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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Slg. PEYROT Arturo
ai Varauda
10062 LU3ERNA S.GIOVANNI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno i07 - Num. 33-34
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lORRE t^ELUCE 28 Agosto 1970
.Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
La sessione sinodale 1970
Torre Pellice. - Sono 157 i delegati e
i pastori delle chiese valdesi, riuniti qui
per il Sinodo; alcuni altri fratelli e sorelle sono presenti nell’aula sinodale
con voce consultiva. Come negli ultimi
anni, si è relativamente accentuata la
presenza di donne e di giovani. Alcuni
delegati che rappresentano Chiese sorelle in Italia e all'estero e organismi
confessionali ed ecumenici fanno sentire l’ampia rete di rapporti di simpatia,
di amicizia, di solidarietà nella quale
la nostra Chiesa è inserita. La delegazione metodista è costituita, quest’anno, dal presidente, past. Mario Sbaffi,
dal vicepresidente dr. Niso De Michelis, dal past. Giuseppe Anziani e dal rag.
Sabatini. Il presidente dell’Unione battista, past. Carmelo Inguanti, rappresenta i fratelli battisti.
Mentre scriviamo si è quasi alla metà dei lavori di questa sessione sinodale, che già presenta un ritardo sul piano di lavoro, un fatto ormai cronico,
ma forse particolarmente grave, quest’anno. Inefficienza del metodo di lavoro? verbosità? entità dei problerni
sul tappeto? Resta comunque dubbio
che si possa esaurire entro il termine
tutto l’arco degli argomenti all’ordine
del giorno.
La sessione si è aperta domenica pomeriggio, con il culto presieduto dal
past. Franco Sommani, il quale nella
sua predicazione (se ne riporta il testo
in questa medesima pagina) intendeva
orientare la riflessione del Sinodo sulla risposta che Gesù Cristo dava allo
spirito di contesa, inagari benintenzionato, insorgente fra i suoi discepoli. Nel
corso del culto — cui ha dato 1 apporto
consueto e valido la Corale diretta dal
M.o F. Corsani — Luciano Deodato è
stato consacrato al ministero della Parola, mediante l’imposizione delle mani, dopo che la chiesa ha udito la dichiarazione con cui assumeva, con
umiltà e fiducia, gli impegni che questo
ministero comporta. Il canto possente,
gioioso deH’assemblea sinodale nel tempio colmo (ma non stracolmo) è forse
uno dei momenti più belli della giornata, il momento in cui nell’adorazione e
nella riconoscenza, senza « fare » nulla
e senza nulla guastare con il peso della
nostra carnalità, si levano a Dio le voci
e i cuori, d’un animo solo, cantando la
sua grandezza e la sua bontà.
Certo, il Signore non ci lascia poltrire nella serena quiete del culto, ed è
il « culto razionale » di ogni giorno, anche di ogni faticosa, talvolta snervante
giornata sinodale, che egli attende da
noi. Ma come si sveste facilmente l’animo dell’adorazione! Uno dei rappresentanti esteri, un vecchio amico senza peli
sulla lingua, ha fraternamente richiamato il Sinodo dalla sua assenza di
gioia, e il Sinodo ha dovuto ascoltare
questo richiamo, così come quello di
un’altra seria carenza, strettamente collegata alla prima: l’introversione; ancora una ennesima riprova che nella
misura in cui si attenua la tensione della fede volta con speranza e con arriore
al Dio vivente e vivificante, ci si ripiega
su sé stessi e si finisce pp' ignorare,
.senza nemmeno pensarci, il prossimo,
le Chiese, il mondo.
I lavori sono guidati da un seggio
che ha il suo daffare: il presidente Aldo
Sbaffi e il vicepresidente Gustavo Ribet
a padroneggiare discussioni straripanti, i segretari Luciano Deodato, jEugenio
Rivoir e Bruno Bellion a redigerne i
verbali (il Sinodo ha deciso, nella
prima seduta, di approvare i sunti dei
verbali che poi saranno pubblicati unitamente agli atti, e ciò vuol dire un lavoro intenso ed affrettato per la segreteria), gli assessori Valdo Fornerone e
Bruno Mathieu nel cornputo dei voti
in un fioccare di votazioni particolarmente intenso, dato che fra i terni all’ordine del giorno, presentati parallelamente dal rapporto della Tavola valdese e da quello della Comrnissione
d’esame (Gino Conte, Marcella Gay,
Sergio Gay, Salvatore Ricciardi), si sono subito inserite la discussione e approvazione di due statuti, quello d
Centro Diaconale di Palermo e Se^
vizio Cristiano di Riesi, e soprattutto
di tutta una serie di articoli della nuova Costituzione Unitaria.
* ♦ *
Nel prossimo numero riferiremo ampiamente, come di consueto, sui lavori
sinodali; in attesa, riportiarno le « considerazioni generali » con le quali si
apriva la relazione della Conimissione
d’esame: « Lfl Tavola nota giustamente che l’o.d.g. prograìnmatico votato
dal Sinodo scorso .sembra aver suscitato un’attenzione assai limitata nelle
chiese; d'altra parte essa stessa riconosce di non essere riuscita a produrre
e a diffondere fra le chiese un suo commento concorde alle linee di lavoro indicate da quel documento, che aveva
per altro un carattere abbastanza generico. Il tono minore, il senso di stan
chezza che traspare, almeno su questo
punto fondamentale, dal rapporto della Tavola riflette il disagio per divergenze presenti al suo stesso interno come nella Chiesa tutta, e d'altra parte la
comprensibile delusione per la relativa
indifferenza in cui sembra caduta questa indicazione di prospettive di più
ampio respiro, tracciata da un esecutivo davvero oppresso da responsabilità
amministrative in continua, soffocante
dilatazione.
« Se tuttavia la maggior parte delle
chiese pare non aver preso sul serio
questo documento, nel senso che non ne
hanno fatto oggetto di discussione teorica, non si può dire che l'esigenza ivi
espressa, di rimeditare tanti aspetti
della nostra vita ecclesiastica, sia stata
assente nelle comunità. Ci pare invece
che, in modo non uniforme, è vero, in
molte di esse si possano riscontrare un
lavorio, un ripensamento, una ricerca
che non vanno sottolineati, anche se i
riflessi pratici sono ancora relativamente scarsi. Non sono mancati, anche quest'anno, i contrasti e le tensioni, talvolta violente, ma è pur vero che nella vita umile, non chiassosa di molte chiese
si possono riconoscere segni di questo
lavorio; e va crescendo — lentamente,
com’è di ogni maturazione spirituale —
il numero di coloro che in questo travagliato tempo di transizione e di crisi
sono stimolati dalla Parola e dallo Spirito a una presa di coscienza, critica
ma positiva, delle respoìisabilità che
comporta oggi la nostra vocazione e
del fondamento biblico e teologico nel
quale soltanto tati responsabilità possono validamente radicarsi.
« Ciò non vuol dire che abbiamo una
visione rosea della situazione. Ci sentiamo anzi di concordare con l’accorato
avvertimento dato dalla Commissione
del IV Distretto: "il movimento di contestazione manifestatosi in molte comunità non ha portato a quella dinamica di riflessione e di impegni concreti che forse molti avevano intravisto,
ma ha portato a posizioni cristallizzate:
non dialogo, ma un progressivo ignorarsi a vicenda. Da parte degli uni si sopporta la presenza depi altri come un
male necessario e noioso, da parte degli altri si è perduta la speranza di essere una presenza efficace nelle chiese
costituite, si vive distaccati da esse, si
cercano fuori da esse forme di vita ecclesiastica. Mentre apparentemente le
cose sono andate in generale in modo
più sereno e senza scosse, di fatto la
situazione ci pare notevolmente deteriorata e ne siamo turbati".
« Riteniamo però che questo cristallizzarsi di posizioni tendenti a ignorarsi a vicenda non sia un puro fatto psicologico o sociologico, da affrontarsi
in termini e con metodi — più blandi
o più drastici — di psicologia e di sociologia, ma che la tensione latente e
a tratti evidente anche nella nostra
Chiesa abbia la sua vera origine a monte di questa cristallizzazione e quindi
anche delle “linee di fondo" e delle
scelte indicate dal documento sinodale.
Vi è certo rincontro/scontro fra conservatori e innovatori in fatto di ecclesio
11 predicatore d'ufficio, pastore Franco Sommani.
aprono lietamente il corteo sinodale che dopo il
iniziare i lavori.
logia e di politica, ma la vera radice
dell’unico contrasto cristianamente serio risale al modo diverso in cui leggiamo la Bibbia, ascoltiamo l'Evangelo,
viviamo la fede: incontriamo Dio, insomma. E allora a nessuno di noi, a
qualunque punto dello schieramento si
trovi, può essere risparmiata la domanda: fino a che punto può essere diverso, Gesù Cristo, nella diversità delle interpretazioni che diamo di lui? E più
in fondo ancora, la testimonianza che
La predicazione del pastore Franco Sommani nel culto inaugurale del Sinodo
L'ansia di vivere i'era presente in mndn autentico
Una contesa fra i discepoli e l’intervento di Gesù
Questo testo potrebbe a prima vista
sembrare poco adatto alla particolare
circostanza di un culto di apertura del
Sinodo e con consacrazione. Qualcuno
potrebbe anche pensare che la scelta
del testo abbia un certo sapore polemico.
Può darsi che la scelta del testo sia
stata influenzata effettivamente da una
situazione in cui si è venuta a trovare la nostra chiesa, e non soltanto la
nostra, in questi ultimi tempi. Ma questo importa poco. Quello che importa
è ritrovare insieme l’importanza ed il
significato che l’evangelista ha sentito
che questa breve notizia poteva avere
per i suoi lettori e per la chiesa del
suo tempo e che in questa prospettiva ci sia dato di confrontarci a questa parola oggi, nella nostra situazione attuale.
Vi proporrei di considerare brevemente questa nota dell’evangelista sotto due diverse angolature; anzitutto
nel contesto nel quale l’evangelista l’ha
posta, perché questo contesto ci aiuterà a comprendere il senso di questa
« contesa » dei discepoli; in secondo
luogo nell’ascolto delle parole di Gesù
suscitate da questa contesa e che ad
essa rispondono.
"k 'k it
Luca dunque ci dice che i discepoli
sono in violento disaccordo sulla curiosa questione di « sapere chi di loro
fosse l'eputato il maggiore » subito dopo il racconto della istituzione della
S Cena.
Sembrerebbe il momento meno adatto per discussioni di questo genere.
Ma se si considera la situazione nella
quale i discepoli si sono venuti a trovare ed il momento che essi stanno vivendo, anche la loro contesa trova il
suo significato. Si sta celebrando la
festa della Pasqua. È una festa carica
di significato: si rinnova qui l’annuncio che l’Eterno, l’Iddio di Abramo, di
Isacco, di Giacobbe, è l’Iddio liberatore! Israele, che non è più un popolo, ma un agglomerato di uomini
schiavi in terra straniera, è liberato
dalla pura grazia di Dio che si ricorda delle sue promesse ed interviene
nella storia degli uomini « con mano
potente e braccio disteso », schiacciando le potenze di questo mondo risuscitando, per così dire, il popolo da
lui scelto.
Su questo messaggio, possiamo immaginare come intensamente rivissuto
da Israele sottoposto al giogo di Roma, si intessono, per i discepoli riuniti al tavolo della Cena, altri motivi.
Le parole del Signore sono cariche
di aspettativa: il Regno è annunciato
in tutta la sua potenza determinante
l’oggi ed il domani di colui che parla
« Nacque anche una contesa fra loro
per sapere chi di loro fosse reputalo il
maggiore » (Luca 22 : 24).
o di coloro che lo circondano. « Ho
grandemente desiderato di mangiare
questa pasqua con voi, prima ch’io
soffra; poiché io vi dico che non la
mangerò più finché sia compiuta nel
regno di Dio ».
L’Iddio liberatore è oggi presente
nella speranza e nell’attesa ansiosa di
questi uomini. Ma il calice che circola
fra loro ed il pane benedetto, rotto e
distribuito parlano di un vincolo nuovo e più profondo col loro maestro e
fra toro.
£ un vincolo profondo con lui che
parla di sofferenza, di morte, di tradimento.
Come sta dunque loro dinnanzi?
Tutto è incerto ed oscuro, ma una cosa è certa: si tratta di un momento
decisivo. Come affrontare questo evento? Come inserirsi in modo autentico
in un domani desiderato e temuto ad
un tempo? Chi di loro comprende meglio la situazione? Chi è preparato meglio per il grande evento? Sono essi
veramente uniti al Maestro nel suo
cammino? Chi è pronto a soffrire con
lui? Chi è che tradisce?
Questa è ora di crisi e la realtà di
ogni discepolo sta per essere scoperta.
E v’è contrasto fra loro. La comprensione della situazione è diversa.
L’Evangelo, come sempre scarno ed
essenziale, non ci dice niente delle motivazioni che hanno opposto un discepolo all’altro in questa ricerca autentica perché vissuta nell’ansia della comunione or ora rinnovata col Signore,
ove « maggiore » forse significa « il
più vicino a lui ». Certo nella loro contesa si saranno inseriti motivi caduchi derivanti dalla mentalità, dal carattere, da storture di comprensione
delle stesse parole di Gesù. Ma questa
realtà di peccato non la portiamo sempre con noi?
Pensando a tutto questo mi domandavo se l’attuale generazione dei credenti non viva un tempo in certo senso simile a quello. Certo non cosi
drammatico ed unico per le parole di
Gesù durante la cena, ma simile nel
senso che abbiamo tutti la comprensione che sta davanti a noi un’ora essenziale per la vita del mondo, un’ora
di mutamenti profondi, un’ora che ci
porta realtà nuove. Noi percepiamo
tutto questo ed abbiamo l’ansia di vivere quest’ora in modo autentico, di
non essere per così dire tagliati fuori,
ma di inserirci in questo domani in
modo vero ed efficace, cioè accanto al
Signore che è presente e che precede
la sua Chiesa nella realtà della storia.
Ma la comprensione di tutto questo
è spesso diversa fra noi, talvolta opposta: cosa è l’essenziale e cosa l’inutile del nostro oggi in vista del domani? Cosa significa oggi essere con Cristo? A queste e a molte altre domande essenziali le risposte sono completamente diverse.
Ed ecco allora la contesa aperta dei
discepoli di oggi; essa può avere il suo
significato pofondo ed essere un momento autentico, anche se sofferto e
pericoloso, della vita della chiesa di
Cristo.
La domanda che dobbiamo porre a
noi stessi con serietà, umiltà e sincerità a questo punto è la seguente: La
contesa dei discepoli di Cristo oggi è
veramente simile a quella dei discepoli riuniti attorno al tavolo della Ce
(continua a pag. 2)
e il pastore neo-consacrato Luciano Deodato
culto d'apertura torna nell'aula sinodale per
(foto Pellegrin)
nella Bibbia gli rendono profeti e apostoli è ancora per tutti noi un annuncio normativo, pieno, sufficiente a delineare la sua figura senza accentuazioni
o riduzioni deformanti?
« Non facciamo l’apologia della via
media, che tende a confondersi con
quella tiepidezza che dà il voltastomaco
al Signore; ma siamo convinti che neppure la nostra generazione potrà fare
l’economia, né in un senso né nell’altro,
della tensione non risolvibile fra l’incarnazione di Dio e il suo essere "altro” da noi; evitandola, la Chiesa si
conforma al mondo — di ieri, di oggi
o di domani — e diventa sostanzialmente inutile cessando di indicare Colui
che, ugualmente e meravigliosamente
vivo ieri, oggi e in eterno, è venuto nel
mondo ma non è del mondo e ci ha posti sì nel mondo, ma con una cittadinanza diversa. Questa è davvero la nuova, ultima frontiera; di fronte ad essa
le nostre barricale non sono che insignificanti e ricorrenti increspature nella distesa mutevole della storia. La vera tensione non è fra gli uni e gli altri
di noi, ma fra noi tutti e il Signore; e
l’Evangelo — il suono dolce e sommesso che è più forte delle tempeste della
natura e della storia — ci richiama oggi con insistenza particolare a riconvertirci a Cristo (non è questa la norma
ecumenica fondamentale, il vincolo perfetto della carità nella verità?): a Cristo, cioè alla poco "credibile" follia delTEvangelo, alla scandalosa inefficienza
storica della croce, a vivere per fede
(in lui, non in noi o in altri), a cercare
prima il Regno e la sua giustizia e a
credere che il Signore è potente da darci davvero tutto il resto in più. Soltanto l’Evangelo ci libera dai baal vecchi
e nuovi ciré popolano la nostra vita; e
— lo sappiamo bene — ci libera per i
compiti comuni e diversificati dèlia testimonianza a Cristo e del servizio fraterno in Cristo. Siamo uomini liberi?
liberi servi di Cristo e di nessun altro,
perché nessuna carne può gloriarsi davanti a lui? ».
iiiiimmiiiiimimiiiiiimiiiiimiiiiiiiiMiimitimiiiiiiii
iiMiiiiiiimmimi.il
.•oumiimiiiimiiimii
iimimimiiiiiiini
Si chiedono fondi per lo sviluppo
alle Chiese asiatiche
Tokyo (soepi). - In occasione della recente
Conferenza ecumenica asiatica sullo sviluppo
è stalo chiesto a tutte le Chiese cristiane di
versare il 2% delle loro entrate per lo sviluppo, e a ogni cristiano in particolare di contribuire secondo i propri mezzi.
Nel dichiarare che le Chiese cristiane dovrebbero anzitutto agire, invece di semplicemente sollecitare i governi a prendere delle
misure in favore dello sviluppo, la Conferenza
ha suggerito di fare un esame critico della situazione economica delle Chiese per vedere in
che misura e.sse possono contribuire.
La Conferenza ha affermato con forza che
le strutture e le istituzioni sociali, economiche
e politiche a.siatiche erano incapaci di realizzare « lo sradicamento delTineguaglianza e
dell'ingiustizia ». Essa ha inoltre menzionato
gli ostacoli esterni allo sviluppo e ha deplorato che una importante parte delle popolazioni siano impedite di esprimersi.
La Conferenza ha riconosciuto che l'intervento delle Chiese sul piano politico, in relazione alla situazione dei singoli paesi, potrebbe dividere i membri delle Chiese. « Alcuni
saranno fautori dell'ordine ed altri sceglieranno la disobbedienza civile e la rivoluzione.
Sarà comunque un preciso dovere della Chiesa il denunciare ogni forma di ingiustizia e
qualsiasi atto aggressivo ».
La Conferenza ha anche chiesto alle Chiese
di incoraggiare i programmi di riforma agraria, l’industria agricola onde ovviare alla disoccupazione rurale, il programma asiatico
delle eccedenze alimentari ed i comitati di lotta contro la fame; di sostenere anche i programmi di .sviluppo industriale, della salute,
della popolazione e dell'educazione.
La Conferenza, presieduta a turno da un
giapimnese, da un indiano e da un indonesia
no. ha visto riuniti i partecipanti d
.siatici c di altri continenti.
19 paesi
Riformati
e congregazionalisti
a Nairobi
Si sta svolgendo in questi giorni la
annunciata Assemblea generale dell’Alleanza riformata mondiale e del
Consiglio congregazionalista internazionale; all’assemblea, che si è riunita a Nairobi, nel Kenia, la Chiesa
Valdese doveva essere rappresentata
dal past. Paolo Ricca; impossibilitato
a partecipare a causa di un’operazione chirurgica (e facciamo al nostro
corredattore il più affettuoso augurio
di pronto ristabilimento), egli è stato
sostituito all’ultimo momento dal pastore Bruno Rostagffio : attendiamo
con vivo interesse quanto egli ci riferirà su quest’importante incontro congregazionalista-riformato e sulla sua
personale espierienza africana.
2
pag. 2
N. 33-34 — 28 agosto 1970
SENEGAL 1970
Venticinque professori italiani, per un terzo circa valdesi, hanno partecipato a Dakar al Congresso internazionale dell’ Educazione laica
L'ansia di vivere l'ora presente in modo antentico
Venticinque professori italiani, per
un terzo circa valdesi, si sono recati
recentemente a Dakar per partecipare
al Congresso internazionale dell'Educazione laica, organizzato dalla Ligue
de l’Enseignement et de la Culture populaire (1).
Che cosa li ha spinti ad intraprendere questo lungo viaggio? Interesse per
i problemi della Lega o desiderio di
conoscere la giovane Africa? L’uno e
l’altro.
Di ritorno nella vecchia Europa, rifletto e penso a ciò che ho visto e appreso in terra africana, per cui mi sforzo di trasmettere le mie impressioni
a quanti non si trovavano laggiù, alla
fine di luglio 1970.
Il Senegai, per me, rimane legato
all’atterraggio a Dakar, dopo un perfetto volo di sei ore senza scalo, con
partenza da Parigi. Nell’aeroporto ultra-moderno si confondono i volti di
coloro che sono venuti ad accoglierci
e a darci un cordialissimo benvenuto
(solo più tardi sarò in grado di riconoscere individualmente i lineamenti
delle nostre guide, per lo più studenti
ed insegnanti, giovani di alta statura,
studentesse dal portamento maestoso). Alloggiatilo alla Città universitaria, situata a 8 km. dalla capitale, in
camerette destinate agli studenti, tutte
fornite di una grande lavagna per i
più impegnati; impariamo a maneggiare i primi franchi CFA (Communauté
financière africaine), a gustare il kinkeliha che sostituisce il té, i cibi pepati e pimentati che ci vengono serviti alla mensa universitaria, ad abituarci all’oscurità popolata di grilli e
di zanzare, al terreno arido dove presto, grazie all’imminente stagione delle grandi piogge, spunteranno le arachidi, massima risorsa agricola del
paese oltre al miglio ed ai manghi, agli
hibiscus dal rosso smagliante, alle bouganvilles in pieno fiore, ai meravigliosi
alberi del corallo, ai baobab cari a
Saint-Exupéry, ai tramonti la cui bellezza nulla ha da invidiare a quella
delle cartoline illustrate.
Dakar, per me, è la Facoltà di Medicina dove si svolgono i lavori del Congresso (2), la seduta inaugurale in cui
l’alta statura del Primo Ministro, in
rappresentanza del Presidente-poeta
Léopold-Sédar Senghor, si stacca da
quanti lo circondano; sono le relazioni, interventi e dibattiti in varie lingue, la contestazione di un gruppo di
insegnanti staccatisi, nel 1965, dalla Lega senegalese, l’appello all’unione da
parte di un delegato senegalese nel nome di Colui che, due mila anni fa, è
venuto a portarci un messaggio d’amore, l’abilità del Presidente e dei vice-presidenti della Lega, le discussioni e conversazioni amichevoli con delegati di tutto il mondo.
(1) La Ligue Inteniationale de l'enseignement. de l éducalion et de la culture populaire.
è un'associazione fondata nel 1957. ila lo scopo (art. 1 dello Statuto) di raggruppare le persone e gli organismi che hanno il fine di aiutare e difendere la scuola di stato fondata sul
rispetto della libertà di coscienza, il principio
del libero esame e l'ideale democratico, e di
partecipare o contribuire alla creazione, allo
sviluppo ed al progresso di organizzazioni per
l'insegnamento, l'educazione e la cultura le
quali perseguano lo stesso ideale.
Si propone (art. 2) Finformazione reciproca sui problemi relativi agli scopi suindicati,
considerati nella loro più ampia forma od
e.spressione: la collaborazione ad una propaganda mondiale in favore delFemancipazione
intellettuale e morale dell'umanità; l’unione
degli sforzi per il raggiungimento di una comprensione amichevole tra i popoli e particolarmente tra la gioventù dei diversi paesi.
La Lega raggruppa attualmente sezioni distribuite su tre continenti: Europa (Belgio.
Francia. Italia. Lu.ssemburgo, Olanda, ccc.);
America Latina (Argentina. Cile. Messico,
Uruguay, ecc,.): Africa (Alto Volta. Camerún,
Congo. Dahomey. Gabon, Guinea. Madagascar.,
Senegai. Togo. eco.). Ha inoltre corrispondenti
in numerosi paesi, fi collegata all'UNESCO e
gode di statuto consultivo.
(2) Oltre alle tre mozioni finali sugli argomenti discussi al Congresso. « La civilisalion
de l’universel ». « L'éducation des adultes » et
« La jeunesse dans un monde sans cesse plus
jeune ». vi è stata una presa di posizione politica legata alla tragica situazbme che travaglia le colonie portoghesi dell'Angola. del Mozambico e della Guinea-Bissau.
Citiamo alcuni punti di questa risoluzione:
n II Congres.so alTerma che soltanto la reale indipendenza nazionale può dare ai popoli africani la prosperità economica, i mezzi ]>er una
educazione nazionale e democratica come pure
la democrazia .sociale c politica.
« Condanna il colonialismo .sotto tutte le
sue forme.
« Considera assurde le teorie che pretendono
dividere i popoli in razze .superiori, la diversità d'edueazione e di civiltà non es.sendo altro che il risultato di uno sfruttamento di
una nazione .suU'allra.
n Rifiuta ogni forma di razzismo e di .segregazione razziale.
Il Sostiene eon tutte le sue forze le popolazioni delFAngola. del Mozambico e della Guinea-Bissau nella loro lotta per la liberazione
politica ed economica e rivolge in ijuesta oceasione al Partito per Flndipentlenza della
Guinea e delle Isole del Capo Verde ed .al suo
.segretario-generale Amilcar Cabrai l'e.spressione della sua simpatia.
Il .Si dichiara .solidale eoi popolo senegalese
contro le azioni delle forze aggressive .del colonialismo portoghe.se all'interno ste.sso del
Senegai ».
Credo poter dire che Dakar è la città dai contrasti più violenti: da un lato le bidonville.s dove si ammassa una
popolazione miserabile, densa e formicolante, dall’altro i palazzi con aria
condizionata e le macchine imponenti;
è una città in gran parte nuova, recentemente scelta quale capitale del Senegai, in via di accrescimento; raggiungerà presto il mezzo milione di
abitanti compresa la cintura che si
vien formando rapidamente, composta
di H.L.M. (abitazioni sovvenzionate
dal governo con affitti modici). Ammiriamo l’Obelisco dell’Indipendenza, la
bandiera della giovane Repubblica rossa, oro e verde con una stella verde al
centro; applaudiamo uno spettacolo
recitato nella lingua locale, l’ouolof, all’aria aperta, una tiepida notte stellata; apprezziamo la gentilezza dei medici francesi; notiamo che nei vari ristoranti e negozi, proprietari (bianchi) controllano camerieri, impiegati e
commesse (neri); assistiamo al culto
celebrato nella Chiesa evangelica (150
membri) e l’emozione non può mancare quando un piccolo gruppo di indigeni e di bianchi, nordici e latini, circonda il simpatico pastore olandese
nel momento della Santa Cena.
Del Senegai ricordo le escursioni
che ci vengono offerte nella, città stessa di Dakar dalla moschea di costruzione recente (80% circa dei Senegalesi sono musulmani, 15% animisti, 4,7%
cattolici e 0,3% appartengono alla
Chiesa riformata), all’isola di Corea,
dove possiamo visitare un antico forte
e una delle case degli schiavi sopravvissuta al rigore degli anni, alla spiaggia di Cavar al momento dell’arrivo
dei pescatori, a Thiès, importante centro ferroviario ed altre ancora. Ricorderò pure l’efficiente rete stradale costruita dopo il 1960, anno dell'Indipendenza; le scuole elementari dotate di
refezione scolastica istituite in un raggio di 5 km., fondate anch’esse dopo il
1960, che permettono a tutti i bambini
di frequentare i corsi tenuti in francese, lingua ufficiale del paese; la visita all’isola Saint-Louis, già capitale
del Senegai, di cui parlò Pierre Loti
nei suoi ricordi, collegata alla terra da
un lungo ponte metallico (il ponte
Faidherbe), intitolato, come varie piazze e vie, a colonizzatori francesi (trovo
una via che porta il mio nome e mi
vien detto che si trattava di un funzionario dell’amministrazione civile
molto apprezzato); il caratteristico ci
mitero musulmano dove i pali a età
sono appese le reti del pescatore defunto sostituiscono le croci.
Terminato il Congresso, vi fu per alcuni la possibilità di recarsi in crociera nella Casamance, al sud, al confine
con la Guinea, per altri, pure in crociera, sul fiume Senegai, al nord, dove
il fiume segna il confine con la Mauritania. Di buon mattino, dopo una notte passata nelle cabine infuocate e sul
ponte della nave, ci svegliamo al suono del tam-tam e al ritmo delle tipiche danze africane; sbarchiamo in alcuni piccoli villaggi situati lungo le rive del fiume e notiamo che spesso il
tracoma insidia perfino i bambini; visitiamo Rosso e il suo ambulatorio, in
Mauritania (la mancanza di relazioni
diplomatiche impedisce ad alcuni partecipanti di sbarcare); andiamo a zonzo per il mercato artigianale di Rosso
dove gli asinelli stanno a fianco dei
cammelli, ma, per fotografarli, attenz.ionel, è necessario fare un piccolo
dono al loro padrone; al mercato, le
compere tirano in lungo: « Combien tu
donnes? », in francese, è la frase di
prammatica abitualmente rivolta al
possibile acquirente. Una serata è dedicata all’assaggio del méchoui, montone intero cotto allo spiedo; un breve scalo a Richard-Toll dove si allineano i bambù; un altro a Rodar ci permette di visitare questo grosso villaggio nel quale le capanne tradizionali
sono, almeno in parte, sostituite da
costruzioni recenti e dove facciamo la
conoscenza di un giovane sacerdote
dell'ordine degli Scolopi, originario di
Frosinone, che vi ha fondato una missione cattolica; dovunque siamo circondati da frotte di bambini che ci
chiedono o indirizzi di scolari europei
con cui corrispondere o frutta e dolciumi o indumenti, il più delle volte
denaro... riusciranno perfino ad impadronirsi di pomate medicinali assaggiandole abbondantemente...
Ritorno in treno: Saint-Louis - Dakar. 260 km., quasi in orario, partenza
all’alba, in aereo, Orly, l’Italia... Siamo
giunti alla fine di una vacanza che non
è stala tutta una vacanza, conservando
il ricordo di una parte del Senegai, il
piacere di aver conosciuto alcuni dei
suoi abitanti, il loro modo di pensare,
il loro motto: « Un peuple, un but,
une foi », il loro desiderio di raggiungere un alto grado di civiltà che auguriamo loro di realizzare interamente.
Liliana Ribet
(segue da pag. IJ
na? L’essenziale della contesa d’oggi è
la ricerca ansiosa, pur con i suoi errori, di essere autenticamente presenti
alla nostra ora oggi e domani seguendo colui che è il Signore?
Questo « essere il maggiore » trae il
SIVO significato da Cristo o da noi
stessi?
Più concretamente e pedestremente:
il nostro discorso non è talvolta mosso
più che da altro, dalla volontà che la
mia idea prevalga su quella degli altri? O dalla presunzione di essere quelli che meglio capiscono la Parola del
Signore? O dalla convinzione di capire meglio degli altri il tempo presente
e più ancora quello futuro? Non nasce
la nostra contesa talvolta dalla volontà di salvarci (salvare noi stessi, le istituzioni che amiamo ecc.) anziché essere totalmente disponibili per il Signore?
E per contro chi predica la pace a
tutti i costi ed appare molto scandalizzato dalle contese dei fratelli non
desidera forse semplicemente continuare a dormire in pace anziché vegliare come il Signore richiede?
Non sono questi, cari fratelli, dei
giudizi, ma soltanto delle domande
che io mi pongo e pongo a voi.
* * *
Gesù interviene nella contesa dei discepoli. Il suo intervento si muove su
questi Ue pensieri:
1) Tn questo mondo v’è un modo
di essere maggiore e grande; è un modo facile da capire: è il dominio sugli
altri.
2) Invertendo il sistema di vita
del mondo, cioè nel servizio sarà la vostra grandezza.
3) Il Signore stesso che è lì a tavola come servito dagli altri, è in realtà colui che serve.
Quello che è interessante in questo
passo è il fatto che non c’è un richiamo ad una eguaglianza uniforme fra
i discepoli, non esiste una antitesi tipo: potenti-deboli, autorità-sottoposti,
ecc., ma troviamo invece un richiamo
a vivere « come se »: il maggiore vivafra voi come se fosse il minore, chi
governa come colui che serve. Cristo
è a tavola, circondato dai discepoli,
ma malgrado l’apparenza egli è lì come colui che serve tutti; il pane ed il
vino che egli ha distribuito ne diverranno il segno carico di riconoscenza
da parte dei discepoli, nei giorni che
verranno.
Questo è il modo col quale il Signore propone ai suoi di affrontare il loro
domani ignoto ed ansioso. Si tratta di
un impegno di vita.
Il tempo che è venuto dopo è stato
forse totalmente diverso da come i di
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MANIFESTAZIONI IN MARGINE ALLA SETTIMANA SINODALE
Seduta della Società di Studi Valdesi
La sera del 23 Agosto, nella Sala della Casa
Valdese, ha avuto luogo rannuale Assemblea
della Società. Il Presidente. Prof. Augusto Armand-Hugon ha aperto la Seduta, alia presenza di circa un centinaio fra soci ed amici, ricordando brevemente il nome dei Soci richiamati dal Signore nel corso di questo ultimo
anno sociale; elenco purtroppo relativamente
lungo in confronto agli anni precedenti. Pas.sando ad illustrare l’attività editoriale, il Presidente elenca gli studi che hanno arricchito i
due ultimi Bollettini numeri 126 e 127 e gli
Autori che ad essi hanno contribuito, si può
dire, da tutte le parti del mondo: anche il tradizionale Opuscolo del XVII febbraio ha avuquest’anno un notevole interesse. Si ricorda
agli intervenuti che il trasferimento della Biblioteca Sociale, dal primitivo stanzone del
pianterreno ai locali del primo piano è ormai
ultimato. Il desiderio della Direzione è ora di
poter completare ed integrare la Biblioteca
con una raccolta, già iniziata, di microfilm,
nella speranza di poter trovare dei generosi
amici disposti ad integrare il corredo indispensabile per la loro consultazione. Il Museo,
per ora fermo, se pur riordinato nei vecchi
locali è in attesa di un vasto progetto di rimodernamento e, specialmente, dei fondi per
attuarlo.
II presidente fa ancora presente che la nostra Società promuovcrà quest’anno il X Convegno di Studi sulla Riforma ed i Movimenti
Religiosi in Italia. Convegno biennale che si
terrà in questa sede il 28 ed il 29 Settembre
prossimi.
Segue un breve e preciso intervento del Cassiere che chiarisce il bilancio della Società
decisamente positivo, ma appena sufficiente
alle previste spese iniziali di riordino del Museo e del vasto piano, già iniziato, di riproduzioni anastatiche dei vecchi Bollettini mancanti al completamento di Collezioni sempre
più richieste —non solo da Associazioni Storiche Italiane ed estero, ma anche da privati.
Il Presidente inizia quindi la parte storica
della riunione; dando la parola al Prof. Enea
Balmas. ben noto studioso delTUniversità di
Padova.
Il Prof. Balmas porta come soggetto di
studio la famosa « Ilistoria breve... » .attribuita allo storico Pinerolese Hieronimo Miolo
c<»mpilata nel 1387 ed il cui manoscritto anonimo passando di mano in mano dai Mortami
al Vignaux (che lo tradusse in francese), da
questo al Chamier ]>oi al Cresson giunse finalmente al Perrin; questa « Hisloria « venne
poi pubblicala a cura del Prof. j. dalla nel
Bollettino n. 7 della Società, ma benché la
sua attribuzione al Miolo sia generalmente
accettala, mancano ancora dei dati precisi
pe»- la conferma. Il Prof. Balmas ha preso lo
spunto di questa sua interessante relazione
dalla prossima pubblicazione di una riedizione
critica e documentata fli questa prima Storia Valdese.
Il Presidente ha successivamente dato la
parola alla Socia onoraria Sig.na Mia van
Oostveen. ben nota al popolo Valdese per le
sue numerose pubblicazioni informative e per
le belle e caratteristiche illustrazioni dei più
salienti episodi di Storia Valdese. Nelle sue
precise e pazienti ricerche negli archivi olandesi. specialmente in quelli della famosa città
universitaria di Leyda, essa trovò recentemente alcuni documenti e tredici lettere assolutamente inedite del nostro famoso storico e pastore J. Lager di cui la Sig.na van Oostveen
trarrà uno studio che auguriamo possa presto
essere pubblicato su uno dei nostri prossimi
Bollettini. Ha poi dato lettura del testamento
del Léger e di una sua bella testimonianza
nella « professione di fede » che egli stesso faceva sottoscrivere ai suoi catecumeni che desideravano entrare nella chiesa riformata. Terminata cosi la riunione storica ufficiale, la Direzione ed i membri della Società si sono an
cora intrattenuti per discutere la relazione finanziaria e specialmente le possibilità di sistemazione del Museo; varie proposte sono
state avanzate per dare maggior vita alle attività della Società. Il Moderatore Past. Neri
Giampiccoli ha fra Taltro proposto che il numero dei membri consultivi del seggio della
Società stessa fosse aumentato, senza tuttavia
modificare lo statuto stesso, per permettere a
nuovi elementi di aprire altri sviluppi alla
Società stesso. L’allargamento del seggio è stato concretato nelle persone dei proff. G. Peyronel ed Enea Balmas e dal dott. Osvaldo
Co’isson. Il seggio della Società, a seguito delle
dimissioni del dott. Dario Varese, impegnato
in altre attività, è risultato composto di : Augusto Armand Hugon. Enrico Peyrol. Giorgio
Tourn. Gino Costabel, Arturo Vola.
La seduta è stata tolta oltre la mezzanotte.
E. P.
Concerto di musica sacra
Sabato 22 agosto alle ore 21 si è svolto il
preannunciato concerto di musica sacra e cameristica, organizzato dalla Associazione Amici del Collegio che già negli anni scorsi si era
fatta promotrice di tale manifestazione.
Il programma particolarmente elevato contribuiva a dare una preparazione spirituale
per il Sinodo.
L’accogliente Tempio di Torre ha potuto
ospitare un pubblico nettamente superiore a
quello degli anni precedenti ed oltre ai « locali « si notavano parecchi villeggianti abituali. molti membri del Sinodo, alcuni stranieri
ospiti della Foresteria ed un numero veramen
te rilevante di giovani.
Tutte le esecuzioni sono state seguile con
quel silenzio che sta ad indicare un grande
interesse.
All’organo il prof. Ferruccio Corsani ha dato il via al concerto con due brani del XVII
sec., uno di scuola italiana, l’altro di scuola
tedesca. Nella seconda parte un corale di
FVanck. autore dal pensiero denso e talora
contorto nello sforzo di esprimere sempre ad
alto e nobile livello di tensione spirituale una
ricerca di elevazione mistica contrastante con
le drammatiche esperienze delle sensibilità romantiche. Infine la toccala, adagio e fuga in
do magg. di Bach: uno dei più complessi ed
interessanti brani organistici del grande compositore. dove la sapienza tecnica è sommersa
dalla gagliarda invenzione, dalla gioia del discorso musicale fluente che giunge, jia.ssantio
attraverso sviluppi ora tenui ora tireziosamenle
ornati, alla solennità grandiosa del finale.
Come sempre apprezzali gli interventi della
Corale Valdese, validissima se pure ridotta nei
suoi elementi a causa della stagione delle
ferie.
Il violinista Daniele Gay è stato una lieta
sorpresa }>er il pubblico che lo sentiva j)cr la
prima volta. Buona scuola, ottime doti personali di musicalità, un temperamento già formato e personale che dovrà ovviamente procedere innanzi sino alla conquista di una più
com))leta maturità. Arco sicuro, suono brillante e pulito e buon equilibrio. Particolarmente
felice e comunicativo in Haendel e pregevole
dimostrazione di ottima preparazione nella sonata di Bach per violino solo. Ci auguriamo di
risentire Daniele Gay in una prossima occasione ed a lui auguriamo un meritalo successo nella carriera artistica. Un grazie infine alla Associazione Amici del Collegio cd al suo
Presidente dottor Enrico Gardiol per il lavoro
di organizzazione. L. B.
PERSONAL! A
A casa di Rosemaric c di Ennio De! Priore, a S. Giovanni Lipioni, è giunto il secondogenito, Daniele Adriano. 1 nostri più fraterni auguri a questa famìglia pastorale che è
nella gioia.
:j! *
*
Siamo alTettiiosamcnle vicini al prof. Amedeo Molnar. il quale a Pra^a piange la .scomparsa della madre, .signora Anita Molnar Celli.
avvenuta a Torre Pellice.
Hainmeltii Srarinii. della comunità di Forano Sabino, ha con.segiiilo brillantemente la
laurea in lingue prc.s.so la Faeolth di Magistero deH'L'niversità di Roma, diseutendo in francese una tesi su Benjamin Valloton. Ci rallegriamo cordialmente con lei. con il no.stro
augurio.
scepoli se lo immaginavano nella loro
contesa. Ma le parole del Signore sono
rimaste vive in loro.
Molti passi delle epistole ci descrivono la comunità dei credenti nella
varietà dei doni, doni che stabiliscono
situazioni diverse, responsabilità diverse; ma come è sempre vivo il significato che ogni dono è un servizio, una
diaconia per gli altri.
Dobbiamo però notare che la nostra
capacità di guastare il dono di Dio è
grande; l’ipocrisia con la quale sappiamo mantenere il linguaggio, ma svuotàto del suo significato è ben frequente. Anzi arriviamo al punto di invertire addirittvira il discorso del Signore
e di vivere il « come se » evangelico
capovolgendolo! Serviamo come se signoreggiassimo, ci diciamo i minori
ma facciamo come se fossimo i maggiori.
La storia delia chiesa è piena di
esempi a questo riguardo e ci insegna
a diffidare di quelle chiese che fanno
un gran parlare di servizio e di diaconia.
Ma veniamo a qualche esempio pratico a noi vicino.
Il più tipico lo troviamo nello stesso ministero pastorale: non è esso un
servizio totalmente rivolto alla comunità? Ma quanto spesso, pur in un
amore autentico, pur con un lavoro
compiuto con profonda dedizione e
senza risparmio di energie i pastori finiscono col sentire la comunità come
cosa loro.
Un altro esempio ci viene dagli impegni sociali: dove potrebbe la diaconia essere più chiara? Eppure anche
qui i deboli, i maiali, i bambini, i vecchi finiscono spesso per subire il dominio, forse anche pieno di simpatia e
di amore, di chi li serve; la loro vita,
i loro pensieri i loro desideri subiscono la volontà di chi li serve. Oppure
è la chiesa nel suo insieme che si serve di loro per mostrare ipocritamente
al mondo uno spirito di servizio che
poi spesso manca nella sostanza.
Potremmo continuare con molti altri esempi: quello che avviene nei tentativi evangelistici; il modo con cui
conduciamo i dibattiti del sinodo che
pur dovrebbe essere una forma di diaconia e via discorrendo.
Qggi iniziando il nostro sinodo lasciamoci investire da questo annuncio
evangelico che apre davanti a noi la
luce della speranza di una vita autentica nel Signore. Siamo vigilanti nel
nostro oggi e nel nostro domani nella
ricerca di vivere in modo evangelico il
« come se » del Signore secondo i doni che egli ha dato a ciascuno. Allora
anche la contesa che può accendersi
fra noi non sarà scandalo perché portata da ciascuno come una vera diaconia per l’altro, essendo Cristo veramente l’unico riferimento e l’unico Signore.
E a te, caro Luciano Deodato, non
ho una parola particolare da rivolgere
perché tutto quello che abbiamo detto
si inserisce vivamente come speranza
e come ammonimento anche nella tua
vita di credente e di servitore della
Parola.
Il Signore ti preservi da ogni ipocrisia religiosa e ti doni di vivere ogni
giorno coraggiosamente e apertamente
nella sua verità.
Franco Sommani
Contro la fame
degli altri
Nel j)ubblicare un nuovo elenco
(li vecclii e nuovi sottoscrittori alla
iniziativa del nostro giornale, precisiamo ancora ebe, della cifra sotto
indicata di L. 1.126.237, un milione
è accantonato per il Centre Familial
del Gabon e quanto prima, dopo le
opportune istruzioni della sig.na
Gay, esso sarà inviato.
La nostra iniziativa ora continua
a favore del Centro comunitario di
sviluppo del Congo Kinsbasa, di cui
abbiamo numerose volte già j)arlato : sj)eriamo di ])Oter raggiungere
quanto prima nuovamente la cifra
(li un milione, die invieremo appunto a delta opera. Attendiamo le
vostre sottoscrizioni, mentre ricordiamo die esse vanno inviate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a (piesto scopo a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino.
Da Riclaretlo: E. Vigliclmo 5.000.
Da S. Germano Chisone: G. e E. Peyroiinl
10.000: M. Pascal 10.000: M. Pascal 6.000;
N. N. 10" vcrsaitienlo con .simpatia 5.000.
Da .ingrogna: R. M. F. C. (due versanic(Ui)
2.000.
Da Firenze: C. Gnerricri 5.000.
Da Torino: M. Meda 3.000: fam. Carn.so
(due versali!.) 1.500; 1). A. A. 500; M, Sacco
(due versam). 1.500: Sorelle Bariis c Refoiirn
2.000: E. (liordano 10.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Roma: A Vicari 1.000: G. Conti 10.000:
N. Long Marey 3.000.
Da Rergamo: Un bùtorc 50.000.
Da Venezia: fam. V'iti 1.000: fam. Zeccbin 3.000.
Totale f,. 131.500: j)rcc. 994.737: in cassa
L. 1.126.237.
3
pag.
N. 33-34 — 28 agosto 1970
Notizie dalle nostre Comunità
Courmayeur
Testimonianza evangelica
Sotto gli auspici della Comunità di Aosta e
con la generosa collaborazione di alcuni Pastori, si è svolta recentemente una serie di
manifestazioni a carattere evangelistico a
Courmayeur, la nota località turistica della
Valle di Aosta ai piedi della catena alpina del
Monte Bianco ove ogni anno atHuiscono ìiiigliaia di villeggianti italiani e stranieri.
La serie di queste manifestazioni, annunziala da manifesti e da inviti personali, ha
avuto luogo nelle domeniche 19 e 26 luglio
e 2 c 9 agosto, alle ore 21, nella nostra cappella che si trova al centro dei paese.
11 tema generale era: Incontri con Cristo.
Jia persona e la parola di Gesù non hanno
cessalo di essere al centro della problematica
umana, anche se gli uomini sono oggi apparentemente cosi distratti o falsamente attratti
(la ideologie di vario genere. Cristo e il Suo
Kvangclo, lo si voglia o no, rimangono in
ogni tempo la misura di ogni cosa.
Tracciamo un breve riassunto, per i lettori, delle conversazioni tenute dai vari oratori.
Domenica 19 luglio il Pastore Ermanno Rostan, di Ivrea, ha parlato sul tema : cc L'uomo
che venne a Gesù di notte m. Prendendo lo
spunto dal nolo incontro di Gesù con Nicoilemo (Giov. 3), il Past. Roslan ha trattenuto
Tudilorio sul fatto, irrinunciabile anche oggi,
che vane sono le ideologie religiose, culturali,
sociali e politiche, (di qualsiasi specie) se l’uomo non cambia. È necessario cambiare l’uomo
(Gesù diceva : « Se uno non è nato di nuovo —
o da Alto — non può vedere il regno di Dio »).
Si parla mollo oggi di « società nuova », di
<x tempi nuovi ». Ma è necessario che l’uomo
])crsonalmente sia rinnovato; allora anche la
società e le sue strutture potranno realmente
cambiare... se no si sarà sempre daccapo!
L'uomo nuovo è Tuomo rigenerato dallo
Spirito di Cristo, che cambia radicalmente la
>iia mente, il suo cuore, la sua vita. Come
(;iù avvenga può essere spiegato in tante maniere (Nicodemo domandava: «Come possono
av venire queste cose? »). Una cosa è certa ed
e che c l’opera dello Spirito di Dio e non
l'opera dell’uomo. Una sola cosa può fare
l'uomo (e possiamo fare noi) ed è di pregare
perché lo Spirito di Dio « venga »... metterci
in condizione di umiltà e di disponibilità onde
lo Spirito Santo venga su di noi e faccia di noi
delle (c nuove creature ».
Domenica 26 luglio il Pastore Giovanni
Peyrot, di Aosta, ha i>arlato sul teina : « Una
donna al pozzo ». 11 testo è tratto da Giov. 4
(incontro di Gesù con la Samaritana),
1 Samarilani erano una popolazione disprezzala dai Giudei, viveva ai margini della società palestinese. Eppure Gesù si è recato in mezzo a loro perché Egli è il Salvatore e il Redentore di tutti gli uomini e di lutti i popoli. Nessuna discriminazione è compatibile con l’Evangelo di Gesù Cristo.
I giudei come i samarilani vivevano sotto
delie etichette, come fanno gli uomini anclie
del nostro tempo. Al tempo degli apostoli
c’erano i « circoncisi » c gli « incirconcisi ».
Ma S. Paolo affermava : « Né la circoncisione
né rincirconcisione sono alcunché, quello che
conta è l’essere una nuova creatura » (Galali 6: 15). Parafrasando si potrebbe dire:
« conservatore » o cc rivoluzionario », « destra »
o « sinistra » (al limite : protestante o cattolico) sono spesso solo delle etichette. Quello
che conta, anche oggi, è l’essere delle « nuove
creature ». « In Cristo Gesù, né la circoncisione né rincirconcisione hanno alcun valore;
quello che vale è la fede operante per mezzo
dell’amore » (Calati 5: 6).
È ciò che Gesù ha voluto dire alla samaritana : quella donna come i suoi compaesani (e
come molte persone anche oggi) viveva pensando di « dissetarsi » al culto delle venerabili
Iradizioni o ideologie religiose e politiche del
suo popolo (« I nostri padroni hanno adorato
su questo monte »!). Anche oggi gli uomini
vivono nel culto della loro cultura locale, del
loro sistema sociale o politico. Gli uomini continuano « ad abbeverarsi » a quei « pozzi »
che. via via, vengono loro proposti dai loro
li'julcrs, non avvedendosi che è un acqua die
non disseta affatto anzi è un'acqua che chiunque beve ha sete di nuovo.
Gesù dice, invece: «Chi beve dell acqua
che io darò non avrà mai più sete, anzi 1 ac(jua die io darò diventerà in lui una fonte
d’acqua che scaturisce in vita eterna » (v. 14).
Fuor trimmagiue, Cristo dà agli uomini il
principio di una vita nuova tale che non
solo questa vita è trasformata ma essa è capace eli diventare elemento di trasformazione
dell'ambiente. Non si tratta, quindi, solo di
una esistenza nuova privala e individuale
ma una esislenza nuova sul piano comunitario
e sociale.
*
Domenica 2 agosto il Pastore Ernesto
Ayassot, di Torino, ha tenuto la terza conversazione dal titolo: «La religione del pane e
il pane della Religione ». Questa eonyersazione aveva per sfondo il discorso <U Gesù sul
Il pane della vita » (Giov. 6).
II « pane » è stato in lutti i tempi il proIdema ii. 1 per gli uomini. Bisogna però distinguere la giusta rivendicazione del pane
(lavoro, salario, accesso ai beni della terra)
per il sostenlaracnlo della vita individuale e
collettiva dalla lotta per Taccaparramento e
il godimento egoistico di questi beni. Nel secondo caso, l'uomo imbocca la strada della
« religione del pane »... fa del « pane » (con
lutto ciò che gli è inerente: denaro, ricchezza, possesso) un « dio ». L’uomo, pur di possedere molto « pane », diventa ingiusto, rapace, omicida.
Certo, Gesù non lia ignorato il iiroblema del
« pane », ma lo ha demitizzalo... perché « non
(li pane ¡«ollanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio » (Matteo 4: 4). C'è qualche cosa nella vita delFuoino che è « assai più del — pur necessario — milrimenlo »!
Nel suo discorso di Giov. 6 Gesù afferma
che Egli stesso è « il pane della vita ». Gesù
non propone una nuova ideologia né un sistema sociale capace di risolvere miracolosamente e automaticamente il grosso problema del
pane, ma dice di essere Lui « il pane » vero
per l’uomo. La sua Persona, il suo Evangelo,
se accettai, creduti e seriamente vissuti diventano vero « pane », cioè la vera sostanza
della vita per gli uomini. Là dove Cristo e
l’Evangelo sono seriamente creduti e vissuti
anche il problema del pane (come ogni altro
problema umano) ha possibilità di essere risolto (non miracolosamente e utopisticamente)
ma nella quotidiana e sempre rinnovata obbedienza alla Parola di Dio che invita a « cercare prima il Regno e la giustizia di Dio...
essendo le altre cose (il pane, il vestito, ecc.)
date in sovrappiù » (Matteo 6: 33).
Bisogna, certo, adoperarsi per il problema
del pane... ma l’uomo si « adopera » a ciò
rettamente solo se si adopera « non solo, e non
in primo luogo, per il cibo che perisce, ma
per il cibo che dura in vita eterna, il quale
il Figliuol dell’Uomo (Cristo) vi darà, poiché
su Lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio suggello » (Giov. 6: 27).
Domenica 9 agosto è toccato al Pastore Gino
Conte, di Torino, di chiudere la serie delle
riunioni evangelistiche. Egli ha parlato sul
tema : « Il capo dietro al quale non è vergogna essere gregge ». Dietro a questo discorso
c’era Taffermazione di Gesù : « Io sono il
buon pastore » (Giov. 10: 11).
Oggi l’immagine del « buon pastore » .suscita tutt’al più qualche tenero sentimento
bucolico (t): un giovincello biondo e ricciuto
che porta in braccio un agnellino... Nel contesto biblico e nella storia d’Israele l'immagine
del « pastore » era il simbolo dell’uomo forte,
coraggioso che metteva spesso la sua vita a
repentaglio per il gregge. Nella storia ebraica
« pastori » erano chiamati talvolta i profeti, i
sacerdoti ma più spesso i re e la classe politica dirigente.
Purtroppo molti di questi « pastori » sono
stati in realtà dei mercenari (Gesù dice addirittura dei «ladri», dei «briganti»). Anche nella storia profana, fino ai giorni nostri, molle
volte i capi e la classe dirigente politica e religiosa si sono rivelati assai più spesso come
mercenari che come « pastori » perché hanno
approfittato del gregge loro affidato « rubando e ammazzando» e «disperdendo le pecore».
Molto spesso hanno astutamente tosato e munto, cioè sfruttato le popolazioni invece di darsi
per esse.
L’affermazione di Gesù : « Io sono il buon
pastore » era (e rimane) polemica nei riguardi
dì lutti i capi (i Führer!) che si sono susseguiti nel corso della storia, da Pilato e Caìafa
a Hitler, Mussolini, Stalin e Mao... dai Sadducei, pronti al compromesso, agli Zeloti rivoluzionari, fino ai giorni nostri.
Cristo è il « buon pastore » non perché migliore degli c( altri » ma perché è il « vero »,
l’autentico « pastore », perché è la vera guida,
la « via », la « verità »! È la « porta » delle
pecore: «Se uno entra per me, sarà salvalo
ed entrerà e uscirà e troverà pastura » (v. 9).
Egli è venuto « perché abbiano la vita e 1 abbiano ad esuberanza », mentre « gli altri pastori » non vengono « se non per rubare e
ammazzare e distruggere » (v. 10). Cristo
« conosce » le pecore e « mette la sua vita »
per esse. « Nessuno le rapirà dalla sua mano »
(v. 28); verrà il giorno in cui « vi sarà un
sol gregge e un solo pastore », ciò sarà il
Regno di Dio.
Dobbiamo saper riscoprire la forte figura
del « buon pastore ». Essa non ha nulla a che
fare con Fimmagine sentimentale e bucolica
che spesso ci facciamo: corrisponde, in fondo alla immagine del difensore, del signore
che ha « il potere » di deporre — cioè dare —
la sua vita per gli uomini e di ripigliarla poi
nella sua risurrezione.
Uno solo, nella storia del mondo, può portare a giusto titolo la qualifica di « buon pastore » : Cristo.
* * *
A tutte queste manifestazioni ha assistito
un discreto numero di persone (villeggianti e
qualche elemento locale), partecipando ai dibattiti che ogni volta hanno avuto luogo dopo
la conversazione. Un buon gruppo della Comunità di Aosta ha regolarmente partecipato sostenendo moralmente Finiziativa.
È stata, tutto sommato, una esperienza di
testimonianza, moderta se si vuole, ma benedetta per coloro che vi hanno preso parte. Da
tempo, a Courmayeur, la gente non udiva più
una voce come quella che ha risuonato nelle
domeniche passate.
Che il Signore benedica quanto è stato fatto nel Suo Nome.
Il Cronista
...............imi
Rimini
La stagione estiva turistica è iniziata ai
primi di maggio ed i Culti in tre Ingue termineranno alla fine di settembre.
Il Cullo domenicale in italiano è alle
ore 18. e se vi sono turisti francesi o svizzeri
il Culto è presieduto in italiano e francese.
Abbiamo (juindi la possibilità di poter offrireai turisti. Culti in quattro lingue.
In Maggio è stato amministrato il Battesimo a Monica Cecchini; in Luglio a Lara Pogliardìni. La benedizione del Signore sia su
queste famiglie.
In Aprile i coniugi Catenari hanno chiesto
la benedizione nuziale; ai giovani sposi ogni
bene per il loro lavoro a Zurigo.
Il 2 Agosto abbiamo avuto la celebrazione
del matrimonio valido agli effetti civili, di
Barlera Anacleto e Troncossi Marisa. Iddio
accompagni e benedica questa nuova famiglia
residente a Ravenna.
Il \° Agosto vi è stato il matrimonio di due
giovani finlandesi, ecco i loro nomi : Ilka Kalervo Erola e Sisko Orvokki Rajaniemi. Iddio
li accompagni nella loro terra in Finlandia.
Il 17 Luglio la famiglia Cericela, dì Ancona, è stala allietata dalla nascita dì Daniele,
sia tanta gioia in questa famiglia, la gioia
del Signore!
Dio volendo, il 18 Ottobre alle ore 10,30
vi sarà la presentazione della Cappella Evangelica Valdese di Rimini. Sarà presente il Moderatore, e speriamo anche di vedere degli
amici della Germania. I posti a sedere sono 90.
S. ZOTTA
Luserna S. Giov.
Il Comitato della Società di Cucito « Le
Printemps » ringrazia tutte le gentili persone
che con le loro oflerte o la loro presenza hanno contribuito alla buona riuscita del Bazar.
Rorà
Doni prò Eco-Luce
Alice Luchini, Napoli 500; Maria Di Paolo,
Aitino 500; Evelina Maccarlno, Canelli 500;
Bianca Valente, Taranto 500; Edoardo Barai,
Inv. Pinasca 500; Fritz Lauterburg, Svizzera
139; Lidia Rinolfi Comba, Porto Maurizio
500; Bianca Schmitz, Germania 500; Ezio Vii-,
lani, Padova 500; Emilia Ginassi Revel, Castellamonte 300; Ada Lucchini, Ravenna 500;
Orlando Ippoliti, Colleferro 500; Chiesa Valdese, Venezia 1.500; Ernesto Long, Svizzera
1.500; Paolo Rivoira, Lavena 500; Riccardo
Berner, Bergamo 500; Irma Griglio, Pianezza
500; Nicolò La Mendola, Grotte 500; Elda
Grill, Prali 500; Emilia Schreibcr, Avigliana
500; Dino Fonierone, Abbadia Alpina 500;
Amato Beux, S. Germano 500; Hermanno
Jalla, Bordighera 500; Lidia Leger, Pomaretto 500; Lina Miegge, Urbino 2.500; Ruth
Uldmann, Zurigo 855; Giacomo Gardiol, Prarostino 500; N. N. 10.000.
Grazie! (continua)
Ringraziamo cordialmente FAvvocalo A. Ardito dì Pisa e il Professore E. Tron di Genova
per aver presieduto dei culti domenicali; il
Coro Alpino Val Pellice diretto dal Maestro
E. Paschetto che ha dato una serata nella nostra Sala delle attività; tutti coloro che, membri ed amici di questa Comunità, hanno generosamente coUaboralo alia riuscita del bazar.
S. Secondo
La nostra Comunità esprime il suo sincero
ringraziamento ai .seguenti fratelli che, in
questi ultimi mesi, le hanno recato il messaggio della Parola di Dio: Dino Gardiol, Attilio Fornerone, Ruth Tourn, Emanuele Tron,
Ermanno Rostan, Alessandro Nicod e Louis
Noir.
II culto di domenica 6 settembre sarà presieduto dal pastore Umberto Beri di Trieste.
Fin d’ora gli diamo il più fraterno benvenuto.
Battesimi. Nelle domeniche 2 e 16 agosto
abbiamo battezzato i seguenti bambini : Bourne Iris Franca e Bourne Emanuela Giuseppina dì Dino e di Stefani Maria; Ricca Silvio e
Ricca Ivana di Italo e di Coisson Mirella; Coisson Germana di Marco e di Casagrande Anna.
La grazia del Signore accompagni sempre
questi figlioli ed aiuti i loro genitori a mantenere le promesse a Lui fatte.
Matrimonio. Il 29 giugno, nel tempio di
Frali, sono stati uniti in matrimonio dal pastore Franco Giampiccoli : Fornerone Roberto
(Miradolo) e Polliotti Piera (San Pietro Val
Lemina).
A questi sposi la Chiesa porge i suoi fraterni auguri di ogni liene nel Signore
Domenica 30 agosto, alle ore 15,
avrà luogo il tradizionale «Bazar»
della Chiesa.
Questo fraterno incontro sarà allietato dal canto dì un gruppo dì cantori della Val Pellice. Tutti i membri e
gli amici della Comunità vi sono cordialmente invitati.
Tramonti di Sopra
Nel pomeriggio di lunedi 10 agosto, sotto
un cielo limpido, da poco liberato dalle nubi,
e illuminato da un sole meraviglioso, un grande corteo di amici e di fratelli in fede ha accompagnato al locale idmitero di Tramonti di
Sopra la salma di Guglielmo Pradolin.
Nella nostra chiesetta locale, il pastore Armando Spuri della Chiesa Battista di Pordenone ha indirizzato gli animi dei famigliari,
dei parenti e degli amici riuniti per rendere
le ultime onoranze alla spoglia mortale del
marito, del padre c delTamico scomparso verso la speranza che abbiamo di salvezza e di
vita, fondata sulla potenza e misericordia di
Dio nostro Padre, manifeslate in Gesù Cristo
il Suo Figliolo e nostro Salvatore e Signore.
Al cimitero, invece, prima di rendere alla
terra ciò che appartiene alla terra, il pastore
Vetta di Brescia ha ricordato quello che ha
caratterizzato la rclaUvainente breve vita dello
.scomparso: e cioè il suo essere stato un uomo e un credente impegnato nella vita. Impegno che egli ha manifestato nel tenersi informato dei problemi della vita degli uomini
oggi, mediante discussioni, letture dei nostri
e di diversi altri settimanali, periodici, pubblicazioni; che ha manifestato nella prontezza di
testimoniare dell'evangelo del Signore, dal
pulpito — nella sua qualità di predicatore laico — e nei contatti individuali; e che soprattutto ha manifestato nel suo ardente desiderio
di fare che le le ricchezze e le bontà della
grazia del Signore che sono abbondate verso
noi uomini e che ci fanno pregustare i « nuovi cieli ». e la « nuova terra » in cui abita giu
slizia, giungano ai poveri, per l’allegrezza di
tutti e a gloria di Dio il nostro Salvatore e
Signore. Nel sottolineare fortemente il fatto
che il momento in cui la fede in Cristo diventa un impegno nella vita a favore del pros.simo bisognoso di aiuto è il momento in cui
vieti vinta la morte e in cui si passa della
morte alla vita, il pastore Vetta ha esortato
lutti i presenti ed essere non semplicemente
dei « cristiani », ma dei credenti e dei credenti impegnali; per afferrare la vita; e per
diventare nelle mani di Dio quegli strumenti
mediante i quali egli vuole far conoscere anche
alla nostra generazione le Sue liberazioni e le
Sue bontà.
La vedova Germana Pradolin. insieme ai
figli Luciano, Cristian e V’ania, ringrazia quanti hanno voluto cosi affettuosamente confortarli nelt'ora di lutto con la loro simpatia.
A. V.
Villar Penosa
Una gradita visita. Il Consiglio Comunale di
Knittlingen, di cui fa parte Grosvillar, è venuto a visitarci dal 17 al 19 luglio con il proprio sindaco, sig. Kübler, il Pastore Murthuni
e il giornalista Jourdan, che doveva fare il
resoconto del viaggio per vari giornali.
Abbiamo trascorso insieme giornate indimenticabili e ricordiamo il ricevimento in Municipio, ove i nostri consigleri hanno accolto gli
ospiti con molta cordialità, rispondendo amabilmente ad una quantità di domande sul
come è retto il nostro Comune; la visita alle
località più importanti della nostra storia, il
culto solenne nel tempio e l'agape fraterna
nella nostra Foresteria presentì varie personalità durante la quale i nostri ospiti tra un
discorso e l'altro, ci hanno dato un saggio
delle loro magnifiche voci.
Battesimi. Sono stati battezzati nel corso
del cullo :Paolo di Giovanni e Susi Bounoiis;
Aldo, di Giovanni e Luisa Ris.solo; Sergio, di
Nino e Lina Comba; Cuca, di Alberto e Enrica Costantino.
Nozze. Il 26 luglio, durante il culto, abbiamo celebrato le nozze di Tina Chambón con
Angelo Conteduca. La chiesa era olezzante di
fiori e un gran numero di parenti ed amici
ha ricondalo gli sposi. 11 Pastore ha parlato
sul passo; « Quello che Dio ha congiunto Fuomo non Io separi » (Marco 10 : 9). La Corale,
per desiderio della sposa, ha cantalo « I dieci
comandamenti ». Alcune sere prima vi era
stato un simpatico incontro fra gli sposi e i
nostri coralisti, i quali hanno voluto esprimere
loro il proprio affetto e il Pastore ha ringraziato la festeggiata per il suo buon apporto alla
Corale, avvertendola che, per l’avvenire, la
chiesa conta ancora sulla sua collaborazione.
Ü 2 agosto al)biamo celebrato le nozze dì
Iva Coslabel di Vivian con Nino Baret di Pomaretto. Il Pastore ha parlato sul passo: « Questi comandamenti che oggi ti dò, ti staranno
nel cuore e li inculcherai ai tuoi figliuoli »
(Deut. 6: 6. Anche qui, un gran numero di
parenti e dì amici hanno circondato i festeggiati. Con piacere abbiamo salutato la zia della
sposa. Anita Ribet, venuta appositamente dal
Canada ove ove risiede col marito.
Un lutto. 11 nostro fratello Virgilio Dubiano di anni 47, proveniente da Su.sa, si era
stabilito da poche settimane a Dubbione con
la famiglia presso ai cognato Dolino. Nei giorni
seguenti aveva dovuto essere ricoverato alle
Molinelte per disturbi al cuore ed è deceduto
FU agosto, lasciando ì suoi nel più gran
sconforto. Le esequie hanno avuto luogo nel
nostro tempio ed è stato il primo funerale che
vi abbiamo celebrato.
Da Susa, ove egli era molto conosciuto e
stimato, sono giunti due pulmann con fratelli
in fede anche di Monpanlero e parecchi amici
e conoscenti.
Sulla vedova e sulle figlie invochiamo le
consolazioni dell'Eterno.
NELLE VALLI VALDESI
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Alice Balmas in Benyr
ringrazia sentitamente tutti coloro
che le sono stati vicini durante la malattia e nell’ora della separazione.
Un ringraziamento particolare al
Prof. Ferrando e co^aboratori, alle
Suore e Infermiere del Reparto Chirurgia dell’Ospedale Civile di Pinerolo, al Pastore sig. Deodato, alle Signo
re Vera Long e Giuseppina Gabrielli.
« L’uomo è simile a vanità, i suoi
giorni sono come l’ombra che
passa» (Salmo 144, v. 4).
Pinerolo, 31 luglio 1970.
Il giorno 15 Agosto, dopo lunga malattia, il Signore ha richiamato a Sé
Anita Molnar Selli
Addolorati ne danno partecipazione,
a funerali avvenuU i flg’i Enrico e
Amedeo Molnar ed i parenti tutti.
Un ringraziamento particolare alla
Direttrice ed al personale dell’Ospedale Valdese per le cure amorevoli
prestate all’inferma al Dott. De Bellini, al pastore Scnelli, al Moderatore
Giampiccoli ed a tutte le persone amiche che l’hanno circondata del loro
affetto durante il suo saggiorno a
Torre Pellice.
« In Te o Eterno io mi confido »
(Salmo 71).
« Io so in Chi ho creduto »
(2 Timoteo 1; 12)
È serenamente spirata nel Signore
Margherita Dick
ved. Grill
Fidenti nelle promesse divine lo annunciano : le figlie ; Speranza ; Lina
col marito Enzo Purpura e figlie Claudia, Paola e Giovanna con le rispettive famiglie; Italia col marito Ettore
Beux e figli Carlo e Alila con le rispettive famiglie ; cugini e parenti
tutti.
Commossa per la dimostrazione di
simpatia, la famiglia ringrazia in modo particolare Medici, Direttrice, Infermiere e Personale dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto per le amorevoli e instancabili cure ; un caldo ringraziamento alle amiche Sig.ra Alice
Palma e Sig.na Mimi Mathieu e a
quanti vorranno ricordare la cara
Estinta con offerte a favore dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 20 agosto 1970.
Nell’impossibilità di farlo individualmente. i congiunti dello scomparso
Guglielmo Pons
ringraziano sentitamente tutti gli armici e conoscenti che con scritti o con
la presenza alle esequie hanno espresso la loro simpatia.
Un ringraziamento particolare al
Dott. Peyrot per le premurose cure
prestate.
Pomaretto-Riano, 20 agosto 1970.
Missione di trombettieri
evangelici
Il 5 settembre giungerà alle Valli, e precosamente al Castagneto di Villar Pellice, il
gruppo di Trombettieri evangelici del Baden
che, guidato dal M° Stober, svolgerà la ormai
con.sueta tournée di culti-concerto dal 6 al 13
settembre, unitamente ai Trombettieri valdesi.
Ecco il programma delle riunioni :
Domenica 6 settembre - ore 10,30 : partecipazione al Culto nella chie.sa di Dohbio Pellice.
Lunedì 7 settembre ■ ore 20,30 ; prova al
Castagneto.
Dartedì 8 settembre - ore 20,45 ; Culto-Concerto nella chiesa di Angrogna S. Lorenzo.
Mercoledì 9 settembre - ore 20,45 : CultoConcerto nella chiesa di Prarostino.
Giovedì 10 settembre ■ nel corso della giornata: visita ad ospedali, asilo dei Vecclii e
Rifugio nella Val Pellice.
Venerdì 11 settembre - ore 10: i Trombettieri suonano al mercato di Torre Pellice.
Sabato 12 srettembre - ore 21: Culto Concerto nella chiesa di Torre Pellice.
Domenica 13 settembre - ore 10 (trovarsi
sul luogo un po’ prima) nella chiesa di Villar
Perosa; partecipazione dei Trombettieri al
culto. Ore 11 circa (dopo il culto) breve vi.sita
all Asiio dei Vecchi di San Germano ed alyOspedale di Pomaretto.
Domenica 13 settembre - ore 20,45: CultoConcerto presso la chiesa di Pramollo.
Come in passato, le collette che saranno raccolte al termine di queste riunioni fraterne
saranno devolute all'opera del Collegio Valdese. Mentre diamo il più caldo e grato benvetuto ai fratelli d'oltralpe, invitiamo cordialmente le comunilà aU'incontro con loro.
Exnico Geymkt
« Io ritorno in pace nella Casa
del Padre». (Genesi 28; 21)
E’ mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari il
Dr. Roberto Meynet
Costernati ne danno il doloroso
annuncio: la moglie Giuseppina Emanuelli, la figlia Wanda coi marito Giovanni Peyrot ed i nipotini Luca e
Roberta, la sorella Maria Luisa Benigno, le Cognate, i parenti e gli amici.
Luserna S. Giovanni, Via Ciaperassa,
22 agosto 1970.
La Famiglia, commossa dalla testimonianza di simpatia e di affetto tributata al suo caro, ringrazia tutti coloro che, con scritti e presenza hanno partecipato al suo dolore. Un ringraziamento particolare al Pastore
Lamy Coisson per la sua affettuosa
partecipazione, al Dr. Enrico Gardiol,
ai vicini di casa ed in modo speciale
a tutta la Comunità di Rcrà.
Luserna S. Giovanni, 24 agosto 1970
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4
28 agosto 1970 — N. 33-34
pag. 3
Duali sono le prospettive future per la Chiesa erlstiaua iu Africa ?
Quali sono le prospettive future per
la Chiesa cristiana in Africa?
Questa domanda preoccupa molti studiosi delle cose africane, che ricordano
la sorte toccata alle chiese fiorenti nei
primi secoli dell’era cristiana nell’Africa del Nord. Sarà questa pure la sorte
delle chiese fondate in Africa dalle Società Missionarie negli ultimi cento
anni?
Richard G. Coté O.M.I., professore di
teologia e cappellano della Università
del Botswana, Lesotho e Swaziland (Roma, Lesotho), ha cercato di dare una risposta a questa domanda in una serie
di lezioni, che sono state pubblicate dalla rivista teologica « Ministry » (n. 10,
1/70), edita in inglese nel Lesotho.
Mi pare che le osservazioni contenute in questo studio possano avere qualche interesse nella situazione presente
delle Chiese cristiane in Europa: in una
Europa largamente scristianizzata, si
pone pure per noi la domanda: « Quali
sono le prospettive future della Chiesa? ».
L'autore dell'articolo precisa nella
sua introduzione che « non ragiona imparzialmente, come fosse un estraneo o
anche come un sociologo, e neppure
dall’interno, come un credente o un teologo ». Egli cerca di combinare « l’osservazione oggettiva di un sociologo
con la visione soggettiva di un credente, poiché entrambe sono necessarie ».
-k -k
Nella prima parte del suo studio
l’autore cerca di fare il bilancio della
situazione delle Chiese al momento in
cui le varie colonie dell’Africa Meridionale sono diventate indipendenti. AlVattivo egli nota i seguenti fatti:
1. Le chiese non erano il frutto di
un movimento ristretto ad una élite intellettuale, ma di un vero movimento
di massa, in cui erano presenti ricchi e
poveri, analfabeti e gente che sapeva
leggere e scrivere, ministri e autisti,
meccanici e contadini.
2. Le chiese avevano avuto fino ad
allora una parte preponderante nella
educazione delle masse per mezzo delle
loro scuole. Nel 1963 nel Lesotho su
1049 scuole 6 soltanto erano governative, tutte le altre erano dirette dalle
Missioni. Naturalmente tutti gli errori
commessi nel campo scolastico lo furono dalle missioni, poiché erano le sole
a poterli commettere. Ma « agli occhi
degli Africani i benefici derivanti da
questa prima educazione superano di
gran lunga le insufficienze ».
3. Nei campo della cura dei malati
e dei poveri, le chiese avevano fino ad
allora operato efficacemente secondo i
mezzi a foro disposizione fondando ambulatori, lebbrosari, ospedali e programmi di assistenza, per cui molti
Africani erano molto riconoscenti. « In
un certo senso le Missioni hanno sempre cercato il bene di tutto l’uomo »,
materialmente e spiritualmente. In modo particolare esse « hanno portato agli
Africani una nuova esperienza spirituale, che era reale e vitale. Semplici uomini e donne hanno sperimentato nelle
loro vite la potenza operante del Cristo,
e questo ha effettivamente innalzato e
reso più umane le loro vite ».
Ma accanto ai lati positivi vi sono
quelli negativi:
1. Gli Africani impegnati nei movimenti per l'indipendenza hanno rimproverato alle Chiese di non aver fatto
quanto era in loro potere per appoggiare questi movimenti; particolarmente se SI confronta la loro azione pratica
con la loro proclamazione di ideali di
giustizia e di rispetto per l'individuo.
2. Dal punto di vista razziale le
Chiese non hanno mostrato sempre
praticamente la loro convinzione sul1 uguaglianza di tutti dinanzi a Dio.
3. Le Missioni hanno progredito
molto lentamente verso una africanizzazione del culto e della teologia.
4. Le Chiese a quel momento erano
ancora in gran parte dipendenti finanziariamente dalle Chiese occidentali, e
naturalmente chi comandava erano le
organizzazioni occidentali (Missioni o
Chiese) che fornivano i fondi.
Per mezzo delle sue opere sociali ed
educative la Chiesa aveva assunto una
posizione di prestigio e di potere. Al
momento della indipendenza le Chiese
e i nuovi dirigenti si sono trovati di
fronte al grave problema delle loro relazioni nella nuova situazione. « E chiaro — dice l’autore dell’articolo — che
quel che sarà richiesto alla chiesa dalla
società in cui si trova e dalle sue proprie esigenze, sarà interamente diverso
m futuro. Per far fronte a tali esigenze la Chiesa sarà chiamata ad usare
una immaginazione diversa e ad essere
sostenuta da una forza interiore
nuova ».
Qvunque in Africa vige la pianificazione. I nuovi Stati stabiliscono piani
per lo sviluppo, e questo è per loro una
necessità; in tutti i paesi sono all’opera
geometri, pianificatori, consiglieri, consulenti, coordinatori e organizzatori. E
così pure sul piano delle relazioni internazionali. La « scienza del futuro » è
uno dei segni del nostro tempo. E quindi necessario che anche la Chiesa pensi al suo avvenire e preveda la sua azione futura. « In passato la Chiesa si è
sviluppata generalmente alla ventura.
I missionari hanno agito come pionieri
e hanno aperto nuove vie; essi erano
« agenti attivi, non dei pianificatori (...).
Se fossero stati più prudenti, calcolatori, e preoccupati di eseguire piani prestabiliti per la loro azione, la loro spinta missionaria sarebbe stata molto ridotta. Questo modo di agire aveva i
suoi vantaggi nell’era dei pionieri della
Chiesa in Africa, ma non è più giustificabile ».
« E ovvio che il successo della Chiesa
non è determinato da statistiche o da
piani, se questi sono concepiti superficialmente. Eppure la pianificazione
non è estranea all’obbedienza alla Parola di Dio, poiché Dio è all’opera nella
nostra situazione e chiama la Chiesa
verso l’avvenire. I cristiani devono anticipare l’avvenire, non per soddisfare
la loro curiosità ma per la loro speranza escatologica ».
Troppo spesso la Chiesa ha anticipato l’avvenire staticamente, cioè come
se fosse soltanto in una attesa passiva
di quel che Dio farebbe, mentre essa è
chiamata ad agire prendendo parte all’opera di trasformazione compiuta da
Dio nel mondo e non a fuggire dal mondo alla ricerca di Cristo. « La Chiesa
Africana dovrà essere una Chiesa profetica; non dovrà soltanto leggere i segni dei tempi, ma anche i segni dello
Spirito ».
* * *
Guardando all’avvenire l’autore dell’articolo precisa che il problema è
prevedere se e come la Chiesa sarà
« presente in Africa ». E precisa: « Essere presente non significa essere qui o
là. Una pietra può essere qui o là, ma
la pietra non è presente. Essere presente è un fenomeno spirituale che
comporta una relazione attiva con qualcuno, una risposta essenziale alle necessità e alle profonde aspirazioni degli uomini ». L’avvenire della Chiesa,
per Coté, dipende dalla capacità della
Chiesa di « essere presente nel pieno
significato della parola ».
Quali saranno le condizioni necessarie di questa presenza? Nella ultima
parte dell’articolo l’autore ne fa un
breve elenco. Anzitutto egli parla della
africanizzazione della Chiesa, che non
consiste soltanto nel sostituire i pastori e i vescovi occidentali con degli indigeni, ma in uno sviluppo che porti le
Chiese a vivere dei propri mezzi, finanziariamente e (cosa più importante ancora) intellettualmente e nel formulare
piani per il proprio avvenire. Qualche
tempo fa i vescovi della Tanzania hanno riassunto questo pensiero dichia
rando: « Non è forse una vergogna che
un uomo maturo torni verso la madre
per farsi allattare? ».
Poi c’è il problema dello sviluppo
dei paesi africani. La partecipazione
delle missioni allo sviluppo in Africa è
stata reale e anche effettiva in molti
campi, ma ha avuto un aspetto troppo
caritativo. Sebbene atti di carità siano
sempre necessari, e lo saranno sempre
anche in avvenire, ciò non basta.
« Lo sviluppo è qualche cosa di diverso. Si tratta della vocazione fondamentale della umanità, come pure di
ogni uomo. E una attività collettiva,
profondamente radicata neU’umanità,
come lo è la vita. Vivere significa svilupparsi ».
Studiando la storia delle Chiese in
Africa, si vede che la loro grande preoccupazione è stata quella del proprio
sviluppo. Oggi esse cominciano a rendersi conto che la loro ragione di essere non è costruirsi un nido confortevole e ben protetto dalle intemperie,
ma lavorare alla conversione del mondo al servizio degli altri. « Se la Chiesa
vuol essere veramente presente nella
nuova Africa, essa deve impegnarsi
sempre più nello sviluppo ».
Che essa diventi sempre più consapevole di questa necessità, lo si vede leggendo le dichiarazioni di molte conferenze internazionali di questi ultimi anni. Il « Journal des Missions » di Parigi ha dedicato ultimamente tutto un
numero doppio allo sviluppo nel Terzo
Mondo.
Una terza condizione perché la Chiesa
cristiana possa essere veramente presente in Africa, è che lo sia in modo
particolare nei grandi centri urbani,
dove si va concentrando sempre più la
popolazione. In quel campo c’è un immenso sforzo da fare. Troppo spesso
oggigiorno i pastori e i preti mandati
nelle città sono stati preparati in vista
di un pastorato in campagna, e vi hanno lavorato per un tempo più o meno
lungo prima di trasferirsi in città. Essi
tendono quindi ad usare i metodi e le
attività cui sono abituali, ma che sono
inadatti a un’opera urbana.
Infine, nelle nuove condizioni in cui
si trova la Chiesa in Africa, appare urgente por fine alle divisioni e alle rivalità scandalose tra le varie denominazioni. E qui l’autore insiste su un ecumenismo di fatto, attivo e impegnativo.
« Nulla è più importante in Africa, oggi,
di un movimento ecumenico massiccio.
I cristiani non possono permettere che
l’Ecumenismo sia soltanto un entusiasmo passeggero. Lo spirito ecumenico
deve essere per noi tutti un atteggiamento permanente, una atmosfera penetrante, un ambiente in cui lavoriamo,
pensiamo ed esistiamo. Deve diventare
per noi quel che l’acqua è per il pesce:
il solo ambiente in cui siamo veramente a casa nostra. Fuori di esso dovremmosentirci a disagio; fuori di esso c’è
pericolo di morte ».
* * *
Infine, a mò di conclusione, l’autore
ricorda che le considerazioni che precedono, sebbene molto importanti, non
sono l’essenziale. Tutte queste attività
per lo sviluppo, per intensificare l’opera
nelle città, per unificare l’azione delle
Chiese in uno spirito ecumenico autentico, saranno preservate dall’essere un
buco nell’acqua e dalla corruzione del
peccato, soltanto se la luce dell’Evangelo illuminerà. « Cristo non fu un ritormatore sociale, ma un riformatore
religioso. Il suo Evangelo non contiene
un programma sociale, bensì il messaggio del Regno di Dio. Perciò il suo ordine è di trasformare gli uomini e il mondo in vista del Regno di Dio. La mèta
che Cristo assegna alla Chiesa non è
il miglior benessere possibile per il
maggior numero possibile di persone
in questo mondo. La Chiesa ha l’incarico soprattutto di annunziare la promessa — data per mezzo della risurrezione — di un avvenire in Cristo. In tal
modo il suo contributo maggiore sarà
invariabilmente di portare speranza al
mondo africano, speranza nella vittoria finale sul peccato, la sofferenza e la
morte; speranza nella riconciliazione
degli uomini in una fraternità perfetta;
speranza nel successo finale di Dio,
creatore di un Regno di giustizia perfetta, vera libertà e pace cosmica ».
R. C.
i< niiimiiiiiiiiiiiiiiKiiiiniiiiiiiimiimiiiiiiimmiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiiiiniiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiiiiimiimiiiiiiiimiiiuiiiiiniiiiiimiiiiiimiim)
I CATTOLICI AMERICANI E LO SPIRITO SANTO
Un rinnovamento carismatico
nella
cattolica degli USA
Nel 1967 ha avuto inizio negli Stati
Uniti un fenomeno la cui portata può
rivelarsi considerevole, in Europa non
se ne sa ancora pressoché nulla, dato
che questo movimento per un rinnovamento carismatico rifiuta di lasciarsi istituzionalizzare e fugge ogni genere di pubblicità. Purtuttavia il suo dinamismo e la rapidità con la quale si
va estendendo cominciano ad attirare
1 attenzione degli ambienti cristiani, e
talvolta il loro stupore.
Di che si tratta? E noto che, a partire dall’inizio del nostro secolo si è
largamente diffuso in tutto il mondo
quel che viene chiamato il movimento pentecostale, fondato su questa
quadruplice affermazione: Gesù Cristo
Dattezza, salva, guarisce, ritorna, e siill'insistenza con cui viene accentuata
l’azione dello Spirito Santo. Grazie al
loro dinamismo conquistatore, le « Assemblee di Dio » si sono moltiplicate,
negli ultimi trent’ahni soprattutto in
Airica, nell’America latina, ma anche
negli Stati Uniti.
Ler influenza dei cristiani pentecostali, da alcuni anni, e precisamente
dal 1962 dei cattolici romani avevano
avviato una ricerca sul significato del
« battesimo dello Spirito » e sul senso
che lianno, nella Scrittura, termini come «doni» e «frutti» dello Spirito.
Ed ecco che negli Stati Uniti, a partire dal 1967, nelle università, nei colleges cattolici, in alcuni conventi sorgono piccoli gruppi spontanei di preghiera, nei quali sono affiancati professori, studenti, suore, monaci, giovani coppie d’intellettuali... Si tratti
d’incontri informali centrati sulla l'icerca della presenza di Dio, sulla meditazione della Scrittura, sulla comunione, sulla lode, sull’attesa del Regno.
Prestissimo numerosi cattolici, ma anche persone in ricerca, viventi ai margini delle parrocchie, si aggregano a
questi gruppi e vi ricevono la certezza della propria salvezza in un rinnovamento spirituale profondo. Viene
largamente praticata l’imposizione delle mani, alcuni parlano e pregano in
lingue; si manifestano casi di guarigione fisica.
Ci troviamo quindi di fronte a un
movimento spontaneo, paragonabile
per certi aspetti alle Assemblee pentecostali tradizionali, ma che se ne distingue tuttavia nettamente. Se infatti
le Chiese pentecostali reclutano generalmente i loro membri negli strati poco istruiti e decristianizzati delle popolazioni fra le quali si diffondono, in
questo caso invece il movimento è partito dagli ambienti universitari e da
alcuni centri comunitari ed è là che,
almeno per ora, si va sviluppando.
Inoltre le « assemblee » tradizionali
non hanno potuto sempre evitare l’esaltazione sentimentale né l’orgoglio
spirituale che portano allo spirito di
giudizio e alla setta. In base ai documenti. in nostro possesso e ai documenti che abbiamo raccolto, i gruppi
di preghiera e di adorazione sono ca
ratterizzati da una ricerca di pace e di
comunione m Lristo, escluaendo qualsiasi eccuazione. Accanto a questa rigorosa vigilanza per una sobrietà spiiituale, CIO che costituisce il loro vero
carattere distintivo è la loro uccisa volontà ai situarsi aliinterno ueiia Chiesa, e da ciò deriva l’importanza fondamentale che ha la partecipazione con
lutii 1 fedeli agli uffici trauizionali e
all'eucaristia; persino la pratica del
rosario e la venerazione della Vergine
sono rispettate volentieri da coloro
che seguono questa via di rinnovamento carismatico.
Quanti hanno avuto occasione di
contatti con gli ambienti pentecostali
tradizionali sono spesso delusi dalla
povertà del messaggio, ridotto soven
Questo articolo ci è stato gentilmente offerto dal past. Georges Appia, della Chiesa Riformata di Francia, da essa incaricato in modo particolare dello
studio del cattolicesimo.
red.
te al puro appello alla conversione individuale; il londamentalismo e l’indigenza teologica della predicazione a
molti sembrano inquietanti. Anche a
questo riguardo risulta l’originalità
ueH’attuale movimento cattolico: per i
suoi membri, l’attiva ricerca dello Spirito, quale potenza del Cristo vivente,
all opera oggi, non si limita all individuo. La preoccupazione sociale, l’accettazione di impegni pomici precisi
(lotta contro la guerra nel Vietnam,
contro la segregazione razziale) ne derivano in modo naturale. Ma al tempo
stesso rimane vivo l’interesse per la
ricerca teologica ed esegetica e soprattutto per un'attiva riflessione sulla natura e sul ruolo della Chiesa, oggi.
Se infine è accaduto a più riprese
che certi membri del movimento pentecostale si sono fatti richiamare all’ordine, o addirittura escludere per
aver voluto mantenere o stabilire contatti con le Chiese tradizionali, questo
rinnovamento cattolico è caratterizzato daH’apertura ecumenica verso tutti
i credenti impegnati nella ricerca del
Cristo vivente e del suo Spirito santo.
* * *
Due interrogativi possono porsi a
questo punto. E anzitutto: qual è l’importanza numerica c quale udienza ha
questo movimento designato dall’episcopato « carismatic renewal » o « Catholic Pentecostal movement »?
La sola cifra a nostra disposizione
proviene da una corrispondenza dello
scorso febbraio e parla di 15.000 persone che attestano di avere ricevuto
il battesimo dello Spirito e di circa
45.000 persone in contatto con i gruppi di preghiera. Si tenga conto dell’indifferenza che questi cristiani provano
per qualunque valutazione statistica.
Malgrado qucst’intenzionale discrezio
ne, parecchi quotidiani e periodici
amencam hanno dato notizia di questo movimento di rinnovamento (citiamo ad es. « ine National Catholic
Keporter », ma anche organi di stampa protestanti o non confessionali).
L) auro lato le Chiese protestanti negli Stati Uniti, in particolare i Fresbileriani e gli Episcopali, vi prestano
un'attenzione tanto maggiore in quanlo una ricerca consimile si manilesta
in molte delle loro comunità.
secondo interroga uvu: come reagisce, la gerarchia, davanti a questo movimento Che, ricordiamolo, non dissocia Il lavoro teologico eu esegetico da
ardite posizioni di punta a livello personale e comunitario? Un testo del
massimo interesse è stato pubblicato
uai servizio di documentazione dei Dipartimento stampa della Conferenza
«.aiiolica USA. In seguito a un'inchiesta approfondita, mons. /alesisi, vescovo di Lansmg (Michigan) ha presentato airAssemblea dei cardinali e
uei vescovi americani (Washington, 14
novembre 1909) un rapporto straordinariamente positivo di CUI vale la pena ricordare questi elementi: carattele strettamente cattolico di questo
rinnovamento, che non può essere contuso con i movimenti anaiogm più antichi (Assemblee di Dio, Cniesa unita
della nentecoste, ecc.); ruolo essenziale della preghiera, dell’ascolto della
Scrittura, dei sacramenti; sospetto nei
confronti dell’emotività e dell’esaltazione religiosa; riserbo, raccoglimento
e gioia di questi gruppi: innegabile solidità del fondamento biblico e teologico; accordo fondamentale con un
certo numero di prospettive aperte dal
Concilio Vaticano ii: mime testimonianza convincente di molte vite rinnovate.
« La conclusione della Commissione
dottrinale — è detto infine — è che
non bisogna vietare questo movimento, ma anzi incoraggiarne lo sviluppo ». Seguono alcuni consigli di prudenza, specie riguardo al ruolo dei
consiglieri nominati dalla gerarchia.
E chiaro che qui non possiamo fare
altro che presentare questi elementi
d’informazione su un movimento iniziato appena quattro anni fa. Si può
tuttavia ricordare che da circa dieci
anni avanzate analoghe si manifestano
nelle Chiese episcopali, in quelle presbiteriane e perfino luterane negli
USA, nella Nuova Zelanda, nel Canada e più recentemente in Gran Bretagna. A nostra conoscenza, i paesi latini sono finora rimasti al margine.
La stampa religiosa, sia cattolica sia
protestante, non sembra aver dato eco,
da noi, di un movimento che pure è
suscettibile di segnare profondamente
la vita della chiesa come pure l’avanzata ecumenica negli anni venturi.
Notiamo ancora che se alcuni si stupiscono di questa riscoperta dell’importanza dello Spirito in seno al Cattolicesimo, altri vi vedono un ritorno
ECHI DI EVIAN
Le decisioni
della V Assemblea
della Federazione
Luterana Mondiale
Nel numero scorso abbiamo pubblicato una relazione di Bruno Rostagno
sulla V" assemblea della Federazione
Luterana Mondiale; ora pubblichiamo
la sintesi del documento relativo alle
decisioni prese in tale occasione, che
ricaviamo dal Socpi mensile di luglio.
L’Assemblea della F.L.M. alla chiusura della sua riunione di Evian :
— ha espresso le sue preoccupazioni di fronte « agli attentati commessi
contro i diritti dell’uomo in qualunque luogo, in qualunque tempo e per
qualunque motivo, quali il paese che
avevamo previsto come sede di questa
Assemblea» (ri.d.r.: il Brasile) e ha
chiesto al comitato esecutivo di mandare una delegazione ad hoc presso
il governo brasiliano;
— ha autorizzato la F L.M. a venire in aiuto ai prigionieri, alle loro famiglie ed a coloro che sono « perseguitati per motivo di coscienza », citando in particolare gli aiuti a carattere_ legale, gli intellettuali in esilio, i
servizi sociali e di sviluppo nei territori decolonizzati;
— ha condannato tutte le forme di
discriminazione razziale ed ha invitato la F.L.M. e le Chiese-membro a
porre in atto quei programmi in vista
dell’etiminazione delle discriminazioni nella Chiesa e nella società;
— ha dichiarato che i membri di
tutte le razze appartenenti alla chiesa luterana dovrebbero augurarsi una
reale comunione ed ha chiesto al comitato esecutivo di intervenire pre.sso quelle chiese che violano questo
principio, come pure di ispirarsene
per prestare assistenza alle Chiese;
— ha eletto un giovane delegato di
23 aniii ed una donna nel comitato
esecutivo ;
— ha chiamato gli organismi della
F.L.M. e delle Chiese-membro ad « annunciare fedelmente l’Evangelo a tutte le nazioni» ed ha insistito affinché
la nuova Commissione per la Chiesa
e la Cooperazione sostenga le chiese
che operano in vista di questa missione;
— ha sostenuto la candidatura al
Premio Nobel per la Pace dell’arcivescovo cattolico romano Helder Camara, del Brasile;
— ha riconosciuto che il giudiz.o
dei riformati sulla cniesa cattohea romana e la sua teologia « non è del
tutto esente da ueformazioni di natura polemica » ed ha deplorato « le
offese e i malintesi che questi incìdenti polemici hanno causato presso
i nostri fratelli cattolici romani»;
— ha raccomandato alle chiese una
più stretta collaborazione fra chiese
luterane e riformate.
La Federazione luterana mondiale ha accettata quattro nuovi membri, nel corso della
sua recente Assemblea a Kvian.
Lssi sono: la Chiesa cristiana indonesiana;
la Chiesa evangelica luterana delle Indie; la
Chiesa evangelica luterana dell’Africa dei
Sud-ovest e la Chiesa luterana del Kenya.
La Fetlerazione è ora composta di 82 Chiese membro.
Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia
Offerte a favore degli alluvionati della Romania e dei terremotati del Perù.
(2“ elenco)
Imporlo elenco precedente: L. f.737.235.
CHIKSE BATTISTE : Altamura, L. 15.Ü00;
Torino (Via Cahiso), L. 150.0ÜÜ.
CHIESE MEI UDISTE: Trieste (omessa
neirelenco precedente), L. 35.000; Roma (Via
XX Settembre), L. 24.000 (2“ oli.); Genova
Sestri, L. 20.000; Bologna, L. 50.500; Cremona, L. 20.000; Seieli, L. 10.000; Carrara,
L. 25.500; Savona, L. 15.170; Alhenga,
L. 16.750; fam. La Scala-Seta, L. 10.000.
CHIESE VALDESI: Diaspora Riviera Ligu
re di Ponente, L. 5.000; Frali, L. 10.000
Colleferro-Fereutino, L. 10.000 (2“ oli'.); Ve
rona, L. 20.000; Callanissetta, L. 5.300; An
gregna Serre, L. 11.270; Torino (Corso Od
done), !.. 95.255; Giusejype Avernia, L. 2.500
N. N. (Torino Cor.so Vittorio), L. 5.000; fam.
Bernoceo, L. 2.000.
Imporlo complessivi): L. 2.260.480.
inatteso sì, ma tuttavia perfettamente
logico alTinsegnamento di Tommaso
d’Aquino sui doni dello Spirito.
E infine lecito domandarsi se non
tocca ora a noi. Chiese dell’Europa latina, di sentirci interpellali da questo
movimento carismatico e se i nostri
esegeti e i nostri teologi non saranno
chiamati, in un avvenire prossimo, a
unire la loro riflessione al fenomeno
che si manifesta oltre l’Atlantico come una speranza molto concreta e
molto gioiosa per la Chiesa di domani.
Georges Appia
5
23 agosto 1970 — N. 33-34
pag. 5
DAI NOSTRI CENTRI DI SERVIZIO
Quale sarà il futuro del servizio diacouale fra noi?
Suor Dina, che subentra a Suor Lidia nella direzione della Casa delle Diaconesse di Torre Pellice, è
destinata al triste compito di chiudere l’opera, o sarà dato di assistere al sorgere di forme nuove
del servizio diaconale, la cui necessità è avvertita in modo così intenso nella nostra Chiesa?
Presso la Casa delle Diaconesse di
Torre Pellice vi è stato il cambiamento della Direttrice. Suor Lidia Perrou,
chiamata a questo incarico nel settembre del 1950, dopo venti anni di attività, ha rassegnato le sue dimissioni per
raggiunti (e superati!) limiti di età.
Desideriamo esprimerle la riconoscenza di tutta la Chiesa per l’opera che
essa ha svolto per tanti anni al servizio del Signore con vero spirito di dedizione unito a una grande serenità
d'animo. Essa è stata la quinta direttrice dell’Opera delle Diaconesse sorta
in Italia settant’anni fa. La prima direttrice fu Suor Sofia Leger, dal 1901 al
1920, quando l’opera, dipendente da un
comitato autonomo, aveva la sua sede
presso l’Ospedale Valdese di Torino.
Nel 1920 la Casa delle Diaconesse entrò a far parte ufficialmente delle opere della Chiesa Valdese e la sede fu
trasferita provvisoriamente a San Giovanni; la seconda direttrice fu la Sig.
Maria Forneron dal 1925 al 1928 e ad
essa seguì Suor Susanna Beux dal ’29
al '35 quando la Casa trovò una nuova
sede a Pomaretto. Dopo di lei fu nominata quale direttrice Suor Angiolina
Santacroce dal 1938 al 1950 e in questo
periodo la sede fu definitivamente fissata a Torre Pellice. Questo fu anche
il periodo di maggior fioritura e di
più alto sviluppo dell'opera delle Diaconesse. Suor Lidia Perrou fu una
delle direttrici che rimase in carica
più a lungo. Ma già nei primi anni del
suo servizio si cominciò ad avvertire
una situazione di crisi e a prospettare
la necessità di studiare una ristrutturazione completa dell’opera delle Diaconesse. Come si esprime con molta
cautela un verbale del comitato del
1951: «si ha l’impressione che sia necessario di prospettare chiaramente
l’opportunità di abbandonare il concetto tradizionale di Diaconessa come
si è venuto cristallizzando nella nostra
tradizione e che non sembra più rispondere alle esigenze di una vocazione femminile che trova altre vie per
manifestare la sua consacrazione al
ministero del servizio ». Il problema fu
saggiamente inquadrato in una prospettiva più vasta che abbracciava tutta la questione del ministeri femminili
nella Chiesa. Ma anche così una via di
soluzione soddisfaciente non fu trovata, malgrado la buona volontà e l'impegno perseverante di quanti si occuparono della delicata questione. La
conseguenza fu che, dal '50 ad oggi, abbiamo assistito da una parte all’arrestarsi di vocazioni al diaconato femminile e dall’altra al lento disgregarsi
di un'opera che pur era iniziata sotto
i migliori auspici e che aveva conosciuto momenti rigogliosi, come negli anni
40 dove si contavano una trentina tra
diaconesse e novizie. Non è facile analizzare le cause di questa crisi ancora in atto e peraltro condivisa in modo più o meno drammatico da altre
di chiudere definitivamente l'opera?
Oppure le sarà dato di assistere al sorgere di qualcosa di nuovo che, pur
sotto altra forma, prosegua la strada
del servizio diaconale la cui necessità
è pur così fortemente risentita nella
nostra Chiesa? Il futuro di questa, come di tutte le opere della Chiesa, è
nelle mani del Signore. Non possiamo
dunque ora rispondere a queste domande. Tuttavia qualche cosa si sta
tentando, sia attraverso il progetto del
« Centro Diaconale », varato ufficialmente lo scorso anno, ma ancora in
fase di rielaborazione fino a trovare la
giusta sintonia tra le esigenze della
vocazione e la realtà concreta, sia attraverso l'organizzazione delle giornate diaconali, per mezzo delle quali si
cerca di collegare il personale dei nostri Istituti raccogliendoli nell'ascolto
comune della Parola del Signore e nel
confronto con i problemi di ogni giorno collegati con il particolare servizio
che compiono.
Giornate diaconali:
“L’incontro con l’altro,,
Nelle due ultime domeniche di giugno ha avuto luogo a Pradeltorno di
Angrogna la terza edizione delle « Giornate diaconali ». La partecipazione è
stata meno numerosa degli anni precedenti, forse a causa della data poco
propizia o a causa dell’impegno di lavoro troppo assorbente in alcuni Istituti, o forse ancora a motivo del disinteresse di molti. Tra le molte assenze si è notata quella del personale
valdese dell'Ospedale di Pinerolo, come anche quella di molti pastori e di
membri delle nostre Comunità. Molta
strada deve ancora essere percorsa
prima di giungere a portare l'istanza
del servizio diaconale non soltanto
nelle prospettive di chi già di fatto si
occupa di un lavoro di tipo assistenziale o educativo, ma al cuore stesso
delle nostre Comunità che spesso si
ricordano dei nostri istituti solo al
momento in cui ne hanno bisogno.
Il tema proposto quest’anno è stato:
« rincontro con l’altro ». Si trattava di
impostare il delicato problema del rapporto con « l’assistito », la persona anziana, l’ammalato, l'orfano, il disadattato. Che cosa può qualificare jvangeli
camente tale rapporto? Quali sono i
problemi di indole psicologica che esso suscita? Quali atteggiamenti, che linea di condotta assumere in casi particolarmente difficili? Ecco alcune domande che ci siamo posti. I Pastori
Aime e Renato Coisson hanno presieduto i culti del mattino mentre il
Past. Davite in una breve relazione introduttiva ha impostato il problema
nella sua prospettiva biblica: Caino
da una parte e il buon samaritano dall’altra indicano, al limite, i due atteggiamenti opposti nel rapporto con il
prossimo. In teoria la scelta tra i due
atteggiamenti pare semplice, lo è molto meno in pratica. La scelta del buon
samaritano che l’Evangelo propone
(«fai tu il simigliali te ») implica una
sensibilità, una disponibilità e soprattutto una volontà di consacrazione e
una chiarezza di fede che continuamente dovranno essere verificate in un
attento e perseverante esame di noi
stessi e del senso e del modo della
nostra opera. Vocazione difficile a cui
è particolarmente chiamato chi opera
a contatto dei sollerenti e che può essere compiuta soltanto con l’aiuto del
Signore e la collaborazione fattiva, il
sostegno morale e spirituale e soprattutto la preghiera e l’interesse vivo di
tutta la Comunità.
Pur essendo stato nelle intenzioni
degli organizzatori delle « giornate »,
non è stato possibile trovare una persona qualificala per prospettare il problema del rapporto con l’altro, sotto
il profilo psicologico: questa mancanza è stata fortemente risentita, è infatti nella dimensione umana, sulla linea di una psicologia ben aggiornata
e nel quadro di una strutturazione organizzativa moderna e adeguata dell’opera assistenziale che si traduce la
vocazione evangelica all’amore e al
servizio del prossimo sofferente. La discussione è stata viva e, anche se talora si è largamente usciti dal seminato, è stata ugualnnente un’occasione
positiva di scambio di esperienze e riflessioni e, ci auguriamo, di incoraggiamento reciproco e di ricarica spirituale per tutti gli intervenuti.
In sede di conclusione e quale prospettiva per l’avvenire è stata approvata la proposta di avere, accanto alla riunione plenaria .aperta a tutti, delle riunioni di settore a seconda del tipo di servizio svolto distinto nei tre
(Dalla sinistra in alto): Suor Margherita: Past. Taccia, direttore; Suor Susanna; Suor Leonia:
(2“ fila): Suor Luisa; Suor Valentina; Suor Lidia, direttrice uscente; Suor Melania; (1“ fila):
Suor Dina, nuova direttrice e Suor Ermellina.
rami: persone anziane, educazione,
ospedali.
Casa Gay
All’ombra della Casa delle Diaconesse e col legata con essa sia organizzativamente che nello stesso spirito di
servizio, da alcuni anni ormai è sorta
la scuola convitto femminile di « Casa
Gay ». Essa ha avuto quest’anno un
periodo particolarmente proficuo dovuto a un gruppo di allieve non numeroso, ma ben affiatato e vivamente interessato ai programmi proposti.
Le ragazze ospitate presso la Casa
sono state dodici, di cui quattro convittrici, mentre otto hanno seguito i
corsi della Scuola. Di queste tuttavia
due si sono ritirate durante l’anno e
due non si sono presentate all'esame.
Le quattro che hanno dato l’esame,
con esito fortemente positivo, sono
state Costabel Giuliana e Ribet Elisabetta di Pinerolo, Mirabile Fara di Luserna S. Giovanni e Lorenzino Clara
di Torre Pellice. Tutte hanno conseguito il certificato di cuoca, guardarobiera e (eccettuato Ribet Elisabetta)
di assistente all’infanzia.
La Sig.na Irene Cesan ha diretto la
Casa, coadiuvata dalla Sig.na Maddalena Sanfelice che ha impartito i corsi teorici e pratici di economia domestica. Professori esterni sono stati: la
Sig.na Lilette Peyrot per la lingua italiana, la Sig.na Anna Ribet per la contabilità, la Sig.na Fiorelisa Gardiol per
la pedagogia e la Sig.ra Rampa, direttrice dell’Qspedale Valdese, per la puericultura e il pronto soccorso. Il servizio di questi professori è stato offerto gratuitamente: vogliamo esprimere
iiiiiiiiiiiiiiiiiimiirmiiiiii
iiMiiiiiiimiiniiimimiiiminiiiii
iiiiMiMiitmimiiniiiiiiiiimiiiiiimiiimniMiitH
SCUOLA MEDIA DEL COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Vita attiva e varia di una piccola comunità scolastica
Un gruppo di allieve di Casa Gay con (iniziando da sinistra in alto) la Commissaria
d'esame del C.P.I.T.: la Sig.na Cesati, direttrice: la Sig.na Sanfelice, assistente interna
c il Past. A. Taccia.
Case di Diaconesse all’estero. Vi hanno indubbiamente concorso delle responsabilità personali in cui, come
Chiesa, tutti siamo coinvolti, e per altro verso il mutamento di certe condizioni oggettive sociali e psicologiche
che non sono state forse sufficientemente valutate e nei confronti delle
quali lo schema proposto appare sotto
certi aspetti non più adeguato. Con
l’entrata in emeritazione di Suor Lidia
la situazione è ora la seguente: su ttedici suore viventi tre sole sono ornaste in attività di servizio: Suor Dtitt* ^
Suor Ermellina alla Casa Madre e
Suor Susanna al Rifugio.
A sostituire Suor Lidia è stata chiamata la più giovane delle Diaconesse.
Suor Dina Costantin e per la prima
volta la nomina della Direttrice non *2
stata decisa dal Comitato, ma dalle
Suore stesse che in una loro riunione
hanno proceduto a una regolare votazione a scrutinio segreto. Votazione
che il Comitato ha conferrnato senza
esitazione. Mentre esprimiamo alla
nuova direttrice i voti migliori pm' un
servizio efficiente cd eciuilibrato in un
momento così difficile, non possiamo
fare a meno di porci questa domanda:
sarà Suor Dina l’ultima delle Direttrici, quella destinata al triste compito
Un altro anno scolastico è ormai quasi passato, perciò penso di fare cosa gradita ai lettori, se presento un breve resoconto del nostro lavoro.
Abbiamo iniziato l'anno con 85 allievi, ma
c*è stata poi qualche piccola modifica nel numero. In prima Media su 28 alunni vi sono
stati 10 rimandati, uno respinto; in seconda,
su 29, 7 rimandali; alla Licenza Media i 28
studenti che componevano la classe sono stati
tutti promossi. 4 con la qualifica di ottimo.
Ed ora qualche parola suiratlività svolta e
sulla impostazione del lavoro.
11 culto del lunedì, nella forma tradizionale,
e stato seguito regolarmente da un buon numero di allievi. Credo che in avvenire si
potrelibe avere la partecipazione attiva al
cullo di alcuni studenti. Per la festa di Natale
della scuola che si è svolta il 23 dicembre in
un'aula del Collegio, gli alunni stessi hanno
tenuto un piccolo culto ai compagni ed agli
insegnanti. Anche quest'anno i ragazzi, in occasione del Natale, hanno preparato recite e
doni per gli anziani ed i malati dei nostri
Istituti. Hanno visitato anche gli ospiti del
S. Giacomo di Luserna, dove hanno cantato
per gli ammalati dei reparto psichiatrico.
L'anno prossimo, penso di interessare in
modo particolare i giovani al problema degli
anziani, organizzando per Natale visite a domicilio invece che negli Istituti. In classe dovremo prima di tutto discutere il problema in
generale, documentandoci sulle forme di assistenza già attuate nella .società è studiando
quelle che si dovrebbero realizzare. Questo è
uno dei tanti problemi che rientrano neU'insegnamenlo delVEducazione civica, .specialmente in terza Media. Questa materia è infatti
oggetto di particolare attenzione da parte delle insegnanti di Lettere. Leggo nella relazione
finale di una dì esse: (f Per PEducazione Civica si sono spiegati alcuni dei problemi più
interes.santi sui rapporti tra l'uomo e la famiglia. tra ruomo e la società... ».
Inoltre avevamo la possibilità di aprire un
discorso attuale con i ragazzi, (piando ogni
settimana sì discutevano gli avvenimenti più
significativi rijmrtati da ognuno dì loro su dì
un quaderno apposito di (c cronache ». Questo
esperimento, incominciato negli anni passati
in una sola classe, c stato este.so gradualmente a tutte e tre le classi, perche (ì veramente
di grande utilità, sia per la formazione e la
maturazione del preadolesccnte in quanto futuro cittadino che deve interessarsi di ciò
die succede non solo nel suo paese ma anche
nel mondo, sia per una più approfondila conoscenza della lingua italiana.
Questa primavera, c stato possiliile aprire
un colloquio serio con gli studenti per merito
di una iniziativa del Centro Culturale ((Sergio Toja ». (li Torre Pellice. che per 5 set
timane di seguito ha presentato per le scuole
dei documentari cinematografici su argomenti di carattere sociale ed ha istituito dei premi per i migliori temi svolti alla fine della
serie dei film, molti dei quali sono stati vinti dai nostri allievi.
L'utilità del servizio della Croce Rossa è
stala messa in evidenza in altri temi, pure
premiati per iniziativa della sezione locale.
Gli studenti hanno offerto con molto impegno la loro collaborazione alla raccolta di fondi prò Croce Rossa. Altri nostri allievi si sono distinti al concorso di pittura svolto durante la manifestazione del turismo scolastico a
Cavour, cui abbiamo partecipato.
Gli studenti di II e III Media, che si sono
molto interessati allo studio della storia e geografia. sono stali accompagnati in una visita
alla città di Torino. La gita di istruzione per
tutta la scuola ha avuto per meta le isole del
Lago Maggiore e il giardino botanico di Villa
Tarali to.
Per il desiderio di tenere i giovani a contatto con li mondo esterno e la vita reale e di
non fare della scuola un centro chiuso, ancorato ai vecchi sistemi, ho curalo alcuni incontri con personalità per commentare ed illustrare gli argomenti studiati : quello con la
missionaria sig.na Graziella Jalla. che ha parlato del suo viaggio in Israele e quello con la
prof.ssa Frida Malan che ha presentato alcuni episodi della .sua vita durante la Resistenza: in fine il Prof. Giorgio Peyroncl ha
tenuto una simpatica conversazione su vari
quesiti di carattere scientifico po.sti dagli allievi stessi.
Si sono tenuti ancora contatti con persone
« di fuori » per mezzo della corrispondenza,
che era stata già avviala l'anno scorso, in II
Media, con lo scrittore Mario Rigoni Stern e
la missionaria Anita Gay.
Nei limili della disponibilità del tempo,
.sempre tiranno, si .sono illustrali i programmi con l'audizione di dischi e la proiezione di
filminì (li storia e di geografia ed anche di
veri c propri film sul Canada inviali gratuitamente daH Ambasciata del paese.
Oltre che dei libri della biblioteca .scolastica,
sempre molto aggiornala, gli studenti, in gran
numero appassionati lettori, si sono serviti dei
libri della Biblioteca Valdese, per preparare
conferenze e ricerche. Ho messo a disjiosizione
dei ragazzi molti libri miei, riviste ed anche
la televisione per far loro seguire i documentari più inlere.ssanti. Questi contatti sono stati
molto utili, anche ai finì di una maggiore recìproca comprensione.
Gli allievi sono stati molto .seguili tutto
fanno dalle insegnanti delle varie materie:
aleuni dì loro hanno dimostralo dì essere portati per gli studi in ogni campo dello scìbile:
dalla niatemalica alle lingue, dal disegno alle
scienze, dalle lettere alle applicazioni tecniche.
Diversi studenti hanno seguito il corso facoltativo d’inglese, da me organizzato, con
il moderno metodo Sandwich, per tutte le
classi della Media e del Ginnasio-Liceo. Dei
50 iscritti non tutti hanno avuto la costanza
dì arrivare alla fine, ma molti, specialmente
quelli di III Media, hanno terminato il corso.
Per ciò che riguarda le Osservazioni Scientifiche, si può dire che la Media del Collegio sia
assai fortunata, perché è dotata di un Gabinetto dì scienze molto fornito. Purtroppo all'atto pratico i ragazzi non godono quasi per
nulla di questo privilegio, perché, durante
buona parte delfanno scolastico, i locali sono
impraticabili a causa del freddo veramente intenso. trattandosi di un edificio completamente
isolalo e priva di riscaldamento centrale, per
quanto assai spazioso e soleggiato.
Per l'insegnamento dell'Educazione fisica
manca al Collegio una palestra, tuttavia questo insegnamento non è stato trascurato : già
da (lue anni gli studenti della Media ricevono lezioni di nuoto dal professore di E. F. nella
piscina del Convitto: si dedicano inoltre al
gioco della palla a volo c della pallacanestro
con molta passione. Durante finlervallo delle
lezioni della mattina si allenano al gioco del
pallone nel campo sportivo.
In quanto alle Applicazioni tecniche e all'Educazione artistica, gii allievi hanno dimostrato in queste materie armonia ed equilibrio nello svolgimento dei più svariali lavori
ed anche fantasia ed inventiva. Questo appare evidente nella Mostra dei lavori da loro
eseguiti, che per la prima volta nella storia
del Collegio, è stata aperta in un locale della
scuola durante la settimana del Sinodo.
A fianco della Mostra, ho organizzalo una
lotteria di beneficenza per l'acquisto di materiale didattico. In questa occasione diversi allievi hanno collaborato, imparando (cosa a.ssai importante) che anche loro devono sentirsi
impegnati in un comune sforzo per mantenere in vita il Collegio.
Da quanto finora ho detto sì può comprendere quale sia l'impostazione che ho dato al
mìo lavoro.
Anna Marvllo Ref.dtz
loro la nostra più viva riconoscenza
per la loro opera compiuta con vero
spirito di generosa collaborazione.
L'attività teorica è stata, come gli
scorsi anni, affiancata da quella pratica in un servizio svolto dalle allieve,
secondo turni settimanali, presso l'Ospedale Valdese, la Casa delle Diaconesse, l'Asilo di infanzia di Torre Pellice.
Sono stati pure ripresi e prosegLiìti
i dibattiti settimanali, su temi indicati
dalle ragazze stesse, presieduti dal Direttore. È questo un aspetto interessante del lavoro della scuola attraverso il quale si cerca di contribuire alla
più completa formazione delle allievi^.
Quest'anno è stalo tentato, con risultato positivo, un primo esperimento di costituire una assemblea delle
allieve, con presidenza eletta da loro
stesse, per esaminare e discutere con
« le dirigenze » i problemi concernenti la scuola e la vita della comunità.
Le ragazze di Casa Gay hanno collaborato attivamente all'organizzazione
della festa di Natale presso la Casa
delle Diaconesse. È stata organizzata
una visita al Museo Valdese e una riuscitissima gita a piedi per tutta la Val
d'Angrogna con meta Pradeltorno.
Un'altra gita di tre giorni ha avuto
luogo con meta Venezia, riscuotendo
la massima soddisfazione delle partecipanti.
Non facile rimane il problema dell'inserimento delle ragazze, alla fine
dei corsi, in una attività di servizio
conforme alla linea di preparazione
della Scuola. Le maggiori difficoltà sono date sia dall'età ancor troppo giovane delle allieve che dalle particolari
situazioni o esigenze di famiglia che
impongono delle scelte diverse. I semi
posti durante il periodo di preparazione potranno tuttavia portare dei
frutti nella misura in cui sarà possibile seguire le ragazze negli anni successivi a quello della loro permanenza
a scuola.
Anche per quest'opera si offrono delle possibilità di sviluppo e di ampliamento ad altri campi di interesse che
sono all'attento esame del comitato.
Alberto Taccta
Sono aperte le iscrizioni a « Casa
Gay» per Tanno 1970-71. R'volgersi a Casa Gay, 10066 Torre Pellice,
tei. 91.386.
iimiiiiiiminmiiiiimiiiiiiimi
Esami di riparazione
Gli esami di riparazione presso la Scuola
Media Valdese di Torre Pellice avranno inizio
il r Settembre con il seguente diario delle
prove scritte:
1 settembre: Italiano:
2 seltenibre: Francese;
3 settembre: Matematica:
4 settembre; Fìdm’azione fisica.
La Presidenza
Convitto Maschile Valdese
10066 Torre Pellice
II Convitto posto in amena località tra i
monti, ha fini educativi e accoglie ragazzi di
ogni confessione religiosa. Ha rette modeste
pur disponendo di ampi spazi, impianti sportivie una piscina coperta e scaldata (m. 13x6).
Dispone delle seguenti scuole esterne : elementari, medie, professionali, ginnasio-liceo
classico. (Recupero anni escluso).
Prospetti e informazioni dettagliate a richiesta.
TORRE PELLICE
Ospedale Valdese
Elenco offerte in memoria della rimpianta
Signora Etiennette Marauda Bounous per impianto montalettighe Ospedale Valdese di Torre Pellice.
Da Roma: ricordando la cara cugina. Alice
Breda Cougn L. 10.000: Emilia Albarìn Durand-Canton 5.000.
Da Torre Pellice: A. E. Goss L. 10.000.
Da Luserna S. Giovanni: Stefania Bianqiii
L. 3.000: Flora e René Pons 10.000; Ada e
Emma 5.000; Rina Goss I.OOO; famiglia Baimas Olga e Goss Rizierì 2.000: fam. Griglio
Giovanni e Fiorina 2.000; Michele e Paolina
Jourdan 2.000.
Bressanone: Laura e Davide Allio L. 10.000.
Luserna San Giovanni: L'Unione Feiiiniinilc Valdese: Huguette Rogo, Yvonne Allio.
Emma Garin. Margherita Muraglia, Pierina
Peyrot ved. Malan. Rosetta Peroni ved. Ferrerò. Clelia Gaydou. Margherita Chaiivie.
Eleonora Mìgliotti. Jenny Rounous. Lisetle
Girardon. Lena Malan ved. Sapei. Liliana Malan. Livia Pons. Paimira Grill Gaydou. Eslerina Grill Bonjour. Leontlna Odin Rivoira,
Lina Grill, Ida Benoeh. Rina Bertin. Maddalena Gaydou. Albina Meynel. Emma Bonino,
Elide Boniiel 31.000: Vola Arturo 10.000;
\dla Giuseppina 1.000: Comba Ferdinando
1.000: F’am. Eugenio Long 5.000: Margherita Balinas Beux 3.000.
Genova: Lilly Robha Pavese L. 5.000:
Totale: L. 116.000.
Totale precedente d('dotto di L. 4.000 per
una diijdice pubblicazione dclfoiTcrla di R. B.
L. 410.000.
Totale generale: L. 526.000.
6
pag. 6
33-34 — 28 ago^lo 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
UN COMUNISTA DOMANDA AL PCI
Autonoma la Chiesa
ortodossa rossa
negli Stati Uniti
Ginevra (soepi mensile) — Dopo lunghi negoziati la Chiesa ortodossa russa
ha concesso l’autonomia giuridica e
canonica completa alla Chiesa ortodossa russa greca cattolica americana.
In questo modo la Chiesa acquista il
diritto di eleggere il suo primate e i
suoi vescovi e di « organizzare la sua
vita senza ingerenze straniere ». Ovviamente la cosa è salutata con grande soddisfazione dai teologi e dalle comunità interessati, tanto più che il
nuovo statuto fa seguito a un mezzo
secolo di indipendenza di fatto e che
le parrocchie di questa Chiesa sono
oggi costituite per l’80% da persone
nate in America. « Non siamo più una
Chiesa di immigrati, siamo senz’altro
una Chiesa locale » — ha dichiarato il
prof. Meyendorff, teologo di fama mondiale.
Ciò malgrado, la costituzione della
nuova Chiesa ortodossa in America,
ritenuta unilaterale, specie dai cristiani ortodossi greci, ha suscitato una
crisi in seno aH’Ortodossia. Già nel
gennaio il patriarca di Costantinopoli
Atenagora I scriveva fra l’altro al patriarca Alessio di Mosca: « ...Riteniamo superfluo e inutile enumerare le
disastrose conseguenze che un tale atto comporterebbe. Vostra Beatitudine
sa bene a quale sconvolgimento del
nostro ordine ecclesiastico porterebbe
la dichiarazione d'indipendenza di una
Chiesa, fatta in disprezzo alla legge,
spontaneamente ed unilateralmente...».
Questi rimproveri erano stati respinti da Alessio (successivamente deceduto) in una dichiarazione del 17 marzo
scorso, praticamente fìn’oggi sconosciuta in Occidente e pubblicata nel
« Giornale del patriarcato di Mosca ».
Il patriarca Alessio vi rimanda i lettori all’evoluzione storica dell’ortodossia negli Stati Uniti che riconosce alla
Chiesa russa, prima Chiesa ortodossa
costituita su questo continente, una
« preminenza storica » e che l’autorizza, in quanto Chiesa-madre, ad accordare alla Chiesa-figlia lo statuto autocefalo. Certo, la Chiesa ortodossa russa divide il punto di vista secondo cui
il prossimo Concilio panortodosso potrà regolare la situazione canonica delle chiese ortodosse in America « ma
nessuno oggi può dire quando i preparativi saranno terminati e quando il
Concilio potrà riunirsi ».
Coi suoi 800 mila membri, la Chiesa
ortodossa russa greca cattolica d’America (oggi: Chiesa ortodossa in America) è, dopo la Chiesa greco-ortodossa
diretta da mons. Jakovos, la seconda
comunità ortodossa negli Stati Uniti.
E difficile prevedere come reagiranno
le altre giurisdizioni ortodosse.
Mons. Jakovos, in una intervista al
settimanale « Newsweek » ebbe fra
l’altro a dire: « ...Non siamo maturi
per una vera unità e constato con tristezza che le mie speranze ed i miei
sogni sono distrutti ».
La molteplicità delle giurisdizioni,
fenomeno unico nella storia dell’ortodossìa, le tensioni etniche e le diversità di opinioni relative ai canoni applicabili a questa situazione di diaspora del tutto eccezionale, hanno senza dubbio complicato gli sforzi di cornprensione. Resta da vedere se per il
futuro avranno maggiori possibilità di
successo. In un’enciclica pubblicata nel
numero di aprile della rivista « Orthodox Church» i vescovi della nuova
Chiesa Ortodossa d’America prevedono con fiducia la loro missione di
« unire in una sola Chiesa tutti i cristiani ortodossi d’America ».
« L’unità dell’ortodossia non è fondata sul predominio di una tradizione
nazionale sulle altre, ma sulla cooperazione di tutte nell’amore per il bene
della Chiesa Una. Se certe Chiese autocefale preferiscono conservare la loro giurisdizione sul continente americano laChiesa autocefala ortodossa in
America sarà sempre disposta ad una
completa collaborazione ed alla comunione sia nella preghiera che nell’azione cristiana, nell’attesa del giorno in
cui la necessità di una completa unità
sarà evidente agli occhi di tutti ».
PER I PROFUGHI
PALESTINESI
Ginevra (soepi) — La Divisione Aiuti
c assistenza ai profughi del Cec ha
sollecitato le Chiese-membro e le relative organizzazioni a contribuire al
programma del Consiglio ecumenico
delle Chiese per la raccolta di due milioni di dollari (n.d.r. oltre un miliardo e 200 milioni di lire) destinati ai
profughi palestinesi in Medio Oriente.
Fin’ora sono stati raccolti solo 700 mila dollari.
Questo programma di due milioni di
dollari, deciso a Cipro nel 1969 durante una consultcìzione fr^-palestinesi,
rappresentanti delle Chiese del Medio
Oriente e loro organismi, vorrebbe
aiutare i palestinesi a sovvenire ai propri bisogni. I partecipanti a questa
consultazione avevano dichiarato che
il loro sforzo di solidarietà doveva essere capito nell’ambito di una giusta
soluzione; si era parimenti insistito
sulla necessità di far conoscere meglio
la distretta di palestinesi.
Il resto del programma, amministrato da un comitato che raggruppa
tutte le Chiese del Medio Qriente, riguarda dei corsi di formazione professionale, dei centri di servizi familiari
che offrano dei corsi di alfabetizzazione, di igiene e di nutrizione; dei corsi
per lavoratori sociali; lo sviluppo agricolo, borse di studio e costruzione di
abitazioni.
VERSO UN NUOVO STILE
DI VITA
Loccum (Rep. Fed. Ted.) (soepi). - Il comitato della Divisione di formazione ecumenica — una delle tre grandi sezione del
CEC — ha dato il suo benestare ad un nuovo tipo di studio sui cambiamenti : dove sono
necessari? In quali casi occorre resistere?
Come adattarcisi?
Il comitato ha deciso che questo programma di « riflessione-azione », chiamato « Partecipazione ai cambiamenti », avrebbe dovuto
avere uno stile diverso da quello degli abituali studi del CEC. Fra i partecipanti figureranno non solo degli specialisti e degli eruditi,
ma anche ogni genere di persone interessate
alla cosa, e che non sanno bene come reagire.
Il mondo verrà diviso in 15 regioni, suddivise a loro volta in quattro o cinque gruppi,
coordinati fra loro.
Una « conversazione vivente » fra i gruppi,
da livello locale ad un piano mondiale, verrà
incoraggiata per trovare tutte quelle iniziative
valide, di intraprendere delle azioni a di far
conoscere successi ed insuccessi.
Il programma riflessione-azione deriva direttamente dai lavori della sesta sezione dell'Assemblea di Uppsala « verso un nuovo stile
di vita ».
L’antisionismo non è forse la fase
suprema dell’antisemitismo?
Gli ebrei sono il gruppo che attira
su di sé la volontà di distruzione che
il falso ordine sociale genera spontaneamente. Sono stati bollati dal male
assoluto come il male assoluto. Così
sono, di fatto, il popolo eletto.
Quali che siano gli « errori » dello
stato di Israele, la prontezza con la
quale il movimento operaio occidentale ha recepito la giustificazione degli
interessi statuali sovietici nel Medio
Qriente fa pensare che l’humus del
giudizio politico sia l’antisemitismo.
St piange Anna Frank, ma sembra non
si possa soffrire l’ebreo vivo.
Dal I capitolo.
I comunisti italiani sono ampiamente vaccinati dall’antisemitismo tradizionale, ma alcuni di loro si lasciano
contagiare da un certo metodo con il
quale trattano il tema del sionismo.
Intendiamoci, non pretendo che il sionismo debba avere dei privilegi per la
sua origine... ebraica, che ci si debba
togliere il cappello e magari anche la
testa, abbandonandosi a una specie di
culto pietistico verso gli ebrei e per
essi verso i sionisti. No, chiedo che il
sionismo sia trattato come tutti gli altri movimenti di pensiero o, se si preferisce, politici. Ho chiesto e continuo
a chiedere tutto ciò ai miei compagni.
Ma nel frattempo mi sto rendendo
conto che, mentre l’anticomunismo
spicciolo aveva e ha le sue ragioni bene evidenti, quelle di salvare il sistema economico e politico borghese,
molto più oscure appaiono le ragioni
di certe forme di antisionismo che girano per l’Europa orientale e lambiscono troppo spesso anche i giornali
della sinistra occidentale.
Perché a migliaia di ebrei polacchi.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
ITALIA E LIBIA
Pietro Petrucci su « L’Astrolabio »
del 2 c. studia a fondo, con grande serietà ed acutezza critica, la disgraziata storia dei rapporti fra Italia e Libia dal 1911 ad oggi. Se ne deducono
tristi conclusioni sull’ultimo atto, al
quale abbiamo assistito recentemente.
« Il geloso attaccamento degl’italiani di Libia xid ogni loro privilegio, la
"distanza” che hanno sempre curato di
conservare dai libici è forse (a livello
emotivo) il principale motivo della loro cacciata. D'accordo, era una collettività tutta particolare (cosciente di
non avere alle spalle né la “grandeur”,
né il Commonwealt), “senza metropoli". Da qui un sentimento d’insicurezza, la necessità vitale di abbarbicarsi
a quel che si possiede, sapendo dì non
poter contare sull’aiuto di nessuno. Se
questa può essere, più che un’attenuante, una spiegazione dell’“autodifesa” della collettività italiana, non è
certo un problema che riguardasse i
libici. Chi ha deciso la confisca ( e il
governo di Tripoli conserva le liste dei
legittimi proprietari delle terre espropriate tanti anni fa) sapeva bene di
far leva su un risentimento reale, vissuto e non "ricordato” nei confronti
della comunità italiana. E a poco valgono le testimonianze sulla semplicità,
sulla frugalità di vita di molti “piccoli italiani”, che autenticamente vivevano del proprio lavoro ignari dei massacri in Cirenaica come della “rivoluzione coloniale” ».
La storia di tali massacri è tristissima e, per noi italiani, profondamente
vergognosa. Il Petrucci, ricordate le vicende della conquista (1911-12), così
continua: « La Libia era italiana, ma
purtroppo non era stato risolto il problema della “ingratitudine indigena”.
In realtà, malgrado il silenzio dei fascisti e le lacune della storiografia italiana, noi occupanti dovemmo far fronte (in Tripolitania fino al ’24, e in Ci
renaica fino al ’32) ad un’accanita ed
eroica resistenza popolare. Solo la
guerra d’Algeria ha superato per dimensioni, ma soprattutto per la sua
conclusione, l’epopea della guerriglia
cirenaica guidata per vent’anni dal
prestigioso Omar Al Mukhtar fatto impiccare ormai settantenne da Graziani sulla piazza di Soluk il 15.9.’31. Pochi sanno che l’“eroe” Graziani inaugurò in Cirenaica alcune delle peggiori barbarie della moderna controguerriglia: la legge dei “dieci arabi al muro per ogni italiano ucciso”, la politica
genocida della terra bruciata, le cabile
rase al suolo, il lancio punitivo dei
partigiani vivi da aerei a bassa quota
sui loro villaggi d’origine. Esagerazioni? Si leggano le memorie di un Graziani o di un Volpi (...).
Durante gli anni trenta l’ordine regnò in Libia. Lasciandoci dietro irrisolti i problemi del nostro mezzogiorno, ci abbandonammo ad ambiziosi
piani di valorizzazione della quarta
sponda, finalmente riconquistata. Facemmo tutto ciò, come qualcuno ha
ancora il coraggio di sostenere, a favore degli arabi? Non sembrerebbe, se
dobbiamo credere al rapporto dell’ONU sullo stato in cui la popolazione
libica versava all’indomani della guerra mondiale (dopo che le avevamo
“donato” anche tre anni di devastato
ri eroici alla Rommel); a chi oggi rinfaccia le strade, le scuole, gli ospedali,
la tecnologia, in una parola “la civiltà", basterà ricordare questo ritratto
in cifre della colonia appena perduta:
il 94% di analfabeti, il 40% di mortalità infantile, un reddito annuo procapite inferiore alle 30.000 lire, tre laureati su un milione e mezzo d’abitanti.
Eppure, fino a quel giorno, l’Italia aveveva speso in Libia 1,8 miliardi di lire
non svalutate. (...)
Della “cacciata dalla quarta sponda”
rimane il penoso dramma umano dei
profughi circondati da tanta retorica
ma salutati, nel primo campo di raccolta napoletano, dai vermi nella minestra e dai materassi da bambino
lunghi solo un metro e mezzo. Le previsioni sul “reinserimento” di chi ritorna dalla Libia (dati i nostri precedenti sul trattamento riservato ai profughi, di'ogni origine), non sono certo
rosee ».
STATU QUO
E TRANQUILLITÀ’
Fioriscono sui giornali di tutto il
mondo i tentativi più disparati di spiegazione dell’indirizzo di politica internazionale deirURSS. Indirizzo nuovo,
perché iniziatosi alcuni anni fa ed accentuatosi negli ultimi mesi con gli
spettacolari accordi: sia con la Germania Occidentale, sia con gli USA in
vari campi (non ultimo dei quali l’avvio ad un regolamento pacifico della
guerra del M. Oriente).
Analogo indirizzo l’URSS segue nei
suoi rapporti con la Cina. « La partenza, per Pechino, di Ilyicev (vice-ministro degli esteri dell’URSS e nuovo capo della delegazione per gli accordi di
frontiera) è stata annunziata a grandi
titoli sulla stampa sovietica, in contrasto con la discrezione più assoluta
che venne fino ad oggi mantenuta circa i contatti con la Cina. È però vero
che la nomina di ambasciatori a Mosca e a Pechino, che costituisce uno
dei risultati più tangibili di quei contatti, non è stata ancora annunziata
dalla stampa sovietica. (Soltanto attraverso indiscerzioni si è venuto a sapere che Tolstikov, primo segretario della regione di Leningrado, deve raggiungere il nuovo posto d’ambasciatore entro il corrente mese d’agosto).
A parte la decisiotie di ristabilire
delle relazioni diplomatiche normali,
si può ugualmente constatare che nessun incidente di frontiera, fra la Cina
e rURSS, ha più avuto luogo dall'epoca dell’inizio dei negoziati di Pechino.
Non è certo che gli uomini che trattano a Pechino, in una specie di snervante maratona, arrivino a concludere
una regolamentazione di tutti i problemi. Ma è fuori dubbio che ci si avvia verso una normalizzazione dei rapporti fra i due governi. E sarebbe certo un errore il dire che i capi sovietici oggi non s'interessano più ad altro
che alia normalizzazione dei loro rapporti con i paesi europei. Gli obiettivi
politici di Mosca, in Europa e in Asia,
discendono da uno stesso principio
che si riassume in due parole: “Statu
quo e tranquillità” ». Ogni spiegazione
di questo principio è prematura e perciò (per il momento) del tutto arbitraria.
(Da « Le Monde » del 18.8.’70).
in nome della lotta al sionismo, la Polonia ha tolto il lavoro, cioè tutto ciò
che posseggono in un regime dove solo il lavoro (e non la proprietà privata) è la fonte di ogni dignità e ricchezza? Come può accadere che oggi
proprio da sinistra il sionismo venga
additato all’umanità intéra, con l’imperialismo, come un flagello dei popoli? Perché vengono coniati vocaboli
nuovi come quel « desionizzare » che
mi ricorda tanto 1’« arianizzare » dei
tempi fascisti? E si potrebbe continuare con tanti altri interrogativi, pescando nel florilegio antisionista della
stampa di sinistra.
La mia ipotesi è che l’antisionismo
non sia niente altro che la variante
moderna di un’antica passione non ancora defunta: l’antisemitismo.
Sartre neH’immediato dopoguerra,
intuì forse l’essenza della questione,
osservando che l’antisemitismo è « una
scelta totale di se stessi, un atteggiamento globale che si adotta non soltanto verso gli ebrei, ma verso gli uomini in generale, verso la storia e la
società: è a un tempo una passione
specifica per l’odio e una concezione
del mondo ». « L’uomo sensato — osserva Sartre — cerca penosamente,
egli sa che i suoi ragionamenti sono
solo probabili, che altre considerazioni subentreranno a metterli in dubbio; non sa mai molto bene dove va:
è aperto, può passare per esitante. Ma
ci sono invece alcuni che sono attratti
dalla stabilità della pietra. Vogliono
essere massicci e impenetrabili, non
vogliono cambiare: dove li condurrebbe mai un cambiamento? Si tratta di
una originaria paura di se stessi e di
una paura della verità ». La fuga nell’irrazionale ha come corollario la nostalgia per un tipo di comunità primitiva ed egualitaria del tipo di quelle
società istantanee che sorgono in occasione di un linciaggio o di uno scandalo o di un pogrom. L’antisemita sartriano oltre a non accettare l’organizzazione sociale razionale moderna, non
cerca nemmeno un modello positivo
di società più razionale, perché secondo lui la società non va trasformata
ma purificata.
Esiste ancora questo personaggio?
Sartre risponde: esiste perché la questione ebraica non nasce dagli ebrei
ma dall’antisemitismo, cioè dalla filosofia particolare che si ispira a questo
nome. Combattere questa filosofia diviene dunque il compito di ogni uomo
progressista che voglia liberare la società, quindi anche a se stesso, e non
solo l’ebreo, dalla furia irrazionale dell’antisemita. Il filosofo francese ha affrontato la questione ebraica nei termini storici in cui si è presentata alla
sua generazione. Qualsiasi cittadino di
una democrazia occidentale o socialista si vergognerebbe di portare dentro di sé qualche traccia della passione antisemita individuata da Sartre in
tanti uomini degli anni ’30 e ’40. L’ebreo liti singulus (in quanto individuo,
n.d.r.) non è più discriminato. È cambiato il problema. Tutti i difetti che
Sartre rimprovera al suo personaggio
antisemita sono difetti dell’uomo preso nella sua dimensione di cittadino
di uno stato. Lo sfondo della lotta tra
l’antisemita e l’ebreo, comunque la si
voglia configurare, è pur sempre la
lotta delle classi di uno stato. Non per
nulla le stesse soluzioni che Sartre
propone sono soluzioni strettamente
legate al destino che avrà la lotta dì
classe alVinterno di ogni singolo paese, o al tipo di sviluppo politico e
prassi democratica di ciascun paese.
« L’antisemitismo — dice Herzl —
nasce dopo l’emancipazione legale degli ebrei »; dalle rovine degli imperi
nascono le nazioni, e tra queste vi è
anche quella ebraica, peculiare quanto
si vuole ma senza dubbio mitteleuropea. A monte di questa rottura degli
imperi, gli ebrei della diaspora europea o americana sono tutti fuorusciti
dai ghetti. Ovunque si lacera una comunità, l’ebreo ne è sbalzato fuori alla ricerca di una nuova dimensione
comunitaria. L’ebreo perde la sua corporazione, il suo ghetto, ma non la sua
nazione.
Egli, in quanto ebreo, se non si assimila totalmente, e la cosa non è facile, si estranea da questo processo.
L’ebreo di questa fase storica subisce
il peso dell’antisemitismo anche sotto
questo risvolto di estraneazione. Un
antisemitismo oggettivo, delle cose, si
direbbe.
Ebbene sembra proprio che quello
spirito antisemitico sartriano sia passato con qualche mutazione dagli animi di certi cittadini a quello di certi
leaders politici, i quali parlano non
più da individuo antisemita a individuo ebreo, ma da stato antisionista a
stato sionista ebraico. E per un altro
verso la stessa nascita dello stato di
Israele ha creato gravi problemi per il
mondo arabo, la cui soluzione anziché
essere sollecitata in maniera razionale
viene affrontata con metodo antisem.ita, approdando appunto alTantisionismo. L’antisionismo è diventato la nuova dimensione della questione ebraica.
Luciano Ascoli
Il testo che precede è tratto dal cap. I di
un saggio recente di L. Ascoli, Sinistra e questione ebraica, pubblicato ultimamente da La
Nuova Italia Editrice, nella collana « Nostro
tempo » (n. 12. Firenze 1970. pp. 140,
L. 1.000). Evidentemente dall'ottica dell'autore, ebreo e comunista, esula qualsiasi preoccupazione teologica. Tanto più ci è parso utile
segnalare anche questa voce, nel coro disarmonico delle opinioni riferite al problema del
sionismo: la voce di un comunista che pone
delle domande ai suoi compagni di partito e
a tutta la sinistra nella sua condanna anti-sionista. Una segnalazione che vuole invitare
a leggere quest’opera viva.
miiniiiiimmiiiiimiiHiiiii
iiiimiiiiniiiMiiiiii
Colloquio ecuoieoìco di giuristi e teologi
sulle trosforoiazieoi sociali
Bosse'y-Ginevra (soepi) — 'Vari giuristi, sociologi e teologi, in occasione
di un colloquio organizzato dall’Istituto ecumenico di Bossey, si sono pronunciati per il libero esercizio del diritto di manifestare, come una legittima forma di rifiuto di obbedienza da
parte del cittadino.
Secondo la relazione di un gruppo
di lavoro approvato nelle sue grandi
linee all’unanimità « tutte le manifestazioni, anche se non autorizzate o
contrarie alle leggi in vari modi, rappresentano il legittimo esercizio del diritto fondamentale di espressione e di
opinione »...
Considerando altre forme colle quali i cittadini possono resistere a un
ordine legale o politico che non segue
le trasformazioni della società, la relazione del gruppo di lavoro menziona
sia la resistenza attiva e passiva e sia
la rivoluzione. Secondo l’opinione
espressa a Bossey, la resistenza attiva
è giustificata « quando tutti i mezzi legali e democratici cui si poteva ricorrere per raddrizzare un’ingiustizia particolare sono stati esauriti senza risultato ». La relazione prosegue in questi
termini a proposito della rivoluzione:
« Là dove il potere è dittatoriale e tirannico, là dove la legge e il governo
sono strumenti di sistematica repressione, là dove dei cittadini si vedono
privati in modo arbitrario dei diritti
fondamentali dell’uomo, bisogna riconoscere il diritto alla rivoluzione ».
Uno dei problemi fondamentali dibattuti era quello di sapere in che misura il diritto, la cui tendenza è di essere statico e conservatore, può diventare una forza al servizio dei cambiamenti sociali essenziali. In primo piano è stata posta la questione dei diritti dell’uomo, il cui rispetto è stato
considerato dai partecipanti come la
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice iTo)
condizione sine qua non del progresso
sociale ed economico. Le Chiese e i
gruppi ecumenici sono stati pregati di
mettersi al servizio della causa dei diritti dell’uomo e, in modo particolare,
di vegliare affinché questi diritti siano
rispettati nel campo religioso.
I partecipanti alla conferenza hanno
unanimemente reclamato un più intenso dialogo fra teologi e giuristi,,
particolarmente a proposito della relazione fra « potere » e « diritto » che
dovrebbe essere studiata in modo assai più approfondito.
iiiMiiitiiiiiniiiiiiitimiiiiiiiimiiitiitiiiitiumiiliiMiKiiii
Dalla “rivoluzione vende,,
alla “rivoluzione rossa,,?
Hong-Kong (epd). - Senza una trasformazione radicale delle strutture sociali asiatiche
la « rivoluzione verde » si trasformerà in una
« rivoluzione rossa ». La riforma agraria è fallita. non es.sendo riuscita ad aliolire la sperequazione e Toppressione attuali. L'introduzione di metodi moderni di coltivazione e altre
innovazioni tecniche non hanno mutato la
sorte del piccolo contadino e del bracciante
senza terra. Ecco quanto il prof. Sarei Chatterjee. un economista indiano, ha recentemente
sostenuto nel corso della Conferenza giovanile
asiatica per le questioni dello sviluppo, riunita
a Hong-Kong. Lesperlo indiano ha rivolto critiche severe a certe personalità cristiane nei
paesi in fase di sviluppo, le quali hanno abusato dei programmi per costruirsi un "impero" privato. Sicché oggi si vedono in molle località edifìci ìmjiressionanti, circondati da una
dotta di auto americane, comprali con denaro
offerto per gli Indiani affamati (N.d.r.: ricordiamo quanto anche da noi ripreso, e mai
smentito da parte governativa italiana né da
parte vaticana, circa offerte prò India affamata raccolte tramite la RAI e passate alle
Missioni cattoliche). Egli ha invitato le Chiese
a un atteggiamento rivoluzionario, in fallo di
sviluppo. L’aiuto non dovrebbe limitarsi a
lenire i sintomi del male, ma dovrebbe attaccare le cause. Anziché velare le contraddizioni
della società, bisogna porle in chiara luce; si
scongiurerebbe così la rovina di una società
corrotta e si favorirebbe Tinstaurarsi di una società più umana e più giusta.