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ECO
biblioteca valdese
torre pel li ce
DELLE VALLI VALDESI
della Chiesa Valdese
Anno XCVI - Num. 3
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TORRE PELLICE - 21 gennaio 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
NELLA «SETTIMANA ECUMENICA» RIPENSIAMO
ì sul Concilio Vaticano II
Nè «evangelisch» alla luterana, nè «evangelical» airanglosassone,
1'« evangelico » italiano è un protestante con peculiari qualità (e difetti)
Oscar Cullmann: una tappa della storia della sal^
rezza (?) - Paolo Ricca: superamento senza rottura
Non nutriamo illusioni, ma inquietudini, e riconosciamo che chiese e
gruppi protestanti in Italia non sono
ancora condizionati dalle risultanze
del Congresso di Roma '65. Forse è
acqua passata, che ha macinato quel
poco che poteva; resta a vedere se
più a valle una diga d’alimentazione
possa raccogliere quelle energìe potenziali.
Certo, quel Congresso è stato un’esperienza sorprendente, per taluni
una indicazicne senza equivoci. Dopo
i decenni della ccmune solitudine abbiamo sperimentato un istante — un
momento — l’evangelica allegrezza di
un vivere insieme una comune vocazione ; tutto è andato « bene », anche
se a questa parola — bene — ognuno
dà un’accentuazione, una sfumatura
di significato, divèrsa. Ora è il memento dei comitati, delle resistenze
passive e degli inevitabili intoppi. E’
il momento della preghiera e della riflessione.
Irretiti
dalla **storia„
Sul piano mondiale, è osservabile
la erosione interna di un protestantesimo preso nella spirale del cosiddetto «libero esame»; una erosione che
provoca spostamenti di forza nell’ambito delle denominazioni e dei movimenti piuttosto che passaggi ad altre
fedi. Per una sorta di reazioaie a catena, un movimento ne genera un altro, per dar vita a sua volta a un’altra frantumazione. In Italia abbiamo
appena una pallida idea di quanto
avviene «laggiù»; in, questo' dopoguerra siamo stati presi di sorpresa
del diluvio delle sètte, e fatichiamo a
riconoscere — per esempio — nella
Chiesa di Cristo dal battage airamericana una dissidenza di ceppo metodista, oppure nella più quieta Chiesa
del Nazzareno una scissione del battismo.
La prospettiva si fa inquietante se
osiamo rispondere.'riflettendo sul passato, a questo interrogativo: — Questi
« nuovi » movimenti, che assomigliano
tanto al nostro ’800, non saranno domani ciò che siamo noi oggi; e noi
allora saremo quello che oggi è una
qualche altra denominazione? — Una
risposta affermativa può condurre a
una sorta di vichiana interpretazione
della storia dei nostro evangelismo.
Se osservate i pentecostali, per certi
tratti essi fanno pensare al "Valdismo
medioevale; la loro direttrice di evoluzione fa credere che domani saranno
una unione di chiese di tipo battista;
forse più tardi calcheranno ì passi del
'Maidismo odierno... E i battisti, che ricordavano i valdesi di altra epoca,
oggi evolvono verso posizioni proprie
del 'Valdismo post-risorgimentale; domani... Inutile esempliffcare ancora,
ma certo è —• anche se tutti nella massima buonafede protestano ima loro
non mutata identità nel tempo — che
ogni corpo vivente ha una sua evoluzione, e che in mutate circostanze le
denominazioni e i gruppi protestanti
in Italia rischiano di ripetere esperienze consumate, in una polemica interna
che, francamente, è priva di (buon)
senso.
La psicosi
dell^unltà
D’altra parte, siamo tutti « guastati »
dal richiamo aH’unità dei credenti che
ci viene, con sollecitudini diverse, e
dairEcumenismc protestante e da quello cattolico. L'Ecumenismo, è cosa arcincta, fu combattuto fino dai suoi
inizi: l'ultimo corifeo della indegna
battaglia fu il (quasi) beato papa Pacelli, d’infausta memoria. Oggi il cattolicesimo romano, con quella abilità
insuperabile che lo distingue, s’è schie.
rato di colpo per l’Ecumenismo, l’ha
assunto come cosa propria ( ! ), ed ha
preso atteggiamenti che non mancano
di sorprendere molti e smarrire qualcuno.
L’evangelismo italiano, è inutile nascondercelo, ha avuto da perdere sia
nel primo che nel secondo caso. L’Ecumenismo genuino, quello protestante,
prima non e stato capito e poi ha esacerbato il denominazionalismo ; quello romano ci ha presi contropiede, ed
ancora tardiamo a vedere una linea
comune sulla quale arroccarci. Mentre la psicosi dell’unità genera all’interno del cattolicesimo forze nuove.
libera il credente da quei complessi di
inferiorità (jnai liconosciuti, ma reali) che aveva verso il protestantesimo
e vaccina larghe masse dal problema
della conversione,... fra noi provoca
irrigidimenti faziosità umilianti, ed
una sorta di diffidenza per tutto ciò
che è in comune .
Mi domando se questi nostri protestanti — così abili nei «distinguo» —
hanno mai riflettuto sul serio sulla
differenza di suono che il termine
« unità » ha nel cattolicesimo e Ira
noi; mi demando se non sarebbe utile, visto che talvolta le parole fanno
più ombra della sostanza delle cose,
accantonare il termine e fare di più,
insieme.
Questa generazione
perduta
Non è perduta, questa generazione,
perchè vota comunista o dice «no»
alla guerra del Vietnam; con buona
pace degli amici di ogni paese, nelle
nostre chiese non s’usa avere la Bibbia e la bandiera, nemmeno quella
italiana. Ma è perduta, questa generazione, perchè è presa, affascinata
da falsi ideali, dominata da una mentalità pseudoscientifica. Noi stiamo
precipitando in un caos senza precedenti, ed il marasmo spirituale si riflette sulla vita del paese: corruzione
a tutti i livelli, arrampicata sociale a
tutti i costi, religione deirirreligiosità,
squallido egoismo personale o, al più,
familiare... sono cose che cadono sotto l’occhio di tutti. E’ un mondo irredento che non crede più nella Redenzione; non piccola parte degli italiani è —■ battezzata o no, con etichetta o no — « senza Dio nel mondo ».
•Anche qui sembra che la vocazione
del protestantestoo sia « comune », e
la decantazione delle scorie denominazionali conduca a un’unica testimonianza: Cristo, il redentore; la vita
in Cristo, nella redenzione. Le campagne di « evangelizzazione », di santa memoria, hanno fatto il loro tempo solo perchè noi non le sappiamo,
non le vogliamo fare; ognuno fa la
sua piccola cerca, il suo giretto esplorativo, quanto basta per una bella notizia sulla stampa ad uso interno ed
esterno. Ognuno « salva » i suoi due
gatti, mentre un popolo intero si perde. Preferiamo essere Giona in fondo
alla nave, piuttosto che dei profeti
in patria! Eppure questa è la nostra
terra, questo è il nostro popolo, e possiamo solo pregare, pensare, agire
insieme per una testimonianza d’una
straordinaria urgenza.
La nostra
comune solitudine
Se genuinamente protestanti, noi
siamo i soli italiani cristiani non-conformisti; siamo una fauna rara che,
in attesa della sua estinzione, ci si
limita a osservare forse con qualche
utile. Nel casamento come nel rione,
nella cittadina come nel casolare, il
protestante italiano è solo; le nostre
comunità sono atoilli in un oceano
che non fa una grinza. Se questo talvolta non sembra nel Sud, è solo nella misura della sua arretratezza sociale (e psicologica) rispetto al Centro-Nord. Dove non arriva il più virulento clericalismo, giunge Tindifferenza religiosa; dove questa cede, sopravviene il qualunquismo ecclettico
del neocattolicesimo.
Si sviluppa un (modesto) movimento: dopo sei mesi, se i preti sono
furbi e lasciano fare, è circoscritto,
attorniato dal muro della solitudine.
Si converte una creatura: dopo qualche tempo, spente le reazioni dell’ambiente. abbiamo l’angoscia di un uomo solo. Con la sua fede, il suo Signore; ma: soio'.
Anche questa comune solitudine
crea delle responsabilità, preme per
degli atti di franca rottura. Non si
tratta solo di situazioni psicologiche,
ma di questioni di fondo : quei « due
o tre» che, raccolti, hanno il Signore
in mezzo a loro, devono proprio essere della stessa denominazione? quei
giovani che sentono tanto la forza di
un comune servizio, devono proprio
essere separati per età, per cónd'zione, per denominazione, per « zona »,
eoe.? e i bambini, perfino i bambini,
devono essere accuratamente segregati nel ghetto denominazìonale, co
me non bastasse la solitudine a
scuola?
La nostra
comune vocazione
La vocazione è una, poiché da Lui
solo è rivolta; ma Egli ha chiamato
e chiama non dei fantasmi ma delle
persone vive, che hanno una particolare struttura e devono reagire a particolari situazioni^ ambientali. Ritengo che il protestante « italiano » abbia una <f sua » vocazione, e che essa
sia nel contesto reale delTesistenza
simile a quella di 'tutti i chiamati alla fede, a qualsiasi denominazione
appartengano, vivènti in Italia. Anche un esquimese residente in Italia,
convertendosi all’Evangelo e vivendo
in Italia, avrebbe una vocazione simile alla mìa, perchè avrebbe i miei
problemi e le mie possibilità.
E questa comune vocazione, « nostra », e il confronto con la società
italiana (religiosa e irreligiosa), hanno generato qualcosa che noi chiamiamo, con uri termine felice ma ambiguo, «evangelismo». (Sarebbe interessante lo studio della storia, dell’uso di questo termine che raccoglie
tutte le denominazioni!). Non siamo
« evangelisch » alla luterana, e nemmeno « evangelical » alTanglosassone : 1’« evangelico » italiano è un protestaiite con sue peculiari qualità (e
difetti'D dovuti alia sua mentalità,
all’ambiente, eoe. E' una realtà, e ce
ne stiamo accor.ger^o.
Siamo in questi giorni all’annuale
« settimana » di preghiera « per l’unità » : chi penserà che una «settimana»
passa presto e sarà scettico; chi conterà sulla «preghiera» ed avrà gioia;
chi reagirà all’« unità » e non ne farà
di nulla... Sarà comunque un momento di riflessione, un’occasione per ritrovare al di là dei nostri « no » la
forza manifesta cTuna preghiera d’intercessione che frantuma le solitudini, rinnova la certezza d’un compito
che Dio, nella sua misericordia, ha
affidato senza discriminazioni a me,
valdese, ed al mio fratello chiamato
in un’altra stanza della stessa famiglia.
L. S.
Il prof. Oscar Cullmann, docente di Nuovo Testamento e storia del Cristianesimo primitivo alle Università di Basilea e Parigi, è
stato durante le quattro sessioni del Vaticano II uno degli ospiti del Segretariato vaticano per l’unione dei cristiani : ben noto fra
noi, ha spesso parlato e scritto, in questi anni, sui lavori conciliari, e anche il nostro
settimanale ha pubblicato qualche sua conferenza. Il 2 dicembre u. s., alla vigilia della conclusione del Vaticano II, egli ha tenuto presso il Centro-stampa tedesco di Roma una conferenza su questo tema : « Si sono
realizzate le aspettative? Risposta di un osservatore protestante ». Egli mi ha fornito
gentilmente il testo originale di tale conferenza; non è possibile pubblicare questo ampio testo ma desidero darne notizia; senza
nascondere, tuttavia, che da un critico e un
esegeta della levatura del prof. Cullmann,
dal quale tanto abbiamo ricevuto, c’era da
attendersi una valutazione più approfondita
e penetrante, pur considerando i limiti di
una conferenza: e questo tanto più, in quan.
to lo studioso di Basilea sta ottenendo in Ita.
lia, anche nell’ambiente cattolico, una larga
udienza, e ciò rende tanto più grave la sua
responsabilità.
Il CuUmann — premessa una ragionevole distinzione fra aspettative lecite e illerite — partiva dalla definizione dello scopo
del Concilio data da Giovanni XXIII nel suo
discorso d’apertura, ril-10-1962: «L’autentica dottrina ecclesiastica dev’essere studiata
ed esposta secondo i metodi d’indagine e le
forme espressive di cui si serve il pensiero
moderno. La sostanza dell’antica dottrina
contenuta nel deposito della fede dev’essere
distinta dalla formulazione che ne è data »;
quindi il pontefice precisava che tale formulazione doveva considerare l’aspetto pastorale
e quello ecumenico; non doveva esrere condannata alcuna eresia, non doveva essere
promulgato alcun nuovo dogma, nè ripetuto
alcun dogma antico, « al che non occorre
un concUio ». E l’osservatore protestante ha
svolta la sua conferenza in base a questi
vari punti.
1. Rapporto fra sostanza deUa fede e modo di esprimerla : Vaggiornamento. Il C. nota
criticamente che questo rapporto non è stato
chiaramente definito (è del resto un problema aperto conosciuto pure dalla teologia protestante), e quindi non si è avvertita esplicitamente la tensione fra un aggiornamento
formale e tattico e una riforma profonda, radicale, che toccasse la sostanza stessa, il nocciolo. Ma eccoci perplessi quando il C. pro
segue : « se non neU’esplicito leitmotiv, nella realtà la nostra aspettativa si è in parte
attuata », in quanto vi è stalo nel ’depositum
fidei’ cattolico uno .spostamento di accenti,
nella gerarchia dei valori teologici : essenzialmente, un largo abbandono di statici concetti scolastici e l’inserimento di concetti biblici (nella linea di una storia della salvezza),
l’accettazione di un pensiero dinamico. Questa sarebbe stata la risposta più ifllegrante
alle aspettative degli osservatori protestanti.
Proprio il C. aveva, in altri scritti, notato il
carattere in genere assai formale, esegeticamente avventuroso, dell’inserimento di citazioni bibliche in molti testi conciliari; qui invece non ha detto chiaramente che c’è un
abisso fra un biblicismo formalista e la fede
riformata nel ’verbum Dei vivum’ (la vivente
Parola). Il C. si dichiara pieno di soddisfazione, in questa prospettiva, di fronte al Da
Liturgia (ma la messa? il carattere sacerdo
tale?), al De Oecumeuismo, a parte del De
Ecclesia (e l altra parte?), al De divina revelatione, ai documenti sul sacerdozio, sulle missioni, nonché sulla chiesa nel mondo contemporaneo e sulla libertà religiosa : « ovunque, malgrado il perdurare di divergenze talora profonde, ci troviamo su un terreno comune. Potremmo senz’altro far nostri molti
passi di questi testi ». Dirò poi perchè queste
affermazioni ini sembrano assolutamente inac
cetfabili.
2. Indirizzo pastorale ed ecumenico di tutti
i testi conciliari. Proprio qui si troverebbero
realizzate nel modo più concreto le aspettative, e risulterebbe che « in realtà l’aggiornamento è stato un rinnovamento, in senso pastorale ed ecumenico, determinato dalla Bibbia ». Il De divina revelatione, mentre affé-ma che « lo studio della Scrittura è l’anima
I ® predicazione è nutrita dal
la Bibbia », mostra pure che nel comune stu.
dio biblico sta una delle più promettenti linee
ecumeniche avvenire. Certo — nota l’A. ______________________
più netto che mai è il nostro dissenso sul
rapporto fra Scrittura, tradizione e magistero; la Parola non è una norma veramente
esterna alla Chiesa, di fronte ad essa; se è
vero che nel De Oecumeuismo si è espressa
« una concezione del tutto nuova deU’ecumemsmo » e quindi «una nuova concezione
delia chiesa », questa novità è lungi dall’affermarsi ovunque (e allora?).
3. Nessun nuovo dogma. E’ stato formalmente vero; tuttavia riguardo a Maria « è
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii(iiiiiiiiiiiiiiimMiiiimimiiiiniiiiiiiiimiiiiimit ...
A qnanilo ia revisione del Concordalo?
La dichiarazione conclusiva sulla libertà religiosa, nonostante la
trinsecn debolezza e ambiguità, offre l’occasione ad un dialogo costruttivo
sua in
Le prese di posizione ulliciali della gerarchia cattolica ci lasciano sempre molto perplessi. La chiesa cattolica arriva generalmente ultima nella discussione dei problemi dibattuti nel mondo, assume una posizione
«moderata », proprio quando il problema è
ben maturato, al punto tale che mantenere
una posizione negativa riuscirebbe ridicolo
oltre che dannoso, esprime la sua posizione
nei termini più convenienti ad aprire la strada a trattative diplomatiche che le siano vantaggios-e, ma lo fa con una disinvoltura veramente mirabile, con una sicurezza a prova
di bomba, con una solennità di toni e con
tale sonorità di propaganda da far credere
che la sua presa di posizione ap’.'a un’era
nuova nel mondo, e le sue soluzioni siano veramente la parola risolutiva.
UN APPEIXO
INTERESS.ATO
Esempio rcccntis.sinio di questo loodo d’agire è rintcrvcnlo diplomatico vaticano sulla
questione viclnamila, taiilo declamato da tutta la stampa governativa e conservatrice italiana. Certamente anche noi vorremmo commuoverci dinanzi a tali iniziative; ce lo impedisce la considerazione che la chiesa cattolica
non è parte neutrale, ma parte fortemente in
causa, anzi è la parte soccombente. Infatti la
classe politica di Saigon, corrotta al punto
che gli americani non si sentono più il cuore
di sorreggerla eoi sacrificio non solo dei loro
averi, ma del loro stesso sangue, è cattolica.
La chiesa cattolica ha avuto posizioni di privilegio sotto la Francia, sotto l’imperatore
fantoccio Bao Dai, sotto la dittatura della
cattolicissima famiglia Diem, sotto l’attuale
protezione americana. Nel caso che la pace
si stabilisse nel Vietnam senza l’intervento
vaticano, chi ne pagherebbe le spese sarebbe,
ro i cattolici, sui quali ricade il peto maggio
re d'clla passata oppressione sociale e politica.
Posto questo, non possiamo certamente commuoverci per certi discorsi di pace!
_ Un altro tema che rispecchia questo modo
d agire della chiesa cattolica è la Dichiarazione sulla Libertà religiosa promulgato dal
Concilio Vaticano IL Sono a tutti note le
complesse vicende della sua stesura, ma esse
ci interessano ben poco. Il fatto è che questo
docuraEiito è arrivato quando proprio non se
ne poteva far a meno, non tanto perchè diver.samente ¡a chiesa cattolica sarebbe stata
criticata in occidente, ma perchè l’interesse
reale della chiesa cattolica, la sua affermazione temporale è legata a questa presa di
posizione. In altre parole, il documento è arrivato quando la chiesa cattolica è diventala
minoranza in quasi lutti i paesi del mondo,
soprattutto in quelli che una volta ciano retti
a regime coloniale da stali cattolici, oppure
da stali che non erano cattolici, ma che trovavano nella chi-psa cattolica (e non .solíanlo
in essa!) un valido appoggio al lor-j regime
colonialistico. Si tratta quindi di una dichiarazione arrivala troppo tardi e troppo interessata per essere presa sul serio.
Se ne esaminiamo il contenuto, dobbiamo
notare, anzitutto, che la chiesa cattolica manca di una dichiarazione conciliare sulla libertà in genere; non viene affrontalo il problema della libertà di pensiero c di propaganda, ina soltanto la libertà religiosa e questo limite non è nè occasionale, nè marginale: dimostra chiaramente ciò a eiii la chiesa cattolica vuol arrivare.
Il documento inizia con una presa di posizione generale sulla assoluta necessità per il
singolo di aderire alla « vera religione e al1 unica Chiesa di Cristo », cioè alla chiesa
cattolica, dimostrandosi così pienamente coerente con gli altri testi conciliari, dato che
tutto il Concilio Vaticano II è stato un poe
ma della chiesa cattolica come unica vera e
perfetta chiesa di Cristo.
LIBERTA’ RELIGIOSA
0 PRIVILEGI CLERICALI?
La giustificazione « razionale » della libertà religiosa può — tutt’al più — allinearsi
alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo del
1789, limitandone la portata al solo campo
religioso; sì fonda sulla natura razionale delluomo che deve ricercare volontariamente la
verità. Il concetto di libertà religiosa è svolto sul piano giuridico e in riferimento ad un
concetto dello Stato che non viene precisato.
Si tratta di una libertà religiosa che ha tutto
1 aspetto della esigenza di una .situazione di
privilegio per le comunità religiose, a favore
delle quali vengono rivendicati diritti vari,
organizzativi e anche economici (il poter acqui.stare e impiegare convenienti capitali), di.
litti che non vengono presentati come rientranti nei generali c fondamentali diritti del
cittadino.
E anche contemplato il caso di ima posizione giuridica di privilegio per una particolare confessione religiosa, nel qual caso le
altre confessioni dovrebbero essere ugualmente libere dinanzi alla legge. C’è qui un evidente riferimento a certi paesi, nei quali il
iiazionali.sino ha una spiccala tendenza religiosa che rende difficile la vita alle comunità cristiane esistenti, ma non si può far a
meno di notare che questa posizione di privilegio è anche attualmente rivendicata e
mantenuta dalla chiesa cattolica nei paesi
cattolici, come nell ltalia, in forza degli articoli 7 e 8 della Costituzione, dei qu^i è riprodotta anche Tambigua formula della
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
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pag. 2
N. 3
21 gennaio 1966
CODICE PENALE - Art. 587
Una norma che disonora il nostro paese
C’è voluta un’ennesima sentenza
p>enale estremamente mite (2 anni ed
11 mesi), come quella recentemente
emessa a Catania per l’uccisione di
un uomo sotto pretesto d’onore, perchè il problema dell’art. 587 del codice ijenale tornasse — dopo aver
riposato nell’ oblio — all’ attenzione
del nostro governo. Abbiamo letto
con vivo compiacimento quanto hanno scritto sulle colonne de « La Stampa » Galante Garrone prima e Jemolo
poi su questo triste argomento. Con
molta minore soddisfazione abbiamo
invece seguito sullo stesso giornale le
dichiarazioni fatte dal Ministro della giustizia, e le prime reazioni di taluni parlamentari ed altri eminenti
giuristi.
La « causa d’onore » elevata dal nostro codice sino ad individuare un’autononìa ipotesi delittuosa, integra un
duplice controsenso che ripugna alla
coscienza cristiana. Varie argomentazioni sono state sollevate prò o contro la soppressione di questo articolo
che prevede la reclusione da 3 a 7
anni per l’omicidio per « causa d’onore». Ma tra le altre ci sembra dover
rilevare quanto ha latto presente un
diretto interessato, quell’uxoricida per
causa d’onore cioè che, sulla rubrica
« lo specchio dei tempi » ( La Stampa
del 4-1-1P66), ha ricordato che « mai,
per nessun motivo si può pretendere
di vincere il male con altro male. Se
ci soffermiamo ad esaminare la questione ci accorgiamo subito che il
proprio onore e la propria morale
possono essere menomati soltanto
con azioni personali. E’ un grave pregiudizio quello di ritenersi disonorati
perchè altri ha compiuto del male».
Queste semplici considerazioni toccano il fondo del problema e dimostrano come sia disonorante il difendere il proprio preteso «onore» con
il delitto ricercando in esso uno sfogo
al dolore causatoci daU’altrui azione
colpevole. Ma sarebbe stato auspicabile che l’interessato si fosse « soffermato ad esaminare la questione» prima di indursi al delitto in modo da
accorgersi «subito» dove risiedeva o
non risiedeva il suo onore. Egli avrebbe potuto così evitare im gesto inconsiderato che lo porta ora a concludere che «presto o tardi mio figlio
saprà di avere im padre indegno » !
Orbene indubbiamente la responsabilità dei suo inconsulto gesto passionale ricade in non lieve misura sulla
norma stessa del codice che consente
l’uccisione esponendo il colpevole ad
una pena che per la sua levità costituisce una indiretta istigazione a delinquere. La cosidetta « causa d’onore» per via della quale la legge penale autorizza implicitamente oltre al
« divorzio all’italiana », altre non meno assurde azioni delittuose da parte
del padre o del fratello che nell’atto
in cui scopre la illegittima relazione
carnale della figlia o della sorella agisca nello stato d’ira determinato dall’offesa all’onor suo e della famiglia
cd uccida la figlia, la sorella o la persona. che con essa è in illegittima relazione carnale, è un triste retaggio
del nostro popolo. Ad essa soggiacciono tuttora in larga misura specie le
nostre popolazioni meridionali, succubi ancora di quel complesso psicologico dell’onore di marca spagnola,
che nulla ha a che vedere con il sano
concetto di solidarietà cristiana de!
nucleo famigliare che pur dovrebbe
albergar vivo e tenace nell’animo di
quanti da tanti secoli vantano e si
gloriano di una tradizione cristiana
che malauguratamente ha cos’ poco
inciso sul loro costume di vita.
La ccsidetta « causa d’onore » non
può che ripugnare alla mente ed alTanimo dei credenti. Essa costituisce
un disonore per la società neH’ambito della quale viene riconosciuta. Anzitutto essa è im modo indiretto di
autorizzazicne all’esercizio arbitrario
alle proprie ragioni, fatto questo di
per sè punito, e giustamente, dalla
legge penale. Infatti la norma in oue
stione è un imtrlicico riconoscimento
che il singolo, deminato dal comples
so d’onore e neU’impeto dell’ira, può
farsi ragione da sè, anplicando al oresunto reo di adulterio o di relazioni
carnali indebite, una pena (la morte)
che, ncn scio è assai più grave di
quelle previste dalla legge per tali
azioni delittuose, ma che è stata cancellata dal nostro codice. Gli applausi con cui spasso il pubblico accoglie
la pronuncia di tali sentenze nelle
aule giudiziarie e le espressioni c'ne li
accompagnano (« la giustizia ha trionfato» e simili), denunciano apertamente ohe una parte del nostro popolo consente a che l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni debba prevalere sul rispetto della legge e della
vita umana. E un tale fenomeno di
arretratezza civile dimostra che il legislatore consente a ciò anziché proporsi di educare il popolo, e lo iiiduce ad inclinare per quelle vie ohe, sotto diverso aspetto inducono alla mafia, che altro non è che un servizio
organizzato per Tesercizio arbitrario
delle proprie ragioni nel disprezzo della l^ge su cui si fonda la società.
L’evidente duplice controsenso rivela
l’assurdo di una tale situazione che
offende l’onore del nostro paese. E’
noto infatti che, in quanto italiani,
godiamo di un particolare disprezzo
all’estero per via di un tale costume
di vita morale e giuridica.
Ma quel che niù conta dal nostro
punto di vista è il disprezzo per la per
A quando la revisione
del Concordato?
Basta con il rivoltante
"onore oiritoliona..
sena umana che è implicito nella norma in questione. Se si riflette alla circostanza che tutte le strutture della
giustizia cenale mirano aH’emenida
del reo, alla sua rieducazione sociale
e morale, per un suo reinserimento
neH’ordin« della società, si deve concludere ohe l’abbandonare, come fa
l’art. 587, la vita della donna adultera, della figlia, della sorella e dei loro comulici nelle illecite relazioni sessuali. alla mercè dell’ira e delle incontrollate passionalità dei maschi della
loro famiglia, costituisce ima situazione morale e giuridica insostenibile,
che non è sufficiente definire barbara
per non doversene vergognare come
cittadini. Non è sotto questo aspetto
che lo Stato deve tutelare la famiglia,
quale società avente un diritto proprio ed originario, poiché non è ammissibile che in un paese civile lo
stesso diritto statale abdichi in sede
penale di fronte alle più basse ed
animalesche passioni umane.
« Non rendete ad alcuno male per
male»; «non fate le vostre vendette»;
«ncn esser vinto dal male, ma vinci il
male col bene» (Rom. 12: 17-21), sono
massime evangeliche che dobbiamo
indicare come i fondamenti cui l’uomo deve attenersi nel rispetto della
legge cristiana del perdono neH’ambito delle relazicni sociali e familiari.
E un pooolo ohe pretende di esser
considerato e rispettato come un popolo civile e cristiano, ncn può tollerare che la legge ohe lo governa infranga in modo cos'i isfacciato e snrezzante i fondamenti stessi dell’Evangelo, dettatici tra l’altro perchè ad
essi si ispiri la vita, il costume, il rispetto della persona umana nell’ambito della società e della famiglia in
cui come credenti siamo chiamati a
vivere.
Questo è l’aspetto di quella deprecata norma legislativa che più direttamente disonora la nostra società,
in quanto denuncia in quale scarsa
misura ©ssa sia capace di vivere quei
valori cristiani verso cui nel suo manifestarsi formale ed esteriore ostenta onore ed elevata considerazicne. Di
proposito abbiamo voluto toccare questi aspetti della questione a preferenza di altri di natura psicologica, filosofica o più tecnicamente giuridica,
perchè essi ci sembrano costituire i
motivi di fondo. Da un lato sul piano
umano l’erroneo concetto dell’onore
strettamente legato ai rapporti sessuali, non già a quelli propri, assai
spesso sconvenienti secondo la cosidetta morale del maschio, ma a
quelli delle sole donne della propria
famiglia; d’altro lato l’irriducibile
contrarietà di una legge che autorizza quello stesso procedere che in altra
sede condanna, che nega in sè quel
rispetto della vita che dovrebbe esser
chiamata in primissima istanza a tutelare in tutti i soggetti per colpevoli
che essi siano siri piano sociale o fa
miliare, abdicando a quel suo compito
educativo che solo può indurre la società nelle vie di un concreto progresso nello sviluppo del rapporti umani,
negando altresi quei valori cristiani
che sono a fendamento del rispetto
della persona umana.
Se ci siamo attardati su questo argomento è perchè in una relazione
presentata all’ultimo Congresso evangelico, leggiamo : « L’ordinamento giuridico rappresenta il momento in cui
una politica diventa concretamente
operante per la società, divenendo
legge che tutti sono chiamati a rispettare. Se la Chiesa deve esser presente con la predicazione della Parola
di Dio, come lo erano in modo efficace i profeti antichi, nel momento nolitico, questa sua presenza non può
mancare nel momento giuridico. Tacere di fronte a certe leggi che esistono nel nostro Stato e che si possono
modificare, o ad altre che si vogliono
introdurre nel suo ordinamento, può
essere infedeltà al mandato di testimonianza airEvangelo ».
Questo richiamo ci induce a sperare che queste tematiche possano, in
modo giovevole per il costume cristiano del nostro popolo, esser portate anche sui pulpiti contribuendo cosi,
alla diffusione di un costume che oer
esser fondato suH’Evangelo, non potrà non avere il suo frutto. E’ infatti
indubbio che il nostro legislatore dovrà pur decidersi di fronte alla nressione della opinione più avvertita del
nostro paese a metter mano airaratro. Occorre che si comprenda che
non giova operare solo im meschino
ritocco della norma in questione, limitandosi ad aggravare la pena prevista per tali reati d’onore lasciando
cost insoluto ed inalterato il problenia di fendo; è necessario entrare nel
vivo della materia e cancellare dalla
nostra legge ima norma vergognosa
facendo rientrare queste abnormi ipotesi di omicidio nella norme, comune,
in modo da sospingere così gli strati
più arretrati della popolazione a ricercare in considerazioni più degne
ed elevate le cause del proprio onore
ed indurla a maggior rispetto della
persona umana. In fondo queste che
incidono sul costume sono le riforme
legislative di cui ha niù bi:ogno il
nostro paese. Essé hanno un grande
vantaggio: non comportano cneri di
bilancio e possono essere affrontate
speditamente anche in periodi di congiuntura. Basta che vi sia, da parte
di chi di dovere, un adeguato senso
di responsabilità ed una volontà politica diretta ai reali interessi del
paese. G. P.
Avete RINNOVATO IL VOSTRO
ABBONAMENTO? Il 15 febbraio
saremo costretti a sospendere rinvio ai morosi. Speriamo che non
ce ne sia neppure uno!
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
tf uguale libertà » (art, 8) che non corrisponde a uguale po.sizione giuridica.
La libertà religiosa ha un suo limite nelr« ordine pubblico 3); qui appare 1 ambigua
formula che il Sinodo Valdese del 196.5 ha
con piena ragione respinta. In complesso, il
documento sembra applicare alle altre confessioni religiose le pretese giuridiche che finora la chiesa cattolica aveva rivenüicato sol.
tanto per se stessa. Ma non si tratta di un
atto di magnanimità, se si considera che la
chiesa cattolica è l'unica religione organizzata
con la caratteristica della sovranità politica,
per cui essa regola i suoi rappo-^ti con Io
Stato non soltanto sul piano del diritto inter.
no, ma principalmente in termini di diritto
internazionale. Appare allora evidente che il
significalo della dichiarazione è ben diverso
e molto meno disinteressato di quanto l’ingenuo lettore potrebbe intendere alla prima
lettura.
NON MESSAGGIO EVANGELICO,
MA «Magna charta»
CONCORDATARIA
La giustificazione « sotto la luce della Rivelazione » abbonda di citazioni bibliche, ma
è piuttosto debole; si cercano nella Bibbia
citazioni che servano di prova, ma non vi
appare il messaggio della libertà e,angelica;
la signoria di Cristo appare sempre come un
contr’altare politico e non come l'atto che dà
libertà. Basti notare la citazione di Matt. 22 :
21 (« Date a Cesare quello che e di Cesare..., ecc. ») riferita nel senso di un esplicito
riconoscimento della potestà civile c del suo
allineamento col diritto divino.
Il documento si preoccupa di dimostrare
l'ossequio di Cristo e degli apostoli verso la
autorità costituita e, nello stesso tempo, il
coinandamento di dare una testimonianza che
corrisponda al « bisogna obbedire a Dio anzlcchè agli uomini» (Atti 5: 29; senza accorgersi che quel testo riguarda l'opposizione
all’autorità religiosa e non propri; mente a
quella civile e meglio sarebbe riferito a Lutero dinanzi ai legati papali!). D’altra parte
Cristo non h.a usato la forza per la diffusione
del Regno, ma la convinzione, perchè Egli
esige la « volontaria risposta deH’uomo » mediante la fede, che è dono di Dio e non può
essere imposta.
Ci troviamo dinanzi a un documento ampolloso e pretenzioso, che in realtà non supera la genericità e l’ambiguità : può ben
servire come presupposto a futur-r trattative
concordatarie, me non come messaggio sulla
libertà data da Cristo aU’uomo. A tale cumulo
di cose già scontate conveniva un tono molto
più umile e contrito!
L’INQUISIZIONE,
TRASCURABILE VICENDA
Che dire poi della disinvoltura coi la qua.
le si affronta l’ostacolo del passalo della chic,
sa cattolica? Leggiamo: «La chiesa quindi,
fedele alla verità evangelica, segue la via di
Cristo e degli Apostoli, quando riconosce che
il diritto alla libertà religiosa è consono alla
dignità dell’uomo e alla rivelazione di Dio
e lo favorisce. Essa ha custodito e iramandato nel decorso dei secoli la dottrina ricevuta
dal Maestro e dagli Apostoli. Anche se nella
vita del Popolo di Dio — a causa delle vicissitudini della storia della peregrina/ione urna,
na — talvolta vi fu ua modo di agire meno
conforme o addirittura contrario a)l< spirilo
evangelico, tuttavia rimas-e dottrina della
chiesa che nessuno doveva essere coslrcllo
alla fede ».
Ci permettano 1 nostri fratelli cattolici
di esprìmere tutto il nostro disgusto dinanzi
a questo modo di girare attorno a 1,5 secoli
di storia, dalle persecuzioni di un Graziano
e di un Teodosio contro i pagani, alle stragi
di Carlo Magno, alla Inquisizione, al Concordato con l’Italia del 1929, per non parlare di quello con la Spagna!
E L’ARTICOLO 5<
DEL CONCORD.ATO?
Tuttavia non vogliamo arrenderci e non
vogliamo rinunciare al « dialogo ecumenico ». La Dichiarazionp. nonostante la sua
estrema povertà ed equivocità, ha una affermazione che non vogliamo lasciarci sfuggire.
Il Concilio Vaticano II ha riconosciuta la libertà di cambiare religione. Non 's un atto
magnanimo, beninteso, perchè la chiesa cattolica pensa a coloro che nei paesi non cattolici (e più ancora in quelli non-cristìani)
passano alla chiesa cattolica, ma ci sono ancora paesi nei qual: la chiesa cattolica è in
maggioranza e, quindi, un atto dì coerenza
si può chiedere. La Dichiarazione afferma :
« Ne segue che non è lecito al potere politico di imporre con la violenza, col timore o
con altri mezzi ai cittadini la professione o
Tabbandono di una qualsiasi religione, o di
impedire che qualsiasi entri a far parte di
una comunità religiosa oppure l’abbandoni ».
-Non sappiamo in quali altri paesi del mondo cose simili avvengano, ma sappiamo che
ciò avviene tuttora nella nostra Italia in forza
dell art. ,5» del Concordato stabilito tra ¡1 Va.
lienno e lo stato fascista c divenuto legge del.
la Repubblica in forza dell’art. 7» della Costituzione. Contro ogni affermazione di principio 'iella stessa Costituzione, Tari. .5° del
Concordalo afferma, nel suo terzo allinea :
« In Ogni caso i sacerdoti apostati o irretiti
da censura non potranno essere r.ssunli nè
conservati in un insegnamento in un ufficio
od in un impiego, nei quali siano a contatto
immediato col pubblico ».
UN DIALOGO
COSTRUTTIVO
La Dichiarazione ci presenta fmalinenle un
terreno di proficuo colloquio, senza sentimeli,
talismì o edulcorati inviti alla « carità ». Noi
10 proponiamo ai nostri fratelli cattolici :
si passi ai falli almeno su questo piano, che
dipende esclusivamente da loro, sotto il cui
dominio è posta rilalia. Ci è stato detto che
11 Concilio Vaticano II ha ritrovato la conce'
zione delia chiesa come « popolo di Dio »:
saremo ben felici se i cattolici Io dimostre-^
ranno richiedendo alla gerarchia e al governo democristiano Timmediata applicazione
della Dichiarazione conciliare, mediante una
coerente revisione del Concordato che grava
come una schiavitù morale, sociale e politica
sul nostro popolo. Certamente non si tratta
soltanto dell’abolizione dell’art. 5«; dovrebbe
essere riconosciuto al cittadino anche il diritto di libera critica^ senza correre il rischio di
essere denunciato per (i crimen lesai' majestalis ».
Quanto proponiamo è poco, ma ci sembra
che sia una forma conereta di « dialogo
Lasciamo stare la facile e poco chiara scaj>patoia delle preghiere in comune, pe" il inGmento; lasciamo stare la recita del Padr*’
Nostro, che, se detto al di fuori del contesto
evangelico, viene ridotto ad una formula oli-■
anche un mussulmano, un buddista r un dei
sta possono recitare senza modificare per nul la Ir loro convinzioni. Accontentiamoci di
togliere, da una parte e dall’altra, quello eh •
sullo stesso piano umano è inammissibile; lU'
guadagneremo in chiarezza ^ sincerità.
Alfredo SonelU
Che si fa, che si dice
al Collegio Valdese?
Abbiamo parlalo, nell’articolo precedente,
della recita « I Marziani ». fatta dagli studenti dì II Media de! Collegio per la festa
di Natale delle persone anziane, e abbiamo
accennalo alla nostra .speranza che i giovani,
messi di fronte a patimenti che prima ignoravano, imparino a prodigarsi per gli altri.
Desideriamo ora aggiungere alcune considerazioni.
E‘ assai importante che i ragazzi, nell età
maggiormente influenzabile, che è quella che
va dagli undici ai quattordici anni, diventino sempre più sensibili, anche se in modo
graduale. alTumana soiTerenza. Devono, per
esempio, comprendere che non possono rimanere indifferenti al fallo che tanti bambini
nel mondo s’ammalano e muoiono per man
Torrc Pellice, 6 febbraio
CONVEGNO AGRICOLTORI
Il comprensorio
di bonifica montana
della Val Pellice
Presidenza; dott. Ettore Bcrt con
Tintervento del geom. Edoardo Martinengo, dell’Assessorato Provinciale alla Montagna, e del prof. Alberto Bandoli, dellTstituto Nazionale delle
piante da legno.
La riunione, che avrà inizio alle
ore 9,15, si terrà nella Biblioteca Valdese ; pranzo alla Foresteria ( iscriversi entro venerd’. 4 presso il Pasto^
re Deodato, tei 20.09, o la Segreteria
di Agape, tei. 85.14).
canza di nutrizione, e devono capire che essi
non possono giustificarsi scmplicenienlc con
la domanda di Caino: « Sono io forse il
guardiano di mio fratello? » In seguilo allo
studio e alla meditazione di questo versetto,
durante le lezioni di religione nelle classi
riunite di I e II Media, si è trattato l'argomento del grave ed assillante problema della
fame nel mondo. Con iiilere.3sc e calore gli
allievi ne hanno discusso a lungo, esaminando le cause ed i rimedi. Poi hanno dimostrato di non rimanere indifferenti ed insensibili,
contribuendo volontariamente, con Tacquisto
di cartoline e francobolli della F.A.O., alla
raccolta di fondi per la costruzione di una
Scuola agricola-professionale nel Congo.
Gli studenti della Scuola Media, lo ripetiamo. sono in una età particolarmente delicata e plasmabile; questo è il periodo in cui
si può avere su di loro un ascendente.
Una buona occasione per parlare con i
ragazzi dei più diversi argomenti ci è data
dal resoconto che ogni sabato essi fanno degli avvenimenti della settimana e delle ultime notizie di carattere .scientìfico, letterario
od artistico. In que5lo modo allargano ed
approfondiscono le loro cognizioni. Ciò che
leggono su giornali o riviste, che sentono alla
radio o vedono alla televisione può essere oggetto di relazione e di commento, orale o
scritto. Sorgono perciò facilmente delle dìscu.ssioni e si fanno dei piccoli dibattiti, in
cui essi imparano a riferire con, precisione
e ad esprimersi con jiroprictà, con chiarezza,
ma soprattutto con sincerità. E’ veramente
degna di nota, vorrei dire di ammirazione, la
franchezza con cui parlano o scrivono. E*
chiaro che essi si sentono lihcri in una scuola libera. Il giornalino « Noi ragazzi », fondato dagli studenti di II Media e giunto ormai felicemente a] 4^ numero, nuò farne fede, tanto liberamente e spontaneamente questi adolescenti scrivono, senza timore, quello
che pensano!
Uno strumento di grande effic-uìa nelle
mani deH’eduealore è la biblioteca scolastica;
perciò particolare cura abbiamo rivolto, già
da tempo, alla costituzione di questa biblioteca. Comprende circa seicento volumi: dalle
fiabe ai libri istruttivi, dalle interessanti storie della collezione » I premiati del mondo »
ai romanzi d'avventura, dai capolavori della
letteratura infantile alle ultime novità di
fantascienza. E' noto quanto sia formativa
una buona lettura ed è giusto che una cosi
ampia e varia scelta di libri sia messa a disposizione non solo degli studenti ael Collegio durante Tanno scolastico, ma anche di
tutti gii alunni della scuola delToìibligo nel
periodo delle vacanze estive. Il Coil-gio può e
deve diventare un centro di lettura durante
l’eslale per i ragazzi della Valle e magari
anche un centro di audizione di dischi di
prosa.
Infatti, già da qualche anno, la Scuola
Media è fornita di una discoteca e pure, gra.
zie agli Amici del Collegio, di filniini per lo
studio delle scienze, della storia e della geografia. Ci serviamo dunque per insegnare dei
moderni mezzi audio*-visivi; niente muffa,
niente sistemi antiquati, anzi... fantascienza:
abbiamo già detto che. prima di Natale, passeggiavano per la scuola Marziani e Lunari!
Ma non vogliamo che crediate che questi
ragazz/i, così occupati a preparare la loro recita, anche se a .scopo di bene, trascurassero
in quei giorni Io studio, le ripetizioni trimestrali in vista della pagella.
Anzi, affrontando per la prima volta « a
viso aperto » il terribile latino, si contendevano in gare a gruppi, la coppa in palio, con
accanimento feroce c con esito veramente
lusinghiero. Il latino studiato come una lingua moderna è quasi diventato simpatico e
comprensibile agli allievi, tanto che parecchi
di loro in un compito fallo in classe, tra una
recita e 1 altra, con difficoltà di «Ito grado,
sono salili alle vertiginose cime degli olio,
dei nove c persino del dieci! E c‘è anche chi
ha dieci in matematica sulla pagella!
Que.sto per dire che Tislruzione. nella nostra scuola, ci sta molto a cuore. Se parliamo
nelle nostre lezioni anche di Schweitzer e
del rispetto per la vita, particolare cura tuttavia diamo alTinsegnamento del latino, perchè questo è uno dei gradini in li.spensal)ili
per salir? e (juindi entrare nel Liceo classico,
a cui mirano molti dei nostri più bravi studenti.
Dopo aver pre.senlalo, in breve, alcuni
aspetti del nostro insegnamento alla Media
del Collegio, possiamo concludere dicendo
che siamo seriamente impegnati in questo
arduo rompilo: predicazione, istruzione, educazione.
Ciò sarebbe di certo al di sopra delle nostre modeste forze, senza Taiuio di Colui che
ci fortifica.
Anna Marnilo
3
21 gennaio 1966 — N. 3
pag. 3
DUE GIUDIZI PROTESTANTI SUL CONCILIO VATICANO II
Una tappa
della storia
Oscar GuUmann
della salvezza
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
«tata data una definizione dogmatica carica
di conseguenze»: neU’ultimo capitolo del De
Ecclesia le è dato l’attributo di ’mediatrice’;
considerando pure l’inserimento del testo su
Maria nel De Ecclesia come ultimo e culminante capitolo, si deve dire che « in questo
Concilio la mariologia è stata, nel complesso, potenziata ».
4. Nessun dogma antico ribadito. Anche
qui, se si supera il lato formale, è chiaro che,
malgrado l’afTermazione della collegialità epi.
scopale, il primato papale è risultato nettamente ribadito: la collegialità è tale intorno
al pontefice e subordinata ad esso.
Concludendo questa parte più analitica, il
C. affermava che uno dei punti di maggiore
interesse per Tevoluzione futura e raffermazioiie contenuta nel De oecumenismo, secondo cui « esiste un ordine o ’gerarchia’ nelle
verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso con il fondamento cella fede
cristiana ». C’è quindi la riconosciuta possibilità di ulteriori spostamenti di occenti, alriìiterno della dottrina cattolica acquisita.
Considerando poi il j»rocesso storico conciliare nel suo insieme, si sono attuate le nostre aspettative? E’ passato Tentunasmo primiero, ma l’aggiornamento è stato continuato
e approfondilo malgrado le opposizioni; e la
maggioranza spesso schiacciante, nelle vota
zioni conciliari, a favore di testi nel comples.
so progressisti', fa bene sperare dal futuro.
Occorrerà insistere nell’imbevere la fede
cattolica di contenuto biblico nel quadro del.
la storia della salvezza; affrontare con fermezza c a fondo problemi come quello delle
indulgenze e dei matrimoni misti; favorire
seriamente Tecumenismo, proteggendolo da
ogni ’moda’, o trionfalismo, o s-eiitimentalisnio: dialogare, ma proprio sui punti di divergenza; collaborare nella diaconia.
Ed ecco la conclusione della conferenza:
Se. guardando retrospettivamente al Con
cilio. dico che nel complesso le r^spettative
quando non erano illusioni, e a parte singoli
punti, si sono realizzale e anzi sotto molti
riguard: sono stale superale; e se guardando
innanzi ai frutti futuri, esprimo la convinzione die In Chiesa cattolica muterà ulterior.
mente, nei limiti della sua continuità, il proprio volto, e che il nostro avvicinamento farà
ulteriori passi, lo faccio perchè sono convinto
che, accanto a tutti gli altri spiriti, malgrado diplomazia e agitazione, anche lo Spirito Sunto è stato all’opera. Era all’opera,
quando questo concilio è stato convocato, e
quando è stato proseguito e condotto a termine. Si verificano sempre contraccolpi, -e se
nc sono avuti fin dal principio n.!lla storia
delia salvezza. Non si tratta di un superficiale ottimismo, se al termine di questo conciliò contraddico coloro che dicono: dopo
questo eoneilio niente sarà mutalo nella Chiesa caUoiica. tulio cciitinuerà come prima. Ciò
che può essere definito ottimismo, è in realtà
un prendere sul serio il terzo articolo della
nostra comune confessione di fede: «Credo
nello Spirilo Santo ». Sono pure convinto che
la storia della salvezza procede: certo, non
in luttr! ciò che avviene nella Chiesa, e certo
non in lutto ciò che c avvenuto iu questo
concilio e vi è stato deciso e definito. Per
quanto ci è lecito affermare qualcosa sul segreto agire di Dio nel presente, desidero dichiarare su questo concilio che alla luce della rivelazione dataci in Cristo e mantenendo
tutte le proporzioni così segnate, lo considero
nel suo insieme come un elemento della storia della salvezza ». Segue rafferinazione che
tutte le Chiese, tutti i cristiani devono essere coslanlcmenle rinnovati dallo Spirito
Santo.
* * *
Mi sono sforzalo di mettere in evidenza nel
loro svolgimento, senza preconcetti, i punti
essenziali. IVr questo mi permetto ora di
esfiriniere mia valutazione, che mi spìace
sinceramente debba essere fortemente critica.
La carenza fondamentale della conferenza mi
jiaiv essere (¡iiesta : manca una vera visione
d insieme, sistematica. L’aggiornamento, anche inteso nel senso più profondo, non viene
colto e spiegato nelle sue intime motivazioni,
sul piano storico e in particolare della storia
dei dogmi; il cattolicesimo non viene quindi
avvertito nella sua fondamentale unità : proprio quella che ha quasi sempre, in ultima
analisi, unito conservatori e progressisti in
votazioni pressoché plebiscitarie. Allora le valutazioni positive che si danno di questo o
di quell’elemento particolare e isolato dal
contesto, sono in fondo disorientanti, poiché
tra.-icurano un fatto che non può essere semplicemente ignorato : che cioè il cattolicesimo racchiude in sè e compone in una sintesi
sempre approfondita il rinnovamento formale
(dando al termine forma il significato più
ampio e ricco) e la continuità sostanziale,
concentrando il senso di sostanza su ciò che
è il vero centro del Mepositum fidei’ cattolico: la sostanziale identificazione fra Cristo
e « una Chiesa che ritiene di agire ’in persona Christi', che proclama se stessa ’mater
et magistra , che esalta la propria ’bellezza’,
la maestà della propria istituzione, il ’prodigio’ della propria fedeltà religiosa e sociale, in cui divina et humana pars conexae
copulantur (l’elemento divino e quello umano si uniscono e compenetrano), che riflette
sull umanità il disegno dell'Incarnazione e
della Redenzione e fa apparire il ’Christus
totus’ (il Cristo totale)» (1).
Solo uno sciocco può dire che nulla è mutato nel Cattolicesimo, ma solo un osservatore superficiale o parziale può pensare che
qualcosa è mutato nel fondo : v’è una intima
continuità nel ’rinnovamento’ di Jì* Cattolicesimo che ha preso rinnovata coscienza di
quella che considera la sua più profonda vocazione universale, siiìtetizzatri~e ? sacraliz
(1) Paolo VI, discorso di chiusura della
III sessione, citato da V. Subilia, L'ecclesiologia del Concilio Vaticano II^ 'n « Protestantesimo » 2/1965, p. 124.
zanie della realtà umana. E’ allora giustificalo considerare singoli elementi — positivi
in apparenza, se isolati dal complesso in cui
invece sono integrali — e rallegrarsene, come
fa il C., come se si trattasse di brecce realmente evangeliche aperte nella compagine
(•atloilca, di pa«si innanzi sulla via deU’avvicinamento? Ñon posso tacere il dis.senso più
aperto: quello che a lui pare una breccia
operata dalla Parola nella struttura romana,
mi appare invece come l’avvio a una sorta
di sterilizzazione della Parola da tarte della
struttura romana (la sensibilità del singolo,
che avverte con più sofferta immediatezza
io stimolo della Parola, ma che alla fine le
antepone pur sempre la Chiesa, è irrilevante); Roma, in una misura intensa e imprevedibile, ha cominciato a servirsi della Parola, ma ha continuato a rifiutarla come il
divino Interlocutore che la mette in questione
nei suo: fondamenti stessi, ab imìs. Il C. stesso, del resto, riconosce che la Chiesa romana
non considera ancora la Bibbia come un vero
’vis-à-vis’ : perchè non dirlo più chiaro e
sempre? perchè non tenerlo sempre presente
come vero criterio interpretativo?
E' per questo che non posso assolutamente
condividere la sua conclusione. Certo, credo
io pure che lo Spirito Santo, aj .li là delle
intenzioni stesse degli uomini, è sta»o all’opera nella vicenda conciliare: attraverso la Parola non ha cessato di lanciare a Roma il suo
appello alla metànuia, a ravvedersi e non
solo aggiornarsi; ma i documenti — e lo
sottolineo: per !o più profondamente segnati
dal ’rinnovamento’ biblico e teologico cattolico, e accettati con votazioni spesso plebiscitarie, sempre a forti.ssìma maggioranza —•
sono nel loro complesso un netto e triste NO
a questo appello dello Spìrito. Per questo an
cora, come potrei considerare i fruiti del Va
licano II un elemento della storia della sai
vezza? Del resto proprio questo Schema teoio
gico pare subire una discutibile evoluzione
esso è stato chiarificatore finche sì è mante
nulo in stretta aderenza bìblica, in strumen
tale subordinazione alla libertà della Parola;
non cede ora a sistemazioni di tipo filosofico,
che potrebbero accostarlo allo schema hegeliano di sintesi storiche successive e graduali?
resta viva in noi la tensione con Vunicità della Incarnazione e con il Regno che viene?
Sono degli interrogativi.
Paolo Ricca
Superamento senza rottura
Dal 12 al 20 gennaio il past. Paolo Ricca
ha tenuto a Torino, Ivrea e tutta una serie
di località delle Valli Valdesi, talora in locali ecclesiastici, talora in locali ’neutri’, una
pubblica conferenza su « Un giudizio protestante sul Concilio Vaticano II ». L’oratore
ha redatto durante tutto il periodo conciliare
il bollettino quadrilingue del SISE, organo
del Consiglio federale delle Chiese evangeliche d’Italia, il che assicurava il livello della
sua informazione, come la sua esposizione ci
ha confermato quello della sua meditazione.
Premesso che, ovviamente, ogni giudìzio
sul Vaticano II conserva oggi un carattere
in qualche modo prematuro e provvisorio, il
Ricca ha anzitutto notato che, su un piano
descrittivo, il Concilio ha mostrato che il Cattolicesimo odierno non è monolitico, come
generalmente si pensava, ma rivela una forte diversificazione, che in modo un po’ artificioso si riassume nei due grandi ’tipi’ dei
conservatori e dei progressisti; e non è statico : possiede la verità ma anche la cerca,
è in movimento, perchè sente di vivere una
face umana di transizione.
Si possono leggere i documenti vaticani
in base a principi interpretativi diversi; il R.
ha proposto — come sta facendo «alle nostre
colonne nel suo « Bilancio del Concilio » —
quello di « superamento senza rottura », illustrandolo con numerosi esempi che non riprendo appunto perchè fanno oggetto del
suddetto « Bilancio ».
Quali sono le caratteristiche del Cattolicesimo post-conciliare?
1. Si presenta come una religione di sintesi : in passato è stato in posizione polemica
sia verso le altre chiese, sia verso i' mondo;
oggi apre la fase del dialogo, proponendosi in
tutti i campi come capace di ordinare tutti
i più alti valori umani in una sintesi di cui
essa sola ha il segreto e l’autorità.
2. E’ in corso una progressiva sacralizzazione della Chiesa (l’evoluzione è molto netta
dal Vaticano I al Vaticano II) e in partico
Il cammino che Iddio ci indica
L^annua Assemblea de! Consiglio Federate delle Chiese Evangeliche
d^ltalia si è riunito a Roma alla luce delPimpegno de! Congresso
Nei giorni 6 e 7 gennaio 1966 — nel•a seconda giornata con la partecipazione anche dei rappresentanti delle
Chiese ed Opere aderenti — ha svolto i propri lavori in Roma l’Assemblea annuale del Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d’Italia.
Nella relazione della Giunta alla
assemblea, si faceva innanzitutto riferimento al 2» Congresso delle CTiiese evangeliche italiane svoltosi nel
maggio del 1961 e, fra l’altro, si affermava : « desideriamo anche qui rendere grazie a Dio Per averci guidati
e sorretti nella realizzazione di questa importante manifestazione dell’evangelismo italiano. La vasta adesione da parte di Chiese ed Opere al
lavoro nei nostro paese, l’atmosfera
di collaborazicne e di impegno che ha
caratterizzato quelle giornate, la vasta eco che il Congresso ebbe nella
opinicne pubblica italiana ed all’estero, i propositi costruttivi che dal Congresso scaturirono e che ebbero la loro sanzione nelle assise delle nostre
Chiese, sono tutti elementi positivi
che vogliamo considerare come segni
di un cammino che Iddio ci indica
e di un impegno ài quale desideriamo
adeguarci nella nostra azione dei
prossimi anni ».
L’Assemblea ha ascoltate con vivo
interesse le relazicmi del Comitato
per rattuazione dei progetto federativo e del Comitalò per la realizzazione deirorgano rmitario di stampa
dando il proprio consenso alle linee
generali esposte ed esiprimencB alcuni suggerimenti su aspetti particolari del lavoro in corso. Entrambi i
Comitati si ripromettono di far pervenire alle Chiese una prima stesura dei loro progetti entro il 15 maggio 1966.
La trasmissione del culto radio, la
sua pubblicazione, la possibilità di
una nostra presenza in altre trasmissioni radiotelevisive hanno formato
oggetto di esame da parte deH’assemblea. Cosi si è occupati del Servizio Informazione e Stampa per il quale si è auspicata una possibilità di
continuazione, del problema delle migrazioni — sul quale sono state attentamente seguite le relazioni del
Presidente del Comitato Europeo e
del Presidente dei Coimitato Italiano — di varie iniziative di azione sociale in connessione con il Consiglio
ecumenico delle Chiese, delle Scuole
Domenicali, della revisione dell’Innario Cristiano, del Comitato di continuazione della Conferenza dei Paesi
Latini, della Conferenza Europea di
Nyborg, del Centro ecumenico di Bruxelles, eco.
La relazione finanziaria, pur non
presentando un deficit, ha posto in
luce le aumentate esigenze del Consiglio Federale anche sul piano amministrativo.
La relazione del responsabile dell’Ufficio Legale, seguita come sempre
con vivo interesse ha dato luogo ad
un ampio scambio di vedute in ordine al problema delle « intese ». Un
apposito questionario verrà diramato, al riguardo, alle Chiese ed Opere
facenti parte del Consiglio Federale e
ad esso aderenti, perchè possano
esprimersi sui vari aspetti del problema. L’assistenza malattia ai ministri
di culto pensionati dell’INPS e le possibilità di tale assistenza anche ner
i ministri in servizio hanno formato
oggetto di attento esame e di alcune
proposte di carattere pratico.
Le elezioni hanno riconfermato i
membri della Giunta con gli incarichi che essi ricoprivano : Presidente,
Pastore Mario Sbaffi ; Vice-Presidenti,
Pastori Neri Giampiccoli e Manfredi
Ronchi: Segretario, Pastore Carlo
Gay; Cassiere, sig. Mario Girolami.
lare della gerarchia: oggi il primato magisteriale, rinfaUibilità pontificia è non solo intellettualmente creduta ma misticamente vissuta, a tutti i livelli, anche fra i più accesi
progressisti; le opposizioni manifestatesi nel
corso del Vaticano I sarebbero oggi inconcepibili. L unità cattolica è oggi chiaramente
un unità nel pupa^ non solo in senso simbolico-sentimentale, ma anche mistico-dogmatico.
3. Affiora una comunione di problematiche
con le altre chiese, fortemente avvertita da
molti, anche se le risposte divergeranno, talora radicalmente.
Di fronte a questo neo-cattolicesimo in fase
di superamento senza rottura, quale sarà la
nostra posizione protestante? che fare?
Dobbiamo anzitutto renderci conto di una
profonda e sofferta trasformazione : U cattolicesimo si sta riconvertendo alla sua natura
profonda, alla sua vera realtà e \'ocazione
’cattolica’ (universale) contro la tendenza
’romana’ e curiale degli ultimi secoli; alle
sue vecchie categorie tomistiche, intellettuali,
stiche, statiche, sta sostituendo categorie personalistiche, storiche, dinamiche; sta riscoprendo che per lei la verità non è esclusiva
ma inclusiva; sta sostituendo al metodo della scomunica quello del dialogo, tendente a
ricomporre in armonica e superiore unità i
’valori’ sparsi nella cristianità e nel mondo,
e facenti parte della ’cattolicità’ che essa per
divina investitura pensa di impersonare. Ciò
che sta avvenendo nella Chiesa di Roma ha
qualcosa di grandioso « se vogliamo rettamente valutarlo, dobbiamo comprenderlo nel
suo travaglio ecclesiastico e umano.
E evidente che vere convergenze teologiche fra la Riforma protestante e il Cattolicesimo conciliare non esistono; tutt’al più,
secondo alcuni, si riscontrano linee parallele
in campi diversi (anche il biblicismo cattolico è di marca fondamentalista e non ha
nulla a che vedere con la teologia della Parola). Anzi, si può affermare che il nostro
dissenso si sta approfondendo e radicalizzando. Se fino a ieri eravamo divisi su quello
che credevamo, ora siamo divisi (o ci accorgiamo di esserlo) sul modo stesso n cui crediamo ; siamo divisi cioè non solo su un certo numero di punti di fede, di dottrina ma
sul modo stesso di impostare e vivere la fede,
il rapporto con Dio (quella divergenza, direi,
■che il prof. Subilla indicava nello spostamen.
to cattolico in atto dal <c credo la Chiesa » al
« credo nella Chiesa », la quale fa corpo con
Cristo — con chiaro addentellato mariologi— e, prolungandone l’incarnazione, costituisce oggi la vera rivelazione di Dio).
E’ imbarazzante e spiacevole dire questo,
nel clima attuale. Ma va detto. Così come
dobbiamo essere vigilanti di fronte alla tentazione che proprio da questo Cattolicesimo
sinceramente sorridente e compren.sivo ci vie.
ne oggi: esso non ci dice più che dobbiamo
abbandonare la nostra fede e tornare all’ovile, ci chiede di lasciare integrare la nostra
fede, valida, nella sua sintesi onnicomprensiva. La vera cattolicizzazione del protestantesi.
mo, oggi, sarebbe quella di darci la coscienza, e buona coscienza dei nostri ’valori’ protestanti : tentarci a non vivere più di fede
e fede soltanto, di giustificazione per grazia.
Se ,1 Protestantesimo vorrà essere fedele,
se vorrà sussistere e vivere!, non ut Irà porsi
che come alternativa al Cattolicesimo; un’alternativa che non sia semplice concorrenza
polemica sul medesimo piano, ma rinnovata
autentica vita sola gratta, sola fide, nell’ascol.
to vivo della sola Scriptura.
Non possiamo dire al past. Ricen la nostra
lieta gratitudine meglio che auspicando che
questa conferenza sia presto pubblicata, e la
sua viva puntualizzazione largamente diffusa.
Gino Conte
PERSONALIA
Alla Signora Cielo, che ha perduto la Mam.
ma, e a lutti i familiari esprimiamo la nostra viva simpatia.
I LETTORI CI SCRIVONO
Queir A ito
dichiarativom.m
Vn lettore, da Torre Pellice:
Caro Dirrltore.
apprezzo, nel Suo commento alla
lettera del sig. G. A. Coraba, il richiamo alla confessione di fede valdese
da Lei sottoscritta all'atto della Sua
con.sacrazione. Devo però ricordarLe (e
questo probabilmente Le farà meno
piacere) che la confessione di fede
del 165.5 è integrala daH’Atlo dichiarativo del Sinodo 1894 che, testualmente. cf ne cbiaris3e alcune espressioni che possono prestarsi ad ìnterpre(azioni non rispondenti a quello che
la Chiesa intende professare ». Tale
Atto dichiarativo è molto importante,
non è stalo abrogato nè sconfessato da
alcun Sinodo posteriore e pone la
Chiesa Valdese in una posizione dolIrinale alquanto distante da quella sostenula dal neo-calvinismo oggi in voga (e ciò spiega perchè Lei non si
scaldò quando, tempo fa, un lettore,
a proposito della « transustanziazione », accennò al « non mai abbastanza deprecalo Alto dichiarativo del
'94... »).
Stando così le cose, se Lei (e chi
leologimmcnle è con Lei) desidera definire una nuova ortodossia, deve proporre coerentemente al Sinodo l’abrogazione del predetto Alto dichiarativo,
ed eventualmente, per maggior chiarezza, una strutturazione della Confes.
sione di fede in perfetto accordo con
la nuova teologia. Se ciò avvenisse,
e solo allora, quanti sono stati religiosamente formati nel clima del Risveglio (ed io sono con loro) si troverebbero a disagio nella Chiesa Valdese.
Qui il discorso si farebbe molto lungo...
Quanto sopra dimostra comunque,
a mio avviso, il pericolo di un irrigidimento dogmatico in nome della lotta al cosiddetto « relativismo teologico » : mi sembra quanto di più « antievangelico » ci possa essere e la Chiesa Melodista, che tale rigidezza formale non ha mai avuto, può insegnarci qualcosa in proposito.
Saluti cordiali.
Adriano Donini
Ha ragione di invitarmi a richiedere, per coerenza, Vabrogazione della Atto dichiarativo » votato dal Sinodo del 1894, anche se esso reca ben
netti i segni di quel carattere moderato e equilibrato che è stato definito
uno dei carismi valdesi, e se esso ha
poco o nulla in comune con la posizione di cui stiamo discutendo que.ste
settimane. Le faccio però notare che
su questo « Atto » non ha influito
tanto il clima pietista del Risveglio,
come Lei sembra dire, quanto piuttosto quello razionalista e spiritualista
del liberalismo teologico: proprio quello contro cui il pietismo si era levato
(v. certe lettere di Félix Neff!), e che
continuamente affiora nella chiesa.
Soltanto, la risposta pietista si poneva
sullo stesso piano, e alla religione delVinielletto contrapponeva quella del
cuore (risveglio), immiserita in un
sentimimtalisnio acritico e anti-culturaI le di cui la parte avversa orerà buon
I gioco di sorridere. Mi pare che ValterI nativa non sia: rigidezza dogmatica o
I lihr-ìtà del sentimento redigioso (Vuna
e Valtru possono essere ugualmente
svincolate dalla norma della Parola
vivente), ma piuttosto: Din con la sua
Parola o Vuomo con i suoi pensieri
e sentimenti. £’ ciò che i Riformatori, riecheggiando i profeti e gli apostoli^ hanno chiaramente sentilo e vissuto, mentre noi stentiamo tanto a
farlo. Nè credo assolutamente che in
questo il meiodismo ci possa essere di
richiamo e di esempio.
L^auiorltà
della Parola
Un lettore, da Torre Pellicc:
Caro Direttore,
La ringrazio per la Sua risposta alla
mia lettera, risposta che per la .sua
estensione e i suoi interrogativi sembra essere un invito a varcare i confini del problema che avevo posto (sul
quale, nei termini in cui Tavevo posto, Lei corlescmenle concorda).
Voglio tentare di chiarire il mio
pensiero, cercando però di restare possibilmentc nei confini dell’argomento
posto.
A questo scopo eviterò di commentare quanto Lei asserisce sulla affinità
fra « Eco-Luce » e pulpito, e sulla
impossibilità per entrambi di essere
altro che ciò che Lei descrive.
Premetto di non poterla accusare
li orgoglio più di quanto potrei accusare me stesso. Ho espresso il mio pensiero al riguardo molti anni fa con
Ire atti e una prefazione pubblicali
da Guanda, in cui identifico l’orgoglio
con il primo peccato.
Da tale pensiero consegue, per me,
che la tensione del « reformata-reformanda » non dovrebbe portare a quella certezza per cui si confuta Taltrui
orrore, bensì a quella personale verità
che, come leggo sul programma di
Agape 1966, « non voglia restar chiusa 'dia verità deH’altro ».
In questo clima, proprio perchè il
riconosce la propria unilateralità, gli contrappongo il Luzzi (entrambi, salvo errore, firmatari della
stessa confessione dì fede) e non obIto alla aualìfica di unilateralità
attribuita da Lei al Luzzi. Ma perchè
usare 1 aggettivo « tendenzioso »? non
c un chiudersi alLaltrui verità con un
giudizio morale? (Non intendevo dare
al termine ^Hendenzioso^^ il senso di
un giudizio morale: riconosco comunque Vuso infelice, e me nc scuso.
N. d. r.).
Passando a un altro punto, riconosco che, nella mia brevità, ho usato il
vocabolo « Controriforma » con un riferimento particolare. Alla luce della
psicologia, ritengo che la Controriforma sia stata in buona parte determinata da quella « volontà di potenza »
che sta rinchiusa nell’inconscio collettivo. Analoga causa determinante io
vedo nella nuova ortodossia, che le
circostanze storiche possono ben spiegare. E qui, per chiarezza, lasciando
da parte Bonhoeffer che, a causa della
sua morte precoce, ha lasciate incompiuta resposizione ilei suo pensiero
(tanto che Lei pone l’interrogativo « o
senza chiesa? » sul mio accenno al
Cristianesimo senza religione che, se
non erro, è un’idea incompiuta di
Bonhoeffer) prendiamo Tillich (coetaneo di Barth e come lui professore di
Teologia e perseguitalo dal nazismo),
il cui pensiero a me appare una evoluzione in confronto al pensiero di
Barth che a me appare una involuzione.
Ho cercato di chiarire per rispondere ai Suoi interrogativi. Ma mi domando quanto ho chiarito p. es. citando in blocco il pensiero dì Tillich, di
cui forse molti lettori della « LuceEco » non hanno mai sentilo parlare.
Sono peraltro sicuro di aver chiarito
a Lei il mio orientamento.
Ma affinchè tutto ciò non resti teoria, vediamo un caso pratico
C'è chi, orientato come me, è rimasto membro di chieda. Se ha un
senso di respon.sabìlità, è probabile che
Io abbia fatto con la sjieranza che un
giorno la Chiesa si orienti come lui.
E’ stala, mutatis-mutandis. la posizione di Buonaiuti.
Cè stato chi, orientalo come me,
ha chiesto di essere cancellato dalle liste dei membri di chiesa, e questa
cancellazione non è stala fatta. Se ha
un senso di responsabilità, deve interpretare questa non avvenuta cancellazione. Per es. può pensare che si
spera ch'egli si ricreda ascoltando la
confutazione delle sue idee. S’egli ri
liene che ciò non possa avvenire, dovrà insistere nelle dimissioni. Oppure
potrà arguire che, pur con le sue idee
può restare membro di chiesa, e vedere le sue idee (la sua verità) rispettate, tollerale e non necesiiariamenle
confutale.
Con vive cordialità.
Gustavo A. Comba
Mi lascio psicanalizzare a Suo piacere. Ma la Sua lettera mi conferma
nella convinzione che per Lei la Po
rola di Dio — la Bibbia — non è la
norma assoluta, esclusiva r vivente
della Sua fede, bensì strum.mto del'i
Sua psicologia religiosa: Le fornisce
dei pensieri, non forma il Suo pensiero. Ecco allora la relativizzazione della
verità che Lei presuppone, una verità
che si rifrange in innumeri iwrità
parziali (e magari complementari, a
livelli diversi, come insinua il cattolicesimo in processo d'integrazione?)
quante sono le svariate psicologif
religiose umane. E ricordo ciò che
e stato affermato con penetrante.
eoncòsione.' la rivelazione di D o. la
sua Parola è LOGOS, non DIALO
GOS. fin dal tempo del Patto abrami
co e di quello mosaico: è cioè nffer
inazione sovrana, non discussione con
Vuomo. ”/ miei pensieri non sono i
vostri pensieri'’, e sono questi suoi
pensieri che Egli vuole amorevolmen
te ma sovranamente rivelarci. E’ quan
to ha compreso anche un uomo in travagliata ricerca come Giobbe: non con
un senso di frustrazione, ma trovando
pace nella gloria di Dio.
4
pag. 4
N. 3
21 fícnnaio 1966
Alla Scuola Evangelica di ''Cappella Vecchia,, a Napoli
Scolari e famiglie
riuniti attorno
all’albero di Natale
Il 23 Dicembre 1965, giorno che precede
le vacanze natalizie, per la 105^ volta, la
Scuola Evangelica di Cappella Vecchia, sita
in Napoli, Via dei Cimbri N. 8, h;i riunito
intorno all’albero di Natale, nel Tempio Valdese, tutti gli scolari e le loro famiglie.
Tale riunione ricorrente ormai ha il valore d’un rito indispensabile :— come rileva il
fattivo ed instancabile presidente Mie hele
Andreozzi con la sua ardente parola — che
serve a rinnovare il profondo sentimento di
fraternità che deve animare i buoni Cristiani ed a rilevare il continuo progresso degli
scolari e Tabilità dell’àlacre direttrice, Sig.na
Pariante, e delle sue lodevoli e preparate collaboratrici.
Il Tempio era letteralmente affollato al
completo — moltissimi folti gruppi di persone in piedi — di pubblico affluito del tutto
spontaneamente. Moltissimi gli estranei, gli
sconosciuti attratti dalla nota attività della
scuola. La Chiesa Valdese, sorgente nel cuore
d’un quartiere molto popolare, compie il suo
dovere d’essere, cioè, formatrice di coscienze
cristiane là dove il senso etico, investito da
molteplici urgenti bisogni e dall’indigenza,
potrebbe -esser travolto come un ponte dalla
piena straripante.
In questa breve considerazione modesta appare chiaro allo spirito vigile degli osservatori il carattere missionario sia del tempio
che dell’indivisibile attività collaterale della
scuola, la quale agisce con ritmo costante
sull’età più plastica e formativa.
Ha parlato per primo il presidente del comitato scolastico, illustrando quanto è già
stato attuato per sempre migliorare la scuola.
Poi ha voluto rivolgere un augurio fervido
agli alunni ed alle loro famiglie nonché a
tutti i presenti, affinchè ricordino in questi
giorni d’intensificare le opere di bene, secondo gli ammaestramenti del Vangelo. Ha ceduto la parola al Prof. Gaetano del Giudice,
vecchio educatore e scrittore di problemi pedagogici, il quale ha visto nell’albero di Natale i’erablema della scuola, cioè il tronco
con le sue radici che servono a nutrire la
pianta fino ai rami, i quali possono significare le varie materie d’insegnamento, prima
fra tutte quella che fornisce l’equilibrio morale. Ha spiegato perchè « rumanità ha più
bisogno d uomini buoni che d uomini grandi » ed ha accennato al significato delle altre materie, soffermandosi a far notare come
il fanciullo nelle aule scolastiche abbandoni
gradatamente il dialetto, appreso neirambiente familiare e talora nella strada per conquistare la lingua nazionale che permette all’Italiano della Sicilia d’intendersi con l’Italiano del Piemonte. Ha insistito nel vivificare la poesia del Natale ed ha chiuso il suo
dire col ricordare che siamo tutti fratelli e
che il nostro compito terreno è quello di
C’était
un bon vaudois
Cette expression qu'on lit souvent dans
les néehrologies de nos hebdomandaires
avec la phrase qui sui't: « il aimait arpenter nos routes en admirant nos montagnes bien aimées auxquelles il ■pensait souvent avec nostalgie lorsqu'il était à l'étranger, bien loin... » n’a jamais manqué de
me faire réfléchir.
« C’etart un bon 'Vaudois » mais au juste
que faisait-il pour mériter cet appellatif?
Il prenait bien garde de s'intéresser activement à son église. Il aurait bien pu
offrir à son Pasteur ses talents de bon administrateur qui lui avaient mérité une retraite généreuse, mais nostre « bon Vaudois » pensait qu’il valait mieux ne se
mêler de rien. « quand même », disait-il,
« il y f.ura toujours des déficits ».
Quant à recouvrir des charges de conseiller de la commune ou hien pire de
maire de son village, à quoi hon? La politique est si sale!
,\insi. laissait-il aux personnes moins
douées et capables que lui et peut être bien
plus ambitieuses, de veUler à administrer les
fonds de son église et de diriger le bien
public, mais à sa mort on aurait écrit
quand même : « C'élail un bon Vaudois «
et il aurait eu droit à l’absolution de son
indifférence.
Pour vivre heureux. vivons cachés
pourrait bien être le slogan du « hon Vatidois ». Amplius
CANTO SACRO
Si avvertono i Signori Pastori e Direttori
di cori che è a loro disposizione l’Arrhivio
della Commissione per il Canto sacro. Esso
è consultabile ogni giorno della settimana
presso la Libreria Claudiana di Torre Pellice.
L’Archivio comprende oltre 300 brani (corali, cantici, cori sacri e profani, canzoni popolari e brani di autore). Si prega di attenersi alle disposizioni accluse.
La Commissione del Canto Sacro.
amarci, di amare specialmente queU’infelice
che c’è nemico.
Ha concluso la parte iniziale della festa il
Pastore Davide Cielo, il quale ha voluto, con
persuasiva chiara parola, insistere sul profondo significato del Natale, il quale non deve essere confuso con la baldoria festaiola,
con i tripudi esclusivamente esteriori, con i
divertimenti di valore esclusivamente materialistico, bensì dev’essere costantemente la
rinascita sempre attuale del più grande Evento che la Storia annoveri.
Conclusasi in tal modo la parte iniziale
della festa, ecco il momento in cui agivano
esclusivamente i fanciulli. Un prestigioso
alunno della IV Classe — una vera specie
di Mike Buongiorno o d’imperturbabile Cor
rado in miniatura — sveltissimo presentato,
re, armato di lungo programma, instancabilmente, argutamente, talora comicamente faceva salire, a tempo giusto, sulla scena sempre viva un gran numero di graziosi suoi
compagni di tutte le classi, i quali, addestrati
encomiabilmente, recitavano poesie, dialoghi,
scenette comiche o patetiche intervallati da
canti religiosi ed inni natalizi, talché poteva
notarsi anche la buona preparazioiìe musicale degli alunni.
A questo punto la folla degli spettatori
non s’accorgeva più d'essere stata trascinata
a calorosi prolungati applausi.
Durante la festa sono state scattate parecchie fotografie a ricordo della riuscitissima
e lieta manifestazione che ha avuto un carattere elevato sia religioso che scolastico.
Gli alunni, dopo d’aver entusiasmato il
pubblico, dopo aver concluso la festa con un
inno corale al quale hanno partecipato tutti
i 130 bambini, sono ordinatamente rientrati
nelle rispettive aule, dove hanno ricevuto in
dono un pacchetto di dolciumi vari c frutta.
G. del G.
Z U F IGO
Le ((Validità della liifurtiia, og^i»
discussa ili una pubblica couferenza
In novembre, la n-istra eoiinini'tà ha sentilo la neces.s!là, dopo la eclehrazione della
Rifo:ma, di aipprofondire il s'gnifìca'-o attuale de’ grande movimento rinnovatore
della Crii'ianilà al XVI secolo.
Fu diVaniata una circolare ed a quanti
la richiedevano fu inviata copia del numero de « La Luce », .sul quale era apparso
rotliino articolo del direttore « Ragioni
durevoli della Protesta ». Così ogni interlocutore arrivò preparato e quanti non poterono presenziare inviarono il loro parere
per iscritto. La discussione sulla « V(didilà
della Riforma, oggi » raccolse così, circa
trenta partecipanti, che per due ore affrontarono U iproblema e lo esaminarono con
pertinenza, (on serietà e con competenza.
La tendenza era fortemente protestante, e
si è notato che, oggi, nei paesi protestanti,
più ancora che nei paesi di minoranza
evangelica, è necessaria una incisiva rivalutazione dei motivi fondamentali della
Rilforma, sempre validi ed attuali, con una
preparazione accurata, dato che molti orotestanti indigeni non sanno, o non vogliono, testimoniare della propria ( ?) fede, adducendo il facile pretesto del rispetto delle
opinioni' altrui.
Contro un certo qaalunqùiSiriò assai diffuso, abbiamo sentito fortemente un nuovo aspetto della nostra presenza di evangelici italiani in Isvizzera: presentare, con
unii'ltà e con fermezza, il valore sempre
attuale dei primeipi fondamentali della Riforma che molti eredi ( ?) diretti sembrano
dimenticare o trascurare. E. E.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
GENOVA
SUSA-COAZZE
Il Pastore Aldo Sbaffi e la Signora hanno
lasciato la nostra comunità il 14 novembre ;
è stato il culto di addio, e li abbiamo salutati, al pomeriggio, in un’affollata riunione
di membri di chiesa valdesi e dì altre comunità evangeliche. Il vice-presidente del Consiglio di Chiesa, Anziano Alberto Durand,
ha rivolto loro il più caldo e grato saluto e
augurio; il past. Sbaffi ha ricordato i fatti
salienti di questi anni vissuti insieme, e seguivano vari interventi cordiali. Ora, in at’ tesa che Tassemblea elegga il proprio conduttore, il cand. theol. Bruno Rostagno svolge il
ministero pastorale (mentre a Sampierdarena,
tre settimane su quattro, presta il suo servizio il past. Severino Zotta, da Rimmi), efficacemente coadiuvato da molti fratelli e sorelle.
— Ottimamente riuscito il bazar, organizzato dalle sorelle dell’U.F.; impegnati i giovani (quelli che vengono...) in vari cicli di
studi, fra cui segnaliamo quello sullEpistola
ai Romani, e in una campagna di colportaggio : a due a due, visitano le famiglie della
comunità presentando le pubblicazioni evangeliche, e arricchendo così quel servizio che
ormai da anni svolge la nostra esposizione
libraria all’uscita del tempio. Si lamenta invece. oltre a una presenza un po’ saltuaria
alla Scuola domenicale (che si tiene durante
¡1 culto), la scarsissima partecipazione al bre.
ve culto che, dalle 10.20 alle 10.30, dovrebbe raccogliere tutti i bambini nel tempio, prì.
ma di ripartirsi nei gruppi : è essenziale che
i genitori avvertano Timportanza deH’elemen.
lo culto, preghiera e adorazione, nella formazione cristiana dei loro figli!
— La festa delTalbero sì è tenuta nel pomeriggio della domenica 19 dicembre, con
buon risultato grazie alla collaborazione delle monitrici: la sera, culto ecumtnieo nel
nostro tempio, presieduto dal past. S. Melchert. Il 22 l’Unione Femminile ha avuto
una bella riunione di preparazione al Natale,
e il 23, in un incontro con il gruppo de « Il
Gallo », .si è letta la Bibbia e si è pregato in.
sieme, in preparazione al Natale. La domeni.
ca 2 gennaio il culto è stato presieduto dal
past. Zotta.
— Dalla metà dicembre a line gennaio si
stanno tenendo settimanalmente nei vari
quartieri cittadini una serie di riunioni quartierali sul tema: «La politicizzazione della
Chiesa ». Ne riparleremo.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Janin Elsa, Ivrea L. 500: Benedetto Berta,
rione Bice. Ivrea 500: Jalla gen. Davide,
Tvrea 500: Eynard Susanna, Torre Pellice
200: Soulier Simona in Seapin. S. Germano
50: Jalla Elisa, Luserna S. Giovanni 500: Ri.
bet Federico, Canada 1.585: Mìebelin Salomon Susanna, Villar Pellice 500; Rivoir gen.
Adolfo, Torre Pellice 500; Monti Iginio, Pinerolo 500; Bellion Giulio, Torre Pellice 500;
Balma Giulietta, Parma 500; Godine Livio,
Canada 1.610: Scorza Frank, U.S.A. 100;
Roncaglione Giovanni. Pont Canavese 500;
Carletti Maria, Pinerolo 500; Coslabel Eli.
Svizzera 200; Gonin Ia)uìs, PVancia 2.055;
Venturi Irma, Villar Perosa 250; Serre Samuele. (id.) 200; Gaydou Ada, Luserna San
Giovanni 200: Gay Elda, Torre Pellice 1.000;
Ribct Edina. Torino 1.000; Be.sson Iride, Luserna S. Giovanni 250.
Grazie! (conlinua)
PRO VALLI
Offerte per la « Gianavella » : Doti. Osvaldo Coisson, Firenze, L. 10.000. La « Pro
Valli » ringrazia.
A Susa, i genitori Franco Gay e Laura
Pons di Sant’Arabrogio con padrino e madrina e circondali' anche da un folto gruppo
di (parenti venuti da lontano, hanno presentato per il battesimo il loro bimbo Massimo al principio della Festa deL’.Xlbero
di Natale: continui' il Signore, nella sua
bontà, a benedire e il bambino e i suoi
genitori.
Ringraziamo Iddio, la Festa dell’Albero
di Natale a Coazze e a Susa è riuscita sia
per la «bravura artistica» (!) dei bambini
coadiuvati dai giovani sia per il concorso
delle Comunàà e di fra'.elli e di amici con
noi per la circostanza.
Rinnoviamo i nostri ringraziamenti al
Pastore Baldi di Torino i! quale ha presieduto il Culto di Natale a Coazze.
Dopo una ventina di anni che era partita con la famiiglia per il Bra.sile la nostra sotella Irma Gagnor di Condove è venuta a rivedere i parenti e Pabbiamo avuta con noi al Cui'.o alcune doineniclie. Prima delle Feste essa è ripartita per Rio de
Janeiro. In preghiera pensiamo a Lei. alla
sua famiglia compresa la nostra sorella
Teresa Croce, sopr^luUo i'n que.sii giorni
di prova mentre simpatizziamo con quei
tanti brasiliani sinistrali dalle alluvioni.
Culto radio
ore 7.40
Domenica 23 gennaio
Domenica 30 gennaio
Past. AURELIO SBAFPI
FRALI
Alcune famiglie della nostra Comunità
sono state recentemente visitate dal lutto.
Si è spento a Villa il nostro fratello Giovanni Garrou, all’età di 86 anni; costretto a letto da lungo tempo il suo trapasso è però avvenuto improvvisamente, i] mattino del 27
dicembre. La Comunità ha espresso alla sua
compagna ed ai familiari la sua simpatia in
occasione del funerale avvenuto il 29. Esprimiamo pure la nostra solidarietà fraterna ad
altre famiglie che sono state colpite nei loro
affetti con la perdita di parenti non residenti
nella Comunità: Adelaide Richard (Villa) ha
perso la mamma deceduta a Pomaretto il 3
dicembre e sepolta nel cimitero di Fontane.
La madre di Enrichetta Ghigo (Ghigo) e
Alina Menusan (Indirilli) è deceduta a Villasecca il 26 dicembre. Anche Rostan Giovanno Stefano e Marcello di Pomieri hanno
perso la loro madre, spentasi a Maniglia ITI
gennaio.
Segnaliamo la numerosa cd ordinata
partecipazione alla S. Cena in occasione del
culto di Natale e del giovedì seguente. Ci
rallegriamo per ToUima esecuzione della Corale come pure per la riiiscila ‘’ernta dei
liamhini, organizzata o curala dall’lns. Sig.na
Liliana Viglìclmo la sera stessa di Natale.
II 31 ilicenibrc, nonostante gli impegni di
parecchi giovani, è stalo possibile organizzare una bella serata unionista nella quale abbiamo atleiio assieme ranno nuovo in un
simpatico spirito di cordialità e serenità.
-- Vivo successo ha ottenuto la serata del
9 gennaio in occasione della quale l’Unione
Giovanile ha presentato la commedia in 3
alti : « Quel grand’uomo di papà », od i
membri della banda miisicale di Frali, oltre
che offrire l’ormai tradizionale collaborazione musicale, hanno interpretato la intramontabile « Classe degli asini ».
Ci congratuliamo vivamente con quanti si
sono impegnati per il buon esito di tutte queste attività.
NAPOLI (via dei Cimbri)
Bazar. — L’annuo Bazar di beneficenza,
organizzato dalla nostra U. F. ha avuto luogo il 18 c 19 dicembre; il risultato è stato
soddisfacente. La data fissata per il Bazar era
quella del 28 novembre, ma per quel giorno
il Consiglio dei Pastori aveva indetta una
riunione iuterdeiiominazionale per l’esame
delle decisioni del Congresso Evangelico in
vista di una Federazione delle Chiese, per
cui è stato necessario rimandare la nostra
vendita di beneficenza.
Le festività di Natale e Capodanno hanno
portato un certo esodo da Napoli di alcune
famiglie della nostra Comunità. Il loro vuoto
ai culti è stato colmato da vari amici e fratelli di altre località venuti a passare le feste
a Napoli e che abbiamo accolto con piacere.
Specialmente il culto di Natale è stato particolarmente affollato, con ampia partecipazione alla S. Cena. In quell occasione la colletta, che aveva per scopo preciso la beneficenza, ha largamente superato tutte quelle speciali degli acni precedenti. Anche la sottoscrizione per l’Albero di Natal.i ha dato una
somma supcriore a quella degli anni passati.
La festa per i nostri fanciulli ha avuto luo.
go nel pomeriggio del 26 dicembre. Vi parte,
cipava anche un bel gruppo di ragazzi della
Chiesa di Caivann con i loro pareii;i. Il semplice programma di poesie e dialoghi si è
svolto alternando i piccoli attori di Napoli
con quelli di Caivano i quali si Si no fatti
onore con la recitazione di lurghi brani delle
S. Scritture, con un coro c col canto a-solo
di un ragazzo. Particolari applausi sono stati
attribuiti alla piccolissima Astrid Schuurmans, della nostra Comunità, una biondissima olandesina che con gran disinvoltura ha
cantato una canzoncina di Natale.
Agape fraterna. — La sera del 30 dicembre, una trentina di giovani e... meno giovani
si è riunita nei nostri locali per una cena di
fine d’anno. Molto affiatamento, allegria e
buon umore hanno caratterizzato questa simpatica tradizionale riunione.
Adunanze di preghiera. — Per decisione
del Consiglio dei Pastori, ogni primo venerdì
del mese, alle ore 19, i fratelli delle varie
Chiese Evangeliche si riuniscono per un’ora
di preghiera in comune su temi che riguardano la nostra fede e revangelizzazicne.
Battesimo. — Al culto della domenica 31
ottobre è stalo battezzalo il piccolo Giuseppe figlio di Antonio Mosca e della nostra sorella Alba D’Angelo. Auguri sinceri al piccino. ai suoi genitori e a tutta la famiglia
D Angelo che fa parte della nostra Comunità.
Culle. — I nostri sentiti auguri anche alle famiglie dei nostri fratelli Mino Simeone
e Lidia Simeone in Landolfi per la nascita
nelle due case di due bimbette, la priraogenila per 1 ing. Mino e la lerzogcnita per la
signora Lidia. Ci rallegriamo anche coi felici
nonni ing. -Alberto e Maria Luisa Simeone.
Lutto. — La nostra Comunità ha vivamen.
le partecipato al lutto che ha colpito la famiglia dei Pastore Ciclo con la dipartenza
della nostra sorella Maria Sammarco in Lojacono, madre della signora Cielo. La defunta
abitava da circa dieci anni a S. Salvatore Telesino, ma era felice quando poteva venire
a Napoli e partecipare ai culti. Lascia uu
caro ricordo nella Comunità che la rivedeva
sem]u'e con piacere. F. F.
POMARETTO
Keeontenienic è stalo celebrato il servizio funebre di Memisan Maria Maddalena
nata Poi-t: ringraziamo l'I collega Hivoira
per la collaborazione presliila e esprimiamo alla famiglia del nos.ro diaeono Vitale
.l.ihier e parenti tutti la nostra simiiatia
Ringraziamo il doti. Clandio Tron per
il me.ssaggio rivolto alla nostra chiesa la
domenica 2 gennaio in occasione dei due
culti : una preziosa collaborazione.
Ricordiamo: domenica 30 c. m., <ulio
alla Cappella del Clot Inverso, ore 10,30.
e la stessa domenica recita della filodrammatica della Cadetta e della Scuola Materna, ore 14,30.
I
per la Chiesa di Rio Marina
Per Evungelina Acinelli : Elvina e Alher
lina Lunghi da New York in memoria del
la zia, L. 12.000; Sigg. Piccioli da Firen
ce 10.000; Sig.ra Susanna Jouvre da Alessandria 3.000; Sorelle Palanca .5.000; Squarci
Adtle d iir.'Vustralia 1..500; Famiglia Acinelli.
Ballini in meni, della madre, ,50.000; Mario
Cignoni da Roma 3.000.
Per Giuliettina Giannoni'. Giulia e Adelina Palanca in mem. della zia, L. 10.000;
Meier Edwin da Roma 10.000; Rosina Falanca in Meo da Genova 5.000; Uva Miele e
Salvetti Mimi 1.000; Paoli Antonietta 500:
Specos Adele 500; Adclma Piccioli da Firen.
ze 500; Famiglia Acinelli 5.000; Libero Ban.
chetti In mem. Ev. Acinelli e G. Giannoni 20.000.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)>
RINGRAZIAMENTO
Ade Varese Theiler, nella assoluta
impossibilità di rispondere a tutte le
care persone ohe Le hanno saputo dimostrare la loro affettuosa simpatia,
in occasione della dipartita del marito
Giorgio Varese
colla presente esprime la sua più vivo
riconoscenza a tutti.
Piccolo Chalet
Torre Pellice, 17 gennaio 1966.
« Il dono di Dio è la vita eterna
in Cristo». (Rom. 6: 23)
Il Signore ha richiamato a Sè
Maria Sammarco
in Lojacono
Addolorati per la separazione, ma
conirotati dalla fede in Dio, lo annunziano il marito, le figlie Licia e
Eliana coi mariti ed i figli, la sorella
Elena, i cognati e le cognate, i nipoti
ed i parenti tutti.
S. Salvatore Telesino (Benevento)
5 gennaio 1966
RINGRAZIAMENTO
Maddalena Menusan
ved. Poet
ringrazia sentitamente tutti coloro
che presero parte al suo dolore.
Pomaretto-Traverse 3 gennaio 1966.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del caro compianto
Guido Mourglia
profondamente commossa per le dimostrazioni di affetto e stima tributate al caro Estinto, ringrazia tutti
coloro che di presenza, con fiori e
scritti, hanno partecipato al suo
grande dolore.
Un grazie particolare ai Sigg. Pastori Deodato e Genre, ai Sigg. Medici e Reverende Suore dell’Ospedale
E. Agnelli.
Bricherasio, 29 dicembre 1965.
Wt
di Scevola Paolo
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