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Anno 122 - n. 35
12 settembre 1986
L. 600
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UN ARGOMENTO CHE TORNA A FAR DISCUTERE
il diavolo?
Scandalo al «Meeting ’86» di
Rimini organizzato dai cattolici
di Comunione e Liberazione. Al
centro della polemica l’attacco
del cardinale Ugo Potetti nei
confronti degli organi d’informazione. I giornali — ha detto U
vicario del Papa a Roma — stravolgono le notizie religiose e i
giornalisti sostanzialmente « debbono adeguarsi ai mezzi di comunicazione che gli danno il pane quotidiano ». Insomma chi
paga, comanda. Nel settore dei
mass media molti si sono risentiti per questo esplicito attacco
al « quarto potere ». Ma per queste ovvie verità non è il caso, mi
pare, di prendersela tanto. La
Stampa è degli Agnelli, l’Avvenire è del Papa, Panorama è dei
Mondadori eccetera; non esiste,
nel pianeta in cui viviamo, una
stampa a larga diffusione che
non sia sostenuta da partiti o da
grossi trust finanziari o da interessi ideologici variamente organizzati. Anche il cardinal Potetti sa benissimo che chi scrive sull’Osservatore Romano non
può scrivere quello che vuote. La
censura vaticana non perdona, e
non solo per gli articoli che compaiono sui suoi giornali. Sicché
non è il caso di sollevare un polverone per cose che tutti sanno.
Quello che invece meriterebbe
di essere denunciato è il fatto
che nell’informazione corrente
la notizia di carattere religioso
è sempre connessa col cattolicesimo. Viviamo nel Paese in cui
il giornalista esperto in questioni religiose è per definizione un
« vaticanista » e l’ora di cattolicesimo romano è universalmente definita come l’ora di religione. Forse, al «Meeting» di Rimini, più che lanciare condanne sulla cattiva fede dei giornalisti e suite stravolgimento delle notizie si è persa l’occasione
di rifiettere sui fatto che l’equazione cattolicesimo uguale cristianesimo non solo non funziona ma è una falsa notizia.
Accanto alla « Chiesa » con la ’c’
maiuscola ce ne sono altre; c’è
un altro modo di vivere il cristianesimo, che non passa per
Roma.
Ma al di là di queste e altre
osservazioni c’è un punto che
accomuna tutta la stampa religiosa e su cui varrebbe ia pena
di riflettere, anche in chiave
ecumenica: è possibile comunicare attraverso la carta stampata la verità evangelica?
Personalmente ritengo che sia
possibile fare del giornalismo
serio tentando di dire la verità
sui fatti quotidiani, pur sapendo che la verità di Dio non ci
appartiene. La possiamo solo
testimoniare affermando verità
frammentarie e parziali che sono
il riflesso della nostra vita. Ma
per far questo non c’è bisogno
di salire sul pulpito per accusare la "stampa secolare’’ di ’’potere’’ e di "menzogna”. Anzi proprio dal confronto dialettico delle diverse ietture dei fatti e dei
loro commenti emerge la verità
storica. Per concludere, il «togli
prima dal tuo occhio la trave,
e altera ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo
fratello » (Matteo 7: 4) è ancora valido. Specialmente per chi
vuote richiamarsi airEvangelo
nel campo deH’ìnformazione.
Giuseppe Platone
Il diavolo c’è, Dio no (nell’Enciclopedia) - Le tentazioni di Gesù - Un affollatissimo dibattito e
un sermone a Torre Pellice - Giorgio Tourn: Satana esiste solo se siamo noi a permetterglielo
Del papa si può pensar quel
che si vuole, ma non che gli
manchi la percezione di ciò che
può colpire Topinione pubblica.
L’ultima lampante dimostrazione ne è data dai suoi recenti interventi a proposito del diavolo: da tempo « chiuso per restauri », come ebbe a dire un
autorevole teologo cattolico. Satana è improvvisamente tornato ad atterrire e affascinare le
coscienze di credenti e non credenti. Certo, ne ha fatta di strada: se per san Bartolomeo èra
« un etiope, con il muso di cane, pieno di coma dalla testa ai
piedi, con rari peli sul mento,
ali di istrice e sprigionamento
di fumo sulfureo dalle narici »,
per un politico di oggi, Mario
Capanna, il diavolo è, più modernamente, « un manager dotato di humour, ottimo conoscitore di encicliche papali e scritti di Marx, abile nell’uso del
computer ». Neanche privo di significato è il fatto che nell’« Enciclopedia Einaudi », sorta di
summa non nozionistica del sapere contemporaneo, manchi la
voce « Dio », ma sia ben presen
te, invece, lui, il « diavolo ».
A differenza di quella cattolica, la teologia protestante non
ha mai dato gran peso al demonio. Karl Barth ha addirittura
scritto: « La più grande vittoria
del diavolo è che teologi e credenti si occupino di lui ». A « immunizzare » le chiese evangeliche almeno dalle credenze più
superstiziose è probabilmente
servita la consapevolezza che il
male, il peccato, nasce dal cuore stesso dell’uomo, e che non
c’è bisogno quindi di ricercare
in qualcun altro la causa della
nostra infedeltà. Il cattolicesimo, invece, tradizionalmente più
ottimista riguardo alla natura
umana, è caduto... nelle braccia
del diavolo.
Difficilmente, però, potremmo,
anche noi evangelici, disinteressarci completamente dell’argomento-Satana, o considerarlo roba buona semmai per gli antropologi; e non solo perché per
tanta gente nel nostro paese si
tratta di un problema reale.
Il fatto è — lo ha spiegato
Bruno Corsani, decano della Facoltà Valdese di Teologia, inter
Un motivo ricorrente delle tradizioni popolari sul diavolo è il mago
Merlino, qui ritratto con Satana, del quale era detto essere figlio.
venendo a un affollatissimo dibattito nel tempio valdese di
Torre Pellice il 31 agosto — che
i Vangeli ci parlano di demoni
e di indemoniati, e presentano
Gesù stesso come esorcista. Certo, questo riflette la cultura dell’epoca e in particolare lo scar
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Alla ricerca di una risposta
«Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.
Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto?
E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare?
E come udiranno, se non v’è chi predichi? E come predicheranno
se non son mandati? Siccome è scritto: Quanto son belli i piedi
di queUi che annunciano buone novelle!» (Romani 10: 13-15).
Ho ascoltato con commozione
e con una punta di invidia le
belle promesse che i candidati
al ministerio pastorale hanno
formulato davanti alla comunità. Perché una punta d’invidia?
Perché i fratelli e le sorelle che
come me sono impegnati in un
tipo particolare di predicazione
— quella che tentiamo di realizzare attraverso la televisione
— soffrono di un grosso limite:
quello di non avere mai di fronte le persone a cui ci rivolgiamo.
Parliamo a decine, a centinaia
di migliaia di persone, ma non
le incontriamo, entriamo in centinaia di migliaia di case, ma
non vediamo un solo volto di
quelli che ci ascoltano. Solo ogni
tanto ci è concessa un’occasione
di dialogo, sia pure indiretto,
quando qualcuno ci scrive. Permettetemi di leggervi alcuni brani di una lettera che è giunta
recentemente alla redazione di
TV-Protestantesimo:
« Da parecchio tempo conosco
la vostra rubrica, che seguo assai irregolarmente perché guardo molto poco la televisione. (...)
Spesso, ascoltando voi o i vostri invitati, mi viene voglia di
conoscervi meglio, di scrivere a
quell’indirizzo che mettete sempre alla fine. Ma per chiedere
cosa? E’ molto difficile chiedere
qualcosa di religioso! (...)
Mi piacerebbe incontrare qualcuno (o meglio qualcuna) di voi
ma so che è diffìcile: io non sono cristiana e non sempre si può
star lì a discutere dei fondamenti della pronria fede, quando ci
sono già tanti altri problemi.
Comunque se per caso organizzate qualche incontro aperto
anche ai non-cristiani mi piacerebbe parteciparvi ».
A questa lettera abbiamo dato una prima risposta invitando
la persona a prendere contatti
con una nostra comunità della
zona, oppure, se lo preferiva, a
scriverci ancora. Ed ecco alcuni
brani della seconda lettera che
ci ha inviato:
« Il mio timore principale,
quando mi avvicino a persone o
comunità religiose, è che la mia
"domanda di religione” venga
letta come domanda di qualcosa d’altro: da ragazzina essa mi
veniva interpretata come domanda di sentimento, da ragazza di sesso, poi di qualche completamento nel sociale.
A questi travisamenti reagivo
con collera allora, con malinconia ora. Da giovanissima l’incredulità verso una domanda religiosa, mi faceva cadere nel dubbio di essere nevrotica, di aver
sublimato altri bisogni, e che in
ultima analisi la dimensione religiosa non esistesse.
Dopo i trent’anni, per fortuna,
attraverso tutta una serie di processi su cui non mi dilungo, ho
iniziato quel coagulamento decisivo della mia rimossa parte
religiosa, per cui ora, pur non
aderendo ad alcuna confessione, posso cónsiderarmi una persona di temperamento religioso
abbastanza intera. (...)
Ho cercato le persone religiose. E ho constatato che sono
p>ochissime, a meno che io non
sia stata molto sfortunata nella
mia ricerca, che pure è stata tenace. Le poche persone che ho
trovato, sono piene di paura, (tesi mi diceva una di queste: "Mi
sono scavata un mio sentiero
dentro tutte queste cose che non
vanno bene neanche a me e vivo
la mia religione così” (cioè in
una specie di penombra).
Ma io, vivo forse in modo diverso? Credo di no, con la sola
differenza che "ufficialmente” sono laica (il che, qui nel bianco
Veneto, viene di solito inteso come essere atea) ».
« Tornando a voi, l’impegno
sociale di cui date prova non si
discute. Capisco bene che Taggiornamento sociale è indispensabile (ad esempio non vi scriverei se non mi fossero ben note le vostre posizioni sui problemi del femminismo). Ma — mi
sembra — il pensiero religioso
non può essere accantonato.
Renato Malocchi
(continua a pag. 5)
sissimo sviluppo allora raggiunto dalla scienza medica, ma non
per questo ci è lecito « cancellare » la problematica. Nella Bibbia — ha anche detto Corsani
— esiste una sorta di « evoluzione » del diavolo: se nei testi più
antichi è sempre Dio che interviene nella vita degli uomini, e
Satana, Tawersario, tutt’al più
può indurre il Signore a mettere alla prova il credente, come avviene a Giobbe, negli scritti più tardivi il diavolo acquista
una certa maggiore autonomia,
pur senza diventare un « contropotere » al cospetto di Dio, come
invece lo ha dipìnto spesso la
fantasia popolare.
Nella stessa sede, don Tubaldo, teologo cattolico, ha invece
proposto un’interessante lettura
del passo biblico delle tentazioni di Gesù: esse rappresenterebbero in qualche modo tre
concezioni errate a proposito
del Messia: quella legata a un
Messia largitore di gran copia
di beni materiali, una più genericamente « miracolistica », infine l’attesa di un liberatore politico. Secondo onesta prospettiva, il tentatore con cui Gesù ha
lottato vittoriosamente era il popolo stesso.
Luigi Firpo, docente universitario, invitato in qualità di rappresentante del pensiero laico, si
è invece intrattenuto sul tema
dell’esorcismo, dicendosi convinto — Dur non credendo a questo genere di pratiche — che
gli esorcisti recentemente nominati dall’arcivescovo di Torino
potranno svolgere un’opera utile perché la nostra società è piena di gente che al diavolo ci
crede, e che quindi potrà trarre
Qualche beneficio soggettivo dalle
loro « prestazioni ».
Vera nrotagonista dell’incontro di Torre Pellice è stata per
altro la folla: oltre 500 persone,
tante facce mai viste in chiesa,
il tempio gremito. Una dimostrazione, magari in forme diverse che altrove, che il diavolo
interessa, incuriosisce, attira, anche in una città così segnata dalla presenza e dalla storia della
nostra chiesa.
Paolo Fiorio
{continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
12 settembre 1986
CENTRO MENEGON DI TRAMONTI
La moda nella società
e nella religione
« Il ruolo della moda nella società e nella religione » è stato il
tema ohe ha impegnato coloro
che hanno partecipato al campo
giovani organizzato dal Centro
Ecumenico Luciano Menegon di
Tramonti di Sopra (Pn) dal 2 al
12 agosto.
Coordinati da Irma Ahlers, pastore vicario di Udine e Gorizia,
i giovani presenti, circa 25, hanno affrontato un tu'gomento così
vasto e complesso nella sua globtdità con l’aiuto di tre relatori
intervenuti a varie riprese nel
corso del campo.
Il primo di essi, Michele Campione, ha delineato quelle che
sono, in generale, le scelte e le
strategie seguite dalle igrandi industrie per venire incontro ai gusti del pubblico; o, alternativamente, per condizionarli. Si è visto come, con il passare degli anni, vengano usati sistemi di indagine sempre più complessi e
sofisticati. D’altra parte l’aumentata capacità produttiva e di consumo ha spinto e spinge verso
una dimensione del mercato ormai di scala mondiale.
Giaime Pintor, intervenuto successivamente, come critico musicale ha tracciato, in ùn’ampia e
articolata relazione, ima breve
storia delle mode musicali giovanili dagli anni ’60 ai giorni nostri. Fermo restando un sostanziale giudizio negativo sulla qualità delle forme musicali maggiormente seguite, che in più di
vent’anni non sono poi cambiate,
bisogna dire che è cambiato, invece, il modo di avvicinarsi alla
musica; esaurite le grandi spinte
ideali, persa la carica rivoluzionaria e trasgressiva delle grandi
manifestazioni musicali, oggi la
musica è in genere considerata
alla stregua di un rumore di fondo, ima colonna sonora sempre
più ripetitiva. Durante la discussione comune, è emerso come
della musica, nella vita di ogni
giorno, non si avverte la presenza, quanto piuttosto l’assenza,
nei rari momenti in cui non è
trasmessa. Inoltre, la difficoltà a
riprodurre i motivi di successo
senza qualche apparecchiatura
elettronica sta facendo diminuire
l’interesse e la capacità di fare
musica insieme, che fino a pochi
anni fa era una costante di qualsiasi incontro giovanile.
Ultimo intervenuto è stato il
pastore Alfredo Berlendis, che ha
sviluppato due argomenti particolari, rientranti nel tema della
moda, ma molto specifici. Il primo è stato il modo di vestire durante le occasioni di culto nell’arco dei secoli.
Secondo Berlendis, la creazione e la differenziazione degli
abiti per coloro che officiavano
sono progressivamente divenute
parti integranti del rito stesso:
abiti particolari, colori particolari hanno finito per introdurre o
associarsi a momenti particolari
della funzione.
Inoltre l’abito del nredicatore
serve a differenziarlo, in quel mo
mento, da chi lo ascolta, facilitandone l’attenzione.
Naturalmente è stato rilevato
come sia da poco tempo che si
studia in modo serio questo
argomento e, soprattutto, che si
accetta di confrontarsi suH’importanza che rivestono anche gli
abiti nel nostro modo di vivere le pratiche di fede. Perciò
è necessario riflettere e discutere
ancora prima di poter dare dei
giudizi precisi.
Il secondo argomento trattato
da Berlendis è stato quello dell’ingegneria genetica e dei nuovi
metodi di procreazione, argomento su cui ha già scritto degli
interventi apparsi su L’Eco/Luce.
Fondamentalmente, secondo
Berlendis, i nuovi sistemi di procreazione in laboratorio hanno
spiazzato gli studiosi di morale,
proprio perché rivoluzionano il
modo di avere dei figli, che non
ha più bisogno dell’unione fisica
tra l’uomo e la donna, da sempre
punto di partenza cruciale per
qualsiasi analisi dell’argomento.
A questo punto, allora, è meglio sospendere il giudizio su
pratiche che rivestono ancora un
carattere largamente sperimentale, perché, se da una parte sono
rivolte ad aiutare coppie che non
riescono ad avere figli con metodi « tradizionali », dall’altra
creano grosse tentazioni verso altri studi ed esperimenti genetici
piuttosto inquietanti. Salvo restando il fatto che non si può
permettere a qualsiasi pratica
scientifica, sia pure di grande
aiuto per Tumanità, di far perdere di dignità all’amore e agli atti di amore tra un ubmo e una
donna e in generale tra le persone.
Significativamente, il campo
non si è concluso con un documento, data la complessità dell’argomento ed il carattere poco
sintetico delle discussioni; ma
con un culto, organizzato e gestito da tutti i campisti, che si è
tenuto nella piccola chiesa valdese di Tramonti. In questo culto,
nel quale sono confluite le idee
sviluppate durante le discussioni,
le meditazioni bibliche quotidiane e le altre occasioni di vita in
comime, utilizzando come testo
della meditazione le « sollecitudini ansiose» descritte in Matteo 6, i campisti hanno espresso
alcuni punti che possono essere
considerati conclusivi. Innanzitutto la volontà di non farsi sopraffare dalle esigenze del mondo, cioè di non passare la propria vita a preoccuparsi di essere alla moda per non sentirsi diversi dagli altri. Ma anche la necessità di trovare il modo di comunicare agli altri la propria fede, le proprie speranze e le proprie convinzioni senza ricadere
negli stereotipi della moda che
fatalmente renderebbero poco
credibile qualsiasi tentativo di
comunicazione.
Alberto Bragaglia
AGAPE
Il rapporto a due
Il campo sull’etica sessuale,
di ricerca sulla soggettività, è
giunto al suo secondo anno.
La ricchezza del campo, che
nasce dalla sua composizione
differenziata — è da segimlare
tra l’altro la presenza di diversi
cattolici di base —, si è manifestata soprattutto nelle discussioni dei gruppi. I temi di discussione — dall’etica del rapporti, alle dinamiche di gruppo,
ai nuovi modelli di famiglia —
hanno cercato appunto di rispondere alle diverse esigenze
dei 35 partecipanti.
Il campo ha potuto usufruire
di diverse relazioni ed interventi di tipo psicoanalitico, oltre
che di un’ampia panoramica della ricerca sociologica sulla famiglia. Una relazione di M.G.
Minetti ci ha reso attenti alla
tensione che esiste nella coppia
tra ’relazione’ (il richiamo ad
essere uno) e ’rapporto’ (l’esigenza di rimanere distinti). Queste categorie, l’alterità e la fusione, il senso del limite, la paura di perdersi nell’altro, hanno
attraversato le discussioni del
STUDIO FOTOGRAFICO
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ARTICOLI
UNILATERALI
Caro direttore,
durante il recente Sinodo sono state
mosse varie critiche all’« Eco-Luce »,
giuste o sbagliate a seconda dei punti
di vista, ma una mi sembra fondata
su fatti indiscutibili: l’assenza quasi
totale del giornale nel dibattito sulla
possibilità di nuovi finanziamenti pubblici alle chiese, Il cosiddetto otto per
mille eccetera. Accogliendo il forte
invito del Sinodo 1985, nei mesi scorsi tutte le comunità valdesi e metodiste hanno discusso questo tema a
lungo, con passione e grande partecipazione; 1'« Eco-Luce » ha invece scelto di non occuparsene quasi, rinunciando al suo abituale compito di informazione e formazione, e questo silenzio
è stato avvertito specialmente nei
gruppi evangelici più isolati, per i
quali il giornale è strumento prezioso
di collegamento. La preoccupazione di
non aprire le pagine del giornale a
contrapposizioni polemiche spesso faziose e incontrollate era giusta, ma una
serie di articoli sereni, documentati
e comprensibili sulle diverse posizioni
era certamente possibile, anzi doverosa. L',« Eco-Luce » ha invece pubblicato su questo tema soltanto interventi
saltuari, H cui difetto maggiore più dell'unilateralità (praticamente tutti erano contrari aH'otto per mille) era il
linguaggio troppo tecnico e spesso aggressivo e l’insufficiente cura dell’informazione: abbiamo dovuto attendere
la relazione della Tavola al Sinodo per
sapere che la maggioranza delle nostre chiese è favorevole alla possibilità di nuovi finanziamenti pubblici, in
questo uitimo anno I'« Eco-Luce » ha
condotto molto bene la campagna contro le nuove norme Falcucci sulla religione cattolica nelle scuole, con articoli tempestivi, informati, chiari e
coerenti; ma suil’altro grande tema che
ha coinvoito le nostre chiese, appunto
l’otto per mille, il giornale si è impegnato in modo del tutto insoddisfacente. Possiamo sperare che la ripresa
del dibattito, in vista di una decisione
nel 1987, veda I’« Eco-Luce » fornire
una informazione ampia, articolata, serena e rispettosa delle diverse posizioni?
Giorgio Rochat, Prali
campo, e le abbiamo ritrovate
ancora nella tavola rotonda finale su Mt. 19: 1-12.
Un altro utile stimolo alla riflessione è stato un approccio
sistemico delle dinamiche di
coppia, sulla base degli studi
della scuola di Palo Alto. Proprio attraverso questo approccio diventa più facile smascherare i giochi di potere che nella
famiglia mantengono l’equilibrio
a spese dell’« anello più debole »
del gruppo.
A raccontare la vita per smascherare le repressioni che permettono una stabilità relativa
della coppia e della famiglia si
è dedicato il grupix) sulle dinamiche.
é
Il terzo gruppo ha lasciato
aperta la possibilità di pensare
un nuovo tipo di famiglia che
non sia solo il riflesso capovolto di ciò che si vive oggi, che
diventi un’utopia capace di spinte in avanti.
Il gruppo sull’etica si è soffermato a riflettere sul concetto di
patto che fonda i rapporti in
qualsiasi coppia, e sulla dialettica fra la scelta e la rinuncia,
fra il percorso del singolo e la
coppia. Il valore del tempo è
stato sottolineato: dedicare tempo all’amore per mantenere alta la qualità della relazione. E
si è cominciato ad affrontare il
tema dell’innamoramento come
momento di identificazione di
sé, di crescita: spesso l’innamoramento è infatti la scoperta di
una parte di sé più che la scoperta dell’altro.
Diverse piste di ricerca restano aperte, su cui il campo dell’anno prossimo potrà utilmente puntare.
Letizia Tomassone
Prendiamo atto della richiesta. Uinformazione che abbiamo presentata
sull’argomento in questione si fondava
sulle risposte ricevute dalle singole
chiese. Assicuriamo il lettore che in
redazione, su questo problema, non c’è
volontà di unilateralità. Nello spazio
consentitoci pubblichiamo le argomentazioni dal fronte dei sì e dal fronte
dei no, purché arrivino! (red.)
CONCILIO
PER LA PACE
Della proposta di indire un Concilio
di tutte le Chiese sulla pace credo che
si debba porre in evidenza un punto
debole; la sua realizzazione è condizionata dalla adesione di tutte le Chiese
e non si è ancora pensato di attuarlo
nonostante (e ahimè) la assenza di
alcune di esse, come la Chiesa cattolica e ortodossa.
Se la Chiesa cattolica non può
parteciparvi perché solo il Papa può
indire un Concilio, per quaie motivo
le Chiese protestanti devono rinunciare a questo progetto? Se siamo convinti delia sua validità, dobbiamo essere anche conseguenti: perseguirio
fino aiia sua realizzazione.
Deve essere ii codice di diritto canonico a condizionare e intralciare
i nostri progetti? E’ una occasione,
quella del Concilio, per la Chiesa cattolica di dimostrare la sua vocazione
ecumenica e la sua aspirazione alla
pace.
Non può proprio la Chiesa cattolica, per una volta, accantonare il suo
codice di diritto canonico, per schierarsi con altre Chiese, in un progetto comune? A meno ohe l’impegno cattolico per la pace non si limiti ad una
giornata di preghiera che può soddisfare solo il suo desiderio di vedersi
sempre e comunque al centro dell’interesse generale.
Se un Concilio di tutte le Chiese non
potrà realizzarsi, cogliamo noi que
sta occasione di portare avanti, anche con le nostre sole forze, questa
idea, che può diventare una testimonianza di fede.
Fabrizio Zerbini, Sermide
PERCHE’LORO NO?
La proposta del disegno di legge
governativo di esclusione dei detenuti politici (da non confondere con i
« politici detenuti » per i vari scandali) dai benefici dell’amnistia prevista
per il quarantennio della repubblica
mi colpisce negativamente.
L’esclusione fa pensare che l’imperdonabilità delle illegalità da essi commesse prescinde dalla loro gravità
morale e penale, è tutta lì, nella loro
motivazione politica: la demonizzazione, dunque, continua.
Continua, ostinato anno dopo anno,
il rifiuto di chiedersi se il sistema
contro oui si ribellavano gli attuali
detenuti politici era il migliore pessibile; continua, oggi come ieri, il rifiuto
di vedere in queste donne e questi
uomini, che sapevano ciò cui personalmente andavano incontro, un elemento irriducibile alla pura criminalità,
un elemento degno di rispetto pur fra
gli errori compiuti.
Continua poi, in un paese che, nelle grandi lotte per la pace, contro la
nuclearizzazione forzata militare e civile ed altri inquinamenti, sta scoprendo la nonviolenza, e non di rado
ha scoperto l’esistenza della violenza
istituzionale per esperienza diretta,
l’incrollabile fede governativa nella
forma più pesante di tale violenza, il
carcere.
Fede che si potrebbe esprimere, applicando ai mali del corpo sociale la
nota massima della scuola medica salernitana sui prodigi della dieta: « Career juvat; si continuatus, sanat ».
La stessa mentalità che, in altri campi, porta alla fede nei missili più micidiali, nelle basi più ampie e numerose. e via discorrendo.
lo mi auguro che il parlamento sappia esprimere una maggioranza a favore di una seria amnistia per i detenuti politici: atto di pace verso gli irriducibili, i quali possono comunque rifiutarla, di fiducia verso i dissociati, di
adempimento di un dovere morale e
giuridico, anche se tardivamente, verso
gli innocenti.
Davide Melodia, Livorno
LA TEV
CONTINUA
Il giorno 17 agosto 1986, i membri
della TEV, in assemblea plenaria annuale, in occasione del 10° anniversario della fondazione del Movimento,
hanno approvato all’unanimità il seguente ordine del giorno;
« Nel decimo anniversario della fondazione del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese, rendiamo grazie a Dio per essersi degnato di adoperare uno strumento così inadeguato, per promuovere un risveglio nella
Chiesa;
constatiamo che i motivi fondamentali che hanno dato vita al Movimento tuttora sussistono;
consapevoli di continuare la testimonianza degli iniziatori del Movimento,
molti dei quali sono stati chiamati dal
Signore a un più alto servizio;
nella certezza di esprimere il sentimento di gran numero di aderenti presso quasi tutte le Chiese Evangeliche
in Italia e in comunione con altri movimenti analoghi, in Chiese all’estero;
chiediamo al Signore di benedire
la decisione che noi ora prendiamo,
di continuare, con maggior impegno,
la strada intrapresa nella testimonianza della Parola di Dio ».
Aldo Rostain, Torre Pellice
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 22 SETTEMBRE
ore 23 circa - Bai 2
ATTUALITÀ’ PROTESTANTE
L’assemblea metodista di
Nairobi — Sinodo a Torre
Pellice — XV Agosto nelle
Valli Valdesi.
3
12 settembre 1986
vita dellexliiese 3
L’ESAME DI FEDE DEI NUOVI PASTORI
I MINISTERI NELLA CHIESA
Un "check-up spirituale"' diversità dei doni i
Significato della resurrezione, diversità ed unità della Scrittura, teologia femminista, il maligno, le religioni monoteiste: i temi dell’esame
Potremmo paragonare l’esame
di fede che i futuri pastori devono superare prima della loro
consacrazione a un « check-up
spirituale », che certifica non
tanto il loro impegno negli studi quanto la loro assimilazione
della teologia in vista di una
predicazione conforme alla confessione di fede della chiesa.
A questo esame di fede-test
spirituale si sono sottoposti, sabato 23 agosto a Torre Pellice,
alla presenza di un folto pubblico e del corpo pastorale, Susanne Labsch e Alberto Pool,
provenienti l'una dalla Germania e l’altro dalla Svizzera.
A Susanne Labsch si è chiesto di parlare sulla risurrezione.
Quindi sulla ispirazione delle
Scritture e sulla tensione fra sola scrìptura e tota scriptura e,
infine, sulla revisione della dogmatica proposta dalla teologia
femminista.
La risurrezione, fondamento
della nostra fede e della nostra
vita cristiana, ha risposto S.
Labsch, è strettamente cormessa alla croce e quindi alla sofferenza. Non esistono Luna senza l’altra; i due termini sono indivisibili: Gesù Cristo ha vinto
la morte nella misura in cui ne
è stato vittima.
A proposito dell’ispirazione
della Scrittura, la candidata, respingendo giustamente l’ispirazione letterale, si è soffermata
sulla necessità di tener conto in
ogni circostanza, e in particolare nella predicazione, dell’insieme del messaggio biblico e di
non selezionare rigorosamente
soltanto determinati passi.
« Non penso — ha affermato
Susanne Labsch a proposito della teologia fernminista — che
le donne che studiano la dogmatica, debbano rovesciare l'ordine della creazione dell’uomo e
della donna, secondo il racconto genesiaco. Nella rivelazione
stessa scopriamo la dimensione
femminile di Dio. Isaia dice di
Dio: ’io vi amo come una madre’. Dio ha superato in sé la
divisione sessuale. Il femminismo, ad ogni modo, ha spronato
la riflessione dei teologi su aspetti talvolta taciuti o lasciati in
ombra dalle loro ricerche ».
Ad Alberto Pool sono state
poste domande su problemi attualissimi.
La prima riguardava nientemeno che Satana: come affrontare la presenza, la potenra del
male, nella predicazione, nella
catechesi, nella cura d’anime?
La seconda domanda, invece,
Nuovo indirizzo
Carmen e Silvio Ceteroni, entrambi pastori, comunicano il
loro nuovo indirizzo in Italia :
Via Da Possano 29, 19100 La
Spezia.
verteva sul dialogo fra le religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo, islamismo. Infine,
una questione a proposito del
rapporto tra teologia e scienza.
Alberto Pool ha dichiarato* di
non avere una visione superstiziosa del diavolo. Il male da lui
conosciuto è la malattia, l’egoismo, non forme sciocche, mitiche o leggendarie. E’ vero che
nel Nuovo Testamento si parla
di Satana e di indemoniati, ha
detto Pool, ma comunque Gesù
non si è posto il problema dell’origine del male, ma di cosa
fare per combatterlo. Noi dobbiamo — ha detto — presentare Cristo come l’avversario del
male e avere fiducia che niente
ci separerà dall’amore di Dio,
vincitore in Gesù del male e della morte (Rom. 8: 39).
Alla richiesta di precisare come viva e predichi la parola del
Padre Nostro « liberaci dal maligno », il candidato ha risposto:
« L’ho sempre compresa, pronunciata e vissuta come un ’liberami dal mio egoismo per poter essere tuo servitore’ ».
Per quanto riguarda il rapporto con le religioni monoteiste.
LA NUOVA TAVOLA AL LAVORO
Linee di impegno
Il giorno seguente la chiusura
dei lavori del Sinodo, la Tavola
Valdese ha avuto un primo incontro con il Comitato Permanente deU’OPCEMI, i presidenti
delle Conferenze esecutive distrettuali ed i sovrintendenti
dei Circuiti, per una prima verifica operativa su alcuni dei più
appassionanti temi del dibattito
sinodale.
Si è deciso — sul problema
dell’obiezione fiscale, legata al rifiuto di partecipare alle sempre
crescenti spese per gli armamenti dello Stato italiano; sulla adesione o meno ad una eventuale
partecipazione della nostra Chiesa al finanziamento pubblico —
di provvedere all’invio alle chiese di ulteriore materiale di studio, perché siano approfonditi,
quando necessario, « problemi
emersi nel corso della presente
sessione sinodale », coinvolgendo
la EGEI, la Commissione Pace e
Disarmo e quanti altri siano in
grado di fornire ipotesi di lavoro,
con attenzione particolare ai
presupposti teologici dei rapporti con lo Stato ed alla necessità
di armonizzare, se il caso, le decisioni prese con i resolamenti
che negli anni ci siamo dati.
E’ stato preso in esame anche
il problema della « religione a
scuola ». Anche qui si sono poste
le basi per l’attuazione degli Atti
sinodali in proposito.
Un argomento non deve essere
dimenticato dalle nostre chiese:
l’impegno finanziario diretto per
sostenere la Facoltà Valdese di
Teologia. Questa non è la Facoltà di « altri », ma la nostra, che
prepara i pastori per le nostre
chiese; tutti noi siamo, in misura diversa , compartecipi della
sua vita. Il prossimo anno accademico vi saranno 5 iscrizioni al
primo anno di corso: sono studenti che provengono dalle nostre chiese. La Facoltà, tra borse
di studio parziali o totali, necessiterà di 40 milioni di lire: Circuiti e Distretti sono chiamati a
provvedere a tale necessità.
Sul tema delle finanze, la Tavola Valdese è sempre disponibile per fornire ogni e qualsiasi informazione di cui le chiese possano avere bisogno, nella certezza che la conoscenza dei fatti sia
il miglior deterrente contro il disinteresse dei membri di chiesa.
Da non dimenticare il fatto che
l’impegno delle chiese è inferiore alle richieste della Tavola;
particolarmente attenti dovremo
tutti essere nella puntualità delle rimesse alla cassa centrale.
Da parte sua rOPCBMI è impegnata nella traduzione e distribuzione di documenti delle ultime assise internazionali metodiste, patrimonio comune di tutti.
Gianmaria Grimaldi
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TORRE PELLICE
deve corrispondere
la diversità dei ministeri
Pool ha osservato che non è un
problema solo di oggi — il celebre racconto di Lessing, Nathan
il saggio, ce lo dimostra — ma
è da noi oggi sentito particolarmente, data la possibilità ormai
quotidiana di incontro con ebrei
e musulmani. Non possiamo né
dobbiamo rifiutare il dialogo. Da
questo possiamo uscire rafforzati riscoprendo il dovere della
tolleranza in Cristo ohe è la verità, ma non una verità che si
impone con la forza o la discriminazione o il rifiuto degli altri.
Del problema teologia-scienza,
il candidato ha approfondito il
rapporto teologia-psicanalisi.
Questo incontro, ha detto, ha
portato ottimi frutti. La tolleranza fra le due discipline le arricchisce reciprocamente. Anche in
questo campo, quindi, il dialogo
va accettato e apprezzato. L’esito
dell’esame è stato positivo; ammessi, quindi, al « sermone di
prova » i candidati hanno predicato nel pomeriggio nell’antica
chiesa del Ciabas, e sono stati
consacrati pastori il dì seguente
durante il culto di apertura del
Sinodo.
Bruno Costabel
In questi ultimi anni sono entrati al servizio delle chiese numerosi diaconi ed alcuni pastori
in «servizio straordinario». Proprio la questione dì questi ultimi e del loro inserimento nel
corpo pastorale della chiesa è
stata affrontata dal Sinodo. Quale formazione devono avere i
pastori che hanno ricevuto « una
vocazione tardiva »? Quali sono
i requisiti per essere “assunti"
come pastori in servizio straordinario, e quale deve essere l'organo abilitato a verificare la preparazione teologica dei candidati? La commissione per le discipline aveva proposto una modifica ai regolamenti delle chiese.
Su questo argomento il Sinodo, dopo una vivace discussione,
ha preferito non decidere ed ha
incaricato una commissione di
studiare il problema e di riferire al prossimo Sinodo.
Vincenzo Sciclone, evangelista
in emeritazione, è così intervenuto nel dibattito:
Incertezza e confusione sui ministeri e sulla diversità di ruoli
tra pastori e anziani evangelisti ci
sono sempre state nella nostra
chiesa. Lo ricordo da più di 40
anni. Nel tempo ci sono state diverse soluzioni tra cui la più
drastica: chiudere il ruolo ed
equiparare tutti i pastori, magari
chiedendo agli anziani evangelisti
esami semplificati. Qualcuno Tha
fatto pur di togliersi dal disagio
di non sapere cosa si è.
Un’altra soluzione prevedeva che
gli anziani evangelisti che avessero fatto 20 anni di servizio potevano, su loro richiesta, essere riconosciuti pastori, ma dei dieci
rimasti in ruolo allora, giustamente nessuno fece tale richiesta parendo a tutti ben meschino lo
spirito di carriera che sembrava
sottostare alla questione: avere il
titolo, essere promossi sul campo
come se ci fosse una gerarchia
dei servizi.
Oggi si parla di pastori in servizio straordinario o pastori con
vocazione tardiva; anche questo
spesso non corrisponde alla realtà
perché ogni tanto capita che si
presentino dei giovani che per motivi vari non riescono a fare studi regolari, mentre ai nostri tem
pi, c’era chi aveva avuto vocazione fin da giovane ma era stato riconosciuto anziano o predicatore
locale.
La vocazione tardiva, o meglio
la scoperta tardiva, era quella della chiesa che, quando riteneva di
aver bisogno di noi, ci chiamava
in servizio.
Qui non è in questione il titolo
di pastore, che la comunità di solito attribuisce a chi vi lavora con
spirito di dedizione pastorale, ma
la questione riguarda il far parte
del corpo pastorale. Per tanto tempo si è rimasti esclusi con pesante discriminazione dal corpo pastorale; ora questa discriminazione è stata tolta. Qualcuno, risolto
ner sé il problema, invece vorrebbe reintrodurla per sentirsi un po’
più bravo di altri.
La soluzione per tutti sarebbe
rivalutare la diversità dei ministeri secondo Efesini 11:4 e 12: mettere ognuno al proprio nosto nella
chiesa secondo i doni che ha ricevuto, con un’unica consacrazione
in sede sinodale.
A nroDosito di consacrazione:
ricordo la confusione che si faceva negli anni 50 quando si è
arrivati al punto che un membro
della Tavola veniva a presentare
l’anziano evangelista alla comunità locale solo quando questi
aveva terminato gli esami, ma poteva succedere che l’anziano evangelista vi avesse ormai lavorato
da numerosi anni. La comunità
non capiva perciò il senso dell’intervento, se non come una specie
di visita episcopale.
Negli anni 60 si introdiisse una
consacrazione durante la Conferenza Distrettuale giustamente
contestata da alcuni perché sembrava quasi ci fossero pastori di
serie A e pastori di serie B. Oggi
si rimprovera ai pastori regolarmente licenziati di essere più
« dottori » che « pastori » e molti
membri di chiesa si lamentano
per la scarsa cura pastorale. La
verità è che ci vogliono gli uni e
gli altri per l’edificazione del corpo di Cristo che è la chiesa, dove
tutti debbono svolgere il ministero al quale il Signore ci ha chiamati.
Vincenzo Sciclone
Convegno
su Karl Barth
nel centenario della sua nascita (1886)
31 OTTOBRE (venerdì) ore 15.30:
G. BOF, La ricezione di Barth in Italia
B. ROSTAGNO, Barth pastore
W. KRECK, Barth politico
1“ NOVEMBRE (sabato) ore 9.00:
Seminario sulla teologia dell’elezione:
La dottrina deU’elezione come centro della teologia?
Testo introduttivo preparatorio di S. Rostagno; interventi
vari; dibattito.
1» NOVEMBRE ore 15.30:
Barth ecumenico
A. BELLINI, La teologia cattolica di fronte a Barth
P. RICCA, Barth di fronte al cattolicesimo e all’ecumenismo.
Un programma più dettagliato potrà essere chiesto alla
Facoltà Valdese di Teologia, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
Un limitato numero di posti-letto è disponibile alla Facoltà stessa: si raccomandas'ai prenotare con molto anticipo.
Chi sta in albergo o da privati potrà prendere i pasti alla
mensa di Facoltà durante il Convegno, indicandolo al momento dell’arrivo.
4
4 vita delle chiese
12 settembre 1986
XXVI CONVEGNO DI STUDI SULLA RIFORMA E I MOVIMENTI RELIGIOSI IN ITALIA
Un caleidoscopio di ricerche storiche
Nel 1568 la chiesa italiana di
Londra era composta di 161
membri, a larga maggioranza
fiammingo-olandesi, provenienti
dalla Zelanda e dairOlanda, specie dopo la venuta nei Paesi Bassi del duca d’Alba, inviato a far
ordine da Filippo II di Spagna.
Essi non frequentavano la locale chiesa olandese perché travagliata da un conflitto fra i fedeli
alla disciplina ecclesiastica ohe
riconosceva la sovranità del vescovo della città di Londra e ohi
propendeva per una autonomia
della comunità olandese. A narrarci questi fatti è Ove Boersma,
relatore al XXVI Convegno di
Studi sulla Riforma ed i movimenti religiosi in Italia, consueto appuntamento annuale a Torre Pellice. Per due intere giornate (1-2 settembre), gli storici del
protestantesimo, italiani e stranieri, hanno confrontato le loro
ricerche in questo ormai cinquantennale convegno. Ogni voce è stata un contributo in più
alla conoscenza storica dell’evangelismo italiano e delle sue molteplici influenze d’oltralpe, una
ricca rete di incontri, dispute,
esili e vicende giudiziarie, fin
dal '500.
Spesso è un libro, di facile ed
efficace lettura, ad indicarci tracce di esistenza di gruppi filoriformati. E’ il caso, ricordato da
Susanna Peyronel, del Sommario della Sacra Scrittura, letto
ovunque, da Milano a Napoli e
condannato come stampa “luterana" per la prima volta a Modena nel 1537. Dedicato a tutti
i ceti sociali, monaci, frati, artigiani, governanti, servi e padroni... non si limita ad essere un
trattatello sulla giustificazione
per fede perché è un vero manuale di vita cristiana.
Nel '500 circolano anche libri
di poesia religiosa protestante,
volantini di protesta in versi, distribuiti la notte, a forte connotazione antigesuitica. La gente li imparava a memoria e li
tramandava oralmente.
L’autore di questi scritti è i!
senese Marcantonio Ginuzzi
(1503-1592) che, ci dice Valerio
Marchetti, ricapitola con le sue
50 odi, la storia interiore di un
uomo del 16” secolo in Italia.
La diffusione della Riforma in
Italia, come ben si sa, non è avvenuta sempre pacificamente. Il
pastore di S. Giovanni Scipione
Lentulo, famoso per la disputa
del Ciabas del 1560 con il gesuita Possevino, nel 1566 ifu costretto a lasciare le valli per la Svizzera. Il suo epistolario, inedito,
composto di 130 lettere, si trova
sparpagliato in diversi archivi:
Basilea, Coira e Zurigo. Giampaolo Zucohini ne ha studiato il
contenuto, evidenziando i moventi delle lettere: temi personali e familiari, legati al figlio Paolo ohe lo aiutava nella gestione
della chiesa di Chiavenna dove
restò fino alla morte, avvenuta
nel 1599. Altri temi parlano del
ruolo dei mercanti, elementi di
collegamento fra riformati italiani ed europei e benefattori di
lasciti ai figli di pastore affinché
continuino l’opera dei padri.
La repressione non colpiva solo valdesi e riformati. Nel 1551 il
benedettino Giorgio Siculo, spiega Claudio Madonia, viene impiccato nel corso di una serie di
processi alla cosiddetta setta
giorgiana che negava la validità
del culto dei santi, deH’inferno,
del battesimo e deH’eucarestia e
così via.
Le relazioni della parte « moderna » hanno ancora compreso
gli interventi di: Roberto Osculati sui Pia Desideria di Spener
(recentemente pubblicati dalla
Claudiana); Giovanni Gönnet sulle riflessioni storiografiche del
1686; Emidio Campi su cosa pensano i riformatori della madonna ( « Zwingli e la Vergine Maria » è, a questo proposito, l’ultimo libro edito dalla Albert
Meynier).
Non meno interessante è stata la seconda giornata. Domenico Maselli ci ha parlato di un Sinodo un po’ particolare, tenutosi
a Pistoia nel 1786. Il suo principale animatore fu Scipione De
Ricci, vescovo di Pistoia e Prato
dal 1780 al 1791. Questo avvenimento locale ha in realtà effetti
generali perché è una voce della
cattolicità dissidente, un tentativo di vivere il cattolicesimo secondo forme autentiche di spiritualità e di democrazia, i suoi
effetti sono ancora ritrovabili
neU’ultimo concilio Vaticano II.
Con un salto da Pistoia a Ginevra, soffermiamoci sulla capitale
elvetica! Lorenza Giorgi ha letto
i verbali ohe danno i resoconti
delle relazioni esistenti con l’Italia fra il 1848 ed il 1863. E’ l’epoca del Risveglio e dei segni precursori della proclamazione della infallibilità papale. Gli inviati
ginevrini alle valli vedono i vaidesi come una chiesa apostolica,
povera, veramente evangelica ed
oparessa e le valli come un campo di missione, di diaconia. Tant’è vero ohe pagano diverse borse
di studio per studenti all’estero.
Altre trattazioni sono state:
« Il "richerismo’’ e i suoi precedenti storico-canonistici » di Aldo Landi; « Cultura popolare dell’ultimo valdismo; l’ipotesi delle
scuole valdesi di tipo parrocchiale, il sistema della traduzione »
di Romolo Cegna; « Il conte
Guicciardini e la pedagogia » di
A. Maria Dragoni; «Vittorio Macchioro, uno studioso dimenticato
di Lutero » di Fulvio Salimbeni;
« I Valdesi in Valcamonica » di
Gustavo Burat; « Per una storia
del metodismo italiano » di Franco Chiarini.
Peccato che quest’occasione di
studio sia stata goduta da un
pubblico relativamente ristretto.
Forse, in futuro, se si vuole allargare la fruizione di momenti
come questo anche ai non-specialisti, alcune innovazioni saranno necessarie: lo spostamento della data del convegno, per
esempio, verso la metà di settembre, più accessibile agli insegnanti, o l’identificazione di alcune tematiche come filo conduttore deH’incontro, attualmente
un po’ dispersivo.
Bruna Peyrot
Società
di Studi
Valdesi
Gita storica
ai Valione
degli
Invincibili
Domenica 14 settembre
1986
Si prevedono due gruppi, uno di
camminatori e uno dei più « tranquilli ».
Partenza:
per i camminatori ore 8.30 da
Torre Peiiice (Foresteria];
per gli altri partenze libere:
ore 11: arrivo a Berma d’Aut (2 ore
di marciai e pranzo al sacco;
ore 14.30; arrivo di tutti ai Bessé
- rievocazione storica (nei prati
se c’è bel tempo, nella locale
scuoletta Beckwith se piove).
Per andare al Bessé si possono
parcheggiare le auto al ponte Subiasco (Bobbio) e proseguire a piedi
per 40 minuti circa.
Non sono previsti trasporti organizzati. In caso di cattivo tempo ci
ritroveremo direttamente alla scuoia Beckwith per un pomeriggio insieme (in questo caso portare thè e
pasticcini!).
Per chi fosse interessato, si segnala che il programma girato nelle nostre valli dalia televisione francese di Présence Protestante andrà
in onda in Francia il 21 settembre
e il 5 ottobre alle ore 10.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
L’estate a Frali
FRALI — Anche quest’anno
la presenza del Museo ha significato molte possibilità di incontro e di informazione sulla storia valdese. Nel mese di luglio,
grazie alla collaborazione di
Umberto Stagnaro, abbiamo ristrutturato un banco della vecchia scuola in vista della creazione di un piccolo spazio dedicato alTistruzione, e spostato
alcune bacheche a causa della
minaccia del salnitro. Nel mese di agosto è da segnalare la
collaborazione di pralini oriundi, o abitanti della valle, alla custodia del Museo.
C’era sicuramente, molta reticenza nell’offrire una collaborazione, nel timore di non saper dare spiegazioni esaurienti.
Ci pare tuttavia che questa esperienza sia stata positiva nel senso della responsabilizzazione di
tutti al compito di testimonianza attraverso il Museo.
Per il Museo abbiamo in mente nuovi progetti che speriamo
di poter realizzare anche in
collalxirazione con la Società dì
Studi Valdesi. Questo lavoro sul
Museo di Frali, dovrebbe infatti andare di pari passo con una
nuova presa di consapevolezza
sulla nostra identità valdese e
protestante.
Positiva l’iniziativa di « tempio aperto» realizzata nel mese
^ agosto in collaborazione con
il circuito; è stata un’occasione,
di diffusione del libro evangelico soprattutto su tematiche di
attualità. Durante Testate diverse sono state le occasioni per
il pastore di incontrare gruppi
esteri di studenti in teologia,
diaconi e gruppi giovanili in visita a Frali ed interessati a conoscere l’angolo di visuale che
si ha della chiesa, nel nostro
paese.
Un gruppo di studenti in teologia tedeschi ha avuto Tocca
sione di assistere ad un incontro insolito.
Il pastore di Frali, sentito il
parere del Concistoro, ha accettato di parlare ad un gruppo di
militari, dopo la messa al campo, in occasione della deposizione di una corona al monumento ai caduti. Il discorso ha cercato di presentare Tinterrogativo evangelico di fronte alla guerra ma soprattutto di porre in
questione la glorificazione dei
caduti proprio nelle situazioni
di contraddizione in cui questo
è avvenuto.
Il 10 agosto, in collaborazione con il circuito, la parrocchia
cattolica ed il centro di Agape,
si è tenuto un incontro pubblico
sul nucleare.
Un chinfico (il prof. Luigi
Stradella) ed un economista (Alberto Castagnola) hanno introdotto la riunione presentando i
rischi delTutilizzo dell’energia
nucleare anche nel suo uso civile e le connessioni con il nucleare militare; l’intervento dell’economista ha posto tutto questo in confronto con i nostri
rapporti con il Terzo Mondo.
Gremita la sala. Dalla riunione
è emersa l’importanza di creare
altre possibilità di incontro sulle tematiche legate alla pace
(obiezione di coscienza, obiezione fiscale, ecc.).
Abbiamo purtroppo avuto diversi motivi di dolore: Katharina Bostagno e Maria Amalia
Rostan ved. Fascal ci hanno lasciati; ma alcuni fra noi hanno
anche assistito i familiari di uno
scout svizzero deceduto durante una gita in montagna.
Vogliamo ringraziare fin d’ora
il vicario Michael Chalupka ed
il pastore Sergio Ribet che sostituiscono il pastore durante il
suo periodo di vacanza (1-15 settembre).
Culto al Bagnòou
ANGROGNA — Domenica 14,
alle ore 15, ultimo culto della
stagione al Bagnòou cui farà
seguito una seduta del Comitato. La seduta del Concistoro è
anticipata al 20 settembre (20.30)
al Fresbiterio per la programmazione delle attività.
Conoscere la CEVAA
POMARETTO — Domenica
31 agosto ha avuto luogo la ormai consueta riunione all’aperto agli Eiciassie in comunione
con la comunità di Villasecca.
Fresante alla riunione il past.
Bony Edzavé e famiglia, e Lucilla Tron. Tema di fondo il lavoro che essi svolgono a Roma
a favore degli immigrati africani. Sono stati illustrati i vari
problemi che questo lavoro crea
e le varie difficoltà in cui spesso
vengono a trovarsi. La colletta
a favore di questo lavoro ha fruttato L. 220.000.
• Tre nuovi focolari hanno
iniziato la loro vita sotto lo
sguardo del Bifore: il 2 agosto si sono uniti in matrimonio
Giacomino Gabriella di Fomaretto e Bleynat Giorgio di Frarestino. Ha presieduto la cerimonia il pastore Gustavo Bouchard. Sabato 6 settembre si sono sposati nella nostra chiesa
Giraud Manuela di Pleccia (Inverso Finasca) con Bruno Claudio di Torino e Breuza Valeria
di Ferosa Argentina con Poét
Silvano di Fomaretto. A tutti
gli sposi gli auguri della comunità.
• Il messaggio evangelico della resurrezione e della speranza
è stato annunciato in occasione
dei funerali di:
Gardiol Eugenia (Jenny), di
Inverso Finasca, deceduta presso
l’ospedale di Fomaretto all’età
di 93 anni.
Poet Alina ved. Peyran, originaria del Porengo (Maniglia),
deceduta dopo lunga malattia
all’età di 70 anni.
Genre Gino, di 22 anni, vittima di un incidente stradale.
Bertalot Adelina ved. Rostan,
di 86 anni.
La comunità tutta porge la
sua simpatia cristiana ai parenti di questi nostri fratelli e sorelle, ed in modo particolare alla famiglia Genre, così duramente colpita dal lutto.
Assemblea di chiesa
VILLASEOCA — Domenica
14 settembre, ore 10, avrà luogo
l’Assemblea di Chiesa. 0.d.G. :
Relazione precedentemente concordata delle denotate alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo. - Presentazione del programma 1986-87. - Varie eventuali.
• ^cordiamo la seduta del
Concistoro già fissata per sabato 13 settembre, ore 20, nella saletta.
• Non sono più tra noi: Clot
Enrico (Riri) e Bortuzzo Gino.
Il messaggio della risurrezione e della vita eterna in Cristo
sia di conforto e consolazione
per i familiari e per tutti noi.
• La comunità è grata al past.
Alfredo Janavel per aver presieduto il culto di domenica 10
agosto.
Scuola dei Roland!
torre pellice — Dome
nica 21 settembre avrà luogo la
inaugurazione della scuola Beckwith di Inverso Rolandi, ristrutturata a cura dei membri del
quartiere. Il programma della
giornata prevede alle ore 12.45
un « asado » per il quale sono
gradite le prenotazioni (L. 8.000
presso il negozio Pellegrin elettrodomestici). Alle ore 15, si
terrà: la riunione di inaugurazione.
• Si sono sposati Marco Macaiuso e Grazia Malan : agli sposi gli auguri di una vita benedetta dal Signore.
• Si sono svolti i funerali dei
fratelli Giorgio Squillace, Bartolomeo Chiavia, Vittorio Turaglio e Lea Falchi. La comunità
esprime fraterna simpatia alle
famiglie colpite dal lutto.
Domenica 14 settembre
□ BAZAR
SAN SECONDO — Nella sala delle
attività della Chiesa Valdese si tiene
alle ore 15 l’annuale bazar. Oltre ai
tradizionali banchi di vendita di prodotti artigianali ed hobbistici verranno
posti in vendita: pane di campagna,
dolci, frutta e verdura locali.
Giovedì 18 settembre
n INAUGURAZIONE
DELL’ANNO
SCOLASTIGO
TORRE PELLICE — Alle ore 15 nell'Aula Sinodale si tiene l'inaugurazione dell'anno scolastico del Liceo Classico-Linguistico valdese. Gli allievi
si trovano alle ore 14,30 nelle rispettive classi del Collegio. Tiene la prolusione il past. Giorgio Tourn sul tema
« Fede e religione ». Tutti sono invitati
a partecipare.
Domenica 21 settembre
n ORA DI RELIGIONE
PINEROLO — Alle ore 15 nella sala
valdese di via dei Mille 1, la Commissione Esecutiva Distrettuale del T distretto organizza un dibattito sul tema
« L'ora di religione cattolica e le attività alternative ». Introducono: Franco
Calvetti, direttóre didattìéó’: Paolo Ribet, presidente del Comitato pinerolese per la laicità della scuola.
5
12 settembre 1986
vita delle chiese 5
IMMINENTE L’APERTURA DI UN LOCALE DI CULTO A ROVERETO
Nuove possibilità
di testimonianza nei Trentino
Il Trentino, una regione di 500
mila abitanti con due cittadine
come Rcwereto e Trento senza alcuna chiesa evangelica.
E’ possibile raccogliere alcuni
nuclei di testimonianza in una
diaspora così grande? Ha senso,
in un contesto così vasto, aprire
un locale di culto con le famiglie
valdesi e metodiste residenti?
Anche i fratelli di Verona e i
credenti di quella diaspora se lo
sono chiesto ed hanno risposto
affermativamente, partendo con
concretezza e modestia dalla cronaca di questi ultimi anni.
Anni che hanno visto un lento
e coraggioso progredire del lavoj'o soprattutto a Rovereto. Ora
la città sa che esistono gli
evangelici valdesi e metodisti;
nel mondo della scuola è risaputo il punto di vista protestante
nella visione storica come nella
didattica, con la sinistra politica
locale, il Concordato e le intese
sono stati occasioni di vari incontri e dibattiti.
Un capitolo a parte meriterebbe il rapporto con il cattolicesimo con cui è stato svolto un proficuo lavoro ecumenico che ha
coinvolto moltissime persone.
Ma in primo luogo sono le esigenze e le possibilità che si possono vedere oggi che debbono
trovare risposta, per il domani la
FGEI
A scuola
di giornalismo
Nel recente congresso PGEI,
svoltosi ad Agape, si è discusso, tra l’altro, sul notiziario della Federazione,
Dopo alcuni anm, durante i
quali quest’ultimo veniva redatto a Catania sotto la cura dell’ex segretario Paolo Naso, la
gestione del notiziario è stata
affidata al gruppo FGEI di Cagliari. Sotto il peso di questa
responsabilità i fgeini sardi si
stanno muovendo con grande
impegno al fine di non trovarsi
impreparati di fronte ad un compito di non facile realizzazione.
Nuove idee stanno nascendo
per trasformare il notiziario, da
un bollettino di stampo tradizionale, in un giornale di maggior presa grafica ed impaginativa, che sia imo strumento per
i grunni locali e im luogo di rifiessione e dibattito per la FGEI
tutta.
In quest’ottica è sorta la necessità di organizzare uno « stage» di tre giorni (24-27 luglio)
di giornalismo di base. Tale incontro, svoltosi al Campo Sardegna, ha visto la partecipazione di una ventina di giovani,
tutti interessati alla realizzazione del bollettino.
Sotto la guida di due giornalisti e di un grafico di professione, durante i vari giorni del campo si è sviscerato l’oggetto « ^ornale»: dagli articoli ai titoli,
dalTimpaginazione alla struttura
della prima pagina, alla grafica.
Dopo un intenso lavoro i tre
gruppi redazionali, in cui sono
stati divisi i partecipanti, hanno, sulla base di giochi di simulazione, redatto tre diverse prime pagine di giornale.
E’ stata un’esperienza interessante, sicuramente formativa,
che ha permesso di capire molte cose, prima a molti di noi
completamente sconosciute. Nessuno ne è uscito giornalista, né
d’altronde era questa l’intenzione; lo stage ha offerto alcuni
strumenti di base da cui partire, l’entusiasmo e l’impegno realizzeranno il resto.
Marco Regali
strategia è semplicemente mantenere sempre una piena disponibilità alle domande che sorgeranno dalle due città di Rovereto e
di Trento.
Questo nella certezza che il Signore rivolge il suo appello nel
tempo d’oggi e che il nostro ruolo non può essere altro che quello di « servitori inutili ».
Quindi nessuna forzatura per
lanciare una campagna evangelistica su vasta scala, ma fermezza evangelica perché gli amici
cattolici o i compagni agnostici
sappiano che la Rarola di Dio
viene annunciata ed è rilevante
per la loro vita individuale e collettiva. Ma quali sono le esigenze e le possibilità dell’oggi?
Una ventina di adulti e una
dozzina tra bambini e giovani
che non possono più ritrovarsi
nelle sole case private, una volontà di testimoniare che superando isolamento e contraddizioni vuole farsi ascoltare nelle due
città.
Un folto gruppo di cattolici
che ha potuto conoscere la Riforma senza però avere un locale ove fosse predicata pubblicamente e regolarmente la nostra
fede evangelica. Un rapporto tra
la comunità di Verona e la diaspora trentina che ha superato
alcune incomprensioni del passa
to ed è diventato un ricco tessuto di affetti e di stima reciproca.
Questi fatti hanno portato ad
una verifica delle nostre speranze di espandere la testimonianza
a Rovereto e Trento con il Circuito, con il Distretto, con la Tavola Valdese: ovunque abbiamo
ricevuto appoggio ed incoraggiamento, come anche stimoli a fare
passi proporzionali alle forze
reali. Ora la Tavola ha acquistato un negozio a Rovereto, il locale sarà adattato e rinfrescato e
presto verrà aperto per regolari
riunioni. Non è una struttura
molto grande, ma sufficiente per
iniziare le attività senza togliere
una cifra eccessiva dai magri bilanci della Chiesa Valdese.
I fratelli di Trento, che dista
un quarto d’ora di treno, hanno
assicurato la loro presenza e collaborazione, la comunità di Verona è disponibile e volenterosa,
se il Signore vorrà, tutto questo
si tradurrà in predicazione efficace, se lo Spirito li assisterà vi
sarà continuità nel tempo e non
solo risposta alle attuali contingenze. L’importante è la convinzione di poter ben operare e la
consapevolezza di essere sempre
sotto il giudizio del Signore il
quale solo può edificare.
Ruggero Mica
Da Bad Boll a Como
COMO — Martedì 19 agosto
ha avuto luogo un incontro fraterno fra membri della Chiesa
Evangelica Valdese ed un gruppo di 45 evangelici tedeschi, provenienti da Bad Boll (Württemberg), accompagnati da una piccola banda di trombe.
Nel recarsi dal Lungolario al
tempio valdese di Via Rusconi,
la banda ha dato un piccolo concerto di inni della Riforma sulla centralissima Piazza Cavour,
riscuotendo l’attenzione dei passanti nella zona pedonale ed il
plauso dell’Ente Turismo, che
ha inviato un omaggio di stampe su Como ed un modellino
della barca « Lucia », tipica dei
luoghi manzoniani.
Successivamente nel tempio
valdese si è avuta una funzione
bilingue arricchita dalla musica
degli strumenti a fiato. Il pastore di Como, Ennio Del Priore,
ha accennato, nel suo saluto
agli ospiti, agli antichi legami
esistenti fra gli evangelici italiani e le chiese sorelle d’oltralpe, ricordando come i valdesi
avessero dovuto rifugiarsi nei
paesi protestanti all’estero al
tempo delle persecuzioni della chiesa romana.
Il gruppo tedesco ha sottolineato a sua volta l’importanza
di mantenere dei rapporti e rea
lizzare incontri non soltanto con
le Chiese delle Valli Valdesi, da
dove appunto il gruppo stava
rientrando, ma anche con la diaspora protestante come la Chiesa Evangelica di Como.
AH’incontro ha fatto seguito
un rapido spuntino preparato
dall’Unione Femminile, che ha
permesso di conoscersi meglio
prima deUa partenza del gruppo per la Germania.
Il difficile mestiere
di pastore
...Da parte del pastore si richiedono qualità eccezionali: dovrebbe essere senza famiglia,
gran viaggiatore e amante di situazioni nuove e difficili, colto
e anche buon oratore, impegnato alTestemo della chiesa onde
contattare nuovi adepti e al
tempo stesso « buon pastore »,
attivo nelle visite e nella cura
d’anime. Questa è la richiesta,
e non c’è da stupirsi se tali pastori sono tanto rari!
Al limite ci si contenterebbe
anche di pastori meno perfetti,
ma nel frattempo sono diventati
rari anche quelli di tipo comune.
(Dalla relazione annua 1985-86
delle Chiese Evangeliche Valdesi - zona del Vástese).
NOVITÀ’
Nella Piccola Collana Moderna è uscito il n. 52:
Jürgen Moltmann
DIACONIA
Il servizio cristiano nella prospettiva del regno di Dio
Introd. di Alberto Taccia, 123 pp., L. 8.900.
I criteri dell’attività assistenziale delle chiese sono mutuati dagli schemi della società industriale che emargina i
deboli e gli improduttivi. Da qui la necessità di una comunità che guarisce, che non emargina ma include, integra e
partecipa condividendo. Gli operatori di questa comunità,
i «diaconi)), non sono gli specialisti a cui si delega l’assistenza ma tutti i credenti stessi.
CLAUDIANA, V. Principe Tommaso 1, 10125 Torino
Giornate di formazione
per diaconi
CASA CARES - 11-14 NOVEMBRE 1986
PROGRAMMA
Martedì 11 novembre - ore 15
Prof. Bruno COrsani: Introdimone generale agU Atti degli
Apostoli. .
Past. Giorgio Bouchard: Le diverse realtà r^ionah delia
nostra Chiesa.
Mercoledì 12 novembre
Past. Emidio Campi: dagli Atti - La Chiesa di Gerusalemme,
la Chiesa primitiva.
Past. Giorgio Bouchard: Panorama delle opere della nostra
Chiesa. (Cena e serata ricreativa).
Giovedì 13 novembre ,
Prof. Domenico Maselli: I viaggi missionari di Paolo (Atti
Past. Giorgio Bouchard: Il senso delle nostre strutture eccle
SÌ3fStl0h&
(In serata) Prof. Massimo Rubboli e Stefano Woods (Assemblee Fratelli): Altre realtà ecclesiastiche in Italia:
valori a confronto.
Venerdì 14 novembre « i x
Past. Luigi Santini: Le persecuzioni (il processo m Paolo).
(Pomeriggio): incontro con il Moderatore; eventuale stesura di un documento finale.
Quota di partecipazione (tutto incluso): L. 80.0(X) (volendo
è possibile anticipare l'arrivo e posticipare la partenti.
Informazioni e prenotazioni : CASA CARES - via Pietrapiana 56 - I Graffi - 50066 Reggello (Firenze) - tei. 055 865.20.01. ___
Alla ricerca
di una risposta
CORRISPONDENZE
(segue da pag. 1)
E p>er pensiero religioso non
intendo l’erudizione, ma la riflessione sugli eterni problemi del
bene, del male, del significato
della vita. (...)
A volte mi viene come una
brarriosia, una fame assoluta di
aderire ad una qualsiasi confessione per trovarmi con gente religiosa: penso che diventerei migliore. Ma in pratica ciò non
regge: solo a sentire opinioni del
tipo: “La nostra religione è la
migliore’’, scappo.
Diciamo quindi che uno dei
motivi per cui vi scrivo è il bisogno di contattare persone religiose, che siano tra l’altro alla
ricerca di un modo di vivere il
cristianesimo senza dover affermare che è il primo in classifica.
Legata a questa questione, ce
n'è un’altra: mi sembra che, per
quanto si legga, la religione non
si possa prenderla dai libri. Certo si maturano delle esperienze
interiori, ma a volte ci si trova
di fronte a ostacoli che non si
sanno superare, mentre si sa
che ad altri ciò è stato oossibile.
Mi riferisco soprattutto al problema del male: come può Dio
permettere il male? D’accordo, è
un mistero; ma so che alcuni
sono riusciti ad andare oltre.
Come hanno fatto? (...)
Provo a fare un esempio:
niamo che io viva in una società dove tutti soffrono la fame,
e che io riceva del cibo, che tra
l’altro non posso spartire. Cosa
vado, ad annunciare la lieta novella del mio cibo a gente che.
non ne ha? ».
Questa persona ci chiede una
cosa ben precisa: una risposta
che salvi. In secondo luogo, la
chiede a noi. A ragione o a torto questa persona immagina che
il nostro modo di proclamare la
salvezza sia diverso da quelli che
ha udito finora e che le hanno
procurato solo reazioni di rigetto. Chiede a noi, e non alle abbondanti offerte di facili sicurezze che pure abbondano nel
panorama del cosiddetto « crescente bisogno di religiosità »
che si registra nel nostro tempo. Come dunque immagina questa persona la risposta che noi
possiamo darle? (gualche punto
emerge chiaramente dalla lettera:
1) Immagina che noi non sia
mo malati di trionfalismo e soprattutto di integralismo, cioè
della pretesa di avere una soluzione cristiana, e quindi migliore
di tutte le altre, ad ogni problema.
2) Immagina che pur essendo giustamente impegnati nel
sociale noi non ci scordiamo le
questioni ultime: il bene, il male, il significato della vita.
3) Immagina che il nostro
messaggio di salvezza abbia un
senso anche se non siamo capaci — come non lo è lei — di risolvere i problemi del mondo.
Insomma, immagina che noi siamo capaci di annunciare la buona novella superando quegli ostacoli di fronte ai quali lei invece
si è arresa.
Ora, fratelli e sorelle, è giustificata (’immagine che questa
persona si è fatta di noi? È’ giustificato il filo di speranza che
le ha fatto vincere la pigrizia,_ o
meglio la rassegnazione, spingendola a scriverci? E’ giustificato il barlume dì interesse —
se non proprio di credibilità —
che ha creduto di intravedere
nel nostro modo di essere cristiani, sia pure filtrato dalla televisione?
Naturalmente, fratelli e sorelle, vi lascio le domande, non le
risposte. Ma una cosa mi sembra chiara, e positiva: dalla sua
lettera si capisce che questa persona — e quante altre, anche
se non ci scrivono, guarderanno
a noi con lo stesso tipo di atteggiamento? — giudicherà il
nostro messaggio di salvezza non
soltanto dalle nostre parole^ ma
anche dal modo in cui viviamo
il nostro essere cristiani: da come impostiamo i rapporti con
10 Stato, da come organizziamo
la diaconia, da come viviamo la
vita comunitaria.
Insomma. il Sinodo ha consacrato i nuovi pastori ed essi
si sono impegnati a predicare.
Ma la responsabilità della predicazione pesa altrettanto _ su
ogni riflessione, su ogni decisione, su ogni nomina di cui ci occuperemo nei prossimi giorni.
Quindi, non decidiamo solo per
noi stessi. Ricordiamoci in ogni
momento di quanti dalle nostre
parole ma anche dalle nostre
azioni si aspettano di conoscere
11 nome del Signore per invocarlo e per essere salvati.
Renato Malocchi
6
6 prospettive bibliche
12 settembre 1986
UNO STUDIO DEL PROF. OSCAR CULLMANN
PLURALISMO E UNITA’
NEL NUOVO TESTAMENTO
a cura di Gino Conte
Pubblichiamo in anteprima il testo del teologo protestante Oscar Cullmann, oggi ottantaquattrenne, redatto in
occasione della visita del Presidente Cossiga càia Facoltà
Valdese di Roma il 17 febbraio 1986. A causa di un malessere passeggero il professor Cullmann non potè dare lettura del testo che qui presentiamo ai lettori, in cui traspare
la vasta e complessa ricerca dello studioso strasburghese.
Tra le opere più famose di Cullmann ricordiamo « Cristo e il
tempo », tradotta in italiano nel 1965, la « Cristologia del
Nuovo Testamento » e « Il mistero della Redenzione nella
storia ».
Il Nuovo Testamento comprende ventisette libri. Nel
corso del primo secolo evidentemente quei libri non
erano considerati Sacra Scrittura, anche se le Epistole e
più tardi gli Evangeli venivano letti con fervore. Quello
che noi oggi chiamiamo l’Antico Testamento, era l'unica
Bibbia dei cristiani primitivi.
L’Evangelo si diffuse specialmente con la predicazione
orale dei testimoni, e per suo
mezzo i convertiti facevano
ogni giorno, nella loro vita
e nel loro culto, l’esperienza
della presenza del Cristo, redentore e Signore. Ma quando la prima generazione
scomparve, i testimoni oculari sopravvissero nelle generazioni successive con i loro
scritti e, grazie a quegli scritti, i cristiEmi continuarono, e
ancora oggi continuano, a fare la stessa esperienza delle
prime generazioni. Certo la
presenza del Cristo innalzato
alla destra di Dio, non è legata a degli scritti. Ma fra i cristiani si faceva strada di più
in più la certezza che quei
libri erano mezzi di grazia
particolari, dati da Dio agli
uomini per trasmettere a
tutte le generazioni future il
buon annuncio della rivelazione in Cristo, perché Cristo fosse presente in mezzo
a loro come lo fu tra gli apostoli. Così quegli scritti non
sono « lettera morta », come
è stato detto a volte, ma sorgente di vita che continua
eternamente a sgorgare.
Quando, dal secondo secolo, si diffusero e dovettero essere scartati altri scritti pretesi cristiani, ma in realtà di
origine oscura e tardiva, gli
scritti detti « apocrifi », i nostri ventisette libri del Nuovo Testamento già si imponevano per la loro antichità e
per il loro contenuto come
Parola di Dio, come elemento delVincarnazione, come
sola testimonianza autentica
dell’epoca apostolica. Se paragoniamo questi scritti con
gli scritti apocrifi, in genere
mediocri, dobbiamo dire che
lo Spirito Santo era veramente in atto in questa scelta. Non posso entrare nei
dettagli della storia della formazione del Canone. I ventisette libri diventarono a
poco a poco Sacra Scrittura
col nome di Nuovo Testamento, considerato la continuazione della Bibbia ebraica che, a differenza di certi
eretici che la rifiutavano, la
chiesa conservò come « Antico Testamento ».
Il Nuovo Testamento - Parola di Dio. Questa affermazione ci conduce all'argomento di stasera. La Parola di
Dio è compatibile con la pluralità dei ventisette libri?
L’unità della rivelazione divina è salvaguardata da tanti
scritti così differenti l'uno
dall’altro? E ventisette non è
una pluralità più o meno arbitraria? Anche nell’Antico
Testamento esiste una pluralità, per Quanto il problema
si ponga in modo alquanto
diverso. Qui, ora, esamineremo il problema come si pone
nel Nuovo Testamento.
La diversità concerne gli
autori: vi sono fra loro degli
apostoli; solo tre appartengono al gruppo dei dodici:
Matteo, Giovanni (Evangeli),
Pietro (Epistole). Vi è l’apostolo Paolo, gli altri sono solamente discepoli di apostoli.
Vi sono generi letterari diversi: scritti narrativi (Evangeli, Atti degli apostoli), le
Epistole, l’Apocalisse. Vi sono anche, secondo i libri, teologie diverse e ognuno ne sottolinea un aspetto particolare.
Vedremo, soprattutto per
quanto riguarda gli Evangeli (contengono quattro racconti esattamente sugli stessi avvenimenti), che la pluralità è stata sentita come im
problema fino dai primi tempi. Nella nostra epoca il Gesù
uomo che predica e guarisce
i malati, che è crocifisso e risorto, quale ce lo presentano soprattutto i Sinottici, è
considerato da molti lettori
del tutto diverso dal Cristo
glorificato, seduto alla destra
di Dio e Signore dell’universo che incontriamo nelle Epistole.
D’altra parte la pluralità
non è invece un segno di ricchezza, di universalismo cristiano? Cercherò infatti di
dimostrare che la pluralità
non si oppone all’unità, che
ne è anzi il fondamento, che
è voluta da Dio e che la sua
necessità è ancorata nella
stessa rivelazione divina.
Per far capire meglio il vero nesso tra pluralità e unità,
menzionerò anche le false
reazioni nei confronti del
pluralismo. Parleremo prima
della pluralità numerica e
poi, soprattutto, della pluralità delle idee teologiche.
Pluralità numerica
Prendiamo come esempio i
quattro Evangeli. La loro
pluralità, come ho detto, è
stata considerata un problema fino dai primi tempi.
Non sembrava naturale che
la vita di Gesù, figlio di Dio,
fosse raccontata quattro volte, con leggere differenze, da
quattro autori diversi di cui
solo due appartenevano al
gruppo del dodici apostoli:
Matteo e Giovanni, mentre
Marco e Luca non erano che
discepoli di apostoli. Appa
ne, il teologo del secondo secolo, ci informa che certi eretici riconoscevEmo soltanto
Marco, altri solo Matteo. Il
grande eretico del secondo
secolo, Marcione, che rifiutava tutto l’Antico Testamento,
ammise come autentico solo
Luca, perché questo evangelista era di origine pagana.
Un’altra soluzione, eretica
anch’essa, consisteva nell’eliminare i quattro Evangeli e
forgiare un Evangelo nuovo,
apocrifo, messo a torto sotto
l’autorità dei dodici apostoli
che solamente assieme sembravano garantire la fedeltà
del racconto. Mentre il carattere eretico di questi tentativi era riconosciuto senza difficoltà, in un certo numero
di chiese, specialmente in Siria, riuscì a imporsi il tentativo di un teologo siriano di
nome Taziano: era una « armonia » evangelica, una combinazione dei nostri quattro
Evangeli ottenuta attingendo
un racconto all’uno e un racconto all’altro. In greco fu
detto Diatessaron, cioè « da
4 Evangeli (uno solo) ». Ma
niù tardi, nel quinto secolo,
le chiese che l’avevano adottato lo sostituirono con i nostri quattro. La scelta dei
racconti era necessariamente
arbitraria e così Dure lo fu
ner gli altri tentativi cui abbiamo accennato.
Il verbo greco che significa
scegliere è airéomai da cui
deriva la nostra parola eretico. Un eretico è un uomo che
pretende di scegliere arbitrariamente, secondo le proprie preferenze umane, solo
certe Darti della verità rivelata. Se la Dluralità degli
Evangeli fa Darte della rivelazione non può essere oggetto di una scelta di questo
tipo.
La pluralità è, in effetti, voluta da Dio. E’ la conseguenza delTincarnazione umana
di Cristo. La vita di Gesù è
così ricca che comporta diversi aspetti. Un solo discepolo, nella sua debolezza
umana, non bastava ad abbracciare quella ricchezza
nella sua totalità. Gli Evangeli sono testimonianza della
fede sugli avvenimenti della
vita di Gesù, figlio di Dio.
Ogni evangelista ha reso la
propria testimonianza secondo il carisma particolare che
ha ricevuto. Lo Spirito Santo
agisce sempre diversificando
i suoi doni. Lo Spirito Santo
unisce, ma , unisce nella diversità. E’ questa la vera risposta alla questione della
pluralità.
L’anostolo Paolo ha dedicato un intiero capitolo ( 1'
Corinzi 12) ner mettere in
luce l’unità dello Spirito nella diversità. Ogni evangelista
ha ricevuto un dono speciale.
I recenti lavori degli esegeti
sugli Evangeli si sforzano apDunto di definire quali siano
le particolarità della fede di
ogni evangelista. Questa ricerca è chiamata dai tedeschi
« Redaktionsgeschichte ». Solo le quattro testimonianze
viste insieme possono fornire la testimonianza unica
sulla vita di Gesù, canace di
suscitare nei lettori la fede.
Ciò cbe vale per i Quattro
evangelisti vale per i ventisette libri del Nuovo Testamento. Come Dio si è rivelato agli
uomini in un uomo, Gesù Cristo, nato in un popolo predestinato e in un determinato paese, così ha scelto vari
uomini, perché trasmettano e
ritrasmettano con i loro
scritti il buon annuncio a tutte le generazioni. La trasmissione fa dunque parte della
incarnazione.
riva difficile considerare come parola divina una raccolta la cui formazione sembrava dovuta a contingenze
puramente umane e perfino
al caso.
Fin dal secondo secolo vennero fatti vari tentativi per
sostituire ai quattro un solo
Evangelo, preteso l’unico autentico. Gli uni sceglievano,
secondo le nronrie nreferenze, l’uno o l’altro dei nostri
quattro Evangeli per fame
TEvangelo unico. Così Grige
Pluralità delle Idee teologiche
nel Nuovo Testamento
Arriviamo ora alla pluralità delle idee teologiche. Anche in questo settore il Nuovo Testamento ci prospetta
una grande varietà. Nel corso dei secoli, ogni epoca, anche ogni chiesa, si è concentrata su un aspetto della teologia del Nuovo Testamento,
su quello che corrispondeva
alla propria identità carismatica. Poiché ogni chiesa ha il
suo carisma, abbiamo detto
che lo Spirito ha ispirato gli
autori del Nuovo Testamento
accordando loro dei doni differenti. Lo Spirito, presente
nei carismi dei lettori, ri-
7
12 settembre 1986
prospettive bìbliche 7
sponde allo stesso Spirito
che ha ispirato le diverse
parti della raccolta. Cosi il
grande umanista Erasmo ha
dato importanza al Sermone
sul Monte, i Riformatori alla
giustificazione per fede insegnata dallapostolo Paolo, la
Chiesa Ortodossa alla teologia giovannica e sarebbe interessante studiare da questo
punto di vista tutta la storia
della chiesa.
Ma allora si pone il problema: esiste una scelta legittima? Abbiamo appena detto
che « scegliere », di fronte alla rivelazione divina, è segno
di eresia. Qual è il criterio
che distingue una scelta legittima da una illegittima?
La scelta, ossia la concentrazione su certe idee teologiche del Nuovo Testamento è
lesittima quando non conduce a escludere, a eliminare
altre verità proclamate dal
Nuovo Testamento, ma mantiene il rispetto per le idee
contenute in altre parti della
raccolta.
E’ « eretica » solo la scelta
che, partendo da idee preconcette, sopprime, respinge
quelle prese da altre fonti
che sono in contraddizione
con queste idee preconcette.
Il messaggio cristiano è oltre
le nostre contraddizioni e i
nostri dissensi. Così bisogna
guardarsi dalTescludere in
modo puro e semplice la teologia delle epistole paoliniche e una parte degli Evangeli per mantenere solo certe
parole e certi racconti degli
Ev angeli. Bisogna guardarsi
dall’inventare un Nuovo Testamento a nostro uso, secondo idee che non hanno
rapporto né con le regole di
una esegesi storica e filologica né con un carisma, ma che
provengono da altre fonti.
Bisogna guardarsi dall'elaborare una teologia basata su
un Nuovo Testamento mutilato arbitrariamente, una
teologia basata su un certo
numero di passi esistenti, sì,
nel Nuovo Testamento, ma
di cui ci si serve isolandoli arbitrariamente dal loro contesto. Questo isolamento falsifica l’Evangelo.
Riconoscere che le differenti idee teologiche si completano nella loro diversità
per formare una sintesi su
periore, equivale a riconoscere ad altri cristiani, ad altre
chiese, la libertà di concentrarsi a loro volta su altre
idee teologiche del N.T., anche facendo una scelta legittima secondo i loro carismi.
Così la diversità non diventerà oggetto di discordia, anzi ragione di rispetto reciproco e incoraggiamento a imparare gli uni dagli altri. In
questa posizione vedo la soluzione del problema ecumenico che ho esposta presso la
Facoltà Valdese di Roma alcuni mesi fa con una conferenza sull’unità nella diversità delle chiese cristiane,
ognuna delle quali deve custodire i propri carismi. E'
una tesi che svilupperò più
dettagliatamente in un prossimo libro.
Però, pur ammettendo la
libertà di una scelta legitti
ma per tutti, bisogna evitare
un pericolo: il pericolo della
dispersione, il pericolo che
ognuno interpreti tutto il
Nuovo Testamento partendo
dalle idee che corrispondono
al proprio carisma. Effettivamente non siamo sicuri che
si tratti deiridea veramente
centrale, comune a tutti gli
autori del Nuovo Testamento. Rischiamo di falsare la
prospettiva e di distruggere
Tarmonia. Non bisogna che
la pluralità, che è legittima,
diventi dispersione. Ci vuole
un comune principio unificatore, per coordinare tutti i
carismi particolari. Ci vuole
un canone nel Canone.
Come trovare questo centro teologico comune? Non
c'è che il Nuovo Testamento
stesso che possa farcelo conoscere e arriviamo così al
nostro ultimo paragrafo.
Gli elementi deil'unità
nelia diversità secondo
il Nuovo Testamento
Il Nuovo Testamento formula questo principio unificatore nelle brevi confessioni di fede che vi sono citate
e che sono destinate a riassumere l’essenza della fede cristiana. Le ho studiate anni
fa per questo scopo. Quelle
formule sono nate nella comunità primitiva e sono antecedenti alla redazione dei
primi scritti. Citandole, gli
autori del Nuovo Testamento ci dicono qual è ner loro
il centro comune della fede.
Le formule si accordano per
confessare la fede in Gesù
Cristo, perché la fede nel Dio
creatore, ereditata dal giudaesimo, era presupposta come cosa naturale.
Alcune formule sono assai
brevi: « Gesù Cristo è il Signore », « Gesù Cristo è il figlio di Dio ». Altre più lunghe enumerano le grandi verità cristologiche. La più famosa è quella di I Corinzi
12: 3 e seguenti, che l’apostolo Paolo afferma espressamente di avere ricevuta
dalla comunità. Questa confessione è stata il punto di
partenza dei Credo più elabo
rati espressi dalla chiesa dei
primi secoli. In accordo con
il pensiero del Nuovo Testamento questi Credo ulteriori aggiungono, all’inizio,. un
articolo di fede nel Dio creatore. L’esistenza dei simboli
dei primi secoli, utilizzati fino a oggi nei culti, è importante dal punto di vista ecumenico. I fondatori della Riforma protestante li hanno
riconosciuti come essenza
della fede del Nuovo Testamento e sono lieto che un
grande teologo cattolico, il
compianto Karl Rahner, morto da poco, abbia indicato,
alla fine della sua vita, la
confessione detta degli apostoli e quella di Nicea-Costantinopoli come la base
comune sulla quale può e
deve essere ammessa la pluralità delle chiese cristiane.
Se esaminiamo alla luce
di questi riassunti della fede
cristiana le affermazioni che
sembrano divergere nel Nuovo Testamento, troviamo dei
legami là dove, a torto, si era
creduto di vedere opposizione. La dottrina della reden
Oscar Cullmann è nato
a Strasburgo
il 23 febbraio del 1902.
E’ uno dei più noti teologi
protestanti di questo secolo.
Ha insegnato a Basilea
e alla Sorbona.
Dal 1985 Cullmann è
diventato professore
onorario della
Facoltà Valdese con cui,
oltre a normali rapporti
accademici, intrattiene [
rapporti di
affettuosa amicizia.
zione in Cristo, morto per i
nostri peccati, di cui è stato
detto che è assente nella predicazione del Gesù terreno,
in realtà è legata a tutto il
suo insegnamento sulla grazia accordata gratuitamente
dal Padre a. chi crede e soprattutto è legata al fatto, riportato negli Evangeli, che
Gesù durante il suo ministero terreno ha effettivamente perdonato i peccati.
Ma quello che sopi’attutto
unifica tutta la teologia del
Nuovo Testamento, è la convinzione degli autori, condivisa con i Giudei, di appartenere a una storia della salvezza che va dagli avvenimenti sovrastorici della creazione agli avvenimenti che
si snodano su una linea
stretta all’interno della storia profana, la storia di
Israele, verso il Regno di Dio,
verso la nuova creazione. Ma
mentre per i Giudei il Regno
di Dio è soltanto futuro, per
il Nuovo Testamento, dopo
la venuta di Cristo, è al temDo stesso futuro e presente.
L’avvenimento centrale e decisivo è già avvenuto, enpure
non è il compimento; il tempo continua fino alla realizzazione finale. Le potenze del
male e del peccato sono vinte, ma sono soltanto legate,
per così dire, a una corda
che può allungarsi di modo
che possono ancora scatenarsi fino a che saranno distrutte definitivamente. Nel mio
libro « Christ et le temps »
(Cristo e il tempo) che ho
scritto neirultimissima fase
della seconda guerra mondiale, ho usato una immagine
che a quel tempo era attuale:
la battaglia che decide la vittoria finale è avvenuta, ma la
guerra continua ancora, non
essendo firmato l’armistizio.
Ecco esattamente la situazione nella quale si trovano
gli autori che hanno scritto i
libri del Nuovo Testamento
dopo la morte e la risurrezione del Cristo, ed è la nostra
situazione. Viviamo in un
tempo intermedio segnato
dal « già » e dal « non ancora »: il « già » della vittoria
divina in Cristo e il « non
ancora » del compimento finale. Le realtà del tempo intermedio sono segnate da
questa dualità: le istituzioni
esistenti, chiese. Stato, sono
volute da Dio e vanno rispettate finché questo tempo, di
cui ignoriamo la durata, continuerà. Volute da Dio, ma
chiamate a far posto a un
regno futuro.
Il movimento di questa
storia: dalla creazione del
mondo si restringe progressivamente verso l’umanità,
verso il popolo d'Israele, e
ancora di più verso il « resto
d’Israele » di cui parlano i
nrofeti e verso l’unico, Gesù
Cristo, centro e norma di tutta la storia; a nartire da quel
centro il movimento diventa
inverso, il cammino del ritorno Questa volta sì allarga, dal
Cristo agli apostoli, dagli
anostoli alla chiesa, dalla
chiesa al mondo, dal mondo
alla nuova creazione. La visuale delle grandi tappe della
storia della salvezza spiega
sia la pluralità del Nuovo Testamento, dovuta allo svolgersi del tempo: Evangeli,
Atti degli apostoli, Epistole,
Apocalisse, sia l’unità del
Nuovo Testamento, dovuta al
piano di Dio che riunisce le
varie tappe.
Così il Nuovo Testamento,
contemporaneamente pluralismo e unità, è chiamato a
segnare l’unione anche fra
le chiese nella loro diversità.
Non è un caso che l’ecumenismo abbia ricevuto, una
Quarantina d’anni fa, il suo
slancio dallo studio comune
della Bibbia. Ma la Storia
della Salvezza, malgrado la
differenza che ci separa, ci
unisce anche al popolo di
Israele la cui storia è inseparabile dalla nostra propria
Storia della Salvezza. E poiché il fine ultimo della Storia
della Salvezza, nel Nuovo
come neH’Antico Testamento
è il mondo,possiamo dire che
nella prospettiva della Storia
della Salvezza è inserita tutta l’umanità. Tale è l’attesa
espressa nella bella confessione del vecchio inno citato
daH’apostolo Paolo in Filippesi 2: 10; « ogni ginocchio
si pieghi » davanti al Signore, e l’apostolo stesso, nel
grandioso quadro escatologico di I Corinzi 15: 28 parla
della fine quando: « Dio sarà
tutto in tutti ».
Oscar Cullmann
8
8
lenismo
12 settembre 1986
IN IRLANDA IL 2» INCONTRO DELLE FAMIGLIE QUACCHERE
PREMIO METODISTA DELLA PACE
"Amici"
ed “Amici degii Amici"
Alan e Winnifred Walker
« Amici » e « Amici degli Amici», ovvero Quaccheri e simpatizzanti, in numero di trecento
di cui 70 giovanissimi, hanno trascorso una settimana di fraternità (dal 24 al 31 luglio 1986),
di lavoro e di giochi non competitivi in una vasta scuola di
Waterford (Rep. dlrlanda) attrezzata per studio, lavoro e attività sportive.
Hanno trovato un programma
ricco di impegni, simile a quelli
di lunghi convegni o brevi seminari, ma diverso sul piano
dello stile. Si doveva iscriversi
a uno o più gruppi di lavoro, di
ricerca, di culto o di attività
creative, ma si poteva liberamente cambiare, assentarsi, alternare. Gli orari erano relativamente rigidi, ma ognuno era
assolutamente libero di far tardi senza essere oggetto del minimo rimprovero. Si poteva parlare o tacere, dare un contributo Q non darlo. In altre parole,
una sorta di libertà autocontrollata e autoresponsabile. Il tutto
nello spirito che caratterizza da
secoli gli Amici, quello della tolleranza, del rispetto dell’altro.
Non per niente è la comunità
più antica sul piano di una attività pacifista ininterrotta dal
1650; nata in Inghilterra, diffusasi in America e altrove, e vi
va, al di là del fatto numerico,
attraverso decine di organismi
socio-religiosi nel campo della
pace, dell’assistenza, della scuola, delle carceri, del lavoro nel
terzo mondo.
Di questi argomenti, alternati
a momenti di relax e di preghiera silenziosa, di musica, di folklore irlandese, di teatro happ)ening, si è parlato in ciascuno
e in tutti i gruppi di lavoro, ed
anche i più timidi e riservati
hanno trovato modo di esprimersi in ima atmosfera che permetteva, anzi invitava a sbloccarsi.
Il culto, che consiste tradizionalmente in una mezz’ora di
meditazione silenziosa in un cerchio di persone che cercano di
rientrare in se stesse e di «vedere » la luce interiore, e si conclude con le mani che si stringono chiudendo il cerchio, trovava luogo, per chi voleva parteciparvi, all’inizio o alla fine di
ogni sessione; ogni gruppo di
lavoro iniziava e finiva con alcuni minuti di silenzio ; il pasto
idem. Il tutto senza che nessuno, neppure il meno preparato
al modus essendi quacchero, sentisse la minima costrizione o
estraneità.
Più che i risultati teorici e
pratici, è l’acquisizione di una
somma di esperienza irenica, di
contatto umano, di comunione
che conta in incontri di tale tipo. La pace diventa qualcosa di
palpabile e immediato che si trasmette da persona a persona,
e la segue dopo: la pace come
un modo di vivere, non di predicare. Risultato di un modo di
essere.
Ciò non significa che fiumi di
parole non siano stati sciorinati in momenti assemblear!, o negli incontri non programmati,
sui problemi del mondo, del terzo mondo, del primo e del secondo mondo, e particolarmente su quelli deU’Irlanda del Nord
su cui molti esperti e testimoni
deU’Ulster hanno fornito lumi.
Ma, ancora una volta, senza sbavature, né parlarsi addosso.
Invano, fra quella gente, avresti cercato fi. pettegolezzo, la
maldicenza, la critica; e nel silenzio del vasto parco, irrorato
da abbondanti piogge, nemmeno
i ragazzi che giocavano a baseball o che lavoravano in un vicino laboratorio a preparare la
mostra finale di lavori in terracotta, di pittura, di artigianato,
aggiungevano rumori eccessivi e
stonati. Non eravamo in un altro mondo : semplicemente in
Irlanda, fra Amici Quaccheri! '
Davide Melodia
Predicazione o opere. Pastorale individuale o predicazione di
massa. Religione personale o impegno nel mondo. Servizio sociale o azioni politiche. Giustizia.
Pace. Possono sembrare delle alternative, o delle priorità da privilegiare a seconda dei tempi.
Ma nella esperienza metodista
sono tasselli di una unica scelta
integrale, interagenti per la dinamica che viene dalla obbedienza al comandamento evangelico:
andate in tutto il mondo, predicate a tutti gli uomini, fate diventare miei discepoli gli uomini dì tutte le nazioni (Me. 16:
,15; Mt. 28: 19). Ecco perchè il
Consiglio Mondiale Metodista,
nella sua XV Conferenza, ha assegnato il Premio per la Pace ad
un predicatore, il pastore australiano Alan Walker.
Alla fine del ’700 Sydney era
una colonia penale inglese. Vi
furono spediti un uomo ed una
donna condannati per furto: vissero insieme confinati in una remota valle dove nacque il loro
figlio John Walker nel 1810. A
26 anni il ragazzo era un alcolista, distrutto e disperato. Ma la
valle sperduta e solitaria fu visitata da un predicatore itinerante metodista, un «Now Man»
(il nomignolo veniva dall’insistenza dell’annuncio che 0(3GI è
il giorno della salvezza), per mezzo del quale si convertì. La sua
vita fu trasformata, egli stesso
divenne predicatore, ed altri predicatori ci furono nella sua discendenza, fino al tredicesimo:
DIBATTITO
Per il dialogo interreligioso
Accolgo volentieri la proposta de « La Luce » (n. 27 di quest’anno 1986) i>er ravviamento,
nelle chiese, di uno studio p^iù
ampio e profondo della questione ecumenica e del confronto interreligioso, a partire dalle riflessioni offerte da due conferenze relativamente recenti (ottobre 1985), tenute presso l’Università di Boston da Emilio
Castro, Segretario Generale del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. E’ tempo, infatti, che anche
da noi, qui in Italia, il dibattito
ecumenico affronti coraggiosamente il vasto contesto delle
culture che ci camminano accanto nel pianeta; non solo, ma
che possiamo da un momento
all’altro trovare rappresentate
dietro la porta di casa, come
l’Islam da una moschea; le quali anche, con più facile frequenza, si dipingono nello sguardo
misto di speranza e di smarrimento, di richiesta e di rassegnazione, di ostinazione anche,
delle molte persone di colore
che ormai incontriamo nelle nostre strade.
Siamo troppo digiuni di antrofralogia culturale. E ciò, per
i cristiani che stanno per varcare la soglia del terzo millennio,
rappresenta una grave omissione: come potremo farci «tutto
a tutti» (I Cor. 9; 22) se in tali
incontri continuiamo a nutrire
solo un misto di curiosità e di...
disagio (per non dir peggio);
se, caso mai, questi « diversi »,
ci disponiamo ad aggredirli con
uno spirito missionario non genuino ; se, magari, li aiutiamo
non mossi dall’« agàpe » del Cristo vivente in noi, bensì da un
certo tipo di proselitismo che
cerca in qualche modo la nostra autoaffermazione?
Noi tutti, specialmente adulti,
dobbiamo perseguire seriamente una prospettiva adeguata del
confronto culturale odierno. E
non certo storcere il naso di
fronte alla pratica sincera e fer
vida di altre religioni; bensì conoscere sempre più e sempre
meglio queste altre fedi, i»er un
dialogo e una condivisione, che
forse possono prepararci meravigliose e insospettate manifestazioni proprio del « Cristo che
è lo stesso ieri, oggi ed in eterno»
(Ebrei 13: 8). Non lasciamoci,
no, attrarre da certe mode superficiali; bensì indaghiamo più
a fondo, e con disponibilità nuova, in certi volumi che sono rimasti troppo a lungo imiwlverati nelle nostre biblioteche di
famiglia (sui quali studiò magari il bisnonno pastore) o le cui
ristampe occhieggiano invitanti
nelle librerie (di cultura religiosa e non), che ne presentano
anche commenti attuali, con
eventuali raffronti nel campo
delle psicologie umanistiche.
Abbiamo il coraggio di rivederci un po’ tutta la storia delle
chiese e dei popoli, e dell’impatto delle prime con i secondi!
Quante cose possiamo meglio
capire a distanza di secoli! Avviciniamoci specialmente alle
grandi religioni del mondo, non
con faciloneria, ma sapendo anche « rischiare il Cristo », come
si esprime Emilio Castro (riportando M.M. Thomas). Ormai oggi, al pimto in cui siamo della
storia del mondo (forse anche
al suo termine, chissà, e alle soglie del glorioso ritorno di
Lui...), possiamo e dobbiamo
« rischiare il Cristo per l’amore
di Cristo », non già mettendo
alla prova la pazienza di Dio con
la nostra ribellione (cfr. Rom.
3: 26 e I Pietro 3: 20); ma anzi
con quel « timore e tremore nel
quale si compie ulteriormente
la salvezza, perché Dio è colui
che opera il volere e l’operare »
(Filipp. 2: 12-13). Non per niente, questi ultimi versetti citati
seguono immediatamente 1’« inno cristologico» di Paolo. Ma
bisogna « rischiare il Cristo »
perché il nostro Salvatore è anche imprevedibile.
Infatti, già il meraviglioso rivelarsi dell’ineffabile mistero
dell’amore di Dio in Cristo verso i Gentili incirconcisi faceva
cadere in ginocchio Paolo dinanzi al mistero stesso (Efes.,
capp. 1, 2 e specialmente 3), lasciando traboccare dalle sue
labbra espressioni i)erfino ridondanti («larghezza, lunghezza,
altezza, profondità »), che evidentemente egli riconosceva come inadeguate a rappresentare
la comunione d’amore che si stabilisce fra Cristo e i suoi, al di
là delle categorie mentali che
presiedono ai vari linguaggi; comunione d’amore da cui si svilupperà sempre molto di più di
quanto si domandi o si pensi.
Anche altrove. Paolo si rallegrava dello stesso mistero, con
altrettanta suprema consolazione per l’universalità dell’amore
del Cristo, vivente fra i Gentili
quale speranza di gloria (Colossesi 1: 27). Perché, allora, l’universo si estendeva solo quanto
l’Impero romano, abbracciando
tutti i paesi assorbiti dalla cultura ellenistica. Ma anche noi,
oggi, possiamo rallegrarci di
quanto questo stesso mistero
sembra dilatarsi spazialmente
intorno a noi, speranza di ulteriore gloria se ne saremo ministri docili, che sapranno cadere
in ginocchio, e non solo in senso materiale.
Rischiare dunque il Cristo in
quanto imprevedibile. Perché
mai quelle « altre pecore che
non sono di quest’ovile» e che
pur si devono raccogliere in un
solo gregge sotto un solo Pastore (Giov. 10: 16) non potrebbero, per es., essere gli indù...?
E’ ancora M. M. Thomas che
parla, riportato da Emilio Castro. E per caso, aggiungo io,
non avrebbero essi forse creduto in qualche modo meglio di
noi, avendo creduto senza aver
veduto (Giov. 20 : 29)...? E non
potremmo noi loro additare nel
Sé, che essi ricercano nella loro
intimità più profonda, quello
stesso Cristo risorto' che in tal
modo si glorifica anche in noi,
quali sue membra...? Parlando
cioè loro non molto diversamente dal modo in cui Paolo parlò
agli Ateniesi del «Dio ignoto»...?
Con la differenza che, nel caso
di Paolo ad Atene, si trattava di
un altare di pietra; nel nostro
caso, invece, si tratterebbe del
Vivente che bussa alla porta dell’anima più o meno predisposta
(Atti 17: 22 e segg.; Apoc. 3: 20).
Non potrebbero essi arrivare a
confessare con noi: non il mio
« ego » illusorio vive ; ma in me
vive il mio vero Io, «Ho-Sono
che mi Salva», che è proprio la
traduzione esatta del nome di
Gesù (e cfr. Galati 2: 20)?'
E’ solo una mia ipotesi, che
esprimo « con timore e tremore », appunto, riservandomi di
meditare meglio sulle culture
orientali Del resto, anche altre ipotesi si possono avanzare,
e partendo da altri spunti.
Haydée D’Àbramo
' Nella quale traduzione risalta poi,
più chiaramente che in qualsiasi altra
traduzione di ieri e di oggi, questo
concetto trascuraio ma fondamentale:
la salvezza in Cristo è anche SALUTE
nel senso più autentico ed integrale;
è la vera identità di ciascuno, la quale emerge e trionfa guarendo ogni
alienazione; perché proprio da alienazione sono afflitti e sommersi tutti coloro che — dichiarandosi o meno
credenti — non nutrono alcuna fede genuina e vivente, e restano « senza Dio
nel mondo » (Efes. 2: 12),
' Occorrerà, anzi, avvicinarsi alie
dottrine esoteriche di ogni luogo e
tempo; azzardare uno studio serio anche di testi teosofici ed antroposofici.
Perché no? Paolo stesso incoraggia
una sana libertà d'indagine: « Non ostacolate lo Spirito, non disprezzate
chi profetizza; ma esaminate ogni cosa
e ritenete il bene » (1* Tessei. 5: 19-21).
Alan Walker, appunto.
Questo pastore ha condotto
una campagna di evangelizzazione per il suo paese dal ’53 al ’56,
con profonde conseguenze sull’assetto socio-politico. Dopo un
ventennio nella Missione Centrale di Sydney, il Consiglio Mondiale Metodista gli ha affidato una campagna di evangelizzazione che lo ha portato a predicare
dal ’79 all’83 in 62 paesi.
Nelle Isole Figi la sua missione è partita da Suva con 30.000
ascoltatori raccolti nello stadio;
impressiona il numero dei convertiti — duemila nei primi mesi — ma ancor più impressiona
la conversione di tre quarti del
corpo di polizia. In capo a due
anni il governo dichiarava che
per la prima volta nella storia
delle Isole le prigioni erano qu^
si vuote e nel corso delle festività non si erano repstrati atti
criminosi ed arresti.
Alan Walker crede che un cristiano è un non violento, e la
non violenza ha praticato e predicato. Crede che l’idolo da abbattere oggi sia la dipendenza
dagli armamenti. Afferma che
milioni di cristiani devono essere scossi dalla posizione aberrante che virtualmente fa loro
dire: non possiamo confidare in
Dio, le armi ci proteggono. L’Evangelo costringe chi predica ad
imporre ai cristiani ed al mondo
la scelta; o Dio o le armi.
Compagna sempre partecipe,
sua moglie Winnifred non ha
condiviso solo gioie e dolori, ma
spesso anche la fatica della predicazione e del lavoro pastorale. Ad ambedue la Regina Elisabetta ha concesso il cavalietto
per alti meriti verso la nazione
australiana. Ma Alan Walker preferisce fregiarsi di un solo titolo; ministro deH’Evangelo.
Febe Rossi Cavazzutti
SUD AFRICA
Tutu
arcivescovo
a Capetown
Desmond Tutu — per la prima
volta un nero — è da domenica
7 settembre arcivescovo anglicano di Capetown, vale a dire ricopre la più alta carica della
chiesa anglicana in Sud Africa.
La cerimonia di insediamento, un
culto nella cattedrale neo-gotica
di S. Giorgio alla presenza di circa 1.500 persone fra cui molti invitati esteri, è stata anche, inevitabilmente, una manifestazione
di massa contro l’apartheid.
« Direi al mondo: abbandonate i vostri piani di sanzioni —
ha detto Tutu nel suo sermone —
se il governo rispondesse alle richieste della maggioranza nera,
tra cui la sospensione dello stato
d’emergenza, l’evaouazione dello
esercito dalle "townships” nere,
la liberazione dei prigionieri politici e l’apertura di negoziati coi
leaders neri, compresi i dirigenti deH’African National Congress,
per la stesura di una nuova Costituzione ». Alla cerimonia erano presenti fra gli altri l’arcivescovo di Canterbury, massima
autorità anglicana mondiale, e
Caretta Scott King, vedova di
Martin Luther King. Assente
ogni rappresentante del governo,
l’unico esponente locale intervenuto è stato il sindaco di Capetown, un bianco noto per le sue
posizioni ostili all’apartheid.
Né poteva del resto essere altrimenti, in un paese paralizzato
dallo stato d’assedio e dove migliaia di persone sono in carcere
per reati d’opinione. Lo stesso
Tutu, per la sua lotta contro
l’apartheid, è stato più volte arrestato.
9
12 settembre 1986
cronaca delle Valli 9
RAPPRESENTATO ALL’ULIVETO IL TESTO DI MOLIERE
«L'amore medico»
In breve
Il capitale
della vita
La. morte di tre adolescenti nel
giro di pochi giorni, in incidenti
stradali, ha profondamente colpito la vai S. Martino, da Pomaretto a Frali; il grande numero
di persone che hanno partecipato ai funerali, fra cui molti giovani, lo ha dimostrato in modo
evidente.
Queste morti di adolescenti
sconvolgenti e laceranti pongono
molti problemi che non possiamo cancellare per commozione e
pietà. Il dolore ed il rirhpianto
non annegano la verità in una
sona di bontà generica e la morte non cancella le contraddizioni
della vita.
Una gioventù come quella di
oggi che, a giudizio dei suoi padri e dei suoi nonni, ha tutto
per essere felice e sembra non
avere altra preoccupazione che
godere della vita, finisce col distruggersi tragicamente. E’ evidente infatti che in molti incidenti non c’entra né il destino
ne la fatalità, ma il rischio mal
calcolato e l’imprudenza o l’eccessiva fiducia nelle proprie capacità. Ma perché c’è questa contraddizione fra il voler vivere e
il tenere poco in conto la propria vita?
Ritengo che questo derivi direttamente dalla filosofia che ha
l’adolescenza di oggi (che forse
ha sempre avuto), cioè dal suo
modo di pensare alla vita. Questa filosofia ha due idee fondamentali che, a mio parere, sono
sbagliate.
.\nz.itutto pensare che la vita è
come un capitale che va consumato, mentre la vita è un progetto che va costruito. Uno è giovane. perciò in salute, in forze fisiche e intellettuali, non conosce
la stanchezza né le delusioni e si
pensa che tutto auesto si debba
consumare o, detto in altri termini, godere. E così si consuma
la vita come i cibi, i vestiti, i soldi, senza costruire il proprio
futuro, cioè la propria persona.
Secondo questa filosofia, sbagliala, il giovane ha un capitale di
100 ed un vecchio solo più di 10
mentre è vero il contrario, il giovane ha IO ed il vecchio 100; non
in forze o intelligenza, ma in
quella umanità che si chiamava
un tempo l’esperienza.
Il secondo pensiero consiste
nel dire: la vita è mia e ne faccio quel che voglio; non ho da
rendere conto a nessuno di come
viro, la vita è roba mia e solo
mia. Così sono gli animali, che
vivono individualmente, si staccano dai loro piccoli e non si curano dei loro morti. Noi non siamo animali, tant’è vero che seguitiamo ad occuparci dei nostri
figli e seppelliamo i nostri morti.
Se questo succede è perché ci
rendiamo conto che la nostra vita è ricollegata a quella degli altri, dipendiamo dagli altri nel bene come nel male. Siamo responsabili delle nostre azioni, sì, ma
siamo anche responsabili di quelle degli altri.
CU adolescenti hanno probabilmente sempre pensato così, il
grande cambiamento fra ieri ed
oggi sono le possibilità economiche. La differenza fra un «ostou»
ed una discoteca non è tanto
grande, ma immensa è la differenza fra il bere cantando ed il
ballare fumando, fra il tornare
a casa a piedi o in macchina. La
filosofìa era forse la stessa, la
società è diversa. E forse essere
veri cristiani non era allora più
facile di adesso.
Giorgio Tourn
« Far conoscere alla collettività questo servizio. L’iniziativa
di questa sera, tendente a superare una certa difficoltà di
rapporti della gente con strutture di questo tipo, ha tanto più
senso in quanto organizzata nelFambito delle attività di Spazio
Giovani ». Così Piercarlo Longo,
presidente della Comunità Montana Valoellice - USSL 43, ha
sintetizzato lo scopo dello spettacolo L’amore medico, di Molière, messo in scena sabato 6
nel cortile dell’Istituto medicopedagogico Uliveto di Luserna
S. Giovanni dalla compagnia
« Punto Teatro ».
Dopo anni di intensa collaborazione sul piano operativo tra
Comunità Montana e Uliveto, si
è pensato di organizzare una serata che potesse, al di là del
puro fatto teatrale, avvicinare il
maggior numero di persone a
questa comunità. Ci spiegano infatti la direttrice Franca Rec——__..
chia e la coordinatrice Claudia
Jalla che il termine 'istituto’ non
è più annropriato; «.L’Uliveto è
ora piuttosto una grande casa,
che ha perso i vecchi caratteri
di separatezza dal resto del mondo. I nostri ragazzi, portatori
di handicaps gravi e gravissimi,
in età dai 4 ai 30 anni, abitano
qui, ma di fatto frequentano
scuole, centri socio-terapeutici,
prendono parte a gite e soggiorni, e conoscono un certo numero di persone che per motivi vari hanno rapporti con noi. Aver
messo in scena uno spettacolo
qui da noi voleva dire aprirsi ad
altra gente, a chi non è mai stato all’Uliveto, rendere tangibile
a tutta la popolazione questa linea di massima apertura che da
anni conduciamo insieme all’ente
pubblico ».
Ed in effetti la partecipazione
è stata massiccia; in mezzo al
pubblico anche mciti giovani, convenuti probabilmente
oer la prima volta in questa sede, dopo che altri esperimenti
erano stati condotti, rivolti però
essenzialmente agli amici dell’Uliveto e ai parenti degli ospiti. E seri sono stati infatti i problemi di parcheggio lungo la
strada vecchia di S. Giovanni.
Il testo, fra i meno conosciuti
della produzione di Molière, si
basa suH’opposizione che un
vecchio e possessivo padre fa
ad un eventuale matrimonio della figlia. Ma attraverso uno dei
più tipici inganni da commedia,
una specie di rappresentazione
nella rappresentazione, l’obiettivo dell’autore è quello di colpire con la satira l’ambiente medico parigino.
Si direbbe che più che con
il loro sapere scientifico, i medici siano interessati a circuire
il cliente con l’arte oratoria, che
ai'riva fino all’istrionismo, pas
L'Ulireto:
non un istituto,
ma piuttosto una
grande ’’casa” aperta
alla società.
FRALI
Ampliato il rifugio
dei Lago Verde
Una bella giornata di fine estate ha segnato il culmine delle
manifestazioni con le quali la
sezione « Val Germanasca » del
C.A.I. ha voluto festeggiare sia
la propria ormai ventennale attività, sia l’ampliamento del rifugio « Lago Verde », vero flore all’occhiello di questa organizzazione.
Costruito nel 1967 sui ruderi
di una casermetta, con le, dimensioni di un modesto bivacco, il
rifugio ha richiesto quasi subito
rm primo ampliamento e poi
ancora un secondo, che l’hanno
trasformato quasi in un alberghetto di alta quota, con 45 posti letto e tutti i servizi necessari.
La salita al rifugio da vari
itinerari che ha avuto luogo domenica 7 settembre è stata preceduta in agosto da varie serate
con proiezioni e mostre fotograflché nella sala valdese di Ghigo
e da una vigilia di festa con la
partecipazione del gruppo folcloristico di Roure « A tèto aouto », guidato dal dinamico animatore Ugo Piton; in seguito,
falò a Ghigo e alla Gran Guglia,
distribuzione di « vin brûlé »,
ballq in piazza di courento e balli affini.
Reso più confortevole dai miglioramenti a cui abbiamo accennato, il rifugio « Lago Ver
de », divenuto anche posto tappa della GTA e punto di chiamata per il Soccorso Alpino, è
ora a disposizione degli escursionisti che vi possono giungere
sia dal versante italiano che da
quello francese. Chi vi sale da
Frali ed ha sufficiente fantasia
per risalire il corso della storia,
può immaginare la fuga dei Vaidesi della Val Germanasca, braccati dalle persecuzioni, per i
quali il colle d’Abries rappresentava la salvezza: oppure ricordare la lunga Ala degli emigranti
stagionali che andavano a lavorare in Francia e dei contrabbandieri che conoscevano tutti i sentieri per sfuggire alle guardie
di confine. Per arrivare a tempi
più recenti, si possono ricostruire con l’immaginazione le inutili quanto costose fortificazioni
della guerra contro la Francia
e raccogliere i ricordi di chi era costretto ad attraversare il
colle per rifornirsi di sale, che
barattava con le scarse provviste ricuperate dalla magra dieta
quotidiana.
Ma anche chi desidera soltanto trascorrere una giornata serena a contatto con la natura
può trovare in questo inizio di
autuimo una buona occasione
per conoscere più da vicino le
belle montagne della vai Germanasca. L. V.
sando per il battibecco, non
sempre disinteressato, con i colleghi.
L’adattamento della compagnia « Punto teatro », curato,
unitamente alla regia, da Federico Vallino, ha mirato non
a rielaborare il testo, ma piuttosto ad integrarlo con una serie di ingegnose trovate sceniche.
Spiccano, fra le tante, l’interessante collocazione fuori dal
palcoscenico di un imbonitore
che cerca di richiamare clienti
per la sua «panacea», mitico
medicamento in grado, secondo
quanto egli afferma pomposamente, di guarire nressoché
tutte le malattie allora conosciute (la prima rappresentazione
ebbe luogo nel 1665). E anche
l’esilarante consulto dei tre medici sul padre burbero, allorché,
partiti con lo stetoscopio, alla ricrea del cuore, si imbattono,
via via che spostano lo strumento, sulle trasmissioni di svariate stazioni radio. Le musiche,
ben scelte e presentate senza
eccedere, e i costumi di Guido
Odin hanno aggiunto fascino all’allestimento, per altro riuscitissimo nell’ambiente esterno
(forse con qualche supplementare fatica per le voci degli interpreti).
Lunghi aoplausi e varie chiamate sulla scena hanno sottolineato il gradimento da parte di
tutti, spettatori e ospiti (già
coinvolti dal lavoro preparatorio
per la messinscena) oer la serata che, a detta degli operatori,
non deve essere che un primo
passo verso una totale partecipazione della cittadinanza alla
vita di questa struttura.
Alberto Corsanl
Gemellaggio
Pinerolo-Traunstein
PINEROLO — Dopo Gap
(Francia) e Beloit (USA) la città di Pinerolo è ora gemellata
con Traunstein, ima cittadina di
15 mila abitanti nella Baviera.
L’iniziativa del gemellaggio è
partita da Gap, che era già gemellata con questa città della
Germania, ed è stata realizzata
grazie all’impegno del consigliere Adriano Richiardone (PSD
che in Germania era stato deportato durante l’ultima guerra. Con
una cerimonia che si è svolta in
consiglio comunale sabato 30
agosto, a cui sono intervenute delegazioni di Traunstein e Gap, è
stato siglato' tra i sindaci Trombotto di Pinerolo e Wamler di
Traunstein il patto di amicizia.
Troppi bambini
LUS'EiRNA — Sono 74 le iscrizioni alla scuola materna, ma i
posti disponibili sono solo 60
nelle due sezioni di scuola materna statale. Si dovrà, a meno
di un intervento del provveditore che autorizzi l’apertura di una
nuova sezione, non accettare ben
14 bambini. Con quali criteri si
procederà alla scelta? si chiedono genitori e amministratori.
I locali per una nuova sezione ci sono; basta utilizzare quelli dell’asilo nido che quest’anno
non aprirà.
Vite stroncate
Nel tempio di Massello, troppo poco spazioso per la grande
folla di persone che avrebbe
dovuto contenere, si sono svolti
il 2 settembre ì funerali di Luca Montesanto, morto a 21 anni
per un incidente automobilistico sulla strada di Frali. Lo stesso giorno, al mattino, parenti ed
artiici avevano assistito nella
chiesa cattolica di Ferrerò al
servizio funebre di Mario Cianalino', diciassettenne, coinvolto
nella stessa orribile sciagura.
Si è conclusa così tragicamente la spensierata estate che Luca, Mario e i loro amici avevano vissuto nel modo caratteristico della loro età, senza preoccupazioni per un futuro che, a
viste umane, si apriva davanti
a loro.
A Massello, la predicazione
del pastore Lucilla Feyrot ha
invitato i presenti a riflettere
sul significato che Dio vuole dare alla nostra condizione umana, quando la sua parola ci chiede i nostri corpi in sacrificio,
non in una prospettiva di distruzione, ma per scoprire una vita
migliore, una vita « razionale »,
completa e meritevole di essere
vissuta pienamente.
Subito dopo, il messaggio di
Giorgio Tourn ha ricordato ai
giovani che si affollavano intorno alla bara con le lacrime agli
occhi la necessità di impostare
resistenza non sulla pretesa di
fare sempre e comunque ciò che
si preferisce, ma con responsabilità, cercando di distinguere le
cose importanti da quelle che
conducono soltanto all’annientamento di sé.
Infine, Claudio Tron ha espresso alla famiglia la solidarietà
del concistoro di Ferrero-Maniglia, di cui il padre di Luca fa
parte. E non solo a questa famiglia della nostra comunità,
ma anche a quelle di Mario e
degli altri due giovani la cui vita è stata risparmiata nell’incidente, desideriamo come chiesa
far giungere un messaggio non
basato su parole umane, che in
momenti come questi sono deboli ed inadeguate, ma sulla convinzione che la morte sarà seguita dalla risurrezione e che
questa speranza può illuminare
di una luce nuova anche una vita stroncata dal dolore della separazione.
10
10 cronaca delle Valli
12 settembre 1986
INIZIATIVA DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Roberto Johier,
pastore e fotografo
ITINERARIO ARTISTICO
L’arte di
Beatrice Appia
Il fascino delle vecchie
noti della vita alle valli
fotografie fa riscoprire
Il past. Platone vince il
Le fotografìe sono entrate in
una infinità di usi pratici, poco
meditati. Ne siamo « aggrediti »
e quasi non ce ne accorgiamo,
gettiamo Io sguardo sulle figure
di cartelloni pubblicitari, giornali, mostre, riviste e passiamo oltre. Non le vediamo, in genere,
che una volta sola e per pochi
secondi. Non siamo abituati a
leggerle in profondità, a chiederci cosa vogliono esprimere, chi le
ha scelte e fissate. Sembrano immagini ò troppo parziali nel rappresentare la realtà o troppo immobili e presto superate da fatti
e avvenimenti successivi.
Nessuno pensa che il loro fascino sta proprio in questo, nella
capacità di fermare il tempo per
un istante e nel ripresentare cose, persone, paesaggi, situazioni
della vita. Foto tratte daH’album
di famiglia o diapositive proiettate in una serata con gli amici
possono, a distanza di anni, diventare utile materiale per studiare e fare la storia. Lentamente al documento scritto, nella società moderna, si è affiancato il
documento visivo, che bisogna
imparare a « far parlare ».
La Società di Studi Valdesi ha
voluto ricordare quest’anno l’opera e la figura di Roberto Jahier (1902-1975), il «fotografo»
valdese per eccellenza. Nel suo
lungo ministerio pastorale, svolto per molto tempo alle valli,
egli raccolse una vastissima documentazione iconografica su
personaggi, luoghi, lavori, avvenimenti quotidiani e ricorrenze
religiose del mondo valdese,
un’insostituibile fonte storica che
merita di essere conosciuta e diffusa.
Più di duecento persone hanno
assistito, domenica sera 24
agosto, nell’aula sinodale, alla
proiezione di una parte di questo ricco corpus di diapositive,
seguendo con affetto e interesse
il commento di Enrico Jahier,
che con precisione e competenza
ne aveva curato l’esposizione.
Si è ricreata, per alcune ore,
Fatmosfera delle proiezioni del
pastore Jahier, che fotografava
non solo per se stesso, ma per ridare l’immagine ai protagonisti
che si ritrovavano nelle riunioni
quartierali, in gruppi familiari e
in “serate” comunitarie. Era un
modo di comunicare con la gente di un pastore attento ai respiri delle comunità. Dietro le diapositive si legge un dialogo continuo fra fotografati e fotografo,
mediato dalla macchina fotografica, un famoso "rapporto a tre”,
come usa ricordare lo storico
Peppino Ortoleva, curatore, fra
l’altro, della mostra sulla storia
della RAI dello scorso anno,
ospitata presso l’auditorium di
Torino e invitato per l’occasione.
Jahier non coglie di sorpresa,
non cerca di cogliere le persone
DEPETRIS
GIUSEPPE
Tappezziere
in stoffa e pelle
Riparazioni
poltrone e divani
strada degli Inversegni, 1
LUSERNA ALTA
Tel. 0121/901.328
in atteggiamenti "naturali”, violando la privacy, piuttosto, chiede, mette in posa e scatta, con
ironia e autenticità.
Per valorizzare l’attività fotografica delle persone interessate
alle nostre valli in vista di una
raccolta di documentazione il
più ampia possibile, la Società di
Studi Valdesi ha indetto anche
un primo concorso intitolato allo stesso Roberto Jahier. I lavori dei quattro concorrenti sono
stati proiettati sabato 23 agosto,
sempre nell’aula sinodale. Vincitore è risultato G. Platone e segnalata per il commento Lucilla
Pellenco. Molto interessante è
stata la discussione con gli spettatori. Alcuni criticavano l’ampiezza del tema che poteva essere scelto; le valli nei loro aspetti
storico, geografico, culturale, ecc.
Altri consigliavano la Società di
Studi di specificare l’argomento
da trattare, ad esempio si potrebbe concorrere ner la miglior
aspetti noti e meno
concorso fotografico
documentazione sulla diaconia,
il lavoro, l’architettura ecc.
Le due iniziative, il concorso e
la "serata”, hanno in ogni caso
suscitato attenzione per l’attività
della Società di Studi e, forse,
convinto qualcuno in più che è
possibile contribuire, e nel proprio piccolo collaborare, alla storia di tutti.
Bruna Peyrot
Lunedì sera 11 agosto scorso,
presso la Foresteria Valdese di
Torre Pellice, il prof. Giovanni
Gönnet di Roma ha illustrato
con una serie di 200 diapositive
(a colori e in bianco e nero), un
versante dell’ arte multiforme
della nota pittrice, quello consacrato a taluni aspetti della vita e
dell’ambiente delle Valli Valdesi.
Pur vivendo normalmente a
Parigi, Beatrice Appia ha trascorso e trascorre ogni anno
qualche mese in Val Pellice, dove non ha mancato e non manca
mai di ritrarre (in gouaches.
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Inaugurazione
dell’anno scolastico
Giovedì 18 settembre alle ore 15 presso l’Aula sinodale della
Casa Valdese dì Torre Pellice, il pastore Giorgio Tourn terrà la
prolusione per l’inaugurazione dell’anno scolastico 1986-87. Tema:
« Fede e religione ».
tempere, croquis, gravures ecc.)
i paesaggi, i mónti, i campi, i boschi, le città, i borghi, gli hameaux, gli alpeggi, le case con i
loro abitanti, il bestiame, gli uccelli, gli arnesi da lavoro, il contadino, l’operaio ecc.: agli Ai rais
Blancs di Torre Pellice, a Cabianca e all’Inverso di Torre, agli
Uverts di Rorà...
All’ interessante proiezione,
presente la pittrice che di volta
in volta ha vivacemente puntualizzato le varie occasioni del suo
operare, Anna Maria Roland-Vinay ha fatto un no’ la storia dell’arte di Beatrice, di cui ha seguito il cammino dai primi anni
’30 ad oggi, ricordando la serietà
dell’impegno di lavoro in un ambiente ricco come quello parigino, citando alcuni dei maestri
che hanno influenzato la sua formazione e ponendo in evidenza
l’acutezza deH’osservazione del
vero, la passione per il colore
la possibilità di rivedere sempre
come nuove e meravigliose tutte le cose che circondano la v'ta di ogni giorno.
G. Gì.
DIBATTITO A TORRE PELLICE
L’ecumenismo 20 anni dopo il Vaticano II
Il vescovo di Pinerolo, mons.
Pietro Giachetti, che già da diversi anni invia al Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste un
gradito messaggio, è venuto al
principio di agosto nell’aula sinodale di Torre Pellice a tenere,
insieme con il prof. Giorgio Peyrot, già professore di diritto ecclesiastico, evangelico di confessione valdese, una conversazione
sul tema: « Esiti del dialogo ecumenico a 20 anni dal Concilio
Vaticano II ».
Il cammino del dialogo ecumenico è molto lento, hanno osservato entrambi gli oratori, ma bisogna prendere atto di alcuni
passi importanti fatti negli ultimi venti anni.
Innanzitutto, da un immobilismo delle chiese nella promozione di un dialogo fra di loro, arroccate in una concezione di ecumenismo definita da mons. Giachetti « di ritorno », in cui ciascuna chiesa considerava se stessa unità di misura ner valutare
le altre e quindi per misurare il
cammino fatto, si è passati ad
un’epoca di realismo, in cui le
chiese hanno compreso che il
termine di paragone altri non è
che Cristo, da cui tutte sono lontane.
Il dialogo ecumenico deve oggi
trovare le basi nella reciproca
conoscenza perché, come ha ancora detto mons. Giachetti, citando Paolo Ricca, « conoscersi
è già riconoscersi ».
Le parti in dialogo devono però essere libere di definirsi da sé,
ha osservato Peyrot, e ciò significa essenzialmente due cose, per
le chiese; non ci deve essere la
pretesa di un soggetto di definire l’interlocutore sulla base di
propri criteri di valutazione, ma
si deve accettare l’altro per come
esso si presenta; in secondo luogo, ciascuno deve mostrarsi per
quello che è, e non per quello
che gli piacerebbe essere. Solo
su queste basi un dialogo potrà
essere correttamente impostato.
Il problema centrale del dialogo ecumenico è oggi, prima ancora che teologico, ecclesiologico.
Esso non deve essere finalizzato
alla ricerca dell’unità dei cristiani, della chiesa, ma alla rnanifeSitazione di tale unità.
L’unità della chiesa esiste in
Cristo: gli uomini non possono
adoperarsi che per la sua manifestazione, e non già per la sua
creazione; voler impostare i contatti ecumenici sulla linea della
ricerca dell’unità della chiesa, significa in fondo negare quest’ultima e disconoscere la signoria
di Cristo sulla chiesa.
Oggi i credenti appartenenti
alle diverse confessioni dialogano tra loro, manifestando così
nei loro incontri l’unità della
chiesa di Cristo, che esiste là dove due o tre si riuniscono nel
suo nome intorno alla Parola del
Signore; le chiese, nella loro veste istituzionale, non dialogano
ancora, si guardano, si studiano,
si identificano reciprocamente,
producono documenti "ecumenici” che però si rivelano ancor
sempre di matrice unilaterale,
difììci’mente sottoscrivibili da
chi non li ha elaborati; si tratta
oggi di trovare una via corretta
per un dialogo ecumenico interconfessionale a livello di istituzioni, che sappia cogliere i fermenti del dialogo già esistente
tra i credenti che tali istituzioni
rappresentano, in modo che anche a quel livello si manifesti la
unità della chiesa di Cristo, pur
nella varietà dei modi in cui si
esprime l’azione dello Spirito del
Signore.
Il pubblico particolarmente numeroso ha seguito con interesse
lo svolgersi del dibattito ohe ha
rilanciato la tematica ecumenica.
Certamente — come ha notato
Peyrot — « senso e scopo dell’ecumenismo è manifestare la
unità, non un abbraccio generalizzato e facilone fra tutte le
chiese ». In sostanza l’ecumenismo che c’interessa è quello che
ricerca un confronto intorno alla Parola di Dio che deve rimanere al centro dell’attenzione. In
questa prospettiva ogni confronto futuro è più che auspicabile.
Paolo - Gay
Il confronto
ecumenico continua
ad interessare
il popolo dei
credenti.
Nella foto: tra i
partecipanti al culto
d'apertura al Sinodo
si è notata la
presenza del
canonico Merco!
(a sinistra)
e del sacerdote
Griotti
di Torre Pellice.
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11
12 settembre 1986
cronaca delle VaUì 11
S’era tentata una sortita a
funghi, vista la nuvolaglia
agostana che da tre giorni
smatassava lenta, fitta, inesorabile, a fingere mare di nebbia autunnale, mentre i bollettini Tivù continuavano a
recitare; « Cielo prevalentemente sereno. Annuvolamenti
sparsi limitati alle regioni alpine... ».
Avevamo preso per la « strada dei nocciòli », cosiddetta
perché vi prosperano prolifici
sulle due sponde, insieme a
tigli e castagni; una di quelle
aperte un decennio fa dalla
pala meccanica, per anni sognata e attesa. Che stagione
esaltante, quando, anche un
po’ per merito mio, erano arrivate sui potenti Magirus prima la piccola e poi la grande
pala, a mordere roccia e boschi per tracciarvi le vie della
pietra e della legna! Ancora
fresco il ricordo, riacceso dalla sponda a monte, aperta
come ferita a ostentare radici
profonde e strati siliceo-terrosi.
S’andava lentamente, di primo mattino, Remigio, io e
quel suo cane, simpatico accattone, salvato uh anno prima al centro della grande
strada di Francia, sanguinante, acciaccato e spaurito dal
fiume di automobili in movi
co più su, un cento metri a
sinistra, nel cuore del gran
bosco che, come colata di lava, scende digradando da Rorà, sorge la sua casa patriarcale, su gran radura dissodata e terrazzata.
Posata a libro semiaperto,
due corpi affiancati vicino al
primitivo ciabòt riservato al
fratello Cipriano, già pastore
a Heidelberg e ora qui in vacanza con la sua tedesca, quella casa canta le glorie, la forza ed il gusto funzionale di
tre generazioni di maestri di
pietra.
« Aldo del bòsch » per tutti;
uno dei Tourn di cui fa vanto Rorà. Tanti ceppi distinti
nei secoli, ma sorti sulle stesse robuste radici che han dato
vita a una colonia Tourn in
Sudamerica. Dall’epoca delle
grandi emigrazioni valdesi e
di quelle di fine ’800, quando
« dalle valli del Saluzzcse e
del Pellice, dove un’ostinata
volontà di vincere la crudezza
della sorte sembrava testimoniare una dura tradizione di
lavoro con antichi umori calvinisti... — come scrive Castronovo nella sua ” Storia
del Piemonte” per le edizioni
Einaudi — molti si stancarono di pane di segale e orzo,
polenta e patate, un po’ di castagne, latticini d’infima qua
Aldo
del bòsch
mento nei due sensi. Una specie di cane da circo, bianco
e nocciola; testa d’asinelio,
collo taurino, gran torace da
corridore su cortissime zampe muscolose. Principe degli
incroci, leader di bruttezza,
ma vivace, affettuoso e intelligente come tutti i cani perduti senza collare, Tobia, —
così l’avevano ribattezzato —
correva avanti e indietro, muso all’aria a catturare queirindicibile mondo di odori;
terra umida, erbe, essenze legnose, tracce dei passaggi notturni di volpi, topi, ghiri...
Pareva una presa in giro,
una ridicola persecuzione, altro che luna nuova! Al profumo intenso di fungaia, salvo
quella mezza dozzina di porcini realizzata da Remigio,
corrispondeva soltanto un’abbondanza di vesce, quella sorta di sfere biancastre di varia
grandezza, da palline simili ai
dolci di mandorla e cioccolato che i pasticceri dicono
« tartufi », via via fino a vere
e proprie palle da tennis.
Chiare fin quando profumano, poi grigiastre; allora se
le schiacci s’aprono a un puff
di polvere grigio-bluastra, da
cui il nome popolare « loffa
di lupo ».
Stanchi d’andare a vuoto,
dal Bandito eravamo rotolati
sulle Moluire e poi sfociati, incrociando ai Verneys inferiori
i Volpe ch’erano saliti a fietiare e la vedova Benech intenta ai suoi gerani, sulla
strada che il pastore Bouchard aveva definito « dei Ciclopi », perché realizzata un
tempo da Biotto e pochi altri,
tenaci testardi. Tra quei testardi, Aldo coi suoi figli. Po
lità, risparmiando il sale nella
minestra e riservando il vino
ai giorni di festa... ».
Lui, classe 1915, una di quelle « sgarrate»; sette anni di
naja e guerra alpina e poi due
di campo di concentramento
nella Germania nazista, aveva
tenuto duro con padre e fratelli; ed eccolo R, da qualche
anno vedovo e solo, a testimoniare una gente e una temperie oggi impensabili.
Massiccio come una roccia,
viso cordiale illuminato dallo
sguardo mite e dolce dei forti,
sull’unico vezzo d’antica baldanza; baffetti alla Menjou
con cui aveva conquistato
quel « frisi-n di Emilia dai pomelli rossi », come dice Camilla, che poi gli regalò Enzo,
Rinaldo, Vanda e Valdesina.
Solo per gran parte dell’anno, in una casa edificata per
ospitare venti persone, non
patisce solitudine. Già fin dall’annuncio sulla strada, dipinto su un’assicella; « Benvenuti
al Bòsch! », e poi lavoro e visite non gli mancano. D’estate
il fratello, ma frequentemente i figli che in Svizzera cumulano i giorni di riposo per essergli, di tanto in tanto, al
fianco, d’aiuto e conforto. E
così la Vanda che non risparmia i due passi da Rorà e talvolta perfino la sua Valdesina
da Torre, pur colpita ancor
giovane sposa da una tragedia
del lavoro che la privò del suo
Morel.
Solo non sarà mai, Aldo. Anziano della chiesa di Rorà e
saldo lavoratore, resta riferimento costante per una comunità che la democrazia non deve inventare, praticandola da
secoli. Né l’umana solidarietà.
Gianni Dolino
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 11 settembre, ore 17, avrà luogo una riunione al Centro d'incontro. O.d.G.: a)
due Azioni Urgenti per alcuni cittadini sudafricani prigionieri per motivi di
opinione; b) risultati della partecipazione del Gruppo Val Pellice e Nucleo
PInerolo alla Expo '86 - Pinerolo; c)
lettera dallo Zambia della signora Kabamba; d) mercato delle pulci; e) educazione al diritti umani.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — La Federazione
torinese del Partito Comunista organizza per sabato 13 settembre, aH’HStel
Gilly, ore 9.30, un convegno dal titolo: Per una nuova politica del traffico
viario e ferroviario. Introduce Marcello
Vindigni, è prevista la partecipazione
di amministratori locali e regionali.
Concluderà I lavori Athos Guasso.
Concerti
TORRE PELLICE — Col patrocinio
dell’assessorato provinciale alla montagna, avrà luogo venerdì 19 settembre
un concerto del coro e delia fanfara
della Brigata Alpina Taurinense. La manifestazione si terrà al campo sportivo alle h. 20,30. Ingresso libero.
RORA’ — Il 20 e il 21 settembre
avrà luogo, al parco montano, ■■ Rorà
in. rock», manifestazione organizzata
in collaborazione con un gruppo di giovani dalla Comunità Montana Val Pellice, dal Comune e dalla Pro Loco di
Rorà. Prevista l'esibizione di gruppi di
tendenza rock, hard rock, country,
jazz, heavy metal, reggae. Questo il
programma in dettaglio: sabato 20
settembre (inizio ore 17), Part Sbafile, Mondezza Rock Band, Hard Rain,
Area 2; domenica 21 settembre (inizio
ore 15), Brand Agie, Sic Sai, Doctor
Sax, White Fire, Africa United.
Cinema
TORRE PELLICE — Programmazione
del cinema - Trento » per il mese di
settembre: sabato 13, La leggenda del
rubino malese (avventuroso); domenica 14, Amici miei atto Ili (comico);
martedì 16, Pranzo reale (commedia) ;
giovedì 18, Il bacio della donna ragno
(drammatico); sabato 20, Cercasi Susan
disperatamente (comm.): domenica
21, Un piedipiatti a Beverly Hills
(com.); martedì 23, Festa di laurea
(comm.); giovedì 25, Morirai a mezzanotte (giallo); sabato 27, Porky's III
(com.); domenica 28, Speriamo che sia
femmina (comm.); martedì 30, Piccoli
fuochi (dramm.).
rin<;raziamento
La famiglia Montesanto ringrazia riconoscente quanti, spesso anonimi, le
hanno dato il proprio aiuto ed il proprio sostegno in occasione deHa sciagura che l’ha colpita.
In particolare ringrazia il Soccorso
Alpino, i Carabinieri, gli amiri, i parenti, il medico, che hanno recuperato
e ricomposto il corpo del suo
Luca
Ferrerò, 8 settembre 1986
RINGRAZIAMENTO
« Chi ascolta la mia parola e
erede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna e non viene
in giudizio, ma è passato dalla
morte alla vita »
(Giov. 5; 24)
NeH’impossibilità di farlo singolarmente, la mamma, il papà ed il fratello di
Gino Cenre
ringraziano commossi per la testimonianza di affetto dimostrata da tutti
coloro che con scritti, fiori e presenza,
hanno preso parte al loro grande dolore.Un ringraziamento particolare ai
suoi colleghi della Banda Musicale di
Pomaretto.
Pomaretto, 8 settembre 1986
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RINGRAZIAMENTO
(c Signore, non la mia volontà,
ma la tua sia fatta »
(Le. 22: 42)
Ha terminato la sua vita terrena
Attilia Clementina Fornerone
in Bleynat
di anni 78
D marito e la figlia ringraziano tutti coloro che l’hanno circondata con
stima e affetto. Un ringrariamento
particolare alla cugina Rina per tutto
il bene da lei dedicato, alle figliocce,
alle sorelle Paschetto, alle famiglie
Gönnet e Monnet, aRa Signora Alma
Avondet, alla Signora Urna Godine in
America, ai ninoti e alle nipoti, ai
dottori Rollo. Ross e Angelino e al pastore Klaus Langenecfc.
Prarostino, 7 agosto 1986
RINGRAZIAMENTO
1 figli e i familiari tutti della compianta Siga-a
Bianca Bouchard ved. Nepote
riconoscenti ringraziano tutti coloro
che sono stati vicini in questo momento di immenso dolore. Un particolare
grazie ai nastori Bellion e Ayassot, al
Signor Gobelin e a tutti i collaboratori
dell’Asilo Valdese.
Lusema S. Giovanni, 1 settendjre 1986
RINGRAZIAMENTO
E’ mancata all’affetto dei suoi cari
Fanny Balmas
I familiari rmirraziano sentitamente tutti coloro che hanno preso parte al
loro lutto.
Un ringraziamento particolare al pastore Noffke.
Pramollo, agosto 1986
RINGRAZIAMENTO
« Certa e questa parola: che se
muoiamo con lui, con lui anche
vivremo »
(2 Timoteo 2: 11)
I familiari di
Maria Amalia Rostan
ved. Pascal
ringraziano tutti coloro che sono stati loro vicini in questa dolorosa circostanza, in particolare tutto il personale deU’ospedale di Pomaretto e il pastore Erika Tomassone.
Frali, giugno 1986
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 14 SETTEMBRE 1986
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 14 SETTEMBRE 1986
Lusema San Glovtmni: FARMACIA
GALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 uomo e società
12 settembre 1986
IL GIAPPONE DI NAKASONE A DUE MESI DALLE ELEZIONI POLITICHE
AMNESTY INTERNATIONAL
Il cuore del militarismo
toma a battere?
In contrapposizione due associazioni di parenti dei caduti - Un
documento pacifista respinge la riscoperta di vecchi miti nazionalisti
I prigionieri
dei mese
Le recenti elezioni politiche
giapponesi hanno segnato il trionfo del primo ministro Yasuhiro
Nakasone, il quale è riuscito a garantire al proprio partito liberaldemocratico la maggioranza assoluta in entrambi i rami del Parlamento. Una grande vittoria per un
politico senza dubbio di razza, che
ha dimostrato di saper portare
sulle proprie posizioni con gran
tatto e senza forzamenti tutti i
suoi avversari di partito e di sapersi guadagnare il favore ed il
consenso della popolazione.
Via libera quindi alla sua politica conservatrice e nazionalista
ed alla ricostruzione spirituale del
Giappone cui vuol procedere. Egli
stesso ha affermato infatti che è
suo intento far uscire il Paese dall’era del dopoguerra, fargli cioè
abbandonare quell’ancora latente
sentimento di imbarazzo nato dalla sconfitta, emanciparlo dai condizionamenti derivati dalle riforme condotte dalle Autorità di occupazione e fargli ritrovare l’orgoglio e la potenza propri di una
grande nazione, anzi della più ricca del mondo (secondo quanto accertato da una recente indagine
sugli investimenti esteri dei paesi
industrializzati), la più avanzata
tecnologicamente ed economicamente. Come corollario di questo
obiettivo si possono osservare: la
rivalutazione sempre più insistente del periodo prebellico e bellico,
con la esplicita cancellazione dalla
memoria collettiva, già di per sé
molto debole, delle pagine più nere della storia di quegli anni, per
certi aspetti non seconde a quelle
della Germania nazista, ed eliminazione delle stesse dai libri di testo scolastici; il ripristino del canto del Kimi-ga-yo (inno nazionale)
e del saluto alla bandiera nelle
scuole; riconoscimento ufficiale del
tempio shintoista di Yasukuni, dove sono deificati tutti i caduti per
la patria, compresi i criminali di
guerra condannati dal Tribunale
di Tokyo, e cuore del militarismo
giapponese (i soldati che partivano in battaglia si davano appuntamento a Yasukuni); più accelerato
riarmo, sebbene il Giappone, a seguito di una silenziosa ricostruzione delle proprie forze armate,
sia già la nona potenza militare
mondiale.
Appare evidente come ci siano
tutti gli elementi per una profonda e pericolosa involuzione conservatrice e nazionalista del Paese, con gravi ripercussioni in tutta l’area estremo-orientale i cui
Paesi già seguono con apprensione l’evoluzione politica del loro
potente ed orgoglioso vicino.
All’interno, la popolazione appare indifferente a questi temi,
preoccupata soprattutto per gli
effetti negativi del rafforzamento
dello yen, e di garantire stabilità
e continuità alla politica del Paese
per non compromettere il successo
economico.
In tale contesto, e nroprio il 7
luglio, giorno successivo alle elezioni, in cui i mezzi di comunicazione annunciavano la vittoria
del partito liberaldemocratico, si
svolgeva in una piccola sala pubblica l’assemblea costitutiva della
« Federazione Nazionale delle Associazioni per la Pace dei Parenti
dei Caduti », Questa si contrap
pone alla « Associazione dei Parenti dei Caduti » creata negli anni del dopoguerra e ben presto
presa in mano da ex ufficiali e
uomini politici che l’hanno condotta su posizioni nazionalistiche,
tanto che attualmente essa rappresenta uno dei maggiori sostenitori
della politica di Nakasone.
Della Federazione di recente costituzione sono membri e promotori anche alcuni movimenti cristiani e buddisti, di quei settori
cioè che maggiormente hanno sofferto delle restrizioni e repressioni negli anni del militarismo.
I motivi e le finalità della Federazione sono chiaramente espressi nella Dichiarazione costitutiva;
« Noi (membri delle Associazioni),
che abbiamo perso i nostri cari
sui campi di battaglia in Asia e
nel Pacifico, abbiamo vissuto fino
ad ora nascondendo la nostra tristezza nei nostri cuori... Ma a
poco a poco apparendoci sempre
più chiaro il crimine rappresentato dalla guerra, ci siamo trovati
in grande confusione ed imbarazzo. Questa guerra che ci ha sottratto i nostri cari, è stata una
guerra d’aggressione che ha infranto la Dace in Asia, stravolto
la vita delle ooDolazioni e distrutto oltre 20 milioni di vite umane.
Non ci siamo così potuti consolare nella convinzione che la morte dei nostri figli, mariti, fratelli,
padri ha avuto un senso. Noi, proprio perché parenti dei caduti, più
di ogni altro chiediamo fortemente
la pace. Non deve accadere una
seconda volta che i nostri vicini
asiatici siano visti come nemici e
che persone innocenti vengano uccise senza pietà. Noi che abbiamo
vissuto la tragedia della guerra
desideriamo impegnarci con tutte
le nostre forze perché il governo
giapponese non provochi nuovamente tali orrori. Questo è l’unico
modo per dare un senso alla triste
e vana morte dei nostri cari, come a quella di tanti asiatici ».
Gli interventi dei vari oratori
che si sono succeduti alla tribuna
hanno evidenziato il valore ed il
significato della coincidenza di
questa assemblea con la proclamazione della schiacciante vittoria
del partito di governo, il profondo significato della presenza di un
settore, seppur piccolo, della società nipponica che vuol tener sveglio lo spirito critico, la memoria
storica e la vigilanza in questo
particolare momento politico.
E’ stata infatti fortemente ribadita la necessità di tener vivo sia
il ricordo di quegli anni di guerra,
tanto più che la generazione dei
testimoni oculari si va ormai assottigliando, sia la coscienza delle
responsabilità storiche e la consapevolezza che il nazionalismo di allora ha portato alla conculcazione
delle libertà individuali, prime fra
tutte quelle religiose e di pensiero.
E’ stato altresì lanciato un avvertimento ed un invito insieme a
vigilare, perché la politica attuale
del Paese sta pericolosamente imboccando la strada già percorsa
mezzo secolo fa. tanto che ai giovani, come nel passato, viene
nuovamente chiesto il sacrificio di
se stessi per il Paese.
Tale memoria storica e consapevolezza tuttavia non devono essere un semolice guardare indietro,
bensì una base per affrontare l’oggi ed il domani con fermezza e cannetta di decisione per rispondere
all’impegno assunto di impiegare
tutte le proprie forze per impedire
che il Giappone sia ancora una
volta fonte di dolore per l’Asia e
per assicurare la pace e la giustizia.
Si legge infatti negli articoli costitutivi della Federazione che lo
scopo della stessa è di « impiegare
tutte le forze per costruire la pace
e non permettere che vengano
percorse vie che conducono inevitabilmente alla guerra, affinché
non vi siano nuovamente né dentro né fuori del Giappone parenti
dei caduti e vittime della guerra ».
Ci auguriamo che questa seppur
flebile voce venga ascoltata e che
il Giappone riesca a resistere alla
tentazione di ripercorrere vie di
potenza.
Carlo Vicari
Esiste il diavolo?
{segue da pag. 1)
Forse l’unico rammarico, a
proposito del 31 agosto, è che,
con tanta gente al dibattito serale, un minor numero di persone abbia partecipato al culto
del mattino, nel corso del quale
la diabolica questione è stata
ancor meglio inquadrata dal
punto di vista evangelico.
Nella sua predicazione, infatti,
Giorgio Toum ha dapprima mostrato come concetti che siamo
abituati a usare come sinonimi
siano invece, nella Bibbia, tenuti distinti: quello di « male »,
per esempio, e quello di « diavolo ». La sofferenza, la malattia, la morte — ha spiegato
Toum — non sono temi che colpiscano particolarmente gli autori biblici: a differenza di oggi, sono accettate come parti integranti dell’esistenza. Assumono il significato di « male » quando conducono l’uomo verso' il
I casi prQposti all’attenziQne in settembre
dubbio circa la fedeltà e resistenza stessa di Dio. Dal canto
suo, il diavolo non è presentato
come una sorta di divinità infernale, ma semplicemente come colui che instilla nell’uomo
il dubbio, il sospetto, a riguardo delle promesse di Dio. Non
si manifesta in forme terribili o
raccapriccianti, ma è al contrario assai suadente; cita, addirittura. volgendoli a suo vantaggio,
dei passi della Scrittura.
La risposta di Gesù a questo
attacco non è un ragionamento,
una teologia, una filosofia: è la
confessione di fede in Dio in
termini elementari, che ogni catecumeno ebreo del tempo poteva conoscere. Di fronte a ciò,
il diavolo — che « esiste » solo
nella misura in cui, dandogli
ascolto, gli permettiamo di esistere — scompare, si dilegua,
svanisce. Nel racconto biblico e
nella nostra vita.
Paolo Florio
Presentiamo qui i casi di tre
prigionieri per motivi di opinione, tratti dal Notiziario di luglio di A. I., affinché i lettori
possano inviare alle autorità dei
loro paesi appelli in loro favore ;
MOUSTOIFA SAID GHFIKH
COMOROS
42 anni. Segretario generale
del Pronte Democratico, partito
libero di organizzarsi dal 1982,
quantunque nelle Comoros esista un partito unico. Arrestato
con altri 12 civili, fu accusato di
cospirazione e tentativo di colpo di stato, in seguito ad un fatto avvenuto T8 marzo ’85 e cioè
Tammutinamento di alcuni soldati contro i propri ufficiali, tutti mercenari europei.
Processato nel novembre ’85,
fu condannato all’ergastolo, sebbene non ci fosse alcuna prova
di colpevolezza a suo carico.
A.I. ritiene che egli sia stato condannato per la sua attività politica non violenta. I civili coimputati con lui sono stati rilasciati, tranne tre esponenti del
Fronte Democratico.
Si prega di scrivere con cortesia chiedendo la liberazione di
Moustoifa Said Cheikh e dei
suoi tre compagni a:
Son Excellence M. Ahmed Ab
dallah Abderemane - Républi
que Fédérale Islamique des
Comoros (Afrique).
YANG CHIN-HAI
TAIWAN (Formosa)
54 anni, esponente politico,
uomo d’affari, arrestato con elitre persone con l’accusa di tentativo di colpo di stato. Si ritiene invece che egli sia stato
arrestato per le sue numerose
attività politiche non violente,
perché con altri uomini politici
aveva progettato la costituzione
di un partito di opposizione al
governo; dal 1972 in poi aveva
sostenuto alle elezioni comunali e nazionali candidati oppositori del governo e aveva accusato questo stesso di brogli elettorali. Al processo, nel luglio
’76, aveva affermato di essere
stato torturato perché confessasse presunte attività terroristiche. Fu condannato all’ergastolo per sedizione. E’ sofferente di una grave forma di infezione polmonare e Amnesty ha
chiesto per lui adeguate cure
mediche. Si prega di rivolgere
con cortesia un appello in suo
favore perché venga rilasciato,
a:
His Excellency President of thè
Republic of China
Ching-Kuo
Office of thè President
Chiehshuo Hall
Chungking S. Road
Taipei - Taiwan
Republic of China.
PAVEL KRIVKA e
PAUL SKODA
CECOSLOVACCHIA
Entrambi di 20 anni. Pavel
Krivka, ecologo, lavorava nel
District Museum di Jicin. E’
stato condannato a tre anni di
carcere con l’accusa di sovversione dalla Corte distrettuale il
21 novembre ’85. Una delle sue
colpe è stata quella di aver
scritto una lettera ad un amico
della Germania Fed.erale in cui
criticava la negligenza del governo riguardo ai problemi del
l’ecologia. La lettera, affidata
ad un amico che partiva per la
Jugoslavia, era caduta in mano
alla polizia. Altra sua colpa era
stata quella di aver inventato un
cruciverba in cui denigrava il
governo’ e di aver fatto una parodia della messa natalizia con
il suo amico Paul Skoda, poi
condannato a dieci mesi di carcere, nella quale screditava le
autorità.
Si invitano i lettori a chiedere cortesemente il loro rilascio a:
Judr Gustav Husak
President of thè CSSR
11 908 Praha-Hrad - CSSR
Cecoslovacchia.
RILASCI E NUOVI CASI
A.I. ha appreso del rilascio di
96 prigionieri in adozione o investigazione ed ha assunto 107
nuovi casi.
PENA DI MORTE
A.I. ha appreso della condanna a morte di 43 persone in 11
paesi e di 45 esecuzioni avvenute in 10 paesi durante il mese
di aprile ’86.
a cura del
Gruppo « Val Pellice »
via Beckwith, 8 - Torre Pellice
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