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fieni Shalotn edificato su presup
P^sti e volontà nuove. Noi non siainfluenti capi di stato; però, pur
nella
nostra impotenza, possiamo
chiedere in preghiera che anche in
raele-Palestina si ricominci a mo®re il proprio volto ai fratelli.
Paolo Ribet
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
■ BIBBIA E AnUALITÀH
BERITH
SHALOM
«Il mio patto di pace non sarà riIsaia 54, 10
Tra Israele e il suo Dio vi è stato
un periodo di forte conflitto, Dio
stesso lo riconosce: «Ti ho per un
momento nascosto la mia faccia» (v.
8). Le espressioni che vengono usate
in questi versetti dicono quanto
grande fosse l’abbattimento di Israele: «donna sterile», «tu che non provavi le doglie del parto». Sono immagini della prostrazione a cui il popolo
era arrivato, tanto da domandarsi
perché Dio li avesse abbandonati. Ma
ora tutto cambia, l’amore presto o
tardi finisce per imporsi. Ora il popolo è chiamato a esultare, perché il
tempo della vergogna è finito. Tanto
profondo era prima il dolore, altrettanto grande è ora la gioia. Si può così esortare ad allargare le tende e
'rafforzare i paletti, perché quelle famiglie che si erano isterilite torneranno a essere feconde, dove regnava
la tristezza ora si sentiranno risuonate le risa. Non solo: la promessa del
Signore è quella di un amore eterno,
fermata da un patto che non potrà
essere rimosso. Berit Shalotn: Dio
stende un patto di pace col suo popolo. E questo varrà per sempre!
NOI, che guardiamo alle affermazioni dell’Antico Testamento
attraverso la prospettiva di Cristo,
leggiamo in queste parole il sigillo
della croce e della resurrezione che
Dio stesso ha apposto al rinnovato
rapporto con noi. Un patto di pace è
possibile non perché gli uomini possono diventare più saggi, o perché,
rientrando in se stessi o affinando la
loro cultura, possono fare emergere
la parte migliore di loro stessi. No, lo
abbiamo visto mille volte nella storia
che i popoli di più alta e raffinata
cultura sono capaci delle peggiori
nefandezze. Esso è possibile soltanto
perché Dio si è mosso nei nostri
confronti, è venuto verso di noi e si è
fatto carico della nostra condizione.
Nel Cristo, crocifisso e risorto, possiamo vedere la «firma» del patto che
Dio ha steso con noi.
PER questo non può non sanguinare il cuore quando il conflitto
ha israeliani e palestinesi si acuisce
giorno dopo giorno, in una escalation di terrore e di violenza. Due popoli, fratelli dal tempo di Abramo, si
sono infilati in un vicolo senza altra
Uscita che non sia l’annullamento
ilcll’uno da parte deH’altro. Un patto
•li pace non può riguardare solo Dio
c il suo popolo, senza interessare i
fupporti coi fratelli. Per questo assistiamo Sempre più esterrefatti e atterriti a quanto avviene. L’impressiotje è che ogni volta che si sentono
oelle recriminazioni (loro fanno
Attesto, per cui noi dobbiamo fare
Auest’altro), ci si allontani di fatto
valla pace e da ogni possibile convi'’eiiza. Come si può costruire la pace
da più di cinquant’anni si semina
Auotidianamente l’odio a piene maui? L unica strada è ripartire dall’iniPer costruire un patto di pace.
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino. Contiene I.P.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
SPIRITUALITi
w L'Evangelo per gli adolescenti
di C. LUPI, L. ANZIANI, A. DE ANCELIS, A. MAFFEI
Euro 1,14
ECUMEN
Lettera pastorale
delle chiese argentine
I problemi del lavoro dopo lo sciopero generale e in vista del 1° maggio
L'Italia dei diritti e dei doveri
La regola aurea della democrazia è che vince sempre chi sa e vuole trattore, aprirsi
e convincere. Solo la condivisione trasformo la realtà quotidiana di un intero paese
DORIANA GIUDICI
LO sciopero generale del 16 aprile
con la sua massiccia e variegata
partecipazione ci ha introdotto in un
periodo (il ricordo del 25 aprile e il
prossimo appuntamento del 1" maggio) in cui sembra che l’Italia dei «diritti e dei doveri» voglia, dopo anni
di silenzio nelle piazze e nelle vie
delle nostre città, riprendere in mano la partita della partecipazione.
Chi ha seguito i vari cortei e le varie
manifestazioni del 16 aprile ricorda
come, forse, il sentimento più diffuso era: «Devo e posso dire la mia». Il
merito va ai sindacati, tutti, che sono
riusciti, ancora una volta, a intercettare quella voglia di protagonismo e
di critica che per alcuni sociologi si
era affievolita e per altri, addirittura,
era scomparsa. Nessuno, forse neppure gli stessi organizzatori, speravano in tante presenze, ma soprattutto non immaginavano la gioia, la
voglia di esserci, il desiderio di ritrovarsi per tornare a discutere e a confrontarsi. Sono tutte state manifestazioni tranquille, perché percorrendo
la strada verso il solito, tradizionale
comizio, ciascuno godeva del rinnovato piacere di «fare politica».
Nessuno si illuda che il popolo italiano possa tornare a «irregimentarsi»: ormai in ognuno di noi cova il
sottile desiderio di vivere la democrazia con i suoi riti, non morti né
desueti ma sempre irrinunciabili,
perché con queste modalità (dialogo,
partecipazione, organizzazione solidale) e solo con queste, si cresce nella democrazia. Certo, per molti, lo
slogan più gridato riguardava l’art.
18, ma in realtà il 16 aprile quell’articolo è diventato il simbolo di tante e
diverse cose. È stato finalmente chiaro a tutti che, in Italia, viviamo un
drammatico dualismo tra crescente
benessere economico di una parte
dei cittadini e rafforzamento, ampliamento, consolidamento; per altri,
di condizioni di lavoro difficili, penose, spesso addirittura illegali. L’economia sommersa, antico male del
«sistema Italia» degli Anni Sessanta,
persiste, e cerca di mimetizzarsi in
forme nuove. Quel popolo che ha
partecipato allo sciopero generale ha
capito che quelle furbastre scappatoie (non pagare i contributi, non ri
spettare i contratti, abusare dei con
Segueapag. 15
Il primo turno delle elezioni presidenziali
Deriva nazionalista in Francia?
Il vento di destra ebe sta soffiando
sull’Europa ha investito anche la
Francia dove, da cinque anni, governa una compagine di «sinistra plurale» guidata da Idonei Jospin, di cui
tutti hanno sempre riconosciuto serietà, competenza, sobrietà e rigore
«protestanti». Ma proprio queste tipiche caratteristiche protestanti di
Jospin (che è di origine riformata
calvinista) sono state il suo tallone
di Achille. Per cinque anni ha saputo gestire con successo una sinistra
dalle cento anime, ma nel momento
decisivo non ha saputo trovare il
messaggio forte capace di mobilitare un elettorato sostanzialmente distratto, preoccupato soprattutto
della propria sicurezza e del proprio
benessere, messi in forse dalla realtà
cospicua dell’immigrazione, temi
sui quali hanno puntato con decisione sia Chirac sia Le Pen.
In queste condizioni è difficil
mente comprensibile che la sinistra
sia stata così irresponsabile da presentare ben otto candidati al primo
turno. Era fin troppo ovvio che un
tale frazionamento avrebbe favorito
non tanto la destra classica, non
meno frazionata, quanto l’estrema
destra razzista, xenofoba, antiaraba
e soprattutto antisemita, proprio
nel momento in cui la Francia è il
paese europeo più sconvolto dalla ■
nuova ondata antisemita.
Non è solo colpa dell’estrema sinistra che ha presentato ben tre candidati che insieme hanno portato via
più di 11 punti a Jospin, ma anche
dell’ex ministro Chevènement, che
da solo gli ha tolto più di 5 punti.
Ora c’è solo da sperare nella rielezione di Chirac e in un soprassalto di
responsabilità dell’intera sinistra alle
prossime elezioni politiche. Ne va
dell’avvenire non solo della Francia
ma dell’ intera Europa Q’.j.p.)
Valli valdesi
Dalla Polonia in
vai Germanasca
Sono 11 e sono intorno ai quarant’
anni. Sono i minatori polacchi che lavorano attualmente nelle miniere
della vai Germanasca, dotati di una
esperienza professionale maturata in
patria, in un settore tradizionalmente
importante per l’economia polacca
Al loro paese lavoravano all’estrazione del carbone fin dalla maggiore età,
senza paura di scendere anche fino a
mille metri di profondità; poi la crisi
del settore negli Anni 90, la situazione
di «mobilità» e in ultimo la proposta
di un contratto annuale per estrarre
talco e grafite nelle nostre miniere
Ogni tre mesi questi minatori posso
no raggiungere la famiglia, ma intan
to si consolida anche l’inserimento
nella realtà sociale locale.
Apag.ll
Anno IX - numero 17-26 aprile 2002
ECO DELIBI ViALl
odegl
di DAVIDE ROSSO
^ L'OPINIONE
IN MEZZO
ALL'INFERNO
Scrivo mentre la basilica della Natività è occupata da armati palestinesi
e assediata dall’esercito israeliano;
mentre diversi campi profughi sono
stati da poco rasi al suolo e il coprifuoco limita la vita dei palestinesi e
impedisce persino il passaggio delle
ambulanze; mentre si contano i feriti
e si piangono le vittime dei kamikaze.
In mezzo a questo inferno, a cui le diplomazie internazionali non riescono
a portare nemmeno la sperata goccia
d’acqua che il ricco della parabola invocava dal povero Lazzaro, assistiamo a un altro inferno nel mondo occidentale: è la hahele deUe fazioni prò o
contro Israele, prò o contro i pdestinesi. I mass media ospitano interventi di giornalisti e di personaggi che
continuano a descrivere l’altro come
«terrorista» oppure, in hase al proprio punto di vista, come «vittima»,
come combattente per la libertà o come difensore di un’altra libertà.
In questo quadro appare patetico,
se non velleitario, ergersi a giudice,
porsi al di sopra delle parti. Come
non vedere torti e ragioni in ambedue gli schieramenti? Chi non vede le
sofferenze, i disagi, le insicurezze, i
terrori che sono diventati cibo quotidiano in quella terra martoriata? Chi,
cóme fanno in molti, non sarebbe
pronto a elencare le buone regioni
dell’un schieramento contro i torti
deU’altro, e viceversa? Seguendo questa via rischiamo di versare benzina
sul fuoco, di cercare una verità e una
giustizia che non appartiene al mondo degli umani e della politica.
Si è letto che «soltanto Israele può
fermare Israele». La frase potrebbe
essere letta in modo speculare per i
palestinesi. Sono i palestinesi che
possono fermare i palestinesi. È, per
ciò, necessario che le fazioni in lotta
all’interno dei palestinesi cessino di
fomentare odio e divisione; è necessario che i finanziatori esterni alle
varie fazioni palestinesi cessino di
mandare a morte giovani idealisti; è
necessario che democrazia e laicità
tra i palestinesi diventino parole efficaci. Allo stesso modo è necessario
che cessi l’ipocrisia del mondo occi
dentale che vuole Israele come cane
da guardia contro i paesi arabi e fa
finta di tirargli la catena. È necessa
rio che in Israele si dia ascolto alle
voci interne, che senza mezzi termini
denunciano la politica del loro governo come aggressiva, ingiusta e creatrice di crimini di guerra.
Tra le tante voci di ebrei, israeliani
e non, che si sono levate contro l’attuale politica di Israele si può citare
quella di Ishai Menuchin (New York
Times, 9-3-02); si possono ricordare
movimenti e gruppi quali Not In My
Nome (Illinois, Usa). Tra i gruppi ope
ranti in Israele ricordiamo, a costo di
fare torto ad altri:- B’Tselem, centro
israeliano di informazione sui diritti
umani nei territori occupati (è la
principale organizzazione israeliana
di monitoraggio, documentazione e
promozione dei diritti umani nella
Cisgiordania e nella Striscia di Gaza),
e poi ancora The Other /sraei (L’altro
Israele), Pace ora, Gush-Shalom
quindi Yesh Gevul (C’è un limite)
gruppo di militari israeliani che assiste i soldati che rifiutano di ubbidire
a ordini in violazione dei diritti urna
ni. Per saperne di più basta ricercare
nomi sopra ricordati in Internet (appendice.org).
Salvatore Rapisarda
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ
26APR1LJ.
«'^Ora se si
predica che
Cristo è stato
risuscitato dai
morti, come mai
alcuni tra voi
dicono che non
c’è risurrezione
dei morti?
^^Ma se non vi è
risurrezione dei
morti, neppure
Cristo è stato
risuscitato;
se Cristo non è
stato risuscitato,
vana dunque
è la nostra
predicazione
e vana pure
è la vostra fede.
'^Noi siamo
anche trovati
falsi testimoni
di Dio, poiché
abbiamo
testimoniato
di Dio, che egli
ha risuscitato
il Cristo; il quale
egli non ha
risuscitato, se è
vero che i morti
non risuscitano.
(...) se Cristo
non è stato
risuscitato, vana
è la vostra fede:
voi siete ancora
nei vostri peccati.
(...) ^^Se abbiamo
sperato in Cristo
per questa vita
soltanto, noi
siamo i più
miseri fra tutti
gli uomini.
^°Ma ora Cristo
è stato risuscitato
dai morti,
primizia di quelli
che sono morti.
^^Infatti, poiché
per mezzo di un
uomo è venuta
la morte, così
anche per mezzo
di un uomo
evenuta la
risurrezione
dei morti.
^^Poiché, come
tutti muoiono
in Adamo, così
anche in Cristo
saranno tutti
vivificati»
(1 Corinzi 15,12-22)
CREDERE NELLA RISURREZIONE
La risurrezione è l'evento chiave per comprendere Cesù, per poter credere in lui come
l'Inviato di Dio attraverso il quale Dio stesso ha infranto i portoni del regno della morte
ULRICH ECKERT
Questa meditazione ha un
taglio diverso dalla solita pagina biblica. Intende sollecitare
la riflessione all’interno delle
nostre comunità oggi, sul tema
della risurrezione che è fulcro
della fede cristiana ogni giorno
della vita. Riassume alcuni punti
di un dialogo critico sul libro «11
terzo giorno risuscitò...» di Willi
Marxsen (Claudiana, Torino,
1993) che ho avuto recentemente con un membro di chiesa.
Quale ruolo ha
la risurrezione di Gesù?
SEMBRA scontato affermare
con Paolo che la nostra fede
e la nostra predicazione sono
vane se Cristo non è risorto (1
Co. 15, 14). Senza risurrezione
non c’è speranza; se Gesù il Cristo non fosse veramente e realmente risorto, le credenti e i credenti in lui sarebbero totalmente senza speranza e sulla strada
sbagliata. Ma sappiamo che in
ogni epoca del cristianesimo è
stato nuovamente scandaloso (1
Co. 1, 18ss.) cogliere la potenza
esplosiva e non tanto logica di
quel messaggio che si riferisce a
un Salvatore morto come un criminale, che è Salvatore proprio
in quanto è stato risuscitato da
Dio stesso. Spesso questo scandalo ha provocato, specie negli
ultimi due secoli, critiche radicali, di stampo storico-critico,
che a loro volta hanno destato
scandalo. Scrive Marxsen: «Nel
tentare il “salvataggio” della risurrezione di Gesù ad opera di
Dio come avvenimento reale,
essi non riescono a vedere che
quanto vogliono “salvare” è soltanto un fantasma che non è
mai stato vivo... ma se si sostiene che la risurrezione non è stato un avvenimento, come si può
chiamare azione di Dio questo
non avvenimento?» (pp. 103s).
È ovvio che non si troveranno
impronte per l’intervento di Dio
che ha fatto «risuscitare Gesù»
dalla morte a nuova vita oppure,
come dicono altri testi, ha permesso che egli «risorgesse».
D’altronde, la fede dei discepoli
e di chi ha visto apparire Gesù
(cfr. ad esempio 1 Co. 15, 3-8),
non viene mai descritta soltanto
come frutto di idee, speranze,
sogni, visioni, estasi e quant’altro. Viene invece presentato come frutto di un reale avvenimento, avvenimento incredibile
che sicuramente supera i criteri
della percezione misurabile ma
si è verificato in modo percepibile, visibile, identificabile, nonostante le evidenti difficoltà
delle prime testimoni e dei primi testimoni. Qualcosa di «storico», cioè veramente vissuto, si è
impresso nei cuori dei discepoli
in occasione delle apparizioni
del Gesù risorto.
Giubilo pasquale
Il mio cuore scoppia in giubilo con grande gioia,
poiché ogni miseria e ogni lutto sono passati,
attraverso la tua vittoria sulla morte
tu oggi ci hai dato nuova vita, nuovo senso.
Tu hai infuso in noi tutti libertà,
la tua croce abbraccia il mondo intero!
e hai incluso tutto nel tuo amore
che ci mantiene in vita con il respirare
e con lo sperare.
Trascinami nella tua vittoria sulla morte,
affinché io viva neo-formato con te!
fa’ che io sia vittima e vincitore insieme a te.
Attorno al mio desiderio struggente
stringi le tue braccia
perché io perdoni coloro che sono diventati duri,
perché io abbia misericordia per coloro
che hanno sete di amore.
Renate Raphaele Appel-Butschly
(traduzione dal tedesco di Ulrich Eckert)
L'importanza dei fatti storici
PERCHÉ insistere sulla storicità degli eventi, deH’«awenimento chiave» della nostra fede? Trovo giusto che Marxsen e
altri mettano in guardia da una
fede che esige segni visibili, tangibili, documentabili «alla Tommaso» (Gv. 20, 19ss.). Condivido
pure diversi motivi con cui molti
esegeti spiegano che quei testi
nei Vangeli che sottolineano tali
aspetti, siano stati scritti dopo
altri come 1 Corinzi 15, proprio
per venire incontro a coloro ai
quali non bastava il mero annuncio («kerygma») da parte dei
testimoni oculari e dei loro successori. In analogia a un criterio
dell’apostolo Paolo (Ro. 14), si
potrebbe dire che testi come Le.
24, 13-35 o Gv. 20, 19-29 siano
stati scritti con particolare attenzione per i «deboli nella fede» (che comunque credono nel
Cristo morto e risorto!).
Tuttavia mi inquieta molto il
fatto che Marxsen, come altri,
concentrano le loro idee sulla
storicità della risurrezione di
Gesù soprattutto su affermazioni negative come; a) nessun testimone oculare è stato presente
nel momento preciso della risurrezione di Gesù; b) l’evento
della nuova vita di Gesù il quale
è apparso in modo riconoscibile
ai discepoli, non è spiegabile
con criteri e argomenti che reggerebbero ad esami scientifici;
c) solo alla luce di una fede in
Gesù già prima della sua morte e
risurrezione, si può anche giungere a una fede nel Risorto.
Il tutto viene poi riassunto così da Marxsen: «L’esegesi può
soltanto fare emergere che cosa
quegli autori pensassero della
risurrezione di Gesù, come vi
abbiano riflettuto sopra. Niente
di più! Con l’ausilio dell’esegesi
noi non possiamo verificare cosa accadde realmente al momento della risurrezione di Gesù» (p. 67). Con questa affermazione, l’autore descrive un reale
limite del metodo storico-critico
che pure è molto importante per
il nostro approccio alla parola di
Dio rivelata in contenitori fragili
come le parole umane tramandate per generazioni e soggette
a diverse interpretazioni ed
esperienze. Ma in riferimento ai
testi del Nuovo Testamento sugli incontri con il Risorto, non
vedo debitamente valorizzate le
affermazioni fatte in positivo
sulle apparizioni di Gesù e sulle
loro sconvolgenti conseguenze.
della risurrezione di Gesù soltanto dalla capacità di fede e
dall’esperienza di nuova fiducia
dei discepoli. Come la metteremmo allora con quei testi che
proprio ci tengono a precisare lo
stato confusionale e di incredulità in cui si trovavano i discepoli, sia davanti al loro maestro
crocifisso, sia davanti al loro Signore risorto, anche in quei testi
considerati abbastanza tardivi
dalla critica storica (Le. 24, 38ss.;
Gv. 20, 25ss.; Me. 16, lOss.)?
Certo, Marxsen dice bene:
«Quel che in origine era una
conseguenza della fede, ora è diventato il presupposto stesso
dèlia fede. Questo capovolgimento è inevitabile là dove le
persone non hanno fatto quell’esperienza di fede a cui Gesù
ha condotto i suoi seguaci» (p.
100). Ma dedurre da questa affermazione che si debba la fede
nella risurrezione di Gesù solo
all’esperienza della riconciliazione che gli stessi discepoli
hanno vissuto, significa mettere
in qualche modo in dubbio la
realtà della risurrezione di Gesù.
La risurrezione ha però cambiato radicalmente i discepoli e poi
l’andamento della storia.
Che cosa cambia
con la risurrezione di Gesù?
SCRIVE Marxsen: «La vecchia
fede venne ripresa in forma
nuova, essa rimase in sostanza la
fede precedente. Riguardo ai
contenuti della fede c’è dunque
continuità. La visione, qualunque essa fosse, non diede alla fede alcun contenuto nuovo o supplementare. Piuttosto, ha avuto
la funzione di far nascere la fede.
La fede, alla quale i discepoli
erano già pervenuti in precedenza a causa del Gesù terreno,
fu fatta rinascere» (pp. 91s).
Non sono d’accordo con l’autore perché fa credere che, in
fondo, per i discepoli l’apparizione del Gesù risorto abbia soltanto confermato in loro qualcosa che comunque c’era già e vi
era rimasto nonostante la morte
di Gesù in croce. Ancor di più,
non si può far scaturire l’evento
La risurrezione di Gesù; segno
di reale speranza senza fine
Anche se siamo cristiani e
cristiane dell’ennesima generazione e abbiamo un concetto della vita, della storia, della
realtà e in parte anche di Dio
molto diverso da quello di quasi
2.000 anni fa, per me la risurrezione di Gesù non è solo una
metafora per avere comunque
un filo di «speranza contro ogni
speranza» (Ro. 4, 18) ma è e resta l’evento chiave sia per comprendere lo stesso Gesù sia per
poter credere in lui come l'Inviato di Dio attraverso il quale
Dio stesso ha infranto persino i
portoni del regno della morte
perché anche noi oggi potessimo annunciare in parole e azioni che il Dio di Gesù, che Dio in
Gesù, che Dio attraverso la storia di Gesù vissuto, morto e risorto, ha infuso una reale speranza in questo mondo, una
speranza che ci anima già adesso per mezzo dello Spirito Santo, e che troverà il suo compimento quando Gesù ritornerà.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omileticht
Gesù
Cristo e la «
risurrezione dei cr^
ÙfìO
A près
Paolo parte non.
dalla domanda ser
sia risorto ma se sia L
ginabile e quindi
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così due afferma
ciali del credo i
l'avvenuta nsurrezioi;
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e persino di tutte le!
ture, umane. Il messa „r
della vittoria divinai comun
morte si trova ogj (tediai
fronte a idee diversis^ (te un
alla credenza nella,, mane
carnazione dell'ani^ Ifanto
una fortissirna negaa ¡farea'
di qualsiasi altra vita* [Teis
quella terrena; aliar, t
scientifica verso il nmi 1
gamento della vita;^e| f
vivai di idee con gara,
di mondi angelici eia
lici. In mezzo a qy! ‘
«mercato delle possil¡i
future», riuscirà a COI»
cere il «vecchio» e spe ¡mbiei
svuotato messaggio” te del 1
stiano, che a partire^ iloro n
fede nel Risorto sii» tuiessi
sulla speranza nella rij, o;m,a a
razione come supremoj jidiint
to di grazia che Dii) fjjiped
promesso di rivelare!! ,|)o che
trà trasformare noi,’ ¿„jem
mondo la fede in quef „
venimento chiave chei '■ ■
si lascia dimostrarecf®** ^
soli mezzi storico-crii ^alitàui
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ma per cui ci vogliono^
che gli «occhi della fedi ™
di discepoli e discepd iWuto,
spesso inaffidibili? iioprio '
Molti dicono che peri ìchiese
re tornare alla vitalepi ascolta
sone, sarebbe più loji stenza,
battersi per l'urgentei ipoprim
glioramento delle situai mare il
ni disumane che gridi lasfidur
al cielo ma che proprio ,jgj
lì non dovrebbero poi
aspettare nulla. Per crii j, „
ne e cristiani l'impej ' ,
per un tale migliorami ^ t
è pure primario.
può mai prescindere,
tro ogni evidenza di
ria delle ombre dell
te, da quell'annuncii
mo di speranza vitale
risurrezione del condì
to Gesù. Vano bendi!
bile sarebbe altrimel
ogni impegno, vanasi
be ogni speranza per
ro che non trovanoaii
comprensione o umai
su questa terra.
Ma attenzione: la
cristiana nella risurrei
non è il famoso
il popolo, che attutj
con maestria il
di bombardamenti oh *
lori corporei o psicNi
sua forza sta proprioi
l'indicare quel futuro Apasto
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che non solo ci atti« ledica:
ma che irrompe giài>! jnti. p,
nelle nostre sorti coni ,
tenza trasformatrlcal
opera dello SpiritoS®
Pertanto ogni corno*
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cristiana celebra ogoil
menica la risurrezioni
venuta del Signored
suo punto di riferiinf
con radici storicheedi
che può impregnare!*
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naie e comunitaria,
sfidati/e a farci traiti
nella realtà del R'*
che renderà
la nuova vita non so
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lessimo immaginare.
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- Giuseppe BarWJJ
Le lettere di Ps°\oBoria, Roma,
- Gùnther Boriii<*]
Gesù di Nazareth-1'
ti di quarant'anr^i ^
che sul «Gesù dei'> l
ria», Claudiana,1° '
- C. J. Den Heyj
storicità di Gesù, ‘■ina, 2000; .
- Fulvio FerrariO' ^
di credere. La '®,not
chiesa, Claudiana. A|^oran;
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Cinisello Balsamo.
- Vittorio subii*
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Perché le nostre comunità faticano così tanto a comunicare con i giovani?
L'Evangelo per gli adolescenti
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puno di grandi trasformazioni interiori, bisogna saper ascoltare e cogliere il momento
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“ iM + orrr\oratiim* r>Vici
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fiisposte, ma anche attrale interruzioni, i silenzi.
Hbriela Lio: gli adolescenti ai campi estivi
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j^oella socialità assoluta.
gli sguardi, la gestualità che
dicono la vicinanza, la volontà di ascoltare, capire un
mondo diverso per stabilire
una fiducia reciproca. Fiducia, sicurezza, considerazione, reciprocità, amore queste
sono alcune delle premesse
indispensabili, per tentare di
trasmettere la fede attraverso
la nostra testimonianza.
Poi credo sia indispensabile essere una chiesa aperta,
che accolga, che li faccia esprimere e che consideri il loro apporto un arricchimento
per la vita della comunità. Un
esperienza positiva in questo
sènso è quella che stiamo vivendo a Catanzaro dove è nato un piccolo coro di giovani
che sente la necessità di cantare ed insegnare alla comunità inni ritmati che diano la
possibilità di battere le mani
e quindi di esprimere la propria fede come piace a loro,
anche attraverso il corpo. La
nostra comunità ha risposto
in modo molto caldo e gioioso, partecipando vivamente.
Malgrado talvolta sia difficile
rinunciare a ciò che è tradizionale, alle caratteristiche
che hanno contraddistinto la
chiesa degli adulti dalla loro
infanzia, se davvero la cosa
più importante è la chiesa di
Gesù Cristo, i più anziani dovrebbero imparare a riconoscersi anche attraverso le
nuove vocazioni e accogliere
il loro modo di essere e sentire la comunità.
In questa linea ho scoperto
quanto sia importante per loro ricevere delle responsabilità dalla comunità e sentirsi
utili per qualcun altro, artche
attraverso un’azione che possiamo definire sociale. Questo può vuol dire, ad esempio, coinvolgerli nelle visite
agli anziani o in un servizio di
sostegno scolastico ai bambini o nella mensa dei poveri
che esiste in tutte le città o, se
maggiorenni, renderli parte
cipi in un servizio rivolto ai
carcerati, come stiamo sperimentando a Catanzaro. L’azione sociale ha infatti un
ruolo formativo nella crescita
degli adolescenti, perché li
aiuta a spostare il centro di
interesse da se stessi agli altri
aprendoli alla dimensione
della gratuità tipica dell’amore cristiano, troppo spesso
assente negli ambiti sociali
che essi frequentano, in particolare la scuola.
Infine, il culto. Molti fra gli
adolescenti con cui mi sono
confrontata valutano il culto
monotono, il linguaggio della
predicazione difficile, la liturgia stereotipata e il tutto è recepito da loro come impenetrabile fino alla noia. Inoltre
termini quali peccato, grazia,
sovranità di Dio, espiazione,
giustificazione sono sentiti
come troppo lontani. Forse,
in proposito, sarebbe necessario interrogarsi sui processi
attraverso i quali la parola di
Dio diventa parola per noi,
tenendo conto dell’evoluzione del linguaggio e della cultura. E allora: come portare la
bella notizia, tenendo conto
che se non è tale perde mtto
il suo significato? Se il testo
biblico potesse divenire parola nell’esistenza personale
degli adolescenti, questi potrebbero sentire che essa tocca anche le loro problematiche e imparare così ad affidarsi a Dio, lontani da angosce e timori perché scoprono
di non essere soli.
Concludendo posso dire
che affinché il dialogo con gli
adolescenti si realizzi è necessario l’impegno di ciascuno nella comunità e una fiducia smisurata in Dio e nella forza dello Spirito Santo
affinché giovani ed adulti
possano incontrarsi, riconoscersi l’un l’altro e dare dei
segni del Regno di Dio nella
collaboràzione.
ANNA MAFFEI
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normalmente non avviene. Questi ragazzi camminano poco, non conoscono la
montagna, non faticano con
il proprio corpo. Nei campi si
dà quindi qualcosa di più».
- Sul versante della testimonianza?
«Non tutti vengono con
una fede salda. Molti sono alla ricerca. Hanno delle esperienze di solitudine nelle loro
comunità perché a volte rappresentano l’unico o unica
giovane della comunità o
magari è fra i pochissimi. In
molti casi neanche frequentano la chiesa. Nel confronto
e nella riflessione durante i
campi c’è quindi una possibilità di riprendersi quella
parte dell’esperienza umana
che è la fede».
- Ricorda qualche esperienza particolare?
«Ricordo tutti i culti conclusivi dei campi che sono
momenti per i quali ci prepariamo con intensità e riassumono quello su cui abbiamo
riflettuto insieme. Sempre in
questi momenti si esprimono
anche le nostre emozioni.
Come è stato per l’esperienza
del “Living Theatre” che abbiamo fatto alla fine di un
campo nella piazza di Rocca
di Papa insieme alla raccolta
delle firme per la cancellazione del debito estero».
- Che cos'è il «Living Theatre»?
«È un’esperienza di teatro
di vita che prende spunto dalle parole. Tu parti dalle parole, dalle parole crei un’azione
e questa azione viene rappresentata col movimento. Il "Li
ving Theatre” nacque in Brasile per rappresentare la vita
degli oppressi».
- Può fare un esempio?
«Noi abbiamo lavorato sulle parole opposte come maschio e femmina, oppure razzismo, pace, e poi abbiamo
cercato di esprimere queste
parole col nostro corpo. La
parola veniva sperimentata,
testimoniata con il corpo come momento di oppressione
o di liberazione».
- E poi siete riusciti a portare i ragazzi in piazza...
«Sì. Accadono cose in quei
giorni che sono imprevedibili. Siccome in quei 10-15
giorni i ragazzi stanno sempre insieme, si possono creare condizioni tali che qualcuno di loro sente di condivìdere con gli altri esperienze anche molto forti, come la morte di una persona cara, una
malattia. Ecco, io ho visto
che queste cose i ragazzi le
sanno gestire nella compassione, nel fatto di ascoltarsi,
di abbracciarsi. A me questo
piace e penso: speriamo che
queste cose non vadano via
da loro! Ecco, noi dobbiamo
dare qualcosa di diverso dai
libri a scuola. Secondo me la
scuola italiana è troppo teorica basata solo sullo studio, ci
dovrebbe essere più attenzione al racconto, si vive non solo con la testa».
- Riescono sempre a «raccontarsi»?
«Quello che dico all’inizio
di ogni campo è che ognuno
deve dire una parola a ciascuno degli altri. Non possiamo non parlarci. In realtà è
normale che si formino dei
gruppi ma questo deve essere
superato. Tutti devono cercare di parlare a tutti. Nel corso
del primo campo che ho fatto
ho capito che qualcuno veniva messo da parte, le ragazze
magari più carine, per esempio. Mi sono arrabbiata e ho
invitato a guardare oltre l’apparenza».
- Qualche bel ricordo?
«Le ultime serate in cui i
ragazzi e le ragazze non vogliono che finisca. E in questo modo dicono di essere
stati bene insieme. C’è l’idea
che le ultime serate devono
essere vissute intensamente.
Dobbiamo parlare di più,
stare più insieme, ridere magari, davanti al falò fino a
notte. È carino».
' Sabbadini)
«Ero io che ti portavo
in braccio...»
LUCA ANZIANI
ASSUNTA DE ANCELIS
Molti conosceranno la
poesia-preghiera chiamata Messaggio di tenerezza.
Questa poesia spesso viene
utilizzata nei culti, nei più
svariati incontri, ma ci è capitato di scoprire che è molto
cara soprattutto tra i giovani,
gli adolescenti. Perché? In
fondo la loro vita non è poi
così lunga da potersi voltare
indietro per fare un bilancio,
per vedere le proprie orme
sulla sabbia del tempo che
passa; questa poesia sembrerebbe più adatta agli anziani.
Invece no. Proprio i più giovani rimangono colpiti da
queste anonime parole.
Ci siamo chiesti perché e
abbiamo tentato di dare delle
risposte. Probabilmente i più
giovani rimangono colpiti da
questo testo soprattutto nella
sua parte finale dove Dio si
rivela quale genitore che protegge e guida, che solleva
portando in braccio. In questa spiegazione vi abbiamo
subito trovato un lato negativo: questi giovani non vogliono responsabilità, non hanno
forza e vogliono un Dio (e un
pastore) che risolva tutto, che
li porti in braccio.
Probabilmehte, però, questo non è l’aspetto più importante, e a nulla vale criticare.
La cura d’anime, o, come meglio oggi si dice, la relazione
d’aiuto è un vero e proprio labirinto in cui troppo facilmente corriamo il rischio di
perderci. Troppe volte siamo
convinti di dover portare
qualche parola importante e
definitiva, di cui ci sentiamo i
depositari, invece i ragazzi e
le ragazze che abbiamo incontrato nelle nostre chiese e
che ci cercano per «parlare»,
spesso hanno messo in crisi
tutte le nostre belle teorie e i
sermoni che, per loro, avevamo preconfezionato.
I più giovani hanno bisogno
soprattutto di essere ascoltati
partendo da loro stessi, da
quelle domande enormi che
si portano dentro. Quali? Il
senso della propria vita, il difficile rapporto con la scuola e
la famiglia, è l’età in cui tutto
è grande: l’amore, l’amicizia,
ma anche le delusioni, gli errori, le sofferenze, tutto è
grande tranne loro. In fondo
la loro grande domanda è relativa alla propria identità e a
come questa possa essere
messa in gioco, in relazione
con gli altri; è l’età in cui ogni
passo sembra un passo importante e definitivo, quindi
fa paura.
Probabilmente questo è il
senso del loro amore verso la
poesia Messaggio di tenerezza,
la certezza di sapere che c’è
chi accompagna, che il Dio di
Gesù Cristo non è un Dio che
sovrasta, comanda e punisce,
ma è un Dio che accompagna.
Questo è il senso che dobbiamo dare alla nostra pastorale dei giovani, accompagnarli annunciando che Dio
porta in braccio e che lungo il
deserto, tanto insidioso, del
passaggio da un’età all’altra,
noi siamo disposti a camminare con loro, ad assicurare
loro dei momenti di oasi, in
cui ricaricare le proprie forze
e riprendere il cammino. Noi
non li porteremo in braccio,
ma potremo camminare al loro fianco, e potremo annunciare loro che insieme siamo
portati in braccio da Dio.
Questo è un vero dono nel
nostro ministero, certo anche
una grande responsabilità, e
dobbiamo viverlo non partendo dalle nostre certezze
ma dai loro dubbi, non dalla
nostra stabile identità di fede,
di chiesa o di persona ma dalla loro ricerca di senso. Possiamo essere con la comunità, la scuola e la famiglia,
un ponte affinché avvenga un
nuovo parto e dal ragazzo nasca infine un uomo, e dalla
ragazza una donna. Abbiamo
il compito arduo, ma è il ministero affidatoci da Dio, non
di portare in braccio ma di indicare le orme, e di aiutarli a
cogliere i segni della presenza
di Dio già oggi nella loro vita a
volte tanto confusa, così alla
fine non nasceranno solo uomini e donne dai ragazzi che
erano, ma anche dei credenti
forti, che hanno visto il loro
Dio crescere dentro di sé e la
propria idea di Dio diventare
sempre più adulta.
Accompagnare è più difficile che portare in braccio, non
possiamo sostituirci a loro
con le nostre belle idee, dobbiamo aiutarli affinché partoriscano il loro modo di vivere
il senso delia vita. Guardiamoci intorno, abbiamo tanti
da accompagnare, non dimentichiamo mai di essere
strumenti di un grande amore, l’amore di colui che dice a
tutti e a tutte; ero io che vi
portavo in braccio.
Crescere camminando sul filo
1 funamboli, questo il nome
che un gruppo di ragazzi e ragazze dai 12 ai 17 anni della
Chiesa battista di Napoli, via
Foria, si sono scelti. La corda
è infatti un po’ il simbolo che
li accompagna nel loro percorso, un simbolo che si reinterpreta ogni volta alla luce
dell’argomento trattato, degli
incontri fatti. Un tiro alla fune
può rappresentare il volersi
appropriare, per gestirlo in
proprio, del nome di Dio, una
corda può essere l’unica possibilità di tirarsi su da un burrone, camminare su una corda sospesa è trovare un equilibrio difficile e rischioso, una
corda può legare ma può an
che unire, si getta una fune
per attraccare una nave a un
porto sicuro o per fungere da
spartiacque e confine. Corda
poi, in ebraico, è uno dei nomi della speranza.
Insomma i funamboli sono
un gruppo di ragazzi che ha
deciso di fare un percorso insieme per interrogarsi su cosa significa crescere, prendere posizione, trovare il senso
della vita, mettersi in ascolto
delle esperienze degli altri, rispondere alle sfide poste dalla Bibbia e dalla fede. Accompagnati dai pastori della comunità i ragazzi hanno affrontato temi e fatto incontri
importanti, il primo con Ai
berta Temin che ha raccontato la sua esperienza di scampata alla Shoà, il secondo con
Roberto Mauri, infermiere
volontario di Medici senza
frontiere che ha condiviso la
sua esperienza con i bambini
di strada delle Filippine.
Quasi tutti figli di credenti dislocati in zone diverse e lontane delia città, i funamboli
stanno crescendo insieme e
gradualmente stanno diventando gruppo. Hanno un
quaderno su cui a turno appuntano quello che hanno
pensato e provato dopo ogni
incontro e un album dove
raccolgono le foto dei momenti più belli.
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
venerdì
Federazione delle chiese evangeliche, Consiglio delle chiese dell'America Latina, Cec
Lettera pastorale alle chiese argentine
Pubblichiamo questa «lettera pastorale», redatta al termine di una consultazione sull’Argentina che si è tenuta presso
l’Istituto protestante di teologia Isedet di Buenos Aires, dal 2
al 4 aprile scorso. L’incontro è stato promosso dal Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec), dalla Federazione argentina
delle chiese evangeliche (Faie) e dal Consiglio delle chiese
dell’America Latina (Clai).
(traduzione dall’inglese di Franco Giampiccoli)
Quanto sono belli quelli che hanno ricordi!
Sicuramente hanno anche speranza!
Quanto sono belli quelli che guardano
alla loro storia;
Si riuniscono e celebrano, cantando la
loro fede!
Quanto è bello questo incontro di così
tanti fratelli e sorelle
Che vivono formando una comunità!
Quanto è bella la vita quando insieme
cerchiamo
Verità e giustizia, pace e libertà!
Gesù Cristo, ieri e sempre
(Jesucristo, ayer y siempre-Chamamé)
Julian Zini
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è
onorato, tutte le membra ne gioiscono
con lui»
(1 Corinzi 12,26)
Fratelli e sorelle,
convocati dalla Regione Rioplatense
del Consiglio delle Chiese dell’America
Latina (Clai) e dalla Federazione argentina delle chiese evangeliche (Faie), ci
siamo riuniti a seguito dell’iniziativa
presa dal Consiglio ecumenico delle
chiese nella città di Buenos Aires (Agenzie ecumeniche per la cooperazione intemazionale, chiese sorelle dall’Europa
e dall’America del Nord, insieme alle
chiese e alle organizzazioni ecumeniche
dell’Argentina) per prendere in esame
l’attuale situazione dell’Argentina, per
scambiare informazioni e per discutere
le strategie che andranno messe in atto
in risposta alla lunga e complessa crisi
in cui si trova il paese.
Dal 2 al 4 aprile ci siamo riuniti attorno a una tavola rotonda per celebrare e
pregare, per parlare e cercare alternative
alla difficile situazione che gli argentini
stanno attraversando. L’evento ha fornito l’occasione anche per visitare chiese
locali e programmi e per prendere conoscenza della situazione generale del
paese. 11 primo fatto che notiamo è che
la crisi con la quale si confronta l’Argentina è una ulteriore manifestazione della
profonda crisi globale e strutturale che
pervade il nostro pianeta. In questo
contesto, la crisi argentina ha alcuni
contenuti molto particolari, come il peso che il debito estero ha imposto fin dal
tempo della dittatura militare e che ha
prodotto, insieme ad altri fattori, la situazione di insolvenza in cui l’Argentina
si trova. Per comprendere il problema,
precisiamo che la crisi non è dovuta ad
una causa singola, bensì alla combinazione di azioni messe in opera da governi successivi che hanno assunto responsabilità al servizio del modello finanziario internazionale. Coloro che hanno
agito in questo modo, lungi dal realizzare il bene comune, hanno ricercato solo
il proprio tornaconto senza calcolare i
danni che ora sono ben visibili.
Il secondo fatto che notiamo è anch’
esso legato all’enorme debito estero; è
la prova che ci misuriamo ora non solo
con un problema finanziario, ma anche
con una crisi di valori dalla quale nessuno è esente e che riguarda non solo
questioni di comportamento ma anche
l’intera cultura. E tuttavia, mentre que
Buenos Aires: protesta in piazza dopo la crisi
Sta percezione ci pone di fronte ad una
evidente mancanza di senso che sembra predominare, notiamo con gioia
che la gente sviluppa nuove forme di
organizzazione e di resistenza. Di fronte all’evidente incredulità che può essere percepita alla superficie, uomini e
donne vanno avanti alla ricerca di valori che possano aiutarli a ricreare, a partire dalla loro fede e dalla loro speranza, un orientamento significativo per la
loro vita. Il popolo argentino reagisce
così malgrado le minacce con cui convive giornalmente: disoccupazione,
violenza sociale, appropriazione dei
propri risparmi da parte del settore finanziario; peggioramento della povertà; impunità, corruzione e, in breve,
tutto ciò che mette in questione l’integrità e le prospettive per la vita futura
della gente. In queste circostanze, le
nostre chiese sono sollecitate a generare spazi per la resistenza in cui le ferite
possano essere curate e la speranza
possa essere ristabilita e in cui la storia
possa ritrovare un senso di compartecipazione nella creazione anziché quello
di una fatalità imposta.
Sorelle e fratelli, in presenza di un
modello che nei paesi tanto del Nord
quanto del Sud frammenta ed esclude,
come cristiani sentiamo forte l’impegno a lavorare insieme, ciascuno a partire dal proprio posto, alla ricerca di un
nuovo ordine che permetta di ricreare
un senso della fede e della pienezza
della vita su questa terra.
Siamo consapevoli del fatto che stiamo soffrendo sotto la pressione dell’idolatria del mercato libero in cui tante persone innocenti vengono sacrificate ogni
giorno per la mancanza di quelle prospettive che il mercato stesso si incarica
di eliminare. Di fronte a questa minaccia vogliamo riaffermare la nostra fedeltà al Dio che si è rivelato a noi in Cesò Cristo, il cui potere abbiamo celebrato recentemente nella festa pasquale
della risurrezione. L’azione riabilitativa
di Dio ci stimola a creare.e ricreare comunità che siano un annuncio della
giustizia e della gioia che nuttono la nostra fede. Malgrado questa certezza che
condividiamo, vogliamo confessare anche che siamo consapevoli della nostra
carenza di impegno nel denunciare e
manifestare con tutta la forza necessaria
la nostra opposizione a questa forza del
male che è stata insediata in mezzo ai
nostri popoli.
Questo incontro con i fratelli e le sorelle delle chiese dell’Argentina ci ha
mostrato che la crisi in cui si trovano è
un indicatore della minaccia che questo
modello ha insediato sull’intero pianeta. Ciò che è a rischio è l’intera creazione, con le sue risorse e le persone che la
abitano. Il sogno originario della creazione in cui Dio vide che tutto «era buono» è stato rovesciato. Mentre la creazione ha da essere condivisa tra l’umanità per il nostro compimento come figli e figlie di Dio, la terra che Dio desidera dovrebbe avere lo scopo di consentire a tutti di abitarla e di abitarla
con gioia, in pace e in armonia. Questa
realtà ci spinge a unire le nostre forze
insieme a persone di altre confessioni
religiose e a gruppi di cittadini con cui
possiamo condividere questa visione
comune di un mondo ristabilito nella
giustizia in cui tutti gli esseri umani
possano provare solidarietà con fratelli
e sorelle artefici di un destino comune.
Abbiamo lavorato intensamente: in
un clima di attento ascolto, abbiamo
ricevuto molti nuovi stimoli che ci hanno messo in questione specialmente
quando abbiamo pensato insieme ad
azioni comuni da intraprendere nei
confronti di questo modello globale
che provoca una crisi di valori quali la
morale e la giustizia e che in cambio
impone il sospetto che la corruzione e
l’impunità giochino liberamente.
Infine, fratelli e sorelle, siamo riconoscenti per questi giorni che abbiamo
goduto e condiviso. Vi salutiamo e vi
auguriamo che «la pace di Dio che ha
risuscitato il nostro Signore Cesò Cristo
dai morti sia con voi ora e sempre».
Buenos Aires, 4 aprile 2002
Visita di una delegazione ecumenica nel paese centroamericano lacerato dalla violenza
Guatemala: dare un nuovo slancio al processo di pace
Cinque anni dopo gli sforzi
di mediazione compiuti da
responsabili di chiesa per
porre fine al conflitto cruento
del Guatemala, una delegazione ecumenica è tornata nel
paese per tentare di dare un
nuovo slancio al processo di
pace, oggi moribondo. Dopo
tre giorni di incontro con rappresentanti delle chiese, del
governo e della società civile
la delegazione ha incontralo,
rii aprile, il vicepresidente,
Francisco Reyes, e gli ha fatto
parte della sua preoccupazione di fronte «alla situazione di
crisi» in Guatemala. In una dichiarazione presentata al vicepresidente, la delegazione
deplora «la situazione di crisi
e di scontro nel paese, la non
osservazione, i ritardi, le lacune nell’applicazione di alcune
parti degli accordi di pace».
All’inizio degli Anni 90 il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), il Consiglio delle
chiese dell’America Latina
(Clai), il Consiglio nazionale
delle chiese Usa (Ncc) e la Federazione luterana mondiale
(Firn) avevano svolto un ruolo
importante di mediazione tra
le parti in conflitto e gli attori
della società civile nel corso
di colloqui informali. Tali discussioni avevano portato a
negoziati ufficiali che, nel dicembre 1996, posero fine a 36
anni di conflitto e alla firma
degli accordi di pace. Ma da
allora questi accordi sono
stati ignorati o dimenticati
mentre il paese è lacerato
dalla violenza quotidiana,
dalla corruzione e dai conflitti riguardanti l’accesso alle
terre coltivabili. «È il popolo
del Guatemala che deve fare
progredire il processo di pace
- ha detto un membro della
delegazione, il vescovo metodista argentino Federico Pagura - ma abbiamo la responsabilità storica di accompagnarlo. Se siamo qui non è
perché i guatemaltechi sono
incapaci di risolvere il loro
problema, ma tutto ciò che
tocca un paese tocca tutti i
paesi dell’America Latina».
La delegazione era stata in
vitata dal Premio Nobel per la
pace Rigoberta Menchu e dal
past. Vitalino Similox, direttore della Conferenza delle
chiese evangeliche del Guatemala. Edgar Guttierez, direttore del Segretariato di analisi
strategiche, istituito dal governo dopo la guerra civile, ha
detto: «Da qualche tempo, il
dibattito su queste questioni
nel governo e nella società civile è diventato superficiale».
«La chiesa tocca il cuore della
gente, e ora chiede una riflessione critica su ciò che abbiamo o non abbiamo fatto, per
vedere a che punto siamo. È
un compito fondamentale
che solo le chiese sono in grado di intraprendere». (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
Lettera alla Chiesa luterana (della Colombia
Costernazione della Firn per la rottura
dei negoziati tra governo e guerriglia
BOGOTÁ — In una lettera aperta alla Chiesa luterani
Colombia, la Federazione luterana mondiale ha espre^
«costernazione» per la rottura dei negoziati tra govem?
movimenti di guerriglia. «Di fronte alle prospettive di J
guerra civile generalizzata che ora appare inevitabile - di
la lettera - vi assicuriamo la nostra solidarietà e le no«
preghiere per un futuro di pace e giustizia».
Usott
-llisfc
I Associazione mondiale cristiana dei giovani Kan
L'Ymca invitata a far parte del corniti
organizzatore dei mondiali di pallavoi
l’omagg
'che
,glio,
ito a
lei "caf
sflosci
che
BUENOS AIRES — E poco noto che l’Associazione moj,'
diale cristiana dei giovani (Ymca), di matrice protestante,ij*
inventato e promosso nel mondo lo sport della pallavolo,|^del p
riconoscimento è giunto dal governo argentino dove l’Yma§no ogg
(che in Argentina è presente da 100 anni) è stata invitaci
far parte del Comitato organizzatore dei prossimi campio«
ti mondiali, previsti a fine 2002 a Buenos Aires.
Al centro l'importanza del dialogo ecumenico
Si terrà nel luglio 2003 la X assemblea
leste po
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¡'tanti n
liese ev
¡’aula I
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della Federazione luterana mondiale ¡^to^
WINNIPEG — Sarà centrata sull’universalità della con ì” ^
fessione-luterana e sull’importanza del dialogo ecumeiii|
la decima assemblea generale della Federazione luterai °
mondiale (Firn), prevista nel luglio 2003 a Winnipeg, in(i.
nada. Lo ha dichiarato nel corso di una visita alle chieselii. .
terane canadesi il presidente della Firn, il vescovo Christiai
Krause, che ha anche sottolineato la necessità di un interscambio tra le chiese luterane del mondo che aderiscont I*'
alla Federazione, cresciute dalle 33 che la costituirono ni ^
1947 alle 133 attuali, che rappresentano oltre 60 milioni
luterani in 73 nazioni di tutti i continenti.
(nevñi
Lo ha garantito il governo centrale
Taiwan: gli avventisti ottengono
l'esenzione da esami tenuti di sabato
Clau
TAIPEI — Il governo centrale di Taiwan ha detto che
rantirà agli studenti avventisti l’esenzione dagli esami
grammati in giorno di sabato. Tale decisione, presa il 23
naio scorso, rappresenta un grande passo avanti per gli
denti avventisti che da circa 50 anni hanno trovato a quf
riguardo difficoltà estreme. L’anno scorso, 26 studenti
ventisti si erano rifiutati di sostenere esami universitarii]
sabato. Una decisione che aveva attirato l’attenzione
autorità locali. Dopo avere insistito per ottenere un’udiei
gli amministratori delle scuole awentiste sono stati ascoll
dai membri del ministero dell’Educazione del goveri
taiwanese. Trenta gli ufficiali del governo presenti ad asci
tare la presentazione di 15 minuti sul tema tenuta dalla del
gazione awentista, composta dal dott. Paul Cho, preside»
del Consiglio del collegio awentista di Taiwan, dal dotti
ce Magarang, preside dello stesso collegio, e dal dott.
Folkenberg Jr., presidente della missione avventisi
Taiwan. Il giorno seguente è stato loro comunicato che il"
nistero dell’Educazione avrebbe garantito agli studenti»|
ventisti l’esenzione da esami svolti in giorno di sabato, (t ‘
lo ave\
incapiti
(Ila libe:
II, ma a
igine su
stor
:ìinsoce
itadin
idate d
■¡che
[elici Í
:no de
iti là diti salu
loltà, 1
la sua f
loie e I
Iti ha c
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Iniziativa editoriale dei luterani danesi
«Benvenuti nella Chiesa luterana»
COPENAGHEN — «Benvenuti nella Chiesa luterana d(
Danimarca»: è l’interessante iniziativa editoriale
ni danesi che con questo volumetto pubblicato in araW
in inglese intendono rendere noti agli immigrati i pht''
che regolano la vita della chiesa e i rapporti tra chiesaeS|
to. Temi non sempre comprensibili facilmente per ^
migrati di altre fedi, che spesso hanno «difficoltà neH
porti con il mondo ecclesiastico danese».
>'v Lo ha dichiarato George Gallup
8 americani su 10 credono fermameli
nell'esistenza di inferno e paradiso
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NEW YORK — Negli ultimi dieci anni i cittadini U*® J,
di inferno e paradiso^ Tur
is
credono fermamente nell’esistenza -------------^ ,
no passati da 6 a 8 su 10. Lo ha dichiarato George (Tal
telare della famosa agenzia di sondaggi, specificando . (Vw
componente afro-americana della popolazione è e r
piò crede nell’esistenza di una «entità superiore»
Per la manutenzione della cattedrale
Grande successo per la birra
«Chester pilgrim ale»
CHESTER — Difficoltà economiche hanno o-_ - ,
maggior parte delle cattedrali anglicane storiche ad
un biglietto di ingresso ai turisti che vogliono visit^o
questione che ha sollevato non poche critiche ma cne j
cattedrale di Chester, nel Nord dell’Inghilterra, ,(jpo
risolto in modo piuttosto singolare. Con il preciso
raccogliere fondi per la manutenzione e il restauro de
alli
Pellet
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¿titoli
I 'Nret;
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Istico,
è stata riportata in vita l’antica tradizione di prortott®^gteiili’|^' (
proprio. La «Chester pilgrim ale» (una birra scura a ior|^
re alcolico) ha subito raccolto un grande successo tra
ne di turisti che ogni anno visitano la cattedrale.
5
upj 26 APRILE 2002
PAG, 5 RIFORMA
Presentato a Ronna il libro di Giorgio Spini alla presenza del Capo dello stato
Italia liberale e protestanti
¡¡sottotitolo del libro, «gli invisibili», rende conto dell'amara constatazione che, nonostante
(¡¡¡sforzi, iprotestanti italiani sono stati visti come un corpo estraneo nella società. E oggi?
ANNA MAFFEI
menico
imbleal
' poverno’
abile-(¡j^
® ® nosti ^ lire il cinquanta per
cento dei protagonisti
Questa storia che oggi qui
Idiamo erano contadini,
¿aggio dunque resomi
^ che certo mi riempie di
,^glio, va idealmente tralllaVolli rito a quei contadini, a
ei "cafoni”, protagonisti
™nemoa, jmosciuti senza i quali
testante,!, tanche questa piccola reallavolo,| ^ del protestantesimo itafove l’Ynjj po oggi esisterebbe». Con
ta invitata, este poche parole del prof,
i campioni orgio Spini, pronunciate
mcommozione alla pre;a del Capo dello stato e
danti rappresentanti delle
lese evangeliche italiane,
aula magna della Facoltà
idese di teologia, si è conJj-i. lisa la tavola rotonda che
'****'" lavuto luogo lo scorso 12
i della ra» occasione della preenimpn'ì itazione del nuovo volume
rip lo stesso Spini Italia libeipeg 2 'protestanti.
le cSpsph Nel comunicato di presenmChrisi ione del libro, prosecuziodi unin^ Al Risorgimento e proteaderisw giunto alla terza ediituirononl » ed edito, come il primo,
0 milionii He Claudiana, 1 autore stes
inmiil do aveva presentato come
in capitolo inedito di storia
ella libertà religiosa in Itati, ma anche «come un’inigine su momenti malnoti
1 la storia delle migrazioni
msoceaniche dei nostri
intadini, come le colonie
idate dai valdesi nelle Aitiche e i movimenti ejelici suscitati nel Mezzono da reduci dagli Stati
Iti là divenuti protestanti».
In saluto del decano della
Icoltà, Ermanno Genre, e
lasua presentazione dell’
:ore e degli altri parteciiti ha aperto la serata, orlizzata sulla base di tre innti rispettivamente degli
abato
Giorgio Spini con ii presidente Ciampi
etto che
esami
isa il 23
i per gli
ato a qui
itudentiaii
i versitali ij
azione del
un’udiei
tati ascoll
lei goveri)!
Iti ad as( '
storici Massimo L. Salvadori,
Paolo Ricca e Pietro Scoppola. Salvadori ha parlato del libro come una testimonianza
di un cristianesimo evangelico che, presentatosi plurale
nell’Italia liberale, non smise
di rendere testimonianza a
valori di fede, ma mai in maniera disgiunta dall’impegno
civile. Nonostante l’Italia
evangelica fosse stata all’epoca ancora combattuta dal fanatismo antiprotestante o al
massimo ignorata, essa rimase leale. Anche Paolo Ricca
ha rimarcato «l’amore non
corrisposto dell’Italia evangelica verso l’Italia liberale»
come il primo dei nodi storici
presentati dal libro.
11 sottotitolo (un po’ nascosto) «gli invisibili» rende conto dell’amara constatazione
che nonostante gli sforzi del
protestantesimo italiano di
rendersi visibile, e di sconfessare la tesi del suo essere
«corpo estraneo» nella so
cietà italiana, esso rimase largamente ignorato, Eppure
l’appartenenza di personalità
di spicco del protestantesimo
italiano alla massoneria rappresentò, secondo Ricca una
delle tesi del libro, un tentativo di «uscire dalle sacrestie
pietiste» assumendosi le proprie responsabilità verso il
paese. Quella dell’Italia liberale fu anche l’epoca del primissimo ecumenismo testimoniato dall’apertura, simpatia e ospitalità verso i modernisti cattolici, particolarmente quelli perseguitati. Per
queste ed altre ragioni il protestantesimo dell’inizio del
secolo XX, tratteggiato da
Spini, non fu mai un ghetto
né rispetto all’Italia né rispetto all’Europa. Al contrario esso rappresentò, nella sintesi
che Ricca desume dal libro,
una miniatura del protestantesimo europeo.
«Dei protagonisti e degli
eventi tratteggiati in queste
pagine - ha confermato Scoppola riferendosi all’impianto
complessivo dell’opera - Spini ha saputo offrire una grande apertura. Ha comunicato
un grande affetto verso le valli valdesi con la loro alta alfabetizzazione e lo storicismo
di massa, cioè quella consapevolezza della storia di popolo come appartenenza. Ma
ha anche espresso l’ampio
respiro europeo degli evangelici italiani, e in questo
senso una presa di distanza
dalla concezione del protestantesimo italiano subalterno alla cultura francese». E in
effetti contatti interessanti ci
furono con personalità della
cultura europea, continentale e britannica, ma anche degli Stati Uniti. Attraverso gli
eventi raccontati in questo libro Scoppola ha ritrovato
«tutti i filoni della cultura italiana di quell’epoca» e da
questo affresco anche per lui
«molto chiara emerge l’allergia al protestantesimo in casa
laica. Cosa che peggiorò ulteriormente sotto il fascismo
quando uno come Sturzo poteva essere definito “pastore
protestante”»: in questo modo si esprimeva tutto il disprezzo possibile da parte del
regime, contemporaneamente verso Sturzo stesso e verso
i protestanti.
La domanda fatta in conclusione del suo intervento da
Paolo Ricca era rimasta nel
cuore di tutti mentre il presidente Ciampi si alzava per salutare, per ringraziare e per
stringere la mano a Giorgio
Spini; ma oggi noi evangelici
italiani siamo come un secolo
fa ancora «gli invisibili»? Una
serata come quella vissuta a
Roma il 12 aprile può essere
compresa come segno che la
nostra invisibilità sta diminuendo e forse scomparendo?
La chiesa valdese di via IV Novembre a Roma (1883)
LIBRI
Filosofia
Capire il tempo
t ijÿi di Crono
È dedicata al tempo l’ultima serie {l’undicesima) di «lezioni»
dalla «cattedra dei non credenti», promossa dal cardinale di
Milanotarlo Maria Martini (Figli di Crono, Raffaello Cortina
ed., 2001, pp. 149, euro 13,43). Per la cura di Elio Sindoni e
Corrado Sinigaglia sono qui riuniti i contributi dell’arcivescovo stesso ma anche, come
consuetudine di queste «cattedre», specialisti di varie materia per confrontarsi con il
tema comune. Filosofi e scienziati (Carlo Sini, Edoardo Boncinelli, John Barrow), ma
anche la scrittrice Giacoma Limentani, si
confrontano anche in dialogo con l’ideatore, sull’etica del tempo e sulle concezioni
più rigorose che ne definiscono lo scorrere.
TFI F\/i<kinNF
Protestantesimo
[I mi y = J Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 28 aprile,
ore 24 circa, andrà in onda: «Sos Argentina». La replica sarà
trasmessa lunedì 19 alle 24 e lunedì 6 maggio alle 10 circa.
dalla diq
I, presideii
lai dotti]
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studenti ai;|
ibato.
I Milano: tavola rotonda a conclusione delle lezioni sulla letteratura
ter cercare Dio occorre porsi le domande giuste
PAOLO FABBRI
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; JULVIO Ferrarlo ha sottolineato la sua posizione di
®ote, che consente di in'Mrare differenti categorie
)ltà nei ta|
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che si sono e. . ¡Qjij nella ricerca di Dio.
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“ P ^....Puta la stessa domanda di
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niagari con qualche so“•to (fra questi Ignazio SiC’è poi quello che posino definire un «ebraijl® sinagoga» (Singer)
un cristianesimo letnon proprio organico
lini Usa propria chiesa (Bernaparadiso» «.Tumido ecc.), che la
;e Gallup'i sa istituzionale ha poi
;ando eli. jf^to di recuperare.
{ìw le alle provocazioni che
da queste categorie
-Ushuali? La prima rea. ® 6 un no all’occupazio, proprio spazio e quin
Pteti K """
Uj il tuo ateismo, io
Iter e gli strumenti per
nhhlisat“ e ti dico che il
abblig.J«ianoaDioi„ realtà è un sì.
da reazione è apolocontesta le ragioni
A conclusione del vasto programma di conferenze su «La ricerca di Dio nella letteratura europea del ’900» si è tenuta nella
chiesa metodista di Milano una tavola rotonda condotta da Armando Torno, con la partecipazione di Paolo De Benedetti (docente di ebraismo, Milano), Fulvio Ferrario (pastore e professore
di Teologia sistematica alla Facoltà valdese di Roma), Salvatore
Natoli (docente di Filosofia teoretica, Milano), Carlo Ossola
(docente di Letteratura italiana al Collège de France di Parigi).
I relatori non hanno potuto trarre delle conclusioni su una indagine a cui non avevano partecipato e hanno invece contribuito ad arricchire il materiale, pur molto abbondante, fornito
dagli studiosi precedenti. Vediamo in che modo.
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' I- .P'upria debolezza e il
“ scarso spirito evan5« -• La terza reazione è
%^Pl6sso di inferiorità,
Kq j.d® a difendere il pro’"Uo all’esistenza mi'0 dal vociare esterno
alla chiesa. Una quarta reazione è il complesso della incomunicabilità. Ci si chiede:
chi sarà mai l’uomo di oggi?
Come posso raggiungerlo?
Come trasmettergli l’Evangelo? In realtà il problema del
parlare è sempre secondario;
ogni volta che si è posta di
fronte al mondo con serietà
la chiesa ha raccontato la
Bibbia con coraggio, così come con coraggio i letterati
hanno espresso in vario modo la loro domanda «perché
Dio?».
Paolo De Benedetti si è ricollegato a un verso di Natalia Ginzburg: «Forse Dio ha
paura di noi, scapperà...... La
letteratura degli ebrei, ha
proseguito, è scritta in varie
lingue, che gli ebrei sparsi
per il mondo hanno fatto
proprie; spesso questa letteratura è scritta da persone
che non sanno se credono
oppure no, ma hanno una
caratteristica che li accomuna: non c’è mai trionfalismo.
Anche oggi, con tutto quanto
succede in Israele, il trionfalismo davidico è assente, sostituito da una grande tristezza.
Sovviene il Libro dei Re, l’episodio in cui Elia si trova sul
monte Horeb e sente una
«voce di silenzio sottile» e in
quella voce riconosce Dio. E
accanto a questo l’insegnamento di un maestro chassidico: la differenza fra la voce
di Satana e quella di Dio è come il rumore di una goccia di
pioggia che cade nell’oceano.
Talvolta questa voce di silenzio sottile non viene sentita si
pensi anche alla figura del
Golem che, quando sta per
essere disattivato, supplica
che non gli venga tolta da
sotto la lingua la parola Dio,
per poter vivere ancora. Il
Golem, uomo d’argilla, non è
un semplice mostro meccanico, ma qualcosa di più.
Tutte queste forme di mediazione con Dio sono sulla linea di un rapporto di dialogo
tormentato con Dio.
Il discorso sviluppato finora, ha detto Salvatore Natoli,
si muove ai confini tra fede e
ateismo e richiama la nostalgia di Dio che esplode tra fine ’800 e inizio ’900. Allora
bisogna chiedersi che cosa
voglia dire ateo. Nel termine
c’è il senso della mancanza
di una presenza, che è la
neutralizzazione di tutte le
forme positive di Dio. Nella
cultura della modernità è
emersa via via proprio
l’esperienza della mancanza,
che è diventata voce, canto,
poesia. Dio esiste come ombra, Dio è diventato spazio
vuoto, ma anche uno spazio
disponibile. L’uomo abita il
divino, è ateo senza dei. Chi
riempirà questo vuoto? Dovrà l’uomo riempirlo da solo
oppure qualcuno gli verrà incontro? La letteratura del
’900 si muove su questo interrogativo.
Dice un bel verso di Giorgio Caproni: «Uno dei tanti
anch’io/ un albero fulminato/ dalla furia di Dio». C’è
una necrosi di Dio che è la
secolarizzazione (si veda tutta la letteratura «maledetta»,
da Baudelaire a Céline), e allora Dio appare dove non lo
si vede più. Non è morto Dio
ma la sua maschera. Poi ci
sono stati quelli per cui è auspicabile avere Dio con sé,
nel senso di «servire gli altri»,
essere reciprocamente disponibili (Brecht, Vittorini). Ma
Dio si è fatto presente anche
nell’enigma (Kafka) e nella
esperienza del divino come
tensione verso la verità. Infine vi è il Dio della compassione; lo si vede nel disperato,
nel carcerato, non è un Dio
che salva, è un Dio che dà
aiuto. Ma perché poi abbiamo bisogno di un Dio per dare aiuto? Resta quindi irrisolta
la domanda: perché Dio?
Franz Kafka
Carlo Ossola riparte proprio da qui per dire che, prima di elencare le risposte, bisogna affinare la domanda e
renderla pertinente. Noi facciamo a Dio e su Dio domande deboli e ne riceviamo risposte deboli. Se per esempio
ci chiediamo: è mai esistito
Omero?, ci rispondiamo che
non si è mai messo in dubbio
che esistessero l’Iliade e l’Odissea. Trasferendo il quesito
a Dio, quale sarebbe l’equivalente dei due poemi omerici per lo «scrittore Dio»? La
prima risposta tradizionalmente umanitaria è: c’è bisogno di Omero perché c’è
l’Iliade e c’è bisogno di Dio
perché c’è l’uomo. Ma è una
risposta debole, come chie
dere al farmacista una pasticca per guarire. Bisogna addentrarsi nel deserto prima
di porre la domanda su Dio e
addirittura bisogna arrivare
ad «abitare nella domanda».
La domanda «perché Dio?»
è rimbalzata da un relatore
all’altro, al folto pubblico,
trasformandosi e arricchendosi a ogni passaggio, e dimostrando quanto interesse
essa desti in tante persone.
Con questo ciclo di conferenze la Chiesa metodista di Milano ha avviato un dialogo
con una parte del mondo intellettuale milanese, aprendo
il percorso al ciclo in preparazione per il prossimo anno,
che sarà centrato sulla domanda «Quale Dio?».
6
PAG. 6 RIFORMA
Come leggere, dopo vent'anni, il celebre film presentato ora in riedizione?
E.T. l'extraterrestre
Allora il film fece discutere perché potevo essere letto come una metafora religioso, se non
addirittura cristologico; oggi colpisce di più la descrizione del vissuto dei piccoli protagonisti
ALBERTO CORSANI
SI viveva allora nel mondo
dei «due blocchi» e, mentre la fantascienza classica
degli Anni 50, in piena guerra
fredda, identificava nei «marziani cattivi» il nemico di oltrecortina, quella degli Anni
80 anticipava il crollo del
Muro e prefigurava rincontro
con un alieno privo di cattive
intenzioni. Oggi poi, la coscienza animalista e i dibattiti accaniti sulla bioetica ci costringerebbero a riconsiderare tutta la seconda parte del
film, in cui gli scienziati pretendono di «studiare» come
un topo da laboratorio l’amico dei ragazzini della provincia degli Stati Uniti.
Allora il film fece discutere
soprattutto perché poteva essere letto come una metafora
cristologica e in generale religiosa. La luce tradusse nel
primo numero del 1983 un
articolo di Bertrand de Luze
apparso su Réforme in cui si
stigmatizzava una simbologia che prevedeva un innocente indifeso, «rigettato dagli uomini» e difeso dai piccoli; perseguitata e messa in
una tomba di ghiaccio, la
creatura ritornerà in cielo
non senza aver detto, prima
di lasciare i suoi piccoli amici, che ritornerà, anche se la
sua casa «non è di questo
mondo». E soprattutto la separazione tra mondo reale e
situazione fantastica, secondo l’autore dell’articolo, è
troppo sfumata, a differenza
di quanto avviene nelle fiabe
classiche, dove è nettissima.
Oggi credo che siamo al ri
Quando un film viene proposto in riedizione nelle sale di prima visione, si accende il dibattito sul suo valore: al momento
dell’uscita ufficiale e al momento della sua riproposizione.
Qualcosa cambia, nel frattempo, nella società e nella cultura, e
qualcosa succede anche al film, soprattutto quando si proiettano le cosiddette Director’s Cut, ovvero il montaggio che il regista avrebbe voluto fin dall’origine come definitivo e che per varie ragioni i produttori vollero ridimensionare. Sfugge in parte
a questa casistica E.T. l’extraterrestre, ovvero il mostro buono
ideato da Steven Spielberg (che ne era anche il produttore), a
ventanni dalla prima uscita. In compenso la società è cambiata. Come leggere oggi questo film?
paro da questi fraintendimenti, se non altro perché le
reminiscenze religiose hanno
banalizzato se stesse nella nostra cultura: dal divismo alla
comunicazione politica, dalla
pubblicità al «dio Po» con
tanto di ampolle, stiamo per
rigurgitare dal «troppo pieno»
gli addobbi di una chincaglieria sacra ridondante e superficiale. È giustificato invece il
richiamo di Réforme alla necessità di chiarire bene ciò
che è vero da ciò che è immaginario. Ma allora sotto accusa dovrebbe andare più di un
secolo di storia del cinema.
Incardinandosi alla^ua origine di spettacolo da baraccone, quest’ultimo si è sempre servito di un tacito patto
con lo spettatore, secondo il
quale patto un certo grado di
verosimiglianza era accettato
e seguito per tutta la durata
della pellicola, ma sempre
nella consapevolezza che
non del mondo vero si trattava, bensì di quello dello
schermo. Se ammettiamo'
che un esserino bruttarello
ma simpatico, sgraziato ma
gentile e anche spiritoso, ci
piova dal cielo, dimenticato
dall’equipaggio del suo disco
^ I testi sacri a confronto
Religioni del Libro
quale ruolo nella società
SERQO RONCHI
La nostra società è ormai
pluralista, multiculturale,
multietnica; e con tale realtà
bisogna saper civilmente e
intelligentemente confrontarsi. Un ruolo primario ricoprono le cosiddette «religioni
del Libro», le religioni monoteiste: ebraismo, islamismo,
cristianesimo. Da sempre
sensibile a tematiche culturali, la Banca popolare di Milano, con la collaborazione del
Centro ambrosiano di documentazione per le religioni,
ha promosso un ciclo di incontri sulla problematica; i
contributi, con una Introduzione di Carlo Maria Martini,
sono ora raccolti in volume
presso la Bruno Mondadori*.
Dodici autori (laici, ebrei,
cristiani e musulmani; linguisti, esegeti, storici, scrittori,
teologi, filosofi) conducono
un serrato confronto con
Bibbia, Corano e Midrash e
con problematiche relative.
Si va dall’analisi di Genesi 1-3
ai rapporti tra rivelazione e
intelligenza umana, passando attraverso un approccio
antropologico (articolato intorno a violenza-sacro-verità), la relazione Dio-popolo
(così come scaturisce dalle
Scritture), il tempo della fine
in Paolo, i dieci comandamenti e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo,
il «venite, tutto è pronto» della parabola del gran convito,
il Corano l’Islam e la donna.
Abramo e la fede prima dei
Libri, il mistero della parola
scritta. Abramo nel cuore
della Scrittura.
Dall’insieme traspare con
estrema nitidezza l’intento di
fondo: vivere la propria fede,
la propria cultura e le proprie
tradizioni in un intreccio di
relazioni sociali positivo e fecondo sotto tutte le angolazioni e improntato non a tolleranza ma a comprensione
e accettazione dell’altro e,
quindi, a una civile convivenza. Un concetto che percorre quale filo rosso l’intero volume e sottolineato espressamente, per esempio,
dal filosofo Salvatore Natoli, che si occupa dell’apostolo
Paolo («l’amore è il modo
reale di vivere l’attesa nella
forma della perseveranza»); dall’intellettuale ebreo
André Chouraqui («né il giudaismo né il cristianesimo né
l’islamismo potranno sciogliere le loro contraddizioni
se non grazie a una rigenerazione che potrebbe fare delle
tre religioni le forze vitali per
un’umanità realmente santificata e salvata»): dalla scrittrice Gina Lago rio («[ho] tentato di testimoniare, seguendo le parole di Matteo e di
Luca, della necessità e della
possibilità utopica di convivenza tra diversi per razza,
storia e religione, una convivenza che si impone ed è reale oggi, basta entrare in un
asilo e in una scuola»); dall’islamista Tariq Ramadan
(«nell’Islam il pluralismo esige dall uomo di accettare , di
rispettare pienamente l’altro
nel suo essere, nella sua fede,
nella sua vita»).
(•) AA.W.: Il Libro sacro. Letture e interpretazioni ebraiche,
cristiane e musulmane. Milano,
Bruno Mondadori, 2002, pp. 264,
euro 11,90.
volante, possiamo anche accettare che le biciclette dei
bambini suoi sodali si alzino
a volare stagliandosi contro
la luna piena di sfondo.
Giorno per giorno d’altra
parte ci troviamo di fronte a
fatti che la logica e la morale
rifiuterebbero: vicende di
cronaca ci paiono inverosimili non tanto nella loro
causa scatenante (magari un
banale litigio) ma nella portata delle conseguenze (uccidere, per esempio, per una
precedenza al parcheggio): il
fatto è che minime sono le
distanze tra ciò che è accettabile ai più e ciò che, pur
non accettabile a livello sociale, alcune personalità esasperate ritengono ammissibile. Come in famiglia.
Non a caso E.T. è film di
ambiente familiare, in cui
l’opposizione non è tanto (a
vederlo oggi) tra bambini e
adulti, ma all’interno del
gruppo dei non adulti: quanta lacerazione tra quelli che
sono bambini a tutti gli effetti
(coccolati e protetti, anche
quando fingono di avere la
febbre) e quelli che stanno
nella preadolescenza e soffrono il momento di passag
gio, ritenuti già grandicelli e
autonomi quando sono in
realtà fragilissimi e le loro
esperienze «da grandi» si limitano a fare battutine sugli
«antifecondativi». Una fase
delicata che Spielberg rende
con efficacia in tutto il suo
dramma: si vorrebbe a un
certo momento restare bambini piuttosto che diventare
come i grandi: questo non è
possibile, e allora si prende
per fesso il fratellino piccolo,
salvo scoprire che, meno
scettico, ha ragione lui e intrattiene una bella amicizia
con quello strano essere.
Ancora una volta però la
chiave del film sta nel parlare
un suo proprio linguaggio:
nelTalternare in questo caso
la vicenda dei piccoli protagonisti (quasi sempre in primo piano) con alcune visioni
della loro cittadina vista dall’alto della collina. Sembrano
inquadrature «di passaggio» o
di raccordo: sono in realtà,
con le luci delle case, delle
strade, delle auto che si muovono, l’espressione della vita
che continua, e continua, come sempre nella sterminata
provincia Usa, nel lavoro,
nella scuola e nella famiglia,
per quanto sconvolta dalle
separazioni forzate. Solo accettando la coesistenza delle
piccole ritualità quotidiane
con gli eventi straordinari,
piccoli e grandi, possiamo
farci una ragione della complessità della vita, della difficoltà di crescere e di prendersi delle responsabilità. Non è
poco, non è un discorso banale. Non è, forse, solo un
film per i più piccoli.
Una novità della Claudiana
Nuove metodologie
per l'esegesi dei Vangeli
Un testo viene scritto.per
essere letto, ma leggerlo non
sempre è facile. Spesso occorrono strumenti in grado di
offrire chiavi di lettura specie
se si ha a che fare con i Vangeli, semplici ma non facili.
Una metodologia dell’esegesi
dei Vangeli è offerta in edizione italiana da uno studioso di Nuovo Testamento,
l’olandese Wim Weren*. Si
tratta di un’opera complessa
e difficile, che richiede pazienza nello studiarla; poi si
arriverà alla conclusione che
la sua lettura è feconda e che
si ha nelle mani un manuale
prezioso per lo studio esegetico come pure per la preparazione di studi biblici e per
la predicazione.
I Vangeli possono essere
letti sia separatamente sia in
parallelo: in ogni caso, molte
sono le forme di approccio
alla parola scritta. Weren offre appunto delle «finestre su
Gesù» (quattro) perché in
realtà i Vangeli «sono riconosciuti come fonti di conoscenza della manifestazione
storica di Gesù». Essi, in ultima istanza, sono presentazioni del punto di vista di Matteo, di Marco, di Luca e di
Giovanni su Gesù. La finestra
della sincronia (contemporaneità, simultaneità di tempi)
cerca «di scoprire modelli di
organizzazione e di rendere
visibili le linee di significato.
In un’impostazione sincronica un testo viene considerato
come un insieme variegato in
cui sono intessuti diversi fili».
La finestra della diacronia
(lo sviluppo storico, la non
contemporaneità) mostra
che «il contesto dei destina
tari può avere fortemente determinato la forma, il significato e la funzione del testo».
La finestra dell’intertestualità
(relazione fra i testi) parte dal
presupposto «che un testo sia
intessuto con altri testi e che
la sua forma, il suo significato
e la sua funzione vengano
determinati da queste relazioni». La finestra della storia
mostra Gesù come personaggio e come figura storica ed è
sottesa dalla domanda se e fino a qual punto 1 Vangeli
possano essere considerati
come resoconti utili a ricostruire la vita di Gesù. La
conclusione è una soltanto:
«La ricerca storica si rivolge
al Gesù del passato, a una
persona condizionata nel
tempo, che va collocata in un
contesto particolare, mentre
la prospettiva dei credenti si
estende molto oltre: "Gesù
Cristo è lo stesso ieri, oggi e
in eterno” (Ebrei 13, 8)».
(*) W. Wkren: Finestre su Gesù. Metodologia dell’esegesi dei
Vangeli. Torino, Claudiana, 2001,
pp. 288, euro 22,75.
s Dibattito a Valenza Po (Alessandria)
Ernesto Balducci
testimone del pacifismo
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itti. Aj
Venerdì 5 aprile, al Centro
culturale del Comune di Valenza Po, in provincia di Alessandria, c’è stata la presentazione del fascicolo monografico della rivista Testimonianze dal titolo «Ernesto Balducci: attualità di una lezione».
Sono intervenuti Maurilio
Guasco, storico dell’Università di Alessandria, il pastore
valdese Maurizio Abbà e Severino Saccardi, direttore della rivista. Da parte dei relatori
è stata sottolineata l’attualità
del pensiero di Balducci, soprattutto per quanto riguarda
il dialogo, oggi più che mai
indispensabile tra le religioni
e le culture, e ancora il valore
della politica come etica, la
necessità di lavorare tutti insieme per la pace.
Si è detto ancora di Balducci profeta spesso scomodo e
non sempre gradito ai poteri,
del cantore dell’«uomo planetario» (richiama il titolo di
un suo libro), che si confronta e accoglie tradizioni e culture senza rinunciare alla sua
identità, che crede all’importanza della parola come comunicazione e strumento di
liberazione dei poveri. Tra i
, , , . joi, que
pensatori che hanno lasciati londo
un’impronta su Balduccià:
sono stati Dietrich Bonho^ ¡[perbi
fer, David Maria Turoldoj
morto anch’egli nel 1992:ali
riguardo è stato presenta^
anche il numero di apriledw ie dalli
mensile Tempi di Fraterni^ jadepa
con l’inserto speciale acuiti ¡¡j g
di Mario Arnoldi: «ErnestHj tjiijj
Balducci e David Maria TUì njijggg ,
roldo testimoni e profeti* ®edip
dieci anni dalla morte». pesta ai
Ci si è poi soffermati sui® ifediter
versi momenti storici in ^fondar
Balducci ha svolto la sua ^"«sia a
vità. Fra le domande etneB^UveijQ
una comune a relatori e f
blico: che cosa direbbe el*i
rebbe Ernesto Balduccri
queste ore per la pace, peis
immigrati, per il dialogo‘“i
terreligioso, per la
Sappiamo che non tacetebil* itiievan
che continuerebbe ad anWi®^ jQfjg ^ ,
ciare, come ha fatto in tutt* te dlffg
sua vita, la speranza di un® mentQ i]
turo possibile di pace e fr® , ^Porzio
lanza universale, anticip“* ptd f¡
realizzazione, già qui, c
gno di Dio. Una serata <fi^
flessione e di memoria, PWo di ^
far conoscere ancora di P'“ ^nda (
grande contributo di un "[¡zzate
mo come Ernesto Balducct
-rigano
Per I vostri acquisti, per gli abbonamenti al periodici evanS^
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7
:2002
PAG. 7 RIFORMA
IO
I storici, archeologi, sociologi, geografi alla ricerca dei motivi della sua attrattiva
|| Mediterraneo, area di grandi passioni
la morfologia di questo mare, la sua particolare ubicazione tra il continente eurasiatico
e quello africano, le molte particolarità dei popoli che si affacciano sulle sue coste
no lasci!
Calducci
a
1
lel 1992:
presentiti
li aprile
Fraterna
:iale a cu8
«Ernest!^ Ulj
PINO LUSSO
irande storico Fernand
ludel così iniziava la
¡¡ione del suo magistrale
jo Civiltà e imperi del
^raneo nell'età di Filip■ «Ho amato appassionaite il Mediterraneo, sen[ibbio perché sono venualNord, come tanti altri,
tónti altri». Difficilmenna frase potrebbe riassuein maniera più sintetica
litimenti individuali che
JO guidato tanti uomini
iord verso le calde sponediterranee. E questa
®za è costante, così cojstanti sono state le mimi di popoli da Est verrest, all’interno del conile eurasiatico. Quasi un
0 centripeto che ha porpopoli diversi a mescoli e a confrontarsi, senza
ia che il Mediterraneo
smorzato o attenuato le
renziazioni dei popoli e
le genti che si sono affacitisulle sue sponde. In
' 1, se mai fosse possibile,
¡te differenze sono accene ampliate dalle «grandi
I liquide e vuote» che
ano. Quindi il Medipeo lentie a svolgere non
inzione di mediazione
azioni differenti, ma
isto uno stimolo contiai confronto; non il lento
lo tra situazioni diver!Ì la contrapposizione
immediata tra situaivente divergenti.
Le grandi civiltà
a cadere nella facile renon possiamo tuttavia
ricordare come, sulle sue
inde, si siano sviluppate alile tra le maggiori civiltà,
icome le tre grandi reli; Bimonoteiste si sono dif■ *1 contrastate, duramente
' mbattute proprio sulle sue
: *ieancora oggi sono moti* 'di sanguinosi e gravissimi
' liitti. Agli occhi di ognuno
j jni, quando sente parlare
yondo mediterraneo», si
liano immagine ben preparte stereotidove si mescolano co®ngnate da limpide acque,
We da pini marittimi, da
*edalla ricca e profumata
®della macchia mediter'5; e dove bianchi borghi
disi sporgono su ripide
^ picco sul mare
eprofetHfstedipiùfalso dar credito
arcadica immagine:
eo è in realtà
e disomogesia a livello ambientale
, wello antropico.
¿fello ambientale il mar
arici in '■ la sua!
de emets
itori e puj
fraziona in
aldu Jydecina di mari interni
'fSf Li A?’ ®erenti per carattefisico-geografiche,
^ avuto fondamen
* determina
■ tirttal» ® importanze strateili ^‘*‘ffemnti. Tuttavia un
le differenti
estrema
HelV ^*®i‘^o-ambientale.
con l’oceano Atlan
niiil « Gibilterra, che non
Olirei 300 m, è calmici da un lentissimo
lalducci. Hio delle sue acque che
evan
imasO'
jji°-'0 quasi un secolo
® sostituzione totale,
''o stagno. L’elementende drammatica la
li)j °0e è che sulle sue
•lidi circa 200 mi
fchjl^^isone (con i relativi
'nf’nni) e lungo di es|L ubicati complessi
(petrolchimici, siÌJitiì ’ 0 forte impat
l,sJ®otale. Popolazioni
ente, non hanno la
_ le di disporre di un
fragile, di alto valo
Poche parti del globo terracqueo sono state oggetto di continuo interesse e di indagine come il Mediterraneo il quale, tuttavia, come si conviene a ogni grande attore di teatro, si diverte
con continui colpi di scena a sovvertire situazioni analizzate
pochi anni prima. Storici, archeologi, sociologi, geografi, chi
più chi meno si sono appassionatamente interessati alle sue vicende cercando di metterne in luce le funzioni civilizzatrici
svolte nella storia umana recente. Come si può giustificare una
siffatta situazione? Le motivazioni sono molteplici, complesse
e, per molti versi, non tutte riconducibili a cause razionali. Alcune sono sicuramente imputabili alla morfologia di questo
mare altre vanno invece ricercate nella sua particolare ubicazione, incastonato tra il continente eurasiatico e quello africano, altre sono dovute alle genti che si affacciano sulle sue sponde e altre ancora a una quasi «magica» capacità attrattiva che
esercita sui popoli più disparati.
re ambientale, che dovrebbe
essere patrimonio dell’intera
umanità, e pertanto ne usano
in maniera speculativa e fortemente distruttiva dei valori
ambientali e culturali in esso
incorporati.
Le religioni
Un elemento che differenzia nettamente la parte nord
da quella meridionale delle
sponde mediterranee è la religione praticata dalle popolazioni che su di esse risiedono. A Sud abita una consistente parte di quell’immenso mondo islamico che si
estende per oltre 10.000 km,
dalle sponde atlantiche a
quelle pacifiche, costituito da
quasi un miliardo di persone,
di razze, lingue e strutture
politiche differenti. A Nord la
maggioranza assoluta della
popolazioni fa riferimento alla religione cristiana, pur con
alcune consistenti presenze
musulmane, come in Turchia, in Albania e nella Bosnia-Erzegovina. Tanto la
sponda meridionale quanto
quella settentrionale nascondono, all’interno di questa
generica uniformità religiosa,
differenze profonde fonti di
tensioni e scontri.
L’apparente unità musulmana della sponda africana e
medio-orientale nasconde i
problemi, le tensioni e le
aspettative dell’intero mondo
islamico. Da un lato infatti ci
sono gli integralisti islamici
che vogliono giungere alTunità politica, giustificandola
con motivazioni religiose ed
economiche, da un altro lato
le divisioni politiche restano e
anzi, tra gli stati tendono ad
aggravarsi. Gli integralisti mirano a ricreare quella che fu
l’età d’oro dell’Islam, un unico popolo, un unico stato,
una sola teologia e aggiungono che questa sarebbe l’unica
strada per risolvere anche i
problemi e le disparità economiche dei differenti paesi
arabo-musulmani, dove si
contrappongono aree a bassissima densità demografica,
con enormi riserve petrolifere
(Libia, paesi della penisola
arabica), ad aree con grandi
riserve di mano d’opera disoccupata, completamente
sprovviste di risorse energetiche a sviluppo arretrato. Le
posizioni integraliste, negli ultimi tempi, si sono fortemente
raffor;zate e, unite alla tradizionale divisione tra sunniti e
sciiti, stanno provocando non
pochi problemi nell’intero
equilibrio dell’area.
Si spiegano anche con queste motivazioni i conflitti tra
gli sciiti iraniani e gli iracheni, anch’essi in parte sciiti,
ma controllati da una gerarchia militare sannita, oppure
l’appoggio siriano all’Iran,
pur essendo la maggioranza
della popolazione siriana
sannita ma avente una classe
militare dominante sciita.
Questa situazione già di per
sé complessa è resa drammatica dalla presenza e dalla politica praticata da Israele; ma
su questo aspetto già molto si
è scritto e molto bisognerà
ancora riflettere. La sponda
mediterranea settentrionale,
in questo tornante della storia, dopo aver catalizzato per
mezzo secolo tutte le tensioni
scatenate dalla guerra fredda,
vive un periodo di calma incredibile, assurgendo a nuovo emblema dell’ipotizzata
«Grande Europa dall’Atlantico agli Urali». Sarà però il futuro a dire l’ultima parola.
Gli spostamenti dei popoli
Per finire ancora una breve
riflessione sui grandi spostamenti di popolazioni che ancora una volta solcano le acque del Mediterraneo, al di là
degli aspetti umanamente
drammatici insiti in questi fenomeni. La storia dei rapporti tra i popoli dei due settori
rivieraschi di questo mare è
comparabile a un movimento pendolare, dove si alternano le occupazioni di una
sponda da parte degli abitanti dell’altra, non con la regolarità cronometrica del pendolo, ma certamente con
continuità di cicli ben identificabili. Iniziarono i fenici,
diffondendosi prima sulla
sponda meridionale per poi
passare su quella settentrionale, risposero i greci con
percorso quasi esattamente
inverso. Alla lunga dominazione romana risposero i musulmani, arabi e turchi. Ano a
giungere agli ultimi due secoli quando il colonialismo europeo impose le sue regole su
tutta la sponda meridionale.
Eorse oggi siamo in presenza
dell’inizio di un nuovo ciclo?
Il porto di Damietta (Egitto)
Un convegno-dibattito a Venezia
I diritti umani non
possono essere un'utopia
«Invece di lamentarci del buio, accendiamo una candela».
Questo proverbio, citato da Pier Cesare Bori in un suo intervento, potrebbe essere preso come il punto massimo di convergenza
possibile registrato neU’intensa giornata del 10 aprile fra le due
posizioni che si sono contrapposte nel dibattito. Dell’ambiguità
del tema erano pienamente consapevoli gli organizzatori, come
sta ad indicare il titolo dato al convegno: Diritti umani. Realtà o
utopia? Pur essendo una giornata di studio, come ha sottolineato nella sua introduzione ai lavori il prof. Valent, direttore del
dipartimento di Filosofia dell'Università di Venezia, era chiaro
a tutti, relatori e pubblico, che gli attuali avvenimenti del Medio Oriente (dell’Afghanistan, delle ultime guerre balcaniche, e
di altri drammi del recente passato) pesavano come un macigno sulle parole che venivano pronunciate.
FRANCO NIACCHI
COME realizzare i diritti
umani? Più in particolare, i diritti umani sono un
concetto inevitabilmente occidentale o hanno una valenza veramente universale?
Ammesso che il contenuto di
questi diritti faccia parte del
modo di sentire di tutti gli
uomini e di tutti i popoli, sono sufficienti la loro proclamazione e la loro recezione
formale in statuti nazionali e
internazionali, perché diventino veramente operativi?
Schematizzando molto,
possiamo dire che il prof. Pier
Cesare Bori e il prof. Antonio
Papisca, pur sviluppando tematiche del tutto diverse e
specifiche, hanno sostenuto
con convinzione e con passione la realtà e il valore universale dei diritti umani e il
ruolo positivo che essi esercitano nel contesto internazionale attuale, nonostante i limiti oggettivamente rilevabili; hanno quindi invitato a cavillare di meno e a rimboccarsi le maniche, per fare
qualcosa, anche limitato purché concreto, in favore della
realizzazione dei diritti fondamentali di ogni uomo e
della sua dignità. 11 prof. Mario Tronti, con toni pacati, ma
con argomentazioni forti, ha
invitato a porsi con maggiore
realismo di fronte a quella
che, marxianamente, può essere considerata un’ideologia
occidentale, che deve essere
sottoposta a critica, per poter
poi passare a una analisi, politica e giuridica, dei rapporti
internazionali. D’altra parte,
secondo Tronti, il richiamo a
principi universali ha molto
spesso giustificato grandi
parzialità e ingiustizie. «Chi è
che officia e guida questo rito
dei diritti umani?», si è chièsto il professore dell’Università di Siena. Un interrogativo
pesante come un macigno.
11 prof. Enzo Pace, dell’Università di Padova, si è soffermato a lungo su un documento espresso dalla Lega
araba del 1990, ricostruendone la genesi e collocandolo
nel suo contesto più politico
che culturale. Da questa analisi, e da altre argomentazioni, è emerso quanto le dichiarazioni contenute in quel
documento, mentre suonano
molto simili a quelle proclamate in Occidente, in realtà
devono essere interpretate
secondo un paradigma linguistico e culturale molto diverso dal nostro. Questo naturalmente vale per tutte le
culture non occidentali.
L’esigenza di reimpostare
su basi nuove, dal punto di
vista giuridico, culturale e
politico, i diritti umani, salvando ovviamente tutto ciò
che di positivo hanno espresso e prodotto dal Settecento
a oggi, è stata messa in evidenza dalla relazione del
prof. Possenti. Una relazione
ampia, molto organica e argomentata, che ha cercato di
mettere a fuoco la necessità
di tener conto del contesto
multiculturale e «globalizzato» contemporaneo. 1 temi,
emersi in stretta connessione
con le problematiche principali appena accennate, sono
moltissimi e tutti di estrema
importanza, come hanno dimostrato i dibattiti del mattino e del pomeriggio. Basti
pensare al rapporto fra le varie religioni e al possibile
consenso etico da esse condiviso; alla necessità, nuova,
di definire la connessione fra
«diritti» e «doveri» universali
deU’uomo; a quale organismo internazionale possa essere affidato il compito di denunciare, giudicare e sanzionare in modo imparziale ed
efficace le eventuali trasgressioni; al rischio della costituzione di organismi internazionali a servizio dei pochi, se
non di un unico potente che
governi di fatto il mondo; infine, al rapporto fra universalità, eguaglianza e identità
delle varie culture, che sussistono solo se mantengono le
loro differenze.
11 convegno ha avuto il merito di far emergere il groviglio
di dubbi, preoccupazioni, nodi giuridici, religiosi, culturali
e politici legati al tema dei diritti umani oggi. Non poteva
certamente né chiarirli definitivamente, né risolverli. Un
compito, questo, affidato a
tutti coloro che, impegnati
nella riflessione, nella elaborazione, nella pratica politica
e nella vita delle chiese, hanno a cuore un mondo migliore, più giusto e più pacifico.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita delle Chiese
Un tema per le chiese non solo per la Settimana della libertà di febbraio
«Fede e denaro», una riflessione attuale
Il tema si lega anche a quello della globalizzazione che il Sinodo ha raccomandato olle
comunità. Le chiese awentiste affronteranno la problematica nelle prossime settimane
HIANCO CIAMPICCOLI
JJASSATA la festa, gab
bato lo santo», dice il
proverbio. Che applicato a
San XVII Febbraio, significa
che nessuno più si occupa di
Fede e denaro, il libretto edito
quest’anno dalla Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei). Questa la constatazione della Commissione
per la «Settimana della libertà», riunitasi a Roma il 15
aprile, di fronte a un certo
numero di pacchi del libretto
giacenti nella sede della Federazione.
Non cosi per gli avventisti,
ha dichiarato Dora Bognandi
che rappresenta l’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste (coeditrice della pubblicazione) nella Commissione: «Per noi la Settimana della
libertà non ha una collocazione fissa e prima dell’estate visiterò diverse chiese che hanno variamente situato i loro
programmi connessi con il tema “Fede e denaro’’». Cosi
dovrebbe essere pure in ambito battista, metodista e valdese, anche se per i valdesi la
data della Settimana della libertà appare inesorabilmente
legata al 17 febbraio. Dovrebbe comunque esser chiaro
che le chiese che hanno «perso l’autobus» del 17 febbraio
(in parte anche per una scarsa
promozione della pubblicazione. ridotta al mese precedente l’evento) possono benissimo cogliere altre occasioni per presentare ai loro
membri un tema che ben si
inserisce nell’attuale dibattito
sulla globalizzazione e, per le
chiese valdesi e metodiste,
nello studio del documento
«Le chiese e la globalizzazione» che il Sinodo ho raccomandato alle chiese.
Questo è infatti lo scopo
della produzione annuale di
un libretto a più voci da parte
della Federazione: fornire alle chiese un materiale di studio su un tema che viene individuato di anno in anno
come centrale nel dibattito
delle nostre chiese. L’anno
scorso il tema del superamento dei conflitti si presentava nel contesto dell’inizio
del decennio di lotta contro
la violenza in cui le nostre
chiese sono chiamate a impegnarsi in prosecuzione del
decennio di solidarietà delle
chiese con le donne. L’anno
precedente il tema del giubileo era, per così dire, obbligato soprattutto per le chiese
evangeliche italiane che hanno vissuto con disagio l’interruzione del dialogo ecumenico provocata dalla ricaduta
del cattolicesimo nell’infezione delle indulgenze.
Questi temi, e il libretto che
li proponeva, sono stati collegati alla Settimana della libertà di metà febbraio non
Fede e denaro
(¡{ftUlO !*. ílWiBüíhJi. l
1 Mini4 CisíjfWOM.
per agganciarsi a una specie
di festa patronale al fine di
smerciare un prodotto, ma
con l’intento di fornire alle
chiese materiale per l’azione
comune connessa a una data
simbolo che unisce la riconoscenza al Signore per il dono
della libertà e la sfida a riflet
tere e impegnarci al di là del
nostro ristretto recinto. L’ambizione di questo servizio offerto dalla Fcei è di proporre
un tema che è focalizzato in
una significativa settimana
ma che non si lascia ingabbiare in un tempo così breve e
spazia su tutto l’anno.
Quale il tema per il 2003?
La Commissione (composta
da Giuseppe Platone, coordinatore, Paolo Naso, Renato
Malocchi, Dora Bognandi e
da chi scrive queste note) ne
ha discusso ampiamente sulla base di una proposta caldeggiata dal Consiglio: «I
protestanti e l’Europa». L’Europa si allarga e si radica. Sullo sfondo delle sue molteplici
radici culturali e religiose, e
sulla ormai solida base della
moneta unica, la Carta dei diritti approvata a Nizza e la
Costituzione in corso di elaborazione contribuiscono a
dare una fisionomia non solo
economica all’Unione. Ma
verso quale forma unificante
si avvia questa Europa, la cui
nascita avviene in un faticoso
divenire? Qual è il progetto
sociale di questa Europa?
Qual è la sua collocazione nel
contesto di una globalizzazione che unisce ma anche
frantuma ed esclude?
I protestanti in Europa sono
di casa, ma si trovano inseriti
non più nei vecchi confini nazionali, bensì in un quadro
continentale più ampio. In
questo contesto a un loro apporto comune nella storia
della solidarietà sociale e a un
ecumenismo largamente condiviso ma non privo di problemi, fa riscontro una varietà
di modelli nei rapporti con lo
stato, di forme organizzative,
di autocomprensioni ecclesiali. Quali possibilità esistono per una consapevolezza
unitaria e per l’elaborazione
di una comune vocazione
nell’ambito europeo?
. Questi alcuni degli interrogativi che emergono da un
primo sguardo gettato sul tema del 2003. Ma siamo in
pieno 2002. Vale la pena di
dare ancora una buona occhiata al tema di quest’anno.
Fede e denaro è tuttora disponibile preso la Federazione.
L’opuscolo «Fede e denaro»,
di circa 100 pagine, scritte da
una dozzina di autori diversi,
costa 5 euro a copia (più spese
postali). Per ordinazioni ci si
deve rivolgere a: «Settimana
della libertà», do «Confronti»,
via Firenze 38, 00184 Roma,
telefono 06-4820503, fax 064827901 oppure 06-4828728.
Inaugurata, nella chiesa metodista di Verbania-Intra, una nuova opera evangelica
Una Casa di accoglienza per le famiglie straniere
ANNE ZELI
IL 6 aprile, nella chiesa evangelica metodista di corso Mameli, è stata inaugurata
la Casa di accoglienza per
stranieri. Dopo un preludio
musicale a cura di un duo di
chitarra e viola, e un saluto da
parte del presidente del comitato di gestione della Casa,
Bruno Palombini, e di chi
scrive queste note, e intervenuto il sindaco di Verbania.
Aldo Reschini, che ha sottolineato l’importanza di questa
attività di accoglienza per il
territorio locale, dove trovare
una casa per le famiglie straniere è un grosso problema. 11
sindaco ha anche ringraziato
la comunità evangelica per la
sua testimonianza di solidarietà e la disponibilità di collaborazione con tutte le forze
cbe sul territorio si impegnano in questa direzione.
11 presidente del Opcemi,
pastore Valdo Beneccbi, ha
ricordato nel suo intervento
che l’impegno della comunità
evangelica a Intra in favore
dei più deboli ba già una storia: infatti gli stabili di corso
Mameli ospitavano già 100
anni fa una scuola e un orfanotrofio. Oggi il dramma sociale a cui assistiamo è l’immigrazione conseguente alle
guerre, alla povertà, alla disperazione. E allora ciò che fu
una scuola e poi un orfanotrofio è diventato una Casa di
accoglienza, che può ospitare
6 famiglie.
Benecchi ha ringraziato i
rappresentanti del Comune,
delle associazioni e della
Chiesa cattolica per la loro
disponibilità (la comunità è
stata ospitata diverse volte
nei locali del «Chiostro», non
soltanto durante il difficile
periodo di ricostruzione),
sottolineando che la realizza
II direttore Bruno Dal Secco con alcuni ospiti della Casa
(foto B. Palombini)
zione di questo progetto è
stata possibile grazie anche a
contributi ricevuti dalla Regione Piemonte e da parte di
chiese sorelle all’estero, e ha
poi dato la parola al rappresentante e responsabile per
l’Europa del «General Board
of Global Ministries» della
Chiesa Metodista unita mondiale, con sede a New York,
Peter Siegfried, il quale ha incoraggiato la piccola comunità evangelica di Intra a vivere la sfida di questo progetto come una possibilità di testimoniare già oggi, insieme
ad altri, la promessa del regno di Dio, dove tutti i popoli
saranno invitati a riunirsi in
pace attorno a un tavolo imbandito a festa.
Accoglienza infatti non
significa solo offrire un alloggio ma anche la disponibilità
a incontrarsi, a conoscersi e a
imparare ad accettare le diversità. Il delegato del vescovo, don Cacciami, ha dato rilievo alla volontà dei responsabili dell’opera di voler lavorare in rete e in modo ecumenico. Dobbiamo renderci
conto che soltanto camminando insieme, collaborando
nella testimonianza, possiamo arrivare alla meta, come
una cordata che vuole arrivare sulla cima. Cacciami ha ribadito la disponibilità anche
da parte del volontariato di
dare un contributo nell’attività della Casa di accoglienza.
Dopo vari saluti di rappresentanti di chiese sorelle è intervenuto infine il direttore
della casa. Bruno Dal Secco,
presentato alcuni degli ospiti
(attualmente sono ospitate 6
famiglie provenienti da Marocco, Senegai, Ruanda, Albania e Perù) e fornendo del
le informazioni concrete sul
funzionamento della Casa
stessa. Questa parte di interventi si è conclusa ancora
con le splendide musiche per
chitarra e viola e infine i presenti sono stati invitati a recarsi nel giardino dove, come
atto simbolico, è stato piantato un ulivo, simbolo biblico
e segno di riconciliazione e di
convivenza pacifica fra popoli e religioni diversi, mentre il
gruppo catechismo di Omegna cantava la canzone Imagine di John Lennon («immagina un mondo, dove tutti vivono in pace...»).
L’incontro si è concluso
con un rinfresco nella sala di
riunione. La domenica, in
chiesa, si è tenuto un culto di
ringraziamento con predicazione di Valdo Benecchi per
chiedere la benedizione di
Dio su questa nuova attività.
VENERDÌ :
Chiesa valdese di Como
Il problema immigrazione
all'Iniziativa di primavera
ALIDA CHIAVENUTO
Lf «INIZIATIVA di primaveI ra» a Como è ormai quasi
una tradizione. Ogni anno la
locale Chiesa valdese, con varie organizzazioni del territorio, invita la cittadinanza a un
momento di riflessione su temi di carattere umanitario e
di interesse generale, offrendo un’opportunità di confronto e informazione. Quest’anno il tema è stato quello
dell’immigrazione, anche sotto la spinta della nuova legge
in incubazione in Parlamento. Sabato 6 aprile siamo
quindi stati presenti nella
centrale piazza San Fedele
con un gazebo, distribuendo
ai passanti un pieghevole
sull’iniziativa e sulla Chiesa
valdese, la sua struttura e la
presenza in città.
La sera prima, nella nostra
chiesa, ha avuto luogo un incontro-dibattito sullo stesso
tema. Anne-Marie Dupré,
coordinatrice del Servizio rifugiati e migranti della Fcei,
ha sottolineato la stretta connessione fra riconoscimento
dei diritti degli immigrati e
rafforzamento dello stato di
diritto che riguarda tutti.
Considerare il problema migratorio solo come un problema di ordine pubblico significa non comprenderne la
complessità e rischiare di accrescere i danni per la comunità anziché risolversi. Lo
stesso tentativo di adottare
una normativa di valenza solo italiana, ignorando gli indirizzi di paesi che hanno
maggiore esperienza o addirittura dimenticando di correlarsi all’Unione europea,
che sta elaborando direttive
sovranazionali, significa ipotecare la vita stessa delle
nuove leggi e rischiare di doverle modificare a breve.
Insomma, il mondo politico
italiano sembra peccare di
miopia e muoversi in modo
alquanto scoordinato, senza
vedere con sufficiente chiarezza i nessi di causa-effetto
delle proprie risoluzioni, mi
rando prevalentemente a ta
sicurare un’opinione pub?
ca allarmata, offrendo rie»
semplicistiche ma «di effett!.
La legge cristiana dell’amo„
che spinge le chiese a farsi rJ
rico delle sorti di tanti ^
che spesso hanno alle spali,
soltanto la miseria e il (Je^
do, tradotta nel linguaggio^
co della solidarietà è sicun.
mente la forma più
pOf
iLtrao
ipredii
joquesi
.Jese di
¡orni d
un me
cr , --.«ito da
per affrontare queste probiaL serv
matiche e per assicurare daii||fflrso a
vero e per tutti la pace socialafenova
Cecilia Pellegrini, diAmnXmitat
sty International, ha delinea fisucces
to il percorso evolutivo^ otioqt
questa organizzazione, da| fflcien
difesa del diritto di espressi irtanz.
ne fino alla presa in carie» èmolt
del grande problema deit|. ,gno d
giati e dei diritto d’asilo, (% mport
la nostra Costituzione
tisce ma che di fatto vienedj.
satteso o ridimensionato,
Monica Molteni, awocatoj
consulente della Caritas,^
esposto con estrema chiara
za i punti fondamentali del
legge Bossi-Fini così cornei
profila, mettendola acori.
fronte con la normativat
caline
le al 1
dom
■ebbe
iroimp
;Mano
luneri.
;lla prc
sup
ìtàpart
gente ed evidenziandonelt psenz
to e e
issato.
potenziali implicazioni,
stinate a rendere problematìca l’integrazione degli sto
nieri nel nostro paese.
Un volontario della ClasCgil, Pangranii Ardjan,
narrato la sua emozionantelle al h
esperienza fra gli imnaigratìbirina al
carcere evidenziando il sistof® altro
ma di sfruttamento (mpliclpscita
tamente tollerato dalle auto-Ei credi
er libei
iastoia I
ISO il
rità) dei cosiddetti «passatoiij
che favoriscono l’attravei
mento della frontiera il
svizzera a tanti clandestii
previo il pagamento di li
compensi che taglieggi
tanta gente bisognosa e sm®;
rita. Un membro ganaensi
della comunità, Samuel Ba4j
ha concluso con la sua doli
te testimonianza e una rii
sione sui diritti umani dii
da Martin Luther King,
pubblico multietnico, attei Jto sor
e partecipe, ha riempitoli Écomu
nostra chiesa, nonostantei
tempo inclemente.
irla eh
cc
Comunità metodista di Palermo m
La sorella Guglielma Conti
l'umiltà della fede
ALFONSO MANOCCHIO
Mercoledì ll aprile, insieme ai figli Anna e Angelo e a numerosi parenti, abbiamo dato l’ultimo saluto a
Guglielma Conti. Prima in casa e poi nel cimitero di Bagheria (Palermo) un folto gruppo
di fratelli e sorelle della comunità di Scicli, da cui era partita
negli anni della giovinezza, e
di quella di Palermo, dove
aveva vissuto il resto della sua
vita, ha pregato e cantato gli
inni da lei preferiti.
Per parlare di certe vite non
c’è bisogno di molte parole.
Le caratteristiche sono così
essenziali e importanti che
bastano esse sole per dare
l’idea della vita di quella persona. Guglielma era umile,
amorevole, sempre disponibile, gioiosa. Quindi una persona di pieno affidamento nella
nostra comunità metodista di
L'afì
n
bi
è 1
Palermo. La sua presenza*
discreta ma continua e actf _
ta. Aveva un amore sconW aiuole
to per i bambini, ai quali®* j-jj
faceva mancare i regaW tquella
senza alcuna l'tunn
Sapeva soltanto chi ricevi Inaseri
era un suo modo di eas® Uvidii
profumava senza visibili»' (nze, n
Ricordo le sue battute repr
risate per sdrammatizzate® Jvola
tiiP7Ìnni rnmniirate 6 Call Bterial
ndefOblia 1
tuazioni complicate e
di tensioni. Fino a quatti ^
malattia l’ha risparniia»i lodern
stata per la comunità finto a
punto di riferimento i®P % della
tante. Tutto quello che liiapicc
qui è stato detto di Guglie» Nato
mancherebbe della coee^^ese p
silare, se non si facesse
«e«
zione della sua fede, di C j efinis
lasciato alla nostra cotn Jhato
un esempio ^ bniv»
gliamo ricordarla soprat^ o de]
per questo aspetto, di
molto fiera e ne dava *^^era
monianza intorno a
sé.
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PAG. 9 RIFORMA
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L'Assemblea dell'Llnione dei predicatori locali quest'anno si è svolta a Rio Marina
Il ministero di «semplici laici»
[impegno dei laici nella predicazione non è solo una supplenza, ma è anche una qualità
particolare della nostra presenza evangelica, è la libertà dal rischio delle pastoie clericali
nONATELLA CAnADORl
IL tradizionale incontro dei
predicatori locali si è svolquest’anno alla Casa val,je di Rio Marina nei primi
Jómi di aprile. L’Assemblea
à è sicuQ.[|mitnomento ufficiale preù raziona|kto dallo Statuto dell’Unio
'Ste probij,
curare da»,
uce sodai
i, di Anuj,
da delinea.
'olutivoi
done, dal
i espressi^
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to viene 4.
:nsionati,
awocatoi
serve a esaminare il trairso anno dell’Upl stessa, a
jpnovare la segreteria e il
Imitato, a porre le basi per
¡successivo anno di attività,
itio questo sarebbe più che
¡ciente per delineare l’imjrtanza dell’occasione, ma
'èmolto di più. Non c’è biigno di spiegare quale sia
portanza dei predicatori
i nelle nostre chiese: li si
le al lavoro domenica dodomenica, e quanti culti
■ebbero possibili, senza il
Caritas,iL) impegno?
na chiarej-. Ma non è solo questione di
entali del iuneri. L’impegno dei laici
osi cornei ella predicazione non è solo
ola a coti ja supplenza, ma una quarmativat tà particolare della nostra
iandonelt tesenza evangelica. Da un
azioni, I* ito è eredità preziosa del
oroblemati- tesato, un risultato visibile
degli stra-fa della gloriosa battaglia
^ese. 6r liberare la Parola da ogni
della Clas-fctoia clericale: in un certo
Ardjan,ta»nso il pulpito reso accessiiiozionantepe al laico è proprio «la Rimmigratiiilrma al lavoro». E c’è anche
ado Usisi»altro aspetto, quello della
to (impliépscita di tutta la comunità
dalle auto-fjei credenti nella conoscenza
la Scrittura, che si esprime
odo significativo nel qua;arsi di un «semplice laico»
l’atto centrale e fondante
culto evangelico, cioè la
' cazione.
lotto la presidenza di Leordo Casorio (coadiuvato
segretario Mario Basile) la
lussione è stata vivace, anaappassionata, proprio perii gli iscritti e i futuri iscritti
Serata di inni e canti di montagna. Nelia foto Leonardo Casorio al
pianoforte e Roberto Saierno
«passati
’attraveis
fiera itali
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nto di li
iglieggii
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3 ganae»!
imuel Baaiif
1 suat
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:r King.UiBtuolideirUpl sono innanzilico, attenlfc sorelle e fratelli di fede
rierapitolwcomunati dalla passione
mostantefrla chiesa e per il suo prinlale compito, quello di pre
dicare l’Evangelo. Per questo
continuano a interrogarsi su
quale sia il modo per svolgere
questo servizio. Tema principale del dibattito è stato proprio il percorso formativo
previsto per l’ingresso nei
ruoli dei predicatori locali,
percorso che a molti sembra
troppo complesso, così come
si presenta a seguito delle recenti innovazioni apportate
ai regolamenti.
La necessità di garantire un
buon livello di preparazione
deve conciliarsi con le concrete possibilità di chi aspira
alla predicazione pur avendo
normali impegni di lavoro e
famiglia. Certo nessuno vorrebbe che il livello qualitativo
della predicazione nelle nostre chiese avesse un calo,
ma nemmeno si vorrebbe
precludere di fatto la possibilità di entrare nei ruoli alla
più parte di quelli che sono
disposti a impegnarsi in questo servizio, tanto più sapendo della presenza, in moltissime realtà, di predicatori lo
cali non iscritti nei ruoli: sorelle e fratelli che predicano
efficacemente, anche da molti anni, con il riconoscimento
del loro dono da parte delle
loro chiese, senza avere mai
sostenuto alcun momento
formalizzato di verifica.
Aspetto più caratteristico
della discussione è stato comunque la serenità, la gioia
di servire, la profonda comunione. I partecipanti all’Assemblea vengono da tutte le
parti d’Italia e anche dalla
Svizzera. Alcuni sono «veterani», altri ci sono per la prima volta; ma anche i più anziani si incontrano quasi
esclusivamente in questa occasione. Però condivisione,
solidarietà e affetto si «toccano con mano» fin dal primo
incontro e dal primo cenno
di saluto. La premura reciproca e la gioia di stare insieme hanno animato il lavoro e
i ristrettissimi tempi concessi
non hanno impedito momenti di vera festa, a esempio la domenica sera, quando
Leonardo Casorio ha accompagnato al pianoforte un coro che si è cimentato, oltre in
alcuni dei più amati inni, anche in vecchie canzoni di
montagna.
L’ospitalità della Casa valdese ha contribuito non poco
alla riuscita delTAssemblea. Il
piacevole clima dell’Elba e i
suoi paesaggi, il simpatico
borgo di Rio Marina, l’alloggio veramente confortevole,
l’ottima cucina, la cordialità
della direttrice e delle sue collaboratrici hanno fornito l’indispensabile «supporto» alla
buona salute e al buonumore
dei partecipanti. L’incontro
con la locale chiesa valdese è
avvenuto nel corso del culto
domenicale, curato da Giovanna Gandolfo e Rosa Brusca Massarella.
«Regista» dell’Assemblea, il
segretario uscente (e poi riconfermato) dell’Unione Mario Cignoni che, discreto e
poco loquace, sembra avere il
dono dell’ubiquità (che porti
con sé alcuni «sosia»?) e quello di sapere in anticipo che
cosa possa servire a ognuno.
Con lui hanno validamente
collaborato i membri del Comitato, anch’essi riconfermati, Luigi Di Somma e Piero
Imazio. Quest’anno poi Cignoni ha anche presentato
all’Assemblea, in una conferenza, i risultati di una ricerca
da lui compiuta sulla storia
risorgimentale: i partecipanti
hanno così potuto conoscere
un personaggio di rilievo finora trascurato dalla storiografia, il conte Spannocchi.
Saluti, baci, abbracci, qualche occhio lucido: arrivederci
all’anno prossimo. I partecipanti aH’Àssemblea e gli amici se ne tornano alle loro
città, alle loro chiese sparpagliate per tutta Italia; qualcuno deve superare le Alpi.
Centinaia di chilometri da fare, ma sembra una piccola fatica, per la gioia di aver partecipato all’incontro.
0
:onti
Conferenza del segretario aH'Assemblea deH'UpI su un personaggio dell'800
l'affascinante personalità del conte Spannocchi
MARIO CIGNONI
Iconte Girolamo Spannoc)resenza^chi (Siena 1781, Livorno
™ua eac 1561) è un personaggio finoe non studiato della
aj ‘1“®^’,®’^® risorgimentale e anche
1 evangelica. Eppure i
ientaz'^^cumenti non mancano,
-hi h®® ®^serie di indagini negli ar3 rii ess 'Wvi di stato di Siena e di Fivisibilit *H2e, nonché qualche notibattutej |a reperita in quello della
natizzar. jvola valdese, insieme a
Ite e can lateriale letterario consultaa . jlla Biblioteca di Storia
par®® * ®aerna a Roma, mi hanno
anali“ Ulto a delineare la sua figuquale spero di fare
qio eh fiapiccola pubblicazione.
llGa^' u da famiglia patrizia
Ila cas ^sse prima delle Rivoluziok„ acese, pronipote del
rie, di . .fiaista Pompeo Neri, fu
ra com iato agli studi giuridici
“Università di Pisa. Un fra
daÌa tri® proseguire la
)a
sé.
j. ®ra’ Bonaventura Span®>enf ’ aapo dell’ordinaa giudiziario e ministro
ill ® Giustizia nella Repubn ® Cisalpina dove ebbe
rii Capo di stato e
Iter j codice per l’Italia,
ii,.|.®riente e alternativo a
Ijgg a napoleonico. Ma nel
l(jo .rolamo raggiunse un
j ^10, Lelio Spannocchi,
DC?resciallo dell’esercito
Baie a Vienna, e iniziò la
^®ia militare.
®Buto maggiore di fan
teria, dopo diverse battaglie
tornò in Toscana al servizio
prima della Baciocchi e poi
del Granduca. Nel 1815 al comando di un reggimento toscano della restaurazione,
combattè contro Gaeta, l’ultima fortezza che resisteva,
vincendo un lungo assedio.
Tornato in patria come un
eroe di guerra ebbe decorazioni da Napoli, Toscana e ricevette l’ordine della Corona
di ferro austriaca, fu promosso colonnello e comandante
della Fortezza da Basso a Firenze, e nel 1824 fu creato
conte in successione della famiglia materna che in lui si
estingueva (un ramo dei Piccolomini). Oltre al bel palazzo di famiglia a Siena, aveva
diverse proprietà nelle campagne circostanti, come l’avita tenuta di Spannocchia,
con una torre medievale e
una piccola miniera di marmo (di un colore che si chiama «il giallo di Spannocchia»), e lo splendido castello
di Modanella, oggi ancora
perfettamente conservato,
con una tenuta di 1.000 ettari
cqltivati. Richiese, senza successo, di essere nominato generale, capo di stato maggiore dell’esercito del Granducato. Lasciato l’esercito si ritirò
nel suo palazzo accompagnato da una robusta nomea di
reazionario.
Ma intorno al 1848 aveva
cambiato le sue opinioni po
litiche, organizzando dei circoli sovversivi in casa sua e
mettendosi in contatto con i
democratici livornesi. Sostenitore del governo socialista
di Montanelli, all’inizio del
1849 fu inviato rappresentante di Siena in Roma e membro del Comitato dirigente
dei circoli italiani per una
Costituente nazionale (di cui
fu il terzo firmatario di vari
proclami). Fuggito il Granduca da Firenze, fu eletto membro dell’Assemblea costituente toscana nella quale
rappresentò i «repubblicani
rossi» fautori dell’unione con
Roma e della proclamazione
della Repubblica (1849). Al
rientro delle truppe granducali fu condannato alla perdita del grado militare, privato
della pensione e costretto
agli arresti domiciliari.
Accusato di essere il mandante di alcuni ferimenti e
omicidi politici avvenuti a
Siena (accusa che non si potè
provare), fu arrestato di notte
in casa sua nel 1852 e incarcerato a Firenze. Venne denunciato come mazziniano
(ma in realtà fu un democratico socialista sulla scia del
Montanelli) e come protestante, ma egli ribattè dicendo di essere un cattolico
«evangelico moderato». Fu
condannato in un grande
processo che coinvolse una
ventina di persone e che è
passato nelle carte d’archivio
come «il processo Spannocchi» e che è una delle pagine
più rilevanti, anche se poco
studiate, per conoscere il Risorgimento senese. Nel 1855
la pena fu commutata nel domicilio coatto a Livorno. Qui
riprese i contatti con i circoli
democratici.
Il 20 gennaio 1861 diede alle stampe un documento nel
quale asseriva di aver lasciato
la Chiesa cattolica e di avere
accolto la fede della Chiesa
evangelica valdese, già segretamente nel 1852 (probabilmente in concomitanza con
il processo Madiai); nello
stesso documento donava
una somma consistente alla
sinagoga di Livorno. In effetti
il pastore valdese Salomon di
Pisa lo venne a visitare più
volte attestando la sua fede
protestante. Quando morì,
qualche mese dopo, gli fu rifiutato il cimitero comunale e
fu sepolto in quello degli inglesi. Il funerale fu presieduto dal pastore G. Ribetti, che
qualche settimana dopo scriveva un documento (Lettera
ai preti di Livorno] in cui denunciava l’accaduto. La figura del Conte Spannocchi, ancorché completamente dimenticata, si pone tra i frutti
più rilevanti dell’evangelizzazione otto.centesca, e deve
essere ricordata come elemento fondante alle origini
delle chiese valdesi di Siena e
di Livorno.
AGENDA
26 aprile
LIVORNO —Alle 17, alla Circoscrizione 2, si tiene una conferenza con la pastora Elizabeth Green e Tantropologa Paola
Bora sul tema «Cristianesimo e ■violenza contro le donne.
Che cosa possono fare le chiese e le istituzioni oggi?».
27 aprile
REGGIO CALABRIA — Nei locali della phiesa battista si tiene
l’incontro di zona 1 del corso per predicatori locali sul tema
«Credo nello Spirito Santo».
28 aprile
TORINO — Alle 17,30, nel tempio di corso Vittorio, per la serie «Musica e preghiera», l’organista Fausto Caporali esegue
musiche di Mozart e improvvisazioni dell’esecutore.
29 aprile
FIRENZE — Alle 17,30, la libreria Claudiana (borgo Ognissanti 14r), il Centro culturale protestante «Pier Martire Vermigli», e il Circolo di cultura «Fratelli Rosselli» organizzano
una presentazione del libro di Giorgio Spini «Italia liberale e
protestanti» con B. Camaiani, U. Rogari, G. Tourn.
TORINO — Alle 20,45, al Centro sociale della Comunità
ebraica (p. Primo Levi 12), il un gruppo del liceo di economia
aziendale «Q. Sella» mette in scena «Credere, obbedire...»,
spettacolo di teatro-documento sulle leggi razziali del 1938.
Testimonianze di Giorgina Arian Levi e Franco Montagnana.
2 maggio
BOLOGNA — Alle 21, alla chiesa metodista (v. Venezian 1),
l’editrice Claudiana e il Centro culturale protestante «A. Gavazzi» organizzano la presentazione dei libri di G. Spini «Italia liberale e protestanti» e di Gian Paolo Romagnani «La
Bibbia, la coccarda e il tricolore». Intervengono G. P. Romagnani e Francesca Sofia, presiede Massimo Bracchitta.
4 maggio
GENOVA — A partire dalle 9,30, nell’aula magna del liceo artistico «N. Barabino» (v. Orti Sauli), la Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale organizza la «Giornata dello straniero», con relazioni di operatori
sociali, buffet etnico discussione su chiese etniche separate
o chiesta multiculturale e interventi di corali etniche.
BOLOGNA — A partire dalle 9, nella Sala dello Zodiaco (v.
Zamboni 13), si tiene un convegno organizzato dal Centro
cultúrale protestante «A. Gavazzi» sul tema «Maria dai molti
volti: la figura di Maria in prospettiva ebraica, cattolica, ortodossa, protestante, islamica, laica». Relazioni di Cettina Militello, Ovidiu Sava, Yann Redalié, Elena Lea Bartolini, Nadia
Lucchesi, Aischa Triantafillu.
BERGAMO — Alle 17, alla biblioteca «Angelo Mai»-salone
Furietti (p. Vecchia 15), Carlo Rapini parla sul tema «Il Colloquio di Bergamo (1218) nella storia dei valdesi medievali».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
SAN SECONDO — Il culto del giovedì santo è stato animato
dai bambini della scuola domenicale e dai ragazzi del
precatechismo; vanno sottolineati l’impegno e la volontà
da loro dimostrati e con l’occasione ringraziamo monitori, monitrici e la responsabile del precatechismo per l’accurata preparazione del lavoro.
• È stato recentemente celebrato il matrimonio di Stefania CoYsson e Valentino Carena. Agli sposi auguriamo
una vita serena e benedetta dal Signore.
• In queste ultime settimane si sono svolti i funerali della
sorella Alina Long e del fratello Guido Gay: rinnoviamo ai
familiari la nostra solidarietà cristiana.
POMARETTO — Nel corso dell’assemblea di chiesa del 14
aprile sono stato nominati anziani Silvio Jahier, Ines Marchetti, Vanda Collet, Guido Massel: a loro un augurio di
buon lavoro, e un rigraziamento agli anziani che lasciano,
Ebe Balma, Arturo Pons, Marina Ribet e Osvaldo Richard.
Nella stessa assemblea sono stati nominati deputati alla
Conferenza distrettuale Giorgio Baret, Paola Baret, Lisa
Charrier (supplenti Iva Pastre e Danilo Ribet), e al Sinodo
Luciano Ribet e Livio Costantino (suppl. Ida Peyronel).
PRAMOLLO — Durante il culto di Pasqua sono state battezzate Arianna e Alessandra Long, di Gianni e di Francesca
Morero: su di loro invochiamo le benedizioni del Signore.
• Ringraziamo di cuore i pastori Paolo Spanu e Paolo Ribet per gli efficaci messaggi rivoltici nel corso dei culti da
loro presieduti la domenica delle Palme, il 14 e il 21 aprile.
• Giovedì 11 aprile si sono svolti i funerali del fratello Ferruccio Travers, originario dei Bosi e residente a San Germano. Alla famiglia va la nostra fraterna solidarietà.
Una strada per Gherardino Segalello
Il 4 maggio il Comune di Collecchio (Parma) inaugura
una via cittadina intitolata a Gherardino Segalello, fondatore degli «Apostolici» e predecessore di fra Dolcino, arso al
rogo a Parma nel 1300, anno del primo giubileo voluto da
papa Bonifacio Vili.
La giornata prevede alle 9,30 un incontro nei locali del Comune, presenti anche i sindaci di Prato Sesia (No) e di Cimego (Tn), località quest’ultima in cui riparò Dolcino, nonché paese del fabbro frate Alberto. Alle 10 è prevista l’intitolazione della strada, situata in frazione Ozzano Taro. Alle 11,
al teatro parrocchiale della stessa frazione, dibattito conclusivo sulla figura di Segalello.
Per la pubblicità SU ^
tei. 011 -655278, fax 011 -657542 1
10
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 26
ÍWUJ^
Ê NATA LA CORTE
PENALE DELL'ONU
EUGENIO BERNARDINI
Finalmente una buona notiria: ri 1 aprile, a Roma, il segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, ha tenuto a battesimo la
Corte penale internazionale
(Cpi). Perché l’istituzione di un
nuovo tribunale dovrebbe essere una buona notizia? Per almeno due ragioni. La prima: quando, il 17 luglio del 1998, a Roma,
120 paesi membri dell’Onu avevano votato l’adozione dello statuto della Corte penale internazionale non era affatto certo
che, successivamente, almeno
60 di questi paesi avrebbero ratificato la nascita della nuova
istituzione. Per esempio, la firma che aveva apposto l’allora
presidente degli
Stati Uniti, Bill
Clinton, è stata prontamente
ritirata dal suo
successore, George Bush. Invece, in meno di
consentire alla Corte di lanciare
un forte messaggio universale di
giustizia (naturalmente umana,
non divina) che affermi solennemente che a ogni delitto corrisponde un castigo (sempre a occhi umani) e che dunque non ci
sarà più garanzia di impunità
per criminali e assassini.
Certo, la Cpi ha anche dei limiti: basandosi sul principio
della complementarietà, potrà
processare i responsabili di cri
mini solo nel caso in cui gli stati
interessati non «abbiano la volontà» oppure «si trovino nel
l’impossibilità» di procedere
Inoltre, avrà giurisdizione solo
sui cittadini dei paesi che hanno
ratificato il trat
tato e su quanti
L'istituzione del commetteranno
crimini sul ter
tribunale permanente ^i questi
stati. A oggi, i
per i crimini contro principali sono:
Argentina, Auquattro anni, ciò l'umonità Ò UO 30000 stria, Belgio, Beè avvenuto: 60 nin, Bosnia-Erze
paesi, tra i quaU di fìducio OOl diuttO govina, Botswana,
l’Italia, lo hanno Bulgaria, Cambo
gia, Canada, Re
sottoscritto.
Quindi, nonostante i limiti, i
compromessi e i fallimenti che
costellano la storia dell’Onu e
delle altre istituzioni intemazionali, nel mondo cresce la fiducia,
o la speranza, che insieme si
possa fare meglio che da soli.
La seconda ragione: di tribunali internazionali ce ne sono già
stati, da quello di Norimberga
contro i crimini nazisti a quello
dell’Aia che sta giudicando l’ex
premier serbo Milosevich e altri
personaggi accusati di gravi reati commessi durante i dieci anni
di guerre e vendette nell’ex Jugoslavia. In che cosa si differenzia
questo nuovo tribunale? Nel fatto che non viene costituito per
giudicare solo una situazione
specifica (i crimini dei nazismo, i
crimini in Ruanda o nei Balcani
ecc.), che può far sorgere la domanda: perché per una situazione si e un’altra no? Perché, per
esempio, non per gli ex dittatori
sudamericani, per l’intervento
russo in Cecenia, o la situazione
in Afghanistan, in Nigeria o in
Israele-Palestina? Inoltre, questi
tribunali appositamente costituiti fanno, sì, riferimento a trattati internazionali generalmente
riconosciuti, ma non possono arrivare a creare, proprio per la loro estemporaneità, un compiuto
sistema giuridico penale internazionale. Potrà farlo la Cpi? Ce
lo auguriamo. Il fatto di essere
un’istituzione stabile, speriamo
sufficientemente autorevole e
autonoma dai grandi poteri e
dalle grandi nazioni, dovrebbe
pubblica centrafricana. Costa
Rica, Croazia, Congo, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Francia,
Gabon, Germania, Ghana, Gran
Bretagna, Islanda, Irlanda, Italia, Giordania, Lussemburgo,
Olanda, Nuova Zelanda, Niger,
Nigeria, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svezia,
Svizzera, Ungheria, Venezuela,
Jugoslavia. La Corte, il cui statuto esclude la pena di morte, potrà giudicare solo i crimini commessi dopo l’entrata in vigore
del trattato (il 17 luglio prossimo) e verrà finanziata con un sistema misto: con contributi degli stati membro, di fondazioni
private, organizzazioni non governative e semplici cittadini.
Come ogni istituzione internazionale, tanto più la Corte
riuscirà a estendere la sua giurisdizione e a trovare una collaborazione efficace ed effettiva con
gii stati partner, tanto più efficace sarà la sua azione come
strumento di libertà e democrazia, di certezza del diritto e garanzia di legalità. Il mondo,
purtroppo, non conosce oggi
meno guerre, ingiustizie e crudeltà di ieri. Si fanno progressi
nella cooperazione e della gestione diplomatica dei conflitti
ma anche si arretra, fomentando odi etnici e religiosi e coltivando la violenza come soluzione delle ingiustizie. Se non per
noi, dobbiamo sperare e operare per le generazioni future.
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - tax
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DIRETTuHE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
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COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 16 del 19 aprile 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 17 aprile 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Qual è Torigine dì tanta (depressione fra le giovani (donne?
L'autostima, un antidoto
/ modelli e i ritmi che ci sentiamo imporre dalla società moderna
ci portano spesso a non avere sufficiente stima di noi stesse
RINA LYDIA CAPONEnO
DI recente mi sono trovata
a Venezia e, come sempre, sono stata avvolta dalla
bellezza di questa città unica
al mondo, dalla gentilezza
delle persone, dalla loro squisita ospitalità e, passeggiando
a Campo San Samuele, dopo
aver visto la bella mostra
sull’impressionismo a Palazzo Grassi, ho immediatamente pensato: «Che incanto!».
Forse sarà perché non ci sono
le auto, le motorette che disturbano la nostra anima
ogni volta che ci vengono addosso. I ritmi sono lenti, calmi, come le loro gondole che
vanno su e giù per la laguna.
Ma basta tutto questo perché una vita sia piena? Il silenzio, i rapporti umani, la
ricchezza dell’arte, la contemplazione estatica di fronte ai
colori stupendi di Seurat, Signac, Gauguin, che vanno
dall’arancione al giallo, al rosa, al viola? È sufficiente questo per sedare l’angoscia della
nostra anima che ogni giorno
riceve scossoni continui e deve adattarsi a un mondo globale dove tutto viene troppo
sbandierato; il bello, il brutto,
le tragedie umane? il campo
dei sentimenti, delle emozioni, spesso viene azzerato perché quello che conta è l’efficientismo, sicurezza del successo, trionfo del denaro.
Modelli inarrivabili
Continuando a passeggiare
per le calli veneziane, dove si
sentono a ogni piè sospinto
le lingue di ogni parte del
mondo, francese, inglese,
spagnolo, giapponese, slavo,
mi lasciavo contagiare dal riso dei giovani che attraversavano piazza San Marco con i
loro cappelli colorati, e mi
domandavo che cosa manca
a noi uomini e donne moderni, alla ricerca perenne del
nuovo, di certezze, di valori
che ci sfuggono ogni giorno
di mano. Nel continuo girare
vorticoso del tempo, risucchiati da ritmi troppo veloci
che spesso non ci lasciano il
tempo per pensare, per essere noi stessi. Ritmi e modelli
hanno spesso annullato la
nostra voce e ci hanno impedito di affermare chi siamo.
Forse questa potrebbe essere l’origine di tanta depressione che circola in mezzo alle giovani donne. Come affermava giustamente Gianna
Urizio, il 15 marzo scorso a
Genova, durante la presentazione del mio ultimo libro',
«siamo codificati dal mondo
delle immagini; e abbiamo
davanti a noi dei modelli
inarrivabili, che ci fanno sentire l’inadeguatezza della nostra persona». Non è un caso
A proposito della mia nota
del 7 aprile sul problema
palestinese, in cui esprimevo
forti riserve sui metodi di
Sharon, ho ricevuto due lettere. La prima da un ascoltatore
di Varese, il quale mi accusa
di antisemitismo e di ignorare il terrorismo palestinese
incominciando da Arafat. È
evidente che la persona non
ha ascoltato le note precedenti in cui si parlava delle
colpe dei palestinesi. Immagino che l’ascoltatore non
fosse ancora nato quando
molti di noi hanno rischiato
a vita per nascondere gli
ebrei dalla persecuzione razziale fascista e non sa quanto
le chiese protestanti nel mondo abbiano fatto (con alcune
eccezioni) per favorire la nascita dello Stato d’Israele. Ma
la reazione attuale d’Israele
non è accettabile. Non lo dico
Giovani e immagine: quaie diaiettica?
infatti, come ho affermato a
mia volta, che siano sorti vari
gruppi di autostima per le
donne e che siano stati pubblicati diversi libri su questo
tema^ e contemporaneamente siano usciti due film sullo
stesso argomento: il Ravanello pallido con Luciana Littizzetto (bisogna accettarsi, volersi bene per quello che si è)
e II favoloso mondo dlAmélie,
sulla diversità. Amébe è una
diversa rispetto ai giovani di
oggi; non è una donna in carriera, non è bellissima, non
offre nulla allo sguardo attento dello spettatore salvo quegli occhi neri, profondi, che
vanno al di là del quotidiano.
Una romantica dal cuore generoso che aiuta gli altri per
dare un senso alla sua vita.
gnuno con le proprie diversità, con i propri doni) ci possono fornire quella ricchezza
di parole, di immagini, di incontri che formano una società sana, dai molteplici linguaggi ognuna con il proprio
valore, la propria esperienza
e ricchezza umana.
Accettare la diversità
Nel mondo moderno la diversità non viene accettata:
dobbiamo essere tutti,uguali,
eternamente giovani, prestanti, belli, «in carriera». 11
timido, l’introverso, in breve
l’artista non ha voce in capitolo. Da questa constatazione
devono sorgere molto forte la
voglia e il coraggio di compiere un percorso, un lungo e
non facile cammino per arrivare prima alla consapevolezza di sé, poi all’affermazione di sé, raggiungendo una
buona stima di se stessi. Credo che ognuno di noi debba
cercare il più possibile i propri doni, 1 propri talenti, e
portarli fuori: dal più semplice e banale come quello dello
scalpellino a quello del medico, dell’ingegnere, ecc. Una
società sana dovrebbe aiutare tutti a esprimere le proprie
potenzialità, le proprie risorse interiori. La società è come
un ventaglio aperto di vari
colori, dove ognuno concorre
al giusto equilibrio: l’artista
ha il suo linguaggio particolare: il musicista, la ballerina,
l’insegnante, il medico Io
li nostro vero io
Solo così possiamo costruire una società più giusta, più
reale e mi riferisco anche, è
ovvio, alle donne immigrate
e alla loro cultura. Questo assicurerebbe una giusta stima
alle nostre persone eliminando quel languore continuo
che è dentro di noi, perché
non siamo ascoltati, uditi, visti. È importante sentirsi riconosciuti per quello che siamo attraverso un dialogo intenso con gli altri, andando
incontro agli altri. Spesso il
depresso rinuncia a se stesso
e rifiuta le relazioni con gli
altri, proprio perché non crede in se stesso.
Ma, per arrivare a credere
in noi, dobbiamo avere la pazienza, la voglia di ascoltare
prima il nostro vero lo, capire
chi siamo e poi compiere un
cammino di costruzione di
noi stessi, pezzo per pezzo,
arricchendoci ogni giorno
con qualcosa di bello: una
bella poesia, un bel tramonto, un bel quadro possono
nutrire la nostra anima: un
incontro che ci regali ascolto,
amicizia, affetto può trasformare la nostra vita. La bellezza degli incontri, della parola
scritta, del creato dovrebbero
accompagnare le nostre giornate arricchendoci ogni giorno e donando questa ricchezza acquisita agli altri.
(1) Quando gli orizzonti cambiano. Torino, Claudiana, 2001.
(2) W. Pasini: L’autostima. Milano, Mondadori, 2001; B. Hooks:
Tutto sull’amore. Milano, Feltrinelli, 2001; I. Ca,stoldi: Meglio
sole. Milano, Feltrinelli, 2001.
jJililJàV
PIERO BEN»
io soltanto, ma molte autorità
civili e religiose neutrali.
La seconda le^fera viene da
Napoli, da un medico, il quale anzitutto mi ringrazia per
aver ricordato che lo Stato
ebraico è sorto con largo uso
di attività terroristica contro
gli occupanti inglesi. Ci fa
pre,sente poi (cosa che molti
di noi hanno dimenticato),
che l’accordo raggiunto tramite il presidente Clinton tra
Israele e palestinesi non
giunse a conclusione a causa
dell’intransigente rifiuto di
Israele di lasciar rientrare in
Palestina tutti i palestinesi
fuggiti dopo la guerra del ’67.
Rifiuto anche comprensibile:
Israele non vuole avere davanti a sé uno stato troppo
numeroso. L’amico di Napoli
propone: terminato l’attuale
conflitto, costituiti i due stati,
trascorsi alcuni anni di consolidamento della pace, allora si potrebbe concedere il
SUI GIORNI
ST!A.]V[I^
Salvare i libri
Nel titolo della pagina m
teramente dedicata alla vi^
cenda (28 marzo) si parlai
«prete che salva i libri co
munisti». In realtà nell’àrt|
colo firmato da Francese!
Sforza protagonista è «pa
dre [sic] Martin Weskott,
pastore evangelico eh«
nell’antico refettorio della
sua chiesa ha raccolto cetitinaia di migliaia di Ubrj
provenienti dalle biblioteche, dalle librerie e dalle case editrici della ex Germania orientale e che accoglie
chiunque voglia vederli^
frendogli un tè e invitandolo a prendere ciò che gli m.
teressa senza chiedere soldi
in cambio. Libri che nessuno vuole più, perché le bi-i
blioteche sono state chiuse
per mancanza di sussidi, le.
librerie e le case editrici sono in gran parte fallite o si
sono trasferite all’Ovest',
dove il mercato è un’altrai
cosa». Il salvataggio di que-i
sti libri avviene a Katlenburg, piccolo comune della
Bassa Sassonia. Fra i libri
c’è di tutto: «I classici del
socialismo Marx e Engels,
la letteratura impegnata
proveniente da Ungheria,
Bulgaria, Cecoslovacchia,
fumetti, favole per i bambini della Ddr, dove il paradiso è in terra e gli angeli sono operai, libri di scuola, di
ingegneria, di fisica». Fra
quelli destinati al macero
dopo la fine del Muro, dice
«padre» Martin, c’erano «gli'
stessi per cui qualche anno
prima la gente rischiava di
venire denunciata alla Stasi, se per caso gli fossero;
stati trovati in casa».
IL FOGLIO
Salvati dai libri
Chi si è salvato grazie,
anche, ai libri, è Primo Levi, di cui sono uscite in Inghilterra due biografi. Ne
riferisce Erica Scroppo (12
aprile) in vista della manifestazione in favore di
Israele, e raccontando della
sua educazione di valdese a
contatto con l’ambiente
ebraico torinese. L’autrice
ricorda con Levi «una scampagnata nei boschi delle
valli valdesi, che Levi amava
molto e dove spesso passava le vacanze con la famiglia. Proprio in gita l’allora
ragazzina vide sul braccio
dello scrittore il numero
impresso dagli aguzzini nazisti; «Sapevo già molte cose
e frequentavo la scuola
ebraica, da bambina valdese, ma tutto fino allora sembrava irreale, remoto; ora
quel marchio indelebile mi
precipitava in una
brutale senza possibilità di
spiegazione e di scampo»'
scrive la Scroppo.
1/7-)
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dalle due parti. Una propos
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ce di superare gli odi e i ^
cori per giungere a una s:
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intesa? Lo spero vivamenteAltrimenti saremo mo
vicini alla profezüa di^Ez^
chicle: «...negli ultimi ann'
verrai (...) contro la nazia
raccolta fra i popoli, atti ttt®
ti d’Israele (...) tu salirai.''
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rai come un uragano
con tutte le tue schiere e
i popoli numerosi che so
con te». Questa sarà 1^
clusione se Israele e pai®
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nesi non impareranno a
vivere pacificamente.
(Rubrìca «Un fatto,
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Data daH'associazione «Senza confini»
Un'ambulanza per Minsk
È arrivata lunedì 22 aprile all’ospedale di Minsk, in Bielorussia, l’autoambulanza donata dalla Croce Rossa-sottocomitato
vai Penice, per il tramite della sezione Valpellice dell’associazione Senza confini. L’iniziativa si colloca accanto a quella tradizionale dell’accoglienza dei bambini provenienti dalle zone
contaminate dall’incidente nucleare di Cernobil (1986) e rappresenta un importante aiuto per la struttura ospedaliera della
capitale bielorussa. L’automezzo, che ha viaggiato attraverso
Svizzera, Germania e Polonia per arrivare a destinazione, è stato dotato fra l’altro di una serie di apparecchiature sanitarie e
di ricambi auto provenienti anche da altri comitati della Croce
Rossa in provincia di Torino e da numerosi privati.
All'ex Beloit 60 lavoratori in mobilità
Pinerolo: esuberi alla Pmt
Continua la situazione di crisi delle industrie delle Valli. Mentre infatti sembrava andare verso una parziale schiarita la situazione di crisi alla Sachs di Villar Perosa preoccupazioni nascono
ora sulla situazione della Pmt di Pinerolo. Nell’incontro tenutosi all’Unione industriale di Torino giovedì 18 aprile la Sachs ha
presentato il nuovo piano industriale confermando la volontà
di voler fare investimenti sugli impianti villaresi cosa che è vista
con favore dai lavoratori, che temevano un disimpegno della
proprietà, anche se il piano comunque prevede un alcuni esuberi. La situazione invece è critica alla ex Beloit di Pinerolo dove
in un recente incontro la dirigenza ha confermato la volontà di
voler mettere in mobilità una sessantina di lavoratori.
Fondato nel 1848
I Incontro con il gruppo di minatori polacchi che lavorano nelle miniere di talco e grafite
ià\ pozzi polacchi alla vai Germanasca
IÌ7-18 anni, nel loro paese, hanno iniziato a iavordre in pozzi di gronde profondità, in queste valli
'mee SI entra dal fianco della montagna, con più facilità di accesso. L'inserimento nel tessuto sociale
PAWELGAJEWSKI
D
A14 mesi la società
«Lusenac Val Chisoi», che gestisce le midi talco a Fontane e
tjlodoretto, si avvale deliloDaborazione dei miitori polacchi. Sono unIdpeperai che lavoraìattualmente nelle milere dell’alta valle: Ryi, Bogòslaw Kofi, Grzegorz Kubalda,
“ islaw Kwiatecki, Kaiierz Laciak, Zenon
iej, Jòzef Sinda, WieSlazak, Andrzej UrInski, Zbigniew Wez(iwiece Jan Wilkanow1 Hanno in media quaat’anni, tutti sposati e
«ifamiglie; la maggior
|We di loro si trova in
un anno, ci sono
®ò anche i veterani;
No lavorato nelle midella Sardegna e
N Sellerie valdostane.
incontrato alcu•liiloro nello stabilito di Fontane.
■ Quale tipo di percori'Ptofessionale avete
Htpiuto in Polonia?
proveniamo dalle mit di carbone - risponilàzef-vent’anni fa era
divamente faci-le en®8in miniera; dopo la
media, una scuola
Wamento professio•per due anni e poi
W’età di diciassette,
ttto anni eravamo già
%are nel sottosuolo,
thè volta alla profondili 1.000 metri. Negli
aggiunge Ry
rnrnmmm
L’ingresso dello stabilimento di Fontane-Rodoretto
Ititi il
■ CI siamo trovati
m mobilità, la ridu
“''«ieri
'•mio
zione del personale è stata notevole e Tamministrazione delle miniere
ha preferito i più giovani,
quelli appena assunti».
- Sono stati i vostri datori di lavoro a proporvi
un impiego in Italia?
«Sì. L’iniziativa è partita da loro - risponde Jòzef - ma una volta arrivati in Italia abbiamo preferito l’assunzione diretta dal datore di lavoro
italiano con un contratto
annuale».
- Il lavoro in questa
miniera è molto diverso
da quello che facevate in
Polonia?
gioì elii
3 ' oreficeria - argenteria
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«È diversa la struttura
della miniera stessa - afferma Zbigniew - le miniere in Polonia vanno in
profondità, qui invece
scaviamo dentro la montagna e non c’è bisogno
di ascensori, arriviamo
alla postazione nella galleria comodamente in
automobile. La meccanizzazione è più avanzata, tuttavia il piccone e la
pala servono ancora».
- Tornate spesso in Polonia?
«Non è facile sopportare la distanza - risponde
Wiesaw - mediamente
ogni tre mesi torniamo a
casa, soprattutto per le
grandi festività. Abbiamo
inoltre diritto a un mese
di ferie che la maggior
parte di noi trascorre in
Polonia o, in ogni caso,
con la propria famiglia».
- Come si presenta il
vostro inserimento nella
realtà lavorativa e in
quella sociale della valle?
«All’inizio c’era un po’
di reciproca distanza, forse il fatto che non conoscevamo bene la lingua afferma Jòzef - qualcuno
forse vedeva in noi una
concorrenza per il locale
mercato di lavoro. Ora le
distanze sono scomparse. Cerchiamo di vivere
più possibile all’interno
del nostro gruppo, anche
per sentirci meno lontani da casa, tuttavia i contatti con la popolazione
della valle sono frequenti e cordiali».
I minatori in Polonia
Sin dal Medioevo il lavoro dei minatori è stato
uno dei pilastri dell’economia polacca. Anticamente le miniere polacche fornivano il sale, l’argento, il rame e il ferro.
La loro gestione era sottoposta a un regime di
monopolio, gestito dal
sovrano in carica. La rivoluzione industriale del
Settecento ha contribuito allo sviluppo delle miniere di carbone nella
Slesia, la zona nel SudOvest della Polonia di
oggi. L’estrazione era
controllata principalmente dalle società industriali tedesche e inglesi. La riconquista dell’indipendenza nel 1918
significò la progressiva
statalizzazione di tutto il
settore delle miniere, ma
una buona parte della
Slesia è rimasta sul territorio della Germania di
allora. Nel 1945 i confini
della Polonia sono stati
spostati verso l’Ovest, e
quindi lo stato polacco
ha preso possesso di vastissimi giacimenti di
carbone. Negli anni ’50’90 il settore è diventato
la vera spina dorsale dell’economia. Negli Anni
Settanta, nelle 75 miniere di carbone lavoravano
più di 300.000 operai nel
sottosuolo; altri 200.000
nelle strutture di supporto tecnico e amministra
tivo, e altri 100.000 nelle
industrie che forniva
macchinari e attrezzi.
Tutto questo in una popolazione di circa dieci
milioni di persone in età
produttiva.
Negli Anni 90 è iniziata
una graduale chiusura
delle miniere. Nel 2001 le
miniere attive erano solo
40, con 100.000 operai
nel sottosuolo e altri 80
mila tra le strutture di
supporto e le industrie
collegate. La gestione
delle miniere è rimasta
nelle mani dello stato
che ha attuato una politica di massicci licenziamenti. Attualmente la
crisi del settore sembra
abbastanza grave e la
Slesia, la regione più industrializzata della Polonia, deve confrontarsi
con una disoccupazione
che in alcune fasce d’età
raggiunge anche il 25%.
Impianti Lusenac a Porte
ICONTRAPPUNTOI
UN «CONSULENTE»
PER ESSERE FELICI?
GIORGIO TOURN
Ho un po’ di influenza e
non ho né la voglia né la testa per lavorare, e così insonnolito me ne sto sul mio
divano e guardo la televisione; programmi mattutini, chiacchiere innocue,
gentili, ricette di cucina,
viaggi. Il tema quella mattina è la felicità. «Lei è felice?», chiede la conduttrice «Si, qualche
volta, ma piut
ri.che non sono dei semplici
numeri ma persone, ascoltate, viste, sentite, che insomma esistono, e non in
funzione degli altri ma di se
stesse e non ricevono la loro
dignità e la loro esistenza
da altri. Questo dovrebbe
fare il consulente alla felicità, ascoltare le persone e
farle sentire se stesse, con——« tente di essere al mondo.
tosto raramen- Lo prOpOStO dì UCIO di essere ciò
te»; «E come
mai?», «Chi lo
sa; così, uno si
sente un giorno felice senza
motivo, è una
sensazione che
uno ha e non
sa dire il perché». «Ma per
lei cos’è la felicità?»; «Essere
in salute, avere quello che e
necessario...». «E i soldi fanno la felicità?» «No; non credo, ma indubbiamente aiutano perché quando uno ha
di che... insomma fare quello che vuole, più tranquillo
lo è di sicuro».
La chiacchierata prosegue con il suo ritmo previsto e prevedibile ma ecco
un intervento, previsto nel
palinsesto ma imprevisto
nel discorso, che mi sollecita a riflettere. Il dirigente
di una azienda di telecomunicazioni illustra il funzionamento del nuovo complesso in via di organizzazione. Che cosa può avere a
che fare la felicità con una
fabbrica di telefonini (anche se si tratta di quelli
dell’ultima generazione)?
Molto perché, afferma il
nostro dirigente, quando si
è felici si lavora meglio (un
tempo si diceva: produce di
più). E cosa occorre per essere felici, per rendere felici le persone? Un ambiente
accogliente, facilitazioni
sul lavoro, mensa, asilo per
i bambini delle operaie, anche un servizio di lavanderia perché le donne non devono essere stressate dal
doppio lavoro ecc.
Fin qui siamo nella norma della fabbrica moderna
(qualcuno farà il confronto
fra la Olivetti a Ivrea e la
Fiat di Vailetta); una novità
però c’è in questo nuovo
complesso, l’azienda assumerà anche una persona
per mettere il personale a
suo agio, un assistente sociale moderno, insomma;
niente affatto, gli assistenti
sociali hanno già il loro
ruolo, il loro ufficio, non si
tratta di risolvere problemi
concreti ma semplicemente
di creare un’atmosfera, dare la percezione ai lavorato
moderna azienda
italiana ci
interroga sulla
«felicità in Cristo»
che sono. Sto
naturalmente
usando parole mie per il
discorso del
dirigente che
era molto meno filosofico,
ma la sostanza era quella;
indubbiamente interessante, che rientra nella filosofia della società moderna e
del suo accentuato carattere psicologico intimistico,
in linea pienamente col tema della felicità.
Ma più interessante ancora è quello che seguiva:
parlando del futuro «consulente della felicità» (così
lo chiamerei io), oppure
organizzatore del benessere, il nostro manager constatava la grande difficoltà
a reperirlo; moltissimi si
erano presentati all’annunzio e si stava procedendo alla selezione ma era
difficile trovare il soggetto
perché questa capacità di
mettere le persone a proprio agio, questo saper dare la percezione che le vedi,
le senti non come oggetto
ma come persone, non è
un’arte che si impara, non
è frutto di psicologia, di
tecniche della comunicazione e nemmeno di pratica: bisogna averlo dentro, è
una quidità intrinseca.
Per rendere felici gli altri, saperli guardare non
dall’alto o dal basso, da destra o da sinistra, devi essere prima di tutto te stesso, per rendere felice qualcuno devi esserlo tu, sapendo che ciò viene percepito immediatamente dal
tuo interlocutore.
Tutto questo, mi sono
chiesto, ha forse a che fare
con quello che chiamiamo
l’evangelizzazione? Essere
felici perché Cristo ha reso
al nostra vita autentica e
piena e sai chi sei e di conseguenza puoi rendere gli
altri se stessi anche solo
standoli a sentire? Questo
non si impara, è vero, è come il coraggio di don Abbondio: uno «ce l’ha o non
ce l’ha», perché l’essenziale
è quello che hai dentro.
12
PAG. 12 RIFORMA
CRONACHE
NOMINE ALL’ASL 10 — Ferruccio Massa, commissario dell’Asl di Pinerolo, ha provveduto a nominare i nuovi direttori amministrativo e sanitario.
Riconfermato direttore amministrativo il dottor
Carlo Marino, che già ricopriva questo ruolo dal
1997. Nuovo direttore sanitario il dottor Silvio
Falco, in sostituzione del dottor Silvio Beoletto,
che aveva raggiunto i limiti di età. Il dottor Falco, specializzato sia in Igiene e Medicina preventiva sia in Igiene e Organizzazione dei servizi
ospedalieri, è stato direttore sanitario degli
ospedali valdesi e delI’AsI 12 di Biella.
INCIDENTI SUL LAVORO — Giornata «nera», quella di mercoledì 17 aprile per il mondo del lavoro;
due incidenti nel giro di poche ore, uno dei quali
mortale. Il primo alla Raspini di Piscina, dove ha
perso la vita un operaio addetto alla manutenzione, Luigi Mainerò, di Vigono, da 20 anni dipendente del salumifìcio, che è stato schiacciato
da un pistone della macchina per la pastorizizazione. Il dispositivo che il tecnico stava controllando a causa di alcune anomalie si è messo improvvisamente in funzione uccidendolo sul colpo. Nella stessa giornata due giovani operai di
una ditta incaricata di eseguire degli scavi per
una fognatura all’altezza del supermercato Basico di San Secondo sono stati travolti da una frana nello scavo stesso; il pronto intervento dei
colleghi di lavoro ha impedito che i due operai
venissero sommersi dai detriti.
POMEANO RECINTATA — La recinzione con tre giri di filo elettrico decisa dal Comprensorio alpino Tol intorno alla borgata Torneano di Pramollo a protezione delle colture dai cervi è stata posizionata la scorsa settimana e si vedrà ora se i
24 animali (erano 25 ma una cerva è già stata
rinvenuta morta in un rio) decideranno di tenersi alla lontana dalle case oppure se proveranno a
«forzare» il recinto.
THOMAS SCHÜTTE A TORRE PELLICE — Inaugurata sabato 20 aprile allo Studio per l’arte contemporanea Tucci Russo di Torre Pellice (via
Stamperia 9), resterà aperta fino al 15 settembre
(dal giovedì alla domenica 10,30-12,30 e 16-19, gli
altri giorni su appuntamento), la personale «Neue
Arbeiten» dell’artista tedesco Thomas Schütte:
un’occasione per visitare i nuovi spazi espositivi
della galleria. Temi fondamentali del lavoro di
Schütte: l’architettura e la figura umana.
L’OMOSESSUALITÀ PER STAZIONE ZERO — È in
distribuzione in questi giorni il nuovo numero di
Stazione Zero, il periodico redatto dai giovani
del progetto Stazioniamo della Comunità montana vai Pellice. Al centro dell’attenzione il tema
dell’omosessualità, con due interessanti interviste al parroco di Torre Pellice, Armando Girardi,
e al pastore Daniele Bouchard di San Giovanni.
PALESTINA E TOBIN TAX — Alla luce di quanto accade in questi giorni in Palestina, nei territori occupati dall’esercito israeliano, il Val Pellice Social
Forum ha iniziato una raccolta di fondi per
l’adozione a distanza di bambini palestinesi feriti. 1 contenitori per le offerte saranno distribuiti
sul territorio. Il locale Social Forum promuove
anche la raccolta firme per la proposta di legge di
iniziativa popolare per l’istituzione della Tobin
tax, contro le speculazioni finanziarie. Si può firmare nei Comuni di residenza e nei banchetti
che saranno allestiti nelle prossime settimane.
840.000 EURO PER IL VERDE — Fino al 30 novembre di quest’anno la Provincia spenderà 840,000
euro (1 miliardo e 627 milioni di lire) per la manutenzione del verde sulle strade. Gli interventi
previsti comprendono il taglio di erba e arbusti
che crescono sulle scarpate, lo spurgo dei fossi e
la sistemazione delle banchine.
10 MILIONI DI EURO PER IL COMMERCIO — È di
10 milioni di euro la somma che la Regione destina per il 2002 alla riqualificazione delle aree
commerciali urbane e la rivitalizzazione dei piccoli centri piemontesi. Agli enti locali andranno
circa 7,7 milioni di euro, mentre 1,3 milioni saranno assegnati agli operatori privati. Per accedere al finanziamento bisogna prevedere interventi riguardanti la sistemazione viaria, la realizzazione di aree mercatali, il rifacimento
deH’illuminazione pubblica, la realizzazione di
arredi urbani e la trasformazione di immobili
pubblici in attività commerciali e l’eliminazione
delle barriere architettoniche. La Regione contribuirà per il 40% a fondo perduto e per il 60% a
rimborso decennale a tasso zero.
APERTI NEI GIORNI FESTIVI? IL SÌ DI COMMERCIANTI E PROVINCIA — 1 presidenti provinciali
di Ascom e Confesercenti hanno espresso la disponibilità a tenere aperti i negozi la domenica e
nei giorni festivi. Anche la Provincia è d’accordo
ma, secondo l’assessore al Turismo, Silvana Accossato, «bisogna coinvolgere le imprese nel finanziamento della promozione turistica attraverso forme di compartecipazione fiscale».
E Eco Delle Valli ààldesi
Mancano precise indicazioni della Regione
Ospedali: quale futuro?
In attesa di incontrare l'assessore competente la Ciov
avvia dei contatti con i medici di famiglia del territorio
DAVIDE ROSSO
La mancanza di indicazioni della Regione
rispetto agli ospedali vaidesi sia sulla questione di
un eventuale ripianamento del debito pregresso (si parla di una
sessantina di miliardi,
2001 compreso) sia sull’attribuzione di un budget che permetta una
programmazione chiara
preoccupa, soprattutto
alle Valli. Qualcosa di positivo sul versante regionale in effetti c’è: è previsto infatti in Regione, per
il 9 maggio, un incontro
dei responsabili degli
ospedali con l’assessore
D’Ambrosio. «Il fatto è sicuramente positivo - dice
Giancarlo Griot, presidente della Ciov - anche
se stiamo lavorando perché questo incontro sia
un momento in cui ci
vengano date indicazioni
precise anche per programmare il futuro».
In questi mesi la Ciov
ha cercato di avere un incontro chiarificatore con
la Regione e in questo
senso ha cercato anche
l’appoggio politico del
territorio incontrando
nelle settimane passate i
sindaci, i presidenti delle
Comunità montane, oltre
che i parlamentari locali;
i sindaci, per parte loro,
hanno approvato recentemente un ordine del
giorno di sostegno alle
strutture di Pomaretto e
Torre Peilice invitando la
Regione a intervenire. In
un ottica più strettamente programmatoria, la
Ciov sta avviando contatti con il territorio che diano indicazioni per una
programmazione dell’attività il più rispondente
possibile alle esigenze
della popolazione. «L’intenzione - spiegano in
Ciov - è quella di avere
un incontro con i medici
di famiglia per un confronto su quali servizi siano maggiormente necessari al territorio».
Per la programmazione
a breve scadenza, però,
qualche razionalizzazione gli ospedali hanno già
cominciato a farla. Come
è stato spiegato in una
riunione tenutasi recentemente con i medici della vai Germanasca, probabilmente già da giugno
il servizio di primo intervento dell’ospedale di Pomaretto funzionerà non
più sulle 24 ore ma solo
più di giorno e di sera,
mentre nelle ore notturne
si dovrà fare riferimento
al Pronto Soccorso di Pinerolo. «Purtroppo - dice
ancora Griot -, il primo
intervento notturno richiede un’organizzazione
costosa, cosa che ci costringe a sospenderlo».
Sul versante della programmazione, una proposta viene dal recente
convegno organizzato dal
distretto della Chiesa valdese su «Chiesa e territorio». L’idea è quella di
proporre un questionario, rivolto in particolare
alla vai Germanasca, per
cercare di capire quali
siano le esigenze reali
della popolazione in termini di servizi sanitari. I
risultati sarebbero poi
dati alla Ciov perché ne
tenga conto nella sua
programmazione. Vedendo la situazione nel suo
insieme, però, la domanda è d’obbligo: se non vi
saranno risposte da parte
regionale, e in tempi più
che rapidi, sono in grado
gli ospedali di mantenere
la loro presenza attuale
sul territorio? Cioè la domanda del territorio potrà essere soddisfatta at
traverso una programmazione ad hoc o non si dovrà fare, da parte Ciov, di
necessità virtù, continuando nelle razionalizzazioni per riuscire a
far quadrare un bilancio
sempre più in rosso? Per
il momento le attenzioni,
e non solo quelle della
Ciov, sono tutte puntate
verso l’incontro di inizio
maggio con l’assessore
D’Ambrosio nella speranza che una soluzione arrivi per gli unici servizi
ospedalieri presenti nelle
alte valli con tutto il loro
carico di esperienza e di
affidabilità.
«Fiori e sapori» a Torre Pellice il 27-28 aprile
Vivai e alimentari in fiera
«Sarass del fen», mustardela, miele, vino del
Pinerolese, genepy; sono
solo alcuni dei «sapori»
che faranno da spalla (o
viceversa) ai fiori dei vivaisti nella terza edizione
di «Fiori & sapori» a Torre
Pellice nel prossimo fine
settimana quando sabato
(dal pomeriggio) e domenica le vie del centro del
paese si riempiranno dei
colori dei fiori proposti
dai numerosi vivaisti ospiti di questa rassegna
che fin dalla sua prima
edizione ha richiamato
una folla di visitatori.
Fra gliòltre 100 prodotti che Slow-food ha voluto
tutelare in modo particolare, quattro sono in Provincia di Torino e ben
due (il sarass del fen e la
mustardela) sono tipici
della vai Pellice; la Comunità montana sta lavorando affinché la tutela e la
valorizzazione di questi
prodotti, insieme ad altri
della zona come il miele e
le castagne, sia reale ed
efficace anche sotto il
profilo economico. Specifiche associazioni di produttori sono sorte per i
vari settori; rassegne come quella torrese rappresentano più di una vetrina per gli operatori. Gli
stessi produttori si stanno
preparando a partecipare, riuniti in più stand, al
notissimo appuntamento
torinese di ottobre del Salone del gusto. Vivaisti e
non semplici rivenditori
dì fiori, agricoltori e artigiani che producono da
sé i formaggi, i vini e gli
insaccati: una scelta di
campo quella del Comune di Torre Pellice che intende cosi premiare chi
quotidianamente si adopera per garantire prodotti di qualità.
La parte florovivaistica
occuperà le strade del
paese ih un lungo serpentone colorato con fiori, piante, alberi da fruita
ed erbe officinali, mentre
i prodotti dell’enogastronomia saranno ospitati in
I Venerdì 26 aprile a Villar Pellice
Foto di Bielorussia
VENERDÌ 26
un’apposita struttura coperta in piazza Gianavello. Animazione di strada,
musica e balli faranno da
corona alla manifestazione; pittori ed hobbisti
esibiranno le loro creazioni, i ristoranti del paese serviranno per l’occasione menù a base di
prodotti tipici. Gallerie
d’arte e musei resteranno aperti per chi desidera accostare la cultura alla gastronomia.
L’associazione «Il sassolino bianco» organizza
per venerdì 26 aprile alle
ore 21, alla sala polivalente di Villar Pellice, una
proiezione di diapositive
scattate in Bielorussia in
occasione del recente
viaggio di alcuni soci. Nel
corso della permanenza
nel paese est europeo è
stato visitato l’istituto
per minori di Radun dove, grazie a un finanziamento dell’8%o della
Chiesa valdese, l’associazione ha ristrutturato le
docce e sta ora rifacendo
la cucina. La delegazione
del «Sassolino bianco» ha
consegnato 150 pacchi di
aiuti all’istituto di Radun
consistenti in detergenti,
prodotti e attrezzature
per la pulizia degli ambienti, scarpe, vestiti e
materiale scolastico raccolto tra gli alunni delle
scuole elementari e medie di Luserna e Torre
Pellice e nelle scuole domenicali. Altri 100 pacchi
sono stati distribuiti a un
istituto per minori della
città di Mosty, a circa 100
km da Radun.
Si sono anche definiti i
dettagli per lo svolgimento del soggiorno di tre
settimane, in luglio, di un
gruppo di 10 bambini
dell’istituto di Radun, in
un Centro di vacanze e
cura di proprietà della
Chiesa battista bielorussa, situato nel Sud del
paese. Nei prossimi mesi
l’associazione lavorerà
per organizzare il soggiorno, previsto per settembre al «Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza» a Bobbio Pellice,
di 16 ragazzi e ragazze
con 2 accompagnatrici
provenienti da Radun.
La nuova viabilità in vai Chisofij
Alla fine di aprile
inizieranno i lavori
Dovrebbero essere aperti a fine aprile i bandi
per la realizzazione della
circonvallazione di Porte
in vai Chisone. La progettazione è arrivata al livello esecutivo e quindi i lavori dovrebbero poi essere completati nei tempi
previsti, così almeno hanno spiegato in una riunione tenutasi recentemente proprio a Porte i
rappresentanti dell’Agenzia per Torino 2006 e del
Toroc. Questo significa
che, se non ci saranno intoppi, nel 2005 sarà finalmente possibile percorrere la nuova circonvallazione anche se ci sono
ancora alcuni problemi
da risolvere sia di tipo burocratico (adeguamento
dei Piani regolatori dei
Comuni) sia di tipo geologico che comunque
verranno risolti in corso
d’opera proprio per non
incidere sulla tempistica
di realizzazione.
Per quel che riguarda
l’ex strada statale 23 a
monte di San Germano
qui la progettazione è
ancora a livello di studio
di fattibilità anche se si
parla di inizio lavori entro un anno. Il nuovo
percorso dovrebbe prevede la costruzione di alcune rotonde, a cominciare da quella di fronte
al ponte di San Germano,
e di un paio di viadotti.
La nuova strada infatti
seguirebbe l’attuale tracciato della 23 fino alla
borgata Artero di Villar
Porosa dove piegherebbe
verso il chisone attraversandolo utilizzando il ricostruito ponte nuovo e
arrivata al Palazzotto di
Inverso Pinasca ;
attravft
so un nuovo vladoti,
riattraverserebbe il
sono per arrivare a Pij,
sca e quindi a CasteW
vo. È prevista anchei,
costruzione di un nuJ
viadotto al ponte '
Balze. Tra le buone noti,
zie relative alla viabOi«
della bassa valle segm.
liamo anche la riprejj
dei lavori di sbancameli,
to al ponte nuovo di %
lar Porosa che dovrebbe,
ro preparare per così din
il terreno alla ricostruzio.
ne del ponte.
Intanto in vai Pellice ¡j
comincia a discutere !».
che pubblicamente del
proposte di modifica a|
viabilità a carattere pnj.
vinciale. Uno dei nodi è
rappresentato da quanto
verrà realizzato a Eriche,
rasio; è fattibile unain
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161? Basteranno alcune
rotonde lungo il traccii.
to? Crescono le spinte
sull’amministrazione co'
munale affinché veng
accettato un nuovo traeciato che si colleghi la
circonvallazione di Osa,
SCO e consenta un cote
gamento quasi diretto
con il ponte di Bibiana
Dopo varie ipotesi tutte
rifiutate dall’amministrazione ecco l’ultima die
propone una speciet
trincea nella zona
Cappella Merli pem
interferire con la bori
ta, idea che sembraraejcogliere qualche conse|
so. Su quanto si muoi
in tema di viabilità ili
Pellice venerdì 3 magi
alle 21, ci sarà un incoitro pubblico alla salai
do Moro di Bricherasio.
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Consiglio connunale di Pinerolo
esteni
Difensore civico
Durerà in carica quattro anni il nuovo difensore!!vico di Pinerolo, Armando Piccato, nominato la sei
mana scorsa dal Consiglio comunale nella primastduta tenutasi nella rinnovata aula consigliare del»
nicipio. L’incarico è andato quindi ad ArmandoBcato, già presidente del Consiglio comunale nell
passata amministrazione e funzionario comunale!®
molti anni. Il Consiglio si è espresso a favore di Pie®'
to, scegliendolo fra una rosa di 5 candidati
no dato la propria disponibilità. La scelta è stataiaffl
è stato spiegato, anche su indicazione della Cani
renza dei capigruppo consiliari riunitasi il 9 apdi®®
ha voluto sottolineare l’importanza dell’espene»
nella valutazione dei cinque curricula presentai
sa che ha indirizzato nettamente la scelta.
11 bollettino di San Germano
Nuovo «Filo diretto!?
Si parla di memoria,
ambiente, acqua e rifiuti
nel nuovo numero, distribuito recentemente ai
cittadini sangermanesi,
del bollettino comunale
di San Germano, il «Filo
diretto». Ampio lo spazio
dedicato in particolare
all’ambiente e all’acqua
con un articolo che fa il
punto sulla situazione
delle concessioni richieste per istallare due centraline idroelettriche sul
torrente Risagliardo.
L’amministrazione dedica ampio spazio alla
spiegazione delle motivazioni che hanno fatto
esprimere al Comune
parere contrario alle centraline così come espone
ai cittadini le motivazioni che hanno portato alla
decisione di porre in
«pensione» l’acquedotto
comunale passato dal
gennaio scorso —
stione Acea. A qu«
proposito sabato 20 ap
lei tecnici Acea sono»
ti tutto il giorno inta i
cipio a disposizion
quanti non si erano
cora messi in re
fornire informazio®
la firma e sulla con ^
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Ila salalicherasio.
! Una proposta da considerare con somma cautela
«Azienda» anche a Bobbio?
¡^esperienza di Massello costringe a fare molta attensione
io caccia forse consentita in parte dell'Oasi del Baront
massimo CNONE —--------
nerolo
UN’AZIENDA faunistica a Bobbio Pellijj?Dopo le polemiche
’suscitate per l’analoga
esperienza massellina la
proposta è di quelle da
pianeggiare con cautela,
go ne accorge il sindaco,
jlldo Charbonnier, che
-fliartedi 16 aprile ha convocato una seduta informale del Consiglio coijnunale per discuterne
coni promotori.
Oasi del Baranti dopo
{cent’anni di chiusura la
Provincia vorrebbe arrivare a una parziale aperitura nel mese di settembre. in particolare il comparto alpino Tol prevederebbe un’apertura della caccia a tutte le specie
nell’area che si estende
ita la borgata Periata e la
Comba dei Carbonieri e
una caccia specifica, cioè
diselezione, nei terreni
;che vanno dalla Comba
alla pista di collegamento
taconea del Pra e rifugio
Barbara Lowrie. Anche se
per l’oasi del Barant la
legge contempla già le
battute di contenimento,
nell’alta vai Pellice continuano ad aumentare i
.danni provocati dai cin[biali. Ecco la necessità
aprire l’oasi alla caccia.
Il timore dei cacciatori
focali è che dietro la proposta ventilata dal Ca
ilol ci sia il rischio di
l’invasione di cacciatodalia pianura e il conente deterioramento
legli equilibri dell’area.
«Amo le bellezze della
nostra valle - dice Adriano Odino, cacciatore residente ad Angrogna ed
estensore della proposta
ifensoreoato la setiI prima*
ire del wi'
nando Pie
male nell
nunalep®
re di Pi®
che ave»
stata fatti
alla Confe
3 aprile*
esperi
sentati,®
300
- e non voglio che l’Oasi
del Barant sia rovinata
da una apertura “allo
sbando” come proposto
dal Comparto alpino». Si
arriva così alla bozza di
progetto presentata in
Consiglio comunale. «È
un’ipotesi di apertura
mirata - spiega Odino
purtroppo la legge attuale non lascia spazio ad
altre iniziative che non
siano l’azienda faunistico-venatoria, che in questo caso potrebbe essere
gestita da una cooperativa locale». Soci della cooperativa sarebbero alcuni agricoltori e gli stessi
cacciatori. Nell’iniziativa
quindi nessun interesse
privatistico.
Sull’ipotesi il sindaco di
Bobbio Pellice è cauto,
anche se «non c’è alcuna
pregiudiziale». «Personalmente sono per valutare
la proposta - dice Charbonnier - purché questa
abbia un legame molto
stretto con il territorio
dell’alta vai Pellice. Dissento sul fatto che il Comune possa ottenere dall’iniziativa un introito
economico diretto; vedo
bene invece una cooperativa di locali, cacciatori e
non, che sappia valoriz
zare l’area non solo dal
punto di vista esclusivamente venatorio, ma
anche turistico». Mercoledì 24, a giornale già in
stampa, il presidente dell’Arci-caccia alta vai Pellice, Roberto Charbonnier,
convoca un’assemblea
dei soci per valutare la
proposta e il sindaco intende organizzare per la
fine di maggio una tavola
rotonda con i cittadini. .
Tradizionale Festa dei lavoratori
Il 1 ° maggio
nelle valli valdesi
Tempo di mobilitazione per il mondo operaio;
a pochi giorni dallo sciopero generale che ha visto alte adesioni anche
nel Pinerolese e numerosi pullman partiti per Roma, ecco che si avvicina
il tradizionale appuntamento del 1° maggio. Festa dei lavoratori. Ricorrenza dai molti significati
sia per le tematiche in discussione a livello nazionale che per vari episodi
locali che mettono in discussione diritti e prospettive dei lavoratori. In
vai Pellice un solo appuntamento come negli
ultimi anni; a Torre Pellice (giardini di piazza
Muston, in caso di cattivo tempo Cinema Trento) manifestazione alle
10 con partecipazione
della banda municipale e
interventi dei rappresentanti del sindacato. Alle
12,30 il pranzo, questa
volta a Bobbio Pellice al
ristorante dei Cacciatori.
Le celebrazioni della
Festa dei lavoratori organizzate in vai Chisone
prevedono, oltre al tradizionale corteo organizzato dalle forze sindacali in
collaborazione con la
Comunità montana a
Villar Perosa (ritrovo alle
10,30 alla chiesa di San
Aniceto) e al pranzo del
1“ maggio, che avrà inizio alle 12,30, anche un
incontro-dibattito la sera
del 30 aprile dal titolo «Il
lavoro in valle: quali prospettive?». Nel corso dell’incontro, che si terrà al
Centro anziani di Perosa,
con inizio alle ore 20 e
30, vi sarà la proiezione
del documentario «19012001, cento anni del tessile» a cui seguirà un dibattito con interventi di
dirigenti sindacali e parlamentari locali. Tirerà le
conclusioni del dibattito
il consigliere regionale
Pietro Mercenaro.
Le polemiche sulle aziende faunistico-venatorie
Tra ricorsi e pubbliche proteste
Mentre si parla di costituire una
Azienda faunistica a Bobbio Pellice
continuano a far discutere le aziende
faunistiche in vai Chisone e Germanasca. Se infatti a livello pubblico pare essere il momento della riflessione e
quindi del silenzio, continuano le
schermaglie e le prese di posizione delle varie parti coinvolte nella vicenda sia
della costituita azienda di Massello che
della costituenda azienda di Roure.
Per il momento a Massello si attende
la metà di maggio quando il Tar si dovrebbe esprimere sul ricorso presentato da alcuni cittadini in merito alla costituzione della azienda «Valloncrò»
mentre a Roure si aspetta il pronunciamento della Comunità montana sulTi
dea di costituire una azienda sul territorio del comune dell’alta vai Chisone.
Per il momento però non è ancora alle
viste una seduta del Consiglio di Comunità con all’ordine del giorno la
questione Roure. Il Comitato spontaneo di protesta contro l’istituzione di
aziende faunistico-venatorie private,
costituitosi già alcuni anni fa e sempre
in prima linea contro le aziende di
Massello e Roure, per parte sua ha
consegnato recentemente alla segreteria della Comunità montana un documento con le osservazioni del comitato
in merito alla «storia dell’istituzione di
aziende faunistiche venatorie a gestione privata sul territorio delle valli» e altra documentazione legislativa.
Perplessità sulle opere per Torino 2006
|a montagna sarà un Olimpo?
CLAUDIO TRON
i|y ELLA nostra cultura tradizionale
fi 1 le montagne erano dei montanari
iWe le coltivavano come agricoltori,
vi pascolavano i loro greggi come
latori, e che ne utilizzavano oculatamente i boschi, magari con qualche
Ijccola trasgressione, ma senza mai
ptruggere in modo pesante il paesag110- Come attività collaterali c’erano la
Ì^cia e la pesca, soprattutto per alcutt appassionati; l’uso delle pietraie e
i^i ghiaioni come materiali da costru|one. Il bosco forniva, poi, alcuni prodotti secondari come funghi, lo strame
|er le lettiere; il prato forniva, oltre al
Motaggin per gli animali, anche alcune
foo commestibili per la specie umaE in questo contesto globale trovavano spazio selvaggina, turisti, villegiWti e tutte le altre specie di animali.
®lgi giganteggiano ai bordi delle
mostre strade i segnali che ci informarcene le nostre montagne sono diolimpiche. L’Olimpo era sede
illl^divinità a cui nessuno crede dalle
-Ostre parti, ma la tradizionale acconostra gente non è per
^cipio contraria a che anche queste
pssano trovare un loro spazio. Nem. ono c’è un rifiuto aprioristico a che
|^«ianifestazioni sportive che hanno
l^larizzato l’antica religione greca
^sano svolgersi nelle nostre montaRon solo nel 2006 ma pure in altre
lesioni prossime o lontane future,
ili* dovrebbe, tuttavia, poter esprifiuaiche perplessità quando
JjT*°°cco della vai Germanasca, si
ntra quella che presumibilmente
«montagna olimpica», vale
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quando ci sarà anche il necessario
completamento non si sarà molto al
di sotto del colmo del tetto di questa
casa. Il bel colore azzurro carico di cui
fa sfoggio il tralicciato che reggerà il
sedime percorribile, esonera già fin
da ora i curiosi dai dover volgere lo
sguardo verso il cielo per contemplare
questo colore, del resto molto più pallido nel cielo creato dal Signore:
l’Olimpo ha anche prerogative che
non concede ad altri alla leggera.
Se poi uno si avventura nella valle
d’Oulx, per contemplare gli strascichi
dei precedenti mondiali di sci, ha modo di accorgersi che le montagne
olimpiche sono a volte assai prossime
alle montagne russe; e non diversamente capita a chi cerca di capire che
cosa capiterà in vai Chisone coi trampolini e i depositi di materiale previsti
a Pragelato nelle poche terre ancora
coltivate e coltivabili. Arrivano le
montagne olimpiche. Ma io preferivo
quelle che ci erano state date dal
Creatore che ha fatto nascere e alimentato la mia fede.
ponte che congiungerà la riva
jestioy^. a e quella sinistra del torrente
Ìoco
«viia ^ Masselli. Lo scheletro
*aentp '•aggiunge già ampia
^lett . ‘'a' primo piano della
'->.._2_^ata in prossimità, per cui
li ponte del Masselli a Pomaretto
Alla Crumière di Villar Pellice
Corsi di violino
Cambio di sede, non di
sostanza, che anzi si arricchisce, per il Seminario di tecnica e interpretazione musicale della
vai Pellice, arrivato alla
tredicesima edizione,
prima ospitato dal Collegio valdese e che da quest’anno si sposta nei locali della Crumière di
Villar Pellice. La direzione dei corsi è sempre affidata al maestro Daniele
Gay, docente di violino al
Conservatorio G. Verdi di
Milano, che nel 1990 ha
fondato i «Seminari». All’organizzazione di Centro culturale e Collegio
valdese si affianca anche
l’Agess vai Pellice.
Quattro le opzioni che
i partecipanti possono
scegliere. Dal 17 luglio al
3 agosto si terrà il corso
di violino e musica per
archi e pianoforte, docente lo stesso Daniele
Gay. Dal 22 luglio al 3
agosto il corso di pianoforte e musica da camera con pianoforte, docente Annibaie Rebaudengo, anch’egli insegnante presso il Conservatorio milanese. Dal 17
luglio al 27 luglio spazio
al corso di canto lirico,
con la prestigiosa interprete Giovanna De Liso.
Dal 15 luglio al 21 luglio
ecco il corso di violino e
di musica d’insieme per
giovani musicisti a partire dagli 8 anni, con i docenti Raffaella Azzario,
Maria Camilla Ormezza
no e Alessia Principi. I
pianisti assistenti ai corsi, che inizieranno tutti
alle 15 del giorno stabilito, saranno Fausto Castelli, Luigi Cocilio, Monica Natali e Rosalba Navone. La foresteria Crumière sarà a disposizione
di allievi e accompagnatori con trattamento di
pensione completa a
prezzo convenzionato. I
corsi sono particolarmente orientati verso la
musica da camera: ai
corsi di strumento sono
affiancati quelli aperti a
formazioni di duo, trio,
quartetto e quintetto. Alla fine dei corsi full-immersion sono previsti
saggi e concerti. Termine
tassativo per l’iscrizione
(dal costo variabile, a seconda dell’opzione scelta) il 15 giugno. Sono disponibili delle borse di
studio. Per informazioni
e iscrizioni, si può telefonare alla segreteria dell’Agess, allo 0121-934907.
NELLE CHIESE VALDESI
BOBBIO PELLICE — Dòmenica 28 aprile culto in
francese; bazar a cura dell’Unionè femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 28 aprile,
alle 9, culto agli Airali; alle 10, culto nella sala Albarin,
a cui farà seguito l’assemblea di chiesa sull’Asilo per
anziani. Martedì 30, alle 20,30, riunionealle Vigne.
MASSELLO — Domenica 5 maggio, culto con assemblea di chiesa, alle 11,15, nei locali della chiesa a
Raynaud.
PERRERO-MANIGLIA — L’assemblea di chiesa è
convocata il 28 aprile, alle 10, nei locali della chiesa di
Ferrerò, all’odg relazione morale, elezione dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale. Culto a
Maniglia, domenica 5 maggio, alle 10. Per il 5 maggio
è prevista una gita della scuola domenicale a Rorà.
PINEROLO — Domenica 28 aprile. Culto con santa
cena. Giovedì 2 maggio, incontro dell’Unione femminile con la diacona Carola Stobaus; partecipa l’Unione di Pomaretto. Domenica 5 maggio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa su: relazione morale, elezione di tre anziani.
POMARETTO — Riunione quartierale, venerdì 26
aprile a Perosa; alle 20,30, studio biblico. Domenica
28 aprile il culto sarà presieduto dal moderatore; alle
19,30, agape all’Eicolo Orando, segue testimonianza
del moderatore sulla situazione del Rio della Piata.
PRAROSTINO — Domenica 28 aprile, culto al Roc e
a Roccapiatta; alle 14,30, bazar dell’Unione femminile, con la scuola domenicale.
RORÀ — Giovedì 25 aprile, ultimo incontro quartierale alle Fucine: inizio alle ore 19,30 con la cena; per
informazioni rivolgersi a Olga Tourn o a Dario Tron.
Domenica 5 maggio, culto con assemblea di chiesa, alle 10: all’odg relazione morale, elezione dei delegati al
Sinodo e alla Conferenza distrettuale; parteciperanno
al culto le scuole domenicali della vai Germanasca.
SAN SECONDO — Domenica 28 aprile, alle 10, nella sala di attività, assemblea sulla relazione morale
per l’anno 2001-2002, poiché tre anziani del Concistoro sono in scadenza, e in particolare Mirella Codino Rivoiro porta a compimento i suoi 15 anni, si procederà alle relative elezioni.
TORRE PELLICE — Riunione quartierale agli Appiotti, venerdì 26 aprile, alle 20,30.
VILLASECCA— Domenica 5 maggio il culto si tiene
a Combagarino, alle ore 9.
La Casa valdese si rinnova
La pietra e la storia
Il disegno è rimasto in
un cassetto fino a quest’
anno. Siamo nel 1998 e
Wolfgang Ziegler, architetto del «verde pubblico»
per il Comune di Stoccarda, trascorre le sue vacanze a Torre Pellice. Gli
viene un’idea: perché
non concepire un nuovo
giardino per la Casa valdese? Detto fatto, Ziegler
prova a immaginare quale possa essere la sistemazione ideale dell’area
antistante il fabbricato,
rimasta tale e quale dalla
costruzione dell’edificio e
che ormai ha bisogno di
un rinnovamento. Via la
ghiaia e le tradizionali
palme, lastricato in pietra
di Luserna e aiuole rimesse a nuovo: il risultato è
buono ma c’è bisogno di
un tocco in più. L’identità della Chiesa valdese
passa anche dalla sua
storia e Ziegler disegna
una vera e propria linea
del tempo che, iniziando
dalla conversione di Valdo, arriva ai nostri giorni:
una serie di placche d’acciaio inserite nella pietra
del selciato con incise le
date più importanti di
questi ottocento anni.
L’anno zero è posizionato sulla soglia della Casa
valdese L’idea è originale, ma sembra destinata a
restare lettera morta: i
soldi per risistemare il
giardino non ci sono.
«Abbiamo ricevuto una
eredità da un nostro fratello di chiesa della diaspora - spiega Renato
Bertot, geometra della
Tavola - e alla massima
libertà nella destinazione
dei suoi beni si aggiungeva una sola clausola: che
i fondi non venissero dispersi in più interventi,
ma fossero invece destinati a una sola opera».
Così il disegno di Ziegler
torna a far parlare di sé,
prendendo vita nei lavori
iniziati due settimane fa
e che dovrebbero chiudersi entro la fine di giugno. Oltre alla linea del
tempo (in questi giorni si
sta decidendo quali siano le date più rappresentative della storia valdese) l’ambizioso progetto
prevede la realizzazione
di un giardino dalla pianta regolare e simmetrica,
la sistemazione di panchine in ferro battuto vicino alle due aiuole circolari, il completo rinnovamento delle alberate e
la posa dei blocchetti e
delle lastre 30x60.
Il costo dell’intervento?
Si tratta di una spesa 60
mila euro, cifra che comprende il restauro pittorico, anche questo già iniziato, dell’affresco di autore ignoto sul soffitto
dell’ultimo piano, nelle
sale prima occupate dall’archivio storico, (m.g.)
Lavori al giardino deila Casa valdese
14
PAG. 14 RIFORMA
ì E Eco Delle Yalu moESi
SPORT
PALLAVOLO
La Cerniti Technosquare ha vinto il campionato di serie C e accederà alia fase dei play-off: questa la
notizia più importante dopo questa 24® giornata. Nell’ultimo confronto le pinerolesi hanno battuto
la Pallavolo Galliate per 3-0 (parziali: 25-10, 25-11, 25-14). La lotta
per il secondo posto sembra invece destinata a prolungarsi fino al 4
maggio, quando si concluderà il girone di ritorno: si daranno battaglia la Sisa Villar, lo Yokohama
Ecoopolis e la Cogne Acciai, rispettivamente a 53, 52 e 50 punti.
La formazione pinerolese ha
conquistato con estrema facilità i
3 punti del trionfo, contro una
Pallavolo Galliate ridotta a 7 giocatrici e ormai rassegnata alla retrocessione Sabato prossimo la
Cerotti Technosquare sarà ospite
della Galero Spendibene, ultima a
quota 7, anch’essa destinata alla
retrocessione.
In serie C maschile vince bene,
(3-1 con parziali di 27-25, 20-25,
25-18, 30-28) la Volley Pinerolo
sulla Csa Fortitudo Occimano, che
ha comunque dimostrato di essere una buona squadra costante
nel gioco e nella concentrazione.
«Attualmente la formazione pinerolese si trova al quarto posto con
49 punti, seguita dall’Atlante Savigliano che dista solo di una lunghezza: sabato prossimo partita
calda per capitan Baronetto e
compagni, che si troveranno sul
campo della Bbc Pianfei Morozzo,
in lotta per il secondo posto e per
l’accesso ai play-off, reduce dalla
vittoria con la Villar Perosa Volley. ■
In terza divisione femminile un
der 15 il 3S Cornei Pinerolo è stato
battuto per 3-0 ad opera del Cw
Carmagnola.
1 Alcuni provvedimenti della Regione Piemonte
Piccoli centri
È di 10 milioni di euro la somma
che la Regione destina alla riqualificazione delle aree commerciali
urbane e la rivitalizzazione dei
piccoli centri piemontesi. Agli enti
locali andranno circa 7,7 milioni
di euro, mentre 1,3 milioni saranno assegnati agli operatori privati.
Per accedere al finanziamento bisogna prevedere intervènti riguardanti la sistemazione viaria, la realizzazione di aree mercatali, la realizzazione di arredi urbani e la trasformazione di immobili pubblici
in attività commerciali e l’eliminazione delle barriere architettoniche. La Regione contribuirà per il
40% a fondo perduto e per il 60% a
rimborso deceimale a tasso zero.
Aiuti alle Coop
Svolta in Piemonte negli aiuti alle Coop «svantaggiate». Da quest’
anno infatti saranno erogati dalle
Province i contributi previsti dalla
legge 18-94 per le cooperative sociali di tipo B, quelle cooperative
cioè che inseriscono al lavoro persone svantaggiate nella percentuale minima del 30% degli occupati. I nuovi criteri nell’assegnazione dei fondi sono stati illustrati
nel corso di una riunione della
Conferenza sulla cooperazione
svoltasi a Torino. L’assessore regionale Mariangela Cotto ha inoltre preso atto delle preoccupazioni segnalate dai rappresentanti del
«terzo settore» sul versante dei Lea
(Livelli essenziali di assistenza).
CALCIO
Sempre più vicina la promozione nel campionato Dilettanti per
il Pinerolo che guida la classifica
del girone B del campionato di Eccellenza con 8 punti di vantaggio
a tre giornate dalla fine. Eppure
già l’incontro casalingo di domenica con il Saluzzo avrebbe potuto
dare la certezza matematica della
promozione. Non è stato così: il
pareggio a reti inviolate da ragione alla difesa del Saluzzo che ha
saputo imbavagliare gli attaccanti
biancoblù. Le distanze dalla seconda restano invariate avendo
per l’appunto l’Orbassano pareggiato a sua volta. Questa dovrebbe
comunque essere la settimana del
suggello alla promozione del Pinerolo: giovedì la squadra di Cristiano sarà ospite nel turno infrasettimanale del derby con un Cumiana impelagato nelle ultime
posizioni in classifica.
PALLAMANO
Nel campionato under 16 femminile il 3S Pinerolo ha battuto
l’Atletica Pinerolo per 37-6; si tratta di altri 3 punti per la formazione del 3S, che mantiene così la
prima posizione in classifica.
Nell’under 14 femminile altro
successo per il 3S Pinerolo che
batte il Valdhandball per 32-16; in
questo modo la squadra allenata
da Nazario Dell’Aquila raggiunge
quota 9 punti in classifica.
Nell’under 14 maschile il 3S Luserna ha superato l’Atletica Pinerolo per 26-22 e si trova, dopo
questa vittoria, in terza posizione
in classifica a quota 10 punti, preceduta dal Città Giardino A e dal
Regio Parco.
M Luigi Sandri, incontro a Pinerolo
Per Gerusalemme
MASSIMO CNONE
. HE hai fatto tu per
«V^r
I Gerusalemme?». È
la domanda che Luigi
Sandri, già corrispondente dell’Ansa e autore di
un affascinante libro sulla
situazione mediorientale
(«Città santa e lacerata.
Gerusalemme per ebrei,
cristiani e musulmani».
Monti editore), fa alla
platea pinerolese nell’incontro organizzato venerdì 19 aprile dall’assessorato alla cultura in collaborazione con l’associazionismo sociale. Il
giornalista, collaboratore
di Confronti, ripercorre
una storia lunga 4.000 anni, ma la linea del tempo
non è una soltanto. «Alla
soggettività storica non
si sfugge», sembra voler
dire Sandri, e in Medio
Oriente la storia si declina nel sangue versato. Almeno tre le prospettive
che si intrecciano: palestinesi, israeliani e cristiani, tutti con le proprie
ragioni e i propri torti.
Sandri non si stanca di
enumerare i fatti. Ci sono
le responsabilità di Inghilterra, Stati Uniti e di
tutte le grandi nazioni europee. C’è la Shoà e i sei
milioni di morti. La volontà degli stati arabi di
cancellare lo stato ebraico dalla faccia della terra.
C’è la miseria dei campi
profughi palestinesi senza acqua potabile e lo
sfarzo degli insediamenti
con piscina israeliani. Ci
sono gli accordi di Oslo,
mai rispettati. L’assassinio di Rabin, da parte di
un fondamentalista ebraico. Ci sono i kamikaze della Jihad e di Hamas,
attentati iniziati dopo
l’uccisione di 29 palestinesi riuniti a pregare. C’è
la barbara uccisione di
decine di civili a Tel Aviv.
C’è il fallimento dell’accordo fra Barak e Arafat,
«che non poteva accettare uno stato che non era
uno stato». Le pietre delle
due intifada e la passeggiata di Sharon sulla spianata delle moschee. C’è il
caso di Jenin, che l’Onu
ha definito «una vergogna per Israele» e la risposta di Sharon: «Sono
stati i palestinesi ad aver
distmtto le proprie case».
Infine ci sono le cifre, terribili: dal settembre 2000
a oggi, sono 468 i morti
israeliani, 1.400 i morti
palestinesi (Jenin escluso), 112.000 gli ulivi tagliati ai palestinesi per
rappresaglia. Eppure,
conclude Sandri, ci sono
ancora tre motivi di speranza: l’obiezione di coscienza di 500 militari riservisti contrari all’occupazione militare dei territori, la presenza di gruppi
pacifisti israeliani e l’umanità dimostrata dalle
donne, delle due parti. E
Pinerolo «fa qualcosa per
Gerusalemme»; presto la
città «adotterà» un villaggio palestinese.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c.
Funerali ovunque
Via t'Dtegoio 6,1006è Lt»ema San Gic vanni (To)
m, 0121/954340 e«ll.33S-8254BT3
. (ne^wno e festivo) ____________
Cantavalli il 27 aprile a Pramollo
Ecco gli organetti
Arriva a Pramollo (nel
tempio valdese, borgata
Ruata) il Cantavalli di sabato 27 aprile, ore 21,15;
a esibirsi il duetto d’organetto «Organetti del
Nord-Ovest». Una collaborazione inedita fra
due dei più apprezzati
suonatori di organetto
delle regioni nord-occidentali: Vincenzo Caglioti da Milano e Filippo
Gambetta da Genova,
ognuno protagonista di
un’attività multiforme
che si richiama in prima
battuta a formazioni di
spicco nel folk-revival
italiano (Barabàn per
Vincenzo, Stria e Harmoniraptus per Filippo), ma
che contempla anche un
lavoro come solista o in
altri progetti musicali.
Due stili personali, quasi
due generazioni di musicisti che dialogano e si
confrontano, con un repertorio dove largo spazio occupano nuove interessanti composizioni.
Ingresso unico 6 euro;
gratuito fino ai 14 anni.
La scomparsa di Silvio Tron
Un prete saggio
Si sono svolti nel pomeriggio di lunedì 15
aprile i funerali di don
Silvio Tron, deceduto la
notte tra venerdì 12 e sabato 13 aprile, all’età di
81 anni. Durante la cerimonia funebre, presieduta dal vescovo di Pinerolo
Pier Giorgio Debernardi,
si è ricordato il percorso
di questo prete «umile,
semplice, saggio». Ordinato sacerdote nel 1943,
prete a San Secondo, a
Frossasco, poi nell'insegnamento e nella pastorale del lavoro, nel 1947
partiva per il Brasile, dove
per oltre trent’anni (con
qualche intervallo in patria) lavorò con spirito
missionario. Oltre al Brasile, un breve servizio a
San Martino (un rientro a
casa, in quanto era origi
nario di Vroc di Bovile), al
ritorno definitivo servì le
parrocchie di San Germano, Pramollo, e infine di
Perosa e Meano.
Al funerale molti sacerdoti (anche due che con
lui avevano lavorato in
Brasile), il precedente vescovo di Pinerolo, Giachetti, e una folla di persone, dalla zona e da fuori, cattolici e valdesi. Don
Silvio aveva una profonda
sensibilità ecumenica,
concreta e fedele al messaggio evangelico e alla
sua chiesa. Oltre alla liturgia, vi sono stati preghiere e ringraziamenti
della comunità, dei preti,
del past. Ribet, e un saluto del sindaco di Perosa
Argentina, Laurenti, per
conto deH’amministrazione comunale.
26 aprile, venerdì
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, alle 15,15, conversazione di Libertad Vera sulla condizione della donna
in Uruguay: in apertura: «L’Ywca mondiale, una rete
di donne in oltre cento paesi del mondo». Tutti sono
cordialmente invitati.
27 aprile, sabato
BOBBIO PELLICE: Alle 21, nel tempio valdese, concerto organizzato dalla scuola domenicale di Bobbio
con la partecipazione del coro La draia di Angrogna.
29 aprile, lunedì
PINEROLO: Al pian terreno del Seminario vescovile, alle 21, incontro su «Quando la geologia fa storia»,
relazione del dottor Diego Vaschetto.
1“ maggio, mercoledì
TORRE PELLICE: Nell’atrio del Centro culturale i
ragazzi dell’istituto comprensivo «Goutbier» di Villar
Perosa presentano «Per non dimenticare», mostra sul
periodo della Resistenza, aperta fino al 31 giugno.
2 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese,
rUnitrè presenta un concerto del pianista Massimo
Bianchi che esegue musiche di Francesco Durante,
Muzio Clementi, Domenico Scarlatti.
SAN SECONDO: Nel Centro polivalente, alle 21,
corso di floricoltura su «Le malattie e i nemici delle
piante ornamentali e da frutto».
3 maggio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle
21, serata su «Diagnostica funzionale nella medicina
alternativa», con il dottor Silvano Cappellin.
4 maggio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle 14,30 alle 16,30,
alle vasche dell’impianto ittico, gare sociali di pesca
alla trota.
PINEROLO: Dalle 10 alle 12, al «Punto di gioco», via
Novarea, incontro a cura della «Leche League», su «Il
ruolo del pàpà in una coppia allattante», con il pediatra Luciano Proietti.
TORRE PELLICE: Alle 21, nel tempio valdese, l’Istituto musicale Corelli offre un concerto a favore dei
bambini di Cernobil presentando «Histoire de Babar,
le petit éléphant»; musiche di F. Poulenc per archi, fiati, percussioni, arpa, pianoforte e voce recitante.
SAN GERMANO CHISONE: Alle 21, il Gruppo Teatro Angrogna presenta «La bicicletta di Yang».
4-5 maggio
PINEROLO: Nel centro storico, dalle 14 alle 19,30 di
sabato e dalle 8,30 alle 19,30 di domenica, mercato
deU’antiquariato minore, con oltre 150 bancarelle.
TORRE PELLICE: Alla sede delle Adi alle 15,30 secondo incontro sul tema: «Trent’anni di storia italiana 1945-1975» con proiezione di un video, e discussione con i presenti sorseggiando una buona tazzina
di tè. Ingresso libero.
VILLAR PELLICE: Alle 21 di sabato, nel salone polivalente, concerto della banda musicale «Gabelli» di La
Morra (Cuneo), ingresso libero. Domenica alle 11,30,
festa sociale del gruppo donatori di sangue di Bobbio e
Villar Pellice: alle 11,45 saluto delle autorità, alle 12
premiazione soci benemeriti, alle 12,30 aperitivo.
5 maggio, domenica
TORRE PELLICE: Alle 15, alla Casa unionista di via
Beckwitb 5, avrà luogo l’annuale assemblea dell’associazione Amici dell’Ospedale valdese di Torre Pellice.
GUARDIA MEDICaJ
notturna, prefestiva, festig
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACI
(turni festivi con orario 8-22j'
DOMENICA 28 APRILA
Bricherasio: Ferraris
viav,
Emanuele 83/4, tei. 59774
San Germano Chisone:
Farmacia Tron, tei. 68771
Pinerolo: Corti - via Legiiio
2, tei. 322624
CINEMA
TORRE PELLICE-li
Cinema Trento ha in prg.
gramma, giovedì 25 e va'
nerdì 26, ore 21,15, sabato ore 20,10 e 22,20,11
consiglio d’Egitto; dome,
nica 28, ore 16, 18,15(
21.15, lunedì 29, ore
21.15, The time machine;
mercoledì 1° maggio, ore
21.15, Iris, un amore
vero, di Richard Eyre.
VILLAR PEROSA-MI
Nuovo cinema propone
giovedì 25, venerdì 26, sabato 27, ore 21,15, MI
chiamo Sam; domenica
28 ore 21,15 e lunedì 29,
alle ore 21,15, Il consiglo
d’Egitto.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «Scento», Il re scorpione; feria!
20,20 e 22,20, prefestivi
ore 20,20 e 22,30, festivi
orel6,05, 18,10, 20,l5e
22.20. Alla sala «2cento»
L’era glaciale (cart, animato): feriali ore 2O,30e
22.20, prefestivi 2O,30e
22,30; festivi 15, 16,511,
18,40, 20,30 e 22,20.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 26 ore
21.15, Tre mogli; sabat
27 alleore 21,15, Vido|
la maschera senza volti
domenica 28, ore 15,151
17.15, lunedì e martei,
ore 19,30, mercoledìl'
maggio, ore 16, ETl’eitraterrestre; domenica!!
ore 19,15e21,15,lunec!e
martedì alle ore 21,38,
Parla con lei; mercoleii
1“ maggio, alle ore 18,30c
21.15, giovedì, ore 21,15,
Gosford park.
Concerti Unitrè
Pianoforte
e violoncello
Un altro duo si è esibito il 21 marzo per l’Unitrè di Torre Pellice. Stefania Salvai al pianoforte e
Margherita Monnet al
violoncello, duo formatosi nel 2001 e ammesso
alla Scuola superiore di
musica da camera del
trio di Trieste a Duino,
hanno eseguito un programma molto impegnativo, iniziato con le sette
variazioni su un tema del
Flauto magico in Mi bemolle maggiore: il grande capolavoro di Mozart
scritto nell’ultimo anno
della sua vita. Le «variazioni», uno dei più antichi e diffusi processi
compositivi, sono una
trasformazione di un tema di base per mezzo di
vari artifici: una forma
musicale che si sviluppò
nel 1500, prima in Spagna e poi in Inghilterra.
Di Debussy è stata eseguita la Sonata per violoncello e pianoforte Prologue e Sérénade et Finale, per poi passare nella
seconda parte alla Sonata
n. 1 in mi minore per violoncello e pianoforte op.
38 di Brahms. Sono pagine di delicata poesia degli
ultimi anni del musicista,
eseguita dal duo con
grande sensibilità.
POSTA
Scarichi
Il puntata
Abbiamo sbagliato ad
accatastare quelle grange e quei fabbricati dei
nostri avi sparsi nelle zone montane; fabbricati
che 30 anni fa abbiamo
ristrutturato alla meglio,
ma con tanto amore,
tanto lavoro e tanta fatica, trasportando a spalle
il materiale.
Abbiamo sbagliato
perché iscrivendoci al catasto, automaticamente
li abbiamo sottoposti
all’Irpef, all’lci, alla tassa
rifiuti e ora, per colmo, ci
viene imposto di sostituire le fosse biologiche, che
senza nessuna imposizione avevamo collocato,
con fosse Imhoff, costosissime e delle quali o ci
manca lo spazio per sistemarle o la strada per
trasportarle, oltre imporci una spesa sproporzionata al valore del fabbricato. E tutto questo senza nessun beneficio a favore dell’ambiente perché queste abitazioni,
sprovviste di lavatrice e
abitate al massimo due
mesi l’anno, quale inquinamento possono produrre? Certo molto meno
delle abitazioni urbane o
agricole circonvicine abitate tutto l’anno e non
soggette ad alcun vincolo!
Per di più la legge, del
1999, prevedeva la rego
larizzazione degli scarichi entro tre anni, mah
disposizione ha «dormito» presso la Regione®
altrove fino a meno diW
mesi dalla scadenzacela
ci sono tempi stretti p®
presentare la documem
tazione. Inoltre, e quest®
è il peggio del pegg>®:
l’autorizzazione cheti
verrà rilasciata, dop®
tanto lavoro e tante spe
se, durerà solo qua®®
anni. E poi saremo da®’
capo? Tutto all’italiana-'
Arturo Cerici^
Torre Peliti*
La vicenda scarichi ho
lertato giustamente Otto
ni, professionisti, ornio'^
stratori locali.
mente il nostro lettore
scritto di getto ques®J®’*J
ra prima di aver Ws®
«seconda puntata» in
teria sullo scorso nu^
del giornale. Ribadì
uci eiuniuic.
che la Regione
I — q(¡I
con una circolare
aprile a firma aoagi^
con l’Arpa, ha teso a a
re al minimo le
Strutturali e di aonoei ^
za la parte burocraO O
spetto alle ob'tazioa^
chie e sparse sul ®
montano. Saranno
coinin’'
muiuuiiu. ju.w , Jf
que i singoli Comuni h ^
terminare le modaH[^
applicazione di detta
lare, optando per ' ^
assai semplificato s « M
infine dalla Region^' ®
tratti!
punisi
tallen
econo
non St
Non
no set
paesi
piìibi
anche
dell’is'
tuame
tile ir
mond
cerca.
propr:
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PAG. 15 RIFORMA
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jjjtti a termine, ecc.) in realtà
ouniscono tutti, impedendo e
^tentando la stessa crescita
gjonomica del nostro paese e
^nsolo quella sociale,
j^on è esaltante per nessuno scoprire che l’Italia è, tra i
paesi occidentali, quello col
piìi basso tasso di attività. È
anche quello in cui il sistema
jaP’istruzione rimane perpetuamente (dalla riforma Gentile in poi!) scollegato dal
mondo del lavoro e della ricerca. Lo studio pubblicato
proprio qualche giorno prima dello sciopero dalla Bancacentrale europea ci ha rinviato il volto di una società
love, rispetto agli altri paesi
europei, esistono le maggiori
Ifferenze regionali fra i vari
tassi di occupazione. Lo stesso studio ci ha ricordato come anche negli ultimi cinque
jntii è continuata a crescere
l’incapacità di incontro fra
domanda e offerta di lavoro.
La difesa dell'art. 18
Ai cortei erano presenti tutti ¡diversi soggetti interessati
¿mercato del lavoro: giovani
[disoccupati o saltuari); anfani (in Cassa integrazione o
occupati); donne (garantite o
rinchiuse nell’area del sommerso), ma la fotografia più
completa della realtà italiana
risulta da quel 61,3 per cento
dei «senza lavoro» che sono
disoccupati da più di un anno. Un triste primato italiano,
ijuesto della disoccupazione
dilunga durata! Chi entra,
per licenziamento o per perita del posto di lavoro, nella
isoccupazione, deve attendere molto tempo prima di
Émare a lavorare. Ecco perMé tanta enfasi sull’art. 18:
Itti sanno che è difficile, se
|l avanti negli anni, se hai
ina professionalità obsoleta,
ecc, Quindi ritrovare lavoro è
ancora più arduo che cercarlo
per la prima volta. E l’art. 18 è
lina difesa estrema, ma unica,
per non trovarsi magari con
ina famiglia, o con tanti sofbnel cassetto, a dover ricofflinciare la lunga e umiliante
ttafila della ricerca di un postosenza la tutela di un sosteSnoal reddito o senza strumenti amministrativi e pubblici adatti a favorire l’incontro fra la nostra offerta di lavoro e la domanda di chi ha
»■sogno di personale.
Non c’era solo la difesa
»»ll’art. 18 come obiettivo
™lo sciopero, ma tutte queJc domande finora inevase
mtutela, garanzia, difesa per
cnivmole lavorare. C’era angoli desiderio di certezza
»01 propri diritti, per tutti
W lavoratori (autonomi,
»»tdinati e continuativi)
®o> non previsti nello Statu®oilavoratori (figlio del pe»Qo storico-economico delgtandi industrie), ora ne»»»ita un aggiornamento
l" ^nneiere, con la stessa
queste nuove forlavorative, dinamiche e
®yenti alle nuove realtà
»»«nomiche.
Strumenti nuovi
® posto sul ta™nfronto, sia con il
¡tti,'^^® sia con la Confinduserie di temi figli di
J' ft. 18 che, finché non
stnim ^ qualche altra
legislativa e
iifpQA rimane l’unica
essi sono una
ceierp disoccupazione
iatofj ® dignitosa; ammortizPid variegati e
VotjtjL • ^ diverse realtà ladonp ’ '■»mentivi alla forma■ ,f3'»®'iiicata e mirata;
Cotifj °”®.del lavoro nero;
Iellene dei diritti e
i-’ait ' nuovi lavori,
'»cui c-jipindi è la trincea
ioan„u '^^nde con il vec
^»nche il
i6,iUa‘x'»® i* nuovo lavoratoPttqnpp,^*»? trincea che, do®»ative nl'^’^nate eosì signiaprile. 25 aprile.
1° maggio.) può essere abbandonata per entrare in un
nuovo campo di battaglia. Sì,
di battaglia, perché nessun
convinto democratico può
pensare che riforme strutturali come quelle che il popolo
del 16 aprile ha chiesto, possano essere fatte senza una
componente di conflitto.
Cambiare resistente implica
sempre un disagio, una crisi,
una difficoltà, per nuovi assestamenti e per la conquista di
nuovi, aggiornati diritti.
Il dialogo sociale
Quindi la prima mossa di
questa partita a tre (sindacati, governo, Confindustria) ha
certamente segnato un punto
a favore del sindacato, e la risposta del presidente del
consiglio Berlusconi è stata:
«Ora trattiamo». Si è infatti
sconfitta l’idea che la concertazione, cioè la ricerca di
consenso degli attori sociali,
fosse un ferrovecchio. Il primo sciopero generale, dopo
vent’anni, ha rimesso al centro «la palla» del confronto
democratico: l’esecutivo non
può decidere senza dialogo
sociale. La vita democratica
in Italia deve rimettersi in
moto; dopo lo sciopero generale tutti (sindacati, governo,
imprenditori) dovranno adoperarsi per riannodare i fili
del dialogo. Nessuno, riflettendo sulla giornata del 16
aprile, può o deve togliere
ruolo e autorità a nessuno
dei protagonisti in campo;
sulle piazze d’Italia, quel
giorno, non c’era né la conservazione, né l’ideologia, né
un partito, ma gente che temeva di perdere quello strumento vitale per gli interessi
della democrazia che è il dialogo sociale. Si è chiesto con
forza un nuovo, condiviso
ventaglio di tutele e garanzie
per chi lavora, al di là della
forme contrattuali classiche.
Scelte condivise
per rinnovare l'Italia
Nessuno, dopo lo sciopero,
deve o può augurarsi una sfida air«OK Corrai», cioè uno
scontro finale e definitivo.
Non ne uscirebbe vincente né
la Confindustria, né il governo, né il sindacato, ma anzi
ne uscirebbe sconfitto tutto il
mondo del lavoro, dal manager all’operaio, dall’imprenditore, al tecnico. Un sindacato
sconfitto, come un governo
debole o una Confindustria
rinchiusa nei suoi privilegi,
possono significare solo un
arretramento di tutto il sistema economico-sociale italiano. Milioni di persone hanno
chiesto, democraticamente,
di essere ascoltate, prima di
toccare conquiste, che ancora, vengono sentite come
«primarie» e «intoccabili».
Milioni di persone hanno
sottolineato con la loro pacifica partecipazione allo sciopero che qualsivoglia ridisegno complessivo del mercato
del lavoro, della formazione,
degli ammortizzatori sociali,
richiede la loro presenza. Le
leggi non incidono né trasformano la realtà della vita
quotidiana se non sono condivise, se non sono sentite
come parte della propria storia, se non sono vissute come
prodotto di un proprio sforzo
e di una propria fatica.
Nessuno, né governo, né
sindacato, né Confindustria,
può sfuggire alla regola aurea
della democrazia: vince sempre solo chi sa trattare, aprirsi, convincere. Milioni di persone sono ancora in attesa,
dal 16 aprile, davanti alle
porte di sindacati, governo,
imprenditori: attendono che
i tre si mettano attorno a un
tavolo per risolvere, ciascuno
facendo la sua parte, le questioni che sono state sollevate nelle piazze delle nostre
città il 16 aprile.
Doriana Giudici
Le diversità testuali tra gli antichi manoscritti e le moderne edizioni della Bibbia
Difendiamo la Riveduta (vecchia e nuova)
BRUNO CORSANI
Lo scorso gennaio ho ricopiato, come tutti gli anni, nomi e numeri
della rubrica telefonica della mia agenda tascabile sull’agenda del 2002. Nelle
settimane successive mi sono accorto
che nel copiare avevo fatto degli errori:
saltando una riga avevo attribuito ad
alcune persone il numero di altre, oppure avevo omesso una cifra, o sostituito una cifra con un’altra a causa di
una lettura imprecisa, e così via. Capita
quando si copia qualcosa. È capitato
anche a chi nell’antichità ha copiato i
testi greci del Nuovo Testamento, specialmente a chi non era un professionista della copiatura.
Spesso poi a queste modifiche del testo del tutto involontarie, si sono aggiunte altre modifiche: quando i copiatori hanno creduto, in buona fede, di
rendere servizio ai lettori facendo piccole aggiunte spiegative, o «armonizzando» un versetto di un Vangelo per
renderlo identico a quello di un altro
(per esempio il Padre Nostro di Luca 11
e di Matteo 6), o inserendo qualcosa
che veniva dall’uso di passi del Nuovo
Testamento nel culto (per esempio la
dossologia di Matteo 6,13b).
Le Bibbie degli ultimi cento anni si
sforzano di escludere queste piccole
aggiunte o modifiche, scrivendo in nota: «Questo versetto manca nei più antichi manoscritti» (vedi nota a Matteo
12, 47) oppure chiudendo il testo in parentesi o mezze-parentesi quadre. I
problemi posti da quésta secolare riproduzione mariuaie del testo greco
(durata fino alTinvenzione della stampa nel secolo XV) sono trattati da un
opuscolo stampato in proprio da Salvatore Gargiulo (IV edizione, 2001) con il
titolo poco amichevole di Mani sataniche sul Nuovo Testamento. L’opuscolo
è una rielaborazione di un originale tedesco di R. Ebertshàuser, per adattarlo
alla situazione e al testo della «Riveduta». In pratica, questi due autori contestano il diritto di cercare e identificare
errori e aggiunte dei manoscritti più recenti, sulla base di quelli più antichi
scoperti negli ultimi due secoli, e dopo
averli identificati, di escluderli dai testi
stampati e dalle traduzioni.
Tuttavia essi riconoscono che più
dell’80% del testo del Nuovo Testamento non viene toccato dalle differenze, che quindi passano inosservate
alla maggioranza del lettori (p. 3); i passi cancellati non recano alcun pregiudizio alla dottrina della Scrittura (p. 20)
e non viene alterata alcuna verità fondamentale (p. 22). I punti essenziali
della fede cristiana sono perfettamente
attestati e ribaditi da passi appartenenti a scritti e autori diversi: anche se un
versetto o una frase non figurano nei
manoscritti più antichi, il loro insegnamento risulta da numerosi altri passi
che toccano lo stesso argomento. Non
è certo la presenza o l’assenza di Matteo 6, 13b che rende solida o annulla la
predicazione della potenza e della gloria di Dio nel Nuovo Testamento!
L’attacco alle traduzioni bibliche
fondate su un testo greco di accertata
antichità e purezza mi sembra suggerì- to da una preoccupazione comprensibile, ma superficiale: che anche le Bibbie di oggi abbiano come base lo stesso
testo greco delle Bibbie della Riforma
(Lutero, Zwingli, Olivetano, Diodati, la
Bibbia inglese del Re Giacomo ecc.). È
vero che quelle Bibbie sono state lo
strumento che ha fatto scattare la diffusione della Riforma fra il popolo. Ma
le Bibbie di oggi non attenuano affatto
la forza del messaggio che rimetteva
nel giusto ordine la fede e i riti, la grazia e le opere, la croce di Cristo e le
«mediazioni» della chiesa.
Il disprezzo per i manoscritti antichi
(vedi p. 10) e il primato di autorità
concesso ai manoscritti più tardivi (bizantini e medioevali) solo perché sono
più numerosi di quelli antichi somigliano al rispetto attribuito dal cattolicesimo alla tradizione post-biblica. Infatti, prolungando le linee di quell’atteggiamento culturale (quello che viene dopo è meglio di quello che c’era
prima), si potrebbe arrivare a sostenere tutte le tappe dell’evoluzione del
pensiero cattolico: l’intercessione dei
«santi», la transustanziazione, il primato del papa, il celibato del clero, e
via dicendo. Contro tutto ciò, il criterio della Riforma protestante è: tornare alle origini! AU’insegnamento di Gesù e alla testimonianza apostolica. Ma
questo va fatto anche nel campo della
ricerca e del ripristino del più antico
testo del Nuovo TéstamentOi il più vicino agli originali.
Con questo non si demonizza il cosiddetto textus receptas (il testo ricevuto da tutti all’epoca della Riforma,
quello che leggiamo in italiano nelle
Bibbie e nei Nuovi Testamenti del
Diodati). Anzi, si mette in evidenza
che esso coincide in larghissima misura (90%) con il testo dei manoscritti
più antichi. Nella loro fedeltà alla verità della rivelazione, le chiese e i credenti debbono continuamente controllare il loro insegnamento e anche
le loro edizioni dei testi biblici sulla
base della più antica testimonianza
apostolica. Solo così saranno fedeli allo spirito dei riformatori.
Prosegue il nostro dibattito sul caso di don Franco Barbero
La riflessione cristologica e i nuovi linguaggi teologici
Lettera aperta a don Franco
Barbero
Caro fratello nel Signore,
parlare di teologia oggi,
mentre una parte del mondo
è insanguinata e la terra è
percorsa da profonde lacerazioni, è forse un po’ come disquisire «sul sesso degli angeli». Eppure sento dentro di me
l’urgenza di rivolgermi a lei,
perché anche fra «guerre e rumori di guerra», violenze, sopraffazioni, genocidi, la fede
resta più che mai al centro
della vita. Non intendo peraltro, con questa lettera, associarmi né ai suoi detrattori, né
ai suoi estimatori: non per
una sorta di splendido isolamento ma, assai più semplicemente, perché non sono
all’altezza di pormi davanti a
lei sul piano teologico né ritengo produttiva qualsiasi
forma, anche garbata, di polemica sui temi vitali della fede.
Premetto che da anni leggo
Viottoli, che ho letto vari suoi
scritti e che credo fermamente nel movimento ecumenico, per il quale tento di battermi fin dagli Anni 50 quando, insieme a mio marito, abbiamo partecipato all’avvio
di questo percorso a Milano,
con p. Davide Turoldo, altri
sacerdoti di punta, amici laici, speso incontrando maggiore incomprensione tra i
nostri fratelli valdesi che non
tra i fratelli cattolici. Da alcuni mesi rappresento la mia
chiesa anche a un Tavolo di
diverse appartenenze religiose. L’ecumenismo, che oggi si
dilata nel dialogo interreligioso, è secondo me un cammino irreversibile, sul quale
siamo tutti e tutte sospinti
dallo Spirito di Dio.
Ho di recente letto (d’un
fiato) anche il suo volume li
dono dello smarrimento e, se
qualche pagina ha suscitato
in me delle perplessità, mi sono sentita in piena sintonia
con molte sue appassionanti
affermazioni: mi ha tra l’altro
commossa il profondo amore
da lei espresso per la sua
chiesa. D’altronde, ogni critica alle nostre chiese è, secon
do me, un atto d’amore. Ho
poi seguito sulla stampa il comunicato del vescovo di Pinerolo nei suoi confronti e ho
letto attentamente su Adista
(11 marzo) le sue considerazioni nel merito. Pur consapevole della modestia delle
mie conoscenze, mi permetto
innanzitutto di affermare che
personalmente ho condiviso
molte sue posizioni: ovviamente, come riformata, più
che mai quanto lei afferma
sulla presenza «non» sostanziale di Gesù nell’Eucaristia. E
continuo comunque a ritenere uno scandalo per la cristianità la mancata ospitalità eucaristica di molte chiese.
Confesso di avere però difficoltà ad accettare taluni
aspetti delle nuove teologie e
soprattutto del nuovo modo
di prospettare la cristologia:
percorsi che lei mi sembra
invece seguire. Non nego affatto la validità della critica
biblica e accetto una demitizzazione delle Scritture, laddove l’ermeneutica ci consegna la chiave di lettura di una
metafora (v. Bultmann e altri)
ma non posso, per adeguarmi ai tempi mutati, rifiutare i
fondamenti della mia fede.
Beninteso, una povera fede
«materiata di dubbi» ma nei
momenti in cui credo non
posso non confessare la mia
fede con le parole del Credo
Apostolico del II secolo'.
E allora credo nel Dio onnipotente che per opera dello
Spirito Santo si è incarnato
nel Figlio: credo nella dimensione trinitaria che ha suscitato la capacità di relazione
fra tutti gli esseri viventi; credo nel sacrificio di Cristo sulla croce, che ha smascherato
il male e ci ha liberati, aiutandoci a dare un senso al mistero della sofferenza; credo
nell’evento pasquale, trionfo
^ Nuovo indirizzo
Il past. Lorenzo Scornaienchi comunica il proprio nuovo indirizzo: Plankengasse 3,
69117 Heidelberg (Germania).
E-mail; loscornai@gmx.de
definitivo della vita sulla
morte. Altrimenti, che significato assumerebbe per noi la
resurrezione?
Io sono convinta che lei,
più di me, crede queste cose.
Le chiedo solo: pensa davvero che percorsi teologici innovativi, espressi in accattivante linguaggio, servano a
garantire una migliore qualità della nostra fede? Forse
dovremmo piuttosto ricordare che non ai sapienti né agli
intelligenti verrà rivelato il
regno di Dio, ma ai piccoli
fanciulli, agli umili, ai poveri
di spirito, ai mansueti, a coloro che sono affamati e assetati di giustizia, agli operatori
di pace che saranno chiamati
figli di Dio. L’amore è certamente la più vitale e irrinunciabile delle tre virtù teologali, ma non può non coniugarsi alla fede e alla speranza. O
saremo, come dice l’apostolo
Paolo, i più miseri fra tutti gli
uomini (I Corinzi 15,19).
Florestaria Piccoli Sfredda
Rovereto
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Dio è amore»
La moglie Ines Malanot e i familiari tutti del caro maestro
Aldo Riva
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto
e offerte hanno preso parte al loro dolore.
Si ringraziano in modo particolare i medici e il personale tutto dell’Ospedale valdese di Torre
Penice e gli ex colleghi.
Luserna San Giovanni
24 aprile 2002
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dall’Eterno
che ha fatto il cielmo e la terra»
Salmo 121, 1-2
È mancata
Elvina Cougn
Lo annunciano i nipoti Roberto e Nicoletta e i cugini Matilde e
Vittorio. Si ringrazia tutto il personale del Rifugio Re Carlo Alberto che l’ha assistita con premurosa attenzione nel lungo periodo di permanenza. Un pensiero riconoscente a Irma e Adelio
Cuccureddu che tanta sensibilità
dimostrarono nel delicato momento dell’accoglienza.
Luserna San Giovanni
13 aprile 2002
RINGRAZIAMENTO
«O Signore, tu sei stato per noi
un rifugio, di età in età.
Insegnaci dunque a contare
i nostri giorni, affinché
acquistiamo un cuore savio»
Salmo 90
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Elena Sappé
di anni 90
Lo annunciano Mercedes, Ivonne e Franco con le rispettive famiglie.
Si ringraziano il dott. Danilo
Mourglia, il direttore e tutto il
personale del Rifugio Re Carlo
Alberto per le amorevoli cure e
il calore umano dimostrato, il
pastore Ennio Del Priore, la corale valdese di Torre Pellice e il
direttivo Ana di Torre Pellice.
La presente è partecipazione
e ringraziamento a tutti coloro
che in ogni modo si sono uniti al
dolore della famiglia.
Torre Pellice, 30 marzo 2002
I necrologi si accettano
antro le ore 9 dei kined)
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16
PAG. 16 RIFORMA
BALE
VENERDÌ (^APRILE 2002
L'intenzione è di combattere i ribelli musulmani che operano nell'isola di Basilan
Filippine: le chiese si dichiarano contrarie al progetto
di potenziamento della presenza militare degli Usa
Alcuni leader ecclesiastici
hanno condannato il progetto di potenziamento della
presenza militare Usa nelle
Filippine. Un contingente di
circa 1.700 soldati dovrebbe
giungere nel paese a fine
aprile per manovre di allenamento con 2.900 soldati filippini. D’altra parte, secondo i
media, gli Usa potrebbero inviare un contingente supplementare di 300 soldati che si
aggiungerebbero ai 600 americani giunti precedentemente per aiutare l’esercito filippino a combattere i ribelli
musulmani nel sud del paese. Gli Usa hanno accusato il
gruppo «Abu Sayyaf» di avere
legami con la rete terroristica
di Bin Laden, Al Qaida.
tensioni tra musulmani e cristiani, e all’erosione della sovranità filippina. Essi chiedono misure politiche, non una
azione militare per combattere il gruppo «Abu Sayyaf». «È
falso dire che i soldati americani sono qui per aiutare il
popolo filippino - afferma il
Consiglio dei vescovi della
Chiesa unita del Cristo delle
Filippine in una lettera pubblicata aH’inizio di aprile -. 11
governo Usa ha precisato bene le proprie intenzioni: perseguire e punire coloro che
vengono percepiti come nemici dell’America».
Crescente militarizzazione
Il gruppo «Abu Sayyaf»
Per i responsabili di chiesa
filippini, l’escalation della
guerra intrapresa dagli Usa
contro il terrorismo può portare a un aggravamento delle
Anche se le Filippine sono
un paese a maggioranza cristiana, diverse province del
Sud sono a maggioranza musulmana. Il gruppo «Abu Sayyaf» si è manifestato all’inizio
degli Anni 90 nell’isola di Basilan, affermando di voler
fondare uno stato islamico.
Nell’isola la militarizzazione
ha raggiunto livelli senza precedenti, dice Roland Simbulan, professore universitario
che fa parte della missione internazionale di pace inviata di
recente nell’isola, precisando
che oltre 5.000 soldati filippini
e delle forze speciali Usa stanno setacciando l’isola alla ricerca dei membri del gruppo
«Abu Sayyaf» che conterebbe
da 60 a 100 uomini armati.
Ricorrendo ai sequestri di
persona, alla presa di ostaggi
e ai delitti, il gruppo ha seminato il terrore nel Sud. Dal
1992, almeno 500 persone sarebbero state rapite. «Se non
c’è alcun dubbio sul fatto che
questo gruppo sia spinto da
motivi criminali - sottolineano i vescovi -, la sua manifestazione è legata alle rivendicazioni dei musulmani nelle
Filippine. Ogni misura tendente a combattere il gruppo
deve affrontare le cause profonde del loro atteggiamento».
La presenza militare Usa
nelle Filippine
Inoltre, i vescovi legano 1’
intervento militare Usa nell’isola di Basilan al problema
più ampio della presenza dei
soldati americani nelle Filippine. Anche se l’accordo sulle
basi Usa è stato abrogato nel
’90, un nuovo accordo di cooperazione di difesa autorizza
l’accesso militare degli Usa al
territorio filippino. «Siamo
consapevoli del dominio invadente degli Usa nei campi
economico, politico, militare,
culturale e religioso della nostra vita nazionale. La dipendenza economica e militare
delle Filippine nei confronti
degli Usa ha portato a una situazione in cui il governo Usa
e i suoi partner internazionali
ci sfruttano e approfittano di
noi», lamentano i vescovi.
In questi ultimi mesi, vari
gruppi religiosi e organizzazioni non governative hanno
lanciato campagne per protestare contro la presenza delle
truppe Usa. Carmencita Karagdag, del Consiglio nazionale delle chiese nelle Filippine, ha espresso il timore che
le Filippine servano da laboratorio per lo sviluppo di una
strategia militare condotta
dagli Usa contro il terrorismo
nella zona: «L’impotenza del
governo filippino nel reprimere la criminalità nel Sud
delle Filippine non può servire da pretesto per accrescere
gli interessi geostrategici, politici ed economici americani
nella zona», ha detto. (eni)
Ne sta dibattendo la Corte suprema
India: quale futuro per le
scuole gestite dai cristiani?
La Corte suprema dell’India è impegnata in un ampio
dibattito sul diritto dei cristiani e di altri gruppi minoritari di gestire istituti di insegnamento. Per i cristiani, la
decisione della Corte potrebbe avere implicazioni molto
importanti per i loro diritti in
un paese in cui essi rappresentano solo il 3% della popolazione. «Qualunque sarà
il giudizio finale, esso avrà
conseguenze di notevole portata per i cristiani e per altre
minoranze», ha sottolineato
Mani Jacob, segretario generale dell’Associazione per
l’insegnamento cristiano superiore dell’India.
La Costituzione dell’India
garantisce alle minoranze religiose e linguistiche il diritto
di «istituire e amministrare
istituti di insegnamento a loro scelta». Ora, alcune organizzazioni cristiane affermano che alcune sentenze emesse dai tribunali negli ultimi anni hanno violato i diritti
che vengono loro riconosciuti dalla Costituzione. In un
caso risalente al 1992 nel
quale era implicato un collegio gestito da una minoran
za, la Corte suprema ha deciso che le scuole amministrate
da una minoranza e che ricevono un aiuto finanziario
dallo stato non possono reclutare più del 50% dei loro
studenti fra la comunità minoritaria. Gli altri posti devono essere assegnati a studenti
di altre comunità, scelti in
base al merito. L’anno dopo,
la Corte suprema ha stabilito
che il 50% delle ammissioni
negli istituti di formazione
professionale, come medicina o ingegneria, dovevano
essere riservati a studenti
scelti dal governo e che i collegi dovevano applicare le tariffe stabilite dal governo.
Mani Jacob ha precisato
che la Costituzione dà alle
minoranze il diritto «assoluto» di prendere decisioni ri-'
guardanti i propri istituti di
insegnamento. Esprimendo
la speranza che la Corte suprema sopprima il limite del
50% per le ammissioni, egli
ha spiegato che i giuristi del
governo chiedevano un rafforzamento del controllo dello stato sul diritto di ammissione degli studenti e sulle
nomine del personale, (eni)
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Liberi di scegl
_ _ _____ deciso di dare l’otto per mille deU’Irpef alla Chiesa valdese (Unione delle chie
se metodiste e valdesi) ma fai parte di una di quelle categorie di contribuenti che non ha Tobbigo di presentare la dichiarazione dei redditi, ecco come devi fare;
1. prendi la copia del modulo CUD 2002 che ti è stato inviato dal datore di lavoro o, in caso di pensione, dall’lnps o da altri enti previdenziali;
2. firma nella casella prescelta senza superare i bordi;
3. firma la copia del modulo dove è scritto «Firma» (dunque sono due le firme da apporre
sul modulo CUD 2002);
4. inserisci il mcrdulo in una busta che puoi compilare con le indicazioni riportate sotto;
5. consegna la busta chiusa allo sportello di una banca o di un ufficio postale.
ricorda
- se scegli di firmare non hai alcuna maggiore imposta da pagare;
- se .scegli di firmare sei tu che decidi chi gestirà il tuo otto per mille del reddito
Irpef, se no lo decideranno gli altri (infatti viene ripartita la quota otto per mille anche di chi non esprime alcuna .scelta in base alle percentuali delle scelte e.spresse);
- se scegli di firmare a favore della Chiesa valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi) puoi essere certo che l’otto per mille del reddiro Irpef verrà investito
in ospedali, scuole, case per anziani, programmi assistenziali e culturali in Italia e
all’estero. Inoltre, sarai sempre informato su chi ha ricevuto il tuo aiuto, quanto
ha ricevuto e per fare che cosa.
Busta da utilizzare per effettuare la scelta in caso di esonero della
PRESENTAZIONE DEL MODELLO CUD-730-UNICO PERSONE FISICHE
cUekana»ae R S S M R O 61 L 2 5 D 0 5 0 U
(eotùu {¡¿àcaU)
(cognóme e mómeì
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Firma qui
Sedia, frex la dc^ina^iotte
‘ dÆ'ott<y frex
Redditi 2001
Da CON.SEQNARE A QVALStÀSÌ timCTO PCSTALE O BANCA ENTRO IL TERMINE PER
LA PRESENTAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 -■ 00184 Roma - tei. 06-4815903; E-mail: 8xmille@chiesavaldese.org - sito Web: www.chiesavaldese.org
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nere
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goli
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che
rifot
to di
crist
divii
aridi
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Cam
passi
ne e
Cam
nost
sta
con
cisio