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ECO
BIBI.IOTECA VALDESE
10066 TOìlRB FELL ICE
DELLE VALU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Niim. 40
Una copia Lire 100
ABBONAMENTI
f L. 4.000 per l’interno
’ L. 5.000 per l’estero
>pcLÌ in abb. postale - I Gruppo bis/70
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TORRE PELLICE 14 Oicembre 1973
Antm.: V'^ia Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
UN MESSAGGIO DEL MODERATORE ALDOSBAFFI
L'«austerità» di Dio
T
.1
tempo di Avvento, per la nostra
fede, non è soltanto quello stabilito dai nostri calendari, bensì
tutto il tempo che l'umanità vive dalla
risurrezione di Cristo fino ai nostri
giorni, mentre attendiamo la manifestazione della « gloria di Dio », la realizzazione della promessa: «ecco io
faccio ogni cosa nuova ».
Questo tempo di attesa comporta
sofferenza. Paolo ne parla come di un
tempo di travaglio simile a quello delle « doglie del parto ». E, quanto più
noi ci sentiamo impegnati ad anticipare già ora la speranza che è in Cristo,
cercando di porre dei segni che indichino il nuovo mondo di Cristo, tanto
maggiormente diviene acuto il nostro
soffrire. Paolo accenna ad una dimensione cosmica di questo travaglio:
« tutta la creazione geme insieme ed è
in travaglio aspettando... ». Mentre il
Signore tarda a venire, e si manifesta
invece tutta la dinamica della « podestà delle tenebre », più accorata diviene l'invocazione dei credenti : « Vieni
Signor Gesù », « Venga il tuo Regno ».
a questa sofferenza,
una proporzione ben
Raffrontata
acquista
diversa la delusione che molti
sperimentano in questi giorni di fronte alla crisi del mito di un progresso
illimitato, crisi che è apparsa improvvisamente a causa delle limitazioni che
sono state imposte al nostro popolo.
L'uomo moderno ha accettato in
modo acritico l'ideologia dello sviluppo illimitato, qualcuno lo ha definito
«sviluppo folle» (Biéler). Quanti
hanno riflettuto, ad es., sui documenti
del MIT o hanno ascoltato le voci che
ponevano la nostra società di fronte
a urgenti decisioni in vista della stessa
sopravvivenza dell'umanità? Di questi problemi di fondo non parlano
molto i mezzi di comunicazione di
massa ; preferiscono presentare la nostra situazione come contingente,
come una necessità che ci è imposta.
Anche in questo campo occorre molta vigilanza da parte di noi tutti. Occorre infatti non lasciarci condizionare
e riconoscere apertamente che dobbiamo rivedere con urgenza i meccanismi
dalla nostra società, le scelte, le priolllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllll
ABBONAMENTI 1974
rità e che sono indispensabili nuove
soluzioni, nuove azioni.
Ma sopra a tutto va riconosciuto
che alla base della crisi che viviamo
sta qualcosa di molto più grave: la
mentalità dell'economia del profitto.
pravvivenza, ed anche per amore della creazione che continua a « gemere e
ad essere in travaglio ».
Il secondo inserto
suirs” centenario valdese
R
Nella prossimità del Natale giunga
a tutte le Comunità e a tutte le Opere
iflettendo su questi problemi torna alla mente, proprio in questo tempo di Avvento, l'affermazione dell'apostolo Paolo, in riferimento alla incarnazione del Figlio di
Dio : « ... essendo ricco si è fatto povero per amor vostro» (Il Corinzi
Vili: 9). Non per necessità imposta il
Signore si è fatto povero ; il Signore
assume liberamente la condizione
umana e la condizione più umile, quella del « servo ».
« Cristo, scriveva Tullio Vinay, è
l'agàpe di Dio volta verso il mondo
perduto; in questo suo annichilimento, egli ha rivelato al mondo il mondo
nuovo di Dio che è il mondo dell'agàpe, dell'amore che si dona, affinché
gli altri possano aver vita ».
Non perché costretti, non perché ci
siamo lasciati anche noi condizionare
dai mezzi di comunicazione, ma « per
amore », vanno prese nel nostro tempo decisioni radicali a tutti i livelli di
vita. Per amore dei milioni di affamati
del nostro mondo, per amore della
umanità che è molto con
cretamente nelle sue possibilità di so
un augurio fraterno assai vivo, e un
pensiero di particolare simpatia a tutti i fratelli che nella Campania, nell'Abruzzo-Molise e nella Basilicata sono stati provati dalle intemperie, in
quest'inizio d'inverno duro per molti.
Aldo SbafFì
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iiiiiiiiiiiiiiiii!i!iiiiiiiiiiiiiiiiii|i::i!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Un comunicato
congiunto
di «lustitia et Pax»
e del C.E.C.
•i > M
«tmi
/ diritti deii’uomo oggi
In occasione del 25“ anniversario della Dichiarazione universale dei diritti deH’uomo
(10 dicembre) è stalo pubblicato contemporaneamente a Ginevra e a Roma, il 7 dicembre, un comunicato congiunto del Presidente
della Commissione pontificia « lustitia et
Pax » e del Segretario generale del Consiglio
.ecumeiùcot Aelle. ,
testo del comunicato; a pag. 2, alcune notizie
su iniziative
renza.
delle Chiese in
questa ricorred.
In occasione del XXV Anniversario
della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (10 dicembre 1948), desideriamo
presentare all’attenzione di tutti i critMiam. McunL^misiezd,Mhe^ q.U&sta. evetb,
to ci ispira. Siamo fiduciosi che queste
considerazioni possano indurre a più
profonde riflessioni e possano contribuire a formare in ogni cristiano e in
ogni Chiesa uria coscienza più profonda
della responsabilità personale e collettiva nei riguardi della promozione e
della difesa dei diritti deU uomo.
La Dichiarazione Universale dei dirit- ,
deli uomo - prornuìghta venttdmqtìS
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii'itiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
L’EVANGELO DELL’AVVENTO
Preparare la via del Signore
Questo numero contiene il 2" inserto
mensile dedicato all’8" centenario valdese, curato, come il precedente, dai
pastori Giorgio Tourn e Ermanno
Genre, che ringraziamo insieme con i
loro collaboratori. In realtà , i lettori delle Valli NON troveranno qui
questo inserto, perché lo riceveranno
inserito nel « Bollettino delle chiese del
Distretto », che giunge in questi giorni a tutte le famiglie valdesi delle Valli; lo troveranno invece i nostri lettori
nel resto d’Italia e all’estere, e coloro
ai quali un certo numero di consigli di
chiesa hanno deciso di inviarlo: e forse qualcuno di questi ultimi vorrà abbonarsi... red.
Parecchi lettori hanno già rinnovato
il loro abbonamento e diversi hanno
aggiunto un'offerta: grazie a tutti!. E
così pure a quanti, nelle chiese,^ curano la raccolta degli abbonamenti, vecchi e nuovi.
Per gli altri, ricordiamo che a questo numero è accluso nuovamente un
modulo di c.c.p. per il versamento : preghiamo di servirsi di questo, e di compilarlo con esattezza, scrivendo in modo leggibile e non dimenticando di indicare il proprio numero di codice postale.
Se fra i lettori occasionali di questo
numere, che reca l’inserto per l’8" centenario valdese, alcuni vorranno abbonarsi, saremo lieti di avviare con loro
il rapporto settimanale.
L’Avvento è di solito, e giustamente, considerato come un tempo di attesa e vigilanza. Le cinque
vergini stolte che, non prevedendo
una veglia prolungata, restano
senz'olio e sono tagliate dalla festa di nozze, personificano la situazione di una chiesa o di un credente che non sa aspettare e quindi non può ricevere il Signore
quando viene. Perciò la Bibbia raccomanda un atteggiamento di attesa: « Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno »
(Lamentazioni 3; 26). Perché se
non c’è attesa, non ci sarà neppure incontro.
Ma Giovanni Battista, che è il
maggiore predicatore dell’Avvento, non insiste tanto sul tema dell’attesa quanto su quello della preparazione. L’Avvento è, sì, un tempo di attesa ma, ancora di più,
un tempo di preparazione. Il vero
modo di attendere è prepararsi.
« Preparate nel deserto la via
del Signore, addirizzate i suoi sentieri » — l'antica parola di Isaia
diventa il grande comandamento
dell’Avvento. È una parola che risale a tempi lontani, quando Israele deportato a Babilonia, in parte
asservito e in parte integrato nell’alta civiltà babilonese, non aveva
davanti a sé alcuna via, era, come
popolo di Dio, in un vicolo cieco.
Avere una via significa avere un
futuro, e Israele aveva solo un passato. Avere una via significa poter
guardare avanti, e Israele poteva
guardare solo indietro. Avere una
via significa progettare e inventare, e Israele poteva solo rievocare e rimpiangere. « Là presso i fiumi di Babilonia, sedevamo ed anche piangevamo ricordandoci di
Sion. Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre » (Salmo 137). Nessuna via partiva da
Babilonia per la terra promessa!
Molti sogni, molti sospiri, molti
ricordi, ma nessuna via. La via del
ritorno in Palestina, la via della liberazione dal giogo di Babilonia,
era una via chiusa, impraticabile.
Dice il profeta: Le vie di Israele
son tutte chiuse, il popolo non può
liberarsi da sé. La via aperta è
quella del Signore; la via della liberazione è la sua, non la vostra.
Perciò, preparate la via del Signore, e non un’altra: la vostra liberazione è legata a quella via.
Così c’è una via del Signore che
percorre la terra e non il cielo, e
che è aperta nel deserto e non solo
nei cuori. Se Dio l’apre sulla terra, la sua via, è perché, pur essendo diversa da tutte le vie dell’uomo, essa è per l’uomo. È via del
Signore perché è il Signore che la
indica e l’apre, ma è aperta per
noi. Non è dell’uomo ma è per
l’uomo. A Babilònia era consuetudine allestire delle vie di trionfo
per i re vittoriosi reduci dalle battaglie o per le divinità locali portate in processione. Il profeta si
rifà a questa usanza ma la riempie
di un nuovo contenuto: la via viene preparata non per il trionfo del
re o del dio ma per la liberazione
del popolo. Il trionfo del re consiste nel trascinare dietro il suo carro di battaglia il corteo dei soldati
fatti prigionieri. Il « trionfo » di
Dio consiste nel portarsi dietro un
popolo di uomini liberati. La via
del re conduce al dominio sul popolo. La via del Signore conduce
alla liberazione del popolo.
« Preparare la via del Signore »
significa allora: prepararsi a essere liberati. Non sapete più cosa
significa essere liberi. O per asservimento o per conformismo avete
perduto la vostra libertà, cioè non
avere altro Signore che Dio, non
seguire altra legge che la sua Pa
rola. Preparatevi a ridiventare liberi.
Ma la via del Signore non è soltanto via di liberazione. « Ogni
valle sarà colmata e ogni monte e
ogni colle sarà abbassato; le vie
tortuose saran fatte diritte e le
scabre saranno appianate; e ogni
carne vedrà la salvezza di Dio »
(Luca 3: 5-6). Che cosa significano
queste immagini se non che la via
del Signore è una via di rivelazione, una via lungo la quale ogni
ostacolo viene rimosso, ogni impedimento tolto via, e Dio può finalmente essere « visto » come salvatore non solo da qualcuno ma
da « ogni carne », cioè da tutti e
da ciascuno?
Che cosa impedisce agli uomini
di « vedere » la salvezza di Dio?
Noi! Il fatto che la chiesa è opaca
e non lascia filtrare abbastanza la
luce di Dio: è uno schermo più che
uno specchio. Ma non c’è solo questo: anche da parte di Dio non si
era ancora giunti alla pienezza della sua manifestazione. Ora invece
questa pienezza è raggiunta: con
Gesù tutto è rivelato, nulla rimane
segreto. In lui, per la fede, si può
persino vedere Dio (Giov. 14: 9).
Non sappiamo ancora come noi
saremo (I Giov. 3: 2) ma sappiamo già com’Egli è. La sua via è
quella della piena manifestazione
di Dio. Preparare la via del Signore significa allora prepararsi a incontrare Dio.
Oggi come al tempo della deportazione di Israele a Babilonia si
ha l’impressione di molte vie che
si chiudono, mentre nessuna apertura si profila all’orizzonte. L’annuncio evangelico è che la via aperta è quella del Signore, che non va
solo da Babilonia a Gerusalemme,
va anche da Gerusalemme al Golgotha.
Paolo Ricca
anni or sono, e stata e rimane un documento della piu alta importanza. I fondamentali ed inalienabili diritti in essa
proclamati, relativi alla famiglia umana e a ciascuno dei suoi membri, rimangono saldi ed esigono rispetto.
La stessa esistenza della Dichiarazione è una sfida costante verso un immutato impegno di lotta per creare un
mondo veramente umano. Ciononostante la Dichiarazione fu allora formulata da un consesso di Nazioni Unite
molto meno rappresentativo dell'attuale, che ha maggiore diversità di cultura e di tradizione umana. Gli autori di
questo documento non potevano prevedere molte delle attuali forme con le
quali il potere, la ricchezza e la tecnologia sono oggi usati per violare i diritti non solamente degli individui, ma anche dei popoli. La Dichiarazione è dunque un prodotto del suo tempo e, con il
passare degli anni, è stato necessario
ampliare ed aumentare l'applicazione
delle sue norme rhediante altre convenzioni internazionali. Finora il fondamentale « ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni » proclamato dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo è rimasto valido per un quarto di secolo.
La causa per la quale milioni di uomini vivono oggi in condizioni infraumane non è dovuta a deficienze della
Dichiarazione Universale, ma piuttosto
al fatto che le nazioni hanno avuto più
sete di potere che di giustizia, e che determinati uomini hanno cercato di aumentare la loro porzione di ricchezza
(continua a pag. 6)
La trasmissione della rubrica TV
«PROTESTANTESIMO»
La trasmissione che andrà in onda
giovedì 20 dicembre traccerà la storia
delia comunità metodista di Villa San
Sebastiano, negli Abruzzi. Un filmato,
realizzato sul posto, rievocherà i tre
momenti essenziali di questa storia:
il costituirsi del primo gruppo evangelico locale, intorno ad alcuni emigrati
tornati dall’estero, un gruppo di lettura biblica comunitaria; segue poi il
momento in cui si costituisce la chiesa metodista ed esprime la propria
identità protestante ponendosi in antitesi all’ambiente cattolico; oggi, questa presenza si esprime non contrapponendosi agli altri, ma vivendo in
mezzo agli altri e portando nella situazione civile, sociale e religiosa locale
la propria testimonianza all’Evangelo.
La trasmissione che andrà in onda
giovedì 27 dicembre sarà costituita da
una predicazione di Giorgio Bouchard.
Ricordiamo che la rubrica « Protestantesimo » va in onda ogni giovedì,
ALLE ORE 18,15, sul secondo canale tv.
2
pag. 2
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NFJ. MONDO
L'apllOvg C.E.C. per i rifugiati in Cile
e per la difesa dei diritti deii'uomo
N. 49 — 14 dicembre 1973
(soepi) — Il Consiglio ecumenico delle Chiese aveva lanciato il 16 ottobre
scorso un appello alle chiese-membro
e alle organizzazioni di soccorso delle
chiese affinché esse venissero in aiuto
ai 13 mila rifugiati latino-americani
che si trovano attualmente in Cile e
che chiedono di lasciare questo paese.
I 33 centri di raccolta organizzati dalle chiese del Cile si occupano dell’ospitalità dei rifugiati, delle pratiche necessarie per il loro insediamento in
nuovi paesi che li accolgano, ecc. ecc.
Dei comitati di accoglimento sono stati organizzati dalle chiese d’Argentina,
del Perù, del Messico, della Colombia,
dell’Honduras, di E1 Salvador e di Panama.
Parallelamente al comitato per i rifugiati, le chiese del Cile hanno creato
un comitato di difesa dei diritti dell’uomo, incaricato di assicurare la difesa in giudizio dei cileni e degli stranieri e di venire in aiuto alle famiglie
di coloro che sono stati uccisi, arrestati, o che hanno perso il loro lavoro dopo il colpo di stato.
Fino ad ora, circa 1700 rifugiati hanno già potuto raggiungere altri paesi
dell’America latina o europei, sotto gli
auspici del Comitato intergovernativo
per le emigrazioni europee.
Il 26 novembre scorso il CEC ha ricevuto un disperato appello da parte
di gruppi di rifugiati che chiedono « a
tutti i partiti, movimenti popolari, organizzazioni sindacali, comitati di solidarietà per il Cile ed all’opinione pubblica mondiale » di « pregare vivamen
te i rispettivi governi di rispondere all'appello lanciato dalle Nazioni Unite »
affinché li accettino come profughi.
In effetti, il numero delle persone nei
centri di raccolta cresce di giorno in
giorno e il loro invio verso paesi che
offrono un asilo si svolge con un ritmo
assai lento, perché fino ad ora — e
rnalgrado l’appello lanciato dalle Nazioni Unite — solo 15 paesi hanno deciso di aprire le porte ai rifugiati latino-americani in Cile. La situazione diventa tanto più grave in quanto la
giunta militare ha posto la data limite
del 31 dicembre per le persone che vogliono lasciare il Cile.
Ricordiamo ai lettori che il nostro
« fondo di solidarietà » è in parte dedicato a questa iniziativa del CEC (unitamente a quella della lotta al razzismo) e li invitiamo tutti a contribuire.
Come è stato sopra precisato, anche
se il termine posto ai rifugiati per lasciare il Cile è molto vicino, i fondi
sono egualmente necessari sia per la
loro successiva assistenza nei paesi
ospiti, in attesa di una loro definitiva
sistemazione e sia anche per sorreggere l’attività del comitato di difesa dei
diritti dell’uomo per i cittadini cileni
incarcerati o rimasti disoccupati dopo
il golpe e per le famiglie di coloro che
sono stati assassinati dai militari.
Le sottoscrizioni possono essere inviate al conto corr. postale n. 2/39878
intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino.
I lettori ci scrivono
Il nome di Dio
sui cartelloni
cinematografici
Roma, 29 novembre 1973
Signor direttore,
Non so se a Torino o in Piemonte è stato
proiettato, come è avvenuto a Roma, con grande pubblicità, un film sulla malavita e di
gangsters dal titolo : Dio sei proprio un Padreterno! e non Le nascondo che sono rimasto
addolorato ed amareggiato nel leggere su grandiosi cartelloni, anche luminosi e su giornali
questa didascalia che è profanazione del nome
di DIO.
Voglia scusare se Le dirigo la presente, ma
non ho saputo reprimere lo sdegno che la mia
coscienza di Cristiano Evangelico Valdese mi
suggerisce per la blasfema trasgressione al
Divino comandamento cc non nominare il nome di Dio invano ».
In questi tempi ogni commento è inutile...
Fiducioso della pubblicazione. La ringrazio
anticipatamente e La saluto cordialmente e
fraternamente.
Gino Juon
Cosi hanno scritto
delle nostre
pubblicazioni
I TEMPI DI DIO
di Vittorio Subilia
« Merito non ultimo di questo magnifico libro di Vittorio Subilia (a nostro
parere certamente il migliore per chiarezza di esposizione e riflessione teologica, senza contare l’erudizione che
tutti riconoscono al professore della
facoltà valdese) è quello di mostrare
l’intrinseca dipendenza fra ortodossia
e ortoprassi e la necessità di una continua revisione della nostra riflessione
teologica in vista di una prassi evangelicamente equilibrata... Il professore
di Roma, è noto, ha il pregio di una
chiarezza confessionale invidiabile, unita ad una conoscenza approfondita
della sua tradizione; anche in questo
libro le posizioni non vengono mai
smussate, ma sempre proposte con nitidezza. A nostro parere è un servizio
al dialogo ecumenico, soprattutto perché l’A. è lungi dal ripetere staticamente i suoi predecessori ».
[Humanitas 1971, p. 466)
« L’A. scrive pagine illuminanti e profonde per meditazione, quali raramente ci è avvenuto di leggere... Sono pagine che producono intense vibrazioni
spirituali e schiudono nella meditazione insospettati orizzonti e nuove posizioni di problemi nella riflessione dogmatica ».
(Rivista di letteratura e storia
ecclesiastica 1971, p. 245)
« L’ampiezza e la profondità della
esposizione si accompagna a una grande erudizione...; un’opera che non esito a qualificare come eccellente... » (Per
quanto riguarda la teologia cattolica)
« l’autore la conosce bene... senza il
minimo indizio di spirito polemico...
sono citati più autori cattolici di quanto non avvenga nella immensa maggioranza delle esposizioni cattoliche sullo
stesso tema ».
(Angelicum 1973, p. 112)
« La bibliografia... dimostra di quanta cura e di quanto spirito critico l’autore abbia fatto uso nell’elaborare la
sua opera » (La comprensione della materia è resa facile) « dal suo stile limpido, anche quando espone questioni
teologiche, che superano la comune
possibilità di comprensione...» (Sono
evidenti) « la sua sincerità nella ricerca della verità e il suo senso ecumenico ».
(Laurentianum 1972, p. 389)
Non mi pare che a Torino, o in Piemonte
il film in questione sia stato finora programmato e pubblicizzato, caso più recente, ma
probabilmente non ultimo di un filone che
fa l’occhiolino aU’empietà, nel modo più plateale e grossolano. Ma verrà certo anche da
noi. È incredibile che ci sia gente disposta
ad andare a vedere (pagando, magari in prima visione) certa roba; eppure c’è, altrimenti
film del genere non sarebbero girati e pubblicizzati. Grazie per la triste segnalazione e
per il richiamo.
Lezioni
di religione
Torre Pellice, 8.12.’73
Ai Direttore Didattico di Torre Pellice
e p.c.
AÌrEco delle Valli Valdesi
Egregio signor direttore,
il 14 novembre è stato distribuito a tutte le
famiglie degli alunni valdesi un questionario
inerente l’ora di insegnamento religioso nella
scuola elementare di Torre Pellice - capoluogo
e Bouissa.
Il questionario, debitamente compilato, è
ora in Suo possesso e Lei ha potuto constatare
la richiesta della totalità delle famiglie per il
ripristino di quest’ora. A questo proposito desideriamo avere da Lei la Sua opinione.
Abbiamo inoltre letto il comunicato apparso
su l’Eco del 7 c.m. e ringraziamo gli insegnanti valdesi per la loro decisione. Desideriamo tuttavia puntualizzare che è nostra precisa volontà che questa iniziativa non venga
limitata al corrente anno scolastico, bensì ossa
sìa un nuovo indirizzo (storia valdese, storia
delle religioni, cultura religiosa, ecc.) che gli
insegnanti vorranno seguire a partire da ora
anche per il futuro.
Se poi ciò implicasse da parte della Comunità una determinata prassi da seguire (richiesta di aule al Provveditore agli Studi) i genitori resterebbero in attesa di una Sua chiarificazione.
SalutandoLa cordialmente. La preghiamo
credere alla collaborazione spontanea delle famiglie ogni qualvolta i problemi verranno
presentati in fase di programmazione e non
a decisioni prese.
Per un gruppo di genitori valdesi,
Paola Armand-Hugon^ Gemma Impiglia, Lidia Olsen. Luigi Vighetto, Luciana Vola,
IMIIIIIIIIIIIIIIIIIIilllllllllMIIIIIIIItlllllllItllllllllllllllllllHIIIIIII
Cambiamenti d’indirizzi
Anche il past. Guido Malhieu comunica il suo nuovo indirizzo: Via Luigi
Pasteur 60, 18012 Bordighera (Im.).
Il pastore emerito Alfredo Scorsonelli, che il Comitato Permanente Metodista ha chiamato per un anno ad
assumere la cura delle chiese di Udine e Gorizia, in seguito alla scomparsa
improvvisa del pastore Massimo Tara,
comunica il suo nuovo indirizzo: Via
Rismondo 5, 34170 Gorizia, tei. 23.49.
Vietata in Ciie
ia rivista gesuita
Santiago del Cile (Relazioni Religiose) — La giunta militare cilena ha vietato la pubblicazione della rivista gesuita « Mensaje ». Si tratta di una delle più note riviste cattoliche, destinata agli intellettuali, largamente diffusa
in tutti i paesi latinoamericani.
Brasile: iniziativa per i diritti deii'uomo
AUSTRALIA: fusione
di Chiese protestanti
Melbourne. - Oltre il 70 per cento dei presbiteriani australiani vedono volentieri la loro
integrazione con le Chiese metodiste e congregazionaliste e la conseguente creazione della
United Church of Australia. Questo, almeno,
il risultato di un’inchiesta i cui risultati sono
stati annunciati dal moderatore-generale della
Chiesa presbiteriana, G.A. Wood Hobart. Mentre lo scorso anno soltanto il 50 per cento dei
presbiteriani aveva votato in favore della fusione, quest’anno la percentuale è salita ad oltre il 70 per cento: ben 207 congregazioni
hanno cambiato idea nel giro di 12 mesi. C’è
comunque una discrepanza fra il parere e il
voto individuale, e quello collettivo : mentre
il 71, 67 per cento dei presbiteriani s’è detto
favorevole alla fusione con le altre due denominazioni religiose, le congregazioni che desiderano mantenere la loro indipendenza sono
ben più numerose del previsto, È stato pertanto deciso che mentre il grosso dei presbiteriani si unirà ai fedeli della chiesa metodista
e della chiesa congregazionalista per formare la «United Church of Autralia », ben 25
congregazioni presbiteriane conserveranno la
loro indipendenza.
(ANSA)
IN BREVE
9 Come ogni anno, la Settimana di preghiera dell’Alleanza evangelica mondiale, istituita nel 1846, si svolgerà in tutto il mondo
dal 6 al 18 gennaio 1974.
9 Le radiotrasmissioni evangeliche sono in
via di essere nuovamente autorizzate, in
Spagna, dopo una sospensione di oltre un anno; già tre organizzazioni hanno riottenuto il
permesso e hanno ripreso l’utilizzazione delle
antenne.
9 Una donna è stata nominata segretaria
generale del Consiglio delle Chiese negli
USA. Claire Randall, 54 anni, teologa e direttrice di « Church Women United » negli USA,
entrerà in funzione con il 1“ gennaio 1974.
Opposizioni erano venute dagli ortodossi
orientali e da alcuni pastori protestanti conservatori.
9 Nel 1971 il Foyer Protestant di Aubervilliers (Francia) aveva preparato una esposizione sul razzismo; da allora l’esposizione
— che conserva una triste attualità — è stata
montata nella regione parigina, in Alsazia, nel
Meridione, a Lione, ospitata da case comunali, scuole, centri giovanili, chiese cattoliche
e protestanti.
• Olle Dahlen, membro del Parlamento svedese e presidente della Commissione delle
Chiese per gli affari internazionali (CCAI,
organo del CEC), lavorerà prossimamente al
Ministero svedese degli affari esteri, come ambasciatore, assicurandovi il collegamento con le
organizzazioni internazionali non governative.
9 Al pastore Marc Boegner è stata Intestata una via di Epinal, sua città natale.
9 Fra i sette licenziati in teologia consacrati ultimamente al ministero pastorale
nella Chiesa riformata bernese vi è Davide
Gatto, nato nell’Italia meridionale; dopo aver
studiato filosofia e teologìa cattolica, passato
al protestantesimo, segui corsi teologici a Ginevra; ha lavorato per due anni nel quadro
della Chiesa Valdese, a Rorà e a Torino, ed è
stalo ora designato pastore dalla chiesa bernese di Court.
^ Secondo il capo dei Mormoni, questi sono
nel mondo oltre 3 milioni.
llliMIIIIIIIIIIIIItlllillllilllllllllllllllllllllllllllllllllllimiIIIIMIII
Doni prò Eco-Luce
Riccardo Pellenc, Torre Pellice L. 1,000;
Jolanda Fuhrmann, Svizzera 5.000; Ernesta
Vola, Luserna S. Giovanni 500; Emilio Ricca, Lusernetta 1.000; Graziella Jalla, Torre
Pellice 1.000; Cinzia Tessoni, Parma 500;
Luigia Bertalot, S. Germano 500; Florence
Mensa, Inverso Pinasca 300; Liline Beux,
Luserna S. Giovanni 500; Bergna-Pedraglio,
Como 1.500; Niny Cocorda, Torre Pellice
1.000; Cecilia Besozzì, Torre Pellice 1.000;
Elsa Filippi, Verona 1.000; Giovanni Mantelli, Alessandria 1.000; Attilia Grill-Bonjour,
Pinerolo 1.000: Ernesto Giampiccolì, Torre
Pellice 1 000; Roberto Peyrot, Torino 1.000;
Francesco Valerio, Torino 6.000; Vittorio Travers, Torino 500; Giovanni e Lilia Prelato,
Torino 1.000; Federico Schenone, Genova
1.000; Bruno Lombardi-Boccia, Genova 1.000;
Irma Clot ved. Griglio, Riclaretto 500; Giulia Viglielmo, Ferrerò 1.000; Dante Gardiol,
S. Secondo 1.000; Vittoria Spelta, Torre Pellice 5.000; Rosetta Malan, Luserna S. Giovanni 1.000; Arturo Grill, Torino 1.000;
L. C., Torino 1.000; Alfredo Camera, Torino
1.000; Enrico Pons, Torino 2.000; Gioele
Garnier, Villar Pellice 2.000; Lidia Negrelti,
Como 1.000: Amelia Spedicato, Bari 1.000;
Dino Costabello, Novara 1.000; Guglielmo Angiolillo, Roma 1.000; Mario Desana, Torino
750; Renato Peraldo, Luserna S. Giovanni
1.000; Giuseppe Giorgiolé. Livorno 500; Milci Cornelio-Falchi, Torre Pellice 1.000; Eco
Giorgi, Pisa 6.000; Lisetta Gay, Torino 1.000;
Enrico Peyronel, Riclaretto 500; Sìlvia Peyronel. Riclaretto 500.
(soepi) — Un’iniziativa per la difesa
dei diritti deH’uomo viene lanciata in
Brasile: è stato pubblicato in portoghese il testo della Dichiarazione dei diritti deH’uomo, con intercalazione di versetti biblici e di dichiarazioni delle
Chiese cattolica romana e protestanti.
L’inizio dell’azione era previsto per il
10 diceinbre, Giornata dei diritti dell’uomo, in occasione del 25” anniversario della firma della Dichiarazione.
E la prima volta che tutte le Chiese
in Brasile collaborano a un’iniziativa
del genere, uri passo ecumenico concreto. L’iniziativa è stata messa a punto dal Servizio di coordinamento ecumenico, costituito al principio del 1973
e che riunisce la Chiesa cattolica romana, la Chiesa episcopale, la Chiesa
pentecostale « Brasile per Cristo », la
Chiesa metodista e la Missione presbiteriana (n.d.r.: notiamo che non ne fa
parte, fra l'altro, la forte Chiesa luterana).
Si spera che la pubblicazione della
Dichiarazione sotto questa forma avrà
ripercussioni sulla situazione dei diritti dell’uomo in Brasile. A partire dal
colpo di Stato militare del 1964, infatti, il paese è continuamente teatro di
violazioni dei diritti umani.
Premio Nobel
"alternativo”
a Helder Camara
(soepi) — Un premio Nobel «alternativo » è stato assegnato il 9 dicembre a mons. Helder Camara, arcivescovo di Olinda e Recife (Brasile^ La candidatura di Camara al Premio Nobel
per la Pace era stata appoggiata da numerose orgnizzazioni internazionali e,
fra le altre, dalla quinta assemblea della Federazione luterana mondiale (Evian 1970), ma venne respinta dal Comitato competente.
L’iniziativa presa da un comitato di
azione norvegese per l’attribuzione di
un premio « alternativo » è stata sostenuta da numerosi ecclesiastici scandinavi fra cui il vescovo di Oslo e un arcivescovo luterano svedese, membri del
comitato centrale del C.E.C.
Collette fatte in numerose parrocchie scandinave hanno dato, secondo
una prima stima, un ammontare supe
riore a quello normalmente attribuito
ai premi Nobel.
La consegna di questo premio ’alternativo’ ayverrà nell’aula magna della
Università di Oslo la vigilia della consegna ufficiale del Premio Nobel perla Pace assegnato quest’anno ex aequo
al segretario di Stato americano Henrv Kissinger e al membro del Politburo
nordvietnamita Le Due Tho (che però
l’ha rifiutato).
•* * *
(sepd) — Si apprende che l’abitazione dell’arcivescovo Helder Camara, a
Recife, ha subito una perquisizione
della polizia, nel corso della quale sono stati sequestrati documenti attestanti la tortura di detenuti politici.
Quest’azione della polizia è stata la
conseguenza di una dura dichiarazione
critica dei vescovi del Brasile del Nord,
che avevano preso posizione a favore
di operai e contadini ingiustamente
trattati. Già alcuni mesi fa uno stretto
collaboratore di Camara era stato arrestato. Non avendo le proteste avuto
alcun seguito, i vescovi cercano ora di
dare la massima pubblicità a questi
avvenimenti.
BORNEO: corsi
di colportaggio
Una ventina di pastori delle comunità montagnose del nord di Borneo
hanno fatto 70 Km a piedi e in piroga
per arrivare alla scuola biblica della
Missione evangelica a seguire un corso di diffusione biblica tenuto dal consigliere regionale della Società biblica
di Singapore ad un centinaio di studenti.
John Wesiey
lo stakanovista
John Wesiey coperse circa 450.000 km. a cavallo, a una media giornaliera di 30 km., durante 40 anni. Predicò 40.0Q0 sermoni, scrisse 400 libri, parlò 10 lingue. A 83 anni lamentava di non riuscire a scrivere più di 15
ore al giorno senza avere male agli occhi, e a
86 anni si vergognava di non poter predicare
più di due volte al giorno. Nel suo diario deplorava una tendenza crescente a rimanere a
letto fino alle 5,30 del mattino!
DISTANZA CRITICA
Grazie!
(continua)
Nell’articolo di fondo Cristiani per
che cosa? pubblicato qui la scorsa settimana Paolo Ricca ha presentato una
serie di riflessioni interessanti sui
« cristiani per il socialismo » e su quelli più o meno antisocialisti. Varrebbe
la pena di riprenderle, discuterle, sondarle in varie direzioni. Mi limito oggi a qualche considerazione, soprattutto su una questione che può parere
personale, ma personale non è.
Affermando che nell’insieme le chiese, e quelle valdesi in particolare, non
sono ’per il socialismo’. Paolo Ricca
distingue in esse, di fronte al gruppo
limitato ma crescente dei ’cristiani per
il socialismo’, « chi è rimasto ancora
ai vecchi slogans polemici di fabbricazione vaticana e democristiana (comunismo = ateismo ) e ne è stato, per così
dire, paralizzato » e « chi, come il direttore di questo giornale, mantiene
una posizione di ’distanza critica’ nei
confronti del socialismo, non considerandolo, alla prova dei fatti, un progresso tale, rispetto alla società occidentale, da giustificare una opzione cristiana assoluta ’per il socialismo’ ».
Non risulta però, dovunque il comunismo è al potere, che l’abbinamento
comunismo-ateismo sia ormai tramontato : tutto il contrario. La presenza di
qualche ’mediatore’ marxista che rivaluta la figura di Gesù (ma quale Gesù?) non cambia la situazione di fondo, né la cambia il fatto che ci siano
marxisti ideologicamente incoerenti come ci sono cristiani teologicamente incoerenti. Il materialismo storico rigoroso può accordarsi con la fede cristiana soltanto quando questa, sulla scia
della ’morte di Dio’, si riduce a umanesimo. Sono due visioni della vita,
della storia e della sua fine. Che di
ciò gruppi interessati facciano spesso
comodi slogans per eludere demagógicamente i problemi reali che il marxismo pone, è un fatto, e dobbiamo combatterlo. Che però l’atteggiamento sostanzialmente e coerentemente ateo
del marxismo non sia affatto un’anticaglia da relegare in soffitta, è per me
altrettanto chiaro e documentato. Né
saranno i ’compromessi storici’ nuovamente in vista a gettarci fumo negli
occhi.
Quanto alla posizione che rappresenterei, dirò anzitutto che per definirla
esattamente, si dovrebbe dire che
mantengo, o più modestamente cerco
di mantenere una ’distanza critica’ non
solo nel confronti del socialismo, ma
altrettanto del capitalismo ; la linea del
giornale, in questi anni, come pure il
fatto che con una sola eccezione ho finora dato — con ’distanza critica’ —
il mio voto al P.S.I., potrebbero attestarlo.
Socialismo, ma quale? — si chiedeva
anche Paolo Ricca, e rispondeva: negativamente, essere per il socialismo è
essere contro il capitalismo; positivamente, è lottare per la socializzazione
dei mezzi di produzione e per la coscientizzazione politica, che permetta
no una effettiva gestione popolare del
potere. I termini vanno però meglio
precisati. Non esiste oggi, a mio parere, una situazione non-capitalistica ;
l’alternativa reale è fra capitalismo privato (con, in occidente, alcune forme
intermedie, miste) e capitalismo di
Stato (con qualche modesta sfumatura, come nell’agricoltura ungherese).
Senza negare gli aspetti positivi del livellamento sociale imposto dal comuniSmo là dove ha preso il potere, non
mi pare che esso abbia fatto fare dei
sostanziali passi avanti sulla via di una
effettiva socializzazione dei mezzi di
produzione, di un’effettiva gestione popolare del potere. Non credo, in coscienza, che la situazione oggettiva dell’operaio di Togliattigrad, di Poznan o
di Canton sia più umana, autonoma,
cogestionale di quella dell’operaio di
Torino, di Leeds o della Ruhr. NelrURSS i soviet di fabbrica, nella loro
genuina versione originale, sono stati
rapidamente schiacciati, all’affermarsi
della rivoluzione sovietica ; in più d’una
città dell’est è corso il sangue, all’affermarsi di certi diritti operai ; quanto alla via cinese, ci è troppo ignota
(e, in parte, sostanziata di una diversa, millenaria tradizione spirituale) per
poter dare giudizi, ma risulta comunque manovrata da un potere che, forte anche delle tecniche odierne, non ha
nulla da invidiare a quello dei figli del
cielo che in passato governavano dalla città proibita di Pekino: in termini
certo ben diversi, libretto rosso in mano, siamo al ’credere, obbedire, combattere’.
Se non vedo, è vero, progressi sostanziali, vedo invece gravi elementi
negativi, riassumibili nel controllo statale e poliziesco sulle libertà civili, in
molti casi drasticamente limitate, talvolta totalmente negate.
Il socialismo quale controllo necessario e mai abbastanza operante dello
sviluppo capitalistico, s’!; ma chi controllerà il socialismo al potere? Il capitalismo occidentale non può ammantarsi (e non si ammanta, almeno mi
pare, comunque oggi) della pretesa di
rappresentare le esigenze profonde del
popolo; il capitalismo di Stato, s',. Nel
primo, con tutti i suoi pesantissimi limiti, con aspetti inaccettabili contro i
quali si deve lottare, resta comunque
ancora uno spazio di contestazione, nel
secondo è quasi nullo. Il dirigismo statale — cioè della classe al potere — è
molto più rigoroso, se non assoluto.
Tutte queste sono, però, considerazioni politiche secondarie. Primario mi
pare il fatto che di fronte a qualunque
fenomeno umano, individuale e collettivo, culturale, sociale, politico, l’Evangelo pone e ci impone, come cristiani,
una recisa ’distanza critica’. Non pretendo che la mia sia sempre e in tutte
le direzioni questa distanza critica. Ma
affermo che questa è la mia vocazione
in quanto cristiano. Altrimenti sono
evangelicamente insipido.
Gino Conte
3
vili CENTENARIO
del movimento valdese
I
c
E
M
B
R
E
Libera predicazione
deirEvangelo
Povertà e predicazione sono i primi due
temi fondamentali della protesta valdese, i
quali non possono venir separati. Subito tale predicazione diventa proprietà di tutti. A
tal proposito conviene fare, come P. Ricca
nel numero scorso, alcune annotazioni :
1. La predicazione di tutti è una conquista. Nella conquista della parola si esprime
la libertà, dapprima trovata sostanzialmente
nel messaggio cristiano, e poi tradotta in
protesta. La massa si è impadronita della
parola, perché ciò costituiva un atto di libertà corrispondente al contenuto dell'evangelo
ricevuto. (La repressione usata indica che il
movimento valdese fu molto popolare, per
cui ci pare lecito usare la parola « massa »).
2. La predicazione passa oltre alla distinzione tra ignoranti e colti. Pensiamo alla funzione conservatrice di questa distinzione; al
timore di prender la parola davanti a « chi
ne sa di più ». Tutto questo viene spazzato
via. Ora quel che c'è da dire lo sa molto
meglio la massa. Quel che i dotti sanno è
un sapere accumulato che non cambia le cose. Quel che la gente replica è una cosa nuova. Avviene sempre così quando una predicazione è autentica. Allora si sa che cosa
dire. I dotti sapranno tante altre cose, ma
non sanno l'unica cosa esesnziale che dà
senso a tutto il resto.
3. La predicazione è comunicazione e insegnamento. Se si sa che cosa dire, non si
sta molto a dirlo. Nessuna dottrina astrusa,
nessun mistero riservato a degli iniziati ; ci si
rivolge all'uomo semplicemente dotato d'intendimento. La predicazione non ha mai fatto appello a null'altro.
Sulla scoperta fatta si può esser perfettamente chiari ed espliciti. Tale scoperta non
è d'altra parte una “summa” di tutto lo scibile, ma un filo conduttore ed un pensiero
dominante. Nondimeno la scoperta fatta
porta con se la discussione su tutto il resto,
obbliga al confronto e si chiarisce nella ricerca biblica.
4. Predicando, la gente si trovava su di
un terreno solido. È un fatto che la popolazione umile ha trovato nel messaggio cristiano degli argomenti e non solo dei pretesti ;
si è sentita sostenuta ed appoggiata dallo
evangelo ; ha visto nel suo messaggio (discusso, dimostrato, indagato con passione)
qualcosa di più che l'espressione « religiosa » di un malessere sociale. Essi discutevano su quello che ai loro occhi era il fondamento stesso della vita reale che vivevano.
Non è che la « forma » religiosa della loro
predicazione fosse semplicemente espressio
ne di un « contenuto » di protesta sociale
come oggi si sarebbe tentati di dire. Piuttosto la protesta fu veramente sociale perché la predicazione toccava il fondo delle
cose. L'importante è che la gente si è volta
all'evangelo non perché non avesse altre
forme con cui esprimersi, ma perché l'evangelo non l'ha abbandonata, con l'evangelo
essa era certa di discutere sulle basi stesse
della realtà.
La distanza che ci separa dal medioevo è
di otto secoli ; il salto da fare per giungere
a noi è grande. Diciamo ancora una volta
che la chiesa valdese non vuole celebrare il
« suo » centenario. Non vogliamo carpire
per nostro consumo l'eredità spirituale dei
primi valdesi. È il contrario che si vuol fare;
si vuol offrire questa eredità a chi oggi sia
in grado di farla sua; proporla, con gesto
ecumenico, alla sensibilità odierna universale.
Parlare oggi di libera predicazione signir
fica ben poco se teniamo presenti solo le nostre chiese attuali e la loro vita.
Predicare liberamente oggi vuol dire annunciare una speranza ed un impegno di liberazione in nome di Gesù, il quale ha già
vinto la partita a favore degli uomini. Egli
è il donatore di una libertà che non tradisce
e che spinge a prender la parola in .favore
degli oppressi.
S. Rostagno
MOMENTI E FIGURE DI STORIA VALDESE
VALDO E LA BIBBIA
Abbiamo cercato di illustrare, nella
precedente puntata, la fisionomia della
conversione di Valdo, ricordando che si
tratta essenzialmente, da parte sua, di
una scoperta dell'Evangelo. Non è tanto la povertà che lo caratterizza quanto
il fatto di essersi inserito nel rinnovamento della chiesa con un appello alla
meditazione evangelica. Leggere e meditare la Bibbia non è però eccezionale
per dei credenti, ed il fatto che Valdo
lo abbia fatto non dice ancora molto
sul suo conto.
Certo in quel tempo la Bibbia non
era a disposizione di tutti, esisteva quasi soltanto in latino e non poteva essere
stampata in edizioni economiche! Valdo però non ha incontrato difficoltà
nel farsi tradurre le parti che lo interessavano, ha pagato il suo traduttore,
tutto è avvenuto alla luce del giorno.
Anche al tempo di Valdo, infatti, la
Scrittura circolava e si leggeva, anzi il
popolo cristiano conosceva certamente
i racconti biblici molto meglio di quanto li conosca oggi.
Come avrebbero fatto altrimenti a
riconoscere le sculture che popolano le
cattedrali del tempo, piene di patriarchi, profeti, apostoli?
La Bibbia dunque Valdo non aveva
da scoprirla, bastava che approfondisse la conoscenza che già ne aveva, bastava che ascoltasse con maggiore attenzione la lettura ed il commento che
se ne faceva durante la messa domenicale. Questa conoscenza però non gli
sembra sufficiente, è troppo generica,
lontana, il vangelo della festa non è il
suo Evangelo.
Ma neppure gli bastò leggersi la Bibbia, per proprio conto, come si legge
un buon libro, per approfondire la propria cultura o cercare un incoraggiamento. Facendosela tradurre in lingua
popolare egli non voleva solo arricchire
la sua biblioteca o avere modo di rendersi conto delle cose direttamente.
Quello che voleva è leggere e meditare la Bibbia in modo diverso. Se si fosse limitato semplicemente a conoscerla
di più o ad approfondire i punti che gli
stavano a cuore sarebbe stato un cattolico pio in più, un devoto della pietà
moderna, uno di quei laici che, raggruppati attorno ai conventi francescani, si consacrano alle opere di carità.
Quel qualcosa di « rivoluzionario »
che le autorità vedevano in lui, e che
giudicavano presunzione, non era il fatto che leggesse la Bibbia ma la leggesse
a modo suo.
Anzitutto in pubblico, sulla porta di
casa, Valdo con la sua copia del Vangelo in mano e gli altri attorno a lui a
sentire, curiosi, scettici, sorpresi, donne
e bambini. Il libro non è più sul leggio
all'altare, in fondo alla cattedrale, è lì,
da vedere e toccare, non solo ma rivela
i suoi segreti.
E quando non si capisce? Si chiede, e
chi legge cerca di dare una spiegazione,
illustra, commenta. Questo è il secondo
fatto insolito: un mercante è autorizzato ad occuparsi di teologia, a gestire
(contìnua a pag. 2)
"V
»
qsi
4
La predicazione
1. - Abbiamo deciso di mantenere sino alla morte la fede in Dio ed i sacramenti della Chiesa e non solo nei vostri riguardi ( dei Catari ) ma anche dei
Giudei, dei pagani e di ogni setta che li contesti, e di predicare liberamente, secondo la grazia che Dio ci ha fatta, e non desistere per causa di nessuno.
2. - I discepoli di questo Valdo, filosofo senza intelligenza e profeta senza
visioni, apostolo privo di missione e maestro senza istruzione se ne vanno per
il mondo ad ingannare i semplici in molti luoghi e li allontanano dalla verità, non
li conducono affatto ad essa (come dicono). Preoccupati di riempirsi la pancia
più che la mente hanno la presunzione di predicare e non avendo voglia di lavorare con le proprie mani per guadagnarsi il cibo, preferiscono vivere nell'ozio e predicare falsità...
laici che le donne, anche senza cultura
3. - Affermano anche che tanto
possono predicare...
4. - Predicare tutti, di qua e di là, senza riguardo alla condizione, all'età, al
sesso... e dicono che chiunque è in grado di seminare la parola di Dio nel popolo
deve predicare... Per sostenere la loro idea citano il caso di quel tale che non seguiva gli apostoli e cacciava i demoni... ed a cui il Signore non lo vietò (Marco 9: 38-40)... Tirano dalla loro la risposta che Mosè diede a Giosuè... «fossero
pur tutti profeti I » (Numeri 11 : 29)... Mosè, dicono, non è geloso di quelli che
profetizzano ma vorrebbe che lo facessero tutti... Come mai, dicono poi. Paolo
si rallegra quando Cristo è predicato ( Filippesi 1 : 15) ed i vescovi non si rallegrano quando Cristo lo si predica noi?...
Conosciamo
la comunità di
POMARETTO
bo
ci
a,
Nel trattato di Cavour (1561) non si fa
menzione di Pomaretto. Il culto pubblico
viene autorizzato in località Podio a monte
di Perosa sulla riva sinistra del Chisone. Nella zona di Pomaretto e di Perosa i nuclei
valdesi erano però consistenti. Anticamente
per altro i villaggi più popolari ed importanti non si trovavano in fondo valle. I villaggi
dei Paure (1200 m.), Cerisieri (1047 m.), ecc.,
oggi disabitati, erano certo più interessanti
di Pomaretto che in origine non era altro
che un insieme di «ciabot» dei pralini che
venivano stagionalmente a lavorare le vigne.
Tutti i Ribet sono originari dei Paure.
Anche l’Inverso Pinasca fa parte
della parrocchia valdese di Pomaretto (salvo i villaggi attribuiti alla nuova parrocchia di Villar Perosa al momento della sua costituzione).
Il tempio nuovo di Pomaretto
viene costruito solamente nel 1828
al posto dell’antico, piccolo, umido
e cadente, che era ai Pons. Un po’
più tardi quasi ogni villaggio riceve
la sua scuoletta Beckwith. Pomaretto si sviluppa con l’apertura della strada di fondo valle che ha circa 1(X) anni nonché con l’emigrazione dalla montagna verso la pianura
e anche una conversione dall’agricoltura all’industria. Negli ultimi anni tutta la zona si copre di nuove
costruzioni. Con la discesa a valle
dei rodorini, dei massellini, ecc., anche la comunità si ingrossa; oggi
contiamo circa 1400 persone contro
le 1100 di 10 anni fa. Nei Comuni di
Pomaretto e Inverso Pinasca i vaidesi sono il 60% ; se contiamo anche le zone di Perosa e di Pinasca,
la percentuale sull’intero territorio resta ancora del 20%.
La situazione attuale si caratterizza dunque per una sintesi tra industria e montagna; in gran parte i lavoratori sono pendolari.
Fino a poco tempo fa Pomaretto poteva
dare l’illusione di godere dei vantaggi della
industrializzazione, stando opportunamente
lontano dai tipici problemi delle periferie.
E domani?
Pomaretto è anche la sede di 4 istituti.
(Continua a p. 3 ultima colonna in basso)
1. - L’affermazione di Durando d’Osca
sottolinea i due elementi della primitiva posizione valdese: fedeltà alla Chiesa, libertà dello Spirito.
2. - La citazione di Alano da Lilla,
uno dei professori più in vista del tempo, dà l’idea di come la cultura ha visto i Valdesi: pigri, truffaldini, ignoranti.
3. e 4. - Ermengaud e Bernardo di
Fontcaude sono frati che scrivono opere contro i Valdesi, 30-40 anni dopo la
conversione di Valdo. Ciò che maggiormente li scandalizza, è il fatto che la
predicazione non è più riservata al clero ma diventa responsabilità di tutti,
donne comprese. Notare la conoscenza
della Bibbia dei Valdesi nelle citazioni.
Valdo e la Bibbia
(segue da pag. 1)
le cose sacre, è abilitato ad insegnare?
No, dice il vescovo, sì, risponde lui e
non per gusto di ribellione ma perché è
convinto che è attorno alla parola di
Gesù che si crea una nuova comunità;
l’atmosfera che c’era nel gruppo dei discepoli quando Gesù parlava, il senso
di scoperta, di liberazione può rinascere anche oggi. La Bibbia non è un libro
di culto o di pietà è la voce di Gesù stesso che ricostituisce attorno a sé la comunità dei suoi discepoli.
All’origine del movimento valdese
non c’è dunque solo il gesto di Valdo
che dà via i suoi beni ma, ancor più determinante, questa meditazione evangelica, questa sorta di studio biblico comunitario in cui egli ed i suoi amici cercano la via della comunità primitiva.
Non per nulla questi uomini si sono
chiamati « Poveri di spirito » cioè hanno preso alla lettera la prima beatitudine detta da Gesù nel Sermone sul monte e l’hanno applicata a se stessi nella
coscienza di essere una nuova comunità
apostolica.
. . -4A’ V. T'.. . T
Pomaretto: guardando dal tempio
5
Predicano tutti, i laici e le donne
Queste riflessioni, a nostro avviso assai stimolanti, sono dovute ad un gruppetto di fratelli delle Comunità di Pomaretto e di Ferrerò.
Riproduciamo nel riquadro uno dei
testi biblici che sono alla base della rivendicazione dei valdesi per una libera
predicazione.
— Secondo voi che cosa corrisponde oggi alla predicazione dei laici e delle donne,
svolta dai primi valdesi?
— Bisogna intanto sgombrare il terreno
da possibili equivoci : in primo luogo non
ci sembra che la predicazione fatta dai primi valdesi sia simile, beninteso nella forma,
a quella dei nostri pastori oggi. L'attuale figura del pastore nasce infatti con la Riforma protestante del 1500; tant'è vero che i
primi pastori vengono allora dall'estero, e
su precisa richiesta delle chiese delle Valli.
In secondo luogo anche se oggi è comunemente accettata l'idea che un laico predichi, è da notare che questo fatto è piuttosto eccezionale (il laico normalmente predica quando il pastore ne è impedito).
Noi sappiamo molto bene che nel popolo di Dio è assurda la distinzione « laico », « pastore », perché tutti sono sacerdoti ; però di fatto cadiamo spesso in un clericalismo. Perciò si potrebbe dire che i primi valdesi sono stati capaci di laicizzare il
clero, mentre noi abbiamo la tendenza a
clericalizzare i laici !
— Quali vi sembrano essere le caratteristiche essenziali del ministero della predicazione presso i valdesi medioevali?
— Ecco, dai documenti proposti alla nostra riflessione risulta chiaro che essi rivendicano la piena libertà per tutti di predicare
l'Evangelo. In questo modo essi spezzavano
l'ordine della società medioevale, nella quale ognuno aveva i propri compiti ben precisi : i signori dovevano fare la guerra, i contadini lavorare la terra dei loro signori, il
clero amministrare i sacramenti e predicare,
i poveri mendicare il pane e offrire così la
possibilità di fare opere buone. Andando in
giro a predicare i valdesi venivano accusati
di usurpare un compito che non spettava
loro. 1 loro avversari infatti dicevano: « siete dei fannulloni ! Voi predicate solo perché
non avete voglia di lavorare ; solo i preti
hanno il diritto di predicare e farsi mantenere ! ».
La loro predicazione diventava quindi di
fatto un rifiuto del modo in cui era costruita
la società ; un attacco a tutto il sistema di
vita feudale. Essa era congegnata in modo
tale che alcuni facevano i santi, i credenti,
i predicatori, ecc. al posto degli altri, potremmo dire, per delega. Per i valdesi invece non poteva esserci una delega, perché la
predicazione, cioè il dare la propria testimonianza, è compito di tutti, e ognuno deve
vivere tutta la sua vita come credente. Nessuno può rinunciare alla predicazione, soprattutto in tempi nei quali l'Evangelo non è
annunciato.
— Sì trattava allora di una testimonianza individuale che ognuno era tenuto a
dare?
— Certo si trattava anche di questo. Anche oggi noi sappiamo che ognuno deve
dare la propria testimonianza, però non siamo tutti d'accordo sul come. Per alcuni infatti essa significa per esempio inserirsi nella lotta sindacale, per altri visitare gli ammalati senza però preoccuparsi delle cause, talvolta sociali, delle loro malattie. Non è detto che questi diversi tipi di testimonianza,
di predicazione, siano in opposizione tra
loro ; però di fatto succede che al nostro
interno essi siano ferocemente contrapposti
l'uno all'altro.
Per i primi valdesi, così ci sembra, si deve
invece essere trattato di portare avanti una
testimonianza unitaria. Essi forse avevano
poche idee in testa, ma dovevano essere
Marco 9; 38-40
Giovanni gli disse: Maestro, noi abbiam veduto uno che cacciava i demoni nel nome tuo, il quale non ci seguita ; e glielo abbiamo vietato perché non
ci seguitava. Ma Gesù disse : Non glielo
vietate, poiché non v’è alcuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e che subito dopo possa dir male
di me. Poiché chi non è contro a noi,
è per noi.
molto chiare. Si trattava, per es. del rifiuto
del giuramento, del fare la guerra ecc.;
punti sui quali vi doveva essere un consenso molto ampio.
Ma v'è un altro aspetto importante; gli
avversari erano scandalizzati dal fatto che
anche le donne predicassero. Il loro desiderio di vivere interamente l'Evangelo aveva
fatto loro rompere anche ogni prevenzione
nei confronti delle donne (se pensiamo a
certe discussioni sinodali sul problema dei
ministeri femminili, c'è da arrossire di vergognai). Essi avevano capito la parola dell'apostolo Paolo ; « non c'è ne maschio, ne
femmina... ». Primario era dunque il compito di annunciare l'Evangelo, secondario
chi lo annunciava. Questo vuol dire che
l'annuncio era fatto da tutta la comunità,
ma proprio da tutta, e non solo da alcune
persone a ciò autorizzate, in base ai loro
studi, o peggio ancora, al proprio sesso. La
consegna è chiara e precisa: chiunque ne
ha la possibilità, predichi la parola di Dio!
Ciò che viene fuori da questi antichi documenti è l'immagine di una chiesa che vive
pienamente la libertà della predicazione,
anche se questo significa necessariamente
andare contro corrente.
__Ritenete che questa situazione dei vai
desi primitivi sìa per noi semplicemente oggetto di curiosità storica, oppure abbia da
dirci ancora qualcosa? Cioè la società di oggi ci pone problemi simili a quella del tempo di Valdo, oppure no?
Non è una scoperta constatare che oggi.
come allora, la società tende a reprimere e
ad emarginare ogni forma di dissenso. Abbiamo l'impressione che la nostra tendenza
sia quella di adeguarci alla società, alla mentalità del nostro tempo.
La società ci chiede un tipo di predicazione che non disturbi nessuno. Ognuno
dà il proprio tipo di testimonianza; tra l'uno
e l'altro tipo esistono delle fortissime contraddizioni ; ma nella chiesa — si dice —
non devono esserci tensioni. La chiesa, secondo certuni, dovrebbe essere una specie
di campo neutro. Il pastore, che ha il monopolio della parola, deve dire qualcosa
che non metta in questione nulla. Così i nostri culti, che dovrebbero essere l'incontro
della comunità e il suo confronto con
l'Evangelo, sono diventati qualcosa di allucinante: uh soliloquio del pastore, inframmezzato da alcuni inni che molto spesso
non hanno alcun rapporto con quanto si
dice, né tanto meno con la vita quotidiana.
Pur rendendoci conto della situazione assurda nella quale viviamo, abbiamo timore a
toccare qualcosa ; intanto le chiese si svuotano paurosamente. Ora, se è diffìcile rendersi conto delle nostre numerose schiavitù
è ancora più diffìcile liberarsene.
Per i valdesi primitivi l'Evangelo è stato
la rivelazione di un mondo diverso, di un
modo nuovo e finalmente autentico di vivere la fede. E questo l'hanno scoperto confrontando l'Evangelo con la propria vita. Dà
questo confronto è emersa chiaramente la
carenza della chiesa ufficiale, per cui tutto
è stato messo in discussione, anche i suoi
rapporti con la società.
Abbiamo l'impressione che, lungi dal ripetere esattamente (il che sarebbe anacronistico e sciocco) il loro modo di vivere, sia
importante riacquistare la capacità di analizzare la nostra vita nei confronti dell'Evangelo, lasciandoci guidare da esso.
Forse solo in questo modo la nostra predicazione potrà avere una incisività nel nostro tempo. Questo potrebbe essere il modo migliore per far vedere di aver capito
la lezione chi ci viene dal nostro passato.
pomaretth
(segue da pag. 2)
Non molti anni fa si è riaperta la Scuola
Materna su iniziativa di un gruppo di genitori. Da 145 anni esiste l’ospedale valdese da
poco rinnovato e in attesa di ampliamento.
La Scuola Latina (1865) ha ripreso a funzionare nel 1946, infine il Convitto, costruito
dopo la prima guerra mondiale per gli orfani, ospita una quarantina di bambini provenienti dalle periferie della grande città dove sono purtroppo molti i casi di famiglie
rovinate.
Notevole l’attività della Banda musicale e
della Pro-loco.
La parrocchia cattolica è nota per i servizi che svolge in campo pensionistico a favore di tutti.
6
Anno 1387, giorno 27 aprile, in Pinerolo.
Inquisitore Antonio de Septo di Savigliano.
Giovanni Pruza della vai Puta, abitante a
Barge, giurò di dire la verità... Gli fu chiesto
perché fosse andato via daiia vai Puta, risposta: a causa della povertà. Gli fu chiesto poi se avesse dei sospetti su chi poteva
averlo accusato di essere valdese, rispose di
sì: Guglielmo che abita vicino a Gabiola.
Gli fu chiesto se avesse conosciuto qualcuno dei maestri valdesi e rispose di no.
Rispose sempre negativamente a molte altre domande. Il sig. inquisitore non fu soddisfatto.
Il suddetto Pruza, rinfrescata la memoria,
giurò di nuovo ecc. Quando gli fu chiesto se
fosse della setta valdese ed avesse promesso
di professare la dottrina valdese, rispose di
sì, nelle mani del maestro Baridon in Barge. Alla domanda se avesse partecipato a
quaiche riunione dei Valdesi o altro tipo di
assemblea di giorno o di notte rispose di sì,
in Barge in casa di una donna di nome Bergamina, più volte. Poi gli fu chiesto quanti
erano. Rispose: in sei, tre uomini e tre donne più i maestri, cioè otto, uno era Baridon
e l’altro Giovanni entrambi delle Puglie.
Gli fu chiesto se questi maestri predicavano. Rispose: sì; sempre dopo aver mangiato. Gli fu chiesto cosa predicassero. Rispose come segue:
1) La loro setta e la loro dottrina erano
buone, quella dei cattolici cattiva e che nessuno è salvato se non è della loro setta.
2) Che c’è un sommo pontefice della loro setta che abita in Puglia, e che la chiesa
romana è una chiesa di malvagi ed una congrega di peccatori dal tempo del beato Sil
vestro sino ad oggi e mancò di fede... fino a
quando essi la rinnovarono. Predicavano poi
che ogni giuramento è peccato mortale.
3) Che non esistono che due vie: il paradiso e l’inferno e che in nessun modo esiste il purgatorio se non in questa vita.
4) Che le elemosine ed i pellegrinaggi
non sono utili aiie anime dei defunti.
5) Che Cristo non fu Dio e che Dio non
può morire in quel modo come Cristo è
morto.
6) Che chiunque della loro setta può consacrare il corpo di Cristo.
Quindi predicavano molte altre cose, per
lungo tempo, di cui non si ricordava ed alla
fine comandavano che fossero spente le luci
dicendo : « chi ha tenga », poi se ne andavano dopo un po’. Gli fu chiesto se credesse a
tutte ie cose che i maestri insegnavano. Rispose di si, perché aveva promesso di credere ai maestri mandati dal loro pontefice
dalTApulia.
Gli fu chiesto se avesse confessato i suoi
peccati a questi ipaestri. Rispose di sì, più
voite. Gli fu chiesto se avesse dato loro dei
soldi. Rispose di sì, la prima volta mezzo
fiorino, le altre volte roba da mangiare.
Gli fu chiesto se avesse ricevuto il pane
benedetto da questi maestri, che chiamano
« consolamento ». Rispose di sì, con riverenza, genuflesso e molte volte.
Gli fu chiesto chi erano i presenti alla riunione. Rispose come segue... (elenco dei nomi).
Poiché noi, frate Antonio de Septo di Savigliano inquisitore ecc., abbiamo scoperto
ed accertato attraverso la tua stessa confessione che tu Giovanni Pruza di vai Puta hai
molte volte giurato in giudizio, hai ricevuto,
valdesi in casa tua, hai dato loro da mam
giare, hai confessato loro i tuoi peccati ed
hai creduto di essere assolto... hai molte voite ascoltato ed in molti luoghi le loro false
predicazioni... mangiato e bevuto con loro..,,
e commesse molte altre enormità a danno’
ed offesa della fede cattolica e svantaggio'
della tua anima... imponiamo che tu ti met-'
ta imniediatamente davanti a noi due croci
color zafferano di un palmo e ti presenti con
queste croci nella prima domenica del mese
alla tua chiesa parrocchiale di Barge ed in
tutte le altre festività e vi ascolti la messa
solenne fino alla festa di S. Giovanni e che
tu consegni inoltre entro otto giorni a Francesco Levino di Savigliano, abitante in Pt
nerolo, 10' fiorini d’oro per le spese della tua
carcerazione.
Sentenza letta da parte del suddetto inquisitore nella pubblica piazza di Pinerolo pre-5
senti i testimoni il 5 maggio 1387.
Traduzione a cura del gruppo Cadetti
del campo di Agape 1973
COMMENTO
Il documento che presentiamo è un ver-ì
baie di processo inquisitoriale tenutosi a Pinerolo nel 1300. Molte sono le cose che si:
possono rilevare in questa pagina. Il fatto
che il valdese Puza sia immigrato in Piemonte dal Delfinato indica gli stretti legami
fra valdesi dei due versanti delle Alpi, che’
risieda a Barge testimonia la presenza valdese nella vai Po; la sua fede non è deh
tutto chiara, egli sembra avere idee un po’:
confuse sulla persona di Gesù Cristo. Anche;!
questo è significativo e c’è da domandarsi;
come abbia ancora avuto tante idee nell’iso--;
lamento in cui viveva! Un uomo comunque
che ha pagato la sua fede.
NOTIZIARIO
Il primo numero ciclostilato del Notiziario
del centenario è stata inviato a tutti i pastori
e membri dei concistori della Chiesa "Valdese.
Purtroppo a causa di un disguido postale nelle zone di Torino, Liguria e Toscana l’invio è
stato effettuato solo ora, ci scusiamo con
questi fratelli del ritardo con cui riceveranno queste notizie.
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Il prossimo Bollettino del XVII febbraio è
in corso di stampa, sarà consacrato ad una
presentazione popolare della figura di Valdo
e del movimento valdese sino alla Riforma.
Tenendo conto del carattere eccezionale del
1974 il fascicolo sarà più ampio del solito
(circa 40 pagine).
Le comunità sono invitate a prenotarsi il
più presto possibile non appena riceveranno
i moduli appositi.
MANIFESTAZIONI
Al programma già pubblicato per le manifestazioni deH’estate ’74 si aggiunge ora una
nuova data; la domenica 18 agosto verrà consacrata ad un incontro fra le comunità vaidesi e le delegazioni di fratelli evangelici dell’estero presenti in Italia.
Il pomeriggio si avranno nell’aula sinodale
messaggi ed interviste di rappresentanti delle chiese sorelle europee.
SAN REMO
Si sta mettendo a punto il testo di un
manifesto da affiggere in città in occasione
del XVII febbraio per informare la cittadinanza del significato della protesta valdese.
QUESTIONARI
L’Ordine del Giorno sinodale invitata le
comunità valdesi a fare il punto sulla nostra presenza nell’ambiente valendosi di
questionari redatti appositamente non tanto a carattere di statistica quanto di suggerimento per tastare il polso della sensibilità generale delle chiese oggi. Tutti i distretti hanno provveduto a seguire questo
suggerimento ed hanno redatto questionari
appositi tenendo conto delle diverse situazioni; in alcune zone la distribuzione è già
iniziata.
AGAPE • CAMPO ECUMENICO
Dal 20 al 28 luglio 1974 avrà luogo ad Agape il Campo ecumenico. Il tema scelto quest’anno, tenendo conto della ricorrenza delrVIII Centenario è: « Impegno di liberazione
e identità cristiana ». Sarà inevitabile il riferimento storico al movimento valdese-hussita, nel contesto dell’Europa medioevale.
Si spera di poter avere la partecipazione
di fratelli della Repubblica democratica tedesca, della Cecoslovacchia, oltre alla presenza di italiani evangelici e delle comunità
di base cattoliche.
SOCIETÀ’ BIBLICA
La Società Biblica ha stampato in occasione del Centenario un francobollo chiudilettera che raffigura la ben nota statua di
Valdo; è in vendita a blocchetti da 50 esemplari.
MILANO
Nel piano di attività in vista del Centenario che prevede una serie di conferenze
pubbliche, il past. Tullio Vinay ha parlato
del suo viaggio in Sud Vietnam dinnanzi ad
un numeroso pubblico. Si sta ora organizzando una tavola rotonda sul Tribunale
Russel e la sua attività contro la tortura.
Queste manifestazioni sono idealmente ricollegate al centenario sotto il denominatore « perseguitati di ieri, perseguitati di
oggi ».
Nella comunità si sono costituiti gruppi
di studio che, partendo dall’analisi critica
del volume « una chiesa in analisi », cercano di trarre suggerimenti per una presenza missionaria in città. Il confronto fra i
gruppi avverrà neH’assemblea del 27 gennaio.
Un gruppo si è particolarmente impegnato nella diffusione della Bibbia e delle pubblicazioni Claudiana, con l’intento di ripensare l’utilizzazione di questi strumenti per
una azione missionaria.
CORSO PER ACCOMPAGNATORI
In previsione delTafflusso di amici dall’estero la Società di Studi Valdesi organizza nei
mesi di gennaio e febbraio una serie di cinque pomeriggi o serate di informazione destinate a coloro che intendono offrire nel corso
della prossima estate una o due settimane
per accompagnare gruppi e visitatori nelle
principali località delle Valli. Il corso prevede una breve traccia storica, una visita al
museo ed una informazione bibliografica.
7
14 dicembre 1973 — N. 49
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
CERIGNOLA
VALDESE
1973
La scuola domenicale valdese di Cerignola e il gruppo del laboratorio di maglieria.
n residiio, ovvero i nipoti
I loro nonni erano gli specializzati
nella potatura, godevano pertanto la
fiducia dei feudatari e potevano provvedere ad assumere le squadre dei
giornalieri. Il giornaliero appartiene
alla classe paria in agricoltura. Il gradino immediatamente superiore è quello del piccolo coltivatore diretto che,
è il caso di dirlo, col sudore della fronte ha potuto acquistarsi un po’ di terreno, magari rischiando la pelle nelle
inutili guerre di Spagna e d'Africa. Allora il giornaliero (anni 30) che aveva
invano atteso sulla piazza che il padrone venisse ad offrirgli il lavoro, prima
di rientrare in casa diceva in cuor suo:
« passiamo dalla Chiesa per vedere se
compare Scarano ci può offrire qualche giornata ».
Queste nostre giovani della Scuola
Laboratorio in Maglieria fanno così rivivere una nobile tradizione. Possono
farlo, direi, con un senso di prestigio
e di dignità, ricevendo le datrici di lavoro di ogni ceto sociale che accedono
alla sede. Una costruzione sobria e al
tempo stesso elegante, appartata che i
lettori in possesso di « Valli Nostre
1974 » potranno ammirare.
II miracolo del loro successo è dovuto innanzi tutto al Signore che per
noi è un Dio da vicino e non da lontano, e alla generosità della Comunità di
Solingen la quale ha avuto un costante amore verso una Chiesa al tempo
stesso umiliata, offesa e non difesa.
Esiste infatti la Solingen evangelica,
quella uscita daU'inferno di Hitler, città industrializzata, capace di accogliere ben cinque mila italiani emigrati, la
quale ci si è aperta con uno squisito
senso di solidarietà, di fraternità di
marca riformata.
Il fratello che è nel bisogno lo si può
accogliere in tanti modi, ma c’è un
modo unico ed inconfondibile che è
quello dell’amore non finto. È stato
appunto attraverso l’ultima visita fattaci dai Pastori Flammersfeld, Busse e
dalla diaconessa Dorotea Batz che è
scaturito quest’ultimo dono: la macchina Brother, di tipo giapponese, la
quale completa l’atelier che ora non
manca di nulla. La fotografia fu fatta
dalla Sorella Hanni Merkli nella sua
recente visita. Questa macchina attirò
vivamente l’attenzione dei nostri Amici, che la videro funzionare presso la
grande Ditta di Bari che ci dà lavoro.
Essa ha una virtù speciale che consiste nel riportare automaticamente il
disegno che si vuole, nel tessuto che
si confeziona. Di queste macchine non
ne esistono nella Cerignola artigiana e
si comprende facilmente come, almeno per un certo tempo (la moda è biz
Cronaca delle Valli
VAL PELLICE
IL PUNTO SULL’AniVITÀ CULTURALE
A Torino a vedere Molière
Angrogna prepara un nuovo lavoro
Mentre, come già annunziato, il Cinefórum Val Penice ha portato avanti
e si avvia a concludere la prima parte
del suo programma, si sono sviluppate
alcune iniziative nel campo teatrale. La
Direzione Didattica ha aderito all’inviio del Centre Culturel Franco-Italien
ed ha organizzato un pullman che ha
portato un discreto gruppo di persone
a Torino al Teatro Nuovo a vedere una
commedia di Molière, L’Ecole des Femmes, messa in scena dal Théâtre de
Nice, diretto da Gabriel Monnet. Una
serata ben organizzata e ben riuscita
e che ha avuto soprattutto il merito di
mettere a disposizione dei partecipanti uno spettacolo « francese » recitato
in francese.
Abbiamo notizia che ad Angrogna
sta ricevendo gli ultimi ritocchi un
nuovo lavoro teatrale messo in scena
dalla filodrammatica: « Caro padre la
guerra è ingiusta ». Il problema àffronlato è purtroppo sempre attuale e purtroppo non sempre abbastanza « sentito »; forse si finisce per far il « callo »
anche agli errori di cui sono teatro
ogni giorno campi di battaglia, città
bombardate, prigioni. Gli autori, maestri Agli e Sappé, hanno tratte le « testimonianze » inserite nel lavoro traendole dalle opere e dalla viva voce di
Emilio Lussu, Primo Levi, Bertrand
Russel; si sono inoltre ispirati al libro
« Vietnam, ferite aperte » ed a lettere
o articoli di giornale di protagonisti
dei fatti narrati.
II testo, che non vuole indicare soluzioni definitive, ma stimolare la discussione, esamina successivamente la po
sizione di un soldato e di un ufficiale,
l’aspetto della guerra « tradizionale » e
quello della guerra « tecnologica », i
problemi delle minoranze di fronte alla guerra e la funzione della cosiddetta « maggioranza silenziosa ».
Ci auguriamo di poter presto vedere
questo lavoro il quale, sia per il suo
contenuto, sia per la già nota bravura
degli attori, dovrebbe essere interessante e stimolante. Pensiamo inoltre
che potrebbe essere un punto di partenza eccellente per iniziare un lavoro
di sensibilizzazione delle Valli sulla
tragedia che più che mai continua a
colpire il Vietnam, come va testimoniando con profonda sofferenza il pastore Tullio Vinay, reduce da un viaggio a Saigon.
R. G.
Comunità Montana
Pubblico dibattito
Si rende noto che, in seguito alla Tavola rotonda ed all’Assemblea svoltesi
in Torre Pellice il giorno 24 novembre
ed in seguito al lavoro svolto da un’apposita Commissione di studio e dalla
Giunta della Comunità, il giorno 15, dicembre, alle ore 15 si terrà in Torre
Pellice, nella sala consiliare del Comune, un PUBBLICO DIBATTITO per
l’esame e la discussione della bozza di
Autoservizio Penosa-Perrero-Prali
CORSE FESTIVE
Frali Ghigo p. 6,50 13,15 17,40 Perosa Argentina p. 8,50 12,20 19,15
Perrero 7,20 13,40 18,10 Perrero 9,10 12,40 19,35
Perosa Argentina a. 7,40 14 18,30 Prali Ghigo a. 9.40 13,10 20,05
Il prezzo dei biglietti, nei giorni festivi è così modificato; andata-ritorno Perosa-Prali, L.
650; andata-ritorno Torino-Prali L. 1.800
Autolinee Alta Val Pellice
PARTENZE DA BOBBIO PELLICE
Feriali: 5,45; 7,10 (pros, per Pinerolo); 10,05— Giornalieri: 7,40 (mere., sabato pros, pei
Pinerolo); 13,30; 17,40 — Venerdì: 9,30; 11 — Festivi: 6,45.
PARTENZE DA TORRE PELLICE PER L’ALTA VALLE
Feriali: 6,15; 13,05 (proven, da Pinerolo); 17,05.
Giornalieri: 7,20; 8,25; 14; 19. Venerdì: 10.30; 12.
PARTENZE DA TORRE PELLICE PER RORA’
Venerdì: 8,50; 12.
partenze DA TORRE PELLICE PER ANGROGNA
Venerdì: 8,50; 11.
NELL’S" CENTENARIO VALDESE
l'AlBA, una ritvocizioni storica
zarra), non mancheranno commissioni
alìc nostre giovani. La seconda fotografia riproduce la nostra piccola Scuola Domenicale. Piccola perché sarebbe
certamente tre volte più numerosa se
ci fossero i cuginetti, i figli degli emigrati dell'ultimo esodo 1959 in seguito
al quale la Comunità toccò il fondo
della propria miseria materiale e anagrafica. Come si vede, da un male ne
è venuto un bene. Ci sarebbe stata la
reazione da parte di Carmen Trobia, di
Elisabetta Ginsberg e di Emma Castiglione?
Il 12 gennaio 1974 l’Asilo compie il
suo decimo anno di vita, lo frequentano trenta bambini. Siamo riusciti finalmente a far sì che vengano in bianchi
grembiulini come i figli delle famiglie
« bene » e cerchiamo di dar loro tutto
quanto è possibile e che viene loro sistematicamente negato.
Ecco i nomi delle nostre collaboratrici e collaboratori: per la Scuola Domenicale Evangelina Scivales, Romualdo Aucello, Rosaria Scarano; per la
Scuola Laboratorio: Maria Giglio, Nella Scarano, Rosaria Scarano (capo
gruppo)- per l'Asilo: Arcangela Russo,
Caterina Massaro, Sabina Fortunato.
G. E. Castiglione
« /n occasione delVottavo centenario valdese
presento questa semplice e popolare rievocazione delVAlha della storia valdese. Gli usi i costumi il linguaggio sono caratteristiche di
tempo determinato: l’autenticità della fede, il
senso vocazionale, la pietà sono valori per Tutti i tempi » — cosi Edina Ribet presenta una
rna operetta {L'alba, rievocazione storica in
cinque cantate, cinque quadri, cinque cori,
p. 80, L. 650, presso la Claudiana).
Si tratta di una serie di quadri, che rievocano alcuni momenti della storia valdese nelle
Valli, collegati dal filo conduttore di una famiglia angrognina, Laurens, che ha dato una
serie di servitori deH’Evangelo. Ognuno dei
quadri è introdotto dalla ’’complainte” letta
da un cantastorie, che con semplicità, a grandi
tratti poDolareschi, lo situa nel momento storico: e al termine di ogni quadro, è indicato
un coro appropriato. L’operetta si propone
alla lettura, ma anche e sopratutto alla rappresentazione scenica, e con quest’ultimo scopo
era stata scritta, alcuni anni fa, e portata appunto sulle scene dalla filodrammatica di S.
Giovanni (lo documentano alcune fotografie
che illustrano il volumetto). I vari quadri
hanno un legame fra loro, seguono la diifusione dell’Evangelo e della sua predicazione,
dalla scena iniziale del colportore valdese, a
quella in cui i barba Morel e Masson si dispongono a partire alla volta dei centri riformati d'oltralpe, dopo la gioiosa notizia che la
solitudine spirituale del loro ghetto alpino si
c spezzata; a quella in cui vediamo Olivetano
c Saulnier, in Val d’Angro^na, intenti alla
traduzione della Bibbia e all’insegnamento e
alla predicazione; a quella infine di Giaffredo
Vara.glia in catene, che testimonia di Cristo ai
suoi accusatori. Si tratta dunque dì una serie
concatenata di scene, attraverso tre secoli; ma
possono anche essere rappresentate indipendentemente, qualora nel loro insieme rappresentassero per qualche gruppo filodrammatico
un impegno troppo grande.
Questa rievocazione ha qualche limite; da
utj lato, non tiene conto di quella che è stata
chiamata l’internazionale valdese, ma si concentra sulla vita delle chiese delle Valli, sia
pure con i loro rapporti con la Francia, la
Svizzera, la Germania; dall’altro il fervore appassionato della rievocazione comporta qua e
là qualche cedimento retorico, e tutto è visto
molto fortemente in bianco e nero, senza sfumature. Forse, per altro, erano anche tempi,
e uomini, e fedi, con meno sfumature di quelle cui siamo abituati. In ogni caso, Toperetta
di Edina Ribet riposa su una seria ricerca
storica, e l’autrice ricorda che molte delle
battute che mette in bocca a questo o quello
dei suoi personaggi sono storiche, tratte da antiche fonti.
Augurando lettori al volumetto e con l’auspicio che più d’una filodrammatica si assuma
la messa in scena di questa serie di « quadri »,
diciamo una parola di riconoscenza all’autrice
per questo suo contributo personale e originale alla rievocazione di un passato nel quale affondano le nostre radici e che ci ripropone il
senso della nostra vocazione oggi. Si riaccenderà fra noi questa passione esclusiva per l’Evangelo di Cristo e per la sua predicazione, che ha
bruciato tanti Valdesi, attraverso i secoli? Il
senso di questi « quadri » non è, evidentemente, quello di darci una sciocca fierezza del passato, ma di confrontarci con quel passato, umiliati, g. c.
IN TEMA DI INSEGNAMENTO RELIGIOSO
Interrogativi su un proUema aperta
statuto della Comunità da sottoporre
alle definitive decisioni del Consiglio
della Comunità stessa.
Rilevando che lo Statuto rappresenterà il documento base per la futura
attività della Comunità, chiamata ad
operare d'ora innanzi per il progresso economico e sociale della Valle,
invita i cittadini della Valle a partecipare al dibattito ed a fornire suggerimenti e proposte per la stesura definitiva dello statuto, che verrà discusso e.
deliberato dal Consiglio nella seduta
indetta per il 18 dicembre alle ore 21
nella sede suddetta.
Il Presidente
(Arch. Piercarlo Longo)
Torre Pellice
Corso di lingua inglese
La Direzione didattica delle Scuole
Elementari informa che, a partire da
martedì 7 gennaio 1974, riprenderanno le lezioni di lingua inglese per adulti nella sede delle scuole statali di
Viale Dante. Si prevede il seguente orario: tre lezioni settimanali di due ore
ciascuna, per la durata di due mesi (il
corso continuerà anche nei mesi successivi, ma con modalità diverse), con
orario preserale (17-19). Il primo incontro organizzativo è fissato per martedì
7 gennaio alle ore 17, nella sede indicata.
Gli iscritti al corso dell’anno scorso
che intendano continuare le lezioni sono invitati a darne comunicazione alla
Scuola (tei. 91424). I nuovi iscritti sono
pregati di inoltrare regolare domanda
in carta libera.
Il Direttore didattico
Pomaretto
Sull’Eco delle Valli Valdesi del 16
novembre c. a., ho letto il resoconto
sui posti di prestiti funzionanti in Val
Germanasca. Sono stati ricordati quelli di Frali, di Ferrerò e di Chiotti, ed è
stato dimenticato queiio di Pomaretto.
Anche questo posto di prestito dipende dal sistema bibliotecario provinciale di Torino-Finerolo e ogni 3
mesi riceve 100 volumi per adulti e ragazzi. Vi è pure un deposito fìsso di
50 volumi, enciclopedie e libri per ragazzi, offerti dalla Fro Fomaretto.
Le categorie sociali che frequentano
maggiormente il posto di prestito sono: casalinghe, pensionati e studenti.
I lettori abituali sono 50 su 100
iscritti.
I libri letti nel mese di settembre
c. a. sono 195, nel mese di ottobre 198.
In quasi quattro anni di attività sono
stati registrati 3.600 libri.
Sandra Griglio
Nella speranza di apportare qualche
elemento nuovo nel dibattito sulTinsegnamento religioso desidero mettere in
evidenza alcuni aspetti del problema,
che mi paiono avere un certo peso, e
che possono forse interessare, se di
esso di dovrà ancora discutere nelle
comunità o in altra sede.
Premetto, se pure è necessario dirlo,
che la mia posizione è assolutamente
laica, per la separazione dei compiti e
la distruzione delle interferenze chiesastato. Tuttavia siccome le rivoluzioni
non si fanno in un giorno solo (poiché
allora sarebbero delle rivolte, e senza
seguito...), occorre prendere in considerazione i vari aspetti della nostra
situazione.
E si chiarisce intanto, contrariamente a quanto è stato dato o lasciato intendere, che il Sinodo ’73 non ha deciso
la soppressione delTinsegnamento religioso nelle scuole o la denuncia del
Concordato; tenendo conto del parere
della maggioranza delle Comunità, Sinodo e Conferenza metodista hanno in
tal senso dato mandato agli organismi
direttivi di « prendere le opportune iniziative nelle competenti sedi per l’abrogazione della suddetta legislazione [sui
Culti ammessi] secondo le procedure
previste dalTart. 8 della Costituzione »;
ed hanno deliberato « di non voler procedere ad intese con lo stato, una volta
che sia abrogata la legislazione sui culti
ammessi, in materia di istruzione religiosa, e di esenzione dal servizio militare per i pastori ». In altre parole, il
Sinodo ha deciso di avviare la macchina anti-concordataria, ma non si sa ancora come sia la posizione deH’altra
parte...
In questo senso, stando così le cose,
c’è da domandarsi onestamente se la
battaglia per la scuola laica sarà non
dico determinata, ma avviata o preannunciata, dalla modestissima e sparuta
presa di posizione di alcune comunità
delle Valli (con le conseguenze interne
cui accennava Giovanni Conte): sul
fronte italiano, non ci facciamo illusioni, non riusciamo nemmeno a fare gli
untorelli di manzoniana memoria. Ma,
oltre a tutto, e volendo rimanere alla
questione dei principi, è veramente
questa la via migliore per risuscitare
nell’ambiente valdese una mentalità
laicista? Contro il conformismo dilagante, non serve certo il mettere in evidenza divisioni interne, posizioni non
condivise o vissute nell’indifferenza...
Vi è poi, nel caso che concerne le
Valli Valdesi, una situazione di fatto da
non dimenticare: che cioè le chiese
delle Valli non hanno aspettato né la
legge del 1929 né il Concordato per attuare l’insegnamento religioso nelle
scuole: esso è qui da noi vecchio quanto la chiesa valdese, come ognuno sa,
ed evidentemente è diventato tradizione in tempi in cui più non ve ne sarebbe bisogno, poiché vorremmo che lo
stato di cui facciamo parte sia laico e
non confessionale.
Ma qui nasce un altro problema importante: se sul piano giuridico, confessionalità cattolica e valdese sono
equivalenti, siamo disposti davvero a
credere e lasciar credere che Tuna e
l’altra abbiano lo stesso volto, le stesse
caratteristiche, le stesse dimensioni?
F costantinianesimo cattolico è sullo
stesso piano di un preteso costantinianesimo valdese? Non lo so. E da un
punto di vista più strettamente pedagogico, siamo disposti ad attribuire gli
stessi difetti all’ora di dottrina cattolica e all’ora di Bibbia valdese?, Non
lo so.
Non lo so, perché vi sono dei risvolti
e delle implicazioni su cui non vogliamo qui soffermarci, ma che rivelano un grosso pericolo, e cioè quello di
confondere confessionalismo cattolico
ed etica protestante, che sono cose assai diverse...
E vorrei, concludendo, rivolgere due
domande. La prima concerne i rapporti insegnanti-genitori-alunni, e si riferisce al caso prevedibile in cui la maggioranza dei genitori chiedano all’insegnante di impartire ai fanciulli l’ora
di religione valdese: possono in coscienza gli insegnanti sottrarsi a questa richiesta? E se essi non si sentono,
chi si sostituirà ad essi per questo legittimo desiderio? E quali saranno le
conseguenze pratiche di simile ipotesi?
In secondo luogo, risulta che in qualche posto qualcuno degli insegnanti
che hanno promosso l’azione anti-ora
di religione, si sia rifiutato di fare lezione in un’aula ove esistano il crocifisso o il Cristo benedicente i fanciulli?
La coerenza radicale vorrebbe che la
battaglia per la scuola laica fosse fatta
anche apertamente contro i simboli
evidenti e regolamentati dalla scuola
confessionale, e non soltanto contro i
compromessi della dispensa dalle ore
di religione.
* * *
In conclusione, a parere mio, sull’ora di religione dobbiamo ancora
chiarirci le idee, e se qualcuno vorrà
sciogliere qualcuno dei vari interrogativi proposti, gliene sarò assai grato.
Augusto Armano Hugon
Pramollo
Il tempo bello ed asciutto di queste
ultime settimane ha favorito i lavori
di sostegno e di rifacimento dei due
tratti della strada carrozzabile di accesso a Ruata, che era stata seriamente danneggiata dall’alluvione dell’inizio
dello scorso mese di ottobre. La ditta
appaltatrice ha così potuto ultimare
gran parte di tale lavoro, permettendo
di nuovo un transito normale e tranquillo: ce ne rallegriamo e desideriamo esprimere una parola di gratitudine a quanti si sono particolarmente interessati perché questi lavori giungessero a buon fine.
Ricordiamo che a partire dal 10 dicembre il numero del posto telefonico
pubblico di Ruata è il seguente: 58.688.
T. Pons
Avete rinnoveto
il vestro ebbonemento?
Italia L. 4.000
Estero L. 5.000
llllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
In memoria di Laura Jervis, per il
Rifugio « C. Alberto » :
G. Farboni, ricordando la sua infermiera, L. 5.C00; Ketty Comba 10.000.
Illlllllllllllinrllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
AVVISI ECONOMICI
PER SANREMO cercasi custodi pensionati
casa con giardino. Rivolgersi Canale - Val
Salice 101 - 10131 Torino.
8
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N, 49 — 14 dicembre 1973
TULLIO VINAY A PINEROLO
“Informate il mondo che qui si muore”
La discussione alTONU
sul disarmo nucleare
1 diritti dell'uomo oggi
« Da quando sono stato a Saigon, non dormo più,
non vivo più: ho davanti a me l'immagine di questi prigionieri che non dobbiamo abbandonare ».
Dopo il suo ritorno dal Sud Vietnam
Tullio Vinay ha continuato ininterrottamente, in Italia e all’estero, a dare
la sua testimonianza di quanto ha visto e udito; conferenze stampa a. Roma, Ginevra, Parigi, Francoforte, ha
parlato al Convegno di Bologna « cristiani per il socialismo », ha avuto contatto con i responsabili delle chiese
svizzere e tedesche, è stato ricevuto il
6 novembre dal Presidente della repubblica federale tedesca Gustav Heinemann, ha parlato alla radio a Ginevra. Fra le sue numerose altre tappe
anche Pinerolo, il 6 dicembre sera.
Con quanta sofferenza e partecipazione abbia raccontato alcuni momenti ed episodi della sua missione ne
hanno avuto prova gli intervenuti, un
po’ da tutte le comunità delle valli,
giovedì sera.
L’incontro è riuscito bene; oltre 350
persone sono accorse da quasi tutte
le comunità delle valli, da Bobbio a
Frali, come raramente ci è dato di vedere. E questo non è un fatto trascurabile, nel grigiore delle nostre attività
in cui spesso ci si conta sulle dita.
A Pinerolo Vinay non ha detto nulla
di nuovo per quanto riguarda l’informazione sulla situazione nel Sud Vietnam, nulla che non sia stato detto,
scritto e riscritto. Per molti però era
forse la prima occasione di poter vedere e ascoltare quanto non avevano
letto sulla stampa, oppure verificare
certe informazioni su cui si poteva dubitare, etichettate « di parte », con la
testimonianza di chi ha visto di persona.
Vinay ha smentito recisamente la
ìnenzogna politica di chi svia il discorso dai 200 mila prigionieri politici
di Thieu sulle presunte migliaia di prigionieri politici nel Nord Vietnam:
nessuno ha delle prove. Perché poi,
diceva Vinay, quelli rimasti nel Sud
Vietnam, .e che non sono comunisti,
dovrebbero lottare contro il regime di
Thieu?
I dati che Vinay ha citato sulla situazione politica ed economica sono quelli noti, che abbiamo letto più volte su
Nuovi Tempi, sul materiale d’informazione del GEC, sul libro « Le prove »,
ecc. Una documentazione forse più
completa qualcuno l’avrà trovata nel
volume dei due insegnanti francesi
Jean Pierre Debris e André Menras
« Rescapés des bagnes de Saigon nous
accusons », edito nel 1973, in cui i due
francesi raccontano la loro esperienza
in Sud Vietnam (sono stati incarcerati
per due anni e mezzo).
Le stesse testimonianze risultano da
un recente « rapporto » di una suora
franc-'-e ri+ornata da Saigon in agosto
(pubblicato su «Testimonianze», n. 155)
dove emergono le responsabilità della
chiesa ufficiale e delle missioni: « le
missioni straniere in apparenza dicono
di "non fare politica”, ma in realtà rispecchiano tutte le posizioni esistenti
nella vita sudvietnamita, con un forte
accento filo Thieu e filo USA ». (Quando poi questa suora ha riferito sulla
situazione in Sud Vietnam al cardinale
francese Villot, la risposta è stata: « è
tutta una propaganda comunista! ». I
200 mila prigionieri li considera un
« male inevitabile, vittime innocenti di
questa situazione »).
Accanto alla posizione ufficiale della
chiesa cattolica sottomessa alla CIA e
a Thieu, Vinay ci ha parlato della chiesa confessante del Sud Vietnam; una
chiesa fatta di umili, di poveri, di perseguitati, che sa essere la chiesa di
Cristo nella prova e nella persecuzione, annunciando la riconciliazione e la
pace fra il popolo vietnamita. Questa
è la chiesa temuta da Thieu, e di questa chiesa Tullio Vinay si è fatto messaggero.
Intanto in Sud Vietnam la guerra
continua e Nixon minaccia un nuovo
intervento armato degli USA; l’accordo
di Parigi firmato nel gennaio scorso ha
fatto credere che gli scontri sarebbero
cessati. Invece continuano e si continua a morire. 1 soldati americani se
ne sono andati, ma sono stati inviati
20 mila esperti civili; le armi non sono
partite, sono rimaste per essere utilizzate. Con l’accordo di Parigi gli americani si sono assicurati una base militare nella vicina Thailandia e la presenza di una grossa flotta nei mari della Cina.
Questa cintura permette a Thieu di
spadroneggiare a suo piacere nel Süd
Vietnam dove c’è, in percentuale, la
più ingente forza di polizia del mondo.
Chi parla di riconciliazione e di pace viene imprigionato e torturato, come quella ragazzina quattordicenne
che ha scritto un tema invocando la
pace e di cui Vinay conserva la fotografia. ' '
Il filmato che è stato proiettato ha
dato un’immagine agghiacciante della
realtà della tortura e di quelle orribili
gabbie di tigre che lasciano in libertà
soltanto creature costrette a strisciare
sulla terra come degli animali e sul
cui volto abbiamo scorto ’una dignità
umana, una resistenza spirituale che
gridano la condanna dei loro aguzzini
proprio col loro volto che non ha traccia di odio né di vendetta, v
Mentre Vinay commentava il filmato ho ripensato ai sei sud-vietnamiti incontrati a fine maggio a Berlino, in
occasione della « settimana della pace »: un professore di lettere, un monaco buddista, una signorina ventenne
accompagnati da altre tre amici, tutti
reduci dalle prigioni di Thieu. Due di
loro portavano ancora nella loro carne
i segni delle torture. Ebbene, nel loro
rapporto stampa in cui raccontavano
la situazione del loro paese e delle sofferenze della loro prigionia, non una
parola d’odio verso gli americani è
uscita dalla loro bocca. La loro dignità di creature umane, il loro « humor »,
la loro spontaneità, la loro viva speranza di liberare un giorno la loro terra, hanno lasciato gli amici tedeschi
che li ascoltavano, meravigliati e sorpresi.
Quella stessa espressione ho rivisto
sul volto di quei prigionieri che il filmato ci ha mostrato.
Per la liberazione di queste creature
Vinay va in giro per il mondo sollecitando la responsabilità di credenti e
non credenti. « I credenti che dicono
di non voler fare politica, ebbene non
la facciano; ma imparino almeno a
stare con le vittime e non con i carnefici».
Questo è stato l’appello conclusivo
del pastore Vinay neÌLassemblea di Pinerolo che « Il Penice », con la solita
arroganza ed ironia di chi non ha più
argomenti validi da contrapporre, ha
definito « baraccone politico e clericale ».
g. e.
La connmissione politica deH’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha rivolto un appello agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica
affinché nel corso deU’atluale fase’dei negoziati « Salt » giungano a un accordo su « limitazioni qualitative importanti e su riduzioni sostanziali dei loro sistemi di armi nucleari strategiche ». La commissione ha approvato con
79 voti, contro uno (Albania) e diciotto astensioni una risoluzione in tal senso. La Cina non
ha partecijiato al voto. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si sono astenuti. Il rappresentante
americano ha dichiarato che i negoziati «Salt»
tra USA,e URSS dovrebbero svilupparsi « secondo linee., stabilite dàlie partili.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
(segue da pag. 1 )
del mondo, piuttosto che promuovere
l'eguaglianza tra i membri dell'umana
farpiglia. Dobbiamo inoltre riconoscere
che i cristiani avrebbero potuto esercitare maggiormente i loro diritti e compiere meglio i loro doveri nel lottare
contro l'ingiustizia e nel preparare in
tal modo la trasformazione di alcune
situazioni attuali.
Chi segue Cristo, che divenne povero
per amor nostro, non può essere insensibile verso coloro che sono incarcerati,
torturati, affamati o assetati. Ignorarli
è dimenticare Lui stesso, ha detto il
Signóre.
' 'Durante .questo tefhpo di' .Avventò,da
nostra allegrezza nel celebrare la venuta del Salvatore e nel riconoscerlo
vivente in ognuno dei nostri fratelli è
turbata dalla constatazione che purtroppo molti di coloro che Egli viene a
salvare sono .tuttora vittime di discri
M La commissione congiunta del Pathet Lao
e del Governo di Vientiane, costituita in
base all’accordo di pace firmato dalle due parti
il 14 settembre, si è riunita a Vientiane il 23
novembre, per la prima volta, e ha deciso di
riunirsi settimonalmente. Ha come compito:
attuare la tregua, neutralizzare Vientiane e
Luang Prabang (le due capitali), instaurare i
diritti democratici, sovraintendere allo sgombero delle truppe straniere, al rilascio dei prigionieri e al rimpatrio dei profughi.
H Probabilmente in margine alla visita di
Brejnev in India, l’agenzia Nuova Cina,
in un commento ripreso da Radio Pekino, ha
accusato « i nuovi zar social-imperialisti revisionisti sovietici 11 di perseguire « i sogni dei
vecchi zar, di edificare un impero mondiale »;
rURSS « intensifica le sue attività di sovversione e d'intervento n nei paesi dell’Asia meridionale e partecipa allo « smembramento di
uno Stato sovrano, il Pakistan ».
Pq La ’’Pravda" ha scritto : « Il popolo sovietico è fermamente convinto che la normalizzazione delle relazioni fra l’URSS e l’Albania si accorderebbe con i fondamentali interessi dei due popoli e, più in generale, delle
forze antimperialiste ». Le relazioni erano state rotte nel 1961 per l’atteggiamento filocines; di Tirana. La ’’Pravda” continua: a L’abnorme situazione determinatasi tra i due Paesi è innaturale fra Stati socialisti e obiettivamente fa il gioco di quelle forze esterne cui
piacerebbe continuare a sfruttarla a danno
della causa del socialismo ».
H Luis Corvalan, il segretario generale del
partito comunista (disciolto dal regime
di Santiago), arrestato in seguito al golpe e in
attesa di processo, è stato trasferito nel carcere dell’isola di Dawson, la sperduta isola dell’estremo sud cileno, che il regime ha trasformato in penitenziario per detenuti politici.
H La SFATO, l’Organizzazione del Trattato del Sud-Est asiatico, una sorta di
NATO deU’Estremo Oriente, ha annunciato un
piano per la riduzione dell’82% del suo personale militare. Tale riduzione corrisponde alla distensione con la Cina popolare, ed è stata
richiesta sopratutto da Australia e Nuova Zelanda (nei due paesi sono da un anno al potere governi laburisti).
^ Agenti americani e pakistani hanno compiuto a New York quello che probabilmente è finora il maggior sequestro di hashish : 12 tonnellate, per un valore di 30 milioni di dollari (18 miliardi di lire) sul mercato americano.
il
ROY MEDVEDIEV
CRITICA
SAKHAROV E
SOLGENIZIN
Echi della settimana
ze; ma è altrettanto
m Secondo un’indagine delTINAM, la spesa sostenuta dalTIstituto per ogni singola
giornata di ricovero in ospedale è aumentata
dal 1968 al 1972 del 128%, la spesa complessiva per le prestazioni ospedaliere del 178%.
Dal 1951 al 1972 il costo di una giornata di
degenza è aumentato di oltre 9 volte, la spesa
complessiva di 64 volte, la frequenza del ricovero si è triplicata, la durata di ogni ricovero
è aumentata del 10%. In particolare nel 1972
l’Istituto ha speso per le prestazioni ospedaliere (escluse dunque tutte quelle farmaceutiche)
circa mille miliardi di lire, i casi di ricovero
sono stati 4.300.000 e 61 milioni e mezzo le
giornate di degenza. Non vengono forniti dati
raffrontati relativi all’aumento delle entrate.
Nel n. preced.
di questo settimanale abbiamo riportato buona parte (sia pure valendoci,
ove possibile, dell’ampio riassunto fattone su «Le Monde» del 17.11) d’un
monito che lo storico sovietico Roy
Medvediev, un contestatore che le autorità deirURSS hanno perseguitato e
continuano a perseguitare, rivolge alTQccidente (v. Tart. « Non ritornare
alla guerra fredda »). Il problema dibattuto è del più alto interesse e, a nostro parere, destinato ad avere sempre
più importanza, per TURSS e per tutto il mondo, negli anni e nei decenni
avvenire.
Intanto la contestazione interna aiTURSS si accentua sempre più, e fa
impressione apprendere che, pochi
giorni fa, il Sakharov in persona ha
guidato un corteo di protesta per le
vie di Mosca (ne è apparsa anche una
fotografia sui nostri giornali). Vogliamo perciò riportare anche dalla seconda parte dello stesso documento che
il Medvediev ha fatto pervenire in Qccidente, dalla parte cioè nella quale egli
critica più particolarmente le opinioni già espresse dai suoi amici Sakharov e Solgenizin, alcuni punti salienti.
« Per il Medvediev, Sakharov e Solgenizin sono evidentemente nell'errore,
quando il pr'mo chiede al Congresso
americano di subordinare l'accordo
della clausola della nazione più favorita al riconoscimento del diritto alla
emigrazione (cosiddetto “Emendamento Jackson"), e quando il secondo stabilisce un paragone fra il Sud-Africa e
TURSS.
Sulla prima questione, il Medvediev
scrive: “Quantunque la libertà d'emigrazione nel nostro paese costituisca
un'importante libertà civica, è altrettanto importante esigere la creazione,
in URSS, di condizioni tali che il popolo sovietico non voglia più abbandonare il proprio paese".
Sulla seconda questione, l'autore richiama le seguenti parole del Solgenizin: “È possibile che la Repubblica del
Sud-Africa tenga in prigione e torturi
un capo negro per la durata di quattro anni, così com'è stato fatto qui per
il generale Grigorenko? La tempesta
dell'indignazione mondiale avrebbe, già
da lungo tempo, ripulito il tetto di
quella prigione". E il Medvediev risponde: “Questo non è un punto di vista corretto. Disgraziatamente nessuna
protesta ha ripulito il tetto delle prigioni e dei campi di concentramento,
nei quali centinaia di migliaia di negri sud-africani languiscono" ».
Ma, contrariamente ai giudizi che
sono stati espressi su certa stampa italiana di sinistra, essere il Sakharov un
impotente disperato («II Manifesto»)
e il Solgenizin un borghese (« Nuovi
Tempi »), giudizi che noi decisamente
respingiamo. « il documento del Medvediev non è un libello (un « pamph
a cura dì Tullio Viola
let », nel testo francese) contro il Sakharov e il Solgenizin. Anzi egli rende
omaggio al loro “coraggio che merita
rispetto". In certo senso, l'autore ritiene che la. responsabilità degli errori
politici dei suoi amici ricada sulle autorità sovietiche. Dopo aver ricordato
dettagliatamente la campagna lanciata
contro di loro a partire dall'agosto
1973, egli aggiunge: « Molti di quei dissidenti sono l'oggetto di pressioni forti e continue, d'attacchi massicci ed
ingiusti, sia con la stampa che con la
propaganda orale (l'autore non dimentica di denunciare l'arte delle citazioni
frammentarie), attacchi nei quali si ripercuotono dolorosamente le persecuzioni e gli arresti dei loro amici meno
conosciuti, i quali non beneficiano del
sostegno d'un gran numero di membri dell'Intelligentsia. Qrbene molti di
quei dissidenti arrivano a delle idee
sempre più estrente ed enunciano delle proposizioni sempre meno costruttive, guidati (come sono) dalle loro
emozioni piuttosto che da considerazioni d'efficacia politica" (...)
Quando si calma la tensione, “allora
gli effetti dell'opinione pubblica internazionale e la sua influenza sulla politica interna delle grandi potenze aumentano. Infatti un paese isolato dal
mondo esterno, chiuso entro le barriere d'ogni genere erette dalla guerra
fredda, diviene insensibile alle proteste
e ai punti di vista delTopinione pubblica mondiale. Del resto ciò è vero
non soltanto per certe grandi potenze, ma anche per la piccola Albania.
In questo senso, dobbiamo dire_ che
l'alleviarsi della tensione internazionale costituisce (anche se non la sola)
una condizione preliminare molto importante per lo sviluppo della democratizzazione della società sovietica".
Avviandosi alla conclusione, l’autore
scrive: “Le attuali tendenze regressive
della nostra politica interna costituiscono certamente un sintomo allarmante, ma non escludono che possano
apparire altre tendenze oppure un'altra situazione, di cui oggi è difficile
prevedere i dettagli. (...) Oggi noi vediamo che la maggioranza dei dirigenti del nostro paese comprendono sempre meglio l'inammissibilità di far durare più a lungo il considerevole ritardo delTURSS sui paesi capitalisti, quanto al livello di vita della popolazione e
quanto alla produzione dei principati
beni materiali necessari al nostro popolo. Certe misure efficaci sono già state adottate in proposito. Tuttavia noi
siamo rimasti a un livello molto basso, quanto alla produzione di beni e
di valori spirituali. È pur vero che, per
la maggioranza dei sovietici, il nutrimento spirituale diventa giustamente
un elemento sempre più importante
nel soddisfacimento delle loro esigen
vero che è impossibile dare l'avvio
ad una “produzione", appena appena
soddisfacente, di va_____________ lori spirituali, senza vera democrazia e senza libero scambio d’idee e di
opinioni. E lecito sperare che questa
verità eletnentare diverrà, col tempo,
accessibile a tutti i sovietici, e particolarmente alla maggioranza dei loro dirigenti" ».
LA TORTURA NEL MONDO
■jF Nei giorni 10 e 11 corr. ha avuto
luogo a Parigi una conferenza organizzata dalla nota società filantropica
« Amnesty Internazionale », sul tema
dell’« Abolizione della tortura ». In preparazione, fin dal 26.11 la società aveva pubblicato a Londra « un rapporto
dettagliato sull’“internazionalizzazione"
della tortura.
Secondo tale rapporto, la tortura
“tende a divenire istituzionale" e “vi
sono governi che forniscono degli specialisti e degli apparecchi di tortura,
perchè vengano utilizzati in altri paesi”. Il rapporto denuncia sia le torture
fisiche, sia quelle non fisiche, come “la
detenzione di persone sane negli asili
psichiatrici".
“La tortura (affernia il rapporto) è
diventata un fenomeno mondiale. È
una pratica corrente per conservare il
potere politico, pratica incoraggiata o
tollerata dai governi d’un numero vieppiù crescente di nazioni".
Il rapporto denuncia, in proposito,
ben sessanta nazioni, e in particolare:
ì).il Portogallo, nel quale “vengono impiegati mezzi più elaborati",
2) TURSS, dove “le diagnosi di malattie mentali vengono formulate a carico di soggetti che si sono espressi come contestatori ideologici o politici",
3) l'Argentina, dove "settantatre diversi metodi di tortura sono stati applicati durante gli ultimi dieci anni",
4) il Brasile, dove "la tortura costituisce una pratica amministrativa" ».
(Da «Le Monde» del 29.11.’73).
Più recentemente («Le Monde » del
5.12) abbiamo appreso che la sede della conferenza, che avrebbe dovuto essere quella delTUNESCO, è stata spostata alla torre Olivier-de-Serres, sempre a Parigi (porte de Versailles). E
meraviglia il fatto che l’UNESCO abbia negato (il 3.12) la propria sede (annullando così, all’ultimo minuto, un
contratto firmato un anno fa) per varie ragioni, fra le quali si ritiene di
conoscere la seguente: « alcuni degli
Stati membri hanno vosto il veto ed
esercitato delle pressioni, perché messi sotto accusa dal rapporto di cui sopra ».
minazione razziale, sociale, economica
e ideologica, sono imprigionati ingiustarnente e torturati, soffrono a causa
di Governi oppressori, sono forzati a
cercare asilo in terra straniera. La nostra sensibilità è offesa, e deve esserlo,
nel vedere che, nel cosidetto mondo
moderno, a coloro nei quali Cristo si è
identificato, accadono ancora queste cose. Noi, inoltre, chiediamo con insisten
j?, coloro che a parole proclamano
la libertà e la dignità umana, ma con i
fritti privanò l’uomo e la donna della
libertà, della dignità e della vera vita,
di avere maggior rispetto per gli inalienabili diritti della persona umana.
■ Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
e la Chiesa Cattolica hanno frequentemente dichiarato che l’Organizzazione
delle Nazioni Unite rappresenta la principale speranza temporale per la pace
del mondo. Essi hanno ripetutamente
affernmto che la piena realizzazione dei
diritti dell’uomo è essenziale per stabilire una pace che sia giusta e duratura
per tutti i popoli. Nutriamo speranza
che TOrganizzazione delle Nazioni Unite ed i suoi Siati membri diventino più
efficienti nel promuovere i diritti dell’uomo, di modo che non vengano meno
all'attesa di tante popolazioni del mondo, molte delle quali sono vittime silenziose delle violazioni di tali diritti.
Il fatto che alcuni paesi abbiano scelto il presente anno per ratificare tali
importanti strumenti dei diritti delTuomo — quali i Patti Internazionali del
1966 sui diritti civili e politici, e sui diritti sociali, economici e culturali — è
incoraggiante, e noi ci auguriamo che
quelle nazioni che non Tabbiano ancora
fatto, vogliano cogliere l’occasione di
questo venticinquesimo anniversario
per seguire senza indugi il loro esempio.
Allo stesso tempo è motivo di speranza notare che l’opinione pubblica è ogni
giorno più sensibilmente attenta alle
violazioni dei diritti dell’uomo. La ste.ssa condanna morale, che così largamente si solleva non appena vengono
conosciute simili violazioni, è certamente un segno confortante. Uno dei
compiti principali dei cristiani è quello
di favorire tale consapevolezza e eli aiutare a togliere quelle barriere che ancora esistono.
Desideriamo, infine, cogliere questa
occasione per fare appello ancora una
volta alle chiese locali, ed in particolar
modo ai loro esponenti ed educatori
crisfimii affinché promuovano o intensifichino programmi di istruzione e di
sensibilizzazione sui diritti delTuomo e
sui relativi doveri, ciò allo scopo di rendere ogni persona, senza distinzione di
razza, religione, classe o nazionalità,
consapevole del reale valore della vita
umana alla quale essa ha diritto. Invitiamo tutti i popoli ad unirsi nelTintento di ottenere che gli alti ideali espressi
nella Dichiarazione Universale dei diritti delTuomo diventino realtà presenti.
A tutti i cristiani, e in modo speciale a
coloro ai quali sono state affidate più
alte responsabilità, ricordiamo che siamo stati tutti chiamati dal Principe della Pace a servire il nostro prossimo e
non ad essere serviti.
Tutti insieme dobbiamo promuovere
e difendere i diritti delTuomo in ciascuna delle nostre rispettive società.
Solidali con tutti quelli che combattono per la libertà e la giustizia, dobbiamo intensificare i nostri sforzi per togliere, dovunque siano, le cause profonde della sofferenza umana.
Roma e Ginevra, 7 dicembre 1973.
Dr. Philip Potter
Segretario Generale
del Consiglio Ecumenico
delle Chiese
Card. Maurice Roy
Presidente della
Pontificia Commissione
« lustitia et Pax »
Permessi di circolazione
per gli invalidi
’ Questo settimanale ha trattato, a più riprese, il tragico tema; e ultimamente, anche
con grande ampiezza e profondità (v. n. preced. pp. 2. 3). Crediamo perciò interessanti ’e
r’time notizie che qui riportiamo.
I rappresentanti dell’Associazione
Italiana per l'Assistenza agli Spastici,
'elTAssociazione Nazionale Invalidi
Esiti di Poliomielite, dell’Associazione
Nazionale Famiglie Fanciulli Subnormali. dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, dell’Unione Italiana Lotta
contro la Distrofia Muscolare e della
Comunità di Capo d’Arco si sono riuniti presso la Sede Centrale delTA.I.A.S. il 3 dicembre scorso e hanno
preso in esame la questione relativa ai
pennessi di circolare nei giorni festivi concessi dalle Autorità agli invalidi
che usano motocarrozzette.
Al termine della riunione sono stati
inviati dei telegrammi al Presidente
del Consiglio dei. Ministri, ai Ministri
dell’Industria e del Commercio, delrinierno, dei Lavori Pubblici e dei
Trasporti nei quali si è precisato che
gli invalidi che potranno usufruire del
permesso sono pochissimi e, per analogia a quanto Stabilito in altri Paesi
della Comunità europea, si è richiesto
l’estensione del permesso di circolare
con la propria auto agli invalidi non
deambulanti e impossibilitati a fruire
dei mezzi di trasporto pubblico e ai
minorati tetraplegici aventi necessità
di un accompagnatore.
È evidente che si tratta di soggetti
nelle stesse condizioni di quelli per
cui è stato già concesso il permesso,
salvo naturalmente che non possono
usare o non possiedono motocarrozzette