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Anno 125 - n. 50
ultimo numero dell’anno
22 dicembre 1989
L. 900
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
« Gesù Cristo, essendo
ricco, si è fatto povero per amor vostro »
(Il Corinzi 8; 9)
E’ questo uno dei testi offerti alla nostra meditazione
natalizia quest’anno, che esprime in sintesi il messaggio dell’evangelo, così come
gli apostoli lo hanno inteso e
vissuto. L'accostamento del
nome e del sostantivo o dell’aggettivo {Gesù il povero,
un povero, un uomo povero)
non fa problema, è evidente
nella mente di tutti che sono
inscindibilmente associati e
non potrebbe essere altrimenti; un uomo che non ha
nemmeno una culla quando
nasce ed a cui gli amici devono pagare il funerale è
davvero un povero.
Come povero Gesù può dire molte cose, pronunciare
molti giudizi e fare molte
affermazioni che non avrebbe potuto fare se fosse stato
ricco, integrato nella burocrazia sacerdotale e possidente; molte delle sue parole
sono in qualche modo autenticate dalla sua povertà e da
essa gli è derivata una libertà di azione e di rapporti singolare.
Ma anche i fachiri indù
muoiono poveri sulle rive del
Gange, lasciando in eredità
solo una ciotola, rinsecchiti e
beati nella loro apatia, la
stessa che aveva raggiunto il
buon Diogene nella sua botte, che mandò via il grande
Alessandro e tutte le sue offerte con la celebre frase:
« Levati, ché mi fai ombra ».
Occorre capire la
povertà di Cristo
Questo per aiutarci a capire la povertà di Cristo. Il
mondo infatti è pieno di poveri (moltissimi, troppi), di
impoveriti (alcuni) e di gente che ha scelto di essere
povera (pochi), ma a dire degli apostoli la povertà di Gesù Cristo è di tipo diverso,
particolare. Essa infatti non
è né un problema, né un
esempio, né una proposta di
vita: è un criterio di vita,
perché la sua povertà non è
la nostra povertà ma la povertà di Dio.
Non è un problema per lui
perché vive serenamente la
sua missione senza dare alla
sua condizione di vita una
portata particolare, mentre
per noi la povertà fa problema, la nostra e l’altrui; la nostra perché è un timore perenne: paura di non avere
abbastanza roba (perciò
riempi il frigo), abbastanza
pensione (e infatti non sappiamo come andremo in pensione fra qualche anno); e
anche quella degli altri, che
NATALE ’89
Povertà, gratuità, libertà
L’impoverimento non può essere premessa di vocazione: piuttosto ne
è una conseguenza - Essere uomini liberi e saper vivere con gli altri
diventa rimorso, angoscia del
nostro avere rubato a chi
non ha, angoscia del primo
mondo rispetto al terzo.
Non è esempio perché Gesù non ha mai detto e chiesto
l’impoverimento come sistema, metodo di vita, scelta
esistenziale per vivere con
lui; chiede di diventare suoi
discepoli e, dovendolo seguire, la vita dei suoi cambia necessariamente e sotto questo
profilo si depura, alleggerisce, riduce, impoverisce, ma
come conseguenza della vocazione, non come premessa.
Gesù rappresenta il
criterio delia vita
Gesù certo mette in guardia contro il potere, il fascino della ricchezza, come mette in guardia contro i pericoli di sclerosi e di ingabbiamento mentale della religione, senza per questo fare
deH’impoverimento una condizione essenziale della fede.
Ma ciò che egli rappresenta
(più ancora che ciò che fa e
vive) è il criterio della vita,
perché egli è la dimostrazione che Dio sa farsi povero
per noi. Questo intende affermare Paolo dicendo che Gesù
« essendo ricco, si è fatto povero ».
Che cosa intendeva dire
l’apostolo con questo ragionamento? Dio è sempre Dio,
come fa a diventare ricco o
povero, grande o piccolo?
Può crescere o diminuire?
E’ se stesso, sempre, dovunque e comunque, siamo noi
che cambiamo e non siamo
più gli stessi dopo ogni cambiamento; se da ricco diventi
povero non sei più ricco, cioè
non sei più lo stesso, ma Dio
è sempre lo stesso.
Paolo intende dire che la
vita, se vuole essere veramente vissuta come Dio la vuole,
la vede, la pensa e la dona,
se vuole essere cioè ' vissuta
secondo il criterio di Dio
stesso, deve tenere conto di
due fatti: la grazia e gli altri.
« Voi conoscete », dice Paolo all’inizio del versetto, cioè
comprendete, valutate, tenete presente « la grazia o
l’amore del Signor Gesù Cristo... ». Questo è la premessa,
il punto di partenza, l’origine
di ogni azione di Dio, di ogni
suo atteggiamento e di ogni
parola, e di qui prende avvio
il suo impoverimento.
Ci si impoverisce veramente, cioè dell’impoverimento
di Dio, il vero, l’assoluto,
quando lo si fa per grazia,
per amore; quando cioè si è
capaci di perdere qualcosa di
proprio, di lasciare cadere, di
dare via qualcosa che si aveva e dopo non si ha più, e so
prattutto senza guadagnarci
qualcosa d’altro.
Perché qui è il difficile, saper dare senza ricavare, perdere; ci sono molti modi di
ricavare e guadagnare nella
vita, non necessariamente in
modo economico, vile e prosaico con acquisizione di beni materiali, di soldi (anche
se il criterio è sempre più
quello del: quanto guadagni
e quanto costa); si può guadagnare in soddisfazioni, successo, prestigio, carriera, come un tempo si guadagnavano meriti spirituali per la
propria salvezza eterna (certo oggi discutere di « buone
opere » fa davvero sorridere!).
La grazia;
gratuità e libertà
La grazia è il contrario di
questo modo di fare e di pensare, perciò è lontana dalla
nostra vita come il cielo dalla terra (come la luna, si potrebbe dire), lontana ed estranea perché non ha nulla
a che vedere con il nostro sistema di vita. La grazia ci è
estranea perché ha due caratteristiche che non si integrano nel nostro sistema di vita;
la gratuità e la libertà.
Quello che noi chiamiamo
« grazia » o « amore » è in
Palestina oggi: l’esercito in armi, manifestanti disarmati. Dov’è la vera forza, dov’è la vera debolezza?
Gesù Cristo, « la nostra pace » (Efesini 2: 14) è nato proprio in questa terra, dilaniata oggi ancora da
conflitti, guerre e segnata da profonde ingiustizie.
realtà soltanto la gratuità,
quello che si fa e si dà « gratis » (la parola, non a caso, è
la stessa). La roba gratis certo che si prende, ci mancherebbe! Ma non si dà, si prende ma sempre con il sospetto
che ci sia sotto qualcosa; se
ti danno gratis c’è una fregatura, vuol dire che poi te
lo prendono dall’altra parte
(come i premi nei fustini).
Gesù è stato capace di dare gratis (per questo la gente
10 seguiva con tanta insistenza e per questo sospettava
sempre che ci fosse qualche
fregatura), e lo ha fatto perché era la presenza di Dio.
Per dare gratis ed agire
gratis in questo modo bisogna essere uomini liberi, non
avere complessi, non essere
condizionati né dal mondo né
dagli altri, dal sistema e dall’interesse, dal calcolo e dalla paura; la grazia nasce solo
dalla libertà. Per questo ci
siamo trattenuti dall’usare
sin qui la parola « sacrificio » ed abbiamo detto: « ci
si impoverisce », « si dà via »,
« si perde » e non « ci si sacrifica », « si rinuncia ». Perché chi ragiona con questi
criteri non sa che cosa significhi impoverirsi come Gesù
Cristo: l’impoverirsi che nasce dal sacrificio non è
povertà evangelica, divina,
è suicidio, autodistruzione, e
non va dimenticato che
l’istinto di morte è altrettanto forte quanto l’istinto di vita. Dal sacrificio nasce la miseria, non la vera povertà che
è frutto invece della libertà
dello Spirito.
Una categoria
della comunicazione
Il secondo criterio della
povertà di Dio sono gli altri.
11 gratuito ha senso solo se ci
sono altri, la gratuità è una
categoria della comunicazione, non ontologica. Si può
agire liberamente e dare
gioiosamente solo se c’è qualcuno che riceve; da solo non
sei né ricco né povero, come
era Robinson Crusoe sulla
sua isola.
Gesù Cristo si è fatto povero, dice Paolo o, per dirla
con parole nostre, « Dio si è
fatto povero in Gesù Cristo »
perché c’eravamo noi a cui
andava comunicata questa
grazia, questo dono, questa
libertà.
Quello che determina in
fondo il nostro modo di vedere la vita, il criterio di
comportamento che abbiamo
nel nostro vivere quotidiano
non sono tanto le nostre idee,
le nostre opinioni, le nostre
opzioni di carattere politico,
Giorgio Tourn
(continua a pag. 3)
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commenti e dibattiti
T
22 dicembre 1989
8 PER MILLE: UNO
SCAMBIO DI VEDUTE
Mi ero ripromesso di non tornare
più su questo argomento dopo gli
articoli da me scritti su questo settimanale e dopo i miei interventi in occasione di varie riunioni in diverse
nostre comunità, ma in questi giorni
per ben tre volte ho udito in televisione sacerdoti cattolici che si affannavano a raccomandare che in occasione della compilazione, ormai quasi imminente, dei modd. 101 o 740 riguardanti l'anno 1989, i « fedeli » provvedano ad indicare, con la richiesta
crocetta, la Chiesa cattolica romana
quale beneficiaria del famoso 8 per
mille in alternativa all’altra (mai si è
fatto cenno di « altre ») possibilità,
cioè lo stato.
Confesso che a questo punto il
mio « io » ha avuto una reazione e
che, forse per la prima volta in vita
mia, certo per carenza di fede, non
mi sono sentito di far mie, come invece ho sempre fatto in momenti di
difficoltà, le parole dell'inno « Mi
prendi per la mano... ».
Cosa dovrò fare a maggio? Chi
dovrò privilegiare, visto che qualcuno dovrò pur privilegiare perché altrimenti una parte del mio 8 per mille,
per legge, andrà a finire in pagamento
degli « stipendi » al clero cattolico?
Certo non posso chiedere alla Tavola — che per esperienza so sempre
oberata da non facili problemi e ohe,
ovviamente, anche volendolo, non sarebbe diplomatico esprimesse preferenze — un suggerimento in proposito.
Il travaglio della scelta è una realtà, e certo non solo per me.
Non sarebbe il caso che il nostro
settimanale si rendesse promotore
di uno scambio di vedute sull’argomento?
Grazie per l’attenzione, nella speranza che dal proposto dibattito esca
un ragionato Orientamento.
Ugo Zeni, Roma
PIU’ SPAZIO Al
LATI POSITIVI
Cari fratelli,
sono un cattolico ecumenico. Alla
televisione ascolto spesso e volentieri la rubrica • Protestantesimo ». Deploro che sia collocata in un orario
così tardo: spesso dopo la mezzanotte, prima di un giorno di lavoro! Ma
questo è il destino delle trasmissioni culturali, cenerentole della RAII
Proprio perché sono un fedele spettatore, permettetemi di fare due osservazioni: la prima come cittadino,
la seconda come cristiano.
Tempo fa ho visto un pastore che
raccontava le sue attività a favore
della giustizia, contro la guerra in
Vietnam, contro la dittatura del generale Pinochet. Alla fine mi sono
chiesto: che ha fatto per l’Afghanistan,
per la Cecoslovacchia? Non si accorge
il pa.store che la sua azione rischia
di essere unilaterale?
Ho visto poi la trasmissione riguardante la nascita di una piccola chiesa protestante nell’Italia centrale. Un
prete cattolico, nel secolo scorso, si
convertì e fondò una chiesa che ebbe non poche traversie con l’autorità
catto'ica locale. Il tutto è stato descritto nei minimi particolari.
Ho il massimo rispetto per chi si
converte (religiosamente o politicamente): se si cerca la «verità », è
facile che questo accada. Ma mi domando: a che giova insistere su tali
fatti? Ne hanno davvero bisogno i
fratelli evangelici per rafforzare la loro fede? Non lo credo proprio. In una
epoca in cui. fra mille difficoltà, si
fa strada il movimento ecumenico non
Fondo
di solidarietà
Offerte pervenute in novembre
L. 200.000: Stefano Buffa e Agrippina Carcò.
L. 150.000: Prof. Teofilo Pons.
L. 100.000; Elda Coisson.
L. 80.000: Olga M. Lesny e Paolo
Michelin Salomon.
L. 50.000; Leo Coisson; Giuseppe
Di Gesù.
L. 40.000; Eugenia Melchiori v. Peyronel.
L. 10.000: Antonio Soarano.
Totale L. 680.000; Totale precedente L. 7.247,359; In cassa L. 7.927.359.
dobbiamo piuttosto cercare ì motivi
di unione o anche di critica, ma fraterna? Credo che per illustrare la
vostra ricchezza di fede sia importante insistere sugli aspetti positivi e
ottimistici.
L’unità ecumenica sarà opera del
Cristo, ma... Dio ha bisogno degli
uomini.
Nazario Nazzari, Torino
UNO SCIASCIA
ERETICO
Leggo con molto piacere l'articolo
apparso sul giornale: « La scomparsa
di Sciascia », dovuto a Tullio Vinay.
Su Sciascia ho letto con attenzione
molti scritti occasionati dalla sua
morte. Noto che non è stato esaminato sufficientemente l’aspetto che
pongo qui come titolo.
Di Sciascia ho letto moltissimi volumi ed articoli: su di lui ho letto
molto, tra cui l’ottima e voluminosa
raccolta di saggi curata da Antonio
Motta (Laicata Editore, Mandorla, 1985).
Il mio interesse per Sciascia fu determinato da vari motivi: vicinanza
territoriale della nascita, conoscenza di
persone amiche sue e mie, certa
affinità ideologica... Oltre a questo non
è secondario il fatto che in Agrigento, prima dì conoscere Leonardo Sciascia, ho avuto affettuosa amicizia con
il confedele prof. Augusto Sciascia.
Questi, già sacerdote cattolico, era
pervenuto alla fede cristiana evangelica ed era stato fondatore ed anziano
della Chiesa evangelica di Agrigento.
Da Augusto Sciascia ho avuto in
omaggio un volumetto su Tertulliano
ed altra pubblicazione con sue poesie
intitolata ■ Necessità ». in questo volumetto c’è una lunga dedica affettuosa datata ottobre 1928.
L’eresia di Augusto Sciascia era
chiara e fervorosa, quella del di lui
parente più giovane, Leonardo, si
scorge almeno in due pubblicazioni:
« La morte dell’inquisitore » e « Dalle
parti degli infedeli ».
La prima è del 1964, la seconda
del 1979. Sul primo saggio l’autore
confessa « di aver lavorato con più
impegno e passione ».
Il contenuto della narrazione è la
storia della vita di Fra Diego La Matine, suo concittadino, eretico, che fu
bruciato per sentenza deH’inquisìzione
dì Palermo.
Il fatto secentesco, da Sciascia, è
visto come parabola universale di persona che tiene alta la dignità dell’uomo.
Fra Diego, nel carcere per eresia,
riesce ad uccidere, con colpi delle
manette, l’inquisitore che è andato ad
interrogare l’imputato.
La narrazione sciasciana è arricchita da molti elementi storici-religiosi
e da personali considerazioni. Il fatto
principale, e gli elementi connessi, sono visti non come eresialità dì fronte alla religione ma come di fronte
alla vita.
Sciascia in questo saggio (in una
nota ad uno studio sulla Riforma in
Sicilia pubblicato dal nostro confratello prof. Salvatore Caponetto) cita
una considerazione dì Americo Castro: « La stessa esistenza di un tribunale tanto sciocco, tutt’altro che
santo, fu possibile perché mancò ogni
forza mentale intorno ad esso. Non
ci fu in realtà nessuna eresia da combattere... ».
Dopo questa citazione Sciascia
chiude il capitoletto chiosando: « 0 c’era da combattere, in Sicilia, l’irreligiosità di tutto un popolo ».
Sciascia, simpatizzando con Fra
Diego, ritiene che l'eresia di questo
fosse stata più sociale che teologica.
Mantenendo questa convinzione, recentemente, a proposito del nome da
dare ad una fondazione per un museo sciasciano da realizzare in Racalmuto, disse: « Mi piacerebbe fosse
intitolata a Fra Diego La Matina, figlio di Raoalmuto, bruciato dall’inquisizione sul rogo a Palermo. E’ il
protagonista di "Morte dell’inquisitore”. E accanto al suo nome mettete pure il mio... Siamo due eretici
ed andiamo d’accordo ». (Questo riferimento è dato da Maurizio Chierici
su ■ Il Corriere della sera » del 22.
11.89).
L’altro volume, nel cui contenuto
c’è materia che di per sé produce
scomunica dalla cattolicità romana, ha
per titolo: « Dalle parti degli infedeli ».
L’autore, che di solito universalizzava fatti locali, cioè trasformava la
cronaca in storia, riferisce l’avventura di Angelo Ficarra, vescovo di Patti in Sicilia.
Il fatto è semplice. Sciascia, che
confessa di aver incontrato preti cattivi, racconta le vicende di un prete buono ohe viene avversato dai suoi
superiori dèlia gerarchia cattolica.
L’inizio della disavventura del vescovo di Patti è una sconfitta elettorale della Democrazia Cristiana.
La narrazione sciasciana è tratta
da due quaderni manoscritti del Ficarra.
Sciascia racconta i dettagli di fatti
che non avrebbero dovuto essere rivelati.
L’aspro contrasto, tra coloro che
volevano trasferire il vescovo e la
tenace resistenza del vescovo a rimanere al suo posto, ha momenti
assai interessanti che qui non è il
caso di riferire.
Tullio Vinay, a proposito della scomparsa di Sciascia, pone la domanda:
« Era credente o no? ». Per Vinay i
funerali in chiesa non dicono molto.
Dicono molto i suoi scritti e la sua
vita.
Paolo Sanfilippo, Chiavar!
Sarebbe tanto « immorale » stimolare tutti quei valdesi che non contribuiscono affatto o danno delle cifre
irrisorie con l’opportunità di abbattere un po’ il loro imponibile?
Non è venuto in mente a nessuno
che i coniugi non evangelici di tanti
matrimoni misti potrebbero devolvere
dei soldi ad opere che hanno imparato a conoscere grazie al coniuge protestante, ben felici di sottrarre allo
Stato dei soldi che con il regime attuale saranno tanto mal amministrati?
Cordialmente.
Patrìzia Mathieu, Torino
CERCASI VESCOVO
COMPIACENTE
I PROTESTANTI,
LA SCUOLA, IL FISCO
Spett.le redazione,
ho letto sul n. 45 del giornale la
lettera di Edi Merini ed ho ripensato
alla mia « carriera scolastica ».
Devo riconoscere che in diciannove
anni dì studi c’è stato un periodo durante il quale non mi sono sentita
■ diversa »: l’anno della prima elementare, frequentata presso la scuola israelitica di Torino.
Poi sono passata alla scuola pubblica e lì sono incominciati i guai:
messa all’inizio dell’anno scolastico
(in orario di lezione), preghiere mattutine all’angelo custode o Salve Regina, a scelta, ricca documentazione
sulle leggende riguardanti santi e Madonne, presepe a Natale con lettera
a Gesù Bambino ecc. ecc. Il tutto
nonostante fossi seguita da due genitori valdesi militanti che discutevano
con la maestra le intromissioni più
pesanti del cattolicesimo nei programmi ministeriali.
Se Edi Merini mi consente, io l’altra campana l’ho sentita e tutta al di
fuori dell’ora di religione propriamente detta che veniva svolta da un francescano il sabato mattina... ed io uscivo prima accompagnata dal mio papà.
Durante gli anni delle medie giocavo a carte con i bidelli, spiegando loro che ero evangelica e non una
« evangelista », che si può credere in
Dio senza credere nella Madonna e
che i pastori si sposano ma non sono peggio degli altri.
Nel frattempo il professore-prete
organizzava il mercatino dei francobolli usati e altre amenità del genere nell’ora di religione per la quale formulava poi un giudizio sulla pagella!
Alle superiori e all’università ci sono
stati meno problemi, ma l’atteggiamento generale era di condiscendenza
smaccata verso una cultura cattolica
ritenuta patrimonio comune e condiviso da tutti.
E’ stato tutto molto istruttivo, perché un impatto simile al mio lascia
vaccinati per sempre contro tale cultura e molto vigilanti contro ogni forma di integrismo.
Ma ragione Edi Merini, la scuola
deve essere luogo di dialogo e confronto, ma ciò non deve avvenire in
un’ora pagata da tutti ma nella quale la ragione del più forte viene protetta e garantita da un professore con
l’imprimatur.
Per finire un problema diverso: perché non abbiamo accettato la deducibilità fiscale, sull’esempio delle comunità israelitiche?
Di fatto è una forma di elusione,
ma siamo forse tanto rigorosi quando
si tratta di mendicare contributi per
restauri e manifestazioni, o accettiamo i contributi esteri?
Domenica andrò aH’assemblea di
chiesa ed ascolterò per l’ennesima
volta le lamentazioni della cassiera
che non sa più cosa vendere per
far fronte al deficit.
Da quando a settembre, presente il
Presidente della Repubblica e uno dei
vescovi ausiliari della diocesi romana, si è celebrato un culto teletrasmesso in diretta, un « culto evangelico » in Italia, ovviamente, non è più
un fatto esecrabile!
E’ noto infatti che domenica 24 dicembre sarà teletrasmesso un culto
evangelico messo in scena nel tempio di Torino. E’ la Rai-tv che lo ha
richiesto! Perché — pare — a suo avviso, la normale trasmissione della rubrica « protestantesimo », prevista per
quella sera, per la « notte di Natale »
non andava bene.
Non risulta però che nella nostra
liturgia sia previsto un « culto della
vigilia per la notte di Natale », come
è in uso nella chiesa romana. Ma che
importa! Si sa che in Italia, per molti politici al potere ed anche per la
Rai-tv, le chiese della Riforma sono
soltanto « un altro modo di essere
chiesa cattolica ». Altrimenti a che
servirebbero?
Forse per questa ragione, o per
dare al detto « culto della vigilia » un
crisma di ufficialità, la Rai ha richiesto che vi si facesse intervenire un
vescovo cattolico. Ignoro se ne sia
stato trovato uno compiacente e disponibile. Lo vedranno gli habitués di
« protestantesimo » e chi avrà la curiosità di un tale spettacolo, la notte del 24 dicembre.
Lo stupefacente però non è questo,
ma il fatto che non si sia rifiutato di
mettere in scena il pomeriggio del
17.12 la recita (con inevitabili prove
ripetitive) di un culto al Signore quale
spettacolo televisivo da trasmettere
in differtia 7 giorni dopo. Si tratta infatti di una « fiction » (come si dice
in gergo): e nella realtà si tratta di
una finzione di culto; in pratica di
una messa in teatrino dell’adorazione
di Dio, Santa Cena compresa!
Il Servizio della FCEI ha subito accettato la proposta novità. Qualche
furbastro di casa nostra avrà magari
anche detto che si trattava di « un’occasione da non perdere » per farsi
vedere! Perché oggi è l’immagine che
conta; anche quando essa è solo maschera bugiarda di una realtà Insussistente, che offende, oltre il Signore,
anche l’identità dei credenti. Che si
tratti di una messa in scena, di una
maschera che copre una realtà che
non esiste, è comprovato da due fatti; primo, che noi il pomeriggio del 17
dicembre non celebriamo mai culti in
previsione del Natale, né tanto meno
facendo finta che si tratti della vigilia; secondo che, nel fondato timore
che il vasto tempio di corso Vittorio
rimanga per l’occasione semivuoto, ci
si è premurati (pare paghi la Rai) di
allestire un apposito servizio di pullman da diversi centri del Piemonte
per convogliare le « comparse », o se
si vuole i « fedeli », per la suddetta
messa in scena che, nel pluralismo
religioso, come l’intende la Rai, dovrebbe equilibrare la messa papale,
trasmessa ovviamente in diretta, in
contemporanea sul canale 1. Qvvio che
nel gioco di tutto questo un pizzico
di ecumenismo sbagliato ci voleva. Il
viola vescovile previsto per la trasmissione assolve il suo ruolo, come la ciliegina candita sulla torta di Natale!
Se cercassimo ogni tanto di essere
seri, sarebbe stato il caso di far capire alla Rai che se vuole valersi anche di noi per dare una informazione
più completa, allora occorre che ci
prenda come siamo, dando in diretta
cult! veri, facendo noto a tutti che
l’adorazione al Signore per noi non
è una « fiction », né una recita da
teatro, né un altro modo di dire
messa con un vescovo di turno che
con la sua presenza avalli il placet
concesso.
Giorgio Peyrot, Torre Pellice
Errata
Vaili nostre
Il Centro evangelico dì servizio di
Vil'a San Sebastiano (L’Aquila) comunica che il suo numero dì telefono è
0863/678137 (e non 0863/678138 come
erroneamente pubblicato sul calendario
« Valli nostre »).
Nuovo numero
telefonico
La Chiesa valdese di Susa comunica il suo nuovo numero telefonico:
0122/622128.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodì.ste
Direttore; Giorgio Gardìol
Vicedirettore; Giuseppe Plalone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud. 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
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L. 80.000 rea) L. 130.000
n. 20936100 intestato a A.I.P. - vìa Pio V. 15 •
10125 Torino
Il n. 49/’89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle
valli valdesi il 14 dicembre 1989.
Hanno collaborato a questo numero; Giovanni Anziani, Maria Luisa Barberis, Ivana Costabel, Dino GardioI, Gregorio Plescan, Giuliana Roela.
3
22 dicembre 1989
commenti e dibattiti
UFO E VISIONI SACRE
LA MORTE DI SACHAROV
Voglia di mistero
Nelle diverse realtà, rurale ed urbana, apparizioni e avvistamenti
di extraterrestri: quali motivazioni alla base di questo fenomeno?
Sono riapparsi gli « UFO » dopo circa quattro anni di assenza.
Gli ultimi furono avvistati ne]
1985, che è ritenuto l’ultima delle « ottime » annate delle loro
apparizioni (le altre sono; 1948,
’52, ’66, ’73 e ’78).
L’agenzia di stampa sovietica
« Tass » ha diffuso la notizia nel
mese di ottobre 1989, e questa
ha dato la stura al « boom » degli « UFO », paragonabile soltanto a quello verificatosi negli USA
negli anni cinquanta, accompagnato da un inevitabile seguito
di commenti e di pareri favorevoli e sfavorevoli.
Tra questi ultimi in Italia c’è
quello di Piero Angela, giornalista e scrittore, antesignano degli « scettici ». « Il solito bluff —
dice il direttore di « Quark » —;
chi indaga su queste cose non
ci crede ». L’astrofisica Margherita. Hack asserisce che le apparizioni degli « UFO », se non si
possono spiegare con le nostre
conoscenze, sono frutto di fantasie esaltate.
In modo ampio e reciso si esprime Mario Ageno, biofisico di
fama internazionale, secondo il
quale si tratta di « fenomeni di
illusione » ed aggiunge: « Qualche volta c’è anche malafede,
menzogne dette per protagonismo o per interesse. D'altronde
non ci sono anche quelli che vedono la "Madonna” piangere? ».
In questa domanda retorica è
molto chiara l’allusione alla « Madonna delle lacrime » di Siracusa, in onore della quale è in
costruzione un elefantiaco santuario.
l’accostamento delle apparizio
ni degli « UFO » alle visioni sacre è stato fatto anche in uno
studio da poco pubblicato in
Portogallo. In esso si pongono a
confronto tramite computer le
migliaia di avvistamenti degli
« UFO », avvenuti dal 24 giugno
1947, data della nascita ufficiale
dell’« ufologia », all’anno 1985,
con le numerose apparizioni di
« Madonne », da quella del 1858
di Lourdes in Francia alla recente de] 1988 di Mediugorje in Jugoslavia. Dal suddetto confronto —• dissacrante per la chiesa
cattolica — risulta evidente una
diretta correlazione tra i due fenomeni, alla quale è apposta la
seguente conclusione: « In certi
periodi la. gente ha bisogno di
vedere qualcosa: nei paesi arretrati e agricoli le immagini sacre; in quelli più moderni e nelle metropoli gli "UFO”, figli della tecnologia ».
Reputo la conclusione suddetta fondata su una obiettiva constatazione; difatti ragazzini degli
USA prima e quelli dell’URSS
al presente, paesi molto avanzati nel campo tecnologico, affermano di aver avvistato gli
« UFO »; contadinelle di piccoh
paesi arretrati ed agricoli del
sud francese (Lourdes nel 1858),
del Portogallo (Fatima nel 1917)
e della Jugoslavia (Mediugorje
nel 1988) asseriscono di aver ricevuto visioni di « Madonne »,
laddove una donna siracusana,
casalinga che viveva in im ambiente economicamente povero e
religiosamente superstizioso, dice di aver visto alcune lacrime
uscire dagli occhi di ima « Madonna » di gesso (agosto del
1953); d’allora in poi quel qua
Povertà, gratuità, libertà
(segue da pag. 7)
religioso, culturale, è il modo
di vedere gli altri, il rapporto
che siamo capaci di stabilire
con gli altri. Proprio per questo gli evangeli ci presentano
la vita di Gesù come una vita socializzata al massimo
grado (non che Gesù abbia
sempre e solo vissuto in
mezzo alla gente e con la gente, abbiamo anche accenni ad
un suo distanziarsi dalla folla per essere se stesso nella
solitudine, nella preghiera ad
esempio), ma ciò che interessa la comunità dei discepoli è
in primo luogo la sua socialità, perché è soltanto lì che
si verifica la presenza della
grazia divina.
Lo stesso può dirsi di noi,
non è stando in mezzo alla
gente che si diventa cristiani, né lo si diventa a star soli;
lo si diventa quando si im
para a guardare gli altri
come Dio li vede. Ed il
guardare agli altri, il dare spazio nella propria vita e nelle proprie preoccupazioni alla realtà ed alle preoccupazioni degli altri è l'impoverirsi di Dio, di Cristo, l'impoverirsi della fede, perché
così facendo sposti il centro
della vita e del tuo piccolo
universo da te a fuori di te
stesso.
Non è un caso che il nostro
versetto costituisca il centro
della lettera inviata da Paolo
a Corinto per sollecitare la
raccolta di aiuti in favore dei
fratelli di Gerusalemme. Una
colletta, una raccolta di fondi? No, molto più di questo:
una occasione di entrare nel
sistema di vita della fede,
nella novità della grazia e
della libertà dell'evangelo.
Giorgio Tourn
dro è stato ed è tuttora considerato « miracoloso ».
Gli avvistamenti degli « UFO »,
quindi, sono frutto di un surplus di progresso tecnologico,
mentre le visioni di « Madonne »
sono, invece, frutto di un surplus di arretratezza economica,
tecnologica, culturale e religiosa.
Ma se sull'origine dei due fenomeni, l’uno degli « UFO », l’altro delle « Madonne », non c’è
sostanziale differenza, dato che
ambedue sono causati da illusioni, differenza gravida di notevoli conseguenze, invece, c’è nei loro rispettivi effetti.
Sugli avvistamenti degli «UFO»,
infatti, nessuna o una assai limitata speculazione (per quanto
10 sappia) è stata fatta da parte di qualche istituzione politicoeconomica; sulle apparizioni di
« Madonne », riconosciute ed approvate dall’autorità ecclesiastica, invece, è nata, cresce e si
va sempre più sviluppando una
speculazione molto vistosa, i cui
frutti servono alla gerarchia cattolica ad impinguare il suo pur
considerevole patrimonio economico, ad aumentare il suo prestigio nel mondo, ad ampliare
11 suo dominio sulle coscienze
dei fedeli sparsi in tutto l’orbe
cattolico.
Bruno CiccareUi
Citazioni e fatti sono stati ricavati
dai settimanale «Tempo donna», 1, n.
18 (29 ott, 1989), pp. 6-7, edito da A.
Mondadori, Milano.
Auguri
Questo è l’ultimo numero
del 1989, un anno che nella
storia delFumanità sarà ricordato per i molti avvenimenti
tragiei, ma anche per le speranze che ha suscitato tra gli
uomini e le donne.
Il prossimo numero sarà il
primo del 1990 e sarà datato
5 gennaio.
Nell’occasione del Natale ricordiamo — riprendendo un
pensiero dei fratelli e delle sorelle del Centro La Noce di
Palermo — che « Gesù, il nato nella mangiatoia di Betlemme, viene ad inaugpirare il governo di Dio; nella sua predicazione, nella sua opera trova il compimento l’antica promessa per la quale i popoli
’’delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro,... il leone mangerà lo strame con il
bue... e (gli uomini) costruiranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto,., non si affaticheranno invano” (Isaia)».
In questa convinzione e nella gioia che ci viene da questo
annunzio redattori, collaboratori e tipografi augurano
un Natale di pace e un anno
nuovo ricco di benedizioni e
di rinnovata consacrazione al
Signore.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
Uomo
della perestrojka
Un ribelle al potere assolutista nell’epoca
di Breznev, contro il sottosviluppo e la fame
La scomparsa di Andrej Sacharov priva l’URSS, anzi, il mondo intero, di uno strenuo difensore delle libertà umane.
« Era un uomo della perestrojka », ha detto Gorbaciov, e
si può dire che per la perestrojka, per le riforme, egli sia
morto, alla vigilia di quello che
avrebbe dovuto essere il suo intervento in Parlamento contro il
monopolio del partito unico e
per il pluralismo delle idee.
I mass media lo hanno in genere ricordato nella sua veste di
ribelle al potere assolutista e come una voce delle più franche,
anche durante il bando e l’esilio imposto da Breznev.
In effetti, due altri aspetti del
suo pluridecennale impegno sono dati, il primo, dalla convinzione che i due grandi sistemi
che governano il mondo, quello
capitalista e quello comunista,
devono completarsi l'un l'altro:
quello capitalista deve dare ben
altra attenzione alle istanze sociali, mentre quello comunista deve dare più spazio all'individuo,
alle sue iniziative, alle sue scelte.
L'altro aspetto della sua lotta
è costituito dal rifiuto delle guerre e dalla presa di posizione contro il sottosviluppo e la fame,
nonché per la cura dell'ambiente in cui viviamo. Non dobbiamo dimenticare che Sacharov è
stato uno dei « padri » della bomba H sovietica e che successivamente i suoi scrupoli morali lo
indussero a « rinnegare » l'impiego bellico dell'energia nucleare.
Ho ripreso in mano il suo testo-manifesto scritto e diffuso in
dattiloscritto nel 1968 dopo l'invasione della Cecoslovacchia e
pubblicato anche in Italia dalla
Etas Kompass nello stesso anno
con il titolo « Progresso, coesistenza e libertà intellettuale ».
1 punti base del suo pensiero
si possono così sintetizzare:
— Tutti hanno il diritto di de
cidere il proprio destino con una
libera espressione di volontà.
— Tutte le forme di esportazione della rivoluzione e della controrivoluzione, sia militari che
economiche, sono illegali.
— Tutti i paesi si impegnano
all’assistenza reciproca nei problemi economici, culturali ed organizzativi per eliminare l’inasprimento delle tensioni, attuando una politica di disarmo e di
pacifica coesistenza.
— La politica intemazionale
non mira a sfruttare condizioni
locali specifiche. Il suo scopo è
al contrario quello di assicurare l’attuazione universale della
« Dichiarazione dei diritti dell’uomo ».
— Occorre assumere iniziative
per elaborare un vasto programma di lotta contro la fame.
— E’ necessario approvare una
legge sulla geoigiene (oggi si direbbe: sulla conservazione della
natura) e farla diventare parte
degli sforzi mondiali in questo
campo.
Quasi come omaggio postumo
a Sacharov, l'URSS ha comunicato, il giorno dopo la sua morte, che entro il Duemila intende
ritirare tutte le sue truppe in
territorio straniero. La Casa
Bianca non ha nascosto la sua
freddezza per questo piano, esprimendo dubbi e riserve. C'è da
augurarsi che ancora una volta
l’Occidente non si lasci sfuggire
un’altra occasione (complesso industriale-militare permettendo)
che, oltre a rafforzare la pacifica coesistenza, consentirebbe di
liberare ingenti ricchezze e di
orientarle verso scopi ben più
costruttivi e civili. Oltre tutto,
si tratterebbe anche di una dimostrazione di coerenza: far seguire dai fatti le unanimi parole di apprezzamento espresse per
l’instancabile impegno di Andrej
Sacharov.
Roberto Peyrot
V Dal 26 dicembre al 1° gennaio
- Agape (To) — Si tiene il tradizionale
campo invernale che quest’anno è dedicato al tema « Il tempo libero dal
lavot'o ». Una riflessione sulle vacanze
e sul tempo « libero », ed anche possibilità di svago e di sport invernale
(se ci sarà la neve). Per informazioni
e iscrizioni telefonare al n, 0121/
807514.
# Dal 26 dicembre al 2 gennaiio Ecumene (Velletri) — Si tiene il tradizionale campo invernale che quest'anno è dedicato al tema de « L’Europa ».
Relazioni e dibattiti sull’Europa sociale e sulla situazione politica nell'Europa dell'Est. Per informazioni ed
iscrizioni telefonare al n. 06/4743605.
# Dal 27 dicembre al 2 gennaio Bethel, Taverna (Catanzaro) — Il Centro evangelico organizza un campo sul
tema « La religiosità popolare nella
dimensione ecumenica ». Relazioni dei
pastori Eugenio Stretti e Cesare Milaneschi. Informazioni e iscrizioni tei.
090/52817, ore 13-15, 21-23 (Beatrice
Grill).
# Dal 28 dicembre al 2 gennaio Breslavia (Polonia) — Si tiene l'Incontro giovanile europeo organizzato dalla Comunità ecumenica di Taizé. Informazioni Taizé communauté - F.
71250 Taizé.
• Dal 5 al 7 gennaio - Agape (To) —
Si tiene un incontro del gruppo italiano degli operatori dell’European Contact
Group che discuterà il tema della
» Migrazione extracomunitaria ». Relazioni sul mercato del lavoro, sulla politica della migrazione, sull'organizzazione sindacale. Costo lire 75.000.
Iscrizioni e informazioni 0121/807514.
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subalpina
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE PELLICE
4
religione a scuola
22 dicembre 1989
TORINO: LIBRO DI TESTO IN TRIBUNALE
OPINIONE
Religione cattolica: no
aii’insegnamento diffuso
Libertà religiosa: un diritto soggettivo che lo Stato deve tutelare
La
e il complotto
L’insegnamento della religione
cattolica (Ire) non avviene solo
nell’ora a ciò preposta ma, spesso, è diffuso attraverso altri momenti dell’attività scolastica. Così avviene che i ragazzi delle
scuole vengano inviati a messa,
vengano obbligati a dire preghiere, a studiare i simboli della religione cattolica.
A Torino, la madre di un ragazzo che frequenta la scuola
elementare statale don Bosco, dopo aver visto che il libro di testo adottato nella scuola aveva
continui ed espliciti riferimenti
alla religione cattolica, aveva
scritto le proprie rimostranze alla direttrice perché il libro venisse ritirato. All’inizio dell’anno
scolastico aveva infatti dichiarato che suo figlio non si sarebbe
avvalso delTIrc.
Il libro adottato dal collegio
dei docenti però conteneva molte pagine che la signora riteneva insegnamento confessionale
della religione cattolica.
La direttrice si opponeva alla
richiesta.
Alla madre non rimaneva dunque altra via, per tutelare il diritto alla libertà di religione, che rivolgersi al pretore. Non solo la
Costituzione ma anche le leggi
di intesa con le confessioni religiose di minoranza (tra lo Stato e le Assemblee di Dio, le Chiese aw^entiste e l'Unione delle comunità ebraiche) vietano esplicitamente l’insegnamento diffuso.
Chiamato a patrocinare i diritti del ragazzo è stato l’avv.
Guido Tubini che — quale rappresentante dell’Unione delle Comunità ebraiche — aveva partecipato ai negoziati con lo Stato
per l’Intesa. Per l’avv. Tubini
non vi era dubbio che il libro
di testo in questione, « Prime pa
role dal mondo » (ed. Cetem del
gruppo Paravia-Principato), dovesse essere ritirato perché « si
pone in contrasto con l’ordinamento dello Stato », che appunto vieta l’insegnamento diffuso;
« altrimenti rientra dalla finestra
ciò che è uscito dalla porta »,
cioè il fatto che dopo il nuovo
Concordato la religione cattolica
non è più la sola religione dello
Stato.
Poiché, come ha recentemente
ribadito una sentenza della Corte costituzionale, i diritti alla
libertà religiosa sono diritti soggettivi, l’avvocato si era rivolto
al pretore richiedendo una decisione in via d’urgenza.
Decisione che il pretore Marco
Bouchard ha assunto, dopo aver
ascoltato la direttrice della scuola, l’insegnante e l'avvocato dello Stato, con una ordinanza del
4 dicembre scorso che inibisce
« ai soggetti preposti all’insegnamento della classe I della scuola elementare "Roberto D’Azeglio”, succursale "Don Bosco" in
Torino, di svolgere le parti riguardanti la religione con le finalità, i contenuti e le forme
propri del testo "Prime parole
nel mondo" di Gisella Moroni e
Elio D’Aniello ed. Cetem ».
Con questa ordinanza il pretore ordina agli insegnanti di non
tener conto nella loro attività di
alcune pagine del libro, riguardanti ad esempio brani sulTangelo custode, sul presepe, su Gesù bambino, che costituiscono un
insegnamento diffuso della religione cattolica. Contro questa
decisione si è scatenato un putiferio. L’arcivescovo di Torino,
mons. Giovanni Saldarini, ha reso una dichiarazione durissima.
Secondo Tarcivescovo sarebbe in
atto « una strategia del discredi
IVREA
L’ora in discussione
Nella serata di sabato 25 novembre, in una sala cittadina, si
è svolta una conferenza pubblica organizzata dalla nostra chiesa per riparlare del problema
della religione a scuola ; « Fatto
culturale o insegnamento confessionale? ».
Sono intervenuti come oratori
don Piero Agrano, professore di
religione presso il locale liceo
classico, Reginaldo Palermo,
direttore didattico del circolo
scolastico di Pavone Canavese, e
il moderatore Franco Giampiccoll.
Don Piero Agrano ha sottolineato l’ampia adesione degli studenti all’insegnamento della religione (IRC) e ha chiaramente
illustrato la necessità di tenere
aperto nella scuola il discorso
religioso come momento formativo e culturale di dialogo e di confronto critico. Al termine della
sua esposizione ha accennato ad
una certa ambiguità e fragilità
istituzionali nello stato attuale
delle cose, per cui si deve scegliere fra l’IBC e il nulla.
Il moderatore Giampiccoli ha
subito ribadito che l’attuale insegnamento della religione a scuola non è un fatto culturale, ma
un insegnamento confessionale
della religione cattolica secondo
la tradizione della chiesa. Infatti
la scelta dei libri di testo, la preparazione degli insegnanti e
l’autorizzazione alTinsegnamento
spettano all’autorità religiosa. Se
dunque si tratta di un insegnamento confessionale, esso non
può che essere pienamente facoltativo. Sono state quindi ripercorse tutte le tappe delle battaglie per la completa facoltatività che, malgrado la sentenza
della Corte costituzionale, è tuttora irrisolta. Il moderatore ha
concluso invitando a proseguire
nel cammino per una maggiore
chiarezza e coerenza, in quanto il
fatto religioso nella scuola deve
essere affrontato senza alcuna
confessionalità.
Reginaldo Palermo ha efficacemente illustrato le pastoie amministrative, le difficoltà e le
contraddizioni in cui si è costretti a lavorare a proposito delriRC. A suo parere lo scontro
suiriRC non è di ordine culturale o ideologico, ma è uno scontro di potere. Ha quindi sottolineato il costo dell’operazione religione a scuola ( si parla di circa
15(X) miliardi spesi dallo stato
per assicurare TIRO, poi la palese incostituzionalità del reperimento degli insegnanti di religione e infine l’organizzazione e
la gestione clientelare e privatistica, che rischia di ritorcersi
contro la chiesa. Ha terminato
accennando all’insegnamento
della religione nella scuola materna, una scelta fra le più aberranti dal punto di vista psicologico e pedagogico.
Cinzia Carugati Vitali
to intenzionalmente programmata e portata avanti da forze culturali e politiche diverse » contro la religione cattolica, di cui
l’ordinanza pretorile sarebbe un
aspetto.
Ricordando che il cattolicesimo fa « parte del patrimonio storico del popolo italiano » e che
il nuovo Concordato parla di
« collaborazione » tra lo stato e
la chiesa « per la promozione
dell’uomo e il bene del paese »,
l’arcivescovo torinese così conclude: « Mi pare ciò significhi che
anche il non praticante o addirittura il non credente, in quanto italiani, siano chiamati a conoscere realtà che manifestano
il cattolicesimo nel nostro paese anche sotto il profilo strutturale, letterario, artistico, folcloristico, ecc. ».
L’AGE, l’associazione dei genitori cattolici, protesta perché il
pretore « liquida il collegio docenti cui per legge spetta di provvedere all’adozione dei libri di
testo » e denuncia un clima anticattolico cui contribuirebbero
anche pastori valdesi, come Paolo Ribet_, che in una lettera a
« Specchio dei tempi » aveva preso posizione circa « l’angelo custode e simili ».
Il mondo giuridico invece considera ineccepibile l’ordinanza e
i laici del Comitato per la laicità « si augurano » che seguendo
il pretore le case editrici e gli
organi collegiali « si attengano
ad una scrupolosa osservanza
della legislazione vigente » tanto
più che per Tire esiste « un apposito testo ».
I deputati di Comunione e liberazione chiedono al ministro
della Giustizia una indagine sul
pretore, ed alla Cetem sono
preoccupati: il libro in questione è stato venduto — quest’anno — in 130.000 copie.
G. G.
Per l’arcivescovo Saldarini, per
Comunione e liberazione, per 30
deputati DC, per PAGE siamo di
fronte ad un complotto contro
la religione cattolica. Gli ingredienti ci sono tutti : una madre,
« ex Lotta Continua », un avvocato ebreo. Guido Fubini, un pretore, « figlio di pastore valdese »,
Marco Bouchard, la lettera di un
altro pastore valdese. Paolo Ribet, a « Specchio dei tempi »
(rubrica de La Stampa). Questi
cospiratori attenterebbero al patrimonio storico del popolo italiano : i princìpi del cattolicesimo.
Suvvia, siamo seri. Guardiamo
in faccia la realtà della scuola
pubblica. Non mi pare di trovare
in essa un clima di discriminazioni contro il cattolicesimo, piuttosto il contrario. Quante messe
sono state fatte — con partecipazione se non obbligatoria, incentivata — per propiziare Tanno
scolastico? E quante discussioni
sono state fatte nei collegi docenti per esaminare se i libri di
testo obbediscano ai dettati costituzionali del pluralismo e della
libertà dì religione?
Quanti testi ci sono ancora in
giro per le scuole che contengono
solo raccomandazioni dirette o
indirette unicamente verso la lede cattolica? Quanti sono ad
esempio i libri dì testo adottati
che parlano correttamente di
esperienze religiose quali quella
protestante, quella ebraica, quella islamica o che parlano della
possibilità che si sia agnostici in
religione o atei?
« Sei scolaro, sei credente, sei
un socio, sei cittadino, sei un italiano » : così « Tantitesti » ed. La
Scuola (Brescia) ancora oggi sollecita un ragazzo che frequenta
la prima elementare a prendere
coscienza della sua identità.
Purtroppo questa è la realtà
della scuola. Nella scuola pubblica, nonostante la Costituzione,
esiste di fatto l’insegnamento
diffuso di una sola religione, la
cattolica. E’ un fatto che noi protestanti abbiamo sempre denunciato.
Molti cattolici oggi parlano della necessità di una società multietnica, multirazziale, multireligiosa. Se la scuola deve preparare a
questo essa non può che essere
pluralista e la religione non va
delegata ad una sola confessione.
Il dibattito tra scuola e religione, tra religione e libro di testo, è nato male, costretto nei limiti dell’Intesa Falcucci-Poletti
e delle interpretazioni ad essa
date dai ministri alla Pubblica
Istruzione e dai partiti politici di
governo, tutte privilegiarie di
una posizione, quella cattolica. Si
sa, i cattolici sono la maggioranza. Hanno i numeri dalla loro e
questo conta per i politici.
Ma, si può decidere a maggioranza sulla coscienza? La libertà
dell’insegnamento oggi invocata
è senza lìmiti owero trova un limite nella coscienza dello studente, nella libertà del discente?
Oggi l’ordinanza del pretore
Bouchard riapre la discussione
di fondo sulla religione nella
scuola. Vorremmo che da parte
cattolica venisse una disponibilità alla discussione che prescinda
dal Concordato e dall’Intesa. La
domanda a cui tutti, protestanti,
laici, cattolici, atei e agnostici,
insegnanti e studenti, dobbiamo
rispondere è quale studio del fenomeno religioso vogliamo fare
nella scuola pubblica? Vogliamo
uno studio storico, uno studio
letterario dei grandi libri delle
religioni, uno studio filosofico, antropologico? Vogliamo
una conoscenza « scientifica » del
fenomeno religioso? Sono questioni importanti senza le quali
non si può uscire dalTimpasse in
cui siamo costretti da chi agita
la logica del complotto e dei numeri per non cambiare niente.
Meglio « l’angelo custode » che
conoscere il fenomeno religioso.
Giorgio Gardiol
RELIGIONE E PREGIUDIZIO
Il diritto di essere diversi
Sono la madre del bambino
che ha portato in tribunale il
ministero della pubblica istruzione chiedendo il ritiro del libro
di testo perché conteneva molti
elementi di religiosità diffusa. Il
pretore mi ha dato ragione e ha
inibito l’uso di quelle pagine. La
Sua ordinanza mi è piaciuta anche perché ha sostenuto che, per
dare reale applicazione alla legge, è necessario informare su
tutte le .scelte: di varie confessioni, religioni e di coloro che scelgono la non-religione.
Il primo giorno che ho avuto
in mano il libro di testo di mio
figlio sono rimasta shoccata per
la natura e la quantità di letture a carattere religioso. So che
a molti ciò sarebbe parso normale, invisibile, tanto fa parte dello sfondo quotidiano. Ho
chiesto il ritiro del libro di testo. me l’hanno rifiutato e mi
sono rivolta a un avvocato.
« Che male fanno? — mi hanno
detto fior di laici — E’ meglio
che lo sappiano, co.sì si vaccinano ». Nessuno vieta a quei genitori di raccontare, di vaccinare i figli e di portarli a messa.
Ma perché mai lo dovrebbe fare una scuola di stato laica? O
forse questi genitori hanno difficoltà a farlo e quindi lo delegano ad altri? Due sono stati i
commenti più comuni dei pro
gressisti: « Non hai paura di fare di tuo figlio un diverso? ». E:
« Non essere una rompi, queste
non sono le cose che contano ».
Fior di teorie, dunque. Perché
la paura di essere diversi? Non
siamo forse tutti diversi pur godendo di uguali diritti? O uguaglianza e conformità sono la
stessa cosa? Perché è più accettabile il conformismo sociale (sii
adulta) che in qualche maniera
assolverebbe da ogni responsabilità individuale. Se ci si comporta come tutti, gli effetti e le
responsabilità paiono di tutti, gli
effetti si .sfumano nella società,
scivolano via. Penso che la comprensione di altre culture e identità (quale la fede) passi attraverso la lettura della propria.
Un atteggiamento che porta ad
agire nonostante le proprie convinzioni per codineria sociale difficilmente indurrà a rispettare o
a comprendere altri, cosa che
sarebbe importante in un paese
che si allontana a grandi passi
dalla monocultura, monoetnicità
e monoreligiosità, se inai c’è stata. Il primo passo è che forse
dovremmo guardare per vedere
com’è realmente il quadro, non
farci mai l’abitudine. Che c’è di
hello nella banalizzazione della
fede, anche per una come me
che non crede?
La questione della religione o
della non-religione pare toccare
corde di identità più che di opinione, e scatena in alcuni reazioni spropositate; quelli che telefonano a tutte le ore, suggerendomi con fare aggressivo che
faccio il mestiere più vecchio
del mondo e che per questo verrò fulminata, e che non si fermano neanche davanti al bambino (che ne ha prese due). Poi
ci sono quelli che invece si sono fermati alla fase anale. Chissà cosa direbbero a un uomo...
Non seno mancate, va detto, le
telefonale di sostegno (soprattutto dopo che ho vinto).
Certo non mi hanno aiutata i
titoletti dei giornali con definizioni di «ex attrice» (e io che
stupidina mi ero offesa e non
avevo capito che mi definivano
un’attrice sociale nel senso sociologico). la mamma contro Gesù Bambino (e mai la chiesa
che fa la prepotente con un minore?). E l’artigiano di quartiere che mi spiega che lui — cristiano (??) — non mi può più
servire? Questo succede a volte
per casi di violenza, di identità
razziale e religiosa, raramente
per politica. Succede però anche
più facilmente quando una persona si sente socialmente auto-^
rizzata all’insulto, investita da sé
e dal suo credo.
Vicky Franzinetti
5
22 dicembre 1989
area rioplatense
ARGENTINA
Economia nel caos
A pochi mesi dall’elezione del presidente Menem, il paese è sempre in difficoltà - Debito, inflazione: serviranno le misure di austerità?
Il ministro deH'economia argentina Néstor Rapanelli ha annunciato le sue dimissioni, dopo le pesanti critiche dei giorni
scorsi al suo piano di austerità.
La sua decisione ha provocato
un rimpasto di governo. Al suo
posto è stato designato Erman
González, ex ministro della sanità e deH’azione sociale. Su quest’ultimo incarico è stato dirottato Eduardo Bauza, ex ministro
degli interni. Bauza è stato sostituito da Julio Mera Figueroa,
che aveva guidato la campagna
elettorale di Menem.
A pochi mesi dall’elezione del
peronista Carlos Menem, l’Argentina si trova nuovamente nel
caos. Per l’economista argentino
Aido Antonio Amando (a Roma
per ricevere il Premio Agip Enrico Mattel) ci sono fattori più
profondi per spiegare la crisi
economica del paese latinoamericano.
« Nel mio paese — sostiene
Peconomista argentino — dopo
la crisi degli anni 70 e '80, per
ricominciare .su basi solide una
traiettoria di crescita economica occorrono iniziative durature
e sostenibili nel tempo ». Secondo Arnaudo, sono quattro le misure da prendere per combattere, in un’ottica di lungo periodo, inflazione e debito: la deregolamentazione dell’economia e
la privatizzazione delle imprese
pubbliche, una riforma fiscale.
SCHEDA
I costi sociali
Le misure prese dal governo
argentino sono state la svalutazione del 54% dell’austral, l’incremento delle tariffe pubbliche
del 70%, la creazione di un cambio fisso col dollaro per le transazioni commerciali con parità
1 dollaro = 1.000 austral, ma in
tre giorni il dollaro è stato quotato 1.800 austral.
Dopo queste misure l’inflazione ha ripreso a galoppare; siamo oltre il 200% annuo e gli interessi bancari sono raddoppiati in 5 giorni.
In questa situazione i sindacati chiedono forti aumenti salariali. Calcolano infatti in 85
mila austral la « canasta familial », il minimo vitale, di ima
famiglia composta da due adulti e 2 ragazzi, mentre il salario
medio industriale è di 62.000 austral e quello invece degli impiegati pubblici è di 49 mila austral. Bisogna poi osservare che
negli ultimi 5 anni il salario medio è diminuito della metà rispetto al potere d’acquisto.
La rivista della Facoltà di teologia di Buenos Aires, così commenta la politica salariale: «Non
c’è dubbio che dal 1976 si è proceduto con una politica di riduzione dei salari a finanziare
la nostra economia. Trasferendo
risorse dal settore salariato alle imprese e alla finanza (7 mila
milioni di dollari l’anno, mediamente) si è proceduto al finanziamento delle imprese e delle
operazioni speculative finanziarie ». Milioni di persone hanno
visto diminuire il loro livello di
vita e 200 mila imprenditori privati hanno ricevuto enormi benefici.
Questa nuova diseguaglianza
crescente sta producendo nel
paese movimenti sociali imponenti che possono nuovamente
sfociare in rivolte per il pane.
Per questo le chiese evangeliche
da una parte si impegnano nella
lotta per i diritti civili (contro
l’indulto ai militari della ditta
Il presidente argentino Carlos Menem con la moglie.
maggiore flessibilità della legislazione del lavoro, eliminazione di
alcuni privilegi sociali.
L’economista argentino non si
lascia andare a nessuna analisi
di parte, nemmeno quando gli si
chiede un parere sul nuovo piano d’austerità deciso domenica
dal ministro deH’economia (ora
dimissionario) Rapanelli. « Dal
punto di vista strettamente economico infatti — dice il professore Arnaudo — queste misure
non possono , essere considerate
come il Piano Austral dell’85 e
il Piano Primavera dell’88. Semmai sono decisioni prese in un
momento di instabilità della nostra economia, quando necessita
un cambio fluttuante della nostra moneta (l’austral) nei confronti del dollaro ». Ma dalle sue
parole traspare con evidenza che
al di là di certi momenti contingenti, rimangono tutti i problemi di fondo dell’economia argentina di questo fine secolo.
A cominciare dai record d'inflazione, per i quali l’Argentina
e tanti altri paesi dell’America
latina sono famosi all’estero e
che, dice Arnaudo, sono l’effetto
dello sfascio dei conti statali e
del deficit fiscale. « Ma un certo
conservatorismo economico ha
impedito che si capisse questo
principio elementare e si è continuato a coprire le uscite dello
stato con la richiesta di nuovi
prestiti agli organismi monetari
internazionali ». Questo ha pro
vocato un aumento dei prezzi e
maggiore peso impositivo trascinato dal fiscal drag. Solo nell’ultimo anno, dice Amando, si
sta affermando nel paese, nel governo e in parlamento la volontà di una riforma impositiva più
adeguata alle esigenze del paese.
Per l’altro grande problema,
cioè il debito, che per l’Argentina è di 55 miliardi di dollari
(circa l’80% del Pii), c’è molta
meno fiducia che una soluzione
possa scaturire dal nuovo clima
di distensione avviato dopo gli
incontri fra Bush e (Jorbaciov.
« Nelle diverse assise si discute
— dice Amando — molto più
del problema africano, ed ora
anche dei paesi dell’est, ma non
dei grandi debitori latinoamericani ». E dopo il fallimento della politica di coordinamento tra
Messico, Brasile, Perù e la stessa Argentina per far fronte al
cartello dei creditori, si può auspicare solamente di tornare a
contrattare il debito caso per
caso. L’Argentina, ad esempio,
potrebbe fare ricorso alla storia.
Nel 1890, il governo argentino,
in presenza di insolvenza verso
la banca Baring, prese la decisione unilaterale di ridurre del
40% gli interessi per cinque anni. Si arrivò a una moratoria,
a patto però di un tasso di cambio fisso e di una riduzione del
deficit statale.
Maurizio Galvani
Sì aile
donne pastore
BUENOS AIRES — Il 19 e 20
agosto si è tenuto nella chiesa
di S. Giovanni Battista il XXIV
Sinodo diocesano della Chiesa
anglicana in Argentina e Uruguay. La Chiesa anglicana, in questo sinodo, ha deciso di moltiplicare gli sforzi per l’evangelizzazione ed ha assunto 10 importanti risoluzioni.
Tra di esse ne segnaliamo tre;
— Risoluzione 1: in seguito alla decisione della Conferenza di
Lambeth, la diocesi si è dichiarata favorevole alla ordinazione
delle donne al ministero pastorale e anche a quello di vescovo.
— Risoluzione n. 5 : il prossimo
sinodo dovrà esaminare uno studio sulla crisi matrimoniale e la
necessità di sviluppare la cura
d’anime delle famiglie e dei divorziati.
— Risoluzione n. 10: l’AIDS
preoccupa la Chiesa anglicana,
che per questo svilupperà una
azione pastorale ed educativa nei
confronti di tutti i membri della
chiesa e in special modo diretta
ai portatori sani e ai malati.
Il nuovo vescovo anglicano è
David Leake, 55 anni, padre di
tre figli, che sarà consacrato il
24 marzo prossimo. Leake sostituisce il vescovo Bicardo Cutts,
che è entrato in pensione.
XI Assemblea
metodista
CORDOBA — Dal 18 al 21 agosto si è tenuta la XI Assemblea
della Chiesa metodista argentina
che ha affrontato il tema « Chiamati a marciare dallo Spirito
Santo ».
L’Assemblea si tiene ogni quattro anni e ad essa partecipano 89
delegati delle sette regioni che
formano la Chiesa metodista argentina. Tra i compiti principali
dell’Assemblea vi era quello di
eleggere il nuovo vescovo (in sostituzione di Federico Pagura,
che avendo diretto il metodismo
argentino per 12 anni — dal ’77
alT89 — non poteva più essere
rieletto, è stato nominato vescovo Aldo M. Etchegoyen) e lo stabilire le linee di azione della
chiesa per il prossimo quadriennio. Ovviamente non potevano
mancare le elezioni dei sovrin
ELEZIONI IN URUGUAY
Vince il bianco
Domenica 26 novembre si è
votato in tutto l’Uruguay. Gli
elettori hanno eletto alla presidenza della Repubblica il candidato del Partido nacional « bianco », Luis Lacalle, ma hanno anche eletto sindaco di Montevideo
un socialista marxista, il medico
Tabaré Vasquez.
Le elezioni generali per la presidenza della Repubblica, 99 deputati e 30 senatori e per la maggior parte dei comuni sono
state le prime totalmente libere dalla fine della dittatura militare (1973-1985). A queste elezioni hanno partecipato infatti
tutti i partiti, mentre alle precedenti, che avevano visto l’affermazione del Partido colorado e
di Julio Maria Sanguinetti, vi
era stata l’esclusione di numerosi
partiti e candidati.
Sanguinetti, il presidente in
carica, non ha potuto — per via
della Costituzione del paese —
riproporre la sua candidatura e
il partito « colorado » aveva candidato Jorge Battle.
Il nuovo presidente Lacalle entrerà in funzione il 1° marzo
prossimo ed il suo mandato avrà la durata di cinque anni, ma
sarà obbligato a formare un governo di coalizione, non essendo
riuscito il suo partito ad ottenere la maggioranza in Parlamento.
A giudizio generale degli osservatori la politica in Uruguay non
dovrebbe cambiare sostanzialmente in quanto i due più grandi partiti, « bianco » e « colorado », avevano presentato agli elettori programmi sostanzialmente analoghi, che prevedono la
privatizzazione di importanti
settori dell’economia per far
fronte al deficit pubblico e all’inflazione che, negli ultimi 12
mesi, è stata dell’85 %, mentre
il debito estero permane sulla
tendenti regionali e dei membri
delle commissioni (che in Argentina si chiamano Consigli generali) per i ministeri, per la missione e per l’amministrazione.
Nella relazione presentata all’Assemblea il Consiglio generale
amministrativo ha messo in luce
come la Chiesa metodista argentina sia aumentata nell’ultimo
biennio del 10% e soprattutto come la frequenza ai culti sia aumentata del 50“/o, aumento dovuto soprattutto a una modifica della liturgia che oggi permette una
maggiore partecipazione dei giovani e degli adulti al culto.
Lo stesso impegno sociale dei
metodisti ha permesso a molti di
avvicinarsi per la prima volta alla fede cristiana, vedendo nell’impegno sociale e politico il segno della conversione.
Tra i risultati delTimpegno
missionario dei metodisti vi è
anche Tevangelizzazicne degli indios e, per la prima volta nella
storia della chiesa, uno di loro,
Jorge Arias, è stato eletto nel
Consiglio generale amministrativo.
Aldo Etchegoyen, nuovo vescovo dei metodisti argentini, 60
anni, concepisce il suo servizio
come « un ministero evangelistico impegnato nella realtà del
paese e al servizio della difesa della vita. Vorrei approfondire
ad esempio la pastorale popolare, il servizio sociale ai più poveri ».
In una lettera alle chiese
Etchegoyen afferma : «Viviamo in
un tempo di crisi che dobbiamo
trasformare in occasione di testimonianza di fede e di servizio.
Siamo chiamati a approfondire
le nostre relazioni ecumeniche e
a consolidare quei momenti di
unità che ci siamo dati. Inoltre
ci si aprono nuove possibilità
nei quartieri popolari, dove stiamo sperimentando nuovi ministeri. Non dobbiamo neanche dimenticarci che la difesa della vita, sulla base della verità e della
giustizia, è sempre stata una delle caratteristiche del metodismo,
così come la passione per l’evangelizzazione e l’amore per il servizio al prossimo. Dobbiamo
inoltre dire una parola chiara in
difesa dei diritti umani ».
cifra di 6 miliardi di dollari.
A livello internazionale il Partido bianco, che ritorna al potere dopo 22 anni, ha legami
molto stretti con la corrente del
movimento peronista argentino
che fa capo all’attuale presidente Carlos Menem.
La politica del nuovo presidente uruguaiano dovrà però fare i
conti col nuovo sindaco di Montevideo, il dottor Tabaré Vasquez, cardiologo e marxista
molto noto di 49 anni che ha
guidato il Frente amplio, una
coalizione che comprende comunisti, socialisti, indipendenti ed
ex tupamaros. Il ruolo politico
del sindaco di Montevideo è rilevantissimo: basti pensare che
nella capitale vive la metà degli abitanti dell’Uruguay e che
essa produce i due terzi del
reddito nazionale.
G. G.
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Di ADISTA hanno scritto
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sempre ha il coraggio di affrontare, sia per oggettiva mancanza
di informazione adeguala, sia per un certo timore reverenziale che ancora si avverte in molti periodici di casa nostra quando
6 in gioco l’islituzione J
Angelo Montonati
(Vita pastorale n 5/89)
i t ADISTA è II miglior osservarono esistente m Italie per
quanti sono interessati a seguire l'atlivita del mondo religioso J J
Enzo Forcella
(Epoca 13-8-1987)
6
fede e cultura
22 dicembre 1989
1
UN TESTO DELL’EPOCA DELLE «ORIGINI»
La confessione di
fede battista dei 1689
Il contesto di un’Inghilterra che era ricca di movimenti spirituali alternativi - Battesimo, cena del Signore e ruolo della chiesa locale
Non sempre è facile riuscire
ad avere diretto contatto con i
documenti costitutivi di un movimento religioso, di cui pur si
conosca l’impostazione dottrinale. Sarebbe invece indispensabile non perdere l'abitudine a un
continuo raffronto con le fonti
storiche e soprattutto con il contesto in cui certe testimonianze
sono sorte. Non poteva essere
più utile in questo senso la pubblicazione di un documento di
fede battista del 1600 (1), del periodo cioè delle « oi'igini », quando in Inghilterra alcuni credenti decisero di lasciare la Chiesa
anglicana, per ricercare una forma di culto più vicina alla loro
Sensibilità.
L'Inghilterra di quel secolo era
Un crogiolo di movimenti nonconformisti. Quaccheri, presbiteriani, congregazionalisti, battisti,
nonostante le persecuzioni, riuscivano a imporsi all'attenzione,
a smuovere le coscienze e a far
proseliti. Il fatto è che era molto diffusa l’esigenza « di una purificazione del culto anglicano
dalle rimanenti vestigia di cattolicesimo » (p. 108) e dal conformismo ritualistico. Se alcuni
si limitavano a chiedere una
semplice riforma dall’interno, altri ritenevano urgente la formazione di un nuovo tipo di comunità ecclesiale. C’era aria di risveglio e si avvertiva il bisogno
di trasformare l’appartenenza puramente territoriale alla chiesa
in partecipazione personale e
sentita. Questo il contesto storico in cui nacquero le prime
confessioni di fede, come tentativo di definire la propria identità. Presbiteriani, congregazionalisti, battisti, nell’arco di tempo
che va dal 1640 al 1660, approvarono numerosi documenti in
cui si chiarivano nuovi impegni
di testimonianza e divergenze
dottrinali nei confronti degli orientamenti religiosi ufficiali. Le
persecuzioni non mancavano, e
questi movimenti non avevano
certo vita facile.
Fu solo con la « gloriosa rivoluzione » di Guglielmo III
<1688) che ebbe termine « il periodo delle persecuzioni violente »: a tutti i dissidenti trinitariani venne riconosciuto il diritto alla libertà di culto, sia pur
con notevoli limitazioni. In questo nuovo clima di maggiore tolleranza, sette pastori di chiese
battiste di Londra indissero una
riunione generale, in cui fu approvata una confessione di fede
(p. 119): appunto la Second London Confession del 1689, di cui
la rivista Studi di teologia
deiriFED pubblica la traduzione
in lingua italiana. In essa veniva ribadita sul piano ecclesiologico l’impostazione congregazionalista circa la « funzione della
chiesa locale » e i rapporti con
lo Stato. Con molto rigore si
riaffermava la centralità dell’Evangelo e si definivano alcuni
orientamenti dottrinali circa i sacramenti. Non solo si abbandonava la terminologia cattolica,
provvedendo a chiamarli « ordinanze » (p, 129), ma si eliminava ogni riferimento al rapporto
fra sacramenti e grazia.
Per ciò che concerne il battesimo. si stabiliva che gli « unici
soggetti legittimi » dovessero essere « coloro che sinceramente
professano ravvedimento a Dio,
fede nel nostro Signore Gesù
Cristo c obbedienza a Lui » (29.
2) e si insisteva sulla inammissibilità del battesimo dei bambini (29. 4). Nel definire la liturgia della Cena del Signore, oltre ad omettere il precetto del
la ripetizione prima del rito delle parole istitutive, si sottaceva
il divieto di partecipazione a chi
non fosse membro della comunità. Particolare curioso e illuminante insieme: veniva abbandonato il principio della esclusione dalla Cena del Signore dei
non battezzati (= ribattezzati).
Dal momento che non era stato
possibile trovare un accordo generale, il principio dell’unità aveva prevalso in nome dell’amore
che deve unire tutti in Cristo.
Par quasi di capire che più del
battesimo (o ribattesimo) degli
adulti, fosse importante la libera testimonianza della propria
fede come superamento della
vecchia appartenenza territoriale, in nome di una più moderna
adesione volontaria e responsabile. E’ comunque utile sottolineare lo spirito di amore fraterno che animava questi primi battisti: l’esame di documenti del
nostro passato può rappresentare spesso un’occasione di ammaestramento alla intesa reciproca ed alla tolleranza.
Il lettore desideroso di ulteriori approfondimenti potrà consul
tare utilmente sia il testo della
« confessione », sia l’inquadramento storico del Walker (2)
nell’ottima rivista di Pietro Bolognesi. Una attenta e documentata riflessione personale su
quei temi dottrinali potrà peraltro contribuire a l'endere più facile la comprensione degli esatti termini del dibattito in corso
sui reciproco riconoscimento dei
ministeri fra le chiese valdesimetodiste e quelle battiste.
La rivista Studi di teologia si
raccomanda in ogni caso anche
per la rubrica di segnalazioni bibliografiche, valida rassegna delle più recenti pubblicazioni in
campo teologico.
Paolo T. Angeleri
‘ Studi di teologia, I (1989), n. 2.
Numero monografico dedicato alla «Confessione di fede battista del 1689 ».
La rivista dell’IFED, semestrale, è
diretta da Pietro Bolognesi. Indirizzo:
V. J. della Quercia, 81 - 35134 Padova.
^ Daniele Walker, anziano di una
chiesa evangelica di Reggio Emilia, è
attualmente lettore di lingua inglese
presso l'Università di Bologna.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
La scritta di Pilato
L’incontro della Parola di Dio con la storia
Chi ha ascoltato dal vivo la
predicazione di Giorgio Bouchard, nella raccolta delle sue
meditazioni bibliche pubblicata
recentemente dalla Claudiana (1)
troverà un Bouchard insolitamente contenuto, meno incline al
gusto irresistibile della « battuta », ma non meno avvincente.
Se c’è una caratteristica che
lega le trentasette meditazioni,
pronunziate o scritte per occasioni diverse e lungo un arco di
circa trent’anni, questa è ima
forte dimensione dell’attualità,
un nesso immediatamente intuito e suggerito tra situazione del
testo ed occasione della parola,
tra ieri ed oggi, tra ora ed allora. La parola biblica è una
parola storica, si direbbe, né
può prescindere da questa mediazione fondamentale.
« Il senso di ogni testimonianza » — scrive Bouchard — « è
l’incontro della Parola di Dio
con la storia mediante lo Spirito Santo » (p. 89). E’, credo, proprio questa sorta di « relazione
triangolare » — la Parola, lo
Spirito e la storia — che fa della predicazione un’esperienza irripetibile, che non somiglia a
nessun’altra: non è omelia, non
è discorso, non è lezione, non è
conferenza. Molte delle meditazioni di Bouchard a me sembrano precisamente parola predicata, stimolo, orientamento, giudizio, consolazione: « Vedi, io piongo oggi davanti a te la vita e il
bene, la morte e il male;... scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie » (Deut.
,80: 1.5-19). « Di fronte alla crisi
della società occidentale che si
esprime in un simbolo di tragica immediatezza — la siringa
— come credenti abbiamo due
possibilità... » (p. 135).
Senonchc il rischio di una prospettiva così fortemente attualizzante può essere una forzatura del testo, che resti come
« schiacciato » sulla sola dimen
CRISTIANI NEL NOSTRO TEMPO
Nuovi scenari
Anno esplosivo, ricco di mutamenti nel mondo: e l’Italia? Un richiamo a Paolo e a Lutero
sione del presente, piegato ad
esigenze che non gli appartengono, forzato a dire ciò che non
dice.
Direi che questo non avviene:
dietro l’attualità non scompare
la situazione da cui la riflessione è partita, l’originaria dimensione del testo che è la sua collocazione in un contesto, la sua
storicità propria; direi piuttosto
che questa dimensione (critica e
scientifica) è come « sciolta », ricompresa — non ignorata, né
semplicemente presupposta —
nella rapida attualità della lettura.
Ancora un problema. Si potrebbe dire: questa predicazione
è datata. Non solo perché l’occasione, l’intenzione, la destinazione vi sono assolutamente trasparenti (anzi, sono indicate in
nota, caso per caso), ma perché
essa è pensata interamente « nel
vivo » di un’attualità storica da
cui non sembra potere prescindere.
E’ lecito chiedersi: datata vuol
dire scaduta, superala? Scomparso cioè il vivo stimolo da cui è
partita essa non parla più, « non
dice più niente »? E dunque pubblicare o leggere una raccolta
di sermoni avrebbe l’unico senso di documentare come per
trent’anni un pastore della chiesa valdese ha inteso la sua testimonianza di fede? E insomma tra trent’anni questi sermoni avranno ancora qualcosa da
dire?
Ho l’impressione — ma qui è
difficile giudicare — che molte
delle prediche di Bouchard siano straordinariamente « aperte »
sul domani, ricche di intuizioni
fresche e durevoli, « orientate lucidamente verso l’avvenire » (p.
73).
E’ stato un decennio marcato
dalla stupidità. Sospeso nel presente, di fiato corto, intessuto di
privati egoismi, piccoli cabotaggi politici, un soggettivismo collettivo grigio ed allarmante. Ed
ecco che, alle ultime sequenze, gli
anni ’80 si chiudono con un fuoco
di fila di colpi di teatro, di cambiamenti di scena. Chi poteva
prevedere tanti eventi, tali aperture di speranza in tanta accelerazione del tempo storico? L’happening di libertà dei giovani di
Berlino oltre il « muro » della divisione e della vergogna. Dubeek
di nuovo simbolo dell’autodeterminazione popolare, a vent’anni
dal soffocamento della primavera
di Praga. L’unità europea dei popoli ora davvero più vicina dietro
l’integrazione europea dei mercati. Bush e Gorbaciov che si
incontrano per liquidare con le
armate anche lo spettro della
« guerra fredda ». Chi pensava
che il « vento dell’Est » mettesse
in circolo idee, attese, tensioni di
rinnovamento nello stagno conformista ed un poco sordido della politica italiana? E’ del « Financial Times » la frase che quella dei comunisti italiani è « una
delle più coraggiose scommesse
della storia politica italiana moderna ». Arduo è riconvertire in
corsa quello che già fu un partito-chiesa, apparato di quadri organizzato per la conquista proletaria del potere, in un laico centro di riferimento di opinioni e
di interessi. Se la scommessa
fosse vinta, potremmo finalmente
avere una democrazia italiana di
stile europeo, diversa da questo
simulacro di oggi, ibrido di democrazia occidentale e di satrapia orientale.
Qualcuno ha detto, ed è tristemente vero, che in politica internazionale contiamo meno della
giovanissima democrazia di Felipe Gonzales, che un personale di
governo sempre prono alla Chiesa romana tratta i nostri affari
interni al livello bassissimo che
conosciamo. La democrazia bloccata, la pregiudiziale confessionale fa di noi i provinciali d’Europa, « non siamo europei perché
non siamo ancora una nazione
laica, con uno Stato laico, un governo laico, una borghesia consolidata... ».
Gli ideali di solidarietà umana,
di condivisione sociale non si sono persi perché sono falliti i comuniSmi reali. Quella che è venuta meno — ha notato Vittorio
Foa, guardando ai fatti di questi giorni — è la concezione di un
solidarismo, di un servizio sociale che vede sempre e comunque
lo Stato, l’istituzione, la struttura
pubblica come protagonisti. In
questo anche le socialdemocrazie di governo si sono dimostrate inadeguate. Pensa a tutto lo
Stato e la tensione etica dei singoli si infiacchisce. Tornano attuali le intuizioni, i modelli politici più genuinamente riformisti
degli anni della nostra Resistenza. Giustizia sociale e libertà, responsabilità di tutti nel costruire
migliori livelli di convivenza, di
armonia sociale. Tanto più se si
è mossi da motivazioni di testimonianza cristiana.
La grande maggioranza dei vaidesi della Resistenza — ha detto
Giorgio Bouchard in I valdesi e l’Italia — confluì nelle file di Giustizia e Libertà perché
sentiva congeniale « la riforma
senza l’apocalisse », una trasformazione della società graduale,
dal basso, fondata più sul costume che sulle strutture. Dice bene
papa Wojtyla: c’è bisogno di ricostruire un’Europa cristiana. E,
possiamo aggiungere, aperta al
lavoro, alle culture anche di
etnie diverse, non cristiane.
Ma non la ricostruiremo oggi
senza modellarci sul parados.so
delTapostolo Paolo, di Lutero: il
cristiano è un libero signore, sottomesso a nessuno che, per amore, si fa servo di tutti.
N. Sergio ’Turtulici
ECUMENE
Le basi del
metodismo
Quali erano le basi bibliche
della dottrina della santificazione nel pensiero di John Wesley,
il fondatore del metodismo, e
quali stimoli ne vengono' per i
metodisti di oggi e per la predicazione evangelica in generale?
A questi interrogativi ha dato
una risposta il seminario che
ha avuto luogo presso il centro
metodista di « Ecumene » (Velletri, Roma) dal 17 al 19 novembre, sul tema: « John Wesley:
rinnovati a immagine di Dio ». al
quale hanno partecipato una ottantina di persone.
Il relatore del seminario, il
prof. Giancarlo Rinaldi dell’Università di Napoli, membro della
Chiesa del Nazareno, ha presentato il filone della santificazione nel pensiero di Wesley rifacendosi al concetto della « immagine e somiglianza di Dio » ed
esaminando i numerosi testi biblici nell’Antico e nel Nuovo Testamento che vi fanno riferimento. Per Wesley l’ideale della
santificazione era non solo proponibile, ma realizzabile nella
vita del credente, adeguandosi a
Gesù Cristo, modello dell’immagine e somiglianza di Dio, e rispondendo così alla chiamata a
« essere perfetti » nel senso di
una perfezione nell’amore, nella
vita nuova in Cristo.
Nel ricco dibattito che è seguito si è messo in rilievo come
il linguaggio di Wesley appaia oggi datato, ma resta il suo invito — ha detto il pastore Sergio
Aquilante — alla partecipazione
alla nuova creazione e quindi la
possibilità della creatività contro la dominante dell’esistente.
Dal messaggio dell’« immagine e
somiglianza di Dio» ci viene l’indicazione di un individuo nuovo
che ha ricevuto da Dio la facoltà della libertà.
(nevi
Rosanna Nittì
' GIORGIO BOUCHARD. La scritta
di Pilato, Torino 1989.
Il Cenacolo
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7
22 dicembre 1989
obiettivo aperto
CHIESA E SOCIALISMO NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
La rivoluzione non violenta del 1989
Una situazione che permette nuovi sviluppi da un giorno all’altro - La chiesa di fronte al fenomeno degli espatri La complessa strada della riunificazione delle due Germanie - E’ necessario non dimenticare i paesi del Terzo Mondo
Fulda, piccola cittadina tedesca
occidentale, ad un’ora da Francoforte sul Meno e a pochi chilometri dal « muro », ospita in questi
giorni il comitato internazionale
preparatorio del prossimo Kirchentag, edizione 1991. Lungo i
marciapiedi, affollati per la corsa
natalizia ai regali, si notano, una
qua, una là, le « Trabant », le auto a due tempi della Germania
Orientale (RDT).
Oggi il settimanale « Die Zeit »,
commentando il rinvio a tempo
indeterminato dell’ abbattimento
delle frontiere tra la Germania
Federale e la Francia, il Belgio,
l’Olanda e il Lussemburgo in conseguenza della nuova situazione
tedesca, sottolinea la preoccupazione di alcuni paesi occidentali per
la possibile riunlficazione tedesca.
Nei caffè circola la battuta qualunquista « Marx ist tot und Jesus
lebt » (Marx è morto e Gesù vive)
del ministro democristiano del lavoro a Bonn, Norbert Bliim. Le
librerie espongono in vetrina gli
ultimi «instant-books» su «l’altro
socialismo »; il migliore — mi dicono — è il saggio del giornalista
Gerhard Rhein che analizza gli
sviluppi dell’opposizione in RDT.
Ho di fronte a me Hans Detlef
Peter, 40 anni, segretario generale
del Kirchentag della RDT, collaboratore del pastore Rainer Eppelmann, uno dei principali leader
della svolta democratica. « £’ difficile spiegare oggi la nostra situazione in RDT — dice Peter ■—
perché domani possono esserci
nuovi, imprevisti sviluppi. Quello
che dico adesso tra due ore può
essere superato dai fatti. Tutto è
in movimento e le chiese evangeliche sono profondamente coinvolte
in questo processo, che definirei
,ü
La chiesa del Getsemani: nelle lunghe settimane che hanno preparato i
DDR
i
rivolgimenti politici della
stata il centro degli incon.'ri del movimento d’opposizione.
una vera e propria rivoluzione
non violenta ».
Riandiamo alle cause di questo
coinvolgimento ecclesiastico. « Dal
17 giugno 1953, quando gli operai
di Berlino Est scesero in piazza —
manifestazione repressa dai carri
armati sovietici —, non si era più
sentita la voce del popolo sino a
questi mesi. In questi quarant’anni la chiesa evangelica ha alimentato l’opposizione, ha guadagnato
un’immensa fiducia tra la gente,
anche perché molti non-cristiani
sono venuti nelle chiese per anni a
discutere di politica, di democrazia, di libertà. Le chiese hanno organizzato, anche rischiando, spazi
ROMANIA
Si spara sulla folla
La polizia a casa del pastore Toekes, animatore della resistenza - Centinaia i morti?
Quello che le organizzazioni
ecumeniche (dal Consiglio ecumenico delle chiese alTAlleanza
riformata mondiale, alla Federazione battista europea) temevano
è puntualmente accaduto. La polizia rumena si è recata, domenica, alla casa del pastore riformato Lazslo Toekes per arrestarlo e deportarlo.
Il pastore Toekes è l’animatore della resistenza della minoranza ungherese della Transilvania e dal mese di aprile era
stato trasferito altrove dal suo
vescovo (i riformati ungheresi
sono organizzati in forma episcopale), ma aveva sempre opposto resistenza. Resistenza che
aveva coinvolto nella solidarietà attiva una trentina di altri
pastori riformati della Transilvania e numerose chiese. I servizi
« di sicurezza » rumeni avevano
dapprima cercato di far terra
bruciata attorno al pastore. Alcuni membri del consiglio di
chiesa erano « spariti » ed uno,
Erno Ujvarossy, era stato trovato ucciso, il 16 settembre scorso;
ma la resistenza non si era fermata.
Così quando, domenica, la polizia si era presentata alla casa
del pastore si è trovata a fronteggiare una catena umana che
impediva l’ingresso. Il pastore
Toekes, in questa situazione, entrava in chiesa e teneva ugualmente il culto. Al termine del
culto una parte dei fedeli si
recava al Municipio di Timisoara per protestare contro il tentativo di arresto. Davanti al Municipio si formava una folla di
20 mila persone. A questo punto interveniva l’esercito con carri armati e sparava sulla folla.
Si parla di centinaia di morti. La
protesta poi passava anche nell’altra città della Transilvania,
Arad. Nella giornata di lunedì il
governo rumeno decideva di
chiudere le frontiere.
La situazione è drammatica.
Per questo la nostra redazione
invita le chiese e i singoli a scrivere lettere di protesta, in tono
cortese ma fermo: President Nicolae Ceausescu - Galea Victoriei 49 - Bucarest - Repubblica
socialista di Romania.
Nel prossimo numero pubblicheremo uno scritto del pastore
Toekes ed un articolo sulla situazione sociale, politica e religiosa della Romania.
G. G.
in cui fosse possibile il confronto,
la riflessione e la controinformazione ».
« Abbiamo bisogno
.di tutti »
La chiesa ha favorito l’emorragia di persone dalla RDT? « Le
nostre chiese hanno sempre rilanciato lo stesso slogan: ”wir brauchen ¡eden einzelnen menschen”
(abbiamo bisogno di ogni singola
persona), hanno certamente difeso il diritto di coloro che volevano e vogliono andare in Occidente ed hanno tentato, in mille
diverse situazioni, una "cura d’anime” con coloro che in questi anni
di rigidità comunista sono stati
psicologicamente feriti o distrutti ». Sappiamo che molti hanno
« sognato » l’Occidente anche grazie al fatto che ultimamente i due
terzi della popolazione della RDT
vedevano la TV occidentale.
« Milioni di persone hanno vissuto
— continua Peter — con due volti: uno per il giorno, per il lavoro,
per il partito ed un altro per la
sera davanti alTOecidente, sul piccolo schermo o a riunioni più o
meno grandi in cui si poteva parlare liberamente tirando fuori tutta l’amarezza. Oggi però troviamo
più interessante la nostra televisione perché promuove inchieste,
tavole rotonde, analisi e non sentiamo la necessità di evadere. Eppure molti se ne vanno e altri progettano di andarsene... In effetti la
grande massa si trova oggi tra due
poli: il primo è costituito da comunisti convinti che credono possibile un nuovo partito ed un nuovo socialismo, il secondo è il nucleo dei credenti impegnati che vogliono spendersi per costruire una
nuova società dove trasparenza,
verità, rispetto del prossimo e altri
valori fondamentali siano realtà
viventi. In mezzo c’è una massa
stanca di discorsi ideologici, spesso attratta dal benessere occidentale, desiderosa di libertà formali,
di democrazia. Oggi la stessa parola socialismo nei più provoca la
nausea. A tutt’oggi la rivoluzione
della RDT non è stata violenta.
Sarà la nostra tradizione protestante. certamente l’autodisciplina
è stata notevole. Alcuni membri di
chiesa hanno scelto di svolgere
servizi d’ordine nelle varie manifestazioni, isolando frange che cercavano la provocazione. Abbiamo
presidiato ministeri ed uffici dello
Stato perché non prendesse piede
una giustizia sommaria. Ma non so
se riusciremo sempre a controllare
la rabbia di alcuni. Ci sono inoltre
preoccupanti sussulti xenofobi e
neonazisti, alimentati dai Republikaner, il partito nazionale di destra della Germania Ovest. Occorre mantenere desto lo spirito antifascista ».
Soprattutto, penso io, in un
paese che, girala come vuoi, ha
sostenuto sino a poco più di quarant’anni fa, al 90%, il nazismo.
Politica
ed economia
Qual è la posizione ufficiale della chiesa evangelica in RDT sul
problema dell’unificazione tedesca? « Nei nostri recenti documenti — afferma Peter — sottolineiamo il fatto che la possibile
unità non deve naseere sotto la
spinta drammatica dell’economia;
quest’unità deve crescere nel rispetto delle singole specificità' storico-politiche. Si tratta di un processo che potrebbe anche giungere
all'unità tedesca, ma in nome di
questa unità non vogliamo sacrificare ciò che di positivo questa società ha anche saputo realizzare ».
Quali sono le vostre principali
paure? « Giungere ad una nuova
povertà, alla disoccupazione di
massa; riciclare vecchi ’’quadri”
■anziché esprimere una nuova dirigenza politica, che dovrà scaturire
dalle libere elezioni del 6 maggio 1990; andare a rimorchio della RFT; distruggere la spinta ideale verso una vera società socialista
in nome di un illusorio benessere
materiale ».
Ieri i cristiani erano discriminati, oggi si cercano dei cristiani per
assumere nuove responsabilità politiche. E’ così? « Le chiese evangeliche hanno sempre cercato il
dialogo con tutti. L’opposizione al
regime dentro le chiese è cresciuta
e si è irrobustita durante le pre
ghiere per la pace e nei culti. Oggi
molti ritengono che i cristiani, in
questo paese, siano le persone più
affidabili per girare pagina. Non
vogliamo certo fare una politica
cristiana, ma sviluppare al massimo la dialettica tra chiese e socialismo ». Ma in concreto, nel caos
attuale, cosa bisogna fare? « Occorre preparare al meglio le elezioni politiche e cercare un consenso il più largo possibile tra ciò
che vogliamo buttare via e ciò
che vogliamo valorizzare».
Intanto nella Germania Qvest
nelle chiese evangeliche, tradizionalmente legate alla realtà protestante della RDT, si moltiplicano
le prese di posizione. Peter Beier,
presidente della chiesa evangelica
della Renania (3,5 milioni di membri) commenta: « Accogliamo e
cerchiamo di aiutare chi giunge
tra noi dalla RDT ma occorre aiutare soprattutto chi rimane in
RDT e sta lavorando ad un cambiamento nel quale non vogliamo
interferire. In questo tempo di
grandi sconvolgimenti si rischia di
dimenticare tutte quelle altre migliaia di profughi che giungono
qui da tante altre regioni del mondo in piena povertà ».
Profonde
riforme
Ancora all’Ovest, sul piano
politico, l’intramontabile Willy
Brandt (compie in questi giorni 76
anni) ha riacceso l’entusiasmo dei
socialdemocratici riuniti in congresso a Berlino approfondendo la
sua idea di un’unità tedesca statale di carattere federale.
Lo slogan che Brandt ha lanciato a poche ore dal crollo del
muro: « far crescere insieme ciò
che è fatto per stare insieme » è in
sostanza il rifiuto dell’idea democristiana di Kohl che pone l’alternativa, in bianco e nero, della riunificazione.
Brandt respinge lo stesso termine di ri-unificazione in nome di un
riavvicinamento, di un crescere insieme dal basso nella nuova comunità culturale del dopo-muro. Si
tratta insomma, secondo Brandt,
di ripensare il socialismo in termini complessivi. Nessuno è un
modello per l’altro. L’Est e l’Qvest
hanno entrambi bisogno di profonde riforme nel quadro della
pace e della distensione in Europa. Inizia ora la fase più delicata
della progettazione intertedesca.
Essa dovrà evitare, per quanto
possibile, gli scogli del nazionalismo e che il crollo dello stalinismo non trascini con sé anche
l’ideale socialista di cuf il regime
di Honecker è stata una tragica
caricatura.
11 muro è crollato, tutto è rimesso in discussione. II fiume dei
« Trabant Besitzcrn » (possessori
di Trabant) continua, in mille
inarrestabili rivoli, il proprio corso. La scoperta dell’Qccidente è
appena iniziata. Per molti il sogno
diventa realtà, per altri l’incubo è
appena iniziato: mancano medici
negli ospedali della RDT. tecnici
specializzati, ingegneri... In fondo
la disuguaglianza, vera religione
dell’Qccidente, paga di più. Ma è
proprio vero?
cura di Giuseppe Platone
8
8 obiettivo aperto
r
« Il processo conciliare per la pace, la giustizia e Fintegrità
del creato ha assunto da noi una forma molto concreta. E il periodo
dell’Avvento è per noi più che mai un tempo nel quale
attendiamo la realizzazione delle nostre speranze
sia per la nostra vita spirituale, sia per quella sociale ».
pastore Emanuel Varga
27 novembre 1989
QUANDO LA PARQA
IL PARTITO E LE OPPOSIZIONI
Un paese saggio
Come previsto, la Cecoslovacchia ha finito anch’essa
per « cadere », o se si vuole,
per sollevarsi. E’ il curioso
destino di questo popolo, relativamente atipico rispetto
agli altri deU’Europa. Questo
stato, in effetti, è il solo ad
aver avuto una reale tradizione democratica — socialdemocratica, anche — nel periodo tra le due guerre; un
paese industrializzato in una
parte d’Europa che era agricola, se non feudale.
blematiche. Peraltro, le centinaia di migliaia di persone
escluse dal PC del « dopo ’68 »
potrebbero rappresentare un
serbatoio in cui sarebbe possibile trovare rapidamente i
dirigenti che in breve sarebbero in grado di condurre le
riforme economiche e politiche necessarie.
E tuttavia era questo paese
ad andare a Monaco, allorché
si andava a « morire per Danzica ». Ultimo paese ad entrare, nel febbraio 1948, nell’orbita sovietica, ma solo paese
del futuro- Patto di Varsavia
in cui i comunisti abbiano totalizzato un risultato più che
onorevole alle ultime elezioni
libere, nell’immediato dopoguerra (quasi il 40%).
Il ritardo della democratizzazione si può comprendere
a partire dalla storia della
Cecoslovacchia, dalla riforma
hussita fino alla primavera di
Praga. Spesso « iniziatori » di
pregresso, i cechi e gli slovacchi hanno anche dovuto
subire delle « normalizzazioni » efficaci a cui hanno poco
potuto per resistere, chiudendo il paese in una sclerosi
spesso lunga.
E poi c’è la posizione geografica, al centro dell’Europa.
Così si spiega l’interesse
che ha suscitato, e da qui deriva anche la prudenza tipica
del suo popolo. Da questa
sclerosi e neirimitazicne dei
più immediati vicini, Ungheria e Polonia, e sicuramente
sotto la spinta di Mosca, i
cechi cercano ora di uscire
allo scoperto. Ma, a differenza degli altri pqesi, sembra
che, all’interno del partito,
non esista nessuna forza realmente riformatrice, e che il
peso dell’apparato staliniano
si faccia ancora sentire considerevolmente. Da questo
punto di vista, la situazione
dei partiti ceco e tedescoorientale è simile, e l’avvenire politico dei vari Urbanek e Adamec potrà essere
simile a quello di Egon
Krentz.
Ma, e questa è una particolarità, ci sono anche dei potenziali dirigenti del paese,
che hanno avuto esperienza
dell’esercizio del potere. Se
i vecchi leader della primavera di Praga — come Dubcek — hanno un’innegabile
popolarità, essi costituiranno piuttosto delle figure em
Inoltre la Cecoslovacchia
ha )Un innegabile vantaggio
sugli altri paesi del Patto:
la sua situazione economica.
Per compensare il peso che
gravò sulla nazione dopo l’intervento del ’68, le autorità
che guidarono la normalizzazione hanno consentito uno
sviluppo economico che ancor oggi dà ai cechi il livello
di vita meno basso di tutto
il sistema. Una nuova riforma
economica è stata lanciata
nel 1987; non seguita però
da misure politiche, ha tuttavia permesso di evitare il
crollo economico che ha caratterizzato gli altri paesi
dell’Est.
Malgrado l’handicap politico, e questo vantaggio economico, le nuove autorità di
Praga hanno cercato di riguadagnare il tempo perduto adottando una serie di misure politiche che andassero
nel senso della democratizzazione: abbandono del ruolo
dirigente del PC come è scritto nella Costituzione; riconoscimento della natura « inadeguata » (sic) dell’intervento
del Patto nel 1968; apertura
della cortina di ferro, e, come altrove, organizzazione di
libere elezioni.
Su quest’ultimo punto ci si
può chiedere quale sia la rappresentatività del Forum civico oggi. Perché, se è una
emanazione di « Charta ’77 »,
quest’ultima, per efficace che
sia stata nel far conoscere
le posizioni dell’opposizione
all’estero, è rimasta tuttavia
circoscritta a una minoranza
di intellettuali di ambiente
urbano.
Come in Ungheria o nella
DDR, e a differenza della Polonia, le forze democratiche
non hanno interesse a vedere
svolgersi libere elezioni troppo rapidamente. Si tratta
prima di tutto, per queste
forze, di farsi conoscere, e
di far conoscere il proprio
programma.
Qualunque sarà l’avvenire
del processo di democratizzazione nell’Europa centrale, è
verosimile che la Cecoslovacchia continuerà ad essere un
« paese saggio ».
Jean Christophe Römer
Da sin. Alexander Duhcek e Vaclav Havel.
Praga si è trasformata in un gigantesco « forum » permanente, si fanno ciliare docur
fare e quelle che già erano avviate - Le aspettative dei giovani e la magjiprudenz
delle chiese nella gestione del movimento di opposizione - Attraverso iljogo, tutti !
In pochi giorni muri, vetrine,
stazioni di metropolitana si sono
ricoperti di volantini, manifesti,
bandiere, candele, simboli di speranza. La libera espressione ha
trovato vari mezzi: un volantino
incollato su una tavola, un manifesto colorato su una panchina,
bandierine fatte con i manici di
scopa. L’immaginazione dei praghesi ha trasformato in pochi giorni la città in un gigantesco « forum » permanente, una comunicazione che circola ad ogni istante, gruppi che discutono all’angolo, fogli che passano di mano in
mano... un’esplosione di parole
come se si dovesse ricuperare il
tempo perduto dal ’68 ad oggi.
La parola è nelle strade, alle strade.
Riforme economiche
La Cecoslovacchia è, fra i paesi
dell’Est, quello con il minor carico
di debiti. Il consumo corrente trova quasi tutto, anche se la scelta
è limitata e la qualità non sopraffina. Si fa la coda per comprare la
frutta, ma niente a che vedere
con la Polonia. Non ci sono scaffali vuoti.
E tuttavia resta molto da fare,
per l’economia, per renderla competitiva. Bisogna formare il personale: il paese scarseggia di mand*
doperà, specie se qualificata, in
migliaia se ne sono andati negli
ultimi 40 anni. In molti devono fare gli straordinari. Poi bisogna
motivare i lavoratori: attualmente
i salari, che pure variano secondo
merito e competenza, danno giusto giusto la possibilità di sopravvivere. Un’auto media corrisponde a cinque anni di salario.
Cosciente di questi problemi, il
/ protagonisti della rivoluzione comunista: dove finiranno i « busti
ingombranti »?
governo aveva avviato da un anno alcune riforme economiche: innanzitutto la decentralizzazione
delle decisioni (ogni impresa è ormai libera di assumere chi vuole
e di trattare anche con altri paesi
senza più passare per lo stato).
Inoltre era prevista la democratizzazione delle imprese: le decisioni
dovranno essere prese in comune
dai rappresentanti dei sindacati e
dalla direzione, e il responsabile
dell’impresa sarà eletto dagli impiegati.
Tutta la strategia del partito
sembra consistere nell’offrire spazi per il dialogo all’interno delle
proprie organizzazioni, ma nel
corso degli anni il partito stesso
ha perso di credibilità, tanto presso i giovani quanto presso le altre generazioni.
I giovani non erano ancora nati nel ’68, dunque hanno vissuto
SCHEDA
1 protestanti in Cecoslovacchia
La memoria dei protestanti cecoslovacchi è profondamente segnata dalla rivolta di Jan Hus.
Predicatore a Praga dal 1403,
denuncia gli abusi della chiesa,
e rivendica la liberazione del
popolo ceco (gli abitanti della
Boemia) dalla dominazione tedesca. Arrestato al suo arrivo al
Concilio di Costanza, dove avrebbe dovuto sostenere le sue
ragioni, è condannato e bruciato
vivo il 6 luglio 1415. I suoi discepoli, gli bussiti, organizzano
la rivolta. Bande armate attraversarono il paese, e gli bussiti
resisteranno quasi vent’anni prima di essere vinti e dispersi, nel
1434. Il prezzo pagato da questo tentativo di Riforma medievale saranno 300 anni di oppressione e di dominazione cattolica, dal 1620 religione di stato
per volere degli Asburgo. La
Boemia protestante si trova a
subire il giogo della Controriforma.
E’ solo nel 1720 che la tolleranza religiosa fu stabilita, e ancora lo fu solo per la tradizione riformata e luterana. Bisognerà aspettare il 1918 e l’indipendenza della Cecoslovacchia
perché possa rinascere la Chiesa
hussita, come reazione verso
Roma (un po’ come l’anglicane
simo, tra cattolicesimo e protestantesimo).
Paradossalmente è l’arrivo dei
comunisti al potere, nel 1946, a
mettere le chiese su un piano
di parità: i pastori e i preti sono nominati e pagati dallo stato, Attaccate dallo stalinismo,
le chiese hanno aperto le loro
porte per qualche mese nel
1968, e si sono poi richiuse fino
ad oggi.
La storia delle chiese protestanti ceche, minoritarie (circa
il 5% della popolazione, è quindi tutta fatta di resistenza, prima alla dominazione cattolica,
poi a quella comunista.
La preoccupazione fondamentale di queste chiese, molto isolate, è dunque stata quella di
sopravvivere, di proteggere la
tradizione, di essere una fortezza della fede. Esse non hanno
mai cercato di contribuire, in
quanto fenomeno sociologico,
all’evoluzione della società e della vita politica. Anche oggi, non
ci si può aspettare che esse escano dalla loro riserva, con
qualche eccezione, come la Chiesa dei fratelli cechi, riformati.
Sulle 20 chiese che il paese
conta, 11 sono unite in un Consiglio ecumenico. Le più importanti sono: la Chiesa hussita
(500.000 membri), le Chiese lu
terane (300.000), le Chiese riformate, la Chiesa ortodossa, che
per il 90% si trova nell’est della
Slovacchia. Il ruolo del Consiglio è soprattutto di essere un
luogo d’incontro dei responsabili delle chiese, e di favorire
i contatti tra di loro. Esso prevede due dipartimenti, sulle donne e sui giovani. Altri sono previsti, come quello sull’ecologia
(la (Ìecoslovacchia è una nazione
molto inquinata dall’industria) e
sulla diaconia. A questo proposito Va detto che nel 1948 tutte
le opere sociali sono state prese
in carico dallo Stato. La diaconia si è allora rivolta ai bisogni interni alle parrocchie. Oggi,
esse guardano al di là delle proprie frontiere, e lo Stato constata che non può gravarsi di tutto.
Due zone di intervento restano
accessibili alle chiese, in collaborazione con lo Stato: la droga e l’alcool.
Il nuovo segretario generale
del Consiglio ecumenico delle
chiese cecoslovacche, Pavel Vychopen, in carica da settembre,
ritiene che l’avvenire sarà dei
movimenti usciti dalle chiese,
che prenderanno rilevanza nella
società. Questo impegno sarà
necessario alle chiese protestanti, se esse non vorranno chiudersi in un ghetto spirituale.
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COME CAMBIA LA CECOSLOVACCHIA
RILA E’ NELLE PIAZZE
anno ciliare documenti, si disegnano le proprie idee - Le riforme economiche da
la ma|eprudenza di chi ha avuto esperienze di altri governi prima del ’68 - Il peso
arso iljogo, tutti si muovono alla ricerca di una nuova ipotesi politica per il paese
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solo gli « anni bui »; ma i genitori
hanno parlato loro di libertà, e
loro oggi si sfogano, con grande
spontaneità, ma anche con poca
maturità politica. Vogliono tutto e
subito: pluralismo, libere elezioni, meno esercito e meno polizia.
Vogliono una società socialista, o
un modello di tipo capitalista? Per
loro la questione non sta in questi
termini. Non hanno esperienze
positive con il comunismo, e tuttavia solo il 20% tra loro è contrario al modello socialista. E’
sul ruolo e sul funzionamento del
partito, e sugli uomini coinvolti,
che portano le loro richieste. E’
perché il sogno del ’68 non è ancora morto, e Dubcek è ancora
molto popolare.
D’altra parte, chi ha più di 60
anni ha conosciuto l’economia liberale prima della guerra, ha conosciuto l’abbandono in cui rimase la Cecoslovacchia nel 1938. Fu
l’Unione Sovietica, nel liberare poi la Cecoslovacchia, a ridarle
la possibilità di sopravvivere. Ed
oggi non è facile rimettere tutto in
questione: un lavoro, cure e assistenza praticamente gratuite, affitti popolari, studi pagati.
Più sensibili ai richiami occidentali sono le generazioni di mezzo: educate secondo il partito, si
infischiano dell’ideologia, non si
fidano, nascondono sotto il cappotto il listino prezzi dei supermercati della Germania Ovest. Fianco a fianco vivono generazioni
molto diverse, con attese diverse,
e se esse si confrontano, molto si
deve all’azione delle organizzazioni. « Forum civico », creato il 22
novembre sulla scorta dell’esperienza degli intellettuali di « Charta ’77 », con Vaclav Havel e lo
stesso Dubcek, si è finora posto
come interlocutore rappresentativo per il dialogo con il partito
comunista.
Il partito socialista, un tempo
satellite di quello comunista, ne
ha preso le distanze: dal suo balcone, in piazza Venceslao, si svolgevano i discorsi alla folla che
manifestava.
Le chiese, contrariamente alla
DDR e alla Polonia, sono minoritarie. La Cecoslovacchia è fondamentalmente atea. La Chiesa cattolica rappresenta circa il 25%
della popolazione, e potrebbe avere un peso considerevole nell’opposizione.
La maggior parte dei protestanti, che con gli ortodossi arrivano ad un 7% della popolazione,
non è pronta a buttarsi nella politica. Chiese che hanno dovuto
garantirsi la sopravvivenza, sono
rimaste conservatrici dal punto di
vista teologico. Tuttavia è nelle
file della Chiesa dei fratelli moravi che si sviluppa una certa adesione al movimento di protesta.
Il dialogo nella
lotta
La parola che oggi catalizza tutte le speranze in Cecoslovacchia è
dialogo. Un dialogo vero, che
prenda sul serio tutte le componenti della società, comunisti compresi.
Ciò che era solo rivolta degli
studenti è diventato movimento di
tutto il popolo. L’economia cecoslovacca è abbastanza forte per
Una delle manifestazioni che nello scorso novembre hanno contribuito a sconvolgere l’assetto dell’Est.
sopportare cambiamenti politici
profondi. Tra economia centralizzata e liberalismo, una terza via
può essere possibile? Solo la democrazia permetterà di avanzare
su questa strada: e un dialogo se
INTERROGATIVI PER IL FUTURO
La festa e la politica
Il parere di uno storico dissidente sui limiti del movimento e dei rinnovatori del partito
Le cause della rivolta attuale
sono da ricercare soprattutto
nella miseria morale ed etico-politica del popolo dopo il 1968.
Uomini e donne per troppo ternpo umiliati e che si erano umiliati da se stessi a causa della
loro ipocrisia sono scesi in piazza sempre più numerosi. Anche
gli slovacchi, l’altro popolo della Cecoslovacchia, hanno cessato
di essere passivi. Prima si mobilitavano solo in occasione di
qualche processione organizzata
dalla Chiesa cattolica. Oggi la
lotta contro il monopolio del potere comunista unifica i due popoli che formano lo stato cecoslovacco.
« Rivolta della vergogna », dunque, di quella vergogna che secondo Karl Marx « trasforma il
popolo in un leone pronto ad
aggredire ».
Ma quale dinamica politica può
nascere? L’impegno morale non
crea nuove strutture politiche e
istituzionali.
Tutte le analisi concordano nel
definire molto debole la corrente riformatrice del partito comunista cecoslovacco e si parla di
« comunisti riformatori potenziali ». Ma sono riformatori delTultima ora.
I vecchi comunisti esclusi dal
partito, come Dubcek, sono per
l’appunto anziani e i discorsi
che essi tengono lo provano.
Ma i comunisti del 1968 sa
rio tra i componenti del paese ne
è la condizione. Anche se questo richiederà del tempo, non c’è
altra via d’uscita per questo popolo.
Didier Crouzet
LA POSTA IN GIOCO
Un socialismo
dal volto umano?
Da quando è stato aperto il muro di Berlino i
paesi occidentali sono in
trionfo: finalmente la libertà ha vinto. Il comunismo vacilla, è già crollato
in Polonia e Ungheria, presto sarà la volta di Germania Est e Cecoslovacchia. E, a braccia aperte,
si accolgono gli « aspiranti alla libertà». E si gioisce
che questi paesi si rivolgano a Ovest, ci si compiace
di sognare intorno ad una
Europa unita.
Ma unita intorno a che?
La risposta è chiara: intorno alla legge del mercato e della concorrenza,
dunque la legge del piùforte. Si può ancora gioire
conoscendo tutti i misfatti
e i guasti umani prodotti
dal liberalismo economico, anche quando esso si è
tinto di socialdemocrazia?
La libertà è da noi un fatto relativo. Economia libera significa molto spesso che essa è libera da qualunque controllo, quindi è
votata alla volontà del più
ricco e potente. Libero
mercato e un mercato libero da ogni forma di democrazia.
No, noi, paesi capitalisti, non possiamo porci
come modelli per i nostri
fratelli dell’Est.
Al contrario, abbiamo
noi bisogno di loro. Non
abbiamo nulla da guadagnare dalla morte degli
stati socialisti. Se essi spa
riscono, chi ci darà la nostra immagine? Chi sfiderà il sistema capitalista?
E’ accettabile l’idea che il
comunismo fosse un accidente della storia e il capitalismo la forma più
naturale dell’ economia?
La natura è alle volte viziosa e necessita di essere
padroneggiata a profitto
dell’uomo.
Vediamo le cose come
stanno: il capitalismo sembra aver vinto. Ma « la vittoria non è prova della verità », diceva D. Bonhoeffer. Allora, incoraggiamo i
cambiamenti in corso nei
paesi dell’Est per una
maggiore democrazia, ma
non cerchiamo di « ricuperarli » nel nostro sistema.
Lasciamo loro l’opportunità di costruirsi un socialismo « dal volto umano »;
l’hanno forse veramente
avuta, quando dovettero
costruirsi sotto la pressione ideologica e economica
esercitata con forza dai
paesi occidentali?
Così come l’inquisizione
e i crimini della cristianità
non hanno portato a una
condanna del cristianesimo, allo stesso modo il
socialismo non può essere
condannato in base allo
stalinismo e ai misfatti
compiuti dal comunismo.
La sopravvivenza e il buon
esito degli stati socialisti
in Europa è anche un’opportunità per noi tutti.
D. C.
CHIESE PROTESTANTI E STATO
ranno reintegrati nel partito e
rappresenteranno l’apertura comunista ai senza partito? Sono
le domande di oggi.
DalTaltra parte gli oppositori
cominciano ad interrogarsi sulla
loro debolezza sociale. Non sono riusciti a creare organizzazioni paragonabili al Neues Forum
tedesco o a Solidamosc polacco.
Restano gruppi ristretti.
Quando la festa nella piazza
finirà, si constaterà che essa lascerà un vuoto. Un vuoto originato dalla fine del regime autoritario che lascerà spazio alla
transizione verso la democrazia.
Un vuoto che si offre a tutti i
« tecnici » del potere. Il drammaturgo o il cantante rock possono aprire la breccia, dominare la festa, ma non rimpiazzare
la politica.
Tre elementi saranno decisivi
per il futuro politico:
1) l’impegno dei giovani. Potrebbero essere i portatori di
una nuova cultura politica;
2) l’impegno degli operai. Erano i grandi assenti della primavera del ’68 e oggi invece i loro
comitati di sciopero sembrano
voler andare fino in fondo;
3) il ruolo degli slovacchi. La
divisione con i cechi è sempre
stata Un punto di forza del potere. Il persistere di queste divisioni può causare un esito tragico di questo movimento.
Karel Bartosek
La riunione di Brno
Il 27 novembre i rappresentanti di tutte le chiese cristiane cecoslovacche si sono ritrovati a Brno,
per esaminare la nuova situazione. L’incontro è stato presieduto
da Joseph Hromadka, un pastore
della Chiesa dei fratelli moravi.
Al termine dell’incontro sono
state rese note le posizioni delle
chiese, le quali ritengono urgente impegnarsi nel processo di
rinnovamento della società. In altri termini le chiese hanno in un
certo senso ratificato quanto di
fatto già avveniva per le strade e
le piazze, dove studenti in teologia
e membri di chiesa prendevano
parte attiva alle manifestazioni. Significativamente, però, le chiese
hanno anche riconosciuto di
« aver taciuto per troppo tempo »
e di « avere fatto parte integrante
di una società malata ».
Per quanto riguarda il futuro,
le chiese si sono dichiarate favorevoli ad elezioni libere, ad un
nuovo Parlamento, all’abbandono
del monopolio da parte del partito comunista. Hanno inoltre chiesto una nuova Costituzione che garantisca i diritti dell’uomo. Una
nuova società democratica deve
essere fondata sui principi delle
libertà individuali e dell’uguaglianza di diritto di tutti i gruppi
componenti la società stessa, e le
chiese devono essere indipendenti
ed avere libertà di stampa.
Le chiese hanno chiesto anche libertà di esercitare attività
di assistenza sociale e garanzie costituzionali relative alla libertà religiosa.
Per quanto riguarda il controllo dello stato, hanno chiesto la
soppressione del « segretariato per
gli affari religiosi », l’organo che
ha fino a questo momento esercitato un rigido controllo sulle attività delle chiese. Le chiese hanno
anche chiesto l’abolizione dell’autorizzazione governativa, necessaria per esercitare il ministero pastorale. 1 cattolici, dal canto loro,
hanno chiesto finanziamenti per
poter ricostruire i monasteri.
Vladimir lanku, il segretario degli affari religiosi, presente all’incontro di Brno, ha dato ampie assicurazioni che non si procederà
alla revisione della legislazione in
materia religiosa senza consultare le chiese.
L. D.
1
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10
ecumenismo
22 dicembre 1989
LA PROSSIMA ASSEMBLEA ECUMENICA
EL SALVADOR
Disimpegno
cattolico a Seoul
Dopo il ’’successo” di Basilea una battuta d’arresto nel cammino
dei dialogo ecumenico - Partecipazione ma senza responsabilità
In una dichiarazione alla stampa il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, pastore Emilio Castro, ha reso nota
la risposta del Vaticano riguardante la partecipazione della chiesa cattolica all'incontro di Seoul
in programma per il prossimo
marzo. Il Consiglio ecumenico
aveva proposto alla chiesa cattolica di essere co-invitante dell’incontro, che vedrà la partecipazione
di tutte le chiese sui tre temi della
giustizia, pace, integrità del creato
(JPIC). La chiesa cattolica, è bene
ricordarlo, s’era già impegnata fin
dall’inizio nel lavoro di preparazione con sei esperti, guidati da
Nicolas Buttet.
La lettera con la quale la chiesa
cattolica declina l’invito di inviare
50 suoi delegati a Seoul porta la
firma del cardinale Roger Etchegaray, presidente della commissione pontificia Justitia et Pax, e del
cardinale Johannes Willebrands,
quando era ancora presidente della commissione per la promozione
dell’unità dei cristiani.
Ora i cattolici saranno presenti
a Seoul con 20 delegati con voce
solo consultiva; quindi le decisioni che saranno prese in quella sede non riguarderanno le chiese
cattoliche.
Delegati all'assemblea di Basilea.
Nel comunicato Emilio Castro
mantiene un tono molto pacato,
ma sembra di cogliere tra le righe
un senso di delusione per la chiusura che in questo modo la chiesa
cattolica manifesta.
In effetti, dopo il successo dell’assemblea ecumenica europea,
tenutasi a Basilea nel maggio scorso, dove cattolici, protestanti, ortodossi erano stati insieme, questa
risposta del Vaticano può apparire come una battuta d’arresto nella via del dialogo; di certo il peso
delle dichiarazioni di Seoul è in
parte pregiudicato.
Ma la risposta del 'Vaticano
non arriva del tutto imprevista.
Già a Basilea il card. Martini, in
un incontro con la stampa, aveva
dichiarato che il Vaticano non
poteva decidere a nome e per conto delle singole conferenze episcopali la partecipazione all’assemblea di Seoul. Ed infatti la partecipazione cattolica a Basilea era
stata resa possibile grazie al fatto
che le singole conferenze episcopali europee sono unite in un
«Consiglio». Ma non è così in
altri continenti.
Si giunge così ad un assurdo
(vedendo le cose da un punto di
vista esterno alla chiesa cattolica)
che una struttura gerarchica, piramidale, non può dialogare con
4 anni
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Le chiese nel mirino
L’assassinio dei 6 gesuiti è frutto della violenza programmata contro le comunità cristiane
Profonda impressione ed orrore ha suscitato alcune settimane fa la notizia dell’assassinio
a San Salvador di sei gesuiti e
di altre due persone, compiuto
con vile ferocia. Le vittime, tra
cui il direttore dell’istituto per
i diritti umani, prima di essere
uccise sono state barbaramente
torturate da uomini in uniforme. Governo e forze armate salvadoregne hanno negato qualsiasi coinvolgimento con l’episodio,
ma senza convincere l’opinione
pubblica.
in un messaggio indirizzato al
presidente del Salvador, Alfredo
Ciistiani, il pastore Emilio Castro, segretario del Consiglio ecumenico delle chiese, ha scritto;
« Le pallottole mortali che hanno traforato il corpo, ma non
lo spirito, di mons. Oscar A. Remerò hanno oggi abbattuto sei
preti della comunità gesuita e
due donne volontarie.
Disapproviamo e condanniamo
questi atti vilmente perpetrati
contro persone rispettate ed amate, che s’erano impegnate attivamente per promuovere la giustizia, portare la conoscenza universitaria ai più alti livelli e a
difendere, prima di tutto, il popolo di Dio ed in particolare i
poveri.
Oggi — e in questo stesso momento — migliaia di civili salvadoregni sono uccisi o storpiati da armi moderne, usate indiscriminatamente con attacchi aerei o con armi poste al suolo.
Questo genocidio è altrettanto
inaccettabile quanto l’assassinio
di preti e laici, compiuto durante la notte, in segreto.
Domandiamo con forza al suo
governo di tradurre in tribunale i responsabili di questi crimini. Domandiamo inoltre al suo
governo e al FLN Farabundo
Marti di cessare le ostilità, e di
facilitare l'azione della Croce
Rossa, quella delle chiese e degli altri organismi umanitari che
danno un’assistenza vitale alla
popolazione ».
Ma non solo la chiesa cattolica è oggetto di violenza. Il vescovo luterano, Medardo Gomez,
ha dovuto abbandonare il paese, lo scorso 25 novembre. La
maggior parte delle chiese metodiste, anglicane, battiste sono
chiuse. Salvador Ibarra, un avvocato responsabile di un centro di aiuto legale organizzato
dalla chiesa luterana, è stato arrestato e ha iniziato uno sciopei'o della fame. Tra gli arrestati figurano anche il direttore e
sua moglie ed un altro responsabile del programma di servizio sociale della chiesa anglicana. Molti collaboratori stranieri
sono stati espulsi. Un centro di
accoglienza, dove avevano trovato rifugio 200 persone, è stato
chiuso. Gli uffici del comitato
centrale dei mennoniti sono stati devastati e saccheggiati. Una
sorte analoga è toccata a quelli
della chiesa battista.
L. D.
SUDAN
altre realtà. La questione ovviamente è molto delicata e la sua
soluzione non può essere trovata
se non all’interno stesso della chiesa cattolica. E’ auspicabile che
una soluzione sia trovata quanto
prima, perché la questione della
pace non può attendere. « Il tempo stringe », dice von 'Weizsäcker;
ed è vero. Tante barriere sono cadute in questi ultimi tempi, tante
cose si sono sbloccate. Non è pensabile che la questione del primato papale e la rigidità della struttura cattolica passino prima della
pace, della giustizia, della salvaguardia del creato.
Luciano Deodato
AZIONE APOSTOLICA
Crescono i rifugiati
Dal 10 al 14 novembre si è
svolto a Roma, presso la Casa
valdese, un incontro di lavoro
tra i membri dell’Azione apostolica comune (AAC) ed una delegazione della Comunità evangelica di azione apostolica
(CE'VAA), di cui faceva parte il
Segretario generale, pastore Samuel Ada. Questo incontro —
che si svolge regolarmente ogni
anno da quando ha avuto inizio,
nell’ottobre 1985, il lavoro a favore degli immigrati di lingua
francese — ha lo scopo di accompagnare e stimolare gli operatori in questo campo nello
.sviluppo di questa iniziativa della chiesa valdese, che per un certo periodo verrà sostenuta dalla CEVAA.
L’AAC, nella quale operano in
équipe il pastore Bony Edzavé,
della chiesa evangelica del Togo,
e Lucilla Tron, diacono della
chiesa valdese, può oggi essere
considerata come una realtà importante nell’ambito dell’impegno delle chiese evangeliche per
l’accoglienza degli stranieri.
(ncv)
Su invito del Consiglio ecumenico delle chiese (CEO la
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha partecipato all’incontro annuale delle chiese del Sudan per coordinare gli aiuti delle chiese europee ed americane. L’incontro si
è svolto a Khartoum dal 31 ottobre al 4 novembre. Al pastore
Giorgio Girardet, che ha visitato i campi dei rifugiati e ha partecipato all’incontro, abbiamo
chiesto alcune impressioni.
Il Sudan — ci ha detto Girardet — è un paese in cui le contraddizioni del Terzo Mondo
emergono in modo drammatico.
Potrebbe essere uno dei paesi
africani più ricchi se fossero
messe a coltura le terre lasciate incolte dai grandi latifondisti,
e invece è uno dei più poveri.
Una maggioranza islamica impone la sua legge a quasi metà
del paese, discriminando il sud,
africano e in gran parte cristiano. Ed ecco, come conseguenza,
quattro anni di guerra civile e
un’immensa ondata di profughi.
Nella sola capitale, la grande
Khartoum, ve ne sono oltre un
milione e mezzo. Difficile è la
situazione delle chiese cristiane,
divise fra il sud in guerra e i
profughi dispersi in tutto l’immenso paese, ai quali si sono
aggiunti centinaia di migliaia di
profughi dalla vicina Etiopia. Le
chiese evangeliche del Nordamerica, di Inghilterra, Germania,
Olanda e dei paesi scandinavi
forniscono mezzi ingenti per
sostenere le chiese in un’opera
di as.sistenza a vasto raggio, come assistenza alimentare, sanitaria e sociale, con iniziative di
sviluppo anche a favore delle
popolazioni musulmane. In parallelo la Caritas svolge un’azione analoga in favore dei cattolici sudanesi.
Di questo dramma — ha concluso il pastore Girardet — ben
pochi sono al corrente in Italia.
Eppure nel Sudan si concentrano i problemi e le contraddizio
ni di gran parte dei paesi detti
in via di sviluppo, e in particolare del rapporto, scottante, tra
musulmani e cristiani là dove
i cristiani sono in minoranza.
(nev)
MIR
70 anni
I settanta anni del Movimento
internazionale della riconciliazione (MIR) sono stati celebrati a
Roma con un convegno che ha
avuto luogo il 18-19 novembre
presso la Facoltà valdese di teologia. Nel convegno sono stati
ricordati la nascita del MIR, la
sua espansione a livello mondiale, i suoi impegni, la sua presenza in Italia.
II MIR (in inglese; International Fellowship of Reconciliation,
IFOR) si presenta come un movimento formato da persone che
sono state mosse dalla loro fede
a impegnarsi per la non violenza
come modo di vita e come strumento di cambiamento personale, sociale e politico. Il movimento ha avuto i suoi primi inizi in
Gran Bretagna e in Germania allo scoppio della prima guerra
mondiale ed è divenuto internazionale nel 1919. I contatti con
Gandhi sono stati costanti e oggi,
oltre che protestanti e cattolici,
appartengono al MIR anche
membri di altre religioni, come
buddisti e indù.
Il MIR italiano è stato fondato
nel 1952 dai pastori valdesi Tullio 'Vinay e Carlo Lupo e oggi
promuove impegni in vari settori, come gli studi sulla medicina non violenta, I’agriccltura
biologica, l’obiezione di coscienza e l’obiezione fiscale, in vista
della realizzazione di una società non violenta. (ncv)
11
r
i
22 dicembre 1989
vita delle chiese 11
LA TAVOLA INFORMA
Il 740 del
maggio prossimo
Sarà proposta ai membri di chiesa un’ampia informazione sui meccanismi che regolano 1’« otto per mille » - Le opere e le ristrutturazioni
Ospitata con la consueta generosa accoglienza dalla chiesa di
via Porro Lambertenghi, la Tavola ha tenuto a Milano le sue
ultime sedute dell’anno nei giorni 24 dicembre, spendendo piacevolmente le pause dei suoi lavori nel bazar locale, aperto durante l’intero vveek-end.
Rapporti
con lo stato
Da una approfondita discussione è emerso un piano di lavoro —
riordinato dopo che la riunione
autunnale della Commissione
chiesa-stato non ha potuto aver
luogo — sul tema dei rapporti
con lo stato. Tenendo conto del
diffuso disagio sulla questione
deH’8 per mille, di informazioni
lacunose in proposito, dell’imminente scadenza tributaria che per
la prima volta proporrà ai contribuenti la scelta relativa, la Tavola curerà un’informazione attraverso canali interni (circolare
e questo settimanale) e possibilmente esterni (un quotidiano).
Defìscalizzazione
D’altra parte la Tavola, con
rapporto della Commissione,
porterà avanti l’attuazione dell’atto 37/SI/88 che richiede un
progetto di rapporti finanziari
con lo stato comprensivo anche
di una ipotesi di defiscalizzazione
( detraibilità dalla denuncia dei
redditi delle offerte fatte alla
chiesa). Questo progetto — di
cui sono state gettate le basi durante l’anno passato, ma che non
è stato ultimato a causa dell’urgenza con cui si è dovuto procedere a impostare il riordino fiscale — è al centro del lavoro di
quest’anno della Commissione e
sarà presentato al prossimo Sinodo. Esso si situa comunque in
un contesto più ampio; quello
dell’esame dell’Intesa in vista della scadenza decennale (1994) prevista per la sua eventuale revisione.
Riordino fiscale
Opere
Villa Olanda: sono allo studio le iniziative relative al suo futuro.
l’invio di un pastore: non solo
per contribuire al rilancio del
Centro, ma anche per consolidare in una iniziativa ecclesiasticoevangelistica i frutti di una testimonianza evangelica ventennale.
Villa Olanda
La Tavola ha anche ricevuto
informazione di come la Commissione finanziaria sta sviluppando le linee del riordino fiscale
delle opere (atti 50 e 51/SI/89):
ha ratificato la costituzione di
un ufficio fiscale con sede a Torre Penice (per quest’anno con limitati compiti di rilevamento,
basato sull’offerta di un anno di
lavoro volontario da parte di un
fratello di Massa) e il rapporto
di consulenza con lo studio
OCRA di Genova, che già durante l’anno ’88-89 ha reso possibile
un decisivo passo avanti in questo campo. Una circolare esplicativa alle opere è prevista entro
la fine dell’anno.
A proposito di Villa Olanda il
vicemcderatore ha riferito su
incontri con la Comunità montana - USSL 43 (a cui ha partecipato anche il moderatore) e con
i sindacati per discutere i problemi della corhunità terapeutica
ospitata da Villa Olanda e del
personale della casa connessi alla chiusura, prevista per la fine
del 1990. La Tavola attende comunque i risultati dell’indagine
svolta da un gruppo di amici di
Villa Olanda sulla possibilità di
raccogliere fondi sufficienti per
la ristrutturazione e l’acquisto
della casa. Per parte sua, la Tavola ha ribadito l’impossibilità
di procedere ad un adeguamento
alle nuove normative, che richiederebbe una completa ristrutturazione interna, e la necessità
di concentrare su un istituto (il
Rifugio) l’impegno di diaconia
per i meno abbienti della nostra
chiesa.
Servizio cristiano
gli 11/12 del conto economico ’89
esaminate durante le sedute, la
Tavola resta... col fiato sospeso.
Da una parte il ritardo delle contribuzioni è aumentato dalla fine
di ottobre; dall’altro — mai come quest’anno — diverse chiese
hanno raggiunto la meta del
proprio impegno già a fine novembre (alcune perfino da fine
ottobre). Se queste chiese, e le
altre che via via raggiungeranno
la meta, si fermeranno proprio
nel mese in cui maggiori sono le
offerte, andremo incontro ad un
considerevole deficit. Se invece
le chiese canalizzeranno la generosità dei membri (che quest’anno sembra stia dando una prima
risposta, seppur parziale, alla
« campagna delle 3P ») senza premere sul freno, arriveremo senza problemi alla copertura del
preventivo globale, colmando il
considerevole scarto esistente tra
gli impegni delle chiese e le richieste della Tavola (quasi 1(K)
milioni) e facendo fronte al persistente calo dei doni dall’estero.
In collaborazione con la Commissione finanziaria la Tavola
sta intanto predisponendo ulteriore materiale informativo sulle
finanze, in modo da incrementare la campagna per una contribuzione personale, periodica e proporzionale al reddito.
Altre informazioni sono state
ricevute sulla costituzione di un
nuovo gruppo per il Servizio cristiano di Riesi che procede con
prospettive interessanti, ma anche con persistenti difficoltà nella ricerca di un’assistente sociale
e di un responsabile per il centro
agricolo.
Lavori in corso
Casa valdese di Roma
La Tavola si è occupata di alcune opere in particolare. Una
serata, domenica 3, è stata dedicata a Cinisello ad un incontro
con il Centro .1. Lombardini. Nel
corso di un intenso dibattito la
Tavola ha preso conoscenza delle
difficoltà attuali (minore forza
attrattiva del progetto, ma soprattutto — qui come altrove —
crisi del modello comunitario) e
ha riconosciuto la necessità del
Per la Casa valdese di Roma,
mentre proseguono i lavori di ristrutturazione finanziati in massima parte dalla Chiesa della Renania, è giunto il momento dell’atto di donazione (7 dicembre),
a seguito del quale la Tavola
stipulerà un contratto di comodato con TAssociazicne protestante per l’interscambio culturale e religioso (API) che dall’inizio di quest’anno svolge l’attività di pensione nell’immobile
che ora entra in possesso della
Tavola valdese.
Campagna delle 3P
Sulla base delle risultanze de
CORRISPONDENZE
Donne creative
TERNI — In occasione della
giornata di solidarietà delle chiese con le donne si è tenuto, il 10
dicembre scorso, un incontro fra
le chiese di Terni, Forano Sabino e quella metodista di lingua
inglese di Roma. La giornata si è
aperta con un culto totalmente
gestito dalle donne, avente come
tema « Il ruolo e la presenza femminile nella vita religiosa, sociale e politica nel nostro tempo ».
Le donne, è stato detto, sono
portatrici di un patrimonio di
idee, di energie, di intelligenza e
di creatività necessario ed utile
per la crescita e lo sviluppo armonico di una società nuova,
senza discriminazioni, fondata
sull’amore insegnato da Gesù.
Esse debbono avere la possibilità di manifestare la loro personalità e le loro idee in modo
paritario, come si evince peraltro
anche dallo studio dell’Antico e
del Nuovo Testamento, dove solo
in rari casi (1“ Cor. 14: 34)
la donna viene discriminata e
relegata in condizione di sottomissione all’autorità maschile. E’
ovvio che la condizione di sottomissione e di inferiorità che per
secoli ha caratterizzato la vita
delle donne è dovuta ad una mi
riade di fattori e motivazioni, che
tuttavia non trovano alcuna giustificazione morale né secondo le
Scritture, né secondo l’insegnamento di Gesù.
Di questo tutti devono essere
consapevoli. Chi crede in Dio non
può assolutamente giustificare
discriminazioni, bensì deve farsi
portatore di un messaggio universale di uguaglianza, libertà e
giustizia fra tutti gli esseri umani.
Questo in sintesi il messaggio
portato dalle donne delle chiese
e in armonia con quanto detto è
stato lo svolgersi della giornata
comunitaria, dove le donne, ancora una volta, hanno dimostrato le loro innegabili doti di intelligenza, organizzazione e affidabilità creando momenti di incontro e di indubbio valore creativo
e costruttivo nella Chiesa.
Un culto di
benedizione
RAI 2
Culto
di Natale
Domenica 24 dicembre, alle
ore 23.50 circa, andrà in onda un programma speciale
della RAI 2 che trasmetterà
un culto della Chiesa valdese di Torino in occasione
del Natale.
Predicazione del pastore
Franco Giampiccoli.
PORTICI — La comunità metodista e Casa Materna hanno
vissuto una giornata di riconoscenza al Signore per il culto di
benedizione di nozze dei giovani
Giacomo Siameli e Rosa Russo.
Sabato 9 dicembre il nostro tempio era gremito di tanti membri
di chiesa e di invitati.
Il past. Anziani, nella liturgia
della benedizione, ha esortato gli
sposi ad una vita matrimoniale
nella quale la presenza del Signor Gesù sia forte e donatrice
di consolazioni. Come è consuetudine, agli sposi è stata offerta
la Bibbia da parte della comunità, con l’esortazione che tale
dono sia utilizzato per essere
fonte di saggezza e di spiritualità
nella nuova casa.
Lo sposo è figlio del presidente del consiglio di chiesa con la
responsabilità della cura della
comunità, da tempo senza una
regolare e costante cura di un
pastore incaricato.
Sul piano degli immobili, la
Tavola ha deliberato l’acquisto
di un alloggio pastorale per Como, utilizzando buona parte di
un lascito locale, e la vendita dell’ex alloggio pastorale di Verona (sostituito con uno più adeguato nell’ambito della vendita di
un immobile in Verona operata
lo scorso anno). La Tavola ha
chiuso i conti della ristrutturazione del locale di culto di Trapani, recentemente inaugurato, e
sta pensando ora a come risolvere quelli di Marsala; ha ricevuto preventivi per gli urgenti lavori da effettuare a Genova via
Assarotti e dovrà elaborare un
non facile piano di finanziamento; ha deciso un limitato intervento di ristrutturazione sull’immobile di via Spezio a Palermo
( che tuttavia necessita di una
ben più ampia e costosa ristrutturazione); ha avviato la fase
progettuale per il restauro del
tempio di Mantova, che compirà
l’anno prossimo il suo 400° compleanno.
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12
12 vita delle chiese
Î2 dicembre 1989
AGAPE: CAMPO STUDI FGEI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Uno, nessuno...: no, 180 Tempo di Natale
Che cosa è la condizione giovanile? - I laboratori preparati dai
gruppi locali e l’utile confronto con altre associazioni giovanili
Più di 180 persone attente e vivaci, tante facce nuove di giovanissimi provenienti da tutta Italia: così appariva, gremito fino ai
limiti della capienza, il salone del
centro di Agape tra il 7 e il 10 dicembre, in occasione del Campo
studi nazionale della FGEI, dal
titolo « Uno, nessuno e centomila: identità giovanile e progetti per il futuro » (v. l’intervista a Michele Rostan sul n. 43).
Il ricambio generazionale, già visibile al Congresso di S. Severa
(ma la ristrettezza dei tempi e il
peso degli adempimenti formali
avevano impedito ai giovanissimi
di farla da protagonisti), è ormai
una realtà indiscutibile: pochi
gli fgeini ultraventicinquenni,
buona presenza anche di catecumeni e di gruppi giovanili non
aderenti alla FGEI.
Il campo è stato introdotto da
una relazione del Consiglio FGEI,
che voleva rispondere a due domande: cos’è la condizione giovanile, e perché occuparsene. La
gioventù, si è detto, è una realtà
tipica delle società industriali
moderne; è una condizione provvisoria, non integrata nella struttura sociale e nei suoi valori; è
una condizione incerta, « una situazione di attesa di un esito imprevedibile »; è una condizione
diversificata, sia tra Nord e Sud,
uomini e donne, classi sociali differenti, sia perché può essere subita come destino o vissuta come
opportunità formativa; è una
condizione che pone domande al
« mondo adulto »: la scuola, il lavoro, le istituzioni, le chiese. Il
resto del lavoro si è svolto in
gruppi, il che ha consentito maggiore partecipazione e approfondimento, anche se è mancato (come alcuni hanno detto nell’assemblea conclusiva) un momento di
scambio tra ciò che i vari gruppi avevano prodotto e maturato.
I laboratori
Il venerdì pomeriggio è stato
dedicato a 4 « laboratori », la cui
preparazione era stata affidata a
gruppi locali: la FGEI dell’Emilia
(«giovani evangelici: comunità o
società? »), del Lazio (« impegnati
e non so »), di Milano (« il disagio
giovanile»), di Torino («linguaggio e comunicazione »). Il sabato
mattina è stato dedicato al lavoro biblico, attraverso la discussione approfondita di dieci esempi di « predicazione ai giovani »
(o sui giovani). Non è mancato
un confronto con organizzazioni
« esterne », più robuste e strutturate, e con le loro analisi e
proposte sulla condizione giovanile.
Gli esponenti di due organizzazioni cattoliche (AGESCI e
Azione Cattolica) e due laiche
(DP e ARCI-Ragazzi) sono stati
sottoposti a vere e proprie raffiche di domande, anche polemiche, da parte degli agguerriti
campisti.
Entrambe le serate del campo
sono state dedicate ai vent’anni
della FGEI. Nella prima (quella
’’seria") tre ex membri del Consiglio FGEI (Gian Paolo Ricco,
Francesca Spano, Paolo Naso)
hanno rievocato, senza nostalgie
né pentitismi, l’esperienza della
FGEI e il contesto in cui si muoveva, tanto diverso da quello attuale. La serata « ludica » ha offerto l’occasione a singoli, complessi e « corali » di ripercorrere questi vent’anni attraver.so la
loro « colonna sonora » fatta di
canzoni popolari di tutto il mondo, di canti politici e inni, di
spiritual, canzoni intimiste e autoironiche.
Vanno infine citati i due culti
Ancora una volta Agape ha ospitato le riflessioni della FGEI.
(iniziale e finale), entrambi costruiti in modo originale e composito, « collage » di vari singoli
e gruppi (c’è chi — paradossalmente un giovane catecumeno —
ha manifestato pubblicamente la
delusione per la mancanza di un
sermone « classico »...).
Cosa si può dire di questo appuntamento? La valutazione di
tutti è stata molto positiva, sia
per le presenze, superiori a ogni
aspettativa, che per i contenuti
espressi. Come ha detto il segretario nazionale della FGEI, Daniele Bouchard, « l’età media si è
abbassata, è cambiato il modo di
discutere, ma non si è abbassato
il livello della discussione »: i
giovani delle nostre comunità (o
almeno quel loro campione che
si è visto ad Agape) hanno dimostrato di saper essere attenti e
disponibili all’ascolto, e anche
molto critici verso il mondo e la
società che li circondano.
Il campo non ha prodotto un
documento finale: difficile sintetizzare la grande diversità e ricchezza dei temi toccati in tre
giorni: ora sta piuttosto al lavoro dei gruppi locali concretizzare in azione, confronto, testimonianza i discorsi fatti. Comunque uno dei laboratori (anello su
« impegnati e non so ») ha scritto una « lettera aperta ai gruppi
FGEI », in cui si parte dalla denuncia della situazione attuale (il
modello di sviluppo distorto, la
spinta al conformismo e all'omologazione sociale) come produttrice di disagio tra i giovani. La
testimonianza dei giovani evangelici parte da una confessione
di peccato, e si concretizza nell’impegno e nella lotta (anche
nelle piccole scelte quotidiane,
anche attraverso « momenti di
provocazione »). Questo è solo
uno degli spunti usciti da questo
campo, un campo che ha consentito alla FGEI di scoprirsi « giovane » (e non giovanilista), e nel
contempo dotata di una storia
(senza esserne prigioniera) e per
questo ancora in grado di dire
qualcosa.
Giorgio Guelmani
PROTESTANTESIMO IN TV
R. Malocchi ha introdotto
l'ultima puntata di Protestantesimo in TV illustrandone lo
scopo: « sollevare il velo di
ignoranza sulla realtà del cristianesimo in Russia » dove,
nella scia della « perestrojka »,
le fedi ritrovano la loro legittimità. E’ seguita la proiezione del video di un cineasta francese che ha voluto
chiedersi che cosa questo apparato abbia a che vedere
con la « laicità » della predicazione di Gesù fra « i pubblicani e i peccatori » volta
al rinnovamento della vita di
tutti i giorni, non alla sua
sacralizzazione in determinati
luoghi e circostanze.
Anche per questo mi sono
chiesta che relazione possa es
Obiettivo URSS
rendersi conto di che cosa la
religione significa per i sovietici, attraverso interviste volanti e riprese di cerimonie.
Poiché però i riflettori sono
stati puntati unicamente sulla
fede ortodossa, non direi che
lo scopo di cui sopra sia stato raggiunto.
In sostanza, anche circa il
radicamento nella popolazione della fede medesima, si
sono ricavate delle impressioni più che una reale conoscenza della situazione.
Le interviste (alla gente e
ad autorità civili e religiose)
hanno evidenziato posizioni
difformi. Accanto alla convinzione che il sentimento religioso è ancora vivo (ci è stata mostrata una fila di persone in attesa del battesimo),
abbiamo ascoltato definizioni
riduttive del ruolo della chiesa, apprezzata in quanto « assicura la difesa di certe tradizioni culturali e lotta per risolvere i problemi morali ».
E' risultato evidente che le
tradizioni per molti conservano un valore per se stesse, indipendentemente dalla loro
connessione con la fede. I riti ripresi evidenziavano invece una commossa partecipazione dei presenti (fra cui
prevalenti le donne anziane).
Colpiva la solennità dei canti, la preziosità dei paramenti, degli addobbi, delle icone,
ecc. Tutto l’insieme aveva una
sua suggestione, ma veniva da
serci tra il titolo (e quindi
la ragion d’essere della nostra rubrica) e la proiezione
di questo filmato.
« Protestantesimo », con il
suo spazio ristretto e mal collocato, fa bene a permettersi
queste — se pur interessanti
— divagazioni?
A proposito di protestantesimo, ma non televisivo, il
prof. G. Girardet, rispondendo alle lettere, ha colto l’occasione per informarci che i
protestanti in Russia sono
circa sette milioni e che una
parte di loro, avendo trasgredito il divieto di evangelizzare, ha pagato con l’internamento la sua disobbedienza
(vicende di cui in Italia si
è saputo ben poco).
Abbiamo anche appreso notizie sugli uniati, il cui problema è oggi alla ribalta. Si
tratta di cattolici che riconoscono il papa, ma i cui riti
sono strettamente ortodossi.
Per concludere, non possiamo che rallegrarci di fronte
allo sgretolamento in Russia
dell’ateismo di stato che la
trasmissione ha ribadito come, parallelamente e analogamente, contestiamo da noi
ogni velleità di religione di
stato. A proposito, non potremmo coerentemente chiedere per la domenica mattina un culto televisivo oltre
a quello radiofonico?
Mirella Argentieri Bein
ANGROGNA — Il calendario
natalizio prevede per sabato 23
alle 16.30 la festa natalizia dei
bambini con i loro genitori. Domenica 24 alle 10.30, alla Sala
unionista, culto dei monitori e
dei bambini della Scuola domenicale. Per il giorno di Natale
avremo due culti: alle 10 al Capoluogo culto di Santa Cena e
alle 20.30 nel tempio di Pradeltorno culto di Santa Cena. Ad
entrambi parteciperà la corale.
• Domenica 17 una ventina di
giovani del gruppo FGEI del
Prassuit Vernè ha compiuto un
giro di visite, con canti e preghiere, alle persone anziane della nostra comunità; dai Bertot
al Baussan. L’iniziativa è stata
molto apprezzata specialmente
dalle persone che per motivi di
età e di salute non possono venire in chiesa.
• La sera dell’ultimo dell’anno
avremo nel tempio del Serre
alle 21 un culto di Santa Cena
con una riflessione sull’anno
trascorso.
• Profonda impressione ha
destato nella nostra comunità la
scomparsa di Silvio Ricca, di
62 anni, originario del Martel,
i cui funerali si sono svolti giovedì 21 dicembre.
Assessore alla viabilità, estremamente disponibile sul piano
della collaborazione alla vita
della comunità, lo ricordiamo
nella luce del Risorto esprimendo alla moglie, al Aglio e ai parenti la nostra solidarietà.
LUSERNA S. GIOVANNI —
Giovedì sera, 21 dicembre, alle
ore 21, nella chiesa del Sacro
Cuore agli Airali, la nostra Corale, insieme al Coro alpino di
Torre Pellice, eseguirà un concerto natalizio. La riunione quartierale ai Peyrot è pertanto sospesa onde permettere a tutti di
partecipare a questa serata musicale.
• Domenica prossima, vigilia
di Natale, il culto del mattino
alle ore 10 avrà luogo nella Sala Albarin e sarà condotto dai
bambini della Scuola domenicale. Per l’occasione non ci sarà
il culto agli Airali.
La sera dello stesso giorno, alle ore 21, nel tempio del Ciabas
avrà luogo un culto che il concistoro ha deciso dopo l’esperienza positiva dello scorso anno.
• Martedì 26 dicembre, alle
ore 12,30, ai Peyrot ci sarà la
festa di Natale con i bambini
della Scuola domenicale di quel
quartiere. Tutti sono invitati.
PRAMOLLO — Lunedì 25 dicembre avrà luogo il culto di Natale con Santa Cena; domenica
31 dicembre si terrà il culto di
fine anno, mentre il culto di
Capodanno con Santa Cena avrà
luogo la domenica 7 gennaio,
sempre alle ore 10.
• Il 26 dicembre, alle ore
15.30, sarà la scuola domenicale
a festeggiare il Natale, con la
rappresentazione della recita «il
canto di Natale » e con canti;
tutti sono invitati.
• Il 25 novembre è deceduto
all’età di 89 anni a Montreuil
(Parigi), il fratello Valdo Costabel, originario dei Micialetti
(Pramollo) e residente in Francia da tanti anni; alla moglie, al
Aglio e a tutta la famiglia vada
la solidarietà cristiana della comunità.
FRALI — Venerdì 22 dicembre, alle ore 20,30, si svolgerà un
culto con S. Cena; l’occasione è
importante in particolare per
quanti dovranno lavorare nel
giorno di Natale.
• Il culto di domenica 24, alle
ore 10,30, sarà presieduto dal pastore Lucilla Peyrot.
• Lunedì 25, alle ore 10,30, culto con S. Cena; alle ore 20,30, festa di Natale della scuola domenicale e accensione dell’albero.
• Venerdì 29, alle ore 20,30,
spettacolo teatrale di solidarietà
con il Nicaragua, intitolato :
« Momenti di libertà ».
TORRE PELLICE — Buon
successo ha registrato il pomeriggio comunitario di domenica 17 dicembre che ha visto
alternarsi letture bibliche, canti comunitari e brani eseguiti
dal gruppo flauti.
• Domenica 24 dicembre avrà luogo una giornata comunitaria che prevede, dopo il
culto, il pranzo presso la foresteria valdese e nel pomeriggio
un programma di canti e recite
proposto dai bambini della
scucia domenicale.
VILLAR PELLICE — Nel pe
ricdo natalizio si segnala la festa dell’albero, nel tempio, domenica 24 alle ore 10, con i
bambini della scuola domenicale ed i ragazzi del catechismo che presenteranno canti e
recite.
Giovedì 21 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso il centro
d’incontro di via Repubblica, con inizio
alle ore 21, si conclude lo studio del
libro del profeta Osea.
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13
f
22 dicembre 1989
valli valdesi 13
CALCIO - CAMPIONATO DEL MONDO
Se il
dialogo
vien meno
Finché discutiamo fra di noi,
potremo anche litigare, ma almeno il tutto avviene conoscendo i
problemi nella loro realtà, senza dover subire imposizioni dall’alto. Così, cito a memoria, si
è espresso recentemente l’arch.
Congo riflettendo sulle proposte
di riordino delle USSL, che rischierebbero di mettere da parte
anni di fruttuosa sperimentazione condotta nelle valli nel campo socio-assistenziale e sanitario.
Pochi giorni dopo, sul treno,
ho sentito da una persona che
per anni ha lavorato nel campo
dei servizi in montagna considerazioni opposte, e cioè: visto
quello che sta accadendo, in fondo, non sarà un gran problema
se ci sarà un'unica USSL a livello di pinerolese.
Che cosa sta fra le giuste osservazioni del presidente dell'V.SSL 43 e quelle più pessimistiche udite sul treno?
Qualcosa si è rotto fra cittadini ed ente pubblico, il dialogo fra i due livelli, con in mezzo in alcuni casi gli operatori,
è venuto meno, per lasciar spazio a polemiche di basso livello.
Eppure esiste proprio in queste
valli una consolidata tradizione
di confronto, di dibattito costruttivo.
Forse è iniziata male la tornata amministrativa che ora volge al termine: si sono volute
coinvolgere tutte le forze politiche (oggi si dice tutti i comuni),
ma si è perso il contatto con la
gente; soprattutto è sembrato
sempre più venir meno il desiderio di impegnarsi nell'amministrazione pubblica locale: solo
perché si è sempre più legati a
decisioni politiche prese altrove?
Certo che in cinque anni, nella giunta della Comunità montana vai Pellice, i ricambi sono
stati parecchi ed in alcuni casi
anche tardivi.
C'è poi un’area politica, che potremmo definire di « nuova sinistra^ », che in valle riscuote non
indifferenti consensi e che si è
sentita poco od affatto rappresentata; i tentativi di coinvolgimento sono stati più di facciata
che reali e spesso limitati in partenza da una evidente insofferenza verso chi si è permesso
di criticare.
Così si voleva organizzare un
convegno sul rapporto industria
ed ambiente, ma dopo le proposte del comitato ambiente non
se ne è più saputo nulla; così
si è chiesto alle associazioni ambientaliste di suggerire dei progetti di tutela e valorizzazione
ambientale, ma da quando questi progetti sono stati consegnati non sono arrivate risposte.
Anche altre associazioni non
stanno meglio; oltre un anno fa
si svolse una riunione pres.so la
Comunità montana in vista di
una guida delle associazioni: la
cosa sembrava imminente ed invece...
Siamo alla fine dell’anno, fra
qualche mese si andrà a nuove
elezioni e non vorremmo assistere ad una serie di momenti
di incontro che. pur soddisfando
esigenze reali, sarebbero molto
simili, a quel punto, alle tradizionali passate di asfalto che puntualmente caratterizzano le strade nell’imminenza dei turni elettorali. Un augurio infine, e cioè
che veramente la Comunità montana possa continuare ad essere
un organismo di governo del territorio e di dialogo coi cittadini.
Piervaldo Rostan
Il Brasile in vai Peliice?
Dopo frenetiche trattative sembra certo il soggiorno in valle di
una squadra star del « Mundial ’90 », la compagine che fu di Pelé
L’hôtel Gilly di Torre Pellice,
appoggiato dalle società sportive
di Torre e Luserna San Giovanni, aveva in tasca da mesi un
contratto (con relativa caparra)
relativo alla permanenza in valle della rappresentativa del Belgio ne! prossimo giugno, in occasione del Mundial '90. La notizia non era stata resa nota ed
è venuta a galla solo quando,
due settimane fa, il COL e il
sorteggio relativo ridisegnarono
la mappa del circo mondiale modificando le teste di serie e i
relativi gironi spostando il Belgio a Verona e destinando Torino quale sede del Brasile. I
contatti furono immediati e i
delegati Gilly-val Pellice riuscirono a portare sul posto i tecnici
brasiliani che esaminarono e l'albergo e le strutture sportive della valle su cui espressero parere positivo. Nella stessa giornata però i medesimi tecnici vagliarono anche le candidature di
Asti (sostenuta da grossi industriali a loro volta — forse —
appoggiati dallo stesso Luca di
Montezemolo, organizzatore del
Mundial) e di Saint Vincent (HÔ
tel Billia, Casinò de la Vallèe,
Regione Valle d’Aosta). Ambedue
le proposte, e ne parlarono ampiamente i quotidiani, costruivano ponti d’oro alla convenzione
offrendo cifre delTordine di centinaia di milioni. Poteva forse
la piccola vai Pellice competere
con tali giganti? Evidentemente
no e la cosa si stava avviando
al dimenticatoio quando, a sorpresa, domenica mattina, preceduto da una telefonata, atterrava sul prato del campo sportivo di Luserna un elicottero con
a bordo Tallenatore del Brasile,
Lazzaroni, e il suo staff che rinnovavano ufficialmente la richiesta di essere ospitati in valle.
La tranquillità della vai Pellice, un albergo da poter requisire al completo (fra giocatori e
tecnici si parla di circa settanta persone) lontano da Casinò
e bailamme vari, strutture sanitarie efficienti, impianti sportivi
completi (stadio, piscina, tennis,
palestra) sufficientemente appartati, sembrano tecnicamente la
soluzione più appetibile.
Ma nulla è ancora cambiato
SAN SECONDO
Proiezione anni ’90
Imminente il nuovo insediamento urbanistico
Tempo di elezioni, strade asfaltate. I cittadini lo sanno che le
amministrazioni locali sono propense a raschiare le casse comunali per operazioni appariscenti in prossimità del rinnovo
delle assemblee elettive, delle
giunte comunali. Pronte a riporre nel cassetto le visioni globali
per soddisfare particolarismi di
gruppo e politiche d'immagine.
Qualche spesa per le strade
si è deliberata anche nel consiglio comunale del 12 dicembre
a S. Secondo. Ma non sembra
essersi trattato di opportunismo
preelettorale. Il centro urbano di
S. Secondo, si sa, ha carreggiate stradali strette, anguste. Tratto dopo tratto, a piccoli passi,
si vede di fare qualche allargamento, qualche smussatura di
curve cieche. Come ora i lavori
nelle vie ed incroci di Castel del
Lupo e Lombarda, per consentire un più agevole transito degli
scuolabus, delle auto. Si sono
approvati anche i progetti per
illuminare il campo di calcio e
per nuovi loculi nel cimitero. Si
faranno i lavori per consentire
di giocare in notturna (50 milioni) solo quando si potrà disporre di sufficienti risorse proprie, magari attivando qualche
contributo esterno. Ed i loculi
(190 milioni) si potrà costiuirli
in tempi successivi, autofinanziarli con i proventi delle concessioni cimiteriali.
Più che per provvedimenti amministrativi di rilievo esteriore
e mirati ai consenso facile, il
lavoro di questa assemblea consiliare di fine d’anno si è caratterizzato per la sua valenza
in proiezione futura.
E’ finalmente prossimo al decollo il P.E.C. Un importante insediamento urbanistico ed abitativo sarà realizzato tra comune
c operatori economici privati
convenzionati: 380 nuovi abitanti, diverse tipologie costruttive
di abitazioni, gravitanti attorno
ad Un nuovo centro cittadino.
Piazza pubblica, polo commerciale, area verde definita spazialmente e simbolicamente come il
« centro del paese », un « teatro »
all’aperto, un disegno architetto
nico artificiale nello scenario naturale determinato dalla « corona » dei monti. Uno spazio vivo,
dove, fra l’altro, si prevede che
la popolazione scolastica, i cittadini costruiscano il verde, un
« laboratorio » spepimentale di
attività botaniche.
Nella breve conferenza aperta
al pubblico che ha seguito la relazione degli architetti, qualcuno
ha rilevato criticamente la lunga gestazione del P.E.C. Ha notato il sindaco che elaborare uno
strumento di questa rilevanza,
tale da connotare, da come sarà usato, lo sviluppo urbano,
l’identità culturale e di convivenza di S. Secondo nel tempo avvenire, non poteva non avere gestazione laboriosa, attenta, ragionata.
Ora si è approvato il progetto architettonico urbanistico delle aree pubbliche destinate a
servizi, la piazza, l’area di verde e di servizi ed il consiglio
ha posto come scadenza la data
del prossimo 8 gennaio per presentare il P.E.C., il piano di edilizia abitativa.
Si è lavorato, si è deliberato
in definitiva per gli anni ’90.
E’ stato deciso (in sintonia
con i comuni di Prarostino ed
Osasco) di costruire e gestire in
consorzio la costruzione e la gestione della fognatura e che San
Secondo sarà comune capooonsorzio. Si è constatato che giovani si sono attivati per favorire i loro momenti di incontro,
di tempo libero, di alleviamento
del disagio giovanile e si è quindi disposto l’acquisto di audiovisivi per il gruppo « Giovani
della Biblioteca ».
Altra delibera interessante: gli
alunni delle scuole elementari e
medie frequenteranno un corso
di 6 lezioni di un laboratorio di
apprendimento del linguaggio,
delle tecniche del teatro.
Non si è trattato di grandi
spese, pochi milioni. Non occorrono grandi spese per un comune che scelga di organizzare energie, interessi, investire sul fattore umano.
O. I.
sul piano economico. Sia pur
nella girandola incredibile di miliardi, centinaia, migliaia, che
gravitano intorno al carrozzone
mundial, i responsabili della Federazione brasiliana preferirebbero la soluzione Saint Vincent,
gratuita.
Se si vuole, come ha detto
l'assessore di Torre Danilo Rivoira « accettare la scommessa
senza precedenti, cogliere l’occasione irripetibile di presentare
un’immagine di valle tale da
reimpostare l’immagine stessa »,
è necessario mettere qualcosa
sull'altro j piatto della bilancia.
Partono allora frenetiche telefonate, gli amministratori si consultano, fanno conti, grattano il
fondo dei barili e dei cassetti
di magri bilanci. Il risultato è
scarso: senza programmazione
preventiva e in assenza della legge finanziaria ’90 si raggiungono
una trentina di milioni, come
hanno evidenziato i politici di
valle nel corso di un incontro
organizzato in tutta fretta, la
sera di lunedì, con i commercianti locali. «Dobbiamo proporre una cosa seria, dignitosa, possibile » ha detto il presidente
della Comunità montana, Piercarlo Longo. Il dignitoso e possibile sarebbe, come è emerso
anche dal parere degli imprenditori presenti, offrire alla squadra carioca alcuni giorni di soggiorno gratuiti, a spese delle
strutture di valle e degli imprenditori. E’ quasi mezzanotte quando si conosce l’esito di un’analo
ga riunione svoltasi a Pinerolo
in sede congiunta Comune-APT.
Le conclusioni sono simili; l’APT
di Pinerolo è disponibile a finanziare un breve periodo di
soggiorno.
Più tardi, a porte chiuse, comitato promotore e amministratori tirano le somme, sempre
nell’ottica della cautela e del
« possibile e dignitoso ». Cinquanta milioni di lire il finanziamento APT Pinerolo mentre la Comunità montana vai Pellice (15)
e i Comuni di Torre e Luserna
(10) garantiranno 35 milioni da
reperirsi possibilmente senza attingere a pubblico denaro. In
attesa del martedì, caso mai si
facessero vive le industrie locali e le banche, anche loro interpellate appena poche ore prima.
Il martedì mattina giunge l’adesione di massima della Cassa di
risparmio di Torino, adesione
tuttora da definire. Non giungono altri consensi né c’è il tempo materiale per scavare ulteriormente nelle paludi e delle
sponsorizzazioni e degli Enti pubblici, Provincia e Regione, che
agli occhi dei più sembrerebbero i naturali destinatari di simili proposte.
Mentre stiamo scrivendo queste note, il tardo pomeriggio di
martedì, un fax è in viaggio per
Rotterdam, dove i tecnici brasiliani sono in attesa, portando
Tunica proposta che è stato possibile formalizzare: completa disponibilità delThòtel Gilly per
tutto il mese di giugno (un augurio indiretto ai carioca di ottimo successo), ivi compresi dieci giorni di soggiorno gratuito;
completa disponibilità degli impianti sportivi di Luserna, del
campo comunale di Torre Pellice e di eventuali impianti minori; appoggio costante del Centro di medicina sportiva di Torino. E’ « quasi » quanto i brasiliani chiedevano. Ma è molto
meno, in termini di soldoni, di
quanto offre la « concorrenza ».
Si vedrà se prevarrà la linea tecnica, pienamente soddisfatta, o
quella economica.
Vedremo allora la « torcida »
(tifoseria) brasiliana scatenarsi
a ritmo di samba e lambada,
sotto i pioppi in riva al Pellice? Questo giornale ha lunghi
tempi di lavorazione e la domanda rischia di avere già una
risposta quando il lettore ne
prenderà visione (e la cosa ci
imbarazza), ma non importa. Se
sarà un sì dovremo tutti quanti interrogarci su come gestire
al meglio l’invasione di uno
sterminato popolo pallonaro e
come affrontarne l’impatto. Se
sarà un no avremo raccontato
la bella storia di una valle, dei
suoi cittadini e dei suoi amministratori, gente che ha dimostrato di sapersi mobilitare superando inimicizie e rivalità.
Quando vuole. Peccato che questo avvenga soltanto intorno a
una palla di cuoio.
Stello Armand-Hugon
VALLI CHISONE E GERMANASCA
La Rivoluzione francese
nel Pinerolese
I fatti che misero in moto mutamenti sociali
Martedì 12 dicembre la prof.ssa
Margherita Drago ha concluso
gli incontri culturali promossi
dall’Assessorato all’istruzione della Comunità montana valli Chisone e Germanasca presentando
un’interessante relazione sui fat
ti e personaggi del pinerolese
nel periodo della Rivoluzione
francese, di cui ricorre quest’anno il secondo centenario.
La relatrice ha iniziato tratteggiando la diflìcile situazione degli anni ’80 di due secoli fa, ancora tipicamente feudale, con
una classe nobiliare prepotente,
un artigianato molto chiuso in
corporazioni, organizzate in modo da impedire che chiunque non
vi appartenesse rischiasse di
« imparare l’arte », e un ceto agricolo oppresso e sfruttato.
Questo stato di cose trova una
prima opposizione a Pinerolo,
quando i medici Michele Buniva
e Sebastiano Giraud, insieme al
pastore valdese Samuele Peyran,
diffondono le idee liberali delTllluminismo francese.
1 fatti rivoluzionari coinvolgo
no le nostre valli, nel bene e
nel male, come tutta l’Europa.
Le Scorrerie periodiche delle
truppe provocano talvolta l’ostilità dei contadini, che dovrebbero essere, invece, i più interessati alle idee rivoluzionarie.
Pur con degli errori e dei ritorni indietro, comunque, la Rivoluzione mette in moto meccanismi sociali e culturali che avranno conseguenze benefiche nei
decenni seguenti.
Il dibattito che è seguito alla
relazione non ha apportato informazioni particolari, limitandosi, in vari interventi, a lamentare una situazione ancora poco felice di molti archivi comunali e parrocchiali e la distruzione già avvenuta di documenti
preziosissimi: questi fatti non
facilitano e non incoraggiano la
prosecuzione delle ricerche, in
particolare su un periodo come
questo su cui c’è ancora molto
da esplorare e molte cose interessanti da dire.
Claudio Tron
14
14 valli valdesi
22 dicembre 1989
PROVINCIA
Si faccia
l’autostrada
Perché non si è provveduto ad un allargamento
della carreggiata? - Ora tutto slitterà al 1991
BOBBIO PELLICE
Finalmente i fautori della autostrada Torino-Pinerolo ce l’hanno fatta. Il Consiglio provinciale
ha approvato, Io scorso 14 novembre, una deliberazione che
fissa dei termini in cui PATIVA,
una società autostradale nella
quale la Provincia di Torino è
l’azionista di maggioranza relativa, dovrà presentare il progetto esecutivo della futura autostrada.
La delibera è oggi esecutiva
e toccherà quindi all’ATIVA, entro il 31 marzo del 1990, elaborare il progetto esecutivo, la valutazione di impatto ambientale,
e il piano di fattibilità amministrativo e finanziario.
A favore del provvedimento si
sono espressi la DC, il PSI il
PRI, il PLI e il MSI; contrari il
PCI, la Sinistra indipendente, i
Verdi-Arcobaleno (ex DP), la Lista verde, mentre era assente la
Lista verde civica (che è in maggioranza).
La discussione del Consiglio è
stata lunga e travagliata. Infatti
fin dal 22 novembre deil’88 era
stato presentato in Consiglio un
ordine del giorno che chiedeva
all’ATIVA di progettare l’autostrada, ma la società non aveva fatto nulla perché « la votazione sull'ordine — sono parole
del presidente delI’ATIVA, arch.
Caretta — era stata pari ».
Così sulla spinta del gruppo
repubblicano, che minacciava
una crisi se la cosa non si fosse
fatta, si è arrivati — un anno
dopo — alla delibera.
Negli interventi delle opposizioni si è messo in rilievo come
la valutazione di impatto ambientale fosse necessaria « prima^ di svolgere il progetto esecutivo e come « dovesse comunque essere estesa ad altre soluzioni, compresa quella dell’allargamento delle due statali ». In
questo senso ha poi approvato
un emendamento alla delibera,
proposto dal PCI. La maggioranza e il MSI hanno però preteso
che la stessa venisse fatta comunque sull’ipotesi di un « asse di comunicazione con caratteristiche autostradali (32 metri
più banchine laterali) libero da
pedaggi ».
Per Barbero, del PCI, la decisione risponde più ad esigenze
elettorali di alcuni candidati locali che ad una logica programmatoria dei servizi. Per i verdi
« è criminale non aver speso i
43 miliardi che dal 1984 sono
stati stanziati per allargare le
statali » (Berruto); « con quali
soldi farete il lavoro? », ha chiesto Gardiol (Arcobaleno).
Gli ha risposto Ricca (PSI):
« Con i soldi previsti dal decreto delle Colombiadi » (cioè per
le manifestazioni del 1992 per i
500 anni della scoperta dell’America). « Si sa — ha replicato ironicamente Gardiol —, Cristoforo
Colombo aveva parenti a Pascaretto! ».
Se i tempi verranno rispettati,
nella prossima primavera le popolazioni e i comuni si dovranno
pronunciare sul progetto di massima che sarà predisposto dalTATIVA. Se daranno il loro parere positivo, toccherà alTATIVA
ricercare i 200 miliardi necessari, ottenere poi la concessione
dall’Anas e infine appaltare i lavori. Ben che vada, se ne riparlerà nel 1991.
Intanto è ripartita la mobilitazione di coloro che si oppongono all’autostrada. Nei prossimi giorni il « Comitato per il
miglioramento della viabilità »
presenterà in Regione alcune migliaia di firme a sostegno della
propria posizione.
O. L.
Il Iracdilo dcU>autoMr«da« per Pinerolo con l'alleniallra proposta dalla Provincia
Il montanaro e l'ambiente
i problemi concreti di chi lavora in montagna e la necessità di avere opportuni collegamenti - Sistema integrato o lande disabitate?
La conca del Fra. Un ambiente naturale che il Comune e gli ambientalisti vogliono difendere. Sono però divisi sull’opportunità di costruirvi una pista di accesso destinata all’uso
degli agricoltori.
In una lettera, inviata all’Assessorato regionale per la programmazione territoriale, la
Giunta comunale di Bobbio Pellice fa il punto sulla propria
linea politica riguardante la tutela dell’ambiente montano e la
vita dei montanari. Posizione che
volentieri pubblichiamo.
Ci permettiamo di fare alcune
osservazioni, certamente di parte, ma con la convinzione che
esse rispecchiano la volontà dei
montanari e non sono dettate solo da sentimentalismi di vario
genere.
Il bosco
Per noi il bosco significa quell’insieme di piante che vengono
curate. Cosa voglia dire curare
il bosco possono dirlo i tecnici
forestali ed in primis i docenti
della Facoltà di scienze forestali, anche se oggi tutti si sentono
titolati a dire la loro: gli esperti di tutto ed in tutte vanno
bene nel mondo dello sport (forse) dove tutti si sentono allenatori, ma pochi atleti, vanno certo meno bene per altri campi,
come ad esempio per la chirurgia.
Ne consegue comunque che per
rendere un bosco valido è necessario predisporre quelle strutture fondamentali, che certo
non lo danneggiano, ma devono
esserne parte integrante. Per
quanto riguarda le « piste » di
Bobbio ad uso forestale, esse
erano già previste nel piano forestale redatto dal dott. Boschi
negli anni ’60. Lo stesso tecnico
aveva predisposto anche il piano
del vicino Comune di Villar Pellice, dove sono state realizzate
dette piste ad iniziare dai primi anni ’70.
Per quanto concerne Bobbio
esiste in questo momento un
preciso accordo con la Regione
Piemonte, Assessorato agricoltura, di intervento sui boschi
comunali tendente alla pulizia
dei lariceti e delle abetaie artificiali e alla trasformazione in alto
fusto del ceduo di faggio. Senza
strade di collegamento gli operai dovrebbero sobbarcarsi non
meno di due ore giornaliere a
piedi, trasportando a spalle gli
attrezzi necessari; inoltre è necessario l’esbosco del materiale
abbattuto, onde prevenire incendi e malattie.
Il pascolo
Un tempo il pascolo ed il conseguente uso degli alpeggi comportava l’impiego di una ingente quantità di montanari e l’uso
del mulo, sostituito poi dai fili a
sbalzo.
Venuta meno buona parte della
« manodopera » per cause che sarebbe lungo analizzare, ma fra le
quali va certo annoverata la
« noncuranza » degli enti pubblici, e resi impossibili i fili a sbalzo, per i pericoli che essi rappresentano per il volo degli elicotteri (utilizzati anche per lavoro,
ma soprattutto per altri motivi),
non rimangono molte soluzioni:
o si decide di chiudere per sempre con ogni attività agricola
andando magari ad ingrossare
le liste dei disoccupati, oppure si
danno ai montanari rimasti ed ai
loro eredi gli strumenti idonei
per proseguire le loro attività.
In questo caso il problema di
chi vive in montagna non è solo quello del trasporto o quello
del « mal di pancia », come sostiene il presidente nazionale del
T.A.M. (Tutela ambiente montano, n.d.r.), che a suo parere sa
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rebbero risolvibili con l’uso dell’elicottero, ma sono anche quelli della solitudine e della esclusione per mesi e mesi dalla vita sociale; fare il Robinson Crusoe deve essere una scelta personale e volontaria, non una imposizione burocratica.
Sarebbe poi interessante conoscere il parere degli esperti di
selvaggina, per sapere da loro
cosa vuol dire per il camoscio,
per la marmotta ecc. il ronzio
dell’aquila metallica sui loro
habitat.
L’ambiente
Anche qui bisogna intenderci
su quello che vogliamo.
O plaghe disabitate dove cresce una vegetazione incontrollata, dove la «pulizia» viene affidata al fuoco o all’acqua (nel
senso di catastrofi alluvionali)
oppure un sistema integrato,
dove l’uomo, in base a precise
indicazioni dettate dalla scienza
e dall’esperienza secolare provvede a realizzare ed a conservare quel patrimonio inalienabile
formato da un insieme di prati
e pascoli curati e concimati dalle mandrie, di boschi (almeno
finché non verranno distrutti
dalle piogge acide, che non sono certo frutto delle scelte di
chi vive in montagna, ma di chi
vive in città e non sa rimmeiare
al tepore della casa, all’uso di
tutti i ritrovati dell’industria, ai
comedi mezzi di trasporto ecc.)
e di quei manufatti opera dell’uomo, quali case con muri e tetti
in pietra e/o in legno, di muretti a secco, di secolari castagneti,
di campi dove da sempre è stata fatta una coltivazione « biologica » senza tanto « battage »
pubblicitario ecc.
Per chiudere vorremmo parafrasare il detto ormai famoso di
un capo indiano (pellerossa);
« Voi bianchi uccidete il bisonte
per piacere, nei per fame », con
la differenza che mai il montanaro ucciderà l’ambiente che
gli è fonte di vita: a voi stabilire chi nel nostro caso è « il bianco » e perché uccide.
Aldo Charbonnier, sindaco
Enzo Negrin, assessore all’agricoltura
Salomone Italo Gönnet, as
sessore alle foreste
Cesare Gay, assessore al turismo, sport, tempo libere
Ugo Dastrù, assessore al
commercio
15
22 dicembre 1989
valli valdesi 15
DIBATTITO A SALZA
Occitani: quale ruolo politico?
Il freddo pungente non spegna la calda accoglienza; Salza,
in alta vai Germanasca (vai S.
Martino), anche nel periodo invernale resta viva; lì il ritorno di giovani a vivere in montagna sembra non essere un fatto passeggero. Forse è stata anche questa la sensazione del militante del Movimento autonomista occitano (MAO) che vive nella cintura industriale di Torino,
come per gli altri, una ventina,
aderenti e simpatizzanti o semplicemente occitani di fatto, che
hanno raggiunto Salza il 9 dicembre per un incontro-dibattito.
Un confronto che si prefìggeva di analizzare le « prospettive
del Movimento autonomista nelle valli eccitane in provincia di
Torino » e la « partecipazione degli autonomisti alle prossime elezioni amministrative ».
Dino Matteodo^ segretario politico, ha illustrato nella sua introduzione al dibattito gli aspetti che qualificano oggi il MAO;
ha aggiornato i partecipanti sulTevolversi del dibattito interno,
collegandosi anche alla sua esperienza positiva di amministratore provinciale a Cuneo, dove alle scorse amministrative il movimento si era presentato con
criteri di parità in una lista
« Valli occitane-Lista verde », un
lavoro che è riuscito a dare nel
suo insieme dei risultati positivi, rilanciando un dibattito ed
iniziative rispetto ai problemi
della montagna. Egli ha sottolineato come « l'occitanismo non
si porta avanti solamente nell’aspetto elettorale ». Ha detto;
« Esiste la necessità di una riorganizzo-zione all’interno delle valli, riorganizzazione non necessariamente nel MAO, come organizzazione politica, ma molto li
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdése di Pomaret
to - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 DICEMBRE 1989
San Germano Chisone: FARMACIA
IRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I. 1 - Tel. 83904.
LUNEDI’ 25 DICEMBRE 1989
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
martedì’ 26 DICEMBRE 1989
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
domenica 31 DICEMBRE
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
domenica 24 DICEMBRE 1989
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
lunedi’ 25 e MARTEDÌ’ 26
DOMENICA 31 DICEMBRE 1989
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
beramente tra gente che crede
nel discorso che facciamo attraverso obiettivi culturali, politici
ed economici, che sono l’autonomia, la gestione delle risorse
e l’identità linguistica ». Ha ribadito con fermezza la diversità
della sua organizzazione dagli autonomisti piemontesisti o dalla
Lega lombarda, il rifiuto di collaborazione con queste forze che
fanno leva sul populismo e sono razziste; un razzismo che da
razzismo antimeridionale si trasforma in razzismo verso gli immigrati deirimpropriamente detto terzo mondo.
Nel dibattito è emersa con
chiarezza la necessità di un ruolo culturale del movimento, per
il quale far cultura non è solo
folclore.
C’è chi vede nella Chiesa valdese uno dei principali ostacoli
allo sviluppo dell’autonomismo
nelle nostre valli, intendendola
interessata maggiormente ad una
cultura che privilegia i contatti
internazionali che i valori popolari locali. Evidentemente con
questo giudizio si scordano i
contenuti della Carta di Chivasso, documento autonomista del
1943; erano tutti valdesi i rappresentanti delle nostre valli, e
portatori di valori per i quali
la visione autonomista non era .
limitatamente occitanista, intellettuali con un profondo senso
laico della politica. La laicità è
certo parola eretica per le « madonne e sante eccitane », che
non mancano di fare la loro
Scuole di montagna
per l’Europa del’ 93
Il valore socio-culturale, i problemi dell’emigrazione e la « razionalizzazione » dei tagli
Giovedì 14 dicembre ha avuto
luogo a Perosa il primo dei due
incentri su questo tema, per iniziativa del Distretto scolastico
e della Comunità montana. Il
problema è reso acuto dal progressivo spopolamento delle
valli e dai tagli che la cosiddetta « razionalizzazione » delle
strutture scolastiche, prevista da
una legge dello scorso anno, rischierà di apportare proprio alle zone più deboli.
La dott. Marina Gardiol ha
introdotto il primo aspetto della questione, presentando i dati
statistici dello spopolamento
delle valli Chisone e Germanasca. L’emigrazione fuori dalla
zona negli ultimi cinque anni
non è stata preoccupante, nel
senso che registra un saldo negativo di sole 43 unità. Più
preoccupante è il calo generale
della popolazione che, a causa
della denatalità, è complessivamente di 456 unità, sempre negli ultimi cinque anni.
Il prof. Beniamino Lami ha
I '
|LUSERNAS.GIOVANNII
presentato, invece, le disposizioni relative alla « razionalizzazione », più preoccupanti per le applicazioni che ne potrà fare il
ministero della Pubblica Istruzione che non per la lettera della legge 426, la quale prevede
delle deroghe dai minimi previsti, per le piccole isole e per
le zone di montagna. In questa
ottica il problema è di vedere
fino a che punto arriveranno
le deroghe e come saranno concesse: alle situazioni di maggior bisogno o ai più furbi e
ai più insistenti?
Il dibattito che è seguito alle introduzioni ha anticipato in
parte i temi dell’incontro successivo, che si terrà giovedì 21.
In vari interventi si è affrontato
infatti il problema del valore
culturale, oltre che sociale, delle scuole di montagna. Su questo le opinioni non sono concordi e gli argomenti in favore delle
varie posizioni sembrano equilibrarsi, per cui appare diffìcile
arrivare a battaglie unitarie.
Claudio Tron
comparsa nelle ricorrenti feste
popolari.
NeH’ardpelago autonomista occitano ritroviamo anche il filo
ne rappresentato dal periodico
Coumboscuro.
Se l’autonomismo non può essere relegato al solo MAO, anche al suo interno convivono diverse tendenze, la più evidente
è la presenza contemporanea di
una visione partitica del MAO
e di una movimentista.
Per quanto riguarda le elezioni amministrative, Torientamento di un gruppo di dirigenti locali è per Un rapporto privilegiato con il PCI, e per la presenza del MAO come indipendente nelle liste comuniste alla Regione. Poco si è detto rispetto
alle elezioni provinciali, ma sicuramente gli accordi avranno
effetti più generalizzati.
Il sindaco di Salza, Corrado
Sanmartino (PCI), farà da tramite con i responsabili del suo
partito, per consolidare i contatti già avvenuti. Se in clima elettorale i giri di valzer sono cosa
normale per i grandi partiti in
cerca di identità, non tutti gli
aderenti al MAO sono disponibili a « firmare cambiali in bianco » e pertanto chiedono che il
MAO si presenti alle elezioni coinè forza politica con il proprio
simbolo. Sembra, per la Provincia di Torino, escludersi l’esperienza, fatta nella zona di Cuneo,
di un’alleanza paritaria tra occitanisti ed ambientalisti.
Mauro Meytre
Cinema
BRICHERASIO — A cura del Comune ha preso il via il 5 dicembre una
rassegna di film sotto il titolo « videoforum », che si svolge presso il salone delle scuole medie; il costo della
tessera, che dà diritto a tutti i film, è
fissato in 20.000 lire. Prossimi appuntamenti: giovedì 28 dicembre, «Stand
by me «; giovedì 4 gennaio, « Chi
protegge il testimone »; martedì 9
gennaio, « Dirty dance ».
TORRE PELLICE — Questo M programma del cinema Trento per il prossimo periodo natalizio; ven. 22, ore
21.15 e sab. 23, ore 20 e 22, « Sesso,
bugie e videotape »; dom. 24 e lun.
25, dalle ore 16, « Po’ìziotto a quattro
zampe »; mart. 26, dalle ore 16, «Karaté kid 3»; ven. 29, ore 21.15 e sab.
30, ore 20 e 22, « Johnny il bello »;
dom. 31 e lun. 1° gennaio, dalle ore
16, « Fratei i d’Italia »; ven. 5, ore
21.15 e sab. 6, dalle ore 16, «Non
guardami, non ti sento »; dom. 7,
ore 16 e 18, «Biancaneve» e «Vissero felici e contenti »; dom. 7, ore 20
e 22, « Furia cieca ».
POMARETTO — L'ultimo appunta»
mento col cineforum per il 1989 è previsto per venerdì 22 dicembre, alle ore
21, sempre al cinema Edelweiss, col
film « Sorgo rosso ».
Manifestazioni
PEROSA ARGENTINA
SAN SECONDO — Segnaliamo due
appuntamenti organizzati dal Comune
e dalla Pro Loco per sabato 23 dicembre; alle ore 16, presso la sala riunioni del municipio, pomeriggio a sorpresa con proiezione del film « Bombi »; alle ore 20.30, presso il tempio
valdese, concerto di Natale con il coro
« Turba concinens » diretto dal maestro Aldo Sacco.
Concerti
FRALI — Domenica 24 dicembre,
alle ore 21, nel tempio valdese, si
svolgerà un concerto dell'Orchestra da
camera del Piemonte diretta dal maestro Forchi, che eseguirà musiche di
Vivaldi, Gorelli e Bellini.
Programmi di Radio Beckwith
91.200 FM
Fra i programmi settimanali dobbiamo segnalare che per motivi tecnici il
nrogramma autogestito dalla TEV di
sabato 23 dicembre sarà posticipato alle ore 20 anziché alle ore 19.30; si
segna'a inoltre che in occasione del
Natale vi saranno alcune trasmissioni sociali, dedicate alla ricorrenza,
nel corso della giornata di lunedì 25.
Pericolo incendi
Come è accaduto spes.so da
diversi anni a questa parte, vista la siccità e secondo quanto
stabilito dalla legge regionale
deH’82, il presidente della Giunta
regionale ha emesso un decreto
« di grave pericolosità per gli incendi boschivi » con cui si vieta
l’accensione di fuochi o comunque qualunque tipo di operazione possa comportare rischio di
incendio.
A questo decreto potrebbe farne seguito un altro, qualora le
condizioni meteorologiche mutassero, con la revoca dello stato di pericolosità; non pare però che le recenti deboli piogge,
seguite da vento, siano condizioni tali da mutare il provvedimento.
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RINGRAZIAMENTO
« lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
I familiari della compianta
Emma Luigia Micol ved. Pons
sentitamente commossi per la dimostrazione di stima ed affetto tributata alla
loro cara, ringraziano tutti coloro che
con scritti, presenza e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai
medici e personale infermieristico delTospedale valdese di Pomaretto, al doli.
Meli ed al pastore Lucilla Peyrot.
Ferrerò, 9 dicembre 1989
« Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù »
(Rom. 6: 23)
E‘ mancato alTaffetto dei suoi cari
Enrico Bert
anni 77
Lo annunciano : i fratelli Giovanni
con Alma e i figli Ugo, Viola, Vera,
Valdo e famiglie; Guido; la sorella Paolina; la cognata Delia Revel-Bert e la
figlia Oriana; i cugini, gli amici e tutti
i parenti.
Bovile, 12 dicembre 1989
« Padre, non la mia volontà, ma
la tua sia fatta »
(Luca 22: 42)
E" mancato alFaffetto dei suoi cari
il prof.
Guido Bèrt
anni 75
Lo annunciano: il fratello Giovanni
con Alma e i figli Ugo, Viola, Vera,
Valdo e famìglie; la sorella Paolina; la
cognata Delia Revel-Bert e la figlia
Oriana; i cugini, gli amici e tutti i
parenti.
Bovile, 14 dicembre 1989
RINGRAZIAMENTO
« Io son venuto come luce nel
mondo, affinché chiunque crede
in me non rimana nelle te
nebre »
I familiari di
(Giovanni 12 : 46)
Clémence Ciordan ved. Benech
sentitamente ringraziano tutti coloro
che sono stati vicini alla loro cara nei
giorni della malattia ed alla famiglia
nella triste circostanza.
Un sentito ringraziamento al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice ed al pastore Bruno Bellion.
Luserna S. Giovanni, 18 dicembre 1989
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16
16 fatti e problemi
22 dicembre 1989
r
PALESTINA
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1990: tempo di pace
Sostenere le forze impegnate nella ricerca di una soluzione politica - Un intenso programma di incontri - Desmond Tutu a Gerusalemme
« E’ l’ora della pace! », così
può essere tradotto « 1990: Time
for peace », lo slogan scelto per
annunciare la serie di manifestazioni che avranno luogo in Gerusalemme e dintorni. E’ ora veramente che quella terra martoriata conosca finalmente una
vera pace; è ora che palestinesi
ed israeliani riescano a trovare
un accordo per poter convivere
in pace.
Nel luglio scorso l’ottava Convenzione europea per il disarmo
nucleare aveva lanciato una iniziativa nonviolenta del movimento pacifista europeo per la pace
in Medio Oriente. L’appello è
stato raccolto da molte organizzazioni, tra cui anche il Coordinamento internazionale delle organizzazioni non governative
(ICCP), al quale fanno capo più
di 1.200 organizzazioni non governative (ONG) sparse in tutto
il mondo, ben 350 in Europa orientale ed occidentale.
In Italia, oltre a CGIL, CISL,
UIL, hanno aderito all’iniziativa
alcuni partiti, come il PCI, il
PSI, DP, i Verdi, la Sinistra Indipendente, organizzazioni cattoliche, come le ACLI, Missione Oggi, gruppi femministi, ed infine
anche organizzazioni evangeliche,
come la EGEI, la FDEI, ed ovviamente la Commissione BMV
per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato.
Prigionieri
del mese
Si sono ormai compiuti due anni da che è iniziata VIntifada. L’azione nonviolenta dei palestinesi va sostenuta con la solidarietà.
Una proposta
condivisa dal CEGE
Scopo dell’iniziativa è quello
di sostenere le forze israeliane
e palestinesi impegnate per la
pace e favorevoli alla creazione
di due stati (uno palestinese, l’altro israeliano), che convivano pacificamente. E’ una proposta condivisa anche dall’Assemblea generale del CEGE, svoltasi ad Agape nell’ottobre scorso, che nel
corso dei suoi lavori ha approvato una mozione sul conflitto
palestinese, nella quale si dichiara « per una soluzione pacifica
del conflitto nella prospettiva
del riconoscimento di due stati
dove i popoli israeliano e palestinese possano vivere in autonomia e nel reciproco rispetto
della loro diversa identità ».
Parteciperanno alle manifestazioni in programma dal 24 dicembre al 1" gennaio una decina di parlamentari italiani, appartenenti a diversi schieramenti politici, dal democristiano V.
Rognoni al demoproletario E.
Melandri, al socialista A. Aniasi,
alla comunista D. Valent; saranno inoltre presenti anche parlamentari provenienti da diversi
paesi europei, dalla Svezia alla
Finlandia, alla Gran Bretagna, al
Belgio, alla Repubblica Federale
Tedesca. Gli evangelici italiani
saranno rappresentati da Bruno
Gabrielli, coordinatore della Commissione BMV per la pace, da
Debora Spini, membro del comitato esecutivo del Movimento
cristiano studenti, e dal pastore
battista Massimo Aprile.
Il programma prevede almeno
tre punti forti. Il primo è il
culto nella chiesa anglicana di
Gerusalemme, il giorno di Natale, con la predicazione del vescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu. Un secondo momen
to sarà dato dall'incontro con
le donne dei vari settori di Gerusalemme; molte sono le organizzazioni femminili; tra le più
note « Women’s Peace Movement » e « Donne in nero ». Un
terzo memento sarà costituito da
una catena umana attorno alle
mura di Gerusalemme. Inoltre
sono previsti incontri con membri del parlamento israeliano, la
Knesset, visite a località israeliane e palestinesi, colloqui con
sindacati, gruppi di pacifisti, organizzazioni sociali ed altri.
Luciano Deodato
I tre prigionieri proposti per
l’invio di appelli dal Notiziario
di A.I., numero di ottobre, sono
stati condannati a pene molto
pesanti: 15 anni per i prigionieri deirURSS e del Marocco e 8
anni per quello della Corea del
Sud.
Amnesty International li considera prigionieri di opinione,
perché non hanno commesso atti di violenza e non ne hanno
promosso l’uso, ma hanno soltanto esercitato dei loro diritti, come quello di espatriare ed
esprimere liberamente le proprie opinioni.
Bohdan Klymchak
URSS
40 anni. E’ nato in Ucraina.
La sua famiglia dopo il 1945 era
stata deportata insieme con altre centinaia di famiglie ucraine
nel lontano est dell’URSS, ma
nel 1950 era stata autorizzata a
tornare. Bohdan però era rimasto nell’est per terminare i suoi
studi. Nel 1978 entrò in Iran e
chiese asilo politico, ma fu rimandato in URSS. Qui fu immediatamente accusato di ’’tradimento”. Nel 1981 attivisti ucraini per i diritti umani testimoniarono che egli si trovava
nella colonia di lavoro correttivo 36 nella regione di Perm. Fu
poi trasferito nella più dura prigione di Christopol. Nell’84 fu
riportato nella colonia di Perm,
dove si trova tuttora. Deve scontare una pena di 15 anni di carcere e 5 anni di esilio interno
Si prega di inviare cortesi appelli, in inglese o italiano, per
il suo rilascio a;
MOZAMBICO
i al centro del dramma
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65.000
Sostenitore L. 80.000
c.c.p. 20936100 intestato AIP
- via Pio V, 15 - 10125 Torino
A chi si abbona, gratis i numeri fino a dicembre 1989.
Nel luglio scorso il Congresso
del Frelimo si era pronunciato
per un’apertura al dialogo con le
forze di opposizione in vista di
un superamento dello stato di
guerra, che si protrae ormai da
molti anni.
Le chiese mozambicane, con
una delicata opera di mediazione,
hanno favorito gli incontri, per
il momento svolti in grande segretezza a Nairobi. Le chiese protestanti rixmite nel Consiglio cristiano del Mozambico, che riunisce 17 chiese, erano rappresentate dal past. Jeremías Mucache,
della Chiesa presbiteriana.
In occasione deH’inizio dei negoziati il Segretario del CEC
aveva inviato un messaggio di solidarietà ed aveva invitato le
chiese membro a pregare « per
il successo della vostra missione.
Il popolo mozambicano — aveva aggiunto — ha già fin troppo
sofferto, ed il suo grido di pace
risuona ormai da lungo tempo.
Dio benedica la vostra missione
e ne faccia uno strumento di pace per tutto il popolo »,
Nel suo dossier dell’ultimo numero, « Nigrizia » presenta il
dramma vissuto dai bambini nei
paesi in cui vige stato di guerra o di terrore, fornendo tutta
una serie di dati impressionanti
sulla situazione in Mozambico.
Lo stato di guerra che la
Renarne ( Resistenza nazionale
mozambicana), finanziata dal
Sud Africa porta avanti, mira
innanzitutto a colpire le infrastrutture essenziali per la vita
della popolazione: scuole, ambulatori, ospedali, strade ecc. Dal
1981 sono stati distrutti ben 484
ambulatori, lasciando senza assistenza sanitaria una popolazione di oltre due milioni di persone. Più di 300.000 bambini in
età scolare hanno visto distrutte
le proprie scuole ed uccisi o dispersi gli insegnanti.
La mortalità infantile, una delle grosse piaghe dei paesi poveri,
anziché decrescere, come avviene altrove per l’opera di vaccinazione e di cura dell’infanzia, è aumentata raggiungendo nel 1986 il
375 per mille, cioè ben 602.000
bambini sono morti. Di questi
molti sono morti per causa di
guerra. Nel 1986 si calcola che
nel Mozambico è morto un bambino ogni quattro minuti.
Ma è soprattutto il dramma
dei bambini costretti a diventare
banditos armatos che impressiona di più.
«Nigrizia» riferisce la storia di
Alfredo Carlos Mbulo che, dopo
aver assistito alla strage di tutta
la sua famiglia è stato rapito dai
guerriglieri e costretto a diventare, a 11 armi, bambino-soldato,
attraverso un addestramento allucinante. I ragazzi sono innanzitutto spinti ad uccidere in gruppo o un maiale o una capra, poi
lo devono fare da soli ed infine
devono uccidere un prigioniero.
La Renamo preferisce usare i
bambini per le sue azioni di guerra perché l’esercito di solito non
uccide i bambini, e poi gli adulti, di solito, scappano alla prima
occasione.
Il direttore dei servizi sociali di
Maputo, dove vengono raccolti i
ragazzi sbandati, dice: « Si vede
subito chi di loro ha ucciso.
Quando parli loro non rispondono. Fissano sempre il vuoto.
Quando arrivano nel nostro centro, all’inizio devono sempre avere in mano un bastone, per sentirsi più sicuri... Sono tutti molto stanchi e depressi ».
«Nigrizia» presenta poi un’altra
storia di un quattordicenne, Fer
dinando Simiao Mapossa: « Fui
rapito dai banditi armati una
notte mentre dormivo con i miei
fratelli. Mi portarono al loro accampamento, e dopo un po’ di
tempo incominciarono ad addestrarmi. Mi facevano correre, far
capriole, arrampicarmi sugli alberi. Mi costrinsero anche a camminare con la testa e le spalle
avvolte in cespugli spinosi. E’ per
farti diventare un duro, mi dicevano. Il dolore era grande, ma
avevo paura e non piansi. Per
quattro mesi mi insegnarono anche a montare e smontare le armi. Tutti i giorni la stessa cosa.
Alla fine mi misero alla prova:
mi diedero una pistola e mi ordinarono di uccidere un uomo. Io
non volevo, ma mi minacciarono: uccidi, altrimenti morirai. E
io sparai. Nell’attacco contro Mainane ho ucciso due persone, due
bambini. Se non avessi sparato,
loro avrebbero ucciso me. Questi erano gli ordini. Sono scappato e mi sono consegnato all’esercito un giorno che avevo ucciso due banditi ; uno stregone
che voleva strangolarmi e un altro che avevo riconosciuto come
uno del gruppo che mi aveva rapito dal villaggio. Sono molto triste per la mia storia, ma non
sono stato io a sceglierla ».
Ricordiamo l’appello che il
Consiglio della CEVAA ha rivolto alle chiese membro per un
aiuto urgente a favore dell’impegne della Chiesa presbiteriana
per i rifugiati, appello accolto
anche dal Fondo di solidarietà
del nostro giornale.
Abbiamo qui delle testimonianze terribili del dramma di questo
popolo e non possiamo rimanere
indifferenti.
Renato Coìsson
Head of Department of Huma
nitarian Ccoperation and Human Rights
URSS Ministry of Foreign Affairs - USSR
Moskva Prospekt Kalinina 9
Mid USSR
Nachalniku Reshetovu YU A
Unione Sovietica
Ali Idrissi Kaitouni
Marocco
30 anni, pittore e poeta. Ai
primi del febbraio del 1982, egli
pubblicò una raccolta di poesie
in francese, in cui trattava i
temi dell’ingiustìzia sociale e
dell’oppressione politica.
Dopo tre settimane, la raccolta delle poesie venne confiscata in tutte le librerie del Marocco. Il 6 marzo venne arrestato e tenuto « incommunicado »
per un mese. E’ stato accusatodi insulto al re e di attentato,
con le sue poesie, alla sicurezza dello stato. E’ stato condannato a 15 anni di carcere.
Si prega di scrivere, in francese o italiano, chiedendo il suo
rilascio a:
Votre Majesté Roi Hassan II
Palais Royal
Rabat - Marocco
Chang Ui-gyun
Corea del Sud
38 anni, editore. E’ stato arrestato il 5 luglio 1987 e tenuto
«incommunicado» dal Comando
di sicurezza della difesa. Egli ha
dichiarato di essere stato sottoposto a tortura. Per 10 giorni
gli hanno impedito di dormire.
Dal 1985 al 1987 aveva studiato
all’università, in Giappone, storia coreana antica, materia nella
quale è specializzata la sua casa editrice. In Giappone aveva
incontrato un giornalista appartenente ad una organizzazione
a favore della Corea del Nord e
della riunificazione delle due Coree. Nell’86 organizzò un convegno avente come tema la riuniflcazione delle due Coree. E’ stato
accusato di avere trasmesso informazioni sulla Corea del Sud
ad un agente nordcoreano in
Giappone ed avere tentato di infiltrarsi come spia nordcoreana
in gruppi sudcoreani di opposizione. E’ stato condannato a 8
anni di carcere in base alla legge di sicurezza nazionale.
Si prega di inviare appelli cortesi, in inglese ,o italiano, per la
sua liberazione a;
H. E. Hug Hyongkco
Minister of Justice Ministry of Justice
I Chungang-dong
Kwachon-myon
Shiung-gun - Kyonggi Province
Repubblica di Corea
Pena di morte
Sud Africa: il 16 novembre le
autorità hanno proceduto alla
53esima impiccagione dall’inizio deH’anno; dei 53 condannati
a morte nel 1989 52 erano neri o
meticci, uno bianco.
Giappone: è morto in carcere
Makoto Sato, dopo avere atteso per 35 anni l’esecuzione della condanna a morte. Si
dichiarava innocente e aveva
chiesto per 8 volte la riapertura del processo.
Statistiche: nel mese di settembre, Amnesty ha ricevuto
notizia di 101 esecuzioni in 7
paesi: Arabia Saudita, Burkina
Faso, Cina, India, Iran, Sud Africa e USA.
Sono state emesse 121 condanne a morte in 12 paesi: Arabia Saudita, Cina, Egitto, India,
Malaysia, Myanmar (Birmania),
Nigeria, Pakistan, Sudan, Uganda, URSS e Zaire.
A cura del Gruppo
Amnesty Italia 90
10066 Torre Pellice