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Anno 116 - N. 16
18 aprile 1980 - L. 300
Soedìzlone in abbonamento postale
Gruppo bls/70
ABCinVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRB FELLICE
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 punti
di vista
E così minaccia di rompersi
anche il giocattolo domenicale
di milioni di italiani. Partite truccate, scommesse teleguidate, corrotti che si pentono e « fregano »
i corruttori, idoli nella polvere,
anzi nel polverone che, come
sempre qui da noi, coinvolge
tutto e tutti, finendo col colpire
i meno colpevoli e lasciando in
una propizia ombra chi è all’origine dei fatti e ne è ovviamente il maggior responsabile.
Anche in questo caso sappiamo
tutto sui giocatori e le società
implicate (forse sappiamo un
« tutto » non perfettamente omogeneo), sappiamo quasi tutto
sugli intermediari che hanno dato il via allo scandalo, sotto l’abbastanza evidente ricatto degli
scommettitori, che sono aU’origine di tutto. Ma di questi scommettitori, colpevoli di una serie
di evidenti reati, non un solo
nome abbiamo potuto leggere.
Eppure sono loro che inducevano a truccare le partite, sono loro che vedendo tramutarsi in
perdite le vincite ritenute sieure, ricattavano gli intermediari
e gli altri, arrivando, se si deve
credere a quanto scritto, alla
minaccia di morte.
Ed è questo l’aspetto di tutta
la sporca faccenda che vai la pena di rilevare, anche perché è
questo l’aspetto che accomuna
lo scandalo calcistico ad altri
più seri e più gravi scandali che
allietano le cronache di questi
mesi. In un inatteso soprassalto
di giustizia, la magistratura ha
spiccato mandati di cattura, e
messo, quando ha potuto, in prigione una serie di persone collegate come beneficiari o comé
erogatori alla altrettanto sporca faccenda Italcasse. Ma non
si è arrivati oltre al pettegolezzo informativo nei confronti di
coloro che sono stati per tanti
anni i veri manovratori di tutto.
A voler sottolineare appena
un poco le cose si può sostenere
che responsabili sono certamente, per il malo modo come hanno lucrato, i beneficiari (così come i giocatori di calcio); che
responsabilità non mancano a
carico degli erogatori (gli intermediari per le scommesse) che
hanno svolto con scarsa indipendenza il loro compito di amministratori di denari altrui; ma
ben più sostanzialmente responsabili coloro che hanno voluto
tutto questo (gli scommettitori
per il calcio) e ne hanno tratto,
sostanziali profitti non solo economici, in sé sopportabili _ dal
paese, ma soprattutto politici,
questi si dannosissimi al paese.
Con un briciolo di cinismo possiamo pensare che è deplorevole,
ma non catastrofico, che un deputato accetti da un « beneficiario » uno sproporzionato regalo di nozze; ed analogamente
deplorevole, ma non catastrofico, che un ministro faccia la cresta sulle tangenti che riceve; ma
è non solo deplorevole, ma anche catastrofico, che tali tangenti trasformino il denaro pubblico in mezzi per campagne elettorali che continuano a sfornare
personaggi e sistemi di cui è
ora di liberarsi. Perché in fondo non si tratta più di « corruzione » nel vero Wnso della parola ; « corruzione » è qualcosa
che agisce su di un corpo sano
che vuol corrompere ; qui si tratta ormai di vero e proprio sistema, che tutto e tutti ha inquinato ed inquina, inclusi gli eroi
in mutande delta domenica.
Niso De Michelis
« Ora, il Signore è lo Spirito ;
e dov’è lo Spirito del Signore,
quivi è iibertà » ( II Corinzi 3:17 ).
Se esaminiamo la realtà
concreta di cui siamo
eredi come protestanti,
la storia spirituale che
sta dietro le nostre decisioni nel
tempo presente, riconosceremo
che da almeno un paio di secoli,
forse più, il nostro modo di operare nella società come singoli
credenti e come gruppi organizzati, chiese, opere, iniziative, contiene due termini che stanno tra
di loro in tensione; libertà e coerenza.
Dio opera tra
uomini liberi
Da una parte, la libertà. Non
c’è alcun dubbio che il fenomeno cristiano protestante si fonda
sulla scommessa che Dio è presente molto più nella libertà che
non neirautorìtà. Noi crediamo
ohe Dio opera là dove gli uomini
si pongono davanti a lui nella pienezza della libertà. Se la posizione cattolica può essere oggi interpretata nel senso che c’è vera
libertà solo là dove c’è autorità,
la nostra posizione non è dialettica rispetto a questa, è l’opposto: c’è vera autorità — noi
siamo convinti — solo là dove
si vive pienamente la libertà. E’
questa la realtà che dobbiamo
vivere oggi nell’ambito delle nostre chiese e delle nostre opere:
abbiamo idee diverse, abbiamo
problemi anche nuovi; ma vivia-'
mo in questa fiducia che il Signore non ha paura delle novità, non
ha paura di uomini che si assumono la responsabilità di pensare, vivere e decidere sapendo
anche di sbagliare. Libertà significa quindi per noi la disponibilità a cambiare, a trasformare,
a riconoscere che alcune cose valide per un tempo hanno cessato
di esserlo in altre epoche, che
in determinate cose ci siamo sbagliati, che possiamo modificare
il nostro modo di operare.
Non è forse questa la grandezza e il pericolo del protestantesimo moderno in tutti i campi?
UNA PREDICAZIONE DEL MODERATORE BOUCHARD
Libertà e coerenza
La Storia del protestantesimo contiene questi due termini che stanno
tra loro in tensione e la cui origine è la fonte stessa del senso della vita
L’aver tanto dialogato con la cultura laica con rischi molto forti
di assorbimento, ma anche con
una grande fiducia nella verità:
la nostra storia è storia di una
chiesa che vive all’aria aperta,
nella libertà, proprio perché il
protestantesimo non ha pensato
che la libertà avesse bisogno di
essere protetta e che gli uomini
dovessero essere tutelati.
Certo è chiaro che la fiducia
espressa dall’apostolo Paolo_ è
che questa libertà sia essenzialmente una libertà creata dall’iniziativa dello Spirito divino e
quindi, per quanto ci riguarda, la
ricerca di quale sia la volontà di
Dio nel nostro operare.
Qualunque sia la responsabili
UGO JANNI
Ugo Janni
(a sinistra) con
Romolo Murri
e Mario Falchi
nel sett. 1911.
Presidente del
Sinodo valdese,
Janni diede
quell'anno
la parola al
modernista
Murri
che rivolse un
messaggio
al Sinodo.
A p. 5 la pagina
tematica
dedicata questa
settimana a
Ugo Janni.
CONVEGNO AL CENTRO DI ECUMENE
Le Chiese e il pericolo nucleare
Per i protestanti italiani, i richiami generici alla pace e alla
fratellanza non bastano più: occorre un impegno di informazione e di riflessione che, all’occorrenza sappia farsi politico.
Cos!; il 29 e il 30, nel centro di
studi di Ecumene, presso Velietri, essi si sono ritrovati a convegno sul tema : « Il ruolo dell’Europa tra distensione e guerra fredda ». L’iniziativa è stata
presa dalla Commissione esecutiva del III distretto per rispondere al mandato della conferenza distrettuale del giugno 1979.
Al convegno sono stati invitati numerosi esperti in una specie di confronto tra « tecnici »
(qui inclusi anche i politici) e
teologi. Erano presenti Giorgio
Bochat, esperto di storia militare, professore all’università di
Ferrara ; il generale Antonio
FruttaSio, ex presidente del gruppo di lavoro sulla difesa nucleare, biologica e chimica presso
la Nato; Roberto Vinetti, vicedirettore dell’Avanti in sostituzione di Valdo Spini, deputato
PSI, membro della Commissione difesa della Camera.
La riflessione sul fronte teologico è stata affidata a Paolo
Ricca, Sergio Rostagno (professori presso la Facoltà valdese
di teologia a Roma) e Eugenio
Rivoir, pastore valdese, diretto
re di Agape. Per primi hanno
parlato i « tecnici ». Rochat, in
particolare, ha tenuto a sottolineare la stretta compenetrazione che esiste oggi tra guerra e
società civile. L’una e l’altra si
amministrano ormai con gli stessi criteri; del resto l’industria
bellica è uno dei settori produttivi universalmente attivi, e forse per questo è diventato un
settore portante per molte economie (compresa quella italiana), tanto da diventare utopistico pensare ad una sua riconversione.
L’analisi della situazione militare presentata da FruttaSio ha
rappresentato il momento centrale di questo progetto di «informazione » ; ed è stata un’informazione preoccupante. Soprattutto quando ha riferito sull’attuale strategia della Nato,
basata sulla teorìa della « risposta flessibile ». Si tratta di una
specie di patto non Armato che
tende ad evitare di coinvolgere
direttamente le due superpotenze in un conflitto atomico. Il
motivo è semplice; dato che l’arsenale nucleare americano e sovietico supera i 27 mila megatonl (nel ’66 gli Stati Uniti disponevano di 15 mila megatoni
e l’Unione Sovietica era «solo»
a 12 mila), mentre ne basterebbero 9 mila per far sparire qual
siasi traccia di vita dal pianeta,
un conflitto diretto sarebbe follia. Dunque, la Nato — considerando la sua inferiorità numerica in campo convenzionale —
avrebbe deciso di affidarsi, in
caso di vero e proprio conflitto,
ma anche in caso di destabilizzazione deU’equilitario politico,
all’armamento atomico « tattico » ( cioè quello di potenza ridotta), che partirebbe dall’Europa in direzione dell’Unione Sovietica. Per stringere il concetto
in una sua banalizzazione : si butta una atomica in una zona deserta della Siberia e l’Unione
Sovietica risponde colpendo una
zona poco popolata d’Europa ;
allora la Nato replica con un’altra atomica un po’ più vicina ad
una zona nevralgica, e via dicendo, fino alla distruzione dell’Europa. Della quale, naturalmente, fa parte anche l’Italia,
che addirittura ne rappresenta
un anello geopolitico fondamentale, tanto è vero che la Nato
ha già stabilito di equipaggiare
di mine atomiche il Friuli ed altri passaggi strategici. Di modo
che se il nemico volesse entrare
in Italia tutto il Veneto salterebbe in aria e l’intera pianura padana sarebbe inabitabile per cen
Giovannì Ribet
(continua a pag. 3)
tà della nostra specifica attività
non possiamo mai dimenticare
che il nostro problema principale consiste nel trovare il punto di
incontro tra la libertà dì Dio e
la nostra, nel capire cioè attraverso le nostre lotte, le nostre
sconfitte, i nostri errori, dove il
Signore ci sta conducendo oggi.
Non ho alcun dubbio riguardo al
fatto che il Signore ci ha condotti in passato e ci sta conducendo
oggi: si tratta di scoprire dove
ci sta conducendo, e in questo
appunto consiste per noi la libertà.
L’aspetto rigido
del protestantesimo
E dall’altra parte sta la coerenza, l’aspetto rigido del protestantesimo, l’idea che l’azione
dei credenti, dei gruppi, delle
comunità, dei centri sociali e culturali, delle chiese, deve ubbidire a una logica, non deve essere opportunistica, non' deve essere contradditoria, non può lasciar spazio alla grande tentazione che è la tentazione del potere.
Se analizzassimo linguisticamente una qualsiasi riunione di famiglia protestante e un’assemblea
di chiesa o un sinodo, troveremmo che il verbo più adoperato è
il verbo dovere. Esso esprime la
necessità della coerenza, della
chiarezza, del non andare a zigzag, del non dir bianco oggi e
nero domani sostenendo poi che
si era detto nero prima... E se
analizzassimo a fondo le questioni che ci hanno diviso negli ultimi vent’anni, credo che alla radice troveremmo sempre il problema di come vivere con questa
coerenza. Dio ha dato a te chiesa, a te credente, un certo numero di doni, di occasioni, di possibilità: sii coerente...
Ma un errore ohe noi spesso
commettiamo come evangelici è
di badare più ad essere coerenti
con noi stessi che ad essere coerenti col Signore. Un protestante tedesco ha scritto: il peccato
più grave di noi protestanti è
che, come persone, non siamo
mai disposti ad ammettere dì
aver sbagliato, ci difendiamo con
le unghie e coi denti, pur di non
ammetterlo. Perché? Per questo
grande patrimonio della coerenza, che però abbiamo un po’ ridotto ad un essere coerenti con
noi stessi, ad un essere in grado di guardarci allo specchio
senza arrossire. E questo mi pare stia portando ad alcuni inconvenienti: sono convinto, per e^
sempio, che molti dei protestanti
italiani della classe media che si
sono secolarizzati lo hanno fatto
per coerenza, per onestà, perché
non credendo più in modo globa^
le e indiscusso hanqo ritenuto di
doversi dire atei (salvo poi rivedere queste posizioni lungo le
strade della gioia o del dolore).
E quante volte il protestante non
partecipa alla S. Cena se non è
proprio certo di credere fino all’ultimo articolo della confessione di fede! La storia culturale
del protestantesimo è piena di
esempi di questo genere che d^
nunciano una comprensione distorta della coerenza derivante
dal porre la legge, i comandamenti del Signore in una posi
Giorgio Bouchard
(continua a pag. 4)
2
XV CIRCUITO CALABRIA E MESSINA
Confronto a più voci
suil’evangeiizzazione
Domenica 23 marzo si è tenuto
a Catanzaro, nei locali della Comunità valdese, un incontro, organizzato dal Consiglio di Circuito, per discutere e confrontare le diverse esperienze relative alla problematica dell’Evangelizzazione. Erano presenti
gmppi Valdesi, Battisti, di Reggio Calabria, Messina, Cosenza
e Dipignano ed alcuni rappresentanti delle Comunità di Base di
Catanzaro e di Gioiosa Jonica.
Sono intervenuti, in qualità di
relatori, Domenico Maselli e Natale Bianchi (quest'ultimo della
C.d.B. di Gioiosa J.).
I lavori, che hanno avuto inizio in mattinata, sono stati introdotti da una breve meditazione tenuta dal past. Maselli, centrata sul messaggio evangelico
che scaturisce dal brano che troviamo in Giovanni cap. 4 (Gesù
e la Samaritana).
Natale Bianchi, riportando alcune sue esperienze personali di
credente inserito nell’ambiente
cattolico (dal quale è stato sospeso "a divinis") con i molti
contrasti e le varie problematiche, dà così il via al tema da discutere.
II portare avanti il discorso
di emancipazione, anche se con
l’aiuto della piccola comunità
di San Rocco che lo ha sempre
sostenuto in un contesto sociale
di depressione, mafioso, d’emarginazione econòmica e culturale,
non è stato per niente facile e
le reazioni di scandalo, di critiche, di ricatti, di intimidazioni,
tanto da essere considerato elemento pericoloso per i fedeli
parrocchiani, non lo haimo fatto
desistere dai fini che si è preposto. « Si è consapevoli di essere
in pericolo attimo dopo attimo,
ma la forza del messaggio di
Cristo alimenta il coraggio di
andare avanti nella lotta. Gesù
Cristo è fonte di liberazione ».
Questo quanto asserisce ed affer
ma. Evangelizzazione uguale testimonianza, aimunzio, partecipazione.
Subito dopo Maselli introduce:
« Guai a non tener conto della
nostra situazione politica sociale e guai a non fame un rapporto coll’Evangelo ». Essendo Maselli professore all’Università,
varie sono le sue sorprendenti
esperienze riguardo gli studenti.
Avverte l’esigenza di una ripresa dello studio dell’Evangelo fatto in modo concreto. La lotta deve essere portata avanti in unione, perché Cristo ci unisce.
Evangelizzazione uguale vita.
Attraverso l’impegno si giunge a
tale fine; se quest’ultimo è comune a tutti, non vi può essere
forza o potere che possa contrastare.
Nel primo pomeriggio si riprendono i lavori lasciando spazio alle Comunità intervenute di
presentare i programmi locali di
evangelizzazione che si sono proposti di portare avanti.
Catanzaro è particolarmente
impegnata con due Radio locali.
Cosenza non ha un programrna ben preciso di evangelizzazione cui attenersi, né intende
averlo. E’ positiva la collaborazione con i gmppi Pentecostali
della città.
Dipignano ha dei buoni progetti per il futuro. Si è in preparazione per agire maggiormente al di fuori delle Comunità.
Anche Messina non ha piani o
strategie particolari; di evangelizzazione se n’è parlato molto
e forse, si è teorizzato un po’
troppo. Dai giovani vengono nuove proposte, ma ad un certo
punto manca l’impegno e la disponibilità costante di portare
avanti le iniziative.
A Reggio Calabria vi è collaborazione tra Valdesi e Battisti,
si sta lavorando insieme oltre
che a livello giovanile anche a
livello di Comunità. Tra le varie
iniziative di particolare nota sono quelle del gruppo EGEI che
sta elaborando un manifesto
murale in occasione della Pasqua
e la rielaborazione dell’opuscolo
« I cristiani evangelici » (redatto dalle Comunità dell’Abruzzo
e Molise) al fine di far conoscere
nella città, in cui si vive, la presenza di gruppi evangelici diversi da quello cattolico predominante.
Se l’evangelizzazione è il principale fine delle comunità, in vista di una ripresa evangelistica,
quali caimbiamenti pensate dovrebbero verificarsi nell’ambito
di esse? E di quali mezzi, persone, doni, ministeri, ritenete debba
la Comunità avvalersi, affinché si
esca fuori dai templi? Questa
una delle tante domande poste.
Qualcuno si è chiesto cosa voglia dire oggi « evangelizzazione »
e cosa la Tavola Valdese si aspetti « dall’ipotesi di un programma operativo di evangelizzazione ». Ad altri riesce difficile comprendere il suo vero significato
così come presentato dal documento della TV « Ipotesi di un
programma operativo ».
A conclusione dei lavori, l’Assemblea, come dalTo.d.g., prende in esame l’accordo di base
tra le Chiese Cristiane Libere
della Campania e le Chiese Valdo-Metodiste, secondo il quale
si verrebbe a creare una stretta
collaborazione, per favorire lo
sviluppo dell’evangelizzazione in
particolare nella regione Campania.
Interpellate le Comunità presenti, che a loro volta ne avevano discusso in loco, all’unanimità approvano l’accordo sopra citato.
L’Assemblea conclude i lavori
con una preghiera del pastore
Giulio Vicentini, presente durante l’incontro.
Sandra Spuri
PER RICEVERE IN TEMPO « LA LUCE »
“Operazione
Mimma Longo”
Villapriolo (Enna)
l/4/’80
Caro Pastore,
attendo da molto il giornale
« La Luce », ma purtroppo
non è arrivato neanche oggi.
L’ultimo numero è il 7 cfie
corrisponde al 15 febbraio ’80.
In attesa La ringrazio.
Mimma Longo
Purtroppo per una che si
dà la pena di scrivere una
cartolina come quella che abbiamo riportato sopra, sarebbero centinaia quelli che potrebbero farlo, denunciando
un ritardo di distribuzione
che se non arriva alle punte di
45 giorni come avviene nel
centro della Sicilia, pure è
spesso di 2, 3 settimane. Ebbene vi invitiamo a scriverci
queste centinaia di cartoline.
Chiunque riceve il giornale
con forti ritardi ci scriva indicando: il giornale mi arriva di solito con un ritardo
di... giorni; l’ultimo numero
del... mi è arrivato il giorno...
Raccoglieremo queste precise testimonianze e ne faremo una documentazione suddivisa per province inoltrando ai competenti Uffici postali la protesta dei lettori per
un servizio cosi scadente che
svilisce il nostro giornale invecchiandolo e di fatto ostacola la comunicazione interna della minoranza evangelica in Italia. Non diciamo che
non servirà a nulla. Già il
fatto di lavorare con tempi
rigorosi per poi accumulare
ritardi incredibili ci riempie
di rabbia ; ma c’è una cosa
che sarebbe ancor più irritante: subire gli stessi ritardi rinunciando in partenza a
fare qualcosa. Perciò scriveteci in molti, moltissimi, su
cartolina postale, documentando i ritardi, indicando
chiaramente nome, cognome
e indirizzo. Se riceveremo
una buona valanga di proteste questo ci darà un sacco
di lavoro, ma sarà la base
per una iniziativa che vorremmo chiamare « operazione Mimma Longo » in vista di
un miglioramento nella distribuzione del nostro giornale.
Terremo i lettori al corrente
degli sviluppi della cosa.
Iniziative già prese
Intanto, per parte nostra,
alcune iniziative sono già state prese per migliorare la distribuzione. In marzo Tindirizzario è stato interamente
rivisto per eliminare errori,
migliorare la suddivisione, aumentare la fascettatura, secondo precise indicazioni dell’ufficio spedizioni di Torino.
Il settore spedizione della tipografìa è stato inoltre potenziato opportunamente quanto
a mano d’opera. Infine gli abbonati di Milano e provincia
da due o tre settimane dovrebbero aver notato un miglioramento : con un servizio
che è stato messo in piedi
da alcuni amici milanesi, il
pacco di Milano e provincia
viene ora regolarmente trasportato da Torino a Milano
e spedito da Milano ferrovia
con una notevole riduzione
dei ritardi usuali. (Si tratta
della stessa procedura mediante la quale l’Eco viene
consegnato da volontari direttamente a 16 Uffici postali per
cui alle Valli il giornale è ricevuto entro la settimana
della data indicata nella testata). Purtroppo questa innovazione non è ripetibile per
altre città (a meno che qualcuno si offra!).
Puntiamo quindi sulla raccolta di documentazione per
le Poste. Vi aspettiamo.
L’amministrazione
de La Luce
DALLE CHIESE
Milano: la Lega Femminile
MILANO — La Lega Femminile (un gruppo esiste a Milano
dal 1909) è un punto d’incontro
per le sorelle che arrivano da
situazioni diverse e qui offrono
il loro contributo di studio, di
riflessione, di lavoro, sviluppando un contatto personale in spirito di comunione.
Come gruppo impegnato nella
comunità esprime il suo servizio in diversi settori:
— Studio biblico : confronto
con la Parola: oltre ad argomenti specifici che sorgono dall’interno del gruppo, si colgono le
proposte della Federazione Femminile Valdese (FFV) che da
qualche anno, con un sistema di
lavoro storico-critico impegna
attivamente le sorelle che così
non restano semplici udìtrici.
Quest’anno è proposto uno studio « sulla comunità », quale logica conseguenza delle indicazioni degli anni precedenti (preghiera, culto, santa cena); in vista anche del Congresso FFV
(Ariccia 24-25 aprile).
— Studi sociali: problemi del
nostro tempo: seguendo anche
qui le indicazioni della FFV e
della FDEI (Federazione Donne
Evangeliche Italiane), per una
riflessione comune.
— Diaconia; si esprime in due
momenti particolari : il « bazar »,
ogni anno messo in discussione
ma ogni anno organizzato perché
non si è trovata una soluzione alternativa per la raccolta di fondi necessari per aiutare le Opere valdesi di assistenza nel loro
servizio in favore dei minimi; si
interviene anche per iniziative
particolari; l’altro momento della diaconia è il « Gruppo visite » ;
25 persone (tra sorelle e fratelli
della comunità): visite ad ammalati ed isolati della comunità,
emarginati per ragioni di salute
e di lontananza; si è in contatto (visite e telefonate) con una
cinquantina dì persone isolate,
nelle loro case, in case di riposo, in ospedale, in situazioni
particolari di emergenza.
K stato istituito un « fondo
assistenza» con il lascito della
sorella Maria Arrigotti, e con
donazioni in memoria delle sorelle Xenia Viganò, Simonetta
Pinardi, Nella Coisson; per piccoli aiuti d’urgenza.
— Incontri interdenominazionali ; in occasione della « Giornata mondiale di preghiera»
(primo venerdì; di marzo) incontro di sorelle delle comunità battista, metodista, valdese, chiesa
di Cristo, Esercito della salvezza, luterana, svizzera, presbiteriana, cattolica di Milano. Vuole
essere un segno di speranza nel
cammino della comunione fraterna.
— Incontri regionali: organizzati ogni 2 anni dalla FDEI, nell’esame di problemi di carattere
sociale, riuniscono le Unioni
femminili di Milano, Bergamo,
Brescia, Como, Pallanza, Intra,
Omegna, Cremona, Piacenza,
Sondrio, Varese, Lodi, Inzago.
Lorenzo Roux
« Abramo, sperando contro
speranza, credette, per diventare
padre di molte nazioni, secondo
quel che gli era stato detto : Così
sarà la tua progenie» (Rom. 4:
18); intorno a questa pagina biblica discorrevamo, nella calda
estate milanese del 1979, con Lorenzo Roux, anziano della Chiesa di Milano, recentemente scomparso. La sua malattia era seria
e di questo ne era profondamente consapevole; sia nella clinica
del lavoro dove dapprima fu ricoverato, sia nel reparto di pronto intervento dove fu ricoverato
in un secondo tempo per una
operazione, ebbi con Lorenzo
Roux delle conversazioni proficue, subito compresi che mi trovavo di fronte a un credente eccezionale, per lui Gesù Cristo
era centrale nella sua vita. Tenendo conto del sottosviluppo
biblico che caratterizza purtroppo le nostre chiese, era un vero
piacere per me parlare con lui,
non solo delle predicazioni domenicali, ma di tutta la Bibbia,
Antico e Nuovo Testamento, di
cui aveva una conoscenza notevole.
Alla diffusione della Scrittura
aveva dedicato tutta la sua vita; dopo l’esilio in Francia perché antifascista convinto, per
due anni circa aveva, con apposita licenza di venditore ambulante, venduto Bibbie e libri
evangelici in Roma, appena liberata dalle truppe americane.
Come « Gedeone » ( associazione internazionale per la diffusione della Bibbia), aveva, in collaborazione con un altro fratello
della chiesa di Milano, diffuso
Nuovi Testamenti e porzioni delle Scritture tra gli studenti e
gli alberghi del milanese. Tutta
questa attività di diffusione della Bibbia, può far pensare che
Lorenzo Roux fosse un fondamentalista ; tutt’altro, lui stesso
una volta mi fece notare come
l’invocazione del Padre Nostro,
« Venga il Tuo Regno », in realtà
riveste un carattere « politico » ;
affermare la Signoria di Cristo,
significa negare la legittimità dei
signori, padroncini vari, di questo mondo. La società biblica lo
aveva chiamato a far parte del
suo comitato.
Lorenzo Roux era un uomo
raro, perché è diffìcile incontrare dei fratelli e delle sorelle che,
non solo a parole, ma con i fatti, si adoprano per l’avvento del
Regno di Dioj di questi uomini
di fede, abbiamo bisogno, perché
il Regno di Dio avanzi, pur nel
la contradditorietà delle nostre
vite.
Ai familiari e alla comunità di
Milano, una fraterna e solidale
partecipazione al dolore, nella
certezza della Risurrezione dei
corpi.
Corsi biblici
i
INTRA — Secondo una decisione dell’assemblea del nostro Circuito del 5.1.’80, sono iniziati
in febbraio dei corsi di formazione biblico-teologica per i
membri delle comunità di Intra,
Luino, Omegna e Domodossola
sotto la guida del past. Mannelli (Analoga iniziativa è stata
realizzata anche nelle altre zone
del Circuito). Gli incontri sono
stati quattro ed hanno visto una
buona partecipazione dalle comunità suddette. Se lo scopo
iniziale era quello di dare un
aiuto a quei fratelli e sorelle che
sovente predicano nelle nostre
chiese (per vari motivi essi non
possono partecipare al corso per
Predicatori locali della Commissione per gli Studi sinodali),
dobbiamo dire che a tali incontri abbiamo visto, non solo ì
predicatori o « esortatori », ma
anche altri, sorelle e fratelli, desiderosi di ampliare la loro preparazione. Fino alla fine di marzo abbiamo fatto; Introduzione
all’A.T., esegesi di un brano in
vista della predicazione (Mt. 8:
23-27), inizio introduzione N.T.
In maggio è convocato un incontro a Milano per confrontare
con gli altri i risultati del lavoro fatto e per discutere la predicazione assegnata.
La frequenza agli incontri serali, a Intra, è stata di 15 persone: un numero non disprezzabile
se si pensa che diversi dovevano impiegare 45 minuti di auto
per raggiungere la sede degli incontri!
Convegno in Liguria
Organizzata dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in
^olgerà^*^^^ ^ Circuito delle Chiese Valdesi e Metodiste si
SANREMO IL 25 APRILE (presso la Chiesa Valdese)
una giornata comunitaria delle Chiese della Liguria che ha
Il seguente programma:
ore 10.39 Culto a carattere evangelistico nel locale della
comunità, via Roma 14, presieduto dal pastore
Giovanni Peyrot, con predicazione sul tema
« Gesù Cristo salva e libera » del past. Giorgio
Resini.
ore 12.00 — Pranzo al sacco nei giardini lungo la spiaggia
o nei locali della comunità.
ore 15.00 — Manifestazione pubblica con conferenza del prof.
Massimo Rocchi dell’Università di Genova sul
tema « L’alternativa evangelica in Italia : la testimonianza di Ugo Janni», nei locali della comunità.
Per il culto e la manifestazione pubblica è prevista la partecipazione della corale valdese di Pinerolo.
3
18 aprile 1980
________IN OCCASIONE DELLA VISITA DEL PAPA A TORINO
Moderno, conservatore,
progressista...
Per la visita di Giovanni Paolo II a Torino la Gazzetta del
Popolo ha pubblicato (come già per la Sindone) un supplemento speciale di 50 pagine. Accanto alla voce del cattolicesimo ufficiale, esso registra alcune voci critiche o dissenzienti,
cattoliche e non (ma altre non hanno avuto modo di esprimersi). Tra queste l'articolo che qui di seguito riproduciamo,
con il titolo che gli è stato dato.
La Chiesa cattolica ha trovato
in Giovanni Paolo II una formula di notevole successo fatta di
modernità nel contatto con le
masse e di conservazione nella
presentazione di un cattolicesimo ancorato alle sue forme più
tradizionali. E’ una formula che
probabilmente è utile ad un rilancio del cattolicesimo nella società odierna. Sia lecito tuttavia
osservare che non è utile ad un
avanzamento dei rapporti con le
altre chiese, in particolare col
protestantesimo. Basta rilevare
alcuni fatti a titolo esemplificativo.
L’insistenza di Giovanni Paolo
II sul culto di Maria, alla quale
ha chiaramente attribuito una
funzione mediatrice tra la nostra realtà umana e la realtà divina rappresentata da Cristo,
contrasta in modo particolarmente stridente con la convinzione che i protestanti si sono
formati sulla base del Nuovo
Testamento secondo cui « v’è un
solo Dio ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini. Cristo Gesù uomo » (I Tim. 2: 5X
Una parte della Chiesa cattolica aveva conosciuto in questi
anni una progressiva convergenza col protestantesimo — feconda per ambedue le parti — in
un dialogo ecumenico fatto non
di piccoli cenacoli di esperti ma
di larga collaborazione di base.
Ma questa parte, la Chiesa olandese, per iniziativa papale è stata riportata nell’alveo di una
concezione rigida, gerarchica e
strettamente tradizionale del
cattolicesimo che rappresenta di
fatto una sconfessione della ricerca ecumenica.
Un recente documento dottrinale del papa, la lettera ai vescovi sull’Eucaristia (Dominicae
Cenae) insiste sugli aspetti più
tradizionali della dottrina cattolica: la trasformazione sostanziale degli elementi, la sacralità
del rito, il valore sacrificale del
sacramento, la riaffermazione
del potere del sacerdote celebrante. In questo Giovanni Paolo II riporta questo aspetto della vita della chiesa sulle posizioni più antitetiche rispetto al
protestantesimo che hanno caratterizzato il lungo stallo della
Controriforma.
E se il cattolicesimo oggi invece di avere un papa moderno
e conservatore avesse un papa
moderno e progressista? Direi
che per il movimento ecumenico le conseguenze potrebbero essere di enorme importanza. E
tuttavia la chiarezza esige una
precisazione: noi protestanti non
abbiamo solo delle riserve su
questo papa, ma non riteniamo
accettabile il papa. Egli rappresenta istituzionalmente una concezione della chiesa che sentiamo contradditoria rispetto allo
spirito del Nuovo Testamento:
una chiesa verticale e gerarchica anziché una chiesa orizzontale in cui, di fronte al solo Maestro, tutti siano fratelli; una
chiesa la cui apostolicità è affidata più ad una ininterrotta successione temporale dei vescovi
che non ad una rispondenza della comunità dei credenti in ogni
generazione alla testimonianza
apostolica contenuta nella Parola di Dio; una chiesa monarchica in cui la decisione — conservatrice o progressista che sia —
Le Chiese e il pericolo nocleare
(segue da pag. I)
tinaia di anni. Una specie di olocausto atomico per la tutela dei
territori americano e sovietico.
Quali strade restano allora?
Una proposta Prattasio l’ha fatta: quella di appoggiare la proposta avanzata un anno fa dal
premier romeno Ceausescu, il
quale suggerì, la riduzione graduale delle spese militari (10%
l’anno, risparmio da destinare
parzialmente agli aiuti ai paesi
del terzo mondo), lo smantellamento delle basi su territorio
straniero e il conseguente ritiro
degli armamenti all’interno delle proprie frontiere, ed infine la
soppressione dei blocchi militari. Perché a questa proposta, politicamente realistica, nessuno
ha dato seguito?
A queste analisi (ed a queste
proposte) che cosa hanno risposto i teologi e i credenti? Innanzitutto essi hanno rilevato che
le risposte « tradizionali » probabilmente non hanno più spazio nell’era atomica. Occorre
una nuova strategia di pace: la
mobilitazione oggi può nascere
non più da una generica solida
Protestantesimo
Il Rete TV - 28 aprile ore
22.45 (circa)
I Cristiani di
fronte alla morte
Una riflessione di un gruppo di credenti su un problema che ci coinvolge
tutti.
Partecipano: Ezio Ponzo,
Filippo Gentiioni, Paolo
Ricca, Franca Mazzarella
Long (moderatrice).
rietà ma da altre spinte. La prima indicazione che è stata fornita è stata dunque questa: le
chiese hanno un compito fondamentale, quello di informare, di
« dire la verità ». Se i potenti
tacciono, di fronte a questo problema, escano allo scoperto le
chiese, assumendosi esse il compito di informare. « Dobbiamo
lasciare agli increduli — ha detto ancora il prof. Ricca — pensare che Dio non possa intervenire e cambiare le cose ». La pace, è stato detto ancora, è « riconciliazione », e la riconciliazione non scavalca il muro delle
divisioni e delle ingiustizie, ma
lo abbatte, lo distrugge.
Il messaggio di pace degli
evangeli non è dunque una generica indicazione di distacco dalle cose del mondo ma è al contrario un invito alla partecipazione. In questo senso i partecipanti hanno anche discusso se
l’invito ad una pace generica
non possa avere in qualche occasione il senso di un avallo allo
statu quo; ma questa ipotesi è
stata respinta e successivamente
documentata dal past. Rivoir attraverso una informazione sulle
attività in favore della pace promosse dal Consiglio ecumenico
delle chiese da una parte e da
singole chiese o credenti nel
mondo intero.
Dopo due giorni di dibattito,
conclusosi con una tavola rotonda svoltasi a Roma, nell’aula magna della Facoltà valdese
di teologia, i partecipanti hanno
infine deciso di proseguire l’indagine, coinvolgendo in questo
lavoro le istanze di base delle
comunità valdesi e metodiste di
tutta Italia, per le quali il materiale prodotto dal convegno costituirà la base di studio necessaria per proseguire la ricerca.
Se ne parlerà di nuovo alla Conferenza distrettuale e, si spera,
al Sinodo del prossimo agosto.
Giovanni Ribet
¡echi dal mondo cristianó!
a cura di ANTONIO ADAMO
di uno solo costituisce l’orientamento della chiesa stessa anziché una chiesa assembleare, conciliare, in cui il popolo di Dio
sia responsabile — nella fallibilità che è propria di ogni aspetto della nostra realtà umana —
del vivere nel proprio tempo la
vocazione cristiana.
Nel tempo in cui il papato è
spesso presentato alle altre chiese come un valore ecumenico in
quanto portatore di un « ministero di unità » è perciò importante rendere chiaro ai cattolici
come esso possa costituire anche un fattore di disunione.
Franco Giampiccoli
IRLANDA
La visita dei papa
ha compiicato
i’ecumenismo
Il 27 febbraio ’80 Giovanni
Paolo II ha risposto alla lettera
che il Segretario generale della
chiesa presbiteriana in Irlanda,
il rev. Jack Weir, gli aveva fatto
pervenire in occasione dell’incontro che il papa aveva avuto con
rappresentanti di chiese non cattoliche, durante la sua visita in
Irlanda a fine settembre. La lettera del papa — informa l’Agenzia nev — cerca di far fronte
alle dure critiche sollevate dai
protestanti alla visita del pontefice in Irlanda alla fine del settembre 1979. In gennaio il Comitato per le relazioni interconfessionali del Sinodo presbiteriano di Belfort aveva pubblicamente dichiarato che la visita del
papa aveva « danneggiato le relazioni ecumeniche ».
Molti malumori erano sorti in
quell’occasione per rincontro
con i rappresentanti protestanti,
durante il quale non era stato
possibile alcun dialogo. Contrariamente alle richieste dei protestanti, il previsto colloquio
con il papa si era trasformato in
un’udienza durante la quale era
stato difficile anche solo consegnare la lettera. I protestanti,
che si erano esposti a dure critiche per questa loro iniziativa
di apertura (che mirava anche
a trovare una via per una pacificazione del paese), furono criticati per il risultato deludente
e umiliante dell’incontro.
Nella sua lettera il rev. Weir
ricordava fra l’altro che i protestanti deirirlanda del nord si
sentivano « minacciati non soltanto dalle ambizioni politiche
dominanti nella comunità cattolica, ma anche dalle attività della chiesa romana » nello stato e
nella società ; e osservava inoltre
che « in Irlanda si era giunti alrimmobilismo ecumenico ».
Nella sua risposta giunta dopo
cinque mesi papa Wojtyla afferma che il dialogo fra le diverse
chiese è una cosa positiva ma
non sufficiente per superare una
lunga e triste storia di reciproci
sospetti e sfiducia. Tuttavia i risultati degli incontri interconfessionali (ai quali « al principio
possono partecipare soltanto pochi rappresentanti qualificati delle chiese interessate ») e gli accordi raggiunti possono con difficoltà essere tradotti in fatti,
« fin tanto che i risultati del dialogo non siano stati resi noti a
tutti i livelli ai membri delle nostre chiese ». Comunque egli
menziona positivamente le molto ufficiali conferenze di Ballymascanlon. Nessun accenno invece alle preoccupazioni dei presbiteriani per le « ambizioni politiche » dei cattolici. Il papa si
limita ad ammettere che le differenze dottrinali fra le chiese
si mescolano spesso « con tragiche condizioni sociali »; ma non
entra nel merito della questione
irlandese.
Le conferenze di Ballymascanlon erano state vivacemente attaccate in ambienti protestanti
e anglicani, che avrebbero preferito sviluppare incontri più stretti, anche in vista di una riconciliazione degli irlandesi sul piano
politico.
Violenze colombiane
denunciate
dai Quaccheri
(BIP) Durante una conferenza
organizzata dalla Società degli
Amici di Parigi, P. Texier e Guttierez hanno denunciato le violenze del governo colombiano.
Contrariamente alle dichiarazioni del Presidente Turbay, rilasciate durante il suo recente
viaggio in Europa, nel giugno
scorso, la situazione politica e
sociale in Colombia è molto critica.
Il numero dei prigionieri politici è altissimo; molti di loro
debbono comparire davanti alla
Giustizia militare e ciò non è
certamente garanzia di imparzialità e di rispetto dei diritti della difesa.
L’uso della tortura è ormai
una tragica realtà quotidiana nelle prigioni colombiane, come testimoniano numerose denunce,
tra cui quella di un sottufficiale,
Pinson Zora, rifugiatosi nell’ambasciata costaricana. L’evidenza
della violazione dei diritti dell’uomo ha convinto Amnesty International a inviare una commissione d’inchiesta nel paese; il suo
rapporto sarà reso pubblico nei
prossimi mesi.
La « democrazia » in Colombia,
in questi ultimi trenta anni, è
stata caratterizzata dall’uso permanente dello Stato d’Assedio.
Questo particolare regime permette al Presidente di limitare
considerevolmente le libertà democratiche. Nel settembre del
1978, sotto la copertura dello
Stato d’Assedio, il Presidente
Turbay ha emanato la legge eccezionale della « statuto di sicurezza », che attribuisce ai militari la facoltà di intervenire nella
vita politica nazionale, in particolare attraverso la mediazione
della Giustizia militare applicata
ai civili, in occasione di reati
politici.
Nel 1979, secondo le dichiarazioni del ministero della Giustizia, sono state arrestate 68.000
persone in virtù dello statuto
di sicurezza.
La recente cattura degli ostaggi
all’ambasciata dominicana di Bogotá, ha riproposto all’opinione
pubblica mondiale il dramma di
un paese tormentato dalla violenza.
Secondo gli oratori l’episodio
dell’ambasciata dominicana, come altre azioni di guerriglia e
del movimento popolare in generale, è la risposta ad una situazione di violenza istituzionalizzata e all’esistenza di profondi conflitti sociali ed economici.
Il Texier ed il Guttierez hanno
concluso affermando: « Noi denunciamo la violenza governativa, la repressione brutale esercitata sui contadini, gli operai e
gli altri settori della popolazione,
l’uso della tortura, le ’’sparizioni”, i Consigli di guerra, Desistenza di gruppi paramilitari del tipo
A.A.A. (alleanza antimarxista argentina, responsabile in Argentina della scomparsa — rapimento
e morte — di oppositori politici,
dissidenti e democratici in genere). In effetti, questi fatti dimostrano che in Colombia non esiste una reale democrazia ».
I riformati ungheresi
impegnati
nelTevangelizzazione
e nella diaconia
(SPR) Circa 150 pastori del distretto orientale della Chiesa Riformata Ungherese si stanno preparando attualmente per un ministero di evangelizzazione parrocchiale nel 1980.
I responsabili di questo distretto ecclesiastico hanno organizzato con i pastori un incontro
per discutere metodi e strumenti
dell’evangelizzazione nel nostro
tempo.
II presidente della conferenza,
il vescovo Tibor Bartha, ha pronunciato il discorso di apertura;
successivamente i partecipanti
hanno analizzato i problemi teologici e pratici dell’evangelizzazione, che ha per scopo il rinnovamento della vita delle comunità e la conversione personale.
In realtà, già al tempo della
Riforma, l’evangelizzazione ha
occupato un posto importante
nella vita della Chiesa Riformata
di Ungheria.
All’Assemblea commemorativa
del quarto centenario della Riforma in Ungheria, che si tenne
a Debrecen nel 1%7, il Sinodo
pose il gran comandamento di
Gesù al centro del ministero dell’evangelizzazione, definendolo un
appello al ravvedimento, affinché
si osservino contemporaneamente i comandamenti delDamore
verso Dio e verso il prossimo. Il
movimento iniziato allora ha ricevuto un nuovo impulso nel
1974 dal vescovo Tibor Bartha,
fautore di un’opera di rinnovamento della vita delle comunità.
L’altro programma importante
della Chiesa Riformata di Ungheria è la Diaconia.
Alla fine del marzo scorso, 1
direttori delle istituzioni diaconali ed i membri del Consiglio
nazionale riformato per la diaconia si sono riuniti una settimana
per discutere i problemi concernenti gli aspetti professionali del
loro lavoro. Nel corso dell’incontro si è posto l’accento sull’opera diaconale delle comunità.
La Chiesa Riformata ungherese
mantiene attualmente 14 istituti
di assistenza. Si tratta di sette
case per persone anziane, una
casa per bambini e sei case per
bambini handicappati.
Oltre a queste opere esiste tutto un lavoro assistenziale organizzato direttamente dalle singole comunità, ognuna delle quali
ha una commissione diaconale.
Recentemente è stato anche organizzato un corso triennale di
aggiornamento per tutto il personale diaconale.
Olanda: lotta contro
l’apartheid anche
nelle stazioni Shell
(SOEPI) I regali che gli automobilisti olandesi hanno ricevuto il 22 marzo alle stazioni di servizio della Shell non avevano, almeno per questa volta, lo scopo
di incrementare la vendita dei
prodotti Shell. Si è trattato infatti di una pubblicazione di 30
pagine distribuita dal Comitato
olandese per l’Africa australe.
In questo opuscolo un certo
numero di personalità olandesi,
artisti, religiosi, sindacalisti hanno chiaramente espresso la loro
opposizione all’apartheid. La
maggior parte di loro ha attaccato la multinazionale Shell per
la sua collaborazione con questo
« sistema perverso ».
La Dutch Shell ha reagito immediatamente inviando, a sua
volta, a tutti gli addetti ai suoi
impianti una « contro-pubblicazione » da distribuire ai clienti.
La Shell sottolinea di essersi già
pronunciata contro l’apartheid, e
restando in Sudafrica pensa di
contribuire al cambiamento pacifico della situazione.
Il Comitato olandese per l’Africa australe non si è limitato a
questa sola iniziativa: ha chiesto
ai pastori di diverse Chiese olandesi di attirare, nei loro culti domenicali, l’attenzione « sui popoli che soffrono in Africa del
Sud ». È stato trasmesso dalla
radio uno speciale culto domenicale completato da un servizio
in cui gli oppositori olandesi all’apartheid hanno diffusamente
spiegato le loro posizioni;
Il Comitato si dichiara convinto fermamente che la Shell, restando in Sudafrica, non farà altro che istituzionalizzare la violenza e contribuire « al futuro
bagno di sangue ». Secondo quanto afferma questo Comitato, « la
Shell sostiene di fatto l’apartheid, aiutando il governo sudafricano negli approvvigionamenti petroliferi (ricevendone in
cambio oro), esportando tecnologia, capitali e personale ».
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4
18 aprile 1980
--------------COMMENTO AL CANTICO DEI CANTICI EDITO DALLA CLAUDIANA
Un amore profano tra gli scrittori sacri
Il docente berlinese, ormai ultrasettantenne,
umanità che non sente il bisogno di trovare
Cantico dei Cantici significa
« a cantico più bello ».
Si tratta di una breve composizione a carattere lirico neHf^
quale l’amata e l'amato cantano
il proprio desiderio ed il proprio
amore.
Daniele Garrone evidenzia beae — nel corso dell’introduzione
l’atipicità di questo scritto
vetero-testamentario, la cui inclusione nel Cànone ebraico, poi
cristiano, non fu esente da accese dispute.
Allegoria e realtà
Il testo non sfuggì comimque
ad una lettura allegorizzante:
lamore carnale fra uomo e donna venne infatti sublimato in
amore spirituale, cosmico talora, fra Dio ed il Suo Popolo, Cristo e la Sua Chiesa. Questa lettura si affermò progressivamente, al punto da divenire quasi
normativa.
Garrone sostiene che Lutero
opera ancora all’interno di questa prospettiva, pur modificandone alcuni elementi, mentre
Gollwitzer nota una decisa, coraggiosa inversione di tendenza:
fi Riformatore tedesco si accosterebbe infatti a quella interpretazione storico-letterale ormai
negletta in ambito cristiano ed
appannaggio quasi esclusivo di
scuole esegetiche ebraiche.
Gollwitzer riconosce egualmente al metodo allegorico una
ragione di essere ed una chiara
legittimità teologica: infatti, grazie alla corrispondenza fra Mondo Celeste e mondo terreno, fra
Originalità e riproduzione, gli
uomini, restando là ove sono imparano a traversare l’immagine
propria e di quanto li circonda.
Valorizzano cosi la realtà, cifra
della trascendenza.
L’amore del Cantico è peraltro un amore profano: risulta
chiaramente dalla terminologia
amorosa impiegatavi. Daniele
Garrone, trasponendo l’opera in
lingua italiana, lascia — come
già la versione Ceronetti — im
vede il Cantico quale espressione di una
giustificazioni esterne al piacere deH’amore
testo scabro, ma fedele. Diodati
e Luzzi, vivendo epoche meno
attrezzate esegeticamente, furono condizionati a qualche aggiustamento: reggono però bene il
confronto.
Quanto allo studio biblico di
Gollwitzer — parte integrante
~ fu approntato nel
1977 per una meditazione ecumenica fra Israeliti e Cristiani. Il
docente berlinese, ormai ultrasettantenne, vede il Cantico quale Espressione di Umanità. Il
naodo in cui Dio guarda i due
giovani amanti non è diverso dal
modo in cui li guardiamo noi.
Di fronte al loro amplesso Egli
non ispira né rivendica alcun senso « religioso ». Manca del resto
nei due ogni volontà procreatrice, ed il coito non riproduce qui
ritualmente la fecondeizione cosrriica, accreditata in ambito extra-ebraico, ma risulta fine a se
medesimo. Dio ne esula: jjer gli
Israeliti Egli non è né maschio
né femmina, non è neppure androgino, ma oltrepassa la figurazione sessuale.
Resta unicamente il piacere
dell’amore. Gollwitzer chiede lumi su questo pimto a Schleiermacher, Goethe, Schiller, Nietzche, Freud. Cita il Mann della
« Montagna incantata »: « L’a
more non può essere incorporeo
neppure nella più alta religiosità, né empio neppure nella massima carnalità: è sempre se stesso ».
Alcune domande
Sicuramente questo piacere,
nel quale intensità erotica e profonda consapevolezza umana vivono congiunti, in letizia, pone
ai fedeli, ove non sia la Civiltà
secolarizzata ma la Scrittura a
proporne l’immagine, alcune domande.
Innanzi tutto, come valutare la
figurazione canonica di una esperienza amorosa completa fra uomo e donna senza vincolo coniugale, senza fini « superiori » che
integrino il godimento?
L’etica sessuale del Cattolicesimo Romano, etica di contenimento se non di continenza, esce
malconcia dal confronto. E malconcio esce Lutero quando legittima fi desiderio nell’uomo, ma
lo eclissa — secondo una tradizione medioevale — nella sua
compagna.
Il Cantico risulta infatti non
un monologo maschile, bensì un
dialogo fra partners. Questo suo
carattere differenzia notevolmente lo scritto biblico da analoghi
componimenti palestinesi del
medesimo periodo.
Gollwitzer, lasciando la parola ai due amanti, cerca di evidenziare come pulsione erotica
ed umano rispetto non si elidano vicendevolmente. Mostra —
in altre parole — come lui e lei
non cerchino l’annullamento, non
vogliano unicamente scaricare
libido attraverso l’orgasmo.
Nell’amplesso i due amorosi
non si strumentalizzano a vicenda. La pulsione cede, perde assolutezza, acquista vigore, autodisciplina, trova un suo luogo, rinuncia all’eterna durata. L’Eros
trabocca in Agape. L’Inno paolinico all’Amore (I Cor. 13) salda
per Helmut Gollwitzer e conclude questo processo.
Suffraga questa tesi Kurt Marti, poeta bernese che delinea una
« cultura erotica di pace », mentre il romanziere tedesco Boll
giunge ad invocare una « teolo
gia della tenerezza »: riposta e
marginale, sotterranea quasi,
limgo tutto l’A.T., emergerebbe
ad un tratto con fulgore e potenza nel Cantico, permeandone
i versi.
Eros e agàpe
Gollvvitzer considera l’Eros
non alienabile. La natura creaturale degli uomini li vincola e
nel contempo li realizza in esso.
Attenzione, però: se radicalmente inappagato o radicalmente appagato, si negativizza: dissolve
il suo oggetto e/o si distrugge.
L’Agape, che integra e prosegue in qualche modo l’Eros, non
cela questi pericoli in sé: non
sottrae l’amore, lo suscita e continuamente lo scalda al suo respiro.
Karl Barth vede in Gen. 2 e
nel Cantico una Magna Charta
di Umanità. Gollwitzer, suo discepolo, pure.
Una Umanità che ama può anche rimanere per qualche attimo
dimentica del suo Dio.
Il libro è molto bello, e merita di essere letto.
Enrico Benedetto
H. Gollwitzer: Il problema biblico
delVamore tra uomo e donna. Cantico dei Cantici, Claudiana, Torino,
1979, pp. no, L. 3.800.
Due commentari GBU
Tiiccuino
pastorale
Però, malgrado tutto, penso che Gesù in carne ed ossa si
possa incontrare sulla nostra strada ma ritengo anche che
questo incontro sia abbastanza scomodo. Io ho un’esperienza
personale da raccontare a questo riguardo. Una sera d'inverno rientrando a casa, sul mio portone c'era un giovane dimesso con una giacca a vento abbastanza sporca. Mi domandò
se io ero il pastore X. Risposi affermativamente. Probabilmente sapeva che io abitavo in quel palazzo ma non conoscendomi avrà chiesto la stessa cosa a tutti coloro che entravano.
« Sì, sono io » risposi. « Allora noi ci conosciamo », continuò.
Lo vedevo per la prima volta e gli risposi che non mi sembrava di conoscerlo. Mi raccontò allora di lui, un ex detenuto, che quando era ancora in carcere aveva scritto al foglio di
evangelizzazione che a quel tempo dirigevo, raccontandomi le
sue disavventure ed i suoi buoni propositi. Io ricordo che risposi a quella lettera con tante belle e consolanti parole. Cominciammo così a parlare del più e del meno. Mi espose la
sua precaria situazione di ex detenuto respinto dalla società
appunto perché tale. Io ripresi a ripetergli le solite belle e
consolanti parole ed alla fine lo liquidai con qualche migliaio
di lire.
In quei pochi minuti di conversazione, osservandolo mi
accorgevo che costui aveva bisogno di un bagno caldo, di una
minestra calda, di qualche indumento per cambiarsi, di un
letto e di un poco di affetto almeno per una notte, tanto per
dargli fiato perché potesse riprendere il giorno dopo il suo
calvario quotidiano con un poco più di forza. Quei pensieri mi
terrorizzarono. Pensavo a cosa avrebbe dettq mia moglie vedendosi portare a casa uno sconosciuto per giunta un ex detenuto, allo scomodo che avrebbe provocato in casa mia ed a
tante altre cose degne di un uomo qualsiasi.
L'uomo andò via dinoccolato con le mani nelle tasche della
giacca a vento, non troppo contento. Chissà che cosa avrà mai
pensato di me, dei cristiani, dell’amor di Dio. Certamente un
giudizio negativo turbinava nel suo cuore.
Anche io non ero più tranquillo di lui. Pensavo con rimorso a quello che avrei potuto fare e non avevo fatto. Forse molti lettori mi avranno già scusato. Con i tempi che corrono
penseranno che ho fatto bene a fare quello che ho fatto. Invece no. Quella sera avevo visto Gesù ex detenuto che aveva
bisogno di un bagno caldo, di una minestra calda, di qualche
indumento, di un letto almeno per una notte ed io gli avevo
negato tutto questo. Ed avrei potuto farlo. Per questo so di
trovarmi nelle condizioni di coloro che sono citati in Matteo 25: 41-45.
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
Due volumi — parte di una
collana di Commentari al Nuovo
Testamento diretta da R.V.G.
"T^sker — sono editi dai Gruppi
Biblici Universitari (ramo italia. no della International Fellowship of Evangelical Students), e
vengono distribuiti dalla Claudiana Editrice.
Lo stesso Tasker ne presenta
i caratteri: « (...) compilati da
(...) esperti i quali da un lato si
sentono liberi di apportare il loro contributo personale e dall’altro sono uniti dal comune
desiderio di promuovere un’autentica teologia biblica, (...) saranno di carattere esegetico e
solo secondariamente omiletico ».
Tradotti in italiano rispettivamente a diciassette ed a vent’anni dall’edizione originale inglese,
rimangono profondamente legati
al mondo anglo-sassone: la bibliografia di Rom., p. es., non
contiene alcun testo in lingua
italiana. Risentono poi di un biblicismo che a tratti quasi diviene fondamentalista. Così il Bruce afferma che « (...) bisogna stare in guardia contro (...) il pericolo di modernizzare Paolo ».
Se la prospettiva resta quella
di una « fede biblica » tradizionalmente intesa, pure va riconosciuta la buona dignità scientifica di entrambi i Commentari,
ed una chiarezza espositiva non
comune.
L’uso della versione RivedutaLuzzi per il testo paolinico e le
altre citazioni agevola inoltre il
lettore italiano. (e. b.)
F.F. Bruce : L’epistola di Paolo ai Romani. Edizioni G.B.U. Roma; Claudiana Editrice, Torino, 1979, pp.
355, L. 7.500.
H.M. Carson : Le epistole di Paolo ai
Colossesi e a FUemone. Edizioni
G.B.U. Roma; Claudiana Editrice,
Torino, 1979, pp. 150, L. 3.800.
Da credente
a credente
Il Prof. Maselli, presentando
l’opera di Rinaldo Diprose, l’accosta alla serie di Commentari
al Nuovo Testamento curati da
F. F. Bruce, e distribuiti in edizione italiana dalla Claudiana
Editrice.
Si tratta infatti di un testo da
credente a credente, tuttavia ricco di riferimenti ad opere strettamente esegetiche italiane e
straniere.
La veste editoriale piuttosto
modesta non ne pregiudica comunque i pregi che sono quelli
di una buona chiarezza esplicativa. (e. fo.)
R. Diprose : L'Annuncio e il Progresso del Vangelo. Introduzione e breve commento al libro degli Atti. Istituto Biblico Evangelico, Roma, 1979,
pp. 310, L. 5.000.
Libertà e coerenza
(segue da pag. 1)
zione inadeguata, preminente rispetto alTEvangelo.
Un’unica fonte:
la croce di Cristo
In realtà noi dobbiamo riscoprire con chiarezza che la nostra
coerenza e la nostra libertà hanno la stessa fonte: la libertà di
fare cose nuove e di cambiare
idea e il dovere di essere coerenti e logici non hanno la loro origine in un’idea, neppure semplicemente in Dio, ma nella croce
di Gesù Cristo. Questo intendeva
dire l’apostolo Paolo parlando
sempre di Cristo crocifisso: è lui
la fonte della libertà, perché è la
fonte del perché. E se è vero che
negli anni’ 80 che ci stanno davanti avremo la libertà di fare
cose nuove e dovremo mantenere la coerenza, non possiamo dimenticare ohe la fonte ultima di
questa libertà e di questa coerenza è Gesù Cristo crocifisso come manifestazione di Dio nella
storia. E’ in questa fiducia che,
pur conoscendo bene i difetti del
nostro operare, possiamo liberamente e coerentemente applicare
a noi stessi e all’opera che svolgiamo il detto che apre il brano
che abbiamo letto nella II lettera di Paolo ai Corinzi: « voi siete
una lettera di Cristo ».
Giorgio Bouchard
(dalla predicazione tenuta al Convegno su « Opere della Chiesa
e finanziamenti pubblici»).
CASO KUENG
Si parla molto del caso Kiing su quotidiani e riviste di ogni genere, il teologo cattolico è proprio sulla cresta dell’onda o, meglio, nell'occhio del ciclone.
A che cosa deve questa popolarità?
Non tanto alla fama acquisita con i
suoi libri (poco letti, credo, perché voluminosi e molto Impegnativi) quanto
al suo clamoroso allontanamento dalla
cattedra di teologia di Tubinga per ordine di Giovanni Paolo II. Per quanto
mi riguarda, è stata proprio la condanna
del Vaticano che mi ha spinta ad interessarmi al caso Kùng ed a leggere:
« Essere cristiani », uno dei numerosi
libri del teologo svizzero.
Ho capito, leggendo questo libro, la
ragione della collera papale.
Emerge infatti da tutte le pagine una
posizione eretica (non dirò protestante, perché Kung si sente e vuole essere cattolico). Volente o nolente il teologo non è più cattolico. La sua continua, intensa ricerca della Verità Cristiana, la sua interpretazione della Bibbia alla luce dello Spirito che la anima
e specialmente la messa in discussione di tutti i dogmi devono avergli inimicato ben presto la Santa Sede. Ma fu
la messa in discussione della infallibilità papale la goccia che fece traboccare il vaso. Da allora cominciò la caccia all'eretico.
Non penso che si sia esagerato
drammatizzando il caso Kiing.
Drammatico è stato specialmente il
modo in cui si è svolto il processo, senza che l'interessato fosse presente e
potesse così giustificarsi.
Nei 1967 la pubblicazione del voluminoso libro sulla Chiesa spiacque al
Vaticano. Venne chiesto a Kùng di
presentarsi a Roma per spiegare le
sue posizioni, ma, quando il teologo
chiese di -potere avere un avvocato e
di potere fare appello, in caso di condanna, egli ebbe un rifiuto. Improvvisamente il 14 dicembre u.s. si riunirono a
Bruxelles numerosi prelati, tra cui il
nunzio apostolico a Bonn ed il segretario dell'ex Sant'Uffizio. A porte chiuse
essi decidono la condanna di Kùng. Il
poveretto non si immagina minimamente quanto sta per accadergli. È infatti
sulle piste dell'ArIberg che viene a
sapere che i vescovi tedeschi gli hanno ritirato la sua missione canonica
e che Roma non lo riconosce più come teologo cattolico.
Il 28 i cardinali tedeschi raggiungono
Roma e per cinque ore si intrattengono
con Giovanni Paolo II, poi se ne tornano a casa senza divulgare nulla di
quanto è stato deciso.
È il 30 dicembre, al mattino, che il
telefono squilla in casa Kùng: è il nunzio a Bonn che informa il teologo che
il papa gli ha confermato la condanna.
Nessuno vuole fare di Kùng un martire. Certo è però che questo teologo
« scomodo », questo « enfant terrible »
della Chiesa cattolica è stato coraggioso ed ha pagato di persona, perché,
finora almeno, non ha ritrattato -le sue
posizioni.
Silvana Tron, Torre Pellice
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gav, Marco
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« L'Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
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Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
5
18 aprile 1980
SACERDOTE VECCHIO-CAnOUCO, PASTORE VALDESE, PIONIERE DELL’ECUMENISMO
Per una cultura religiosa
cattoiica e non romana
Un’eredità ecumenica
che diventa un invito
Il recente lavoro di Cesare Milaneschi
ripropone un esanae di coscienza a quell’evangelismo italiano che troppo presto
ha dimenticato la personalità e l’azione
di Ugo Janni (l’Aquila 1865-Sanremo 1938).
Non penso che questo libro — così ricco
di informazioni puntualizzate — riuscirà
a rimuovere opinioni inveterate (e non
sempre controllate), tanto più che la conoscenza del loro passato non sembra
interessare granché le comunità protestanti italiane.
Il problema fondamentale di U. Janni
— sia quand’era sacerdote della Chiesa
vecchio-cattolica che come pastore valdese, dal 1901 — fu quello dell’innesto di
una cultura religiosa cattolica e non romana nel pensiero italiano. Fu il tema
della sua vita. E questo lo pone nella linea
dei nostri migliori teologi ed evangelizzatori, (Geymonat, Emilio Comba, Gangale,
Miegge, ecc.), che vissero il dramma della
ghettizzazione culturale, e per vìe diverse
cercarono di rompere l’assedio. Il dialogo
con i modernisti, il pancristianesimo, non
furono che manifestazioni più evidenti di
un atteggiamento, anche psicologico, di
attento esame, di ricerca dei varchi aperti dal mutare delle situazioni.
Una chiesa immaginata
Quando, con la sua formazione teologica vecchio-cattolica, passò alla Chiesa valdese, e subito di essa divenne un pastore,
lo Janni non conobbe una « conversione »,
ma semmai il punto di arrivo di una
evoluzione culturale, l’approdo su un’isola
immaginata piuttosto che conosciuta. Per
oltre un trentennio continuò a volere la
Chiesa valdese come la immaginava, forse anche a ragione. Egli intendeva come
fondamentale la cattolicità di ogni Chiesa
particolare; questo non preordinava soltanto un’azione pancristiana, ma obbligava a recepire il pensiero, la spiritualità,
la ricchezza liturgica espressi nella Chiesa antica e nella patristica, ricchezze che
i riformatori del sec. XVI avevano rivendicato anche alla Riforma, a testimonianza di una continuità che non intendevano
rompere.
Con queste parole del titolo il teologo
cattolico Germano Pattaro ha presentato
la nuova edizione dell’opera di Ugo Janni « Corpus Domini » (ed. AVE, Roma
1978). Ho scoperto 12 anni fa la freschezza del pensiero teologico, spirituale ed
ecumenico di Janni leggendo un densissimo capitolo del teologo valdese Renzo
Bertalot nel libro « Ecumenismo protestante » (ed. Gribaudi, Torino 1968, pp.
33-35: « Ugo Janni: l’attualità del suo pensiero ecumenico»).
Il metodo
cipio degli anni ’30 glielo ricordò il barthiano Giov. Miegge. Riconosciuti i suoi
indubbi meriti di pastore e studioso, gli
ricordò che, certo, vi è la base comune
per un discorso con la cultura religiosa
italiana, vi è una ricchezza che vive anche
nel valdismo riformato: è Agostino d’Ip
Provo a spiegare con un esempio concreto per rendere la cosa accessibile a
tutti. In questi dieci anni di lavoro nel
campo della pastorale dei matrimoni
misti mi è capitato tante volte di affrontare in gruppi interconfessionali l’argomento della teologia del matrimonio. Ho
sentito più di una volta dei cattolici affermare: « Per i valdesi il matrimonio
non è sacramento, non è niente; hanno
profanato tutto... ». Mi è capitato però di
ascoltare dei valdesi che dal canto loro
dicevano: « Per i cattolici il matrimonio è
sacramento, è una roba sacra... i cattolici
sacralizzano tutto... e così la chiesa estende il suo potere ».
Con queste tesi contrapposte ci siamo
accorti che non era possibile fare un lungo cammino; i due fidanzati (cattolico e
valdese) avrebbero dovuto lasciarsi e rinunciare al matrimonio.
Allora abbiamo cambiato metodo di lavoro. Ci siamo messi a leggere attentamente la liturgia valdese (Liturgia matrimoniale, ed. Claudiana, Torino 1977) e
abbiamo scoperto una grande ricchezza
biblica e una profonda spiritualità; si
esame, sola scriptura, sacramento, gerarchia, dogma, infallibilità, opus operatum).
Occorre una grande fatica « ermeneutica » per imparare a capire le rispettive
formulazioni culturali e linguistiche del
nostro « fare teologia » e per cogliere, oltre le formulazioni e attraverso le formulazioni, le rispettive confessioni di fede.
Questo è ciò che Janni ha fatto come
vero pioniere.
Ecco il principio che ritorna spesso nei
suoi scritti: « Si separaveris pretiosum
a vili, quasi os meum eris» (Mi piace
interpretarlo così: « Se tu cattolico separerai ciò che hai di prezioso... di evangelico... dagli elementi e dalle incrostazioni caduche, sarai quasi la mia bocca...
cioè io mi potrò riconoscere in ciò che tu
credi e professi ». La stessa cosa vale per
il protestante).
Questa visione severa ed esigente Janni l’ha sviluppata in vista della « riforma » sia della Chiesa di Roma sia delle
Chiese protestanti. Famosa la sua immagine di Chiesa Cristiana come unico edificio in tre navate (Ortodossia, Protestantesimo, Cattolicesimo Romano). Tra queste navate si sono innalzati dei muri spessi; è opera paziente dei credenti abbattere questi muri per ristabilire la comimicazione fraterna e per ritornare al progetto originario del Signore Gesù.
Situazione nuova
Ma il valdismo risorgimentale era « risveglio » nutrito di un immenso amore
per la Bibbia e la salvezza delle anime,
vedeva la Riforma come protesta antiromana, usava (poco, per il vero) la patristica in funzione polemica.
Intelligenti e generosi, quei valdesi che
col nuovo secolo si avvicendarono alla
conduzione della Chiesa riconobbero il
valore dello Janni, lo accolsero nel gruppo dirigente. Ma ai Sinodi come alle Conferenze regionali le sue proposte allertavano quella base, non solo pastorale, che
malsopportava tutto ciò che comunque
sentisse di « cattolico ».
UGO JANNI
Il volume che Cesare Milaneschi ha
dedicato alla figura e all’opera di Ugo
Janni porta come sottotitola la definizione « pioniere dell’ecumenismo ».
Su questo tema abbiamo chiesto un
contributo cattolico a don Mario Po
lastro e uno valdese al pastore Luigi
Santini che pubblichiamo insieme ad
un intervento dell’autore.
Il volume di Milaneschi, Ugo Janni,
pioniere deU’ecumenismo, è edito dalla Claudiana, 1979, pp. 311, L. 13.000.
Anche se una parte, e non la minore,
della sua produzione teologica era dedicata al confronto anche aspro col « romanesimo », egli andava oltre le impostazioni dei Desanctis, Gavazzi, Sciarelli. Un
modo diverso, liberato dalle scorie ottocentesche, nutrito del senso della cattolicità, d un patrimonio diviso, conteso, ma
comune a tutto il popolo di Dio. La polemica non lo distoglieva dalla sua visione di un cammino convergente al quale
erano chiamate tutte le Confessioni cristiane comprese quella romana.
Sulla possibilità di fare dei valdesi del
« risveglio » uno strumento d’azione e un
lievito di conversione all’interno della
Chiesa cattolico-romana si fece molte illusioni, ma un abbaglio prese addirittura
quando obliò che la Chiesa valdese era
comunque figlia della Riforma. Al prin
pona, con la sua teologia, la sua spiritualità. Si attestava, la Chiesa valdese, su
posizioni di una « cattolicità » irrefutabile, mentre il pancristianesimo cedeva il
passo al Movimento ecumenico.
Intanto lo Janni riprendeva un tema che
gli era caro, quello della immortalità dell’anima, e difendeva la reincarnazione, a,ssimilava idee dello Steiner. Mutata la situazione, i valdo-calvinisti ebbero un’azione di rigetto che fa pensare a quei calvinisti originari che si batterono contro gli
« eretici italiani del Cinquecento » affascinati dalla tesi del « sonno delle anime ».
Parve a un dato momento che il lavoro
intenso, e per certi aspetti splendido di
una vita, dovesse concludersi con la formazione di un cenacolo, dove lo spiritualismo sfociava nello spiritismo. È xm
aspetto, in sostanza marginale, della personalità di Janni credente e testimone,
che liberò dai rimorsi i filistei. Ma una
vita, anche di pensiero, è una linea fatta
di tanti pxmti saldati dalla Grazia. E questo è molto « cattolico ».
Luigi Santini
parla del matrimonio come « dono », come « grazia », come « vocazione ». Poi abbiamo letto la liturgia cattolica ed abbiamo approfondito un po’ la storia della
parola « sacramento »: anche lì abbiamo
scoperto un contenuto biblico, una spiritualità antica, un riferimento costante alla « grazia » e alla « vocazione » del Signore. Tutto questo però era racchiuso
in diverse tradizioni culturali e teologiche,
diventate spesso lontane le une dalle altre
e insieme lontane dalla mentalità e dal
linguaggio dell’uomo d’oggi.
Questo esempio è molto semplice, ma
mi sembra eloquente. In fondo non abbiamo fatto altro che applicare un « metodo ecumenico » già usato ed evidenziato da U. Janni, come da molti altri ecumenisti. I nodi teologici della divisione
dei cristiani esistono tutt’ora e non vanno
minimizzati; vanno assunti anzi responsabilmente e senza irenismi a buon mercato. Però bisogna evitare la « caricatura »
dell’altra chiesa ed evitare una certa « demonizzazione » dei termini e dei concetti
teologici altrui (es. sola gratin, libero
Ugo Janni è stato un pioniere, ma noi
oggi dobbiamo fare i conti con una situazione completamente nuova.
Il Concilio Vaticano II (1962-65) ha segnato una svolta importante per la Chiesa Cattolica ed è compito anche dei fratelli protestanti aiutare la crescita e lo
sviluppo di quei germi di novità evangelica.
Il Consiglio Eciunenico con Uppsala
(1968) ha risentito profondamente della
contestazione socic>-politica ed ecclesiale
e si è dovuto aprire a diversi fronti di
studio e di intervento. Ormai certe divisioni teologiche, sociali, culturali e politiche sono diventate transconfessionali.
Tutto questo richiede un supplemento
di animo ecumenico e un rinnovamento
profondo del metodo teologico. Io cattolico non posso scegliere l’interlocutore
di comodo, ma devo dialogare con tutta
la Chiesa valdese e con tutto il Protestantesimo italiano; soprattutto devo aprirmi al dialogo, al servizio, alla testimonianza con quelle comunità e con quei fratelli
evangelici che con me condividono un
determinato lembo di terra.
Concludendo
L’eredità di Ugo Janni diventa invito.
Quelli che hanno lavorato in campo
ecumenico negli anni passati si trovano
di fronte a una responsabilità comune.
Dovremo lavorare negli anni ’80 perché
non si formino e non si consolidino dei
nuovi confessionalismi; dovremo lavorare
perché il confronto sia il più ampio possibile; specialmente dovremo impegnarci
perché non si chiuda la frontiera della ricerca e della collaborazione interconfessionale e perché non si chiuda neppure
l’altra frontiera del confronto e dell’impegno nei movimenti di liberazione e nei
gruppi sociali di base.
Sarebbe una ben triste sorte se le chiese storiche, per istinto di autoconservazione, diventassero nell’Europa unita un
« ingrediente » della normalizzazione sociale, culturale, politica.
Mario Polastro
Un articolo apparso su L'eco
del Chisone del 21 febbraio scorso (F. Trombotto, Ugo Janni, le
lotte e il sogno) mi dà l’occasione di ritornare suU’argomento
per completare e precisare alcune affermazioni dell’Autore.
Quanto egli scrive è in genere
obiettivo, ispirato da sincera volontà ecumenica da parte cattolica, ed ha lo scopo di presentare Ugo Janni al vasto pubblico
che non lo conosce. Contiene anche qualche ammissione rilevante sul piano ecumenico, come
quella che il primato e l’infallibilità pontificie, « prive di una
dottrina sull’episcopato e sul sacerdozio del popolo di Dio... hanno sbilanciato la dottrina cattolica snaturandola ».
Questo è certamente un passo avanti rispetto alla storia, anche recente, che abbiamo dietro
di noi, ma non sarebbe esatto
ricondurre anche Ugo Janni a
questa ottica.
Fin dal lontano 1912 egli notava che una caratteristica essenziale del nascente movimen
Difficile l’operazione recupero
di base, la teologia della liberazione e la ricerca teologica di
chi non si allinea a Roma, lo dimostra senza equivoci.
to ecumenico era la maniera diversa di appartenere da parte
di ciascuno alla propria confessione e alla propria comunità, in
primo luogo come membri della
Chiesa universale. E le stesse
grandi confessioni storiche erano concepite non come indipendenti le une dalle altre, ma come navate di un’unica cattedrale. Da questa concezione derivava l’esigenza che il culto, i ministeri, i sacramenti, tutta la vita ecclesiale di una denominazione e di una comunità doves
Invito a rinnovare
la Chiesa cattolica
sero concepirsi come espressioni dell’unica Chiesa di Cristo. È
da collocarsi in questa visione
l’esigenza posta dallo Janni alle
chiese di ritrovare l’unità visibile nei sacramenti e nel ministero, in modo che i sacramenti
e i ministeri di una confessione
potessero essere accettati anche
da tutte le altre.
Inoltre si deve osservare che
lo Janni ebbe una concezione
« totalizzante » del problema
ecumenico, vissuto come problema personale (come esigenza di
ricondurre ad unità teologica la
sua complessa vicenda ecclesiale), teologico (in quanto concepiva il pancristianesimo come
realtà già presente nella vita
delle chiese, che era necessario
ripensare e rendere visibile attraverso l’intercomimione sacramentale, da concepirsi non come atto pionieristico da parte
di alcuni coraggiosi, ma come
fatto accettato teologicamente
da tutte le confessioni cristiane),
liturgico (come tentativo di elaborare una liturgia che potesse
essere accettata da tutte le con
fessioni cristiane, q rendesse visibile l’unità delle chiese nel culto) e storico (attraverso l’incremento che il valdismo — ridivenuto movimento senza cessare
d’essere chiesa — avrebbe dovuto dare al rinnovamento interno
della chiesa romana, attraverso
un appoggio diretto ai movimenti di rinnovamento che agivano al
suo interno).
Da questa visione non derivò
solo un particolare rapporto dello Janni con alcuni modernisti,
come può far pensare il Trombotto, ma anche la proposta che
la chiesa valdese si rendesse disponibile per appoggiare l’azione di rinnovamento della chiesa
romana che i modernisti avrebbero intrapreso. Per questo aspetto lo Janni non è facilmente recuperabile da parte cattolica
nemmeno oggi, e l’emarginazione cui sono ridotte le comunità
Invito a rifondare
il protestantesimo
Ma Ugo Janni pose — e pone
ancora, a mio avviso — dei problemi anche riguardo alla funzione'e al senso della presenza
dei protestanti in Italia, intuendo, come pochi all’inizio del secolo, che era inutile pretendere
che gli italiani entrassero in gran
numero nelle chiese evangeliche.
Senza chiudere le porte a nessuno, ritenne essenziale che si
progettasse uno stile di vita
evangelica profondamente radicata nella cultura cattolica italiana. Osservava che nel meridione d’Italia la gente parlava di
« professore evangelico » e di
Cesare Milaneschi
(continua a pag. 10)
6
18 aprile 1980
cronaca delle valli
TALCO E GRAFITE
I minatori in sciopero
raccontano la loro lotta
TERZO CIRCUITO
I lavoratori della Talco e Grafite sono in lotta dal 26 marzo.
Le ore di sciopero già effettuate
sono 26 (due al giorno quasi
ininterrottamente). Le trattative
sono state interrotte quasi subito (il 28 marzo) e quindi l’agitazione si preannuncia lunga e diffìcile e, anche se nasce con obiettivi e motivazioni diverse, incomincia a richiamare alla memoria degli operai più anziani
le lotte dure e per certi versi
drammatiche degli anni ’62/’63 e
’66/’67.
Chiedo a due minatori, Tron
e Aldo Peyran; informazioni più
dettagliate sulla loro lotta.
— Quali sono i motivi di questo sciopero che dura ormai da
tre settimane?
— Quella che stiamo portando
avanti è una vertenza integrativa aziendale per chiedere il rispetto delTaccordo nazionale e
dell’accordo aziendale sulla mensa della primavera del ’79 con
decorrenza 1° ottobre ’79.
— Credo che per quanto riguarda raccordo sulla mensa
non ci sia bisogno di ulteriori illustrazioni. Sarebbe invece utile
precisare meglio il secondo aspetto.
— Sì,. Con l’accordo nazionale
i lavoratori chimici sono stati
inquadrati in 8 livelli. Al 4° livello sono inquadrati i capi-squadra; al 6° e al 7° la maggioranza
dei minatori e all’8° sostanzialmente i nuovi assunti.
Il 5° livello è attualmente vuoto. Noi chiediamo che i lavoratori inquadrati nel 6° passino al
5°, quelli del 7° al 6° e che sia
l’8” ad essere svuotato. Questo
laddove è possibile, come alle
miniere. Dove invece non è possibile, come ad esempio al Malanaggio, chiediamo che vengano
corrisposte L. 25.000 in prospettiva di modificare l’organizzazione del lavoro in modo da dare
a tutti la possibilità dei passaggi di livello perché si ponga fine
all’assurdo che uno lavori per
una vita inquadrato all’8° livello
e con quello se ne vada in pensione senza avergli dato la possibilità di arricchire la propria
professionalità.
— Quindi il passaggio di livello è legato alla professionalità.
Allora non riesco a capire perché si sono rotte le trattative se
sull’Eco del Chisone del 3 aprile
il capo del personale, in una intervista, dice che l’azienda è disponibile a dare il 5” livello a
chi (avanzamento gaUeria-rocciafrana) è in possesso di elementi
di specializzazione.
— Il fatto è che i padroni, o
chi per dovere li deve rappresentare, non sempre dicono tutta la
verità. La realtà è che l’azienda
ha un obiettivo ben preciso: dividere i lavoratori, e per fare
questo strumentalizza anche il
concetto di professionalità. La
verità che il capo del personale
Brevi dalla
Val Germanasca
FRALI Il comune di Frali
ha sistemato per la raccolta dei
rifiuti un certo numero di contenitori a cassone, in sostituzione dei bidoni finora in uso. La
spazzatura dovrà essere raccolta negli appositi sacchi di plastica.
FERRERÒ — I carabinieri di
Ferrerò hanno lasciato la caserma per trasferirsi a Ferosa Argentina. Questa partenza è stata
motivata ufficialmente dalle cattive condizioni dello stabile, che
dovrà essere rimesso a nuovo
e perciò non è stata data come
definitiva.
• Il piccolo villaggio di Albarea, situato nella zona di Riclaretto, è stato visitato da ignoti
vandali che hanno sfondato le
porte delle case, abitate solo in
estate, per passarvi la notte. Si
stanno svolgendo indagini per
rintracciare i responsabili dell’accaduto.
ha nascosto è che l’azienda vuole mettere al 5° livello un numero esiguo di persone, quelle che
attualmente prendono il superminimo (L. 15.000 circa). Queste
persone svolgono effettivamente
lavori più disagiati e pericolosi.
Il problema è che però il lavoro
viene fatto in coppia (due minatori del 6° livello) di cui uno fisso (quello con il superminimo)
ed uno che ruota. Quindi, in effetti, quel tipo di specializzazione è comune a molti. Noi chiediamo che non ci siano lavorazioni fisse così come vuole la
ditta; ma che ci sia una rotazione delle mansioni all’interno di
un ciclo produttivo completo
(quindi dall’esterno alTinterno
della miniera), in modo che disagi e vantaggi siano equamente
distribuiti su tutti i lavoratori.
Ci sembra legittimo quindi chie
dere il passaggio di tutti da un
livello ad un altro perché la nostra è una acquisizione collettiva di professionalità.
— Un’ultima cosa: com’è il
morale dei vostri compagni di
lavoro, la loro combattività dopo un periodo già lungo di lotta?
— Dobbiamo dirti che la tenuta, la combattività e l’unità dei
lavoratori della miniera è andata decisamente oltre le aspettative dello stesso C.d.P. In particolare ci ha sorpreso la forte unità
che si è realizzata fra le nuove
generazioni e gli anziani, fra gli
« interni » e gli « esterni » (fuori
o dentro galleria). Segno questo, crediamo, della giustezza
della mobilitazione.
Intervista a cura di
Beniamino Lami
In difesa della
formica rufa
Tutti avranno notato nei nostri boschi o al limite dei prati
quei monticelli di aghi secchi e
di stecchi di larice, alti di solito
mezzo metro ma anche di più,
popolati da formiche rossicce:
si tratta dei nidi della formica rufa, grande benefattrice
delle nostre foreste.
La forniica rufa fa parte degli
imenotteri (con ali a membrana), ai quali appartengono anche
le api, le vespe, i calabroni, le
termiti, tutti insetti con istinti
sociali molto evoluti, con un’organizzazione collettiva notevole,
dove l’altruismo è la regola e
dove l’individuo non agisce per
conto suo, ma è disciplinato ad
una rigida vita comunitaria (le
chiamano anche « società comuniste »).
Moltissime sono le specie di
formiche e v’è tra esse una grande varietà di abitudini, ma parliamo della rufa, che si distingue dalle altre per quei bei nidi
a mucchio e che è molto adatta
ai climi freddi. E’ onnivora e
cioè mangia di tutto: carnivora,
erbivora, granivora, ma più che
altro è insettivora, molto vorace, instancabile nel cercar cibo
e nel lavorare. E’ il simbolo della laboriosità (come l’ape) e in
proporzione alla grandezza fa in
un giorno tanta strada quanto
un uomo da qui a Roma e porta
carichi varie volte più pesanti
di lei.
Si calcola che ogni formicaio
sia in grado di tener puliti dai
parassiti quattro ettari di bosco,
catturando circa 50.000 insetti aJ
giorno per un totale di 5-6 milioni nella sola bella stagione.
La formica rufa è nemica
acerrima della processionarla,
così come della tortrice del larice di cui già abbiamo parlato a
proposito di quegli estesi arrossamenti dei lariceti. E’ pertanto
di un’utilità enorme per l’agriraltura e per il bosco; da tempo
in Svizzera è severamente protetta e ora lo è anche in Piemonte, dove una recente legge
regionale vieta la distruzione o
il danneggiamento dei formicai
per qualunque motivo. Infatti le
persone ignoranti vanno a disturbare i formicai per puro divertimento stupido e qualche contadino dava fuoco ai nidi per toglierli dai prati, senza pensare
al danno fatto alla natura. Qualcuno recentemente andava in
cerca di formicai, buttava tutto
in un sacco e lo vendeva agli allevatori di fagiani: i pulcini di
fagiano sono infatti ghiotti delle
uova di formica, e razzolando
tra aghi di larice e formiche agitate completavano la strage, voluta per pochi soldi, con danno
incalcolabile.
Nella società della formica rufa gli individui sono divisi in caste secondo i loro compiti. Ogni
nido ha le regine, i maschi e le
operaie. Le regine sono una ventina, di cui una effettiva e le altre di riserva; la regina sta nella parte più profonda del nido,
vive 15-20 anni, è grossa perché
piena di uova, e non lavora: viene imboccata, pulita, ben guardata e il suo compito è quello
di far uova a migliaia. Le altre
regine rimangono oziose, ma se
per qualche accidente la regina
titolare dovesse morire, una di
esse la sostituirà.
Neppure i maschi lavorano:
essi sono un centinaio all’inizio,
fecondano una volta sola la regina (in occasione del cosiddetto volo nuziale; da quel giorno
la regina darà uova fertili per
tutta la vita) e poi man mano
si riducono di numero.
Vi sono infine circa 10.000 operaie che lavorano e difendono
il formicaio (nella rufa mancano
i soldati, presenti in altre specie di formiche); sono molto battagliere, non sono aggressive,
ma si difendono bene, potendo
dare morsi dolorosi con le mandibole e lanciando fino a 60 cm.
di distanza un veleno a base di
acido formico, di odore pungente, che fa scappare il nemico
e che può anche spegnere un
piccolo fuoco. Le operaie organizzano il lavoro in turni, per
cercare cibo, per sistemare il nido, per spostare qua e là continuamente le uova e le larve secondo l’umidità dell’ambiente e
l’età delle stesse (le più giovani
in basso, quelle più vecchie in
alto). Chi è stanco riposa in camere apposite.
Ai primi geli inizia il letargo,
e ben presto la neve stenderà sul
formicaio la sua cappa protettiva.
M. D. M.
Coordinamento
FGEI-Valli
Il prossimo Coordinamento FXjEI-Valli avrà luogo
Lunedì 21 aprile 1980, alle
ore 20.45, in Via dei Mille
1, a Finerolo.
O.d.G.: Valutazione convegno del 12-13 aprile; Freparazione prossimo convegno
Fentecoste ’80.
Giornata di preghiera
per la comunità
Hanno collahorato a questo
numero: Renato Coisson Ivana Costabel - Franco Davite - Dino Gardiol - Ermanno Genre - Luigi Marchetti Paolo Ribet - Aldo Rutigliano - Eugenio Stretti - Franco
Taglierò - Marziano Di Maio.
« Fratelli, Dio vi ha chiamati
alla libertà!...» (Gal. 5: 13-15)
attorno a questa esortazione di
Paolo le sorelle del III Circuito
insieme alla comunità di Pomaretto si sono riunite la domenica
mattina, 9 marzo, per il culto
preparato e presieduto dalle sorelle della Valle.
La libertà non è qualcosa di
fine a se stesso. Libertà non significa essere liberi di fare quello che vogliamo, per i nostri comodi, ma piuttosto essere liberi
di diventare quello per cui Dio
ci ha creati; essere liberi per
servire. Quante schiavitù ci ostacolano e ci derubano della nostra
libertà presente: egoismo, indivilismo e isolamento, benessere
materiale e consumismo, ideologie, nazionalismi, corse agli armamenti, violenza dei governi,
droghe, ecc. Paolo ci invita a riflettere sul nostro modo di vivere, da che cosa liberarci, a riflettere sul vero senso della nostra
vita.
Uno dei punti della discussione che ha seguito il sermone è
stato la constatazione che siamo
disabituati alla dimensione comunitaria della nostra vita. Ricreare nuovi momenti comunitari? Una delle proposte per la
comunità di Pomaretto, con la
sua fisionomia particolare di comunità che si accresce per l’imrnigrazione dalla Valle, era di
riunirsi in famiglie, per avvicinare i nuovi arrivati e per ricuperare quelli che vivono ai margini della chiesa.
Mentre che alcune sorelle di
Pomaretto preparavano la pastasciutta nella cucina del convitto, gentilmente messaci a disposizione, le altre sono andate
a cantare alcuni inni aH’ospedale di Pomaretto. Pranzo e dopopranzo hanno dato lo spazio necessario alla conoscenza reciproca.
Nel pomeriggio una cinquantina di sorelle si sono riunite per
la liturgia preparata quest’anno
dalle donne cristiane della Thailandia sul tema della « libertà
responsabile », tema già meditato e sviluppato durante il culto
del mattino. Ci si interroga sulla libertà nella propria vita,,rsulla libertà nella famiglia, sulla
libertà verso i problemi della
società e sull’essere responsabili
come cristiani di questa libertà
alla quale Dio ha chiamato tutti.
Un gruppo di giovani della comunità di Pomaretto ci ha presentato in alcune scenette la
problematica della droga, sempre più diffusa tra i giovani della Thailandia che è molto vicina
ai paesi dai quali proviene l’oppio.
(jrazie a un filmato del signor
Ghigo di Perrero, abbiamo anche potuto fare un viaggio in
questo paese pieno di contraddizioni. Qui in occidente quando
si dice Bangkok si pensa alle danze popolari, alle graziose ragazze dagli occhi a mandorla e capelli neri, ma dietro a questa
facciata si nascondono fatti che
non ci vengono presentati dalla
guida turistica:
— la donna thailandese viene
considerata un essere impuro e
quindi inferiore (i buddisti sono
il 94% della popolazione che è
di 45 milioni, i cristiani sono
ca. 40.000);
— molte donne vengono vendute come un prodotto commerciale;
— molte ragazze vengono obbligate alla prostituzione;
— la donna riceve 1/5 in meno
di stipendio dell’uomo, lavorando con orari giornalieri lunghissimi;
— i disoccupati sono più di un
milione e più di un milione di
abitanti vive negli slums attorno alla capitale;
~ il problema sempre più grave è quello dei profughi che vivono nella completa miseria.
Quest’anno la liturgia della
giornata mondiate di preghiera
ha dunque toccato problemi molto concreti. Segno che le sorelle
thailandesi vivono molto coscientemente questa loro drammatica
realtà.
La colletta devoluta ai bambi
ni profughi nel mondo (ca. 7 milioni!) ha raccolto 80.000 lire.
Un altro aspetto positivo della
giornata è stato il suo inserimento nell’attività di una comunità,
che è stata coinvolta nella nostra riflessione. Un aspetto che
in futuro potrà ancora essere
sviluppato.
Ringraziamo la comunità e l’unione femminile di Pomaretto
per aver permesso con la loro
perfetta ospitalità la buona riuscita di questo incontro.
Katharina Rostagno
Centro di Incontro
a Maniglia
Il Consiglio comunale di Ferrerò ha deliberato l’istituzione
di un centro d’incontro per la
popolazione della zona di Maniglia, utilizzando i locali della
scuola elementare chiusa ormai
da un anno per mancanza di
alunni.
La scuola di Maniglia era stata costruita dal Comune per accogliere gli alunni che prima erano ospitati nella scuola di proprietà del concistoro valdese. Ma
10 spopolamento della zona ha
causato una rapida diminuzione
della popolazione scolastica e la
conseguente chiusura della scuola.
È tuttavia una nota positiva
11 fatto che le due scuole, persa
la loro funzione originaria, siano comunque rimaste a disposizione della gente, quella valdese
come cappella per i culti invernali e per le riunioni e quella
comunale come luogo di incontro sia per i giovani che per i
meno giovani.
Anche l’alloggio che completa
l’edificio comunale avrà un’utilizzazione sociale: servirà come
« gite d’étape » per un itinerario
della Grande traversata delle Alpi. Da Maniglia, attraverso il
col Clapier, si potrà scendere nella vai Fragelato e, toccando il
parco dell’Orsiera, raggiungere
la vai Sangone, rientrando poi
in vai Germanasca con un percorso ad anello.
• Sono state sistemate quattro nuove lampade pubbliche lungo la strada provinciale, nel tratto che va dalla zona dei negozi
dell’abitato di Ferrerò al cimitero. Togliendo i vecchi pali, che
si trovavano ormai nella sede
stradale, si rende più agibile la
striscia destinata al parcheggio
delle automobili. A Ferrerò, il
problema dei parcheggi, sul quale si discute da anni, non è ancora stato risolto e diventa sempre
attuale quando si inizia la stagione turistica e le automobili
dei villeggianti infilate un po’
dappertutto rendono ancora più
difficile la circolazione.
oggi e domani
In questa rubrica pubblrchiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
economico, cuiturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 3
di ogni iunedi (tei. 0121/91334).
TORRE PELLICE — La Comunità Montana Val Pellice organizza per sabato
19 aprile alle ore 9 presso la sala comunale di Viale Rimembranza una giornata di studio sul tema « Quali prospettive per gii handicappati ultraquattordicenni ».
Dal 19 al 30 aprile nel salone di Viale Rimembranza sarà possibile visitare
una mostra « Immagini di un problema »
sul tema degli handicappati.
PEROSA ARGENTINA -- Riprende la
sua attività il Collettivo interconfessionale di studio biblico. Nel primo incontro si è deciso di fissare le riunioni
al martedì alle 20.45 settimanalmente,
per un primo ciclo di 8 settimane. Il
prossimo incontro avrà dunque luogo
martedì 22 aprile alle 20.45 nella Sala
Lombardini a Perosa Argentina. Tema:
Il primo capitolo del libro degli Atti.
7
18 aprile 1980
CRONACA DELLE VALLI
fi
il
____________IL RECENTE MUSEO DOTATO ORA DI UN CATALOGO
Cultura popolare a Rodoretto
DIBATTITI
Con l’arrivo della primavera, quando la neve si
scioglie e vie e vicoli tornano ad essere praticabili,
il Vallone di Rodoretto,
pressoché deserto per tutta la stagione invernale, si
rianima e nel cuore dell’estate dà l’impressione al
passante distratto che tutto proceda come un tempo, in un ritmo di vita
normale e non invece stagionale, temporaneo. Si nota anche qualche campo
lavorato, qualche mucca...
Si tratta, come sappiamo, di una parentesi estiva che tuttavia si è fatta
numericamente più consistente negli ultimi anni,
forse a indicare il desiderio di ritrovare ciò che è
stato, di non perdere il
contatto con la propria
terra.
Si inserisce certamente
in questa tendenza la creazione del Museo di Rodoretto, una recente iniziativa che ha avuto un discreto successo di pubblico e
che ritengo utile ricordare
su queste pagine — ora che
sta per iniziare anche la
ripresa del movimento di
turisti, gitanti e visitatori
occasionali — per segnalare nel contempo l’idea,
avuta dai suoi organizzatori, di fornirlo di un catalogo.
Il nucleo originario del
Museo di Rodoretto risale
all’estate del 1973, quando,
per l'iniziativa dell’insegnante Elena Breusa Viglielmo, un gruppo di rodorine, con la collaborazione generosa di tutta la
popolazione, raccolse la
maggior parte degli oggetti che sono oggi esposti
nella scuola (ormai inutilizzata) della Villa. Lo scopo era di arricchire con
un contributo originale la
festa patronale di Rodoretto. La cosa fu accolta
con favore, tanto che se
ne occuparono anche alcuni giornali, sicché il maestro Enzo Tron ritenne
opportuno trasformare la
esposizione in un museo
permanente, assumendosi
il carico dell’organizzazione del materiale e della
guida nelle visite.
I pezzi che compongono
il Museo oggi sono un centinaio; un numero modesto in verità, e che rispecchia solo in parte la realtà
contadina e montanara di
ieri. Ma bisogna subito
precisare che esso non è
sorto con intenti di completezza (ammesso che si
possa tendere a questa meta: quali sono gli oggetti
da museo?), né lo avrebbe
potuto, per molte ragioni,
fra cui l'esiguità dello spazio disponibile e la mancanza dei mezzi economici
che un’iniziativa più ambiziosa avrebbe richiesto.
Nato un po’ casualmente e -affidato alle cure disinteressate di persone del
luogo che quegli oggetti
hanno usato o comunque
conosciuto in un passato
abbastanza recente — un
passato che oggi è stato
in gran parte spazzato via
dalla corsa frenetica verso
il fondovalle industrializzato e più confortevole che
ha in pochi anni mutato i
modi di vita e spopolato il
Vallone — il Museo si è
infatti arricchito a poco
a poco di quel tanto che si
è riusciti a salvare daH’incuria e dall’abbandono e
anche dalla rapacità degli
antiquari e dei ladri.
Ulteriori reperti potranno in seguito aggiungersi a
quelli attuali, se altri, convinti della bontà di questa
operazione, vorranno collaborarvi. La raccolta manterrà in ogni modo il suo
carattere locale, senza d’altra parte indulgere alla
preoccupazione di evitare
doppioni con i musei delle
Notizie utili
Posti per laureati
La Regione Piemonte ha pubblicato una serie di
bandi di concorso per laureati.
Essi sono per:
— un posto per laureato in Scienze Naturali ;
— due posti per laureati in Scienze Naturali, o Scienze
Biologiche o Scienze Agrarie;
— un posto per laureato in Scienze Naturali, o Scienze
Biologiche o Scienze Geologiche;
— un posto per laureato in Scienze Naturali o Scienze Geologiche;
— un posto per laureato in Scienze Geologiche, o Scienze Naturali, o Chimica;
— un posto per laureato in Scienze Naturali, o Scienze
Biologiche o Scienze Geologiche.
I vincitori lavoreranno presso il Museo Regionale di
Scienze Naturali.
Gli interessati possono rivolgersi all’Ufficio Personale della Regione Piemonte - Piazza Castello 165, Torino.
Orario farmacie
PERRERO — Con il 1° aprile è entrato in vigore il
nuovo orario per le farmacie. Questo l’orario per la farmacia Valletti di Perrero:
mattino : ore 8.30 - 12
pomeriggio: ore 14.30 - 19
Giorno di chiusura infrasettimanale: mercoledì.
In caso di festività infrasettimanale, la chiusura verrà
spostata al giorno festivo.
Consultorio pediatrico a Perrero
La Comunità Montana Val Chisone e Germanasca,
nell’ambito del programma per la tutela m_aterna-infuntile, ha aperto a Perrero presso l’Ambulatorio Comunale
un consultorio pediatrico.
Tale servizio, che verrà svolto dal dott. Paolo Giraudo
e dall’assistente sanitaria Iolanda Pons, è aperto ogni
mercoledì dalle 16 alle 17.
Tutti i genitori potranno quindi rivolgersi a tale servizio per:
— Controlli periodici dell’accrescimento.
— Consigii per l’igiene e l’alimentazione.
— Consigii nella prevenzione delle malattie.
— Visite e cure del bambino. '■
Valli vicine, di Frali in particolare: a chi sappia osservare, non sfugge l’originalità di ogni oggetto esposto, come avviene per ogni
prodotto artigianale, che
sempre conserva una personalità propria, irripetibile.
Le finalità
dell’iniziativa
Le finalità del Museo, essendo naturalmente esclusa qualsiasi mitizzazione o
rimpianto astorici del passato — che può essere considerato in questa prospettiva solo da chi non ha,
né ha avuto, alcun rapporto autentico con questo
mondo — sono semplici
ma, crediamo, importanti.
Un museo è anzitutto un
luogo in cui all’oggetto
viene garantita la conservazione, ma ha come obiettivo precipuo di documentare, di informare il visitatore sui modi di vita di
ieri e di consentire di scorgere nelle tracce del passato la linea di continuità
che unisce quella realtà a
questa, che stiamo vivendo.
La raccolta si pone dunque come servizio sociale,
di cui possono giovarsi in
particolare, oltre agli studiosi e ai semplici curiosi,
le scolaresche, che ignorano oggi molta parte delle
loro tradizioni, a cominciare dal nome degli strumenti e delle operazioni
connesse all’uso che i loro
genitori o nonni ne fecero,
in quanto tagliate fuori da
quel contesto culturale,
perché già nate nel piano
o per il silenzio degli stessi genitori, convinti di evitare loro, apotropaicamente, la fatica e la durezza
del lavoro nei campi evitando di parlarne. L’abbandono frequentissimo,
nei rapporti con i figli, del
dialetto che ha espresso
quel mondo ne è la prova
più evidente: l’intenzione
dichiarata di volerli così
favorire nell’apprendimen
to dell’italiano scolastico
è, come si sa, un’ingenua
copertura.
Il catalogo consiste nell’elenco progressivo degli
oggetti esposti, ciascuno
col proprio nome dialettale (con qualche errore di
grafia, purtroppo, che si potrà correggere nella prossima edizione), la traduzione e l’indicazione della
funzione. Si tratta dunque
di brevi schede informative, che consentono di seguire con maggior profitto la visita e di rivederne
eventualmente in seguito
le tappe, senza che vi sia
ovviamente la pretesa di
esaurire l’argomento, ma
sapendo che questo può
essere. l’avvio ad un interesse non superficiale nel
visitatore. Il catalogo ha
del resto carattere sperimentale e indicativo di una
strada che si pensa debba
essere seguita anche dagli
altri musei locali, in attesa e al di là degli spogli,
da trasferirsi su schede
meccanografiche o elettroniche, che la Regione ha in
mente, sembra, di attuare.
Per la realizzazione del
catalogo, si è chiesta una
sovvenzione alla Provincia
(Assessorato alla Cultura),
nella convinzione che queste cose vanno aiutate, se
non promosse, da chi ha
il carico di occuparsi di
tali aspetti della vita del
territorio. Senza aspettare
miracoli dall’alto, e indipendentemente da questi,
si potrebbe tuttavia appoggiare localmente l’iniziativa del Museo in modo fattivo dotandolo di uno spazio adeguato. E questo non
è troppo difficile, bastando
aprirgli i locali del piano
di sopra, che consentirebbero di creare un po’ di
ambientazione e, soprattutto, di disporre in modo
più razionale gli oggetti
esposti, ora più o meno
ammucchiati. I locali sono
della Chiesa Valdese. Le
si può chiedere questo contributo?
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Sindone: chi deve
portare le prove
Nella cronaca del dibattito di Pinerolo sul film
« Il mistero della Sindone » (Eco-Luce 28/3), Paolo
Gay lamenta che il confronto non sia stato portato « sul piano della fede
e del senso che può avere
il venerare una reliquia
del genere », come avrebbe
voluto don Morero. Spero
mi sia consen ti to_ di aggiungere qualche nota personale sulla serata, vista
dal tavolo degli « oratori ».
1. Sul film (proiettato
purtroppo per 4 mesi alle
scolaresche di Torino) è
meglio calare in tutta fretta il sipario: profondamente diseducativo per i
molti falsi storici e gli anacronismi, oscilla fra la recita parrocchiale, il film
dell’orrore (torture e sangue!) e il reportage giornalistico. Se non proprio
commissionato, è stato evidentemente realizzato con
la consulenza del « Centro
di sindonologia » torinese,
che ne porta quindi parte
della responsabilità.
2. Come clou della serata
era prevista la relazione
del prof. Tamburelli della
Università di Torino che
avrebbe dovuto spiegare al
pubblico la sua ultima
grande scoperta: una moneta sull’occhio, consuetudine ebraica (secondo lui)
che sarebbe poi caduta in
disuso dopo il 1° secolo.
Ma l’illustre sindonologo
ha rinunciato alla sua esposizione parlando genericamente non più di 3 minuti.
E’ difficile non collegare
questa sua sorprendente
rinuncia alla presenza tra
il pubblico di un competente, don Gramaglia, docente al Seminario di Torino, che avrà infatti buon
gioco, nel corso del dibattito, a smontare la sua tesi
dimostrando — fonti alla
mano — che l’uso di mettere una moneta sugli occhi del cadavere è confermato solo per i russi del
1600 (sic!) e non certo per
gli ebrei del 1° secolo! Dimostrazione della scarsa
serietà scientifica di certe
« prove » a favore dell’autenticità della. Sindone!
3. Quanto al discorso di
fede, vi era un ultimo punto nel mio intervento che
la tirannia del tempo mi
ha impedito di svolgere:
— Ogni volta che la chiesa romana rispolvera una
delle sue « reliquie », il faticoso cammino dell’ecumenismo fa un passo indietro, lo si voglia o no.
— Nessun discorso di fede è possibile davanti alla
Sindone, perché la « passione » che suscita è la dimostrazione più evidente
della non fede di tanta parte del popolo « cristiano ».
Chi ha fede nel Cristo risorto non ha bisogno di
lenzuoli funebri! Diceva
bene Paolo Ricca: « Questa religione da cimitero
che cerca ed espone croci.
chiodi, tuniche e lenzuoli
non ha niente in comune
con la chiesa e la fede di
Gesù, anche se parla di Gesù e lo vuole onorare. Sono tutte cose ignorate dai
primi cristiani e inventate
più tardi quando la fede
vacillò e venne meno e la
presenza del Cristo risorto
non fu più l’esperienza fondamentale e costitutiva della chiesa... Dove c’è Gesù
risorto non ci sono reliquie! » (Eco-Luce, 25-ll-’74).
— Non abbiamo bisogno
di immagini di Cristo, fossero pure « autentiche »,
perché l’unica vera immagine di Cristo è l'uomo,
sono quei « minimi fratelli » al servizio dei quali
Gesù ci rinvia nella parabola del giudizio di Matteo
25. Nicola da Dresda, il
grande teologo della Riforma hussita del ’400 vicinissimo ai valdesi, scriveva: « L’immagine di Dio
non è dipinta in oro ma
raffigurata negli uomini.
Moneta di Cesare è Toro,
moneta di Dio è l’uomo ».
Quando don Morero dice: « lasciamo la Sindone
e raccogliamoci attorno al
Vangelo », ci troviamo d’accordo, ma sono parole ambigue provenendo dall’esponente di una chiesa che
ha ampiamente utilizzato e
utilizza il richiamo equivoco di questa « reliquia »,
sfruttandone abilmente il
fascino del mistero e le potenzialità religiose a profitto dell’istituzione. Don
Coero Sorga, direttore del
« Centro di sindonologia »,
è molto esplicito: « Il mistero non sarà mai chiarito, perché solo così se ne
continuerà a parlare. Per
me. Cristo lo ha fatto apposta... » (1).
Certo, « nessuna soluzione c nessuna prova inconfutabile è risultata uscire
dal dibattito » — dice Paolo Gay. In realtà alcuni
studiosi hrnno ormai dimostrato con quale tecnica
un abile falsario orientale
può aver prodotto a caldo
le immagini della Sindone
(G. Ashe, Delfino Pesce).
Sono ora i sostenitori che
devono dimostrare che la
Sindone non può essere
stata falsificata. Banco di
prova della loro serietà
rimane ancora l’autorizzazione alla famosa prova
del carbonio 14, finora rifiutata con pretesti.
Ma la situazione dei sostenitori — contro tutte le
voci fatte circolare ad arte — è oggi meno favorevole di quella che poteva
apparire qualche anno fa,
perché molte presunte
« prove » (la tridimensionalità, i pollini ecc.) si sono rivelate inconsistenti e
sono state accantonate.
Carlo Papini
(1) Pino Aprile, E’ una statua riscaldata la "fotografia" di
Gesù?, « Oggi », maggio 1979.
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8
m::
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CRONACA DELLE VALLI
18 aprile 1980
SPIGOLATURE VALDESI
Alessandro Croni di Costigliole
Le libertà godute dai vàidesi durante i tre lustri di
occupazione napoleonica erano decadute col ritorno
di Vittorio Emanuele I dall’esilio in Sardegna: infatti, con editto del 21 maggio 1814, il monarca ordinava che ogni cosa.dovesse essere reintegrata « sul
piede in cui era prima dell’epoca della Rivoluzione s.
La « Restaurazione », col
ristabilimento in Piemonte
dell’assolutismo monarchico dei Savoia, significava
per i valdesi il ripristino
di tutti gli antichi editti repressivi, la restituzione dei
beni ecclesiastici già di
proprietà delle parrocchie
cattoliche e assegnati alla
Tavola valdese dal governo
repubblicano, la chiusura
dei templi costruiti fuori
dai limiti imposti al ghetto valdese.
Mentre la Restaurazione
avanzava e dilagava nelle
Valli e gli zelanti magistrati subalterni andavano a
gara nella pubblicazione
di richiami al regime antico, arrivava a Pinerolo
l’Intendente Alessandro
Grotti di Costigliole, uomo
liberale ed umano.
Della bontà d’animo del
nuovo intendente, dovette
tosto accorgersi il moderatore Peyran, quando, il 25
novembre 1814, gli venne
recapitata l’ingixmzione ufficiale di far chiudere i
templi costruiti fuori dai
limiti fissati: in calce al
documento, l’intendente
scriveva di suo pugno ima
nota con la quale informava il moderatore che l’ingiunzione ministeriale gli
era pervenuta il 3 ottobre
(era quindi stata tenuta in
sospeso quasi due mesi) e
dava una serie di informa¿ zioni confidenziali circa la
^'esecuzione del provvedimento.
Un breve periodo di relativa calma (dal 1“ marzo
al ,18 giugno 1815) si ebbe
ancora alle Valli durante
l’eflìmero «regno dei cento giorni», quando Napoleone, partito dall’isola di
Elba, dov’era relegato, ten' tò la riconquista del suo
impero; ma la disfatta di
Waterloo segnò la fine del
condottiero.
Della situazione contingente non mancarono di
approfittare i consiglieri
clericali del re, dipingendo
i valdesi come insolitamente lieti del ritorno alla ribalta di Napoleone. Il re
si rammaricò di questo con
l’intendente Grotti; ma il
nobile funzionario, rassicurato il re e offertosi mallevadore della fedeltà dei
valdesi, si preoccupò di
metterli in guardia contro
le trame clericali, informando un notabile delle
Valli, il quale scriveva fra
l’altro al moderatore: « Sa
Majesté lui a dit (al conte
Grotti) que l’on lui avait
rapportò que notre population était gaie et ne
faisait que rire depuis le
retour de Napoiéon... ».
È assai probabile che
l’intendente abbia interposto i suoi buoni uffici anche per un amichevole
componimento della vertenza relativa alla restituzione dei beni alle parrocchie cattoliche. Infatti,
quando il 12 luglio 1815,
Giovanni Paris, vice-intendente, citò a comparire dinanzi a sé pastori e curati, venne in poco tempo
raggiunta un’intesa, benché
i curati reclamassero, oltre naturalmente alla restituzione dei beni, anche un
indennizzo per le rendite
arretrate.
La Restaurazione ebbe,
fra l’altro, l’effetto di privare i pastori di qualsiasi
rendita per cui, ormai carichi di debiti, essi inoltrarono a varie riprese delle
suppliche al re per ottenere qualche aiuto; anche in
questo frangente, il conte
Grotti si dimostrò sempre
pronto ad appoggiare le loro richieste.
Da quanto detto in precedenza, si può arguire che,
durante i primi anni di restaurazione. la condizione
di inferiorità giuridica nella quale erano ripiombati
i valdesi, era resa meno
intollerabile dal tatto squisitamente riguardoso del
nobile funzionario, che rimase intendente a Pinerolo
fino al 1819. quando venne
promosso intendente generale a Nizza. La sua lettera
di commiato dal popolo
CATTOLICESIMO LOCALE
La Comunità di Base
di fronte al funerale
« Tempi di Fraternità » il
mensile delle Comunità di
Base pubblica una interessante intervista ad una sorella della Comunità di Base di Pinerolo in occasione
del funerale di una bambina.
L’intervista ci pare una
significativa testimonianza
dell’evoluzione della comunità. (n.d.r.)
— Cosa avete fatto concretamente?
di.« salvare un’anima » con
la preghiera, ma di ricordarci con fede che siamo
salvi per la sola grazia del
Signore. Dobbiamo poi annunciare il cuore del messaggio evangelico: Gesù è
risorto e noi, per questo,
risorgeremo. Questo è vero per tutti, per un adulto, e per un bambino. Il
suffragio ci pare un po’ un
volerci salvare con le nostre preghiere.
— Abbiamo semplicemente ciclostilato una riflessione biblica e una preghiera comunitaria preparata in casa dei genitori.
Attorno alla tomba di Alice abbiamo dato a tutti il
foglio per unirsi alla riflessione comunitaria.
— Perché non portate il
defunto in chiesa?
— Avete avuto difficoltà
da parte della chiesa ufficiale a fare questo?
— Nessuna in questo caso. E’ pacifico, che la comimità di base gestisce in
proprio questi momenti di
fede.
— Ho notato che nella
vòstra liturgia non esiste
la preghiera di suffragio,
ma essa è rivolta al solo
annuncio della bontà di
Dio. Perché?
valdese, angariato dalla
legge, ma da lui sempre
benvoluto, diretta al moderatore Peyran, ne rivela
la nobiltà d’animo:
« G’est au moment que je
m’y attendais le moins que
je dois m’éloigner d’une
Province qui me sera toujours chère. Il m’est bien
pénible, Mr., de devoir
vous faire des adieux que
je ne fais qu’avec des larmes aux yeux. Agréez en
rriême temps ma vive reconnaisance de tout ce que
vous avez fait pour moi et
pour le maintien de l’union
et de la paix dans les Vallées. Je raidrai un juste
témoignage au Souverain
Auguste qui nous gouverne
de votre soumission et de
votre fidélité. Je ferai toujours des voeux pour votre bonheur. Puisse le Dieu
de bonté répandre sur cette Province ses bénédictions; je lui en demande de
toutes particulières pour
les Vallées. Soyez je vous
prie, Mr. le Modérateur,
mon interprête auprès de
vos confrères... Dites bien...
que même au delà des
monts, votre Intendant ne
cessera point de faire des
voeux pour votre bonheur ».
Prima di partire per la
sua nuova residenza, il conte Grotti si intrattenne col
re per più di tre quarti
d’ora intorno ai valdesi; li
raccomandò pure al suo
successore cav. Giovanni
Gaccia e pregò l’ambasciatore di Prussia a Torino,
già affezionato protettore
dei valdesi, di fare di quando in quando qualche visita alle Valli « per tenervi
in soggezione i loro avversari ».
Il nome del conte Alessandro Grotti di Gostigliole resti quindi scritto a caratteri d’oro nel libro della
riconoscenza dei valdesi.
Guido Baret
Doni CIOV
NEL MESE DI GENNAIO
PER ASILO SAN GERMANO
L. 3.000: Falchi Velia, Genova.
L. 246.553: Miss J. Montaldo,
U.S.A.
L. 500.000: in mem. Umberto
Godino, la famiglia, Prarostino.
L. 5.000: Canale Aldo, Ivrea;
Cristoforo Emilio; Peretta Carolina.
NEL MESE DI FEBBRAIO
PER OSPEDALE POMARETTO
L. 6.000: Schenone Federico
e Emma, Genova.
L. 10.000: Boudier Caterina
V. Long e Remo, Pinerolo; in
mem. Talmon Enrico, la moglie;
Annalisa, ricord, onde Armand
e la cugina Alma, S. Germano;
Bertarione Bice, Ivrea; Roncaglione Bruno; Roncaglione Carlo; Silvio Long, Viganello (Sv);
Pons Emilia; Fornerone Silvano
e Rina; Famiglia Sibille.
L. 12.000: Com. S. Secondo,
in occasione doni In natura.
L. 15.000: Schellembaum Irma, Genova; Biglione Eunice.
L. 20.000: Breuza Irma, Pinerolo; Gardiol Jolanda e Carlo;
Vanda e Gino Long, S. Germano.
L. 25.000: Giuseppe e Igina
Bruera, Torino.
L. 4O.O0O: In mem. Cardon
Davide L.T.P., Pinerolo.
L. 50.000: Perrona Emilio, Genova; Unione Femm. Valdese
Sanremo e Alessio; Mansuino,
in mem. cugino Grill.
L. 93.383: GAW - Hauptgruppe, Württemberg.
L. 100.000: In mem. Arturo
Grill, Perini Lena e fam., Moncalieri.
L. 150.000': Lega Femminile
Valdese, Milano.
L. 5.000: Lilia Malacrida, Co
mo.
L. 8.000: Simone e Maurice
Hamonneau.
L. 10.000: Maurino Elsa, Porosa Argentina; Bruno, Loredana,
Daniela, Marinella e Monica, S.
Germano; Long Fanny.
L. 15.000: Martinat Monnet
Cesarina, San Germano.
L, 20.000; Vicino Roberto, San
Secondo; Ribet Alma, Pomaretto; Peyronel Ely, Pramollo; Tron
Silvia, Perrero; Odetti Teresa,
Pinerolo; Beux Enrico e Sig.ra,
San Germano; Rivorrà Lidia e
Albertina.
L. 25.C>D0: Fam. Tron Giulio,
Prali; Gardiol Emilio, San Secondo; Tron Ester, Pomaretto;
Rostagno Ida, San Secondo.
L. 30,000: Heritier Carolina
Adelaide, Villaretto; Bleynat Oreste e sig.ra. San Germano; la
sorella e i nipoti, in mem. di
G'iaiero Elena.
L. 50.000: Amore Bertalotto,
Perosa Argentina; Gaydou Clementina, Prarostino; Tron Giulia,
Inverso Pinasca; i colleghi di
Fernando in mem. di Chiavia
Maddalena.
L. 533.000; Impiegati, operai
FIAT Meccanica, Villar Perosa.
Shopping moda
LEVIS - FIORUCCI - LACOSTE - ROBE di KAPPA
ABITI - IMPERMEABILI
CAPPOTTI da UOMO e DONNA
Via Nazionale, 76 - VILLAR PEROSA
— Per noi non si tratta
di fare «suffragio», cioè
— Prima di tutto perché
non abbiamo una chiesa,
ma poi anche perché non
ne vediamo la necessità e
l’utilità. Non è forse possibile un momento di annuncio, semplice, tutto incentrato sulla Parola di
Gesù, proprio là dove si
seppellisce il fratello o la
sorella che sono morti? Il
tempio materiale non è un
gran problema. Poi, sovente, nella chiesa edificio dovremmo sorbirci una liturgia già tutta confezionata
e prestabilita. Questa forma ci sembra più rispondente alle esigenze di predicazioné del messaggio di
Gesù. Anche qui dobbiamo sempre cercare le strade più utili per predicare
il- vrangelo.
DITTA
Ferraretto Franco
Tel. 840.754 - Dubbione di Pinasca
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CHIOTTI
Riprenderanno i lavori
per la strada di Villasecca?
Non si possono più contare le riunioni fatte per
decidere dove, quando e
come fare la ormai leggendaria strada che dovrebbe
congiungere Villasecca con
la Provinciale che passa
per Chiotti.
Il 1° aprile si è tenuta a
Chiotti una riunione, in cui
si è notato che dopo i primi lavori di sbancamento
si è avuta la sorpresa di
trovarsi di fronte ad un
terreno di natura tale da
non garantire alcuna sicurezza se si costruisse la
strada così com’è stata progettata. Tutti erano convinti fino ad allora che poco sotto la crosta terrosa
vi fosse roccia. Ma roccia
non c’è, né è prevedibile
a quale profondità possa
esservene, a meno che non
si facciano dei sondaggi di
terreno, ma per questi
mancano i fondi. Si è quindi deciso di rifare interamente il progetto facendo
un esame preciso e puntuale del terreno tenendo
presente globalmente tutti
i criteri ed i suggerimenti
scientifici per garantire la
massima sicurezza di stabilità alla strada, l’incolumità personale e quella
delle case degli abitanti a
valle della strada stessa.
Una prima ed indispensabile variazione al progetto è quella di ridurre la
larghezza della strada a
mt. 3.50 sistemando 'delle
piazzuole di svincolo per
il traffico automobilistico.
Anche il problema della
stabilità del traliccio ad alta tensione dell’ENEL è
stato affrontato impegnandosi la ditta appaltatrice
dei lavori a procedere subito ad un’opera di contenimento appena dopo Pasqua, sempreché il direttore dei lavori ne predisponga un progetto di consolidamento.
Le dichiarazioni fatte
apertamente in questa riunione sono state: il geom.
Viglielmo consegnerà il
nuovo progetto della strada a fine aprile, la ditta
appaltatrice inizierà i lavori il 5 maggio.
Nell’attesa di un sollecito inizio dei lavori, agli
abitanti di Villasecca non
resta che sperare. Intanto
i deboli pagano: la teleferica, unico mezzo per trasportare merce, è andata
distrutta.
A.R.
Per il lavoro
agli
handicappati
La Lega Nazionale per il
lavoro degli handicappati
promuove una raccolta di
firme per una legge di iniziativa popolare che prevede il collocamento obbligatorio degli handicappati.
Infatti l’attuale normativa (Legge 428 del 1968)
non garantisce sufficientemente l’inserimento lavorativo degli handicappati,
anche per la scarsa volontà dimostrata da imprenditori ed enti pubblici di
applicarla. I primi infatti
assumono molto raramente lavoratori handicappati
e quando lo fanno, è spesso
per una pressione dei sindacati. I secondi non fanno molto per adeguare i
mezzi di trasporto pubblico, le strade, alle esigenze
di un handicappato. In
qualche caso infatti, handicappati che hanno trovato un lavoro, sono obbligati a rinunciarvi per la
impossibilità di salire su
un pullman o sul tram per
recarsi al lavoro!
Si può sottoscrivere la
proposta di legge presso le
Segreterie dei Comuni.
Per informazioni ci si
può rivolgere al Gruppo di
base per i diritti degli handicappati - via dei Rochis
3 - Pinerolo.
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ed estere
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ì
9
P
18 aprile 198C
CRONACA DELLE VALLI
ASSOCIAZIONE DEI VALDESI IN GERMANIA
Nuovo presidente
L’Associazione dei Valdesi di
Germania (« Deutsche Waldenser Vereinigung ») ha un nuovo
presidente che è stato nominato
nel corso di un culto la Domenica delle Palme. Si tratta di
August Grefe, pastore della colonia valdese di Waldensberg,
presso Francoforte. Grefe succede al past. Schofer, di Pforzheim, scomparso il dicembre
scorso, il quale ha svolto per
anni un’intensa attività nel quadro dello sviluppo dei contatti e
delle esperienze tra i valdesi al
di qua e al di là delle Alpi. In
questi giorni il past. Grefe è in
Italia, alle Valli, alloggiato presso la Foresteria di Torre Pellice.
Egli guida un gruppo di una cinquantina di tedeschi di Nordhausen, vicino a Heilbronn, che
per la prima volta visitano località valdesi italiane. Nel corso
della loro permanenza il gruppo
intende visitare Agape, la Scuola Latina di Pomaretto, la Val
d’Angrogna con i suoi luoghi
storici e i villaggi d’origine della
colonia: Mentoulles e Usseaux.
Storicamente l’insediamento valdese di Nordhausen trae anch’esso origine dalla colonia valdese di Waldensberg: nel 1699,
circa 200 valdesi si staccarono
dalla colonia di Waldensberg e
fondarono la nuova colonia di
Nordhausen. Interessante notare
che solo ultimamente i valdesi
di Nordhausen hanno ristabilito
dei contatti con le Valli italiane
da cui, secoli orsono, dovettero
partire sotto la sferza della si
stematica persecuzione operata
nei confronti dei loro avi.
Particolarmente significativo
quindi, anche sotto il profilo storico, questo viaggio da cui si
spera derivi un rafforzamento
dei contatti e delle esperienze tra
due realtà così, lontane ma vicine nella stessa scelta di fede.
Nelle vacanze di Pasqua, numerosi gruppi di amici tedeschi
hanno trascorso alcuni giorni alle Valli; tra questi, in particolare, ricordiamo il gruppo di Pinache (nel Baden-Wuerttemberg)
guidato dal giovane pastore
Eckaerd e signora, composto da
una cinquantina di valdesi tedeschi (tra questi comparivano i
nomi: Mondon, Roux, Talmon,
Vinçon, Richiardone, Gilles,
Charrier) provenienti anche da
Gross-Villars e Serres. La comitiva è giunta su di un bus su cui
campeggiava una', grande scrittoi,:
«Waldenser Plotter» (Flotta
valdese) e lo stemma valdese.
Si tratta di uno dei numerosi
pullman di una società d’autotrasporti che ha sede a Pinache.
I soci dell’impresa, essendo tutti valdesi, hanno pensato di caratterizzare i loro bus con la
iscrizione che dicevamo. Il gruppo di Pinache, contrariamente a
quello di Nordhausen, è spesso
venuto alle Valli Valdesi. Generalmente esso alloggia presso il
Convitto Valdese di Villar Perosa nel quadro dei contatti che
sviluppò il past. Geymet, oggi
curati dal past. Pons. g.p.
ANGROGNA
Un buon numero di anziani,
originari o abitanti di Angrogna,
ha partecipato al tradizionale
incontro primaverile che si è
svolto nella Sala Unionista domenica scorsa. L’Unione Femminile
per l’occasione ha presentato un
programma di canti e letture bibliche ed ha organizzato anche
il trasporto per coloro che risiedono al Rifugio Carlo Alberto o
all’Asilo Valdese di Luserna San
Giovanni. Per tutti è stata un’occasione lieta d’incontro conclusa con un apprezzato rinfresco.
• Domenica 20, con inizio alle
ore 10 presso il tempio del Capoluogo, si svolgerà l’assemblea di
chiesa per la nomina dei deputati
alla Conferenza Distrettuale e al
Sinodo e per approvare il versamento preventivo alla cassa centrale per il 1981.
BIBIANA
Ricerche
ecumeniche
A Famolasco, presso Bibiana,
domenica 29 marzo, ha avuto luogo la terza riunione di studio
biblico ecumenico vertente sugli
Atti degli apostoli.
Presiedeva il parroco di Bagnolo don Giraudi; dopo una preghiera si è letto il cap. 3 degli
Atti, concernente la guarigione
dello zoppo e la predicazione del
ravvedimento. Don Giraudi ha
dapprima spiegato i significati
della conversione: volgersi verso
qualcuno e andargli incontro,
cambiare modo di pensare e
prendere coscienza dei propri
peccati. Ogni conversione implica
un cambiamento di condotta e
non è possibile se non c’è un incontro con Dio. I partecipanti,
suddivisi in gruppi, hanno poi discusso sui seguenti temi: 1) Confronto fra la nostra idea di conversione e quella espressa nel
cap. 3 degli Atti; 2) Gli uomini
possono cambiare se non cambiano le strutture?; 3) Cos’è per noi
la conversione? Che posto ha
nella nostra vita?
Dal confronto delle opinioni è
risultato che, siccome la conversione ha il duplice aspetto di
scelta e di tentativo di agire conformemente a questa scelta, essa
è istantanea e continuativa nel
tempo.
L’impressione di chi ha partecipato per la prima volta a questo incontro è stata nettamente
positiva e vivificante.
E. B.
TORRE PELLICE
Una Assemblea di Chiesa non
molta numerosa ha eletto il 13
aprile i fratelli M. Tamietti e F.
Sappé come deputati al Sinodo;
per la Conferenza Distrettuale
sono stati eletti F. Taglierò, J.J.
Peyronel e I. Benech. Infine L.
Eynard e G. Mourglia saranno i
revisori dei conti per il 1980.
Negli intervalli tra le votazioni è stata data comunicazione
di un documento che esprime il
parere di un gruppo di studio
in merito ai rapporti tra Battisti,
Metodisti e Valdesi. L’approfondimento di questo argomento è
stato fatto nella riunione del
Gruppo Giovanile aperta a tutti
i membri della comunità. Questo tipo di riunione, che vuole
essere un momento di confronto dei giovani con gli altri membri di Chiesa, avrà scadenza
mensile.
• Sabato 19 alle ore 20.45
presso il salone del Convitto il
Gruppo Teatro Giovane presenterà l’atto unico « State calmi,
non è successo niente ». Si tratta di un lavoro teatrale sul tema deH’inquinamento e della
energia nucleare, preparato in
parte dagli attori stessi. Questo
gruppo è composto da catecumeni di Torre Pellice e di Luserna
S. Giovanni ed ha già presentato
il suo lavoro con discreto successo alla sala Albarin.
• La Pilodrammatica giovanile,
che ha rivisto il copione di «2003,
guardiamoci indietro » tenendo
conto delle proposte e del contributo del pubblico intervenuto
alle precedenti rappresentazioni,
si recherà domenica 20 a Rorà
per presentare a quella comunità il frutto della sua ricerca.
• I bambini delle Scuole Domenicali del Centro, degli Appiotti e dei Coppieri si incontreranno domenica 20 a Torre Pellice
con i loro coetanei di Angrogna
per la annuale Festa di Canto.
Il programma prevede il culto al
mattino con la comunità, pranzo
al sacco e gita alla Gianavella
(tempo permettendo).
• Lo studio biblico ha luogo
il mercoledì e il sabato alle ore
18. Nel primo incontro, a cui
hanno partecipato una trentina
di persone è stato deciso di affrontare lo studio dell’Apocalisse.
• Domenica 20 alle ore 15.30
Tavola rotonda alla casa unionista su: « Maria nella fede cristiana », con la partecipazione del
past. Sonelli e di padre Laconi.
Vista l’attualità e l’importanza
dell’argomento trattato è augurabile una numerosa partecipazione di pubblico. L’iniziativa è
presa in comune con la parrocchia cattolica di Torre Pellice.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Venerdì sera, 18 c.m. alle ore
20.30 il Concistoro è convocato
per la seduta ordinaria mensile.
Data l’importanza dei problemi
alTordine del giorno tutti i responsabili sono invitati ad essere
presenti.
• La comunità esprime i sensi di simpatia e di affetto ai familiari di Ferdinando Comba deceduto all’ospedale all’età di anni 69.
Lo scomparso era ospite dell’Asilo Valdese ed i funerali hanno avuto luogo lunedì pomeriggio, 14 aprile.
POMARETTO
E’ venuto ad allietare i suoi
genitori Federico di Rinaldi Carlo e Rostan Marilena. Al neonato ed ai genitori gli auguri fervidi della comunità tutta.
• Sabato 12 aprile ha avuto
luogo il funerale del nostro fratello Lageard Ettore di anni 32,
deceduto in modo tragico nella
sua abitazione di Inverso Rinasca fraz. Paiola. Ai genitori ed
ai parenti la simpatia cristiana
della comunità tutta.
• Nell’assemblea di chiesa tenutasi il 13 aprile, la comunità
di Pomaretto ha nominato i suoi
delegati per il Sinodo e per la
Conferenza distrettuale. Sono
stati designati a rappresentarla:
— Alla conferenza distrettuale:
Tron Anita, Revel Paola, Di
Gennaro Anna ; supplenti :
Rostan Viola, Long Renato,
Rostagno Arturo.
— Al Sinodo : Marchetti Silvana, Longo Adriano; supplenti: Baret Guido, Rostagno Arturo.
L’assemblea ha altresì, preso
visione ed approvato raccordo
di base tra le chiese cristiane
evangeliche di Avellino, Napoli,
Berlingeri, Torre del Greco e
Valle, e le chiese evangeliche
Valdesi e Metodiste.
• Ricordiamo la prossima assemblea di Chiesa che avrà luogo domenica 27 aprile alle ore
10 nel tempio con il seguente ordine del giorno: Relazione finanziaria annua (1979) - Impegno
cassa culto per il 1980 - Preventivo di spese per l’anno 1980 Impegno per la cassa culto anno 1981.
PRAMOLLO
VILLASECCA
• Nella silenziosa sofferenza
di questi ultimi anni Caterina
Maddalena Ferrerò ved. Peyrot
ha concluso la sua esistenza terrena all’età di 85 anni. La Parola della resurrezione e della vita
sia il fondamento ed il riferimento di ogni nostra consolazione
cristiana.
• Ricordiamo le seguenti date :
1) Domenica 20 aprile, ore 14,
riunione del Concistoro. O.d.g. :
discussione della Relazione morale 1979. Varie.
2) Sabato 26 aprile, a partire
dalle ore 14, colloquio di fine anno coi catecumeni di I e III anno alla presenza del Concistoro.
3) Domenica 27, ore 10, Assemblea di chiesa: a) di?cussione
Relazione morale 1979; b) elezione 2 deputati alia Conferenza
distrettuale, 1 deputato al Sinodo. Varie.
E’ necessario consultare in
precedenza le persone che si vogliono eleggere..
ROR A’
Domenica 20, alle ore 21, nella
sala delle attività, il Gruppo filodrammatico di Torre Pellice presenterà « 2003 guardiamoci indietro »; dopo la rappresentazione seguirà una libera discussione. A tutti rivolgiamo un caloroso invito.
• La stessa domenica 20, i
bambini della nostra scuola domenicale si recheranno a Bobbio
Pellice dove trascorreranno la
giornata insieme alle scuole domenicali di Bobbio e Luserna S.
Giovanni.
• Lunedì 21, incontro del Concistoro con il vicemoderatore
past. Alberto Taccia alle ore 21.
• Martedì 22 riunione quartìerale alle Fucine alle ore 20.30.
• Quest’anno un solo catecumeno ha confermato la propria
fede in Dio ed è stato accolto
quale nuovo membro nella nostra comunità: il giovane Marco Peyronel, a cui tutti rivolgiamo l’augurio più sincero affinché possa sempre mantenere fede alla promessa fatta e continuare a portare il suo valido
contributo nelle varie attività
della chiesa, come già sta facendo con la Scuola Domenicale.
• Ringraziamo di cuore i pastori E. Micol e P. Marauda che
in più occasioni sono stati in
mezzo a noi per rivolgerci il loro gradito messaggio nel corso
di culti e riunioni quartierali e
il fratello Ugo Zeni che ha tenuto la predicazione nel corso del
culto del giovedì sera, incentrata
sul significato della Santa Cena
e ha pure presieduto il culto di
domenica 13 aprile, giornata dedicata alla Facoltà di Teologia.
• Ricordiamo l’assemblea di
chiesa, convocata per la domenica 4 maggio, a cui' tutti dovrebbero partecipare.
VILLAR PEROSA
Domenica 13 corr. m. si sono
svolti i funerali del fratello Griset Aldo, deceduto a Piano Maurino (Inverso Rinasca) all’età di
66 anni. Alla moglie, al figlio, ed
a tutti i parenti esprimiamo la
nostra simpatia cristiana.
____________VAL PELLICE
Ancora
sui Mormoni
Ho letto con interesse l’articolo di G. Platone « 2 giovani distinti » come lessi con interesse
alcuni anni fa il n. 63 di « Attualità protestante » scritto dal collega Ermanno Rostan « Chi sono
i mormoni » e vorrei fare alcune precisazioni in base alla mia
esperienza.
La prima è questa: forse non
è una coincidenza fortuita che
quei « giovani distinti » siano
apparsi in Val Pellice. Sembra
che la storia... si ripeta! Quivi
« apparsero » circa 130 anni fa,
subito dopo l’Emancipazione, facendo proselitismo ed ottenendo
magri risultati — per fortuna!
— ad Angrogna e a San Germano, proseliti che — per ragioni
che non sto ad enumerare — si
imbarcarono o piuttosto furono
imbarcati per gli Stati Uniti. La
conversione di maggior rilievo
fu quella di Jean Daniel Malan
che fu nominato « elder » cioè
anziano e ricoprì detta carica per
molti anni.
Ora sembra che non vengano
per fare del proselitismo! Con
una certa cognizione di causa
affermo che la realtà è un’altra:
sono venuti e continuano a venire proprio nei paesi che consideriamo « cristiani » per fare
propaganda « di porta in porta », — come i testimoni di Geova —. Forse lo fanno in modo
meno aggressivo, ma pur sempre
in modo settario.
Una seconda precisazione riguarda T« auto finanziamento
della loro missione». Anzitutto
si tratta non di « missionari »
nel senso che sono giovani che
hanno seguito corsi speciali, teologici con il proposito di dedicare tutta la loro vita alToperà
« missionaria ». No. Sono giovani che saranno maestri, o impiegati o sarti ecc., sui vent’anni —
talvolta anche meno — che «danno» due anni come « diaconato »
cioè di servizio alla loro « missione ».
Le spese di viaggio, di affìtto
dei locali in cui vivono e del locale in cui svolgono la loro attività ecc. sono a carico della
Missione, mentre la loro famiglia
li « mantiene » nel periodo che
trascorrono qui a Lugano, come
a Milano ecc. Sono sobri, non
bevono né fumano, questo è vero, si presentano sempre con modi cortesi ma sono pur sempre,
a mio modesto avviso, sotto la
legge e non sotto, o per la grazia
del Dio rivelatosi in Gesù Cristo.
Storicamente — e concludo —
l’origine di questa « setta » è dovuta ad un plagio ed è provato
che le famose « tavolette d’oro »
non esistono e non sono mai
esistite.
S. Long
SAN SECONDO
Umberto Gardiol (Cavoretto) è
deceduto l’8 aprile all’ospedale
di Pomaretto dopo una lunga
malattia, all’età di 77 anni. Due
giorni dopo una numerosa folla
lo ha accompagnato al cimitero
di Prarostino. Ai figh ed a tutti
i familiari giunga il nostro pensiero solidale e fraterno.
• La decana della nostra comunità: Eugenia Rostagno Pascbetto compirà 98 anni il 21
aprile. Ci rallegriamo con la nostra Sorella per questo bel traguardo e anche per le buone condizioni di salute con cui lo raggiunge. Poiché l’Eco delle Valli
è il « suo » giornale, ci rallegriamo di poterle far giungere il
nostro augurio anche da queste
colonne.
• Dopo il culto di Pasqua è
stato trovato un anello nel tempio. Chi lo ha perso Io può ritirare presso il pastore.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
Si annuncia l’Assemblea di
Chiesa a Ferrerò per il giorno
20 aprile, inizio ore 10. AlTordine
del giorno l’esame della relazione annua e l’elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale
ed al Sinodo.
Stesso ordine del giorno per
l’Assemblea di Massello, convocata per domenica 27 aprile, alle
ore 11,____________________
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscale personale, della chiesa,
dell’azienda, a cui la fattura va intestata.
VENDESI vigneto - località Ramie di
Pomaretto. mq 590. Rivolgersi telef.
81273 - Pomaretto.
CERCASI persona per curare giardino e orto in Torre Pellice. Telefonare ore pasti 011/658267.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Bel6ore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
RINGRAZIAMENTO
I figli del compianto
Umberto Gardiol
deceduto VS aprile all’età di 77 anni
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro lutto e sono stati vicini al loro
Padre durante il periodo della sua malattia e in modo particolare il prof. Valerio Gai e tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
S. Secondo di Pinerolo, 10 aprile 1980
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10
10.
18 aprile 1980
A QUATTRO ANNI DAL GOLPE DEL GENERALE VIDELA Difficile reCUperO
Il regime disumano dell'Argentina
La circostanziata testimonianza di due profughi scampati dai campi di detenzione e un rapporto accuratamente controllato sulle condizioni di vita dei prigionieri, torture e sparizioni
Una conferenza, organizzata
dal Centro Giovanile Ebraico e
da Amnesty International, è servita per « celebrare » il quarto
anniversario del golpe argentino
del generale Jorge Videla. Una
celebrazione che certo al generale non sarebbe piaciuta, dato che
il punto centrale della serata era
costituito dalle testimonianze di
due a,rgentini scampati ai campi
di detenzione. Estrella e Arnaldo
facevano parte di queirincredibile numero di persone — valutato
dalle organizzazioni locali per i
diritti dell’uomo in più di 15.000
— cùe sono letteralmente scomparse in Argentina a partire dal
24 marzo 1976. Ma questi sono
fortunati; fanno parte di quei pò-,
chissimi che sono tornati a vivere, aiutati dalla mobilitazione
dell’opinione pubblica mondiale.
Estrella, in particolare, ha potuto raggiungere Madrid servendosi di una clausola della legge argentina che prevede — per alcune categorie di prigionieri politici — la possibilità di scegliere
tra esilio e carcere, purché il
viaggio sia pagato e un paese
straniero conceda il visto di entrata. Proprio a Torino è stata
raccolta la somma necessaria per
comperarle il biglietto d’aereo.
Rapiti e
scomparsi nei nulla
Il ruolo dell^URSS
Agghiacciante
rapporto sulla tortura
Questa situazione è descritta
anche in un rapporto, diffuso
quella sera stessa, sulle condizioni di vita degli argentini nei campi di detenzione. Il rapporto è
costituito dalle dichiarazioni rilasciate da altri due argentini
che sono miracolosamente riusciti a fuggire e che ora vogliono
denunciare al mondo le atrocità
viste e vissute. Le loro testimonianze sono state pubblicate da
Amnesty International dopo essere state accuratamente e limgamente controllate e confrontate con i dati già a disposizione
su questo argomento. Il quadro
che ne emerge è tremendo. I
campi sono attrezzati con « saie
operatorie » fornite di strumenti di tortura, del cui uso sono
esperti uomini dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica che
essi hanno visto al lavoro su se
stessi e sui loro compagni di detenzione. La tortura è praticata
all’inizio « solo per comprendersi » poi continuata per ore e giorni, alla presenza di un medico
che, controllando pressione sanguigna e riflessi, commenta: « Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, e la cosa continuerà indefi-i
nitamente». Quando non si aj^
proda al risultato voluto, si è
costretti ad assistere al trattamento cui vengono sottoposti
moglie, figli, parenti. Al termine
di tutto ciò, per la stragrande
maggioranza, c’è il « trasferimento », che significa « morte ». Secondo un testimone, il trasferimento, in alcuni casi, consiste
nell’essere sottoposti a iniezioni
di sedativi, per poi essere gettati in mare, svenuti ma vivi, da
un aereo che si libera così del
suo carico. È già capitato, infatti, che, al cambiare delle correnti atlantiche, si siano trovati sulla costa argentina cadaveri con
evidenti segni di tortura.
Come è stato detto in apertura di conferenza da Cesare Fogliano, presidente della sezione
italiana di Amnesty, non si può
rimanere indifferenti di fronte
a queste descrizioni, tanto più
che non ci si può neppure consolare pensando che sia un fenomeno circoscritto.
In tutto il mondo, in tutti i regimi, ci sono violazioni dei diritti umani; sembra che più la
civiltà avanza, più si diffondano i
modi di far tacere gli avversari,
di schiacciare i più deboli, quelli che hanno un altro colore o
un altro credo religioso, quelli
che meno hanno possibilità di difendersi.
Di fronte a questo non si può
limitarsi a discussioni teoriche:
significherebbe non mettere in
pratica il « fui in prigione e mi
visitaste » che tanto spesso citiamo e altrettanto spesso ci dimentichiamo di mettere in pratica.
Danielle Jouvenal
AMNESTY INTERNATIONAL - GRUPPO ITALIA 2
Contro la pena di morte
Per la mag^or parte degli altri scomparsi, invece, non c’è
modo di sapere alcunché: non risultano in alcun elenco ufficiale,
perché ufficialmente nessuno sa
nulla: non sono mai stati arrestati, né in seguito è stata formulata loro alcuna accusa. Vengono rapiti da squadre di militari che agiscono indisturbati perché in quel momento la polizia è
sempre occupata, guarda caso,
in un altro quartiere, anche se,
come nel caso di Arnaldo, il commissariato dista meno di cento
metri. Per questi, scomparsi, a
seguito delle pressioni di tutto
il mondo, il governo argentino
ha proposto un’ottima soluzione:
si è dichiarato disposto a rilasciare un certificato di morte presunta « affinché tutti i problemi
finanziari e familiari siano risolti facilmente ». Contro questo
comportamento i due argentini
hanno preso fermissima posizione. Sono decisi a portare nel
mondo notizie sulla realtà del
loro paese, sull’importanza che
ha, per tutti gli argentini scomparsi, la mobilitazione e quindi
la pressione dell’opinione mondiale, dei cui benefici effetti loro
stessi sono una vivente testimonianza.
Le donne evangeliche del
GRUPPO ITALIA 2 di AMNESTY
INTERNATIONAL invitano i fratelli in fede ad appoggiare la
campagna promossa da Amnesty
per l’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE NEL MONDO,
tramite la petizione che sarà presentata all’ONU in occasione del
VI CONGRESSO DELLE NAZIONI UNITE PER LA PREVENZIONE DEL CRIMINE E IL
TRATTAMENTO DEI CRIMINALI che avrà luogo a Caracas dal
25 agosto al 5 settembre 1980.
L'appoggio si concretizza in una
raccolta di firme non solo nell’ambito delle comunità evangeliche, ma anche tra conoscenti,
colleghi, amici coinvolgendo più
persone possibile. Un lavoro capillare di sensibilizzazione al
problema è attualmente quanto
mai necessario. Difatti, nonostante l’Italia sia uno dei paesi che
ha abolito la pena capitale (eccetto che nel codice militare per
specifici reati commessi in tempo di guerra), in questi ultimi
tempi una parte rilevante della
opinione pubblica è pericolosamente incline a credere che sia
necessario ripristinarla per combattere efficacemente contro il
terrorismo e la criminalità.
La petizione all'ONU
Noi sottoscritti,
ALLARMATI
per le esecuzioni di detenuti politici e comuni in molti
paesi
NELL’AFFERMARE
che la pena di morte è incompatibile con il diritto
alla vita e con U diritto a
non essere sottoposti a trattamenti crudeli, inumani o
degradanti
NELLA CONVINZIONE
che l’abolizione della pena
di morte in tutti i paesi rappresenterebbe un importante passo avanti nel rispetto
deUa persona umana da
parte dei governi
FACCIAMO APPELLO
alle Nazioni Unite ed ai suoi
Stati Membri affinché si
facciano promotori in tutti
i paesi del mondo dell’immediata e totale abolizione
della pena di morte.
Copie di questa petizione, con l'apposito spazio per raccogliere le -firme, in accordo con la Tavola Valdese sono state
inviate a tutte le chiese valdesi e metodiste e vanno pertanto
richieste ai pastori o presidenti dei consigli di chiesa.
La scheda pubblicata in questa
pagina fornisce alcuni dati trat
ti dal rapporto pubblicato da
Amnesty International « La pena
di morte » (edizioni Studio Tesi - L. 8.000), che in 432 pagine documenta le leggi è i metodi con
i quali uomini e donne sono
messi a morte in 134 paesi, prendendo in esame anche le esecuzioni extragiudiziarie definite
Ma non si sono limitati a questo: nella ferma volontà di denunciare il regime di Videla e
tutti coloro che lo sorreggono,
essi non hanno esitato a descrivere vicende intemazionali che
forse non a tutti erano note. Tra
lo stupore — e qualche protesta
— del pubblico, essi haimo accusato l’Unione Sovietica di appoggiare Videla. L’URSS, infatti, tenderebbe a fornirsi dall’Argentina,
invece che dagli USA, per le sue
importazioni di grano; e proprio
in un granaio vogliono trasformare il paese Videla e i grossi
proprietari terrieri che lo sostengono. A favore di questa tesi
gli argentini hanno anche portato la notizia che l'Unione Sovietica ha posto il suo veto ad una
richiesta, presentata all’ONU, di
indagare sulla repressione politica nel paese. Questa posizione è
stata condivisa dal partito comunista argentino, che già prima
del golpe auspicava un governo
« ci vico-militare ». Alle accese domande del pubblico i due argentini hanno risposto che dispiaceva loro, per le loro convinzioni,
di dover accusare il partito comunista, ma il loro attaccamento
al proprio paese e alla libertà li
rendeva pronti e decisi a denunciare tutti e chiunque aveva contribuito a trasformare l’Argentina nella situazione attuale.
SCHEDA
La pena dì morte nel mondo
Secondo il rapporto di
Amnesty, negli ultimi 10 anni :
— più di 7.500 persone sono
state condannate a morte
nel mondo;
— più di 5.000 sono state giustiziate ;
— oltre 2.000 condanne sono
state pronunciate in processi con implicazioni politiche. Le altre sono state
inflitte per crimini violenti o reati di tipo sessuale
od economico;
— le vittime di omicidi politici sono state oltre 500.000.
I metodi usati per le esecuzioni variano da paese a paese; impiccagione, ghigliottina,
sedia elettrica, camera a gas,
garrota, fucilazione. In nessun caso la morte è istantanea, ma è preceduta da momenti di orribile tortura.
Tra la sentenza e l’esecuzione possono passare anche
parecchi anni. L’attesa angosciosa procura spesso disturbi psichidi e mentali nei condannati determinando perfino
casi di suicidio. Il 20 aprile
1979, 494 persone — delle quali quasi la metà membri di
minoranze razziali — sostavano nel braccio della morte in
23 stati degli USA.
La posizione ufficiale delle
Nazioni Unite dice che è auspicabile un progressivo restringimento dei reati passibili di pena di morte in vista
di una totale abolizione (Risoluzione 32/61 delT8 dicembre 1977 dell’Assemblea Generale delle N.U.). Nonostante
l’orientamento delle Nazioni
Unite, molti paesi stanno aumentando il numero dei reati
punibili con la pena di morte.
Secondo i dati forniti da
Amnesty, aggiornati al maggio 1979, soltanto 18 paesi
hanno abolito completamente
la pena di morte: Austria,
Brasile, Columbia, Costa Rica, Danimarca, Rep. Dominicana, Equador, Figi, Finlandia, Rep. Federale Tedesca,
Honduras, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo,
Svezia, Uruguay, Venezuela.
7 paesi l’hanno abolita, ma
ia mantengono per specifici
reati commessi in tempo di
guerra: Canada, Italia, Malta, Olanda, Panama, Perù,
Spagna, Svizzera.
7 paesi non l’hanno abolita
ma non la applicano da diversi anni.
Nel 1977 Amnesty ha convocato a Stoccolma una Conferenza Intemazionale alla
quale hanno partecipato 200
delegati di 50 paesi. La « Dichiarazione di Stoccolma » ha
segnato l’inizio di un’azione
per mettere in discussione la
pena capitale.
(segue da pag. 5)
« scuola evangelica » invece che
di pastore e di chiesa, e che i
culti ispirati al risveglio non
sembravano, agli occhi degli italiani, espressioni di fede e momenti di adorazione. E suggerì
che ci si ispirasse da una parte
al valdismo medievale e. dall’altra alla Chiesa indivisa dei primi secoli dell’era cristiana, che
egli aveva scoperto nella sua formazione teologica vecchio-cattolica.
Certo, eravamo in un clima
culturale non segnato dalla secolarizzazione e dall’ateismo come oggi. Tuttavia la Riforma
non è una rifondazione culturale (come sembrano credere coloro che fanno derivare dalle
chiese una filosofia, una cultura, una serie di determinati comportamenti sociali, al limite una
determinata linea politica) ma
un’adesione alTevangelo da parte di uomini collocati in una determinata storia, dalla quale concretamente non possono prescindere. Altrimenti avviene che, dietro la giusta critica al cattolicesimo italiano, si nasconda una
opzione per linee politiche e
culturali non meno discutibili.
Siamo cioè di fronte al pericolo
del confessionalismo, che a mio
avviso è tutt’altro che superato,
e che si ripresenta ogni volta
che l’adesione alTevangelo viene
identificata con l’appartenenza
ad una confessione cristiana, con
la sua cultura, la sua politica,
il suo culto, da cui deriva poi
l’incapacità di vedere l’adesione
all’evangelo in altri contesti ecclesiali.
Ugo Janni fin dal 1904 esortò
la Chiesa valdese ad abbandonare « il nordico rigidismo » e a
ripensare la propria collocazione nel contesto religioso e culturale italiano. Certo, le sue proposte vanno ripensate perché il
contesto socio-culturale ed anche ecclesiale è cambiato. Ma a
mio avviso rimane valido l’invito a rifondare il protestantesimo
in Italia — sulla base dei tentativi di Riforma e di rinnovamento che si sono avuti nella storia
del nostro paese — in maniera
che all’uomo di cultura media
non appaia come estraneo ed incomprensibile.
Ecumenismo oggi
« omicidi commessi o tollerati
dai governi ».
Le petizioni firmate devono
giungere entro la metà di maggio
al GRUPPO ITALIA 2 di AMNESTY INTERNATIONAL, via Marianna Dionigi 57 - 00193 ROMA che fin da ora ringrazia quanti
vorranno collaborare.
Per questa via l’ecumenismo
sarebbe una caratteristica del
protestantesimo stesso nel suo
realizzarsi. Non si tratterebbe
dell’ecumenismo dei colloqui bilaterali che implica la mediazione e induce a dimenticare la reale dimensione del problema ecumenico come problema che coinvolge tutte le chiese cristiane —
come avviene nei rapporti che il
Vaticano stabilisce da parte sua
con le diverse confessioni cristiane, magari privilegiando i
rapporti con l’Ortodossia e con
la Chiesa anglicana.
Questo è possibile, perché da
noi non c’è solo il cattolicesimo
della Curia romana, ma anche
un cattolicesimo che si ispira alTevangelo: un cattolicesimo delle comunità di base che hanno
fatto propri non pochi elementi
della Riforma, ma che li vivono
in maniera autonoma, a partire
dalla loro esperienza e dalla loro cultura; ci sono preti in profonda crisi, la cui situazione non
è solo una questione clericale,
ma investe questioni di identità
cristiana, e come tale riguarda
ogni credente...
La proposta di Ugo Janni è da
collocare nel rapporto possibile
del protestantesimo italiano con
questa complessa realtà.
C. Milaneschi
TORINO
Donne e uomini nuovi
per un mondo di paco
Nel quadro dell’iniziativa del
Consiglio Regionale «Piemonte
per la pace, la distensione e la
difesa dei diritti dell’uomo »,
l’Associazione Italiana Donne
Medico, sez. piemontese, organizza un ciclo di incontri sul tema « Donne e Uomini nuovi per
un mondo di pace».
Gli incontri, che si terranno di
mercoledì alle ore 21 tra il 16
aprile e TU giugno in via Caboto 35, tratteranno argomenti di
psicologia, pedagogia, pediatria,
sociologia, ecc. Coordinatrice la
presidente, dott.ssa Jolanda Valerio De Carli.
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