1
Anno 112 — N. 48
19 dicembre 1975 — L. 100
Spedizione ¡n abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBr.lOTECA VALDESE
1006Ö TORRE PEIL ICE
ddìe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
3 - Tempo di Avvento: la Maria di K. BARTH
E Maria disse: l’anima mia magnifica il Signore e lo spirito mio esulta in
Dio mio salvatore.
Questi due versetti sono inseparabili...
essi parlano dell’uomo e ce lo presentano
quale è dinnanzi a Dio, ma ci mostrano
anche in che modo Dio è presente nella
sua chiesa. Dire questo significa affermare che un miracolo ha avuto luogo per
me... Quando ci consideriamo bisogna riconoscere che se magnifichiamo non è
il Signore ma noi stessi! Se ci è dato
nella chiesa di parlare come Maria, bisogna riconoscere che questo avviene solo
per l’opera gratuita che Dio ha compiuto
in noi, opera che non possiamo comprendere ed in cui non ci possiamo riconoscere.
...E sempre un miracolo il fatto che
Dio gradisca un uomo ed un uomo possa dire « l’anima mia magnifica il Signore ». Quando accade è come un riflesso
della nascita verginale nella nostra vita,
è un miracolo altrettanto grande quanto
quello del concepimento miracoloso di
Cristo...
Ma c’è di piti, è nella nostra misera vita umana che Dio vuole essere glorificato, e questo è vero nell’amore e nell’abbassamento infinito di Dio. Che significa
« magnificare » cioè rendere grande Dio
nella nostra vita?...
Si tratta di qualcosa di molto semplice
e senza carattere eccezionale... significa
che nel corso dei giorni e degli anni... fra
i fastidi, i problemi e le battaglie della
vita, la nostra vocazione consiste nel
lasciare che Dio sia il Signore. ...Lasciarlo
regnare sui nostri pensieri, sentimenti,
avere coscienza del fatto che egli intende
regnare e non solo averne coscienza, ma
volerlo, questo significa « magnificare il
Signore ».
È questo nostro acconsentire al regno
di Dio che lo fa essere grande.
Quando pensiamo all’opera di Dio non
pensiamo a qualche forza oscura, al Destino che imprigiona il mondo in un cerchio di ferro o a qualche ideale.
...Non possiamo rallegrarci in queste divinità ma soltanto in colui che è venuto
in nostro aiuto... è in questo Dio che ci
si può e deve rallegrare. Ci si può sottomettere rassegnati al destino, si possono
perseguire ideali con fanatismo rna in
questo dove sta la gioia? È questa invece
la cosa più rara e straordinaria nel mondo. Troviamo sì nel mondo zelo senza humor, austerità, entusiasmo fanatico ma la
gioia? Il fatto è che la conoscenza del Dio
vivente, è rara. In Dio nostro salvatore
rallegriamoci invece come dice Maria...
egli sarà sempre Colui che ci incontra al
termine del nostro cammino, delle nostre
orgogliose avventure e del nostro fallimento quando abbiamo coscienza, di una
cosa: « se non viene in mio aiuto sono
perduto ». Questa è la condizione dell’uomo davanti a Dio, nella chiesa.
L’assemblea del CEC
Vista da Roma
la donna che ha trovato libertà
sottomettendosi al Signore
Questa la Maria di Karl Barth: una
donna che, avendo creduto alla parola
del Signore, sa essere se stessa. « Beato
chi crede, perché le parole del Signore
avranno il loro compimento » aveva detto
la vecchia Elisabetta; beato cioè chi sa
dare la giusta risposta al messaggio di
Dio, chi lo sa incontrare come deve essere incontrato, chi sa trovare nella sua
parola il riferimento dell’esistenza perché vedrà realizzarsi cose che sembrano
solo promesse.
E questo che ha saputo fare Maria.
Scoprendosi piccola creatura ha dato al
Signore il posto che gli spetta ed ha così
scoperto che la parola di Dio non sono
« parole » ma vita, ha visto realizzarsi in
lei, ed attorno a lei le promesse, ha visto
prendere corpo, nella sua esistenza, la
realtà di Dio; per dirla in parole moderne, Maria ha visto « farsi storia » la parola divina.
Può la religione diventare umanità,
prendere corpo, non essere solo copertura retorica della realtà? Questo non costituiva per Maria un problema, era una ragazza galilea analfabeta e non rma studentessa di filosofia, ma diventò problema
per il prof. Barth neiroscuro avvento dell’anno 1934.
La Germania nazista si andava ormai
strutturando attorno al suo Führer ed era
ben decisa a fare la « storia » della futura Europa; cominciavano i campi di rieducazione, i roghi dei libri, le svastiche
sulle sinagoghe ebraiche.
Dove stava l’Evangelo di fronte a questo dilagare delle violenze e deiridolatria?
Dove stava Dio in questo immenso spaccio della droga politica? E le sue promesse? Che dicevano a queste folle inneggianti al Reich? Nulla, Dio era ormai in cielo
e la realtà in terra.
Per il prof. Barth le cose non stanno
così: la parola di Dio è promessa, annunzio, riferimento che è difficile contrappor
re alle camicie brune, ora, ma è pure realtà che nella fede diventa storia dell’uomo. E quanto cerca di far comprendere
ai suoi studenti, in quel dicembre 1934,
mentre commenta con loro l’evangelo, in
incontri semi clandestini.
Ed è la fede di Maria che li guida, con
le sue semplici e povere parole, insegna
a trovare la via per dare forza a Dio, per
« magnificare » il suo nome.
All’infuori di questa sua piccola fede,
del suo sguardo rivolto al Signore con riconoscenza, gioia e disponibilità. Maria
non ha proprio nulla da dare, ma quello
cMi*"dà iéi ’àuter tico e grande perché è il
tutto della sua vita, è lei stessa.
Tragico errore fu quello di voler rendere grande Maria credendo poter aggiungere qualcosa alla sua nuda fede; chi l’ha
portata in cielo Tha tolta dalla terra; chi
ha voluto dare Maria alla chiesa in realtà gliel’ha tolta perché le ha tolto l’unica
cosa di cui la chiesa abbia bisogno: un
esempio di lucida fede. Di gente glorificata nel mondo ce n’è già troppa, quello che
ci occorre è gente che sappia insegnarci
a glorificare Dio, come Maria.
Giorgio Tourn
Le esigenze dell’unità
Domenica 7 dicembre, di fronte alla folla di piazza San Pietro a Roma, il papa ha
parlato delTassemblea di Nairobi. « Noi
vorremmo — egli ha detto — che questa
nostra umile voce avesse le ali, e varcando terre e mari arrivasse fino a Nairobi...
Vorremmo dire loro la nostra compiacenza per la scelta del tema principale delle
loro discussioni, in qualche modo, ma intenzionalmente parallelo a quello del nostro Anno Santo ».
La chiesa cattolica, la grande assente
dall’assemblea ecumenica mondiale, presenta ora le proprie ragioni giustificative
della mancata presenza. Il discorso infatti prosegue: '« Vorremmo assicurarli (i
partecipanti della assemblea di Nairobi,
n.d.r.) della nostra benevolenza, alimentata dall’invocazione dolorosa e fiduciosa a
Cristo Signore: « Vedi, o Maestro, o Salvatore, questi Fratelli, ora tanto pensosi
e volonterosi: quando sarà che Tu, Signore, come hai profetizzato li condurrai all’unico ovile? ».
Evidentemente l’ovile è la chiesa di Roma. « Ma intanto — continua il papa —
scongiureremo voi. Figli della Chiesa cattolica, di dare l’esempio generoso dell’unità auspicata; delTunità interiore nella
Chiesa stessa. Perché alcuni infedeli, alcuni dissidenti, e diffidenti, alcuni e non
pochi contestatori, proprio nel cuore dell’unità ecclesiale? Come potranno fondersi in essa i Fratelli, che ne sono alle soglie, se neU’interno stesso della nostra
amatissima Chiesa cattolica vige la discordia e l’amarezza degli animi? ». Vor^ remmo dire a Paolo VI di tranquillizzarsi.
A Nairobi il movimento ecumenico non
era affatto alle soglie del suo ingresso nella Chiesa cattolica, semmai era alle soglie
del Terzo Mondo. Ben altri problemi più
importanti erano alTo.d.g. della assemblea, altro che «Angelus Domini».
Del resto non è soffocando le discordie
interne che si cattura l’avversario visto
che ormai il problema è stato affrontato
in termini di « caccia agli infedeli ». Lo
sgretolamento del blocco monolitico cattolico prosegue ugualmente. Vorremmo
esserne lasciati fuori, specialmente nei
fervorini domenicali di Paolo VI. g. p.
IN QUESTO NUMERO
■ Il documento di Accra 2
Invito alla lettura a cura delle Unioni Femminili
Cronaca delle Valli
Riportiamo di seguito la continuazione
e fine della corrispondenza da Nairobi inviataci dal Moderatore della Tavola Valdese, Aldo Sbaffi. Nel prossimo numero
pubblicheremo una riflessione più ampia
su questo tema dello stesso Moderatore.
Nella nuova costituzione del WCC proposta all’Assemblea di Nairobi, uno dei
quattro obiettivi principali del Consiglio
ecumenico è stato così precisato: « chiamare le chiese verso, lo scopo dell’unità
visibile in una sola fede ed in una sola
comunità eucaristica ». La sessione di cui
faccio parte è appunto chiamata a riflettere di nuovo sulla « unità che noi ricerchiamo » e sulla responsabilità che hanno le chiese di « manifestare l’unità visibile tra tutti i cristiani ».
Come alcuni di voi già sanno, nel 1973,
la Conferenza « Fede e Costituzione », ha
descritto in modo nuovo l’unità che noi ricerchiamo, formulando la seguente dichiarazione, in vista dell’Assemblea di
Nairobi: « La Chiesa una deve essere
pensata come una comunità conciliare di
Chiese locali esse stesse autenticamente
unite. In questa comunità conciliare, ogni
chiesa locale possiede, in comunione con
le altre, la pienezza della cattolicità e
rende testimonianza della medesima fede
apostolica; essa riconosce dunque che le
altre Chiese fanno parte della medesima
Chiesa di Cristo e che la loro ispirazione
proviene dal medesimo spirito. Come già
Tha indicato TAssemblea di New-Dedhi
esse sono unite tra di loro da un medesimo battesimo e da una medesima eucarestia; esse riconoscono mutualmente i
loro ministri... ».
Già nelle sessioni plenarie, nelle conferenze che erano state pronunciate, i contrasti erano emersi, in modo vivace. Le
tensioni sono divenute poi più acute nel
corso dei gruppi di lavoro. Gli esponenti
della chiesa Ortodossa hanno fatto blocco nel sostenere che è nell’eucarestia che
si manifesta la vera unità della chiesa.
Gesù stesso identifica il Suo Corpo di
Risuscitato con TAssemblea dei credenti... Quelli che comunicano alla Carne del
Risuscitato sono dunque uniti in un sol
Corpo: quello del Cristo che è la Chiesa.
«E dimorando all’interno del Corpo del
Risuscitato », mediante la partecipazione
alla Eucarestia che i fedeli di Cristo si
incontrano: TAssemblea eucaristica è il
laboratorio che trasforma la comunità
dei credenti in Chiesa, e con ciò, realizza la loro unità...
Per gli Qrtodossi quindi la éomune
partecipazione alTeucarestia va vista come il punto d’arrivo delTunità dei credenti. Per parteciparvi è indispensabile una
fede comune, una precisa identità confessionale. Un esponente della chiesa ortodossa russa, a tm certo momento della discussione ha affermato che la « intercomunione » allo stato attuale è una
« droga » che compromette la salute del
Corpo, della Chiesa. « Siamo andati troppo lontano, nel Consiglio ecumenico ».
Per gli ortodossi, l’unità della Chiesa è
una unità che deve riflettere « la gloria
delTunità della Trinità ». La Chiesa univeibsale — sostengono ancora gli ortodossi — deve essere ima « immagine della
Divina Trinità: questa non è infatti la
Aldo Sbaffi
(continua a pag. 2)
a Nairobi
Al termine dei suoi lavori TAssemblea
ha nominato il nuovo comitato centrale,
composto da 130 delegati (17 delle chiese d’Africa, 19 d’Asia, 49 d’Europa, 9 del
Medio Oriente, 28 Nord-americani, 6 Sudamericani, 7 delle chiese del Pacifico).
I laici sono 46, gli ecclesiastici 89; 29
sono donne e 13 dei movimenti giovanili.
Le confessioni maggiormente rappresentate sono: le chiese riformate (30 delegati), le chiese luterane (19), le chiese
metodiste (16), le chiese anglicane (14).
L’evangelismo italiano è presente per
la prima volta nel Comitato centrale con
la nomina della signora Fernanda Comba della chiesa valdese.
I 6 nuovi presidenti sono: Annie Jagge
(Ghana), J. Miguez-Bonino (Argentina), il metropolita Nikodim (URSS), il
generale T. B. Simatupang (Indonesia),
il vescovo O. Sundby (Svezia) e Cinzia
Wedel (USA); il pastore Wisser’t Hooft
resta presidente onorario del C.E.C.
L’assemblea ha votato una mozione sul
Medio-Oriente, ha richiesto uno statuto
di città aperta i^r Gerusalemme, ha rilasciato ima serie di dichiarazioni sulTAngola, ha condannato le imprese private che aiutano la Repubblica del Sud-Africa nel campo nucleare. Infine l’assemblea
si è pronunciata sui diritti dell’uomo nell’Unione Sovietica. Su questi temi ritorneremo nei prossimi niuneri.
2
19 dicembre 1975
a ooHot/uìo
con / lettori
Sig. direttore,
e concessa una parola ancora in merito al
dialogo, peraltro interessante, che si è svolto tra
Il pastore Ricca e me? È risultato purtroppo
chiaro che la divergenza è di fondo: essa riguarda meno le attuaR quéreUes tra valdesi e cattolici
quanto piuttosto la diversa valutazione che diamo del sinodo di Chanforan. Per Ricca, a
Chanforan II yaldisino ha fatto un passo avanti
verso la fedeltà evangelica. Per me, per i cattolici (e per qualche valdese) a Chanforan il valdismo e morto ed è nata una chiesa calvinista:
realta altamente rispettabile, ma sostanzialmente
diversa dal valdismo medievale. Chi ha ragione?
t-erto, se a Chanforan la gente valdese ha discusso per una settimana, deve aver avuto le
sue rapom. Essi capivano bene che cos’era in
gioco. Prima infatti che prevalesse questa linea
di «separazione istituzionale», valdesi e cattoIici erano stati in lotta, c’erano le scomuniche e
tutto Ü resto, ma non erano «separati»; erano
cristiani in profondo disaccordo ma neU’interno
di una sola ecclesia catholica, cioè « universale ».
&u ^esto tema l’accordo si è rivelato impossibile. E sia; ci s^o però due cosette che vorrei
puntualizare. 1) Quando io parlo di storia « gloriosa » dei valifcsi, intendo proprio ciò che le
parole dicono. Potrei dire « eroica », e sarebbe
lo stesso. È impegno mio e di altri cattolici pinerolesi di farla conoscere aUa gente cattolL
che non ne sa granché. Quando poi aggiungo
che oggi « le spalle » mi sembrano un po’ gracili per quel peso, non voglio dire nient’altro se
non CIO che lei stesso, pastore Tourn, ha scritto
nel suo coraggioso « chiesa in analisi ». Né, si
intende, le neutre spalle sono più robuste.
1 ^ TV /j dialogo daU’Eco del
linorfii purtroppo il mio pensiero veniva
nportato m maniera così scarsa) suonava così:
tan valdesi, cosa ne direste di diventare cattati esprimere il senso
el mio di^orso, lo respingo con fermezza. « Diventare cattohci » nmi è affatto la nostra proposta ai yald^i, dal Concilio in qua. Ci siLm..
invertiti aU ecumenismo proprio quando abbiamó cominciato a dire, con voi, che il problema
e di diventare tutti migliori cristiani. Per quep- ®«e due parti che né Valdo né
E ho ausp^ato che le etichette confessionali cadano davanti aU’unico tìtolo di « cristiani ». Da
secoli VOI siete diffidenti verso i discorsi di parte
romana e avete per questo deUe buone ragffiniqui pero la diffidenza mi è sembrata eccS.
merr^rrT- ha del te
merario. Chi trata di porsi in mezzo a due gruppi m disaccmdo appare traditore ai suoi e non
T^^^“}tra parte. Così è avvenuto anne a me. Ma ne dell’incomprensione e delle ingmrie di parte cattoRca (che mi son giunte anua rammarico: esse facevano
parte del conto da pagare. Che i valdesi mi abbino risposto con un «no» cosi duro, questo
piuttosto mi ha rattristato. ^
Grazie, e buon lavoro.
Sac. Franco Trombotto
Da Angrogna riceviamo questa precisazione tn riferimento allo scritto di G. Bovone pubblicato sul n. scorso a p. 7.
II Direttore
Caro direttore.
Chiedo ospitalità per prendere la difesa di ohi
e stato accusato affrettatamente di « disonestà »,
da parte del presidente deU’assemblea dei genito" didattico Val PeRice (ultimo nu
mero dell Eco). Semmai bisognerebbe sostituire
questo termine con queRo di « ingenuità ». Ed
e un grave problema di fondo. Noi « deRa montagna », zona alta del circolo, siamo parte della
poiwlazione contadina che vive in condizioni di^giate e umili, e finché ci occupiamo dei problemi della nostra scuola locale, lo facciamo
« alla buona », gli uni con gli altri, anche sé di
idee diverse. Ma appena si partecipa ad incontri
piu Mlesi — anche aRe nostre spese — si deve
prendere posizione aR’interno di rivaRtà già
esistenti, o a destra (dove in Italia attualmente
sono per forza anche coloro che si dichiarano
apartitici) o a sinistra, con la quale ci schieriamo, con il rischio di farci strumentalizzare, come e forse avvenuto questa volta.
Comunque avevamo prima espresso pubblicamente verso la fine dell’assemblea dei genitori U
nostro dissenso su come si era svolta l’assemblea
(convocazione senza ordine del giorno, voto senza controRo, presidente già membro del consiglio
di circolo, elezione di un comitato di sconosciuti);
ed avevamo detto che ci stupivamo di vedere come la maggioranza dei genitori si lasciano trascinare da coloro « che parlano più forte ».
; M. COISSON- .
CONCLUSIONE DELL’ANALISI SUL DOCUMENTO DI ACCRA
Il dibattito iniziato sul settimanale cattolico pmerolese «L’Eco del Chisone», dal
suo vice direttore, è proseguito nello scorso numero con la risposta di Paolo Ricca
(che lo stesso settimanale ha anche pubblicato m extenso). Riceviamo ora questo
scritto da don Trombotto:
Occorre spogliare i ministeri
dalPanreola sacramentale
Siamo così, giunti alla terza ed ultima
parte del documento di Accra. È la più
lunga e la più dettagliata.
Non mi soffermerei sul termine «consacrazione» opponendolo a «ordinazione». Il inondo protestante li adopera entrambi sia pure nel contesto di lingue diverse. Più difficile è invece accettare il
termine di sacerdote: mancano giustificazioni valide e convincenti, si contraddice la prospettiva biblica dell’imico sacerdozio di Cristo, si ha infine l’impressione
che il cristianesimo ceda nuovamente alla tentazione di giudaizzare nonostante
gli avvertimenti di Paolo a Pietro e alle
comunità della Galazia.
Mi preoccupa, inoltre, l’uso dell’aggettivo sacramentale che viene spesso affiancato alla discussione sul ministero. La
consacrazione è un atto della chiesa che
rende pubblica, riconosce la vocazione di
un credente incaricandolo dei compiti relativi al ministero. Perché qualificare come sacramentale tale atto? In fondo, con
questa qualifica, non ci troviamo più
nell’area del contenuto, ma piuttosto in
quella della sua interpretazione. Imponendo l’uso deirattributo «sacramentale» a
tutti, si fa violenza ad alcuni e si ritarda
la marcia. Lasciando libertà d’interpretazione si facilita la ricerca e il confronto
che devono continuare. L’unicità del contenuto è un punto di partenza non d’arrivo, almeno per il nostro tempo.
Notiamo ancora che manca nei documenti di Accra un discorso chiaro sull’autorità deUa Chiesa e sull’autorità nella
Chiesa. Parlando del ministero era forse
bene inserire nella prospettiva generale
un accenno chiarificatore anche su questo tema.
Altre difficoltà sul testo si riscontrano
in affermazioni contradditorie sulla successione apostolica, a volte vista come segno efficace «non una garanzia» (par.
34), altre volte come avente «Tintenzione
di garantire » (par. 35).
Contraddizioni eventuali a parte, occorre ribadire che la efficacia dei segni e la
garanzia dell’apostolicità non stanno nelle nostre mani e non sono a nostra portata.
Per il mondo riformato tali esigenze
sono l’esclusiva pertinenza di Dio che potrebbe trattenere, lo ripetiamo, la sua
parola, la sua grazia, la sua prosiessa
per riservarci un tempo di giudizio e di
silenzio. Insistere su simili espressioni
qualificative dell’apostolicità significa impedire la nostra disponibilità per trascinarci in un ordine di proposte captative.
Ancora una volta non mi sembra necessario giimgere a queste qualificazioni della
successione apostolica o almeno non lo
è per tutti allo stesso modo. Siamo nell’area delle interpretazioni. È invece nenessario intenderci sul contenuto; la successione apostolica, comè successione nella fede degli apostoli.
Il documento di Accra definisce la suc
cessione apostolica : « un’espressione della persistenza e quindi della continuità
della missione stessa di Cristo cui la chiesa partecipa» (par. 27). Non dovrebbero
esserci grandi difficoltà ad accettarla nella misura in cui la formula ci aiuta a
sbloccare l’alternativa tradizionale : successione di vescovi.
Il documento ci ricorda che la successione dei vescovi diventò «uno dei modi
in cui trovò espressione Tapostolicità della chiesa» (par. 30) e che l’attuale ricerca storica e teologica ritiene incompatibile che la successione dei vescovi riassuma il valore dell’apostolicità della Chiesa (par. 30). Il Nuovo Testamento e l’epoca post-apostolica (par. 31, 32) sottolineano fortemente questi limiti della successione episcopale rispetto a quella apostolica. Ciò nonostante il documento di
Accra vorrebbe incoraggiare le chiese a
conservare o a riprendere la successione
dei vescovi.
Non si tratta di un confronto con Roma soltanto, ma anche con gli ortodossi,
gli anglicani e i luterani scandinavi. Quest’ultimo esempio ci dice che la Riforma
non sta o cade su questo particolare terreno.
L’argomento è tuttavia molto delicato
e solleva anche nuovi problemi come la
elezione a vita dei vescovi. Non trova, per
esempio, sufficiente spazio la nostra esigenza riformata che vede la sede dell’autorità nella chiesa, nelle assemblee, anziché in una persona sola.
Infine non possiamo riconoscerci nella
affermazione che, mancando la successione dei vescovi, non si ha « la pienezza del
segno della successione apostolica »
(par. 104). Se la successione dei vescovi
dovesse essere il segno esclusivo della
continuità e dell’unità della chiesa (par.
Nella collana « nostro tempo » è
uscito:
Cesare G. De Michelis
Il "tredicesimo aposteie'
Evangelo e prassi nella letteratura
sovietica da Blok a Solgenitsin
pp. 240, 7 ili. f. t., L. 3.200
L’acuta analisi — scritta da un
valdese, specialista dell’argomento
— di una appassionata « lotta con
Dio » del nostro tempo. Un libro
per i lettori di Bulgakov e di Solgenitsin, come per tutti coloro che
si interrogano sul ruolo della fede
in una società secolarizzata.
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso 1
c.c.p. 2/21641 - 10125 Torino
Í Protestante«
Ho
La trasmissione di « Protestantesimo » deR’ll
dicembre ci ha favorevolmente colpiti. Il pastore
Domenico Cappella, della Chiesa Metodista, ha
infatti illustrato un aspetto della predicazione di
Gesù: dopo aver ricordato che Gesù stesso annunciava la salvezza a persone che non ne erano
ritenute degne, ha portato un esempio di ciò, riferendosi alla nota parabola del Figliol Prodigo.
La lettura di questa, con l’aiuto di alcuni disegni, è avvenuta in modo particolarmente suggestivo. Altrettanto stimolante è stato il commento successivo, che in molti punti si è decisamente allontanato dalla visione che viene proposta
normalmente allo spettatore italiano medio.
L’esempio più notevole è stato quando l’attuale
organizzazione ecclesiastica è stata paragonata ai
Farisei nel voler attribuire la salvezza attraverso
valutazioni umane di merito.
Il pregio di questa trasmissione sta quindi nell’aver esposto in maniera comprensibile a chiunque un punto di vista spiccatamente protestante
sull’interpretazione di un aspetto dell’Evangelo, e
nell’a ver brUlanlemente introdotto una cosi vasta problematica senza troppo risentire della limitatezza del tempo a disposizione.
Però niente è perfetto : indubbiamente insufficiente come presentazione la didascalia apparsa
per pochi istanti con il nome del pastore. Non
sarebbe stata una gran perdita di tempo se qualcuno avesse annunciato chi avrebbe parlato e
di che cosa. Inoltre è senz’altro difficile parlare
di fronte a una telecamera, ma il pastore nei primi minuti sembrava veramente terrorizzato dalla situazione.
Queste sono ielle piccole critiche tecniche,
che non infirmano il giudizio sostanzialmente positivo sulla trasmissione, indubbiamente più aperta di altre precedenti all’ascoltatore non protestante; ma proprio a questo fine sarebbe stato
preferibile un inizio meno stentato.
Mariella Pocaterra
Claudio Operti
Hanno collaborato: Giuseppe Anziani,
Daniela Ferraro, Dino Gardiol, Franco
Giampiccoli, Daniela Libralon, Claudio Pasquet, Giuseppe Platone, Edoardo Aime, Alberto Taccia.
37) il mondo riformato si troverebbe, in
gran parte, sotto il giudizio di una palese carenza di contenuto o, comunque, in
grave difetto.
Detto questo non è possibile fare un
passo avanti e dare un segno di disponibilità? Mi pare che sia possibile. Se accettiamo il consenso che la successione
dei vescovi è uno dei segni della successione apostolica, ma non l’unico, quella
della pienezza, non il più privilegiato, allora e soltanto allora i vari segni, della
apostolicità nella fede, potrebbero sussistere insieme come espressioni diverse di
uno stesso contenuto.
L’insistenza sullo stesso' contenuto come prospettiva e punto di riferimento ci
perrnetterebbe di progredire a piccoli
passi verso vie nuove per gli uni e per gli
altri. Dopo la Concordia di Leuenberg
abbiamo le prime indicazioni che la nostra comunione con i luterani scandinavi,
i quali mantengono la successione dei vescovi, non è altro che una primizia di
una comunione più ampia. Per questa ampiezza dobbiamo renderci disponibili.
CONCLUSIONE
Il documento di Accra, per stimolare
il consenso delle chiese, deve, a mio avviso, essere rivisto sulla base di un principio generale che favorisca il cammino,
passo per passo verso il futuro. Bisogna
mettere in evidenza qual’è il contenuto
essenziale e quali sono i predicati di questo contenuto. In altre parole occorre distinguere il contenuto dalla sua interpretazione, la verità dalla forma della verità, il deposito della fede dal modo di
enunciarlo.
L’unità nella diversità esprime una
linea di lavoro e di ricerca ecumenica, che anima gran parte della discussione odierna tra le varie chiese. Non è tuttavia un discorso facile. Bisogna saper
perdere la propria vita fidando unicamente nel Signore che la ridona, non automaticamente né per il semplice fatto
che l’abbiamo persa, ma come un dono
sempre nuovo della sua libera grazia.
L’emergere di ciò che è nuovo non deve essere pregiudiziale a quanto è ancora
valido, cosi, come la validità di ciò che ci
è stato trasmesso nell’interpretazione, non
deve soffocare Raffermarsi di nuove esigenze.
Renzo Bertalot
dalla prima
somma di tre componenti poiché la totalità, la pienezza della Divinità si ritrova in
ciascuna delle tre persone... ».
Il presidente della sessione di lavoro,
all’inizio degli incontri, aveva proposto
che tutti ripetessimo assieme: « Harambee » (in swahili: « lavoriamo assieme).
Sì, lavoriamo pure assieme, ma i contrasti non devono essere sottaciuti.
La reazione più violenta alle posizioni
degli ortodossi è venuta dalle giovani
chiese del terzo mondo. « Non siamo disposti a lasciarci imprigionare dalla vostra terminologia e dalle vostre diatribe
teologiche » ha affermato un africano. Ed
un altro ha aggiunto: « Non è davvero la
Parola di Dio che ci impedisce di partecipare alla Santa Cena; Gesù ed i suoi discepoli non conoscevano tutte le complicazioni che ci presentate oggi ». Ed una
reazione ancora più violenta è venuta dal
Pastore Itofo Bokeleale, presidente delle
chiese di Cristo nolo Zaire. Egli ha attaccato « l’orgoglio dei teologi europei e ortodossi, i quali, secondo lui, “sono un po’
lontano dall’Evangelo". "A chi appartiene
la Mensa del Signore? — ha egli aggiunto — Voi l’avete trasformata nella vostra
Mensa. Con quale diritto potete escluderne altri cristiani?" ».
E Jean Kotto, presidente della Federazione delle chiese evangeliche del Camerún, a un certo momento ha esclamato:
« Io vi pongo una domanda: Gesù Cristo
libera. Oliando egli ci libererà dalle vostre
tradizioni teologiche, affinché noi possiamo unirci come chiese, in Africa? ».
La conclusione della discussione, per
ora è che vi è disaccordo fra le diverse
chiese. Gli ortodossi dicono vi è « mancanza di unità sacramentale ».
Riprenderemo questi argomenti in altro momento, per ora ho voluto soltanto
dare un esempio di come il capamino dell’unità sia davvero un cammino arduo an*che nella V Assemblea di Nairobi.
A tutti un fraterno saluto. “■
3
19 dicembre 1975
MILANO, 13-14 dicembre
Conferenza distrettuale
Roma
Genova
La Conferenza del II Distretto ha avuto luogo a Milano dalle 17 del 13-12 alle
17 del 14-12. Composta da 90 membri con
voce deliberativa e 2 con voce consultiva, la Conferenza ha eletto un seggio
composto da Neri Giampiccoli presid.,
Gian Paolo Ricco vice presid., Daniele
Varola e Enzo Zaino segretari e ha posto all’o.d.g. dei propri lavori la discussione dei documenti di Accra e del documento del Corpo pastorale metodista
(vedi « La Luce » n. 47) del settembre ’75,
oltre ad alcuni argomenti minori.
La discussione sui documenti di Accra (battesimo, eucarestia, ministero)
è stata alimentata dal parere espresso da
diverse chiese del distretto che hanno
studiato i documenti generalmente a mezzo di gruppi di studio. La valutazione —•
in forma più analitica e particolareggiata da parte di alcuni e più breve e sintetica da parte di altri — è risultata abbastanza uniforme ; i documenti, centrando l’attenzione su battesimo, eucaristia e
ministero, denotano una visuale prevalentemente sacramentale, istituzionale,
clericale, la mancanza di un confronto
prioritario con la parola di Dio anziché
con le diverse tradizioni ecclesiastiche e
di un riavvicinamento delle chiese al
Cristo anziché delle chiese le une alle altre. È stato anche manifestato un diffuso imbarazzo per l’argomento dei documenti che ha occupato per ben 14 anni
il dipartimento di « Fede e Costituzione »
del C.E.C. : argomento che non tocca nel
vivo i problemi e le preoccupazioni delle
chiese e dei credenti, come per esempio
il rapporto tra fede e giustizia o il problema di Dio in una società secolarizzata.
Sfumature diverse sono emerse nella forma di una valutazione sostanzialmente
negativa: alcuni hanno proposto di respingere senz’altro i documenti di Accra;
altri hanno temperato il parere negativo
con il riconoscimento di un tentativo che
ha certamente incontrato e superato notevoli difficoltà pur non raggiungendo un
grado sufficiente di accettabilità. Dopo la
discussione, una commissione è stata incaricata di redigere un documento finale
come presa di posizione della Conferenza.
11 documento, che riportiamo qui sotto è stato discusso, emendato e approvato senza opposizioni e con tre astenuti.
Il « docmnento di Ecumene » ha suscitato pareri meno uniformi di quello di
Accra; esso esprime infatti una valutazione della situazione e delle prospettive
politiche in Italia e traccia di conseguenza (ma alcuni hanno affermato; indipendentemente da questo) una linea di lavoro per le nostre comunità consistente in
una critica alla cultura dominante cattolica. Il documento ha ricevuto critiche
sia per le perplessità che può suscitare
il ritagliare uno spazio di azione riservata alle chiese aH’interno delle lotte politiche, sia per una pretesa incompatibilità
di un impegno politico con la vocazione
evangelica. Diverse sono state comunque
le voci di apprezzamento per la formulazione del problema che è centrale per la
vita delle nostre comunità. Questa valutazione si è concretizzata in un o.d.g. che
raccomanda alle comunità del distretto
«im proseguimento di analisi e di studio al fine di ima maggiore incisività
della testimonianza evangelica nel nostro
paese ».
Mozione
La Conferenza del II Distretto delle
Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste,
riunita in Milano il 13-14 dicembre 1975,
udito il parere delle Chiese locali sulle
relazioni della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle
chiese, circa il battesimo, la cena del Signore ed il ministero, a conclusione del
dibattito, presenta le seguenti osservazioni.
Diamo atto alla Commissione Fede e
Costituzione del notevole sforzo compiuto per condurre le chiese ad un reciproco riconoscimento intorno al battesimo,
alla Cena del Signore ed al ministero. In
queste relazioni tuttavia si prospetta un
rinnovamento nella dottrina, nella liturgia e nella prassi, per quel che riguarda
i punti considerati, che non segue a nostro giudizio un buon metodo ecumenico.
Le nostre chiese sono membri del Consiglio Ecumenico e ne accettano la «base» col suo esplicito riferimento alla signoria di Cristo. Non ci sembra in armonia con tale « base » porre le chiese essenzialmente in riferimento, sia pure reciproco, le une alle altre, come accade
nelle relazioni.
Da questo metodo deriva infatti:
a) il modo di porre le questioni è
profondamente radicato nella cultura occidentale tradiziopale e non tiene conto
della più complessa realtà culturale in
cui si colloca il movimento ecumenico
nel suo insieme;
b) il linguaggio delle relazioni tende
piuttosto a mediare che a chiarire;
c) la scelta stessa dei tre argomenti
relativizza di fatto la centralità della Parola di Dio e la libertà dello Spirito.
Secondo diverse nostre comunità, inoltre, il contenuto delle relazioni, non tenendo conto a sufficienza del legame tra
istituzione ecclesiastica e potere, conduce
a cedere a tentazioni di diplomazia ecclesiastica nella quale le dirigenze delle chiese cercano di allearsi fra loro per conservare nel mondo occidentale, sempre più
secolarizzato e sempre meno bisognoso
di mediazioni religiose, la loro parte di
potere mondano, anziché rendere testimonianza alla verità. Pur ricevendo fraternamente il lavoro della Commissione
Fede e Costituzione, non riteniamo pertanto di poter accogliere le conclusioni
provvisorie espresse nelle relazioni.
Il metodo ecumenico che riteniamo efficace è il confronto diretto col Signore
Gesù Cristo e la conversione delle chiese a Lui, nel contesto dei problemi reali
e delle scelte concrete che si presentano
alle chiese e ai singoli credenti nel nostro tempo. Il movimento ecumenico può
rappresentare una sfida alle chiese se pone questa esigenza, che riteniamo possibile soltanto con la riscoperta dell’Evangelo, secondo l’intuizione profonda della
Riforma. (Approvato dalla Conferenza
con nessun voto contrario e 3 astensioni).
Comunità valdese di P.za Cavour.
11 gruppo formato da alcuni membri
della FGEI e di varie comunità di Roma
che l’anno scorso ha svolto un regolare
studio biblico, ha deciso ^quest’anno di
affrontare uno studio del cristianesimo
primitivo. Il testo al quale ci si riferisce
è il recente libro di A. Donini « Storia del
cristianesimo », nel quale l’autore presenta il punto di vista comunista sulla critica della religione cristiana. Il gruppo,
che si riconosce nella ricerca in atto nella FGEI, quella di una predicazione evangelica all’interno della lotta per il cambiamento di questa società, ritiene indispensabile un esame rigoroso deUa
tradizione cristiana fatta con gli stessi
strumenti che si applicano nell’analisi di
tutta la realtà, quelli della analisi marxista. Ma, al tempo stesso, i tentativi marxisti, sia recenti che passati, mostrano limiti ed insufficienza di varia natura. Il
libro del Donini non sfugge a questi limiti. Tuttavia per l’autorevolezza dell’autore questo libro tenderà ad influenzare
molti sia nella sinistra che nel cattolicesimo di sinistra, cioè in quegli ambienti
in cui molti del gruppo si trovano in un
confronto quotidiano.
Calendario degli incontri: 19 dicembre,
la situazione delle classi sociali nei primi secoli (G. Girardet); 9 gennaio, validità e limite dell’esegesi biblica neotestamentaria di origine borghese: bilancio
degli ultimi decenni (A. Comba); 23 gennaio, Il II cap. del libro di Donini: la
valutazione di Gesù (G. Girardet); 6 febbraio, Il III cap. del libro di Donini
(A. Comba).
DAI CIRCUITI
V Circuito
Vili Circuito
« Si tratta di una grossa famiglia di
credenti che deve affrontare i suoi problemi concreti » ha detto il dr. Becchino,
aprendo i lavori della assemblea del Circuito ligure-piemontese a Savona sabato
23 novembre. I problemi affrontati sono
quelli già sollevati in altra sede:
Preparazione dei laici, sia in vista d’una
maggiore informazione della base, sia per
la predicazione; si delibera di avviare nel
corso dell’anno degli incontri, a base di
« week ends », in collaborazione con la
Federazione ligure e mettendo a frutto
le recenti esperienze di altri su quel tema
Frattanto si richiede ai consigli di chiesa di inviare la lista dei predicatori laici
per avere un quadro degli attuali collaboratori e per affrontare nel corso dell’anno la difficile situazione della grossa
diaspora del basso Piemonte, affidata ad
un solo pastore.
Si chiede nel corso del dibattito di discutere il problema della preparazione
dei laici anche in sede di Conferenza.
Incontro dei monitori e monitrici, già
avviato lo scorso anno a Vallecrosia sarà
organizzato dal nuovo Consiglio in collaborazione con la Federazione ligure.
L’assemblea affronta il problema della
« Luce » ed incarica il Consiglio di essere
di stimolo per il sorgere di corrispondenti nelle varie chiese, sia per la cronaca,
sia per nuovi abbonamenti.
Si ricorda l’invito della Conferenza e
Circuito per la visita della P.G.E.I. nelle
comunità.
Nuovo consiglio di circuito: dr. Becchino, sovrintendente, Edo Tomassone Castelli, Giorgio Resini, Gustavo Bouchard.
Un grazie riconoscente alla comunità
di Savopii per l’accoglienza.
Sampierdarena
Il consiglio dell’8'’ Circuito ha avuto la
sua prima riunione sabato 6 dicembre a
Parma. È stato elaborato un programma
che prevede incontri con le varie chiese
da attuarsi entro i primi mesi del 1976.
Il sovrintendente del circuito (D. Venturi), accompagnato da un membro del
Consiglio, prenderà contatto con ogni
singola chiesa stabilendo in tal modo un
concreto rapporto di fraternità. Ritenuta assai valida la proposta di una presa
di posizione delle nostre chiese nei riguardi del problema dell’inse^amento
religioso nelle scuole, il Consiglio ha così programmato un convegno di studio
su questo tema da tenersi a Bologna in
febbraio. Saranno chiamati a prendere
parte a tale convegno tutti coloro (genitori, insegnanti, ecc.) che sono impegnati
in organismi scolastici. È stato inoltre
rinnovato l’appello alle chiese del circuito, affinché proseguano, o inizino, la ricerca storica delle loro origini. H Consiglio inoltre, su suggerimento del past.
V. Benecchi, ha preso in seria considerazione la possibilità di ottenere dalla radio regionale un proprio spazio d’informazione. Cominciano ad emergere quindi i primi segni della validità della integrazione fra chiese valdesi e metodiste.
XIV Circuito
In vista della Conferenza Distrettuale
si sono tenuti tre incontri di studio sui
documenti di Accra con i fratelli di Genova e Sestri. Giacomo Quartino ha rappresentato la comunità alla Conferenza.
Un grazie a Carlo Baiardi che ha presieduto i culti il 16 novembre a Sestri e
Sampierdarena.
Sestri
Il presidente del Consiglio, nominato
secondo il nuovo regolamento dall’assèmblea è il fratello Marcello Rizzi; ci rallegriamo per questa sua nomina soprattutto . perché è stato fatto così un passo
verso un reale sacerdozio dei credenti
rompendo il monopolio pastorale. .
Il giorno 22 novembre 1975 a Cerignola si è
riunita Tassemblea costitutiva del 14* circuito
(Puglia->Lucania), che ha proceduto all’elezione
del consiglio di circuito nelle persone di Arcangelo Pintì, presidente, e di Pasquale Consiglio ed
Ugo La Scola, componenti.
L'assemblea ha deciso che le chiese facenti
parte del circuito sono tenute a mandare informazioni sulle loro attività al presidente del consiglio di circuito, al presidente della commissione distrettuale, al delegato della Tavola Valdese
ed al delegato del Comitato Permanente Metodista in modo da mantenere viva la presenza
delle singole comunità anche nel distretto e,
tramite i delegati, nel Sinodo Valdese e nella
Conferenza Metodista.
L’assemblea rivolge al consiglio di circuito
l’invito ad affrontare il prdslema della preparazione dei predicatori laici, sia favorendo l’iscrizione ai corsi tenuti dalla Facoltà Valdese di Teologia, sia organizzando incontri, sia mediante altre strategie atte a favorire tale preparazione.
Il consiglio viene anche invitato ad interessarsi del giornale La Luce, favorendone una maggiore diffusione nell’ambito del circuito- e stabilendo contatti informativi frequenti fra comunità e giornale, eventualmente tramite la commissione distrettuale che potrebbe attendere a
questo compito servendosi delle informazioni periodiche ad essa inviate dalle singole chiese.
Tra le diverse attività se^aliamo la significativa visita dell’Esercito della Salvezza fatta dalla sorella Vinti. La colletta della comunità (100.000 lire) è stata
così, consegnata alla sorella Vinti come
aiuto al mantenimento di quest’opera di
notevole importanza. Riuscito il bazar
deH’8 dicembre organizzato dall’Unione
femminile. Il pastore Paolo Marauda sta
attraversando un periodo poco buono per
la salute e necessita della collaborazione
di alcuni diaconi che hanno il dono della predicazione.
Ecumene
Convegno FGEI
del Lazio
Si è svolto ad Ecumene (Velletri), il 6 e 7 dicembre il convegno laziale della F.G.E.I. Erano
presenti una quarantina di persone che hanno
dibattuto il tema : « Vita quotidiana e compiti
politici nella lotta per il socialismo: militanti e
credenti di fronte alla violenza che domina gli
attuali rapporti sociali è personali ».
La discussione, nel pomeriggio di sabato, è
stata introdotta da F. Pasuello e G. Urizio, che
hanno parlato delle diverse manifestazioni di violenza che oggi si presentano e di come la stampa cerchi, in modo mistificante, di mettere sullo
stesso livello gli scioperi (come forma di violenza alla « collettività ») e le azioni di violenza
criminale.
È stato pure posto Faccento sul fatto che questo si presenta in un momento in cui la crisi e
la recessione fanno perdere alla società capitalista la sua patina di credibilità quale « società del
benessere ».
Gianna Urizio ha poi specificatamente parlato
del problema che si presenta ai militanti i quali
operano spesso una scissione tra pubblico (cioè
il lavoro politico) e privato (cioè la vita personale), è stato posto Taccento su come questa divisione rispecchi la divisione borghese tra « dovere
e piacere » ed ha sottolineato che e giunto il momento, per tutti i militanti, di riflettere seriamente su questa problematica.
Domenica 7, Renato Malocchi, ha introdotto
uno studio biblico sul tema dell’etica nel Nuovo
Testamento. È stato sottolineato il fatto che Gesù non ha dato delle nuove regole etiche di comportamento, ma che col suo insegnamento, Egli
si è posto in modo diverso di fronte '^alle norme
e le ha superato. Gesù indica « l’Agape » non
come sentimento verso gli altri, ma come rapporto corretto con gli altri. II messaggio di Cristo
ci ha quindi liberati dall’etica poiché, in questo
modo, ci ha resi disponibili ad èssere uomini
nuovi per la testimonianza della Sua Parola e
per il servizio dei nostri fratelli.
La seconda parte del convegno è stata invece
a carattere tecnico, dopo una breve presentazione
delle prospettive di lavoro F.G.E.I. per il 1976,
si è passati alla discussione del lavoro dei gruppi della F.G.E.I.I-Lazio ed è stata eletta la nuova giunta regionale.
Il compilo della giunta sarà di coordinare le
attività dei gruppi locali, di proporre iniziative,
dibattiti, e di riferire al consiglio nazionale il lavoro della F.G.E.I.-Lazio. C. P.
Esercito della Salvezza
Anche quest’inverno, che non si annunzia mite, il Corpo dell’Esercito della Salvezza di Torino rivolge un appello pressante ai gentili lettori di questo settimanale. E l’Appello è questo: C’è della gente anziana, malferma nella salute per lo
più, pensionati della minima. Sono nostri
fratelli: sono i «minimi». E sono esposti ad un continuo, progressivo deterioramento invernale perché la cifra di cui
quotidianamente dispongono si sgretola
ogni giorno di più a causa del tasso di
inflazione che non risparmia nessimo,
specie loro. Ci siamo sentiti internamente spinti come lo scorso inverno ad avere
verso questi fratelli anziani un’azione di
aiuto quotidiano. E mi son detto che devo fare qualche cosa per loro. E lo farò,
se Dio vuole, con l’aiuto dei fratelli evangelici e non. Per conto nostro abbiamo
già iniziato il giorno 4 dicembre nei nostri locali di via P.pe Tommaso : erano 45.
Come lo scorso anno le offerte si possono versare in sede; via Principe Tommaso, 8/c. Torino. Per chi spedisce ecco
il c/c postale : 2/3962 intestato all’Esercito della Salvezza - Torino.
Per « loro » vi ringraziamo e vi salutiamo con amore fratèrno.
Magg. Calzi L.
Borgio Verezzi
LA CASA VALDESE di Borgio Verezzi (SV) è
aperta a partire dal dicembre. Per prenotazioni rivolgersi al direttore Ruben Vinti, tei.
0-19/68060. .. ;
4
19 dicembre 1975
a cura delie Unioni Femminili
metodiste e valdesi
INVITO ALL
In una piccola chiesa di montagna del nostro paese,
c’era una vecchia contadina, passata al protestantesimo negli anni della sua maturità. Nel momento della conversione
era analfabeta, ma, per poter leggere la Bibbia, con pazienza
e sforzo, aveva voluto alfabetizzarsi e ci era riuscita. È un
piccolo episodio fra tanti della nostra evangelizzazione, ma
l’esigenza che esprime ci pare tipica del protestantesimo
centrato com’è sul « Libro » per eccellenza.
Questa esigenza è anche, in fondo, la ragione ultima
che ci ha spinto a preparare queste pagine.
il libro : strumento
di comunicazione
Leggere: un impepo civile. Un modo di dialogare
con gli altri, di mettersi in comunicazione con le cose. Un
modo di appropriarsi degli strumenti necessari a mettere
a confronto fatti, fenomeni, situazioni, uomini, idee e di
conquistare una coscienza critica che ci consenta di valutare noi stessi e noi in rapporto alla realtà, afBnché partecipare alla realtà, sia un fatto responsabile e non convenzionale, occasionale incidente.
Leggere : un impegno civile.
Occorre abbandonare l’idea che leggere — quando
non costituisca un dato comunque « professionale », legato
a uno specifico lavoro, sia soprattutto uno svago, un passatempo, un modo di riempire le ore vuote. Nascono di qui
l’equivoco della cosidetta « letteratura amena » e lo spazio
assolutamente ingiustificato che l’editoria consumistica, bassamente commerciale copre con pubblicazioni inutih, ottuse, incolte, spesso francamente abbiette. E’ una idea del
leggere che vizia in partenza ogni lettura e concede spazio
— anche in questo campo — aUa speculazione. Occorre
anche battersi perché leggere non sia un privilegio. E’ una
battaglia difficile : perché i Ubri costano e costano i giomafi e biblioteche ed emeroteche scarseggiano e sono quasi
sempre monumenti riservati agli eletti anziché servizi per
tutti.
Pure è una battaglia che va combattuta; con gli editori, perché il profitto non sia l’unica loro guida; con il
potere pubblico e con l’organizzazione civile perché le biblioteche cessino d’essere monumenti e leggere un giornale non sia un privilegio.
Occorre infine, imparare a sceghere. Certo il punto di
partenza sono gli interessi di ciascuno. Ma, per circoscritti
che siano — e dovrebbero esserlo il meno possibile — è
pur sempre difficile orientarsi fra i 10.000 titoli che, per
esempio, ogni anno l’editoria italiana mette a disposizione
del pubblico. Allora occorre fare uno sforzo, e ricorrere
agli strumenti che ci sono : le pagine speciahzzate dei quotidiani, le rubriche che rotocalchi e le riviste più serie dedicano ai libri e, ora, anche certi settimanali specifici che
hanno capito che leg,gere è importante per tutti e hanno
rinunciato a rivolgersi ai soli addetti ai lavori, per privilegiare invece il grande pubblico. E poi, i cataloghi delle case editrici, il vostro libraio, gli amici più esperti.
Perché leggere, e se possibile « leggere bene », è importante. Per noi e per gli altri.
Grazia Sbafi!
RASSEGNA
libri scritti o libri stampati?
In un breve e acuto articolo.
Il libro immaginifico, Alberto
Moravia nega la decadenza del
libro di cui spesso si parla. Si
dice che la parola stampata decade, perché è sostituita dall’immagine. Ma il noto scrittore sostiene che il successo dell’immagine è dovuta al fatto che le
grandi masse, avendo fatto il loro ingresso nella storia analfabete o troppo recentemente alfabetizzate, devono affidare all’occhio i segni da interpretare. Questo, secondo lui, il successo temporaneo delle immagini, perché
■le masse, alfabetizzandosi, dovrebl^ro abbandonarne l’uso
primitivo e provvisorio.
Del resto l’immagine ce la fa
a tirare avanti? È incredibile come stiamo diventando ciechi:
vediamo si il segnale stradale o
la bella réclam, ma è un atto
istintivo e in realtà non le guardiamo più, come al cinema e alla televisione vediamo ciò che
passa sullo schermo senza riflettere: la passività paralizza la riflessione e dunque norf C'è oomu
nicazione. Il mezzo è bello, ma
il messaggio non arriva.
Così per Moravia la decadenza
del libro è tutt’altro che sicura.
Tanto più che il libro è fatto di
parole che sono anch’esse delle
immagini, con la diversità che
quelle dello schermo sono imposte e. non lasciano libertà all’immaginazione; sono quello che sono. Mentre il libro, se è vero libro, stimola l’immaginazione.
Piuttosto bisogna distinguere
fra libro e libro. I libri scritti
per consumo, convenzionali, pieni di parole e frasi fatte, in realtà non vengono « letti », non
danno niente. Il libro veramente
« letto » deve essere stato veramente « scritto », sudato, sofferto. In conclusione, l’avvenire del
libro è legato alla capacità creativa, poetica, « immaginifica »
dello scrittore: il problema non
è che le masse non leggono, ma
che leggono libri non « scritti »,
solo stampati. Se si « scriveranno » dei libri, il libro si salverà.
Morirà se ci si limiterà a stamparli. B. S.
una librerìa protestante
intervista a Elena Senn, di Berta Subilla
Non so se tutti i lettori possano seguirci nella nostra fatica
di abitanti di una città « grande ». Attraversare verso sera il
centro di Roma, annegare in un
mare di gente, inciampare nei
gesti, nei suoni, nelle spinte,
scansare, urtare, procedere passo passo, sempre più sconcertati, tra vetrine che abbagliano,
fanali e semafori che ci guardano e ci frenano. Poi, dopo l’ultimo rischio di essere investiti,
l’ultimo pericolo di essere chiusi in una morsa fra due passanti, l’ultimo angolo da girare,
eccoci al 12 di Piazza Cavour,
in libreria: siamo salvi!
Subito Elena Senn ci accoglie
e Paolo Soltez, mentre sistema
gli ultimi arrivi, ci sorride con
un sorriso paterno e rassicurante. Tutto intorno sono i libri,
gli « amici che insegnano e non
parlano », dice im detto africano. Non fanno quel frastuono
cui siamo appena scampati. Ecco sul banco le novità:
— Che cosa compra volentieri
la gente? — m’informo con Elena.
In confronto a quando abbiamo cominciato questo lavoro, 24
anni fa, si ha l’impressione che
oggi la genté maneggi i libri con
maggior disinvoltura, sia più
preparata alla lettura e sappia
meglio orientarsi nell’acquisto
dei libri. Si riduce un po’ — ci
pare — il numero di quelli che
cercano nella lettura soltanto
un’evasione (romanzetti rosa o
gialli) e aumenta invece il tipo
di lettori di « saggistica », in cerca di prospettive e soluzioni ai
problemi più assillanti. È sempre interessante il pubblico dei
bambini che diventano autonomi nella scelta delle loro letture, con marcata preferenza per
il mondo degli animali e della
scienza.
— E la narrativa è richiesta?
Sì, certo, la narrativa va sempre, ma anche là si scivola più
volentieri sulla scelta di romanzi che, sotto forma di racconti,
sia pure con l’aiuto della fantasia, ripropongono i problemi attuali.
— Da chi è praticamente composto il pubblico che legge di
più?
Si può senz’altro dire che la
percentuale massima è di giovani. Se si legge di più in Italia
è perché oggi i giovani vogliono
informarsi e verificare. La loro
scelta cade quasi unicamente su
politica e psicologia. Psicologia
per motivi di studio, politica per
interesse e impegno. Del resto
tre quarti dell’editoria italiana
oggi verte sul tema politico, sociale, economico.
Gli altri nostri compratori sono molto vari: poche le donne;
gli uomini di età e cultura diverse con interessi disparati.
C’è per esempio lo spazzino della piazza Cavour che compra i
testi di Marx, Engels, Mao, La
questione di Praga, i libri di
problemi sindacali e, per fare i
suoi regali, chiede le poesie di
Prevert. C’è l’avvocato del « Palazzaccio » che compra La coltivazione delle fragole, La lavorazione del rame, Oandestini in
città (si tratta degli ultimi uccelli rimasti). La madre che si
preoccupa soprattutto dei problemi pedagogici dei suoi figli.
L’ingegnere che oltre all’urbanistica e all’architettura si interessa ai problemi economici e
poi lo sconosciuto che apre la
porta e dice : « ma questi valdesi se po’ sapé che ssono? ».
— Interessante! Ma vorranno
sapere dei valdesi perché vedono qui accanto questo chiesone
o fanno poi domande sul protestantesiipo?
Veramente si ha l’impressione.
in libreria, di essere un po’ il
posto dove i passanti vanno
quando vogliono sapere come
sono fatti i protestanti. Dopo le
informazioni generiche si arriva
quasi sempre ai problemi teologici e la libreria diventa luogo
d’incontro dove si parla molto.
Si scopre che l’interesse per la
fede non è del tutto scomparso,
come potrebbe sembrare contando i libri di teologia venduti
oggi rispetto a 20 anni fa. Allora presentare la teologia protestante in Italia a un pubblico
ancora reticente verso l’eresia,
rappresentava una cosa nuova
che ha avuto il suo successo e la
sua diffusione. Da qualche anno la teologia protestante, anche perché largamente tradotta
da case editrici italiane, resta
sommersa in questo mare di carta stampata.
Vent’anni fa il primo interesse verso il protestantesimo si
rivolgeva a libri di Introduzione all’Antico e Nuovo Testamento, quasi a informarsi sui problemi generali. Il problema esegetico, l’interpretazione della
Bibbia, particolarmente con i libri di Cullmann, e solo in im
terzo momento si è rivolto ai
problemi dogmatici, quasi ci sia
stata una progressiva fiducia nel
pensiero protestante. Proporzionalmente per esempio la Dogmatica di Barth si vende di più
oggi che 20 anni fa.
Adesso gli interessi si spostano sugli uomini: chi sono questi protestanti, che cosa fanno,
che cosa pensano, che cosa hanno fatto finora? Per questo si
vende la Storia dei Valdesi, quella recente di Gönnet e Molnàr,
ed è richiesta una storia del protestantesimo italiano.
— Allora dovrebbero essere
letti anche i libri scritti dai nostri protestanti italiani.
Ah, certo! Il Lutero e II Sermone sul monte di Miegge, L’Introduzione all’Antico Testamento
di Soggin e L’Introduzione al
Nuovo Testamento di Corsani,
I tempi di Dio e il recente Sola
Scriptura di Subilia, Le Confessioni di fede dei Valdesi di Vinay, restano i libri a cui si rivolge il lettore che vtiDle andare a fondo dei problemi.
^ "k
Il signor Paolo ha sprangato
le vetrine e fa capire che è l’ora
di chiudere. Infilo la porta e
m’immergo nel buio ; è stato un
momento di vivo interesse. Veramente una libreria protestante deve essere, per sua natura,
una libreria laica che presenta
tutti gli aspetti della vita e il
lettore deve poter scegliere, confrontare, informarsi. Ed è certo
uno dei validi mezzi di testimonianza in cui tutti, venditori e
compratori, siamo coinvolti.
Roma. L’interno della
libreria di cultura religiosa. Uno strumento di
testimonianza.
nel centenario della morte di
Hans Christian Andersen
Cento anni fa, il 4 agosto moriva H. C. Andersen, non un favolista come qualcuno ha detto,
ma un narratore di fiabe che è
una cosa diversa. La favola infatti, quella che per intenderci
è stata codificata da Esopo, da
Fedro e sviluppata in chiave
moderna da La Pontaine, da
Trilussa e dai loro epigoni, percorre il sentiero dell’apologo,
del discorso moralistico, della
dimostrazione satireggiante della debolezza degli uomini e dei
loro costumi; la fiaba che ha le
sue radici originarie nelle civiltà orientali, libera invece da
ogni preoccupazione moralistica,
attinge al mondo della fantasia
pura.
È certo interessante notare come Andersen, uno dei maggiori
narratori di fiabe europee, nasce
proprio in Italia. È qui durante
il suo soggiorno dopo il 1835 che
sboccia il fiore meraviglioso della sua fiaba, nutrito dell’amore
romantico del meraviglioso congiunto ad una romantica ironia.
Gran parte del materiale che
Andersen utilizza è costituito da
fiabe popolari che egli stesso
aveva sentito raccontare nella
sua infanzia a Odense, e che trasfigura con toni schietti e popolareschi come L’Acciarino, Il
piccolo grande Claus, I cigni selvatici, Il porcaro. ’Tuttavia la
maggior parte della sua produzione fiabesca è frutto di pura
invenzione. Gli fa da sfondo un
paesaggio fantastico di fiori e
piante, mentre i protagonisti sono ora piante e alberi come Pollicino, La margherita, L’Abete:
ora animali come L’Usignolo, Il
Rospo, Il brutto anatroccolo;
ora cose come II Rigido Soldatino di stagno. Il Mulino a vento, Il colletto. A piante, animali
e cose Andersen dà vita e linguaggio. In queste fiabe circola
non solo la storia personale del
poeta, ma quella degli uomini
tutti, sottilmente filtrata da un
senso profondo del dolore presente in ogni vicenda naturale
ed umana.
Non per nulla qualcuno ha avvicinato Andersen a Shakespeare, cioè all’evocatore del dolore dell’anima umana.
Non vi è dubbio che principalmente nelle fiabe egli rivisse la
sua esperienza esistenziale, così
ricca di valori morali e dalla
quale trasse i motivi e gli spunti più impensati. Ma il senso del
dolore che dalle fiabe traspira è
lievitato dalla fede e dall’amore
con cui seppe abbracciare uomini, animali, piante e la natura
tutta.
G. S.
Detti segreti di Gesù 3 cura di LUIGI
MORALDI, Oscar Mondadori, L. 1.500.
È interessante scoprire fra gli « Oscar » una raccolta di detti di Gesù. L'introduzione spiega come si sono formati
gli Evangeli e quali sono le presumibili
fonti. Seguono dei « detti » a noi noti,
perché tratti dagli Evangeli ed altri cosidetti « segreti » che provengono dall'antica letteratura cristiana (Evangelo
di Tommaso, Evangelo degli Ebrei,
ecc.), alcuni freschi e spontanei, altri
che risentono già di tendenze filosofiche posteriori. Una documentazione
utile per rendersi conto delle varie correnti cristiane degli inizi. B. S.
5
19 dicembre 1975
4 LETTURA
L’ editoria evangelica italiana è multiforme e attiva considerata
l’entità numerica degli evangelici.
La più antica editrice è la Qaudiana che iniziò nel 1855 come
Società di pubblicazioni. Nel 1858'fu fornita di una tipografia e prese il nome attuale. Il rapporto della Tavola Valdese al Sinodo di
queU’anno segnala : « Varie pubblicazioni in italiano sono già state
pubblicate, o stanno per esserlo, dalla tipografia Claudiana, dove
pure si stampa La Buona Novella. Tra il 1856 e il 1858 sono state
editoria evangelica
diffuse 31.372 copie di Bibbie e opere religiose ». Da allora La Claudiana fornì gli evangelici di commentari, opere storiche, catechismi,
trattati di polemica, opuscoli evangelistici, letterature infantili, oltre
a vari periodici.
Oggi — oltre pubbhcare testi teologici e storici — s’interessa al
rapporto fra teologia e politica e al dissenso cattolico.
* ♦ *
Nell’ultimo dopoguerra si è avuta tutta una fioritura di nuove
case editrici: la Casa Editrice Battista (Roma), il Centro Bibhco
(Napoli), la Casa della Bibbia (Genova), La Crociata dell’Evangelo
(Roma), la Crociata del libro cristiano (Firenze). l’Editrice Lanterna (Genova), l’Unione cristiana edizioni bibliche (Roma), La voce
della Bibbia (Modena) e altre ancora, per lo più indipendenti o collegate con questa o quella chiesa evangehca: pubbhcano periodici,
opuscoli evangelistici, volumi di argomento biblico o etico secondo
l’impostazione teologica di quelle chiese.
libri per costruire un paese
letteratura e questione meridionale
guida alla
formazione di una
biblioteca.
per ragazzi
A cura del gruppo di coordinamento delle biblioteche di quartiere del comune di Modena. Testi introduttivi di Noemi Vicini Guaraldi Editore, Rimini-Firenze
1975 - L. 2.500.
Nelle zone più progredite del
nostro paese si moltiplicano le
biblioteche comunali: se è possibile i ragazzi vi hanno una sala
riservata, se no almeno un tavolo. Vanno diventando sempre più
numerose le biblioteche « a scaffale aperto » dove ognuno può
prendere e rimettere a posto il
libro che vuole, così che guardando e sfogliando impara cento volte di più.
A Modena, per esempio, ogni
quartiere della città ha la sua
biblioteca a scaffale aperto e su
19.574 iscritti al prestito, 4.567
sono ragazzi fino ai 13 anni.
Questa guida che è stata definita « un’acquata di maggio »,
offre non solo un aggiornatissimo
e ricco elenco di titoli fra i più
interessanti (con alcuni benvenuti tagli di titoli ormai un po’
frusti...), ma anche delle considerazioni e delle esperienze assai
vivaci; statistiche di letture, notizie di editoria e informazioni
sugli sforzi di chi coordina le
biblioteche per dare ai ragazzi
letture che li aiutino a farsi una
cultura, a far si che il rapporto
ragazzo-libro si sviluppi creando
maturità e consapevolezza.
Un libro utile, questa guida,
soprattutto per i maestri, ma
— perché no? — anche per i genitori, sia per facilitare loro la
scelta negli acquisti, sia per aiutarli nella collaboraziohe che oggi sono tenuti a dare alla scùol'a.
Perché l’istruzione comincia
sempre dalla lettura. I libri recenti, che i genitori noli conoscono, perché ai tempi loro non
c’erano, sono folla, e fra essi libri di valore. Va certo dato il
benvenuto a ogni biblioteca sco^
lastica, ma anche i quattro libri
del ragazo, proprio suoi, a portata di mano mattina e sera,
hanno nella sua vita importanza
fondamentale. B. S.
Recensioni
ragazzi
C. PAOLI, L'avventura del petrolio, Ed.
Giunti ( Bemporad Marzocco), Lire
2.500.
Con la riproduzione di una stampa
del '500 che rappresenta la raccolta del
petrolio effettuata sulla costa siciliana,
si apre questo libro, attualissimo, dedicato ai ragazzi più grandi. La vera storia del petrolio comincia nel 1859
quando Drake aveva avuto l'idea di cercarlo nelle viscere della terra. Che cos'è il petrolio? Come si è venuto a
formare in milioni di anni? Come siscophe la Sua presenza? Come si scava
e si estrae? Dove sono i grandi giacimenti che bizzarramente distribuiti nel
mondo son la causa di conflitti e della
crisi energetica? Il libro si conclude in
una visuale di giustizia universale: il
petrolio che ancora rimane dovrà essere di tutti, perché finisca lo sfruttamento e la differenza fra nazioni ricche e
nazioni miserabili. Stati padroni e Stati schiavi.
In una recente trasmissione
televisiva - « Nord chiama sud » si rilevava come del problema
meridionale oggi si parli molto;
ma forse più ripetendo slogan
meridionalistici che non approfondendo le ragioni storiche del
divario fra Nord e Sud. A livello di opinione pubblica generalizzata è certamente così. Ed è
un handicap grave perché non
può esservi soluzione a nessun
problema che non sia giunto a
livello di reale coscienza nella
maggioranza dei cittadini. È proprio in questo senso che una conoscenza delle testimonianze anche letterarie lasciateci sulla condizione meridionale diventa necessaria.
L’unificazione d’Italia
L’unificazione dei vari stati
della penisola nel nuovo Regno
d’Italia era stato un fatto inatteso ed improvviso, dovuto ad
una serie di favorevoli circostanze che la genialità del Cavour e
lo slancio del volontarismo garibaldino avevano saputo sfruttare con abilità e coraggio; ma in
sostanza l’unità d’Italia era stata realizzata da una ristretta minoranza di borghesi, liberali e
conservatori, di professionisti e
intellettuali repubblicani e de^
mocratici, mentre all’opera di
unificazione non avevano certo
partecipato, tranne qualche eccezione, le masse rurali e le plebi cittadine, oppresse da una miseria e da una ignoranza plurisecolare. Spinte dalla fame ed
angariate dai proprietari terrieri, già in passato le masse contadine, specie nel Mezzogiorno,
si erano ribellate ma queste rivolte avevano avuto un chiaro
carattere sociale che non coincideva con gli ideali borghesi e democratici. Uno dei problemi più
gravosi che il nuovo regno d’Italia e in particolare gli uomini
della destra storica dovettero affrontare, fu proprio la questione
meridionale.
S. BERG PLEIJEL, Surabaja, Ed. Giunti
(Bemporad Marzocco), L. 2.500.
Il problema del colonialismo affiora
nella coscienza di un piccolo olandese
che vive a Surabaja con i genitori quando i giapponesi tentano di invadere le
isole della Sonda, all'inizio della seconda guerra mondiale. Nella forma di un
racconto, fine ed emozionante, il problema della dominazione viene posto
in tutta serietà e travaglia gli animi dei
ragazzi protagonisti di questa bella storia. L'autrice, una svedese nata a Surabaja, ha ricevuto per questo libro il
premio svedese di letteratura giovanile.
D. JANNAUSCH, Meffì il diavoletto rosso, Giunti (Bemporad Marzocco), L.
1.800.
Si tratta di un racconto divertente e
■ spiritoso per .bambini di 8-ÌO anni.
G. E. NUCCIO, Orlandino alla ricerca
di Angelica, Ed. Giunti, L. 2.200.
G. E. NUCCIO, Bambini e bestiole, Ed.
Giunti, L. 1.500.
Sono due fra le opere minori del
Nuccio, un autore per i giovani che
scrisse tra il 1910 e il 1933. I suoi libri hanno sempre una preoccupazione
educativa in una visione realistica della
vita con le sue ingiustizie, malvagità
e speranze, che appaiono soprattutto
nei suoi racconti. B. S.
opinioni
UNA CASALINGA
Leggo appena posso, specie la sera
se non sono troppo stanca. Cerco di
farmi sempre regalare dei libri, è la
cosa più necessaria, più bella, mi
sembra di conoscere tutte le persone
che incontro nei romanzi.
UNA IMPIEGATA
Guai se non avessi i libri la sera,
dopo il mio arido lavoro! A volte esco,
vado al cinema o con gli amici, ma
le serate ai'casaf'ilfiggendbL#®® delle
UNA STUDENTESSA
Mi piace leggere di tutto, specialmente narrativa. Peccato ohe i libri costino troppo. Mi piacciono anche i
saggi, ma hanno spesso termini difficili per le mie conoscenze. I gialli
non li leggo e poco i libri di storia e
le poesie ohe non capisco.
UNA SESSANTENNE
Leggevo una volta... Adesso non
leggo più. Se mai qualche rotocalco.
UNA COMMESSA ^
Ma clù ha tempo ¡di laggere! Non ci
ho Pabitudine.
Le popolazioni del meridione
Le condizioni generali del Mezzogiorno della penisola erano
paurosamente arretrate: ferrovie inesistenti, vaste zone incolte e infestate dalla malaria, sistema stradale poco sviluppato
accentuavano le difficoltà della
già povera agricoltura. La tendenza del Piemonte ad imporre
la propria mentalità e le proprie
consuetudini civili e militari, ad
imporre carichi eccessivi alle miserabili popolazioni contadine
provocò per reazione il gravissimo fenomeno del brigantaggio
che, pur essendo un vecchio e
triste fenomeno del Mezzogiorno, tra il 1861 ed il 1865 assunse proporzioni preoccupanti. Esso non fu soltanto un fatto delinquenziale, fu anche una protesta confusa e anarcoide, con
cui le popolazioni rurali del Sud
espressero elementarmente il loro dissenso politico e il loro risentimento sociale verso la borghesia della penisola che tendeva a monopolizzare il potere a
proprio vantaggio.
Ma neppure l’onera della sinistra iniziata dal De Preti s e continuata dal Crispi e da Giolitti e
tanto meno la battaglia del grano e la bonifica delle paludi Pontine del ventennio fascista riuscirono a risolvere quei gravosi
problemi e a sanare quel divario tra Nord e Sud che aveva
per tanti secoli travagliato la vita politica e sociale italiana.
La realtà del sud
nel romanzo (italiano)
A questo problema non poteva rimanere, insensibile la cultuitaliana; tralasciando gli scritti èd i'isSggi di intèllfettuali come Giustino Fortunato, Guido
Dorso, Antonio Gramsci e Gaetano Salvemini, ma rivolgendoci
alla narrativa, al romanzo dono
Verga, agli scrittori tra le due
guerre, uomini come Alvaro, Levi, Vittorini, dovine, Silone, Scotellaro hanno documentato, sia
pure con accenti e con impegno
diversi, una realtà del Sud che
nella sua diversificata crudezza
compone il quadro delle ragioni
storiche che sono alla base della « questione meridionale ».
L'affascinante scoperta della
esistenza di una civiltà contadina essenzialmente autonoma, il
mondo arcaico dei contadini della Lucania è uno dei motivi fondamentali e più poetici del libro
di Levi Cristo si è fermato a
Eboli. Il sentimento della presenza dell’arcaico nell’oggi è un
motivo originale in quanto contemplato in modo nuovo negli
umili e accompagnato dal compianto per essere questi tagliati
via dal progresso, da elementari
diritti umani in un mondo che
altrove freneticamente li realizza e li reclama come validi.
La denunzia dello stato di avvilimento e di prostrazione in
cui si trovano i « cafoni » della
Marsica sotto il regime fascista
e l’opportunità di aiutare la propria gente nella presa di coscienza della condizione in cui si trova, il momento propizio per ricordare agli intellettuali italiani
la propria parte di responsabilità nell’attuale stato di cose spinge Silone a scrivere Fontamara.
La storia di Antonello Argirò
che diventa bandito è raccontata da Alvaro in Gente in Aspromonte, ma il paese calabrese
che si muove intorno ad Antonello, le sue scoperte sono il riconoscimento che Io scrittore
offre del paesaggio naturale ed
umano allo stesso lettore, le sue
umiliazioni sono quelle di tutta
un’umanità sofferente, la sua rivolta è assurda e generosa come tutte le cose primitive. Nelle Terre del Sacramento di Jovr
ne protagonista è la terra del
Molise, in essa « galantuomini e
cafoni » soffrono il dramma del
Mezzogiorno. Quando sulla terra lavorano i contadini allora
nasce la poesia, sommessa e umile come le zolle, ma non per
questo meno palpitante e viva.
Jovine ha intonato il suo canto
alla terra perché l’ha amata di
un amore antico e sincero, egli
è il poeta degli umili perché ha
vissuto in mezzo a loro, ne comprende il linguaggio. La provincia di Jovine non è più condizionata dal destino come quella di
Verga, i suoi « vinti » non si piegano alla rassegnazione, lottano
con la forza della ingenuità e arretratezza e non hanno pace che
nella morte come Luca Varano.
L'uva puttanella e Contadini
del Sud di Rocco Scotellaro sono una storia generale poetica
del Mezzogiorno. Nel primo è
Rocco che scopre se stesso, la
famiglia, il paese, lo stato attraverso l’esperienza del mondo
contadino, nel secondo sono i
contadini che scoprono se stessi, la famiglia, il paese, lo stato
attraverso l’esperienza di Rocco.
Scotellaro, come giustamente ha
scritto Carlo Levi, è il poeta della libertà contadina, egli espri
P. ADAMS, R. OLLENDORF, A. S. NEILL,
T, DUANE, I diritti dei bambini. Ed.
Emme, L. 2.000.
Rifiutando il presupposto freudiano
che gli istinti umani sono essenzialmente asociali, gli autori di questo libro
pensano che si deve educare il bambino
in modo libero e creativo. Si deve fare
fiducia al bambino, perché è capace di
servirsi della libertà in modo intelligente e positivo. Siccome la vita della famiglia è la vita della società, questo
concetto che colpisce il centro stesso
dell’autorità, potrebbe cambiare l'attuale società in una società più sana ed
equilibrata.
DANIELLE SICILIANO
me e muove in modo nuovo i
nuovi problemi del Mezzogiorno.
Al centro di Conversazione in
Sicilia di Vittorini si leva il sentimento del « mondo offeso » recitato da umile gente isolana,
che conversa con un siciliano, il
linotipista Silvestro Ferraguto,
motivo dominante che viene ribadito dalla considerazione sul
male fisico, sul male come parte
integrante della condizione umana, fino ad espandersi nel largo
fermento del paesaggio. La Sicilia è vista come in un viaggio,
visitata dal pretesto di una «conversazione » con la sua gente,
divisa tra offensori e offesi, tra
inerti e virili, tra vivi e morti.
È una serie di riletture questa
— insieme a molte altre che potrebbero essere suggerite e che
sono certo necessarie — in grado di fornire materia di riflessione al nostro discorso sul Mezzogiorno che rischia spesso, in
assenza di un’analisi delle ragioni storiche della condizione meridionale, di svolgersi sul filo
della illusione tecnocratica o di
esaurirsi nel folklore sentimentale.
Grazia Sbafii
cose brevi
• Si calcola che un libro nuovo
esca nel mondo ogni minuto ;
circa 550.000 titoli in un anno.
• Comperare nelle nostre librerie evangeliche significa sostenere quella testimonianza che
una libreria vuole essere.
• La Piera del Libro di Prancoforte, dal 9 al 14 ottobre, è
stata messa sotto il segno della
donna e del suo posto nella letteratura.
• La biblioteca a « scaffali aperti » di Chàtillon (Valle d’Aosta),
un villaggio di 4.000 abitanti, ha
la bella percentuale di 350 lettori mensili.
• La biblioteca della Pacoltà
Valdese di Teologia di Roma
possiede una raccolta di 47.000
volumi.
• La Piera del Libro per ragazzi di Bologna, la massima manifestazione internazionale in
quel campo di editoria, avrà luogo nel 1976 dall’8 al 12 aprile.
• Bisognerà attendere il 2.000
perché siano completamente riparate le collezioni delle biblioteche fiorentine colpite dall’alluvione del 1966.
• Dall’Istituto Lucknow, in India, dal 1959 ad oggi sono usciti
circa 17.000 insegnanti destinati
- alle campagne di alfabetizzazione.
• Al principio del secolo, la
chiesa Valdese aveva aperto nelle Valli delle biblioteche, ora
quasi del tutto scomparse, che
sono state le pioniere delle attuali esistenti biblioteche comunali. Le bibliotechine scolastiche
funzionano oggi in ogni scuola
delle Valli.
• L’Istituto Centrale di Statistica ha fatto un’indagine sulla vendita del libro in Italia. I 3 mesi
in cui si effettua maggior vendita di libri (non scolastici) sono
risultati: dicembre, novembre e
gennaio. L’elemento che maggiormente influisce sulla vendita è risultato essere l’esposizione in vetrina. Seguono nell’ordine; le recensioni, la pubblicità e le riduzioni radio-televisive,
i premi letterari, la pubblicità
sulla stampa, le riduzioni cinematografiche.
• Una utile e apprezzata iniziativa è il settimanale «Tutto libri», edito da «La Stampa» dì
Torino. È in edicola il mercole
'dìatÀ200.
6
Bile valli oggi
Dal Tribuht Pforostino : una gestione
aFrossasco §*0 "ella collaborazione
D. - Signor Sindaco, lei neeli anni nas- __ _
- cronaca
* N T E R V ISTA Al SINDACI DELLE VALLI
democratica
tutti
Un tintinnio di campanelli mi avverte
che stavolta nonna Virginia non è lontana di casa a pascolare le sue capre. La
scorgo lungo il pendio scosceso davanti
la sua vecchia e malandata casa. Curva,
intenta a raccogliere alcune castagne per
i suoi conigli, in mezzo alle foglie secche
che rendono difficile la ricerca. In compagnia delle sue inseparabili capre e di due
dei suoi tre cani. qui isolàti da tutti,
in mezzo ai boschi, se non fosse per i cani sarei ormai senza polli: le volpi non
perdonano. L’altro ieri è venuto anche
Il falco a prendermi una gallina proprio sul muro del cortile".
Ci avviamo verso casa chiacchierando.
Nonna Virginia compirà il prossimo aprile 85 anni, tutti trascorsi in montagna, al
Murcius (un fazzoletto di terra infilato
nel vallone di Rorà) dove è nata, salendo
agli alpeggi di Rorà dove ha fatto la bergera per 40 anni, ed ora, insieme ad un figlio al Tribulet, con capre e pecore, un
asinelio che trasporta le provviste lungo
il viottolo ripidissimo che dalla Gianavella
si inerpica su. "La strada speravamo di
averla fin qui; invéce dopo vane promesse, rtulla di fatto". Il tratto di strada aperta in mezzo al bosco si arresta a non
molte centinaia di metri dal Tribulet, fin
dove è stato necessario per trasportare il
legname venduto a valle.
"Un proprietario di Luscrna S Giovanni non ha dato d permes'^'^ di passare nel
suo ^ bosco, così restiamo senza strada.
Dall’arnministrazione comunale non ci
aspettiamo molto; forse non sanno neppure che esiste il Tribulet e che appartiene a Luserna S. Giovanni...".
Non è solo la strada che manca, anche
la luce. Il terzo mondo c'è anche in vai
Luserna, e non solo al Tribulet!
Ma nonna Virginia ha altre preoccupazioni, oltre questi disagi che fanno parte
del suo pane quotidiano e che non bastarlo ad indurla a chiedere un letto nell’asilo valdese della sua comunità a cui è
molto affezionata. "Fin che posso fare le
mie cose di casa con un po’ di salute, è
giusto che resti quassù con mio figlio; se
domani diventerò un peso allora ci penserò".
La sua fede semplice e schietta la porta
ad interrogarsi sulla situazione della fede oggi, della sua chiesa.
Scompare per alcuni istanti nella sua
cameretta e ritorna consegnandomi la sua
contribuzione per la chiesa.
Mi parla con un senso di amara tristezza dei figli e nipoti che vivono nella pianura verso Frossasco, dove hanno trovato il vuoto spirituale e non sono stati capaci di mantenere quei legami di fede
che lei sente profondamente: "oggi non
si crede più in niente, si vive come se
Dio non fosse...’’.
Questo è il paradosso: lassù, la fede
vive fin che c’è nonna Virginia, ma non ci
sarà un domani. Laggiù, dove fumano le
ciminiere, dove c’è il domani dell’uomo,
il discorso della fede è spesso chiuso, senprospettive. Nonostante la vita continui, si intensifichi. Questo nonna Virginia
10 sa, e ci soffre, e non solo a motivo dei
suoi figli...
Un giorno non tanto lontano anche il
Tribulet (in patois la parola indica forse
la fatica, la pena: ’tribolare’) sarà coperto dai rovi; con l’andar degli anni i tetti
pericolanti crolleranno e la vegetazione
penserà a far scomparire queste vecchie
case. Le tracce dell’uomo saranno i segni
delle rovine.
Un tempo abitava un’altra famiglia; ma
ci pensò la guerra del 15-18 a distruggerla
sul monte Ventoso, come ricorda una piccola lapide sul muro di un caseggiato.
Prima le guerre poi lo spopolamento
hanno lasciato dietro di sé case abbandonate e crollanti. È vero che oggi si nota
un "ritorno" ai vecchi casolari che sono
in parte rimodernati, ma dove c’è la strada, la luce elettrica, l’acqua... per trascorrere il week-end. E al Tribulet non ci sono
queste condizioni essenziali.
Trapiantati in pianura molti valdesi si
disperdono: corrono il rischio dell’antico
Israele in Canaan...
Se si trattasse di un’operazione tecnica
11 rimedio sarebbe subito trovato. Trasferire la fede che nonna Virginia vive lassù
al suo Tribulet nelle campagne di Frossascó dove vivono oggi numerosi valdesi
più o meno nell’anonimato. Ma la fede si
trasmette, non si trasferisce senza le persone che l’incarnano. Questa è la lezione
di fede di nonna Virginia ai figli emigrati.
E questo il "futuro", del Tribulet.
' E. Gente
p. - Signor Sindaco, lei negli anni passati è stato consigliere di minoranza a Pinerolo. Ci illustri le sue impressioni derivate dal passaggio dall’opposizione alla
maggioranza nella nostra amministrazione, dal cambiamento di Comune e le difficoltà di ambientamento trovate.
R. - Nell’amministrare a Prarostino ho
trovato una situazione sostanzialmente diversa rispetto a quella di amministrare
quella che ritengo abbia imboccato oggi
orientato verso una larghezza di vedute
diversa dal passato con un’impronta decisamente più unitaria e più vicina a determinate esigenze sul piano del rispetto
di certi principi democratici. Comunque
a Prarostino ho trovato degli amici, della gente semplice, alla mano, della gente
che sente i problemi in maniera spontanea, che li vive col cuore; questo riferi
II Capoluogo S. Bartolomeo... qualche anno fa.
o meglio di tentare di amministrare Pinerolo. A Pinerolo sono stato consigliere
e capo-gruppo PCI per 17 anni e ho dato
il mio contributo così, come poteva darlo
un consigliere di minoranza con tutte le
difficoltà, amarezze e discriminazioni che
sovente si inserivano nell’attività politicoamministrativa. Erano anni diversi dagli
attuali, anni per cui l’azione del partito
comunista era notevolmente differente da
mento lo faccio prevalentemente sul piano politico, perché amministrando questo
comune un po’ libero da discipline vincolanti di partito, ci si trova nella libertà
di agire con i sentimenti, con la volontà
e l’entusiasmo di chi crede di operare nel
giusto e nell’interesse della popolazione.
Direi che trovarmi in mezzo a voi è stato un po’ come trovarmi in una famiglia
per cui le difficoltà di ambientamento so
VILLAR PELLICE
Sentinelle contro I ladri
Gli agricoltori di Villar Pellice porgono un vivo ringraziamento ai giovani volontari che, organizzatisi con la collaborazione della Pro Loco e deU’amministrazione comunale, hanno svolto im ottimo
lavoro a tutela della proprietà agricola.
Con il valido aiuto delle due guardie locali essi sono intervenuti più di trecento
volte nei confronti di... turisti ladruncoli
sorpresi a raccogliere noci, mele, castagne, fagioli, zucchini, zucche ecc. Colti in
fallo, molti hanno fìnto di essere dei sempliciotti che « non sapevano », credevano
che, in montagna, fosse permesso raccogliere tutto e dovunque! Altri, meno educati, hanno cercato di impaurire con minacce ed insiditi. Ma i no||tri giovani hanno dato una dimostraziórie* di civismo e
di educazione, non hanno mai reagito,
hanno cercato di far capire la situazione
dell’agricoltore in montagna anche a coloro che dicevano... «ma qui sono tutti
ricchi » e, pur non avendo nessun potere
legale, sono sempre riusciti a far versare
la refurtiva sul posto, tanto che molti
agricoltori si son trovati nella loro proprietà mucchietti di castagne, di noci e
di mele! Poiché molti raccoglitori abusivi si lamentavano di non saper dove acquistare castagne e noci, gli agricoltori
hanno provveduto a mettere ima bancarella in piazza nei giorni festivi e, sempre con l’aiuto dei giovani, hanno provveduto alla vendita dei loro prodotti con
ottimi risultati. Ci auguriamo che questa
iniziativa possa ripetersi e potenziarsi nel
prossimo anno.
Nel ringraziare questi giovani, gli agricoltori rivolgono anche un appello alle
amministrazioni provinciali e regionali
affinché vogliano offrire un valido appoggio à questa iniziativa e vogliano veramente prendere provvedimenti validi per
l’agricoltura montana. I pochi montanari agricoltori rimasti invecchiano e la
montagna rimane deserta di braccia e
questo, vogliamo sottolinearlo ancora, è
un guaio anche per la pianura: acque
non più controllate, ruscelli e torrenti intasati provocano frane che creano ingorghi e poi alluvioni. Per questo e per altri
motivi ancora noi crediamo che si debba aiutare il montanaro a vivere in montagna, riattivare un’agricoltura idonea alle esigenze dei tempi cosicché i nostri
giovani non soltanto vogliano, ma possano fermarsi sulla montagna e dedicarsi all’agricoltura.
Gli agricoltori di Viliar Pellice
Riuscita serata di preparazione al Natale offerta dalla Corale locale e da quella ospite di San Secondo. È una delle poche volte in cui è dato constatare che le
sale di cui dispongono le nostre chiese
sono piccoline ! Molto rallegrante anche il
fatto che nei due gruppi corali sia veramente considerevole la presenza di persone molto giovani. In occasioni come
questa, in cui la Corale esce dal cliché di
« abbellimento » o « solennizzazione » dei
culti tradizionali, essa può dare una testimonianza autentica e in molti casi può
spingere alla rifiessione sulle responsabilità della chiesa oggi.
Lo stesso si può dire dell’intervento
del pastore Franco Davite con le sue belle diapositive e la vivace presentazione
degli scopi e del significato della CEVAA.
Ha però, dimenticato di ricordare, cosa
che ñon tutti sanno, che questa sigla significa Communauté EVangélique d’Action Apostolique! Sentiamoci veramente
inseriti in questa comunità!
E grazie per la bella e significativa serata!
no state pressoché nulle. Direi che tra
l’amministrare un piccolo comune come
Prarostino e im comune dove si sia portati a politicizzare eccessivamente razione amministrativa a discapito della vera
e necessaria attività di amministrazione
la differenza sostanziale sia, nel nostro
caso, di trovarsi non tra diverse correnti
politiche ma tra un gruppo di amici.
D. - Il bilancio prevede : 100' milioni per
la costruzione di un complesso scolastico, 60 milioni per le strade, 20 milioni per
l’acquedotto e 15 milioni per gli impianti
sportivi. Secondo lei, quante possibilità
ci sono di ottenere i vari contributi e
mutui?
R. - Per quanto riguarda l’acquedotto
si dovrebbe andar bene, infatti stiamo
elaborando due progetti con il contributo tecnico gratuito della Provincia. Un
primo progetto prevede, con il contributo dell’A.M.G.A., di utilizzare l’acqua di
Ponte S. Martino facendola salire fino al
Podio, allacciarla all’acquedotto comunale, distribuirla per caduta alla parte bassa di Prarostino e per elevazione fino alla vasca del Collaretto. Visto però il parere favorevole deH’Ufficio d’igiene per
l’utilizzazione della sorgente dei Rostagni, si è pensato, pur non abbandonando
il primitivo progetto, di inserire l’acqua
dei Rostagni in un lotto a sé stante. Sapendo che se tale progetto venisse portato a termine si potrebbe usufruire dell’acqua con minori costi di gerenza e di
conseguenza con prezzi di vendita ridotti.
Per strade e impianti sportivi non ei dovrebbero essere difficoltà visto la disponibilità della Regione a darci i contributi
necessari.
Purtroppo le difficoltà sorgono per
quello che riguarda l’edilizia scolastica,
infatti i 100 milioni occorrenti saranno
difficilmente reperibili. Infatti la Regione
prevede per i prossimi 3 anni in tutto il
comprensorio pinerolese (46 comuni) un
finanziamento di 9 aule per le elementari.
Vista la situazione sarà estremamente difficile sbloccarla.
D. - Potrebbe riassumerci in una frase
qual’è il compito più importante di una
amministrazione comunale?
R. - Secondo me è avere dinanzi a sé i
problemi più assillanti della popolazione
e tentare in ogni modo di risolverli addirittura con il lavoro volontario quando è
necessario. Affrontare i problemi con un
dialogo continuo nei confronti della popolazione.
D. - Secondo lei cos’è che non ha avuto e cos’è che vorrebbe avere dai suoi
collaboratori e dalla popolazione di Prarostino?
R. - È difficile dire ciò che non ho avuto, quello che invece ho già avuto è tanto calore, tanta collaborazione, tanta amicizia. Non potrei pretendere di più, salvo
continuare a comportarmi in modo tale
che questa collaborazione, questa amicizia e questo calore io riesca ad accrescerli. Sono convinto che non conta quello
che possa fare in prima persona ma quello che può fare l’amministrazione nel suo
complesso, gli amici della Pro Loco e
tutti gli altri collaboratori. Direi che qui
abbiamo l’esempio tipico di una tradizione, di unità, di coesione e di volontà che
si esprime in ogni manifestazione.
D. - Quali sono i programmi futuri?
R. - Abbiamo dei programmi im pochino ambiziosi, vogliamo che Prarostino, la
sua gente e la sua storia siano meglio conosciute. Intorno a questa conoscenza si
innestano le azioni- di gemellatggio .e le
azioni che la Pro Loco può sviluppare per
far conoscere e rendere più bello il paese.
Lo sviluppo che occorre dare a Prarostino sia sul piano turistico che residenziale deve inquadrarsi nel rispetto dell’ambiente grazie al piano di fabbricazione
che si intende varare al più presto.
Gruppo Stampa F.G.E.I.
Campagna abbnnamenti
1976
Ogni settimana a casa tua
l’informazione
del mondo evangelico
Abbonamento annuo L. 5.000
Abbonamento semestr. L. 2.500
da versarsi sul c.c.p. 2/33094 intestato a Eco delle Valli-La Luce
10066 Torre Pellice (TO).
7
ì
delle valli
Comunità montana
Val Pollice
Consultazioni. - In attesa dell’approvazione del Piano di Sviluppo, la Comunità
deve provvedere alla redazione dei programmi annuali con l’impiego delle somme poste a disposizione dalla Regione
che ammontano a L. 66.651.000 per il 1975
e a L. 133.302.000 per il 1976.
La Giunta della Comunità intende quindi sottoporre all’esame ed alla discussione degli Amministratori pubblici, degli
operatori sociali ed economici e della popolazione tutta della Val Pelliee, im insieme organico di proposte, sia pure ancora di massima, per la redazione dei
programmi suddetti.
Pertanto invita i cittadini della Val
Penice a partecipare alla Assemblea pubblica che viene indetta per il giorno lunedì 22 dicembre 1975 alle ore 21, presso
la sala consiliare del Comirne di Torre
Penice.
Per quanti siano particolarmente interessati, saranno tenute riunioni più ristrette; il giorno 18 dicembre alle ore 21
per i servizi sociali; il giorno 19 dicembre alle ore 21 per l’Agricoltura, sempre
nella sala consiliare suddetta.
Per quanti ne facciano richiesta, è disponibile presso gli ufHci della Comunità
Montana il testo completo delle proposte.
Considerando che ognuno di noi deve essere artefice e responsabile delle scelte
di interesse pubblico non solo nel momento del voto ma in ogni fase della attività amministrativa, si sollecita vivamente la partecipazione.
Il Presidente
(Arch. Piercarlo Longo)
Canto Sacro
Domenica 14 dicembre ha avuto luogo,
a San Secondo, l’incontro con i rappresentanti delle Scuole Domenicali del Distretto per discutere il problema del canto e delle Feste di canto. La purtroppo
scarsa partecipazione non ha impedito
una profìcua discussione dalla quale sono emerse le conclusioni seguenti:
1) è indispensabile che le Scuole Domenicali conoscano gli inni in uso nelle
nostre chiese ma non occorre avere altre
raccolte di inni adatti, facilmente orecchiabili; ogni Scuola Domenicale che abbia
reperito inni adatti e sperimentati con
successo, è pregata, di trasmetterli alla
Commissione del Canto sacro che ne ricaverà un fascicolo di prova che sarà
messo a disposizione di tutte le Scuole
Domenicali del Distretto. Si rivolge im
appello ai giovani coralisti affinché si impegnino nelle Scuole Domenicali insieme
ai monitori ed alle monitrici, per insegnare gli inni agli alunni;
2) per quanto concerne le feste di
canto si è ripetuta la proposta di averle
nel corso di una visita di una scuola domenicale. Perciò le persone che nei singoli circuiti (Val Pelliee, Val Chisone, Val
Germanasca) rappresentano le Scuole
Domenicali sono invitate a promuovere
un’indagine conoscitiva per accertare se
le scuole domenicali preferiscono partecipare come una volta alle feste di canto oppure organizzare una giornata comunitaria di visita e canto presso le comunità. Entro la fine di gennaio 1976 la
Commissione Canto Sacro raccoglierà i
risultati dell’inchiesta per sapersi regolare in merito.
Comunichiamo gli inni dell’Innario
scelti insieme ai rappresentanti delle
Scuole Domenicali che saranno cantati
durante le visite alle Comunità o alle feste di canto: n. 64 (minima = 60-75); n. 87
(semiminima = 92-108) ; n. 143 (semiminima =104-126).
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV.,- LUSERNETTA - RORA'
Dal 20 al 26 dicembre
Dott. MARINARO
Viale De Amicis 22 - Tel. 90036
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 21 dicembre
FARMACIA INTERNAZIONALE (Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pelliee
Martedì 23 dicembre
FARMACIA MUSTON (Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 21 dicembre
FARMACIA VASARIO (Dott. Gaietto)
Via Roma, 7 . Tel. 90.031________
AUTOAMBULANZA
Torre Pellìce: Tel. 90.118 e 91.273 .
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pelliee: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni Tel. 9^.084 - 90.085
Angrogna
Torre Pelliee
Sa Germano
Massello
Ai disagi già programmati, per le famiglie rimaste a Massello, se n’è aggiunto uno, in questi giorni, fuori programma: la mancanza del servizio postale. I
massellini devono recarsi sino a Perrero
per ritirare la loro posta.
Speriamo che venga al più presto ripristinato questo servizio essenziale, la
cui disfunzione aumenta il disagio e l’isolamento di ima zona già isolata di per sé.
Pinerolo
Il Collettivo di ricerca biblica che ha
lavorato nei mesi di ottobre e novembre
si fa promotore di im incontro presso
l’Oratorio di San Domenico, la sera di
giovedì. 18 novembre 1975 alle ore 20,45.
Lo scopo di questo incontro è uno
scambio di vedute sulla situazione ecumenica in generale ed in particolare nel pinerolese, in vista di una Assemblea allargata da tenersi in gennaio in occasione
della settimana dell’unità di cristiani.
Chi intende aderire all’iniziativa, senza
poter partecipare alla riunione di giovedì
18, può rivolgersi per comunicazioni eventuali a d. Angelo Polastro, tei. 76.385.
Il collettivo di ricerca biblica
Ospedale di Pomaretto
L. 10.000: Zanin Jole, Pinasca; Ribet Mario,
Pomaretto.
L. 15.000 : Barai Smanuele, Porte di Massello.
L. 25.000: Torano Laura, Giaietto di Pinasca.
L. 50.000: Rostagno Arturo, Pomaretto, in memoria della moglie Irma Rostan in Rostagno;
Laetseh-Rostan Margherita, Pomaretto.
L. 350.000 : Comune di Inverso Pinasca.
L. 500,00i0 : Ferrerò Émilio, Frali, in memoria
della moglie Alma Bosio.
Oltre l’apprezzata collaborazione dei
predicatori laici del circuito abbiamo avuto al culto del Serre la visita del fratello
Paolo Condola che ci ha rivolto un forte
messaggio. Si sono pure impegnate per
due turni di riunioni quartierali la signora Ethel Bonnet che presenta le sue impressioni sul viaggio a Mauthausen, e l’Unione Femminile che porta un messaggio
di gioia e fraternità.
Siamo molto riconoscenti a queste collaboratrici per le possibilità di apertura
e di contatto che rappresentano.
• Si sono sposati sabato scorso al Capoluogo Bertin Livia del Verné e Garnier
Paolo di Villar Pelliee. I nostri auguri accompagnano questi sposi che prendono
dimora a Villar Pelliee, sperando dì averli ancora spesso con noi a dar man forte
all’Unione del Prassuit.
Luserna S. Giovanni
• In una atmosfera sobria e raccolta ha
avuto luogo domenica l’insediamento del
nuovo diacono Nini Boer: è stata una
occasione per un richiamo alla collaborazione e alla solidarietà nella comune
vocazione di testimonianza e di servizio.
• Sono stati battezzati Bolero Danilo di
Giuseppe e di Ida Chiavia e Giordan Luca di Dario e Imparato Rita. Il Signore
benedica questi bambini e guidi le loro
famiglie nel loro compito di testimonianza verso i loro figli.
• Al Rifugio all’età di 83 anni è mancata
Rosati Lidia ved. Beclùs. Alla famiglia
l’espressione della nostra partecipazione
nel dolore e nella speranza.
• Asilo Valdese: giovedì pomeriggio ha
avuto luogo la prima assemblea degli
ospiti dell’Asilo, giunti ormai al numero
massimo di 62 persone. L’Assemblea ha
costituito innanzitutto un momento di informazione, specie per gli ultimi arrivati,
sugli orientamenti e sulle finalità che hanno presieduto al progetto di ristrutturazione della casa, sul suo programma quale centro di servizi verso l’esterno e sul
tipo di gestione che viene condotto. Si è
poi passato a discutere i problemi di convivenza e di rapporti interpersonali degli
ospiti tra di loro e con il personale, dei
rapporti con l’esterno e di tutti i problemi anche piccoli che riguardano la vita
della comunità interna. Si è infine passati alle proposte. Questo incontro, che
la maggior parte degli ospiti ha molto apprezzato, si pone come importante momento di attivazione, partecipazione e responsabilizzazione nei limiti certo, spesso ristretti, posti dalle condizioni di età
e di salute. L’esperimento sarà continuato per espresso desiderio del gruppo stesso. Parallelamente proseguono, con ritmo bimestrale, le assemblee del personale.
Riunioni quartierali e di famiglia
Le riunioni quartierali sono riprese,
presiedute alternativamente dal pastore
e dai gruppi laici della comunità: Corale, Prà del Torno, Società di Studi vaidesi, Società di Cucito e dall’Esercito della Salvezza. A tutti i membri di chiesa
dei quartieri è stato dato l’elenco completo delle riunioni di tutto l’anno ecclesiastico.
Anche i culti di famiglia hanno amito
un buon avvio, con la partecipazione di
molti fratelli che, condizionati dai turni
di lavoro, non potrebbero partecipare a
riunioni di quartiere. E sempre molto interessante la conversazione che si svolge
durante questi culti.
Durante il mese di novembre si è presentata nelle riunioni quartierali, nei culti
e nelle riunioni di famiglia la figura di
Giovanni Calvino, così importante per le
chiese valdesi che appartengono alla famiglia delle chiese riformate. Di Calvino
si è ricordato in particolare l’affermazione che è alla base della sua predicazione :
soltanto a Dio la gloria. Questa affermazione è nello stesso tempo l’invito a prendere sul serio l’Evangelo e il rifiuto di
ogni potere umano. Per l’occasione sono
state rilanciate le biografie di Calvino
edite dalla Claudiana.
I pre-catecumeni interrogano gli adulti
I ragazzi del pre-catechismo (1® e 2“ media) si sono proposti di conoscere direttamente la loro chiesa locale. Hanno iniziato con un colloquio all’interno delle
loro famiglie e poi hanno condotto la loro inchiesta nelle riunioni quartierali, nei
culti di famiglia e domenicali. La loro
presenza è stata generalmente molto ben
accolta ed essi renderanno partecipi gli
adulti delle loro osservazioni già nel culto natalizio che presiederanno, assieme
agli altri ragazzi delle Scuole domenicali,
domenica 21 dicembre, presso la Foresteria valdese.
Riso per il Vietnam
Le offerte per inviare contingenti di
riso alle popolazioni del Vietnam del sud,
uscite da poco dalla guerra, hanno superato le L. 150.000.
• La nostra sorella Maria Ijong ved. Bertalot ci ha lasciati all’età di 92 anni. Rimaniamo vicini in preghiera a quanti sono stati così colpiti dal lutto.
• Il fratello Valente Matziuhe, segretariocassiere della Chiesa Presbiteriana del
Mozambico, ha trascorso due giorni in
mezzo a noi. Ha avuto l’occasione di incontrare i catecumeni, i ragazzi della
Scuola Domenicale e la comunità.
All’atto di lasciarci ci ha pregato di rivolgere un saluto fraterno a tutti i membri della comunità.
• La Festa di Natale dell’Unione Femminile ha avuto luogo domenica scorsa alla
presenza di un gran numero di sorelle e
in un’atmosfera veramente gioiosa. Siamo
riconoscenti a quelle sorelle che harmo
dedicato parecchie ore per un largo giro
di visite alle persone anziane. L’Unione
Femminile visiterà la Casa di Riposo venerdì 19 aUe ore 15.
• Sabato, ore 20,30, la Corale terrà, unitamente alla Badia Corale Val Chisone,
un concerto natalizio organizzato dalla
Pro Pinerolo, in San Donato.
• Sono in distribuzione il BoUettone e
le buste di Natale.
Doni per TAsilo
di luserna S. Gìoifanni
Flora e Rene Pons, in mem. del cognato Predino Balmas L. 20.000; Colletta in contanti in
occas. raccolta doni in natura 11.000; Id. Id., 15
mila; Id. Id., 22.000; Ada e Orazio Cessina, in
mem. prozia Sappè G. Enrichetta 10.000; Gardìol Margaret, en souvenir de Travers Mogaart
50.000; Alberto e Ernesta Vola 60.000; Lisetta
Gay, fiori in memoria 10.000; Genre Giulio (Serre di Maniglia) 5.000; Fernando e Amedeo, in
mem. di Lin (Angrogna) 10.000; Colletta in occasione raccolta doni in natura 18.000; Lapisa
Giulio e Giovanna 6.250.
L’il dicembre è mancata all’affetto dei suoi
cari presso il Rifugio Carlo Alberto
Rosati Lidia ved. Bechis
dì anni 83
nella speranza cristiana che proviene dalla certezza della risurrezione lo annunciano il figlio
______________________ Giulio insieme alla moglie Alice e il piccolo
Q _ ,, Daniele; le sorelle Maria ed Piena, il fratello
V OinSrGtTO Luigi figli dell’evangelista Rosati.
Assemblea di chiesa preliminare per la
designazione del pastore. - Domenica 28
dicembre, dopo un breve culto, il concistoro riferirà all’assemblea l’esito della
sua inchiesta e le risposte dei pastori che
si sono dichiarati disponibili. L’assemblea definitiva verrà fissata al termine
della discussione. I membri che desiderano votare per la designazione del pastore devono verificare se il loro nome
figura già nella lista degli elettori esposta alla porta del tempio. Se non vi figura, lo aggiungano di propria mano o
si rivolgano al loro anziano o responsabile. L’elenco degli elettori verrà chiuso
il 31 dicembre e quindi si potrà sapere
di quanti membri dovrà esser composta
l’assemblea elettorale della nostra chiesa
per essere un’assemblea valida.
• Il pastore avrebbe bisogno di conoscere una
buona famigba valdese abitante a Lione; chi può
fornire qualche indicazione gli telefoni (telef.
81.288) o si metta in contatto direttamente.
Grazie.
NUOVA APERTURA
Istorante Pizzeria
L'ARCOLAIO
Viale De Amicis, 21 ■ Tel. 90.107
a 100 metri dal passaggio a livello
10062 LUSERNA S. GIOVANNI
Vini prodotti
ed imbottigliati all’origine
dalla
CASCINA NUOVA
di Gino Gallina
14036 MONCALVO (AT)
Offerta particolare riservata ai lettori dell’Eco-Luce:
Barbera « Denominazione d’Origine
Controllata » Annata 1973:
Cartone da 12 bottiglie champagnotte L. 7.900
Cartone da 6 bottiglie champagnotte L. 4.400
Prezzi per merce resa franco domicilio I.V.A. compresa, solo per il
Piemonte e Lombardia — Trasporto a carico del committente
per il resto d’Italia.
Per le ordinazioni scrivere aU’indirizzo sopra riportato oppure telefonare al 011/765992 (To).
LA LUCCIOLA”
PENSIONE
dei Coniugi Frache
10072 PIETRA LIGURE
Viale della Repubblica, 131 - Tel. 019/647507
APERTA TUTTO L’ANNO — EISCALDAMENTO CENTRALE
Dal 10 gennaio al 30 aprile 1976 e dal 18 settembre al 18 dicembre
1976, il turista, per una vacanza di almeno sette giorni ha diritto a
quanto segue:
-> Ingresso gratuito al concerto di fisarmonica
-> Due ore settimanali di tennis con maestro
Escursione gratuita nell’entroterra ligure
-> Riduzione del 20% nelle escursioni a Portofino
Ingresso giornaliero gratuito in piscina
«LA LUCCIOLA» coglie l’occa.sione per augurare a tutti
BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO
8
8
19 dicembre 1975
’ll tredicesimo apostolo”: nuovo libro della Claudiana
Gesù nella Russia sovietica
Il giovane
del «75»
Cesare G. De Michelis, valdese, docente di letteratura russa aH’Università di
Bari, ci presenta in questo libro, il cui
titolo risale a Majakovskij, che l’aveva
destinato ad un suo poema, ima scelta di
scrittori sovietici che dal ’17 in avanti
hanno dedicato spazio alla problematica
cristiana. I testi affrontati, ed analizzati
criticamente, testimoniano un complesso
rapporto esistente tra l’eredità culturale,
ideologica e religiosa del cristianesimo
russo ed i modelli scaturiti dalla rivoluzione d’ottobre e dalla sua evoluzione
(od involuzione).
Tutti gli autori esaminati possono venir detti « tredicesimi » perché parlano di
Gesù di Nazareth nel loro tempo. I loro
punti di vista sono però molto diversi. In
Blok, cm è dedicata parte del primo capitolo, il Cristo guida la rivoluzione ; in
^Izenicyn, cui è dedicato l’ultimo, si arriva a teorizzare l’opposizione tra ogni
religione ed ogni rivoluzione.
Mi soffermo brevemente su questi due
che mi sembrano, nella loro opposizione,
emblematici.
Il poemetto di A. Blok « I dodici », del
1918, in cui l’evento rivoluzionario viene
visto come « caos rigeneratore, catarsi
storica », termina così. :
Cos’, vanno con passo possente
dietro un cane affamato,
dinanzi, con la bandiera sanguigna,
e invisibile oltre la bufera,
e invulnerabile dalle pallottole,
in un lieve incedere sopra la tormenta,
in un niveo profluvio perlaceo,
con un bianco serto di rose,
dinanzi, Gesù Cristo.
Questo rivoluzionario, considerato ’strano’ da Lenin, ci presenta una figura di
Gesù che riassume in sé elementi deieterno femminino (è un Cristo «pallido,
vergine, gelido, sterile, notturno e lunare»), del socialismo (sta con le guardie
rosse) e dell’ortodossia (è il simbolo del
FLASH
Pochi sanno che l’Italia è il Paese in
Europa dove si consumano più aborti e
dove la pillola anticoncezionale è meno
diffusa. A termini di legge essa è proibita.
Tuttavia 10 miliardi son stati assegnati
alle Regioni dallo Stato per allestire dei
consultori d’educazione demografica. Neanche a farlo apposta questi miliardi li
stanno usufruendo i consultori privati
diocesani (solo 5 in tutta Italia sono comunali) che rispettano la norma fascista
del ’27 che vieta qualsiasi « antifecondativo ». Il Vaticano riesce così a controllare
la moralità e le nascite degli italiani.
Guido Marini, sulla rivista « Il Ponte »
n. 9, denuncia questa enorme contraddizione tutta italiana sottolineando il ricatto della DC nei confronti di tutto il Paese. Da un lato la pillola è immorale (L’Inam l’ha cancellata dal suo prontuario)
grazie alla vecchia legislazione fascista,
dall’altro lato mezza Italia si sta battendo
in questi giorni sul tema dell’aborto.
Quasi fossero due cose lontane e non
l’uno, l’aborto, la drammatica conseguenza della mancanza di validi sistemi contraccettivi. La rivista Famiglia Cristiana
parla della « pillola che uccide »ei consultori cattolici pubblicizzano il metodo
Ogino-Knaus (metodo naturale basato sul
calcolo mestruale, scientificamente insicuro).
Ancora una volta la morale cattolica
riesce a « turlupinare le coppie che vogliono programmare la loro famiglia,
senza affidarsi al caso o rassegnarsi all’interruzione clandestina, costosa e traumatica della gravidanza ».
Comitato di Rodaxiona: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo . Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo l. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo L. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per. rnm, di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Rag. al Tribunale di Pinorolo N. 175
• luglio I960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
Tarmonia raggiunta attraverso la rivoluzione, che esprime l’idea dell’apocatastasi, della salvezza di tutti in Dio).
Questa immagine è carica altresì, di
simboli di origine medioevale: il cane significa il borghese odiato, ma è anche un
emblema satanico, il bianco serto di rose
le opere terrene, il profluvio perlaceo le
lacrime.
De Michelis vede in questa figura anche il Cristo riformato che annulla la distinzione tra sacro e profano, tra bene
e male e la rivivere il dramma della redenzione nell’umanità sofferente (i dodidici sono dei reietti, ladroni, infimi), tanto più vicina alla salvezza quanto più peccatrice.
Blok ci presenta dunque, in un’immagine piena di simboli e pregnante di evocazioni, un Cristo rivoluzionario.
È l’opposto di quanto fa Solzenicyn.
Il suo cristianesimo si rivela una ideologia religiosa retriva. Egli propone nella
sua opera un inequivocabile concetto di
sacro di cui recupera i simulacri nella
religiosità storica, soprattutto russa, ed
a cui adegua il suo linguaggio religioso
(si veda la sua polemica contro la censura che gli impediva di scrivere la parola « dio » con la lettera maiuscola). Il
passato è sempre il suo riferimento letterario ed ideologico. Si scaglia contro la
modernità concependo il sentimento religioso conie elegia del passato, delle reliquie (« Gli uomini sono sempre stati cupidi e spesso cattivi. Ma echeggiava lo
scampanto della sera, volava sul villaggio, sui campi, sui boschi. Esso rammentava che bisogna abbandonare le meschine cose terrene, dedicare un’ora e i pensieri all’eternità»). Rifiuta la prospettiva
utopica ed escatologica del cristianesimo,
conformandosi ai modelli del mito (si veda l’identificazione tra la terra e le chiese russe). Il suo discorso religioso è di
tipo emozionale ed inconsistente nella riflessione teologica. Solzenicyn sopprime
quindi l’istanza confessante del cristianesimo e lo fa indietreggiare nel recinto del
sacro.
Tra questi due autori così, diversi De
Michelis ci presenta la concezione antroposofica e cristosofica di Belyj, quella
messianico-populista di Esenin che vede
nella rivoluzione una seconda Buona Novella, una profezia del Paradiso in terra.
Potente è la figura di Majakovskij, un
poeta che per vent’anni ha lottato con
Dio. Egli è « l’ateo che prega » ( Siamo
venuti /in milioni / di senzadio / di pagani / di ateisti; / battendoci / con la
fronte, / il ferro arrugginito, / il campo,/
tutti / con fervore / pregheremo il Signore Iddio. - 150.000.000, 1919). Significativa l’esperienza dei « poeti proletari »
con il loro intreccio di linguaggio religioso, utopico e poetico.
Un capitolo è dedicato a Bulgakov, l’autore del « Maestro e Margherita », che
presenta la passione del « filosofo vagabondo» che 2000 anni or sono ha messo
in discussione ogni sicurezza religiosa,
politica, etica e filosofica e per questo è
stato crocifisso.
Accanto alla profonda, anche se per
noi un po’ contorta, problematica religiosa, De Michelis ci presenta diversi modelli di propaganda ateistica nell’opera
di Tendrjakov, che concepisce l’uomo religioso come un « estraneo » e la sopravvivenza religiosa come un « insolito » che
rompono lo svolgersi normale degli avvenimenti. La religione per lui è una strana malattia da cui guarire.
Se dopo questa rapida carrellata il lettore non avrà, come spero, dubbi sull’estremo interesse del libro, potrà tuttavia
chiedersi quale significato abbia per noi
la lettura su autori cosij estranei al nostro modo di concepire il cristianesimo,
che cosa essi possono dirci di nuovo. Bisogna innanzitutto prevenire la tentazione di facili trasposizioni. Le categorie
con cui concepiamo il rapporto fede-politica sono indubbiamente diverse, diversa
è l’eredità concettuale e teologica che abbiamo ricevuto dall’occidente, cattolico o
riformato. Non possiamo trarre da questo libro dei modelli immediatamente validi per noi. Tuttavia esaminare come è
stato interpretato Cristo da persone lontane da noi, più nello spazio e nella cultura che nel tempo, non può essere privo di interesse. Si tratta di problemi scottanti, mai risolti una volta per sempre,
posti, jda persone che hanno vissuto (in
modo positivo o negativo) le contraddizioni che la società sovietica ha avuto,
specie nel periodo staliniano.
La lettura di questo libro può anche
far riflettere sui giudizi affrettati e poco
fondati che la propaganda anticomunista
ci ha proposto e continua a proporci. Siamo stati sommersi da notizie e giudizi
contrastanti e preconcetti sulla persona
e sull’opera di Solzenicyn. Porse per la
prima volta ci troviamo di fronte ad una
analisi puntuale e stringente delle sue
concezioni, che sfocia in un giudizio duro ma motivato : « Il discorso religioso
di Solzenicyn è reazionario sul piano teologicò, non meno che su quello politico ».
Il tredicesimo apostolo è un libro stimolante, che tratta problemi sempre attuali e che non deve passare inosservato
dai credenti impegnati sul fronte politico
e su quello della testimonianza evangelica.
Cesare Bianco
CESARE G. DE MICHELIS, Il tredicesimo apostolo, evangelo e prassi nella
letteratura sovietica, Claudiana, Torino 1975, lire 3.200.
« Mentre per i contestatori del ’68 e in
parte anche per la generazione precedente era spesso un punto d’onore professarsi non credenti, per il nuovo giovane
questa esigenza non esiste più. E infatti
l’84,9% (su un campione nazionale di 500
ragazzi tra i 15 e 19 anni) non rifiuta la
esistenza di Dio ».
A questo ed altri interessanti risultati
è pervenuto il settimanale ’Panorama’
n. 504 che ha promosso, attraverso l’Istituto statistico Doxa, un inchiesta sui giovani italiani.
Ne risulta un indentikid del giovane ’75
ben diverso da quello che generalmente
si crede. « Il giovane del ’75 non contesta più, è molto più benevolo verso le
istituzioni, ha ideali e valori morali sempre più vicini a quelli dei suoi genitori.
Cerca qualcuno che lo guidi, che gli dia
valori sicuri cui uniformarsi e li cerca
nel mondo adulto. Tanto che sono rimasti in pochi, solo il 25% a condividere una
delle battaglie centrali del ’68, la lotta
contro l’autorità ».
Questo arretramento, sempre che l’indagine possa considerarsi rappresentativa, fa pensare che la esperienza del ’68
ormai è stata ampiamente digerita. Ne
risultano una politicizzazione generalizzata, vale a dire un diffuso conformismo
di sinistra (anche nel vestire) che ha perso molti dei suoi caratteri di aggressività.
La scuola, dopo i decreti delegati, ha
smesso di essere, con la famiglia, il principale luogo di scontro generazionale. Si
hai rinnovato
i'abbonamento ?
delineano cosìi nuovi fronti: la battaglia
sull’aborto, la legge sulla droga, la contromusica (autogestione della musica attraverso festival alternativi)... Forse sta
emergendo una nuova moralità rigida (la
maggioranza dei 500 giovani intervistati
vuole il ripristino della pena di morte)
e insicura. Si cercano delle risposte nuove alla crisi del sistema che coinvolge
tutti. Tuttavia i riusciti tentativi di autogestire la cultura, l’informazione, la
musica che raccolgono migliaia di giovani non riescono, per quanto creativi, ad
allontanare la realtà della disoccupazione, specialmente post-studio, da cui è impossibile evadere. Neppure con la musica folk, il jeans stinto e il loden buttato
sulle spalle. g. p.
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
FIN QUI E NON OLTRE!
Nell’articolo « Anna Franck e i falchi d’Israele », da noi pubblicato nel n.
precedente di questo settimanale, abbiamo riportato un passo fortemente critico
(e, a nostro parere, molto pertinente ed
acuto) dell’aw. Guido Fubini, rivolto a
Silverio Corvisieri, direttore dii « Quotidiano dei Lavoratori ». Al dilà'Sdel Corvisieri, il passo coglieva e metteva allo scoperto l’aspetto irrazionale e perverso del
recente sciagurato voto deH’QNU contro
il sionismo.
Noi vogliamo ritornare sulìa questione,
che ci sta molto a cuore e sulla quale desideriamo chiarire il nostro pensiero fino
in fondo. Il sommo disprezzo che il Corvisieri ostenta per una certa « sinistra
democratica che scambia i profughi palestinesi per le SS e il generale Dayan per
Anna Franck », ci lascia indifferenti. Si
rassicuri il Corvisieri: slamo in buona
compagnia!
Qltre che con Pietro Nenni e con Umberto Terracini, siamo con Norberto Bobbio, Edoardo Arnaldi, Alessandro Galante
Garrone, Eugenio Montale e molti altri
scienziati e intellettuali italiani che « hanno chiesto al presidente del Consiglio, ai
presidenti della Camera e del Senato (si
legge su « L’Avanti » del 2.12), “che il governo italiano continui l'opera iniziata in
seno all’assemblea dell’ÓNU con il suo
voto negativo, adoperandosi fermamente
affinché l’ONU riprenda in esame e revochi l'approvazione della risoluzione" ». ed
hanno affermato, fra l’altro, « che la risoluzione è un “oltraggio alla verità storica” e “nega i diritti e la libertà dell’uo
mo: rifiuta i diritti di uguaglianza al popolo ebraico, quale membro sovrano e legittimo nella comunità delle nazioni” e,
inoltre, “dimenticando il genocidio di sei
milioni di vittime, snatura l’aspirazione
degli ebrei, perseguitati dal razzismo, a ritrovare un’identità nazionale" ».
Siamo con Alberto Moravia e Dacia Marami che « hanno inviato, al presidente
del Consiglio e ai presidenti della Camera
" e del Senato, un telegramma in cui protestano contro “l’ingiusta definizione del sionismo" che non è razzismo ma (affermano) “un nazionalismo a sfondo religioso
non diverso da quello dimoiti Paesi membri deU’ONU" ». j
Siamo infine con André Malraux, François Mitterrand, Pierre Mendès France,
Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir,
René Cassiti, François Jacob, Alfred Kastler, André Lwoff e André Sakharov, i
quali « elevano una protesta indignata
contro la decisione, votata dall’Assemblea
dell’ONU, che assimila il sionismo al razzismo. Questa falsificazione della verità
storica (dice il documento di questi intellettuali francesi, documento riportato su
« Le Monde » del 15.11) dimentica il genocidio di sei milioni di vittime e snatura
l’aspirazione degli ebrei perseguitati dal
razzismo, a ritrovare un’identità nazionale. La decisione nuoce alla causa della pace e vien meno alla vocazione dell’ONV ».
Fra tutti costoro, nepure i « democratici di sinistra » ignorano certamente le malefatte d’Israele: forse anche sospettano,
insieme con noi, che alcuni falchi d’Israele considerino Anna Franck una specie di
capitale da sfruttarsi, un capitale a loro
disposizione e praticamente inesauribile.
Peccato orrendo, ma che ancora non permette di concludere: « dunque “sionismo
= razzismo" » Quei « democratici di sinistra » dicono ad un certo punto, insieme con noi: « NON AL DILA’ DI QUESTO
LIMITE! ».
Attento ii Corvisieri! I tedeschi cominciarono, dopo la prima guerra mondiale,
col rilevare certi crimini commessi da
ebrei insieme con non ebrei. Passarono
poi ad uccidere degli ebrei PERCHE’
EBREI, bestemmiando (Assassinio di Walther Rathenau, 1922: « Schlagt tot den
W. R., die gottverdammte Judensau » =
« Uccidete W. R., quel porco maledetto da
Dio »).
Non molti anni dopo, infine,, cominciarono il genocidio.
LA CRISI DELL’AGRICOLTURA
NELL’URSS
« Il settore dell’economia sovietica
dove la crisi è più grave e ricorrente, è
sempre quello dell’agricoltura: quest’anno
si raccoglierà, di grano e di granoturco,
poco più della metà del previsto; sulla
stampa si legge che bisognerà cambiare
le culture, i trattori, i magazzini, la distribuzione, ma nessuno (data l’inutilità) dice che la prima cosa da cambiare è il sistema, il rapporto sociale e politico fra la
burocrazia al potere e i contadini. (...)
Il sistema sovietico, per sua costituzione
e per strutture burocratiche ormai consolidate, non riesce mai a colmare il distacco tra una pianificazione astratta, fatta a
tavolino, e il consenso popolare, la partecipazione popolare, senza i quali essa è
destinata regolarmente a fallire. Ecco la
ragione per cui la pace di Kruscev con i
contadini è effimera, ecco il motivo per
cui Kruscev non riuscì ad ottenere dai
contadini più di quanto ottenne Stalin ».
(Da « L’Espresso » del 14.12.’75).