
veneti hanno affondato i loro
attacchi quando hanno voluto
senza trovare resistenza. La
«De Toni band» ha trovato la
rete due volte per tempo, una
volta addirittura in inferiorità
numerica, senza rischiare quasi nulla; la rete di Dorigatti è
arrivata a poche battute dal
termine, a risultato ampiamen
Giorgio Malan, qui con De Luca, fra i pochi positivi a Aiieghe
te deciso. Ora due partite in
casa per chiudere un girone di
andata particolarmente avaro
di soddisfazioni in trasferta
(un solo punto conquistato ad
Appiano): martedì 23 a Torre
è sceso il Como, sabato 27 il
Vipiteno che ha appena perso
il comando della classifica
avendo perso a Merano la propria imbattibilità stagionale.
Martedì 30 inizia il ritorno
con una trasferta a Zoldo, unica squadra finora a 0 punti.
Rientrerà qualche infortunato,
oppure assisteremo a un ritorno dei dirigenti biancorossi?
12® giornata:
Merano-Fassa 2-1; VareseBrunico 3-4; Alleghe-Bolzano 2-6; Renon Val Venosta 60; Appiano-Zoldo 6-2; Vipiteno-Auronzo 6-3; Valpellice-Asiago 1-4; riposo Como.
13® giornata:
Fassa-Varese 2-1; BrunicoAuronzo 6-4; Merano-Vipiteno 4-2; Bolzano-Appiano 80; Alleghe-Valpellice 6-1;
Asiago-Como 7-0; Zoldo-Renon 4-7; riposo Val Venosta.
Classifica:
Merano 33, Vipiteno 32,
Asiago 32, Fassa 31, Bolzano
28, Brunico 22, Alleghe 20,
Como 16, Valpellice 15, Appiano 11, Auronzo e Renon
12, Varese 6, Val Venosta 3,
Zoldo 0.
I pongisti del Valpellice
È uscita l’edizione rinnovata del calendario:
Valli Nostre
2000
Completamente rinnovata
ecco l’ultima edizione del
calendario che da tanti
anni scandisce il
trascorrere del tempo
nelle case evangeliche
italiane.
Questa edizione speciale
per l’anno 2000 si apre
con il messaggio del
moderatore della
Tavola valdese,
continua con 13
stupende fotocolor di
artisti della fotografìa
e il versetto biblico per ogni mese.
Sul retro della pagina di ogni mesé, viene
presentata con varie foto in bicromia un’opera di una chiesa
membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
L’utilissimo indirizzario {anche quest’anno sotto forma di libretto)
completa il calendario rendendolo sempre più pratico.
L. 12.000, Euro 6,2
NUOVO FORMATO 33,5 x 32 can.
m mmedhrice
clauatana
Via FVffidpe Tanmaso 1 -10125
Torino - Tel. 011-668%04
Fax 011.650.43.94.
SERIE B
Il Pinerolo vince la seconda
partita in 8 giorni; domenica
sera ha battuto il Bergamo
per 2-1 con reti di Pons e
Grannonica, superando così il
Torino, sconfitto a Varese per
5-2, e sale così a 6 punti.
PALLAVOLO
In serie B2 le due squadre
di Pinerolo erano opposte alle capoliste, rispettivamente
il Bassi Novara in via dei Rochis per il Body Cisco e il
Valdiserchio per le ragazze
del Cerutti. I ragazzi del
Body Cisco hanno a lungo
impegnato i novaresi, vincendo il secondo set e portandosi
sul pari nel terzo (la partita è
finita 3-1) mentre la femminile è stata battuta nettamente
per 3-0.
Poker di vittorie per le formazioni 3S: la júniores femminile, nel girone B, ha superato la Piscinese fuori casa
per 3-0; gli júniores del 3S
Pinerolo nel girone A hanno
battuto il Meneghetti per 3-0;
in seconda divisione maschile il 3S Pinerolo ha superato
il Palmar S. Paolo per 3-0 e
infine le ragazze del 3S Luserna hanno battuto Aido
Volverá per 3-2.
TENNIS TAVOLO
Nell’anticipo di venerdì 19
a Ciriè la formazione B della
DI del Valpellice si blocca
dopo essersi portata in vantaggio per 4-1 perdendo così per
4- 5 (due punti di Rossetti e
uno di Odino e Battaglia). Sabato 20 le altre squadre hanno
tutte vinto: la CI per 5-0 contro il Tt Torino (Malano 2,
Davide Gay, Paolo Rosso e
Walter Fresch); la C2 ha vinto
per 5-2 col Ciriè (2 punti di
Migliore e Sergio Chiri, uno
di Giuliano Chiri); la squadra
A della DI supera il Ciriè per
5- 4 grazie a due punti a testa
di Girardon e Ghirardotti e
uno di Franco Picchi.
Valli SusaeChisone
Una navetta per
['Hockey Valpe
L’agenzia turistica delle
valli Susa e Pinerolese ha deciso di sostenere l’attività
dell’HC Valpellice che disputa il campionato di serie
A di hockey su ghiaccio. Lo
stadio del ghiaccio, già ora
molto accogliente, sarà rinnovato in occasione delle
Olimpiadi del 2006: è infatti
considerato «sito di gara».
Intanto l’Atl ha deciso di istituire un servizio di navetta
mediante pullman che porterà
i tifosi delle valli allo stadio
di Torre Pellice partendo da
Bardonecchia attraverso Sestriere e la vai Chisone. L’iniziativa si concretizzerà in
occasione delle partite in casa della Valpellice; è stato
istituito un servizio di prevendita dei biglietti e di prenotazione presso tutti gli uffici lat del territorio.
Festival di Torino
Gli occitani
nei film
di Gobetti
Quest’anno, la XVII edizione
del Torino Film Festival, che
si chiude domenica 27 novembre, propone fra l’altro un
«omaggio a Paolo Gobetti»,
una rassegna dei documentari
girati dal figlio di Piero e Ada
Gobetti finora sconosciuti al
grande pubblico. La maggior
parte delle opere presentate riguarda la Resistenza italiana
ed europea, ma altri filmano la
storia operaia di Torino {Scioperi a Torino, 1962, girato
con Carla Gobetti; testo di
Franco Fortini) o la cultura
popolare {La Bahio. Festa di
una valle occitana, 1982, girato con Paola Olivetti). Il montaggio è efficace, i testi che
accompagnano le immagini
sono asciutti ed essenziali. Fra
i lavori che testimoniano della
lotta partigiana, merita un
cenno particolare Le prime
bande (1984), in cui Gobetti
racconta la formazione dei
primi gruppi, facendo parlare
gli ex partigiani Poluccio Favoni e Giovanni Nicola.
In questi giorni verranno
ancora proiettati: Racconto
interrotto (Paolo Gobetti e
Claudio Cornio, 1992) giovedì 25 novembre alle ore
20,30 al cinema Reposi 2; alle 21,30 seguirà un incontro
sul cinema di Paolo Gobetti
con Gianni Rondolino; Un’
altra Italia nelle bandiere dei
lavoratori (Paolo Gobetti,
1980), Al tempo delle scale
(Paolo Gobetti, 1987) e Autobiografia di una guerra civile
(Paolo Gobetti, 1978-1981)
venerdì 26 aUe 20,15 e sabato
27 alle 13 al Reposi 4; sempre venerdì alle 20,15 verrà
proiettato un montaggio di interviste a Paolo Gobetti realizzato da Daniele Gaglianone. Credi di aver vinto e non
hai vinto niente (1999).
Cantalupa
Conferenze
sulla storia
Il centro culturale di Cantalupa ha dato il via a un ciclo
di conferenze, che durerà fino
al marzo 2000, sul tema
«Cantalupa e storia». Lo scopo è quello di riflettere sul significato della storia del luogo in cui si vive, esplorandone i diversi aspetti, dai flussi
migratori all’evoluzione del
paesaggio rurale, dalle parlate
iocali alla tradizione popolare
e all’alimentazione.
La prossima conferenza è
prevista per venerdì 3 dicembre alle ore 21, nella villa comunale di via Chiesa 73 a
Cantalupa: il prof. Casiraghi
parlerà sul tema «Dal monastero alla parrocchia di' Cantalupa: vescovi, abati, prevosti».
Le successive conferenze si
terranno, nello stesso luogo e
alla stessa ora, il 17 dicembre
(«Immigrazioni ed emigrazioni nell’arco alpino occidentale), il 21 gennaio («Cognomi,
soprannomi, toponimi: l’evoluzione della lingua nel Pinerolese), il 4 («Il paesaggio rurale nei secoli») e il 18 febbraio («Leggende, tradizioni e
canti nel Pinerolese»), il 3
(«Da contadini a operai e oltre») e il 19 marzo («La cucina nei secoli»). Successivamente, in data ancora da definire, Alessandro Barbero presenterà il libro di Capatti e
Montanari, edito da Laterza,
La cucina italiana. L’ingresso
agli incontri è libero.
25 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, conferenza della
prefissa A. M. Albani su «Leonardo da "Vinci a Milano».
TORRE PELLICE: La Comunità montana organizza, alle 20,30, nella sala consiliare,
in collaborazione con l’Apa di
Torino, un incontro rivolto
agli allevatori sul tema: «Valorizzazione e commercializzazione dei prodotti carne e
formaggi ovicaprini».
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, la compagnia Teatro delle dieci presenta «Donne con il grembiule»,
regia di Fulvia Roggero. Ingresso lire 15.000, rid. 12.000.
26 novembre, venerdì
TORRE PELLICE: L’associazione Agripiemonte miele, in collaborazione con la
Comunità montana organizza,
alle 20,30 nella sede di corso
Lombardini 2, una serata sulla
legge regionale per la disciplina, la tutela e lo sviluppo dell’apicoltura in Piemonte, approvata nell’agosto 1998 e sui
censimenti del patrimonio apistico piemontese.
VILLAR PELLICE: Per il
Tacabanda, alle 21,15, nel
tempio valdese, concerto del
chitarrista inglese Kevin
Dempsey, in sostituzione di
Robin Williamson, che presenterà il suo repertorio di
folk inglese.
TORRE PELLICE: Centro culturale valdese propone
la «Finestra su... La mostra
della salute. Itinerario per uno
stile di vita».
TORRE PELLICE: Alla
biblioteca comunale, alle 18,
incontro aperto a tutti degli
Amici della biblioteca.
27 novembre, sabato
RORÀ: Alle 20,50, nel
tempio valdese, il Gruppo
Teatro Angrogna presenta lo
spettacolo «Fort Village».
28 novembre, domenica
TORRE PELLICE: Nella
chiesa dei Fratelli di corso
Gramsci 24, l’ing. Davide Valente parlerà alle ore 10,30 su
«Il giubileo: aspetti biblici e
contenuti sociali», (il culto
inizia alle ore 10) e alle ore 15
su «Le indulgenze: facile richiamo per le folle».
SAN SECONDO: Nel centro comunale polivalente, alle
14, grande torneo di risiko:
iscrizione lire 10.000, primo
premio playstation e altri premi in giochi di società.
TORRE PELLICE: Alle
16, al teatro del Forte, per la
rassegna «Domenica in tre»,
la compagnia «I Tiriteri», presenta «Ucci ucci», £ 6.000.
30 novembre, martedì
TORINO: Nell’aula magna
del seminario metropolitano
arcivescovile di via XX Settembre 83, dalle 18, incontro
su «Viaggio virtuale nella genealogia subalpina».
PINEROLO: Alle 21,15,
nella sede dell’associazione
Stranamore, proiezione di «Le
balene d’agosto», del regista
Anderson. Ingresso riservato
ai soci Arci, la tessere si può
fare in sede.
1" dicembre, mercoledì
PINEROLO: All’auditorium del liceo scientifico, via
dei Rochis, dalle 15 alle 18,
incontro su «Sviluppo econornico e comportamenti collettivi», con Gianni Garbarini.
2 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nella biblioteca della
Casa valdese, per il gruppo di
studio vai Lucerna, Isabella
Massabò Ricci e Gian Paolo
Romagnani presenteranno
«L’epistolario di un re: Carlo
Alberto a Maria di Robilant».
La conferenza di Giorgio Bouchard e Giovanni De Luna,
prevista per il 10 dicembre, è
rinviata al 21 gennaio.
2 dicembre, giovedì
ANGROGNA: Alla scuola
grande del capoluogo, alle 21
incontro su «Il centro diurno
al Rifugio re Carlo Alberto»
con il direttore dell’istituto
Elio Meggiolaro.
TORRE PELLICE: Alle
15,30, alla Casa valdese, concerto con Massimo Bianchi al
pianoforte, con musiche di
Schumann e Busoni.
TORRE PELLICE: Nella
sede della Bottega del possibile, incontro su «Domiciliarità
e accompagnamento alla morte: il senso, la difficoltà, le
possibilità».
4 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Nel
tempio valdese, alle 20,30
concerto del coro La Draia è
della corale valdese di Rorà
ingresso libero, eventuali offerte destinate all’acquisto di
mezzi della Croce Rossa italiana, sezione di Torre Pellice.
VALLI
CHISONE - GERMANASt»
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 28 NOVEMBRE
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 28 NOVEMBRE
Bricherasio: Ferraris - via V,
Emanuele 83/4, tei. 59774
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
SERVI230 INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
(/EN^
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 26,
alle 21, Orphans; sabato 27,
alle 21, Grey owl; domenica e
seguenti, non pervenuto.
-TORRE PELLICE — H
cinema Trento ha in programma, giovedì 25 e venerdì 26,
ore 21,15, L’amante perduto; sabato 27, ore 20,l0 e
22,10, domenica 28, ore 16,
18, 20,10 e 22,10, lunedì 29,
ore 21,15, Notting Hill.
PINEROLO — La multisala Italia (tei. 0121-393905) ha
in programma, alla sala
«2cento», da giovedì, Destini
incrociati. Alla sala «5cento»,
da venerdì, American pie
Al circolo Stranamore, in
via Pignone 89, proseguono la
proiezioni del martedì sera: i
30 novembre sarà posto in vj'
sione Le balene d’agosto; iri'
zio ore 21,15. Ingresso risei' i
vato ai soci Arci. 1
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinero»
tei. 0121-371238; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Rifonris
non può essere venduto separatan^
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 17^
Resp. ai sensi di legge Pie^'a
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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Intervista a Renato Malocchi, presidente delTUnione delle chiese battiste
Le ragioni di un^Assemblea straordinaria
Obiettivi e strumenti per una presenza efficace nel paese, collaborazione bmv
e identità battista^ è il quadro entro il quale «disegnare» l'Unione del futuro
piftEMIO BERNARDINI
Dal 4 all’O dicembre si
terrà a Santa Severa una
Assemblea straordinaria delle
^iese battiste aderenti all’
Ucebi. Abbiamo chiesto al
nresidente Ucebi, Renato
{baiocchi, di illustrarci le raflonl di questo incontro.
*^«Dato che le assemblee ordinarie deirUcebi si svolgono
ogni due anni, nell’anno dispari spesso organizziamo un
convegno nazionale, per af(rontare temi complessi che
non trovano collocazione
adeguata nelle discussioni
assOTibleari. Nel ’98 l’Assemblea ha forzatamente lasciato
da parte due nodi che da
tempo siamo impegnati a
sciogliere: la nomina del segretario generale, nel quadro
di una riforma complessiva
delle stmtture dell’Unione, e
la ristmtturazione del Dipartimento di teologia. Su questi
temi il Comitato esecutivo
(Ce) avrebbe dovuto organizzare quest’anno un convegno, per elaborare soluzioni
più meditate da sottoporre
aU’Assemblea del 2000. Nel
frattempo il Ce contava di
preparare la strada, in vista di
tale Assemblea, per una scelta di fondo sul futuro dell’
Ucebi, che si potrebbe riassumere così: con la fine del
sostegno estero e con lo sviluppo delle attività dell’Unione, si è determinato uno
squilibrio non sostenibile fra
le risorse messe a disposizione dalle chiese e i costi delrUqebi. La strategia, dal '94
inpoi, è stata quella di copritepèr alcuni anni questo divario con risorse aggiuntive
provenienti dal patrimonio,
per dar tempo alle chiese di
prendere coscienza della
nuova situazione e adeguare
¡loro contributi.
Le chiese, dal canto loro,
hanno fatto molta strada in
questa direzione, ma non
tutte e non tutte alla stessa
velocità. Per cui i risultati ci
sono ma ancora insufficienti.
Dunque, siamo a un bivio: o
le risorse si adeguano alle necessità, oppure si disegna
una Unione più modesta,
commisurata alle risorse disponibili. Ora, proprio nei
®esi successivi all’Assemblea
uel ’98, il Ce si è trovato di
fronte a un’accelerazione
cella crisi economica che da
tempo ci attanaglia, rendendo più acuta e più urgente la
uecessità di questa scelta di
tondo. Ecco un primo motivo
contingente che ci ha indiriz^ti verso l’Assemblea straordinaria. Il secondo è la convinzione che un’Assemblea
°™naria’ specie quella del
oOO, con sessioni congiunte
niv, rischiava di essere ancora una volta un luogo troppo sacrificato per una serie di
™orme incisive e per un conupprofondito sul futudell Unione. Da qui la desione di dedicare un tempo
^ongruo, mirato, alle probleutiche di fondo e arrivare
già quest’anno a delle decisioni assembleati».
- Dunque, un'Assemblea
straordinaria dedicata soprattutto al problema economico?
«Niente affatto. Basta leggere i documenti preparatori:
abbiamo voluto fare di questa Assemblea un momento
di riflessione sulla nostra
identità, sugli obbiettivi della
nostra presenza nel paese,
sugli strumenti, come il Plano di cooperazione, che hanno dato finora una fisionomia particolare alla nostra
Unione nel contesto del battismo europeo e mondiale.
Solo nel quadro di questa riflessione più ampia ha senso
disegnare l’Unione del futuro, scegliendo fra le ipotesi
che sono sul tappeto».
-Appunto, quali ipotesi?
«Sostanzialmente due, entrambe illustrate nel documento “Piano di cooperazione: proposte e prospettive”.
La prima è quella di un ridimensionamento drastico,
particolarmente del numero
dei pastori in servizio, accompagnato da una diversa
organizzazione delle chiese e
dei ministeri. La seconda
scommette invece sulla possibilità di rilancio, attraverso
una serie di strumenti che
vanno dal recupero a una
piena responsabilità contributiva delle chiese che sono
in ritardo, alla riorganizzazione degli uffici, passando per
una gestione mirata del patrimonio immobiliare, per un
allargamento della collaborazione e delle sinergie bmv, fino a un piano economico finanziario decennale, nel
quale siano ben definiti gli
obbiettivi, sostenibili le previsioni, chiari e costantemente verificabili i comportamenti che ogni soggetto
(chiese, pastori comitati, uffici, strutture intermedie) dovrà tenere affinché tali obbiettivi vengano raggiunti.
Insomma, deve finire l’epoca
dei continui appelli a contribuire di più, per colmare buchi di cui non si vede la fine e
iniziare un cammino nel
quale tutti possano sapere a
che cosa servono gli sforzi richiesti, a quali risultati ci
portano e in quanto tempo».
- Dunque, il Ce porrà davanti all’Assemblea le alternative possibili, aspettando di
vedere quale verrà scelta?
«No, il Ce ha deciso di fare
propria la seconda alternativa, quella che prevede un rilancio e uno sviluppo dell'Unione, libera ovviamente
l’Assemblea di orientarsi diversamente. E questo sia per
rimanere in sintonia con le
delibere assembleari del ’98,
che hanno tenuto la porta
aperta ai nuovi ministri che
chiedono di entrare al servizio delle nostre chiese, sia
perché siamo convinti che il
piano decennale, a cui ho fatto cenno, possa portarci fuori
Renato Maiocchi
dalle attuali secche e consentirci, sia pure in un percorso
a tappe, di riprendere a investire nell’evangelizzazione,
nella missione interna, nei
ministeri vecchi e nuovi.
Certo, è necessario che prima le chiese rinnovino e rinsaldino il Patto che le unisce,
proclamino la loro fedeltà ai
fondamenti del nostro essere
chiese battiste in Italia in
questo tempo e promuovano
i cambiamenti che si reputano necessari nella struttura e
nel funzionamento dell’Unione. Dobbiamo mobilitare
tutte le intelligenze in un
grande sforzo di elaborazione
e di visione. Così avremo fatto la nostra parte, ben sapendo che l’ultima parola spetta
al Signore, i cui disegni possono benedire o sconfessare i
nostri disegni».
Dipartimento di evangelizzazione dell'Ucebi
Un seminario di formazione per animatori
Il Dinartimento di evange- un’animazione di gruppo lisi testuale e musica
11 Dipartimento di evange
lizzazione dell’Unione battista (Ucebi) ha organizzato dal
30 ottobre al 1° novembre
scorso il I Seminario di formazione per animatori evangelistici che si è svolto a Napoli,
nella chiesa battista di via Feria. Sicuramente la scelta della sede e di quel fine settimana (tra i più utilizzati dalle nostre chiese e organismi per organizzare convegni a livello
regionale e nazionale) ha inciso sulle partecipazioni. Infatti
oltre a una ventina di persone
appartenenti alle chiese battiste del Napoletano vi hanno
partecipato sei giovani provenienti dalla Chiesa battista di
Roma Trastevere.
Nel tardo pomeriggio di sabato 30 il seminario ha avuto
inizio con una relazione di
Enzo Polverino, operatore
diaconale all’ospedale evangelico «Villa Betania». Partendo dalla sua storia e dal suo
percorso di fede. Polverino ha
condiviso con i presenti alcune delle motivazioni che sottendono l’evangelizzazione.
Dopo la sua appassionata testimonianza, i partecipanti
hanno provato a riflettere
sull’argomento partendo dalle proprie storie stimolati da
a nei lavori di una Assemblea
battista
un’animazione di gruppo
proposta dal pastore Massimo
Aprile. È seguito poi un comune lavoro di esegesi sul testo di Luca 10, 1-20. Per più di
due ore i partecipanti, con vivo interesse, hanno interrogato e si sono lasciati interrogare dal brano riguardante la
missione dei Settanta.
Il pomeriggio seguente c’è
stata la relazione di Gerard
O’Flaerty, evangelista irlandese che da più di un anno ha
avviato un lavoro di «Church
planting» nella zona di Barra
(Na). Anche O’Flaerty, partendo dal racconto della sua storia, ha riflettuto sui valori del
Regno che animano il lavoro
evangelistico, poi ha proposto
alcune riflessioni sul testo del
Sermone sul monte a cui è seguito un lavoro in gruppo.
Ciò che ha reso particolare
questo seminario è stata l’attività proposta ai partecipanti
nelle serate di sabato e domenica sera. Intorno alle 22,30
due piccoli gruppi sono andati alla Stazione centrale di Napoli, dove Gerard O’Flearty
insieme ad alcuni membri
della comunità di Barra svolgono un’attività di ascolto e
accoglienza per i senzatetto.
Vengono distribuiti latte, biscotti ma soprattutto viene
donato del «tempo» per ascoltare coloro che si riparano tra
cartoni o in carrozze lasciate a
deposito. Così, accompagnati
da altri operatori, i partecipanti al seminario hanno dato
la loro testimonianza o hanno
semplicemente ascoltato il
racconto della vita di quanti
popolano la stazione.
Il seminario si è concluso
con una relazione di Carlo
Leila, animatore musicale per
le chiese battiste in Italia, che
ha sollecitato l’attenzione dei
presenti sul ruolo della musica e del canto, quali linguaggi
possibili per testimoniare la
propria fede. Attraverso l’ana
lisi testuale e musicale di alcuni canti è emersa la forza di
comunicazione del canto e
l’importanza di compiere una
oculata scelta dei canti da
proporre nelle e fuori le nostre chiese. 11 momento delle
valutazioni è stato condotto
dal pastore Carmine Bianchi,
coordinatore del Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi. I vari interventi che si
sono succeduti hanno messo
in luce i punti di forza del
week-end trascorso insieme.
Primo fra tutti il tempo privilegiato dato alla condivisione
di gruppo; partendo da sé è
stato possibile riconoscere i
propri limiti, sfuggendo alla
tentazione della «pienezza»
che spesso accompagna il lavoro di evangelizzazione.
Inoltre l’incontro con realtà ai
margini, come quelle incontrate alla stazione ferroviaria,
ha suggerito la necessità di inserire la riflessione sull’evangelizzazione in un contesto
dove già esiste un lavoro missionario di testimonianza. Infine la semplicità e l’autenticità con cui tutti hanno voluto
accostarsi al tema dell’evangelizzazione, questione così
delicata eppure urgente per la
vita delle nostre chiese.
'. Commissione ambiente Fcei
Una celebrazione liturgica
sul «tempo per il creato»
Cibo e salute, mobilità sostenibile, celebrazione liturgica di un «tempo per il creato» nelle chiese italiane: questi i principali temi sui quali
intende lavorare la Commissione ambiente, recentemente costituita nell’ambito della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
che si è riunita per la prima
volta a Bologna, nella chiesa
metodista, il 12 novembre
scorso. I partecipanti hanno
discusso i risultati della recente Assemblea di Loccum
della Rete cristiana europea
per l’ambiente (Ecen, vedi
Riforma 45, pag. 3), nel corso
della quale la coordinatrice
della Commissione Fcei, Antonella Visintin, è stata confermata membro del comitato di continuazione Ecen.
Jutta Steigerwald, responsabile del progetto sulla «mobilità sostenibile» del Consiglio ecumenico delle chiese,
ha illustrato l’impegno delle
chiese per fronteggiare il problema delTinquinamento atmosferico creato dal crescente traffico automobilistico e
aereo; a questo tema la Commissione dedicherà il primo
di una serie di pieghevoli
informativi che saranno diffusi nelle chiese. La Commissione ambiente ha inoltre ipotizzato la realizzazione di un
convegno sul tema del cibo
(con particolare attenzione al
problema degli «organismi
geneticamente modificati»),
in collaborazione con «Casa
Cares» (Reggello, Firenze), un
centro evangelica di incontro
la cui «vocazione ecumenica»
è stata illustrata dal suo direttore, Paul Krieg. Infine, è stato avviato il lavoro di preparazione dell’iniziativa «Tempo per il creato» per Tanno
2000 (Tiniziativa prevede che
le chiese dedichino una giornata di riflessione alla «salvaguardia del creato», nel periodo compreso tra il 1° settembre e la metà di ottobre);
su questo e su altri temi la
Commissione intende avviare contatti con realtà cattoliche, in vista della realizzazione di iniziative comuni e di
una comune partecipazione
alla rete europea Ecen. (nev)
Incontro ecumenico a Condove
La via dell'ecumenismo è fatta
di ascolto e voglia di imparare
CARLA GRIBODO
INCONTRO ecumenico insolitamente affollato, quello di venerdì 12 novembre
nei locali della parrocchia di
Condove. Ospite della serata
mons. Pietro Giachetti, vescovo emerito di Pinerolo, invitato a parlare su «Esperienze ecumeniche di un vescovo», presenti anche mons.
Vittorio Bernardetto, vescovo
di Susa, e il pastore Giorgio
Bouchard. Nel presentare il
relatore, mons. Bernardetto
ne ha sottolineato la passione per Tecumenismo e la
semplicità nel tratto.
Mons. Giachetti ha preso
quindi la parola per un excursus sul suo servizio pastorale in una diocesi dove la
presenza dei fratelli valdesi
non poteva certo essere ignorata. Apprendiamo dalla sua
voce come comincia a fare i
primi passi nella diocesi ascoltando, studiando, cercando di dialogare nel rispetto dell’altro. Intanto fa esperienze nuove: conosce il Segretariato attività ecumeniche (Sae), ne incontra la fondatrice Maria Vingiani e instaura una serie di rapporti di
amicizia con tantissime persone e molte altre chiese cristiane. Diventa amico di molti pastori, tra i quali ricorda
con riconoscenza e affetto
Glen Williams. Comincia ad
assistere al culto del Sinodo
valdese come un semplice
credente, finché, nel 1997,
viene invitato ufficialmente
all’apertura del Sinodo.
Al termine del suo episco
II pastore Carmine Bianchi
pato, mons. Giachetti viene
salutato con una solenne cerimonia; dove anche un rappresentante della Chiesa valdese legge un saluto in cui è
espressa tutta la stima che
mons. Giachetti si è guadagnato nei confronti dei fratelli valdesi. Entra a far parte
..della Commissione ecumenica della Gei e subito presenta
come prioritario il problema
dei matrimoni interconfessionali, che dopo anni di preparazione sfocia in un documento che è stato approvato
Tanno scorso da ambo le parti, per i matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti. Dopo
il racconto gli insegnamenti:
Tecumenismo esige pazienza, perseveranza nell’andare
insieme, umiltà che rispetta
l’altro. Consiste nella disponibilità a imparare dall’altro,
a lasciarsi correggere, in gratitudine per le ricchezze spirituali dell’altro; in una permanente essenzializzazione
della propria fede, nella capacità di perdonare.
Nel suo intervento, il pastore Bouchard sottolinea che
oggi sempre più si va verso
una cristianità fatta di persone che sono credenti per decisione e non per tradizione.
Ricorda la nascita di Agape
come centro ecumenico e afferma che si sta delineando
una nuova fisionomia della
parte montana della Provincia di Torino, soprattutto nelle valli di Susa, Chisone e Pellice, che sotto il profilo spirituale può definirsi una realtà
pluralistica; due diocesi cattoliche, la rappresentanza
storica valdese e altre presenze evangeliche, tra le quali
molto marcata quella dei battisti in vai di Susa. Il pastore
Bouchard termina dicendo
che sull’esperienza delle lezioni tenute alTUnitrè, la gente vuole sentir parlare un protestante, è interessata a conoscerne la storia, ma alla fine
vuole sapere come uno vive la
sua fede cristiana.
Una serata che ha allargato
i nostri orizzonti. Certo, Taffermazione di mons. Pietro
Giachetti: «Non è possibile
vivere autenticamente la fede in Cristo se non si vive
con spirito ecumenico» ci
farà riflettere a lungo.
12
PAG. 8
RIFORMA
Una dura nota della Tavola valdese
Settimana di preghiera
per l'unità e Anno Santo
Il Sinodo, con un suo Atto
(21/SI/99) ha invitato le chiese «a verificare con attenzione l’opportunità o meno della partecipazione a liturgie e
celebrazioni ecumeniche che
direttamente o indirettamente possano essere associate al
Giubileo-Anno Santo, a promuovere una riflessione sulle
conseguenze ecumeniche del
Giubileo-Anno Santo» confermando peraltro «l’impegno delle nostre chiese nel
cammino ecumenico, e la solidarietà a quei settori del
cattolicesimo che insieme a
noi intendono esprimere il
loro disagio nei confronti del
clima giubilare romano».
La riflessione si fa ancora
più urgente e pressante in
presenza del documento che
viene riportato qui sotto, e
che ha provocato e provocherà certamente forte disagio e profonda sofferenza fra
tutti gli evangelici italiani per
il collegamento che si è voluto creare fra indulgenza (plenaria) e partecipazione alla
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Anche se
riguarda solo i credenti cattolici questo collegamento
ferisce proprio quella comunione di fede e di preghiera
che la Settimana intende coltivare e far crescere dato che,
come è noto, tutte le chiese
ortodosse e protestanti rifiutano le indulgenze. Introdurle nell’orizzonte della Settimana significa purtroppo
spezzare la comunione spirituale che ha caratterizzato
nel passato le riunioni di preghiera comune.
In base all’Atto sinodale
non si vede come sia possibile oggi sollecitare una presenza evangelica alla Settimana di preghiera, preghiera
che tuttavia diventa ancora
più urgente per superare
l’evidente crisi nelle relazioni
ecumeniche che la presa di
posizione del Vaticano automaticamente porta con sé.
Le chiese quindi riflettano
bene, e quindi decidano sul
comportamento che intendono tenere nelle varie situazioni locali, anche là ove
eventuali accordi pregressi
sono di fatto messi di fronte
ad una situazione assolutamente nuova.
per la Tavola valdese
il moderatore, Gianni Rostan
Il testo in questione
La «Settimana» e le indulgenze
Dal «Manuale delle indulgenze». Libreria editrice Vaticana, edizione, 1999, pp. 63 s.
11 - Settimana per l’unità dei cristiani
Alla Chiesa cattolica sta massimamente a cuore la preghiera che il suo fondatore la vigilia della sua passione ha elevato
al Padre «affinché tutti siano una cosa sola» e perciò esorta
ardentemente i fedeli ad elevare assidua preghiera per l’unità
dei cristiani.
§ 1) Si concede l’indulgenza plenaria al fedele che partecipa a qualche funzione durante la settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani e interviene alla conclusione di tale
settimana.
§ 2) Si concede l’indulgenza parziale a\ fedele che piamente recita una preghiera debitamente approvata per l’unità
dei cristiani (per esempio: Dio onnipotente e misericordioso
che, per mezzo del tuo Figlio, hai voluto unire le diverse nazioni in un solo popolo, concedi propizio che coloro che si
gloriano del nome cristiano, superata ogni divisione, siano
una cosa sola nella verità e nella carità, e tutti gli uomini, illuminati dalla vera fede, si incontrino in comunione fraterna
nell’unica Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen).
VICENZA — In un clima gioioso domenica 14 novembre, nella
chiesa metodista, è stata battezzata la piccola Giovanna
Owusuah Adei, figlia dei fratelli Johnson e Juliana. Numerosi gli amici ganaensi che hanno partecipato alla cerimonia coinvolgendo emotivamente tutta la comunità con la
loro spiritualità espressa in tipici e ritmici canti di lode e
ringraziamento al Signore in lingua inglese e ganaense. Il
pastore Richard Grocott ha concluso la cerimonia bilingue
con l’augurio che il Signore benedica e guardi la piccola
Giovanna facendola, come Gesù, «crescere in sapienza, in
statura e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini»
(Luca 2, 52). Tutta la comunità si è associata a questo augurio con affetto e amicizia, (liuf)
MILANO — L’assemblea della Chiesa valdese, nel corso del
culto di domenica 14 novembre, ha confermato nel Concistoro quale anziano Gioachino Pistone e quali diaconi
Giorgio Bleynat e Giovanni Comba e ha proceduto all’elezione di un nuovo anziano, Carlo Vicari, e di una nuova
diacona, Simona Menghini. A chi continua e a chi comincia l’augurio sincero per un proficuo e benedetto lavoro al
servizio della comunità. Ai membri uscenti del Concistoro,
Sergio Brofferio e Valentino Scuretti, va la nostra profonda
riconoscenza per il loro fedele servizio, (ms)
CATANIA — Giovedì 18 novembre a Mascalucia ci siamo congedati da Claudio Albert, deceduto improvvisamente a
Milano. Una numerosa partecipazione di amici e conoscenti ha così voluto sottplineare l’affetto per una persona
molto amata e nota nella sua professione di agente di
commercio. I funerali, nella forma evangelica, si sono
svolti nell’antica e suggestiva cornice della chiesa romanica di Sant’Antonio Abate che l’amministrazione comunale
ha voluto mettere a disposizione. In particolare a Silvana
Rudi e Erica, al fratello Alfredo e alle sorelle Èva e Margherita e ai genitori manifestiamo l’amore del Cristo nel quale
siamo radicati e fondati nella nostra esistenza.
PINEROLO — Durante il culto di apertura delle attività, con la
partecipazione della scuola domenicale e della corale, è
stata insediata la nuova pastora Ursel Koenigsmann, alla
quale auguriamo un proficuo lavoro a Pinerolo.
• Abbiamo dovuto separarci dalla sorella Elisa Griot vedova
Griva e dai fratelli Valdo Geymonat, Ernesto Rivoira e Renato Breuza, i cui funerali si sono svolti ultimamente.
Vita Delle Chiese
venerdì 26 NOVEMRrp
Gli evangelici torinesi e la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiaf
Netta distinzione dall'Anno Santo
La Commissione diocesana per l'ecumenismo ha accettato le condizioni degli
evangelici che esprimeranno il loro dissenso biblico e teologico dall'Anno Sani
EMMANUELE PASCHETTO
Le relazioni ecumeniche
con il cattolicesimo sono
messe a dura prova da una
serie di iniziative e di pronunciamenti della Chiesa di
Roma che sembrano architettati ad arte per ostacolare
il lento processo di chiarificazione e di riconciliazione fra
cattolici e protestanti. La Sindone, il Giubileo con la ricomparsa in grande stile delle indulgenze, le indecenti e
sempre più esose richieste
relative alla scuola privata,
stanno mettendo a dura prova la pazienza degli evangelici impegnati nell’ecumenismo, su cui si punta il dito
dei «protestanti doc» che
scuotendo la testa con un
sorriso di compatimento
pontificano: «Ve l’avevamo
detto noi che il lupo perde il
pelo ma non il vizio». Sono in
crescita nelle diverse città le
prese di posizione delle chiese evangeliche che disdicono
la partecipazione alla Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani (Spuc) del prossimo gennaio.
A Torino da anni esiste una
Commissione evangelica per
l’ecumenismo (Cepe) che incontra regolarmente la Commissione diocesana omologa,
con la quale viene discussa e
preparata in assoluta pariteticità la Spuc. Grazie alle buone
relazioni di amicizia e fraternità instauratesi con il tempo
la Cepe, sentiti i Consigli delle
chiese in essa rappresentati,
ha potuto esprimere con franchezza tutta la contrarietà degli evangelici per le prese di
posizione della gerarchia cattolica, per la riesumazione
delle indulgenze per l’Anno
Santo, e per l’idea del papa di
gabellare per evento ecumenico il Giubileo, facendo coincidere eccezionalmente
l’apertura dell’ultima porta
delle basiliche romane, che
sta a significare l’inizio del
Giubileo stesso, con la data di
inizio della Spuc (18 gennaio).
Tra le due commissioni si è
convenuto di aprire la Spuc il
19 gennaio, per sottolineare
che non ci sono coincidenze
con l’Anno Santo, di inserire
nei depliant con il programma della Settimana un foglietto che evidenzia la posizione critica degli evangelici,
e su manifesti e locandine
una frase che precisa che non
esiste alcuna contiguità tra
Giubileo e Spuc. Questo accordo ha trovato il consenso
delle rispettive autorità: l’arcivescovo, per i cattolici della
diocesi torinese, le chiese locali, attraverso i loro Concistori, Consigli, Comitati, per
gli evangelici di Torino e della cintura.
Pensiamo di far cosa utile
nel riportare qui di seguito il
testo dei due documenti.
Dichiarazione degli evangelici torinesi rappresentati
nella Commissione evangelica per Tecumenismo, in occasione della Settimana di
preghiera per Tunità dei cristiani del gennaio 2000
1) La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
(Spuc) ha sempre avuto un
forte carattere ecumenico
ispirato alla parità e alla reciprocità. La nostra partecipazione alle manifestazioni della Settimana di preghiera del
2000 avviene nella fiducia
che in essa si saprà conservare il medesimo spirito.
2) Quest’anno tuttavia la
Spuc è caratterizzata da un
evento interno alla Chiesa
cattolica romana - l’Anno
Santo - che noi evangelici
non condividiamo, ritenendolo estraneo allo spirito e alla lettera dell’Evangelo.
3) Invece il riferimento al
giubileo biblico descritto nel
libro del Levitino (liberazione degli schiavi, condono dei
debiti, rispetto per la terra e
per ogni creatura) si presenta come un elemento importante e significativo che unisce tutta la cristianità e che,
come cristiani evangelici.
l'assoi
esvc
Un’iniziativa ecumenica per ia «Settimana» a Miiano nei 1998
(foto C
desideriamo condividere
con i credenti di ogni chiesa.
Ugualmente ci sentiamo legati ai cristiani di tutte le
confessioni nel ricordare i
duemila anni delTincarnazione di Cristo.
4) Chiediamo quindi che in
qualunque tipo di incontro
fra cristiani di diverse confessioni si faccia attenzione a
non confondere giubileo biblico e incarnazione di Cristo, eventi di portata ecumenica, con l’Anno Santo, accadimento di ambito confessionale cattolico romano.
5) Ci permettiamo di richiamare i cristiani di tutte
le confessioni al rispetto reciproco, all’amore fraterno e
all’accettazione della pluralità di tradizioni, esperienze,
visioni e interpretazioni che
nascono dal cammino comune che tutti percorriamo
cercando di essere fedeli alla
vocazione che il Signore ci
ha rivolto.
6) Con tutto il cuore eleviamo la nostra riconoscenza al «Padre misericordioso»
(II Corinzi 1, 3) che cibai
conciliati con sé mediai
l’opera del suo Figlio unija
nito, «il cui sangue ci put
ca da ogni peccato» (I (ì
vanni 1,7), talché «nond
più alcuna condannapa
quelli che sono in Cristo Gt
sù» (Romani 8, 1), e ci badi
nato lo Spirito Santo che«l
testa insieme con il nosti
spirito che siamo figli di Di)
(Romani 8, 16) e quindi,!
noi, fratelli e sorelle.
Al nostro Dio la lode, >
ria, la sapienza, il ringrm
mento, l’onore, lapotenmi
forza, nei secoli dei seco*
Amen (Ap. 7,12).
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Dichiarazione da riportai
sui manifesti della Spuc2i
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evangelici alla Settimana!
preghiera per l’unità deicé
stiani non è parteclpazio?
alle iniziative dell’Anno Sa
to-Giubileo cattolico, dici
gli evangelici non condiviiii
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bibliche e teologiche.
La Commissione evan^per recumenist^
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Informazioni della Commissione sinodale per la diaconia
Progetti di formazione e visite
La Commissione sinodale per la diaconia (Csd) ha presentato alla Regione
Piemonte nella primavera del 1999 una
proposta di progetto di formazione per
occupati nel quadro della legge 236/93,
che ha ottenuto il finanziamento. Il
progetto dal titolo «Il servizio al cliente
(ospite) nel rispetto della qualità e delle
normative vigenti» partirà durante il
prossimo mese di dicembre 1999 e avrà
termine con il mese di maggio 2000; si
articolerà in 7 moduli i cui titoli sono i
seguenti: «Il servizio al cliente nel rispetto dell’Haccp (di 155/97 riguardante l’igiene dei prodotti alimentari)»;
«Buone pratiche per gli operatori
dell’assistenza: dalla progettazione individuale alle tecniche di ergonomia
(intervento corretto per l’ospite e per il
personale nei casi in cui l’ospite sia impossibilitato a muoversi da solo)»; «Aggiornamenti sulle questioni amministrative e fiscali»; «Aggiornamenti informatici»; «Coordinare un servizio (due
moduli)»; «Aggiornamento: la direzione
di una struttura di servizio».
La Csd ha presentato un nuovo progetto di formazione, sempre nel quadro
della stessa legge, che a differenza del
precedente si articola a livello nazionale. La Csd saprà entro il gennaio 2000 se
il progetto avrà ottenuto il finanziamento. La Commissione, con i comitati
delle opere e istituti dell’ordinamento
valdese e i sindacati confederali nazionali, sta lavorando alla stesura di un
contratto collettivo nazionale di lavoro.
Il lavoro sta procedendo molto bene, le
difficoltà esistono ma la volontà di dotare la chiesa di un simile utile strumento è forte da parte di tutti. Si prevede di poter concludere il lavoro e passare alla fase operativa con il nuovo anno.
Ventinove persone appartenenti ai
gruppi di lavoro o ai Comitati del Centro servizi amministrativi, del Rifugio
Re Carlo Alberto, della Casa delle diaconesse, della Foresteria di Torre Pellice, degli Asili di San Giovanni e San
Germano, della casa Capretti Zavaritt
di Gerle, del Gignoro di Firenze, di Casa
Cares (Reggello), della Associazione
evangelica di volontariato, accompagnati dal presidente della Csd, hanno
visitato dal 15 al 20 ottobre la Casa di riposo di Vittoria, il Servizio cristiano di
Riesi, il Centro diaconale La Noce e la
chiesa di Palermo metodista, Trapani e
Marsala.
Stimolata dalla presidente della Ciov,'
Franca Coisson, la Csd sta realizzando
un progetto di presentazione delle opere delle Valli tramite Radio Beckwith. Il
programma è partito dal primo martedì
di novembre, alle ore 16,30, e le varie
opere e istituti presenteranno se stessi
con una intervista in diretta. Il materiale verrà raccolto, e costituirà la base di
alcuni articoli che saranno pubblicati
su Riforma a partire dal prossimo mese
di gennaio. La Csd sta lavorando in collaborazione con Riforma alla prepara
zione di una serie di articoli per preseit
tare la realtà e i sogni delle opere e isi'j
turi diaconali sparsi in Italia.
Il Sinodo aveva invitato la Csd a pr®’
porre un progetto in vista della Don'®'|
nica della diaconia che si è celebra®
nelle chiese il 14 novembre scorso, bj
Csd ha proposto il sostegno alla Casa®!
Riposo di Vittoria che, come è stato i®
centemente illustrato da alcuni artic®'|
comparsi su Riforma, è fortemente i®
pegnata a portare un servizio a niisa®
d’uomo in una situazione oggetti''
«Gli int
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mente difficile. Stanno già perven
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segnali confortanti di un interesse i
chi
speriamo, sfocerà in un impegno sig®
ficativo. I
La Csd ha intessuto in questi an
molti rapporti con l’estero.
nella Repubblica ceca, compiuto“
1998 dalla diaconia italiana, ha pett".
so una maggiore conoscenza della
sa e della diaconia ceca, molto simile®.
la nostra. Una delegazione valdes
recherà a Praga alla fine di questo lO
di novembre per rafforzare i legatf
pensare a strategie diaconali comunt
abbile!
Infine i rapporti con l’ente pm
sono fonte di stimoli e qualche voi
preoccupazione. La Csd e le op®'“
essa affidate spesso riflettono sU
sto rapporto non sempre facile e ®
posizione e la linea che le
chiesa pensano di tenere per au
nel migliore dei modi il servizio u'
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Vita Delle Chiese ¡s
Iniziata a Palermo l'attività dell'associazione «Pellegrino della terra»
In ascolto perché in pellegrinaggio
l'associazione mira al recupero delle ragazze immigrate indotte alla prostituzione
e svolge anche attività di patronato, luogo di ascolto e di confronto interetnico
PAG. 9 RIFORMA
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S- ONO finalmente iniziate,
dopo una lunga serie di
Mcoltà. le attività delfasso'Sone culturale «Pellegrino
ella terra», in via Candelai
oaialermo. All’inauguraI ione, domenica 7 novem^ erano presenti oltre al
Sco della città, i rappresMjtanti delle varie associa*ni«d enti che hanno coW)0^to in forma diversa alSativa. Per le chiese valmetodista di Paler.ino rivolto una parola
furio i pastori Franco
jiccoli e Winfrid Pfanle, che nella sua veste di
•^tendente del 16° circuiitiaRappresentato tutte le
¿e siciliane.
]gfcsnr.iazione «Pellegrino
della terra», nata su iniziativa
del fratello in Cristo Vivian
fiwoloku, mira al recupero
di ragazze indotte per vari
motivi alla prostituzione, ed
è il risultato del lavoro di
evangelizzazione porta a porta con gli africani. I primi approcci con queste ragazze si
sono avuti negli incontri di
pregierà in gruppi familiari.
Le ragazze leggevano la Bibbia e pregavano per chiedere
soprattutto la protezione di
Dio prima di andare sulla
strada. Così si è appreso come sono state costrette a fare
questo lavoro, che le avvolge
come in una spirale senza via
d’uscita, infatti esse non sono libere fintanto che non
hanno pagato il prezzo di riscatto convenuto, magari anche prima di partire dal loro
paese, e coloro che hanno fi'nito di pagare chiedono un
lavoro alternativo che non è
facile trovare.
L’associazione è anche attiva come luogo di ascolto e di
patronato e, mediante il Centro di via Candelai, intende
costituire un punto di riferimento per gli immigrati e
proporsi come luogo di incontro e di confronto tra cittadini palermitani e africani,
per una reciproca conoscenza e valorizzazione culturale.
Vivere da migranti, da stranieri, come ben sanno i molti
amici forestieri che si trovano
da alcuni anni nel nostro
paese, e come sanno i nostri
parenti emigrati da tanti anni
in terre lontane, vuol dire
spesso sofferenza, disagio,
povertà, solitudine, senso di
inferiorità per le proprie tradizioni o per una religione
che non è condivisa dal paese ospitante.
Eppure in una società dove
vale soprattutto il denaro,
dove si pratica continuamente la violenza, dove si
tende a uniformare tutti negli stessi comportamenti e
valori, anche religiosi, bisogna diventare migranti, come Abramo, bisogna uscire
dalla propria patria per cercarne un’altra, «la città che
ha i veri fondamenti e il cui
architetto e costruttore è
Dio». Abramo, il migrante,
che viaggia in cerca dell’attuazione della promessa del
Signore, rappresenta l’umanità alla ricerca di se stessa e
del suo Dio; di un Dio re di
un Regno senza tempo, né
spazio. Signore della terra e
della storia.
Ma non sono queste immagini del Regno al centro
del discorso bensì la fede
nella fedeltà di Dio, nel compimento della promessa.
Questa fede potrebbe esprimersi oggi con la formazione
di gruppi qualitativamente
espressivi, o in una chiesa in
ascolto. In ascolto perché in
pellegrinaggio, che non possiede nulla se non una promessa fondata sulla resurrezione di Cristo. Una chiesa
che non si chiude in se stessa
perché aperta al Regno che
L. Chiesa battista di Livorno-via Cesare Battisti
Non si possono finanziare le scuole private
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Inseguito all'Assemblea delle
^Acattoliche conclusasi a Rornimbato 30 ottobre, la comunià cristiana di base di Cateto e
kChiesa cristiana evangelica
haftista di via Cesare Battisti a
Livorno desiderano con la sedute dichiarazione esprimere
Impropria posizione in merito ai
manziamenti pubblici alle scuole non statali.
«Gli Interventi ripetuti della
gerarchia italiana e dello
stesso Giovanni Paolo II, insieme alle spettacolari mobilitazioni a favore dei finanziamenti alle scuole confessionali, incitano a violare
apertamente la Costituzione
»ostacolano il radicale rinnovamento della scuola che
lutti auspichiamo. Nel denunciare la responsabilità
me questi settori del cattolinnsimo italiano si assumono,
®che nel legittimare la prolij azione di altre scuole contessionali, intendiamo riaf
fermare che resistenza di
scuole cattoliche nulla ha a
che fare con l’evangelizzazione, éompito primario della
comunità ecclesiale. Una
scuola chiamata a partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa, come sostiene il card. Pio Laghi, non
può essere pari alla scuola
pubblica. La richiesta di finanziamenti alle scuole cattoliche, quindi, non impegna
i cattolici in quanto tali.
Non può neppure configurarsi come una battaglia di libertà. In una scuola democratica e pluralista la presenza di tutti gli orientamenti
culturali, la selezione dei docenti secondo criteri professioriali, la garanzia della libertà di insegnamento offrono ai giovani le migliori condizioni per esercitare il loro
diritto di scegliere liberamente e consapevolmente la
loro identità personale ed
evitano che esso sia sacrificato alla libertà dei genitori di
scegliere per i figli la scuola
coerente con le loro concezioni ideali e religiose.
Proprio questo fa della
scuola pubblica un’istituzione
della Repubblica a cui è affidata la formazione delle nuove generazioni alla democrazia, al dialogo, alla tolleranza,
alla valorizzazione delle diversità e alla consapevolezza
delle differenze di genere. Di
essa è urgentissimo un radicale rinnovamento del quale i
cattolici dovrebbero farsi carico, insieme ai credenti di tute
le confessioni e agli altri cittadini, invece di attardarsi a inseguire una forma di parità
anticostituzionale».
Comunità cristiana di base
di Coteto - Livorno
Chiesa cristiana evangelica
battista-Livorno (via C. Battisti)
Federazione delle donne evangeliche in Italia
Uomini e donne per il nuovo millennio
0 scorso 6 novembre si è
nito a Roma il Comitato
d della Federazione
oonne evangeliche in
I,(Fdei), in una seduta aldelfa^rB^"® rappresentanti
dellp rui®*® luterana (Celi) e
“e Ltnese awentiste. Fra i
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L. 10.000
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L. 20.000
degli uomini nel prossimo
millennio. «Le donne protestanti - si legge nel testo - intendono impegnarsi affinché
donne e uomini, in vista del
terzo millennio, trovino nuovi modi di comunicare la loro
reciproca differenza e nuovi
modi per trasformarla iri progetti condivisi». Il Manifesto
verrà presentato il 7 marzo,
alla Facoltà valdese di teologia di Roma.
Il Comitato ha discusso anche della prossima inaugurazione dell'Archivio delle donne, a Torre Pellice il prossimo
19 agosto, a cui seguiranno
incontri e dibattiti su vari temi collegati alla questione
femminile. A livello internazionale la Fdei si prepara
all’incontro di settembre
2000 a Dundee, in Scozia, per
l’appuntamento conclusivo
del progetto «Thenew», contro la violenza sulle donne. La
Fdei ha deciso inoltre di impegnarsi in alcune campagne
internazionali di mobilitazione in difesa dei più deboli,
non solo’rafforzando il proprio impegno in difesa delle
donne in Afghanistan, ma anche contribuendo alla battaglia di Amnesty International
contro l’impiego di minori
nell’uso delle armi. Unendosi
alTappello di altre organizzazioni femminili e pacifiste, il
Comitato della Fdei chiede
inoltre che il prossimo 1“
gennaio 2000 tutte le armi in
ogni parte del mondo tacciano e anche i mass media e le
televisioni di tutto il mondo
per 24 ore rifiutino di trasmettere immagini violente.
Infine la Fdei ha deciso di organizzare a Vallecrosia, in Liguria, il prossimo 15 e 16 gennaio, un incontro nazionale
di formazione e studio biblico
sul tema del «potere». (nev)
viene; consapevole di trovarsi in una situazione missionaria, che non trova il proprio genio nel contraddire la
parola della promessa con
l’affermarsi in questo mondo
che passa, ma come dice
l’apostolo Paolo col «dimostrare» di essere in cerca del
Regno e della sua giustizia.
Non è possibile parlare di
speranza se non si rende manifesto in modo concreto di
essere condizionati da quella
speranza. Infatti quale contraddizione tra il cercare di
farsi una posizione, magari a
gomitate, nella attuale società e la ricerca del regno di
Dio: quale negazione della
fede nell’accumulo dei beni
terreni, nella ricerca di maggiore sicurezza nel denaro
custodito gelosamente.
Certo tutti noi sappiamo,
di quanto abbiamo bisogno
di sentirci protetti ed è per
questo che ci rifugiamo nella
conservazione dei beni materiali e spirituali rendendo
manifeste solo le nostre paure. Ma nonostante le nostre
contraddizioni il Signore della promessa ci richiama a
una coerenza di testimonianza che può essere segno
indicatore della venuta del
regno di Dio.
Chiesa di Bari
La multiforme
figura
di Diodati
Ciascun essere umano vive
molti ruoli nella sua esistenza,
ruoli diversi in ambienti sociali e professionali differenti,
ma se è coerente con i’suoi
valori essenziali la sua condotta di fondo e la sua testimonianza non mutano. Questa coerenza di vita è apparsa
chiara come filo conduttore
della vita di Giovanni Diodati
che, pur nelle varie vicende e
nei differenti impegni, li ha
vissuti tutti costantemente
come credente e testimone
della sua fede. La sua figura è
stata presentata a un pubblico numeroso, attento e interessato, sabato 30 ottobre, dal
pastore Lorenzo Scornaienchi, in una conferenza organizzata dal settore culturale
della Chiesa valdese di Bari in
occasione del 350° anniversario della morte di Diodati.
La conferenza si è snodata
secondo quattro linee principali: la formazione e i primi
anni di insegnamento e di pastorato: il tentativo di riforma
a Venezia; l’attività diplomatica; la traduzione della Bibbia. Sono stati messi in luce,
fra l’altro, alcuni punti essenziali; l’importanza di Ginevra
non solo per Diodati ma anche per parecchie altre famiglie lucchesi; l’attaccamento
sempre dimostrato da Diodati a Lucca e in generale all’Italia, con l’insopprimibile ma
delusa speranza di introdurvi
la Riforma; la sua opera di pastore e di predicatore, apprezzata in tutta Europa: la
sua profonda conoscenza
dell’ebraico e della teologia;
l’impegno profuso nel ruolo
di diplomatico soprattutto in
Francia e a Dordrecht; la raffinatezza del suo stile letterario, l’eleganza del suo italiano
in una traduzione della Bibbia chiara e fedele, estremamente rispettosa dei testi originali allora disponibili, traduzione per la quale è tuttora
ricordato con riconoscenza
dai protestanti italiani, (ev)
novembre
> s" </ '» i -S
SIRACUSA —Alle ore 18,30, nella chiesa battista (via Agatocle 50), si tiene un’assemblea cittadina per la promozione della Banca etica.
GENOVA — Alle ore 17,30, alla Biblioteca della Società di
letture scientifiche (palazzo Ducale, p. ammezzato), per il
ciclo del Sae su «Fedi, religioni e cultura», Elena Bartolini
parla sul tema: «Arte e preghiera nella cultura ebraica».
BARI — Alle ore 19, nella chiesa battista (corso Sonnino
25), il Centro evangelico di cultura organizza una conferenza-dibattito sul tema «L’utopia di Dio. Le sfide del Giubileo biblico» con il pastore Giuseppe Platone.
BERGAMO — Alle ore 17,30, in via Tasso 55 (I p.), il Centro
culturale protestante organizza la seconda conferenza sulla figura di Giovanni Gaspare Orelli (1787-1849). Francesco
Lo Monaco parla sul tema: «Orelli filologo ed editore».
MESTRE — Al liceo scientifico «G. Bruno» il prof. Franco
Macchi e il prof. Giuseppe Goisis parlano sul tema: «La
sommersa nave della religione. Bruno e il cristianesimo
nello “Spaccio della Bestia trionfante” di Giordano Bruno».
Agenda
27 novembre
RIFU A — Alle 21, alla chiesa valdese (v. Feda di Cessato
9/c), viene presentato il libro di Piera Egidi «Voci di donne».
FIRENZE — Alle ore 17, in via Manzoni 19/21, il past. Gino
Conte parla sul tema: «Alle soglie del nuovo millennio e nel
bimillenario cristiano la Chiesa concede o chiede perdono?» per il Centro culturale protestante «P. M. Vermigli».
27-29 novembre
GENOVA — Dalle 9,30 di sabato, nella sala della Chiesa battista (V. Vernazza 14), l’Arca Teen Challenge e l’Unione
evangelica di solidarietà organizzano un seminario su: «Dipendenze e codipendenze», relatore Gianfranco Giuni.
VICENZA —Alle ore 16, all’Istituto Beata vergine Maria
(contrà San Marco 49/’VI), si tiene l’incontro organizzato
dal Sae dedicato al video «Chi sono i protestanti» e alla
«Dichiarazione congiunta sulla giustificazione».
TORINO — Alle ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio, per «Musica e preghiera», l’organista Walter Gatti
esegue musiche di Buxtehude, Bruhns, J. S. Bach.
30 novembre
BOLOGNA — Alle ore 20,30, nella Chiesa metodista (v. Venezian 1), il past. Giorgio Bouchard parla sul tema: «Risorgimento e protestanti» per il Centro culturale «A. Gavazzi»,
come primo incontro di un ciclo su «Protestantesimo italiano tra testimonianza di fede e impegno civile». Sarà presentato il libro di G. Spini «Risorgimento e protestanti».
1° dicembre
TORINO — Alle ore 21, nei locali della librerìa Fontana (via
Monte di pietà 19/c), Marina Jarre e Giovanni Tesio presentano il romanzo di Piera Egidi «Vent’anni appena. Diario di una generazione onnipotente», con letture di Gisella
Bein. Sarà presente l’autrice.
CINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, al Centro culturale
Jacopo Lombardini» (via Montegrappa 62) si tiene un dibattito sul tema: «Timor Est: dal colonialismo europeo
all’autodeterminazione, un percorso impossibile».
MILANO —Alle 18, all’Ambrosianeum (via Delle Ore 3), per
il ciclo sui «Volti del fondamentalismo». Paolo Naso parla
su: «Vecchi e nuovi fondamentalismi nel mondo cristiano».
2 dicembre
MODENA — Alle ore 17,30, alla Fondazione S. Carlo (via S.
Carlo 5), per il ciclo «Altri mondi. Strategie di immortalità e
identità religiosa», il prof. Mario Piantelli parla sul tema: «I
pericoli dell’immortalità. Ricette indiane di fuga dall’Io».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
San Pio V 15 (primo piano), il past. Mauro Pons tiene l’ultimo incontro dedicato alle richieste del Padre Nostro,
parlando sul tema: «Poiché a te appartengono il Regno, la
potenza e la gloria in sempiterno. Amen».
REGGIO CALABRIA — Alle ore 17, nella sala del Consiglio
dell’Amministrazione provinciale (piazza Italia), il prof.
Paolo Ricca parla sul tema: «La storia della Riforma protestante». L’incontro rientra nel programma annuale del Segretariato attività ecumeniche di Reggio Calabria.
:embre
TORINO —Alle ore 18, nel salone del Centro teologico
(corso Stati Uniti 11/h), con il concorso del Centro evangelico di cultura «A. Pascal», il pastore Gianni Genre tiene il
terzo incontro sul tema di Dio con il titolo: «Dio come fondamento dell’essere. La riflessione di Paul Tillich». Presiede il filosofo Aldo Bodrato.
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,50 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 28 novembre (replica lunedì 6 dicembre) andrà in onda: «I volti della Serbia; Perle di vetro: storie di fede e vita
quotidiana; Giubileo 2000: un’occasione per ricominciare».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
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PAG. 10 RIFORMA
Commenti
Retomma
Europa e pena di morte
Alberto Corsani
La vicenda della moratoria sulla pena di morte, proposta
dall’Unione europea all’Onu con un particolare ruolo
dell’Italia e bloccatasi per gli emendamenti presentati da
paesi «antiabolizionisti», è triste. La coesione di paesi diversi attorno a un tema di grande rilevanza morale lasciava intravedere raffermarsi di un «principio superiore» in
grado di nobilitare la polidca. Invece, il testo da votare si
era ridotto a un impegno «a promuovere i diritti umani»,
che faceva comunque salva la sovranità nazionale. Nessun
effetto pratico. Lo sdegno di alcuni fra quanti si battono
per la sospensione delle esecuzioni capitali è direttamente
proporzionale alla lentezza e alle difficoltà dei processi diplomatici, che richiedono trattativa e mediazione. E soprattutto pazienza. Quella che non possono avere i condannati, sui quali incombe l’ombra minacciosa del beccaio. Una pazienza che tdtri condannatì interiorizzano come stile di vita rassegnato, dopo anni di rinvii, speranze e
disillusioni, attese di grazie che possono arrivare o non arrivare. Questi condannati ne hanno il tempo, altri vengono
passati per le armi senza tanti complimenti: «Prima tì appendiamo e poi magari tì facciamo un regolare processo».
Si muore, si continua a morire, dopo lunghe attese nei
bracci della morte o davanti a un plotone d’esecuzione di
un esercito in guerra. Quindi, come sostengono alcune associazioni, si doveva comunque lanciare un segnale, proporre la votazione di un principio. Ma U problema è più
ampio: fra gli «antiabolizionisti» ci sono anche paesi relatìviunente democratici; paesi come l’Egitto, i cui leader nel
passato hanno svolto un ruolo importante addirittura
neU’embrione dei processi di pace (pensiamo alla visita di
Sadat in Israele). Fra gli antiabolizionisti ci sono gli Stati
Uniti, sul cui assetto democratico non è lecito dubitare; c’è
la Cina, a cui tutti giusttunente rimproverano di essere una
dittatura cbe fa spregio dei diritti umani, ma poi tutti o
quasi ci fanno affari; poi c’è il grande capitolo degli stati
africani e degli stati islamici. Forse fra i governanti di questi stati ci sono quelli che speculano, che rifiutano di sentire ragioni perché non riuscirebbero a governare senza la
mannaia: molti governi autoritari usano la pena capitale
per sgominare gli avversari politici più che per reprimere
la delinquenza. Ma altri sono in buona fede quando affermano che l’Occidente non può imporre i «propri» modelli
culturali a nazioni un tempo colonie. E per spiegare la loro
posizione usano argomenti a volte non banali, come li usano per giustificare comportamenti che a noi sembrano repressivi (il «velo») ma di cui non cogliamo tutta la portata.
Di fronte all’affermazione di un diritto fondamentale come quello alla vita non credo che sia possibile mediare;
non credo che si possa rinunciare alle idee che vengono dal
cristianesimo, dall’Umanesimo e daH’Illuminismo. Ma se
l’Europa vuole continuare a esportare queste idee, deve
presentarsi diversamente agli altri paesi: non può dimostrare disprezzo per le altre culture né può ignorarle. Può
sostenere che il velo è un’imposizione e non una tutela per
le donne: ma non può, al tempo stesso, presentare il piacere sessuale come una merce da ottenere a pagamento o con
la violenza, nei parchi cittadini con il concorso della criminalità organizzata o fra le mura domestiche sotto forma di
stupri e pedofilia. L’Europa deve chiedersi se, mentre si
propone come difensore della vita di fronte al hoia, fa tutto
il possibile per difendere i propri cittadini dalle bombe,
dalle stragi inutili, dalla mercificazione e dall’autodistruzione per droga. Se giustamente rifiuta di passare per le armi chi vende droghe pesanti, deve far vedere che, nell’ambito delle proprie leggi, è implacabile con queste persone.
Sarà impossibile convincere con la forza i paesi che ancora mantengono la pena di morte a farne a meno; ma è
possibile sottrarre a questi paesi almeno alcuni degli argomenti che utilizzano per respingere un’iniziativa europea; impedire loro di vedervi l’ennesima operazione di
«colonialismo culturale». Questo aspetto non coinvolge
solo governi e istituzioni, ma anche associazioni, volontari, organismi ecumenici (la Fcei riunì dopo la guerra del
Golfo rappresentanti delle varie realtà religiose del Medio
Oriente, Europa e Stati Uniti per parlare di riconciliazione): quello che faranno d’ora in avanti potrà servire anche
a chi vive nel braccio della morte.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del l'gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 45 del 19 novembre 1999 è stato spedito daH’Utficio
Dopo il disastro dell'Atr 42 precipitato in Kosovo
Una ricostruzione lenta e difficile
la realtà dei fatti contraddice il progetto di un paese libero
e multietnico proclamato dalla guerra umanitaria della Nato
MATTIA COSTA
PRISTINA — Quante volte,
salendo sul volo World Food
Programmo che quasi tutti 1
giorni unisce Roma a Pristina, mi è venuto da sorridere
nel pensare come un trabiccolo del genere potesse costantemente unire l’Italia e il
Kosovo, trasportare noi tutti
impegnati in questo assurdo
tentativo di ricostruire una
regione distrutta da anni di
odi etnici e da una guerra cascatale addosso e fortemente
voluta dagli organismi internazionali. Quante volte tra di
noi si è scherzato, sicuri che
qualcosa prima o poi sarebbe
dovuto succedere più per
scaramanzia che altro o forse
anche solo per sdrammatizzare sulle due ore e mezzo
che separano questa regione
fatta di mille contraddizioni,
dal nostro universo così occidentalmente modernizzato.
Quel volo, carico di 24 passeggeri e tre membri dell’equipaggio, venerdì 12 novembre non è arrivato a destinazione. Quel volo, carico
non di eroi, come molti hanno provato a definirli, ma di
semplici persone impegnate
tutti i giorni in questa difficile
terra, si è schiantato contro
una montagna tra Mitrovica
e Pristina a poche decine di
chilometri dall’aeroporto
della capitale. Quell’aeroporto che nelle prime settimane
di giugno, conclusi da poco i
bombardamenti Nato e con
le truppe dell’esercito federale jugoslavo in frettolosa ritirata verso nord, fu oggetto
della rincorsa dei soldati russi che su ordine dei loro generali dovevano assolutamente giungere per primi a
occupare una posizione strategica. Un luogo chiave che
permettesse alla Russia di
conquistare una minima voce in capitolo in un conflitto
che l’aveva vista esclusa dalle
trattative e dalle scelte militari che avevano preceduto i
bombardamenti.
Atterrare all’aeroporto di
Pristina può fare un certo effetto, almeno a una persona
poco avvezza a un territorio
di guerra come potevo esserlo io la prima volta che misi
piede da queste parti: dall’alto le case bruciate e ancora
senza tetto, le grosse stelle
rosse sugli elicotteri russi che
riportano la memoria alla
guerra in Afghanistan, soldati
armati fino ai denti a presidiare strade e incroci. Scene
irreali, fino a quel momento
viste solo in televisione o raccontate da amici.
Poi tutto diventa normale,
tutto diventa quotidiano: sostare in coda a un semaforo
preceduti o seguiti da carri
Martedì scorso n governatore della Banca d’Italia, presente alla Settimana
sociale dei cattolici à Napoli,
è intervenuto con un discorso molto articolato e a tutto
campo. Al centro della sua attenzione il persistere della
grande diversità di reddito fra
Nord e Sud, il disagio economico di molte famiglie, la difficoltà per i giovani di trovare
lavoro, il problema della flessibilità e del volontariato. Insomma: un’incursione sul
terreno della morale politica,
conclusa con un chiaro riferimento al ruolo fondamentale
della Chiesa cattolica per
fronteggiare la situazione incombente. Il governatore, si
sa, è un'cattolico praticante,
ben visto dalla curia romana
e dall’Opus Dei. Di là dal Tevere lo si indica come il futu
La richiesta di aiuti umanitari in Kosovo ha coinvolto sla I volontari
sia le istituzioni internazionaii
armati capaci di distruggere
interi palazzi che senza fretta
alcuna attendono il loro turno, soldati greci che, fucili in
spalla, cercano maldestramente di dirigere il traffico,
carcasse di mezzi corazzati
abbandonate sul ciglio della
strada, code chilometriche
per evitare ponti distrutti dai
bombardamenti della Nato e
perché no, anche un tentativo di accoppiamento tra due
suini nel mezzo della strada
centrale di Mitrovica.
È in'questa quotidianità fatta di mille contraddizioni che
ci si trova a lavorare, incrociando tutti i giorni gli occhi e
gli sguardi di persone, di vecchi e bambini che si sono visti
portare via o bruciare tutto
ciò che possedevano mentre
inermi fuggivano tra le montagne attorno al propri villaggi o verso qualche campo
profughi in Albania o Macedonia. Dopo quasi sei mesi
da quella famosa rincorsa
all’aeroporto della capitale,
quando i russi si beffarono
degli inglesi, tutto sembra essere così ancora tremendamente statico. Interi villaggi
vivono al buio e, con l’inverno gelido ormai alle porte,
presto anche al freddo. Nella
stessa Pristina è possibile
continuare a lavorare e spesso
anche a mangiare, solo grazie
a generatori che funzionando
tutto il giorno ti assordano
portandoti alla pazzia.
Certo, molto è stato fatto:
intere scuole per mesi utilizzate come caserme da miliziani serbi, sono state ristrut
turate e riattivate, i giovani di
origine albanese riempiono le
strade senza più temere per la
propria sicurezza, l’economia
di questa regione sembra avere ripreso i ritmi di un tempo
con i mercati pieni di alimentari e merci, alcune delle quali
introvabili persino in Italia.
Ma l’idea di un Kosovo libero
e multietnico che la guerra
umanitaria della Nato aveva
tanto fortemente proclamato
con i suoi mezzi di informazione, si è scontrata contro la
realtà dei fatti. La minoranza
serba diventa sempre più minoranza costretta in piccole
enclave blindate dai mezzi
della Kfor e pronta ogni giorno a salire sugli autobus per
scappare a sicure persecuzioni; tutt’oggi anziani di origine
serba vengono trovati morti,
oggetto di vendette trasversali
da parte di attivisti Uck ancora ben armati; da mesi, quasi
mille rom vivono in un accampamento di tende ormai
quasi sommersi dall’acqua
portata dalle forti piogge di
questi giorni.
Non so che cosa pensassero di questa guerra le persone che viaggiavano su quell’aereo, non so quali fossero
attualmente i loro impegni in
questo Kosovo, ma sono certo che venire da queste parti,
convivere con le persone che
abitano questa regione, siano esse albanesi, serbe o
rom, e tutti i giorni scontrarsi
con queste molteplici realtà,
richiede molta volontà, impegno e sicuramente una
certa dose di pazzia.
.. ^
le /<
Sobrietà di v
PIERO bensì
ro ricostruttore della Democrazia cristiana.
Nella stessa settimana uno
dei più diffusi periodici politici italiani ha pubblicato l’elenco degli onorari di alcuni
personaggi pubblici, esclusi i
parlamentari. Si tratta per lo
più di funzionari statali, presentatori 0 giornalisti Rai,
funzionari di banche, Iri, Ferrovie, Enel eccetera. Su circa
175 personaggi, dieci ricevo
no un compenso che supera
(e in alcuni casi di parecchio)
il miliardo 1 anno; 45 stanno
fra i 500 e i 900 milioni annui;
75 ricevono fra i 300 e i 450
milioni; gli ultimi della classe
(poverini) hanno un onorario
fra i 170 e i 290 milioni. Queste persone non sono pagate
dalle società calcistiche o dalle sponsorizzazioni, ma da
noi, con le nostre tasse, con le
nostre bollette salate.
Giustificazione
I luterani e i cattolici 5
un po’ più vicini. Dome*
31 ottobre, con la firma apix
sta dai rappresentanti Z
due chiese al documei
congiunto sulla «giustifica4
ne» un passo importante)
stato fatto. In verità ' '
promessa verso l’unità,
Tha definita il prof. Paolo’|
ca, che una realtà. Il dojj
mento lascia aperte ancoj
molte questioni e, comel
stato evidenziato soprattun^
da parte protestante, seniia
partire ancora da due visiai
di unità: da una parte una»
muntone intorno al conte*
to dell’annuncio, dall’alin
una comunione anche coi
un consenso sulle strutti®
della chiesa, soprattuttopj
quanto riguarda l’autoritàei
papato. «Protestantesimoni
domenica 14 novembrelii
raccontato questo incontropromessa ad Augusta presootando sì i momenti celebratili
e i ricordi storici di una dii|
sione che è costellata dii,
lontanamenti e scomunickj
reciproche, ma anche lan-ì
altà attuale fatta di awi»|
mento benché non tutti^j
scogli siano stati superatili!
firma del documento lasci
aperti molti dubbi, molte tt
matiche da superare ma pio
va, per dirla ancora con i
ca, che «anche su questioi
centrali per la fede è possi
un accordo», si tratta di vedi
re insieme cosa dice la Saci
Scrittura. La Bibbia quiil
come chiave di interpreta»
ne su cui si può trovare im
unità perduta. «Protestantes
mo» di domenica vedeva u
me protagonista la Bibbia»
che del secondo servizio cl
completava la trasmissW
dove questa veniva postaij
rapporto con la produzloUj
cinematografica dando cotj
di un convegno che si ète»i
to recentemente a Genova#
titolo «Il cinema e la Bibbi*Qui le immagini dei filmsi»|
ternavano alle parole, la*
presentazione faceva da coh
traltare al contenuto. Due»j
se, tra le altre dette nel se»
zio, meritano forse una sot
lineatura: l’importanza»
l’interpretazione biblica al»
sopra della riproduzione#
camente cinematografica P*
generi; e l’importanza del J
sto biblico anche nella se»
del taglio delle luci nei#
che sono in alcuni casi q»
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detto, non può arrivare a
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Nell’Evangelo, Gesù eg*'^
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Continua il dibattito sulla trasmissione di «Protestantesimo» su Raidue del 31 ottobre
Nella chiesa si cresce insieme^ anche rispettando le nostre diversità
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Je lettere che pubblichiamo sono staJÌrìtte prima di avere potuto leggere
Z7evliche di Paolo Naso e Luca Negro
t^linterventi critici di Pawel GajewMv e Sergio Margara. Non vogliamo
chiudere qui il dibattito, ma chiediamo a chi volesse scrivere ancora su
Mesto tema di farlo in modo conciso,
0tne sarebbe opportuno fare sempre.
§ Uno spazio di libertà
Caro Sergio Margara,
ti scrivo tramite Riforma perché
questo nostro settimanale è un luogo
aperto di dialogo fraterno tra noi e
chiunque lo desideri. Ho letto la lettera che hai scritto, pubblicata sul n. 44
dei 12 novembre, su quanto ti ha
profondamente turbato e amareggiato relativamente a certi fatti che sono
avvenuti, e avvengono, nel nostro ambiente, fino al punto da prendere la
decisione, certamente sofferta, di
uscire dal protestantesimo «in punta
di piedi», così come già nel 1960 vi eri
entrato, ma con tanta gioia e fierezza.
Voglio dirti qui che sono fra quelli che
partecipano con sincera simpatia al
tuo disagio e voglio esprimerti la mia
sentita vicinanza per quanto ti ha
contrariato e in qualche modo deluso.
Tu sai che negli anni passati, quando
svolgevo il mio ministero nelle chiesè
metodiste di Intra, Domodossola,
Omegna e Luino, non abbiamo avuto
modo di frequentarci e di conoscerci
da vicino, perché ogni volta che mi
sostituivi nella predicazione in qualcuna di quelle comunità io dovevo
predicare in un’altra; ma tutti mi hanno sempre dato buona testimonianza
dite. Ti ho conosciuto di più nelle assemblee di circuito e soprattutto attraverso i tuoi scritti, che hai mandato
frequentemente a Riforma, che li ha
pubblicati. Ho avuto così modo di conoscere meglio il tuo pensiero e di apprezzarti maggiormente.
Appunto nella stima e nel rispetto
fraterno che ho per te, permettimi di
dirti fraternamente di riconsiderare
la tua decisione così sofferta e al tempo stesso così drastica, tenendo presente che il protestantesimo, nel
quale sei entrato con tanto entusiasmo e con «gioia davvero intensa»,
non ha perso la sua vera identità, che
non consiste unicamente nella sua
contrapposizione al cattolicesimo,
inanella testimonianza che tutti
quelli che militano in esso si sforzano
di dare alla verità di Dio, che si è rivelata in Gesù Cristo, secondo le Scritture e la guida che egli vuol darci col
suo Spirito. Tutto questo avviene nella libertà, perché solo «dove c’è lo
Spirito del Signore lì c’è libertà» {II
Corinzi 3, 17). E libertà significa possibilità di avere opinioni e atteggiamenti diversi nella stessa chiesa, di
confrontarsi insieme con l’unica parola del Signore, di dialogare, di richiamarsi a vicenda a essa, sempre
uel rispetto e nell’amore reciproci,
sapendo che il solo giudice rimane
lui, che è al tempo stesso il misericordioso salvatore di tutti quelli che si
uffldano a lui.
Perciò nel protestantesimo tu hai
trovato e trovi tante cose, molte delle
fiuali ti hanno convinto ed edificato,
«tre invece che ti hanno contrariato
6 contristato; ma hai trovato pure un
ambiente di libertà, in cui tutti si può
parlare e agire e in cui il pensiero e la
parola di ognuno sono necessari al
bene di tutta la chiesa. Io ti domando, dunque, di voler rimanere in questo nostro ambito di libertà e di non
privarci del tuo apporto critico, e anche di voler esaminare con attenzione e riguardo l’altrui pensiero e atteggiamento, anche se molto diversi
dai tuoi, perché questo può essere
utile anche a te. Infatti nella chiesa si
cresce insieme con l’apporto di tutte
le membra, anche delle più diverse,
seguitando verità in carità (Efesini 2,
13-22; 4,1-16).
Agostino Garufi - Mestre
L'intenzione
e l'immagine
Mi associo al dissenso di Pawel
Gajewski e Sergio Margara (lettere al
giornale del 12 novembre) sul culto
trasmesso da Raidue il 31 ottobre.
Domenica della Riforma. Non condivido completamente alcune osservazioni di Margara che mi sembrano
marginali (abbigliamento di alcuni
pastori, toga o altre), ma sono addolorato per la sua decisione (se tale rimane) di uscire dal protestantesimo
italiano, per quanto io ritenga che anche fuori di una qualsivoglia chiesa si
possa continuare a credere in Gesù
Cristo e nella salvezza per la grazia di
Dio mediante la fede in lui, sebbene
sia un modo monco di viverla, nella
tristezza e nella malinconia come appunto Margara scrive. L’importante è
non perderla a causa di una chiesa,
che è il luogo dove una fede può nascere e dove può anche morire (così
disse Paolo Ricca, anni fa).
Pur facendo salve le ragioni
dell’ecumenismo, ripeto ciò che ho
espresso altre volte a voce; nelle occasioni appunto ecumeniche, mi
sembra che dovremmo farci almeno
una domanda; io ho una determinata
intenzione, ma qual è l’immagine
che riceve chi guarda cosa faccio? Io
posso essere sempre «forte» nella mia
fedeltà all’Evangelo, ma devo stare
attento a chi è più «debole» (Romani
15). Penso che ci sia una responsabilità della nostra fede e delle azioni
che da essa derivano, anche (se non
soprattutto) sul terreno ecumenico,
minato forse più di altri da ambiguità
e fraintendimenti.
Renzo Turinetto -Torino
Un'occasione
mancata
Condivido appieno quanto espresso da Pawel Gajewski sul numero di
Riforma del 12 novembre, e credo che
non sia il solo avendo incontrato diversi fratelli e sorelle del Lazio che
hanno espresso il loro disappunto sul
culto televisivo del 31 ottobre scorso.
In occasione dei festeggiamenti per il
giubileo del 2000 molte chiese evangeliche italiane hanno deciso una
moratoria degli incontri ecumenici
perché la Chiesa cattolica ha riproposto le indulgenze e temi che hanno
provocato la Riforma protestante, come se la Riforma non ci fosse stata. Il
Servizio televisivo della Fcei ha operato come se tutto questo non fosse avvenuto, in contraddizione con quanto
è stato espresso nell’ultima assem
blea Ucebi in merito al Giubileo cattolico. L’ambiguità è sovrana e viene
da chiedersi che ibrido è un culto
evangelico-ecumenico e che chiesa è
una chiesa evangelica-ecumenica (facente parte delTUcebi? La domanda
la rivolgo al Comitato esecutivo
dell’Ucebi) e se questo è il modo giusto di testimoniare TEvangelo in un
paese cattolico come il nostro.
Ci dispiace per l’occasione rara,
mancata per noi protestanti, di testimoniare l’Evangelo con un mezzo televisivo a livello nazionale e di far conoscere al mondo cattolico il pensiero protestante. È incredibile e preoccupante verificare ancora una volta
con quanta facilità e superficialità
una minoranza come la nostra si lasci
inglobare dalla logica della maggioranza. Dopo quelle immagini televisive viene da chiedersi se non è il caso
che ci si interroghi su chi siamo veramente e che ognuno prenda la sua
strada senza coinvolgere chi della
scoperta di Martin Lutero fa una bandiera del protestantesimo.
Lutero Pallagrosi
Isola Del Liri (Fr)
Ecumenismo
a tutti i costi
Caro direttore,
non si possono leggere lettere come quella del fratello Sergio Margara
di Vercelli [Riforma del 12 novembre)
che annuncia, dopo quasi quarant’
anni di appartenenza viva e militante
alla Chiesa valdese, la sua decisione
di separarasene, se non con profondo dolore e indicibile tristezza.
Io, che ho seguito un percorso assai simile al suo di sofferta ricerca
dallo scandaloso, odioso cattolicesimo della chiesa pacelliana degli anni
Cinquanta alla liberante scoperta
delTEvangelo predicato e vissuto nelle chiese riformate storiche, vorrei
scongiurarlo da queste colonne di ripensarci, di non rinunciare alla comunione fraterna che ci unisce, di ritornare con la mente ai giorni lontani
in cui per grazia dello Spirito ha conosciuto la possibilità di una fede cristiana diversa da quella cattolica.
Abbiamo ricevuto allora un tesoro
troppo grande perché lo possiamo
perdere per la stoltezza di uomini
appartenenti alle nostre chiese.
Quando siamo entrati nella Chiesa
valdese eravamo uomini ormai fatti,
consapevoli che anche in quei gruppi
di credenti avremmo incontrato il
peccato e l’insipienza. Non ho mai
idealizzato le nostre comunità, ma il
valore degli uomini e delle donne che
vi ho conosciuto, tra cui i miei maestri nella fede Gustavo Bouchard e Gino Conte, quello che essi mi hanno
donato, ha superato sempre di gran
lunga i disinganni e le frustrazioni
che pure ho subito.
Desidero anche sapere dai promotori del culto pseudoecumenico trasmesso da Albano Laziale la mattina
del 31 ottobre, domenica della Riforma, dai redattori della trasmissione quindicinale di «Protestantesimo», dagli inesausti zelatori delTecumenismo a tutti i costi, da quei pastori che non perdono occasione per
esibirsi in toga in liturgie con vescovi
e cardinali o, perfino, in culti cimite
riali in suffragio di militari caduti (è
accaduto a Genova), che cosa hanno
da rispondere al fratello Margara che
peraltro, se leggerà nello stesso numero di Riforma la laudativa recensione che Sergio Turtulici dedica al
volume di Giuseppe Audisio e Alberto Chiara «I fondatori dell’Europa
unita», editrice Effatà, Cantalupa,
1999, avrà qualche ragione in più per
confermarsi nella sua decisione.
Se avessi trovato questo intervento
di Turtulici nell’Osservatore Romano
o nell’Avvenire, giornale della Gei, o
nel Popolo o nella Discussione, organi del Partito popolare, non ci avrei
badato più che tanto, perché esso sarebbe stato nel contesto che più gli è
connaturale. Ma in nome di che cosa
può essere accolta nel nostro giornale una così smaccata, agiografica
apologia dei leader democristiani
cattolici europei e della loro concezione carolingia e pacelliana dell’Europa? Tra noi evangelici riformati
italiani non si leverà nessuna voce
con la competenza necessaria a ribattere punto per punto le affermazioni di Turtulici?
Il giuramento di Strasburgo scambiato nel 1842 tra Ludovico il Germanico e Garlo il Galvo alla presenza dei
loro eserciti in francese e in tedesco
è stato assunto simbolicamente dai
pretesi fondatori dell’Europa unita
come primo atto d’intesa tra le nascenti nazioni europee. Ma era pur
sempre un patto di guerra contro
qualcun altro. E tale era, contro ogni
declamazione contraria, l’unità
dell’Europa occidentale nella più vasta alleanza atlantica negli intendimenti dei leader democristiani contro i nuovi barbari pagani entro il perimetro dell’Occidente e oltre i confini orientali.
La caduta del muro di Berlino e
l’assoluzione giudiziaria di Andreotti
non possono cancellare dalla nostra
memoria, come vorrebbero i revisionisti alla Turtulici, le origini dell’ege
monia democristiana, mezzo secolo
di mal governo, di uso spregiudicato
del potere e della religione come instrumentum regni.
Non possiamo dimenticare, tra
l’altro, l’atteggiamento ostile alle
chiese evangeliche dei governi di De
Gasperi e dei suoi immediati successori per tutti gli Anni Ginquanta,
quando la De governava il paese servendosi delle leggi fasciste, contro la
Gostituzione del 1948. QuelTignobile
figuro che rispondeva al nome di Mario Sceiba, ministro degli Interni per
anni e anni, si compiaceva di definire, nella sua ignoranza di notabile di
provincia, i protestanti italiani «quinta colonna del comuniSmo». La polizia e l’amministrazione pubblica
continuarono a osservare verso tutte
le chiese evangeliche la stessa condotta sospettosa, persecutoria e discriminatrice che avevano tenuto durante il fascismo, per compiacere la
Ghiesa cattolica.
No davvero; non possiamo far finta
che tutto questo non sia accaduto. E
in nome delTecumenismo non ci genufletteremo davanti alle icone di san
Robert Schuman, di san Konrad Adenauer e di sant’Alcide De Gasperi.
Giacomo Quartino
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o sbagliato a seconda di come si intende questa espressione «per fede». Della grazia
non si è parlato e gli italiani
hanno forse avuto l’impressione che la fede fosse una
condizione, un’opera per ottenere la grazia anziché Tatto
mediante il quale Tessere
umano si appropria della
grazia di Dio donata gratuitamente in Gesù Gristo.
Ma ai cattolici questa volta
non è andata neppure meglio
dato che il giornalista, rievocando la disputa del '500,
parlava delle «opere» nella
dottrina cattolico romana, iri
termini molto più devianti di
quelli dello stesso eretico Pelagio. Mi chiedo se non più di
un teologo cattolico abbia
detto pure lui questa volta;
«Ahimè, povera precisione».
Incoraggiato quindi dalla
bella discussione avuta in sede di incontro pastorale del
1° circuito delle chiese valdesi e metodiste (vai Pellice) e
dalle critiche mosse alla dichiarazione comune, decido
di mettermi alla caccia di
una pur minima voce di dissenso. Navigando su Internet
ne trovo ben 243 in un sito
della stampa evangelica tedesca (voce: Rechtfertigung/
streit). L’articolo che cercavo
ha questo titolo: «È possibile
che 243 teologi evangelici
possano sbagliare? Fronte di
teologi evangelici contro
evento ecumenico di peso
internazionale lascia fredda
la chiesa». Uno degli iniziatori della sottoscrizione di
protesta è il teologo Wilfried
Härle, professore evangelico
a Heidelberg.
Molto tempo prima della
firma il prof. Härle si era già
pronunciato sulla necessità
di approfondire la riflessione
e rinviare l’accordo. Härle
critica in modo particolare la
«dinamica interna del Processo», che costringerebbe
adesso a raggiungere la firma
(c’è da chiedersi: chissà che
cavilli procedurali e che scadenze si saranno dati?). Il
prof. Härle fa notare pure che
le rispettive posizioni dei
protestanti e dei cattolici su
che cosa è l’ecumenismo e
quale è il suo fine, non sono
ancora state dibattute in modo chiaro. Härle aveva anche
fatto notare che nel caso in
cui l’accordo fosse stato firmato non avrebbe portato a
nessun miglioramento nella
quotidianità e nelle relazioni
tra evangelici e cattolici
alTinterno della famiglia o
nella comunità.
Molti protestanti sperava
II pastore
alle cerimonie
del 2 novembre
Gon stupore e disappunto
il 2 novembre, al Tg regionale
della Liguria, in occasione
delle cerimonie svoltesi al cimitero di Staglieno per ricordare i caduti di tutte le guerre, abbiamo visto comparire,
fra i partecipanti ufficiali, un
prete cattolico, un officiante
ortodosso e, a rappresentare i
valdesi, il pastore della nostra
comunità valdese di Genova
via Assarotti. A sottolineare
Tufficialità della sua partecipazione alla cerimonia, il
medesimo usava la toga che
è solito indossare in occasione del culto domenicale.
Nell’intervista che accompagnava le immagini, il pastore esternava pure il suo dissenso circa il «business» giubilare cattolico e circa le indulgenze (ma questo è un dissenso che per noi dura da ben
cinque secoli!), però con la
sua presenza ufficiale, a nome
dei valdesi non interpellati,
esprimeva il suo conformarsi
alle celebrazioni nostrane per
i defunti e per i caduti.
Non ci risulta che ciò sia
avvenuto in passato nella nostra città, né che ciò sia in armonia con la nostra posizione di evangelici valdesi. Nella
Bibbia troviamo: «Egli non è
l’Iddio dei morti, ma dei viventi» (Matteo 22, 32). Gi sarebbe caro conoscere il pensiero di altre sorelle e fratelli
in fede anche in vista delTintensificarsi della predetta
partecipazione evangelica
valdese alle cerimonie del 2
novembre.
Maria Peyrot, Piena
Peyrot-Genova
no che la Ghiesa cattolica sarebbe giunta a esprimere
l’invito alla celebrazione eucaristica. Ma questo è un puro e semplice augurio perché
sino a oggi (nonostante l’accordo) la chiesa cattolica non
riconosce ancora la chiesa
evangelica come una chiesa
legittima a tutti gli effetti. La
Ghiesa evangelica tedesca
(Ekd) risponde da parte sua
per bocca del portavoce Thomas Krüger, che alla domanda provocatoria se 243 teologi evangelici possono sbagliare, dice al «fronte dei teologi»; «Non vogliamo reagire
a questa iniziativa privata. Il
documento ecumenico è un
passo importante e vale la
pena fare questo passo anche
se ancora non tutto è stato
raggiunto».
Stefano Mercurio - Rorà
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
ia corsa, ho serbato ia fede...»
Il Timoteo 4, 7
Il 17 novembre si è spenta serenamente
Maria Esposito
ved. Saccomani
di anni 94
Con grande tristezza lo comunicano I figli Miriam, Ennio, Edda
con le rispettive famiglie, ringraziando quanti hanno voluto partecipare al loro dolore.
Torino, 11 novembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«Mi sono rivoito al Signore
e mi ha risposto, da ogni mia
apprensione mi ha liberato»
Salmo 34, 5
Le figlie, i figli, la sorella e I familiari tutti della cara
Alice Poèt ved. Bonjour
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto e di stima
tributata alla loro cara, ringraziano
tutte le gentili persone che con
presenza, scritti e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore. Si ringraziano in modo particolare il doti. Soligo, Dany e i pastori Rostagno e Teofilo Pons.
Torre Pellice, 25 novembre 1999
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278-fax 657542.
'^adìo
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a: «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 26 NOVEMBRE iQoo
Lettera del Cec e della Kek al patriarca Alessio della Chiesa ortodossa russa
Konrad Raiser e Keith Clements denunciano l'uso
«sproporzionato e irresponsabile» della forza in Cecenia
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e la Conferenza delle chiese europee (Kek)
hanno espresso la loro «profonda preoccupazione» di
fronte aH’intervento delle forze armate russe in Cecenia. In
una lettera indirizzata al patriarca ortodosso di Mosca,
Alessio II, il pastore Konrad
Kaiser, segretario generale del
Cec, e il pastore Keith Clements, segretario generale
della Kek, deplorano «l’uso
sproporzionato e irresponsabile della forza messo in atto
dall’esercito russo, il che contribuisce a intensificare una
tragedia umanitaria della più
estrema gravità». I due segretari generali accolgono con riconoscenza la dichiarazione
del patriarca sulla situazione
in Cecenia, pubblicata il 12
novembre scorso. In questa
dichiarazione, Alessio II chiede con insistenza all’esercito
russo «di fare in modo che i
civili non diventino vittime
della lotta contro i criminali».
Chiede inoltre «ai musulmani,
nella zona colpita dal conflitto armato e in tutta la Russia»,
di promuovere insieme «il risveglio del nostro paese e la
costruzione della sua vita secondo le norme morali che
esistono da secoli».
L’Azione comune delle
chiese (Act), rete ecumenica
mondiale di aiuti umanitari,
ha lanciato due appelli per
raccogliere i due milioni di
dollari necessari per soccorrere le popolazioni della Cecenia, deU’Inguscezia, del Daghestan e della regione di Stavropol. L’Act lavora in stretto
contatto con organizzazioni
locali e prevede di distribuire
viveri, tende e vestiti, e di fornire un’assistenza medica di
basse a 40.000 persone.
Ecco alcuni stralci della let
Un soldato russo controlla i profughi al confine con la Cecenia
tera inviata ad Alessio II: «A
nome della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), esprimiamo la.
nostra profonda preoccupazione di fronte alla escalation
senza fine del conflitto che sta
dilaniando la Cecenia e di
fronte alla tragedia umana
che colpisce la regione del
Nord del Caucaso; e accogliamo con gratitudine la recente
dichiarazione di Sua Santità
su questa questione. La Kek e
il Cec riconoscono il contesto
di anarchia e di terrorismo
che esisteva prima dell’intervento armato delle forze militari russe. Ci ricordiamo delle
molte persone, fra cui diversi
pastori e lavoratori cristiani,
che sono state vittime di atti
terroristici, di sequestri e di
esecuzioni in Cecenia. Tutta
M Al via il progetto «Gephyra»
Le chiese come ponti per
la riconciliazione in Europa
Sono partiti a fine ottobre i
sette ragazzi e le sette ragazze europee che partecipano
al progetto ecumenico di
scambio «Bridge-Gephyra»,
promosso dalla Chiesa unita
tedesca (Eku) con la partecipazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Nell’arco dei prossimi sette
mesi i 14 giovani protestanti
e ortodossi coinvolti nel progetto viaggeranno attraverso
l’Europa, visitando sette nazioni e prendendo contatto
con le diverse realtà ecclesiastiche, allo scopo di approfondire la formazione ecumenica e la pratica della riconciliazione.
L’aspetto più significativo
del progetto «Gephyra» è
rincontro fra culture, fedi,
tradizioni diverse. «Nell’attuale situazione dell’Europa,
così carica di speranze ma
anche di contraddizioni, le
chiese hanno un ruolo fondamentale per la costruzione di “ponti di riconciliazione’’», ha dichiarato all’agenzia Nev Pina Grosso, dell’ufficio volontariato internazionale della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei), che coordina il progetto per la parte italiana insieme al segretario della Federazione giovanile evangelica italiana (Fgei) Alessandro
Spanu. «Raccogliendo una
delle raccomandazioni dell’Assemblea ecumenica di
Graz - ha proseguito Pina
Grosso - il progetto intende
lavorare per la costruzione di
ponti fra le persone, nelle di
verse situazioni di conflitto:
il dialogo interreligioso, i
rapporti fra Est e Ovest europeo, le situazioni di diseguaglianza economica e sociale,
i rapporti fra uomo e donna,
le minoranze etniche».
Sono coinvolte nel progetto Francia, Germania, Grecia,
Inghilterra, Italia, Repubblica
ceca, Romania. I partecipantì
saranno in Italia dal 3 febbraio al 4 marzo 2000, suddividendosi in quattro aree:
Piemonte (in particolare nelle valli valdesi), Roma, Puglia
e Napoli, Sicilia. In ognuna di
queste aree i ragazzi saranno
ospiti di chiese e centri delle
chiese evangeliche.
In Italia il progetto ecumenico «Gephyra» è sostenuto
dagli esecutivi delle chiese
battiste metodiste e valdesi e
dalla Fcei, insieme alle comunità locali che provvederanno al vitto e all’alloggio
nel periodo di permanenza
in Italia. Segue attivamente il
progetto anche la Federazione giovanile evangelica, che
ha contattato e selezionato i
due partecipanti italiani e
prenderà parte alla organizzazione del periodo in Italia
e alla valutazione conclusiva
del progetto.
Attualmente i 14 giovani si
trovano in Germania, dopo
aver trascorso una settimana
presso l’Accademia ortodossa di Vilemov (Repubblica
Ceca), per un incontro di
programmazione e formazione del gruppo, a cui hanno preso parte anche i coordinatori nazionali. (nev)
via eleviamo le nostre voci per
affermare che obiettivi politici
o militari, pur legittimi, non
possono giustificare la morte
di innocenti vittime e il dolore
deOe popolazioni». (...)
«Chiediamo con insistenza
alle autorità politiche russe e
cecene, e ai combattenti di
ogni parte, di dimostrare
compassione nei confronti di
tutti, in particolare nei confronti della popolazione civile, dei prigionieri e dei feriti.
La Kek e il Cec si rivolgono a
Sua Santità, e ai responsabili
della Chiesa ortodossa russa,
affinché venga fatto tutto il
possibile per permettere una
distribuzione sicura e senza
intralcio dell’aiuto umanitario internazionale alle popolazioni sradicate da questo
conflitto, e per promuovere
una soluzione pacifica della
crisi». (...) «Al pari della Chiesa ortodossa russa, noi respingiamo ogni tentativo di
strumentalizzazione della religione a fini politici (...). Ci
opponiamo a ogni radicalizzazione della situazione per
motivi religiosi, e incoraggiamo gli sforzi dei responsabili
musulmani e cristiani che
cercano attivamente di promuovere la pace, la tolleranza e una vera soluzione del
conflitto. La Kek e il Cec pregano con la Chiesa ortodossa
russa e con altre chiese, e
con tutti gli uomini e le donne di buona volontà affinché
venga trovata una soluzione
politica che esprima realmente la volontà dei ceceni e
porti al ripristino dello stato
di diritto, e a una pace giusta
e duratura per tutti i popoli
della zona». (Cec-info)
Una delegazione in visita a Roma
L'impegno nonviolento
delle «Comunità Bruderhob
HEDI VACCARO
Alla fine di ottobre una
delegazione di 12 persone, donne, uomini, anziani e
giovani delle «Comunità Bmderhof» si è recata a Roma,
partecipando in particolare,
il 25 ottobre, alla preghiera
ecumenica mensile per la pace del Movimento internazionale della riconciliazione
(Mir) nella sala della chiesa
luterana. In quell’occasione
hanno presentato la loro vita
e le loro idee ai membri di varie chiese evangeliche, comunità cattoliche e simpatizzanti intervenuti all’incontro.
Le comunità Bruderhof sono nate nel 1920 in Germania, quando i coniugi Emma
e Eberhard Arnold hanno
iniziato a vivere in comunità
con alcuni amici. Ispirandosi
ai primi cristiani cercarono
di vivere il messaggio del sermone sul monte mettendo
tutto ciò che possedevano in
comune. Ben presto al gruppo originario si aggiunsero
numerose altre persone.
Per salvare i bambini dall’educazione nazista e i giovani in età di leva dal servizio
militare nell’esercito di Hitler, fu creato un secondo
Bruderhof nel Lichtenstein. I
membri che rimasero in Germania furono perseguitati
dai nazisti per la loro resistenza nonviolenta e costretti all’esilio nel 1937. Tutti si
riunirono in un nuovo Bruderhof in Inghilterra. Durante la guerra, poi, dovettero ripartire per evitare che i
membri tedeschi fossero internati in un campo di prigionia. L’unico paese che li
accolse fu il Paraguay dove
nacque la comunità «Primavera» e un ospedale. Oggi ci
sono sei comunità negli Usa
e due in Gran Bretagna, tutte
composte dai 150 ai 4qq
membri, e nuovi nuclei si
stanno formando in Messico
Colombia, Corea, Giappone ’
Dalla loro fondazione le
comunità Bruderhof coltivano l’obiezione di coscienza
non soltanto alla guerra ma a
ogni violenza. Ne segue un
forte impegno contro la pena
di morte. Da molti anni esiste una corrispondenza e un
contatto personale, attraverso delle visite, con alcuni
condannati nel braccio della
morte. Uno di loro è Mumia
Abu Jamal, afroamericano
diventato famoso come scrittore in carcere, la cui esecuzione è stata rinviata più volte per la pressione delle poteste internazionali. Nell’agosto 1997 200 bambini
delle comunità Bruderhof,
accompagnati da giovani e
adulti, hanno fatto una marcia di 48 chilometri dalla comunità di Farmington al carcere di Waynesburg in Pennsylvania, dove erano detenuti 200 condannati a morte,
Alla manifestazione finale
davanti al carcere hanno
partecipato migliaia di persone. Per l’agosto del 2000 si
sta preparando una manifestazione più grande che vedrebbe la partecipazione di
bambini di tutto il mondo.
Le comunità Bruderhof vivono dei loro prodotti agricoli e artigianali, e anzitutto
della vendita dei loro giocattoli e attrezzi per handicappati, famosi per la loro qualità. Tra i delegati a Roma
c’era Johann Christopf Arnold, nipote del fondatore e
autore di vari libri, tra cui il
volume sul perdono e la riconciliazione «Settanta volte
sette» (Edizioni Paoline) che
uscirà in febbraio. iü
Bangkok; colloquio organizzato dall'Alleanza riformata mondiale e dal Cec
La mondializzazione dell'economia esclude i poveri dell'Asia
Gli oratori del colloquio su
«Le conseguenze della mondializzazione economica in
Asia: il caso della ThaOandia»
hanno unanimemente riconosciuto che la liberalizzazione dell’economia e la recente crisi economica hanno
«aggravato» la condizione dei
poveri. Circa 70 delegati, per
lo più rappresentanti dei
paesi asiatici, hanno partecipato al colloquio, organizzato dal 12 al 15 novembre a
Bangkok dall’Alleanza riformata mondiale (Arm) e dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec).
A motivo della sua forte
crescita economica, negli Anni 90 «la Thailandia era considerata come un modello di
sviluppo economico» e come
la «quinta tigre» dell’Asia, ha
sottolineato Prawate Khid
Arn, segretario esecutivo del
Dipartimento «sviluppo e
servizio» della Conferenza
cristiana dell’Asia. Ma, ha aggiunto, dopo la crisi economica che a partire dal 1997
ha colpito la Thailandia e altri paesi asiatici, «il sogno è
volato via... e la tigre è diventata un gatto». Banche e fabbriche sono state chiuse, lasciando senza lavoro due milioni di persone e provocando enormi problemi sociali
dovuti alla povertà. Dopo che
gli speculatori hanno ritirato
in fretta i loro investimenti
(stimati a oltre due miliardi
di dollari), la Thailandia è
precipitata nella crisi.
Per il leader sindacale thailandese Somyot Pruksakasemsuk, «questa crisi non ha
colpito i ricchi bensì i poveri».
Parlando delle conseguenze
Thailandia: donna e bambini delie popoiazioni tribali meo del Nord
sociali drammatiche di questa
crisi, Pruksakasemsuk ha ricordato che solo nel 1998,
12.201 aziende avevano smesso le loro attività, lasciando
sul lastrico 300.000 persone. Il
numero dei poveri, che era di
7 milioni nel ’97, viene ora stimato a 12 milioni su una popolazione di 63 milioni.
«Le nostre carceri sono piene zeppe» di gente che ha
commesso piccoli delitti, ha
detto ancora Pruksakasemsuk, e il numero di carcerati è
passato da 66.000 nel ’97 a
170.000 nel ’98 e dovrebbe
arrivare a 220.000 alla fine di
quest’anno. Anche i suicidi si
sono moltiplicati, passando
da 10 per 100.000 persone a
14-15 per mille a causa dei
problemi economici e sociali.
«Sono i poveri che patiscono di più, perché il governo
ubbidisce agli ordini dei donatori internazionali guidati
dal Fondo monetarlo internazionale (Fmi)», ha rilevato
Khemporn Wiroonrphat, della Fondazione per lo sviluppo
del bambino. Cinque milioni
di bambini soffrono di malnutrizione e non vanno a
scuola. I nuovi disoccupati
sono tornati nelle loro città di
origine. Senza denaro, non
possono neanche comprare i
libri e i vestiti per mandare i
figli a scuola. Il governo ha ridotto le spese per la sanità da
67 miliardi di baht nel ’97 a
61 miliardi nel ’98 e a 57 miliardi nel ’99. Anche il contributo di due miliardi di baht
per le mense scolastiche dovrebbe essere ridotto al 25%
entro il 2001, secondo le direttive del Fmi.
«Siamo costantemente emarginati», ha lamentato
Jawni Odochao, militante
della Rete degli agricoltori.
Nella situazione di economia
di mercato adottata dalla
Thailandia negli Anni 90,
«abbiamo perso le nostre terre e il nostro lavoro». Citando
20 casi di autoctoni che si sono suicidati nel nord del paese, Odochao ha detto che
molti autoctoni «stanno per
morire nelle strade perché le
lobby dell’industria del legno
li hanno costretti a lasciatele
loro terre».
La mondializzazione esclude i poveri, ha fatto notare
Bantorn Ondam, direttore del
Forum culturale asiatico sullo
sviluppo (Acord) che, insiemi
al Consiglio cristiano di Thailandia, accoglieva il colloquio. Il Consiglio cristiano
riunisce 85.000 protestanti
sui 200.000 cristiani esistenti
in Thailandia. In un’economia mondializzata, ha proseguito Ondam, «i poveri saranno lasciati da parte perché
rappresentano un peso per h
società». Elizabeth Nash, presidente del Dipartimento
«cooperazione e testimonianza» dell’Arm, ha spiegato che
la conferenza era stata organizzata sulla scia del documento «Processus Confessionis» adottato nel 1997 dall’Assemblea generale dell’Arm.
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