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Anno 123 - n. 8
27 febbraio 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recamto nspedlre
«: casella postale - Torre Pellice
dalle vnlli vnlda«!
Un quadro di impressioni
Esiste uno scarto tra la realtà delle nostre chiese e l'immagine che
ne forniamo all esterno - I problemi del sud e delhammlnistrazlone
annuali tradizionali nella vita di un Mostre" (l’esecutivo che colleg? un StoS,
n 17 f’hÌ; ^ persone). Una di queste cade intorno
vliiJ « festa della libertà » in cui le chiese valdesi delle
Valli del Piemonte attendono la visita, o se si nreferisce il r‘rin
nc°^^att°sa ^ ^ questo difficile incarico. E quest’an
nc 1 attesa SI e saldata con il desiderio di cogliere, più da vicino
come il Moderatore Franco Giampiccoli — 52 anni, la moglie Danielle
^ (Jacqueline, Silvia, Anna), ex-direttore
di Agape, ex-direttcre di questo settimanale per un decennio e ner
l^ghi anni pastore valdese a Torino - ha^ vissutrS“« prfmï
cmque ^esi di moderatura senza mai aver avuto prima un'esperienza diretta nel lavoro della Tavola.
Tra i numerosi incontri che Giampiccoli ha avuto con le chiese riprendiamo qui i passaggi essenziali di un lungo "vis-à-vis” con
la popolazione di un quartiere nell’alta Val Pellice.
Le tue prime impressioni da
Moderatore?
« Ho subito incontrato molta
solidarietà per questo difficile e
appassionante incarico affidatomi dal Sinodo e molta attesa —
risponde, con calma, Giampiccoli —. Ma non dimentichiamo
il fatto che la Tavola è composta da sette persone, la nostra
è una responsabilità collegiale.
Non vorrei che ci fosse un eccesso di attesa nei confronti di
una sola persona anche perché
la soluzione dei nostri problemi
la dobbiamo cercare insieme.
Detto questo, non penso di evitare nessuna delle responsabilità affidatemi, voglio semplicemente collocare il mio ruolo
nell’ambito di un lavoro collettivo ».
Questa cornice delimita un
quadro ecclesiastico ricco di sfumature, problemi, interrogativi,
speranze...
Si tratta per te di un’esperienza di lavoro, queilo della Tavola, del tutto nuova.
« Certamente nuova lo è. Ho lo
svantaggio di una mancanza di
conoscenza di molti problemi,
situazioni, prospettive e su questo cerco di andare in profondità con l’aiuto dei colleghi. Dall’altra però — sorride Giampiccoli — ho il vantaggio di non
sentirmi direttamente responsabile di ciò che è avvenuto pri
« Nel quadro il primo problema che scorgo — continua Giampiccoli — è il rapporto, all’interno della vita delle nostre chiese, tra immagine e realtà. L’immagiitó valdese e metodista è
oggi, in Italia, enormemente più
grande dì quanto lo fosse anche solo vent’anni fa. Ma se
l’immagine si è ii^randita, non
si è ingrandita la nostra realtà
che rimane piccola. E non vorrei che fossimo tentati di curare più l’immagine della realtà.
Non è difficile oggi, con l’aiuto
dei mass media, ’’gonfiare” Timmagine della nostra realtà: su
questo punto ritengo che sia necessario raggiungere un nuovo
equilibrio. Un’altra questione
che mi pare importante sottolineare concerne il rapporto
Nord-Sud nella vita delle chiese. Chi è stato al Sinodo in questi ultimi anni — prosegue Giampiccoli — avrà notato che i no
stri fratelli del Sud esprimono
la persistente opinione di ’’essere trascurati” coltivando l’impressione che la maggioranza
dei pastori preferisca decisamente lavorare al Nord, sia alle Valli, sia nelle grandi città. Si tratta
qui di un’impressione che va
discussa con molta fraternità:
da Una parte è necessario guardarsi dalle generalizzazioni, dall’altra bisogna dare risposte
concrete a questo problema.
La terza questione che mi viene in mente, e sulla quale sarà
bene riflettere, riguarda il rapporto tra autonomia e dipendenza, dal pimto di vista economico e feianziario, delle nostre chiese. Sappiamo di essere
la diaspora meridionale dell’Europa protestante e non possiamo vivere privi di un intenso
legame con i fratelli e le sorelle
delle chiese d’oltralpe la cui
consistenza numerica e di mezzi
è enormemente superiore alla
nostra. Ma questa dipendenza,
se è comprensibile e giustificabile per iniziative straordinarie,
come per esempio la ricostruzione dell’Asilo dei Vecchi di San
Germano o l’ampliamento dell’Ospedale di Torre Pellice (per
le quali comunque le Valli hanno fatto e fanno sforzi notevolissimi), non è giustificabile per
ciò che concerne la normale
amministrazione della chiesa.
Credo, e certamente se lo aspettano anche i nostri fratelli all’estero, che per ciò che riguarda pagare i pastori, i diaconi,
l’amministrazione, i trasferimenti e via dicendo dobbiamo raggiungere l’autonomia finanziaria.
Un altro punto di grande at
II pastore Franco
Giampiccoli,
Moderatore della
Tavola Valdese,
in occasione
del Sinodo 1986
tualità riguarda il rapporto
chiesa-stato. E qui si tratta essenzialmente dell’applicazione
della legge 449/84 che ha ’’tradotto” l’Intesa che, come vaidesi e metodisti italiani, abbiamo raggiunto con lo stato. A
due anni e mezzo dalla sua promulgazione l’applicazione di questa legge è tuttora in alto mare... ».
Su questo punto "blocco” la
intervista perché quest’ultimo
argomento, da solo, riempirebbe tutte le pagine del giornale.
Ritorniamo alle impressioni e
ai viaggi che, ih questi primi
cinque mesi, sono stati numerosi.
Recentemente hai visitato
chiese in Sicilia e nelle Puglie:
cosa ne ricavi?
« Il Sud, per me, è stata una
scoperta appena iniziata; non
pretendo certo di conoscerlo, dopo due viaggi, anche se importanti. Ho visto gruppi e chiese
molto vivaci; penso per esempio — continua Giampiccoli —
all’entusiasmo con cui a Marsala e Trapani hanno accolto
l’idea di avere tra loro una donna pastore nel pieno delle sue
forze: Laura Leone di Torino.
Nelle Puglie, i gruppi di Grottaglie e Marino hanno ima fascia
d’età compresa più o meno tra
i 20 e 40 anni, proprio quel tipo di presenza che, al Nord,
generalmente manca. Sono in
genere rimasto colpito dalla forte percentuale di presenza ai
culti. Accanto alla possibilità di
compiere un grosso lavoro ho
colto anche una certa amarezza di fondo collegata all’anrica
discriminazione che grava sul
Sud e che è sentita presente anche nella chiesa. E credo che
dobbiamo sfatare questa impressione attraverso dei fatti significativi ».
UNA POSSIBILITÀ’ QUOTIDIANA
L’ultima domanda è su questo
’’giro” tra le chiese delie Valli
non ancora concluso. Anche qui
si tratta di prime impressioni...
ma, proprio perché non c’ero.
Ma al di là di questo le impressioni più forti, anzi le preoccupazioni maggiori le ho riguardo
al problema della sistemazione
del campo di lavoro. Qui è facile sbagliare. Si tratta di saper
trovare il posto giusto alla persona giusta, si tratta di tenere
presenti contemporaneamente
mille fattori importanti. E spesso è difficile ».
UEvangelo deWallegrezza
« Rallegratevi con me perché ho ritrovato la pecora che avevo
perduta» (Luca 15: 6).
Ma quali sono, oggi, i problemi più urgenti da affrontare, e
possibilmente risolvere, per la
vita delle nostre chiese?
« Più che dare risposte definitive o analisi approfondite vorrei rimanere — precisa Giampiccoli — nell’ambito di impressioni da verificare. Mi pare che
la cornice della vita e del lavoro delle nostre chiese sia, oggi, il problema della secolarizzazione. Come uomini di chiesa
siamo naturalmente portati a
tratteggiare solo negativamentè
il passaggio dal religioso al secolare, ritengo però che si debba fare i conti con la secolarizzazione — fenomeno che abbraccia l’intera Europa — anche nei
suoi aspetti positivi che pure
ci sono ».
Siamo troppo abituati a circoscrivere nel giorno di Natale
l’Evangelo della grande allegrezza, dimenticando che se c'è un
Evangelo esso riguarda tutti i
giorni della nostra vita e non solo nostra, ma di tutto il popolo.
Certo il contenuto di questo
Evangelo è il Salvatore, il Cristo,
il Signore. Ma questo non può
diventare oggetto di fredde disquisizioni o di vuoti e ripetitivi ritualismi. Questo Evangelo
del Salvatore, Cristo, Signore, va
di pari passo con l’Evangelo dell’allegrezza, della gioia. Può questa allegrezza essere un buon
annuncio? Cosa ne sappiamo,
noi, onestamente, di questa gioia
destinata a tutto il popolo? Potremmo anche chiederci se, in
primo luogo, si tratta proprio
di noi, oppure se — anche qui —
il vero soggetto della gioia non
sia un altro.
Le tre parabole di Luca 15 suggeriscono una prospettiva nuova
dell’allegrezza. Ci sono vari punti in comune tra queste tre parabole: la pecora smarrita a
fronte delle altre novantanove
che sono al sicuro; la moneta
perduta a fronte delle altre nove;
il fratello minore a confronto
con il fratello maggiore che è
stato sempre in casa del padre,
servizievole ed ubbidiente. In
tutte e tre le parabole c’è chi va
in cerca; il pecoraio, la donna,
il padre che attende; in tutte e
tre è presente una situazione oggettiva di smarrimento da una
parte e una ricerca costante e
premurosa dall’altra.
Ma la punta culminante, il
leitmotiv presente in tutte e tre,
è la gioia innanzitutto di chi ha
trovato e l’invito agli altri ad
associarsi a questa gioia. Gesù
ci sta parlando di un Dio diver
so da quello costruito sulla base
della giustizia retributiva e della. meritocrazia. Nella cultura farisaica di tutti i tempi ciò che
conta ed ha valore sono le novantanove pecore che sono rimaste al sicuro, le nove monete
ben custodite, il figlio maggiore
che ha reso un ininterrotto servizio al padre. Nella predicazione
di Gesù avvertiamo invece un
messaggio diverso; chi si trova
in una situazione oggettiva di
condanna e di smarrimento è
oggetto di cura e di attenzione
da parte di Dio.
Senza questo rovesciamento di
giudizio e di valutazione, non
possiamo entrare nell’atmosfera
di gioia e di allegrezza che pervade il cuore di Dio. Dio si rallegra, perché è diventato il prossimo dell’uomo perduto; si rallegra, ma non da solo. Siamo invitati a questa sua gioia. Non
solo l’Evangelo della gioia, ma
l’Evangelo di una gioia comunicata, partecipata e condivisa.
Domenico Cappella
« Mesi fa visitai un Istituto
della nostra chiesa. E durante il
pranzo, rivolgendomi ad un’ospite seduta accanto dissi: ’’Come
si mangia bene qui”. L’anziana
commensale mi rispose: ’’Oggi sì!”. Ricordo questo aneddoto per dire che spesso, come
Moderatore, non vedo le cose
di tutti i giorni ma occasioni
speciali. Tuttavia, pur facendo
la debita tara, questo giro nelle
Valli mi ha positivamente impressionato. Penso per esempio
ai ’’falò” il 16 sera a Pramollo
dove intorno al fuoco non solo
si è cantato ma pregato affinché
la riconoscenza che esprimiamo
in queste occasioni non sia di
un giorno soltanto ma ci accompagni tutto l’anno. E penso alla
giornata del 17 febbraio a Maniglia di Perrero dove sono tornato dopo 28 anni. Fu lì infatti
che feci il mio ’’anno di prova”
prima della consacrazione al
ministero pastorale. Quella giornata è stata per me un’esperienza Straordinaria che mi ha
riempito di gioia e che mi accompagnerà nel mio lavoro al
servizio delle chiese ».
Ormai è tardi. Nella scuoletta
di Buonanotte in Val d’Angrogna una ragazza chiede al MoIntervista a cura di
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
I
2
2 commenti e dibattiti
27 febbraio 1987
TERZO MONDO E
MULTINAZIONALI
Caro direttore,
mi sono stupita che il giornale pubblicasse, con il titolo che forse voleva
essere spiritoso ,« Norme igieniche al
CEC? » (n. 3 del 23 gennaio u.s.), la
lettera di «un ecumenista diverso». Non
so in cosa il detto ecumenista sia diverso, ma mi pare che sia un ecumenista poco informato e di scarso
ooraggio (perché non firmare?).
La dichiarazione del Segretario Generale del CEC citata si riferisce in
realtà a un problema tragico: il biberon ha infatti ucciso migliaia di neonati nei paesi più poveri. Spinte da
una battente campagna pubblicitaria di
talune grandi multinazionali produttrici
di latte in polvere e di alimenti f>er
bambini, molte madri nel Terzo Mondo si sono convinte ohe era più civile e salutare usare per i loro bambini quegli alimenti Invece di allattarli
al seno. Ma a causa delle precarie
condizionf di vita, della mancanza di
igiene e di acqua potabile, della scarsa familiarità con l'uso di quel prodotti le conseguenze sono state drammatiche.
Per questo molte chiese, organizzazioni femminili, terzomondiste, ecc., e
il CEC, hanno preso posizione contro
tale situazione illogica e pericolosa; si
è così promosso il boicottaggio contro le multinazionali più coinvolte (per
esempio, quello contro la Nestlé è
durato alcuni anni, finché la società
ha dichiarato pubblicamente di aver
modificato la sua politica di vendita
8 ha rinunciato a una pubblicità controproducente).
Come si vede, si tratta di problemi
seri sui quali non è lecito fare dell’ironia.
Cordiali saluti.
Fernanda Comba, Ginevra
L’ALTRA CAMPANA
Sul n. 5 del 6/2 del nostro settimanale sono chiamato in causa per
una lettera da me inviata alla rubrica
« Specchio dei tempi » de • La Stampa », senza averne inviato copia a
questa redazione.
Se ritenete che i lettori siano interessati a sentire anche il suono di
un'altra campana, vi prego di voler
pubblicare il testo di questa lettera:
« Lunedì sera RAI 2 ha trasmesso
la rubrica "Protestantesimo” con un
servizio, curato dalla Federazione delle
Chiese Evangeliche in italia, sugli omosessuali.
Non avremmo nulla da obiettare se
ci fosse stato presentato un dibattito
su un probiema che suscita molte perplessità. Ma molti che hanno seguito
questa trasmissione ne hanno ricevuto
l'impressione che le Chiese Evangeliche in Italia considerano l'omosessualità come un fenomeno accettato dalla
fede cristiana.
In realtà I presentatori di quella
trasmissione rappresentano una esigua,
se pur turbolenta, frangia del Protestantesimo. Tanto è vero che su questo
argomento il Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese fin dal 1985
ha presentato al Sinodo una petizione.
In essa si chiedeva al Sinodo di dichiarare che quanto la Bibbia dichiara
suH'omosessualità è tuttora vincolante
per la fede cristiana.
La Federazione delle Chiese Evangeliche che ha mandato in onda questa
trasmissione lo ha fatto senza consultare le chiese che rappresenta ».
A complemento di quanto sopra occorre ricordare che la petizione al Sinodo del 1984 (e non 1985) era corredata da 848 firme e che finora non
ha ricevuto nessuna risposta da parte
del Sinodo stesso.
Roberto Nisbet, pastore emerito.
Torre Pollice
RIFIUTO IL DIVERSO
Gentilissimo Direttore,
tanti anni fa, alla scuola domenicale, mi hanno insegnato che la fede in
Cristo Gesù mi avrebbe condotto ad
operare, con gioia, a vantaggio dei
miei fratelli, a vincere gli Istinti che
avrebbero potuto dare scandalo, a comportarmi secondo i dettami del Vangelo, senza con ciò farmi acquistare
alcun diritto in quanto solamente Dio,
nella sua misericordia, avrebbe deciso di concedermi o meno la Grazia.
In altre parole il cristiano, sollecitato
ad esercitare la « carità » verso il
mondo, ha, in questa vita, tantissimi
doveri ma nessun diritto.
Questo concetto fondamentale sembra che oggi non sia più di moda.
Anche nella nostra Chiesa, seguendo
purtroppo l’esempio del mondo laico,
trova sempre più spazio l'argomento
dei « diritti » di qualcuno. Si è fatto,
per esempio, un gran parlare degli omosessuali che, dopo aver gridato ai
quattro venti la loro particolare situazione, senza nemmeno tentare di frenare ii loro istinto, pretendono con
forza che tutti aprano loro le porte
di casa accogliendoli a braccia aperte.
Mi viene allora spontaneo di chiedere
che cosa farebbe la nostra Chiesa il
giorno in cui una analoga prepotente
richiesta, senza alcun pentimento o tentativo di ravvedimento, venisse da altre categorie di persone che si sentono diverse. (Ma quando mai due esseri umani sono stati ugua.lil).
Per esèmpio: i violenti," i sadici, gli
stupratori, le prostitute, i tossicodipendenti, etc. Concederemo anche a loro
il nostro caritatevole perdono senza
condizioni, assicurando loro la piena
libertà di compiere gli atti istintivi della loro natura, aprendo le porte delle ,
nostre case, mettendo a loro disposizione le nostre mogli e i nostri figli!
E per gli handicappati e gli impotenti come faremo a garantire loro la
piena e completa liberazione dagli evidenti disagi di cui soffrono ed una
integrale riabilitazione alla normalità?
A me sembra, cari fratelli, che si
stia esagerando e che in questo nostro comportamento ci sia un po' di
protagonismo di qualcuno, piuttosto
che fede sincera. Non dobbiamo dimenticarci che ogni uorrio, con l'aiuto di Dio ed anche nostro, può e
deve progredire, migliorando il suo
spirito ed accettando con rassegnazione la eventuale'croce che Dio ha posto sulle sue spalle.
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
’’CIO’ CHE E’ GIUSTO
E ONESTO”
Nel n. 3 del 23.1.87 ho letto l'art. di
P. Fiorio sul • Virus moralista », in
« Prot. in TV - Omosessualità » l'affermazione del past. Berlendis sul fat
to che bisogna distinguere, prima di
identificare omosessualità e peccato,
tra « dato culturale e dato rivelato »
nella Bibbia, l'art. del past. P. Ricca
su « Evangelici ed ecumenici », l’art.
« Una decisione di rottura » di Susanne Labsch e mi sono chiesta: che cos'è
la morale? E' un punto di vista, un condizionamento interiore o che altro? E
quella biblica, prima di quella protestante?
C’è una norma definita nella Bibbia
che riguarda ciò che è « giusto e onesto » (cfr. Diz. Garzanti) che vale
al di fuori della cultura, della civiltà
e del periodo storico e che pone dei
limiti tra il lecito e l'ilìecito o tutto
è permesso, dato che ogni nostro
comportaménto cade pur sempre sotto il giusto giudizio di Dio? E dato
che la morale investe tutti i campi,
da quello sessuale a quello civile, sociologiqq, .politico, scientifico è dunque tutta sfumata la linea di demarcazione tra il lecito e l'illecito, tra
diritti e doveri, tra ordine e disordine? Sono convinta che a noi non
spetti il giudizio definitivo sulle vite
degli altri, ma chi vive senza giudicare? Vorrei avere una risposta per, ché mi sembra che mai come nella
nostra civiltà contemporanea ci sia
stata maggiore confusione in campo
etico, ma non può forse Cristo e lui
soltanto liberarci da questo nostro
grande malessere?
Nirvana Sinnone, Chiavarl
« CHI E’ SENZA
PECCATO... »
Caro direttore,
ho apprezzato il servizio trasmesso
dalla rubrica Protestantesimo sul tema
degli omosessuali credenti ed ho condiviso il comportamento della comunità di Cagliari, anche se devo ammettere di avere molti dubbi e perplessità su questo modo diverso di sentire e vivere i rapporti affettivi e
sessuali. Ritengo, tuttavia, che alle
soglie del 2000 sia prudente non avventurarsi in giudizi sommari, dai tono moralistico, fino a che la scienza
non abbia dato risposte definitive al
problema. Chi conosce le Scritture sa
che l'apostolo Paolo condanna gli omosessuali così come condànna gli
ubriachi, gli oltraggiatori, gli avari.
ANATOLI MARCENKO
Nell'URSS di Gorbaciov
Lo sappiamo, ognuno di noi è ■■ selettivo » nei suoi interessi, nelle sue
attenzioni, anche nelle sue indignazioni, in ciò che lo colpisce e lo rattrista. Proprio per questo in un ■■ corpo », qual è la chiesa, o anche in
un collettivo redazionale, è vitale la
diversificazione e quindi la reciproca
integrazione. Per questo mi è mancato — ma è purtroppo solo un esempio — di leggere sulle nostre colonne
una parola in memoria di Anatoli Marcenko, dissidente morto in prigionia
nell'URSS il 10 dicembre 1986, giornata
internazionale dei diritti deH'uomo. Come ricordava un breve dispaccio del
soepi, nel novembre 1985 Larissa Bogoraz, ora vedova di Marcenko, aveva
scritto al presidente francese Mitterrand: . Lontano da qui, all’altro capo
d'Europa, stanno uccidendo lentamente
un uomo perché ha cercato di essere
libero nel suo paese ». Ora l'opera è
compiuta.
Lo scrittore era uno degli oppositori
più coraggiosi dell'impostazione totalitaria e poliziesca del regime sovietico.
Nato nel 1938, è diventato celebre nel
1966 in seguito alla pubblicazione in
varie lingue dei suoi rapporti sulle
condizioni di detenzione nei gulag sovietici, nei quali aveva e ha poi trascorso buona parte della sua vita adulta. Nel 1981 era stato nuovamente
condannato a dieci anni di campo di
concentramento a regime duro e a
cinque anni di » bando » per « propaganda antisovietica » nei suoi molti
scritti. L'autunno, scorso Marcenko aveva fatto uno sciopero della fame per
protestare contro le terribili condizio
ecc., nella lista che possiamo ieggere nella 1 Corinzi 6: 9-10. Evito di
porre l’accento sui progressi compiuti dalla scienza in campo genetico,
psicologico, ecc., nei 2000 anni che ci
separano da Paolo. Mi preme, invece,
evidenziare la ferma condanna e il pesante giudizio ohe sono espressi in
molti passi del Nuovo Testamento per
coloro che violano il comandamento
« non uccidere ». Dal Sermone sul
Monte apprendiamo che Gesù dà al
comandamento « non uccidere » una
interpretazione molto restrittiva poiché
pone sullo stesso piano chi uccide e
chi solo dice stupido o pazzo al fratello. Invano, però, cerco negli scritti
del Nuovo Testamento affermazioni che
legittimino la possibilità di uccidere
in guerra, per la cosiddetta «difesa della patria ». Come non c’è notizia di
comunità cristiane o di singoli che abbiano, intentato processi morali, oltre
che per gli omosessuaii, contro chi
sostiene la necessità di uccidere il
« nemico ». E allora? Chi ci autorizza
a privilegiare alcuni passi delle Scritture, forse collegati alle conoscenze
culturali dell’epoca, e a violare sistematicamente e consapevolmente un
comandamento che imporrebbe comportamenti diversi? Non a caso mi
vengono in mente le parole rivolte da
Gesù a coloro che si accingevano a
lapidare l'adultera in ottemperanza alla legge di Mosè: « Chi è senza peccato scagli la prima pietra ». Il testo
di Giovanni riferisce che nessuno dei
presenti osò farlo. Saremmo così insensati da farlo noi, avendo, questa
volta, come protagonista l'omosessuale?
Vera Velluto, Taranto
PRECISAZIONI
ni detentive. La moglie è persuasa
che lo si è fatto morire: è stato spesso battuto fino a fargli perdere conoscenza e rinchiuso in abiti leggeri in
celle gelide.
Anche questa è l'Unione Sovietica,
anche nell'era gorbacioviana. Si rilascia Sakharov — e ultimamente, pare,
tutto un gruppo di dissidenti detenuti —, sorriso conquistatore per l’Occidente, a fini economici e tattici; e
si fa o si lascia morire Marcenko; e
quanti altri come lui, ma di lui meno
noti?
Non vale anche per la sirena Gorbaciov ciò che la sinologa Renata Pisu ha scritto di Deng? « Per Deng,
come per tutti i conservatori, la democrazia non è un fine, ma un mezzo
per accelerare lo sviluppo economico
del Paese ». Anche in Cina fiorivano
nuovi fiori, negli ultimi anni; ma
Shanghai e i Cinesi si accorgono di
quali gelate possono venire. Sarà conforme al pregiudizio del marxismo, del
« materialismo storico », del predominio dell'economico: ma finché sono le
esigenze economiche, e per di più pianificate al vertice, a comandare le valvole della democrazia, beh, solo chi
ha analoghi pregiudizi sul predominio
deH'economico (« non olet », commentava Luciano Deodato il relativo, triste successo di Jaruzelski in visita in
Italia) si lascia incantare da certe sirene.
Permettetemi di scriverlo. Non contro di voi, ma accanto a voi e —
spero, credo — con voi.
Gino Conte, Genova
Caro Direttore,
è la seconda volta, in queste ultime settimane, che «La Luce» incorre in
qualche poco simpatica forzatura denominazionale nel dare notizie tratte da
« Diaspora evangeiica » e relative ad
attività interdenominazionali promosse
ed attuate nell'ambito deH'evangeiismo
fiorentino.
La forzatura denominazionale più recente è quella relativa alla corrispondenza apparsa nel numero 5 del
6 febbraio '87, pagina 8, 5' colonna:
« Quaranta anni di Concistoro », ove
l'iniziativa di ricordare la ripresa postbellica delle attività interdenominazionali appare evidentemente attribuita al
pastore Sonelli (il che non si può
evincere dal testo di « Diaspora evangelica » n. 1/87, pag, 7) della Chiesa
Valdese, mentre invece è stata promossa dall'attuale gruppo di coordinamento costituito dal past. Ludwig
Duncker (segretario), della Chiesa del
Nazareno, e dal past. Mario Affuso
(presidente), della Chiesa Apostolica
Italiana.
L’altra forzatura la si ritrova nel numero 45/1986, sempre de « La Luce »,
del 21 novembre, pag. 8, 3“ colonna
in basso, ove a proposito del culto
della Riforma, culto interdenominazionale tenuto a Firenze, è detto che
« Molti giovani erano presenti ad ascoltare la predicazione del pastore Luigi
Santini », il testo pubblicato su « Diaspora evangelica » del 31 ottobre 1986,
n. 20, riportato integralmente da altro
periodico evangelico, non dà luogo ad
una tale riduzione che non esito a
definire di strumentalizzazione denominazionale, trattandosi invece di un culto
interdenominazionale ricco di diversi
altri momenti cultuali. I diversi giovani presenti e di diversa estrazione
denominazionale hanno di certo partecipato al culto della Riforma, ma non
come fans del predicatore (al quale
tuttavia va tutta la stima e la profonda gratitudine per il forte messaggio),
bensì come credenti e co-testimoni.
Mi trovo a stilare la presente e
colgo l'occasione, ma solo come lettore, credente e pastore, per invitare
tutto il gruppo redazionale a rivedere
quell'espressione pubblicitaria da tempo usata in occasione delle campagne
di abbonamento. Definisce « La Luce »
come « La » voce del protestantesimo
itaiiano e mondiaie, ecc... Non pensi, caro direttore, che quel determinativo « la » possa rappresentare una prima forzatura capace di generarne tante altre evidenti, come quelle testé
riportate, e meno evidenti non a fatica
individuabili?
Cordiali e fraterni saluti in Cristo!
Mario Affuso, Prato
Ci spiace di essere incorsi involontariamente nelle imprecisioni denunciate dal past. Affuso. Non volevano
assolutamente essere delle forzature di
una situazione interdenominazionale
quale quella fiorentirui che seguiamo
con viva attenzione. Quanto al manifesto, cercheremo Vanno prossimo di fare
ammenda. g.g
ERESIA
Caro Direttore,
sul numero 6 de « L'Eco-Luce » (Settimanale delle Chiese Valdesi e Metodiste) a pag. 2 è stato pubblicato
uno scritto del Sac. cattolico romano
Franco Barbero.
Avrei qualcosa da dire sul « tono »
usato dallo scrivente ma ciò passa
in secondo ordine perché c'è dell'altro.
Don Barbero scrive: « ...quel figlio
che avevi generato con Giuseppe
(sic!)... ». Torniamo a Paolo di Samosata con la dottrina deH'adozionismo?!
Al momento della mia consacrazione
pastorale firmai la « Confessione di
fede della Chiesa Evangelica Valdese »
che all’Art. XXXIIÌ dice:
« Noi crediamo che conviene ricevere il "Simbolo degli Apostoli"...
come scritto fondamentale della nostra fede ».
Or il « Simbolo degli Apostoli » dice: « Gesù Cristo... nacque da Maria
Vergine... concepito di Spirito Santo »,
vedi Matteo 1: 18-25; Luca 1: 35.
Che « L’Eco-Luce » sia aperto a tutti mi sta bene, ma che qualcuno se
ne serva per fare delle affermazioni
contrarie alla nostra Confessione di
fede, NO!
Archimede Bertolino, San Secondo
Abbiamo, ospitato nella pagina "< ommenti e dibattiti” l’articolo di Fmnco
Barbero perché ci sembra riflettere il
modo con cui la Comunità di base affronta il tema della mariologia. Compito del giornale è anche quello di in
fo
g-g
Una pagina di lettere. Ci saia sicuramente chi ci scriverà che è Irnppo.
Siamo però stati costretti a quesle decisione perché il raccoglitore di questa rubrica gonfiava troppo. Abbiamo
così pubblicato le lettere che rischiavano di perdere attualità; altre Ir abbiamo rinviate ai prossimi numeri.
Un invito: scriveteci, ma siate brevi
(max 30 righe dattiloscritte), evitate
per favore di ripetere nel corso ilelh
stessa lettera due o tre volte gli stessi
concetti, ed, in ultimo, non scrivete sul
retro del foglio. Grazie! SS
Impressioni
(segue da pag. 1)
deratore: « Cosa ne pensano le
sue figlie di un padre quasi sempre in viaggio? »; una signora
che fa parte del Concistoro esprime al Moderatore le proprie
preoccupazioni per il Sud: « Cosa possiamo fare per quei fratelli lontani per far capire loro
che li amiamo veramente e che
non sono discriminati? »; un
giovane chiede: « Quale futuro ci
sarà per le Valli Valdesi? ».
Giampiccoli risponde ma evita
le grandi sintesi. Soprattutto ascolta, offre delle impressioni,
non dei giudizi. Intanto fuori
nevica. Con la pila, in mezzo alla neve che torna a coprire queste montagne, si torna a casa
con l'impressione di aver incontrato non un ’’capo” che ti dà
la linea ma un uomo sereno,
pienamente inserito in una ricerca che ci coinvolge profondamente. Meno lontano di quello che avremmo creduto.
a cura di Giuseppe Platone
Hanno collaborato a questo
numero: Michele Campione Ivana Costabe) - Anna Marullo - Teofilo Pons - Bruno
Rostagno - Piervaldo RostanAldo Rutigliano - Franco Taglierò.
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27 febbraio 1987
fede e cultura 3
DIBATTITO A TORRE RELUCE
Testimoni di Geova
e Valdesi a confronto
Una serata aperta e stimolante su tradizioni diverse e lontane: la
predicazione e la testimonianza, l’esperienza personale e la Scrittura
La pace
Pubblico strabocchevole sabato 14 gennaio nella sala conferenze del l’hôtel Gilly di Torre
Pellicc, per il primo « confronto » tra riformati e Testimoni
di Geova (TdG), questi ultimi
presenti in grande maggioranza,
tanto che molti intervenuti, per
mancanza di posto, hanno dovuto tornarsene a casa. Un fatto
che non succede molto spesso
alle Valli.
Perché tanto interesse? Un fatto casuale, semplice curiosità?
Un desiderio di conoscere più a
fondo gli uni il pensiero degli
altri, o un voler verificare la fondatezza della fede e delle conoscenze altrui (e di conseguenza
fare anche un bilancio della propria)? Un'occasione per polemizzare e controbattere le posizioni
dell’altro? Chissà.
Il dibattito è filato via sereno,
in spirito fraterno, con attenzione e partecipazione del pubblico,
nonostante le due ore e mezzo
di discussione, anche se non sono
mancati i momenti di dissenso,
la contestazione di alcune interpretazioni (letterali o meno) della Bibbia, specifiche domande su
passi controversi che dividono
la lettura del testo sacro dei riformati (erano presenti anche
molti non valdesi) da quella dei
TdG.
Oratori ufficiali della serata
Alberto Bertone, responsabile
del servizio stampa dei TdG, e
Domenico Abate, membro della
commissione di evangelizzazione
della chiesa valdese di Torre
Penice.
Bertone ha inizialmente parlato della genesi del movimento
dei TdG, che dagli Stati Uniti
presto si è diffuso nel mondo.
Oggi in Italia sono 140.000 (di
cui 300 nel Pinerolese)^ con circa 300.000 simpatizzanti (per più
ampie notizie rinviamo alla pagina curata da Cesare Milaneschi, sul n. 5 delTEco/Luce: La
carta d’identità dei Testimoni di
Geova).
Bertone ha sottolineato che i
TdG sono cristiani, ma non trinitari; per loro Gesù è figlio di
Dio e, secondo quanto si legge
in I Pietro 2: 21, essere cristiani
non è im modo di credere, ma
di vivere.
Ha quindi parlato delle attività capillari di predicazione, del
perché del nome « Geova » (translitterazione del nome ineffabile
delffi divinità) con riferimento a
Isaia 43, vv. 10-12, delle adunanze settimanali che sono studi
biblici e non funzioni religiose,
della struttura organizzativa del
movimento, simile a quella del
cristianesimo primitivo e della
sostanza del messaggio del regno, fondato su Matteo 24; 14.
Bertone ha concluso affermando che i TdG non sono insensibili alle opere sociali (insegnare
a leggere e scrivere, incitare alla lettura, tenere gli anziani il
più possibile in famiglia e non
in ospizio), ma sono interessati
soprattutto all’opera biblica.
Se Bertone — come ha rilevato Giorgio Gardiol, moderatore
della serata — ha parlato dei capisaldi della dottrina dei TdG,
Domenico Abate ha invece dato
una testimonianza della sua fede ed attraverso il racconto dell’esperienza personale ha messo
in risalto i punti essenziali della fede riformata.
Raccontando della sua gioventù di cattolico praticante, della
sua conoscenza dei riformati
grazie alle ACE>G e della successiva conversione al Valdismo nel
la natia Catania, attraverso la
lettura di alcuni passi biblici.
Abate ha messo in risalto l’importanza del messaggio della Riforma focalizzandone i tre temi
fondamentali: la dottrina della
giustificazione per sola grazia
mediante .la fede; il richiamo
esclusivo alla Parola di Dio e
non ad altra tradizione (il Soia
Scriptura); infine la centralità
della persona e dell’opera di Gesù Cristo. « Egli è il solo mediatore fra Dio e noi, il suo sacrificio è unico e pienamente sufficiente poiché Dio salva con la
sua sola gràzia, quindi noi siamo giustificati mediante la sola
fede in Cristo ».
Parlando della Scrittura, Abate ha notato come TAntico Testamento (del resto ben conosciuto dai ’TdG) debba essere letto alla luce del Nuovo. I Testimoni di Geova negano la Trinità,
ma non possono dimenticare le
narole di Paolo agli Efesini
(2; 18) o nella 2'“ epistola ai Corinzi (13: 13), che esplicitamente la confermano.
Ma la conclusione del discorso di Abate è stata ancora incentrata sulla testimonianza della Parola di Dio, che come credente egli ha cercato di seguire
e di testimoniare agli altri con
le sue forp, per tutta la vita.
Come si è rilevato in apertura, moltissimi sono stati gli interventi del pubblico, per lo più
costruttivi ed improntati a spirito fraterno di ricerca e comprensione, anche se sovente critici da ambo le parti. Una riprova che, comunque, il confronto
non ci lascia indifferenti ed andrà forse ripreso su basi più
.puntuali e specifiche in altra occasione.
Roberto Giacone
Avevo una scatola di colori
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti;
non avevo il nero per il pianto degli orfani;
non avevo il bianco per le mani ed il volto dei morti.
Ma avevo l’arancio, per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
ed il celeste dei chiari cieli splendenti
ed il rosa per i sogni ed il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
(una bambina israeliana)
______________________________ TRIVENETO
Discutiamo
contro l’apartheid
A cavallo fra gennaio e febbraio la Federazione delle Chiese Evangèliche nel Triveneto
(PCET) ha promosso un ciclo
di incontri-conferenze con Benny Nato, responsabile dell’African National Congress (ANC)
in Europa.
Tre sono state le città coinvolte in questa iniziativa. Venerdì
30 gennaio, nel pomeriggio, il
leader dell’ANC, accompagnato
dal pastore Saverio Guama in
qualità di rappresentante del
coordinamento anti-apartheid
in Italia, ha parlato nella chiesa elvetico-valdese di Trieste. Il
giorno successivo la comunità
metodista di Padova ha qspitato
i due 'r^nferenzieri e la domenica mattina, nelTauditorionn della Casa dello Studente di Pordenone, la « tre giorni anti-apartheid » si è conclusa.
Nelle tre giornate Benny Nato
e Saverio Guama hanno sottolineato diversi aspetti della tragica realtà sudafricana, ma un
punto è stato particolarmente
evidenziato: il ruolo che noi europei possiamo giocare in questa tragedia. La pressione pub
blica che può essere svolta nei
confronti del governo sudafricano è importante, ma ancora
più fondamentale appare l’azione e Tinfluehza che dobbiamo
svolgere (in qualità di cittadini,
clienti, azionisti o a qualunque
titolo) nei confronti di quelle
aziende e banche italiane che
operano in Sud Africa, sfruttando il basso costo della manodopera di colore, e che nei fatti
sostengono il regime di Pretoria.
L’iniziativa della Federazione
delle Chiese Evangeliche del Triveneto ha riscosso un discreto
successo di pubblico, ed un grande interesse e coinvolgimento
da parte degli intervenuti alle
conferenze.
M. C.
CHIESA DEI FRATELLI
Evangelo
e disagio
CC
SALVADOR» psichico
E' il momento
dei film "anti-Rambo”
Prossimamente vedremo anche « Platoon », film diverso sul Vietnam
- Gli USA scoprono le proprie compromissioni nell’America centrale
E’ forse terminata la fortuna
dei film « alla Rambo » : altre
pellicole giungono dagli Stati
Uniti, dove hanno già riscosso
successo di critica, e trovano ora
il favore del pubblico europeo.
Platoon è in questi giorni in concorso al festival cinematografico di Berlino, ma in Italia, da
alcune settimane, si può già vedere Salvador. Il regista dei due
film, Oliver Stone, è reduce dal
Vietnam, descritto assai crudamente in Platoon, tanto che, prima di trovare un produttore disposto a finanziarne la realizzazione, ha lavorato come sceneggiatore per altri registi, prima
di girare, appunto, Salvador.
La sceneggiatura di quest’ultimo film è stata scritta a quattro
mani con Richard Boyle, che è
anche il nome del protagonista:
giornalista di network, realmente autore di reportages sconvolgenti dalle zone più « calde » del
pianeta (oltre allo stato centro
americano, anche l’Ulster, la
Cambogia e il Vietnam stesso).
Scombinato, un tempo brillante, ma ormai dedito più all’alcol che al lavoro, Boyle è deciso a fare un servizio dal Guatemala ; suo malgrado però si
troverà costretto a seguire le vicende del Salvador, nel momento (il film è ambientato nel 1980)
in cui la guerriglia stava per avere la meglio sulle truppe regolari e sui gruppi paramilitari
degli « squadroni della morte » :
questi ultimi, già allora parlavano di Napoleon Duarte, attuale
presidente democristiano, come
di uno dei nemici da abbattere,
essendo troppo a sinistra. Le
truppe dell’esercito di liberazione non riusciranno a spuntarla,
soverchiate dall’intervento di uomini e mezzi forniti dagli Stati
Uniti, in difesa della « libertà »
del Centro America.
Prima dell’aggressione continua, seppure mai dichiarata, al
Nicaragua, un altro lembo di
terra si fa questione vitale al fine di evitare una seconda Cuba
o un secondo Vietnam.
Non si deve credere però che
il film di Stone, condotto con
ritmo e tensione documentaristica, sia l’apologià e la celebrazione dei guerriglieri: il Salvador e le forze che vi combattono sono presentate come nodo
di contraddizioni; paese povero
che però agli stranieri consente
stravizi e festini, con l’esercito
di liberazione che vive alla macchia nella foresta, con i bambirii che cantano e i villaggi dall’aspetto di paradiso perduto, è
anche l’esercito che non si fa
scrupolo di mettere a morte all’istante i collaborazionisti del
maggiore Max e i miliziani regolari; la grande violenza del
film e la crudezza di certe situazioni (spicca l’uccisione, voluta
dall’estrema destra, di monsignor Romero) sono superate dal
10 spettatore solo perché il susseguirsi troppo convulso delle
situazioni non lascia il tempo per
la commozione o per il disgusto.
Anche Richard Boyle non ha
tempo per riflettere: la sua unica ansia è quella di documentare, insieme agli operatori della
sua rete televisiva e ad un amico fotografo, tra bombe e trincee.
E’ proprio allora, quando l’intervento USA fa precipitare gli
eventi, che questo amico viene
colpito a morte: a nulla vale la
tracheotomia che Boyle gli pratica con mezzi di fortima. Poi il
peggio sembra passato: Boyle
riesce a ripartire con la ragazza
che ama e i suoi due bambini,
ma la conclusione sarà amarissima: giunti in territorio statunitense lei e i figli, espatriati illegalmente, saranno arrestati e
ricacciati nell’inferno dei campi
di prigionia.
Non c’è presa di posizione, in
Richard Boyle: Tunica (ma è
importantissima) sta nella volontà di compiere fino all’ultimo
11 proprio lavoro, anche di fronte alle minacce che giungono
dall’ambiente elegante e dai
cocktail offerti dalTambasciatore USA in Salvador.
Il film è scarno, giornalistico
esso stesso ; le fonti di informazione, in questo caso, hanno fatto il loro dovere; sta a chi ne
fruisce di trarne, se ne è onestamente capace, le debite conseguenze.
Alberto Corsani
POGGIO UBERTINI — Dal
27 al 29 marzo presso la casa
coniunitaria delle Chiese dei Fratelli si terrà un convegno della
Unione per la Lettura della Bibbia sul tema; « Il Figlio di Dio,
che è venuto a distruggere le
opere del diavolo ».
Verranno affrontati da un (punto di vista evangelico temi quali
la depressione, le turbe psichiche, il disadattamento, le tendenze suicide.
« Le chiese cristiane — osserva Sergio Rastello, uno degli organizzatori del convegno — hanno spesso affrontato questo problema medicalizzandolo: affidando cioè questi problemi alla terapia di medici e psicologi. C'è
vero un altro modo di affrono-ltraverso l'insegnamento
dell Evangelo. All'estero vi sono
centri che integrano l'apporto
scientifico di medici e psicologi
cm quello della predicazione dell Evangelo. Il responsabile di
uno di questi centri, Samuel
Grosjean del centro La Barane
di Losanna, sarà con noi e illustrerà questo tipo di approccio
al disagio psichico. Gli studi biblici giornalieri saranno invece
curati dal past. Giuseppe Barbanotti ».
Chi volesse saperne di più è
pregato di rivolgersi direttamente alla Unione per la lettura della Bibbia, via Medici del Vascello 5/3, 16146 Genova; tei. 010/
308240. Costo dell’intero incontro lire 44.000, ma sono previsti
sconti per i soci dell’Unione e
per speciali categorie di persone.
4
4 ecumenismo
27 febbraio 1987
6 MARZO: GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
VATICANO
Forza della preghiera
e necessità deil’azione
Una confessione comune di peccato individuale: la Giornata Mondiale di Preghiera quest’anno in Italia è per il Servizio Migranti FCEI
Se la Bibbia
tocca il portafoglio,
l’etica è laica
La storia della Giornata Mondiale di Preghiera è una significativa storia di donne che hanno
creduto nella forza della preghiera e nella necessità dell’azione,
deH’impegno quotidiano, per trasformare l’umanità e liberarla
dai mali che la travagliano.
Nel 1887, Mary Ellen James,
presidente del Comitato Femrmnile dell’Opera Missionaria della
Chiesa Presbiteriana negli Stati
Uniti, lanciò im appello nerohé
venisse celebrata una Giornata
nazionale di preghiera in segno
di « confessione dei peccati individuali e nazionali » con raccolta di offerte quale « adeguata manifestazione di pentimento ». Mary Ellen James fu impegnata
nell’opera di risanamento della
sua nazione lacerata dalla guerra civile, dette aiuto agli immigrati venuti negli Stati Uniti per
iniziare una nuova vita e con i
suoi sette figli andò per il mondo, dovunque ci fosse bisogno di
aiuto.
Nel 1890, due donne che avevano
un ruolo importante nella Chiesa Battista desìi Stati Uniti lanciarono, a loro volta, un appello
perché fosse organizzata una
giornata di preghiera da dedicare
alle missioni all’estero: si chiamavano Helen Barrett Montgomery, scrittrice e studiosa di
Nuovo Testamento e Lucy Peabody, missionaria in India e in
seguito leader della sua Chiesa.
In un neriodo in cui anche fra
gli uomini si registrava un’alta
percentuale di analfabeti, esse si
preoccuparono della istruzione
delle donne e chiesero alle donne
delle comunità battiste di organizzare riunioni di preghiera e
raccolte di offerte da destinare
alla alfabetizzazione delle donne
e dei bambini in Asia, Africa e
America Latina. Le due donne
avevano avuto l’intuizione che i
problemi delle popolazioni povere non sarebbero stati risolti con
la carità ma con progetti atti a
rendere le donne e gli uomini capaci di promuovere cultura e
sviluppo nel loro Paese e avevano anche capito quale handicap
sia per la donna la mancanza di
istruzione, elemento necessario
per il pieno inserimento nella
vita attiva della società.
Nel 1922, le donne canadesi
che già ogni anno celebravano
una giornata nazionale di preghiera, vollero unirsi alle sorelle degli Stati Uniti per una comune celebrazione. L’idea si diffuse rapidamente e varcò i mari, così nel 1927 la Giornata di
Preghiera divenne di nome e di
fatto la Giornata Mondiale di
Preghiera. Il piccolo seme che
alla fine deU’800 alcune intrepide donne protestanti misero a
dimora è così diventato un Movimento che, a ragione, con un
termine di moda, può definirsi
planetario. Donne cristiane di 170
Paesi aderiscono al Movimento
della G.M.P. il cui Comitato Esecutivo è composto da rappresentanti dell’Africa, dell’Asia, dei Caraibi, dell’Europa, dell’America
Latina, del Pacifico e, da alcuni
anni, da una osservatrice della
Chiesa cattolica.
Ogni anno la liturgia viene
scritta da donne di una nazione
diversa, le quali rendono partecipi le sorelle sparse nel mondo
delle situazioni di sofferenza e
di ingiustizia di cui sono testimoni. Ogni anno, il primo venerdì del mese di marzo, decine di
migliaia di donne in tutto il mondo pregano insieme con parole
di speranza e di sfida, tradotte
in centinaia di lingue e di dialetti.
Fin qui la storia. Da alcuni anni, la Giornata Mondiale di Preghiera tende a riacquistare il si
gnificato ohe fu alla base della
sua istituzione e cioè una confessione comune di peccato individuale, nazionale e mondiale
per tutte le brutture e le malvagità di questo nostro mondo a
cui fa seguito il solenne inipegno
di abbandonare gli atteggiamenti passivi spesso adottati per dare concretezza alla preghiera con
razióne; Così si sonò espresse
nel 1978 le delegate all’Assemblea tenuta in Zambia, convinte
che preghiera e azione costituiscono un binomio inseparabile.
La lampada che Mary Ellen
James accese e tenne alta nel
lontano 1887 può essersi affievolita a volte, ma non si è spenta.
Di generazione in generazione,
essa è passata ad altre donne,
alle donne di tutto il mondo che
pregano e si adoperano per la
giustizia, per il diritto, per la
pace, ogni giorno della loro vita.
Il 6 marzo, le donne protestanti italiane si uniranno nella liturgia, della G.MP., questa volta ripensando il testo biblico della
parabola del gran convito (Luca 14; 16-23). Le offerte saranno, anche quest’anno, destinate
al Servizio Migranti della F.C.E.I.
Esse saranno una piccola goccia
nel gran mare del bisogno di
queste sorèlle e fratelli del Terzo, Mondo. C’è chi in alcrme comunità evangeliche'compie un’opera silenziosa, ma preziosa in
favore dei migranti (« fui forestiero e mi accoglieste », dirà il
Signore) ma le risorse a disposizione non sono sufficienti. Non
manchi a costoro il segno della
nostra solidarietà. Viviamo, quindi, la Giornata Mondiale di Preghiera come una giornata di azione di lotta contro la fame, la
violenza, l’ingiustizia, la malvagità, e non di mera celebrazione.
Vera Velluto
presidente P.D.E.I.
METODISTI IN PORTOGALLO
La chiesa rinasce
Dal 1980 nei nuovi locali, la comunità di Fossos in fase di ripresa
Fossos, a dieci chilometri da
Aveiro (a sud di Porto, sulla c^
sta atlantica) è un villaggio agricolo isolato da qualunque importante via di comunicazione.
E tuttavia, fin dal secolo scorso, vi si sono stabiliti dei protestanti, legati dall’inizio alla
Chiesa Metodista.
La storia della loro comunità
è alquanto tormentata, così come lo è la storia del loro tempio. Allestito in una abitazione
privata, vede il proprietario emigrare in America. Quando vi ritorna, per le vacanze, indica
chiaramente la propria volontà;
« Soprattutto non lasciate mai
che si chiuda questa porta ».
Ma, alla sua morte, gli eredi decidono di vendere la casa. Fortunatamente in Portogallo vendere un edificio religioso, anche
se protestante, non è facile. Ma
questa non è ancora la peggiore
delle difficoltà. L’emigrazione,
l’assenza del pastore per diversi anni, alcuni dissensi interni
portano a questo risultato : nel
1975 il culto riunisce solo più il
pastore D. Diamantino e una
fedele parrocchiana, D. Rosa
Rodriguez das Neves, che aveva
personalmente recepito l’esortazione del vecchio proprietario.
Fu grande la sua tristezza quando si dovette prendere la decisione di chiudere la chiesa.
Ma una chiesa non muore mai.
Alcuni emigranti ritornano al
paese, altre famiglie protestanti
si stabiliscono a Fossos. D, Rosa, diventata vedova, si risposa.
Il marito non è molto fervente,
ma la causa dell’Evangelo gli
sta a cuore. Egli compra dunque una piccola casa, una sola
stanza di 25 metri quadrati, l’antico deposito del latte del paese.
Ma andrà benissimo. Il 30 marzo 1980 si ha l’inaugurazione, con
il battesimo di due bambini.
E oggi la comunità di Fossos
conta 35 membri. La sala non è
più sufficiente. La si allarga, dotandola di un organo elettronico, si dispone di altri locali per
i bambini, i giovani, di una biblioteca. Molto resta ancora da fare, e il denaro non abbonda. Ma
l’esempio di D. Rosa è la prova
che la piccola semenza del Re
gno può crescere una volta di
più.
Un giovane pastore è giunto
in settembre, rilevando il sottoscritto, nominato a Porto, dove
è stato ordinato il 26 ottobre.
Fossos è cosi una delle venti comunità della Chiesa Metodista
Portoghese, che conta tremila
membri e dieci pastori. Questa
chiesa fa ancora parte integrante della Conferenza Metodista
della Gran Bretagna, ma, da ormai due anni, il suo sovrintendente è un portoghese. L’autonomia sarà proclamata non appena possibile. I compiti che aspetteranno questa chiesa sono numerosi ; inventare nuove forme
di evangelizzazione, sviluppare il
lavoro sociale, formare i predicatori laici, i monitori per la
scuola biblica e i catechisti. E’
molto allo stesso tempo, è possibile anche se molto difficile.
Non è possibile fare più in fretta! Ma la speranza non ci manca, e, con la forza che Dio ci dà,
ce la faremo.
Jorge Barros
C’era molta attesa per il documento che la Commissione
« Justitia et Pax » stava preparando sul debito estero del Terzo Mondo.
La Chiesa cattolica infatti, per
oltre la metà, vive nel Terzo
Mondo, e le masse cattoliche
portano nella loro pelle le conseguenze negative del rapporto
Nord/Sud.
Inoltre, lo stesso Giovanni Paolo II lo scorso 1° luglio,,giunto
in Colombia, affermò che il pagamento del debito estero non
doveva avvenire al prezzo della
destabilizzazione dell’economia di
un paese e della miseria della
sua popolazione.
Perciò, pur non potendosi
aspettare, da parte vaticana, un
avallo all’ipotesi della cancellazione del debito estero del Terzo Mondo (ipotesi formulata da
Fidel Castro), era lecito nutrire
in ogni caso una certa attesa.
Il documento reso noto lo scorso 27 gennaio porta questo titolo: Al servizio della comunità
umana: un approccio etico del
debito internazionale.
Il documento auspica « forme
nuove ed allargate di solidarietà, che rispettino l’eguale dignità di ciascun popolo ». La prima
espressione di solidarietà, secondo «Justitia et Pax», dovrebbe
consistere nel riconoscimento
delle responsabilità di ciascuno:
Paesi sviluppati. Terzo Mondo e
finanza internazionale.
« La solidarietà internazionale
presuppone la presa di coscienza e l’accentuazione di una corresponsabilità a riguardo del debito internazionale, sia per le sue
cause che per le sue soluzioni ».
Sul piano operativo, la Commissione vaticana esclude ogni
possibile legittimazione all'ipotesi della cancellazione totale del
debito estero del Terzo Mondo,
e chiede che si evitino sia i « rischi di una crisi generalizzata »,
sia « le rotture tra creditori e
debitori »; « I bisogni immediati dei Paesi indebitati sono
prioritari... senza dimenticare
certo le prospettive più larghe
della comunità internazionale ».
In questo quadro, per i Paesi
industrializzati « è passato il
tempo in cui potevano agire senza tener conto degli effetti delle
loro politiche sulle altre nazioni ». Ora, essi sono esortati a
« rinunciare alle misure protezionistiche, ad abbassare i tassi
d’interesse, a valorizzare le rnaterie prime », per contribuire
« ad uno sviluppo solidale dell’umanità ».
Anche i governi dei Paesi indebitati devono riconoscere le
loro responsabilità. Fra l’altro,
devono accompagnare la denuncia delle ingiustizie subite « ad
una chiarificazione delle proprie
azioni ».
Le indicazioni operative non
vanno oltre, e il documento conclude con una proposta ovvia:
« aprire le coscienze a nuove re
sponsabilità internazionali », cercare « soluzioni di solidarietà e
metterle in opera », attuare « un
vasto piano di solidarietà dei
Paesi industrializzati, rivolto ai
Paesi in via di sviluppo ».
Il documento non convince,
perché non dà indicazioni adeguate alla gravità del problema
del debito estero del Terzo Mondo. La sua sola funzione sembra
essere, ancora una volta, quella
di riportare la ,S. Sede nella scena politica internazionale, dove
essa agisce su un piano politico,
ma forte di una credibilità religiosa, che le altre entità politiche ed economiche non hanno
Per quello che riguarda i rapporti Nord/Sud, il documenti:)
vaticano sdrammatizza i problemi, e cerca mediazioni più ohe
giustizia.
Anzi, già nel titolo parla di
«debito internazionale», e noi
di debito del Terzo Mondo, dimenticando in partenza il tra\tamento ingiusto che i Paesi ir¡dustrializzati e gli organismi deila finanza internazionale da loro creati e diretti impongono al
Terzo Mondo.
Di conseguenza, il costante i ichiamó alla corresponsabilità
non è ancora una denuncia delle responsabilità e delle colpe già
accertate.
Ma il punto debole di aues'o
documento è nell’assenza di un
suo fondamento etico, al di fu(,iri del magistero pontificio.
Il testo parla molto di chiesa
(quella cattolica, naturalmente)
ma non di Dio, né di Gesù Cristo. E non cita mai la Bibbia,
sulla quale, ovviamente, si guarda bene dal fondare le proprie
argomentazioni.
Perché? Semplice; perché nclia
Bibbia la proprietà privata e le
leggi finanziarie non sono realtà
assolute come nella Dottrina ‘Sociale cattolica e nelle chiese che
hanno fatto propria la logica del
capitalismo.
E come potrebbero il Vaticano e le Chiese dell’Occidente
realizzare un anno sabbatico affinché anche la terra si riposi
(Lev. 25: 2.5.)? Come si potrebbe proporre oggi un giubileo,
fondato non sulle indulgenze, ma
sulla prospettiva che ciascuno
possa ritornare in possesso anche delle cose che aveva dovuto
vendere (Lev. 25: 13)?
Sulla base di questi principi,
il Terzo Mondo avrebbe molte
cose da rivendicare all’Occidente: ad esempio, le materie prime
che sono state letteralmente rubate.
Ma una politica internazionale
ispirata al « Padre nostro » la
può sviluppare solo il Terzo Mondo. L'Occidente ruba, ma non paga. Ed esige il pagamento anche
di quei debiti che ha ingiustamente imposto al Terzo Mondo,
attivando i propri meccanismi finanziari.
Cesare Mllaneschi
Settimana anticoncordataria
Daini al 18 febbraio si è svolta
in tutta Italia una « settimana anticoncordataria ” promossa da Democrazia Proletaria cui hanno aderito
comunità di base, singoli evangelici e
vari comitati per la laicità della scuola.
Tema della settimana è stato « contro il vecchio e nuovo concordato,
per la libertà di coscienza e di religione ». Su questo argomento si è
svolta a Roma una tavola rotonda con
l'intervento di Domenico Jervolino.
Giuseppe .Branca, Pietro Bellini, Pasquale Colella, Nicola Colajanni e Lidia
Menapace.
Inoltre è stato diffuso un appello
che è stato sottoscritto da alcune
migliaia di persone, tra cui Ernesto
Balducci, Enzo Mazzi ed altri esponenti del cattolicesimo critico.
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27 febbraio 1987
ecumenismo 5
IN MARGINE ALLA PROPOSTA DI MORATORIA ECUMENICA
I PROTESTANTI ITALIANI
E IL PROBLEMA ECUMENICO
j ® Necessario ripensare le diverse ecclesiologie. Difficoltà di dialogo tra strut
to e gerarchiche e democratiche. Piu partecipazione, concretezza e chiarezza di linguaggio nei rapporti ecumenici
Può darsi che anche in Italia la situazione ecumenica
si metta in movimento. Rapidamente. Troppo a lungo,
da parte evangelica, ci siamo
chiusi di fronte alla realtà,
sottovalutando i cambiamenti in corso nel cattolicesimo;
mentre da parte cattolica si
è guardato spesso con distacco ai protestanti italiani,
troppo pochi forse per essere un interlocutore serio,
troppo chiusi nel rifiuto pregiudiziale di ogni apertura.
Ma ora le cose si muovono, e il recente convegno indetto da Com-Nuovi Tempi
e dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
ne è stato un segnale importante per portare avanti il
discorso dei rapporti reciproci dei cristiani di chiese
diverse e per vedere in che
modo essi possano dare al
mondo una testimonianza
comune: chè questo è appunto il senso delTecumenismo.
E’ giunto infatti il rnomcn- ,
to di aprire un dibattito ecumenico ampio; non ci possiamo più limitare a seguire il
lavoro dei diversi « gruppi
misti » ad alto livello; nè
possiamo affidare un argomento così delicato, e che ci
tocca tanto da vicino, soltanto ai teologi o a coloro che
le chiese complessivamente
rappresentano.
Rapporti ecumenici
esistono già
Qui la prima cosa da dire
è che, nei fatti, rapporti di
collaborazione e fraternità
fra evangelici e cattolici esistono già, e sono più frequenti e numerosi di quello che
appare a prima vista: fra
parrocchie cattoliche e comunità evangeliche, fra gruppi,
in occasione di incontri e riflessioni comuni, fra teologi.
E’ un panorama molto ampio al quale facciamo forse
tnale di non dare, sulla nostra stampa e ai nostri sinodi, il rilievo dovuto: qualcuno potrebbe avere l’impressione che siamo ancora fermi agli anni ’50.
Perciò partiamo da dove
Slamo: facendo conoscere e
Valutando insieme le esperienze che abbiamo fatto in
questi anni per metterne in
evidenza le positività e i problemi aperti, di che cosa si
s parlato negli incontri, quali sono state le cose che si
sono fatte in comune; e anche quali sono stati i limiti
che abbiamo incontrato. Si
potrà e si dovrà andare oltre
gli incontri locali, ma questi
devono restare la base, il
punto di riferimento e l’organo di controllo di ogni tipo di incontro. In questo
campo non si può ovviamente trascurare il rapporto stabilito da lungo tempo con i
cattolici di base, che si manifesta anche, ma non solo, in
Com-Nuovi Tempi. Non è un
caso se un convegno pubblico su questo tema sia stato
indetto proprio da Com-Nuovi Tempi, insieme alla Federazione delle chiese evangeliche. Tanto più che il sinodo
valdese, a più riprese, ha indicato questi rapporti di base come fondamentali e privilegiati. Questo è un punto
fermo del quale comunque si
dovrà tenere conto.
Qual è la nostra
ecclesiologia?
La seconda cosa da fare è
chiarire a noi stessi e prendere noi per primi sul serio
i fondamenti della nostra ecclesiologia, in modo che anche i nostri interlocutori ci
prendano sul serio per quello che siamo. Ma qui le cose
si fanno già più complesse.
La concezione della chiesa
dei protestanti italiani è infatti fondata sull’eguale responsabilità di tutti i credenti e quindi su una concezione dei ministeri ecclesiastici ohe nascono dalle comunità e ad esse rispondono. Certo, vi sono delle sfumature:
valdesi e metodisti hanno un
ordinamento sinodale, gli altri evangelici italiani hanno
una concezione più localistica della chiesa, sono « congregazionalisti »; tutti i.,omunque abbiamo della chiesa una concezione non gerarchica; anche i valdesi e metodisti, proprio negli ultimi
decenni, hanno accentuato
questo richiamo aH’autorità
della comunità locale, aprendo ai laici, largamente, la
predicazione e la celebrazione della S. Cena. Ora, e questo è il punto, il nostro modo di concepire e vivere la
chiesa deve essere rispecchiato nelle nostre strutture
di dialogo: è perciò assolutamente necessario che ogni
azione ecumenica si compia
in continuo contatto con la
base: non certo per prendere pretesto da talune sue arretratezze per non far nulla,
ma perché in queste questioni vitali si proceda veramente tutti insieme. Qui c’è una
sensibilità specifica della
quale si deve tener conto:
sensibilità che ci differenzia
anche dalle chiese evangeliche di altri paesi, in quanto
ciascuno vive in un contesto
storico e culturale particolare; e in Italia non è una caratteristica dei soli protestanti, ma è di tutto il popolo
la reticenza e perplessità, e
vera e propria diffidenza con
cui, in campo ecclesiale, si
guarda alle realtà cattoliche
più centralizzate. L’evangelismo popolare, i tanti evangelici che lo sono diventati
per scelta personale e i ca1tolici di base esprimono chiaramente e spesso questa sensibilità. E’ vero che l’evangelismo popolare tende ad essere emarginato dal mondo
delTecumenismo istituzionale. Ma questa non è una ragione; anzi, proprio qui dobbiamo stare attenti a non separarci dalTevangelismo popolare e dai cattolici critici
che, a torto o a ragione, sono animati da una forte diffidenza nei confronti di un
cattolicesimo gerarchico n
istituzionalizzato.
Che cosa è per noi
la chiesa cattolica?
Qui però c’è un punto importante da chiarire, e cioè
la nostra concezione della
chiesa. Che cosa è per noi la
chiesa cattolica? Sappiamo
tutti che per la chiesa cattolica noi non siamo propriamente « chiesa », ma una
« comunità ecclesiale », perché ci mancherebbe qualcosa di essenziale. La cosa ci
irrita, ma ha almeno il vantaggio di essere chiara; del
resto anche per gli ortodossi noi non siamo « chiesa »
nel senso pieno della parola.
Questo però non impedisce
che, tenendo pur sempre presente questa distinzione essenziale, si possa dialogare
e anche lavorare insieme
(per la pace o per gli immigrati per esempio) e anche
vivere insieme dei frammenti di comunione cristiana.
E’ meno chiaro invece sapere quello che la chiesa cattolica è per noi evangelici:
se è o non è una « chiesa »
e in che senso. Pensiamo davvero che essa sia una realtà
talmente deviata e corrotta
da non offrire possibilità di
salvezza e di testimonianza
cristiana, come si pensava
una volta? Oppure la chiesa
cattolica è una delle tante varianti, tutte accettabili, dell’universo cristiano, purché
non pretenda di imporre se
stessa agli altri? O ancora,
i cattolici sono « fratelli che
sbagliano », certo come anche noi, su altre cose, sbagliamo; ma in tal caso quale deve essere il nostro atteggiamento verso questi « sba
gli » e quale il nostro modo
di accettare la « riprensione
fraterna » di chi ci segnala
i nostri sbagli?
La difficoltà di fondo:
la diversa
ecclesiologia
ri discorso non è teorico,
ma ci porta al cuore del problema ecumenico in Italia.
Al momento attuale la chiesa cattolica non riconosce la
validità della nostra celebrazione della S. Cena e vieta
perciò ai suoi fedeli Tintercomunione. Ai suoi occhi la
nostra S. Cena non è una vera S. Cena, ed ha perciò un
carattere sottilmente abusivo.
Noi invece in questo campo non abbiamo mai avuto
problemi seri, e abbiamo praticato la « comunione aperta », lasciando alle coscienze
individuali la scelta. Quindi,
per noi, non ci sarebbero problemi di dire: « Facciamo un
incontro ecumenico centrato
sulla partecipazione comune
alla S. Cena ». A noi non costerebbe nulla, mentre per la
parte cattolica sarebbe inaccettabile.
In un altro campo esiste
invece una situazione opposta, ed è il campo della ecclesiologia. Questo è per noi
il grande problema, che tocca le stesse strutture di ogni
possibile dialogo. Una chiesa che si presenti in termini
di « rappresentanza vicaria »
di Cristo, come sottolinea il
Documento sulTecumenismo
del Sinodo valdese 1981 (6.4),
è su questo punto, per noi,
una chiesa non autentica.
Ma quando si svolgono dialoghi a un certo livello è proprio questa sua dimensione
di « non autenticità » che ci
si presenta come partner,
con la sua divisione e superiorità sui laici, con il suo
magistero, le sue mediazioni.
Insomma, è il partner stesso
del dialogo (e non solo gli
argomenti del dialogare) che
ci sembra, nella nostra prospettiva, non realmente rappresentativo, sottilmente abusivo. Ci sembra quasi ^—
ma questa è una pretesa
inaccettabile dall’altra parte
— di dover in qualche modo
essere i portavoce anche di
quei cattolici, nostri fratelli
nella fede, che non sono e
non si sentono sufficientemente rappresentati; i portavoce anche dei tantissimi
cristiani senza chiesa e dei
cristiani in ricerca che, proprio per le ragioni storiche
e culturali del nostro paese,
non si riconoscono nel cat
tolicesimo romano al livello
della sua più alta rappresentanza.
Questa è una difficoltà di
fondo, paragonabile alla difficoltà che hanno i cattolici
obbedienti a partecipare' alla
nostra S. Cena. E vorremmo
che, come noi prendiamo sul
serio i loro « non possumus •>,
altrettanto accadesse nei nostri riguardi.
Queste perplessità non vengono poi dissipate dall’esito
dei tanti dialoghi dei « gruppi misti », che hanno svolto
un lavoro utile di sgombero
delle macerie della storia,
ma che sembrano ora giunti
a un punto morto. Avviene
infatti regolarmente che le
formulazioni comuni e gli accordi raggiunti dai « gruppi
misti » non vengano recepiti
se non in misura minima dagli organi ecclesiastici centrali e non vengano neppure
capiti e ricevuti dalla base,
dai semplici credenti, che
hanno l’impressione di qualcosa che avviene sopra le loro teste e che in fondo non
li riguardi.
Comprensibilità,
concretezza,
partecipazione
Qui vorrei sottolineare la
dichiarazione di Com-Nuovi
Tempi e della Federazione,
che chiedeva, nei rapporti ecumenici, comprensibilità,
concretezza e partecipazione:
cioè, che si parli un linguaggio chiaro e si evitino le formulazioni che ciascuno può
poi interpretare a suo modo;
che si parli di cose che tocchino la vita e la testimonianza di tutti i cristiani; e
che le modalità degli incontri
siano tali che tutti vi si sentano coinvolti e partecipi. Su
quest’ultimo punto si dovrebbero creare strutture
nuove di partecipazione. Le
nostre assemblee e i nostri
sinodi sono aperti a tutti i
membri di chiesa. In che modo realizzare questo diritto
alTinformazione immediata
nelTambito di un dialogo ecumenico? Al minimo, con
una informazione costante e
puntuale e con incontri allargati in cui venga illustrato e
spiegato il lavoro che si sta
facendo, in modo da favorire una crescita comune.
I problemi sono tanti.
L’importante è che tutti (e
non solo alcuni teologi o pastori) cominciamo a pensarci seriamente.
Giorgio Girardet
6
6 prospettive bibliche
27 febbraio 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
CHE CI FAI, QUI, ELIA?
« Ed ecco, gli fu rivolta la parola
dell’Eterno, in questi termini: "Che
fai tu qui, Elia?". Egli rispose: "Io
sono stato mosso da una gran gelosia
(zelo) per l’Eterno, l’Iddio degli eserciti’’... Ed ecco che una voce giunse
fino a lui e disse: "Che fai tu qui,
Elia?". Ed egli rispose: "Io sono stato mosso da una gran gelosia per l’Eterno, per l’Iddio degli eserciti ».
(1 Re 19: 9 s., 13 s.)
La scorsa primavera il prof. Paolo Ricca è stato a Erlangen (Germania Federale) per una delle manifestazioni per il terzo centenario della
Revoca dell’Editto di Nantes, e ha predicato nella chiesa riformata di
quella città, fondata appunto dai non pochi ugonotti che la Revoca costrinse a cercare rifugio e che la città tedesca aveva accolti.
In questo periodo nel quale ricordiamo il «17 febbraio », acquista rilievo per nói questa predicazione tenuta là in occasione del « ricordo dei
Valdesi », che subirono anch’essi, nell’inverno di 3 secoli fa, i crudi e feroci riflessi della Revoca.
a cura di GINO CONTE
«C
khe fai qui, Elia? » (v. 9).
« Che ci stai a fare, qui,
Elia? » (v. 13). La medesima domanda o una analoga
poteva forse esser fatta agli Ugonotti, quando giunsero a Erlangen: « Che ci fai, qui. Ugonotto? ». Lo stesso Ugonotto, anzi,
si è forse fatto questa domanda:
« Che ci faccio, qui, a Erlangen?
Perché sono qui e non in patria,
in Francia? ». Questa domanda
è stata rivolta continuamente
anche a noi Valdesi: « Che ci
fai, qui. Valdese indomabile?
Che ci fai qui, eretico irriducibile, in terra pap^e? Perché sei
ancora qui? Ti abbiamo cacciato, ti abbiamo perseguito — dovresti essere sparito da tempo! ». « Che ci fai, qui, tu irriducibile Ugonotto? ».
La risposta irriducibile
Due volte risuona la domanda, due volte udiamo la medesima risposta: « Sono stato mosso da una gran gelosia per l'Eterno ». Uguale avrebbe potuto essere la risposta dell'Ugonotto in Erlangen, e così pure quella dell’antico Valdese: « Sono
stato mosso da una gran gelosia
per l’Eterno ». Ma domanda e risposta valgono anche per noi.
« Che ci fai, qui, misero Cristiano? Che ci fai in questo mondo
diventato adulto? Da secoli si
vive etsi deus non daretur, come
se non ci fosse alcun Dio. Che ci
fai, qui, mio povero Cristiano
meschinello, che ci fai qui con il
tuo vecchio sogno, con le tue
belle leggende, con il tuo ingenuo discorso? Sei invecchiato,
irreparabilmente invecchiato,
mio caro, insignificante Cristiano — che ci fai ancora, qui? Perché mai sei ancora lì? ».
« Sono stato mosso da una
gran gelosia per l’Eterno », dice
Elia nella caverna. Com’è noto,
la Bibbia conosce due tipi di gelosia: la prima, fondamentale
gelosia è quella di Dio per Israele. E’ la gelosia che sta proprio
all’inizio della storia d’Israele e
che l’accompagna costantemente. Sì, la storia d’Israele è la storia della gelosia di Dio per Israe
le, in tempi tranquilli come in epoche inquiete. Dio ha continuato ad essere abbandonato da Israele, e ha continuato a non poter abbandonare Israele: «Come
posso abbandonarti, Efraim?
- dice Dio - Come posso darti ad
altri, Israele? » (Osea 11: 8).
Questa è la grande gelosia, quella che sta a fondamento.
E questa gelosia è poi diventata anche più grande. In Gesù
Cristo Dio è stato geloso non solo di Israele, ma dell’intera umanità, anzi, non solo dell’umanità
intera, ma di ogni singolo essere
umano, anzi, non solo di ogni
singolo essere umano, ma di ogni essere umano perduto. Così
grande è diventata la gelosia di
Dio in Gesù Cristo! Nella Bibbia
c’è dunque un intensificarsi della gelosia di Dio per l’uomo —
fino al farsi uomo, fino all’incarnarsi. L’incarnazione di Dio è il
coronamento della sua gelosia
per l’uomo. Gesù Cristo vuol dire: Dio è geloso di noi, è geloso
di te!
stati mossi da gelosia per la
chiesa o per l'ortodossia, ma
non per Dio. In nome di Dio si
sono commessi crimini di ogni
genere. C’è dunque stata e c’è
una gelosia per Dio apparente e
ingannevole. Per altro c’è anche
stata e c’è oggi una gelosia per
Dio genuina e vera. « Sono stato mosso da gelosia per Dio »,
dice Elia; e lo dice l’Ugonotto
esiliato. Ho abbandonato la patria, per non abbandonare Dio.
Ho preferito un esilio con Dio
a una patria senza Dio. Ho dato
la precedenza a Dio. Per me, è
più importante di tutto il resto.
Sono stato mosso dalla gelosia
per Dio.
E noi?
Ugonotto deve rifiutare un Dio
facile e comodo. Benché viviamo
in una cultura fortemente secolarizzata — o forse proprio per
questo —, è rinato un fiorente
mercato del divino, nel quale
Dio è offerto come merce a buon
mercato. Allora essere mossi da
gelosia per Dio vuol dire sapere
che non tutto ciò che viene pre sentato come divino, lo è. Non
tutto ciò che si chiama « Dio »
—anche nella chiesa!! — è Dio.
« Sono stato mosso da gelosia
per Dio, non per gli dèi ». Soltanto Dio è Dio. Non è lecito
confonderlo o scambiarlo con
una divinità qualsiasi. Non è lecito abusarne utilizzandolo per
ogni tipo di fini. Dio non è a
buon mercato, è libero. Ed è caro, prezioso. « Gelosia per Dio »
vuol dire sapere che Dio è ui fico, che la via per arrivare a lui
è stretta (come Gesù ha dei o
chiaramente), che non è un Ifio
comodo, non è un Dio del re;
che è prezioso: bisogna vendere
tutto, per averlo. Gelosia per
Dio implica la coscienza che Dio
non è dozzinale: costituisce la
realtà più preziosa dell’uomo.
Un riflesso di gelosia,
il nostro
Ma la Bibbia conosce anche
un’altra gelosia. Una gelosia invero singolare: la gelosia di un
uomo per Dio. Di questa parla
Elia. « Sono stato mosso da gelosia per Dio». Gelosi per Dio —
sappiamo che cos’è? Si potrebbe dire: Meglio di no! Potrebbe diventare pericoloso! « Gelosia per Dio? No, grazie!!! » — si
potrebbe dire. Infatti è così facile ingannarsi, ed è accaduto
tante volte nella storia della
chiesa. Dio può essere usato come copertura per una gelosia
che con Dio non ha nulla a che
fare. Luigi XIV, che ha cacciato
gli Ugonotti dal suo regno, è stato mosso da gelosia per la religione cattolica, ma non per Dio.
I crociati, che hanno conquistato la Terra santa, sono stati mossi da gelosia per la ricchezza, il
potere, il possesso, ma non per
Dio. Gli inquisitori di tutti i tempi, che hanno condannato e così spesso bruciato i cosiddetti
eretici, nel caso migliore sono
Gelosia per Dio! La conosciamo? Ed è raccomandabile, la gelosia? Non è diventata una cosa
scorretta, una cosa che non va?
Viviamo in un tempo disincantato, nel quale le grandi passioni sono più o meno smorzate.
Vogliamo pensare, agire, credere con moderazione. Non vogliamo esser gelosi! Vogliamo vivere una religiosità razionale, misurata, borghese. GELOSIA, è
cosa che fa parte del tempo dell’assolutismo, del confessionalismo, del fanatismo. Viviamo nel
tempo del cosiddetto « secondo
Illuminismo ». Finita la passione, finita la gelosia!
Ma ecco venire a noi Elia, ecco venire a noi l’antico Valdese,
e l’Ugonotto, a dirci: « Siamo
stati mossi dalla gelosia per
Dio ». Che cosa potrebbe voler
dire "gelosia per Dio” alla fine
del ventesimo secolo? Come potrebbe presentarsi il nuovo Ugonotto, l’Ugonotto odierno? Cercherò di dare due indicazioni.
Dio è prezioso
1. L’antico Ugonotto doveva
scegliere fra il suo Dio e il Dio
del re. Il Dio del re era, per così
dire, il Dio facile, comodo. Il Dio
legale, consigliato, di validità generale. L’antico Ugonotto è stato mosso da gelosia per Dio
quando ha rifiutato questo
Dio facile. Anche il nuovo
...e dunque anche
l’uomo lo è
2. La seconda indicazione,
l'ho già accennata. Gelosia per
Dio significa indiscutibilmente:
gelosia per il Dio incarnato, divenuto uomo, e dunque anche
gelosia per l’uomo. Abbiamo vissuto un duplice fallimento: da
una parte il fallimento della religione (anche della religione
cristiana), che così spesso ha
avuto zelo geloso per Dio senza
l’uomo; dall’altra il fallimento
del secolarismo, che ha avuto zelo geloso per l’uomo, ma senza
Dio, anzi perfino contro Dio.
Questi due fallimenti hanno prodotto il nostro mondo disumano. Ma la grande scoperta del
cristiano è che Dio è più umano
di noi uomini, e che dobbiamo
reimparare da Dio la nostra umanità perduta e dimenticata.
Che cosa significhi veramente
essere uomo, possiamo impararlo soltanto dal Dio divenuto uomo.
Zelo geloso per Dio, zelo geloso per il Dio divenuto uomo, ecco, questo è il compito dei nuovi Ugonotti. Chi è il nuovo Ugonotto? Non siamo forse chiamati da Dio a diventare i nuovi
Ugonotti?
Paolo Ricca
7
27 febbraio 1987
obiettivo aperto 7
STATI UNITI D’AMERICA
33 milioni di poveri invocano giustizia
Un documento che, nel fornire dati allarmanti sulla situazione sociale degli USA, evidenzia I attuale rapporto tra la
chiesa cattolica e i grandi ideali che furono di Lincoln - Affari economici e fame spirituale: problemi intrecciati
Sarebbe assai arduo affermare che le cose negli Stati Uniti vadano molto bene. Limitandoci agli aspetti economico-finanziari, basta ricordare l'enorme doppio deficit, statale e della bilancia dei pagamenti, di cui il calo
del dollaro non è che una manifestazione di superficie che colpisce l'opinione pubblica. Ma un altro grave risvolto è dato dal fatto che ben 33 milioni di persone siano in condizione di povertà. Povertà in certi casi relativa, ma è indubbio che le file in attesa della minestra o dei buoni cibo si
ingrossano sempre più, mentre anche il problema della casa, o del semplice ricovero notturno, si fa via via più acuto. Questi fenomeni hanno provocato la reazione dei vescovi cattolici americani che alcuni mesi fa hanno stilato un'articolata « lettera pastorale » che denuncia questa ed altre sititazioni. Roland J. Campiche, dell'Istituto di etica sociale della Federazione delle Chiese protestanti in Svizzera {FEPS), commenta questa lettera su
« La vie protestante » dello scorso 9 gennaio, non esimendosi da una certa
critica nei confronti del mondo protestante americano e delle sue remore.
Diamo qui appresso larghi estratti di questo suo intervento.
r. p.
Colla pubblicazione della lettera
pastorale « Giustizia economica per
tutti » i vescovi confermano di far
parte dei custodi della coscienza morale americana. La loro precedente
lettera del 1983 sul tema della pace
l'aveva già lasciato intravedere. Essi
hanno in qualche modo dato temporaneamente il cambio alle grandi denominazioni protestanti liberali, disorientate dall'apparire nel dibattito socio-politico degli « evangelicals », che fino ad allora erano rimasti prudentemente al di fuori di un
tal genere di controversie.
Ora, la nuova destra cristiana in
genere, che fra l’altro si appoggia
anche su questa corrente del protestantesimo, sostiene la politica di
La lotta contro la povertà
è il segno della
prossimità del Regno
L
Reagan. In questa prospettiva, la lettera pastorale si distanzia nello stesso tempo da una linea politica giudicata pericolosa e dai gruppi fondamentalisti che sono giunti di volata
a sostenerla.
Questa lettera è contemporaneamente molto americana e molto cattolica. Lo sradicamento della povertà fa parte della realizzazione del sogno americano di procurare l’agiatezza a tutti. Nel riprendere il programma di Lincoln, i vescovi ritengono che lì c’è un progetto iniziato
da terminare. Il suo compimento
presuppone il concorso di tutti.
Il carattere americano del documento si manifesta anche sul piano
teologico. I grandi temi della creazione, dell'alleanza e della giustizia
sono trattati con stretto riferimento
ai testi biblici. La lotta contro la povertà è allo stesso tempo il segno
della prossimità del Regno e 1 obbediente risposta del discepolo che raccoglie la sfida della fede. Anzi, i vescovi non esitano ad usare lo stesso
vocabolario del Risveglio, raggiungendo in tal modo la « profonda America », quella per la quale le nozioni di peccato e di conversione costituiscono un forte richiamo.
La doppia connotazione americana e cattolica che caratterizza questo documento testimonia della riuscita integrazione fra Chiesa cattolica e Stati Uniti. Ansiosa di ottenere
il marchio di buona americana — ci
si ricorda delle benedizioni ai cannoni da parte del cardinale Spellman — essa è rimasta a lungo un
po’ al di fuori della vita socio-politica, allo stesso modo come l’immigrato che cerca di essere ammesso e che
per raggiungere quello scopo censura le sue espressioni. Oggi, totalmente riconosciuta, la Chiesa cattolica
può esprimersi coll’autorità di una
istituzione a carattere nazionale.
I politici e gli economisti che attaccano il contenuto della lettera in
questione dovranno affinare le loro
argomentazioni. Dovranno infatti
fronteggiare non solo ì princìpi etici
coi loro fondamenti biblici e teologici, ma anche un’analisi serrata
della realtà. Appoggiandosi a numerosi documenti, rapporti, analisi prodotti dall’amministrazione o dalle
università americane e sulle esperienze dei preti impegnati nel quotidiano ministero della Chiesa, i vescovi
hanno realizzato un documento implacabile.
Un bimbo americano su quattro
ed uno nero su due, di età inferiore
ai sei anni, è povero e si indirizza
alla vita con un handicap insormontabile. Per quanto riguarda le donne, il numero di quelle che conoscono la povertà è cresciuto in modo
drammatico da venti anni a questa
parte. La cifra raggiunge un terzo
quando queste donne sono uniche responsabili di una famiglia, e la me
Un bimbo su quattro
è povero
e ha un handicap
insormontabile
gli Stati Uniti, il cui impatto sulla
sorte dei paesi sottosviluppati non
è più da dimostrare {ndt: a questo
proposito si veda anche Eco/Luce
del 5-12-1986; « Il grano, una guerra mondiale »).
Per contro, si conosce meno il fatto che Tagricoltura nordamericana
subisce una crisi senza precedenti
provocata, fra l’altro, dalla situazione dei contadini a seguito dei debiti
importanti da essi contratti durante
L’agricoltura americana
conosce una crisi
senza precedenti
tà quando si tratta di una famiglia
monoparentale appartenente alla minoranza razziale. Ma la discriminazione che colpisce le donne si verifica anche nel fatto che esse, a parità di lavoro cogli uomini, guadagnano solo il 61% del salario, mentre centinaia di migliaia, pur avendo un’occupazione a pieno tempo,
non riescono a superare la soglia
della povertà.
Queste cifre, già spettacolari di
per sè, forniscono appena una parte
dei dati di un’analisi che comprende il mercato deH’occupazione ed il
suo 7% di disoccupati, come pure
la politica agricola ed alimentare de
le ricche annate del dopoguerra, debiti che li hanno condotti ad un vero
e proprio esodo rurale e precipitati
nella povertà: in particolare, i piccoli contadini neri degli Stati del
Sud. Questa crisi ha accelerato una
concentrazione della proprietà, stravolgendo cosi una caratteristica fondamentale della struttura di una società che per lungo tempo ha favorito una larga distribuzione della proprietà fondiaria.
Le spiegazioni fornite costituiscono uno degli aspetti più interessa'■iti
della lettera dei vescovi. Esse conducono rispettivamente da un lato
alla più volte dichiarata efficacia dei
programmi di assistenza e dall’altro
ai colpi di forbice dati dall’amministrazione Reagan ai bilanci sociali.
Ma non sono solo le minoranze
razziali ad essere povere. In effetti,
due terzi dei poveri sono bianchi.
Di essi, solo l’l% ha ottenuto aiuti
durante 10 anni. Negli anni ’60 e
’70, la percentuale dei poveri era diminuita della metà, giungendo al
70% alla fine di quel secondo decennio grazie ai programmi realizzati. Ora si è tornati alla situazione
antecedente.
Le misure concrete proposte dai
vescovi per sfidare la povertà costituiscono i tre quarti del documento.
Esse si basano anzitutto sulla complementarità fra Stato ed enti privati. La lettera dimostra che lo slogan « meno Stato » non solo è superato, ma è nocivo, nel senso che esso frappone uno schermo fra i problemi e la loro soluzione.
Favorevoli all’economia di mercato, i vescovi tuttavia precisano che
« la sola competitività non realizzerà l’obiettivo di abolire la povertà ».
Essi non vedono con simpatia neppure gli interventi a carattere paternalistico. I programmi di rilancio devono essere impostati coi lavoratori,
altrimenti verrebbero ulteriormente
ad accentuarsi la dipendenza ed il fatalismo della gente che è già senza
potere.
Col loro documento i vescovi non
si faranno solo degli amici. La forza
tranquilla della loro lettera risiede
soprattutto nella loro convinzione
che gli affari economici di questo
mondo non possono essere disgiunti
dalla fame spirituale che si riscon
La trasformazione
delle strutture sociali
comincia
con la conversione
del cuore
tra neU’uomo. La trasformazione
delle strutture sociali comincia con
la conversione del cuore. L’azione individuale e l’azione sociale devono
procedere strettamente congiunte affinché i criteri dell’amore e della solidarietà, della giustizia e della partecipazione (gli stessi che caratterizzano l’attività della FEPS) trovino
una via di concretizzazione.
Il 361° ed ultimo paragrafo del documento conclude: « La conversione
è reale quando l’analisi sfocia nell’azione e quando la fede si accompagna ad un reale impegno in favore
della solidarietà umana ».
Roland J. Campiche
8
8 vita delle chiese
27 febbraio 1987
SOLIDARIETÀ’ ECUMENICA
CORRISPONDENZE
Una visita
in Germania Federale
Negli incontri con i responsabili di chiese ed organizzazioni si scoprono senso della fratellanza e progetti comuni per il futuro
Incontri a Tresanti
Il Moderatore Franco Giampiccoli ha compiuto un giro di
visite nella Repubblica Federale
Tedesca all’inizio di febbraio.
Scopo del giro era di stabilire
e rinnovare contatti personali
con responsabili di chiese, ed
organizzazioni, con cui la Chiesa valdese è in stretto rapporto
di scambio da molto tempo. Il
pastore Giampiccoli ha così visitato a Düsseldorf il Praeses
della Chiesa della Renania, Dr.
Brandt e l’OKR (Oberkirchenrat = mèmbro della direzione
amministrativa della chiesa regionale) Becker; a Bielefeld gli
OKR Brinkmann, Beyer, Sievert,
Matthias della Chiesa della
Vestfalia; a Stuttgart l’OKR
Arnold della Chiesa del Wurtt-’
emberg; a Karlsruhe il vedovo Engelhardt, TOKR Michel e
il KR (direzione ecclesiastica)
Dr.'Epting della Chiesa del Baden; a Kassel il vescovo Jung
e membri della direzione della
Chiesa di Kurhessen-Waldeck; a
Darmstadt gli OKR Beckmann,
Innenhalt e Fischer della Chiesa
dell’Hessen-Nassau.
Ha inoltre visitato responsabili del Diakonisches Werk delTHessen-Nassau a Frankfurt: i
pastori Gasche, Weissinger, Löfflers, Hindriks, Krieg e della
sede centrale di Stuttgart A.
Häussermaim; e il segretario
generale del Gustav Adolf Werk,
past. Nölke.
Intorno al primo week-end di
febbraio il Moderatore ha anche avuto un incontro con membri del Freundeskreis der Waldenser Kirche, organizzato dal
segretario dell’associazione, pastore Werner Beyna e ha predicato in un culto presieduto da
Beyna stesso, nella chiesa in
cui è pastore, a Heme (Vestfalia). Incontrando anche il sovrintendente Röber del distretto
di Herne e visitando il grande
complesso diaconale di Bethel
e l’ospedale evangelico di Castrop, il pastore Giampiccoli ha
così stabilito contatti a diversi
livelli: locale, distrettuale e generale.
Di ritorno da questo giro « anstrengend» (faticoso), ma estremamente interessante, il past.
Giampiccoli ha commentato:
« Sono rimasto colpito dalla
grande fraternità con cui sono
Dono di una croce ricordo della Chiesa della Vestfalia; da sinistra
i membri della direzione ecclesiastica: Matthias, Brinkmann, Giampiccoli, Sievert, Beyer.
stato accolto ovunque sono andato, segno evidente dell’interesse e anche dell’amore con cui
è seguita, dai nostri fratelli in
Germania, la Chiesa valdese. Ho
avuto la possibilità di presentare le prospettive di lavoro delle chiese valdesi e metodiste in
Italia, di discutere la situazione
ecumenica a seguito del Comitato Centrale del CEC, che si
era appena concluso, di aggiornare i fratelli tedeschi su progetti particolari, in cui sono
impegnati col loro considerevole
contributo, di concordare piani
per un più intenso scambio in
attività teologico-ecumeniche, di
invitare dei rappresentanti a
quell’importante pimto di incontro che è il nostro Sinodo di
Torre Pellice. Come membro
del Sinodo da molti anni conoscevo il vasto contesto ecumenico internazionale in cui sì situa la nostra chiesa. Ora ne ho
avuto però una percezione diretta che mi ha dato uria fortissima impressione di intensità
e fraternità ».
Mentre sono in corso le pratiche per il definitivo passaggio
di proprietà, in seguito alla donazione del Centro Sociale Evangelico di Firenze alla Tavola
Valdese, la Casa Comunitaria di
Tresanti - Montespertoli (PI) dopo il breve « letargo » invernale riprende la sua attività a
partire dal 1" aprile prossimo.
Una grande richiesta di ospitalità da parte di gruppi giovanili e non, di comunità ed istituti evangelici della Svizzera e
della Germania, copre già gran
parte del periodo che va dalla
data di apertura alla metà di
ottobre. Ma ci sono spazi per
« incontri » degli evangelici della
diaspora fiorentina per quattro
riunioni bimestrali, per alcune
attività della FGEI-Toscana e
per altre iniziative.
La stagione 1987 sarà di transizione e permetterà un consolidamento del servizio che, come
tutti sanno, non è soitanto « casa per ferie », ma anche « centro
incontri » per lo svolgimento di
un ampio programma molto noto e che, più o meno, è stato
sperimentato negli anni passati
(dal 1980 al 1986) con larghe
soddisfazioni. Quando tutta l’organizzazione sarà messa a punto, dopo il buon esito di ogni
pratica burocratica interna ed
esterna, la Casa Comunitaria potrà avere uno sviluppo più vasto in quanto potrà procedere
regolarmente guidata da un Comitato rappresentativo delle diverse Comunità evangeliche fiorentine.
Una piccola opera, ordinata,
attiva, che ha sempre bisogno
dell’attenzione e della solidarietà degli evangelici italiani che
desiderano sostenerla, non solo
con la pregMera, ma anche con
aiuti concràti e collaborazione
personale.
La Casa Comunitaria è ubicata nella frazione di Tresanti del
XVII FEBBRAIO A NAPOLI
“Quel giorno, alla Balziglia...
91
« Racconta, nonno, raccontaci
di quando siete scappati dalla
Balziglia ». E il vecchio nonno
racconta ancora una volta la romanzesca storia del Glorioso
Rimpatrio, e quando giunge alla
memorabile fuga dei valdesi nella nebbia, sotto la guida del capitano Tron Poulat, non riesce
a nascondere l’emozione.
A CASA CARES DAL 22 AL 25 MARZO
Convegno dei diaconi
Si terrà a Casa Cares (Reggello) dal 22 al 25 marzo il quarto convegno dei diaconi delle
chiese valdesi-metodiste, dedicato
in modo particolare all’esame
del « ruolo diaconale » e alla sua
collocazione aH’interno della vita della chiesa. La discussione
sul « ruolo » non dovrà avere il
solo fine di armonizzare i nostri
regolamenti, ma si propone di
esaminare una o più « strategie »
di servizio che possano essere
una guida nell’impegno dei singoli e possano seiwire nel dialogo di edificazione con la chiesa
tutta, affinché la presenza diaconale sia funzionale alla piena
esplicazione del ministero.
La partecipazione è, come sempre, aperta a tutti coloro che desiderano prepararsi per un servizio che svolgono o che svolgeranno, anche a tempo parziale.
nell’ambito della chiesa e delle
sue opere. Alcuni momenti dell’assemblea saranno dedicati ad
adempimenti formali, quali la
nomina dei delegati al Sinodo
(attualmente due con voce consultiva). Il Moderatore, past. F.
Giampiccoli, sarà presente alla
prima giornata dei lavori. Agli
iscritti sarà inviato il materiale
preparatorio riguardante il testo
della delibera sinodale relativa
alla istituzione del ruolo diaconale.
Programma:
— Domenica 22 marzo: arrivo
dei partecipanti.
— Lunedì 23: introduzione del
Moderatore al dibattito che
proseguirà nella giornata di
martedì 24.
— Mercoledì 25: stesura di un
ordine del giorno e conclusione dei lavori.
Naturalmente questo nonno
non ha vissuto personalmente i
fatti del 1689-90, e oltretutto non
è valdese nè valligiano, ma napoletano e metodista; ma l’emozione è vera, ed è il sentimento
comune di due chiese, la valdese
e la metodista del Vomero (Napoli), che in questo modo hanno
celebrato il 17 febbraio. Nel corso dell’incontro, che per comprensibili motivi pratici ha avuto luogo domenica 15, sono stati
ricostruiti diversi secoli di storia valdese attraverso la lettura
di documenti: attraverso gli occhi e la penna di eretici e inquisitori, le due chiese riunite
hanno potuto così rivivere la
protesta di Valdo, la predicazione itinerante dei barba, le persecuzioni, l’esilio e il Rimpatrio,
quest’ultimo efficacemente drammatizzato dal « nonno » ottantenne Antonio Sigillo.
Le letture, inoltre, sono state
intervallate da un paio di complaintes cantate da un quartetto,
e la parte rievocativa dell’incontro è stata conclusa — noteva
essere altrimenti? — dal Giuro
di Sibaud, intonato dall’assemblea. Infine, prima della festosa
agape che ha concluso la giornata, è stata letta e spiegata, da
parte del pastore Bruno Tron,
la parabola dei talenti. Questa
nostra storia di lotte per la libertà, così bella e significativa
— ha detto Tron — è uno dei
talenti che ci sono stati affidati:
bisogna che lo facciamo fruttare
impegnandoci concretamente a
fianco di chi ancora oggi vive
nell’oppressione.
Questa riuscita celebrazione
non è stata però, per le due piccole chiese del Vomero, l’unico
momento significativo della giornata. Durante il culto del mattino, infatti, le comunità avevano avuto la gioia di accogliere
nel loro seno tre giovani fratelli:
Giovanni Fiorio e Siro Grassi,
entrambi 23 anni, studenti universitari, e Guido Cimminiello,
28 anni, ricercatore presso la Facoltà di Scienze dell’università di
Napoli.
Questi tre fratelli hanno anche
tenuto la predicazione (su Genesi 32: 25-32; Giacobbe lotta con
uno sconosciuto ricavandone la
lussazione di un’anca e la benedizione da parte del suo avversario). Evidente il nesso fra. il
sermone e le confessioni di fede, nelle quali Giovanni, Siro e
Guido — di famiglia valdese i
primi due, convertito dal cattolicesimo il terzo — hanno sottolineato come la fede non si riceva in eredità dai genitori nò
si conquisti una volta per tutte,
ma richieda un cammino che dura tutta la vita, e come al di
fuori di una comunità di credenti non abbia senso parlare di fede. Una citazione di Lutero ha
concluso il sermone: « ...la sconfitta dell’uomo vecchio, che credevamo affogato nell’acqua del
battesimo, non è definitiva, perché il mascalzone che è in noi
vi sa nuotare dentro ».
P. F.
comune di Montespertoli a circa 35 km. dal centro di Firenze.
Informazioni possono essere richieste direttamente e anche alla Tavola Valdese.
Conferenze
IVREA — Nel corso del mese
di marzo la nostra chiesa organizza una serie di dibattiti presso la propria sede:
— 6 marzo, ore 21 : Creazione e
scienza, con l’intervento di Alfredo Berlendis e Luigi Bettazzi ;
— 20 marzo, ore 21 : Il problema
del male, con l’intervento di
Renzo Granerò e Giorgio
Tourn;
— 3 aprile, ore 21: I miracoli,
questo scandalo! con l'intervento di Pietro Agrano e Giuseppe Platone.
• La nostra comunità trasmet
te la sua simpatia cristiana a
chi è stato toccato dalla malattia o dal lutto : in dicembre c’è
stato il funerale del fratello Aldo Canale. Siamo fiduciosi nelle
promesse della fede cristiana e
nella certezza che un giorno incontreremo tutti i nostri cari.
Lutti
RIMINI — Nel giro di pochi
giorni la nostra Comunità è stata colpita da due lutti.
Il 12 gennaio è deceduto all’ospedale di Forlì Giulio Campanella di Cesena. Aveva 82 anni.
Il 24 gennaio ci ha lasciati Giuliano Frank-Kiss di Pesaro. I fu
nerali si sono svolti nella chiesa
cattolica di San Cassiano con
la presenza del pastore e del
parroco a cui il defunto era legato da cordiale amicizia. Era
nato a Fiume (Jugoslavia) 59
anni fa.
La nostra Comunità è frater
namente vicina alle due fami
glie, pregando il Signore che dia
loro conforto e rinsaldi la loro
fede.
• La famiglia Giulianetti di
Osimo (Ancona) è stata allietata dalla nascita di David nella
casa di Daniela Giulianetti e Roberto Pesaresi.
Ecumenismo
SUSA — Per la prima volta a
Susa è stato possibile avere un
incontro ecumenico con i cattolici. S’è svolto il 24 gennaio,
nel corso della settimana di preghiera per l’unità, e vi hanno
preso parte il pastore Giuseppe Baldi, e il padre Pio Tamburrino. Tra gli argomenti discussi la questione della proclamazione dell’anno mariano e
l’atteggiamento nei confronti
delle sette. E’ stato anche studiato il movimento ecumenico
nelle sue origini e nelle sue speranze.
FACOLTA’
VALDESE
DI TEOLOGIA
Calendario
degli esami
Per gli esami del corso di diploma
sono state stabilite le date seguenti:
NT: 28 febbraio;
STORIA: 28 febbraio: 7 marzo;
SISTEM.: 28 febbraio;
T. PRAT.: 28 febbraio.
Per iscrizioni e informazioni telefono
06/361.9729.
La segreteria della Facoltà
9
27 febbraio 1987
vita delle chiese 9
ANNO MARIANO
Discutiamo fraternamente
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
XVII Febbraio
tl vescovo di Pinerolo accetta di dialogare sulla mariologia - Le cose
che dividono vanno chiarite in un clima di reciproco ascolto
Nel numero 6 del 13.2 era stata
pubblicata una lettera aperta
scritta dalla chiesa valdese di
Pinerolo ai cattolici della locale diocesi. Chiedeva un dialogo
sulla questione di Maria, in relazione anche alla proclamazione
dell’anno mariano da parte del
Papa. Pubblichiamo ora il testo
della risposta inviata dal vescovo di Pinerolo alla presidente del
Concistoro.
Cara sorella in Cristo,
ringrazio vivamente Lei e il
Concistoro della Chiesa Evangelica Valdese di Pinerolo per la
lettera inviatami il 1 febbraio
1987, con la quale mi porta a conoscenza il testo della lettera
aperta alle sorelle e ai fratelli
della Diocesi di Pinerolo.
In questa lettera si esprimono valutazioni sull’attuale situazione ecumenica, sottolineando i
passi positivi di un cammino
progressivo di comprensione, di
dialogo, di collaborazione, ma
anche le difficoltà, i timori e le
perplessità che vengono a turbare e forse a ostacolare questo
cammino.
Sono grato per la vostra franchezza e altresì per la vostra
delicatezza nel mettere in evidenza queste difficoltà, ispirate
— come penso — a quello spirito di “correzione fraterna" che
fa parte del dialogo ecumenico.
Mi è difficile in questo momento rispondere concretamente alla proposta di trovare tempi e spazi per esaminare e discutere insieme questi problemi.
.Ma penso che ciò sia possibile
e da parte mia c'è una disponibilità di dialogo sui temi sollevati dalla lettera. Occorrerà trovare insieme luoghi e spazi opportuni.
Condivido quello che voi dite
nella lettera: che le cose che ci
uniscono sono di gran lunga
quelle più importanti, pur non
minimizzando affatto le cose che
ci dividono. Le cose che dividono non possono essere accanto^
nate, ma hanno bisogno di essere maggiormente chiarite in un
clima di ascolto reciproco. Ed
anche quésto — a mio avviso —
fa parte del dialogo ecumenico.
Ringrazio il Signore della gioia
che ho provato venendo il 30 novembre dello scorso anno nel
tempio di Pinerolo per la commemorazione del D centenario
della comunità valdese di Pine
rolo. Ho ascoltato con vivo interesse il discorso di Gianni
Long. Poiché non ho avuto la
possibilità di parlare, perché ero
atteso altrove, avrei detto la mia
partecipazione fraterna al cammino della vostra comunità in
questi cento anni, con l’auspicio
che i semi di fraternità e di dialogo, gettati, in una terra come
la nostra, travagliata da lotte e
contrapposizioni, fioriscano per
la gloria dell'unico Signore e come segno di pace al mondo.
Poiché è vicina la data del 17
febbraio, vii prego di accogliere
il mio augurio e la mia cordiate
condivisione nel ricordo di un
avvenimento che è stato tappa
importante nella storia moderna del cammino faticoso e tormentato verso il pieno riconoscimento del diritto dei singoli e
delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa,
come afferma anche la « Dichiarazione sulla libertà religiosa »
del Concilio Vaticano II (7 dicembre 1965).
Fraternamente in Cristo.
Pietro Giachetti
Vescovo di Pinerolo
Pinerolo, 12 febbraio 1987.
XVII FEBBRAIO
Una storia “teologica”
Approssimandosi il XVII febbraio ho chiesto ad alcuni catecumeni se conoscessero il significato di tale festa: le risposte
Sullo state alquanto evasive; analoga esperienza ebbi nella calda estate australe sudamericana
del 1983 quando ad un « campamento » incominciai a parlare
della storia valdese.
E' importante conoscere la nostra storia?
A mio avviso è fondamentale
conoscere la confessione di fede
dei padri e possibilmente i luoghi che videro svolgersi avvenimenti senza la conoscenza dei
quali non possiamo dirci valdesi.
In questa ottica è importante
il discorso sulla cultura alle valli portato avanti dalla Società
di Studi Valdesi ed il nuovo discorso della presenza valdese al
Mezzogiorno, che ha nella Società di Studi Evangelici notevole risonanza.
La storia valdese è prima di
tutto « storia teologica »: un popolo che vuole essere, con l'aiuto del Signore, cristiano secondo l’Evangelo e per questo subisce persecuzioni e minacce; dai
Valdesi di Calabria alle intimidazioni ai deputati sinodali della sessione rioplatense del 1975
da parte dei militari uruguayani,
vi e un’unica motivazione ad origine di tanta sofferenza: la fede evangelica.
Gli errori e le difficoltà del
« popolo valdese » nel passato e
nel presente, si spiegano alla luce del'a condizione generale ai
peccato propria di tutto il genere umano: ma senza il popolo
valdese con la sua « tenacia montanara », oggi non vi sarebbe
protestantesimo in Italia.
Non è dunque tanto una questione di luoghi: piuttosto di preparazione teologica. Un membro
di chiesa mi ha detto: non possiamo mollare sulla Facoltà di
teologia, senza i pastori il volto
della nostra chiesa sarebbe diverso. Senza la preparazione teologica caratteristica del valatsmo, non avremmo neppure le
riviste « Protestantesimo » e
« Gioventù evangelica ». Orgoglio
denominazionale? Niente affatto, stimolo a studiare di più, a
riflettere a tutti i livelli: studi
biblici, sermone, cura d’anime,
incontri teologici.
Non sono tanto i matrimoni
misti che indeboliscono le nostre
chiese (l’amore non conosce barriere confessionali) ma piuttosto la superficialità nella preparazione: l’ignoranza biblica a livello di sermone, lezione di scuola domenicale, di catechismo, la
banalità di una visita, si nagano
nella decimazione delle comunità.
Il luogo teologico per eccellenza è la chiesa locale: nella
profondità , e nella serietà i frutti non mancano.
Valdesi dunque, con preparazione e disciplina, per essere una chiesa riformata e non vagamente evangelica.
Quando si ha una identità si
può dialogare con profitto con
le altre chiese evangeliche ed anche coi fratelli cattolici, senza alcun timore di « annacquare l’Evangelo » con sentimentalismo e
ritualità estranee al discorso biblico.
Il ricupero della nostra storia
in chiave non apologetica, come
avveniva nel passato, ma teologica, è quindi indispensàbile, per
non scivolare in una religiosità
generica e intercambiabile.
Utopia? Non penso: tanto al
nord, quanto al centro e al sud
Conferenza
TORRE PELLICE — Ancora
nell’ambito delle iniziative volte
a ricordare il centenario della
nascita di Karl Barth (1886), venerdì 27 febbraio, alle ore 15,
presso Villa Elisa, in via Angrogna, Domenico Abate terrà una
conversazione sul tema : « Karl
Barth e la preghiera». La partecipazione è libera.
esistono « luoghi » dove la testimonianza evangelica è ancorata
ad una salda preparazione di base, indispensabile per partecipare ad un campo, ad un’assemblea sinodale.
« Rigore teologico e passione
evangelica », la felice espressione di Francesca Spano, può essere ancora oggi foriera di nuove vocazioni evangeliche: donne,
uomini che dedicano le loro vite
non alla ricerca del profitto, ma
al servizio del prossimo con umiltà e tenacia evangelica.
Eugenio Stretti
VILLAR PEROSA — 25 gennaio : la comunità ascolta la predicazione del pastore Archimede Bertolino, segretario italiano
della Missione Evangelica contro la lebbra.
• 8 febbraio: l’assemblea di
chiesa rielegge gli anziani Bruno
Galliano, Guido Ghigo, Marco
Long. Per la zona della Roul viene eletto anziano Adriano Peyroneil. L’assemblea ha approvato
la relazione finanziaria e ha rivisto l’impegno verso la cassa
centrale per il 1987.
• 17 febbraio : « L’avvenimento che ricordo meglio di tutta la
storia valdese » : così si è espresso qualcuno nelle riunioni quartierali davanti a Bnma Peyrot,
venuta per misurare la profondità della nostra « ihemoria ». La
conferma si è avuta nella partecipazione ai falò e al culto; la
predicazione ha spiegato che la
memoria è anche un’attività legata alla pratica, nel senso che
ci « ricorda » gli impegni presi,
ci permette di essere fedeli al
nostro impegno di testimoni.
• Ottimo esito ha avuto la serata con lo spettacolo della Filodrammatica e le esecuzioni
dell’Unione Musicale di Inverso
Pinasca. Lo spettacolo sarà replicato sabato 28.2, con la partecipazione della corale.
« Sabato 7 marzo, alle 20.30,
ospiteremo la Pilodrammatica
di Villasecca. Non mancate a
questo terzo appuntamento teatrale.
• Incontri biblici sulla Lettera ai Tessalonicesi : venerdì 27
febbraio e 6 marzo, ore 20.30, al
convitto.
• Unione femminile a Chianaviere: domenica 1” marzo, ore
14.30.
• Riunioni quartierali: 26.2 a
Chianaviere, 5.3 ai Tupini (presso fam. Ghigo).
PRAMOLLO — E’ stato molto simpatico ed interessante il
pomeriggio di lunedì 16 febbraio
trascorso in compagnia del Moderatore Franco Giampiccoli,
con cui abbiamo parlato della
vita della nostra chiesa, del problema della secolarizzazione che
ci minaccia sempre più, del suo
nuovo incarico all’interno della
Tavola e di tutti i problemi che
questo comporta, tra i quali
spicca quello finanziario. E’ un
peccato che fossimo così poco
numerosi! La sera, poi, è ancora rimasto con noi per l’accensione dei falò e insieme abbiamo cantato, con gioia. Un grazie di cuore per questa visita e
un augurio reciproco di poterci
incontrare ancora altre volte.
• Il 1® marzo ci sarà un’assemblea di chiesa, durante il
culto, a cui sarà molto importante partecipare, anche perché
saranno in mezzo a noi i membri della CED.
VILLAR PELLICE — La giornata del XVII febbraio s’è svolta con entusiasmo è con buona
partecipazione di membri di
chiesa. Dopo i « falò » della vigilia, al mattino una bella assemblea s’è raccolta nel tempio
per ascoltare il messaggio della
Parola di Dio e quello che i bambini ed i ragazzi della Scuola
Domenicale ci hanno rivolto con
le loro recite, canti ed esecuzioni musicali.
Numerosi anche ì partecipanti
al tradizionale pranzo comunitario.
Assemblea di Chiesa
VIIXASECCA — Domenica 15
marzo, ore 10, Assemblea di
Chiesa. Oda: 1) Esame Relazione finanziaria 1986. 2) Revisione
impegno finanziario 1987. 3) Stabili. 4) Varie eventuali.
A proposito degli stabili, l’Assemblea sarà chiamata a rispondere a queste precise domande:
Cosa facciamo delle ex scuole di
Freyfie, Bastia e Roccia? Ristrutturiamo o vendiamo questi
stabili? E’ oltremodo evidente
che non possiamo più rimandare le risposte perché gli stabili
in questione urgono di riparazione dei tetti e delle strutture
murarie per una spesa di alcune decine di milioni.
• Il Concistoro è convocato
per le ore 20 di sabato 7 marzo
nella saletta.
Società
di Studi
Valdesi
PRIMO CIRCUITO PUBBLICAZIONI
Animazione biblica
I monitori delle scuole domenicali del 1° Circuito hanno tenuto il loro consueto convegno
invernale dedicato, questa volta, alla discussione sulle forme
e i contenuti da dare ai culti
in cui i bambini abbiano un ruolo non solo di spettatori, ma
anche di protagonisti. Il cultC'
dei bambini è spesso un oggetto
un po’ fragile, fatto di imprevisti, di difficoltà acustiche, di
sussurri e balbettii e filastrocche
rapidissime: fino a che punto è
possibile propinare alle comunità, certo molto indulgenti, tutto questo, anche solo due o tre
volte all’anno? Se il culto ha
una funzione pedagogica nei confronti dei bambini ne vanno
mantenute le parti fondamentali
cosi come si presentano ogni
domenica. Ma va rilevato anche
che una animazione ben preparata c chiaramente presentata
può essere efficace e stimolante anche per una assemblea di
adulti. I nostri bambini (ma per
gli adulti è molto diverso?) sono
abituati a prestare attenzione alle cose che fanno o a cui assistono per tempi molto brevi e
dunque anche l’ordine del culto va reso agile e vario, ma sempre nel rispetto della nostra liturgia riformata.
I monitori si sono espressi,
circa il canto, per una interruzione della sperimentazione di
canti nuovi, se così sì può dire.
Accanto ad un certo numero di
inni tratti daH’innario in uso
nelle nostre chiese, si sono insegnati nel volgere degli anni
moltissimi canti nuovi che sono
stati eseguiti nel culto magari
una volta sola, e poi mai più ripresi, impedendo cosi alla comunità di impararli e dì farli propri. Forse è venuto il momento di raccogliere tutti questi
canti in una raccolta sulla quale lavorare per qualche tempo
in modo che diventino patrimonio di tutta la chiesa. Il Consiglio del 1“ Circuito sarà coinvolto in questa proposta perché la
presenti alle istanze responsabili.
Al termine del convegno è stato stabilito che la tradizionale
festa delle scuole domenicali abbia luogo a Bobbio Pellice il 24
maggio prossimo. F. T.
E' uscito in dicembre il n. 159 del
Bollettino della Società con i seguenti
articoli:
— Reazioni romane alla revoca dell'editto di Nantes (1685-1689) di
Roberto Osculati.
— Il « luterano » Brucioli e il suo
commento al libro delia Genesi di
Milka Ventura Avanzinelli.
—■ Note sul carteggio di Celio Secondo Curione dal 1535 al 1553 di
Simona Galvani.
’• E' uscito ora, in febbraio, il tradizionale opuscolo edito in occasione del
17 febbraio a cura del prof, G. Gönnet
sulla vicenda dei valdesi nel 1686-87
dal titolo Dalla Revoca al Rimpatrio,
prigionia ed espatrio. E’ in vendita
presso la Società e le Librerie evangeliche al prezzo di L. 4.000.
MUSEO
Il secondo incontro per la progettazione del Museo avrà luogo alla casa
valdese sabato 28 febbraio col seguente programma:
ore 10: Inizio lavori - riassunto del
dibattito precedente (Bruna Peyrot) :
ore 10.15: 1“ relazione su • Come
dire musealmente l'identità » (Giorgio Tourn);
ore 11: 2" relazione su « Ipotesi di
allestimento museale » (Giorgio Ro
chat) ;
ore 11.30: Dibattito;
ore 12.15; Pranzo;
ore 14-16: Continuazione de! dibat
tito e soluzioni pratiche.
10
10 valli valdesi
27 febbraio 1987
VAL RELUCE
XVII, che
f
éi
La ricorf^enza. del 17 febbraio
è vissuta Oggi alle valli attraverso momenti anche assai diversi
fra di loro: festa, gioia, per qualcuno anche folklore intorno ai
falò, atmosfera raccolta e, di riflessione il giorno dopo nel momento di culto.
Stesso popolo valdese, differenti le situazioni: agli storici o
semplicemente a chi per motivi
di' età ha maggiori esperienze,
verificare eventuali mutamenti
negli anni.
Per cercare però di capire come si viva questa ricorrenza oggi abbiamo girato un po’ fra i
falò, abbiamo registrato, fra i
canti ripetuti da corali organizzate od improvvisate, delle impressioni immediate fra la gerite.
Nella folla molti giovani, da
uno che di fronte alla domanda:
« Che cosa ricordano oggi i valdestí » ti risponde: « Non fatemi domande così complicate! »
a chi invece va col pensiero ai
popoli che anche oggi non hanno alcun diritto civile, compreso quello di vivere « ed hanno
chiesto di poter far ricorso al
cannibalismo per pòter sopravvivere ».
C’è comunque disponibilità alla riflessione, forse poca conoscenza storica ma voglia di attualizzare la parola che più circola in questi giorni: libertà, « libertà anche di avere una nostra
festa da contrapporre alle tante imposte dalla chiesa cattolica
e che noi non condividiamo »,
afferma un giovane catecumeno.
E’ una festa di giovani?
Anche chi non è più giovanissimo va ai ricordi della sua infanzia, non è solo un’ipotesi che
in quest’occasione i giovani si
trovino particolarmente a loro
agio, partecipi, liberi di fare delle cose a partire dalla stessa
"costruzione" dei falò.
Divertimento, canto, stare insieme: questo il fattore comune
un po’ ovunque- la riflessione?
« Verrà dopo, col prosieguo della
serata oppure domani » sono altre risposte.
Non sappiamo se ciò sia realmente accaduto, ma in un giro
di interviste nel pomeriggio del
17 nOn abbiamo potuto evitare
di constatare il silenzio, la solitudine di un "marocchino" evidentemente ignaro di tutto ed
impegnato nel vano tentativo di
piazzare il classico orologio fra
strade deserte e bar semivuoti.
Eppure poche ore prima avevamo incontrato intorno ai falò
proprio tutti, da chi conosci come valdese solo dal suo nome,
a chi, seppur cattolico, ritiene
di dover festeggiare la libertà
dei valdesi come un fatto anche suo in quanto appartenente
allo stesso popolo italiano, a chi
magari vent’anni fa cercava di
convincerti che il falò è da buttare ed oggi è qui, semplicemente per socializzare.
Piervaldo Rostan
Nuova sede per l'USSL
Una sistemazione attesa da molto tempo e che ha fatto discutere
- Costo: oltre 1 miliardo e mezzo - Utilizzo completo entro l'estate
Passando dalle parti deH’hòtel Gilly a Torre Pellice, molti
avranno notato, intorno ad una
costruzione del complesso alberghiero, l’apertura di un cantiere edile annunciato dai regolari cartelli; Tindicazione è grosso modo: proprietà USSL 43,
lavori di ristrutturazione.
Abbiamo in merito sentito il
presidente del comitato di gestione dell’USSL Val Pellice.
« Finalmente nel 1986 siamo
riusciti a perfezionare tutti gli
atti per l’acquisto della sede
USSL mediante fondi regionali, già deliberati nel primo semestre dell’anno — esordisce
l!àrch. Longo —. L’iniziativa parte da lontano, dall’inizio della
scorsa legislatura e vede in questi mesi risolvere il suo iter. Si
sta lavorando per la ristrutturazione ed i tempi dovrebbero essere molto brevi, vale a dire che
entro aprile l’edifìcio dovrebbe
esserci consegnato e quindi entro i mesi estivi tutti gli uffici
dovrebbero essere traslocati ».
Qual è il costo dell’operazione?
« Le spese si aggirano sul miliardo e mezzo, con assicurazione regionale, abbastanza ufficiale, di coprire un nostro ulteriore progetto di ampliamento del
la struttura, per concentrare
in una unica e definitiva sede
tutti gli uffici della Comunità
Montana ».
Prima di operare questa scelta parecchie voci ed ipotesi erano circolate; può illustrarci
le motivazioni che hanno portato a questa soluzione?
« Molto volentieri, anche perché intorno a questo problema
sono nate delle illazioni, interpretazioni ed anche notizie non
giuste. Facendo parte della commissione tecnico-politica che ha
seguito il problema fin daH’inizio ho avuto costantemente sotto mano la situazione; ci siamo
orientati su questa struttura perché sia dal punto di vista economico, sia da quello funzionale, sia infine sotto il profilo dei
tempi di occupazione dell’edificio stesso, era quella che ci dava maggiori garanzie. Le altre
ipotesi formulate (centro storico di Torre, area dell’ex-stamperia Mazzonis), oltre ai costi,
avrebbero causato tempi molto
più lunghi per l’utilizzo ».
Dunque, entro breve tempo
saranno accorpati tutti gli uffici
deiruSSL 43, che oggi occupano
all’incirca, fra operatori dipendenti e quelli che comunque collaborano con la struttura, oltre
PINEROLO
Crisi risolta
Dopo tante polemiche, tanti
franchi tiratori, la crisi che attanaglia la maggioranza di pentapartito sembra essere
mente risolta. L’ultimo, in ordine di tempo, dei componenti della maggioranza insoddisfatti, il
socialista Pezzo, ha visto riconosciuta dal sindaco la sua lealtà. Cosi il Consiglio comtmale
ha potuto riprendere la sua attività, dopo mesi di immobilismo.
La ritrovata compattezza tra
i democristiani e lo stato di non
belligeranza tra le correnti socialiste ha permesso l’adozione
di provvedimenti importanti quali l’adozione definitiva del piano
per il centro storico cittadino,
una pratica durata 10 anni.
Si potrà perciò procedere al
risanamento ed alla ristrutturazione degli immobili del centro
storico (soluzione votata da tutti) mediante iniziative che riguardino almeno un isolato. Sui
singoli edifici è consentita solo
la manutenzione.
Con questo provvedimento, a
cui dovrebbe affiancarsi la costituzione di una finanziaria per
promuovere le iniziative immobiliari, si vuole rilanciare da una
parte l’edilizia e dall’altra riqualificare la funzione del centro
cittadino.
Discutendo le numerose inter
s.a.s.
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rogazioni ed interpellanze il consiglio ha preso la decisione di
costituire una commissione per
esaminare le possibilità di varare un progetto di azione sociale
a favore dei detenuti nel carcere cittadino e dei loro familiari.
La discussione in consiglio si
è però arrestata di fronte ai 1(X)
milioni di deficit della Rassegna
dell’Artigianato. Una parte della
maggioranza e la minoranza contestavano una delibera che sanava una parte del debito, così
la delibera è stata ritirata. Si
discuterà un’altra volta.
Comparse
per il 1687
in TV
ANGROGNA — Si sono concluse le prime riprese sull’esodo
dei Valdesi nel 1687 ricostruite
in alcune località della Val d’Angrogna per conto dell’équipe di
« Protestantesimo » sotto la direzione di Renato Maiocchi. Le
prossime riprese si terranno,
presso il Tempio del Serre, il 21
e 22 marzo; in particolare per
sabato 21 alle 18.30 occorrerà
’riempire’ il Tempio per filmare
la comunità riunita mentre
ascolta la rievocazione, da parte
della Corale d’Angrogna, di quella lontana tragica stagione.
Chi potrà collabcrare alle
riprese salga al Serre per sabato
21 alle ore 18.30 (tutti possono
partecipare) affinché il lavoro
dell’équipe televisiva riesca al
meglio realizzando un documentario storico che potrà essere
utilizzato anche al di là della
stessa trasmissione televisiva
(d’ora in poi in onda la domenica sera alle 22.30 sulla II Rete).
cento persone; tutto questo
dovrebbe anche agevolare la popolazione che oggi si trova viceversa a cercare i vari servizi
sparsi un po’ ovunque negli stabili di Torre Pellice.
P. R.
PROPOSTA WWF
Alt
ai sacchetti
Nell’attuale stato di degrado
ambientale, in fase di ulteriore
aggravamento, il WWF ha preso
una significativa iniziativa nei
confronti di comuni e Comunità Montane.
In breve, vista la continua dispersione di sacchetti di plastica un po’ ovunque ed essendo
essi non biodegradabili, si fa
presente la possibilità per i sindaci di emettere delle ordinanze
di divieto di disperdere o abbandonare in qualsiasi luogo tali sacchetti e nel contempo di
divieto ai commercianti di fornire ai consumatori, per l’asporto delle merci acquistate, dei contenitori, in plastica.
Ulteriori iniziative sono state
prese per coinvolgere la popolazione su questo problema.
Radio Beckwith
(F.M. 91.200)
Riprende questa settimana la
serie sui Riformatori; a partire
da domenica 1” marzo alle 18
andrà in onda un ciclo su Zwingli, in replica il martedì sempre
alle ore 18.
Riprende anche il programma musicale « E mi chantu »,
in onda il lunedì alle 21.30.
Ricordiamo inoltre alcuni programmi: « A confronto » (mere,
ore 15); « Grünen » (ven.h. 19,30);
« Sfida della 'Parola » (ogni sera
alle 19).
ASSICURAZIONI
Corso di caseificio
Si informano i giovani agricoltori interessati che presso la Stazione Alpina di Sauze d’Oulx, gestita dal Centro d’addestramento
per l’economia montana « Vittorino Vezzani », si svolgerà durante il prossimo mese di marzo,
un corso teorico-ipratico di caseificio.
Il corso inizierà il 2 marzo e
terminerà il 28 dello stesso mese.
Le lezioni e le lavorazioni si svolgeranno dal lunedì al venerdì di
ciascuna settimana.
Per le iscrizioni e per ulteriori
informazioni, rivolgersi al Servizio Agricoltura della Comunità
Montana Val Pellice (via Caduti
per la libertà n. 4 - Torre Pellice - tei. 932435/932262).
Lavoratori stranieri
PINEROLO — Il 30.12.86 è
stata approvata dal Parlamento la legge n. 943, che « garantisce a tutti i lavoratori extracomunitari legalmente residenti »
in Italia « parità di trattamento
e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani »
(art. 1).
In particolare l’art. 16 regolamenta la sanatoria per coloro
che già si trovino da tempo in
Italia, anche in qualità di clandestini: bisogna provvedere entro il 27.4.87.
I lavoratori stranieri residenti
nel Pinerolese possono rivolgersi alla sede della CISL di Pinerolo, C.so Torino 50, tei. 74106,
per informazioni, pratiche, assistenza, tutte le mattine, compreso il sabato.
Collegio: corso
sullo strutturalismo
TORRE PELLICE — Si sta
tenendo al Collegio Valdese un
corso sullo strutturalismo, tenuto dalle proff. Gay, Grosso,
Sclarandis. Le lezioni hanno luogo il giovedì alle 14.30 nei locali
del Liceo. Programma delle prossime riunioni:
26 febbraio: antropologia strutturale e formalismo russo.
Propp;
5 marzo: critica strutturale e
semiolcgica. Discorso letterario e discorso poetico;
19 marzo: analisi di un testo poetico;
2 aprile: analisi di un testo narrativo (I Malavoglia);
9 aprile: conclusioni.
Gli interessati sono invitati a
partecipare. L’ingresso è libero.
Potrà essere richiesto un contributo per eventuali fotocopie e
dispense.
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11
L
27 febbraio 1987
valli valdesi 1 1
DALLA DIREZIONE DIDATTICA DI TORRE PELLICE
Un laboratorio per lo scrivere
neiia scuoia eiementare
Un invito a scoprire insieme il piacere dello scrivere - Una cassetta
per le lettere che chiunque può riempire con messaggi e suggerimenti
A partire dal corrente anno
scolastico, nella sede del Capoluogo di Torre Pellice, è stato
istituito fra le attività del tempo pieno delle elementari un Lahoratorio per lo scrivere (LpS).
L’idea di aprire questo spazio —
sulla base della felice esperienza dei Laboratori per il leggere,
avviati in questo-Circolo.Vdidattico ed ora diffusi ùn po’ dovunque attingendo a quest’esperienza — è venuta considerando la
reticenza per non dire il rigetto
con cui i ragazzi di oggi s’impegnano a scrivere, in un contesto
dove ormai prevale il messaggio
orale e visivo (telefono, TV per
esempio). E’ necessario in qualche modo « riscoprire » la validità e Toriginalità dello scrivere,
fin dall’età in cui s’impara a decifrare; probabilmente, lo scolasticismo di alcuni esercizi di
scrittura ha finito per creare
noia e rifiuto per uno strumento — lo scrivere, appunto — indispensabile e per ora insostituibile, anche se da affiancare a
mezzi più moderni risipetto alla
semplice nenna, per « biro » che
sia,
11 LpS vuole essere un luogo
dot e — nella maniera meno scolastica ' é formale ' possibile, e
cioè anche senza banchi e con
attrezzature varie, dalla macchina per scrivere alla tastiera del
computer — i bambini vengano
motivati ed invogliati a scrivere; è importante, a questo fine,
avere dei destinatari reali con
cu; comunicare (a chi?), uno
scopo per farlo (perché?) e dei
contenuti da trasmettere (che
cosa?). In classe, non solo spesso manca il tempo per impostare un lavoro cosi complesso, ma
lo stesso contesto istituzionale
non facilita il passaggio all’organizzazione in laboratorio; occorre giustamente pensare ;{anche all’ortografia, alla sintassi, all’ordine, ecc.
L’esperienza in corso comincia
ora a dare i primi risultati, dopo il necessario periodo di rodaggio di un progetto e di una
impostazione che non avevano
modelli di riferimento, se non
l’esigenza di fondo di motivare
allo scrivere. I bambini, a piccoli gruppi, nel LpS si sono impegnati a « lavorare » sulle parole, scomponendole e ricomponendole, eseguendo anagrammi
a partire dalla stessa espressione « Laboratorio per lo scrivere » che è diventata « Orrori II
toro Levi pesca erba » e simpatico spunto per l’invenzione
(scritta a macchina) di tante storie che hanno come protagonista questo toro che compie mille fantastiche avventure « pescando » erba. E intanto, il lessico si arricchisce, si gioca con
le parbte, *sL-creano assonanze,
contrari, sinonimi, così come
suggeriscono appunto i Nuovi
Programmi per la scuola elementare a proposito dell’educazione linguistica. Le storie, inventate e trascritte dai bambini, sono ora raccolte in un primo ciclostilato intitolato « No
mi in fantasia ».
Poi, continuando l’attività intrapresa ner il Centro torinese
« A. Kuliscioff » finalizzata alla
produzione di materiale per la
pace, i bambini hanno scritto
poesie sulla pace, al fine di sensibilizzare al tema ed impiantare una cultura per ila' pace. Ne
è nato un altro fascicolo, « La
pace dei piccoli », risultato di
una ricerca in rime degli alunni del 2“ ciclo. Ecco due esempi
fra le tante composizioni:
Con la guerra io so
che ci sono tanti morti,
che molte persone
scappano dalle loro case
[distrutte
e che in molti paesi del mondo
ciò succede.
Con la pace io so
che tutto questo non succede
e, allora,
da ora in poi,
non giocherò più alla guerra.
Se nel cuore
c’è felicità ed amore
c’è PACE.
Tutti quelli che uccidono
nel cuore non hanno
né felicità, né amore.
Porti amo, sull’intero mondo
un gfàiidè girotondo
carico di felicità.
Ciò che più conta è che i bambini sono divertiti, incuriositi
nel loro lavoro, e avrebbero voglia di dedicarci più tempo. Scrivono Federico, Roberta, Veronica, Elisa, Massimo e Alberto:
« Siamo contenti di venire nel
AGRITURISMO E
ATTIVITÀ’ AGRICOLE
Caro Direttore,
l'interessante lettera del signor Mauro Gardiol sulla questione ■> golf-tomaagriturismo » tocca I punti cruciali del
problema e ci spinge a ulteriori riflessioni.
E' verissimo che l'agricoltura montana non può entrare in concorrenza
diretta con quella di pianura, come è
vero che il prodotto delie valli può
trovare un posto sul mercato se si
distingue per qualità e originalità (pensiamo a certi formaggi elvetici venduti
a peso d'oro!). Si potrebbe andare in
questa direzione lanciando — o rilanciando — un marchio di tutela, ben
pubblicizzato, capace di diventare per
Il consumatore sinonimo di sicura
qualità.
Non è obbligatorio, d'altro canto,
che un prodotto debba invadere i cinque continenti: un mercato ristretto ma
solido può garantire una buona redditività. E' certo che da parte dei consumatori si è risvegliato in questi ultimi tempi l’interesse per i prodotti
tipici.
In questo ambito moltissinno potrebbero — 0 dovrebbero — fare i pubblici poteri (è il caso di ricordare
quel che succede in Francia, in 0landa o in Germania?). Ma quando
un governo trova 600 miliardi per abbellire e inghirlandare una decina di
stadi e contemporaneamente economizza in modo spietato sulle scuole
di montagna o su altri servizi essenziali, non c’è molto da sperare.
A questo punto è più che comprensibile l'atteggiamento di chi, pur
controvoglia, smette di combattere e
si lascia sedurre dal miraggio — ieri
dell'industria, oggi del turismo di lusso.
E giungiamo così alla fondamentale
questione dell'agriturismo, che può davvero essere, come insegna la Toscana,
un'occasione per la rinascita della collina e della mezza -montagna.
Agriturismo significa essere ospitati
in una cascina o sostare con la tenda, la roulotte o il camper presso
una fattoria, usufruendo dei servizi che
essa può offrire. Significa poter acquistare direttamente i prodotti dell’azienda agricola, avere la possibilità
di aiutare il - padrone di casa » nella
conduzione delle sue attività o, addirittura, coltivare un piccolo orto per
conto proprio.
Vuol dire anche imparare a conoscere le risorse di una vallata, le tradizioni, le ricette per conservare frutta e verdure per l'inverno.
L'agriturismo valorizza le risorse dell'ambiente rurale e traduce tale valorizzazione in concreti benefici sociali
ed economici per le comunità agricole.
Al tempo stesso, esso difende l'ambiente e l'integrità della cultura locale.
E' chiaro che l’agriturismo può esistere solo In simbiosi con attività
agricole vive e vitali: se queste attività vengono cancellate dai prati all'inglesq, addio anche all’agriturismo.
Grazie per l'attenzione.
Enrico Fumerò - Susanna Baffone,
Torre Pellice
SPOSTARE IL ”XVII”?
Con queste riflessioni voglio chiarire il motivo per cui questo è l’ultimo
anno (almeno se o fino a quando la
situazione rimarrà tale), in cui parteciperò alle celebrazioni del XVII febbraio.
Premetto che ci tengo alla tradizione valdese e che faccio parte di quelle persone che si commuovono al
canto del Giuro di Sibaud, quindi
queste considerazioni sono alquanto
amare per me.
Per gli insegnanti valdesi che vogliono celebrare il 17 non è prevista
alcuna forma di astensione dal lavoro
perché non possono avere il supplente.
Ci sarebbe un modo: inventare una
malattia di un giorno e mettersi in
mutua con certificato medico, però
mi sembra un sistema poco nobile...
Scatta allora l’operazione « ARRANGIATI » che consiste nella peregrinazione dell'insegnante per la scuola.
Elemosina presso i colleghi una sostituzione di ore che, naturalmente,
andranno restituite. ■■ Per favore, mi
potresti sostituire in Ili la prima ora,
tu in IV la seconda ora poi lei in I
la terza ora ed infine di nuovo tu in
V? .....
E' vero che i Valdesi sono una minoranza e che non vogliono privilegi,
ma da questo a doverci cosi poco
dignitosamente affidare alla bontà ed
alla comprensione dei colleghi...
Ora, se l'insegnante valdese non
vuole chiedere ai colleghi questo favore perché lo ritiene un po' umiliante, rinuncia alla festa e va a lavo
rare.
Essendo un coralista, rinuncia anche alla partecipazione al canto durante il culto, partecipazione a cui tiene particolarmente.
Poiché anche il suo coniuge è un
lavoratore dipendente ed in questo
giorno è di turno al pomeriggio, si
vede costretto a rinunciare anche al
falò comunitario ed alla cena, non ritenendo molto « evangelico » che metà famiglia fraternizzi quando l’altra
metà... produce!
I suoi figli poi andranno regolarmente a scuola quel giorno, perché
i genitori saranno al lavoro. Verrà loro
insegnato che sono una minoranza
nella minoranza valdese che celebra il
XVII febbraio.
Se esiste la volontà di cercare la
Laboratorio per lo scrivere; ci
piace l’arredamento e ci divertiamo a lavorare in gruppo, ma
il tempo è breve e noi vorremmo stare di più ». In questo periodo, essi stanno scrivendo una
storia che ha come protagonisti
due bambini piccoli che iniziano a scoprire le matite e cominciano a scarabocchiare; vedremo come andrà a finire!
Per intanto, hanno anche scritto lettere ai compagni che si sono trasferiti o ad altri che conoscono e stanno aspettando delle
risposte. A questo fine, accanto
alla porta d’ingresso del LpS, c’è
una cassetta per le lettere che
attende missive, messaggi, richieste, suggerimenti di tutti,
piccoli e grandi; Tindirizzo è;
Laboratorio per lo, scrivere —
Scuola elementare '«G. Rodati»
— viale Dante, 9 — 10066 Torre
Pellice.
Roberto Eynard
Amnesty
International
TORRE PELLICE — Giovedì 26 febbraio, ore 16.30, al Centro d’incontro
avrà luogo una riunione con il seguente o.d.g.: a) Azione urgente di protesta per l'esecuzione capitale di due
prigionieri in Giamaica il 10.2.87 e
per il grande aumento di esecuzioni
in questo stato negli ultimi anni;
b) Propaganda presso 1 settori professionali; c) Rapporti di Amnesty sulle
violazioni dei diritti umani in America
Centrale; d) Varie.
AVVISI ECONOMICI
« Il Signore conosce quelli che
sono suoi »
(II Timoteo 2: 19)
Ha chiuso la sua giornata terrena,
dedicata al servizio del Signore e alrannuncio della Sua parola
Enrico Paschetto
Lo ricorderanno sempre con affetto
fraterno i cugini Fiammetta Comba Paschetto con Giovanni, Mirella e Ferruccio Jalla Paschetto con Daniele e
Claudia.
Torre Pellice, 21 febbraio 1987
RINGRAZIAMENTO
« Nel tornare a me e nel tenervi
in riposo starà la vostra salvezza »
(Isaia 30: 15)
I familiari di
Maria Avondetto
ved. Avondetto
comnlossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro che in qualsiasi modo hanno dimostrato la loro simpatia e il
loro afFetto. Un grazie particolare al
pastore Klaus Langeneck, al personale
medico e paramedieo dei reparti Traumatologia e Neurologia dell’Ospedale
E. Agnelli, ai dottori Corea e Serena e
agli infermieri deH’U.S.S.L. 44.
Prarostino, 18 febbraio 1987
RINGRAZIAMENTO
« 0 Dio, com’è preziosa la tua
benignità. Perciò i figliuoli degli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali »
(Salmo 36; 7)
Il 10 febbraio è mancata a Torino
alTetà di 76 anni
SIGNORA ofeesi per aesblenza' persona anziana. Orqriò dà stabilirai. Disponibile Torre Pellice e dintorni.
Tel. 0121/91441.
LA CHIESA VALDESE di Villar Perosa cerca una famiglia che sia disposta a venire ad abitare nell’alloggio sito nella casa deUa comunità
(« convitto »), assumendo alcune
mansioni di custodia. Telefonare al
pastore: 0121/51372.
Emma Malan
I familiari. e gli amici ringraziano
tutti coloro ohe le sono stati di conforto
durante la malattia ed in particolare il
pastore Taccia'e-la signorina Vigliano,
Alga e tutto il personale del reparto
neurologia deH’Ospedale Molinette di
Torino.
RINGRAZIAMENTO
« L’erba appassisce, il fiore si
secca ma la Parola del mio Dio
dimora in eterno »
(Isaia 40: 8)
Il marito e i familiari di
soluzione a questo problema che non
penso sia di poche persone credo che
quella meno « privilegiata >> sia di spostare la celebrazione del 17 alla domenica più vicina, in tal modo si permetterebbe a tutti i lavoratori di parteciparvi senza dover diventare degli
acrobati che si destreggiano tra permessi, ferie, sostituzioni, scambi, eoe.
Esiste però una parte di Valdesi
che vuole il 17 proprio al 17 (!?) perché in effetti — dicono — si fa vacanza il giorno 8 dicembre e non si
vede perché non si possa fare altrettanto per l'unico giorno di festa dei
Valdesi!
A questo punto mi sembra un problema di chiarezza, cosa che ci dovrebbe contraddistinguere (« Il tuo sì
sia sì »).
Se il popolo valdese vuole il 17 febbraio scritto in rosso sul calendario
(il che forse è da verificare), doveva
avere il coraggio di dirlo apertamente
e di sancirlo con le Intese.
Si è rinunciato ad ogni forma di
privilegio, non si vuole niente dallo
Stato, e mi sta bene, facciamo i dignitosi, ma stiamo attenti che al nostro interno costringiamo le categorie
di lavoratori dipendenti ad « arrangiarsi ”, ad essere cioè, al 17, un po’ meno dignitosi degli altri giorni dell'anno.
In quel giorno noi Valdesi permettiamo che si attui una sottile forma di
discriminazione al nostro interno, senz'altro senza volerlo.
Per tutti questi motivi quell’insegnante valdese il XVII febbraio dell’anno prossimo andrà a lavorare; non
si sentirà con ciò meno Valdese di
un altro, magari un po' più laico.
Gli rimarrà però la consapevolezza
un po' amara che la sua Chiesa tollera delle piccole, forse inconsapevoli
ingiustiz'e, dovute ad una scarsa chiarezza al suo interno.
Sarebbe triste però che un giorno
si giungesse a questo: il mattino del
XVII, durante il culto, il Giuro di Sibaud cantato ormai solamente più da
liberi professionisti, casalinghe, pensionati...
Lelia Malan Chauvie
che il Signore ha richiamato a Sè il
giorno 15 febbraio 1987 nel suo sessantesimo anno di età, desiderano ringraziare tutte le persone che hanno
condiviso il loro grande dolore, in particolare il pastore Bruno Bellion, la
dott.ssa Silvana Pons, la Guardia medica, il sig. Livio Gobello e la sig.ra
Lina Bertin, tutti i colleghi di lavoro
di Lelia e tutti gli ospiti dell’Asilo
Valdese.
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23)
Luserna S. Giovanni, 26 febbraio 1987
Paola Geymonat, Bricherasio
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 1° MARZO 1987
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 1° MARZO 1987
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
« IL FORESTIERO DENTRO ALLE TUE PORTE »
La difficile ricerca del lavoro bianco
per il lavoratore nero in Italia
La nuova légge sugli immigrati, attesa da tempo, trova difficoltà di applicazione e rischia di creare altre ingiustizie,
disoccupazione, sfruttamento - Un campo dazione per le chiese - Cresce la massa dei diseredati dal Terzo Mondo
Da circa un mese è entrata in
vigore la legge che consente agli
immigrati extracomunitari e a
quelli clandestini di regolarizzare
la propria posizione, ma l’impressione che si ricava dai dati in nostro possesso è che vi siano ancora molta confusione e molto lavoro da fare. Com’è noto la legge
943 del 30.12.’86 all’art. 16 stabilire che i lavoratori extracomunitari residenti o comunque dimoranti in Italia senza permesso
di lavoro possono, entro tre mesi
dall’entrata in vigore della legge citata, regolarizzare la propria
posizione, ed acquisire così « parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani» (art. 1).
I lavoratori immigrati clandestini sono molti, difficile farne
un censimento preciso perché,
per ovvi motivi, sono sempre
sfuggiti ad ogni tipo di controllo.
Sono diffusi non soltanto al
Nord, intorno alle grandi città ed
alle loro industrie, ma anche nel
Centro (a Roma saranno tra i 100
e i 200 mila) e al Sud, dove costituiscono una massa di forza-lavoro a basso costo.
Con la recente legge, da tempo
auspicata, può finire un fenomeno di ingiustizia sociale e sfruttamento che fa vergogna al nostro paese. Ma la legge è una cosa, la sua aipplicazione un’altra,
e le sue conseguenze una terza
cosa.
Nop è il caso di descrivere il
contenuto della legge, dato che
a suo tempo essa è stata già illustrata sulle colonne di questo
giornale. E’ sufficiente dire che
la legge ha inteso mettere fine ad
un fenomeno intollerabile, contro
il quale anche le nostre chiese,
nel loro piccolo, hanno cercato
di far sentire la propria voce.
Ma il termine di tre mesi è
troppo ristretto. A Torino per
esempio funziona un solo ufficio,
e gli stranieri da regolarizzare
sono varie decine di migliaia.
Non sono stati attivati uffici periferici, né punti mobili, come chiede una circolare di Scalfaro del
5.2.87. Quali le conseguenze? Gli
interessati sono costretti a code
spaventosamente lunghe, che si
protraggono anche per alcuni
giorni!
A Roma, invece, pare si siano
organizzati medio, costituendo uffici appositi. A Napoli le cose non
vanno meglio che a Torino, con la
differenza che la legge è stata
l’occasione per inventare un
nuovo mestiere: etiopici e napoletani si sono messi insieme per
offrire, dietro modesto compenso di 300 mila lire, documenti in
ordine agli interessati! Ma non
è da credere che corruzione ed
affarismo siano prerogativa solo
del Sud. E’ successo alla Questura di Torino che un marocchino, dopo giorni e giorni di inutile coda, ha avuto espletata la
sua pratica, dando al poliziotto
di turno 2 orologi!
Per non lasciare soli di immigrati a combattere contro la prepotenza di chi vuole approfittare della loro situazione di debolezza, le chiese possono fare molto. Oltre tutto nella circolare citata prima viene chiaramente
detto che patronati o altre organizzazioni umanitarie (per es.
le chiese) possono dare una fattiva collaborazione. In questo
senso molto opportuna è stata
l’iniziativa del Servizio Migranti
della Federazione di organizzare
un convegno ad Ecumene il 14
e 15 febbraio per preparare gente in grado di aiutare gli immigrati nel disbrigo di questo tipo
di pratiche.
Ma c’è di più. Molte Questure,
anziché mettere a posto i molti clandestini, li hanno arrestati
perché non avevano ottemperato
al foglio di via obbligatorio, e
messo a suo tempo. Altri sono
stati accompagnati al più vicino
posto di frontiera. Tutto questo
in violazione della recente legge.
La legge infatti riguarda proprio quegli stranieri ohe dimorano in Italia orivi del permesso
di soggiorno. L’arresto dunque o
l’espulsione sono una violazione
della legge, o quanto meno derivano da una sua lettura restrittiva, dovuta al fatto che in essa
non viene espressamente detto
che norme precedenti sono state
abolite. E’ così successo che a
Torino, fino a quando il Tribunale della libertà non si è occupato della faccenda, una media
di tre persone al giorno veniva
arrestata.
Bene ha fatto quindi la Federazione delle chiese ad inviare verso la fine di gennaio una protesta al ministro Scalfaro.
Ma ci sono altri problemi ancora. Per esempio a Castelvolturno (Napoli) lavorano molti ghaniani in diversi settori (edilizia,
agricoltura, terziario, ecc.); la
camorra controlla questo mercato del lavoro, ma lo può fare fintanto che è. clandestino. Da qui
perciò intimidazioni e minacce
per evitare che questi lavoratori
si mettano a posto.
Ma anche dove non opera la
camorra o la mafia, il lavoratore
immigrato potrà trovare grosse
difficoltà per ottenere un lavoro
che non sia nero. Una mano
Un giornale è
anche lavoro. Lavoro
per redattori,
tipografi,
correttori di bozze,
spedizionieri.
Loris Bertot: jazzista ormai noto
(suona il contrabbasso),
si occupa della
spedizione del nostro giornale,
recapitandolo presso gli
uffici postali delle valli
e a Torino Porta Nuova.
ABBONAMENTI '87
Scegli subito fra tre possibilità
Abbonamento ordinario
lire 31.000
Abbonamento a ’costo reale’
lire 50.000
(è II costo del giornale
diviso per
Il numero degli attuali abbonati)
Abbonamento sostenitore
lire 70.000
[con diritto a due stampe
di Marco Rostan raffiguranti
I templi di
Luserna S. Giovanni e di Pramollo)
Abbonamento estero lire 55.000 (via ordinaria), lire 84.000 (via aerea)
(GII abbonati esteri sono pregati di non Inviare assegni bancari, ma di versare gli Importi relativi a mezzo postagiro
internazionale o vaglia da accreditarsi sul conto corrente postale 327106 intestato a Eco-Luce — casella postale —
10066 Torre Pellice).
Versare l’abbonamento :
— tramite C.C. postale n. 327106 intestato Eco delle Valli-La Luce
— tramite le Librerie Claudiana di Torino, Torre Pellice, Milano
— tramite l’incaricato della tua chiesa.
10066 TORRE PELLICE
d’opera a basso costo, senza oneri sociali, permette ampi margini di guadagno. Quale datore di
lavoro è disposto a rinunciarvi?
Quindi non è detto che d’ora in
poi la vita sarà più facile per i
lavoratori immigrati; anzi, può
essere vero proprio il contrario.
E infine un ultimo problema.
Non è forse il caso di vedere la
legge attuale come ispirata dall’azione delle chiese, o dai sentimenti umanitari del Parlamento; c’è sotto forse un’altra compónente, un’altra spinta. E’ probabile che questa sanatoria sia stata fatta per poter poi chiudere le
frontiere, e non solo le nostre,
ma anche quelle dell’Europa comunitaria, all’accesso di gente
proveniente dal terzo mondo.
Se questo dovesse essere vero
(e lo si vedrà allo scadere dei
termini della sanatoria) ci avviamo, come paese e come Europa comunitaria, a rinchiuderci
nel nostro piccolo o grande benessere, lasciando cinicamente intorno a noi popoli affamati, spinti dalla necessità economica o politica a cercare rifugio e aiuto altrove. Ma noi, italiani, un tempo
popolo di migranti, non glieli
daremo. La legge difenderà il nostro benessere. Luciano Deodato
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. ITh.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo BenecchI,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitri, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011'/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud. 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1987; Annuo L. 31.000;
Semestrale 16.000; Estero 55.000 (posta aerea 84.000); Sostenit. 70.000;
Costo reale 50.000.
Decorrenza 1“ genn. e 1” luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 Intestato • L'Eco
delle Valli - La Luce • - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
TARIFFE INSERZIONI
Pubblicità: L. 18.000 per modulo
(mm. 49 X 53).
Economici: L. 350 ogni parola.
Partecipazioni personali: L. 450
per parola.
Mortuari: L. 400 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna.
Ricerche lavoro; gratuite (massimo 25 parole).
I prezzi si intendono oltre IVA:
18 per cento.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre. Pollice (To)
Responsabile ai sensi di legge;
Franco Glampiccoll