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EilìIÌQt22l VaH253
(Tarino)
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DELLE
Sei ti m a n a la
della Chiesa faidese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anne LXXXVII - N. 37
Una copia E>. 30
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.200 per Tintemo | Eco
L. 1.600 per l’estero I
e La Luce: L. TÌ00 per 1 interno j gpediz. abb. postale - Il 6nq>po
L. 2.500 per 1 estero | Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE, 20 Settembre 1957
Ammin Clandiana Torre Pdlice " 2*17557
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DOPO LE ELEZIONI DEL 15 SETTEMBRE
Mielite di nuovo nella Cennania letterale
Dopo una campagna elettorale che
è stata definita «la più noiosa» che
cl sia stata, ed in cui, per attirare
l’attenzione degli elettori non si è
quasi più ricorsi ai comizi, ma si sono
organizzati spettacoli di varietà, in
cui i conferenzieri intrattenevano il
pubblico con sketches a sfondo politico, di cui il partito aveva loro fornito cospicui manuali, o ancora quitz
con domande di carattere politico, o
infine organizzando riviste di moda o
« tè famigliari », in cui le propagandiste trovavano sempre il modo di portare discretamente il discorso sulla
politica, nulla di veramente nuovo è
apparso nelle elezioni tenutesi il 15
u.s. nella Repubblica Federale Tedesca.
Il partito di Adenauer, l’Unione Denmcratico-Cristiana, migliorando ancora le sue posizioni ha ottenuto la
maggioranza assoluta al nuovo Parla
mento di Bonn, con 270 seggi su 497,
oltre il 50“ ü dei suffragi. Anche il partito socialdemocratico di Ollenhauer
è passato da 151 a 169 seggi, mentre in
regresso, o addirittura « polverizzati »
sono stati gli altri partiti minori, di
cui soltanto quello liberaldemocratico
ha ancora una qualche consistenza.
Le elezioni, che hanno registrato
una frequenza altissima, di oltre l’88
per cento, tanto più notevole in quanto imperversava l’«asiatica», sono state, pili che altro, un successo personale di Adenauer. L’ultraottantenne Can.
celliere ha dimostrato di avere ancora la fiducia di buona parte dei tedeschi. Dobbiamo pensare che in
Gernuinia Adenauer, ed il partito democristiano che egli guida e in cui
confluiscono protestanti e cattolici,
sono considerati gli artefici di quella
rinascita economica del paese che
non cessa di stupire. Appoggiandosi
agli Occidentali, ma giocando abilmenti' nei loro riguardi sulla posizione strategica del paese nonché sulle
sue possibilità industriali, Adenauer
riuscì ben presto a fare allentare i
vincoli ed i controlli dell’occupazione
alleata, finché nel 1955 si giunse al ristabilimento della piena sovranità tedesca. Ed intanto l’industria tedesca
conosceva una ripresa vertiginosa, favorita pure dal liberalismo eeonomico
della politica interna governativa,
poiché non è un mistero quanto il
Cancelliere sia legato con i rappresentanti della grande industria e dell’alta finanza.
Dinanzi a questa ondata di benessere, tanto più prezioso dopo il flagello
della guerra, il tedesco medio non si
è forse chiesto se la via era veramente buona; si è dichiarato e continua
a dichiararsi soddisfatto della situazione. Qualcosa di simile a ciò che è
avvenuto in Francia; ma l’attuale
esempio francese dovrebbe mettere in
guardia gli ottimisti ad oltranza.....
Contro questa- ondata di pur moderato entusiasmo, limitata è l’udienza
che ottiene l’opposizione socialdemocratica; limitata ma per nulla trascurabile; e per quanto sia stata nettamente battuta, in 8 dei 10 Länder
della Federazione tedesca, ha ottenuto quel terzo dei seggi con cui potrà
comunque^ impedire alla maggioranza
democristiana qualunque modifica
della Costituzione.
Per quanto la Germania abbia una
leggera maggioranza protestante, è innegabile che il Cattolicesimo ha un
peso politico assai più considerevole,
specialmente nell’ambito deil’interconfessionale Unione democratico-cristiana. Esattamente come da noi, si
fanno sentire tendenze clericaleggianti nella politica scolastica; e, salvo
un’ala di sinistra, l’Unione non esita
a_ far sue le tendenze più conservatrici del paese, sotto ogni riguardo. Ad
esempio, la tanto esaltata politica europeistica del Cancelliere, che aveva
avuto uno scacco con la caduta del
progetto della CED, ma che si va affermando, non ha in realtà un carattere progressista e rinnovatore, ma è
al contrario « di marca cattolica e
conservatrice » ; lo stesso dicasi dell’unione di jjrotestanti e cattolici in
un’unico partito: si tratta sempre della vecchia idea del blocco delle forze
« democratiche », a difesa dei valori
della civiltà occidentale, blocco di cui
il Cattolicesimo romano tende ad avere la guida, e in cui la Germania, per
la sua posizione geografica e per la
sua potenza industriale avrebbe _necessariamente la supremazia ; il 'che
forse non spiacerebbe agli Americani.
La politica di Adenauer è dunque di
indubbia abilità; e le elezioni hanno
sancito questo riconoscimento. Ma è
pure lecito chiedersi se non sia, d’altra parte, una politica miope e senza
futuro. Una politica che accetta di
sacrificare quasi una metà della Germania, abbandonandola aU’influenza
russa (per quanto non ci sia discorso
politico in cui la riunificazione della
Germania non compaia...) e sanzionando di fatto la divisione in due del
popolo tedesco, per il benessere dell’altra metà. Uria politica di forza che
vede l’Europa come uno strumento di
difesa, anziché come uno scopo da
conseguire con perseveranza, con sincero desiderio di rinnovamento. Una
politica che non ha esitato a riarmare la Germania — anche se sono piuttosto irrisorie le dodici divisioni riarmate, una mossa politica più che un
fattore di potenza militare. Certo, la
minaccia deU’imperialismo sovietico
preme in modo particolarmente immediato alle frontiere della Germa
Pellegrinaggio valdese in Uruguay
per il centenario di Coionia Vaidense
La Commissione, in una sua recente seduta, ha preso nota con soddisfazione delle prime iscrizioni al Pellegrinaggio in Uruguay ed Argentina e,
anche in seguito ad un primo contatto con l’analogo comitato sud-ame
ricano, é in grado di comunicare
quanto segue:
1) Il pellegrinaggio avrà luogo approssimativamente tra il 15 sett. e
il 15 novembre 1958: un mese circa
sarà dedicato al viaggio di andata c
ritorno via mare, e un mese al soggiorno in Uruguay e Argentina, con
visita alle varie colonie Valdesi, alle
città di Rio de .laneiro, Montevideo
e Buenos Aires, e partecipazione alle
manifestazioni per il primo centena
rio di Colonia Valdese. E’ previsto un
percorso di navigazione interna sul
Rio Paraná e sarà studiata anche la
possibilità di visitare zone turistiche
di notevole nteresse.
1 particolari del viaggio per nave
(data esatta, classe, cabine ecc._) non
possono ovviamente essere per il momento fissati, fino al giorno, in cui
non si sappia il numero preciso dei
partecipanti.
2) La quota di partecipazione, prò
capite, è prevista in L. 300.000: in_ essa sono comprese, sia le spese di viag
gio in piroscafo, sia quelle di trasferimento nell’Uruguay e in Argentina,
sia ancora le spese di soggiorno. Onde facilitare il pagamento della quota, la Commissione prevede, se richiesto, un pagamento rateale, da
effettuarsi nello spazio di 18 mesi: e
precisamente un terzo all’atto dell’iscrizione definitiva, un terzo prima
dell’imbarco e il resto due mesi dopo
il ritorno.
3) Le adesioni devono pervenire alla Commissione, presso la Società di
Studi Valdesi (Torre Pellice), entro
il 30 novembre del c. a., la quale provvederà in seguito alla regolare iscrizione e potrà allora dare tutti quei
dettagli che l’attuale programma di
massima non consente ancora di formulare. Il pellegrinaggio si effettuerà qualora si raggiunga un minimo
dì 1.5 partecipanti.
E’ ovvio che l’invito al Pellegrinaggio è rivolto oltreché a tutti i Valdesi
delle Valli, anche a quelli del resto
d’Italia e della disseminazione valdese all’estero.
La commissione
prof. Augusto Armand Hugon
past. Guido Rivoir
prof. Teoflio Pons
nia Occidentale. Ma la soluzione neutrale adottata dall’Anstria non sarebbe stata più saggia? non avrebbe offerto qualche vera possibilità alla ricerca della riuniflcikzione tedesca?
Questo chiede, tra Tàltro, la socialdemocrazia tedesca, che in realtà, non
presenta più molti caratteri marxisti.
Infine, è preoccupante il disinteresse politico della masm tedesca: l’alta
percentuale di votanti o l’entusiasmo
con cui è stato applaudito Adenauer
non sono ancora segno sufficiente di
maturità politica; e, come accennavamo, il tedesco medio ha dato l’impressione di approvare incondizionatamente un governo che gli continuasse
ad assicurare il tenore di vita raggiunto. Non sono mancati osservatori po
litici che hanno fatto singolari confronti con la Germania del primo dopoguerra; e qualcuno ha scritto che
« fra il comunismo ed un neo-nazismo,
la Germania non esiterebbe ». Ci auguriamo che essa non sia posta dinanzi a questa scelta uguàlmente fu
nesta.
GINO CONTE
Durante le ultime settimane nel
Brindisino si sono
avute agitazioni
dovute ai «prezzi
LA FORZA
PUBBLICA
in questo modo di
farsi notare, se
noci di farsi giustizia da sè.
E’ inammissibile
di fame » che i
grossisti offrivano pel raccolto delle
uve (2600-3000 L. al quintale, raccolte!)
condizioni particolarmente gravi se .si
considerano i danni causati daU’inclemenza di quest’annata. Purtroppo,
la settimana scorsa si è giunti anche
a fatti di sangue : per quanto sia sempre difficile riconoscere, in questi casi,
la vera responsabilità, il fatto è che
si sono avuti due morti ed alcuni feriti gravi.
E’ deplorevole, certo, che dei cittadini si abbandonino alla violenza ed
alla distruzione (per quanto in quelo caso pare che le agitazioni non abbiano, in un primo tempo, avuto un
carattere j^iolento); forse si può però
comprendere che individui spinti alla
disperazione dalla miseria cerchino
~ che coloro che costituiscono la « forza pubblica», la cui
sola, e nobile, funzione è di mantenere l’ordine (non quello della morte o
.,della prigione) abbiano i nervi deboli
e premano troppo facilmente il grilletto, incuranti del valore di ogni vita umana.
Ma il biasimo più grave va a coloro
che per curare i propri interessi permettono o favoriscono il giungere a
questi limiti estremi; cc»ne pure a coloro, che non mancano mai, che hanno interesse a mestare nel torbido,
che sono ben felici, per fini politici, di
soffiare su un’agitazione sociale o economica.
L’ordine regna, ora. Speriamo non
sia l’ordine dei processi e della repressione che non vuol comprendere perchè si è scesi in piazza.
CIIS EM A
RADIO
TELE VISIONE
Una nuova enciclica di Pio XII
Per la ventidueÈmà yolta nel corso
del suo pontificato. Pio XII ha diffuso in tutto il mondo cattolico un’enciclica, che rimarrà nota, come d'uso,
dalle due parole con cui s’inizia: Miranda prorsus (Veramente mirabili...).
Altre encicliche e discorsi, già nel corso dei pontificati precedenti, ma sempre più frequenti, ci hanno abituati a
vedere la Chiesa, o più precisamente
il Magistero ecclesiastico prendere posizione di fronte agli avvenimenti del
giorno ed in modo speciale di fronte
ai progressi della scienza in ogni campo.
E’ veramente notevole lo sforzo e
la perspicacia con cui il Cattolicesimo
segue lo svolgersi della civiltà moderna, rifiutandosi di rinchiudere la vita
religiosa in un ghetto. E’ profondamente cristiano raffermare che non c’è
aspetto della vita, della scienza, della
indagine che sia estraneo alla fede in
Cristo Signore, e lo studiare e l’agire
in conseguenza. Forse il mondo protestante, ed in modo particolare la nostra piccola minoranza protestante in
Italia può ripensare utilmente alla
ampiezza d’orizzonti del Cattolicesimo.
Indispone, però, il paternalismo di
questi discorsi e di queste dichiarazioni uffciali, anch’esso tipicamente cattolico; quel tono di chiesa docertíe,
che ha l’ultima e più saggia parola, il
giudizio definitivo ed inappellabile su
tutti i casi della vita ed in tutti i campi dello scibile; dinanzi a cui gli uomini non sono che umile chiesa di
scente.
Questa nostra insofferenza non è dovuta soltanto ad una sorta di suscettibilità, ma piuttosto al fatto che alla
Parola di Dio, dinanzi a cui ogni sapienza umana è abbassata al suo giusto umile posto, si sostituisce la parola dell’uomo, che non riconosciamo
vicario di Cristo. Ed il contenuto di
questa come di tante encicliche ci conferma pienamente nelle nostre riserve.
Di fronte ai moderni mezzi di informazione e dì divertimento, quali
il cinema e soprattutto la radio e la
televisione, la Chiesa assume un atteggiamento che è quello pienamente condiviso da tutti i bravi moralisti: necessità della probità nell’informazione,
della vigilanza sui programmi diffusi.
affinchè la moralità non venga óffèstii
e ” la santità della famiglia non venga
profanata dal cattivo uso dei meravigliosi strumenti del progresso ”.
Molto giusto; tutti d’accordo. Dove
l’accordo comincia a non essere più
unanime è sulla definizione di questa moralità, sui modi e sui limiti di
questa vigilanza; la moralità, per il
Cattolicesimo, è quasi esclusivamente
legata al rispetto di certe norme di decenza in fatto di sessualità, ignorando
che la disonestà dell’informazione politica partigiana o la più o meno inconscia esaltazione della violenza in
certi film — per fare solo due esempi
— sono in realtà ossea più nocivi di
Qualche noHzia
breve
in
Un benedettino belga, dopo 31 anni di vita monastica, è entrato a far
parte della Chiesa anglicana, e si
prepara ad esercitare il pastorato.
Ha dichiarato cne non gli era più
possibile inchinarsi davanti a certi
dogmi, come Finfallibilità papale ed
il culto di Maria, imposti dalla Chiesa Cattolica.
A Siracusa è stato solennemente
celebrato il quarto anniversario della
prodigiosa lacrimazione della Madonnina degli Orti, con messa arcivescovile e partecipazione di un’importante folla di fedeli.
Presso Catania è stata incoronata
la storica immagine di Maria Ss.ma
della Vena, reliquia bizantina che sarebbe stata portata dall’oriente da
Papa Gregorio Magno e che è ora
conservata in un santuario.
Un membro del segretario degli
Affari Esteri degli S. U. ha smentito
l’informazione, secondo cui gli S. U.
avrebbero lo Stato Vaticano, dopo
gli .Accordi Laternensi del 1929. I rapporti americani col Vaticano non
sono diplomatici, bensì rapporti con
una Chiesa che è diffusa anche negli
S. U.
Nel corso dell’Assemblea^ della Federazione Luterana Mondiale, tenutasi in agosto a Minneapolis _(S. U.)
è stato decìso lo studio dell’insieme
del Cattolicesimo romano, nella sua
complessità (cfr. la relativa decisione
del nostro Sinodo).
"quidche centìmstM^'troppo di mdoi
la vigilanza, poi, tende a diventare, nelle mani di una istituzione sicura di sè
quale il Magistero cattolico, una vera
censura totaUtcaia, che non ammette
la discussione, che non permette, nei
limiti in cui le è possibile, che venga
presentata una posizione diversa, ignorando anche qui come sia ossea maggiore la maturità, la solidità dell’uomo che ha, come si dice, ” sentito le
due campane”, che non quella del
gregge ignaro cui si presenta già tutto
risolto (e in recdtà niente affatto risolto).
j Infine, un paragrafo ddV enciclica
ricorda ai vescovi e per mezzo loro cdle autorità civili il dovere di garantire le trasmissioni religiose nei giorni
festivi. ” Ma — scrive A. C. Jemolo
sulla Nuova Stampa — uno Stato che
assicuri costituzionalmente pari pcxssibilità di diffusione a tutte le dottrine,
rispetta questo suo postulato, se una
radio, in regime di monopolio statale
— nel dare posto alla propaganda religiosa, cdl’insegnamento dei pastori
(in misura minima!!! n. d. r.) — rifiuti di diffondere altri insegnamenti in
contrasto? ”.
Perciò, concordando pienamente con
l’enciclica sulla necessità di urta cura
assai più oculata e responsabile dei
mezzi di diffusione uditivi e visivi,
pensiamo, in radicale disaccordo da
essa, che essi potranno essere strumenti di verità soltanto quando saranno
sganciati da ogni totalitcaismo, anche
e soprattutto ecclesiastico, e rifletteranno la realtà che è complessa, che presenta molti dissidi, ma che forse proprio per questo è ricca di vita.
Se la Chiesa ed il cristiano hanno
da portare il loro ” sale ” nel mondo
— e hanno da portarlo! — lo porte
ranno con la loro presenza, a volte dichiarata, per lo più silenziosamente operante, non col peso di dichiarazioni
ufficiali infallibili. *
Yy ieu ne peut pas se servir de
l’homme qui discute avec lui;
d’ailleurs, celui qui fait la volonté
de Dieu n’a pas le temps de discuter
avec Lui.
2
2 —
I.'ECO VALLI VALDESI
LA PAROLE DE DIEU
----------------------------- ■ i(._ IL'^" '
Ma Parole te couvrira de son ombre.
Ma Parole s'étend sur toi comme une nuée. Elle te préserve des
ÎT„ “r* ^ aride. Elle rafraîchit ton âme.
Elle t environne de ma présence invisible.
Comme la pluie descend du ciel et n'y remonte pas sans avoir arrosé
et féconde la terre, ainsi ma Parole desceUfi sur toi et ne retourne pas
a mai sans avoir transformé ton coeur. EUe te pénètre et fait naître
I amour, elle fait germer l'obéissance et gnaidir la foi. Elle donne la
semence a cehü qui sème, et du pain à celui qui a faim.
Certains jours, elle s'étendra sur toi chargée d'orage. Car ma
Parole retentit comme le tonnerre et brille comme l'éclair. Ne cherche pas à t'abriter. Tiens-toi là comme Moïse sur le Sinai. Ecoute et
regarde. Je suis le Seigneur ton Dieu. Il est bon que tu sois terrassé,
aveuglé par ma lumière. Il faut que tu sois convaincu de péché par
la révélation de ma samteté et de mon amour. Puis va, retourne auprès
du peuple et dis-leurs que je suis le Seigneur Dieu et qu'ils écoutent
ma voix.
Ma Parole est comme un marteau qui happe sur l'enclume. Comment le fer pourrait-il être utilisé, s’il n’était forgé et façonné? Accepte, aujourd’hui, d'être placé sur l’enclume!
Tant que ton coeur sera fermé, ma Parole te sera un livre scellé.
Ouvre ton coeur, qu'il soit vidé de ton orgueil et de ta vanité. Donnemoi ton coeur de pierre, afin que je te fasse un coeur de chair, sensible à ma Parole et à ma présence.
Viens à moi pour que je te guérisse de ta surdité. Ton oreille
assourdie, obstruée, malade n’entend pas ma Parole qui est un murmure doux et subtil. Et je mettrai en toi un grand silence, pour écouter
et pour entendre.
Au matin, approche-toi de moi, afin que je mette un collyre sur
tes yeux, pour que tu voies, pour que tu puisse lire ma Parole non
avec les yeux de la chair avec lesquels tu lis ce qui est prophane, mais
avec les yeux de l’âme. Pour que tu puisse coiUempler, adorer.
Je suis le Seigneur de gloire qui te donne un esprit de sagesse
et de révélation de ma contmissance et qui illumine les yeux de ton
coeur, afin que tu comprenne quelle est Vespérance qui s’attache à
mon appel, quelle est la richesse de la gloire de mon héritage et quelle
est envers toi l infinie grandeur de ma puissance... ”,
Emploie ton coeur, ta force et tes pensées à comprendre ma
Parole. Mais sache que c’est par mon Esprit seulement qu'elle te sera
livrée. Demande-moi cet Esprit et ouvre-toi à lui. Je t’instruirai. Je te
montrerai la voie que tu dois suivre. Je scellerai ma Parole dans ton
coeur. Elle sera une lumière à ton sentier. Elle sera un roc sous tes
pas.^ Elle sera ta force et ta consolation. Une assurance ferme, une
certitude. Une communion entre toi et moi. Elle sera pour toi la
lettre de ton époux, le message de celui que tu attemls et dont la proniGss^ est plus certaine que toutes tes possessions.
(da UEsperance de VEglise, p. 28s.).
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Autonomia ecclesiastica del VI Distretto
Siamo li^ti di pubblicare questo articolo già comparso sul «Mensajero Vaidense»
come coptributo ad una migliore conoscenza della situazione del VI Distretto
Chi propone^ il problema tanto
dibattuto e tutì’ora in discussione
dell’autonomia -ecclesiastica in seno
alla nostra Chiesa, si mette intenzionalmente in mn vespaio. Qui nel
VI Distretto 1»,discussione, se mai
c’è stata, s’è ritÌotta a un punto morto, ma in Italia almeno in un Sinodo
su due il problema si ripresenta;
dai più radicali centralizzatori che
vorrebbero abolirla del tutto, ai partigiani di im regime più congregazionalista, cioè favorevole ad una
autonomìa sempre maggiore, si presentano le opinioni più strane alle
volte; l’accordtt è generale quando
si tratta di riconoscere che alla fine
sarebbe bene definire una volta per
tutte quali sono i privilegi e quali
gli oneri che l’autonomia concede e
pone ad una congregazione. L’autore di queste linee simpatizza verso
una autonomia nel senso più ampio
della parola, considerandola come la
forma di governo ecclesiastico che
più si avvicina a quella della Chiesa
nel ìNuovo Testamento; ma questo
con una condizione ben chiara: che
l’autonomia non entri in conflitto
con quello' eh’è l’organizzazione basica della nostra Chiesa, la presbiteriano-sinodale. Cercherò di spiegare più in là il significato di questi termini.
Chi partecipi al Sinodo in Torre
o alia Conferenza distrettuale del
VI distretto rioplatense o perfino alla Convenzione delle Chiese argentine, nata quando la guerra fredda
di Peròn impediva ogni contatto che
non fosse epistolare tra le due sponde del Rio de la Piata, noterà una
cosa che hon 2>uò mancare d’impressionarlo: la completa unità di fede,
di disciplina, di ideali, di scopo nei
due rami, l’europeo e l’americano.
Una parola di cui si è abusato
EDIFICAZIONE
Talvolta — ma sempre più raramente — si sente dire da qualcuno, all’u
scita dal tempio, o dopo una riunione
0 una conferenza religiosa, che è stato « edificato ». Si sente pure dire che
un buon libro, o spettacolo, ecc. sono
stati « edificanti ». Sono espressioni
che ci fanno un poco fremere, forse ingiustamente, come residui di un lin
guaggio formalmente pio. Non contesto che questi termini possano essere
usati seriamente: ma credo che spesso,
se si chiedesse a quelle persone che
cosa intendono, dicendo di essere state « edificate », non saprebbero rispondere molto chiaramente : « edificazione » è fra i termini più vaghi del nostro vocabolario religioso corrente. La
cosa è doppiamente grave in quanto
si tratta di un termine biblico, e fra
1 più forti.
Edificare vuol dire costruire (l’originale greco ha la stessa radice della
parola « casa »). Nell’Antico come nel
Nuovo Testamento questo termine —
che la consultazione di una Chiave Biblica ci rivela di uso frequentissimo
— è usato talvolta in senso proprio,
talvolta in senso figurato: ma anche
in questo caso conserva una singolare
concretezza, propria del linguaggio e
delle immagini bibliche. E’ necessario
che, nell’uso che ne facciamo, esso
mantenga questo senso così concreto,
tanto più forte di quello a cui ci siamo
forse abituati.
L’edificio che viene costruito, secondo la Scrittura, è il popolo di Dio o
la sua Chiesa. La storia d’Israele riflette l’azione storica di Dio, che costruisce, e in certi casi distrugge pure,
momentaneamente o parzialmente, per
meglio ricostruirlo, il suo popolo: la
predicazione profetica, particolarmente quella di Geremia, annunciano proprio che tutta la storia d’Israele, la
sua edificazione come popolo ' con le
sue luci e le sue ombre, è opera di Dio.
Nel Nuovo Testamento, in bocca a
Gesù o sotto la penna degli apostoli,
il nostro termine è costantemente riferito alla Chiesa; sottolineamo : non
a singoli uomini, ma alla Chiesa,
« Certo, si tratta talvolta, nella Scrittura, di uomini che sono personalmente edificati, cioè la cui vita cristiana
è costruita, rafforzata... Ma questa edificazione personale non è mai considerata in sè stessa, secondo una concezione individualista della fede; si
inserisce sempre in una costruzione
della Chiesa tutta quanta. Per cui la
nozione di edificio è estremamente vicina a quella di corpo di Cristo. L’una e l’altra esprimono l’unità dei credenti, la loro partecipazione ad una
comunità che deve crescere e rafforzarsi senza soste nell’unità, nella verità, nella carità » (J. Bosc). Per il nostro individualismo religioso, che fa
della nostra fede un fatto strettamente personale e privato, il concetto di
« edificio », la necessità — e la grazia
— di essere « come pietre viventi, edificati qual casa spirituale » (I Pietro
2: 5) rappresenta un serio appello.
Infatti la costruzione della Chiesa
è continuamente minacciata, non soltanto dall’esterno, ma soprattutto dal■’inlerno; minacciata à'àW’individualismo religioso cui si accennava: 1 Cor
cap. 14 ci dà il quadro di una comunità in cui esso regna: i credenti ricercano i doni dello Spirito per sè
stessi e non per Pedificazione della
Chiesa, vivono cioè la loro fede in modo strettamente personale; ma in generale le assemblee della Chiesa primitiva si edificavano, si costruivano
con l’aiuto scambievole « per la comprensione e la conoscenza della realtà
che è in Cristo, sulla base delle Scritture » (P. Bonnard). L’edificazione della Chiesa può essere pure minacciata
à&Windividualismo monde: ed anche
di questo ci danno esempio le lettere
di Paolo, quand’egli parla dei forti e
dei deboli nella fede, e della necessità
che i primi comprendano che la morale cristiana non è individuale ma comunitaria : « l’amore edifica ». Infine,
l’edificazione della Chiesa è seriamente minacciata àaWindividualismo dottrinale, che sfocia in ogni sorta di piccole e grandi eresie, e smembra il corpo di Cristo.
Questi attentati all’opera di edificazione della Chiesq sono possibili quando si dimentica che il fondamento dell’edificio, della Chiesa come di ogni vita cristiana, il fondamento al di fuori del quale nessuno può porne un altro (1 Cor. 3: 11) è Gesù Cristo, il
Salvatore che ha sofferto e che è morto, che è risorto ed è salito al cielo;
il Signore di cui'la Scrittura ci testimonia, e che per mezzo di essa, col
suo Spirito fa vivere ed edifica la Chiesa.
E questa è la verità più profonda
e più consolante racchiusa dal termine « edificazione » : il fatto che il costruttore è Dio stesso, l’Onnipotente e
il Misericordioso; il quale si serve, per
edificare la sua Chiesa, di uomini che
chiama a collaborare con Lui; i ministri della Parola, ma anche tutti i membri del corpo di Cristo, tutte le pietre viventi della « casa spirituale » che
Egli vuole edificare affinchè nel mondo appaia già un segno annunciatore
di quella grande, definitiva costruzione
che sarà la nuova creazione, il Regno
di Dio. g. c.
{Queste righe sono debitrici allo studio di P. Bonnard: Jésus Christ édifiant son Eglise — Le concept d’édification dans le Nouveau Testament ■
Neuchâtel 1948).
della Chiesa : una medesima confessione di fede, quella detta del 1655.
un comune patto d’tmione, quello
del 1561 condizionano quest’unità
idealmente, nonostante le distanze
(quasi 10.000 km.), le condizioni
ambientali, culturali e ormai anche
tradizionali che differenziano i due
gruppi nella Chiesa; si può dire infatti che le Chiese sudamericane si
sono formate del tutto indipendentemente dalla tradizione italiana per
quello che riguarda la loro struttura
organizzativa, come vedremo. Mi ricordo ancora le parole del past. C.
A. Griot nel Sinodo 1954, quando
dichiarò che i sei idlistretti della
Chiesa erano come le 6 corde della
chitarra del « Gaucho » ; togliendone anche solo una, lo strumento suona imperfettamente.
Piccola storia gioridica
sol Distretto Rioptateose
Quello che però non può mancare
di stupire profondamente l’avveduto osservatore è come, con tutta
la commovente unità citata, si sia
giunti ad una organizzazione ecclesiastica nel Rio de la Piata che poco
c nulla fuorché i nomi ha in comune con quella dei cinque distretti in
Italia. Sarà quindi utile dare uno
sguardo a volo d’uccello sulla maniera nella quale s’è venuta formando nel corso degli ultimi 100 anni.
Da: 1855 in poi i regolamenti della
Chiesa Valdese sono stali aggiornati
o anche completamente modificati
secondo che le circostanze lo richiedessero. Le principali riforme hanno
avuto luogo nei Sinodi del 1902, 1904,
1929-32 e i regolamenti organici del
1929-32 costituiscono la base dei nostri di oggi, con piccole modificazioni e gli aggiornamenti che le mutate condizioni hanno richiesto'.
Orbene, dette riforme non sono
mai state applicate al distretto rioplatense: il Sinodo 1905 art. 23 derogò esplicitamente la sua applicazione all’attuale VI Distretto « jusqu’à ce qu’elles aient eu le tempa
de les examiner, pour les appliquer
ensuite en rapport avec leurs besoins et leur situation particulière ».
Saviamente ü Sinodo riconosceva
che le differenti situazioni ambientali non avrebbero permesso l’applicazione di un regolamento « a
disianza »; solo che non era probabilmente nella intenzione del legislatore che questi regolamenti non
fossero applicati mai: la realtà è
che da allora comincia la separazione giuridica della Chiesa valdese
rioplatense da quella che comunemente si chiama la Chiesa madre.
Progressivo distacco
dalle ooroie origioarie
Come accennato, questo lavoro di
esame e di applicazione ai bisogni
e alle situazioni speciali o non ebbe»
luogo, o fu effettuato in modo superficiale, saltuario e frammentario; ad ogni modo si procedette indipendentemente dalla Tavola e dal
Sinodo, finché siamo giunti alla situazione odierna ch’è senza dubbio
alquanto ibrida: nella stessa Chiesa, ch’è una in Italia e in Sudamerica, vi sono de facto tre regolamenti :
primo, i Regolamenti organici, validi teoricamente per tutta la Chiesa,
ma applicati solo in Italia e pubblicali, quindi a disposizione di chiunque; secondo, un regolamento per il
Rio de la Piata, spesso in conflitto
col precedente, non pubblicato e
quindi di difficile consultazione e per.
tanto alle volte di problematica applicazione; infine ogni Chiesa del
Rio de la Piata ha un suo regolamento privato, approvato dagli Stati argentino o uruguayano e quindi difficilmente modificabile o aggiornabile se non con lunglie pratiche- di
esito non sempre sicuro.
Nell’anno 1921 il Sinodo (A. s.
1921 a. 19) autorizzava la Tavola
« a concedere al V" (oggi VI") Distretto la facoltà di presentare alla
approvazione delle Autorità politiche deirUruguay e dell’Argentina
un riassunto dello Statuto e dei regolamenti della Chiesa Valdese, do‘po che essa Amministrazione ne
avrà preso conoscenza e lo avrà trovato conforme nello spirito alla vigente legislaiTione eccjlesiastica ».
Si trattava di presentare ai governi
i nostri regolamenti, affinchè le congregazioni potessero ottenere la
personalità giuridica che le abilitasse ad essere proprietarie, a ricevere e ad effettuare donazioni, eredità ecc. — Ma anche a quelli che
poco o nulla sanno di diritto non
può sfuggire la forma poco giuridica con cui l’atto era redatto: chi
sono le « autorità politiche? » non
si tratta piuttosto del Potere esecutivo? inoltre di quale a Amministrazione » si parla? della Tavola o
del Sinodo? Dovrebbe trattarsi evidentemente del Sinodo, ma tutto
sembra indicare invece che si ¡tarli
della ven. Tavola, per certo incompetente a giudicare in questioni come questa.
Menzionata la personalità giuridica, giungiamo al punctum dolens
di questa trattazione: la si richiese,
senza itreoccuparsi se le singole
Chiese che la richiedevano fossero
aulonome nell’ambito nei nostri
Regolamenti organici, per cui ci
IrC'viamo ora nella situazione alquanto strana che una serie di Chiese non autonome per il Sinodo e
per la Conferenza, mancando loro
uno o più dei recquisiti indispensabili, abbiano la personalità giuridica di fronte allo Stato. E’ così
che per queste Chiese una <iuarta
autorità s’aggiunge alle tre suddette, le cui richieste possono aneli’esse entrare in conflitto con le altre:
lo Stalo che ha approvato i suoi regolamenti e che pertanto esercita necessariamente un diritto di tutela
su di esse, diritto che in uno Stato
democratico come l’Uruguay può
ridursi a nulla in pratica, ma che.
Governi più autoritari può dar
luogo a una serie di difficoltà. Ricordo solo l’esempio del regime dittatoriale argentino, che in più di
una occasione causò difficoltà alle
nostre eli lese con questioni di regolamenti.
L’ajtprovazione governativa si sarebbe dovuta limitare a quella jtarte dei regolamenti dei Concistori
che si riferiscono all’amniinislrazione dei beni materiali della congregazione, lasciandone fuori tutto
quello che riguarda la fede e la disciplina. Oggigiorno anche le norme che riguardano la fede e la disciplina sono approvate dallo Stato
con risultati facilmente immaginabili : Lo Stato è virtualmente il
padrone delle nostre congregazioni,
controllandone i regolamenti!
E’ doveroso riconoscere che già
dal 1932 in avanti si notò una tendenza a rimediare a questa situazione assurda ed equivoca: si fissò
la rappre,sentanza del VI distretto
davanti la Tavola nella persona del
Moderatore, mentre il j)residente
della Commissione distrettuale (qui
detta Esecutiva) è il rappresentante de! Moderatore nel Distretto (A.
8. 1932 a. 12); si subordinò ai regolamenti ogni invio di pastori dall’Italia, materia che prima mancava di ogni forma di regolamentazione; per i
suoi viaggi il pastore restava alla
mercè del bilancio distrettuale (A.
S. 1933 a. 10); si regolamentarono
i viaggi dei pastori italiani e di
quelli formati nel Distretto (A. s.
1949 a. 14): prova di una rinnovata
coscienza dei problemi connessi coll’unione della Chiesa Valdese sulle
due sponde; ma purtroppo restarono invariate le questioni in relazione con l’autonomia ecclesiastica e
la jiersonalitá giuridica, con le con
(continua in 4.a pag.)
3
L’ÈCO delle^auj valdesi
— 3
Dal “Rifugio,,
Carlo Alborto
Miei cari amici, vicini e lontani.
Non so se sia già stato pubblicato
su ”L’Eco delle Valli” un articolo
di qualche ricoverato al Rifugio; io
non lessi mai una cosa simile, così
mi prendo Ut libertà di fa-rlo io, come ricoverata da 8 anni, cioè dal
1949, e spero che sarà letto con interesse.
Vi fo sapere un pò la nostra vita:
su per giù chi più chi meno sofferente, specialmente quelli che da
anni sono immobilizzati a letto,
con dolorose sofferenze, portando
la propria croce con rassegnazione,
con lo sguardo rivolto in alto, da
(love ci viene l’aiuto.
Voglio parlarvi elei nostro gruppo
dì 8: due giovani e. sei signorine,
(li età dai 26 ai 59 anni. Di questi i
più .sono anormali, una sofferente di
dolori artritici-reumatici; con tutto
rio .si fa tutto il possibile per essere
di aiuto come gli altri alla nustia
cara Direttrice Suor Susanna, specialmente in questi ultimi tempi che
per mancanza di personale non sa
come rigirarsi. Non c’è nessuna giovane che voglia venire in aiuto a
ialiti sofferenti?...
Gesù disse: ’’Chiunque avrà da'o
(la bere solo un bicchier d’aciiua
a uno di ¡¡uesti piccoli ( malati), io vi dico in verità, ch’egli
non perderà punto il .suo premio ”.
{Matteo 10/42;.
(ha fermiainoci su queste otto
persomi purtroppo non mancano
Ira loro i bisticci, i battibecchi, che
fanno rattristare la nostra cara Direllrice, ma in fondo amiamo molto la nostra Direttrice, io dico con
slnci^rità che amo la mia Direttrice,
SI ì die ne appartenga a (questi bisticci. di cui poi mi pento con lagrime.
Dovete fien.sare che viviamo in
una grande famiglia di più di settanta anime, chi viene da una ¡xirte e
chi dall’altra, e ognuno ha il suo
(dìattere.., ma come le nuvole appaiono sul firmamento e poi sconijmioiio, altrettanto è di noi, dopo la
tempesta torna il sereno.
Queste otto persone hanno bambole, orsacchiotti, elefanti: chi 5,
chi 3, chi 2. Ebbene, Domenica 8
Settembre, ore 3, abbiamo celebrato la festa delle bambole. Prima tè
c biscotti a volontà, poi siamo andati sotto un pino, cantando e discutendo con grandi risate. Tra gli otto
personaggi non mancò il pastore in
erba che. poverino, per la commozione, invece di parlare, la lingua
gii si attaccò al palato; fosse così
anche quando ci sono i battibecchi!...) e così la povera Dirigente
dovette fare quasi tutto, come pure
hi segretaria-consigliera. Ci fu lo
sposalizio di due bambole, e non
mniu'ò la corale e la mu.sica (armonica a bocca). Due bambole devono
essere nominate, Lauretta e Emilia,
che sono straordinarie, .sentono il
caldo, il freddo, manca loro la parola, e sono veramente bambine vere, così dice la loro Mammina, e
(hiv’ossere proprio vero.
Finita la festa ci .siamo me.ssi in
marcia a due. a elue con la musica
nel mezzo e gli spo.si portati in irono dalla più piccola, davmvti, accolli con esclamazioni e risa, e la nostra cara infermiera Sig.na Detrai
fu pronta con la .sua macchina fotografica a prendere la fotografia in
tre pose.
Da (¡Ili si può capire che anche al
Rifugio lum si sta poi male; anche
qui possiamo godere, sebbene in altro modo che nel mondo di fuori.
Tutta allegrezza data al nostro Signore, e con questo in ultimo volemmo cantare, un inno di lode:
”Mi prendi per la mano — o mio
Gesù, col Tuo poter sovrano — Mi
guida TU”.
.segidto da una preghiera di ringraziamento fatta dalla più piccola.
Maria Grande
Perchè non riesce ad inserirsi neiPeconomia agricola delle nostre ¥aiti ?
tTr
la Scuola di Adrìcoltnra
Un iierchè c’è, ma non è solo e non è
facile individuarlo esattamente; possiamo però segnalare; la mancanza
alle Valli di ima vera e propria economia agricola specialmente nei Comuni delle Alte Valli ove abbiamo
una economìa agricolo-pastorale o silvo-pastorale con tutte le caratteristiche di una cultura estensiva, mentre
invece la Scuola di Agricoltura per
suoi scopi e sua natura favorirebbe le
le colture intensive; lo spopolamento
alpino comune a tutte le zone montane ; l’abbandono della terra a vantaggio dell’industria; la trasformazione
stessa dei nostri piccoli borghi montani che, una volta altro non conc«cevano se non il falcetto a mano, la
gerla ed il secchio da mungitura ed
era conoscono motori, perforatrici, la
villeggiatura, industrie estrattive e
tessili e subiscono perciò anche nei
loro abitanti una profonda metamorfosi; il poco reddito che dà la nostra
terra di montagna in confronto alle
allettanti paghe dell’industria ecc.;
ma poi la ragione che più ci cruccia,
e per noi più conta, la riassumiamo
in poche parole: manca, od è venuto
meno, nella nostra gente il desiderio
CONVEGNO DI STUDIOSI
su Eresia e Riforma in Italia
I e suis un soldat, ma feuille, de rou" te est signée, j’obéis et je part;
si je tombe, d’autres prendront ma
place. En tout cas, la victoire est
certaine, François Coillard
Promosso dal seggio della Società di
Studi Valdesi, ha avuto luogo a Torre Pellice il primo Convegno di studiosi di eresia e riforma in Italia, il
sabato 31 agosto, alla presenza di un
folto pubblico di appassionati e di intenditori. Lo scopo della Società era
quello di farsi promotrice di un incontro in cui un limitato numero di studiosi potessero, in un ambiente familiare ed amichevole, scambiarsi i propri punti di vista e i risultati dei loro
studi, i quali come è noto hanno preso in Italia un rilevante sviluppo negli ultimi tempi e rivelano sempre nuovi aspetti di una storia poco conosciuta. seppure suggestiva ed interessante.
La presidenza della riunione è stata affidata per il mattino al prof. Armand Hugon, nella sua qualità di Presidente della Società di Studi Valdesi,
e nel pomeriggio al prof. Delio Cantinori, conosciuto come il migliore competente di storia della Riforma in Italia.
Le relazioni presentate al Convegno
sono state divise in tre gruppi, a ciascuno dei quali è seguito un breve
scambio di idee. Il primo gruppo, riguardante le eresie medievali, comprendeva le relazioni dei proli. DuprèTheseider, deH’Università di Bologna,
e Giovanni Gönnet, libero docente alrUniversità di Roma.
La relazione Duprè-Theseider ha
trattato in generale gli studi sull’eresia
ed ha annunciato importanti scoperte fatte all’Archivio di Stato Bologne
se di documenti inquisitoriali del ’200.
da cui nuova luce risalta sulle figure e
sugli aspetti sociali dell’eresia. A proposito della quale, osserva il relatore,
non è giusto dare un’interpretazione
soltanto sociale ed economica, in quanto altri elementi fondamentali collaborarono a sviluppare tutto quel vasto
movimento di idee che ad un certo
punto minacciò seriamente la chiesa
di Roma.
Il prof. Giovanni Gönnet, illustrando
studi già compiuti o in corso, mette
in evidenza le quattro direttive degli
studiosi del Valdismo medievale: la
quistione delle origini, quella della dispersione in ogni parte d’Europa con
relativa parentela con altri movimenti
ereticali, quella relativa ai rapporti
con gli Ussiti e i Boemi, e infine quella che riguarda i contatti con i Riformatori e l’adesione alla Riforma Protestante.
Il secondo gruppo di relazioni concerneva il Cinquecento e la Riforma.
Il prof. Delio Cantinori, dell’Università di Firenze, ha posto l’accento su
problemi storiografici di notevole peso, richiamando l’attenzione degli studiosi sulla necessità di evitare confusioni o generalizzazioni neH’interpretare fatti che concernano ora la vita
religiosa italiana ora una vera e propria infiltrazione di idee protestanti
nella penisola.
A lui è seguito il dott. Domenico
Maselli, dell’Istituto Croce di Napoli,
il quale ha presentato all’uditorio i ri
L assemblea annuale de i soci
della Sociefà di Sfudi Valdesi
Essa ha avuto luogo nell’Aula Sinodale alla presenza di un folto pubblico la sera del primo settembre. Il
presidente prof. Armand Hugon presentò il lavoro svolto dal seggio dut
rante l’anno: stampa di due bollettini e dell’opuscolo del XVII febbraio,
organizzazione di due convegni, ecc.;
e invitò caldamente gli amici e sostenitori ad aiutare la modesta, ma viva e utile attività della Società.
Dopo la relazione del cassiere (bilancio attivo, perchè non si spende
di più di quanto si possiede....!), ha
la parola il prof. Amedeo Molnar, della Facoltà Comenius di Praga, il quale presenta un interessante e dotto
studio sui Valdesi e la riforma in Cecoslovacchia. I rapporti tra i Valdesi
d’Italia e quelli di Boemia furono costanti, com’è noto: lo stesso Valdo
d’altronde pare essere morto tra i fratelli boemi. Fu quindi normale che i
v aldesi di Boemia avessero una grande influenza nella vita religiosa del
paese, e che i riformatori cecoslovacchi, come Giovanni Huss, subisserò
rinfluenza delle idee valdesi. Il titolo
di « mater reformationis » dato alla
Chiesa Valdese è più che mai giustificato quando si pensi alla vera e propria riforma che i Valdesi mantennero vivissima in Boemia e che trovò’
una vivace espressione dopo il sino
do di Chanforan, quando i Valdesi di
Boemia rimproverarono a quelli d’Italia e del Delflnato di essersi troppo presto affiancati al movimento
della Riforma, dal momento che essi stessi avevano già in sè tutti gli
elementi e le carattersitiche per essere i maestri dei nuovi eretici.
Dopoché vivissimi applausi hanno
salutato lo studio del prof. Molnar, il
medesimo, pregato dal Presidente, fa
una breve, ma interessante esposizione della vita religiosa ed ecclesiastica
in Cecoslovacchia, in cui è viva la lotta antireligiosa, e dove le chiese sono
tollerate, con pastori e preti pagati
callo Stato. Situazione che la Chiesa
non si è scelta, ma in cui è chiamata
a vivere e a testimoniare.
La seconda parte della seduta, riservata ai soci, è dedicata ad argomenti vari: opuscolo XVII febbraio,
indice analitico dei bollettini, nuovi
soci, ecc.
Il seggio viene riconfermato per acclamazione nelle persone seguenti;
prof. Augusto Armand Hugon, presidente; prof. Arturo Pascal, vicepresidente; prof. Teofilo Pons, biblioteca
rio-archivista; prof. Gino Costabel,
segretario ; sig. Arturo Vola, cassiere.
saltati delle sue recentissime ricerche
negli archivi di Milano e di Simancas
(Spagna) su documenti riguardanti l’eresia in Italia nella seconda metà del
’500; molto materiale è ancora inesplorato o non sfruttato, specialmente
a Simancas, dove si trovano tutti i rapporti dei governatori spagnoli in Italia e delle loro spie, che non perdonavano a nessuno sotto il controllo
della cattolicissima Spagna di permettersi delle deviazioni confessionali.
Il prof. Salvatore Caponetto, di Pesaro, ha poi illustrato la figura del frate e professore agostiniano Ambrogio
Bolognesi, il quale fu coinvolto in un
processo di eresia a Palermo nel 15521553 a causa di certe sue affermazioni
dal pulpito giudicate poco ortodosse
dai vigili inquisitori.
Il terzo gruppo di comunicazioni fu
svolto dai proff. Giorgio Spini, Umberto Marcelli e Fernando Manzotti.
Il prof. Giorgio Spini, dell’Università di Messina, ha presentato una serie di fatti e di problemi riguardanti
la vita religiosa in Italia nel ’600 e
’700 in relazione alla penetrazione
delle idee protestanti. Molti aspetti di
tale penetrazione sono stati finora sottovalutati o trascurati, ma dal punto
di vista della circolazione delle idee
sono di profondo interesse e offrono
suggestive possibilità di indagini.
Il prof. Umberto Marcelli si è soffermato ad esaminare la situazione del
Piemonte nel decennio 1849-59 in relazione alla politica ecclesiastica di Cavour e degli interventi diplomatici inglesi a favore delle minoranze protestanti. Cavour agì con grande abilità,
illudendo un po’ i suoi amici inglesi
e contenendo al tempo stesso le richieste del clero e dei reazionari piemontesi che lo circondavano.
Il dott. Fernando Manzotti si è occupato deH’evangelizzazione valdese
nella bassa padana, con centro a Guastalla, studiandone il successivo sviluppo e declino, le reazioni del clero
attraverso 1 giornali e il pulpito, e gli
addentellati che la propaganda valdese poteva avere nei riguardi del sorgente socialismo e delle rivendicazioni
contadine del tempo.
Ciascuno dei gruppi di relazioni è
stato oggetto di scambio di idee, e notiamo tra gli interventi, oltre a quelli
dei relatori, quelli dei proff. Venturi,
dell’Università di Genova. Firpo, dell’Università di Messina, Castiglione.
dell’Università di Ginevra, e Vinay
dell’Uni versi tà di Roma.
In sostanza, si può dire che il Convegno sia ottimamente riuscito, tanto
che i presenti hanno chiesto di averne un secondo l’anno prossimo : proposta che è stata accettata e per cui
il seggio della Società di Studi Valdesi
sarà appoggiato dai proff. Duprè-Theseider, Cantimori e Spini.
Gli studi presentati al Convegno sa
ranno pubblicati in apposito Bollettino della Società di Studi Valdesi.
A. Armand Hugon.
di istruirsi, Tamore allo studio. Questa verità è molto dura ad enunciarsi
perchè non investe solo il problema
della Scuola di Agricoltura ma tutte
le nostre istituzioni e seriamente minaccia l’avvenire di questa nostra terra e delle nostre popolazioni.
Anzitutto dobbiamo notare come la
Scuola di Agricoltiura e di Economia
domestica abbia una duplice funzione: istituto di istruzione ed istituto
di assistenza. La Scuola di Agricoltura a parer nostro dovrebbe non solo
curare l’istruzione agricola ma altresì
coltivare quella spirituale e vpldese
perchè sono questi i veri valori che
contano e non quelli deH’immediato
guadagno: dovrebbe avére un responsabile della scuola che sia di effettivo
collegamento fra gli alunni ed i loro
genitori e specialmente sìa in contatto coi pastori delle Chiese di provenienza del giovani onde sia ribadito
e non venga meno in essi Tinsegnamento avuto nei' giovani anni di amore alla Bibbia ed alla terra dei padri.
La Scuola di Agricoltura è stata
diretta da un Comitato che ha senza
alcun dubbio moltissimi meriti, persone che hanno lavorato sodo per l’istituto, pagando di persona ed anche
non lesinando congrue contribuzioni
personali, ma non è colpa loro se
.sono sempre stati scarsi, ed ora man
càno totalmente, gli alunni maschi!
La Scuola di Economia domestica in
vece fimzionò e funziona regolar
mente con un buon numero di allie
ve e diede buoni risultati specialmente in questi ultimi anni.
I fondatori, oltre ad avere un podere modello per le Valli, si ripromettevano che dalla scuola uscissero
buoni, valenti agricoltori e laboriose
cd istruite massaie: i primi sonò mancati, invece le seconde hanno corrisposto alla aspettativa, ed in quanto
al podere modello molte critiche si
sono udite e lo scopo non venne rag
giunto. Sicché forse a qualcimo verrebbe voglia di dire: ebbene chiudiamo la Scuola di Agricoltura e manteniamo imicamente quella di Economia domestica dando ad essa sola
tutto il nostro appoggio. Ciò sarebbe
alquanto semplice, ma dai bilanci dell’istituto abbiamo appreso che la Scuola di Economia domestica può sussi
stere solo grazie all’apporto attivo del
podere, altrimenti, a sè stante, do
La Scuola Valdese d’Economia
domestica, aprirà il prossima 1°
novembre il suo corso annuale.
Il programma comprende corsi
teorici e pratici di cucina e di
cura della casa, di bucato e stiro, di taglio e cucito, di cura
dell’orto, del pollaio, degli animali da cortile, oltre a lezioni
semplici e pratiche di religione,
d’italiano, di francese, di corrispondenza e contabilità, d’igiene ecc. La retta mensile è di
sole L. 5.000, compresa la pensione nel Convitto e la frequenza dei corsi. Un caldo invito è
rivolto alle famiglie valdesi,
perchè vi iscrivano le loro figliuole.
vrebbe avere rette maggiorate ad un
tal punto che saremmo nuovamente
senza alunne.
Trovare un podere più piccolo con
un fabbricato che possa ospitare le
allieve non è cosa semplice, forse però in prossimo avvenire si potrebbe
presentare tale soluzione; poi chissà
che provando ancora non si riesca a
trovare qualche alunno volenteroso
o che si possa continuare la Scuola
di Agricoltura quale cattedra ambulante, per i nostri alpestri comuni,
che fiancheggi l’opera dall’Ispettorato Agrario Statale. Ancora potrebbe
essere esaminata la possibilità di tra^
sformare la Scuola — beninteso colle dovute e necessarie garanzie — in
un ramo della Scuola Statale di Avviamento Professionale quale scuola
di artigianato e di agricoltura onde
si possa fruire di contributi continuativi dello Stato o di altri Enti. Forse
ancora si potrebbe sostituire il Direttore — dato che non ha alunni a cui
possa impartire lezioni — con un
contadino che lavori lui stesso il podere nel migliore dei modi onde la
Scuola di Economia domestica possa
sussistere.
Sono tutte soluzioni o proposte di
soluzione che si sono affacciate alle
nostre menti, ma poi siamo legati ad
un contratto di affitto non semplice
e nei prossimi mesi — prima del novembre 1957 — bisogna decidere: o
disdirlo per il novembre 1958 o rinnovarlo per altri tre anni.
Ci sono scuole di agricoltura che
hanno avuto parecchi lustri di prova
prima di potersi affermare ; certamente non possiamo permetterci un lusso
simile, ma quattro anni non sono un
periodo eccessivamente lungo e forse
'in quel periodo si potrebbe correggere ciò che si è dimostrato errato e
proseguire invece in quanto diede risultati soddisfacenti: la Scuola cioè
potrebbe finalmente imboccare la giusta strada. A sostegno della tesi per
un rinnovo triennale del contratto,
(continua in 4.a pag.)
4
Martin Lutero
IL PADRE NOSTRO T fio ^ ^
. spiegato ai semplici laici Traduzione e note di V. Vinay L ECO <
L. 380
L'Eco delle Valli Valdesi
Captain R. M. Stepbens
T
NEVER FAIUNG LIGHT
L.
Altre impressioni sul XV Agosto
Le osservazioni ed i commenti fatti sulla
festa del 15 agosto al Castagneto mi offrono lo spunto per aggiungere alcune impressioni; vorrei che non fossero intese
come critica ma piuttosto come proposte
per rorganizzazione di quella dell’anno
prossimo.
Le nostre feste del 15 agosto subiscono
com’è inevitabile degli alti e dei bassi, importa 'però che non perdano il loro carattere e la loro funzione.
Normalmente riescono bene le riunioni
che si fanno in montagna (Pramotlo, Vaccora, ecc.) alle quali accede solo un pubblico più ridotto e più omogeneo, dove
l’oratore, non essendoci altoparlanti, è ancora a diretto contatto con chi lo ascolta,
dove si può ottenere il rispetto del luogo
in cui si svolge la riunione anche senza
servizio cPordine.
Per le riunioni che si svolgono invece in
località molto facilmente accessibili, dove
possono giungere forti masse, la nostra festa rischia di podere le sue caratteristiche
per diventare semplicemente una più o meno simpatica sagra di paese.
L’esperienza fatta quest’anno credo dovrebbe darci qualche consiglio per il futuro: cercare anzitutto che gli altoparlanti
siano posti in modo da far udire la voce
dell’oratore solo in uno spazio ristretto ;
chi vuole udire i messaggi si accosti a chi
¡tarla, in silenzio e senza agitarsi troppo;
chi non si interessa ai messaggi ed intende solo chiacchierare con amici e curiosare si allontani tanto da non essere importuno.
E qui una parola per il servizio bordine: perchè non ne vengono incaricati gli
anziani ed i diaconi della parrocchia aiutati anche da quelli delle altre chiese? Avrebbero più autorità e sarebbero più
ascoltati che non quei ragazzini ai quali
viene affidato un compito che non sanno
e non possono svolgere.
Una parola anche per il buffet-bazar-pesca-ecc. che è ormai tradizione organizzare:
sta bene che la parrocchia in cui la festa
si svolge sfrutti l’occasione per fare un po’
di soldi ma lo faccia un po’ con garbo;
possibilmente non si addossi il banco di
vendita al luogo della riunione e possibilmente non lo si faccia funzionare proprio
durante l’ora della riunione del mattino.
Per quanto riguarda gli oratori vale sempre l’osservazione che è bene tener d’occhio l’orologio e che vai meglio un messaggio breve che rimane che uno lungo
che stanca.
Problema sempre difficile da risolvere,
tutti ne sono d’accordo, l’intrattenere nel
pomeriggio un pubblico eterogeneo, esigente, irrequieto quale quello del nostro
15 agosto. C’è da rammaricarsi che la
F.U.V. non riesca che molto raramente e
non sempre brillantemente ad essere pre
Autonomia ecclesiastica del Sesto Distretto
(segue da pag. 2)
seguenze che si lasciano facilmente
immaginare.
E’ una triste necessità notare a
questo punto che nessuna delle nostre Chiese rioplatensi risponde ai
requisiti regolamentari e quindi
nessuna dovrebbe essere autonoma :
poche sono state riconosciute tali
dal Sinodo, poche dalla Conferenza
distrettuale che in questi casi lo
rappresenta. Inoltre siamo arrivati
ai punto che una Conferenza non
ha voluto riconoscere l’autonomia
ad una Chiesa per il motivo... che
non aveva ancora ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica
da parte dello Stato! Ma se succede
come col governo Perón, che lo Stato in linea di principio non riconosce
persone giuridiche ecclesiastiche?
una nuova Chiesa argentina non
avrebbe mai potuto essere autonoma! Ci vuole poco a vedere come
siamo giunti, nel Rio de la Piata, a
una situazione assurda, piano piano,
insensibilmente, senza che evidenteinete nessuno possa essere incolpato
dello sviluppo delle cose : mancavano persone competenti in una materia tanto delicata come il diritto ecclesiastico. Il procedimento normale
è invece che una Chiesa che abbia i
requisiti, chieda la autonomia al
Sinodo (o alla Conferenza distrettuale, qui), e ricevutone il riconoscimento, se la sua situazione patrimoniale lo richieda, chieda la personalità giuridica allo stato, badando bene che solo i regolamenti patrimoniali e nessun altro gli siano presentati.
Il fat)p che per oltre mezzo secolo
si sia proceduti in una maniera differente è estremamente serio, ma
non disperato. Solo è necessario che
le Chiese comincino a svincolarsi
progressivamente dallo Stato finché
sono ancora in tempo : la democrazia uruguayana e lo Stato rivoluzionario argentino sono gli Stati ideali
a cui rivolgersi; domani potrebbe
essere troppo tardi: uno Stato totalitario, così facile in paesi dove esercito e clero cattolico hanno un gran
potere, sarebbe ben contento di po>
tere controllare le Chiese senza col
po ferire! Indispensabile è che lo
unico ente capacitato di rivolgersi
allo Stato sia la Commissione di
strettuale e non i singoli Concistori
(continua) J. Ai.berto Soggin
sente come organizzatrice di questi pomeriggi; dovrebbe essere uno dei suoi compiti.
Ma anche in mancanza della F.U.V. dovrebbe essere possibile organizzare qualcosa. Quest’anno abbieuno avuto due simpatici messaggi; un po’ poco, poiché credo
sia meglio sorvolare sul momento di conversazione e comunione fraterna annunziato dall’altoparlante per coprire il vuoto del
programmai; tutta la giornata è un incontro fraterno ed un’occasione per rivedere
e salutare amici che non si vedono da tempo, che si ritrovano anno dopo anno proprio al 15 agosto, per-fare nuove conoscenze; però non soltanto per questo si riunisce
questo popolo ma anche per ricevere qualcosa di più: un messaggio, una parola di
incoraggiamento e di aiuto, un richiamo,
per continuare sulla via dei nostri padri,
per continuare ad essére un popolo eletto.
Sempre sono seguiti con interesse i messaggi che ci portano fratelli in fede da oltre i monti e da oltre gli oceani, ci si interessa a quanto si fa nel campo dell’evangelizzazione, alle attività delle chiese sorelle nei paesi protestanti. Ho pensato spesso che se i messaggi che vengono portati al
nostro Sinodo dai delegati esteri potessero
almeno in parte essere portati alla festa
del 15 agosto raggiungerebbero migliaia di
persone invece dei pochi privilegiati che
siedono nell’aula sinodale; darebbero maggiormente al nostro popolo il senso dell’ecumenismo, darebbero certamente anche
a chi li porta altra impressione e altra soddisfazione. Una riprova di questo interesse l’abbiamo notando che, malgrado le discutibili innovazioni ''apportate in questi
ultimi anni, il giorno in cui c’è più pubblico al Sinodo è il giovedì e cioè il giorno
che una volta era dedicato al ricevimento
dei delegati esteri. Non si potrebbe tentare qualcosa in questo senso?
Ed ancora una proposta: perchè le nostre corali invece di cantare i loro cori alla
festa di canto in una chiesa semideserta
non ce ne farebbero udire qualcuno al pomeriggio del 15 agosto? Molti li ascolterebbero volentieri.
Credo che responsàbile dell’organizzazione della festa del 15 agosto sia la Commissione Distrettuale delle Valli e spero
che altri meglio di me potranno dare idee
ed aiuto perchè la riunione del 15 agosto
sia sempre inconfondibilmente la nostra
festa valdese. Carlo Pons.
Scuola di Agricoltura
(segue da pa§. 3)
anziché la rescissione pura e sempli
ce, sta anche il fatto che la Scuola
venne istituita con generosi contributi svizzen e certamente non sarebb.i deferente abbandonarla alle prime
difficoltà ora che essa è, e si può dire, a nostro completo carico.
Non vogliamo chiudere questa breve schematica relazione senza accennare alla grave grandinata di questa
estate che ha seriamente minacciato
il bilancio e resistenza stessa della
Scuola e dobbiamo anche dare atto
che il Presidente del Consiglio Direttivo col suo operoso e sollecito interessamento è riuscito ad avere sussidi e soccorsi in modo tale che i danni sono stati arginati e contenuti nel
limite del sopportabile, come pure
vogliamo ringraziare tutti coloro che
della Scuola si sono occupati e preoccupati nei passati anni nella speranza che essi vorranno ancora dare
la loro opera necessaria e preziosa e
ad essi, e con essi, vogliamo dire: se
la barca fa acqua non la si abbandona ma ci si adopera per tappare la
falla e trarla a riva.
Abele Geymonat ; Gustavo
Bouchard; A. Gardiol; Giovanni Vicino; Emanuele
Bosio; Carlo Albarin.
La famiglia e i parenti del compianto
Michel Pascal
di anni 26
deceduto improvvisamente in seguito a incidente stradale, ringraziano
commossi tutti coloro che hanno preso parte al loro grande dolore.
« L’anima mia s’acqueta in
Dio solo_»
Salmo 62 V. 1.
Ferrerò, 5 Settembre 1957
Il 1 Settembre è mancato all’affetto dei suoi cari
Filippo Federico Pens
di anni 84
Prarostino
Battesimi. Hanno ricevuto il segno
della Grazia mediante il Battesimo;
Ptlauro Gardiol di Olisto e di Pome
l'on Ada, del Saret, il 1 settembre;
Bordiga Elmo di Bruno e di Avondet
Franca, l’8 Settembre; Comba Claudio e Riccardo, di Adolfo e di Elsa
Ciarriero, a Roccapiatta, pure l’8 Settembre; Codino Franco e Piero di
Giulio e di Olimpia Gay, il 15 Settembre.
Che il Signore benedica questi teneri agnelli che egli aggiunge alla
sua greggia.
La famiglia sentitamente ringrazia
le persone intervenute ai funerali, i
vicini di casa ed in particolare la famiglia Giraud per l’aiuto prestato durante la malattia.
Chiotti di Riclaretto, 9 Settembre ’57.
Retlailore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
forre Pellice - (’.p. 2/175.S7
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955
Pubblichiamo questa lettera, ma ricordiamo che alla festa del XV agosto grande assente è stata proprio la
Pro Valli, di cui il dott. Pons è degno
rappresentante! CI auguriamo che
non sia più cosi in futuro (n. d. r.).
Funerali. Il Signore ha richiamato
da questa vita: Luigi Roman dei Ciabot deceduto il 29 agosto, dopo lunghi anni di infermità, all’età di 85
anni; Ermelindà Rostaing n. Cardon,
deceduta ai Giacutin, quasi improvvisamente, all’età di 66 anni. Il nostro
fratello e la nostra sorella hanno vissuto nella loro vita delle esperienze
diverse, e diversa è stata anche l’estrema chiamata. Ciò che è stato vero per loro, lo è, e lo sarà, anche per
noi. Ricordiamoci perciò di vivere una vita autentica nella fede, sì da essere trovati vigilanti e pronti alla
chiamata del Signore, che verrà nei
modi e nell’ora che Egli vorrà.
da Clotilde Codino
Via Repubblica, 16
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ORARIO NEL PIMEROLESE IN VIGORE DAL 2 GIUGNO 1957
Pinerolo
Porte
S. Germano
VUar P.
Pìnasca
Perosa
Tramvia Pinerolo
fe7.
Perosa e viceversa
fest. ter. fest. fer. fer.
6.45 7— 7.55 8.15 9.30 10.15 11.30
7.07 1 8.16 8.34 9.48 10.34 11.50
/.15 1 8.22 8.42 9.55 10.42 11.58
7.22 7.25 8.30 8.50 10.03 11 — 12.06
7.32 — 8.40 9— 10.10 11.10 12.16
7.40 — 8.50 9.10 10.20 11.20 12.25
fer. fest. fer.
4.20 4.35 5.45
4.47 4.56 6.04
4.54 5.03 6.10
5.25 5.20 6.17
5.35 5.30 6.27
_____ 5.45 5.40 6.37
fer. fest. fer. fer. fest. fer. fer. fest. fer.
Perosa 4.45 4.50 5.55 7 — 7 — 8 — 8.10 9.35
Pinasca 4.55 5.01 6.05 7.11 7.10 8.11 8.20 9.45
vaiar P. 5.25 5.20 6.15 7.21 7.19 7.30 8.21 8.30 10 —
S. Ger. 5.32 5.27 623 7.28 7.25 8.28 8.35 10.10
Porte 5.39 5.32 6.29 7.35 7.32 8.35 8.42 10.20
Pinerolo 6 — 5.50 6.45 7.55 7.50 8 — 8.55 9— 10.40
fest. fer. fest. fest.
11,40 12.40 13.10 15.05
11.58 13.02 13.29 15.22
12.05 13.10 13.36 15.28
12.11 13.40 13.45 15.35
12.20 13.50 13.55 15.45
12.30 14— 14.05 15.55
fest. fer.
9.45 11.45
9.55
10.04
10.10
10.17
10.40
fest.
11.50
11.57 12 —
12.07 12.09
12.15 12.15
12.28 12.22
12.52 12.40
fer, fest. fest.
13— 13.25 14.10 16 —
13.10 13.33 14.18 16.10
13.40 13.45 14.28 16.33
13.47 13.51 14.34 16.29
13.54 13.58 14.41 16.36
14.15 14.20 15— 16.55
fer. fer.
15.05 16.02
15.24 16.22
15.32 16.29
15.40 16.55
15.52 17.07
16.05 17.20
fer.
fer.
16.15
16.55 16.55
17.03
17.11
17.18 17.35
fer.
17.50 19.25 20.55
18.09 19.47 2L17
18.17 19.55 21.25
18.25 20.02 21.55
18.35 20.11 22.05
18.45 20.20 22.15
fer.
17.25 19— 21.15
17.35 19.10 21.25
17.45 19.20 21.55
17.52 19.28 22.03
17.58 19.35 22.10
18.16 19.55 22.30
Sapav autoservizio Torino - Pinerolo - Perosa - Pragelato - Sestriere
fer. sab. sab. fer. fer. fest. fer. fer. fer. sab.
7 — 8.30 11.30 12— 13.10 16- 17.30 19 - 20.15 0.15 p. Torino a. 6.35 8.15 9.10 14.10 14.40 15.40 18 30 20 —
1 — 11.55 12.25 13.35 1 17.55 19.25 1 0.40 Airasca 6.15 7.45 8.45 13.45 1 15.15 1 1
7.45 9.15 12.10 12.40 13.50 16.40 18.10 19.40 20.55 0.55 Pinerolo 6 — 7.30 8.30 13.30 14 — 15 — 17.45 19.15
8.05 9.30 12.30 13— 14.10 17— 18.30 20— 21.15 1.15 Villar P. 5.40 7.05 8 — 13.05 13.35 14.40 17.25 18.55
8.15 9.40 12.40 13.10 14.20 17.10 18.40 20.10 21.25 1.25 a Perosa 5.30 6.55 7.50 12.55 13.25 14.30 17.15 18.45
fer. fer. fest. fer. sab. fer. fer. fer. fer. ter. fer.
5.50 8.15 9.40 12.35 13.20 14.15 17.10 17.30 20.25 22.20 p. Perosa a. 4.35 5.45 6.40 12.50 13.45 17.15 18.45 21.05
6.14 8.35 10— 12.59 13.45 14.47 17.30 17.55 20.57 22.44 Villaretto 4.12 5.22 6.15 12.20 13.22 16.50 18.20 20.37
8.45 10.10 14 — 15.05 17.40 18.10 21.15 23 — Fenestrelle 3.55 4.55 5.55 12 — 16.35 18.10 20.20
9.10 10.40 18.05 21.50 Pragelato 5.35 16.10 17.50
9.45 11.05 18.30 Sestriere 15.45 17.30
Autoservizio Pinerolo ■ S. Secondo e viceversa Autoservizio SATTI
fer. ( = = ) fest. fer. fest. fer. fest. fest. Pin:rolo - Airasca Torino e viceversa
S. Secondo 6 — 7.50 11.45 13.40 16.45 18— 19.45 20.30 0.15 (•) (X)
Pinerolo 6.10 8— 11.55 13.50 16.55 18.10 19.55 20.40 0.25 Pinerolo 12 — Torino 18 — 18.30
fest. (=) fest. fer. fest. fer. Riva 12.05 Airasca 18.30 19 —
Pinerolo 5.55 7.4C 11.30 13.30 16.30 19.30 20.15 24 — Airasca 12.15 Riva 18.40 19.10
S. Secondo 6 — 7.50 11.40 13,40 16.40 19.40 20.25 0.10 Torino 12.45 Pinerolo 18.45 19.15
( = ) Solo al mercoledì e sabato (*) feriale, (X) festivo
Autoservizio - Tramvia
Pinerolo - Orbassano • Torino e viceversa
(*) (X)
Pinerolo
Frossas.
B. Cum
Piossas.
Orbass.
Torino
6.13 11.35 12.5018.13 19.15 20.10
6.25 11.47 13.02 18.25 19.22 20.17
6.37 11.55 13.10 18.33 19.28 20.23
6.45 12.05 13.18 18.41 19.35 20.30
6.57 12.17 13.30 18.53 19.43 20.38
7.35 12.55 14.08 19.36 20.05 21 —
Torino
Orbass
Piossas.
B. Cum.
Frossas.
Pinerolo
(X) (*) (X)
6.05 7.10 7.05 14.25 18.20 18.40
7— 7.32 7.45 15— 18.58 19.15
7.12 7.40 7.57 15.12 19.10 19.27
7.20 7.47 8.05 15.20 19.18 19.35
7.28 7.53 8.13 15.28 19.26 19.43
7.40 8 — 8.25 15.40 19.38 19.55
(-F) Sabato, (*) Feriale, (x) Festiva.
Autoservìzio
Cavour - Torre Peli,
(+) (=)
Cavour 10.30 6.30
Campiglione 10.40 6.40
Fenile 10.50 6.45
Bibiana 11 — 6.55
Luserna 7.05
Torre Pellice 11.15 7.10
( = ) (+)
Torre Pellice 11.30 6.30
Luserna 11.35
Bibiana 11.40 6.45
Fenile 11.45 7.55
Campiglione 11.50 7.05
Cavour 12 — 7.15
(-(-) martedì. =) venerdì
Autoservizio Torre Pellice Bobbio Pellice e viceversa
Torre P.
Bobbio
19.15
19.45
(•)
8.30 12 —
9— 12.30
n uu-
Bobbio 5.50 7.30 15.30 17
Torre P. 6.20 8— 16— 17.30
(*) Solo ven. (x) fer. escluso sab.
( = ) sab. e festivi.
( = )
FF.
Brich.
Barge
Barge
Brich.
SS. - Bricherasio - Barge e viceversa
5.03 5.55 8 — 9.33 13.18 15.18 16.52 19.07 20.14 21.25
Nei giorni di mercoledì e sabato si effettua da Bobbio a Pinerolo un autoservizio coi seguente orario: Bobbio
P. 7.30 con arrivo a Pinerolo alle 8.30 ;
partenza da Pinerolo 12.30 con arrivo
a Bobbio alle 13.30.
5.21 6.13 8.18 9.50 13.37 15.59 17.10 19.27 20.33 21.44
4.35 5.27 6.27X3ÖT2.16 14AÖ16.08 l'D3 19.37 20.57
4.54 5.45 6.46 8.48 12.34 15.07 16.29 18.12 19.55 21.16
Perosa
Autoservizio
Perrero - Prali
e viceversa
9.20 20.20
9.50 20.45
10.30
Perosa
Perrero
Prali
FF. SS. - Torino - Pinerolo - Torre Pellice e viceversa
6.50 18.35
6,25 18.10
17.30
Torino
Airasca
Pinerolo
Brìch.
Torre P.
4.28 6.15 8.12 12.23 13.44 15.22 17.26 18.29 18.34 19.26 23.48
5.12 7.07 8.52 1 14.32 16.06 18.13 1 19.22 20.09 0.29
5.32 7.39 9.14 13 — 14.57 16.28 18.40 19.13 19.46 20.32 0.51
5.53 7.57 9.29 13.15 15.12 16.50 18.59 19.28 20.07 20.47 1.07
6.06 8.10 9.43 13.34 15.25 17.04 19.12 19.42 20.20 21 — 1.20
Torre
Brich.
P.
Airasca
Torino
(*) Feriale.
3.44 4.44 5.36 6.36
3.59 5.09 5.52 6.51
4.17 5.27 6.15 7.09
4.35 5.47 6.47 7.26
5.20 6.27 7.34 7.56
(»)
8.38 12.24 13.25 16.32 18.03 19.50 21.06
8.53 12.39 13.40 16.48 18.19 20.06 21.21
9.11 12.58 13.56 17.06 18.38 20.30 21.40
9.28 13.19 1 17.35 18.59 20.59 22.10
10.05 14.01 14.47 18.25 19.44 21.42 22.52
Da Perosa a Frali, nei giorni festivi di luglio e agosto (e
dal 21 luglio al 25 agosto tutti i giorni) si effettua una corsa in partenza alle 8,20.
Da Ferrerò a Prali, alle ore
20,50 dal 1 luglio al 31 agosto
(sabato e domenica) e giornaliera dal 1 al 18 agosto.