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Anno 128 - n. 4
24 gennaio 1992
L. 1.200
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a: casella postale - 10066 Torre Pelllce
V..-0A VALDS3E
lOObO -
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LO STERMINIO NAZISTA DEGLI EBREI
Il rischio della
semplificazione
Uno sforzo di prassi storica per evitare gli
schematismi di chi ne propone la ’’revisione”
GERMANIA: LE CHIESE E LA « STASI »
Chi è la mia spia?
Sui rapporti con la polizia segreta dell’ex Germania Est vengono a
galla verità scomode - Un clima di sospetto che richiede attenzione
« Siamo stati capaci, noi reduci, di comprendere e di far comprendere la nostra esperienza?
Ciò che comunemente intendiamo per ’’comprendere” coincide
con ’’semplificare” (...) ». Questa
preoccupazione, questo scrupolo
meticoloso era espresso da Primo Levi nel suo ultimo libro,
« I sommersi e i salvati ».
C’è chi si comporta diversamente, anzi chi della semplificazione, se non della banalizzazione, fa la propria bandiera, la
propria strategia. Ce ne rendiamo conto, per una sinistra coincidenza, nei giorni in cui si ricordano i cinquant’anni dalla decisione presa a Wannsee, presso
Berlino, di procedere all’annientamento della razza ebraica.
« Il capitolo più buio della nostra storia », ha detto il cancelliere Kohl; e una serie di iniziative culturali, di mostre e di
rifiessioni è stata avviata. Ma,
appunto, c’è chi si comporta altrimenti, come risulta da un sondaggio condotto dal settimanale
« Der Spiegel »: il 13% dei tedeschi si dice antisemita; una recente inchiesta della RAI ci ha
mostrato le bande di giovani,
specialmente nella ex RDT, dediti a scaricare il loro odio razziale di volta in volta nelle invettive antiebraiche o, passando
alle vie di fatto, contro arabi
e turchi. Nelle scuole austriache
imperversano i videogiochi « caccia all’ebreo », in Polonia « Mein
Kampf » andava a ruba in libreria; il presidente croato Tudjman ha scritto un libello epigono della tradizione « revisionista » della storia, prospera in
Germania ma anche in Francia
(Faurisson), dove due anni fa
veniva profanato il cimitero
ebraico di Carpentras.
Ciò che più fa allibire è che
quanti si ergono a capipopolo,
a sobillatori e demagoghi, lo
ABBONAMENTI
1992
L’abbonamento ’91 è scaduto, molti hanno già provveduto a rinnovarlo e ciò ci è di
incoraggiamento nel nostro
lavoro.
Invitiamo chi ancora non
l’avesse fatto a rinnovarlo entro il 31 gennaio, scegliendo
tra le seguenti possibilità:
Italia
Ordinario annuale L. 52.000
Semestrale L. 27.000
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Sostenitore annuale L. 90.000
Estero ,
Ordinario annuale L. 85.000
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Sostenitore L. 170.000
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Invitiamo inoltre chi intende disdire l’abbonamento
a comunicarci la decisione
per iscritto (basta l’invio della cartolina ricevuta come
programma di abbonamento)
o per telefono (011/655278).
fanno con la pretesa di ristabilire la verità. Non ci sono soio
i revisionisti: Le Pen parlò nel
1990 delle camere a gas come
di un « dettaglio » della seconda guerra mondiale. Uno slogan
neonazista colto da un giornalista della TV francese, « Wahrheit macht frei! » (la verità rende liberi), riecheggiando il sinistro « Il lavoro rende liberi »,
bestemmia il passo evangelico di
Giovanni (8: 32).
Allora occorre interpretare,
studiandolo a fondo, il complesso di motivazioni per cui c’è
tanta ansia di una « nuova verità », di un nuovo racconto della storia. Hanno fallito i modelli fin qui proposti? Sono stati
viziati, come temeva Levi, dagli schematismi? O chi U presentava non è più ritenuto attendibile?
Basta poco, oggigiorno, a « costruire » una struttura di (presunta) verità: basta avere le risorse per garantirsene i mezzi
di diffusione. Il contenuto delle tesi che si sostengono è secondario. Tutto questo deve renderci attenti: attenti a ciò che
diciamo, leggiamo, scriviamo.
Tutti i giorni, in tutti gli ambiti
e su tutti i temi. Anche sulPeth
ca della comunicazione Primo
Levi ha qualcosa da insegnarci,
fino ai dettagli, soprattutto se
sono dettagli di sei milioni di
morti.
Alberto Corsani
Fa freddo questa mattina nella Behrenstrasse, a Berlino Est,
ma ciò non impedisce a molta
gente di ritrovarsi in gruppo
davanti al grigio edificio della
Stasi, il servizio segreto deU’ex
RDT che da pochi giorni ha aperto i suoi uffici e i suoi archivi
a chiunque voglia sapere perché
e da chi fosse stato controllato,
denunciato e perseguitato. Ci sono giovani e meno giovani, uomini e donne, c’è anche qualche anziano, curvo e infreddolito.
C’è Barbara Bohley, del movimento di base ’’Runde Tisch
von unten”, e Rainer Eppelmann,
pastore e ministro della difesa
nell’ultimo governo della RDT.
Altri, come Vera Wollenberg,
erano qui nei giorni scorsi, e
hanno appreso di essere stati
controllati e spiati addirittura
dal proprio marito, che si nascondeva sotto un falso nome e
lavorava nella Stasi con la qualifica IM, che significa ’’Informell
Mitarbeiter” (collaboratore non
ufficiale). Anche per Lutz Rathenov, scrittore molto popolare
nell’antico quartiere di Prenzlauerberg, la delusione è forte
nello scoprire che il misterioso
personaggio che da anni lo controllava e riferiva fedelmente alla polizia segreta tutte le sue
idee e i progetti non era altri che
il suo amico e collega con il
quale voleva aprire una casa editrice democratica e indipendente.
Afa le sorprese più interessanti
non terminano con la cronaca
di questa giornata. L’apertura
degli archivi della Stasi ha infatti portato alla luce un problema
serio e grave: il rapporto oscuro
e inquietante che sembra abbia
legato alla Stasi una parte delle
chiese protestanti e cattoliche
dell’ex RDT. Negli atti in questione sono stati trovati nomi
di pastori e dirigenti ecclesiastici che avevano prestato servizio
nella Stasi sotto il solito codice
IM. Il teologo evangelico Beziers,
che' ha scritto recentemente un
libro dallo scomodo titolò Pastori e preti: un ministero per la
Chiesa e per la Stasi, ha sfidato
nel corso di un dibattito pubblico il Präses del Sinodo della
EKD (la Chiesa evangelica unita),
affermando che è falso parlare
di casi isolati perché il problema è più profondo e ha coinvolto uomini e strutture a vari livelli.
Per una confessione
di peccato
Beziers chiede pubblicamente
una confessione di peccato e di
corresponsabilità da parte di
tutta la chiesa, che per ora sembra non arrivare. Le risposte dei
responsabili ecclesiastici sono,
secondo il teologo evangelico,
prudenti ed elusive. Forse nei
prossimi mesi si faranno controlli, e qualcuno verrà anche punito, ma per ora è ancora tutto
LIBERTA’ - 2
Lìberi dal potere egoistico
«Ma Gesù, chiamatili a sé, disse loro: Voi sapete che quelli che sono reputati principi delle
nazioni le signoreggiano; e che i loro grandi usano potestà sopra di esse. Ma non è fosì »’’•a ’"'h
anzi chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà
vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà essere
primo, sarà servo di tutti. Poiché anche il Figliol dell’uomo non è venuto per essere servito,
ma per servire, e per dar la sua vita come prezzo
di riscatto per molti» (Marco 10: 42-45).
E’ un testo che ci può interrogare e colpire in
molti modi. Vorrei affrontarlo dal punto di vista
della vita della comunità, perché nasce in un momento di crisi. La comunità in crisi è quella dei
discepoli: poco prima due suoi membri, Giacomo
e Giovanni, hanno chiesto a Gesù di diventare i
primi ministri del suo regno quando egli avrebbe vinto (w. 35-37). Essi si aspettavano ancora
un Messia che alla testa di un esercito vittorioso
potesse cacciare i romani e sedersi, come novello re Davide, sul trono di Gerusalemme, e chiedono quindi che Gesù faccia loro questo favore:
si raccomandano in vista del potere.
La richiesta dei due suscita ovviamente invidie, risentimenti e indignazione negli altri membri della comunità dei discepoli. La risposta di
Gesù è una lezione di pratica comunitaria. Egli
non sottovaluta la crisi, ne è consapevole, non
sgrida i due che hanno fatto la domanda, non
sottovaluta il problema dicendo che ci sono altre
cose più importanti da fare. Ma si ferma e li
chiama a sé, ricuce con il suo insegnamento ciò
che l’egoismo di alcuni ha strappato, e invita tutti i discepoli a riflettere: « Volete il potere? Sappiate che va nella stessa direzione di quello eser
citato da quelli che voi chiamate tiranni. Volete
diventare come loro? ». Nella discussione fraterna, insieme, è anche possibile rendersi conto dei
propri errori, Gesù ce li fa toccare con mano.
Poi il suo insegnamento prosegue, la pratica
comunitaria della riconciliazione si trasforma in
una lezione di etica comunitaria ed abbiamo il
grande discorso sul servizio: « Tra voi, già adesso non è così, non vivete con lo scopo del potere,
siete liberi da esso, se volete eccellere, scegliete
la strada del servizio ». E’ possibile abbandonare
i miti e gli idoli che affascinano e attirano molti uomini e molte donne, è possibile restare liberi dal potere, trovare più gioia nel servizio del
prossimo che nell’essere serviti.
E' possibile... ma come? Con la nostra forza
interiore? La nostra cocciutaggine? No, è possibile perché Gesù ci apre un’ultima, e più importante, dimensione: la siperanza comunitaria.
Egli ci dice: « La tua libertà dal potere l’ho costruita io, aprendo e percorrendo per te, fino in
fondo, la strada del servizio ». Possiamo donarci
perché egli si è donato totalmente, possiamo servire perché egli ha servito tutti. Non ha mandato i suoi uomini allo sbaraglio e non si è fatto
erigere statue come i grandi dittatori, ma è andato lui allo sbaraglio salendo su una croce.
Ma quella croce ci ha aperto una dimensione
nuova: Gesù il Grande Servitore ha trionfato là
dove tutti i grandi potenti hanno fallito. Gesù ha
vinto la morte e quella vittoria rimane aperta davanti a noi: noi, una comunità che ora sa che il
libero servizio, alla fine, vince sul potere schiavizzante.
Claudio Pasquet
Dopo il crollo del muro restano
aperte molte ferite.
da verificare e non si deve soffiare sul fuoco, così rispondono
i dirigenti ecclesiastici.
In un’intervista al quotidiano
Die Taz, il pastore Bergen, da
gennaio vescovo della Chiesa
evangelica de] Brandeburgo, precisa che c’erano dei rapporti tra
Stasi e chiesa, come peraltro avviene in ogni paese in cui la chiesa ha un ruolo importante. Secondo il vescovo la chiesa non
poteva sostenere una posizione
chiara ed univoca di resistenza,
poiché c’era la necessità di dialogare e di mediàre. In una linea
un po’ diversa si muove il leader
del movimento di base dei cittadini, Schorlemmer, pastore a
Wittenberg.
Senza chiarezza
non ci sarà futuro
Il problema, secondo lui, è come sempre il rapporto con il
passato. Non è possibile liquidare con silenzi e disinvoltura ciò
che è avvenuto nell’ex RDT, così
come si è frettolosamente dimenticata dopo la seconda guerra
mondiale la pesante eredità del
nazismo e di coloro che avevano
collaborato con la Gestapo. Non
si può immaginare un futuro se
non si vuole chiarire ed affron.tare il passato, continua Schorlemmer. Se è vero che il modello
consumista, vincente nella Repubblica federale tedesca, ha lasciato intatte alcune ombre del
passato e non ha se non successivamente, negli anni ’70, saputo
diffondere una forte cultura antifascista e antiautoritaria, è anche vero che l’antifascismo di
facciata della RDT serviva a coprire di fatto una società autoritaria, che si portava dietro molti difetti e storture tipiche del
regime nazista.
In un articolo firmato dalla
redazione di Kirche Aktuell si
sottolinea un’altra posizione rispetto al problema Stasi-chiesa.
« La Stasi e l’ex RDT non sono
paragonabili alla Gestapo e alla
Manfredo Pavoni
(continua a pag. 12)
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fede e cultura
24 gennaio 1992
DIBATTITO A NAPOLI
IN LIBRERIA
Una scelta di libertà
e di laicità
il socialismo, la fede e il Mezzogiorno nel
lante presentato e discusso presso il circolo «
Napoli, 11 gennaio. Ancora un
incontro del circolo "Galeazzo
Caracciolo”, per la presentazione del libro di Sergio Aquilante:
Per un socialismo cristiano. Questa volta siamo riuniti nella saletta al primo piano, affollatissima per Toccasione, e pon solo
di evangelici. L’incontro è uno
dei meglio riusciti, non solo per
la buona partecipazione, ma anche per i contenuti, che spaziano
oltre la tematica del volume.
Nicola Pagano, in una rapida
e densa carrellata, ne ricapitola
i temi raggruppandoli attorno
a tre coordinate principali: il
socialismo, ovvero la democrazia
pluralistica; la fede, ovvero il potere critico della croce; il Mezzogiorno, ovvero un luogo "geopolitico" della testimonianza, ma
va anche oltre la semplice esposizione, formulando rinterrogativo critico che altri interventi riprenderanno in seguito: la valorizzazione dell’elemento religioso, l’auspicata rinascita spirituale del Mezzogiorno che passa attraverso "Io spirito protestante”
può davvero rinnovare la politica, risolvere smisurati problemi che non sono soltanto di
carattere culturale o religioso,
ma economici, politici, istituzionali e sociali? In altri termini,
è davvero necessario che il rinnovamento della società passi attraverso quella che Pagano ha
chiamato ’’Putopia” protestante,
o non è forse auspicabile una più
sobria valutazione di sé, quel senso della misura che consideri il
protestantesimo una delle forze
in campo, non l’unica; la "componente” di Un più vasto schieramento complessivo?
Il contributo
protestante
Al contrario, sullo specifico
contributo che l’ethos protestante può dare a questo paese, così
fortemente impregnato di cultura cattolica, ha insistito Biagio
de Giovanni, cogliendo tra l’altro
la dimensione più propriamente
teologica del volume di Aquilante. Al centro del libro, ha detto
de Giovanni, c’è la condizione
esistenziale dell’autore, il suo
essere cristiano. Il libro cresce
col crescere del suo impegno;
non è un manifesto programmatico né un modello teorico ma
nasce da un modello di vita.
Ora, ha aggiunto de Giovanni, c’è un modo di essere
cristiani che non consiste nell’aderire astrattamente ad un
mondo di norme e di valori, ma
nello spendersi in concreto operando nella storia a favore della
polis, assumendo fin nelle sue
più radicali conseguenze la dimensione critica legata alla croce e all’incamazione.
L’Evangelo è potenza, energia
dinamica, speranza attiva — ha
PROTESTANTESIMO IN TV
"Mi sarete testimoni" era il
titolo della trasmissione di
domenica 12 gennaio. Si è trattato in sostanza di una meditazione condotta dal pastore
Claudio Pasquet sull'episodio
della guarigione dell'indemoniato di Cerasa (Marco 5:
1-20).
Delta meditazione stessa riferiamo i punti essenziali:
— La potenza di Gesù ci
libera dal male che può manifestarsi in ognuno di noi
con inaudita violenza.
— La gente "per bene" non
è portata ad aiutare coloro
che ne sono preda ma piuttosto ad isolarli per la tran
i geraseni operino la loro
scelta ma, impedendo all'uomo liberato di seguirlo, lo lascia nella zona per essere testimone tra la sua gente.
Oltre alla validità del commento al testo, anche dal punto di vista televisivo la formula adottata, che definirei
una via di mezzo tra il culto
e lo studio biblico, mi è parsa molto felice.
La lettura del racconto, a
cura evidentemente di un attore professionista, era tale
da catturare l'attenzione dell'ascoltatore. I brani della
stessa si alternavano al commento del pastore e ai cori
sarete
testimoni^*
quillità di chi vive intorno.
(Il contrario esatto dell'atteggiamento di Gesù).
— L'isolamento produce nelle persone possedute dal male la non volontà di guarire.
— La liberazione a cui Gesù forza l'indemoniato comporta un prezzo (in questo
caso la perdita di un grosso
branco di maiali).
— I geraseni si ribellano
al fatto di dover "pagare" per
questa liberazione e pregano
Gesù di allontanarsi. Non accettano quindi che nel loro
paese si instauri un nuovo sistema basato sulla giustizia
dove la vita umana vale più
dei beni materiali.
— Gesù non vuole imporsi
con la forza e permette che
di grande suggestione rendendo scorrevole l'ascolto.
Sullo sfondo, le frequenti
immagini poetiche ed insieme
realistiche tratte dal film di
Pasolini "Il Vangelo secondo
Matteo" ci immergevano nell'atmosfera del tempo senza
distrarre dalla riflessione sul
testo.
Riteniamo che in complesso si sia trattato di un esempio particolarmente riuscito
di predicazione adatta al mezzo di comunicazione, che potrebbe essere ripreso periodicamente per un'efficace
presentazione del messaggio
evangelico (scopo non certo
secondario della nostra presenza sul piccolo schermo).
Mirella Bein Argentieri
Piccola guida
alla grande musica
libro (di Sergio AquiGaleazzo Caracciolo »
detto ancora citando Aquilante — che impedisce di fermarsi
e rialza nelle cadute, e che fa
giustizia di una certa etica legata all’idea di una "solidarietà caritatevole” tipica della cultura
cattolica, a favore di un riconoscimento reale dell’altro: riconoscimento che significa dignità civile, lavoro, emancipazione.
Dunque l’Evangelo, che si incarna nella storia, questa energia
dinamica che si trova di fronte
l’altro, "il prossimo”, può trovare un riferimento nella parola
socialismo e in tutto ciò che essa
evoca. Sergio Aquilante conserva il coraggio intellettuale di
proporre ancora oggi questo tema, legandolo a quello della società giusta.
Quale identità
per gli emarginati?
Del resto, quale altro riferimento, quale altro strumento
per dare identità ed autorappresentazione ad enormi masse di
poveri, diversi, emarginati, perseguitati? Aquilante coglie tutto
il peso e la funzione storica di
questa idea, non come "modello” di riferimento teorico ma nella sua concreta, enorme valenza
di emancipazione umana e sociale, oltre che nella sua dimensione politica. Che cosa sarebbero,
si è detto, le stesse democrazie
occidentali, senza il fermento di
questo travagliato percorso?
Non si è poi voluta dimenticare la collocazione e l’itinerario
meridionalista di S. Aquilante,
quell’esigenza di trasformazione
e di riforme che si applica concretamente alla società meridionale dove egli vive e lavora, dove
è necessario, da una parte, ridurre e spezzare gli elementi di egemonia cattolica fondati su pratiche superstiziose o magico-religiose; dall’altra contrastare forti processi di secolarizzazione introducendo elementi anche piccoli di riforme come segnali di
una più profonda riforma dell’insieme del corpo sociale, richiamando ad un ethos protestante che non è solo, riduttivamente, quello dei "funzionari
che non rubano” (costume sociologico ereditato dalle società protestanti) ma che, ponendo al centro il richiamo alla salvezza per
grazia, bandisce ogni morale dell’interesse o del tornaconto, e si
radica in una scelta di libertà
e di laicità.
Rosanna Ciappa Nitti
Biografie (dei musicisti
« pista di ascolto » per
Felix Mendelssohn nasce ad
Amburgo nel 1809, l’anno della
morte di Haydn e precedente
quello della nascita di Schumann
e di Chopin, mentre a Vienna
sono in piena attività Beethoven
e Schubert...
Mendelssohn scambia la propria bacchetta direttoriale con
quella di Berlioz... e ancora
Mendelssohn il 10 giugno 1829
dirige alla Singakademie di Berlino la Passione secondo Matteo
di Johann Sebastian Bach, da lui
riscoperta dopo decenni di
oblio... Goethe, che aveva respinto gli spartiti inviatigli da
Schubert, a 72 anni paragona se
stesso al vecchio re Saul ed il
giovane Mendelssohn al suo Davide... Chopin si incontra a
Lipsia con i già affermati
Schumann e Mendelssohn e sono
ore indimenticabili per i tre...
Sono questi alcuni elementi
dello scenario suggestivo prospettato da Rodolfo Venditti nel
secondo volume della Piccola
guida alla grande musica’, con
la quale egli ci conduce per mano a conoscere da vicino — dopo
Vivaldi, Bach, Händel, Haydn,
Mozart, Beethoven — quattro
grandi musicisti romantici: Schubert, Schumann, Mendelssohn,
Chopin. L’impianto del libro è
e una vera e propria
conoscerne le opere
Fryderyk Chopin
(1810-1849).
quello già collaudato nel primo
volume della guida una breve
ma succosa biografia dei musicisti, inframmezzata da annotazioni in carattere tipografico diverso, sulle opere musicali che man
mano ne segnano l’attività artistica e le indicazioni di piste di
ascolto che finiscono per costituire. per così dire, la colonna
sonora con le quali accompagnare la lettura della guida.
Appuntamenti
Giovedì 30 gennaio - giovedì 6 febbraio: Alle ore 17 al Museo del Risorgimento si tengono le due ultime
lezioni del ciclo .« Identità nazionali
dalla Rivoluzione francese a oggi ».
Marco Buttino parla su Nazionalismi e
rivendicazioni di sovranità nelle repubbliche dell'URSS. Guido Franzinetti
parla su La Polonia.
Giovedì 6 febbraio — FIRENZE:
Presso la Comunità luterana (via de’
Bardi, 20) alle ore 18, per il ciclo ■ Profeti delle chiese » organizzato dal SAE,
il past, Gino Conte parla sul tema:
Valdo: la libertà della predicazione.
Venerdì 7 febbraio — VENEZIA: Alle 17,30, a palazzo Cavagnis, incontro dibattito sul tema; Movimento ecumenico e dialoghi bilaterali, con Salvatore Ricciardi, Fitjof Roch, Tede Vetrati. Coordina l’incontro II past. Eugenio Stretti.
Venerdì 7 febbraio — ASTI: Per la
serie di lezioni introduttive all’Antico
Testamento, alle ore 21, presso la
Scuola biblica ecumenica. Paolo De
Benedetti parla sul tema Giosia, la riforma religiosa in Israele.
Sabato 8 febbraio — SAVONA: Alle ore 15 la Chiesa metodista ospita
in piazza Diaz la libreria S. Paolo per
la presentazione del libro Introduzione
alla teologia evangelica di Karl Barth.
Con l’autore, Giampiero Bof, partecipa
il past. Fulvio Ferrarlo.
Domenica 9 febbraio — ROMA: Alle ore 16, in via Giusti 12, il SAE
organizza una tavola rotonda sul tema; Le religioni e la convivenza tra
i popoli: nodo problematico o compito comune. Partecipano Daniele Garrone, Lisa Palmieri. Coordina Giovanni
Cereti.
Franz Schubert
(1797-1828).
Per cia.scun musicista, poi, una
più analitica presentazione di un
capolavoro, che non necessariamente coincide con l’opera più
nota. L’autore sceglie per Schubert il ciclo liederistico La bella
mugnaia, per Schumann le Scene infantili op. 15, per Mendelssohn la Sinfonia italiana, per
Chopin i 24 Preludi op. 28. A
mio avviso sarebbe opportuno,
ad una prima lettura, accompagnare l’ascolto integrale dei
quattro capolavori prima di procedere a quello delle altre piste
di ascolto.
La musica come
messaggio di pace
Se un appunto può forse muoversi al Venditti è quello di uno
sguardo eccessivamente indulgente per taluni aspetti non sempre edificanti riscontrabili nell’esistenza di alcuni dei musicisti che ci presenta, ma è pur
vero che egli sente la grande musica come un messaggio di pace
e di fraternità, concezione alla
quale è per certo non estranea
la sua condizione di credente.
« La mia fede cristiana — scrive nella prefazione — sia pure
con tutte le sue imperfezioni, è
cresciuta rifiutando integralismi,
esclusivismi e chiusure, cercando di avere come punti di riferimento le linee di papa Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano
II: che sono, poi, le linee di un
messaggio cristiano liberato da
spurie incrostazioni storiche e
riportato alla purezza delle sue
origini evangeliche ». Convive,
accanto all’ "homo musicus",
r "homo oecumenicus”: attribuzione che penso non dispiacerà
a Rodolfo Venditti, che da motivazioni cristiane trae il suo impegno a favore dell’obiezione di
coscienza e della . non violenza,
presente anche in questo suo lavoro.
Nella produzione di Mendelssohn, infatti, egli segnala le musiche di scena per YAntigone di
Sofocle, letta come una sorta di
apologia dell’obiezione di coscienza, e quanto al nazionalismo musicale che permea parte dell’opera di Chopin, così commenta:
« Le sue musiche patriottiche
hanno percorso l'Europa del suo
tempo, hanno comunicato a tutti il dramma della Polonia, hanno suscitato solidarietà verso il
popolo polacco, hanno fatto tremare lo zar di Russia, hanno
giovato alla causa della Polonia
ben più che cannonate e azioni
di guerra... Costituiscono, in sostanza, la dimostrazione che
un'azione di difesa condotta con
mezzi non violenti non è votata
all'insuccesso ma, anzi, può conseguire concreti risultati ».
Aldo Ribet
' R. VENDUTI, Piccola guida alla
grande musica, voi. Il, Torino, Sonda,
1991, pp. 192, L. 20.000.
’ Vedi la mia recensione su « La
Luce • del 7.12.1990.
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24 gennaio 1992
fede e cultura
PALESTINA E ISRAELE
Si gioca
al rimando?
La proposta palestinese: autogoverno
- Crisi in Israele: verso le elezioni?
E’ crisi politica in Israele. Due partitini di destra
lasciano la maggioranza, il
governo Shamir è in grosse difficoltà, mancandogli
la base parlamentare per
reggersi, e l'opposizione laburista chiede un voto di
sfiducia. Elezioni anticipate, a giugno invece che a
novembre? Pare di sì: il
processo di pace si fermerebbe, la politica degli insediamenti no.
Le linee d’interpretazione dei media sono due.
« Due partiti lasciano il governo; no al dialogo con
gli arabi », scrive la Stampa {lunedì 20 gennaio), e
titola Israele, siluro alla pace - Shamir non ha più la
maggioranza. L’accento è
posto sulle conseguenze immediate per il cosiddetto
« processo di pace ». Il Corriere della Sera punta invece su un’analisi di carattere interno a Israele: « La
crisi di governo ripropone
il dilemma tra un aumento
degli insediamenti nei territori occupati e lo sviluppo economico » ( sempre lunedì 20), e titola La Grande
Israele sul banco d’accusà,
mentre la corrispondenza
da Gerusalemme è così
presentata: I laburisti attaccano Shamir per la grave recessione - L’estrema'
destra ribatte: "Trasferiamo gli arabi".
Siamo al déjà vu. Cinque
anni fa (lo ricordate il 1988,
in piena intifada?) si rimandò qualsiasi scelta perché a novembre c’erano,
come Quest’anno, le elezioni presidenziali negli Stati
Uniti e quelle politiche in
Israele. Non successe niente lo stesso, nel senso che
l’occupazione militare, la
repressione, lo storno di
terre e risorse palestinesi,
gli insediamenti continuarono, ma nessuno a livello
internazionale fece una piega. Nel 1990 ci fu un tentativo americano (un maldestro e blando tentativo di
renlicare gli accordi di
Camp David); un po’ di tira
e molla, poi la coalizione di
governo Shamir-Peres saltò e in sella restò il solo
Shamir con le destre: alla
Knesset ne successero di
cotte e di crude, in un’intensa compravendita di favori (finanziamenti ai religiosi) e di voti. E adesso la
storia si ripete.
Il « processo di pace »
iniziatosi a fine ottobre dell’anno scorso a Madrid non
ha conosciuto un solo momento di negoziato reale.
Prima perché la sede di
Madrid non andava agli
israeliani (perché mai? una
sede neutrale per incontri
tra parli contendenti non è
la scelta logica, la prassi
normale?); tra vari tira e
molla passò più d’un mese,
la sede di Washington fu
accettata di malavoglia da
Shamir, che preannunciò
un ritiro precoce della sua
delegazione. E continuò a
sollevare eccezioni.
II gioco al rimando degli
israeliani è giunto alla rottura la settimana scorsa.
Stanchi di inutili discussioni sui « preliminari ai preliminari » della trattativa i
palestinesi, il 15 gennaio,
presentano un’agenda negoziale: « Vorrebbero entrare subito nella .sostan
za » scrive il Corriere della
Sera (giovedì 16 gennaio),
chiedono il congelamento
degli insediamenti « come
parte integrante del progetto di autorità temporanea di autogoverno », elezione sotto la supervisione
internazionale di un’assemblea di rappresentanti di
tutti i palestinesi dei territori occupati, incaricata di
creare « una sorta di governo che assumerebbe l’autorità ora esercitata da Israele sulla popolazione, il territorio e le risorse idriche,
fino all'accordo definitivo
sullo status ultimo » (cito
sempre il Corriere). Infine,
« prima delle elezioni le
forze militari di occupazione dovrebbero essere ritirate dalle aree popolate, secondo fasi da convenire,
sotto la supervisione di reparti dell’Onu ». Presentata in maniera dettagliata,
è la proposta avanzata a
Madrid, più di due mesi e
mezzo fa. all’inizio della
« Conferenza di pace », dal
capo delegazione palestinese.
Non c’è nessuna risposta
o controproposta israeliana, e due giorni dopo la
delegazione torna in Israele.
Non c’è certo un piano
preordinato. La crisi in
Israele esiste, ed ha radici
profonde: è crisi sulla definizione dello stato (laico
o religioso; è di tutti i cittadini o solo degli ebrei?),
è crisi economica (Israele
vive, letteralmente, degli
aiuti esterni), è crisi di
scelte sul futuro (Grande
Israele o convivenza tra entità, stati uguali?). Ma la
questione della Palestina
resta comunque al centro.
Annettere ufficialmente i
territori occupati significherebbe dover concedere
la cittadinanza israeliana
ai loro abitanti: il rapporto demografico airinterno
di Israele sarebbe, oggi
stesso, di due milioni e
mezzo di arabi e di quattro
milioni di ebrei. E’ un’ipotesi che non ci si sogna
neppure di menzionare:
non c’è immigrazione dall’Est che tenga, due milioni
e mezzo di arabi sono un
boccone troppo grosso (e
indigesto) da smaltire. Esclusa almeno per il momento la tesi di un trasferimento in massa, volontario o forzato, dei palestinesi (c’è sì chi lo propugna,
ma chi si sentirebbe o ce
la farebbe ad attuarlo?),
non resta che continuare la
politica di annessione strisciante, che ormai procede
massiccia e a ritmi forzati,
confidando che i palestinesi, stranieri e servi in patria, privi di terre e risorse
proprie, si acconcino a fare i « portatori d’acqua
e i tagliatori di legna », a
impastare mattoni con la
scarsa Paglia fornita dai
nuovi signori del paese —
e ad accettare di inaugurare una nuova specie umana, quella den'li apolidi senza terra né nome, ma pratificati da un’altrettanto
anonima e irridente « autonomia ».
Non resta, ed è sul tavolo, che la ragionata proposta palestinese. Accettarla,
con realismo, sarà meglio
per tutti. Sandro Sarti
’L’AUTUNNO DELL’ECUMENISMO”
Pratiche
di speranza
: Niente paura, aspetto quando avranno bisogno di
questo per loro ».
IL TERREMOTO DEL BELICE
24 anni dopo
Oltre ai gravi mali sociali che così acutamente ne travagliano la vita, la Sicilia ha la prerogativa di calamità naturali che periodicamente
provocano danni e sofferenze non lievi.
Siamo appena usciti da una siccità che è durata circa quattro anni, ha prosciugato 1 hacini
e gli invasi, ha danneggiato l’agricoltura, ha limitato l’erogazione dell’acqua che è venuta a
mancare a lungo nelle case di paesi e città.
Anche questo giornale ha rievocato di recente l’anniversario del terremoto che, nella Sicilia
orientale, il 13 dicembre 1990, fece non poche
vittime e distruzioni, ma che lo stato, come al
solito, non ha fino a questo momento preso in
seria considerazione.
Ma a questo punto non possiamo passare sotto silenzio un altro anniversario, quello del terremoto del 14 gennaio del 1968 avvenuto nella
Sicilia occidentale. Sono passati 24 anni e non
se ne dovrebbe parlare più se la ricostruzione
fosse stata portata a compimento. Si è levato invece un grido di dolore da Santa Margherita Belice, la città del Gattopardo, dove sono ancora
allo scoperto le rovine dell’antica signorile dimora dei principi Tornasi di Lampedusa, dove il
Servizio cristiano di Riesi aveva costruito i suoi
numerosi prefabbricati, dove, su una popolazione
di 6.000 abitanti, ben 2.000 vivono ancora al caldo e al gelo dei container metallici. La manifestazione e la fiaccolata notturna si sono svolte
in un silenzio molto significativo, ma non sono
mancate delle scritte come quella rivolta al capo
dello stato di adoperare il suo piccone per demolire quei vergognosi contenitori.
E’ stato inoltre messo in rilievo che, dopo i
successivi terremoti del Friuli e dell’Irpinia, per
le solite discriminazioni per il sempre più profondo Sud, non solo la ricostruzione si protrae
ancora più a lungo ma anche i finanziamenti non
sono stati stanziati in una misura adeguata alla
vastità del sisma che squassò l’intera valle del
Belice, coinvolgendo le tre vaste province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta.
Ma a proposito del terremoto non possiamo
non dare ai nostri lettori qualche notizia del villaggio ’’Speranza di vita”.
Le case del villaggio sono ancora quasi tutte
abitate, i servizi urbani, primari e secondari, sono ancora efficienti nonostante che inevitabilmente mostrino evidente l’usura del tempo. Le visite
da Palermo e da Trapani sono ora meno frequenti. Rincresce soprattutto che il contatto con
le vecchie famiglie che abitano nelle vicine case
nuove, con le quali si erano per lungo tempo stabiliti dei legami di solidarietà e di simpatia cristiana, sia venuto a mancare.
Tuttavia, in occasione di recenti incontri, abbiamo potuto constatare che non solo il ricordo
del passato non si è cancellato in loro, ma che
ora sentono la mancanza di una nostra presenza
e non vorrebbero essere abbandonati.
Le ore angosciose passate insieme durante il
minaccioso, ininterrotto succedersi di scosse telluriche, i buoni rapporti stabiliti in seguito con
le altre famiglie, il ricordo del figli nati e cresciuti nel villaggio, gli incontri periodici nel Centro sociale, le visite dei gruppi di amici venuti
dall’estero, le loro visite al Centro diaconale La
Noce in alcune occasioni rivivono ancora nel loro cuore.
I loro figli si sono sposati, alcuni si sono diplomati, qualcuno frequenta l’università. Un fatto
molto doloroso è accaduto l’estate scorsa con la
scomparsa di Pietro Mazzana, padre di due gemelle. Era cresciuto sotto i nostri occhi. Aveva
ottenuto alla Noce la licenza media. La lupara
bianca ne ha cancellato ogni traccia da quando
quel giorno partì a bordo della sua auto.
Quanto è mai necessaria una presenza cristiana per dare conforto e speranza!
C’è dinanzi a noi un campo che è stato seminato e che può ancora dare i suoi frutti, perché tutto quello che facciamo nel nome del Signore non può cadere nel nulla.
Pietro Valdo Panasela
Dal presbiterio delle comunità di base del Pinerolese riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Abbiamo ricevuto sullo stesso
argomento un altro contributo
di don Gabriele Mercal, anch’egli di Pinerolo, che verrà
pubblicato nel prossimo numero.
Finalmente sul numero
del 10 gennaio 1992 è stata pubblicata in prima pagina, sotto il titolo L’autunno dell’ecumenismo,
una rifiessione significativa, in cui si coniugano
apertura evangelica senza
pregiudiziali di sorta e una
chiarezza senza mezzi termini nei confronti del cattolicesimo ufficiale.
a) Lo scritto di Fulvio
Ferrano, al quale alludo,
dimostra che è ancora possibile dire pane al pane,
che l’ecumenismo non deve necessariamente usare i
linguaggi della diplomazia
o, al rovescio, quelli della scomunica. Un esame attento e disincantato di fatti « clericali, cattolici e democristiani », quale leggiamo nel citato articolo, ha
bisogno di essere reso
esplicito, pubblicamente
dichiarato e stampato altrimenti rischia di ridursi
a cicaleccio inefficace o a
punzecchiature di sacrestia.
In tutto questo non vedo nulla di irriguardoso;
anzi, mi sembra di cogliere in questa franchezza
uno dei segni dell’amore
fraterno che dovrebbe animare le nostre chiese. Chi
come me vive in questa
Chiesa cattolica (aspettandosi poco da Wojtyla e
meno ancora da Martini)
ha talvolta l’impressione di
leggere dei bollettini parrocchiali quando scorre le
pagine de l’Unità, del Manifesto, o di Repubblica
(che in un solo mese ha
cestinato due interventi di
contenuto delle cdb). Esiste una tale paura di of- ‘
fendere il sacro potere che
davvero si diventa più cattolici del papa e più monarchici del re. Basta un
sospiro del cardinal Martini e l’Unità ne fa già
una profezia!
Forse tocca proprio a
chi crede nell’ecumenismo
ripristinare un linguaggio
di franchezza e di laicità.
Cominciamo da noi, dalle nostre pratiche quotidiane, senza aspettare all’inñnito. Accettiamo la
diffìcile sfida di far convivere rispetto, accoglienza,
sincerità radicale, disponibilità alla correzione reciproca.
b) Esiste un tessuto ecumenico prezioso e concreto in cui questo e altro già si realizza, alme
no parzialmente. Lo dice
bene Ferrano: « Con molti di questi fratelli e sorelle lavoriamo e preghiamo
ogni giorno ». Anche dopo
il cedimento sull’otto per
mille non si può dire che
tutte le Chiese valdesi e
metodiste siano diventate
collaborazioniste con questo stato alla Cossiga e
Andreotti (per non citare
il vitello d’oro socialista
tanto adorato anche in casa valdese).
Esistono piccole esperienze di cammino ecumenico in cui davvero ci si
sente uniti, su tanti punti, in nome dell’Evangelo.
Questi piccoli cammini di
impegno comune e anche
di celebrazione comune
della nostra fede non possono essere sbandierati,
ma nemmeno possono essere taciuti. Oggi, quando
partecipiamo alla cena del
Signore insieme, ribellandoci apertamente alla legislazione vaticana e trasgredendo senza chiedere
permesso a nessuno (chi
mai ci penserebbe ancora?), siamo forse scarsamente consapevoli, almeno
noi cattolici, di un cammino in cui abbiamo ricevuto molto dal Signore che
ci ha liberati dall’indebita
ingerenza ai poteri ecclesiastici di questo mondo.
Dopo la scelta del Sinodo del 1991 sull’otto per
mille, le chiese della Riforma in Italia hanno cessato, per me, di essere protestanti, ma scopro che in
esse ci sono tanti fratelli
e sorelle con cui esiste una
profonda sintonia di fede.
Che nessun papa e nessun
vescovo, che ascolterò sempre con rispetto, mi imponga di separarmi da costoro allo spezzar del pane.
c) Ma la grande pratica
ecumenica che non possiamo stancarci di lanciare e
rilanciare è la lettura della Bibbia in vista della
predicazione dell’Evangelo
nelle nostre chiese, nelle
nostre comunità e nel
mondo. La stupenda lettera di Bruno Corsani sul
numero del 10 gennaio
scorso ripropone questa
esigenza comunitaria (ed
ecumenica, aggiungo) che
troppo spesso riusciamo a
trascurare. La « dinamite
di Dio » per le nostre fiacchezze è ancora lì e non
nei nostri espedientucci ecclesiastici e pastorali. I
gruppi di lettura biblica
ecumenica sono un po’ in...
liquidazione. Non mi sembra che questo prometta
bene.
Insomma, a conclusione
della settimana per l’unità
volevo anch’io avanzare
sommessamente qualche
proposta.
Franco Barbero
Un libro
per superare
le barriere
fra le
culture
4
vita delle chiese
24 gennaio 1992
l'n gruppo di ammalati presso il ’'Villaggio di Simone” che fa capo
al centro di Purulia (West Bengala, India).
26 GENNAIO: DOMENICA DELLA MISSIONE EVANGELICA
Mondate i lebbrosi
Più di cent’anni di lavoro internazionale e interconfessionale - La
cura medica e l'annuncio spirituale sono i due aspetti dell’opera
Le Chiese valdesi e metodiste
dedicano la colletta della domenica 26 gennaio al sostegno della
Missione evangelica contro la
lebbra. E’ dal 1953 che la Missione organizza — l’ultima domenica di gennaio — la "giornata
mondiale contro la lebbra”, una
giornata che è di preghiera, di
riflessione spirituale sul tema
della malattia e della guarigione
e di informazione sull’attività
della Missione.
Incontro in redazione il past.
Archimede Bertolino, segretario
per l'Italia della Missione, e gli
chiedo notizie intorno all’attività svolta. « La Missione è nata nel 1874 ed attualmente ha
un carattere internazionale ed
interconfessionale. Internazionale perché è sostenuta da comitati che operano in 24 paesi e
interconfessionale perché partecipano alla Missione tutte le
grandi denominazioni evangeliche: riformati, pentecostali, apostolici, luterani, metodisti, fratelli. La Missione lavora in 35 paesi diversi ma principalmente in
Asia e Africa. L’ultimo paese in
cui si è deciso di operare è la
Cina ».
« I malati di lebbra nel mondo
Sono 12 milioni, ma solo il 40%
di essi è registrato e riceve cure
regolari. La Missione si occupa
di 400 mila ammalati, nei suoi
40 ospedali, centinaia di ambulatori e con il lavoro di oltre
2.500 operatori. In Europa ci sono 30 mila casi, la maggior parte dei quali in Spagna. In Italia
si calcola che vi siano un centi
naio di casi, tutti curati ».
Non c’è quindi un lavoro diretto in Italia. « Compito del nostro comitato — continua Bertolino — è quello di far conoscere il problema e di raccogliere
fondi. Raccolta di fondi che facciamo nelle chiese evangeliche
(valdesi, metodiste, battiste, dei
fratelli, apostolici. Assemblee di
Dio) e tra i singoli credenti.
Qualcosa ci è venuto anche dall’8%o. Si tratta dell’offerta delle
Assemblee di Dio dell'anno scorso per 4 milioni di lire ».
La conversazione procede sui
vari problemi che una missione
ha quando vuole coniugare la
cura fisica e quella spirituale e
sulla necessità delle preghiere di
tutti per l’opera di guarigione
di Dio e degli uomini.
Una missione che è compito
dei credenti («E andando predicate e dite: il regno dei cieli
è vicino. Sanate gli infermi, risuscitate i morti, cacciate i demoni, mondate i lebbrosi; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date » — Matteo 10:
7-8). Oggi ci possono essere altre
malattie e dobbiamo affrontare
anch’esse. « Non dobbiamo però
abbassare la guardia circa la leb
TARANTO
Servire il prossimo
Una traduzione in atti concreti della fede della comunità è
stata, nella primavera scorsa,
l’accoglienza che la chiesa di Taranto ha dato ai profughi albanesi. E’ stata una gara di solidarietà che ha permesso di ospitare 9 (poi 10) profughi, e tale impegno fu ribadito anche nell’assemblea di circuito del maggio scorso.
Sappiamo che nelle chiese
evangeliche nate dalla Riforma
è la comunità che predica (sacerdozio universale dei credenti), ed è a questo scopo che la
comunità decise di dare vita ad
una serie di dibattiti e conferenze. A novembre è venuto il
past. Giorgio Girardet. A dicembre, il past. Ermanno Genre. Nel
prossimo mese di maggio, avremo fra noi il prof. Daniele Garrone che parlerà sul tema « La
torah quale dono del Signore al
suo popolo è anch’essa grazia? ».
L’incontro avuto con il prof. Ermarmo Genre è stato profìcuo
ed esauriente ai fini di una predicazione efficace. Egli ha sottolineato tre elementi di cui bisogna tenere conto: a) che ci sia
la disponibilità e la vocazione
del predicatore; b) saper spiegare bene ed efficacemente la
Parola; c) aver un uditorio non
passivo, ma partecipe affinché
possa poi predicare e quindi
mettersi al servizio del prossimo.
Intanto la comunità ha eletto
una commissione per lo studio
del documento « Verso una comprensione comune della chiesa »,
frutto del dialogo ecumenico e
internazionale tra riformati e
cattolici romani.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Serata ecumenica
bra — dice Bertolino riferendo
dell’ultimo congresso della Missione svoltosi tra il 14 e il 21
novembre scorso a Chiang Mai
in Thailandia —, potrebbe risvilupparsi. Mediamente bastano 50
mila lire per curare e guarire un
malato di lebbra ».
Archimede mi racconta poi,
non senza commozione, della visita che ha compiuto in India
e in Thailandia, degli incontri che
ha fatto, del bacio al bambmo
malato per portare la solidarietà della Chiesa valdese di San
Secondo, delTincontro con la suora cattolica italiana che da 50
anni opera con la missione gestita dai luterani, dell’opera degli ospedali, dei volontari della
Missione che cercano i malati
che nascondono il loro stato per
paura di essere emarginati.
« Sono le speranze, le tre grandi cose che rimangono (”la cura
multipla, l’istruzione e l'amore
di Dio"), come scrivono i malati di Madang Papua, che spingono ad operare nella Missione, qui
in Italia come all'estero ».
« Nella Missione — conclude
Bertolino — si usa spesso un’immagine: la Missione è come
un aereo. Ha due ali per volare:
entrambe sono indispensabili. La
Missione ha due aspetti: la cura
medica e l’annuncio spirituale.
Entrambi sono indispensabili ».
Giorgio Gardiol
Chi volesse continuare a seguire l'azione della Missione può richiedere il bollettino (che esce come supplemento del nostro settimanale) al past. Archimede Bertolino, 10060 San Secondo di Pinerolo (To), tei. 0121/500132.
Le offerte vanno versate sul ccp
28262103 intestato a Bertolino, Missione ev. contro la lebbra, 10060
San Secondo di Pinerolo (To).
VILLAR PEROSA — Venerdì
24 gennaio, alle ore 19,30, i fratelli e le sorelle cattolici sono
invitati al Convitto valdese per
una cena e per passare una serata insieme a scambiarsi esperienze. La serata è organizzata
nel quadro della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani.
• Domenica 26 gennaio, alle
ore 10, il culto al Convitto sarà presieduto dal past. Archimede Bertolino. Dopo il culto egli
ci parlerà del lavoro della Missione evangelica contro la lebbra.
O Domenica 2 febbraio il culto sarà presieduto dal past. Thomas Josi.
Assemblea di chiesa
LUSERNA S. GIOVANNI —
L’assemblea di chiesa è convoca
TRIESTE - ZAGABRIA
L’aiuto ai profughi
Un nuovo viaggio per portare degli aiuti alle
alle prese con le più elementari necessità
Il past. Bertolino con il direttore
e un medico del centro di ricerche di Jaldha.
Mentre il comitato nominato
dal Servizio migranti della FCEI
sta cercando di stabilire nuovi
canali di intervento a favore dei
profughi jugoslavi, la chiesa metodista di Trieste ha ricevuto un
appello da una comunità pentecostale di Fola e la comunità
elvetico-valdese continua la sua
collaborazione con il Centro
evangelico ”La verità” grazie anche alTaiuto di diverse comunità
ed amici.
E’ così che, sabato 11 gennaio,
ho accompagnato David Borman
a Zagabria per la seconda volta.
Il furgone era carico di generi
alimentari (pasta, farina, latte
ecc.) e di materiale igienico sanitario, richiesti con urgenza dagli operatori del Centro evangelico Duhovna Stvarnost, oltre ad
alcuni scatoloni di vestiti.
Malgrado fossero passati solo
pochi giorni dalTabbattimento
dell’elicottero italiano, l’atmosfera sembrava meno tesa che a dicembre. Le vetrine dei negozi
hanno sempre i nastri adesivi di
protezione, ci sono semnre i succhi di sabbia alle finestrelle
delle cantine-rifugio e i fortini
costruiti con sacchi di sabbia per riparare i soldati che presidiano le strade ed altri segni
del timore di un improvviso attacco aereo o militare, ma le
strade erano più affollate e lun
go l'autostrada vi era maggior
traffico. Tra l’altro abbiamo incrociato diversi automezzi della
Croce Rossa che avevano portato aiuti provenienti da diversi
paesi.
Abbiamo potuto parlare a lungo con i responsabili del Centro
evangelico. I racconti drammatici di quanto succede nelle zone
di guerra illustrano crudamente
la pazzia di questo conflitto.
Atrocità commesse dai soldati
serbi contro i croati (simili a
quanto i serbi raccontano dei
croati), distruzioni che colpiscono inevitabilmente i più deboli.
Ed ogni profugo arriva con il
racconto della sua miseria, come quei due coniugi settantenni
che avevano visto crollare sotto le bombe la casetta che
si erano costruiti con il frutto dei risparmi di tutta la loro
vita: « Ma ora non possiamo più
ricominciare! »; o quei contadini
che non avevano potuto mietere
per i bombardamenti e che avevano visto le loro bestie saltare
.sulle mine.
Sono circa 70 i villaggi e le
città della Croazia che hanno avuto distruzioni più o meno gravi.
I profughi vengono calcolati in
circa 700.000, in gran parte alloggiati nelle strutture ricettive turistiche delTIstria. A Zagabria ve
ne sono ancora circa 150.000 ri
comunità evangeliche
per la vita quotidiana
coverati in alloggi di fortuna o
presso parenti. Ma la situazione
non può prolungarsi. Chi ha ricevuto la carta di profugo può
rivolgersi ad uno dei vari organismi di assistenza. Per evitare
che qualcuno speculi, ogni cosa
viene registrata sulla tessera. Ma
non sempre trovano quello di
cui hanno bisogno. Daniza ci faceva vedere la lunga lista delle
richieste inevase della giornata:
almeno 30 famiglie erano state
invitate ad aspettare la prossima
occasione. « Ma come si fa a dire
a chi ha fame: torna dotnani! ».
Preoccupante la situazione economica: fabbriche distrutte, agricoltura paralizzata, turismo privato delle sue strutture ricettive,
i profughi non più produttivi ed
a carico della collettività, senza
parlare dei capitali inghiottiti
dall’apparato bellico.
Ma il dramma più grave è il
solco di odio, di rancore e di
gelosia che divide oggi le varie
etnie e le varie repubbliche che
si stanno costituendo. « La Jugoslavia non esiste più e non potrà
mai più esistere », ci diceva convinto il dottor Branco Lovsec,
direttore del Centro.
Quanto succede oggi è drammatico, ed il futuro è coperto da
nuvole minacciose che non sarà
facile diradare.
Renato Co'isson
ta per domenica 26 durante il
culto delle ore 10 nella Sala Beckwith.
All’ordine del giorno il bilancio 1991 ed il bilancio di previsione per l’anno 1992.
Nuovi anziani
SAN GERMANO — Due nuovi
anziani sono stati eletti domenica 19 gennaio, nel Concistoro di
San Germano Chisone. Si tratta
di Aldo Obialero e di Dante Rostan, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata ed a cui
auguriamo un periodo sereno al
servizio della comunità. I due
nuovi anziani subentrano ad Aldo Garrone, che prosegue la sua
attività come predicatore locale.
In anni recenti, il numero degli
anziani componenti il Concistoro
era calato notevolmente: ora, im
po’ alla volta, sta ritornando ai
livelli degni di una grande comunità, qual è quella di S. Germano. Nel corso della stessa assemblea è stato approvato il preventivo di spesa per il 1992: dovranno essere raccolti centocinquanta milioni, dei quali oltre
cento andranno alla Tavola per
la cassa culto e contributi per le
opere e le attività settoriali della chiesa.
Giovedì 23 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELL1CE — Il gruppo si ritrova alle 21 presso II Centro d'incontro per proseguire lo studio del libro
di M. Barth. Riscopriamo la cena del
Signore.
Domenica 2 febbraio
□ ASSEMBLEA
PRIMO CIRCUITO
A^GROGNA — L'Assemblea del primo circuito è convocata per domenica
2 febbraio alle ore 15, nei locali della
> Scuola grande » (a fianco del presbiterio). Il tema principale alTordine
del giorno è ■ Cura pastorale negli
ospedali e negli istituti ».
Giovedì 23 gennaio
□ INCONTRO ECUMENICO
SULLA MISSIONE
POMARETTO — Nel quadro della settimana di preghiera per l'unità dei
cristiani si svolge, alle ore 20,30 nel
tempio valdese, un momento di preghiera e riflessione sulla missione.
5
24 gennaio 1992
vita delle chiese 5
ECUMENE
CORRISPONDENZE
Il vento dell’Est
Il legame con l’URSS crollato definitivamente dopo il 1989 - Come
attuare la cultura riformista? - Il rapporto fra Russia e modernità
Dal 26 dicembre al 2 gennaio
si è svolto ad Ecumene im campo studi solitamente incentrato
su temi di politica internazionale, ma che, nel corso degli anni
'80, ha toccato anche questioni
più direttamente legate al nostro
paese. Per restare in questo ambito di interessi, non potevamo
che chiudere il 1991 guardando
ancora una volta all’Est per cercare, da un lato, di individuare
le ragioni profonde del cambiamento in atto in quelle società,
dall’altro di analizzare le forme
in cui queste trasformazioni si
riflettono sul mondo occidentale
e in particolare sull’idea di socialismo.
Il contributo di Giorgio Napolitano, ministro degli Esteri del
governo ombra del PDS, oltre
che autorevole membro "storico”
del gruppo dirigente comunista,
è stato, in questo senso, estremamente significativo. Il clima stimolante, vivace, ma al tempo
stesso informale e lontano dagli
equilibrismi diplomatici imposti
dalla normale attività politica
ha consentito di sviluppare un
dibattito, sereno e aperto con
Napolitano, che non a caso è
partito, nella sua riflessione, dall’esperienza personale di giovane militante comunista negli anni della Resistenza. In quella fase essere comunisti era una scelta che dipendeva fondamentalmente da tre fattori. Innanzi
tutto l’antifascismo, che è stato,
per quella generazióne più di
ogni altra, un elemento aggregante di lotta politica. A questo si
aggiungeva la formazione marxista e la ricerca, nei testi del
grande pensatore tedesco, di una
chiave teorica per affrontare il
problema della conciliazione fra
libertà ed uguaglianza. Ma più
di ogni altra cosa, era il legame con rURSS che faceva sentire i militanti comunisti realmente schierati in un campo.
L’adesione a quella epocale vicenda storica che aveva avuto
inizio nel ’17 era il primo, determinante passo da compiere per
definire la propria identità comunista. Ed ecco perché, anche
quando in anni seguenti sono stati netti i distinguo e le critiche
dei comunisti italiani alle degenerazioni imperialiste di quel sistema, esso restava in realta il
punto di riferimento, il campo
in cui schierarsi, anche se criticamente.
Gli avvenimenti che si stanno
susseguendo dall’89 chiudono per
noi ogni possibile legame con
quella vicenda storica e, in maniera diversa, rendono problematica anche un’acritica adesione
al modello socialdemocratico
classico. Anche gli ultimi sviluppi nei paesi dell’Est dimostrano
che, dopo il crollo del comunismo è difficile, se non impossibile, procedere ad una trasformazione della società in senso socialista. Ciò nonostante Napolitano dà un’interpretazione in chiave democratica dei fatti dell’89, nei quali si deve leggere, a
suo avviso, un nuovo inizio,
l’apertura per quei paesi di una
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 26 GENNAIO
ore 23,30 - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 3 FEBBRAIO
ore 10 - RAIDUE
DI FRONTE ALLA BIBBIA
un incontro tra
ebrei e cristiani
fase politica in cui la democrazia non sia posta in alternativa
alla ricerca della giustizia sociale.
Il dibattito si è poi sviluppato
sulla necessità di esplicitare fino in fondo la cultura riformista implicita nella storia del
PCI; una cultura fatta di progetti e proposte concrete, di analisi specifiche e di specifiche risposte, una cultura laica, priva
cioè di sovrastrutture ideologiche e di concezioni totalizzanti della storia.
Più di una domanda è stata
rivolta a Napolitano sul rapporto fra PCI-PDS e Chiesa cattolica. Napolitano ha preso abbastanza esplicitamente le distanze dall’atteggiamento, spesso ricorrente nel suo partito, che tende a considerare il magistero
papale un punto di riferimento
su questioni anche cruciali, come è stato il caso, ad esempio,
della guerra del Golfo.
Ma dove bisogna cercare le
ragioni di una drammatica esperienza che da tentativo rivoluzionario è diventata null’altro che
autoritarismo e imperialismo, e
che ha fatto nrecipitare un paese come l’URSS nella rovina economica, nella disgregazione della società civile e infine nella dissoluzione dello stato? Probabilmente il nodo centrale della questione risiede nel rapporto della
Russia con la modernità; difficile tema, nella cui analisi ci ha
guidato Cesare De Michelis, professore di letteratura russa all’università di Roma. Le difficoltà della modernizzazione non risalgono in Russia solo all’era comunista, ma devono essere ricondotte alla mancanza, nella storia di questo paese, di un movimento culturale che, superando la dimensione della trascendenza tipica della concezione medioevale, avesse come motivo
centrale la rivalutazione delle
capacità conoscitive autonome
dell’individuo. La Russia non ha
conosciuto Umanesimo e Rinascimento: le pur splendide icone
bizantine che dal Medio Evo co
stituiscono fino al Settecento
l’unica forma dell’arte figurativa
di quel paese sono la rappresentazione più esplicita di quanto
questo vuoto abbia pesato anche
nell’arte.
Aver avuto la possibilità di
confrontarsi direttamente con
C. De Michelis e Napolitano ci
ha permesso non solo di cogliere
il reale spessore di due grossi
personaggi del mondo della cultura e della politica, ma anche
di superare per una volta i limiti deil’informazione giornalistica
e radiotelevisiva, spesso troppo
superficiale se non addirittura
parziale e deformante. Ed è infatti proprio in questo che consiste la specificità di un centro
come Ecumene, in cui è ancora
possibile munirsi degli strumenti adeguati per inquadrare criticamente un problema, traducendo in ’’formazione” la semplice
informazione.
In questo quadro si inseriscono anche le due comunicazioni
di B. de Giovanni e C. Martelli
che, venendo da recenti esperienze di contatti con i paesi dell’Est,
hanno dato un’interessante e appassionata ’’rilettura”, il primo
dell’attuale condizione di vita
nelle principali città ex sovietiche. il secondo deilla situazione
complessiva in Jugoslavia.
Fuori dai canoni tradizionali
è andato anche il culto di domenica 29, nel quale l’intera comunità di Ecumene ha avuto la possibilità di esprimersi liberamente tramite preghiere,
canti e riflessioni su passi biblici. Questo tipo di culto, svincolato dalla consueta liturgia,
può rischiare , di perdersi in una
serie di interventi slegati e privi di un valido filo conduttore.
Ma l’aver vissuto quasi una settimana a stretto contatto con
gli altri campisti e l’aver affrontato tutti insieme le stesse ternatiche ci ha consentito, con l’aiuto del Signore, di dar vita ad
un culto di rara intensità ed
interesse, momento cruciale, a
nostro avviso, di tutto il campo.
Michele De Giovanni
CAMPO SINGLE
Alba e tramonto
Un gruppo eterogeneo di partecipanti, fra i
quali non è mancato l’arricchimento reciproco
Cinque giorni ad Agape insieme
dal mattino fino alla sera
è come un inno alla vita e alla fede
è l'anelito di una preghiera.
D'estate il verde, d'inverno il
[bianco
di questa valle sono l'incanto.
Le vette ricamano sull'azzurro
il rosa dell'alba e del tramonto
che cantano quaggiù ad una voce
tra prati e boschi ai piedi di una
[croce.
Il Campo single « Incontro sulla neve » ohe si è svolto ad Agape
dal 1° al 6 gennaio 1992 ha compreso tra i suoi 16 partecipanti 3 generazioni, appunto dall’alba al tramonto della vita; e l’eterogeneità del gruppo, piuttosto
che creare disparità e incomprensioni, è stata anzi occasione di arricchimento spirituale e umano
per tutti noi.
La neve in realtà c’era solo sopra i 2000 metri, dove siamo arrivati in seggiovia in una splendida giornata, e 4 di noi hanno
pure sciato. Gli altri giorni, dopo
il breve culto del mattino presieduto a turno da tre campisti, ab
Contro la violenza
nel nostro paese
biamo perlustrato la zona attorno ad Agape visitando antichi villaggi. Quando il sole abbandonava la valle il gruppo si riuniva
all’interno per conversare su vari
argomenti, cantare e giocare insieme. Una serata ricreativa è
stata vissuta tmendoci ai partecipanti degli altri Campi presenti. Altre attività sono state la
visita all’interessantissimo museo
di Frali, la partecipazione al culto domenicale nel tempio valdese
e l’ascolto di un bellissimo coro
in costumi valligiani, la sera nello stesso luogo.
I partecipanti al Campo single,
delle Comunità battiste, metodiste, valdesi e di Azione biblica
provenivano dalla Campania, dal
Lazio, dalla Toscana, dalla Liguria, dalla Lombardia, dal Piemonte e dalla Svizzera. L’ottimo affiatamento creatosi invoglia a
proseguire neH’iniziativa. Il prossimo appuntamento è per Pasqua, presso il Villaggio evangelico di Monteforte Irpino (AV).
Per informazioni sui Campi single telefonare al n. 081 - 8848955.
Anna Maria Tacchini Barbieri
GENOVA — La chiesa valdese
di Sampierdarena e la chiesa
metodista di Sestri Ponente hanno tenuto domenica 12 gennaio
un’assemblea di chiesa comune
dedicata all’esame della situazione di violenza che sta diffondendosi nel nostro paese.
A conclusione dell’assemblea i
partecipanti hanno approvato il
seguente documento:
« La chiesa valdese di Sampierdarena e la chiesa metodista
di Sestri Ponente esprimono la
propria profonda preoccupazione di fronte al dilagare della
violenza nel nostro paese e all’impotenza dell’apparato dello
stato in grave crisi istituzionale per cui non sembra in grado
di tutelare la sicurezza e la libertà dei cittadini in intere regioni del Mezzogiorno.
Lo stato democratico e l’ordine costituzionale appaiono di
fatto sostituiti dal terrore imposto dalle organizzazioni maflose, una sorta di contropotere che mette in discussione la
libertà e la sicurezza dei cittadini e che sembra voler dare
l’assalto all’intero paese.
Le incognite della crisi economica a fronte della grave crisi
che attraversano le istituzioni e
del distacco di queste ultime dalla società civile, la crescita della disoccupazione, l’estendersi
dell’emarginazione e delle situazioni di disagio sociale sono segnali preoccupanti di un ulteriore degrado del paese.
In questa situazione paventiamo che, consapevolmente o inconsapevolmente, maturino nella società delle tentazioni di
scorciatoie politiche e di involuzione istituzionale che, lungi
dallo sconfìggere la violenza ed
il potere criminale, rischierebbero di mettere in discussione le
fondamentali libertà del cittadino. La nostra responsabilità di
cittadini e di credenti, oltre che
la nostra tradizione protestante
e laica, ci impone di affermare
che, oggi come in passato, solo
attraverso l’estensione della libertà e della democrazia è possibile garantire la sicurezza ed
il diritto di tutti contro la prepotenza ed il terrore di una minoranza ».
Un riuscito
incontro di Natale
MILANO — Il 13 dicembre
1991, nei locali della Chiesa valdese di via F. Sforza, ha avuto
luogo l’incontro di Natale, una
riunione moito fraterna con circa 40 sorelle delle diverse denominazioni: battiste, metodiste,
valdesi, cattoliche, della Chiesa
di Cristo, dell’Esercito della Salvezza, luterane, svizzere. Si è
sottolineato il desiderio di stare
insieme, non per una bella consuetudine o tradizione, ma per
rivivere l’evento straordinario
della nascita di Gesù come credenti.
La sorella Iolanda De Bernardi ha iniziato con la lettura del
cap. I dell’Evangelo di Giovanni a cui ha fatto seguito una
meditazione sul bambino nato a
Betlemme, vissuto come Cristo,
l’Unto del Signore, e morto sulla croce per mano di uomo, ma
risorto per grazia di Dio e nostro dono e garante della libertà e salvezza di tutte le creature.
Gesù è arrivato non con la
bacchetta magica, per cui basta
sentirlo e dire passivamente
« sono cristiano » e di colpo si
dissolvono malattie, ingiustizie,
dubbi, errori, ma per aprirci gli
occhi e dirci che non esistono
magie, illusioni, apparizioni o reliquie. Gesù è grazia e salvezza
nella realtà concreta.
Per chi ha fede il Natale dura 365 giorni all’anno, ma per
chi non ne ha è una festa di
un giorno. Evangelizzare vuol
dire indicare la stella di Betlemme, il resto viene per grazia di Dio.
L’incontro è proseguito con il
racconto della sorella Elda Ricciardi che ci ha narrato ed illustrato, con splendide diapositive, il suo viaggio in America:
accompagnava il marito, il par
store Salvatore Ricciardi, invitato dalla PCUSA per avviare
un gemellaggio fra il II distretto delle Chiese valdese e metodista italiane e il presbiterio di
Boston della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti. Sono state
visitate le comunità di Boston,
Baltimora, Pittsburgh, New
York. Sono emerse le diverse
sfaccettature delle chiese, ma il
filo conduttore è sempre la disponibilità che il Signore mette nei cuori a ben operare e
a pregare insieme, nell’una e
nell’altra faccia del pianeta. Il
simpatico e fraterno incontro si
è concluso con una tazza di tè
che ha favorito interscambi di
esperienze e di programmi per
il 1992.
Elvira Natali
ci ha lasciati
FELONICA — La sorella Elvira Natali, di 76 anni, ha lasciato questa vita terrena il 30
dicembre scorso. Malgrado la
poliomielite avesse gravemente
segnato il suo fisico, Elvira è
stata sempre una figura partecipe e attiva nella comunità, testimoniando di una fede salda
e certa; ma la perdita di due
giovani nipoti, la scorsa estate,
aveva duramente provato e il
suo spirito e il suo fisico.
Solidarietà e fraterna simpatia sono state espresse alla famiglia durante la cerimonia funebre dal pastore Felice Bertinat e dalla comunità tutta.
SESSIONE PERMANENTE STUDI
delle Chiese valdesi e metodiste
Sessione di esame
sabato 22 febbraio, ore 9
presso la Facoltà valdese di teologia
via Pietro Cossa, 42 - ROMA
Per consentire agli interessati una corretta pianificazione del loro
tempo, ricordiamo che le prossime sessioni di esami si terranno, come
è ormai tradizione, in concomitanza con la Consultazione metodista
a Ecumene (Velletri) e la domenica dell’apertura del Sinodo a Torre
Pellice, ore 9. Sessioni straordinarie, a carattere regionale o circuitale,
potranno avere luogo a richiesta degli interessati.
Per informazioni e richieste varie, e per la prenotazione agli esami, rivolgersi al pastore Bruno Costabel, corso Milano, 6 - 35139 Padova, tei. 049/850718.
6
6 prospettive bibliche
24 gennaio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Diaconia e unità delia chiesa
« Ed erano perseveranti nelVattendere all’insegnamento degli apostoli,
nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. E ogni
anima era presa da timore; e molti
prodigi e segni eran fatti dagli apostoli. E tutti quelli che credevano
erano insieme, ed avevano ogni cosa
in comune; e vendevano le possessioni e i beni, e li distribuivano a tutti,
secondo il bisogno di ciascuno. E tutti i giorni, essendo di pari consentimento assidui al tempio, e rompendo
il pane nelle case, prendevano il loro
cibo assieme con letizia e semplicità
di cuore, lodando Iddio, e avendo il
favore di tutto il popolo. E il Signore
aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della salvazione» (Atti 2: 42-47).
I - In diverse chiese cristiane d’Europa
stiamo assistendo ad una profonda crisi
della pratica religiosa. Da un lato il numero
di coloro che abbandonano la chiesa (gli
« Ausgetretene ») aumenta sempre di più
(in Germania soprattutto, ma anche nei
cantoni della Svizzera tedesca e, ora, nei
paesi dell’Est), dall’altro le chiese sembrano aver perso la loro forza di aggregazione.
La sociologia religiosa ci descrive, giorno
dopo giorno, lo sviluppo di questo fenomeno. La crisi investe ormai anche i paesi dell’Est, dopo la svolta che ha segnato la storia recente. Non è più possibile infatti affermare che si tratti solo di un problema occidentale. D’altra parte, se non si tratta di
una crisi del religioso in quanto tale (che
si sta riorganizzando altrove), è senza dubbio una crisi delle chiese istituzionali. Certo, le chiese continuano a esistere, ma che
ne è della loro missione?
Come si diventa
membri di una chiesa?
La domanda potrebbe essere formulata in
questo modo: come è possibile, oggi, diventare membri di una chiesa cristiana?
E’ proprio in questa situazione molto concreta in cui vediamo gli « Ausgetretene »
abbandonare la chiesa e in cui manchiamo
di nuovi membri che il nostro testo ci interroga.
Vi propongo di analizzarlo partendo dalla conclusione: « E il Signore aggiungeva
ogni giorno alla loro comunità quelli che
erano sulla via della salvazione ».
Due annotazioni, due piccole frecce per
suscitare le nostre reazioni.
a) Colui che fa crescere la chiesa, il
soggetto del suo sviluppo, è il Signore (« ho
kurios »). Aver chiaramente coscienza di
questo fatto è alla base di ogni sforzo missionario. Perché la chiesa cresca il nostro
lavoro è necessario e fondamentale, ma esso deve sempre situarsi nell’orizzonte che
Luca ci propone: « Quando avrete fatto tutto ciò che v’è comandato, dite; Noi siamo
servi inutili; abhiam fatto quel ch’eravamo in obbligo di fare ».
Questa è una parola che non sentiamo
spesso nelle nostre chiese... Siamo più abituati ai trionfalismi. Il pentimento e l’autocritica sono terre poco frequentate. Nella sua enciclica Redemptoris missio, papa Giovanni Paolo II non dice una sola
parola autocritica nei confronti della missione della chiesa.
Il papa ci ricorda che « si sta per celebrare il cinquecentesimo anniversario dell’evangelizzazione delle Americhe» (III,
30), senza aggiungere una parola, come
se si trattasse di una storia tranquilla e
pacifica, guidata esclusivamente dallo Spirito Santo: « E' lui il protagonista della
missione! ». La « nuova primavera del
cristianesimo» (I. 2), nella quale il papa
Dal 7 al 14 ottobre scorso 70 ecclesiastici e laici provenienti da 26
paesi si sono riuniti a Creta per un incontro ecumenico organizzato dalla Conferenza delle chiese europee e dal Consiglio ecumenico delle chiese. Tema dell’incontro era « Gli aspetti pratici della missione in un^Europa in mutazione ». In quell’occasione il prof. Ermanno Genre ha presentato (in francese) due studi biblici. Li pubblichiamo come contributo stimolante alla nostra riflessione sulla diaconia. (red.)
situa la missione della chiesa dopo la caduta del comunismo, gli permette di cancellare il ricordo di un’epoca per la quale
sarebbe più corretto parlare di colonialismo che di evangelizzazione e che continua a pesare fortemente sulla cristianità
occidentale. E’ possibile affermare senza
riserve oggi che « Dio apre alla chiesa gli
orizzonti di un’umanità più preparata alla
semina evangelica » (I, 3)? E’ possibile
affermare questo con la pretesa di passare al di sopra della modernità e della secolarizzazione delle nostre società? Quali
sono le nostre reazioni in quanto membri
delle chiese della KEK? Pensiamo anche
noi che i nostri sforzi debbano indirizzarsi verso una riconquista dell’« anima cristiana » dell’Europa? L’Europa ha una
sola anima? Una prospettiva simile è credibile per la missione della chiesa?
b) Vorrei inoltre porre l’attenzione
alla definizione dei cristiani che troviamo
nel nostro testo. Se ci interroghiamo sull’identità del cristiano e sui titoli che lo
caratterizzano, notiamo che non c’è posto
per le grandi definizioni. Ci troviamo come nudi, di fronte a un participio:
« sozoménous », cioè: « quelli che trovavano la salvezza». Tutto ciò che è costitutivo dell’identità cristiana si trova qui
espresso, in questo participio: credi di essere sulla via della salvezza? Allora sei
un vero cristiano...
Cerchiamo di rileggere le nostre varie
appartenenze, di esaminare criticamente le
varie pratiche che segnano l’accesso alle
nostre chiese per quello o quella che vuole diventarne membro. Chiediamoci: si
tratta di « participi », cioè di momenti o
di luoghi di libertà, di crescita, di responsabilità, di vie popolari al cristianesimo?
Qppure scopriamo ostacoli, limiti, percorsi punitivi... imperativi che non derivano
dall’evangelo?
I « fertilizzanti »
necessari alla crescita
Il - Ma cosa succede in quella chiesa di
Gerusalemme che aumenta giorno dopo
giorno? L’abbiamo già sottolineato, è il
Signore che la fa crescere. Ma quali sono
le linee di forza? Quali sono i « fertilizzanti » di questa crescita?
Luca ci presenta un quadro « olistico »
della chiesa cristiana di Gerusalemme, la
quale realizza la pienezza dei suoi bisogni
tanto spirituali quanto materiali. E’ proprio l’immagine di una comunità compiuta che egli disegna, dove non c’è posto
per la mancanza. Non vuole per caso Luca trasmetterci la rappresentazione di una
umanità completa, di un cristianesimo realizzato? 11 sommario di Luca ci offre la
sintesi dell’ideale ellenistico della « comunione amichevole » e del programma teocratico del Deuteronomio: « Non vi sarà
alcun bisognoso tra voi » (Deut. 15: 4).
Ma qual è il rapporto tra questo quadro di Luca e la storia? Si tratta di storia
o di finzione letteraria? Questa visione
dell’unità della chiesa corrisponde alla
chiesa cristiana di Gerusalemme oppure è
« reale » solo nella testa e nel cuore di
Luca? Affronteremo la questione a partire da un elemento del testo che, essendo
collegato alla diaconia, ci interessa in modo particolare: la condivisione dei beni.
Per non fraintendere l’intenzione di Lu
ca, dobbiamo prima di tutto capire il suo
ragionamento. Il racconto di Luca si illumina a partire dalla Pentecoste. La fotografia che egli ci trasmette è quella della
chiesa creata dal dono dello Spirito.
Quando lo Spirito di Dio agisce, la
chiesa si costituisce, non le manca nulla,
è l’anticipazione del Regno a venire.
Quando lo Spirito è in mezzo alla sua
chiesa, vi è abbondanza, unità, condivisione. Ciò che Gioele profetizzava si è realizzato in Gesù di Nazareth. L’u-topia, il
« non-luogo », è ora spazio di vita, possibilità reale. In questa prospettiva dei doni
dello Spirito, la finzione letteraria è necessaria quanto la macchina fotografica per
fotografare. La chiesa dipinta da Luca a
Gerusalemme sull’orizzonte della Pentecoste è la chiesa che noi confessiamo quando diciamo: credo la santa chiesa universale...
Una sfida per noi, che
siamo come il mondo
Ma contemporaneamente il sommario
di Luca si presenta a noi come sfida e
provocazione, perché noi non siamo quella chiesa! Noi siamo la chiesa degli
« Ausgetretene »... Noi siamo la chiesa
che non ha ancora imparato la condivisione. Noi siamo come il mondo.
La sfida di Luca è grandiosa; egli non
esita infatti ad appropriarsi di elementi
provenienti dalla cultura e dalle società
ellenistiche, che conoscevano e praticavano, in parte, l’ideale della vita comunitaria e della condivisione dei beni. Siccome
ci troviamo a Creta non è superfluo ricordarsi che, nell’antichità, soprattutto in situazioni di guerra, si erano praticate forme di economia comunitaria (Staatsozialismus, ThWNT, III, 792). L’ideale comunitario teorizzato dai greci (Pitagora, Eraclito, Platone...) viene rivendicato da Luca come possibilità concreta della chiesa
di Cristo nella forza dello Spirito (cfr. Didachè 4, 8). Da notare che Luca è Yunico
scrittore del Nuovo Testamento che ci abbia trasmesso questa visione della chiesa in cui i cristiani hanno « tutto in comune » e condividono « secondo i bisogni
di ciascuno ». Paolo, il fondatore delle
prime chiese cristiane, ha utilizzato l’uno
accanto all’altro i concetti di « koinonia »
e di « diakonia » (2 Cor. 8, 4), a proposito della colletta per i poveri di Gerusalemme, ma non ha mai parlato di una comunione dei beni. La sfida di Luca è tanto più stimolante in quanto ci narra il
comportamento di Anania e Saffira (Atti 5),
che sono come il simbolo della resistenza
allo Spirito (come una volta Adamo ed Èva
nel giardino). Ed è sempre Luca a dirci che
fu necessario eleggere dei diaconi per far
fronte alle difficoltà delle vedove (Atti 6).
Eccoci reimmersi nella storia!
HI - La storia degli effetti (« Wirkungsgeschichte », di questo sommario di Luca
non può essere affrontata in questa sede.
Possiamo tuttavia dire che esso ha trattenuto l’attenzione dei gruppi cristiani marginali e degli eretici che l’ortodossia ufficiale ha avuto buon gioco ad emarginare.
D’altra parte i monaci d’Qriente e d’Qccidente lo hanno meditato nella loro esperienza — che la chiesa ha saputo recuperare e controllare — senza impegnarvisi direttamente. Da questo punto di vista la
chiesa ha saputo trovare un consenso ecumenico!
La sfida di Luca quindi non è mai stata
considerata come un’ipotesi di lavoro da
parte della chiesa ufficiale. Il grande commentario tedesco del Nuovo Testamento
del XX secolo, il ThWNT (art. koinos,
Hauck), non esita ad affermare, con compiacimento, che l’ideale di Luca di una
chiesa in cui si condividono i beni
(’’koinà”) è un concetto « ellenistico, non
biblico» (III, 797, 16)! Già nel terzo secolo, in Qriente, il grande Qrigene scriveva che quest’ideale lucano non poteva essere considerato come « normativo », come modello ecclesiologico valido per ogni
tempo; intanto, in Decidente, Cipriano ricentrava l’insieme del sommario lucano
intorno alla figura del vescovo...
Pensare oggi alla
divisione dei beni
Ma la provocazione di Luca non ha
esaurito il suo compito, sta davanti a noi
oggi con tutta la forza della sua sfida.
Quale può essere la sua attualità dopo la
caduta delle varie forme di socialismi reali? E’ ancora possibile pensare concretamente, quindi politicamente, ad una condivisione dei beni nella chiesa e nelle nostre società sempre più disuguali e ingiuste? Dobbiamo abbandonare ogni riferimento al socialismo? Non credo. Diverse
forme di diaconia politica in vari paesi
non sono una forma di socialismo cristiano?
La sfida lanciata da Luca nel suo sommario ci pone la questione dell’economia
e dei beni materiali come una questione
che è in stretto rapporto col problema
dell’unità della chiesa. Senza la dimensione della condivisione, di una condivisione veramente ecumenica dei beni, nessuna
unità della chiesa è realizzabile. La questione della diaconia della chiesa, nel suo
fondamento, è costitutiva di ogni unità
della chiesa. L’ortodossia della dottrina
esige contemporaneamente una « ortoprassi » nel campo della diaconia. Il sommario di Luca sta davanti a noi, perché la
condivisione dei beni « secondo i bisogni di ciascuno » è la conseguenza e l’effetto della Pentecoste. L’unità della chiesa
è l’opera creatrice dello Spirito, l’ideale
diventa realtà, la condivisione cessa di
essere una parola e raggiunge l’altro nel
suo bisogno.
Ermanno Genre
NOI NON PARLIAMO
DI ECUMENISMO.
(
LO FACCIAMO
il mensile dove si incontrano
cattolici, protestanti, ortodossi,
ebrei, musulmani, credenti
senza chiesa, non credenti.
ABBONAMENTI: un anno (11 numeri) lire 50,000
- sostenitore lire 100.000 - una copia lire 5.000.
Versamenti sul c.c.p. 61288007 intestato alla
coop. Com Nuovi Tempi, via del Banco di S. Spirito 3, 00186 Roma - tei. 06/686.47.33 - 689.30.63.
7
24 gennaio 1992
obiettivo aperto
LE CHIESE, I VALORI, I CONFLITTI
Il cristianesimo nell'ex URSS
MESSAGGIO
Religione
e
politica
Dio vuole salvare gli
uomini, non lo stato
L'uomo non si riduce unicamente alla politica. Spesso abbiamo Sentito giudizi che affermavano che « la religione è l’oppio del popolo ». Ma io direi che,
molto spesso, la politica è l’oppio dell’uomo. L’ubriachezza del
militantismo politico, la sete di
etichettare tutti in amici e nemici, il bisogno irrefrenabile di
cercare e di trovare colpevoli
dappertutto, visto che la colpa
non può essere dalla nostra parte: tutto ciò aliena l’uomo da se
stesso, gli impedisce di comprendere e di compiere la sua autentica vocazione su questa terra.
Pertanto, io prego il Signore
di non lasciare svilupparsi e moltiplicarsi, ancora una volta, quei
movimenti e partiti i cui membri
ritengono che il loro impegno
personale li ponga automaticamente dall’altra parte della differenza tra il bene e il male e
dia loro il permesso di dimenticare la coscienza umana più elementare. Voglio ricordare che,
da quando Dio si è rivelato all’uomo, una condanna morale viene pronunciata contro quest’abitudine dell’uomo di deificare se
stesso, contro quest’abitudine di
fare dei propri interessi un valore assoluto e di porsi al di sopra del giudizio di Dio e della
coscienza dell’uomo. Vi è un Dio
che si è offerto in sacrificio per
la salvezza dell’uomo e non dello
stato, il che significa dunque che
lo stato non ha una natura divina intrinseca. Il XX ^ secolo ha
mostrato (nel 1917 e negli anni
Testimonianze e sondaggi sono concordi nel
dire che la religione si sta sviluppando molto rar
pidamente nell’ex Unione Sovietica: le chiese sono
piene, il numero di battesimi è notevolmente aumentato dopo la celebrazione del millenario della
cristianizzazione della Russia... Da parte sua, lo
stato ha dato nuove basi legali alle organizzazioni
reUgpose: ia nuova legge sulla libertà di coscienza
(1“ ottobre 1990) sopprime, con l’articolo 5, ogni
legame tra stato e ateismo e rende possibUi le
attività diaconali e l’educazione reUgiosa.
In questi tempi di cambiamenti sociali e politici, la religione appare come un elemento essenziale. Essa è portatrice dei valori universaU neces
sari ad un nuovo contratto sociale, appoggia
l’avanzata del nazionalismo, interviene nel dibattito
suU’awenire politico ed economico del paese. In
questo contesto ci si chiede a volte se vi può essere
posto per la laicità.
La religione è anche causa di conflitti: in Russia, tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa fuori confini; in Ucraina, tra le due Chiese
ortodosse e la Chiesa greco-cattolica ucraina. Le
Chiese sono chiamate ad entrare nel processo di
rinnovamento delle società, ma le istituzioni ecclesiali hanno ancora pochi mezzi per raccogliere le
nuove sfide.
K. R.
SCHEDA - 1
SCHEDA - 2
Una processione di rito ortodosso.
, economia e
-V.*
cristianesimo russo
Un’immagine del patriarca
Alexis IL
seguenti) quanto la deificazione
del popolo sia altrettanto errata.^
Né gli interessi delle nazioni né
gli interessi di classe possono
stare al di sopra della verità.
Patriarca Alexis II
(M.12.’90 — Testo tradotto e
citato dal Messager Orthodoxe,
n. 115, luglio 1991, p. 31).
Articoli e schede tratti da Libresens,
bollettino del Centro protestante di
studi e documentazione della Federazione protestante di Francia (n. 10 dicembre 1991).
a cura di
Jean-Jacques Peyronel
Per un certo numero di intellettuali russi, il cristianesimo
russo, cioè l’ortodossia, indissociabile dalla cultura russa, potrebbe indurre una concezione
particolare del politico e dell’economico. Così Arseni Gulyga, che
certo non condivide le idee estremistiche dei nazional-bolscevichi
ma che ha scritto un articolo sulla questione russa nella rivista
molto conservatrice Mach Sovremennik, lega tra di loro Russia,
scienza del cosmo e ortodossia.
Mentre la Chiesa occidentale si
rivolge all’individuo, la Chiesa
orientale si rivolge alla comunità.
L’ortodossia, con la sua concezione della « sobornost » (conciliarità), potrebbe permettere la
fusione armoniosa tra il tutto e
il particolare (...).
Si pensa anche a volte che
una concezione particolare dell’economia potrebbe derivare dal
cristianesimo russo e in certi
dibattiti sull’opportunità di un
passaggio all'economia di mercato, il cristianesimo diventa un
elemento centrale della discussione (...).
Alcuni, partendo dall’ottavo comandamento («non rubare») e
dal comandamento dell’amore
del Nuovo Testamento, si pronunciano incondizionatamente a
favore della proprietà privata,
che permette lo sviluppo della
carità; altri spiegano, a partire
da un’interpretazione semplificata della teoria weberiana, che
il capitalismo protestante non
conviene agli ortodossi. Altri
non danno ragione né al socialismo né al capitalismo (■.•).
La proprietà però deve servire
il bene, non deve essere fine a
se stessa, ma un mezzo; e siccome in Russia non vi è ciò che
Vladimir Osipov chiama « l’infrastruttura morale », l’introduzione del capitalismo non può che
essere nefasta al paese.
Uno degli elementi specifici
del cristianesimo russo viene accuratamente conservato: quello
del messianismo politico-religioso della Santa Russia. Quest’ultima è stata destinata da Dio
a conoscere la sorte di Cristo;
ha sofferto per le altre nazioni
e espierà le loro colpe. Il tempo
storico viene percepito come un
tempo religioso, come un tempo
di pentimento e di purificazione,
oppure come un tempo di imminenza dell’apocalisse (...).
Per un certo numero di patrioti non si tratta tanto di modernizzare l’economia e di introdurre la proprietà privata e la libertà politica, quanto di assicurare
il rinnovamento spirituale della
Russia e di sviluppare il messianismo russo: « La missione della Russia sovietica, in questa
tapva della storia mondiale, non
è di vincere sul mercato mondiale, né di trasformarsi in colonia
delle multinazionali. La sua missione è di ridiventare il leader
spirituale del mondo ».
Questo modo di concepire la
religione e di legarla così alla
sorte della nazione nissa implica
che la Russia deve seguire la
propria via. Da qui, il passo è
breve nel considerare che il popolo msso, per la sua mentalità,
è ed era il veicolo privilegiato
del comuniSmo. Quest’idea è diventata una delle idee-forza di
alcuni nazional-bolscevichi.
Kathy Rousselet
(Estratti da Religione e politica in Russia, Atti del colloquio
dell’Associaz.ìone francese di sociologia religiosa sulla religione
nell’Est, svoltosi nel dicembre
1990. Di prossima pubblicazione
presso le Editions du Cerf).
Confessioni
in URSS
Le statistiche esistenti non sono molto attendibili. Le cifre seguenti sono indicative (finora sono state registrate 33 confessioni):
— Ortodossi (del patriarcato di
Mosca): 60 milioni
— Musulmani: 45 milioni
— Cattolici di rito latino: 12 milioni
— Cattolici di rito bizantino: 5
milioni
— Chiesa apostolica armena: 2
milioni
— Chiesa di Georgia: 1 milione/
1,5 milioni
— Chiesa evangelica luterana:
675.000
— Battisti: 500.000
— Ebrei: 500.000.
— Buddisti: 250.000/300.000
— Pentecostali: 120.000
—- Luterani: 110.000
— Avventisti: 35.000
— Testimoni di Geova: 40.000
— Mennoniti: 8.000
Secondo un’inchiesta realizzata da un istituto di sondaggio
sovietico negli anni 1989, 1990 e
1991, il numero dei credenti è
tra l’8 e il 12%. Ma il 32% delle persone interrogate crede
nella realtà di una vita dopo la
morte, il 24% crede nell’esistenza del diavolo, il 19% crede nel
paradiso e il 25% nell’inferno.
Le chiese
in Ucraina
Esistono oggi quattro chiese
in Ucraina:
— La Chiesa ortodossa ucraina autocefala il cui patriarca è
il metropolita Mstyslav Skrypnik, in esilio negli Stati Uniti.
Questa chiesa ha avuto una breve esistenza tra il 1917 e il 1930.
— La Chiesa ortodossa ucraina autonoma (dipendente dal
patriarcato di Mosca ma che ha
acquistato una larghissima autonomia in questi ultimi due anni).
— La Chiesa cattolica di rito
ucraino (detta uniate). Il suo
maggior arcivescovo è il cardinale Lubachivsky.
— La Chiesa cattolica di rito
latino.
La questione « uniate » ha largamente contribuito al deterioramento dei rapporti tra Mosca e
il Vaticano.
SCHEDA-3
I protestanti
Le missioni protestanti si sono sviluppate molto rapidamente nel corso di questi ultimi anni. Sono apparse pubblicazioni
cristiane, come il giornale « Protestante ». La Russia appare come una grande terra di evangelizzazione. Ma la maggior parte
delle iniziative non provengono
dalle strutture ufficiali delle chiese ma da gruppi di cristiani indipendenti costituiti a volte su
base ecumenica. I responsabili
della Chiesa battista in particolare sono rimasti molto prudenti fino alla proclamazione della
legge sulla libertà di coscienza.
CRONOLOGIA
Gli ultimi 5 anni
Kathy Rousselet è incaricata
di ricerche all’IERI (Istituto
francese delle relazioni internazionali) e ricercatrice associata
al Gruppo di sociologia delle religioni del CNRS. Nel giugrio 1990
ha sostenuto una tesi intitolata:
Sette e Chiesa; saggio sulla religione non istituzionalizzata in
Unione Sovietica.
11 marzo 1985 - Mikhail Gorbaciov diventa segretario generale
del PCUS.
17 marzo 1986 - Riapertura del
monastero San Daniele a Mosca.
24 novembre 1986 - A Taskent,
Mikhail Gorbaciov incoraggia
una « lotta decisa e impietosa
contro la religione ».
1° marzo 1987 - Liberazione di
varie centinaia di prigionieri di
opinione, fra cui Gleb Yakounin
e Alexandre Ogorodnikov.
15 marzo 1988 - Konstantin
Khartehev, presidente del Consiglio per gli affari religiosi, dichiara, dinanzi ai quadri della
scuola del partito a Mosca, che
conviene utilizzare la religione
poiché non si può eliminarla.
Giugno 1988 ■ Cerimonie ufficiali del millenario del battesimo della Russia. La Chiesa ortodossa russa, durante un concilio a Zagorsk, adotta nuovi statuti.
1° marzo 1989 - Elezione del
patriarca Pimen e di due metropoliti al Congresso dei deputati
del popolo.
8 giugno 1989 ■ Yuri Khristoradnov sostituisce Konstantin
Khartehev alla presidenza del
Consiglio per gli affari religiosi.
1° novembre 1989 - Riapertura
di tre seminari ortodossi.
l" dicembre 1989 - Gorbaciov
viene ricevuto da Giovanni Pao
lo II. I cattolici ucraini ricevono il diritto di registrare le loro comunità.
17 gennaio 1990 - Creazione di
una Società biblica russa che
riunisce protestanti, cattolici e
ortodossi.
8-9 aprile 1990 - Assemblea costituente del Movimento cristiano-democratico di Russia.
3 maggio 1990 - Morte del patriarca Pimen.
7-8 giugno 1990 - Il metropolita Alexis di Leningrado viene
eletto patriarca.
1° ottobre 1990 - Approvazione
della nuova legge sulla libertà
di coscienza e le organizzazioni
religiose da parte del Soviet Supremo delTURSS.
1° novembre 1990 - Apertura di
un liceo ortodosso a Mosca.
1° dicembre 1990 - Approvazione della nuova legge sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose da parte del Soviet Supremo della Russia.
11 gennaio 1991 - Le reliquie
di Serafino di Sarov, che erano
state confiscate nel 1921, vengono restituite al patriarca Alexis
II.
10 febbraio 1991 - Il vescovo
Valentin Rusaltsev viene nominato esarca della « Chiesa ortodossa libera di Russia ».
1991 - La gerarchia cattolica
viene riorganizzata in URSS.
8
8
ecumenismo
24 gennaio 1992
INTERVISTA AL PASTORE ELIO MILAZZO
I mennoniti in Italia
Le origini nel Risveglio anabattista - Le implicazioni del discepolato e la rinuncia alla resistenza di fronte ad ogni prevaricazione
Ci siamo rivolti, nel desiderio di proseguire il nostro dialogo
interdenominazionale, al pastore Elio Milazzo, sovrintendente dell’opera mennonita in Italia, per un’intervista sui compiti e le finalità della chiesa a cui egli appartiene. Di questa chiesa è nota
la rigorosa osservanza dei comandamenti del Sermone sul monte
(nonviolenza, amore per i nemici, rifiuto del giuramento, non menzogna), mentre meno conosciute sono altre sue fondamentali convinzioni teologiche; scarse o quasi inesistenti le notizie circa il
suo impegno evangelistico nel nostro paese. Del resto, il servizio
della Missione mennonita ebbe inizio in Italia solo nel 1960. Questa attività nacque dalla necessità di prendere in cura tre opere
già esistenti: a Palermo, in Abruzzo (valle del Trigno, sopra Vasto) e a Firenze.
Dopo circa dieci anni di visite e campagne di evangelizzazione,
in Abruzzo l’opera fu lasciata all’autonomia locale. Le tre chiese
di Palermo, una delle quali a Capaci, sono invece attualrnente curate da un pastore italiano, Francesco Picone, e da due missionari.
A Firenze, la rubrica radiofonica « Parole di vita » ha continuato per ventitré anni la sua attività attraverso la stazione radio
di Montecarlo e il conseguente contatto epistolare e di visita ( follo w up) con gli ascoltatori. La « libertà d’onda » e il sorgere di
emittenti evangeliche in varie-parti d’Italia rese superfluo questo
servizio (1981).
Il pastore Elio Milazzo, che ad esso si era dedicato, potè più
liberamente impegnarsi nel compito di sovrintendente dell’opera.
Della sua attività di evangelizzazione ricordiamo volentieri la registrazione in cassette della Bibbia per non vedenti, e i numerosi
culti a Radiomontecarlo. Ecco una prima parte del testo dell’intervista che ci ha cortesemente rilasciato.
Quali sono i principi caratterizzanti dei mennoniti? In che
senso si distinguono dalle altre
chiese fondate sulla Parola?
« L’identità della Chiesa mennonita ha le sue radici nel grande risveglio anabattista del XVI
secolo, da alcuni definito ’’seconda Riforma”. La ’’prima”
Riforma aveva dato luogo alla
nascita delle grandi chiese riformate nazionali, testimoni della
gratitudine a Dio per la sua misericordia in Cristo. Ma fu il risveglio anabattista che mise in
evidenza la necessità di ubbidire alla Parola di Dio anche per
quanto riguarda la natura della
chiesa: corpo di credenti battezzati ”da adulti”, perché solo da
adulti si può passare attraverso
la crisi del ravvedimento e del
la scelta consapevole. Questo
principio, noto come nuova nascita, è stato poi recepito da
quasi tutti i movimenti di risveglio, che hanno via via rianimato la vita della chiesa
’’semper reformanda” (Lutero).
Ma ciò che caratterizzò — e
caratterizza — la Chiesa mennonita consiste nelle implicazioni
di questa ’’metanoia”: ovvero
nel discepolato. ”11 discepolato
— ha ancora ripetuto nel 1957
H. Bender — nel pensiero anabattista è l’elemento più caratterizzante, più centrale, più formativo di ogni altro”.
Su questa base (Efesini 2: 110) si deve insegnare che la nuova giusta relazione con Dio, di
cui si ha esperienza quando si
crede in Cristo, implica non so
lo il godimento della grazia di
Dio ottenuta come dono e senza opere, ma anche la sottomissione allo Spirito di Cristo e la
rinuncia a seguire ’’l’andazzo del
mondo” per praticare le ’’buone opere preparate”: peculiare
fra tutte quella della non resistenza di fronte alla prevaricazione. Questo è il discepolo di
Cristo. Questa è la persona che
può essere battezzata. Di queste
persone si compone la chiesa ».
In quali rapporti stanno i
mennoniti coi fondamentalismo?
E che cosa si deve intendere per
fondamentalismo?
« Direi che per chiarezza occorrerà rifarsi alla suddivisione
del mondo protestante in due
poli di aggregazione: quello ’’liberal” e quello ’’evangelica!”.
Nei paesi di cultura protestante
l’uso di questi due termini è ormai corrente non solo negli ambienti ecclesiastici ma anche in
quello dei media in genere. Qui
in Italia non è così persino nel
più ristretto ambito del protestantesimo, se anche il prof. Bolognesi, nell’intervista rilasciata
a questo settimanale (n. 23/
1991, p. 8), ha dovuto rinviare
per maggiori chiarimenti a un
numero della rivista dell’IFED
’’Studi di teologia”, monografico
sull’argomento (n. 4/2° semestre
1990).
TRIESTE
Per la pace in Croazia
Una marcia che ha coinvolto migliaia di giovani - Un’esortazione ad abbandonare le armi
« Riponete la spada nel fodero », la guerra è « sempre sporca » e « non c'è aspersorio che
possa purificarla ».
Con questo appello ai soldati
croati e serbi che si combattono
in Jugoslavia perché scelgano la
strada dell’obiezione di coscienza, si è conclusa la XXIV edizione della marcia della pace, organizzata da Pax Christi e dalla
commissione ’’Giustizia e pace”
della CEI, svoltasi nella notte
di Capodanno con la partecipazione di alcune migliaia di giovani di tutta Italia.
Dopo una tavola rotonda in un
istituto di salesiani, la marcia
ha percorso il centro della città
fino alla cattedrale di S. Giusto
dove, al termine della veglia ecumenica guidata dai rappresentanti delie confessioni cristiane
(mons. Bellomi, vescovo di Trieste; Rasko Badovic, parroco serbo-ortodosso e rappresentante
del vescovo Costantino; l’archimandrita Eleftherium; il pastore Renato Coì'sson, valdese; il
pastore luterano Paolo Poggioli
e quello avventista Salvatore
Giuca), mons. Tonino Bello, vescovo di Molletta e presidente
nazionale di Pax Christi, ha letto
l’appello finale a nome dei partecipanti. «Trieste è la città italiana più vicina al suolo jugoslavo, i cui popoli stanno viven
do oggi durissime prove a causa
di una guerra drammatica e assurda », dice il testo del messaggio. E ancora, dopo l’esortazione a non ricorrere alle armi:
« Ci rivolgiamo (...) a coloro che
credono in Dio perché riscoprano la profezia nascosta nella loro fede e promuovano insieme
una corale mozione di sfiducia
nei confronti delle armi (...). Solo il dialogo e il negoziato, per
quanto lungo e faticoso, potranno assicurare la pace ».
Il passo più incisivo dell’intervento è quello rivolto a chi combatte: « Pur nella difficoltà di distinguere chi siano le vittime
e chi siano i protagonisti (una
cosa è certa: che a pagare son
Sempre i poveri), ci rivolgiamo
a tutti i nostri fratelli che si trovano coinvolti nel vortice della
violenza. Li esortiamo ad assumere il criterio dell’obiezione di
coscienza all’uso delle armi come mezzo efficace per smilitarizzare gli animi, per scoraggiare
i sostenitori deU’impiego della
forza come risolutore dei conflitti, per vincere il demone funesto del nazionalismo e per
aprirsi a quegli orizzonti di mondialità che aiutino a realizzare
nell’armonia la convivialità delle differenze ».
(da ADISTA)
Echi dal mondo
cristiano
La storia dì
un concetto
Vediamo dunque, per quanto
possibile, di chiarire la questione. Quando agli inizi del nostro
secolo (1910-1915) fu pubblicata
l’opera in dodici volumi dei
’’Fundamentals” ebbe altresì luogo, nell’ambito delle chiese protestanti, un movimento che raggruppò tutte le chiese turbate
dallo ’’spettro della teologia liberale”. Inevitabilmente gli aderenti furono chiamati ’’fundamentalists”.
Si trattò comunque fin dall’inizio di un movimento non omogeneo e con caratteri di ’’trasversalità”; ferma restando la comune opposizione alla novità ’’liberal” e la lealtà al cristianesimo
apostolico, ciascuna., chiesa avvertì il bisogno di esprimere il
proprio diverso modo di proclamare e vivere questo impegno.
Da qui l’opportunità di sostituire la limitatezza del termine
’’fondamentalismo”, divenuto
peraltro sinonimo delle posizioni più estreme, con quello di
’’evangelical”.
L’esperienza della Chiesa mennonita può aiutare a capire il
travaglio implicito in questa terminologia. Agli inizi del 1900 un
gruppo piuttosto ristretto, ma
molto influente, di leader mennoniti non esitò a sostenere con
impegno 1° posizioni del fondamentalismo. Per i successivi quarant’anni l’orientamento teologico della Chiesa mennonita fu caratterizzato da questa scelta. Ma
quando il termine ’’fondamentalismo” fu sinonimo anche di prese di posizione non conformi all’identità mennonita, fu indispensabile qualche distinguo.
Molto opportunamente Daniel
Kaufmann così ha sintetizzato la
divergenza: ”La Chiesa mennonita è fermamente impegnata sulle posizioni di fede del fondamentalismo originale; ma questo
implica anche alcuni aspetti che
non sono tanto popolari e che
molti, pur dicendosi fondamentalisti, non recepiscono”. Per la
Chiesa mennonita, come per altre chiese, questa in sintesi è
l’essenza della posizione ’’evangelical” ».
Intervista a cura di
Paolo T. Angeleri
I principi
per la bioetìca
PARIGI — La Federazione
protestante di Francia approva
la decisione del governo dì sottoporre prossimamente al Parlamento una legge quadro che stabilisca i grandi principi da rispettare in materia di bioetica.
Per quanto è dato sapere, i
tre progetti di legge annunciati
dovrebbero poter trovare un giusto equilibrio tra l’eccesso di legislazione e il vuoto giuridico
attuale.
Pur indicando chiaramente la
responsabilità etica di ciascuno,
e senza minacciare la diversità
delle tradizioni morali coesistenti nella nostra società, questi
progetti dovrebbero precisare
tre limiti che ci sembrano importanti:
1) il patrimonio genetico dell’umanità deve essere tutelato in
modo molto stretto, non rispetto alla ricerca ma rispetto a pratiche di identificazione o di manipolazione ingiustificate;
2) gli atti di procreazione medicalmente assistita (PMA) e di
diagnosi prenatale devono limitarsi ad un uso prettamente terapeutico. Non si può far credere agli utenti che queste nuove tecniche possano rispondere
a tutte le domande. Tutti questi
atti devono essere frùtto di un
consenso motivato che non può
accontentarsi della sola responsabilità medica;
3) il principio di non disponibilità e di non commercialità dei
prodotti del corpo umano deve
essere riaffermato con molta forza in un mondo in cui gli interessi commerciali diventano
invadenti.
La Federazione protestante ritiene che quest’ultimo punto
sia particolarmente all’ordine
del giorno nel momento in cui
l’Europa rischia di diventare
l’alibi ad ogni assenza di regole. Tra il principio del « tout
laisser faire » e quello di un inquadramento giuridico rigido,
c’è posto per una legge quadro
che lasci tutta la sua autonomia
all’etica, alla deontologia e alla
responsabilità individuale.
(BIP)
Segnali di
riconciliazione
MOSCA — Qualche segno di
riconciliazione tra Chiesa cattolica ed ortodossa si è verificato
a Mosca in occasione del Natale cattolico. L’amministratore
apostolico della Russia europea,
mons. Tadeusz Kondrusiewicz, è
stato infatti ricevuto in udienza
dal patriarca Alexis II. Nel corso del colloquio, durato settanta minuti, si è cercato di restaurare i rapporti e si è rimandato il dialogo a febbraio, quando una delegazione vaticana ed
una della Chiesa ortodossa russa si incontreranno per discutere gli aspetti più problematici
in sospeso. Tre inviati del patriarca hanno poi assistito alla
messa di Natale, celebrata da
Kondrusiewicz.
(ADISTA)
Una donna lesbica
nominata pastore
NEW YORK — La Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti ha
nominato pastore per la prima
volta una donna lesbica, Jane
Adams Spahr, ordinata nel 1974
e laureata in teologia. Lo ha reso noto la comunità presbiteriana di Rochester, nello stato di
New York, una delle 45 che si
sono opposte, nel 1978, alla decisione della Chiesa nazionale di
non ordinare omosessuali dichiarati. « Siamo aperti — hanno
detto le comunità — all’accetta
zione di gay e di lesbiche in posti di responsabilità nella chiesa ». La nomina della Spahr avviene a qualche mese dalla ratifica, da parte dell’Assemblea
generale presbiteriana, di quella
decisione che condannava ogni
liberalizzazione della morale sessuale.
(ADISTA)
Appello per un
teologo tedesco
BERLINO — Sospettato di
aver collaborato con la Stasi
(polizia segreta dell’ex RDT), il
professore di teologia Heinrich
Fink è stato rimosso, nel novembre scorso, dalle sue funzioni di
rettore dell’Università Humboldt
di Berlino. All’estero, e in particolare in Svizzera, numerose personalità hanno preso posizione
a favore del rettore Fink, vittima secondo loro della « caccia
alle streghe » in atto attualmente in Germania.
Secondo l’abate Cornélius
Koch, firmatario dell’appello,
non c’è dubbio che « questa campagna denigratoria mira essenzialmente alla Chiesa protestante che ha contribuito alla caduta del Muro ». La Chiesa protestante dell’ex RDT si era mostrata spesso critica nei confronti del governo Honecker e continua ad esserlo oggi di fronte
ai cambiamenti avvenuti.
fSPP)
La Chiesa riformata
e le Olimpiadi
ALBERTVILLE — Il dossier,
intitolato « I protestanti nella
regione Centro-Alpi-Rodano », ha
lo scopo di fare scoprire ai numerosi giornalisti presenti a Albertville il POP: Programma
olimpico protestante. Il programma comprende vari culti il
9, 16 e 23 febbraio, e delle iniziative destinate a favorire l’accoglienza, rincontro e la condivisione. Due mostre sono previste dalT8 al 23 febbraio. Una,
a Albertville, su « Il protestantesimo in Francia e in Savoia »;
l’altra, a La Piagne, sarà una
mostra biblica. Il dossier comprende inoltre una presentazione del protestantesimo nella regione Centro-Alpi-Rodano e dei
principali responsabili di chiesa. Vi si trovano infine una presentazione della Federazione protestante di Francia e alcuni elementi di documentazione generale riguardanti i temi più importanti della fede protestante.
(SPP)
La risoluzione
ONU sul sionismo
GINEVRA — Il segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese, pastore Emilio Castro, ha dichiarato che la decisione del 15 dicembre dell’Assemblea generale dell’ONU di
abrogare la risoluzione 3379
(1975), che assimilava il sionismo a « una forma di razzismo
e di discriminazione razziale »,
era una tappa importante sulla
via della pace in Medio Oriente.
Subito dopo la dichiarazione
delle Nazioni Unite nel 1975, il
pastore Philip Potter, predecessore di Emilio Castro, aveva affermato « l’opposizione inequivocabile del CEC al paragonare il
sionismo al razzismo » ed aveva
chiesto airONU di « riconsiderare e di abrogare » la risoluzione. Philip Potter aveva allora dichiarato che il sionismo « era
un processo storico complesso...
ed è soggetto a numerose concezioni e interpretazioni. Nessuna di queste può essere correttamente utilizzata per condannare il sionismo in quanto forma
di razzismo ».
(SPP)
9
24 gennaio 1992
Talli valdesi
9
FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
Il dialogo
Vorrei esprimere la mia opinione sulla ’’moratoria" degli incontri ecumenici in occasione
della settimana di preghiera per
l’unità decisa da qualche Consiglio di circuito. Le ragioni di questo "no" mi pare siano queste:
1. Le manifestazioni in discussione non riscuotono interesse, sono frequentate sempre dagli stessi, rivestono carattere
troppo ufficiale e rituale.
2. I comportamenti della
Chiesa di Roma su alcune auestioni cruciali ci hanno ultimamente sconcertato e deluso.
Orbene mi sembra che in base
al primo ordine di considerazioni
potremmo tranquillamente sopprimere i nostri culti domenicali,
frequentati sempre dagli stessi,
giudicati poco interessanti e
troppo rituali dai più. Canne
rotte e lucignoli fumanti che è
meglio spezzare completamente
e spegnere con un salutare colpo
di grazia? Non direi. Non direi
nemmeno che le manifestazioni
della settimana per l’unità riscuotano poco interesse, almeno
nella mia esperienza nel III circuito, in cui l’interesse è stato
crescente. Forse le ambiguità sono state pesanti, ma dalle manifestazioni della settimana di
preghiera è venuto lo stimolo per
alcuni altri incontri positivi.
Il secondo ordine di considerazioni ha forse maggior peso, ma
è anche quello sul quale abbiamo maggiormente la coda di paglia. E’ di ieri la nostra condanna
del regime concordatario e dei
relativi finanziamenti statali alla
Chiesa cattolica. E oggi il nostro
Sinodo ha deciso, sia pure con
tutte le ben note precisazioni, di
chiedere allo stato di avere accesso a questi ultimi. Vogliamo,
nell’anno in cui ci siamo avvicinati un po’ di più a una impostazione cattolico-romana su questo
punto, rifarci la nostra verginità
spirituale facendo il muso duro
contro gli incontri ecumenici? E’
uno "status confessionis" un po’
troppo a buon mercato. Ci riferiamo all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche? Rinfreschiamoci un po’
la memoria su quello che abbiamo fatto anche noi fino a ieri, almeno alle Valli, comprese le richieste di retribuzione per chi ha
insegnato "religione valdese".
Non mi stupirei se in un domani non lontano anche la rigidezza della nostra condanna delV insegnamento della religione
cattolica si trasformasse in una
ambigua richiesta di insegnamento pluriconfessionale, o di cultura
biblica o di altre forme di presenza religiosa nella scuola. C’è
il problema dei matrimoni interconfessionali. E a questo proposito mi sembra di dover riconoscere, accanto all’ingerenza nelle
coscienze prevista dalle norme
canoniche, un tentativo di alcune
parrocchie di interpretarle nel
modo meno intollerante possibile. Con queste parrocchie il dialogo dovrebbe essere di aiuto e
non di ostacolo a superare delle
ingerenze inaccettabili. E’ un fatto che per modificare una legge,
anche canonica, si deve prima
modificare il costume.
La rigidezza adottata nel rifiuto del dialogo nella settimana
ecumenica, trasferita nel campo
dell’appartenenza a una qualsiasi
chiesa, compresa quella valdese,
renderebbe problematica questa
stessa appartenenza. Se mi ritengo così puro da essere in diritto
di rifiutare il dialogo con i cattolici, finisco con. l’essere così settario da dover in seguito rifiutare
anche l’appartenenza alla mia
chiesa. Ma le purezze umane hanno spesso la coda di paglia. Lo
sapevano già Paolo e i profeti.
Claudio Tron
Un progetto regionale
A metà marzo dovrebbe riprendere il servizio: i lavori sono a buon
punto, mentre sono allo studio i piani per un trasporto integrato
La riapertura deUa linea ferroviaria nel tratto Pinerolo- Torre Penice dopo i lavori di ammodernamento è prevista per il
17 marzo; a tutt’oggi l’automazione dei passaggi a livello pare a buon punto, è stata anche
rifatta parte della linea elettrica ormai obsoleta: ciò che non
è ancora chiaro è il sistema di
gestione previsto, gli eventuali
mutamenti nelle corse e negli
orari.
Il comitato di difesa della
ferrovia e la Comunità montana hanno chiesto alla direzione
compartimentale e agli assessorati regionali e provinciali ai
trasporti di partecipare ad un
pubblico confronto con cittadini ed amministratori sul tema
« Quale sviluppo per la linea
ferroviaria Torino-Torre Penice? »; il convegno si svolgerà sabato 1° febbraio, dalle ore 15,
al cinema Trento di Torre Pellice.
La competenza
delle Province
Qualcosa sul futuro per altro
si sa già, se ne parla da tempo. Dal 1986, in seguito a una
legge regionale, la pianificazione
in tema di trasporti e viabilità
è competenza delle Province.
La situazione attuale evidenzia in molti tratti la duplicazione di collegamenti, sia su gomma che su rotaia in contempo
ranea, comunque con un enorme predominio del trasporto su
strada. Ciò contro quanto realizzato da anni nelle principali
città europee in relazione alle
relative « cinture » ed ai fenomeni di pendolarismo che su di
esse gravitano. E’ possibile una
inversione di tendenza?
Certamente è necessaria, così
come è fondamentale un aumento dell’uso di trasporti pubblici
collettivi a discapito dì un’ulteriore diffusione delle auto,
grazie alle quali grandi e medie
città stanno diventando invivibili.
La pianificazione provinciale è
partita dalla verifica dell’esistente; allo stato attuale operano
nella provincia di Torino 60
aziende con oltre 300 autolinee.
Soltanto 5 aziende risultano avere un narco mezzi superiore a
30 autobus. Le autolinee ricevono contributi regionali, anche se
in molti casi si trovano in concorrenza con servizi ferroviari:
ecco che si conferma l’esigenza
di arrivare ad un sistema « integrato » fra gomma e rotaia
che garantisca anche il massimo della razionalizzazione ponendo la ferrovia come struttura portante di tutto il trasporto pubblico.
Ma c’è un altro nodo centrale, già risolto altrove: la concentrazione di fortissimi volumi
di traffico nelle stazioni centrali. L’attestamento dei convogli
locali in stazioni « minori », oltre ad alleggerire il traffico in
Rotte le trattative:
216 a casa
stazioni come Porta Nuova, consentirebbe anche una migliore
e più capillare distribuzione dei
pendolari nel tessuto urbano. Si
tratterebbe della realizzazione di
una vera e propria metropolitana regionale, già realizzata altrove, fra l’altro con un notevolissimo incremento di traffico:
sulla rete di Zurigo si raggiunge, a semplice binario e con incroci distanti 2 o 3 chilometri,
un passaggio di un treno ogni
10 minuti per ogni senso di marcia nelle ore di maggior richiesta.
Quattro sistemi
passanti per Torino
Ci sono analoghe ipotesi già
individuate concretamente?
Le indicazioni che vengono
dall’assessorato provinciale ai
Trasporti individuano quattro
grandi sistemi, ovviamente tutti
passanti per ’Torino; uno di essi riguarda proprio la linea Torre Pellice-Pinerolo-Torino, una
fra quelle su cui maggiormente
gravita traffico pendolare.
Non sono solo ipotesi ma
qualcosa di più; l’incontro del
r febbraio dovrebbe servire a
dare indicazioni più precise, anche riguardo alla possibile gestione che potrebbe, in prospettiva di un riordino generale, non
essere più « targata » direttamente FS ma passare a società
a capitale misto, pubblico e privato.
SKF DI VILLAR PEROSA
La nuova svolta rende sempre più cupo il futuro dell’occupazione
alla SKF di Villar Perosa.
La crisi alla SKF ha visto alla fine della scorsa settimana
un’altra pagina amara: sono arrivate sabato le lettere di messa in cassa integrazione a zero
ore a tutti quelli che la proorietà aveva fin dall’inizio definito
in esubero.
Il 16 gennaio l’azienda ha convocato i sindacati a livello provinciale, dunque saltando le delegazioni trattanti, ed ha comunicato che ormai i tempi erano
stretti e che non poteva più esserci spazio per trattative; dal
20 ci sarebbe stata la cassa integrazione a zero ore. La cosa
è stata successivamente comunicata ai dipendenti generalmente
per lettera, ad alcuni solo per
telefono.
« Il criterio che ha portato alla scelta delle persone ci lascia
Piervaldo Rostan
PINEROLO
molto perplessi — ha commentato il sindaco, Storero — anche perché tra esse ci sono dipendenti che non potranno godere di alcuna forma-di ammortizzazione sociale e dunque si
tratta di essere immessi sul mercato del lavoro, magari a 35-40
anni, con tutte le difficoltà del
caso ».
Cosa succederà ora?
Il 23, giovedì, è prevista a Torino una manifestazione per la
crisi occupazionale in tutto il
Piemonte; successivaniente ci sarà un’iniziativa degli enti locali di pressione sulla Regione
e sullo stesso ministero perché
la trattativa venga gestita coti
l’intervento degli enti pubblici
ed affrontata in sede romana.
Ma intanto altri 216 dipendenti
staranno a casa...
4 anni
a Candellero
La truffa emerse, quasi casualmente, nella primavera del 1987
con un articolo sul settimanale
« Panorama »; un’inchiesta sugli
investimenti nei container evidenziò che Nuccio Candellero
aveva convinto oltre 1.500 pinerolesi ad investire i loro risparmi nell’operazione basando il
tutto su una truffa: i container
non esistevano.
Fino a quel momento Candellero aveva costruito una vera e
propria fortuna, accumulato miliardi, arrivando ad offrire interessi anche del 18% del capitale
investito; nel frattèmpo andava
ricoprendo ruoli sempre più irnportanti nel Pinerolese: consigliere comunale liberale a Vigone, presidente del Pinerolo Calcio, sponsor di molte altre attività sportive, proprietario addirittura di un quotidiano, il « Corriere alpino ».
Per un certo periodo a Pinerolo non si parlò d’altro che
dei falsi container; ci fu anche
l’aspetto drammatico del suicidio del socio di Candellero, Giulio Bertotto.
A distanza di cinque anni si
è svolto, lunedì scorso, il processo; a porte chiuse, con il rito abbreviato. Candellero è stato condannato a 4 anni e due
mesi. L’imputato era assente; si
trova nel bergamasco da tempo.
E’ stato calcolato che solo il 34%
di quanto acquisito con la truffa è stato successivamente recuperato; ai risparmiatori è dunque stata restituita solo una
parte di quanto avevano sborsato. Nel frattempo, per molti, oltre alla perdita del capitale sono arrivati anche problerni derivati dalla omessa denuncia dei
guadagni ottenuti prima che la
truffa fosse scoperta.
Disponibile
una nuova raccolta
di musiche occitane
SAMPEYRE — E’ recentemente uscita una nuova raccolta di
musiche occitane, ’’Muzique Ousitane 3”, in versione compact
disc e cassetta; è edita dall’associazione Soulestrelh ed è realizzata dal violinista Maurizio Padovan.
Si tratta di 19 danze più 10 ”balet” e cioè tutte le principali danze di ’’Juzep da’ Rous” (Giuseppe Galliano, nato nel 1888 e
scomparso una decina di anni or
sono, popolare violinista di Sampeyre). Anzi è stato probabilmente fra i maggiori violinisti
’’occitani”, e ha saputo conservare e tramandare le musiche che
erano in uso aH’inizio del ’900,
prima cioè dell’introduzione delle
fisarmoniche. Allegato alla cassetta viene distribuito anche im
libretto di una decina di pagine
con testo in italiano e terminologie in occitano.
Accorpamento:
anche i genitori
si mobilitano
TORRE PELLICE — Dopo le
prese di posizione degli organismi scolastici e delle amministrazioni locali, anche i genitori dei
ragazzi delle scuole medie di Torre Penice si sono mobilitati contro la proposta di accorpare questo istituto a quello di Luserna
San «Giovanni. Circa 2(K) genitori
sollecitano alle autorità scolastiche « una decisione che tenga
conto della peculiarità della zona ( tradizione storico-culturale, minoranza linguistica, deprivazione economica) e che salvaguardi la fisionomia di ogni
scuola e quindi l’autonomia didattica ed organizzativa».
Protezione civile:
al via il Comitato
di volontariato
TORINO — E’ stato recentemente insediato il Comitato regionale di volontariato per la
Protezione civile. Il Comitato,
che è previsto dalle leggi regionali sulla Protezione civile, ha
il compito di organizzare, seguendo le diverse esigenze territoriali, distribuzione, compiti e
modalità di funzionamento delle
squadre di volontari della Protezione civile.
Il Comitato, che raggruppa le
amministrazioni provinciali e gli
enti locali insieme alle organizzazioni « storiche » della Protezione civile come CAI, Croce
Rossa, ARI (radioamatori),
ANA (Associazione nazionale
alpini), pubbliche assistenze
(Croce Bianca e Verde) emanerà
una serie di « direttive » organizzative con l’obiettivo di dotare
ogni Comune piemontese di un
suo specifico nucleo di volontari,
pronto a intervenire in caso di
emergenza in base alle caratteristiche del territorio comunale
stesso.
Il Comitato curerà inoltre, con
interventi metodologici e finanziari, la « formazione professionale » dei volontari, aspetto sino
ra tralasciato in qualsiasi operazione di soccorso in caso di emergenza.
Il Comitato, coordinato dal
servizio Protezione civile della
presidenza della giunta regionale, completerà la formulazione
delle direttive e l’avvio dei corsi di formazione per i volontari
entro il giugno del 1992.
10
10 valli valdesi
24 gennaio 1992
LUSERNA SAN GIOVANNI
ALLA MANIFATTURA DI LUSERNA
La piazza della discordia Quaranta in
Un assemblea accesa” in cui sono state discusse le opere di arredo
urbano di piazza XVII febbraio: è possibile modificare il progetto?
Una settantina di persone ha
voluto ’’esternare” tutte le sue
perplessità airamministrazione
comunale di Luserna per i lavori di "arredo urbano” che in
questi mesi stanno mutando
l’aspetto della piazzetta XVII febbraio- nella frazione di S. Giovanni.
Il mugugno era forte, la contrarietà pure e da parte del consigliere delegato a quella frazione,
Ermanno Revel, è stata organizzata appunto una serata di "spiegazione”.
Andiamo con ordine.
Nel 1986 il Consiglio comunale
approvò, all’unanimità, una delibera, importo di allora 680 milioni IVA compresa, per l’arredo
urbano; opere dunque di una
certa rilevanza da eseguirsi tra
l’altro in corso Matteotti, nei
pressi degli impianti sportivi, al
"giro dei cavalli” poco oltre il
bocciodromo ed appunto nella
piazza dei Bellonatti.
I tempi ’’tecnici” legati alla burocrazia, si sa, sono lunghi ed
è così che, a distanza di 6 anni,
si vedono i frutti di quelle decisioni. Frutti che per altro non
soddisfano la cittadinanza. In
corso Matteotti, tra l’altro dopo
un contenzioso con la Provincia,
si sta lavorando, ma mentre non
si intrawede il parcheggio che
era stato previsto nella zona degli impianti sportivi, si segnala
umt oggettiva difficoltà a transitare sul corso, a causa delle
auto perennemente parcheggiate.
Ma è a San Giovanni che si
sono concentrate maggiormente
le lamentele della gente.
I lavori non sono ancora ultimati (e forse anche questo concorre a non far cogliere eventuali aspetti architettonici positivi
della soluzione adottata) ma intanto, al di là del gusto estetitico soggettivo, la popolazione lamenta grossi inconvenienti derivanti dai lavori.
A monte, verso la chiesa cattolica, sono stati costruiti due
muri in pietra destinati ad ospitare una scalinata; oggi come
ossi, dicono i più, « sembra di
essere di fronte ad una trincea
o ad una pista da bob»; la
cosa che pare preoccupare di
più è la chiusura di una delle
due strade che portavano alla
Strada vecchia di S. Giovanni
e che in molti, in particolare gli
agricoltori coi trattori, utilizzavano evitando l’incrocio "cieco” di
via Malan. Ma in tutta l’area
c’è un altro grosso problema: i
parcheggi. Quando fu coperte il
canale adiacente tutti pensarono
ad un utilizzo de’l’area come
parcheggio, ma così non è: di
lì inizia un percorso pedonale
che porta appunto alla chiesa
cattolica. « Ogni giorno davanti
alle scuole non si può passare
a causa delle auto in sosta », protestano gli abitanti della zona.
Possibile che gli amministratori
(tra l’altro vi sono pochi Comuni come Luserna nel cui esecutivo figurino così in abbondanza
architetti, ingegneri e geometri)
avessero così poca sensibilità
per questo aspetto deH’urbanistica?
«Il parcheggio era previsto — ribatte l’amministrazione —; anzi, era elemento portante di tutto il progetto. Il problema è che nel tempo si è dimostrato impossibile acquisire un’area adiacente la piazza ed in
cui doveva sorgere appunto il
parcheggio ».
Visto il malumore diffuso i
gruppi consiliari Verdi e PDS
hanno nei giorni scorsi raccolto
oltre 200 firme su una lettera in
cui si denuncia che « le opere
qualificate come "arredo urbano" anziché migliorare aspetto
cassa integrazione
Difficoltà del settore tessile e problemi di
produttività - Quali commesse per il futuro?
San Giovanni, piazza XVII febbraio: un’immagine del lavoro oggetto delle critiche.
e lunzionalità finiscono con l’arrecare intralcio alla circolazione
sia veicolare che pedonale, deturpando le caratteristiche estetiche e storico-ambientali della
piazza ». I firmatari ritengono
inoltre che « la spesa (150 mil’oni secondo il sindaco Longo, ndr)
avrebbe potuto essere impiegata
con maggiore oculatezza e migliori risultati », ed infine lamentano di non essere assolutamente stati consultati preventivamente su questi lavori. Proprio
la necessità di sentire la gente
è stata al centro dell’accesa discussione che ha caratterizzato
la serata di venerdì scorso alla
sala Albarin. « La consultazione
sarebbe stata più utile in precedenza, ora siamo davanti all’ope
ra quasi realizzata », hanno commentato in molti.
Esistono ^azi di cambiamento? Gli amministratori hanno detto di voler tener conto delle proteste e dei suggerimenti; anzi si
sono impegnati a rivedere in parte il progetto e a ripresentarsi
ai cittadini nelle prossime settimane. Ma ormai, scalinate a parte, quasi tutto è stato realizzato;
la stessa ipotesi di ottenere un
parcheg^o sul canale coperto
nei mesi scorsi, secondo il tecnico comunale Maurino, non pare
essere realizzab’le: la soletta in
cemento non sarebbe in grado
di sostenere il peso delle auto
essendo stata realizzata per un
passaggio pedonale.
P.V.R.
Non c’è solo la crisi della SKF
a preoccupare dal punto di vista occupazionale nelle valli pinerolesi; ancha il settore tessile è generalmente in difficoltà. I
costi di produzione sono elevati ed hanno come immediata
conseguenza che, specialmente
al confronto con altre aziende
non italiane, ci si possa trovare in forte difficoltà nell’esportazione, a meno che non si sia
in presenza di forti specializzazioni e di marchi molto conosciuti.
E così, da alcune settimane,
prima una ventina ed ora 40 persone sono state poste in cassa
integrazione dalla Manifattura
abiti di Pralafera a Luserna S.
Giovanni.
Qui lavorano circa 130 dipendenti; in larga prevalenza la manodopera è femminile e già in
passato c’erano state situazioni
di difficoltà contrassegnate da
momenti di sciopero.
Nell’autunno scorso l’azienda
ha fatto richiesta di un periodo
di cassa integrazione ordinaria
di fronte a difficoltà di mercato (l’azienda esporta in particolare in Germania); questa dovrebbe concludersi alla fine di
febbraio, ma è chiaro che molto dipenderà dalle commesse reperite in questo periodo in vista della lavorazione del 1992.
Questo è il momento in cui vengono raccolti gli ordini e per
il periodo a cavallo fra fine mese ed inizio di febbraio i rappresentanti sindacali hanno concordato con la proprietà un in
/
Hockey, sport violento?
Molte le domancJe (dopo la morte di Miran Schrott la settimana scorsa
Di hockey su ghiaccio si può
morire; lo hanno mostrato le
cronache di questi giorni che
mai come in questa settimana
si sono occupate di questo sport
"minore” e molto popolare, diffuso e praticato, nel Pinerolese.
Ad hockey si gioca a Torre
Pellice da oltre 70 anni, prima
su piste naturali poi, dal 1972,
-Sulla pista di ghiaccio artificiale
destinata nei prossimi mesi ad
essere coperta; anche Pinerolo
avrà in futuro una sua pista
per il pattinaggio su ghiaccio.
Hockey sport violento al punto
di causare la morte? E soprattutto violenza che è parte "intrinseca” di questo sport, al punto di diventarne uno scopo senza il quale un incontro non sarebbe spettacolare?
Oggi in vai Pellice e nel Pinerolese l'hockey è, dopo il calcio
e la pallavolo, fra gli sport p'ù
diffusi; solo la società di Torre
Pellice può contare su un centinaio di giovani e giovanissimi
giocatori di età compresa fra i
7 ed i 18 anni, molti altri si avvicinano al ghiaccio attraverso
le scuole. In molti casi Io sport
del ghiaccio rappresenta l’unica
alternativa al "nulla da fare”,
specie d’inveimo.
Quali sono i reali margini di
rischio o di sicurezza?
Abbiamo sentito due persone
che per aspetti diversi hanno comunque una lunga esperienza
dell’hockey e che sono anche in
grado di dare una loro interpretazione della morte del giovane
Miran Schrott, il dott. Piermario
Corino, medico sociale del Valpellice e Luca Rivoira, giocatore
della squadra di Torre Pellice,
con lunga esperienza ed allenatore di quella formazione nazionale giovanile in cui si era distinto poche settimane or sono
proprio il giovane gardenese.
«Di quei colpi — precisa il
dott. Corino — se ne vedono
tanti in ogni incontro; i giocatori sono ben protetti in tutte
le parti del corpo. Il fatto che
il ragazzo avesse il braccio alzato ha potuto far st che la botta
sia stata meno attenuata, ma
comunque quel colpo di stecca non può essere causa diretta
della morte, ma al massimo una
concausa ».
Si è parlato di choc elettrico.
« E’ un discorso da fare ma
che necessita di ulteriori approfondimenti; è possibile che il
giocatore avesse un qualche problema molto particolare al cuore, non rilevato dagli esami sostenuti e in grado, a seguito del
colpo, di scatenare un’aritmia
che poi è diventata una fibrillazione ».
La presenza di un defibrillatore suH’ambulanza avrebbe potuto risolvere la situazione? Che
possibilità di intervento ci sono
ad esemnio rispetto ad un incidente del genere sulla pista di
Torre Pellice?
« Sicuramente se Schrott era
in fibrillazione la presenza di
questa apparecchiatura a bordo
sarebbe stata risolutiva; per
quanto riguarda la nostra zona,
so che ogni USSL ha un’ambulanza attrezzata in questo senso:
certo, in linea teorica occorrerebbe, ad ogni partita, avere la possibilità di intervenire tempesti
contro per verificare la situazione ed i provvedimenti conseguenti.
Certo già in passato l’azienda
aveva denunciato problemi di
produttività e quindi di costi e
le difficoltà generali del settore
non lasciano intravvedere soluzioni completamente positive;
finora per altro la proprietà non
ha avanzato ipotesi di soluzione,
ma c’è un aspetto che preoccupa le maestrànze: nel corso degli ultimi anni, e ancora di recente, sono stati utilizzati i contratti di formazione-lavoro, dunque coinvolgendo personale giovane; negli ultimi tempi però
questi contratti non sono stati
più confermati.
INTERVISTA
vamente, se il caso, col defibrillatore, ma siamo ancora molto
lontani da questo livello ».
L’hockey è sport violento, in
grado di causare incidenti gravi?
«Nella mia esperienza di ormai otto anni ho assistito una
volta sola ad un trauma cranico
con perdita di conoscenza in un
incontro sul ghiaccio, ma di questi casi ne ho visti anche molti,
ad esempio, sui campi di calcio ».
Sport duro dunque, ma non
violento; Luca Rivoira lo pratica da quasi vent’anni, ha alle
spalle anche una frattura del
femore a 17 anni, « ma da allora
ho continuato a giocare regolarmente senza più subire incidenti gravi. Certo — aggiunge Rivoira — nel caso della morte di
Schrott gli arbitri avrebbero potuto intervenire al primo accenno di contrasto irregolare e probabilmente si sarebbe evitato il
peggio. A tutela di chi pratica
questo sport ci sono precise regole di gioco, senza dimenticare
le protezioni che ognuno di noi
porta. Certo sono da condannare falli di reazione come quello
visto a Courmayeur, ma escludo
l’intenzionalità di far del male
ad un collega.
La cosa che mi ha amareggiato di più è stata la vera e propria "criminalizzazione" di questo sport condotta su molti giornali che non può che far male
a tutti; penso ad esempio alle
famiglie di quei numerosissimi
ragazzini che oggi giocano ad
hockey o che sono interessati a
tale pratica ».
Piervaldo Rostan
Le condizioni
per la produzione
zootecnica
TORRE PELLICE ~ Alla luce
di decreti emessi dal ministero
della Sanità lo scorso anno sono previste normative precise
circa le condizioni di produzione zootecnica, i requisiti di composizione ed igienico-sanitari del
latte crudo destinato all’utilizzazione per la produzione di
latte fresco pastorizzato di alta
qualità e latte alimentare trattato termicamente. Per discutere di queste normative ed in
particolare sull’incidenza che esse avranno sugli allevamenti
montani, la Comunità montana
vai Pellice organizza per mercoledì 29 gennaio, alle ore 14, presso la sala consiliare di corso
Lombardini, un incontro a cui
parteciperanno, oltre a rappresentanti degli assessorati competenti della Regione e della Provincia, il responsabile dei veterinari della Regione, Mario Vaipreda, il responsabile del settore decentrato Agricoltura di Torino, dr. Monaco, e il responsabile dei veterinari dell’USSL 43,
dr. Ghisolfi.
Mostra d’arte
per quattro pittrici
a Luserna
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assessorato per la Cultura propone, dal 25 gennaio al 22 febbraio 1992, la rassegna « Acquarello al femminile », comprendente opere pittoriche di quattro
artista affermate, che qui si
esprimono coerentemente con la
tecnica pittorica dell’acquarello.
La mostra intende richiamare
l’attenzione dei visitatori su una
formula espressiva classica —
ingiustamente considerata « minore » dal grosso pubblico — e
sugli effetti di trasparenza e di
delicata incisività che la caratterizzano.
Differenti le quattro personalità artistiche invitate (Luciana
Bey, Isabella Chauvie, Lia Laterza, Edina Prochet), che offrono
un’idea verificabile delle ampie
possibilità che il mezzo offre a
chi ne possegga le tecniche e le
sappia usare con perizia.
La mostra, presso il salone
mostre di via ex Deportati e Internati 22, resterà aperta con il
seguente orario: feriali 10-12 e
17-18 (lunedì e giovedì pomer.
esclusi) - festivi chiuso.
11
24 gennaio 1992
lettere
11
VIVE LA
FRANCITALIE
Une première réunion a eu lieu dans
la vallèe du Cluson concernant la langue et la culture françaises, une seconde aura lieu le printemps prochain
dans la vallée du Pélis.
Il serait bon de relire le texte de
Jean Jalla (La langue et la littérature française dans les vallées vaudoises du Piémont) pour la bonne Information des populations des Alpes Cottiennes désireuses de restaurer une
langue qui ne doit pas devenir du
seul usage de quelques initiés.
Il est souhaitable que son enseignement soit adopté parallèlement à
la langue italienne. Pour cela il faut:
avoir une position strictement laïque,
s’organiser sur le terrain et cela intéresse les familles, les jeunes, les
directeurs et les enseignants des établissements privés et publics, les maires; recenser les personnes capables
d’enseigner le français par le Parler
et l’Ecrit même si celles-ci ne sont
pas dotées de titres d’études supérieures.
La télévision peut devenir accessible si les problèmes techniques sont
examinés avec des personnes qualifiées. Son coût doit être évalué sachant que des organismes européens,
les ministères français, les vôtres participeront à son financement.
Faire des Alpes Cottiennes Françaises et Italiennes une Oasis dépend
de votre choix et de votre engagement. Ceci n’est pas contraire à l’introduction d’une troisième langue qui
ne sera pas forcément unique: de
l’Anglaise à l’Espagnole, de la Russe
à la Japonaise ecc... L’éventail est
large.
L’emploi de la langue française dans
les lieux publics est actuellement le
côté le plus positif que J’aie rencontré et est tout à l’honneur de ceux
qui la pratiquent.
Remettez-vous-en à Mademoiselle le
Professeur Liliane Ribet et à Maître
Giuseppe Creste qui entretiennent
d’excellents rapports avec la France,
ses organismes et ses représentants et
sont capables de soutenir parmi vous
un vaste mouvement associatif, premier pas vers le rêve de l’Académicien Marcel Brion: « La naissance
d’une Francitalie conviviale ».
Félix Vigne, Paris
L’EFFETTO DELLA
DISINFORMAZIONE
Caro Direttore,
La prego di ospitare questa mia risposta a una lettera a me rivolta nella rubrica » A colloquio con i lettori »,
del 20 dicembre ’91, da un « anoni
mo ». Perché anonimo? Non c’è nulla
da vergognarsi in ciò che dici, né di
offensivo nei miei riguardi. Dove il
nostro giudizio non concorda è soltanto l’effetto di una disinformazione, di
cui purtroppo molti sono vittime in
conseguenza di una malevola propaganda:
l’ateismo (senza Dio) significa che
non c’è bisogno di attribuire a un
dio il premio e la punizione dei buoni e dei cattivi, ma che i concetti
di bene, di onestà, di giustizia, di
fratellanza devono essere insiti nella
nostra coscienza e accettati con consapevolezza, senza timore di pene o
speranza di premi futuri;
il comuniSmo, come dice la parola,
è l’attuazione di questi principi; comunità di beni, fratellanza, ecc. In fondo, gli stessi ideali dei pauperisti del
Medioevo, da Pietro Valdo, san Francesco, patarini, albigesi, anabattisti in
poi.
E’ vero che il regime sovietico nei
paesi dell’Est (ohe non è morto ma
è solo in crisi) ha commesso dei gravi errori, ma l’idea di una feroce persecuzione antireligiosa è frutto appunto di una campagna denigratoria da
parte di una società capitalista (e di
una Chiesa cattolica che la sostiene),
che non ha certo interesse di veder
trionfare i concetti di uguaglianza economica e di giustizia sociale.
Mia moglie, che è ungherese di nascita, educata e vissuta nel regime
comunista, ha sempre praticato liberamente il culto calvinista, riceve ancora oggi, grazie proprio alla cortesia
della redazione della « Luce », il giornale ungherese delle chiese riformate, può testimoniare che i sacerdoti
erano stipendiati dal governo, ecc. Certo, come anche in URSS, era richiesto loro di non fare propaganda politica e comunque solo pochi, come il
nefando cardinale Mindszenty, chiaramente sovvenzionato dal Vaticano per
attività anticomunista, sono stati deposti dalla loro carica. Molti altri prelati hanno ricevuto addirittura onorificenze statali per la loro attività caritativa e predicazione di fratellanza, rispetto del prossimo, ecc.
Quanto all’URSS, la invito a leggere un mio articolo su ■■ Nuova rivista
storica » del 1968, in cui, col materiale fornitomi da studiosi russi, ho
steso una relazione su « Gli studi sovietici sulle origini del cristianesimo »
e un articolo della Rivista biblica nel
quale (anno 1970) il primate ortodosso di Mosca ha commentato ed elo
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriaie: Paolo T, Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli,
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa: Coop Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 ■ 10066 Torra
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
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Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
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INSERZIONI
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Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barberis, Renato CoTsson, Roberto Peyrot
giato il mio volume (tuttora stampato da Einaudi) sui « Vangeli apocrifi ».
i gulag staliniani che lei evoca sono
una realtà, ma non avevano uno scopo di persecuzione religiosa, bensì politica. E — sinceramente — se lei
fosse oggi, in Italia, capo dello stato, non avrebbe la tentazione di esiliare tante migliaia di mafiosi, di sfruttatori, di speculatori, che funestano
e corrompono la società?
Marcello Craveri, Torino
UN OLTRAGGIO
ALLA SOCIETÀ’
I Verdi, Italia Nostra ed altre organizzazioni, che erano sorte per la
difesa del l’ambiente e la protezione
della natura, hanno forse cessato ogni
interessamento per il bene di tutti?
Sembra di sì, perché ì cantieri che
tracciano le superstrade travolgono indisturbatamente le nostre floride campagne, divelgono e mutilano le nostre
belle arterie millenarie, costruiscono
dei cavalcavia inadeguati, rovinando
tutto l’ambiente e perfino vietati dalle regole stradali ed internazionali, facendo erigere dei ponti a gobba di
dromedario come nel Medioevo!
Insomma un autentico ed odioso oltraggio che grida vendetta nella società. Ad esempio sulla tratta tra Follonica, Vignale Riotorto, San Vincenzo, Donoratico e Cecina i costruttori
della superstrada (che mai è condotta a termine) si sono permessi di
rovinare impunemente strade esistenti, travolgere le campagne e togliere
i passaggi a livello oltremodo necessari, costringendo tutti a giri viziosi
ed oppressivi, fino al punto di mettere nel guai I pedoni e tutti i veicoli.
Nei pressi della stazione di Campiglia Marittima sì sta rovinando tutto
ciò che è utile ed indispensabile.
Infine la bella strada Aurelia, che
un tempo era un vero gioiello, tra
San Vincenzo e Cecina è stata ridotta ad un cumulo di macerie (almeno
per molti tratti) per far posto a dei
cavalcavia del tutto fuori regola, perché tortuosi e pericolosi.
Ora, se tutto questo può avvenire
impunemente e senza alcun intervento delle competenti autorità, pur sotto
gli occhi esterrefatti della gente, ciò
vuol dire che il nostro paese è divenuto un vero scempio, dove tutti
sì limitano a biasimare e a disprezzare un andamento del tutto identico
a quello della malfamata dominazione
spagnola seicentesca, descritta nell’immortale romanzo manzoniano.
Sembra, però, provvidenziale che finalmente il Presidente, l’onesto sardo
Francesco Cossiga, abbia il coraggio
civico di denunciare l’orribile situazione italiana, ciò che mette vergogna
a tutto il mondo civile. E quest’uomo, doppiamente competente e sommamente onesto, non ha imitato altri
presidenti volti agli applausi di piazza e alle scenate puerili, ma giunge
perfino a navigare contro corrente e
a suo rischio, pUr di mirare al trionfo della giustizia!
Elio Giacomelli, Livorno
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 24 gennaio 1992 alle ore 17 avrà luogo presso la sede in via Repubblica 3, secondo piano, la consueta riunione quindicinale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 2 febbraio 1992 avrà luogo nella
Sala Albarin, via Beckwith, il « trattenimento pomeridiano per Amnesty »,
con inizio alle ore 14,30.
Casa balneare valdese
BORGIO VEREZZI
Sono aperte le prenotazioni per soggiorni presso la
« Casa •> che sarà aperta dal
1° marzo 1992
Condizioni particolari per gruppi e famiglie
Interpellateci!
Rivolgersi alla direzione: Albina e Nicolino Canu
corso Italia n. 110 - 17027 Pietra Ligure (Sv)
telefono 019 - 611907 oppure 0122 - 901539.
Mostre
AGLI ECUMENICI
FERRARESI
Abbiamo riflettuto molto prima di
scrivere questa lettera, poi ci siamo
convinti che essa andava scritta non
tanto per dar sfogo ad un profondo
sentimento di delusione, che pure c’è,
quanto piuttosto per informare quei
pochi convinti assertori deH’ecumenismo dei motivi che hanno fatto cancellare dal calendario l’appuntamento
della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
In realtà la settimana era già stata organizzata e I manifesti stampati,
ma poi non ha avuto luogo.
Un gruppo di lavoro misto cattolicoevangelico-ortodosso aveva pianificato
tre incontri: il primo il giorno 18, con
omelia di un evangelico nella parrocchia di S. M. in Vado; il secondo nella Chiesa evangelica con riflessione
di un ortodosso e il terzo, a conclusione della settimana, sabato 25 gennaio, nella chiesa di San Paolo, con
una riflessione a due voci del pastore evangelico e del vescovo cattolico.
Una settimana prima dell’inizio dell’ottavario ci viene comunicato che il
vescovo cattolico di Ferrara aveva deciso, a conclusione della settimana,
di celebrare una messa nella chiesa
di San Paolo.
Anche l’ecumenico più sprovveduto
sa che una delle differenze e punti
di disaccordo tra evangelici e cattolici risiede nella comprensione della
messa; infatti gli evangelici la rifiutano, in quanto ritengono che il sacrificio di Cristo non può essere rinnovato in nessun modo.
Posti di fronte alle cose già decise
dall’alto, senza neanche una parola di
spiegazione o di scuse da parte del
vescovo per aver disprezzato il lavoro
di chi si era dato da fare a preparare
gli incontri ecumenici, gli evangelici
hanno deciso di non partecipare alla
settimana, che ormai di ecumenico
aveva ben poco.
Gli evangelici di Ferrara, interpretando poi questo atteggiamento del
vescovo come una chiara volontà di
non ecumenismo, hanno deciso inoltre di interrompere i rapporti ecumenici a Ferrara con la componente ca^
tolica, fino a che non si arrivi ad
una chiarificazione.
past. Carmine Bianchi,
Chiesa evangelica battista, Ferrara
TORINO — Ad un anno dalla scomparsa di Albino Galvano, la Regione
Piemonte organizza, presso il circolo
degli Artisti a Palazzo Granari in via
Bogino, una mostra di questo artista.
Inaugurazione giovedì 23 gennaio, ore
11,30; apertura fino al 1° marzo.
Convegni
TORINO — Organizzato dal gruppo
Verdi del consiglio regionale, si svolgerà venerdi 24 dalle ore 9.30 a Palazzo Lascaris in via Alfieri una giornata di studio sul tema « Auto/riduzione » (riconvertire per muoversi e respirare).
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma: giovedì 23 e venerdì 24, ore 21,15, « Grido di pietra »;
sabato 25, ore 20 e 22,10, « Il conte
Max » e domenica 26, ore 16, 18, 20
e 22,10 « Forza d’urto »,
Dibattiti
PEROSA ARGENTINA — Giovedì 30
gennaio, alle ore 20,45, il Comitato
pace e disarmo vai Chisone e Germanasca organizza presso la sala consiliare della Comunità montana una
serata di dibattito con Claudio Canal
che presenterà il libro « Addio alle
armi » - Un’alternativa di pace per l’Italia e l’Europa: sicurezza, disarmo e
riconversione per gli anni '90.
Programmi di Radio Beckwith
_________FM 91.200 ■ 102.350_________
Fra i programmi di Radio Beckwith
segnaliamo alcune novità: da lunedì
27 prenderà il via, alle ore 16,45, una
nuova rubrica quotidiana dal titolo « Vi
racconto una fiaba »; inoltre col nuovo anno sono iniziati alcuni nuovi programmi di intrattenimento: ■■ Nostalgia », lunedì ore 10 e martedì ore 16;
« Uzia », martedì ore 22 e sabato ore
10; « E già... », venerdì ore 22,15 e
mercoledì ore 15,30.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è la mia forza e il
mio scudo; in lui s’è confidato
il mio cuore »
(Salmo 28: 7)
I familiari di
Alma Pascal
esprimono la loro gratitudine a quanti
si sono prodigati durante la malattia
della loro cara ed in particolare al
personale medico e paramedico delrOspedale valdese di Torre Pellice e al
medico curante dottor Ghìrardi.
Villar Pellice, 24 gennaio 1992.
AVVISI ECONOMICI
ANTICHITÀ’, mobili, oggetti vari,
privato acquista. Tel. (0121) 40181
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; pres
so Ospedale Valdese di Pomaret
to • Tel. 81154.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 26 GENNAIO 1992
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I. 1 - Tel. 83904.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433,
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 26 GENNAIO 1992
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef, 900223.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERIS’nCO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, alieo^
tero: tel. 116.
12
12 villag-gio globale
24 gennaio 1992
LA GUERRA DEL GOLFO UN ANNO DOPO
AMNESTY INTERNATIONAL
La situazione
dei diritti umani
Detenzione segreta per molti arabi accusati di aver collaborato con
gli iracheni - Torture in Siria, Yemen: esecuzioni e amputazioni
Prigionieri
del mese
Prosegue senza sosta l’attività di denuncia
da parte dell’Organizzazione internazionale
H Medio Oriente vive tra contraddizioni vecchie e nuove. Terminiamo in questo numero la pubblicazione di un rapporto di
Amnesty sui diritti umani nei paesi toccati dalla guerra.
Kuwait
Amnesty International rimane
preoccupata per la sorte di centinaia di palestinesi, iracheni,
bidun (arabi privi di cittadinanza) ed altri stranieri, arrestati
dalle forze kuwaitiane dopo il
ritiro delle forze irachene e l’imposizione della legge marziale, in
vigore dal 26 febbraio al 26 giugno. Molte persone arrestate sono state sottoposte a torture o
ad altre forme di trattamento
crudele e disumano.
Sono pervenute anche nell’autunno del 1991 numerose denunce di arresti arbitrari, nonostante l’invito fatto dal principe della corona del Kuwait a porre
fine ai « rapimenti e alle torture » nei confronti dei non kuwaitiani.
Amnesty International ha ricevuto i nomi di decine di cittadini arabi (tra cui giordani, iracheni e palestinesi) « scomparsi » dopo l’arresto fra la fine
di febbraio e la fine di giugno:
molti di essi sono stati arrestati per la presunta « collaborazione » fornita alle forze di occupazione irachene e potrebbero trovarsi in detenzione segreta o incommunicado: in queste
condizioni il rischio di subire,
nel corso degli interrogatori, torture o altre forme di trattamento crudele, disumano o degradante è elevato.
Le autorità kuwaitiane non
hanno ancora modificato le procedure che avevano fatto sorgere dubbi sull’equità dei processi del maggio 1991 nei confronti
dei presunti collaboratori. Amnesty International ritiene che,
a meno che non intervengano
dei cambiamenti, i processi celebrati dalla Corte di sicurezza
di stato e dalle Corti civili non
potranno definirsi equi. Ai detenuti tuttora non vengono comunicati i motivi dell’arresto ed è
negato il diritto di vedere familiari ed avvocati nonché di avvalersi di cure mediche indipendenti. Nel mese di agosto, peraltro, il governo ha annunciato
di aver istituito delle Corti di
appello e di aver abolito la pratica della detenzione preventiva
indeterminata, limitandola ad
un massimo di sei mesi.
Siria
A partire dall’aprile 1991 e particolarmente verso la fine dell’anno, sono stati liberati centi
naia di prigionieri politici, molti
dei quali detenuti in base alla
legislazione dello stato di emergenza sin dal 1963.
Un gran numero di sospetti
oppositori politici sono stati arrestati nell’area del Libano controllata dalla Siria e portati in
detenzione in Siria: nel marzo
1991 sono stati liberati oltre
1.300 palestinesi dalle carceri siriane ma diverse centinaia di
altri palestinesi, fra cui membri
o sostenitori dell’OLP, rimangono in carcere, nella maggior parte dei casi senza accusa né processo.
La tortura praticata dalle forze di sicurezza è prassi normale e diffusissima; i detenuti vengono anche privati di cure mediche indispensabili.
La pena di morte è prevista
per numerosi reati comuni e per
una vasta gamma di reati contro la sicurezza interna ed esterna dello stato. Dal 1985 sono state confermate 40 esecuzioni per
reati come spionaggio, stupro di
minori, tentato omicidio e traffico di stupefacenti.
Yemen
In seguito all’unificazione del
maggio 1990 tra la Repubblica
democratica popolare dello Yemen (PDRY) e la Repubblica
araba dello Yemen (YAR), sono
stati liberati praticamente tutti
i prigionieri politici arrestati e
detenuti negli anni precedenti
nell’ex PDRY; non è stato invece ancora possibile avere conferme sulla liberazione o la prosecuzione della detenzione di numerosi prigionieri di opinione o
di presunti oppositori politici
nell’ex YAR.
Nell’agosto del 1991 sono avvenute le prime amputazioni dopo la riunificazione: è stata amputata la mano destra a cinque
uomini accusati di furto. Amnesty International considera l’amputazione un trattamento crudele, disumano e degradante e incompatibile con la nuova Costituzione del paese che proibisce
l’imposizione di pene disumane.
Hanno avuto luogo anche le
prime esecuzioni avvenute nello
Yemen dopo la riunificazione:
cinque uomini, imputati di omicidio, sono stati giustiziati ad
agosto.
Nel 1990, durante una visita
nel paese, Amnesty International aveva chiesto alle autorità
la cessazione delle esecuzioni ed
era riuscita ad ottenere la commutazione di un certo numero
di condanne a morte. L’Organizzazione ha di nuovo scritto al
governo dello Yemen esprimendo preoccupazione per la ripresa delle esecuzioni e delle amputazioni. Amnesty International
critica inoltre le procedure legali seguite nei processi per reati per cui è prevista la pena
di morte, procedure che non sono adeguate alle disposizioni del
diritto internazionale in materia
di processi equi.
Nel numero di ottobre del Notiziario di Amnesty International sono presentati i casi di tre
prigionieri di tre diverse nazioni: Bhutan, Marocco e Unione
Sovietica. Tutti noi sappiamo
quali rivolgimenti politici siano
avvenuti recentemente in quest’ultimo stato. Per questo motivo non ci occuperemo ora del
caso del soldato ucraino, Sergey
Osnach, arrestato il 13 aprile
1991 e condannato a 18 mesi di
lavoro obbligato perché si era
rifiutato di fare il servizio militare che, secondo lui, non difendeva la sua patria, l’Ucraina,
ma il « potere sovietico ».
Presentiamo quindi soltanto il
caso di Ratan del Bhutan e quello di Kouin del Marocco.
Ratan
(Asia)
Gazmere
BHUTAN
Professore di biologia. E’ stato arrestato l’8 ottobre 1989 per
avere protestato in un documento intitolato « Bhutan: noi chiediamo giustizia », per la discriminazione operata dal governo,
con un decreto dell’aprile 1989,
nei confronti della minoranza
etnica.
La minoranza di lingua nepalese in Bhutan è tra il 20 e il
35% della popolazione. Diversi
altri bhutanesi hanno protestato
per quel decreto che, pena una
multa o l’imprigionamento, impone a tutti i cittadini di indossare il vestito nazionale e di
esprimersi nella lingua ufficiale
dello stato. Il fratello di Ratan
Gazmere e altri due attivisti dell’organizzazione « Forum del popolo per i diritti umani » sono
Dalle statistiche fomite dal
CENSIS (Centro studi sociali), risulta che la criminalità italiana
ha un fatturato annuo approssimativo (1990) di 20 mila miliardi: più della Pirelli o della Fininvest. L’attività più lucrosa è ormai lo spaccio degli stupefacenti.
Nel carcere milanese di san Vit
Chi è la mia "spia?
(segue da pag. 1)
Germania nazista e anche se siamo contro i servizi segreti e gli
spioni, siamo del parere che molti collaboratori della Stasi credevano che la RDT potesse svolgere un ruolo pacifico nella politica del riarmo ».
Secondo la redazione del giornale si tratterebbe dunque di
miopia politica per coloro che
hanno creduto nell’ex RDT. Se
la redazione del giornale non si
oppone ad una verifica di coloro
che mantengono tuttora nella
chiesa unificata un compito ecclesiastico, mette in luce i rischi
di questa operazione, che è stata accettata dal Sinodo della
EKD. « Se è giusto esaminare i
rapporti tra la chiesa e la Siasi
nell’ex RDT, conclude la redazione, perché mai non dovremmo
anche indagare sui rapporti intercorsi tra la chiesa dell'Ovest
e la RFT? ».
Un problema spinoso, dunque,
e di non facile soluzione.
Ancora una volta ci sono due
possibilità che sfidano la fedeltà e la coerenza al messaggio
evangelico: quella di raccogliere
l’eredità della chiesa confessante, scomoda e faticosa, ma ricca
di umanità e di giustizia; o quella di appiattirsi su una chiesa
stordita dalle proprie paure, sempre in bilico tra azione e reazione, tra obbedienza totale e desiderio di trasgressione.
Manfredo Pavoni
tore buona parte dei duemila detenuti hanno subito condanne
per piccoli reati connessi alle tossicodipendenze. Molti sono i sieropositivi (AIDS) quando entrano in reclusorio, e di più quando
escono. Un circolo vizioso disperante abbondantemente scandagliato. Più che organizzare ’’tavole rotonde” sull’emergenza droga, valutati i fatti, occorre ora
intervenire prontamente. « Chi è
il mio prossimo? », andavano disquisendo i dottori della legge,
perdendosi in astrazioni e sottigliezze.
E Gesù raccontò la parabola
del Buon Samaritano che si cura,
in prima persona, subito, del malcapitato. « Va, e fa tu il simigliante ». (Luca 10: 37 b). Un esempio
di subitanea applicazione del
preeetto evangelico era fornito
da paesi quali l’Olanda, la Svizzera, la Germania, la Svezia e
gli USA, dove sono in funzione
nuclei di assistenti mobili, professionalmente preparati al pronto soccorso degli emarginati. Il
loro nome è « Street walkers »
(camminatori di strada). Adesso
gli « Street walkers » sono arrivati anche in Italia.
Il comune di Bologna ha varato il ’’Programma SERT” (servizio per la lotta alla tossicodipendenza). Mauro Moruzzi, assesso
re alla Sanità, ha dichiarato:
« Entro l’estate a Bologna ’’gireranno” 12 ’’apostoli della strada”
suddivisi in quattro nuclei. Sul
problema della droga — ha concluso l’assessore — si è fatta troppa politica. Bisogna smetterla
con le ideologie e passare ai fatti ».
A somiglianza del servizio anglosassone, quello bolognese avrà
per compito primario soccorrere
e avviare i tossici alla riabilitazione. Si provvederà — se non alia fornitura di siringhe sterili e
profilattici — almeno all’informazione circa il loro impiego, tentando di arginare il contagio da
AIDS. E altro è in programma
per limitare lo sbando e il dilagare della cultura della morte.
In questo senso assimiliamo il
messaggio evangelico del ’’dono
dell’accoglienza”, senza cioè il
sussulto di rigetto moralistico
davanti non solo all’emarginato,
ma anche allo spot TV pubblicitario sui sistemi di prevenzione
sessuale. Contro la contraccezione, nondimeno, si è espresso ancora una volta — il 10 gennaio
scorso — il papa, che ha rimarcato la concezione del problema
in termini di astinenza e di sublimazione mistica.
Mario Gnech Verdini
stati arrestati in Nepal e consegnati alle autorità del Bhutan,
che li hanno incriminati per « attività antinazionali ». Della stessa colpa sono stati accusati due
studenti arrestati anch’essi nel
1989.
Amnesty International è intervenuta presso le autorità del
Bhutan esprimendo le proprie
preoccupazioni per questi arresti e chiedendo l’immediato rilascio dei sei prigionieri. Ma le
autorità hanno dichiarato che il
maharaja aveva proprio voluto
l’arresto e il processo dei sei
uomini, perché colpevoli di un
reato che comporta la pena capitale.
Si prega di chiedere cortesemente il rilascio di Ratan Gazmere, in inglese o italiano, a:
His Majesty Druk Gyalpo
Jigme Singye Wangchuck
Thimpe - Bhutan - Asia
Kouin Amarouch
(Africa)
MAROCCO
UN’INIZIATIVA A BOLOGNA
La lotta contro la droga
sì fa anche nelle strade
Lo spaccio (di stupefacenti è l’attività più lucrosa fra quelle (della criminalità italiana: un modello di azione dall’Europa del Nord
Ex funzionario delle forze dell’ordine, 61 anni, sposato, 6 figli. E’ stato processato nel marzo 1972 insieme con altri 1.080
membri delle forze armate marocchine per una presunta partecipazione ad un attacco armato al palazzo reale di Skhirat,
dove si svolgevano i festeggiamenti per il compleanno del re
Hassan II. I soldati semplici
vennero poi rimessi in libertà,
invece 75 graduati vennero condannati a varie pene detentive.
Kouin ebbe una condanna a 10
anni di carcere. In un secondo
tentativo di colpo di stato undici di coloro che erano stati
ritenuti colpevoli vennero condannati a morte e giustiziati. Altri 32 detenuti furono condannati a pene che vanno dai 3 anni
all’ergastolo.
Il 7 agosto 1973, 61 prigionieri vennero trasferiti in un carcere segreto a Tazmamert, nella
zona montagnosa dell’Atlante,
dove le condizioni di detenzione
erano pesantissime. Kouin era in
isolamento in una piccola cella
separata, estremamente fredda
in inverno e caldissima in estate. Scarsa l’alimentazione, nulla
l’assistenza medica.
Kouin avrebbe dovuto essere
rilasciato nel 1981. Invece fu trattenuto in carcere.
Si prega di inviare lettere cortesi, in francese o italiano, per
chiedere al re del Marocco il
rilascio di Kouin Amarouch, indirizzando a:
His Majesty King Hassan II
Palais Royal
Rabat - Marocco - Africa
Prigionieri
rilasciati
Orlando Azcué Rodriguez, prigioniero del mese di giugno 1991,
è stato rilasciato, sotto condizione, dalla prigione dove era detenuto, a Cuba, dopo aver scontato solo 16 mesi dei tre anni
inflittigli per « propaganda nemica ».
Amnesty ha inoltre avuto notizia del rilascio di ’Ali e Nadir
Muhammad Taqi Al-Sayf, avvenuto il 12 agosto 1991 in Arabia Saudita.
Amnesty ringrazia tutti coloro
che hanno contribuito alla felice soluzione di questi casi.
A cura di
Anna Marnilo Reedtz
HAI RINNOVATO
L’ABBONAMENTO?