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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xcv - Num. 6 l Leo: 1.. 2.000 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . 1 Gruppo TORRE PELLICE. 5 Febbraio 1965
Una copia Lire 4 (; ABBONAMENTI f L. 2.800 per l’estero 1 Cambio di indirisizo Li’"' 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C J. 2-17557
Evangelista
(Atti 17; 1-4)
Un evangelista è sovente, nella mentalità di molti, un uomo di
seconda categoria nei confronti dei professori e pastori. Non è un
termine spregiativo, ci mancherebbe solo questo! ma quando si dice
(( evangelista » si dice quasi sempre « solo evangelista » quasi non
fosse sufficiente.
In realtà l’evangelista è il ministerio più difficile, rischioso ed
impegnativo ed il nostro testo lo mostra chiaramente : si tratta di discutere con estranei, spiegare le scritture, persuadere l’uditore. Non
è predicare ad un pubblico attento e raccolto, è dibattere problemi,
Ilice di fronte ad uomini critici o scettici. L’evangelista non è il professore che sviluppa pensieri e dottrine, è un uomo che combatte contro le idee, le obiezioni, le domande altrui.
Si può predicare ed insegnare a volte senza avere idee proprie,
enza aver pensieri originali o chiari; si può salire sul pulpito o teìtere lezioni di catechismo o far visite essendo stanchi o dubbiosi o
;:i crisi, non si può evangelizzare.
Ma proprio in questa missione rischiosa sta la grandezza della
de cristiana, tutti sono capaci di parlare o insegnare qualcosa ma
: i>clii sono capaci di conquistare uomini alla fede perchè pochi sono
• i uomini capaci o desiderosi di affrontare situazioni diverse con
no, preparazione, inventiva.
Paolo ci appare così nella sinagoga di Tessalonica conducendo il
imbattimento (lui diceva il match) dell’evangelista: replicando a<l
aio, chiarendo un dubbio all’altro, muovendo obiezioni, esortando,
' licando; questo Paolo è il nostro esempio, dovrebbe essere il nolo esempio.
Non si è evangelisti se non si affrontano gli uomini, se non si han■> idee chiare, se non si corrono rischi, se non si combatte per con
iricere.
Quante volte i nostri concittadini ci chiamano « evangelisti » an; hè evangelici! Titolo più bello non ci potrebbero dare, volesse
Jilio che lo fossimo veramente. Giorgio Tourn
LA NOSTRA VOCAZIONE IN ITALIA - 2
Di fronte ai problemi sociali
dei popolo italiano
Il documento Miegge - Aquilani?
imposta m modO' molto rigoroso 'a
questione della responsabalità socia1.3 della chiesa. l;i chiesa non deve
preoccuparsi di entrare nella società,
perchè c’c gdà dentro; la chiesa non
è infatti un corpo autosufficiente che
sussista indipendentemente dalle
realtà del mondo, ma anzi è un’assemblea (ekklesòai di uomini chiamati da Dio, i quali vivono dentro il
mondo, fanno parte delle sue strutture.
La responsabilità sociale della chiesa consiste perciò nel ricercare e riconoscere il senso e la direzione che
questa presenza dei credenti devono
avere.
Ma, ci avvertono gli Autori, questa
ricerca non è possibile se noi non ci
rendiamo ben conto del modo in cui
si sviluppa e si organizza la società
in cui viviamo. Perciò essi dedicano
un’ampia parte del loro documento
ad una precisa analisi della attuale
società italiana:
« A partire dagli anni ’50 la nostra
società sta attraversando una fase
di intenso sviluppo economico», che
ha mutato definitivamente il volto
del Paese: i contadini, che dieci anni fa rappresentavano ancora il 41%
della popcdazioiie italiana, sono ora
scesi al 28%. Viviamo cioè ormai in
un paese dominato dall’industria moderna.
Le manifestazioni più vistose di questo mutamento sono ben note:
MilllllOIOIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlIKIIIIIIIIIIIIIIIimilItlllllllllllItlllllllllllDMIIIMIII
ciclo di predicazioni alla radio
1/ ^‘Servìzio Culto Ratlio,, del Consiglio Federate deiie
Chiese Evangeiiche d^ltslia, rispondendo aile richieste, ha programmato una serie di radiotrasmissicni
lettori ricorderanno che, negli ulti- ; anni, si è spesso parlato nel Sin-' Í valdese (come del resto in altre
a'- iblee ecclesiastiche, ad es. nella
Ci ’erenza metodista) deirimportan7 I culto-radio e della necessità di
re'■■'ere sempre più funzionale que'sto
s. LO che è di cos < primaria importi: per la predicazione evangelica
nei nostro paese. Ancora nel Sinodo
Ct scorsa estate, discutendo il sempi't- vivo problema dell’evangelizzaz.orif si e insistito' su questo punto ;
&ryy.\ il prof. Valdo Vinay, in una sua
rf’.azione chi è stata poi diffusa, a
sto lupa, nelle nostre comunità, aveva
pi esentato una proposta precisa, affinchè si cessasse il continuo alternarsi ai voci diverse, e si cercasse di
dare una maggiore concatenazione Iocica e meditata alle predicazioni che
SI susseguono domenica dopo domenica: questo, in modo da facilitare un
rapporto diretto fra gli ascoltatori e
il *0 i predicatori, rapporto importantissimo, come dimostra la cura ohe a
rubriche radiofoniche dedicano specialisti cattolici, e come aveva dimostrato, anni fa, l’ottimo lavoro compiuto da Radio Trieste e tramite « Presenza Cristiana » dal past. Girardet e
dai suoi collaboratori.
Naturalmente, il Sinodo valdese non
può legiferare per conto prop’rio, a
pi oposito di un servizio' che sostiene
in comune con le altre chiesfa associate nel Consiglio Federale. Tuttavia il
Comitato preposto a quest’opera —
formato dai past. Pier Paolo Grassi,
Guido Mathieu, Manfredi Ronchi e
Nando Camellini, segretano — ha
compiuto un primo leritativo per y®’
rire incontro a quest’esigenza. Finora,
infatti, solo m circostanze eccezionali allo stesso predicatore sono stati
affidati i culti-radio per due, talvolta
tre domeniche successive (peno-di
d’Avvento, della Passione); in tuiti
gli altri casi era un’altemanza continua, interessante ed equilibrata nella sua varietà, ma indubbiamente dispersiva. Ora, per la prima volta, e
stato affidato a un gruppo di pastori
tutto un ciclo di predicazioni che saranno fortemente collegate le une
con le altre : si tratterà dei culti-radio
nelle doaneniche dal 7 feobraio al 25
aprile.
L’équipe pastorale in questione è costituita da Sergio Aquilante. Piero
Bensi, Gino Conte, Franco Giampic
coii. Bruno Saccomani, sotto la presidenza di Giorgio Girardet: come .=i
vede, se si è voluto lavo'rare insieme
e dare un’unità di base a questa serie
di predicazioni, si è pure tenuto a conservare un’ampia varietà di accentuazioni e di « voci », com’è giusto e bene
che sia. I/equipe si è riunita due volte, a Tonno, e grazie al forte lavoro
preparatorio del suO' presidente, ha
potuto impostare il suo lavoro. Poiché
una serie di 13 domeniche — che del
resto abbracciava pure il periodo pasquale — sarebbe stato troppo lunga
per dedicarla a un solo tema, per vasto che fosse, è stato deciso che le
nove prime domeniche sarebbero state centrate su un tema particolare,
mentre nelle ultime si sarebbe logicamente seguito il ciclo della Settimana santa.
Il tema generale prescelto per la serie concatenata di predicaz.oni potrebbe essere definito : « La Chiesa
dei poveri » ; più esattamente, in un
mondo di poveri e di ricchi, si vorrebDe ricercare e porre in evidenza la vocazione della chiesa alla povertà, nel
suo servizio al mondo : e questo non
per ragioni umanitarie O' tanto meno
apologetiche, ma in ubbidienza al suo
Signore che Si è fatto povero e servo
per gli uomini, affinchè essi fossero
arricchiti della sua grazia. Se ci soffermiamo un poco su questo tema e
cerchiamo di presentarlo come generalmente non facciamo, è proprio per
,a novità di questo tentativo, e per
rendere più evidente la articolazione
dei vari mo'menti e aspetti di una predicazione che vorrebbe appunto essere un annuncio corale e più ampio
; completo piossibile.
il primo passo meditato sarà la
predicazione di Gesù a Nazareth (Luca 4: 16-21 : « l’Evangelo è annunciato ai poveri »). Ma TEvangelo è Cristo
stesso: colui che non ha conservato
come una preda la propria maestà divina ma se ne è spogliato, divenendo
fra noi il Servo, fino alla croce (Filippesi 2: 5-11); questo modo di essere, di dare la propria vita, fu preprio
di tutta la sua opera, in radicale contrasto con i ” grandi ” di questo mondo che al contrario signoreggiano
(Matt. 20 : 25-28). E’ su questa base,
nel quadro di quest’opera di Cristo
che risuonano le beatitudini (Matteo 5: 3 ss.); è in questa luce che il
« non siate ansiosamente solleciti »
(Matt. 6: 24-34) non è più una moralistica irrisione ; è in questa luce che
il drammatico dialogo fra Gesù e il
giovane ricco (Marco 10: 17 ss.) assume le sue vere dimensioni. L’Evangelo è il grande invito offerto a tutti,
di qualsiasi ceto e tradizione, ma non
! un annuncio indifferente: e la decisione di fronte ad esso può fare ricchi i poveri e poveri i ricchi (Luca 14: 15-24). Parlare di povertà e di
ricchezza significa, biblicamente, udire anche risuonare le parole severe
dell’Evangelo, il grave avvertimento
ii Giacomo (2: 5 ss.) verso i ricchi
che sprezzano i poveri, non fosse che
con la loro indifferenza; un atteggiamento che non solo è disumano ma
soprattutto discono'sce che proprio nei
piccoli, nei poveri, nei deboli (questi
termini sono quasi sinonimi nel Nuovo Testamento) il Signore ha nasco
sto misteriosamente la sua presenza.
Infine, un quadro di vita cristiana,
nella dialettica dell’avere e non avere,
poveri eppure arricchenti molti (II
Corinzi 6: 3-10). Se ci possiamo permettere un consiglio, raccomandiamo
ai lettori che ascoltano il culto-radio
di leggersi prima il passo della demenica, di piensarci: sarebbe naturalmente buona cosa che si potess,? sempre preannunciarlo a prepararsi in
tal modo all’ascolto, ma poiché comunque questa volta è possibile...
E un’altra cosa vorremmo dire ai
lettori-radioascoltatori : poiché si tratta di im tentativo relativamente nuovo, sarebbe estremamente utile, indi
cativo per i responsabili di questo servizio, ricevere eventuali incoraggiamenti a insistere e intensificare questo lavoro concordato, commenti, indicazioni, richieste. Già copiosa —
specie dall’estemo delle nostre comunità e diaspore evangeliche — è la
corrispondenza che giunge ai responsabili; ma sarebbe bene che, dopo la
prima prova, si sapesse se questo lavoro concordato — che rappresenta
indubbiamente uno sforzo supplementare in denaro (qualche viaggio) ma
soprattutto in tempo e in energie —
è considerato utile e fecondo.
Fin d’ora, comunque, un plauso e
una parola di latitudine ai responsabili del Servizio culto-radio per aver
prestato attenzione alle richieste e
aver preso l’iniziativa di questo primo piano di predicazioni radiotrasmesse g- c
— l’emigrazione dal Sud al Nord,
dalle campagne alle città.
— rimpKirtanza decisiva assunta
dalla vita sociale delle città.
— la diffusione dei consumi di massa, orientati soprattutto verso i cosidetti «beni di consumo durevoli»:
auto, televisori, elettrodomestici ecc.
Ma è più importante p>er noi renderci chiaramente conto dell’organizzazione sociale che sta dietro queste
vistose manifestazioni : alludiamo _ al
processo di unificazione capitalistica
dell’intero sbtema economico nazionale. Esso comporta:
— il peso prevalente delle grandi
imprese, che controllano largamente
i settori fondamentali deU’economia
— il sistema di accordi e di interdipendenze che tendono a legare sempre di più le varie grandi imprese tra
di loro
— la concentrazione territoriale delle industrie: in primissima linea il
« Triangola » Torino-Milano-Genova,
poi la zona di Mestre, ed infine in diversi ma limitati «poli di sviluppo»
nel Meridione: zona di Taranto e di
Siracusa.
Questo grandioso processo' di unificazione comporta, tutta una serie di
equilibri, sui quali dobbiamo portare
la nostra attenzione:
— la desolata rovina che incombe
su vastissime aree agricole del Paese
(il meridioine montano che si svuota,
i villaggi in cui vivono solo più donne e vecchi perchè gli uomini sono
in Germania)
— il disordine imperante nel settore commerciale
— l’arretratezza tecnica di alcuni
settori industriali (tessili, edili)
— il cattivo funzionamento dei
servizi statali (ferrovie, scuole, burocrazia)
— il permanente conflitto tra la
classe imprenditoriale e la classe O'jieraia, e lo sforzo (fin’ora riuscito) delia prima di controllare la seconda,
utilizzando anche le rivendicazioni
sindacali come stimolo per l’ulteriore
sriluppo del sistema industriale.
Tutta questa trasformazione della
vita sociale comporta anche dei profondi mutamenti nello stile di vita
italiano : la nuova società propone
eftettivamente agli ■ italiani un nuovo
ideale di vita, che .si va largamente
diffondendo: l’ideale borghese della
realizzazione di sè, definita in termini di successo e di benessere : « Vi è
una certa contraddizione tra questi
due termini: infatti il successo si riferisce all’individuo (”tu devi emergere sopra la massa”) mentre il benessere si riferisce alla massa (’’consuma i proriott; che tutti consumano
o vorrebbero consumare”)». Questa
contraddizione si concilia però nell’i
dea della promozione sociale; ognuno sogna per sè o per i propri figli c(i
salire di qualche gradino nella scala
( grandi automobili, alloggi di proprietà, ricche vacanze, « libri » lussuosi, dischi, ecc.).
Con tinuam o la
presentazione
dei documenti
preparatori ai
secondo Con”
grosso Evangeiico itaiiano
Questo ideale di vita viene quotidianamente ed efficacemente propugnato dalla TV, dai giornali di ogni
tipo (dal grande quotidiano al settimanale femminile), dal cinema stesso Il sue carattere più vistoso è di
essere un ideale di vita completamente privato: l’uomo o la famiglia si
impegnano isolatamente per la propria promozione sociale, e si disinteressano completamente della vita sociale.
Ma una seconda caratteristica meno vistosa è che questo è un ideale
utile per chi detiene il potere: incrementa i consumi di massa, spinge al
lavoro obbediente e indefesso, e soprattutto maschera la reale struttura della società :_« l’individuo si illude di essere indipendente mentre in
realtà è sempre di più dipendente;
p>6nsa di realizzare sè stesso nella
’’carriera” o nei consumi, ignorando
che la società in cui vive è una società collettiva, in cui tutti lavorano,
ma pochi decidono sulle forme di
produzione e dei consumi ».
E’ chiaro che le nostre chiese devono abituarsi a vivere in questa società: ma proprio in questo proces.so
di riadattamento esse sono minacciate da un grave piericolo: volendo giustamente guardarsi dalla linea cattolica, sempre tesa verso la ricerca d’una pMisizione di potere nella società,
le nostre chiese rischiano di predicare un Evangelo depauperato di tutte
le sue implicazioni sociali: un Evangelo «privatizzato». Molta predicazione sulla « pace del cuore » : « E cosi,
per esempio, la ’’pace” sarà soltanto
dello '’spirito)”, la ’’redenzione” si
riferirà solo alT”interiore dell’individuo’’, la ’’speranza” riguarderà solo
la ’’salvezza della propria anima”, e
cosi via. Un tale evangelo ’’privato”
non ha più una effettiva forza liberatrice, e le chiese che lo predicano
perdono ogni mordente sulla realtà
viva del popolo : si riducono ad una
sorta di ’’società per il consumo di
beni spirituali” ».
Ma per gli Autori, questo pericolo
può essere evitato, se le nostre chiese
si piegano ad una lettura obbediente
della Parola di Dio. Da questa rinno
SEGUE
IN TERZA PAGINA
Pini attorno alla Glanavella
; ....
Una parte della nuova piantagione di pini Strobus, ai lati della Gianavella superiore, acquistata dalla 'Pro Valli". (Foto Arnaldo Eynard).
2
pag. 2
N. 6 — 5 febbraio 1933
Centenari dimenticali
11 "Sillabo, era o no una formulazione
impegnativa del Magistero cattolico ?
L’8 dicembre 1864 Pio IX emanava quel famoso documento che è
comunemente conosciuto col nome
di « Sillabo », che è uno dei più
interessanti per dimostrare 1 acerba lotta del Vaticano con la civiltà moderna e il liberalismo. Nulla
da stupire se a cento anni di distanza, e specie in quest’epoca di cui
la chiesa rivendica a sè il magistero sociale dell’umanità (vedi la famosa Mater et Magistra), il Sillabo
di Pio IX non sia stato ricordato e
celebrato.
Giova pertanto parlarne un momentino, a smentita di quanti affermano che la chiesa è sempre
stata all’avanguardia nel campo sociale e di quanti si arrampicano sui
vetri per dimostrare che il Risorgimento italiano è stato cattolico.
Il Sillabo è una singolare e
straordinaria accozzaglia di ottanta
proposizioni, in cui sono indicati
tutti gli errori del secolo che la
chiesa condanna, e per cui lancia
l’anatema contro coloro che li professino; vi si trovano elementi teologici, dogmatici, polemici, politici, sociali mescolati alla rinfusa,
per quanto esso sia stato il risultato di dieci anni di lavori e di
studi delle più alte gerarchie ecclesiastiche dell’entourage di Pio
IX.
Vengono condannati tutti coloro
che sostengono che la chiesa non
deve possedere beni, che combattono i benefici e le immunità ecclesiastiche; quanti affermano necessaria la separazione della chiesa e
dello stato, la libera parità dei
culti, la libertà di parola e di stampa, l’insegnamento laico, il matrimonio civile; vengono condannati
socialismo, comunismo, società segrete, società bibliche e messi al
bando come pestilenze esecrabili
la libertà di coscienza, l’indipenden
za della filosofia e della scienza
dalla religione; e si conclude stringatamente affermando che k il Pontefice non può e non deve riconciliarsi e venire a composizione col
progresso, col liberalismo e colla
moderna civiltà ».
Facile capire pertanto che il documento di Pio IX sia il più possibile dimenticato e ignorato; è consolante d’altra parte constatare che
a cento anni di distanza proprio il
Romano Pontefice si è riconciliato,
e come, colla moderna civiltà e col
progresso ! A quando la dichiarazione della Chiesa (o del Concilio)
che nessuna parola sua, che non
sia fondata sulla Scrittura, è pura
parola destinata a smentite? a
quando il ritiro della cosidetta:
Infallibilità papale?
>si
raggranellando le idee sparse in vari filosofi greci, può dirsi il fondatore di questo mostruoso sistema,
che gli odierni nebulosi filosofanti
d’Alemagna vestirono di forme
scientifiche, e che poi i plagiari filosofastri di Francia e d’Italia francesizzarono, italianizzarono, come
che fosse comodissimo alle loro nefande speculazioni... ». Circa la 18“
proposizione, che affermava l’equivalenza del Cattolicesimo e del Protestantesimo, l’autore dice che quest’ultimo non farà mai progressi in
Italia « perchè la natura meridionale di noi italiani ha bisogno di
una religione che parli anche ai sensi, nè troverà mai d suo pascolo nell’aridità desolante delle dottrine dei
pretesi evangelici, come non potrà
posarsi nelle astrazioni alemanne...
e il cattolico, il quale passa oggi al
Protestantesimo, non adorerà in
breve che Mammona, Bacco, Priapo, e finirà Epicureo, Ateo, Materialista... ».
La dottrina che considera « lo stato come origine e fonte di tutti i diritti )) riceve questo bel trattamento : « Questa eresia può dirsi a ragione un abisso di innumerevoli e
perniciosissimi errori. Non sono soltanto le dottrine della Chiesa, ma
ben anche la retta ragione che quella eresia fatale vilipende, facendo
dello stato un Dio, dell’uomo uno
schiavo, se non vogliamo dire una
vittima destinata ad essere immolata sull’altare di questo dio Moloch... ».
Immaginarsi poi cosa venga detto
della scuola laica : « Guardate quei
Ginnasi, quei Licei, quelle Università di dove la Chiesa è bandita, ed
ove seggpno professori e maestri dei
giudei, degli eretici, degli apostati,
degli atei e degli uomini famigerati
per immoralità... Voi non vedrete
che giovinastri discoli e pervertiti,
rotti ad ogni vizio, bestemmiare le
cose più sante, insultare e manomettere le persone le più rispettabili,
violare le libertà delle altrui opinioni... ed in Inogo di studiare, legarsi
in segrete e triste combriccole... ».
Il tutto, naturalmente, come risultato della scuola laica.
La 55“ eresia concerne la separazione della Chiesa dallo Stato: « Lo
stato ateo, esclama il nostro conte,
che i Massoni vorrebbero veder stabilito neH’Europa Meridionale e
cattolica, è un mostro che divora popolo, concordia, prosperità. E’ una
furia che eccita cittadini contro cittadini, che partorisce la guerra civile; è un mostro che vizia i costu
mi, scalza le basi d’ogni solida istituzione e minaccia di dissoluzione
la società... ».
Circa la 80“ eresia, quella per cui
il Romano Pontefice può e deve conciliarsi col progresso e con la civiltà,
il commento suona cosi: « Chi sarà
il temerario ipocrita, che osi proporre al vicario di Cristo di venire a
patti e conciliazione con quelle opere sataniche?... Egli non può che
rispondere: Non possiimus. E cosi
ai subdoli consigli, alle basse minacce, alle volpine blandizie, come
al latrare dei cerberi, al ruggire delle tigri, al cantare ingannevole delle
sirene, egli rispose, risponde e sempre risponderà: Non pos.siimns!...
Oh Santa Parola! Oh Parola di vita,
che tu sii benedetta ! Sì, o gran Pontefice, questa vostra gran parola ha
salvato, salva e salverà il mondo !
•Xiun patto, ninna conciliazione tra
il vizio e la virtù, tra la verità e l’errore, tra la legge di Dio e quella di
Satana... ».
E invece, nonostante le fosche
previsioni del Nostro, e nonostante
il fatto che gli errori di ieri dovrebbero pur essere ancor oggi errori,
il Romano Pontefice ha affrontato il
giardino zoologico così ben presentato, ed è venuto a patti e a conciliazione col progresso e con la moderna civiltà...! Almeno cosi è stato
detto e affermato recentemente...
Del resto è sempre così nella storia della Chiesa di Roma: ciò che
essa ha condannato attraverso i secoli, lo ha successivamente accettato
e adottato : così Giovanna d’Arco,
prima condannata al rogo, è poi diventata santa; e sulla stessa strada
si trova, a quanto pare, Girolamo
Savonarola; la condanna di Galileo
ha dovuto aspettare 150 anni per essere revocata, ed oggi lo scienziato
non è ormai più mia vittima dell’intolleranza; il card. Bea ha definito
le guerre di religione una grave
aberrazione, ed esse son finite da
due secoli e mezzo; il Risorgimento,
con Cavour, Garibaldi, Mazzini e
Vittorio Emanuele II furono tutti
indicati all’esecrazione dei fedeli,
scomunicati e maledetti ; ma oggi la
Chiesa rivendica la paternità del Risorgimento e se ne accaparra le celebrazioni...; e così via.
Che dire poi delle posizioni romane nei confronti della Bibbia, degli Ebrei, del Protestantesimo?
Quand’è che la Chiesa di Roma
si accorgerà una buona volta che la
verità non è soltanto nei suoi dogmi,
nella sua tradizione, nella sua storia? Augusto Armaìuì-Hugon
Una gradita riedizione
Sono stati necessari alcuni decenni, e soprattutto la vittoria di
quelle forze che il Sillabo combatteva, perchè la Chiesa lo accantonasse piano piano: ma esso per
lungo tempo fu considerato verbo
indiscutibile e insostituibile. Ce lo
conferma FEnciclopedia Cattolica
(ed. 1953), in cui troviamo che il
Sillabo « è da ritenere un atto autentico del magistero della Chiesa,
con valore giuridico, che non solo
obbliga esternamente, ma che richiede un pieno assenso interno, tanto più che fu imposto da tutti i vescovi ai rispettivi fedeli come norma
da seguire, come dottrina derivante
dalla Sede Apostolica ».
Ci è capitato sottomano anche un
libriccino intitolato « Le 80 eresie
del nostro secolo condannate dalla
S. Romana Chiesa », scritto dal conte Roberto Berlinghieri e pubblicato nel 1865 con dedica all’Immacolata e altresì « premiato con medaglia d’oro da S. S. Pio IX ». Il linguaggio pittoresco e spassoso dell’autore meriterebbe di essere citato più a lungo, quale documento del
tempo; ma ne riferiamo soltanto
qualche brano a edificazione dei lettori.
La prima « eresia » condannata è
quella riguardante il panteismo : il
nostro dice: « Il giudeo Spinosa,
Questa edizione rinnovata, ampliata ed as
sai migliorala nella presentazione tipografi
ca. merita di essere ripresentata ai lettori
che già ]*avevanc saputa apprezzare nella pri
ma edizione di qualche lustro fa e a quanti
si dilettano ancora di storia e di poesia, che
= i fanno buona compagnia in qnest’opera.
Opera che potrebbe anzi diventare un testo prezioso per interessare i giovani delle
nostre Unioni alla storia, forzatamente aneddotica, dei loro padri, presentata con arte;
ed insieme suscitare nel cuore di ogni lettore un sentimento di ammirazione per coloro che hanno strenuamente lottato per la
loro e la nostra libertà di coscienza, spesso
a costo della vita.
Ringraziamo TAutrice di questa sua rinnovata fatica che egregiamente aiuta il lettore a rivivere gli eventi di un passato che
forse ci farà anche abbassare gli occhi ed
umiliarci, se paragoniamo le difficoltà e l'asprezza di vita delle comunità antiche dei
padri, per essere fedeli alla loro fede, con
quella dei nipoti di oggi.
L^opera della Melile si articola in quattro
parti, di cui la prima (p. 21-223) che è di
gran lunga la più ampia, porta il titolo « A
La Brua », il vecchio grido di guerra di Giosuè Gianavello, che ci ricorda, non so perchè, quello che i triumviri Armellini, Mazzini e Saffi lanciarono al popolo romano, nel
loro proclama del 30 giugno 1849, « Alle
Mura! Alle Mura! ». Grido che tante volte
risonò nelle Valli aU’approssimarsi del nemico, grido di allarme lanciato alle popolazioni
per impegnarle alla lotta ed alla resistenza
estrema. Sono perciò comprese in questa par
NOTIZIARIO
METODISTA
(Ci scu.Ciimu se per s jV~ab ' undrinza di
miiterm e. ubbirimo ritardato In pubhiiatzinne di q'ieslo artico’o. E ringritzinnio finIprnrimente l’estensore del ’ \otiz:ario ’.
d. r.J.
Nell’ultimo notiziario metodista ap
parso su questo giornale avevamo
elencate alcune delle accuse rivolte
al movimento religioso iniziato da
Giovanni Wesley, in modo specifico
quelle di papista e di sincretista. Abbiamo anche cercato molto succintamente di dimostrare che la realtà era assai diversa.
Ritorniamo sull’argomento e per
prima cosa ci sembra onesto mettere
in evidenza, fra le molte contro? c elise che a sua volta lo stesso Wesley
rivolgeva ai propri accusatori, quella
che nel clima attuale impregnato
dal rinnovamento biblico e cosi di
moda, apparirà la più grave. Giovanni Wesley definì Lutero: furioso solofideista; e i predicatori metodisti estesero talvolta con parole ancor più,
diciamo caratteristiche, la stessa accusa di solofideismo alla Chiesa ufficiale sorta dalla Riforma inglese ed
anche alle chiese non conformiste.
Ma allora questi metodisti sono veramente papisteggianti I No. Il metodismo si sente impegnato a lottare
contro le conseguenze negative che
fra. gli « habitués » delle panche delle
chiese provoca la continua, diremmo
monotona proclamazione del principio del « sola fide » e i metodisti continuano a dire che va bene, beni=simo DTocilamare che la salvezza vien
solo dalla fede, ma cercando soprattutto di promuoverla questa fede ohe
salva esaltando nell’uomo la condizione nella quale lo Spirito Santo,
donatore di questa, fede, possa operare. Contro la degnazione sorridente
di compatimento di troppi teologi
attorno all’« esperienza religiosa » i
metodisti rispondevano e rispcndono
che la fede che salva è solamente
quella che rende coscienti di essere
stati salvati. E se lo Spirito Santo
attesta al nostro spinto che siamo
per fede salvati si dovrà vivere da
salvati possibilmente diversificandosi
dagli altri. E come? Procacciando la
santificazione e la perfezione. Gli
« habitués » sopraccennati i cui padri
mettendci corde al collo agli iddi avevano tirato giù dagli altari i santi
e abolito il loro culto, indignati, accusarono il metcdisimo di voler sostituire il culto dei santi con quello della santità: quindi veri papisti ma
della peggior specie, quelli ohe riducono il messaggio deirevangelO' rd ascetismo. Non giungevano forse i metodisti a negare ai membri delle loro
classi l’uso deiralcc'Oi, del tabacco, di
adornarsi di gioie, di vestire alla moda? E a cacciarli dalle loro società
per infrazioni ancor più ridico'’“ co
me quella di aver guadagnato smode
ratamente?
Confessiamolo tutti quanti, metodisti e non metodisti, giacché perfine;
la storia ce ne ha dato conferma, che
l’opposizione a Wesley e ai primi predicatcri metodisti era contro la messa in pratica dei più genuini ed originali principi del 'Vangelo. Ci seni
bra perciò pertinente ritrascrivervi il
nostro XII articolo di fede.
« Non ogni peccato volontariamente commesso dopo la giustificazione
è peccato contro lo Spirito Santo, ed
iiremissiihile. Perciò il beneficio del
Storia e poesia dei Valdismo
te le poesie che celebrano gli eventi principali della storia: di lotta, di pace, di lavoro,
di fede, di speranza, fino a quel 17 febbraio
del 1848 che finalmente, con l’Editto di
Emancipazione, dichiarava i Valdesi essere
ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici degli altri cittadini.
Le iioesie della seconda parte (p. 231-283)
« Le V alli belle », evocano quadretti e scene
di vita familiare, fantasmi poetici del passato, fantasie serene, visioni d’alta montagna,
che hanno saputo far vibrare la lira della signora Ada Melile e fanno ora vibrare le più
intime fibre di ogni cuore .sensibile.
Sotto il titolo « Riflessioni d una Primavera ». la terza parte (p. 289-302) comprende
10 poesie nelle quali l’Autrice, in altrettanti
soliloqui, ci fa partecipi delle sue esperienze, dei suoi sentimenti più intimi, della sua
radicata fede nell’Amore che è « armonia di
Creato, vibrazione, energia, ragione del Tutto, inesausta sorgente, mèta eterna, legge suprema d’un mondo oltre il tempo, oltre lo
spazio..., nota di divina Vita ».
Infine « Inni e Canzoni » costituiscono la
quarta parte del volume, che comprende vari
brani poetici accompagnati dalla musica di
Virgilio Sommani, di Ferruccio Rivoir e di
Carlo Pedron. Questi inni che potranno, in
diversi modi c circostanze, essere valorizzati,
sono i seguenti: A la brua!. Pastorella, ove
sei tu?, Gian Fortuna, Inno del Rimpatrio,
Diciassette Febbraio, Inno dell'Emancipnzione, Fata del Pra, Vento della vetta. Filo
d’argento Ogni poesia è aiooompagnata da
chiare e ampiamente documentate note storiche, che inquadrano con cura gli avveni
peiitimsnto non è a negarsi a coloro
i quali cadono in pteccato dopo la gi'astificazicne ; dopo die abbiamo ricevuto lo Spirito Santo possiamo allontanarci d-alla Grazia concessaci e cadere in peccato, e, colla Grazia di
Dio, risorgere ed emendare !a nostra
vita. Seno quindi da condannarsi coloro i quali dicono non potersi più
peccare mentre si vive quaggiù ; o
non farsi luogo al perdono per quelli
i quali veramente si pentono».
La seconda accusa che ci si rivolge
è quella essere dei sincretisti. Recentemente un eminente teologo riformato italiano sembrava meravigliato, e lo scriveva chiaramente su
questo stesso giorn-ale, che i metodisti cercassero l’unificazione coi Vaidesi in Italia e contempcraneamente
cogli Anglicani in Inghilterra, A parte che i presbiteriani hanno già in
varie parti del mondo realizzato l’unificazione contemporaneamente sia
coi metodisti che non gli Anglicani
e di questo sia resa gloria a Dio, di
chiariamo che il nostro, dagli altri
dichiarato, sincretismo religioso significa ufficialmente per la Chiesa
Evangelica Metodista d’Italia « affermare nel modo più concreto, in sena
alle nostre comunità stesse, fa co
scienza dell’universalità della Chies.“
Cristiana... Dobbiamo riconoscere chi
il protestantesimo italiano è restato
assai indietro rispetto a quello di al
tri paesi, dall’India aH’Anierica, sulla via dell’unità cristiana. Gli impo
nenti processi di unificazione eccle
.siastica avvenuti o in corso di sinlup
pò in tanti altri paesi sono un esem
ed un rimprovero insieme per .gli evan
gelici italiani » ( 1 ) e ufficialmente per
il metodismo mondiale questo « Ch“
nessuno mai fissi nulla di più o cì
meno, come condizione per unirsi
noi, se non quella di avere la stess ;
mente che era in Cristo e di camm
nare nella VITA come Egli camm;
nò. Noi ci rifiutiamo categoricament
•Il distinguerci dagli altri uomini pc;
altro che non siano i principi comi!
'■< del cristianesimo, rifiutando e di
testando ogni altro segno disti nri
vo» (Giovanni Wesley).
Eccovi, cari fratelli valdesi, infnr
mati sul nostro papismo e sul nostr:
sincretismo religioso,
NOTIZIE IN BREVE
METODISTE
— Il 13 Dicembre la nostra comunità il
La Spezia ha celebrato il centenario deli in’
zio dell’opera metodista in quella città con
gran fervore e successo. Il nostro Presidente
Rev. Mario Sbaffi ha predicato nel culto
mattuiino e il fratello Prof. Giorgio Spiti
ha ufficialmente evocato l’avvenimento ncli-isua conferenza pomeridiana.
- Utia nuova comunità si è aggregata ai
la nostra Conferenza metoidìista ; quella ita
liana di Vevey che è già stata affidata allt
cure di mi nostro evangeliista.
— Virtualmente si è già costituita uru
numerosa nuova comunità melodista di lingua inglese a Milano sotto la guida del Rc\ .
J’rewin. La nostra lUro'-iÍLma Confer'n/i an
nuale avrà la gioia di sancire uÌlieialment»^l assunzione e costituzione di queste nostre
due nuovo comunità.
NOTIZIE IN BREVE
METODISTE-VALDESI
II Rev. Massimo Tara a seguilo delia
richiesta della Tavola Valdese di ritirare da
Udine il pastore valdese Rev. Alessandro
Vetta, ha assunto la cura delle comunità
metodiste di Gorizia c Udine e della diaspora valdese del Veneto orientale: Tramonti.
Forni, Pontebba. D’altra parte la cura dello
comunità metodista di Trieste è stata temporaneamente assunta dal pastore valdese
Rev, U. Beri per il periodo in cui la comunità valdese di quella città dovrà utilizzare
il locale di culto metodista essendo quello
di San Silvestro pericolante.
Il , Rev. Vezio Incelli, pastore della comunilà metodista di Vintebbio ha assunto anche la cura della comunità valdese di Biella.
Dobbiamo pregare Iddio perchè queste intese per meglio utilizzare le già poehe e altrove ancora male utilizzale forze delle nostre due denominazioni; siano da Lui benedette e approvate, onde convincere gli scettici, entusiasmare i convinti che respcrienza che Dio sempre più imporrà ad un sempre maggior numero di nostre comunità rii
vivere una esperienza unitaria possa rendere
alla fine le « etichette » inutili.
Un vostro fratello metodista
menti ed i personaggi rievocati, facilitando
in tal modo, anche al lettore più sprovveduto, la migliore comprensione degli eventi
illustrati. I versi., ora liberi, ora in rima, sono sempre espressi in un italiano di pretta
marca toscana, spontaneo e scevro di ricercatezze stilistiche.
L’accogliente volume, cui accrescono pregio artistico i ben noti disegni in bianco e
nero del compianto pittore Paolo Paschetto,
ci presenta quindi un conciso compendio di
storia valdese, ampiamente illustrato e poeticamente interpretato da una 80.na di poesie
che cercano di mettere in rilievo gli uomini
più importanti e gli eventi più decisivi della
storia dì un popolo che ha sempre lottato
per la libertà di coscienza, oggi ritenuta, in
ogni paese civile, la più preziosa di tutte le
libertà. bibliofilo
ADA MEILLE : O Paese, Paese, Paese..., Claudiana, Torre Pellice, 1964,
4o, pp. 452, L. 2.500.
P. S. - E questo il mio ultimo « Notiziario Metodista » che vi invio, e permettetemi
da buon metodista di fare anche del sentimentalismo. Ho sempre cercato di compilare in maniera elementare quanto TECOLUCE ha avuto la cortesia di pubblicare perchè credo che un notiziario debba interessare tutti i lettori e non solo gli « specialisti ». Chiedo scusa a questi ultimi convinto
che me la concederanno di tutto cuore. Un
grazie particolare al Rev. Conte, direttore
del giornale per non aver mai usato le forbici; non è facile resistere a certe tentazioni
quando si hanno alcune importanti concezioni teologiche diverse : ci riescono solo gli
onesti. A tutto il « popolo » valdese l’incitamento a sempre meglio apprezzare la dottrina e la consistenza spirituale del piccolo
« popolo » metodista d’Italia. Il viceversa è
sottointeso. Come è pure sottointeso che il
Comitato Permanente Metodista designerà
un nuovo corrispondente.
(1) Prof. Giorgio Spini da un suo discorso tenuto quale primo vice-presidente della
Chiesa Metodista italiana durante la prima
Conferenza annuale italiana.
3
ó febbraio 1965 — N. 6
pag. 3
Di fronte ai problemi sociali
del popolo italiano
CONTIMI DALIA PRIMA PAGINA
vaia lettura nasce una predicazione
che si può articolare su due temi: il
ravvedimento e la speranza, che sono
poi i due modi con cui viene annunciato il Regno di Dio che viene. Infalt' non possiamo dimenticare che
l’imminenza del Regno mette radicalmente in questione tutti gli ordinamenti di questo mondo, il sistema
di interesse e di lotta su cui essi sono fondati; e chi crede alla venuta
di questo Regno non può fare a meno di ravvedersi, cioè di « cambiare
la sua mentalità», accettando di liquidare tutto ciò che in lui ed intorno a lui non corrisponde alla realtà
e alla verità del Regno di Dio. Praticamente questo significa oggi che la
chiesa « deve spezzare il quadro della
accettazione della società così come
è: e lottare ogni giorno contro il ripiegamento nella ’’vita privata”, nella ielicità dei consumi (materiali e
culiitrali) ».
Se questo avviene, allora la chiesa
può anche restituire aH’uomo un auter 1 senso della speranza: «il
mordo può e deve cambiare; la vita
presente ha senso in quanto è orientât ì i rso 1 avvenire ».
Or questo avvenire sia quello del
Res : .o di Dio; e non solo il tempo in
CU) ivranno i nostri nip>oti (tempo
che lon 3 proprio il caso di idealizzare. Í me oggi di moda: la suprema
deir evasioni), che questa spreraaiza
sia na speranza diversa da quelle
che oiTono il mondo, dovrà essere
ma' .lesiato dalla concreta vita della
con - iuta cristiana; testimoni di Colui me fa ogni cosa nuova, slamo
eh reati come chiesa a «camminare
in >vita di vita », a portare il ferme; r il Cristo nel cuore stesso della ■ i:a scoiale, dove del resto ci troviti r Nella misura in cui sapremo
effi v amente vivere come una «collere comunità nuova», saremo un
si„ (li tontraddizione, un elemen
to rottura nella società: ma potremo iche chiamare altri uomini alla I : : avremo cioè la possibilità di
ricc ociare ad evangelizzare.
C’ Marno dilungati su questo documtm : sia perchè prababllmente saia 1 mu contreverso, sia per l’appasRior. Ite ricchezza dei problemi.
Cr questo ci manca lo spazio per
ren . Tp ragione del contenuto della
bel dazione preparata dal pastore
Cov o sullo stesso tema : l’angolatura ■ diversa, come diversi sono gli
aspi ' ■ della società italiana che vengorr . 'riessi m rilievo ; lasciando sullo
sfc'- . i problemi generali, Corda
me' a fuoco soprattutto l’immediata ¡.-Mita deU'uomo’ e del popolo itahai. di oggi, con la sua massa di
prc m non rimandabili: la miseria
mer rionale, la scarsa istruzione profesK rale, l’inefflcienza burocraticostar Mi l'offensiva clericale in atto
alnv' 1.) dal 1929 Di fronte a questi
pror rm. le nostre chiese devono essere lì chiaro sulle loro posizioni, dal
pur r; di vista teologico e storico.
D.r Dunto di vista teologico, dobbn sceg lere fra le tre classiche
imr'I 1 azioni dei rapporto tra chiesa
e « la
— ■ tuga dalia società: «La società . .ene identificata con il mondo,
piu rrecisamente con il mondo del
peci -i io. mentre la chiesa è ü rifugio
dei -anr.i». Allora «la vita della chiesa : ssorbe ogni interesse, mentre
quei!:! nella società viene minimizzata p sopportata senza partecipazione.
Lan'iore fraterno è inteso come amore per i fratelli di chiesa, il servizio
come beneficenza, l’evangelizzazione
come proselitismo ».
— l’assorbimento nella società: la
ciiie ia si allea con i potenti del mondo, li sottomette e si sottomette ;
loro: diventa cioè una chiesa cleri
cale, o una chiesa di stato. ^
— la presenza nella società; la chie
sa rifiuta di dimenticare il mondo,
ma non vuole scendere a patti con
esso; allora si stabilisce una conti
nua tensione tra chiesa e società,
senza tanti compromessi, e l’azione
della chiesa nel mondo si configura
come servizio.
Queste tre impo stazioni teoriche si
possono riscontrare sul terreno de’
fatti nella storia del nostro protestantesimo italiano; il nostro rappor
ti con la società italiana è infatti
passato attraverso tre fasi differenti
(ma non sempre distinte nel tempo);
— « la prima fase è quella dello
sforzo romantico di dar vita ad una
Rifonna dell’Italia in senso protestante»; è il sogno del rinnovamen
to religioso come premessa necessa.
ria d’ogni vero rinnovamento sociale.
— la seconda fase «è quella in cui
furono accentuati alcuni elementi ca
ratteristici dello spirito del Risveglio,
con un’azione mirante soprattutto ai
la conversione di individui ed alla
formazione di comunità chiuse, tutte
volte al perfezionamento dei loro
membri ».
— La terza fase « è quella di una
presenza attiva nel tempo e nella so
cietà presenti, di cui si soffre il travaglio, si porta il peso, si condividono
le colpe. Di questa società si riconosce di essere parte insostituibile an
che se minima, poiché chiamati in
essa al servizio di Dio ».
E’ chiaro che le simpalie dell’Autore vanno, storicamente e teologicamente ai momento della « presenza » :
tuttavia egli afferma ohe queste ire
diverse posizioni devono dialogare tra
di loro. E questo un punto assai importante i>er il nostro congresso, perchè tutte e Ire le posizioni sono -ampiamente e fortemente rappresentate
tra di noi, e devono trovare un comune punto di riferimento.
« L’Evangelismo italiano può e deve
rendersi conto di un fondamento comune, che è quello di trovarsi a rappresentare in seno alla società italiana una certa visione del cristianesimo, cioè della storia e della vita, che
sullo sfondo della situazione italiana
assume una fisionomia abbastanza
precisa e unitaria » il ohe significa
« rendersi conto di essere servitori di
un unico e comune Signore, la cui
opera e volontà sono percepite in maniera sufficientemente unitaria e determinata ».
A questa coscienza d’una vocazione
unitaria può corrispondere una azione unitaria in seno al nostro popolo:
ma « azione unitaria » non significa
« concentrazione delle forze in vista
di una sorta di azione protestante in
Italia » : molte volte si tratterà sem
pdicemente di partecipare con senso
di respor»sabilità e con attenta vigilanza alle lotte che sì conducono per
il bene e la giustizia, anche se a condurle vi sono dei non credenti : « Il
fatto che noi siamo del Signore non
vuol dire che Egli sia nostro»; e no;
dobbiamo riconoscere la Sua libertà
di servirsi di chi Egli crede.
Ma il riconcscìmento di altre forze
che combattono a favore deiruomo
non potrà mai degenerare in una politica delle alleanze; il nostro pun o
d’appoggio è sempre la Parola di Dio,
non l’occasione del momento. Perciò
ogni nostra attività andrà vista come
azione profetica : « Il profeta serve
nella società, alla quale sa di appartenere, ma egli sa anche che il suo
vero padrone è Dio ». g. b.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Elisabetta Tessa Homberger (Zurigo) Lire 2.200; Seba Agostinelli (Sarzana) 500;
N. N. 1.000; Federico Balmas (Torino) 500;
Renato Pampur? (Genova) 1.000; Bartolomeo Soulier (Torino) 500; Enrico Martinat
(Perosa) 400; Elisa Mìcol (Massello) 300;
Rachele Rostaing (Pomaretto) 500; Ferdinando Peyronel (Riclaretto) 300; Elsa Janìn
(Ivrea) 500: Cesarina Durand (Pinerolo)
l.OOO; Alberto Pons (Ferrerò) 500; Fanny
Benech (Torre Pellicc) 100; Emilio Buffa
(Torre Peilice) 100: Placido Mondon (Lus.
S. Giovanni) 300; Mario Corsanì (Torre P.)
500; Cesare Malanot (Torre P.) 200: Arturo Vola (Torre P.) 500: Costantino Tron
(Perrero-Gianna) 200: Giulio e Caterina
Coucourde (Pinerolo) 500: Renato Breuza
(Pinerolo) 500. Grazie! {conlinua)
La casa pustornle di
Kaysprsberg oue, novant'anni or sono,
nacque il Doti. Albert Schweitzer.
LETTIGHE DALVALS 4Z1A
A Kaysersberg
il 14 gennaio
Pioveva al mattino, quando siamo
partiti; ma quando siamo giunti a
Kaysersberg, alle due del pomeriggio,
splendeva un sole raro ma non insolite in questa regione. Sembrava che
anche lui, pure se non okì possente
come quello di Lambaréné, volesse festeggiare l’anniversario della nascita
del dottor Sch-weitzer, che la sua città
natale si apprestava a celebrare. Le
vie tortuose, dalle vecchie case che
hanno saputo conservare in questa
triste èra del cemento il caldo e simpatico aspetto alsaziano, erano imbandierate come nei giorni di festa
nazionale ; semplici bandiere tricolorj o con ricchi e straordinari ricami
dorati e figurazioni. E tutti si era diretti in fondo al passe, nell’attuale
rue du Général de Gaulle, ove, nella
modesta abitazione pastorale della
chiesa protestante, il 14 gennaio di
novantanni fa, come ricorda una lapide di bronzo apposta sulla facciata,
nasceva colui che ben a ragicne è stato giudicato « il più pand’uomo vivente nel mondo d’oggi». All’ingresso
della corte che conduce alia cappella,
rendevano gli onori nove bambine nel
tipico costume alsaziano, dalla cuffletta a farfallone nero. Ed io debbo confessare che ero co-mmossc' quando ho
varcato quella soglia, per accedere nella piccola chiesa protestante, la chiesa del padre di Albert Schweitzer, una
cappella non più grande di alcune no
stre sale di culto di cui noi quasi ci
vergognarne per la loro piccolezza, e
tuttavia accogliente, oserei quasi dire
elegante. Affollata, certamente più dsl
solito, forse numerosi erano i cattol’ci che vi avevano preso pesto, sentendosi senza dubbio anch’essi nella Ca->a di Dio.
Dopo rinvocazione e il canto di un
innc' di introduzione, il pastore Meyer
ha letto, nella versione cattolica detta di Gerusaiemme, il Sermone del
Monte ed il Capitolo sulla carità della prima epistola ai Corinzi. Poi, dopo
una breve preghiera è salito sul pulpitoi ed ha preso la parola ricordando
come, in un giorno come questo di
novant’anni fa. in questa piccola chie
sa, a quella stessa tavola che ancora è
là, sotto il pulpito, fu presentato il
piccolo Albert Sch-weitzer, che in questa stessa piccola chiesa doveva fare
. le sue prime esperienze religiose e
musicali. E lo stesso harmonium, che
aveva salutatoi il battesimo di questo
nuovo cristiano,, risuona ancor oggi
per il suo 90'o compleanno.
Pensando all’amoi'e — ha proseguito il Pastore Meyer — si è soliti parlare di colpo di folgore e fuoco di paglia; ma l’amore di Dio non è nè un
colpo di folgore nè un fuoco di paglia.
Autentico te.stimone dell’amore di Dio,
Albert Schweitzer nulla ha lasciato al
caso, dovendo tutto alla fede e alla
profondità del pensiero. E commemorando questo grande realizzatore delFamore cristiano, che tutto il mordo
riconosce ormai, il Pastore Meyer ha
voluto' ricordare anche quanti, più
V ,„1- - i K* ■ . ■ - fV ' *■
modesti ed oscuri, si adoperano per il
bene del loro prossimo, come tutti coloro che operano tanto nel Sécours Catholique che nella Cimade.
In quell’atmosfera ohe la commemoraz.cne del dottor Schweitzer e le
elevate parole del Pastore Meyer ave
vano saputo suscitare, io pensavo
che, mentre le polemiche religiose non
si sono oggi affatto spente ma trovano ancora ragione d’essere tra noi infedeli cristiani, solo nella carità, solo
nella testimonianza runana deH’amore di Dio, tutti i cristiani, non imporla a quale confessione appartengano,
possono incontrarsi.
Terminato il breve culto, siamo usciti dai Tempio e siamo sfilati in corteo,
autorità in testa, per raggiungere la
Sala delle Peste, al Badhiis, vecchio
palazzo addossate alle falde rocciose
del monte che dà nome alla città.
Anche questa sala, benché abbastanza ampia, era affollata e nonostante
la cerimonia avesse il carattere dell ufficialità, non v’era una atmosfera distaccata, ma vi regnava un’aria di famiglia. Non si commemorava un grand’uomo, che la celebrità rendeva quasi
astratto; ma era il cittadino di Kaysersberg che veniva festeggiato, colui
che da Kaysersberg era partito per la
grande avventura e che Kaysersberg
non aveva mai dimenticato, così come lui mai aveva dimenticato la sua
piccola città natale.
Nella mattinata, a Lambaréné, si
era svolta la cerimonia del gemellaggio tra le due città ed i due nipoti dei
dottor Schweitzer avevano parlato per
radio con il loro zio, mentre una ragazza di Kaysersberg gli aveva presentato gli auguri. B Sindaco di Kaysersberg, il signor Perrenbach, era
partito il giorno prima in aereo per
presenziare alla cerimonia e recare
doni significativi al festeggiato; ma
purtroppo, appena giimto, a causa dei
forte calore si era sentito male, e adesso sua moglie, seduta accanto alla
mia, non riusciva a frenare la sua apprensicne per il malessere che lo aveva colpito.
Di nuovo in collegamento con la radio del Gabon, la radio francese faceva udire a Lambaréné il suono delle
campane della chiesa protestante di
Kaysersberg, alcuni brani eseguiti all’organo, una rapida rassegna delie
cerimonie, mentre da Lambaréné giun
geva la voce commossa del dottor
Schweitzer.
Chiusosi il collegamento radiofonico ohe aveva imito le rive del Weiss a
quelle delTOgoué, avevano inizio i discersi ufficiali. Prendevano la parola il
Signor Stoll, vice-sindaco, un alsaziano rubicondo e sorridente, dal tratto
aperto e spontaneo, che aveva fatto
gli onori di casa; il pastore luterano
Bresch, ispettore religioso, il quale
metteva in risalto lo spirito ecumenico
che aveva caratterizzato questa cerimonia, durante la quale una città quasi interamente cattolica aveva reso il
più fervente omaggio al figlio di un
pastore protestante; il consigliere generale Paller; il segretario generale
della Prefettura Bargeton, in rappresentanza del Prefetto dell’Alto Reno,
sotto la cui presidenza effettiva le celebrazioni erano state poste, ma che
non aveva potuto presenziarvi perchè
convocato dal Governo a Parigi. Tutti
hanno saputo trovare parole appropriate alla circostanza e numerosi sono stati i ricordi personali che sono
stati evocati.
Tra le numerose autorità politiche,
amministrative e religiose intervenute alla manifestazione, erano presenti
anche il parroco della Chiesa cattolica di Kaysersberg e il Gran Rabbino di Strasburgo.
Ritornando verso casa, mentre le
luci del giorno scomparivano lungo il
percorso, ripensavo con gioia a questa
indimenticabile giornata che avevo
avuto il privilegio di conoscere. Ma
pensavo anche a voi, amici lontani ;
perchè avevo sentito di rappresentare
'uUtti voi ai festeggiamenti in onore
del dottor Schweitzer, dei « grande
solitario di Lambaréné ».
Eros Vicari
..............
La crisi industriale del Pinerolese
La situazione di crisi, che da mesi
si è andata accentuando nel Pinerolese, è giunta nelle ultime settimane
ad un grado di acuità che è ben noto ;
il succedersi di licenziamenti e di sospensioni alla « Mazzonis » di Lusema
S Giovanni, alla « Beloit » di Pinerolo
e alla RIV di Villar Perosa hanno determinato una situazione di disagio
economico fra la mano d’opera valligiana, che ha portato a manifestazioni eccezionali quali l’ocoupazione della Beloit e poi della Manifattura di
Pralafera da parte delle maestranze
operaie. Comprendiamo che questa
crisi non è localizzata nel Pinerolese,
ma fa parte di una generale situazione di disagio deH’economia italiana
ed europea; tuttavia è anche logico
che sentiamo con una incidenza particolare U problema locale delle Valli.
Anche la nostra Chiesa Valdese, le
nostre comunità si preoccupano fortemente di far sentire, secondo le loro possibilità la loro solidarietà alle
persone e famiglie maggiormente toccate dalla crisi. Nessuno si illude : non
si tratta che di palliativi, di piccoli
gesti, a livello individuale o locale,
per alleviare le necessità più gravi
(che forse hanno ancora da venire),
per cercare singole vie di uscita; i
problemi di fondo, generali, sono ben
al dì là delle effettive possibilità d’intervento a nostra disposizione.
Vogliamo, qui, segnalare soltanto
alcuni fatti. Anzitutto, l’iniziativa presa dalla Commissione del I Distretto
per cercare di facilitare la risistemazione di almeno un certo numero di
licenziati (v. comunicato qui accanto).
In secondo luogo, la riunione che il
Corpo pastorale delle Valli ha avuto,
limedì 1« febbraio, a Pinerolo, con la
partecipazione del sig. Geraldo Mathieu, direttore dello stabilimento Cru
mière di Villar Peilice e del sig. Gianni Alasia, sindacalista della CGIL,
che già varie volte, in convegni locali e in campi ad Agape ha posto la
sua competenza a disposizione di
quanti desideravano informazioni e
chiarimenti. La riunione è stata cordiale, intensa e proficua : i due oratori
hanno posto in risalto i vari, aspetti
del problema che ci agita — vedendoli anche da punti di vista in parte
opposti — e hanno poi risposto a varie domande. Ne è risultato in modo
molto chiaro che non si può comprendere nè valutare rettamente la situazione di disagio e di crisi attualmente determinatasi nel Pinerolese, se
non si tiene conto che la nostra economia centroeuropea, per non parlare che dell’area del MEC, di cui siamo
entrati a far parte, sta attraversando
ovunque, anche se con accentuazioni
diverse, un periodo di trans’zione, difficile e spesso penoso, verso una riconversione tecnodogica del capitale. In
ppole povere, la rivoluzione tecnologica, che procede a tappe sempre più
affrettate, implica una rapida — anche se non totale — sostituzione dell’uomo da parte della macchina. Il
grande dibattito e contrasto sociale
contemporaneo verte sul modo di questa riconversione, e sui beneficiari:
il capitale privato, o dei gruppi finanziari, ovviamente tende a semplicemente sostituire la mano d’opera con
la macchina (che costa assai meno),
mentre il movimento operaio tende
ad affermare il principio che la macchina deve servire ad agevolare (alleviandone il peso e riducendone la durata) il lavoro delle maestranze. Solo un pubblico patere veramente imp'arzialmente sollecito del bene comune può cercare di far superare questo
contrasto di interessi in sè insanabile;
ma un pubblico potere ohe non si
esprima, come da noi, in un fiscalismo e in un apparato burocratico che
pesa come in pochi altri paesi moderni e progrediti, rendendo per altro
servizi piuttosto mediocri alla collettività.
D’altro canto — e non si tratta di
far discorsi pii che ci ripugnano come
al sig. Alasia (cosi ci ha detto giusta^
mente) quando si commiserano le
miserie ma si rifiuta di guardare in
faccia le oggettive cause che le hanno determinate — occorre non dimenticare, come in certi casi il movimento sinidacale odierno sembra fare, che
l’econoTnia, a differenza delia politica
(che è per molti la religione laica del
nostro tempo), è una scienza esatta,
che certe leggi non possono essere infrante con la forza, nè forzate demago^camente in momenti d’euforia
(miracoli economici); occorre sempre
toccare le radici delle cause, se si vogliono raggiungere risultati fecondi e
durevoli. Comunque, credo di poter
dire che al di là di qualche dissenso
su valutazioni e metodi particolari —
del resto il sig- Alasia ha presentato
con passione ma con molta umiltà il
lavoro di cui è parte — i pastori pre
senti hanno intimamente e intensamente concordato con la tesi di fondo
del sindacalista: che cioè, la rivoluzione tecnologica dev’essere veramente al servizio di tutti i prestatori d’opera e non in primo luogo dei gruppi di
potere economico; l’oratore ricordava
che anche il neo-capitalismo più illuminato e progressista rischia di rientrare nello spirito espresso scetticamente dal Gattopardo : « tutto deve
cambiare perchè tutto resti lo stesso ».
In questa luce, direi che il centro-si
Qirr’T
IN QUARTA PAGINA
ComuDicato della ConmiissioDe
del Primo Distretto
In seguito alle proposte fatte nel corso di
un incontrò agli Airali (Luserna S. Giovanni)
fra alcuni pastori ed operai della Val Pellice, è stato costituito presso la Commissione
Distrettuale del P Distretto un Centro di
Collegamento e Informazione, per quanto
concerne offerte di lavoro in Italia od all'Estero che interessino la nostra popolazione
coinvolta neU’allargarsi ed aggravarsi della
crisi industriale del Pinerolese.
Perchè questo servizio possa funzionare è
necessaria la tempestiva coUahorazione di
tutti e precisamente:
P) La immediata segnalazione al Past.
Franco Davite Proli (Torino) - tei. (0121)
8519 - di tutte le offerte di lavoro di cui
siate a conoscenza, con i dati necessari per
orientare il lavoratore sulle condizioni delTofferta.
2®) La segnalazione tempestiva delle offerte di lavoro che sono state accettate in modo
che i hollettini di volta in volta inviati dalla
Commissione siano sempre aggiornati.
La Commissione raccoglierà tutte le indicazioni ricevute e le invierà alle Comunità
interessate tenendo conto di tutte le variazioni avvenute. Tali informazioni saranno
inviate verso fine settimana in modo da poter
essere lette o pubblicate in occasione del culto domenicale portando le ultime indicazioni.
Ci auguriamo che questo servizio — anche se concerne soluzioni soltanto parziali e
secondarie — possa essere utile per aiutare
alcuni Fratelli e Sorelle a trovare nuove possibilità di lavoro.
Il Presidente della Commissione
Franco Davite
4
pag. 4
N. 6 — 5 febbraio 1965
Terzo convegno agricolo
delle Valli Valdesi
Una feconda giornata lavorativa "-fersa^.
A SAISKT GEORGES, DAL 9 AL 17 GENNAIO La cHsÌ PÌueroll*Sl‘
(Data Vimportanza della manifestazione,
diamo questa settimana più ampia informa’
zinne sul Convegno di cui nel numero scor’
so, per Vurgenza delVimpaginazione, ab’
(damo dato breve notizia. ,V. d. r.).
Promosso ed organizzato dalla Comunità
di Agape si è svolto sabato 23 gennaio nella
biblioteca della Casa Valdese di Torre Pellice il 3® Convegno agricolo colla partecipazione di una quarantina di agricoltori
delle tre vallate alpine che ne formano il
comprensorio. .E’ increscioso che le presenze
secchi o malati (affetti da seccosi) e trattamenti preventivi invernali a base di polisolfuri per prevenire gli attacchi di un acaro
dannoso.
Secondariamente alcune considerazioni ed
istruzioni in appendice a quanto esposto nel
precedente convegno sulla utilità di piantagioni di resinose a rapido sviluppo.
Riferendosi alle nostre vallate ravvisa non
conveniente la pioppicoltura per zone collinari asciutte, mentre la zona di fondo valle,
adatte alla coltivazione del pioppo, debbono
non siano state più numerose e ben lo ha restare coi dovuti miglioramenti per ottenesottolineato il Geom, Emilio Rostagno affermando che se molti agricoltori avessero perso un giorno tralasciando il quotidiano lavoro per partecipare al convegno avrebbero
certamente guadagnato più di una giornata
dì lavoro.
Diamo una succinta cronaca per gli assenti forse già... pentiti chiedendo scusa al Direttore dell’Eco-Luce se per il numero
e la complessità degli argomenti trattati e
per la mediocrità delTestensore occuperemo
troppo spazio, ma sia concesso benevolmente
una volta all’anno.
Aperto il Convegno dal Pastore Girardet
Direttore di Agape, che scusa l’assenza del
Pastore Sergio Rostagno trattenuto da... altri doveri, porge un saluto ed un ringraziamento anticipato ai numerosi relatori sui diversi argomenti posti all’ordine del giorno;
assume la presidenza e la direzione dei lavori il Dott. Alberto Baridon che non ha bisogno di essere particolarmente presentato in
quanto è presente nella regione colle tante
realizzazioni di cui è audace e costante propugnatore.
Il primo oratore è il Dott. Reburgo dell’Assessorato alla Montagna. Il Dott. Reburgo si sofferma soprattutto sul risanamento del bestiame e sul suo miglioramento; ravvisa la necessità di avere un indirizzo comune ed un orientamento sulla
razza da diffondere e perfezionare onde evitare attraverso incroci irrazionali di avere
una popolazione bovina ibrida e dilffcilmcnte migliorabile. Auspica la creazione di stalle
sociali per poter più agevolmente prevenire
e curare, sotto controllo, cosa più difficile e
onerosa nella vastità dei piccoli allevamenti
con scarso personale qualiffcato e competente nel lavoro molto delicato.
Il Dott.Corrado Risoni, Direttore dell’Uff.
Tecnico Agrario SEIFA di Torino, espone
re quel minimo di foraggio indispensabile
al mantenimento del bestiame neH’inverno.
Sulla coltivazione delle resinose, di cui sì
è ampiamente parlato e scritto ribadisce le
norme fondamentali di impianto e le agevolazioni concesse dalla On.le Camera di Commercio Industria e Agricoltura della Provincia di Torino, per quegli impianti eseguiti
in zone non considerate montane.
Dopo numerosi interventi sui singoli argomenti presentati e con vedute non sempre
concilianti cogli oratori, che pure hanno
cercato pazientemente di essere chiari e persuasivi, si passa alle conclusioni mediante
Tilluminato intervento del Geom. Emilio Rostagno.
Per il risanamento e miglioramento bestiame occorre cominciare subito, attraverso
ì gruppi di allevatori già funzionanti, cercando di creare sul posto degli incaricati
preparati e preposti a fare gli accertamenti
e le visite periodiche fra i singoli gruppi.
Per la produzione e miglioramento del foraggio si raccomanda sia per il rifornimento
di essenze foraggere sia per l’acquisto dei
concimi adeguati alle concimazioni d’im
La nostra stampa
vi intaressa 7
SOSTENETELA
DIFFONDETELA
che gli errori commessi inconsciamente nelle
esperienze eseguite ed il Dott. Pisoni convince con molta facilità i presenti ad attenersi alle norme che si vanno diffondendo.
Il Geom. E. Martinengo dell’Assessorato
alla Montagna tratta con competenza e con
maestria dell’oggetto: strade; dalle grandi
arterie, alle statali, provinciali, comunali,
consorziali, interpoderali fino ai sentieri di
montagna: accenna alle disposizioni regolamentari da rispettare in ordine alla circolazione fino alle difficoltà create da qualche
proprietario che piuttosto che sacrificare
qualche tavola di terreno (anche di poco Valli un attaccamento tenace affinchè non
prezzo) ostacola l’iniziativa di progresso dì
un gruppo.
Una animata discussione nasce dall’oggetto: i fili a sbalzo; siccome delle disposizioni
tassative sono in atto sia per la distanza dalla sede stradale (3 m.) sia per il divieto di
ingombro sui fianchi, emerge la opportunità
dì uniformarsi volta per volta alle disposizioni e richiedere delle concessioni precarie
e occasionali caso per caso, anche in deroga
alla legge stradale.
Sulla opportunità di impianti irrigui soprattutto a pioggia, illustra la situazione di
diverse zone del Canavcsano, che dopo numerosi tentativi di intervento dell’Assessorato alla Montagna, lungamente contrastato,
hanno finito per creare dei consorzi irrigui
efficenti e sempre più richiesti dalle zone
limitrofe.
Sull’impiego in comune delle macchine
agricole e dell’acquisto collettivo dei mezzi
di produzione e della vendita dei prodotti in
comune è stata ribadita la necessità di affrontare coraggiosamente il problema onde
eliminare quelle intromissioni intermedie che
mentre diminuiscono l’utile al produttore
aumentano la spesa al consumatore. Occorre
cooperare!
Dopo una breve sosta ai lavori per riunire
i convenuti alla Foresteria per consumare
un ottimo pranzo, servito con vera cortesia
dagli ospiti di Agàpe, i lavori vengono ripresi quasi... puntualmente all’ora stabilita
Corso per trombettieri
pianto e susseguenti ad acquistare presso
Ditte veramente serie alle quali si può ricorrere con tranquillità anche se i costi appaiono sensibilmente più elevati in confronto a quelli di minor pregio e minor prezzo
messi sul mercato.
, ___ Circa l’acquisto e l’impiego in comune di
con chiarezza e con precisione quale sia la macchine agricole si prende atto con soddi
natura dei nostri terreni, constatata anche sfazione che un gruppo di... precursori di
attraverso numerose analisi ed avendo riscon- Pramollo attende un aratro Gravely da protrato ovunque (salvo pochi casi in cui venne- vare in una riunione dove saranno invitati
ro eseguite delle buone correzioni con calce) a presenziare tutti gli agricoltori delle Valli,
una notevole acidità per la composizione chi- Ultimo argomento è la questione astrusa dei
mica stessa; raccomanda di ricorrere a co- contributi per aggiornare la posizione dei
piose calcitazioni onde neutralizzare l’acidità pensionabili di fronte alla Cassa di Previ
persistente, quindi procedere ad oculate e denza Sociale.
complete concimazioni organiche e chimiche Si prende atto con molto piacere che l’Iusando gli ormai noti concimi complessi che spettorato Agrario sarà presente quanto pri
oltre ad essere più economici per il trasporto ma con un Reggente a Pinerolo ed uno a
e lo^ spaiidimento, assicurano la giusta prò- Perosa Argentina con funzioni analoghe a
porzione fra i più richiesti elementi assor- quelle deUe tanto rimpiante Cattedre Ambili dalle colture: azoto, fosforo, potassio. bulanti di Agronomia.
Vengono messi in luce negli interventi, an- Si accoglie con entusiasmo la proposta di
organizzare in primavera una gita d’istruzione alla stazione alpina di Sauze d’Oulx
per vedere le realizzazioni ottenute.
L’ora si fa tarda, la maggior parte sono
richiamati ai loro... dicasteri di governo ed
il Convegno è chiuso dal Pastore Girardet,
il quale ringraziando ancora gli oratori e i
compartecipanti auspica che l’iniziativa di
Agàpe che cerca dì adeguarsi ai tempi e attuare col concorso di studiosi e di tecnici un
miglioramento nella vita degli agricoltori e
dei montanari in particolare, sia accolta di
buon grado e serva a mantenere nelle nostre
venga meno lo spirito e lo stimolo che ha
chiamato attraverso tante vicende il nostro
popolo a restare fedele alle terre dei Padri.
i* y
Vi hanno partecipato una settantina dì
giovani tra cui nove delle Valli Valdesi, interamente spesati dai loro compagni del Baden.
L’atmosfera è stata dal principio alla fine quella dell’amore fraterno e dell’entusiasmo giovanile. Dal lungo applauso che
interrompeva la lezione il lunedì mattina,
all’arrivo degli Italiani, fino alle note di
« Poich’è giunto ornai l’istante » suonato da
trombe germaniche alla stazione, la notte
del sabato seguente, alle 23,30 alla partenza
del treno per ITtalia, fu tutto un dialogo
felice e indimenticabile. La differenza della
lingua non ha impedito lunghe conversazioni, nè sorgere di simpatie ed amicizie, come
non ha ostacolato Isella, la trombettiera
Vaìdese ad essere circondata come una reginetta e ripetutamente applaudita quando
saliva sul podio per dirigere una esecuzione
musicale.
1 Componenti: Sessanta e più giovani tra
i 15 e i 35 anni candidali a dirigere nuove
fanfare e numerosi valenti istruttori. Primo
fra questi il Maestro c compositore Job. H.
E. Koch professore in un Conservatorio del
Nord e al suo fianco tre valenti discepoli
suoi divenuti tutti dirigenti regionali di
migliaia di trombettieri : il M® Stober e il
M® Bissecker per il Baden, il M° Werner
Benz per la regione di Lippe Detmold. Con
questi, degli specialisti, compositori e direttori ad un tempo di canto sacro e di fanfare come il M° Joseph Michael e il M«
Leìimann direttore delle corali religiose del
Baden, oltre a vari altri valenti istruttori
come il caro Ludwig particolarmente dedicato al gruppo degli Italiani.
Fifa al campo. Intensissima. Dalle 7,45
al mattino, fino alle 21,30 di sera al termine delle prove d’insieme o per essere più
esalti, alle 23 o alle 24 al termine delle
conversazioni : Culto d’inizio della giornata,
colazione, esibizione musicale sulla strada;
studio biblico, esercitazioni a gruppi separali, teoriche e pratiche... Dopo il pranzo
quasi tutti i gruppi avevano una lezione
dedicata alla « Pinzologie » come dicevano
loro ridendo e cioè al battere il tempo ripetendo un po’ il gesto del pittore con il suo
pennello! Dopo i pasti i cronisti leggevano
esilaranti descrizioni della giornata precedente (ma queste eran le cose più difficili da interpretare per noi) od altri, con sapienti improvvisate badavano a tenere alto il buon
umore collettivo. Verso sera, sempre una
succosa conferenza di cultura musicale : il
canto al tempo della Riforma, i Canti della Chiesa Morava; la musica religiosa dell’avvenire. In una di queste conferenze il
M^ Koch disse le parole forse più significative di tutto il campo : « Mai come oggi la
musica ha avuto una così grande importanza nella vita umana : grazie alla Radio e alla
T. V. essa risuona continuamente e in ogni
luogo. E serve tutte le cause: quelle commerciali anzitutto eppoi quelle delle passioni
umane buone e soprattutto cattive, della politica, dello zelo militare, dello spettacolo ed
anche, qualche volta, dell’arte. Forse mai come oggi sono state importanti ed evidenti
le possibilità della musica religiosa, ma forse anche mai come oggi essa si è trovata impreparata e sprovveduta dinanzi alla sua vocazione. Essa sembra Incapace di trovare le
parole per esprimersi così come, accanto a
lei, le Chiese stesse, sembrano incapaci di
trovare le parole adeguate per predicare Gesù Cristo al mondo moderno ».
Gli studi biblici. Presieduti ogni mattina
da un Pastore a ciò preposto e seguiti da discussione, dettagliavano man mano l’argomento fissato per la prossima adunata delle
trombe nel 1966 : « Eccomi, Signore, manda me » (Is. 6). Alcuni dettagli ci sono rimasti impressi nella mente : Ecco, io vi mando come pecore in jnezzo ai lupi. Primo fra
Lutti il popolo Ebreo in quanto popolo di
Dio. Perchè fu perseguitato dai Nazisti e da
tanti altri? Perchè reo di aver crocifisso Gesù? No assolutamente, chè quella colpa grava anche su noi, nè piti nè meno che su loro.
La loro colpa fu quella di essere il popolo
di Dio che il mondo ha sempre perseguitato
e sempre perseguiterà. Anche noi, se siamo
fedeli finiamo sempre col farci perseguitare.
Un altro momento si parla dei ministeri
e dei doni di Cor. XII: E’ un dono l’anzianato e il diaconato? Certo! E come mai obbietta un trombettiere, vediamo degli anziani
che trascurano la Chiesa per quasi tutto l’anno? Evidentemente, suona la risposta, i doni
del Signore non si danno per votazione!
Gli studi musicali. La musica non è sempre musica. Qui rabbìamo udita insegnare
da un punto di vista particolare ben qualificato per delle fanfare evangeliche, con un
continuo riferimento a Dio ed alle sue leggi.
Perchè sette note musicali e non dieci?
Perchè non si possono misurare i suoni col
sistema decimale, come tutte le altre cose?
Perchè Dio ha voluto così. Il numero sette,
nella Sacra Scrittura ha anche altre volte
una sua funzione speciale. Perchè i suoni
affiancati ad una certa distanza producono
un’armonia mentre che aifiancati ad una
distanza diversa producono una stonatura?
Perchè l’uomo non può far violenza alle leggi di Dio, qui come in qualunque altro campo della vita. Perchè, il compositore Bach
studiando la successione e i rapporti degli
accordi arriva ad un certo punto in cui essi
essi non giuocano più e deve ammettere che
quel dato accordo non funziona più e lo
battezza allora « Diavolo in musica »... C’è
sempre nella creazione la traccia di una incrinatura che viola le leggi di Dio!
Quale è il concetto ispiratore dei doppi
cori, sia corali che strumentali? Se tu suoni
la tua tromba dinanzi ad una parete, produci
sempre un ritorno di onde sonore. Anche
questa e ima legge di Dio. Tutto quel che
vive deve emanare un messaggio, buono o
cattivo che sia: un'eco felice o fastidiosa.
Tutta la vita umana è un immenso dialogo
tra le creature, non solo, ma anche tra la
terra e il cielo. Un dialogo che dovrebbe essere una armonia ma il più spesso è l’opposto.
Il doppio coro di una corale o di una fanfara vuole ricordare questa verità e la necessità che abbiamo di fronte a Dio di produrre un’eco buona.
E cosa vuol dire il fatto che una nota tonica, pura contiene come in potenza tutta
una quantità infinita di accordi e cioè di vibrazioni per cui una campana dal suono perfettamente puro non si può concepire perchè la molteplicità delle vibrazioni la spezzerebbe fin dai primi rintocchi? La materia
non può reggere più che tanto alle vibrazioni... Non tornano forse alla mente quei
passi che dicono che l’uomo non può vedere
la faccia dell’Eterno e vivere, o il grido di
Isaia... Io son perduto... Gli occhi miei hanno veduto il Re (Is. 6). O anche il grido di
Sant’Agostino : « Signore, arresta i flutti della tua Grazia. Piccolo spiraglio sui misteri
inaccessibili della gloria di Dio e della sua
creazione! ».
E così sìam tornati da S. Georgen col cuore pieno di impressioni e di ricordi, ma soprattutto con l’ansietà di questa voce che
manca alla Chiesa per recare il messaggio della Salvezza al mondo e con l’assillo di questa
necessità che ci è imposta di dare con la nostra vita l’eco pura e buona che Dio aspetta
da noi.
Enrico Geymet e i Trombettieri
Valdesi reduci da St. Georgen.
CONTINUA DALLA TERZA PAGINA
nistra presenta, in sede politico-eco
nomicc-sociale, singolari paralleli con
Tequivoco e tattico riformismo a cui
in sede ecclesiastica assisriamo in seno ai cattolicesimo istituzionale. Ma,
a differenza di ciò che concerne la riforma della chiesa, non vediamo chiaramente in quale iinea debba muoversi la riforma della società umana.
Non c’è che da studiare seriamente
l’economia contemporanea e, per noi
cristiani, ascoltare TEvangelo.
A questa esigenza di ascoltare insieme l’Evangelo, nella comunità dei
credenti e nella comunità degli uomini, hanno voluto rispondere il past. A.
Deodato e il past. R. Jahier che, richiesti dalle Commissioni interne,
hanno celebrato il culto domenicale
fra gli operai e le operaie che occupavano le fabbriche : il primo alla « Beloit » di Pinerolo, il secondo alla
«Mazzonis» di Pralafera. L’Evangelo non è dernagoigico nè reazionario,
nè qualunquista; è eterno, ma vive
neU’« hic et nunc » qui e ora. g. c.
Direttore resp.: Gino Conte
P. S. - In verità abbiamo udito anche molti saggi dì musica religiosa niodernissima e
molto bella •— quello per es. sulla Pentecoste — ispirate dal concetto che oggi, una
musica religiosa deve servirsi di tutte le possibilità musicali che esistono... Ma il concetto generale era che questi saggi fossero, per
quanto bellissimi, troppo complessi e mancassero di quella praticità e semplicità che
deve sempre accompagnare la proclamazione
dell’Evangelo.
iiitiiKiimiiiiiiiiiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
roba
In quesii ulìlimi giorni presso la Commissione Distrettuale del l"» Distretto è
stalo eostiluito un Centro di Collocamento
e di Informazione per quanto concerne offerte di lavoro in Italia e all’Eslero che
interessino la nostra popolazione coinvolta
nell’alilargarsi ed aggravarsi de'lla crisi industriale del Pinerolese. La Commissione
raccoglierà tutte lie indicazioni ricevute e
le invierà alle Comuniià interessate. Tali
informazioni saranno inviate verso fine settimana in modo da poter essere lette in occasione del culto domenicale.
Por quanto riguarda la nostra parrocchia invitiamo in modo particolare quei
— Come già proccdentemenite annuncialo sono in fase di definizione le trattative
per lo M-aniibio di Pastore per il mese di
Luglio e Agosto. Il Pastore irlandese Wynne e il Pastore di Rorà inizieranno il loro
ministerio durante la prima settimana di
luglio.
POMABETTO
Il Dott. A. Baridon tratta inizialmente delle Fucine a prendere contatti col Pa
dell’impianto di nocciolati da frutto, dando
le norme tecniche e culturali indispensabili,
che si compendiano in tre punti essenziali :
1®) buona esposizione a giorno, non oltre
700 metri sul 1. m. per evitare le ondate
store, perchè — come e noto — già vi
f,om> delle offerte di lavoro che possono
interessare alcuni di loro.
— Domenica 7 febbraio tutte le Madri di
Rorà Capoluogo sono gentilmente invitale
di freddo quando le piante (precoci nella ri- al presbiterio per le ore 14,30 pieci®« per
presa della vegetazione) sono particolarmente prendere accordi circa la celebrazione d<^I
sensìbili per una buona fioritura; 2®) neces- XVII Febbraio.
sità dì impiantare in terreni sciolti con un — Sono in corso le prenotazioni per
pollone poi allevato ad alberello oppure tre l’agaipe del XVII che avrà luogo domenica
polloni a cespuglio per evitare la perdita 14 febbraio. Tutti interessati possono
eventuale del solo soggetto a dimora; 3®) cu- rivolgersi agli Anziani od al Pastore per
ra di coltivazione con ripulitura dei rametti versare a cauzione di partecipazione
— Domenica 7 febbraio avrà luogo il culto
per le Missioni; tutta la comunità è caldamente invitala a prendervi parte; si raccomanda la collctta per tale scopo.
— Domenica 7 c. m. alle ore 16 avrà luogo una riunione straordinaria dei responsabili e degli Anziani e Diaconi nella Cappella
di Perosa Argentina.
— Sabato 13 alle ore 20.30 avrà luogo la
riunione in tutti i quartieri come segue : Pomaretto, Perosa, Masselli, Lausa, Cerisieri,
Maurìni, Clot Inverso, Paiola.
— Domenica 14 c. m. avrà luogo un culto con la celebrazione della Santa Cena alle
ore 10,30 nel tempio, in preparazione al
XVII febbraio.
— Le prenotazioni per ;1 pranzo del 17 si
ricevono entro il 10 presso i responsabili a
ciò preposti.
Reg." al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
fin. Subalpina s.p.a. • Torre Pellice (Toi
avvisi economici
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giovane tuttofare. Scr.vere: Rocia, Lii •
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E’ stato reieihralo il matrimonio di Luigi Serafino Massa e di Ida Romano, ITI
gennaio; e quello di Luciano Rivoiro e di
Milena Gardiol, il 17. Rinnoviamo a ques’.i sposi il no.stro augurio affettuoso per
una vita insieme, benedetta dal Signore.
Domenica 10 gennaio abbiamo avuto !a
visita gradilissima del Past. Jahier e della
Signora. Il Past. Jahier ha presieduto il
rullo, al maltinc, e al pomeriggio ha rallegralo rUnione delle Madri, in una riunione resa più numerosa e viva dàlia presenza di sorelle villaresi guidate dalla Signora Micoll. Un ringraziamento e un saluto cordialissimo a tulli questi ospiti!
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