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Roma, 21 Marzo 1908
Si pabbliea ogni Sabato
ANNO I - N. 12
t .
LUCE
Propugna gl*interessi sociali, morali e religiosi in Italia
8
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ABBONAMKNTTI
Italia : Anno L. 2^50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — * 3,00
Un numero separato Cent. 5
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PIREZIOflCi Vis nagetita 18
INSERZIONI
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Per linea o spazio corrispondente L. 0,l5
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per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
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A/iniMISTRAZI0MC : Via tiaziooalc, 107
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SOMMARIO :
Oli avvenimenti del giora© — Edmondo De Amicis e i Valdesi, di ,T. Gait — Cronaca del
movimento religioso — E. De Amicis a Fra del
Torno, di Eoe. P. ; L’entrata in Eoma .delibi
truppe italiane narrata da E. De Amicis — Fattft
e idee : De Amicis oratore,' di E. #MEYmER —
Arte, letteratura, scienza : L’inno del desiderio— Leggendo l’Evangelo. —Attacchi
e difese ; Retorica.... empia, di Ugo Janni —
Questioni morali e sociali : Di un rimedio
contro il colera, di G. Banchetti— Problemi di
educazione e d’istruzione : La forza irresistibile. di L. Clerico — Pagine di Storia : I
Valdesi delle Alpi, di G. Jalla — La dottrina
cristiana spiegata al popolo : — Le origini
deir umanità, di u. i. — Informazioni — Bibliografia — Appendice : Eroine Valdesi, di
T. Gay.
A
m
jlVVISO IMPORTANTE
Per inserzioni, ahhonamenti, cambiamenti
d’indirizzo ecc. rivolgersi al sig. Antonio
Rostan, awiministratore'del giornale
via Razionale.
107,
► neiràgitazione de’ primi momenti, ritrovi la vecchia
via maestra che i nostri padri' percorsero primi : la
via delI’Evangelo Eterno, bape storica autorevole ed
unica della nostra fede. *
Mentre parliamo di modernismo, a Glusone (Bergamo) avvengono fatti turpi che non sono certo mo. derni. Un’inchiesta dell’autorità politica e giudiziaria
in un collegio di elusone'mise in luce gravi inconvenienti, di cui i giornali clericali han detto che non
erano poi tanto gravi, benché sempre deplorevoli.
Noi non sappiamo dire altro che questo: perchè si
continua ad affidare pubblici collegi (quello di elusone è municipale) alle cure di chi non è il più indicato per educare i giovanetti ? Il prete è vittima
della sua inumana dottrina celibataria. Non è solo, é
vero; ma è quello che dà maggiore contingente alla
statistica di cotali delinquenze, Perciò il prete dovrebbe essere reputate ormai .a^c^ntamentó inadatto
EDM0NDO DE JIMieiS
e i Valdesi
all’,uff icio di-educatone^ ..Espericìsie se ma- sono íátíS*
GLI SSEEHilEGTi DEL GIORNO
Giorgio Tyrrel si è levato contro Alfredo Loisy e
lo ha accusato, dicendo ; « l’aridità d’animo, l’assenza
completa di ogni tendenza mistica, senza parlare della
brutalità delle sue negazioni, hanno fatto perdere al
Loisy le simpatie che aveva tra i modernisti più avanzati .. Ciò in una conferenza che l’ex-gesuita ha
tenuta pochi giorni or sono in Parigi, essendovi di
passaggio. Ciò mentre i redattori di Nova et Velerà
si dichiaravano solidali con Alfredo Loisy il giorno
dopo la condanna di costui.
Che significato ha la mossa del Tyrrel ? Grandissimo, secondo noi. La mossa del Tyrrel è l’indizio di
uno schiarirsi delle nebulosità modernistiche ; è il
ritrovarsi di fronte ad un precipizio, l’accorgersene e il
ritrarsi inorridendo dal periglio non prima avvertito.
Due correnti, dicono certuni, si formeranno nel campo
modernista dopo l’ultimo avvenimento; a noi sembra
che già tre se ne siano nettamente delineate : il Murri
si era già solennemente staccato dalle esagerazioni
dei neo kantisti, facendo una vigorosa critica alle idee
di coloro che fan capo al Tyrrel ; la dichiarazione di
quest’ ultimo adesso scinde sé ed i suoi dalle esagerazioni (diremmo meglio aberrazioni) del Loisy, smarritosi ne’ laberinti della critica storica negativa.
Naturalmente i clericali con aria di trionfo esclamano : La disgregazione degli avversar! prova la solidità della Chiesa Romana, ohe supera sempre facilmente gli ostacoli più tremendi. Non praevalebunt !
Noi non crediamo che si possa parlare di disgregazione ; passati noi stessi per tale fenomeno di suddivisione e di diversa orientazione, comprendiamo benissimo che là, ove una autorità micidiale non può
sopprimere la vita, sia ineluttabile li determinarsi di
correnti varie, di cui la più forte e la più conforme
al vero finirà sempre per imporsi e per farsi rispettare.
Speriamo, dunque, che il modernismo,' epurandosi
anche troppe!
E siamo lieti a questo proposito di segnalare un
saggio cemento àéìVAvanti !, il quale con molto buon
senso riconosceva che non è la dottrina religiosa in
se stessa causa di cotali avvenimenti lacrimevoli, ma
la condizione di vita fatta al prete, il quale così costituisce un continuo pericolo.
Il collegio intanto è stato chiuso.
La morte del Generale De Giorgia, comandante
della gendarmeria in Macedonia, attirala nostra attenzione sull’Oriente europeo, il quale da qualche settimana dà molto filo da torcere a’ governi delle maggiori potenze. Il concerto europeo, il famoso concerto
che aveva tante belle cose da fare in Macedonia, che
dovea imporre rispetto al Sultano e costringerlo ad
applicare le riforme indispensabili al progresso de’
tre vilayet, il concerto si é dimostrato d’un tratto
impotente. Sir E. Gray, ministro inglese degli esteri,
ha addirittura fatta una nuova proposta, che implica
l’abbandono de’ piani antichi : nominare un governatore indipendente per la Macedonia, come si è fatto
per l’isola di Creta.
La proposta è bella, è grandemente generosa, è degna delle tradizioni liberali inglesi ; ma essa già è
stata accolta con diffidenza da coloro appunto i quali
avrebbero dovuto approvarla ed appoggiarla. Le diverse potenze non han nascosto il loro malumore per
il colpo di scena il sir. Gray, il quale pare che sia
stanco delle lungaggini ; la Turchia, poi, ha addirittura fatto miracoli : in breve spazio di tempo, cosa
inaudita, ha acconsentito alla proroga per altri sette
anni dello esperimento di riforme in Macedonia I Ma
l’inghilterra non ha ancora ritirata la propria iniziativa.
Fra il duolo generale d’Italia per la morte dì
Edmondo De- Amicis, nissuao rimpiange il grande
scrittore più sinceramente del popolo Valdese, perchè egli, cosi sinceramente buono con tutti, lo fu
particolarmente coi Valdesi.
Quale fra i tanti letterati di grido dell’ Italia
presente, s’era accorto mai della esistenza nella
patria italiana del nostro piccolo popolo ? Non Carducci, non Fogazzaro, non Barrili, non D’ Annunzio, nè altri, che con loro « stanno sul candeliere»,
han creduto poter dai nostri monti e dalla storia
nostra trarre soggetto e ispirazione a qualche poesia od a qualche pagina, d^rosa.
nelle due scòh|iin.icBe tìel no
stro paese... e per tank» compromette la vendita
del libro ed allo scrittore scema il lucro e la
fama.
La scomunica clericale mette all’indice tutto
quello che tende a porre gli .eretici in più vera
luce. La scomunica anticlericale mette all’indice
tutto quello che può valere a riabilitare la fede,
la leligione, raccontando le gesta di veri credenti.
Ora i Valdesi sono gente credente ; hanno religione, ma non la religione del Vaticano.
Ergo, non scriviamo di loró^ se vogliamo che i
nostri scritti non sian proibiti da un indice, anzi
da due.
*
% «
Che cosa si prepara nell’oriente europeo ? Noi siamo
alla vigilia forse della soluzione del gran problema
turco, che tanto sangue costa ^11’Europa, tante lagrime ha fatto versare. Iddio, è scritto, giudicherà
tutti i popoli.
G.
Raccomandiamo ai signori collaboratori di scrivere su un lato solo delle
loro cartelle.
Non cosi la pensò il De Amicis ; e chi negherà
die r avere affrontato impavido i due spauracchi
che fanno indietreggiar tanti altri, costituisca appunto un tratto di quella grandezza eccezionale che
gli viene oggi cosi unanimemente riconosciuta ?
Egli scrisse cento pagine sni Valdesi in quel
gioiello di libro eh’ egli intitolò «. Alle porte d'Italia . (edizione 1907 pag. 153 a 260).
E nissnno mi contraddirà se affermo che quelle
cento pagine sono il più bel volume di storia valdese che mai sia stato scritto.
^ Si, De Amicis fu pure storiografo dei Valdesi ;
giacché la narrazione della sua- visita a Torre Pellice ed al Fra del Torno contiene tale una sintesi
della nostra storia e descrizione dei suoi più tragici momenti, che nissnno dei nostri storici arrivò
mai a dirceli cosi bellamente e in modo cosi palpitante.
E come ricordo perenne del suo soggiorno fra
noi, ei volle donare alle due località che maggiormente fissarono la sua attenzione, due nomi nuovi
espimenti l’alto concetto eh’ ei s’ era formato'della
missione e della storia dei Valdesi.
Ei battezzò Torre Fellice coi nome di « Ginevra
italiana » e Fra del Torno col nome di « Termopili Valaesi ». ; quasi volesse dire all’ Italia dopo
la sua visita alle nostre Valli; Sai, hai nel tuo
2
LA LUCE
territorio un distretto che in sè unisce le glorie
della Grecia .eroica e dell’ invitta Elvezia.
*
Quello che ha colpito il De Amicis nelle nostre
Valli, è, adunque, da una parte, I’ qroismo dei nostri padri nelle lotte sostenute per la libertà di
coscienza, il quale gli ricorda Leonida e i suoi 300
prodi combattenti per la Grecia contro il potente
Serse ; e dall’ altra parte, la fede invitta del nostro popolo Valdese in quel cristianesimo antipapale
che alla Riforma trovò in Ginevra la sua fortezza
più potente ed il suo maggior centro di espansione.
Qni, sembra egli dire, si combattè come alle Termopili ; qui si erede, si studia, si propaga 1’ evangelo, come a Ginevra. Tali vide i Valdesi l’occhio
aquilino del rimpianto scrittore ; tali li scolpi nelle
sue pagine imniortali.
Ha egli errato ? No, non sia mai detto che il suo
giudizio lusinghiero sia immeritato.
La bravura dei nostri avi ha pienamente giustificato uno dei nomi da lui dati alle nostre Valli.
Possa la nostra fede e lo zelo nostro sempre meritarci r altro !
Teofilo Gay.
I
Cronaca del jVtoVimcnto religioso
ITA.L.JA.
Fede nuova
Siccome la vecchia fede non basta più, la signora
Adele Albani Tondi ha ideato una organizzazione, la
quale si propone di bandire un nuovo verbo, che no^n
è affatto tale perchè è quello di Giuseppe Mazzini. Si
tratterebbe, pare, di riesumare l’idea religiosa del
grande agitatore e di propagarla.
Certo la signora Adele Albani Tondi, nella sua per’ fetta buona fède, s’immfigina che la religion,e del Mazzini sia proprio nuova;
Non c’è da stupirsene, giacché lo stesso Apostolo
della nostra unità s’illuse di aver creato una nuova
religione e non s’accorse d’aver ricopiato il Cristianesimo, depauperandolo di talune delle sue più grandiose
concezioni.
Ad ogni modo, se la nascente organizzazione dove.sse
contribuire ad elevare lo spirito del nostro popolo, sia
pure la benvenuta.
Donne filosofe !
A Ceppare la Lega femminile (socialista) votò uno
di questi giorni il seguente ordine del giorno ;
. Ritenuto che le religioni sono il frutto delle fantasie esaltate di uomini primitivi ed ignoranti, incapaci di ricercare
le spiegazioni dei fenomeni naturali ; ritenuto che i presenti
ministri di tutte le religioni sono interessati a far permanere
la classe lavoratrice sotto il giogo dello sfruttamento borghese,
e le donne in ispecie nel peggiore asservimento dell' anima e
del fanatismo irragionevole ; l’assemblea della Lega femminile
fa voti che tutte le donne organizzate si astengano assolutamente di frequentare la chiesa, abbandonando ogni idea di
religione e impegnandosi a non compiere più i riti e le cerimonie ad esse imposte dalle chiese e dalle rispettive religioni ..
Povera e unda vai filosofia!
Ve le immaginate voi le povere contadine di Copparo
discutenti gravemente sul fenomeno religioso, sugli
ignoranti che inventarono le religioni e sui fenomeni
naturali ? !
E noi che non sapevamo esistessero cotali superdonne a Copparo!
A Cosandolo, per altro, pare che i socialisti non siano
tanto progrediti, perchè frequentano una sala evangelica ed ascoltano ancora la vecchia parola di Gesù di
Nazaret ( altro meschino che le donne di Copparo guar dano ormai dall’alto in basso).
I seminarii
La Congregazione romana de’ vescovi e regolari ha
compilate le Norme per /’ ordinamento educativo e disciplinare de' seminarli d'Italia, norme approvate dal
papa e perciò ufficiali e da eseguirsi dappertutto. Il regolamento si divide in 3 parti ; la prima riguarda la
direzione degli istituti e 1’ ordinazione de’ preti ; la
seconda parte tratta dell’ ammissione degli alunni e
dell’ età che debbono avere per essere iscritti a’ diversi corsi ; la terza parte si riferisce esclusivamente
agli alunni ed è una specie di regolamento interno
per la vita ne’ seminarli.
Si è inteso cosi dare un forte carattere unico a’ seminarli d’Italia è si è voluto, con la disposizione ohe
proibisce a’ giovani seminaristi di studiare fuori deL
r istituto vescovile, impedire il contatto con il mondO'
a coloro che devono servire la Chiesa e di lei sola
devono occuparsi e preoccuparsi.
Si sa, il mondo è pieno di tentazioni ; l’idra modernista nacque appunto dallo spirito mondano di. pochi traviati !...
Una Conferenza di RASTIGNAC
Vincenzo Morello (Rastignac) a Milano ha trionfàfcO'
con una conferenza intitolata : Ricorsi religiosi. li resoconto che ne danno i giornali ci persuade che il Morello parlò bene; aggiungiamo che questa volta egli
fu più sereno, più profondo,, meno volgare di altre
volte, in cui la passione anti-religiosa (egli è uni superstite del materialismo vecchio di maniera) gli: avea
fatto velo all’ intelligenza.
La conferenza di Vincenzo Morello non fu di carattere spiritualista ; ognuno comprende da sè; ohe un
tale uomo non sareobe adatto al volo necessario per
immergersi nelle regioni elevate. La politica e una
certa filosofia della storia, guardata dal laiO' delle combinazioni e de’ giuochi della religione con la politica,
furono le sue linee direttive.
Perciò le cose dette da Rastignac sono buone e belle
fino ad un certo punto ; ma, com’ era natarale avvenisse, il continuo guardare la religione sulla sua mescolanza con fa politica trasse il conferenziere alle solite confusioni, per cui l’idea pura è messa in fascio
con le sue più o meno legittime incarnazioni.
Cosi si spiega 1’ affermazione del Morello ; non avere
utilità per le funzioni dello Stato moderno 1 idea religiosa.
SVIZZERA.
La sepai’azione a Ginevra
Noi ne abbiamo già parlato nel nostro giornale, e più
d’una volta. Diamo ora il testo dei tre primi articoli
della costituzione, quali sono stati concordati in seconda discussione dalla commissione de’ XIX :
« Art. 1 - La chiesa protestante di Ginevra riconosce per suo unico'Capo Gesù Cristo, Salvatore degli
uomini.
Ramo della chie.sa Universale, Essa si riannoda alle
Chiese uscite dalla Riforma e mantiene rapporti più
particolarmente stretti con le Chiese Riformate della
Svizzera.
Essa pone alla base del proprio insegnamento la
Bibbia, liberamente studiata alla luce della storia e
delle esperienze della vita cristiana. Essa ha per
fine di raggruppare e di unire in uno spirito di giustizia tutti gli elementi del cantone di Ginevra in vista del loro sviluppo religioso e morale, e di lavorare
all avanzamento del Regno di Dio sulla terra per mezzo
delTEvangelo, sorgente di vita eterna e di progresso
individuale e sociale.
Art. 2 - La Chiesa compie l'opera sua per mezzo
del concorso attivo di tutti i suoi membri, per mezzo
del ministero de’ suoi "astori, per l’insegnamento religioso, il culto pubblico, le cerimonie religiose. Essa
celebra i sacramenti del Battesimo e della Santa Cena.
Art. 3 ■ l servizi della Chiesa come i suoi sacramenti sono gratuiti, e il ministero de’ suoi pastori è
a disposizione di chiunque lo richieda ».
Una pastorale
Ci è stata gentilmente inviata la pastorale scritta
dal Vescovo vecchio-cattolico Dott. Herzog per la quaresima 1908 e diretta alle parecchie e comunità della
sua diocesi. Il soggetto di questa bella lettera episcopale è ; Il nuovo comandamento (Giov. XÍII. 34). Il
vescovo ne studia il contenuto, l’obbligazione, i risultati. Da cima a fondo di questo pregevole documento
spira la più eletta pietà evangelica disposata a non
comune sapienza. Nell’ultima parte dell epistola il prelato svizzero si addentra in modo brillante e pratico
nelle questioni sociali, dimostrando che di fronte alle
necessità dell’ora che volge la Chiesa, lungi dal sembrar
divenuta superflua, è appena all’inizio della sua missione.
FRANCIA.
Monumento a Michele Serveto
I protestanti, che non hanno pontefici (come vorrebbero far credere gli energumeni papisti, i quali ci
rimproverano le debolezze umane de Riformatori no*
stri), avevano già: offèrto al mondo il grandioso ed anieo spettacolo deh monumento espiatorio di Ginevra^,
ove fu bruciato Serveto.
Ora riceviamo una bella nuova, che offriamo* al pubblico italiano in. prova dello spirito- superiore che ci
anima e eh guidai A Vienna, neh dipartimento- dell’Isère, un- comitato di liberi pensatori erige un. monumento a Michele Serveto ; i protestanti firancem han
deliberato di concorrere alla spesa, con una loro sottoscrizione,. per mostrare che essi non si vogliono rendere solidali coll passato triste, ma solamente col loro
passato radioso e grande, per cui oggi: freme di libertà e di aspirazioni immense tutta la terra.
Calvino ebbe parte nel supplizio di Serveto-?' E noi
rinneghiamo l’atto di Calvino, lo-detestiamo,, mostrando
co’ fatti quel che sempre, abbiam- sostenuto a parole ;
non reputiamo, infallibili gli artefici del movimento riformatore deli secolo XVI (come di tutti i secoli) ;
ammiriamo le loro opere buone, accettiamo le loro sanedottrine,, rifiintiamo q.uel che in loro- potè essere di
cattivo.
Chi. ha. fatto come noi ?
Hi congresso diocesano, di Lioiue;
Inauguratosi il giorno 9 Marzo, si chiuse la sera,
del giorno. ,12, dopo, avere discusso, specialmente della.,
organizzazione de’ cattolici-romani sotto il regime separatista.
II. congresso ha avuto molta eco. ne’ giornali francesi per il suo carattere e le sue intenzioni spiccatamente politiche. La Chiesa in Francia cerca di seguirela tattica che si. propone in Italia ; conquistare le amministrazioni, conquistare molti seggi nel Parlamento.....
Invece di trarre ammaestramento dalle sventure!
PALESTINA
Un’nni'^ersità israelita in Gerusalemme
L’ Univers juif, organo degli ebrei francesi, ha inivaiata una sottoscrizione internazionale allo scopo, dì
fondare un’università ebraica nella capitale pai estines©
in Gerusalemme.
Trascriviamo Taununzio ;
« Il progetto di una grande università ebraica a Geiiasalemme non mancherà di far vibrare i cuori di tutti gli ebrei.
■K Se Isi'aele é ancora condannata ad essere una tribù errante, è necessario almeno che l’istruzione ebrea abbia una
sede che 8» come '’tin» m destinata a mantenerci fermi nel
mezzo della tempeSth. Vti’università ebraica può aiutare alla
soluzione di molti problemi religiosi, sociali, politici ed. economici dei giorni nostri.
« Una nuova èra potrà così aprirsi pel popolo ebrso,poiché,
osiamo dirlo, un’università ebrea terrebbe un gran posto tra
le sedi universitarie del mondo. In una parola, l’idea è così
buona e realizzabile che noi crediamo che, se sarà messa arditamente in pratica, troverà un’eco fra gli ebrei di tutti i
paesi e di tutte le condizioni. Il momento pare opportuno per
una tale opera e sarebbe peccato lasciarselo sfuggire. »
INGHIL TERRA.
Conferenze di Paolo Sabatier
L’illustre storico Paolo Sabatier, conosciuto in tutto
il mondo per i suoi pregiati lavori su S. Francesco di
Assisi, ha téuuto a Londra recentemente tre conferenze sul Modernismo, che hanno suscitato uu vero
entusiasmo.
Egli fece con grande vivezza di colori una fedele
descrizione del movimento, certo il più importante de’
nostri tempi, partendo da quella mostruosa definiziohe
del modernismo data da Pio X ne’ suoi ultimissimi
documenti con cui condanna la moderna eresia.
S’addentrò poi in un esame minuto e brillante, e
terminò inneggiando a queste voci nuove, che cercano
di scuotere la vecchia macchina romana affondata nelle
vie del passato, ove è rimasta immobile e arrugginita.
Paolo Sabatier era stato presentato da Humphrey
Ward, l’autore del celebre romanzo Robert Elsmere.
OLANDA
Nella Chiesa vecchio - cattolica di questo paese —
piccola ma veneranda per le tradizioni storiche chela
ricollegano al movimento religioso di Porto - Reale —
si notano da qualche tempo sintomi di risveglio e di
progresso. Leggiamo che la parocchia di Egmond
dan Zee conta 1725 membri. A Gonda, a Delft e a
Rotterdam si sono costituite recentemente associazioni
di giovani vecchio - cattolici.
AUSTRIA
Los von Rom
Le Chiese evangeliche e vecchio-cattoliche deli Austria continuano la loro marcia ascensionale favorite v
dal movimento di secessione da Roma che si prosegue
3
LA LUCE
«1 grido Los vm iBom. La parocctóa vecchio-eattolica
■di Vienna conta aittnalmente il M numero di 3079
membri e quella di Bessendorf ne conta 4000. Il
gruppo parrocchiale di Olmttts, Frieiltmd e Oderberg
«i è accresciuto di 133 membri dorante lo scorso anno.
Bue distinti preti romani di Praga, il sig. Wenzel
Rab e il Dott. Franz Loskot, hanno aderito alla Chiesa
vecchio-cattolica.
EtooQdo De Aiicis a Fra M Torno
Togliamo dal libro di Edmondo De Amicis « Alle
Porte d’Italia » un brano del capitolo « Le Termopili
Valdesi », sicuri che esso indurrà molti a leggere od
a rileggere l’intero volume. I due capitoli « La Ginevra italiana » e <t Le Termopili Valdesi » vennero
pubblicati dopo una visita dell’ illustre scrittore alle
terre valdesi, ventiquattro o venticinque anni or sono,
visita che terminò a Pra del Torno, in quel d’Angrogna.
Scrive il De Amicis ;
« Ci rimettemmo in cammino ; entrammo in Pra del
Torno. Par veramente d’entrare fra le mura d’una immensa fortezza... qua e là a grandi altezze, si vedono
ancora dei piccoli tappeti verdi, dove pascolan delle
capre, che a guardarle, dan le vertigini ; e piccole case
che par che stian su per miracolo, o che siano appiccicate alle roccie come nidi d’uccelli... Il toi'i-ente non
faceva quasi più rumore. Dopo mezz’ora di cammino,
in silenzio, arrivammo sopra una rocca, dov’è un tempietto nuovo d’uno stile misto di gotico e d’arabesco, e
dipinto di bianco e di rosso, come un padiglione di
giardino. Ai piedi della rocca ci son poche case, e una
chiesetta cattolica. La valle pareva chiusa da tutte le
parti, a sinistra dai monti che forman la stretta di Palchero, a destra dai monti di Soiran e deU’Infermet, ripidissimi, nudi, grigi, tutti roccia, che fendevan razzare... E tutt’intorno, nè un rumore, nè una forma, nè
una voce umana. Non c’era che una ragazza di dodici
0 tredici anni, una piccola vaccaia, scalza, con un cenciuccio di vestito, seduta in terra davanti altempio,
che leggeva un libro. Guardai il titolo ; era una Histoire de l’ Eglise Vaudoise: un^ volume di-ìformato
grande e elegante, stampato a Parigi. Ne presi appunto con piacere sul mio taccuiuo. Era la prima con
tadinella italiana che vedevo leggere.
*
* *
C’eravamo dunque arrivati, finalmente, a quel misterioso Pra del Torno, fortezza, cuore santuario delle
Valli. Là, nei primi tempi dei valdesi, era il seminario teologico dei barba, l’antica scuola « educatrice di
pastori, d’evangelisti e di martiri » nella quale s’istruivano i giovani alunni nelle sacre scritture e nel
latino, si copiavano i manoscritti della Bibbia, e si
componevano trattati religiosi ; e di là partivan poi i
nuovi pastori, a due a due, e si spandevan per il mondo,
esercitando la professione di mercanti, di chirurghi e
di medici, per diffondere più sicuramente la parola di
Dio, e andavano a trovare i loro fratelli di Calabria e
di Puglia, i loro discepoli di Moravia, di Ungheria e di
Boemia. Chi sa quali figure strane d’asceti, di centenari venerandi, di giovanetti inebbriati di fede, e quali
meraviglio.se vite di umiltà e di sacrifizio saranno passate fra quelle montagne ! Essi eran ben lontani, allora,
senza dubbio, dall’ immaginare che quell’ angolo tranquillo delle loro valli sarebbe stato nei venturi secoli
assalito con tanta furia da tanti eserciti, e irrigato
tutt’intorno da tanto sangue. Qui, infatti, fu come l’ultima ridotta del popolo valdese in tutte le guerre. Ci
accorrevano da ogni valle le famiglie, e gli avanzi
delle famiglie, e ci stavano dei mesi come rannicchiate,
campando d’erbe e di latte.
La compagnia degli archibugieri volanti, coi suoi
due ministri, ci si raccoglieva dopo le sue audaci spedizioni.
Ci avevan costrutto delle case, dei forni, dei magazzini, dei mulini ; ci fabbricavan delle picche, ci fondevan delle palle. Migliaia di persone lavoravano, pregavano, s’esercitavano alle armi, portavan le pietre e
1 tronchi d’albero alle barricate, salivan sulle vette a
spiare il nemico. Era come un formicaio, un rimescolio
continuo di gente agitata senza posa dal terrore, dalla
speranza, dalla gioia della vittoria, dal presentimento
dell’ultima sventura. Perchè vedevan tutto di qui' : vedevan le colonne nemiche venir innanzi sulle creste
nude dei monti, scintillando ai“ raggi di sole, e discendere lentamente ; e i valdesi salire di nascosto, ad
assalirle di fianco ; vedevan le mischie, sentivan le
grida, contavano i caduti, stavan là sotto immobili ad
aspettare la fine dei combattimenti, che per loro poteva
esser la prigionia, la dispersione, la perdita dei figli,
ila tortura, la morte. Con che forsennata gioia si dovevano slanciare incontro ai loro difensori, quando
■precipitavan giù vittoriosi, buttando sulle rive del
torrente delle bracciate d’alabarde, di corazze, di mo■rioni, di uniformi, di pennacchi, fra cui rotolava qualchevolta la testa d’uno dei loro più feroci persecutori !
Di notte, nel cuor deH’inverno, dopo fughe piene di
pericoli, arrivavan qui delle frotte di fuggiaschi, a cui
rorrore degli eccidi veduti toglieva per molti giorni
la parola ; arrivavano dopo un viaggio di mesi e mesi,
travestiti stranamente, e trasfigurati dagli stenti, i
pochi scampati alle stragi di Calabria ; ci arrivavano,
scortati dai valdesi, tremanti di freddo e di paura,
delle donne e delle ragazze cattoliche, affidate loro dai
mariti e dai padri per • salvarle dalla violenza della
soldatesca ; e dei parlamentarli, pallidi, scorati, che
annunciavano ogni accordo fallito, e un nuovo assalto
imminente. Ma c’eran pure dei giorni di festa in quel
vasto baratro pieno di dolore e di spavento ; i giorni
in cui scendevano dalle alte montagne i deputati vaidesi, reduci dalle lunghe peregrinazioni a traverso all’Európa, portando i denari dell’Elettore Palatino, del
duca di Wurtemberg, del marchese di Badén, dei cantoni evangelici di Svizzera, della chiesa Francese di
Strasburgo, di tutti i loro amici lontani, che mandavan l’annunzio di potenti intercessioni presso la Corte
di Torino, e la speranza d’un migliore avvenire; i
giorni in cui tornavan i loro missionarii dai paesi protestanti, con un carico prezioso di libri sacri, trovati
dopo lunghe ricerche e raccolti a prezzo di gravi sacrifizi ; i giorni in cui giungevano i loro fratelli di
Provenza, con le armi nascosi e sotto il mantello ; i
soldati ugonotti, disertati dalle guarnigioni di Lione,
di Grenoble e di Valenza; i rudi compagni dei Lesdiguières e dei Coligny, accorsi per combattere e per
morire con loro. Allora tutti ripigliavano animo, i
salmi risuonavano più alto, i piccoli arsenali lavoravano più fitto, le promesse e i giuramenti si ripetevano con nuovo ardore; e le compagnie armate si
slanciavano più impetuosamente dall’ alto delle loro
montagne a soccorrere i fratelli.*
" Calavano nelle valle di S. Martino, piombavano nel
vallone di S. Germano a rintuzzare i monaci dell’ abbadia di Pinerolo, si lanciavano nel vallone di S. Bartolomeo a battere i signori di Roccapiatta, correvano
a liberare Taillaret, volavano in aiuto delle popolazioni
assediate di Bobbio, di Eorà, del Villar, irrompevano
nella pianura, a vendicare gl’incendi con gl’incendi e
i macelli col macelli, fino o San Secondo, a Miradolo,
a Osasco, a Gavone... Ma n’andava assai più lontano
il terrore; n’andò qualche volta fino a Torino, fin nelle
sale dorate "dei castelli di Rivoli e di Mohealieri, fin
dentro al cuore dei duchi di Savoia, i quali, affacciandosi di notte alle finestre, torcevan lo sguardo da
quelle graudi montagne nere, come da una immagine
di malaugurio e di rimorso ».
Ma tutto ciò, la Dio mercè, è storia antica, e i vaidesi lo ricordano soltanto come storia, dicendo con il
De Amicis; « Non abbiamo nulla da perdonare, non
ci ricordiamo più di nulla, siamo fratelli, abbiamo una
sola patria, un solo nemico, un solo avvenire ! »
l?ob. P.
['entrata in Roma delle truppe
italiane narrata da E. De Amicis
Io vini una bellissima scena. I nostri soldati entrarono in Roma per Porta Pia e andarono di filato sino
a Montecitorio. Fosse caso o disegno, non lo so; ma
per far quel cammino passarono dinanzi ai più stupendi monumenti di Roma.
Non mi ricordo il primo entrato che reggimento
fosse. Giunge in piazza di Termini, dove c’è una fontana bellissima. Per chi non ha mai visto Roma, le
sue fontane, così gigantesche, sono una delle più profonde sorprese. 1 soldati si voltano, guardano e prorompono in un lungo oh ! che si propaga di compagnia, in compagnia, di battaglione, in battaglione,
man mano che giungono nella piazza. Chi rallenta
il passo, chi si ferma, chi vorrebbe avvicinarsi. —
Animo, animo, — dicono gli ufficiali, — ci sono
altre cose più belle da vedere. — I Romani ridono al
vedere i soldati tanto sorpresi di si piccola cosa. —
Vedrete ben altro, — d>cono, — questo non è niente ;
andate, andate, vedrete ben altro. — I soldati vanno
innanzi voltandosi indietro ad ogni passo e discorrendo forte tra toro.
Il reggimento giunge in piazza del Quirinale. Lo
spettacolo è meraviglioso. A destra un palazzo gigantesco; in mezzo alla piazza una fontana due volte
più grande, più bella, più stupenda della prima ; sta- •
tue, vasca, getto d’acqua, tutto colossale. Si vede
in lontananza la cupola di San Pietro, una gran parte
di Roma, monte Mario, il Tevere, la campagna, un
panorama grandioso e imponente. I soldati rimangonoattoniti, senza profferir parola, senza neanco accorgersi delle grida e degli applausi che li accompagnano ;
guardano colla bocca aperta e gli occhi spalancati,
come se si fossero affacciati a un mondo nuovo;
il silenzio dura per qualche momento ; il popolo taceanch’esso come per non turbare la dolcezza di quella
contemplazione. A un tratto sorge tra le filo una voce
altissima — Viva Roma ! — Tutto il reggimento risponde : Viva Roma ! — Andate, andate, — dicono di nnovo
i Romani — questo non è niente, ben altro vi resta
da vedere. — Il reggimento continua la sua strada.
Ecco la piazza di Trevi, la fontana di Trevi. Checos’è questo ! Com’è qui quella roccia ? Di dove scende
quel fiume ? Chi è quel gigante ? I soldati prorompono insieme in un grido di meraviglia e di gioia,
tendono le braccia, si affollano, si stringono, par che
si vogliano gettare nella fontana — Viva Roma 1 — gridano; — Viva l’esercito! — rispondono i Romani, e
di nuovo : Avanti, vedrete, vedrete. — Ma che si può
vedere ancora di più bello? La fontana di Trevi è
veramente prodigiosa, non par vera, pare una cosa
sognata, una cosa da giardino fatato, letta nelle Mille
e una notte. — Ah ! non ce la volevano dare Roma !
— esclama un ufficiale ; eh ! ora si capisce. — Come
vi piace la città ? domandano i Romani, passando e
agitando le bandiere. Cosà rispondere ? I soldati non
rispondono che: — Roma! Roma! — Il reggimentova oltre.
Ecco la piazza Colonna, la Colonna....
Soldati e popolo coniinciarono a girare attorno alla;
Colonna ; sonavan trombe, tamburi, grida ; v’ eran dei
Tedeschi e degl’inglesi con noi, e in quel momento,,
commossi anch’essi, ci strinsero la mano dicendo : —
Bel giorno ! Bei momenti !....................
Io, ve lo giuro, non ho mai visto uno spettacolo
simile ; è* impossibile immaginare nulla di più solenne e ai più meraviglioso. Queste grandi piazze,
queste fontane enormi, questi giganteschi monumenti,
queste rovine, queste memòrie, questo terreno, questo
nome di Roma, i bersaglieri, le bandiere tricolori, i
prigionieri, il popolo, le grida, le musiche, quella secolare maestà, quella nuova gioia, questo ravvicinamento che ci fa la memoria di tempi, di casi, di trionfi
antichissimi e nuovi, tutto quest’insieme è qualche
cosa che affascina, che percuote qui, in mezzo alla
fronte, e pare che faccia vacillare la ragione; si direbbe che è un sogno ; non si può quasi credere agli
occhi : è una felicità che soverchia le forze del cuore.
Roma ! si esclama. — Siamo a Roma ? Quando ci
siam venuti ? Come P Che è accaduto ? — Il ricordo
di quello che è accaduto è già confuso come se fosse
d’un tempo remoto. E’ un’emozione che opprime. Ad
ogni piazza in cui s’entri, l’occhio gira intorno meravigliato, e il sangue dà un tuffo. Avanti, di meraviglia in meraviglia, di palpito in palpito, a misura
che si procede, la fronte si solleva, il cuore si dilata,
e sente più gagliardamente la vita. Ecco la piazza
del Popolo. Si corre all’obelisco, ci si volta indietro,
si vedono davanti le tre grandi strade di Roma, si
vede a sinistra il Pincio delizioso, laggiù in fondo
la cima del Campidoglio, tutt’intorno prodigiose bellezze di natura e d’arte, antiche, nuove, auguste, gaie,
gigantesche, gentili ; la mente sopraffatta si turba, ci
prende un tremito, e bisogna sedersi ai piedi dell’obelisco, figliarsi la testa fra le mani e aspettare che
la lena ritorni.
H. De Rmieis
^rte, Letteratura, Scienza
L’inno del desiderio
Sospirando sen va l’anima mia
E dietro a Te, Signor, si volge e sciama,
Come il cervo la pura onda desia
Con voce mesta e grama.
Da Te Innge, Signor, l’alma è turbata :
Un gran dolor la opprime e piega il lutto ;
La sua vita di pianto è nutricata;
Il suo valor distratto !
Vieni, 0 Padre, chè allor, d’ogni ansia privo,
Combatterò per Te la santa guerra;
E del mio canto trepido e giulivo
Risonerà la terra.
V. o.
4
LA LUCE
FJVTTI E IPEE
€dmondo De Amid^ oratore
Poco conosciuto è Edmondo De Amicis come oratore. Ma chi ebbe il bene di adirlo non 1’ ha mai
I potuto dimenticare, nè lo dimenticherà giammai.
Era la sua una eloquenza speciale, fatta quasi tutta
! di sentimento, che scuoteva 1’ animo degli uditori
fin nei più reconditi recessi suoi, ed entusiasmava
I commovendo fino al pianto. In lui oratore si senI tiva r uomo buono che esprimeva affetti, sentimenti,
i aspirazioni, profondamente scolpiti nel cuore e che
i non potevano non trasfondersi in quelli che pende; vano dalle labbra sue commossi, estasiati.
Edmondo De Amicis, più d’ogni altro, avrebbe
potato applicare a sè le belle parole del nostro
sommo Poeta :
....Io mi son un che, quando
i Amore spira, noto, ed a quel modo
\ Che detta dentro, vo significando.
I (Purgatorio, XXIV.)
In lui la parola era rapida, incisiva, vibrante di
i calda poesia, non già a sbalzi, non a scatti, ma di
una continuità meravigliosa. Gli è che non improvi visava, anzi, — come ripetutamente disse — era
incapace di improvvisare. Perciò quanto egli diceva,
! era già stato scritto e imparato a memoria. E, come
I ben dice uno dei nostri critici : « Una prodigiosa
! memoria si sostituiva in lui alla improvvisazione
j che la timidità o la preoccupazione gli rendevano
I meno sicura o forse meno precisa di quanto la sua
dignità e il suo scrupolo gli facevano pretendere ».
i , Chi scrive ricorderà sempre la magnifica commemorazione che egli fece di Garibaldi, or sono già
molti anni, a Torino, nell’ ampio teatro Vittorio
' Emanuele. Giamm;ii 1’ arte oratoria raggiunse vette
più eccelse.
Talmente gli uditori erano incatenati dalla parola
I smagliante, e pure cosi semplice, nel tempo stesso,
! dell’ oratore, che non si osò neppure interromperlo
con gli applausi : lo si ascoltò nel più perfetto silenzio, con la commozione la più intensa, la più
fervida. Ma, quando ebbe finito, fu una ovazione
senza pari, ben meritata.
Ed ora si è spenta, per sempre, la grande, la
nobile voce. Ma quando, nei momenti di requie, in
mezzo alla agitata vita odierna, rileggeremo ancora
quelle pagine delle opere sue che più ci fecero del
i bene, ci parrà di sentire ancora risuonare quella
voce cosi dolce, cosi gentile, che ci parlava di ogni
cosa bella e buona, elevando, nobilitando affetti.
sentimenti ed aspirazioni.
Enrico JUe'ynier.
LEGGENDO L’EVANGELO
Padre, perdona loro, perciocché
non sanno quello che si fanno.
Luca XXIII, 34.
Le parole che Gesù pronunzia sulla croce
sono rivestite di tale bellezza, di tale santità che non si possono leggere se non con
cuore profondamente commosso. Nel loro
complesso, esse compiono il sublime ritratto che i Vangeli ci presentano di Colui che è venuto sulla terra per salvare
ciò che era perito.
La sua prima parola è una parola di
grazia e di intercessione. Nessun mormorio, nessuna minaccia, nessuna accusa, nessun lamento escono dalle labbra del Salvatore. 11 suo primo atto fu una preghiera
al trono, supremo di grazia, in accenti di
un amore che supera ogni umano intelletto.
La sua preghiera è degno coronamento
della sua opera di intercessione compiuta
sulla terra.
Vedetelo quando Egli percorre le città
e le campagne della Giudea e della Galilea. Sono parole di perdono, di grazia quelle
che pronunzia, parole che hanno dovuto
scendere profondamente nel cuore di quelle
moltitudini meravigliate da tanto splendore, da tanta bellezza di dottrina. Gli uòmini non si amavano, anzi si odiavano a
vicenda. Non erano fratelli, ma nemici.
Gesù, invece, annunzia la parola del perdono dalla parte di Dio. La proclamazione
della Buona Novella è la proclamazione
del perdono divino. Quante volte, Egli, ai
peccatori pentiti, a cui ben si rimette, perdona i peccati. « htai di buon cuore, i
tuoi peccati ti sono perdonati ». « Vai,
non peccar più ; i tuoi peccati ti sono
perdonati »,
Il perdono : ecco la grande parola della
morale evangelica, che dovea portare nelle
relazioni umane un si grande rivolgimento.
Hai tu un nemico ? hai tu un avversario ?
ti hanno offeso ? Ama sempre, perdona
sempre : facendo così tu salverai il tuo nemico. 11 perdono adunque non è altroché
una delle manifestazioni dell’ amore ; e,
perdonando, noi amiamo. E Gesù ha amati
tutti; non ha mai respinto nessuno. E,
mentre sta soffrendo angosciosa agonia
sulla croce. Egli prega per i suoi carnefici, strumenti ciechi della volontà altrui.
Egli prega per i Giudei che respinsero il
Messia ; che chiamarono il suo sangue sopra il loro capo e il capo dei loro figliuoli ;
che rinnegarono il Santo, il Giusto ed uccisero il Principe della vita. E, intendendo
quella preghiera nel senso suo più lato,
possiamo aggiungere che Gesù prega per
tutta r Umanità, perchè V Umanità coi suoi
peccati condusse Gesù al supplizio del Golgota. E il Salvatore continua tuttora, nel
cielo, alla destra del Padre, 1’ opera sua
di intercessione.
Quale grande esempio ! Gesù è il nostro
modello ’ certamente insuperato in ogni
cosa. Seguiamolo dunque. E il perdono
eserciti per davvero tutta la sua influenza
nelle nostre relazioni sociali.
E. m.
ATTACCHI E DIFESE
7{eforica... empia
Ecco qua \'Avanti : organo magno, ed ufficiale altresì, del socialismo italico.
Circa il partito ch’ei rappresenta nulla ho da ridire,
nè prò nè contro ; nulla, nè prò,“nè contro i prìncipi
economici e polìtici che lo dirigono. Il lettore ben sa
che il nostro foglio è incompetente in cotali materie ;
nè ignora che di tale incompetenza io sono un entusiasta. Si ; perchè politica e sostrato tecnico delle
quistionì sociali esulano dalla nostra funzione morale,
e perchè l’aspetto e felemento morale di esse nè
s’immedesima con quello politico o tecnico, nè è feudo
dell’una o dell’altra fazione. Le menti serene non possono creder diverso.
Pure, mi permetto di dire — e con ciò, lungi dall’impugnare, ribadisco il concetto or ora enunciato —
che, siccome il progresso è la risultante di cento forze
varie che s’agitano, cozzano, si contradicono, si smussano, si completano, s’intrecciano ; è insomma la sintesi
dialettica dei contrari (donde accade che ciascuna di
queste forze, se onesta e non degenerata, ha la sua
funzione utile o di pungolo o di freno, vuoi di audace
paradosso generoso, vuoi di sapiente energia modera
trice 0 correggitrice...)i ne- segue che — pel filosofo epel cristiano che spazia lo> sguardo in una regione più
vasta di ogni singola faecia del poliedro sociale e ri^
mira la siatesi che diviene — un compito nobile da
assolvere a prò della comunità spetta sW'Avauti ed al!
suo partito tanto quanto ad altri giornali e ad altri
partiti... ruote diverse di un’unica macchina.
E perciò una pièta (o stupisce, perchè la schiavitù,'
di uomini, spesso d’ingegno e non incolti, di fronte
alle più irrazionale- superstizione antireligiosa è davvero stupefacente); qjuell’artificiale immedesimazione- di
un programma e di un’attività sociale, che pur potrebbero esser fecondi di bene, con la più inintelligentenegazione della realté dell’ideale.
Traggo ]!Avimtì alla sbarra per l’ospitalità accordata
senza riserve — e chi tace acconsente — all’articolo
Le ore della quindicina firmato El sereno.
Questo sereno piglia le mosse dalle critiche... bombe
dell’abate Loisy, secondo cui il Cristo della tede è
un’ altra cosa da quello della storia... Più logico dell’abate francese, lo scrittore dell’A rawirlascia il fumo...
cioè un Cristo della fede che nulla avrebbe a che fare
con la storia, e s’appiglia a quel ch’è per lui arrosto,
cioè ad un preteso Cristo... storico in antitesi con
quello della fede. E’ il risultato pratico necessario del
morboso ipercriticismo loisiano. Udite il rètore delV Avanti:
« ... Dunque il Cristo non è risuscitato. Il suo cadavere gettato nella fossa comune si è putrefatto
spietatamente, e dalle dissolte carni ove già brulicava
la copiosa fauna degl’insetti della morte, è nata —
come da ogni altro umano cadavere — una superba
germinazione di foglie, di gemme, di boccinoli e di
fiori... *
Maestro e discepolo ubbidiscono ad un pregiudizio ;
sottoponendo quello la... critica ad una personale filosofia, questo la retorica al soffio irreligioso che giunge
al volgo, a cinquant’ anni di distanza, da una dottrina
materialista che oggi la scienza scaccia, via a calci ed
a pugni.
0 poco sereno Sereno, oggi la psiche risorge dal
mal custodito tumulo ! Risorge, perchè la scienza —
scambio di dissipare il mistero — mostra, co’ suoi
progressi, ognor crescente il mistero dell’essere ; risorge, perchè l’attuale orientazione della scienza è
verso la fondamentalità della forza ; risorge, perchè
dopo la scoperta del radio — attento, che qui, qui
sta la reminiscenza scientifica della risurrezione del Cristo sublime, qui sta il presagio scientifico della risurrezione finale deH’uomo e del mondo — la materia si spiritualizza !
A quale specie di risurrezione pensava Loisy nelle
premesse filosofiche della serena... sua critica ? Di qual
resurrezione favella l’articolista dell’ Avanti^. Credo,
del ravvivamento del cadavere tornato, contra legem,
alla vita animale...
Arcadi !
Io non vo’ perder tempo a discutere il giudizio
(vedi mò dove sta di casa il giudizio...) che l’articolista emette sul Cristo ; « l’oscuro e tanto malefico operaio ebreo di Nazaret » del quale si conserva « un
vago profilo nella mitologia evangelica. » Queste ingenuità da scolaro che lesse la prima pagina del
Carducci e non è ancor giunto a leggere l’ultima che
ne è l’espiazione, non si discutono.
Voglio soltanto dire ùVAvanti, ospite di quella
prosa ;
Badate ! La parte di giustizia e di solidarietà umana
ch’è contenuta nel programma del socialismo, s’incanalerà, prima o poi, nella realtà sociale ; ma principalmente ad un patto : che il socialismo cessi dall’avversare l’idea cristiana che è la risposta ai più alti
bisogni immanenti dell’uomo. Qualunque forza o sistema
che s’erge contro Cristo cadrà. E il socialismo anti-religioso, quand’anche — come dice Raffaele Mariano —
fosse predestjnato ad affacciarsi un momento alla superficie della vita e ad accendervi lotte e crisi sanguinose, finirebbe presto col divorare, novello Krouos, i
suoi figlioli e consumarsi esso stesso.
E senta un consiglio \Avanti. Non accolga più di
quei componimenti... nelle sne'reputate colonne. I cultori
della retorica li mandi a far tirocinio altrove. È soverchio presumere da parte loro il tener cattedra d’irreligione pel proletariato cosciente ed... evoluto.
Sanremo.
Ugo Janni
■i
5
LA LUCE
QUE5T10m ¿Qcmu E nOR/ILl
J_)i u.n rirneclio contro il colera. '
Grazie a Dio, soa parecchi " anni che non si
sente parlar di colera, e speriamo che non se ne
parli per aii bel pezzo.
' Ma quindici o sedici anni fa se ne parlava anche
troppo ; Marsigdia, poi Busca, Napoli, Messina ricordano certo ancora tante dolorose tragedie. E la tremarella non si limitava a quelle popolazioni ; vi so
dirio che, chi più cui meno, si stava tatti in un
umore tuU’altro che allegro.
Fu appunto in quell’epoca, me ne ricordo bene,
che un giovane e bravissimo medico annunziò a qualcuuo di aver trovato un rimedio infallibile contro
il colera. Risaputasi la cosa — qualche giornale
chiacchierone non manca mai di suonar la tromba
a simili notizie — migliaia di labbra, migliaia di
cuori benedirono in uno slancio di allegrezza e di
graditudine il nome del valente dottore.
Si trattava di un preparato, abbastanza semplice
mi pare, cne doveva essere immesso negli intestini
deU’ammalato, o almeno in qualche recondita parte
deU’intestino, parte che io, profano di tale scienza,
non ho il bene di sapervi indicare. Fatto sta che
non appena quel preparato fosse pervenuto in quelle
date sedi del male, subito il male si ritirava e il
malato si trovava in poche ore guarito.
La cosa almeno era combinata cosi, e, secondo
la scienza, la faccenda non faceva una grinza. Il
male si fu che nessun coleroso venne mai guarito
per mezzo di tal medicina. Oh povero me ; non
vorrei che credeste che il rimedio non fosse buono
e che si trattasse d’una semplice ciarlataneria ; no.
Il medico inventore era un uomo onesto e serissimo :
il rimedio era buono, veramente buono, anzi infallibile. Soltanto... quanto mi dispiace a dirlo!... era
inapplicabile 1
Già ; non era possibile far pervenire quel meraviglioso, miracoloso preparato fino alle viscere
deH’amraalato. Se ciò fosse stato possibile, l’ammalato sarebbe guai ito di sicuro ; ma il male si era che
quell’applicazione era impossibile ; quindi l’ammalato
moriva, più disperato che mai, sapendo di avere il
ximedio sicuro apportata di mano ina trovandosi
impotente ad applicarlo.
E fu cosi, si, che quel famoso rimedio cadde
nell’oblio fin dalla sua invenzione, morto, strozzato
in culla ; e se io non ne avessi parlato forsejiessun
di voi se ne sarebbe ricordato giammai.
*
* *
C’è un male ancor più grave che tormenta l’umanità. Il colera dura sol qualche mese, questo male
dura da cinque o sei mila anni. Il colera è limitato
ad alcuni luoghi ; questo male li invade tatti. Il
colera fa un numero limitato di vittime, diciamo il
IO per 100 ; questo male ne fa un numero illimitato, almeno il 90 per 100. Si chiama la miseria
ed ingiustizia sociale, un nome doppio come quello
di certe malattie, per es. la bronco-polmonite. Per
esser più esatti bisognerebbe forse dire : La ingiustizia e miseria sodale, poiché la prima è causa
della seconda.
È venuto nel mondo, in terra, un Medico, un
«Gran Medico, il Gran medico. E ci ha dato il rimedio, il rimedio sicuro, ii rimedio infallibile a quel
male. È composto di due sostanze : una si chiama :
■ Fa agli altri quel che vorresti che gli altri ti facessero ; l’altra si chiama : Ama il tuo prossimo
come te stesso. L’estratto della prima sostanza si
chiama Giustizia ; quello della seconda : Amore.
Ma siccome nelle farmacie umane questo secondo
prodotto è più raro e più caro del radio (che costa,
mi pare, qualche milione ogni dieci grammi) siccome,
dico, questo prodotto, l'Amore, è pressoché irreperibile, la Società umana ricaverebbe già un grande,
sensibilissimo miglioramento dal primo prodotto solo,
la Giustizia, prodotto che, dopo tutto, non è del
tutto sconosciuto nè irreperibile tra noi. Siamo quasi
certi che quel primo prodotto, la Giustizia, sarebbe
già sufficiente per mettere l’umanità in tale stato
di miglioramento da permetterle di lavorare poi con
successo alla produzione dell'Amore che le arrecherebbe guarigione completa e felicità senza limite.
Orbene nel rimedio proposto da Cristo — è Lui
il Gran Medico — consiste in gran parte l’Evangelo
che Egli è venuto a portare al mondo per la salvezza deH’amanità. Il Vangelo, applicato alle umane
malattie è di forza tale da guarirle radicalmente,
e Gesù Cristo lo garantisce. Non ci sarebbe che a
provare. Il male si è che la maggioranza deH’umanità dichiara di non crederci e quindi di non volerne
sapere.
Ma sapete però come sono gli ammalati : non
crederanno nè a medici nè a medicine finché non
soffrono troppo ; ma quando poi soffrono o si avvedono davvero di correr pericolo, allora credono a
tutto, vogliono esperimentar tutto, dai rimedi severi
dello scienziato, fino a quelli ridicoli della donnicciola.
Si attaccherebbero anche ai rasoi. In tali condizioni
spetterebbe agli inservienti del Gran Medico di
presentare alla Società il rimedio da Lui offerto.
G. Bsmehetti
ProMBmi di eJiicazione e d'istruzione
£a forza irresistìbile
Non se ne parla più molto, a dire il vero, poiché la
parola, se non la cosa, è passata di moda.
Una volta, alcuni anni or sono, era la frase che più
comunemente si trovava nei giornali e nei' romanzi, e
serviva a tutto spiegare e a tutto scusare. Ora le parole son mutate : di fronte ad una grave colpa, ad un
errore irreparabile, ad un suicidio, si nomina il destino,
le drcostanze fatali, l’impulso o la debolezza della volontà 0 del cuore, ma se la forma esterna è cambiata,
la cosa rimane la stessa. E’ sempre un’attenuante che
si cerca non solo per scusare, ma talvolta per abbellire
il male, e sembra un’eco di quella prima scusa trovata
dalla nostra antica madre allorché, alla voce severa
del suo Creatore, essa rispondeva : « Il serpente mi
ha sedotta ».
*
* *
Pure — come in tutti o quasi tutti gli argomenti
umani — anche in questo una parte di vero è mista
ad una parte di errore. Ed è questa parte di verità
che dovrebbe rendere noi cristiani indulgenti e pietosi
dinnanzi ad ogni errore dei nostri fratelli. Nulla di
più falso .— e di più contrario alla dottrina del Maestro amoroso e perdonatore — che il contegno dicertuni di fronte allo spettacolo dell’umana miseria : « Non
comprendo simili cose! » è una frase che volentieri
esce dal loro labbro ; ed è vero : Fon comprendono, perché non si sono mai data la pena di studiare i misteri
del cuore umano, ma, pur non comprendendo, giudicano e condannano tutto quello che non risponde ai
loro sentimenti ed alla loro natura; dimentichi della
parola santa : « Io voglio misericordia e non sacrifizio. »
*
*
Non già cosi agirà chi, alla luce del Vangelo, ha
meditato sulla vita umana e sulle sue molteplici follie,
sui suoi molteplici sbagli. Egli riconoscerà che esiste
veramente una forza che trascina i figli di Adamo
verso l’abisso del dolore e del male ; e questa forza si
può esplicare in modi diversi : Sarà talvolta la passione, col suo vento impetuoso e distruggitore; e talvolta ancora sarà lo scoraggiamento, l’indolenza triste
che segue le grandi lotte, la stanchezza della via aspra, sinanco la disperazione. Strane e fatali malie che
trascinano la creatura umana e che sarebbero veramente irresistibili, se Dio non desse ad ognuno che lo
invoca la forza del suo amore.
*
Vi sono anime — e felici siete se ne avete incontrate sulla vostra via — che non penseranno, mai a
negare la forza del male od a condannare spietatamente
chi ne rimase vittima ; poiché esse medesime hanno
conosciuto quella forza, hanno lottato contro essa ed
hanno vinto. Cosi canta una soave poetessa inglese,
Adelaide Procter; « Quello che al-tuo sguardo offuscato sembra una macchia é forse, nella luce di Dio,
una cicatrice sofferta sovra un campo di vittorie..
Quello sguardo, quell’aspetto, che forse ti urtano, possono essere il segno che quell’ anima ha combattuto
una lotta mortale contro un nemico infernale ».
Son quelle anime, che, in un’ora suprema, seppero
quanto costasse il dire : « No !» alle seducenti immagini
del mondo e del peccato ; che attraversarono le fiorite e
menzognere vie della vita e poi la cupa valle dello
sconforto... Che videro sfogliarsi le loro rose, tramontare il loro astro, e rimasero fermi e costanti al loro
dovere, al loro ideale... Anime che nulla confidarono
agli nomini, il cui segreto Dio solo conosce e che uscirono dalle prove migliori e più pure.
Nc
♦ ^
No, queste anime non negheranno la forza del peccato ; ma non parleranno neanco con uno scrittore moderno delle « vittorie del male » ; poiché sanno che,
se il male può per un istante trionfare su questa terrà, la
finale vittoria é riservata al bene, personificato nell’Uomo -Dio che, come noi e prima di noi, sofferse,
lottò e trionfò.
La parola che Egli disse a Pietro, innanzi alla’ sua
Passione, rimane vera, sino al tramonto dei secoli, per
tutti i figli di Adamo che lo vogliono seguite : « Io
ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno ! »
«
» •
Dinnanzi a questa parola — consoliamoci fra tante
umane miserie — cade vinta ogni forza irresistibile
Ixisa Clepieo.
PAQIME PI STORIA
F . • • ■ I :
1
> I Valdesi delle Alpi
Sin dalla loro espulsione da Lione, alcuni Valdesi
eran venuti a raggiungere, nell’asilo delle Alpi, i
Catari che già da tempo vi s’erano annidati. Il 19
aprile 1198, l’anno stesso della sua assunzione al
trono papale, Innocenzo III scriveva, fra gli altri,
all’arcivescovo d’Embrun ed ai signori feudali delle
contrade circostanti, di scacciarne i Valdesi, Catari
e Patarini. >■
Le valli delle Alpi Cozie eran dunque già prima
d’allora, e furono nei secoli che seguirono, come
quelle città di rifugio che Giosuè avea stabilite sni
monti della Palestina ; e mercè gli ospiti che accolsero, eqse diventarono la città posta sul monte e
che non può star celata, la luce che risplendette
nelle tenebre del Medio Evo.
Ad ogni persecuziofle che venisse a disperdere i
fedeli d’Italia, di Francia e d’altri paesi, frotte di
fuggiaschi, scampati agli eccidi, alle torture ed ai
roghi, accorrevano a cercar salvezza e pace in quelle
gole e su quelle altare, scambiando gli agi del vivere in paesi più ameni col duro lavoro di dissodare e
scassare quelle aspre giogaie, paghi d’aver salva la
vita e di poter liberamente tributare a Dio quel
culto in spirito e verità che Egli da noi richiede.
Onde non è da stupire se oggi ancora, a chi li
osservi anche superficialmente, gli abitanti delle
Valli Valdesi offrono una serie svariatissima di tipi
etnici, che vanno gradatamente dalle fattezze più
rudi a quelle più gentili, dalla bionda capigliatura
e dalla carnagione bianca e rosea dei popoli del
Nord alla chioma corvina ed alla pelle anbronzata
dei montanari delle Calabrie.
Varie circostanze, naturali e storiche, contribuivano a far di queste plaghe un rifugio particolarmente propizio a quei meschini : la situazione loro
tra Italia e Francia ; l’essere percorse dalla strada
del Monginevra che era, sin da Giulio Cesare, e
fors’anche fino dai tempi dell’invasioni galliche e di
quella di Annibaie, la principale via di comunicazione tra l’Italia ed i paesi transalpini ; l’appartenere a vari signorotti, spesso in guerra tra di loro,
cosicché, se un d’essi li perseguitava, potevano ricoverarsi nel territorio soggetto agli altri.
Di più, quei signori, appunto in quel volger di
tempi, eran bramosi dì attrarre gente laboriosa che
ripopolasse quei monti, stati desolati, quasi « al
modo dell’interdetto, » durante roccupazionè saracena (942-972) e solo in minima parte riprese a
coltivare dopo d’allora. Si sa che quei Musulmani
badavano specialmente a cancellare ogni traccia del
culto romano, le cui cerimonie, cosi impeciate di
pratiche idolatre erano anatematizzate dai precetti
del Corano.
6
6
LA LUCE
Fu dunque, in un certo senso, un paese vergine
quello che vennero ad occupare i Valdesi del secolo
12," che vi poterono stabilire il loro culto, semplice
non vincolato a forme nè a luoghi, senza subito
provocare l’opposizione del clero romano. I signori
feudali, benché papisti domandavano solo di poter
di nuovo ricavare qualche reddito dai loro feudi,
da tanto tempo improduttivi. A questo riguardo, i
nemici dei Valdesi sono concordi a riconoscerne la
puntualità scrupolosa nel pagare i tributi ai signori
e le decime agli ecclesiastici romani, benché non
usassero ricorrere al ministerio religioso di questi.
Glov. «Jalla
¡La dottrina cristiana' spiegata al popolo
Le origini déll’umanità
D. _ Dite qualche cosa delle origini dell’umanità.
E. — La Scrittura parla di una prima coppia;
Adamo ed Èva. La parola Adamo etimologicamente
significa rosso — se deriva da una certa radice — o,
invece, nato di terra se deriva da un’altra radice. Nel
primo caso, rnomo fu designato con tal nome a motivo
del colore del suo corpo ; nel secondo, a causa dell’origiue di questo corpo dalla terra. Nella Genesi, la parola Adamo designa l’intera specie umana potenzialmente contenuta nel suo primo rappresentante. La
parola Èva significa vita, e il nome deriva dal fatto
che la donna assicura la perpetuazione della razza,
malgrado la potenza della morte.
L’apparizione deU’uomo è — per dir cosi — come
il -terzo principio nell'opera creatrice considerata rispetto al nostro mondo. Prima v’è, infatti, l’apparizione
dell’essere, poscia quella dell’essere vivente, da ultimo
quella dell’essere vivente e libero fatto ad immagine
di Dio. Ciascuno di questi principii esige nuove comunicazioni da parte della sorgente superiore che è Dio.
Lo spirito umano, immagine divina, proviene direttamente da Dio. Queste sono le verità messe in luce dal
racconto bibblico.
Il quale racconto non implica però affatto una dottrina piuttosto che un’altra circa il procedimento esteriore nella creazione deH’nomo. È noto che molti credono alla dottrina deH’evoluzlone e alla derivazione
deH’nomo da specie inferiori. Altri ammettono l’evoluzione, ma con diversi punti di partenza. Tutte queste
ipotesi scientifiche non intaccano affatto la verità di
fede prospettata dalla Bibbia. Esse possono esser vere
0 false senza che ciò interessi la fede ; poiché tali ipotesi, appunto perchè soltanto scientifiche, riguardano
unicamente l’aspetto esteriore del fatto, e cioè il come
Dio è intervenuto mentre la fede considera l’aspetto
interno del fatto, e cioè che Dio è intervenuto nella
creazione dei singoli esseri. L evoluzione, infatti, non
esclude che Dio sia intervenuto successivamente per
introdurre in essa nuovi priucipii. Dunque : assoluta
libertà scientifica di fronte a questo dato della fede ;
ed assoluta legittimità di questo dato della fede, qualunque sia Tipotesi scientifica che uno ritenga più probabile circa l’aspetto esterno dei fatti.
D. _Che dice la Bibbia circa l’origine della donna ?
E. — Che Dio la trasse dall’uomo mentre questo
era caduto in letargo ; vale a dire che la donna deriva
da* un germe di vita racchiuso nell’ uomo stesso. E’
la differenziazioni dei sessi. Ora, anche estraendo dal
racconto bibblico, è ragionevole il pensare che all’origine della specie, qualche cosa di straordinario — per
noi assolutamente misterioso — dev’essere avvenuto
per la differenziazione dei sessi. Un eminente naturalista ha ravvicinato questo fatto al fenomeno di forza
evolutiva che si osserva in certi organismi, come le
meduse che dopo una fase d’incoscienza e d’immobilità,
subiscono una metamorfosi ed arrivano alla differenziazione dei sessi. Ma — lo ripetiamo — qui siamo davanti ad un mistero che partecipa al mistero stesso
della creazione. Cj basti il trovare ragionetolé che
alTinizio della specie deve per necessità essere avvenuto qualche cosa di straordinario che ha messo capo
alla differenziazione dei sessi, e vediamo nel racconto
bibblico circa* la creazione della donna una veste di
qnesto pensiero.
E nel pensiero adombrato in questo racconto scorgasi quello dell’unità del genere umano e dell’intima
connessione morale tra Tnomo e la donna.
D. — Che dite dell’origine delVumanità da un’unica coppia ?
E. La Bibbia — nel racconto della Geuesi — sta
hilisce che Tumanità deriva da un’unica coppia. Que
st’affermazione della Genesi è confermata da Gesù
{Matt. XIX. 4) e da San Paolo {Att. XVII. 26) Tale
fatto ha un'immensa portata morale, poiché esso è la
base delTnnità del genere umano.
D. — La varietà delle razze umane non è un argomento contro siffatta unità ?
E. No, perchè le differenze che esistono tra le razze
umane non sono quelle di specie diverse, ma di semplici varietà, le quale perciò hanno cause accidentali
e' posteriori all’origine dell’umanità.
Numerosi fatti confermano ciò ; Mentre diverse specie animali, unendosi, dànno origine ad esseri sterili
0 la cui fecondità non oltrepassa qualche generazione,
le razze umane, incrociandosi, dànno origine a rampolli
fecondi in modo permanente. Tutti gli uomini hanno
la stessa conformazione scheletrica ; la temperatura
media del corpo, e la rapidità dei battiti del polso è
la stessa in tutti; tutti sono soggetti agli stessi accidenti fisiologici ed alle stesse .malattie.
L’unità morale è ancor più evidente della fisica.
Le leggi del pensiero della logica, sono le stesse per
tutti gli uomini. Le attitudini morali egualmente. Ciò
risulta — in modo luminoso — dall’adattazione del
Cristianesimo a tutti i popoli della terra (1)
Non c’è quindi da stupire che la più moderna tendenza degli scienzati sia verso l’origine dell’umanità
da un’unica fonte. Questa tendenza va affermandosi in
maniera sempre più decisiva anche tra gli studiosi dei
linguaggi umani. Sono recentissime e interessantissime
al riguardo le conclusioni dell’italiano prof. Trombetti.
L’unita del genere umano è il sostrato pel grande
precetto della morale cristiana : « Ama il tuo prossimo
come te stesso. »
a. i.
(1) riassunto dalle Bible Annotée
Informazioni
'R.fvma,. — Il rapporto (ottavo) della attività
dell’Unione Cristiana delle giovani (1906-1907) è
tutto un inno di ringraziamento e di gioia. L’Unione
ha avuto quest’anno la grantie soddisfazione di vedere esaudito il suo voto : possiede una bella casa,
ove potrà svolgere senza l’angustia del passato la
sua benefica azione !
Speriamo dunque che Tottimismo continui a
rendere alacre e piacevole il lavoro delle dirigenti,
su cui pesa non piccola responsabilità.
— La scoperta dell'America di C. Pascarella
richiamò nelle sale della A. C. D. G. Domenica
sera uno scelto e numeroso uditorio. Alessandro
Marcuccl, seduto davanti a un tavolo, incarnò in
modo mirabile il popolano narratore del famoso poemetto romanesco. Gli uditori pendevano dal suo
labbro, che raccontava con arte finissima le vicende
di Colombo, e alla fine proruppero in un applauso
fragoroso e spontaneo, si che il nostro valente amico
si senti costretto a leggere qualche altro sonetto del
Pascarella.
— Abbiamo con vero piacere sentito il pastore
B. Celli di Livorno, venuto in Roma per tenere
alcune conferenze. Egli ha parlato Domenica mattina, Domenica sera e Martedì sera nel Tempio Valdese di Via Nazionale.
Fin da ora annunziamo che il dott. G. Grilli di
Pisa nel medesimo Tempio terrà Domenica 22, alle
ore 18, una conferenza sul Bisogno religioso dell'uomo ; e che Martedì ,24 e Giovedì 26, alle ore
18.30, il medesimo dott. Grilli tratterà Anticlericalismo dell’Italia nel sec. XIX la prima sera
e della Religione dell’avvenire la seconda sera.
Milano. — Il secondo rapporto del Foyer
delTUiiione Cristiana delle Giovani contiene notizie
rallegranti delle quali ci compiacciamo vivamente.
Il lavoro vi è stato intenso e benedetto, benché non
scevro di difficoltà ; ma le difficoltà sono state superate, la vita del Foyer, minacciata qualche volta,
ha preso uno sviluppo rigoglioso ed ora essa si svolge
sicuramente.
Torre Fellice. — Solenni riuscirono i
funerali del pastore Daniele Gay, del quale annunziammo la morte nel numero passato. Molta gente
venuta da S. Giovanni e da Pmerolo ; molti colleghi
Ecco alcuni dati biografici : Nato nel 1833 a S.
Giovanni Luserna, Daniele Gay fece i suoi studi
al Collegio e fu uno de’ primi studenti nella scuola
teologica impiantata a Torre nel 1855. Ricevè la
consacrazione nel 1860, l’anno fatidico, ricco di
gloriosi avvenimenti. Per alcuni anni lavorò nella
Valle d’Aosta, poi fu professore per breve tempo
nella Scuola Normale di Torre. Nel 1865 fu eletto
pastore a Prali e quivi rimase fino al 1886. Ritornato nel campo di evangelizzazione, fu mandato
nuovamente nella Valle d’Aosta, quindi in quella di
Susa. Nel 1901 domandò la emeritazione e da allora in poi visse sempre a Torre Pellice.
Alla vedova, a’ membri tutti della famiglia giunga
gradita Tassicnrazione della nostra simpatia cordiale.
Serradifalco. — {A. A.) Chiamato più
volte, nello spazio di parecchi mesi, da alcuni fratelli in fede di Serradifalco, il Pastore di Caltanisetta finalmente l’altro giorno cedette alla chiamata
e conobbe il nuovo campo di lavoro che il Signore
gli aveva aperto.
Il nostro bravo colportore Sig. Barone, che con
abnegazione e zelo ha visitato più volte questo
simpatico paesello, ne ha riportato sempre una buonissima impressione prodotta dalla incoraggiante
vendita fattavi e dalla ospitale accoglienza ricevuta.
Quando nel suo primo giro di vendita egli s’accorse
che v’erano là 3 dei nostri antichi fratelli della
congregazione di Caltanisetta, fu cosa facile perlai
seminare con più efficacià la Buona Scrittura. Questi
3 nostri fratelli, in pochi anni, hanno potuto far
conoscere le verità evangeliche a molti altri e di
qui il fuoco si è allargato.
Abbiamo buone ragioni per credere che, se quei
fratelli cosi pieni di santo zelo saranno visitati regolarmente, avremo a Serradifalco un’opera seria ed
incoraggiante davvero.
Che il Signore benedica quei cari fratelli che
da anni, e senza alcun rumore, hanno saputo prepa
rarci un campo cosi fertile e promettente.
Oh, come sono bianche le contrade da mietere
in Sicilia, e quanto sono pochi gli operai !
Napoli. — Nel 1882 si costituì in Napoli
una Società di Mutuo Soccorso fra gli Evangelici,
la quale fino al 31 Dicembre del 1907 si resse con
uno Statuto molto ristretto, che concedeva ai soci
pochi vantaggi in caso di malattie, o di decesso.
Il Consiglio Direttivo della Società, allora venne
nella determinazione di modificare la Statato per aggiungere altri vantaggi a quelli già esistenti a favore
dei soci meno abbienti ; a tal uopo la sera del 26
Novembre u. s. esso riunì la Società in Assemblea
Generale e presentò lo schema del nuovo Statuto
che fu ad unanimità approvato e che entrò in vigore il !■ Gennaio del corr. anno.
I nuovi vantaggi sono i seguenti :
1* Concessione di un sussidio straordinario per
momentanei ed urgenti bisogni ;
2* Sussidio straordinario, oltre quello di diritto?
in caso di prolungata infermità;
3‘ Concessione di maritaggi alle socie nubili dal
15’. al 45*. anno di età, mediante sorteggio ;
4‘ Ricoverare in Asili di Beneficenza i vecchi
soci poveri inabili al lavoro ;
5* Concorrere con mezzi morali e materiali al.
collocamento di orfani di soci poveri in Istituti Evangelici di educazione.
6' Concorrere alla fondazione di una Casa di Salute per gli Evangelici.
Qui per ora si fermano le innovazioni ed i vantaggi apportati, non essendosi potuto stabilire di
più stante la ristrettezza dei mezzi e perchè si è
pensato formare un Capitale di Riserva intangibile
di L. 2000, quasi raggiunto come si vedrà dal Bilancio chiuso al 31 Dicembre 1907, il quale deve
servire, Dìo noi voglia, in casi di assoluta gravità,
come epidemia od altro, ove i fondi stanziati in bilancio non fossero sufficienti a fronteggiare le spese
I occorrenti.
7
LA LUCE
Bilancio al Si Dicembre
Entrata
Resto di Cassa al !• Gennaio 1906. L. 1626,27
Contribuzione dei soci . « 505 50
Tasse d’ammissione « 77,50
Doni di benefattori « ■ 158,—
luteres.si 1906 sul Capitale . « . 40,67
L. 2407.94
Uscita
Sussidi agli ammalati
Spese per funerali
Onorari al medico
Gratifica al Segretario
Spese stampe e cancalleria
L. 96,00
« .85,00
« 215,50
« 40,—
« 27,52
L. 464,02
« 1943,92
Resto in cassa al 31 Dicembre 1907
L. 2407,94
Siccome (luesta benefica e modesta Istituzione,
che conta già 20 anni di vita, è pressocchè scono
cinta a molti evangelici sia residenti in Napoli che
altrove, cosi lo scrivente è venuto nella determinazione di lanciare un caldo appello ai fratelli in Cristo, a qualunque denominazione essi appartengano,
(essendo questa Società assolutamente Inierdenominasionale) affinchè vengano in aiuto di questa opera
altamente umanitaria, soccorrendola in qualche modo.
Sono certo che questo Appello non resterà inascoltato.
Le offerte potranno essere dirette al Presidente
della Società Sig. Eugenio Tiriolo, Cappella Vecchia
7 a Piazza dei Martiri, Napoli — Sede della Società.
liuigi Giordano
DHBUOQRflFlÀ
Innario Evangelico. — Roma, Casa Editrice Metodista, 1908.
Che bel volume ! Che bella edizione ! La Casa Editrice Metodista può e.ssere veramente soddisfatta della
riuscita di questo lavoro. Noi ci congratuliamo con
chi la dirige.
E il conléhtrtifT Qui la matassa s’imbroglia un
poco e non è facile recar giudizi!. Bisogna proprio
il caso) distinguere.
Vogliamo giudicare con criterio d’ arte ? E allora
mandiamo a catafascio mezzo libro e forse più ! E
giacché ci sono, dirò al prof. Leone, il quale giudicò
tanto severamente l’Innario edito dalla Claudiana
1’ anno scorso, che non si può essere rigorosi critici
di fronte a queste nostre pubblicazioni. Bisogna considerare la scarsezza di poeti, cristiani ed evangelici,
la voglia matta che abbiamo tutti di mettere assieme
un grande numero di inni, la necessità, quindi, di
tradurre, di adattare cose forestiere non sempre belle...
Giudicheremo, dunque, con altro criterio. Considereremo la buona volontà della commissione, che introdusse molte poesie veramente pregevoli di autori
valorosi e talvolta anche celebri nella nostra letteratura, poesie non ancora adoperate da alcun innario ;
comprenderemo il rispetto alle tradizioni ormai formatesi nelle nostre chiese (la Commissione valdese
anch’ essa era animata da lodevole intenzione a tal
riguardo, benché abbia agito diversamente) ; ma non
capiremo mai per quale ragione si sia voluto accanto
a poesie di Carducci, Graf, P. Taglialatela (che ne
ha certune splendide e perfette) porre inni, che sono
lamenti sconclusionati, i quali non avevano nemmanco l’attenuante deir antichità.
Sentite la 3' strofa del cantico 16 :
Ogni mattina — che ci svegliamo,
Le nostre menti — a Lui leviamo;
Ed ogni affetto — del nòstro core
Prenda il Signore!
Come mai il prof. Filippini non si accorse che nel
l- verso (ogni mattina che,..) la grammatica è fatta a
brandelli ?
Il cantico 70 è semplicemente ridicolo ; citerò la 2strofa :
E’ compita il riscatto d’ amore.
Non più pugna, ne uscì vincitore:
Non più il cielo si vede oscurato,
Non più il sol dall’ecclisse è velato.
Non tramonta nel sangue mai più !
Via, fratelli della Commissione, non avete scuse ;
inni di questo genere non devono essere ufficialmente
convalidati.
E il 101 ? Ascoltate la 2- strofa ;
Ne sgorga eterno eloquio
Del giorno al variar :
La notte scienza stabile^
Non cessa di narrar.
Potrei continuare, ma non ho nessuna intenzione
di far ridere i lettori. Sono dolente che non si sia
stati più severi, molto severi ; la raccolta avrebbe
avuto un carattere molto più serio e avrebbe potuto
segnare un bel progresso su tutti gli altri innari!.
Ma non vorrei che dovesse rimanere nel lettore una
impressione sfavorevole ; perciò mi affretto a trascrivere questi meravigliosi versi :
Quando sento il tuo spirito
Che aleggia nel mio coi’e,
Per ogni parte amore
Splende e sorride.
Quando da Te lontano
Mi sento, intorno intorno
Si spegne in notte il giorno,
S' apre 1’ abisso.
0 Padre, o Padre, stringimi
A Te nel tuo Figliolo;
Così non sarò solo
Giammai, né triste.
Concludendo : due innari! pubblicati a pochi mesi
di distanza dicono chiaramente che le nostre Chiese
sono rigogliose e vogliono col canto esprimere la
gioia che in loro nasce dalla forza di uua esuberante
vita spirituale.
Vigensio
Della parte musicale ci occuperemo un’ altra volta.
*
* «
Lumen de Lumine — Bollettinò Mensile per lo sviluppo della Vita Cristiana. Sommario del 3:
Il monumento a Dante e il monumento a Dio :
Giuseppe Banchetti— Adorate e credete ! Paolo Mantega&za — La religione nella vita sociale : G. T. —
Bozzetti Amiletici : Il giorno è vicino ! Enrico Piggott \ La vera ubicazione del regno; L. Baia-, Togliete la pietra ; La gioia cristiana H^. Mouchon —
Per il Pulpito : Felice Dardi - Note Bibliografiche :
Racconti di storia napoletana (di Giuseppe De Blesi is) : itf arto Gorelli-, Le fonti della ricchezza (di
John Ruskin) : Vincenzo C. Nitti ; Le Crisi et la pensée moderne (di Jules Gindraux) : Luigi Lala ; Artefici di pene e artifici di gioie (di Dora Melegari) :
Leopardo ; Le forze che dormono in noi (di Prentice
Mulfard): M. C.; La preoccupazione, ossia la malattia del secolo (di C. W. Salecby),: M. C.) Il Vangelo
della vita (di W. Förster) : M. G. ; Altre pubblicazioni
__ Chi scrisse ♦ De imitatione Christi ? » Santi Stagnata — Profili di Profeti : Naumann — A Zig-Zag.
* * *
Aleandro Luzzi : Brevi note su la Questione Sociale
e il suo rimedio — New-York, Novembre 1907.
Ci è grato di presentare ài nostri lettori un pregevole lavoro del nostro carissimo amico e corrispondente Aleandro Luzzi.
Egli in poche pagine tratteggia con stile vibrato
la ornai tanto discussa Questione Sociale, che suscita
ai nostri giorni un risveglio mondiale di pensiero e
di criteri! i più variati. Ciò che merita la nostra
piena approvazione è la base, che l’autore pone come
principio unico delle sue note ; base che presenta la
questione sotto il punto di vista eminentemente cristiano. « Per risolvere la questione, egli dice, bisogna
astrarre un tantino dalla materia che ci circonda,
pur servendoci di essa quanto può esserci utile e
indispensabile, ricordandoci noi sempre, che 1’ uomo
é un Composto di anima e di corpo, non però in
modo che il secondo, come pensano i moderni sociologi, debba avere il sopravvento e quasi 1’ assoluto
dominio sulla prima ».
Raccomandiamo questo interessante opuscolo, sicuri
eh’ esso potrà riuscire assai utile per il momento che
corre.
He
• He
La Rivista di Cultura nell’ultimo fascicolo (16 matzo)
ha un articolo intitolato : Gongedo, col quale annunzia la propria fine.
A noi dispiace molto che uri istrumento di educazione e di cultura, quale era l’organo di don Romolo Murrl, sia costretto a sparire, spezzato non
sappiamo ancora da che ! Ma ne riparleremo.
ÀPPKNDICE
EROINE YHLDESI
MONOLOGHI DI TEOFILO GAY
PREGHIERA
O Signore Iddio nostro, noi aneliamo a ^orm
di risvegUo ! Torna l’ora in cui gli uoceUi sciolgono
festosi il canto, in cui la terra s a^rna di fiori:
tu ci riporti, o Dio, la primavera... Dacci anche la
urimavera nella Chiesa. Fa che non soltanto la noste“ ma tdtte le Chiese a noi dintorno sperimentino
fi sòft“ del cielo, il raggio di sole della faccia del
Cristo e la potenza dello Spirito Santo. Salva deh
salva il popolo ; convincUo di peccato, m^rizaa ^
losoingi la sua fed verso la giustizia del SigaoiM
f ttV risveglio ohe darai aUa Chiesa, per la
S?a ¿he KoSf nel tuo popolo, per le benedizioni Ìhemp^derai sulle moWtudini,a te - P Dio
— noi daremo tuttala gloria. Amen.
Vito Garretto Diràtùre re$pons(tbile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera J, Roma
V.
Eleonora Bolla.
\Giovane di Luserna, nata cattolica e figlioccia
del conte Garlo di Luserna, fattasi Valdese sposa
Valentino Bolla notabile Valdese di Bibiana, e contro tutti V assiste nella resistenza alle minaeeie èd
alle seduzioni papali, fino a ritirarsi con lui al'
Bobbio, anziché abiurare per potersene star chetamente nella loro proprietà di Bibiana — nel 1602 —
(Gilles II, 137). Ge la rappresentiamo su umile dimora a Bobbio nell' aprile 1602\.
*
* *
Qui almeno, coll’ aiuto di Dio saremo in pace e
avremo ogni libertà di viver secondo 1’ evangelo.
Certo quest’ abitazione è ben meschina e rassomiglia
poco alla nostra bella villa di Bibiana : Due stanze
basse ed una cucina affumicata con porte e finestre
piccole e sgangherate, dove entra molta aria e poca
luce; un giardinetto incolto ove a malapena potrem
tirar su qualche patata e un po’ di cicoria; un paesello misero ove avrem la neve per una metà dell’anno
e il sole per poche ore al giorno. A Bibiana invece,
una bella villa di otto stanze con buone porte ed
ottime finestre, in mezzo a un giardino di fiorì ed
un orto ricco d’ ogni miglior legume, in pianura dove
c’ è poca neve e molto sole. La differenza è enorme,
non v’ é che dire : eppure non rimpiango d’esser venuta qui, perchè vi trovo un vantaggio che supera
tutti quelli di Bibiana, la libertà di culto. Qui essa
è garantita da editti secolari, mentre a Bibiana è negata e in sul più bello che credevamo averla acquistata ce la toglievano a capriccio loro.
Mio marito e pur di questo parere ed ha fatto il
gran sacrifizio volentieri al pari di me. Oh ! qual benedizione avere un marito col quale m’intendo così
bene !
Ridano pure le mìe amiche di Luserna che si struggevano dalla gelosia quando mi videro sposata al
ricco ed onorato signor Valentino Bolla di Bibiana
ed a denti stretti dicevano:
La Eleonora va a far la vita di gran Signora ! Ora
diranno : La Eleonora è diventata contadina ! Che
m’ importa ?
Il Signor Gesù s’ abbassò assai di più per venirmi
a salvare che io non abbia a farlo per essergli fedele ; e son più felice qui che nella mia villa perchè
qui ho il cuor contento e in pace. Già io son felice
ovunque posso avere con me il mio salvatore e il mio
sposo ; a Bobbio li ho tutti e due ; clje cosa mi manca ?
Ho provato che cosa sono e quanto valgono le
gioie mondane. Le godetti a Luserna nei miei anni
giovanili, quando ero ammirata da tutti e andavo, al
castello dei conti come a casa mia, perchè il conte
Carlo mio padrino mi amava come sua figlia.
Ne andavo superba e gioivo di vedermi invidiata
dalle compagne quando con loro andavo in Chiesa o
al ballo!
Ma Dio ebbe pietà di me e mi fece trovar la vera
felicità per opera d’ una cara contadinella Valdese
delle Vigne che ci recava il latte a casa e spesse
volte si fermava a chiacchierare con me. Non vedendola mai invidiosa delle cose mie, volli conoscere
il segreto di quella contentezza che illuminava il suo
volto così grazioso ; e poco a poco essa me lo palesò,
e scoprì che la vera gioia sta nel cuore che avea il
suo Salvatore; mi feci prestare il suo Nuovo Testamento che lessi in segreto, e trovai modo anche di
accompagnarla qualche volta di notte tempo ad adunanze che il suo pastore teneva alle Vigne.
Allora smisi di recitare il Rosario e di frequentar la
messa ed ebbi una lotta coi genitori che temevano
non potessi mai trovare un buon marito, ma mi a®avan tanto che vedendomi decisa e buona pii! di
prima, mi lasciavano fare.
E come m’ha ricompensata Iddio? Dandomi un
marito tanto migliore di quanti i miei genitori sognavano per me. Ci conoscemmo al Chìabazzo ove egli
da Bibiana ed lo da Luserna ci recavamo ad ascoltar
le prediche del Ohamforan e del Grosso ; ci amammo,
e entrò quelle stesse mura benedette fummo sposati
Di sì insperata fortuna fu lieto, ,o finse d’esserlo, il
mio stesso padrino, e per le nozze mi regalò un splendida collana. Ora capisco che egli sperava eh’ io potessi coll’ andar del tempo, sopraggiungendo la persecuzione, indurre mio marito ad abiurare per evitar
sagrifizi'e perigli.
Gli è che Valentino Bolla è una colonna dei Vaidesi ; ricco, istruito, stimato, egli è una potenza ed il
clero nulla ha lasciato intentato per vedere df piegarlo ai sudi fini tenebrosi.
{Continua)
8
8
LA LUCE
rrnUflci signora seria, indipendente, desiderosa
bill uuill di dedicarsi ad un lavoro sociale, per
prendere la direzione del piccolo Home e Ufficio di Collocamento dell’ Unione delle Amiche
della giovanetta a Venezia. Come compenso non
si può offrire che 1’ alloggio e lo stipendio di
una domestica. La conoscenza delle lingue tedesca e italiana è indispensabile. Scrivere alla
Pres. Sig.ra Rechsteiner, Consolato tedesco. San
Luca, oppure alla Sig.ra Buffa Palazzo Cavagnis
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Cioccolato delle Piramidi
Qianduja Talroone
Cioccolatine Talmone
Pejjert de Reine
Bouchée de Pame.
Pel CAPELLI e per la barba
^UIMIM i^nfrescante,
wlliniriA IViibUnt profumato che impedisce la caduta dei capelli, li sviluppa,
li rafforza ed ammorbidisce. Si vende
inodora, profumata al
rticitn ed al petrolio. In flaconi
da L. 1,50, L. ed in boitiglìe da
. j „ a , j ^ L. 5 e L. 8,50. Per la spedì
ztope aeilt fiala da L. 1,50 aggiungere cent. 25; p<^r le altre L. 0.80.
E' un'ac
-••■wwavMi Rua soaveniente profumata che agisce sui capelli e
ftuUa. barba in modo da ridonare ad essi fl
loro uolore primitivo, senza macchiare nò la
biancheria, nè la » elle. Di facile appiteazione.
Ba^ta una boHiglia per ottenere un effetto
eerprendente. Cosia L. 4 la bottigiki. più ocnlesimì 80 pei pacco nestaie, 2 bottiglie perL, 8
e 3 per L. 11 franche dì porto e <u imballo.
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.fURPHA-MLCONE
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Rivista Cristiaoa
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