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ECO
DELLE VALLI VALDESI
prof.
ARMAIiD HUGON AIGUSTO
Case NucTe
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - Num. 30
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI
/ Eco: L. 1.300 per rimemo
\ L. 1.800 per l’estero
0 Eco » e « Presenza Evangelica »
interno L. 2.000 - estero L. 2.800
Spediz. abb. poetale - I Gruppo
Cambio d'indirizzo Lire 50
TORRE PEIXICE — 27 Luglio 1962
Aimnin. Claudiana Torre P^ice - C.C.P. 2-17557
L'ora deii’uiniie autocritica ||n continente in cilsi di cresconza
e della fiducia riconoscente
[.’America Latina troi/ecà una sua terza via fra capitalismo e comunismo?
Oramai il Sinodo è quasi alle porte, e come tutti gli anni si svolge la consueta trafila pre-sinodale, consueta ma sempre viva. Mentre la Tipografia
Subalpina di Torre Pellice ha impegnato il solito scatto finale per giungere a
consegnare in tempto il materiale di lavoro per i membri del Sinodo, la Commissione d’esame (Giorgio Bouchard, Renato Giampiccoli, Roberto Jouvenal.
Franco Sommani) sta alacremente lavorando per preptarare la controrelazione
sull’operato della Tavola e del Consiglio della Facoltà di Teologia; un’altra
commissione (Lea Vinay, Rino Capitanio, Giovanni Conte, Edoardo Micol.)
sta preparando invece la controrelazione sull’operato della CIOV. In realtà,
queste « controrelazioni » non considerano soltanto l’attività, nellanno ecclesiastico che si conciude, di questo o quell’organismo esecutivo : è la vita della
nostra Chiesa tutta quanta, e di ogni _______________________
sua singola comunità e attività, che
viene affrontata da queste analisi, indispensabile complemento alle relazioni a ufficiali », degli organi, cioè,
che hanno ricevuto l’incarico di eseguire quanto la Chiesa attraverso il
suo Sinodo ha deciso o progettato.
Chi è « sotto esame » non è « sotto accusa » anche se viviamo in un paese in cui, giuridicamente, le due cose
si identificano... — giunge, anzi, all’esame con il lavoro, l’impegno di un
anno r articolarmente pesante, con il
peso di responsabilità assunte, talvolta gravose materialmente e spiritualmente, ed è in questo senso di rispetto e di gratitudine che ogni critica —
inevitabile e necessaria — si muove.
Ma a tutta la Chiesa, attraverso il Sinodo, dovrebbe esser comunicato annualmente un salutare scrollone. Confidiamo che così sarà anche quest’anno.
Uno dei momenti più rallegranti,
comunque, sarà quello della consacrazione al ministero della Parola di
un giovane candidato. Paolo Ricca.
Na,to a Bobbio Pellice il 19-1-1936,
cresciuto a Firenze (dove il padre, pa
store Alberto Ricca da molti anni dirige l’Istituto Gould) ha seguito regolarmente, con grande impegno e in
modo particolarmente fecondo i corsi qua,driennali presso la Facoltà di
Teologia di Roma : com’egli stesso ha
detto, nella sua bella professione di
lede, non è stato soltanto un periodo
di tirocinio intellettuale, ma un vero
esser generado alla fede, un incontro
con l’Iddio vivente ; è cosa da sottolineare, quesea esperienza ripetutasi
per tanti, di fronte al ricorrente sospetto antiteologico. Poi Paolo Ricca
ha continuato il suo approfondimento teologico' nel corso di due anni all’estero, nelle facoltà teologiche delle
Università di Decatur (Georgia, USA)
e di Basilea. Quindi il periodo di prova, durante due anni, a Basilea-Zurigo e a Torino, lasciando l’impressione di qualità pastorali pari a quelle
teologiche. Intanto, portava a termine una tesi importante, originale su
« L'escatologia nel 'Vangelo e nelle Epistole di Giovanni», che non gli permetteva soltanto di conseguire con
lode la licenza in teologia presso la
nostra Facoltà di Roma, ma che veniva considerata, per il suo livello,
degna del conseguimento di un dottorato in teologia, per il quale è stato
invitato a presentarsi presso l’Univer
sità di Basilea.
Con tutto questo « retroterra », ci si
potrebbe aspettare un tipo saccente,
magari aridamente intellettualistico,
spiacevolmente conscio di sè. E inve
ce della sua calda semplicità e umiltà possono render testimonianza non
solo i colleglli che hanno avuto a che
fare più direttamente con lui, ma gli
emigranti italiani della Svizzera te
desca, i giovani e gli ammalati e gli
anziani di Torino.
L’esame di fede del candidato Paolo Ricca si è svolto nella Sala sinodale di Torre Pellice, giovedì 19 luglio.
Egli ha risposto con ricchezza di pen
siero e con calore di fede a queste do
mande : « L’opera redentrice di Gesù
Cristo » - «L’opera dello Spirito Santo nella predicazione » - « La Chiesa
e il Regno » - « La mia vocazione al
ministero della Parola». Poco pubblico, forse scarsamente informato in
precedenza, e quel poco... non è stato
del tutto invogliato ad assistere dal
modo assai lento con cui si sono svolti i lavori del Corpo Pastorale (incastrati nell’esame di fede)... E’ peccato, perchè è una bella occasione offerta a molti di conoscere i giovani che
si apprestano ad assumere in pieno
il ministero della Parola; comunque,
tale occasione sarà rinnovata giovedì
2C luglio, perchè in quel giorno, in
seguito al voto unanime favorevole
dato dal Corpo Pastorale aH’esame di
fede, il cand. Rioca terrà nel tempio
dei Coppieri, alle ore 10, il suo sermone di prova, sul testo assegnatogli: la
parabola del servo spietato (Matt. 18).
Il nostro pensiero affettuoso e fiducioso segue Paolo Ricca in questi
giorni cosi particolari per lui, e gli
diciamo fin d’ora il nostro augurio
fraterno per il ministero a cui il Signore lo ha chiamato in mezzo a noi,
ministero molteplice, di cui abbiamo
avuto prova felice anche sulle nostre
colonne, spesso.
Un solo rimpianto: in questi ultimi
anni si è via via assottigliato il numero dei pastori neoconsacrati. Ci auguriamo con tutto il cuore che i ministeri laici si sviluppino realmente e
in profondità nella nostra Chiesa, ma
il pastorato, qualunque sia la revisione a cui il suo schema attuale può e
deve essere sottoposto, resta una funzione essenziale nella nostra come in
ogni chiesa. L’apostolo Paolo — che
pure è stato cosi esplicito circa l’importanza dell’ampio ventaglio dei
« doni » dello Spirito Santo — invita
a « cercare ardentemente i doni maggiori». Non con orgoglio, ma soltanto con grande riconoscenza, io, pastore so che il ministero della Parola è
uno dei dóni maggiori ; detto alla
spicciola, una delle vite più belle che
il Signore possa dare ad im uomo.
Porse lo si crede troppo poco; forse
noi pastori lo facciamo sentire troppo poco. S- c
COMUNICATO
La prossima Sessione Sinodale della Chiesa Valdese si aprirà, Dio
volendo,
DOMENICA 5 AGOSTO ALLE ORE 15,30
con un culto nei Tempio Valdese di Torre Pellice, presieduto dal Past.
Umberto Bert, e la consacrazione al Santo Ministero del Candidato Paolo
Ricca.
I membri del Sinodo, ministri di colto e delegati, sono convocati
per le ore 15 nell'Aula Sinodale della Casa Valdese, per presenziarr
all'apposizione della firma del Candidato all'atto di accettazione dell
Confessione di fede della Chiesa Valdese.
Immediatamente dopo il culto, i membri del Sinodo si recheranio
nell'Aula Sinodale per costituirsi in Assemblea, sotto la presidenza eil
più anziano di età tra i ministri di colto in attività di servizio preseiti,
e procedere alla nomina del Seggio definitivo.
Torre Pellice, 20 Luglio 1962.
Ermanno Rostan
Moderatore della Tavola Valiese
Periodicamente. dall’America latina ci giunge notizia che in questo o
quel paese è in corso una rivolta, si
verifica un colpo di Stato, si hanno
disordini. La scorsa settimana è stato
il CO.SO del Perù, dove il solito gruppo di alti militari ha arrestato il presidente Manuel Prado ma, benché ancora controlli la situazione in gran
parte dei paese, ha suscitato la decisa opposizione di molti peruviani,
specie negli ambienti studenteschi e
culturali e in quelli operai di alcuni
distretti. La contradditorietà di questo come ili tanti colpi di Stato sudamericani risulta dal fatto che Prado
è tutt’altro che rappresentante di una
ala progressista (la famiglia Prado,
con altre cinquanta "grandi ftuniglie”,
possiede il 70% del paese). Un’idea
estremamente limitata ma abbastanza
precisa sulla situazione peruviana può
esser data dalla testimonianz.a diretta
ilei dr. Granjon. che riportiamo in
terza pagina. E la situazione del
Perù non è che un esempio medio di
quella di tutta l’America latina, dal
Rio Bravo alla Terra del Fuoco: una
situazione che sembra giunta ad un
critico punto di rotture, e la cui soluzione più delle conifetizioni atomiche e spaziali, più dà contrasti New
York-Mosca e Mosca-Pecltino sarà
prolmhilmet r I w 11 il futuro
del globo. Ma, schtìene si stia sviluppando tutta ina l^ramro sconfinata su questo ii a t pc'.s > dì im livello scientipco e ih un impegno umano elevatissimi, henche i quotidiani e
i periadici a larga tiratura riportino
non di rado inchieste sui paesi latino(unericani, non si può dire che nella
Non siamo a Cuba, ma fra i contadini brasiliani: la rivoluzione minaccia in America Latina. Leggere la 3“ pagina.
opinione pubblica corrente la dratnmaticità di questo problema sia avvertita. Eppure, non è un mistero che
nell'America latina si è impegnata
una .serrata lotta fra capitalismo e comunismo — l'episodio cubano è stata una .sintomatica avvisaglia — fra
Occidente e Oriente. Però, come cristiani, assai più che questi contrasti
ideologici ci interessa, ci deve interessare la distretta umana di un intero
continente, indipendentemente da come questa o quella ideologia pensano
potersene .servire per dare una dimostrazione della propria .superiorità
1 CATTOLICI DANESI DIFENDONO
la liM dei protestanti spagnoli
.Sul n. del l» giugino delle Informalions
CulliolUfies Irilernalionales abbiamo letto
qiiesl’aricolo che riproduciamo:
Il If aprile iseonso, il servizio slampa
Sixindi Nyhedshulletin, a cura deiramba.sciala a Kopenliaghen, pubblicava una
nota -tulla si.luazione dei protestanti in
Spagra: vi sì diceva in sostanza che essi
godcra.no d’iina totale libertà di culto,
ma Ile, dala l’assoluta unità di religione
clic regna in Spagna, era loro vietata o,gn!
protaganda o proselitisnio. Anzi, non esseino che i-irca 15.000 su una popolazione
di 11 milioni, non costituiscono nna minouPiZa, e non pO'SSono quindi fruire della libertà d’espressione religiosa, libertà
riervata alla religione eattolica.
Nel silo n.o del 4 maggio, il settimanale
ettolico danese Katolsh Ugeblad citava
mesta nota commentandola così: « A legjere un lesto simile, si resta sbalorditi!
,Olile può rambasciata di Spagna periieltersi di utilizzare argomenti simili di
ironie all O'pinione pubblica danese? Come 0'.sa? (...) I protestanti non possono
esercitare « nè propaganda nè proselitismo », il elle in buon danese significa
che non godono della libertà d’espressione. E necessario far notare che anche in
Danimarca c’è una religione ufficiale, il
luteranesimo, e una Chiesa di Stato, la
Chiesa luterana danese? Tuttavia i cattolici hanno assoluta libertà d’espressione,
non soltanto nelle loro pubblicazioni, ma
anclie nella grande slamila, quotidiana e
non, e anche nei giornali protestanti. Le
seuole cattoliche sono sovvenzionate dallo
Stillo fino alT80"o e i sacerdoti cattolici
clic V ìn.gegnano religione sono pagati come gli altri maestri, il che non si spiega
.solo con il fatto die paghiamo anche noi
le lasse. I curali catto-lici sono pure ufficiali di stato civile e in quanto tali di
nomina regia. La radio di Stato trasmette
parecchie volte a.ll’anno servizi religiosi
cattolici, conferenze di cattolici, ecc. In
queste condizioni, gli argomerali usati dalla nota in questione per provare la libertà dei protestanti in Spagna non possono
che ritO'rcersi contro il loro autore. In
rapporto alla situazione danese attestano
non di un atteggiamento tollerante, ma
inlolleranle. Perciò, fi'uehè la situazione
continuerà ad essere quella che è, finché
la Spagna non avrà raggiunto gli altri
pae.si nel campo del rispetto delle convin
zioni personali e della libertà d’espressione, sarebbe meglio non parlare di tali
q.uestioni : un tentativo di giustificazione
non può essere altro che una penosa confessione... Anche se il generale Franco
non modifica immediatamente il suo punto di vista circa il problema della tolleranza, gli saremo almeno grati se farà
in modo che il suo ambasciatore a Koipenliagben ci dispen.si da una forma di
giustificazione die è forse ispirata a convinzione ma che è assai poco convincente!».
Il giorno dopo la comparsa di quest’articolo, il grande quotidiano protestante
danese Krisleligt Dagblad lo riproduceva
in prima pagina sotto il titolo: «I cattolici danesi difendono i protestanti spagnoli », e lo definiva come « Tespressione
di un atteggiamento eenmenieo di notevole apertura ».
Strutturale. Non sì dica che drammatizziamo le cose. Vorremmo, in terza pagina, dare soltanto un’impres.sione dell’ampiez.z.a e tragicità del
problemi che sì pongono, delle speranze che purtuttavia agitano questo
continente polìticamente così giovane, e suscitare il desiderio dì informarsi meglio. Abbiamo desunto i dati
che qui riportiamo da alcuni articoli
pubblicati sulla rivista « Comunità »,
particolarmente « L’altra faccia delTAmerica latina » di G. Passeri (n.
75, die. 1959) e « L’America latina e
il comunismo » di C. Pizzinelli (n. 82,
sett. 1960); dalle « Informations Catholiques Internationales » (in particolare un oiiìpio servizio del P. Cifuentes Grez, un gesuita cileno specialista di questioni sociali latinoamericane: « Pour la révolution en
Amérìque latine », n. 169 del l“-61962); infine da due saggi che il sociologo francese Georges Friedmcmn
ha scritto dopo ripetute visite nelTAm erica latina, la cui traduzione italiana è stata pubblicata dalle Edizioni
di Comunità: « Problemi dell’America latina » {Milano 1960, L. 700) e
« L’America latina fra capitalismo e
socialismo » {Milano 1962, L. 800).
Come abbiamo detto, la letteratura
in materia è vastissima, ma per una
prima impostazione dei problemi
queste fonti danno dati preziosi, e
raccomandiamo in nwdo particolare
i due saggi del Friedmann, che nella
loro brevità sono di una ricchezza di
pensiero, dì una chiarezza e di una
umanità notevoli.
Il rovescio della medaglia
« Durante rultimo anno, da dieci a dodici pastori protestanti messicani sono stali assassinali. Per ordine del sindaco cattolico, uno di loro è stato lascialo ’quale
esempio’ in mezzo alla strada, sotto un
mucdiio di sassi » - rosi ha affermato il
prof. Ndirenz, decano del seminario luterano di Città del Messico. Sicuro che il
pastore Gardenas, scomparso alla fine dell’agosto scorso, sia stato anch’egli assassinato, e il suo corpo gettato in acqua, il
professore accusa la Chiesa romana di questi crimini, e ricorda in proposito la dichiarazione del cardinale primate messicano, che promise di « sopprimere e annientare i cancri gemelli del comunismo e del
protestantesimo nel Messico ».
D’altra parte, sotto pretesto di dover
« interdire ogni forma d’istruzione protestante » le autorità civili hanno chiuso la
scuola elementare protestante di Montepa,
in Colombia. L’ordine precisa che questa
decisione è conforme al concordato fra la
Santa Sede e la Colombia. Da notare, che
in questa regione soltanto il 40% dei ragazzi può frequentare le scuole, in quanto
per gli altri mancano gli istituti!
.V Madrid, si prolunga intanto la chiù
sura, -senza motivo ufficiale, del seminario
protestante spagnolo. Nella capitale, la
Chiesa battista deirEminanuele, sei mesi
depo la sua costituzione e benché sia vietato ogni proselitismo, conta già oltre 100
membri battezzati.
In tulli i paesi latini, la Chiesa romana
ha ancora una grande potenza. Non più
indiscussa, però: e si sa come la stessa
« Sellim'ina del Clero » abbia pubblicato
notizie preoccupanti (per Roma) sulle conversioni al protestantesimo nell’America latina, che giungerebbero a l.OOO al giorno,
in media! Vero è che molti altri giornali
lallolici, invece di pubblicare quelle noli'/ie, danno r.mpio risalto alla diffusione
del cattolicesimo nei paesi tradizionalmente protestanti. Pensiamo però che abbia un
diverso valore cristiano lo schiudersi alla
tresca e libera e còscienle fede evangelica
di masse di uomini che non hanno nna
fede e sono in preda a vaghe credenze e
pesanti superstizioni, piuttosto ohe le inilinazioni liturgiche e formalistiche o la
segreta nostalgia d’autorità esterna di qualche gruppo che del protestantesimo ha fatto parte per tradizione ma non ne Ita mai
conosciuto lo spirito.
2
pag. 2
27 luglio 1962 — N. 30
orci'PIA ì'OCUj”
evi
^OIJJCC
Leggere: Giobbe 14 * Salmo 90, 139 - Luca 12, 7
MmIornI contati
sníüT
Qualche tempo fa ho visto un
film : « I giorni contati », di
un giovane regista italiano. Elio Pietri, il quale ha voluto descriverci l’angoscia esistenziale, il vuoto spesso disperato della vita dell’uomo odierno;
l’orìginalità di quest’opera non sta
certo nel tema, ma nel far sentire che
tale angoscia e tale vuoto non sono
affatto esclusiva di più o meno sofisticati uomini e donne di «dolce vita»
o di «accattoni», ma rodono l’uomo
qualunque della strada nella sua piccola esistenza normale.
Nel film, quest’uomo qualunque è
un idraulico romano sui ciùquant’anni, il quale un giorno si vede morire
accanto, d’infarto, un passeggero del
tram su cui se ne toma a casa. La psicosi dell’inferto lo afferra: posto così bruscamente di fronte alla realtà
misteriosa e improvvisa della morte,
si rende conto che i suoi giorni sono
contati, e decide di goderseli, almeno.
Ripetizione individuale e piccolo-borghese, stile anni 60, della versione pagana del panico del Millennio e della
crisi (giudizio). Basta con il lavoro : di
giorno e di notte, a zonzo per la città,
crede di scoprire una libertà impensata; in realtà, il quadro in cui vive gli
si fa così più estraneo e assurdo, e dopo essersi trascinato per alcuni giorni,
sempre più faticosamente, sbandato,
sente come un sollievo e ima liberazione l’impulso di riprendere la sua
vita normale : torna alle sue chiavi inglesi, e lo vediamo tutto soddisfatto
sturare il lavandino di una massaia
che grida al soccorso. Poi, chissà, l’infarto lo coglierà, forse; perchè abbiamo i giorni contati, ma — sembra dire il film — è meglio che non lo sappiamo.
Così I’esperienza della morte è elusa, e non diviene esperienza vitale. Ma
«come crederanno se non v’è chi predichi? ».
Un film come questo, amaro e
triste, così naturale e fedele alla piccola vita quotidiana, mi pare immagine viva del paganesimo odierno:
dell’angoscia dell’uomo di oggi che,
ignorando sempre più altra dimensione di vita che non sia la sua esistenza
terrena, quando ne scopre la precarietà e avverte distintamente che i suoi
giorni sono contati, che può toccare a
lui da un momento all’altro (per chi
suona la campana), diificilmente regge allo shok, e cerca di dimenticare
la vanità della sua esistenza tuffandosi
nel divertimento febbrile o nel lavoro,
nella ’normalità’ che drizza intorno
alla sua coscienza come una corazza.
Come dargli torto? L’esperienza della morte è umanamente insostenibile,
se essa è l’ultima parola.
Perciò un film come questo è anche
e soprattutto espressione drammatica
di un mondo che. spesso incoscientemente grida al soccorso, perchè si
sente morire. Il Signore, nel suo
buon annunzio al mondo risponde.
Indubbiamente, è un «buon annuncio» assai sconcertante: lungi dal
’confortarci’ dicendoci che le cose non
sono poi così drammatiche e angosciose, ci conferma espressamente che
i nostri giorni, pochi o molti, sono
proprio contati. Nei pensieri e nelle
preghiere dei credenti possiamo discernere ombre di quest’angoscia (Giobbe
14; Salmo 90, 139, ecc.), trama oscura su cui si staglia il disegno luminoso dell’Evangelo, che ci annunzia, sì,
che i nostri giorni terreni sono con
tati ma ci annunzia soprattutto da chi
sono contati: da Uno che non è cieco
destino ma Padre amorevole, che facendosi conoscere agli uomini comunica loro la fiduciosa sicurezza che i
loro giorni, e persino i capelli sul loro (¿po sono contati, da lui.
Nel fervore dell’ascolto di quest’assicurazione mi vien fatto
di cantare di gioia all’Eterno che è il
nostro rifugio di età in età ; Ti ringrazio, mio Signore, perchè i miei giorni
sono contati, da te! Ma questo lo dico nel tempo sereno della salute, della pienezza di forze, della gioia di vivere e di lavorare, della ricchezza degli affetti. Saprei dirlo nel tempo della malattia, della solitudine, del calare delle forze? e so dirlo di fronte all’ingiustizia, di fronte alla sofferenza
altrui, al lutto improvviso che stronca
un’esistenza e piaga per sempre quelle
che le sono legate? come dirlo con la
stessa fiduciosa certezza, con la stessa
gioia? Per chi rimane solo, per chi è
inchiodato in un letto, per chi trascina
per anni una pesante catena, per chi è
oppresso, il sapere che i nostri giorni sono contati da Dio non rischia di
diventare, talvolta, fonte di dura rivolta? So che queste domande sono
sull’orlo della bestemmia; ma credo
che di queste bestemmie i nostri cuori sono spesso pieni; e il Signore è
stato così misericordioso e paziente,
così umano, da permetterci di trovare
nella Bibbia anche questa rivolta, giudicata e superata ma non scomunicata.
Superata, come? Dio non ha risparmiato al proprio Figlio stesso questa
angoscia esistenziale; con una lucidità
che rivoltava i discepoli quando li faceva partecipi dei suoi più segreti pensieri, Gesù ha vissuto sapendo che i
suoi giorni erano contati (senza per
altro affatto abbandonarsi alla «rabbia di vivere» e di operare): l’ombra
della fine ha planato distintamente su
tutta la sua esistenza terrena, e in tal
senso tutta la sua vita è stata passione. Non gli è stato risparmiato l’amaro di questo calice della condizione
umana, è stato anzi per lui angoscioso
in modo tutto particolare, l’avere i
giorni contati. Ma ha rimesso la sua
vita nelle mani del Padre, in assoluta
fiducia: e il Padre lo ha risuscitato;
dopo aver contato i suoi giorni terreni e i capelli del suo capo — senza
per questo sottrarlo alla sofferenza e
alla morte — lo ha restituito alla Vita
eterna.
La persona viva di Cristo, morto
e risorto per noi, è per noi la
garanzia che la prospettiva del Regno —• la sola che spezzi l’incubo della morte — non è una favola nè un
anestetico nè una droga, ma il vero
senso di questi nostri, pochi o molti,
giorni contati, guardando a Cristo,
morto e risorto per noi, il saperci i
giorni contati perde il suo orrore, nella coscienza che nulla ci separerà dall’amore di cui Dio ci ha dato prova in
Cristo (Rom. 8). E’ questo il «cuore
savio» che il salmista chiedeva. Contiamoli, i nostri giorni, ma come fi
conta Dio, per questo tempo e per
l’eternità; e ricordiamoci che tanti
hanno soltanto paura dei loro giorni
contati, perchè non conoscono Cristo
e non hanno speranza. Gino Conte
Il giorno 3 Agosto, alle ore 9 dei mattino, nella Casa Valdese di
Torre Pellice, avrà luogo un
COMVEQMO
PASTORALE
per i Pastori e gli Anziani Evangelisti della Chiesa Valdese.
Il Pastore Gustavo Bouchard presiederà il culto introduttivo. Il Prof.
Valdo Vinay e il Past. Pier Luigi Jaila presenteranno uno studio sul
seguente argomento ;
LA CURA D'ANIME NEL MINISTERO PASTORALE
Alle ore 15 di quello stesso giorno, l'Assemblea dei Pastori si
costituirà in Corpo Pastorale. Alcuni incaricati riferiranno sui manuali
di Catechismo e sulla Liturgia.
Un cordiale invito è rivolto a tutti i Pastori ed Evangelisti affinchè
cooperino con la loro presenza alla buona riuscita di quella giornata.
Torre Pellice, 20 Luglio 1962.
Ermanno Rostan
Moderatore della Tavola Valdese
Beati i mansueti
** NON UOGIDERE,, ¡ un tUm, un libro
Sopii«, in certo qual modo, polemicJie
e discusaioni sollevate anclie in Italia dal
film di Claude Autant-Lara (« Non ucci
dere »), non è nostra intenzione, da buoni
ultimi, aggiungere ancora parole e pen
sieri ad altre ben più autorevoli ed ime
ressanti (a eominciare da « Témoignagi
Clffelien » ad A. C. Jmnolo, Piovene,
B'UzzatU e molti altri ancora). Non vogliamo nenuneno qui ricordare fatti, persone e circostanze più o meno validi a
distanza di tempo. Tuttavia ci sembra non
inutile (stavamo per dire necessario!) rimeditarcj in questo scorcio d’estole, sotto
un profilo del tutto cristiano il problema,
trito e ritrito ma non ancora risolto, dell’obbiezione di coscienza tralasciando certi aspetti ancora poco chiari (per noi)
della figura dell’ohbiettore stesso.
Ai montij al mare o in città, dovunque
noi stiamo trascorrendo questo periodo
■estivo abbiamo la possibilità di procurarci il libro « Non uccidere » (Ed. Longanesi) (1) o, se già l’abbiamo, riprenderlo ancora in mano. La storia di JeanFrançois Cordiei, nato ad Alençon il 5
ottobre 1927, può sembrare non molto interessante nonoBttnte l’espediente del soldato-prete tedesco così opportunamente
inserito come espetienza vissuta in im
mondo di guerra ^ 'di morte. Tutte cose
lontane nel tempo: sui campi di battaglia, di questa stagioni, fioriscono i mille
piccoli ed umili fiori di campo che tuttavia saranno falciati bek presto e le belle
multicolori corolle seccheranno al sole
fino a diventare polvere. Sono in fSndo
solo dei fiori e nessuna! coscienza al mondo si sentirà turbata pw averne reciso anche uno solo. Anche imomo alle migliaia
di tombe dei cimiteri di guerra sono tornati i piccoli fiori di campo, son croci e
fiori, lapidi e fiori, nomi e fiori (lo sape
te elle anche ogni più piccolo fiore ha il
suo nome?). Ogni nome è un uomo ucciso da un altro uomo e l’uno e l’altro sono
uomini che lianno detto troppo facilmente e troppo spesso « sì ».
Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo
che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia
tuttavia: è anche uno che dice sì fin dal
suo primo muoversi. In quella che è la
nostra prova quotidiana, la rivolta svolge
la stessa funzione del « cogito » nell’or«line del pensiero: è la prima evidenza.
Ma questa evidenza trae l’individuo dalla
sua solitudine. E’ un luogo comune che
fonda su tutti gli uomini il primo valore.
Mi rivolto, dunque siamo (Albert Camus).
Ma non siamo soli perchè non vogliamo
essere soli.
Rileggendo ancora le pagine di « Non
uccidere », oltre il volto di Jean-François
Cordier clie dice no, vediamo mille e mille e mille ancora, una schiera di milioni
di volti anonimi, di « militi ignoti », in
riga per tre, che dissero « sì », anzi non
dissero nulla percliè nulla fu loro chiesto, fu solo comandato. Ma se dire no è
un delitto che porta a Gaeta e ad Aversa,
tacere, lasciandosi abbronzare a questo bel
sole estivo che splende anche su quelle
infinite file di tombe su cui troppo spesso
spicca la scrìtta « soltanto ignoto », e ancora peggio: non dimenlicliiamo mai che
la vita è sacra e « ama il prossimo tuo »
non è soltanto un bel pensierino ma è
tempo che diventi un fallo. E’ tempo che
all’uomo venga restituita la sua piena dignità ed il diritto di « non uccidere ».
Giuliano Frank-Kiss.
(1) CLAUDE AUTANT-LARA: Non
uccidere. Riduzione e traduzione dal
soggetto del film, di Elisa Morpurgo.
loonganesi, Milano 1962, pp. 223, L.
1.200.
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La Chiesa evangelica dello Zambesi
alle soglie delFautonomia
Odo ancora le parole di rammarico
dei nostri amici e colleghi, sullo Zambesi, un anno fa : « Gora noi, qui ci
sentiremo imipoveriti, perdendo in
voi che vi allontanate l’apporto dell’Italia ».
Pareva dovesse essere eoa, ma le
nostre vie non sono le vie di Dio. La
nostra fede, sempre debole, non riesce ad attenersi alle promesse dell’Eterno, ma egli ci mette in presenza della sua potenza in modo che
non possiamo più dubitare del suo
amore.
Laura Nisbet, giovanetta di ventidue anni, ha ormai ra^unto la regione missionaria di Bitam, nel Gabon, e al principio del 1963 il pastore
Giovanni Conte ed i suoi partiranno
Il metodismo dell’ America Latina
prepara il suo avvenire
Al termine di una riunione di una doz
zina di giorni svoltasi a Buenos Ayres,
tappresentanti delle Chiese Metodiste del
l’America latina hanno pubblicato una di
chiarazione sulla responsabilità della Ghie
sa in America latina. Dopo avere notato
con gioia « l’interesse nuovo di cui nume
rosi gruppi danno prova ,nella Chiesa cat
tolica romana, nei riguardi della possibili
tà di un dialogo fraterno con le altre bran
che della cristianità », il documento dicliia
ra : « Noi esortiamo tutte le nostre congre
gazioni a pregare affinchè questi nuovi con
latti abbiano, per frutto, una riforma ed
un rinnovamento della Chiesa di Roma
nonché la sparizione definitiva dello scandalo dell’intolleranza e della persecuzione
fra cristiani, una sempre maggiore unità
nella fede, la speranza e l’amore di quanti
invocano il nome di Cri.sto ».
In un’epoca di crisi come quella che noi
viviamo, il inelodismo latino-americano
deve riorganizzarsi e rivedere « con umillà, onestà c coraggio le sue tradizioni, il
suo insegnamento, la sua predicazione, il
suo stile di vita ». E’ necessario, in modo
particolare, aumentare il numero dei pastori consacrati e dei lavoratori laici, di
costituire dei piccoli gruppi di cristiani
imiti e disciplinati, di aumentare la produzione di letteratura cristiana, di imparare
ad utilizzare i mezzi moderni di comunicazione e compiere una nuova Oliera in
materia artistica, liturgica e musicale.
Occoire infine stabilire fra le Chiese e le
società di missione et più onestà, una mutua cooperazione ed una reale eguaglianza » nonché « una flessibilità ed una disponibilità che permettano di far fronte rapidamente ed efficacemente aUe esigenze di
un mondo in continua evoluzione ».
(S.OE.P.I.)
pure per l’Africa centrale. Vo, lo
Zambesi non ha perso l’apporp del
l’Italia con il ritirarsi di tre Ifiissioiiari valdesi, l’anno scorso: il Gomitato missionario parigino per '(Africa del Sud ha infatti deciso di mandare i Conte in quel campo misaonario. '
E’ bello, attraverso le vàrie fasi'della vita in un campo missionario, Sconoscere la traccia del piano amorivole di Dio. Fin dal principio della hissione sullo Zambesi (1885-88) accatto
al fondatore François Cbillard si trovarono i pionieri valdesi per aiutajo
nell’opera difficile in mezzo ad uia
tribù ostile all’Evangelo. Più tardi, accora i Valdesi chiamati da Dio coiperarono con altri servitori all’orgâ
nizzazione della vita ecclesiastica, sà
nitaria, scolastica. Poi vennero gli ani
ni duri di guerre mondiali, in cui nel
la piccola falange, sempre meno numerosa, figurarono sempre pure quelli che venivano dalle nostre Valli o
valdesi di Ivrea; e proprio oggi la giovane Chiesa africana accoglierà con
gioia nel suo seno altri giovani servitori, pronti ad assisterla nella sua indipendenza.
Si è svolta recentemente a Sefula
Ih 66“ sessione della «Conferenza dello Zambesi», con la partecipazione
del direttore della Mission de Paris,
il past. Bonzon.
La voce della Chiesa del Bulozi si
è fatta sentire in modo seguito: per
la prima volta facevano parte di quella conferenza 8 Malozi, con diritto di
voto. Si è cosi stabilito un dialogo fra
servitori africani ed europei. La presenza dei due pastori Malozi appena
tornati dal loro soggiorno europeo, in
Gran Bretagna e a Bossey (uno di essi. il past. Ngula, ha visitato pure varie chiese delle Valli e del Piemonte)
ha contribuito a chiarificare molte
questioni difficili.
Giornate molto piene, e non del
tutto facile U lavoro per dare alla gio
vane Chiesa una nuova Costituzione
che farà di essa, nel 1963, una Chiesa
autonoma. Non del tutto facile, per i
missionari che per tanti anni ebbero
la direzione generale dell’opera nelle
toro mani, la,sciare il posto, pur rimanendo amici e consiglieri fedeli. Ma
durante tutte queste giornate di Conferenza lo Spirito Santo guidò le discussioni, e con fiducia e riconoscenza la Chiesa si prepara ad assumere
le sue responsabilità. ’Tutte le discussioni e le decisioni furono riferite al
Sinodo, già da tempo aperto agli africani, in cui anzi essi sono in grande
maggioranza.
I giovani missionari che partono
oggi per un campo o per l’altro incontreranno certo molte difficoltà, in un
mondo in subbuglio, impegnati nell’opera In paesi in evoluzione rapida,
di mentalità tanto diversa dalla nostra. Ma che bella visione, quella di
una Chiesa giovane, in progresso, de
cisa ad andare avanti ispirandosi all’Evangelo ohe le è stato trasmesso,
quasi un secolo fa, dai valorosi pionieri! che magnifica esperienza, quella
I di questi giovani messaggeri ohe vanno a predicare, a collaborare aU’orga'nizzazione più ampia della giovane
chiesa africana dello Zambesi.
«Durante la notte. Paolo ebbe una
tisione: un macedone stava dinanzi
\ lui e lo supplicava dicendo: ’Passa
à Macedonia e soccorrici’» (Atti
b: 9). Quella visione di un mondo
c\e sembra correre alla sua perdita,
si^ sempre davanti ad ognuno di noi.
Graziella Jalla
iimmiiiiiiiiiimiiiiNiiiii
PERSONALIA
I Rostri più caldi rallegramenti e
augiM a due coppie di sposi: il Cand.
theo\ Marco Ayassot e la Sig.na Marisa (amboni, il Dott. Giovanni Peyrot ella Sig.na Wanda Meynet.
Ci ongratuliamo vivamente con il
Dott. ^nco Pons che ha brillantemente\conseguito presso l’Università
di Toi\io la laurea in scienze politiche.
Spigolature di attualità
Almeno c'è
da ridere...
Una persona degna di fede mi raccontava. tempo fa, di aver chie.sto ad un libraio
della città una certa opera che. gli mancava.
La risposta del libraio sembrerebbe iruerosimile. se — come ho premesso la
persona che ha raccontato Vepisodio non
fosse uomo del tutto meritevole, di stima.
Il libraio, dunque, rispose che non poteva vendere quel determinato libro, perchè
faceva parte di una collezione di volumi
che avevano le stesse caratteristiche di dimensioni e di rilegatura. Spiegò che diversi. clienti acquistano collezioni di libri, ordinandoli in questo modo: ”Ho bisomio
di tre metri di libri, coti la rilegatura così e così, per riempire la parete ed intonar
si al colore dei mobili e delle tappezzerie”.
Ecco perchè le gazzette parlano di'hoom”
anche nel campo dell’editoria e perchè certe tirature di romanzi, di poesie, raggiungono. oggi, cifre mai sognale nel pas.snio.
Poiché sappiamo che gli italiani dui ante il giorno, come è doveroso che facciano, lavorano, di sera siedono davanti al
video e nei giorni festivi riempiono gli
.stadi o vanno in gite turistiche, abbiamo
la spiegazione del ’’boom” editoriale.
”Mi mandi 3 metri di libri, ciascuno dell’altezza di 20 cm., e tutti rilegati con ra.so
(temisi”. ”Ho bisogno di 5 metri di libri,
alti ciascuno 30 cm., con sovracoperta bianca marmorizzata”. ’’Non avrebbe tre o quattro volumi alti 60 cm-, di un verde Nilo,
per coprire un angolo del salotto che spula umidità ogni volta che il tempo tende al
brutto?”.
Gli editori, poi, devono essere in gran
IHirte grati non solo agli architetti che legiferano sull’arredamento della casa, ma
anche alle donne ’’intellettuali”. (Questo
f'ttributo ’’intellettuale” mi è jtarticolarmenle ostico, ma poiché esiste si è obbligali ad usarlo). La donna ’’intellettuale”
acquista l’ultima novità libraria, sfoglia le
pagine del volume, ne leggiucchia qualcuna, s’impadronisce di una diecina di frasi
e diventa la più abile piazziste del libro e
del suo autore.
Non importa che il libro, appena acquistato, finisca nella scansia, per riempirsi di
polvere., e di oblio.
Capite, adesso perchè Fabrizio Mondadori, sotto lo pseudonimo di tlassan Chadin. è riuscito a far colpo col .suo libro
’Campi di Lawms”?
”Pià che di un libro” — riporto t estuaimente quanto ha pubblicato, or non è mollo, ’’L’Espre.sso” — ”si tratta di grosse, fette di parole, virgole, punti e punti e virgola, esclamativi, pezzi di frasi e periodi
scritti alla rovescia, refusi, vuoti tipografici che danno il capogiro, capolettera aslrusi che fanno pensare ad una bozza composta la un linotipista ubriaco...”.
Un periodo del libro? Eccolo:
’ Nulla di nulla come nulla è il nulla ili
questa inutile riga... per contrasto pervaso
di ottimismo oh ssiggnooor cccccacctttyyypp
mmii cccccconceda il balbettio di un muto”.
Stramberia per stramberia, preferisco di
gran lunga i versi pubblicati, nel lontano
1911, dal ’’Resto del Carlino” :
Come, nave che salpa dal porto
passeggiando con passo scozzese
è lo stesso che prendere un morto
e pagarlo alla fine del mese”.
.dimeno, c’è da ridere.
Alberto Guadaluxara
Domenica, 29 Luglio 1962.
CONVEGNO
EVANGELICO
Ital »-Francese
al Colle della Croce
Il culto avrà inizio alle ore
11 e sarà seguito dalla celebrazione della Santa Cena.
Portare la raccolta Psaumes
ìt Cantiques.
3
N. 30 — 27 luglio 1962
pag. 3
Paese tii grandi cenirasii, ceniinenie più vuoto deiia ierra,^
reiaiivamente aiie attuaii risorse è un oontinente sovrapopoiato
Squatore
L’AMERICA LATINA
L’America latina, con accentuazioni diverse secondo i vari paesi, è in
una situazione ri-;oluzàonaria. Non poti ebbe essere diversamente, se si considerano anche soltanto alcuni dati
statistici.
Sebbene l’America latina sia « il
continente più vuoto della terra », che
ha cioè meno abitanti per kmq., relativamente alle risorse oggi disponibili è un continente sovrapopoiato. Dai
1920 al 195.5 la popolazione è passata
da 85 a 175 milioni; oggi tono 210 milioni, e alla fine del secolo si prevede
che saranno 6C0 milioni! Attualmente
130 milioni sono alla fame (dati della
l'AO) e 70 miloni sono analfabeti (dati dellUNESCO) per non parlare degli innumerevoli semianalfabeti. Decine di milioni seno i disoccupati e i
Il porlo di Humos Aires: km. di bacini e
moli sul Rio de la Piata, all’ombra dei
gralIncieli: 3 milioni e mezzo di abitanti
sottoccupati : su una popolazione lavorativ.a di cltre 100 milioni r'80“/o non
ha un mestiere o una professione precisa. La media della vita è di 40 anni
soltanco, il che fa deU’America latina
un continente tristemente «giovane».
Alta natalità, dunque, e bassa media
di vita: fenomeni la cui correlatività
Josué De Castro ha dimostrato nella
sua «Géopolitique de la Paim». Il reddito medio annuo è bassissimo : quasi
dovunque non raggiunge i 200 dollari (125.000 lire), e nelle zone più diseredate come l’arido sertaò del Nordeste brasiliano non raggiunge i 100 dollari. Il lieve aumento del reddito annuo, negli ultimi anni, è stato in realtà un forte regresso, data la degradazione dei termini di scambio sul pia
no mondiale.
L’assistenza sanitaria è terribilmente carente : mentre l’Italia ha un medico ogni 860 abitanti, il Messico e
l’Argentina ne hanno uno ogni 2.000,
il Brasile, l’Ecuador, il Venezuela uno
ogni 3-5.000, ia Bolivia e il Guatemala
uno ogni 5-10.000. «Al mercato di S.
Juan presso Antigua (Guatemala) come a quello di Pisac (Cuzco, Perù) ho
visto vendere e comprare bambini. In
Perù gli indios che vivono su una fattoria sono regolarmente venduti al
nuovo acquirente. A Managua (Nica
ragua) alla prostituzione è dedito il
6C“o della popolazione femminile (...)
Territorio variamente sottosviluppa
to, unitario solo nella miseria che lo
affligge, meno ricco di quanto lo si
creda perchè le risorse potenziali non
seno nemmeno spesso sfruttabili, in
grave ritardo, l’America latina soffre
dei tipici mali dei paesi colonizzati. In
più la persistenza del latifondismo, il
cattivo ruolo giocato dal capitale straniero, la mentalità iberica sempre
preda della vanità e della presunzione e del disordine, incapace di organizzarsi e di uno spirito comunitario,
hanno fatto il resto» (C. Pizzineili,
art. cit.). «Se non giungiamo ad un
aumento sostanziale delle spese per
l’educazione (il 51 o del reddito lordo
nazionale) e se inoltre non otteniamo un forte aiuto dall’esterno (aiuto
confermato, tramite (’«Alianza para
progreso», dagli Stati Uniti, n.d.r.), i
i5 milioni di ragazzi che oggi non fre
quentano alcuna scuola non la fre
quenteranno mal, e il loro numero si
accrescerà di altri milioni di ragazzi
che rimarranno nelle tenebre dell’ignoranza» (P. Cifuentes Grez, art.
cit.).
L’America latina è ancora in una
fase d’economia essenzialmente agricola: proprio per questo raiiacronismo, l’arretratezza della sua agricoltura assume un carattere tragico, e spiega la lame. I tre mali essenziali sorio
Il latifondo, la monocultura e l’arretratezza tecnica. Sebbene qua e là si
siano avuti tentativi di riforma agraria, nelIUruguay e soprattutto nel
Messico (gli «ejidos» messicani, sorta
di comunità cooperativistiche agricole) e in Bolivia, il latifondo è ancora
la realtà imperante del continente:
abbiamo già visto come nel Per .i, ad
es., il 7ü“/ü della terra è nelle mani di
una quarantina di «grandi famiglie»;
proporzioni simili si riscontrano in
tutti i paesi latino-americani, dal Mes
sico all’Argentina e al Cile. Nell insieme, ri,5% dei proprietari terrieri possiede il 50“/'u della terra coltivabile ; la
antica situazione del latifondo dell'Italia centromeridionale si dilata
qui su scala continentale; naturalmente, soltanto una piccola parte della terra è sfruttata; nel Cile, ad es.
(ed è uno dei paesi più evoluti) degli
Il milioni di terra arabile negli ultimi dieci anni sono stati coltivati soltanto 5,5 milioni, il resto nella migliore ipotesi è stato dedicato al pascolo.
In genere, predomina largamente la
monocultura (nel Brasile quella del
caffè, ad es.). Si verifica così il paradosso che su di un territorio relativamente poco popolato e ricco di risorse, la cui economia è prevalentemente agricola, ogni paese deve annualmente importare per centinaia di milioni alimentari che in buona parte
avreobero potuto esser prodotti nel
paese stesso ; per citare ancora l’esempio di un paese in cui la situazione è
migliore, il Cile, dal 1944 al 1956 ha dovuto importare derrate alimentari per
I na manifestazione contadina nell’Ecuador: ma
neppure la terra, per non morire
basta
Il capo del movimento contadino brasiliano, Francisco
Juliao, parla agli agricoltori del distretto di Pernambuco.
in una situazione rivoluzionaria
900 milioni di dollari, mentre il corrispondente di 600 milioni avrebbero
potuto essere prodotti Icxialmente. Latifondo e monocultura si sommano alla gravissima arretratezza tecnica:
anche se appassionati e validissimi, i
tentativi compiuti qua e là da gruppi
di studio e da centri di formazione,
non sostenuti se non da lodi governative, hanno un’importanza modestissima neH’insieme del continente. Come in ogni terra sottosviluppata, le
culture sono estensive e assai scarsamente meccanizzate: il peon è sfrut
(.«.vi appaiono i llanos {zone alluvionali
delVOrinoco. tri Venezuela, in periodo di
siccità. Ma mote regioni, come il ’’poligono della siedi” nel Nord-Est brasiliano,
non conoscononeppure queste inomlazioni
tato come bestia da soma. « Se a questi motivi fondamentali ne aggiungiamo altri, non meno importanti, di carattere naturale, il quadro diventa più
ampio e più grave. In certe zone i periodi di secca si succedono con regolarità ricorrente. Opere profonde di
bonifica non ne vengono fatte, nè
strutturali opere di irrigazione (ed è
da notare che il complesso del territorio è ricchissimo d'acque, sfruttate
abilmente dalle industrie avviate). Allora queste vaste zone vengono abban
donate al sole ohe le distrugge e gli
abitanti partono — sarebbe meglio
dire fuggono — alla ricerca di più
umane condizioni di esistenza verso
zone meno dure. Contemporaneamente alla fuga, naturalmente, precipitano gli indici di produttività. Restano
paesi improduttivi, abbandonati in
mano ai vecchi e alle donne» (G. Pas
seri). Un esempio particolarmente
pregnante ma tutt’altro che unico è
quello del «poligono della siccità», nel
Nordeste brasiliano, una regione assai più grande che l’Italia, esposto
con regolarità a lunghi e tragici periodi di siccità, pur essendo popolate
in modo relativamente denso: da esso, per molti mesi, partono mensilmente fino a 50.000 abitanti, che vanno verso il sud per fuggire la fame
assoluta; gente miserabile e difficilmente adattabile, che va ad accrescere le «favelas» (bidonvilles) di Rio, di
S. Paulo e delle maggiori città del
sud; e mentre parecchi aumentano il
sottoproletariato suburbano (anche
qui il fenomeno delle «borgate» romane si espande su scala ciclopica) che
vive di espedienti e di miseria, molti
ritornano al sertaò natio dopo la violenta scossa del contatto con la vita
di città vorticose: popolazioni instabili e sempre più inquiete (il fenomeno di questo piuttosto disperato ritorno alla terra è presentato assai bene
da G. Friedmann). Non sapremmo
raccomandare abbastanza la lettura
di un documento straordinario pubblicato recentemente : «Quarto de despejo» (La casa dei rifiuti), il diario
di una negra brasiliana che, inurba
11 Perù... non è il " Perù „ !
Pozzi di petrolio nella laguna di Maracaibo. Molte regioni sudamericane .sono ricche
ili petrolio, in gran parte sfruttato da compagnie straniere
Le meraviglie dell’Impero inca, dischiuse ai conquistadores, sono rimaste così
proverbiali che il Perù è diventato simbolo di ricchezza. Quanto questo cliché
.sia errato, lo indica Ira l’altro que.sto articolo del dr. Granjon. che per molivi di
lavoro lui passato parecchi anni nell’America latina di cui uno nel Perù: ne riportiamo una liarte da l.’Mliiistré proleslanl
{nov. 1961).
(...) A Linui, nel Perù, la memlicità si
mostra in pieno centro; si è assaliti da
bi-mhi mi.serabili nei loro stracci, da ciechi, da rovine di donna con tre piccoli e
il quarto in cammino. Nessun salario nornuile hasterefbbe ad alleviare questa miseria. I quartieri residenziali si estendono :
nui anche le bidonvilles si nuintengono e
si estendono.
Nel Perù, su cento decessi, cinquanta
.sono di bimbi .sotto i due anni. Le madri
se mangiano abbastanza, hanno un mitri
mento irregolare, sono spesso alcoolizza
te. I piccoli vivono in assoluta promiscui
tà con i genitori; noti c’è abbastanza de
naro per comprare le medicine. Un gior
no ho udito una farmacista dire ad una
indiana: ”Ma è molto malato, tuo figlio
stando alla ricetta; dovresti curarlo” —
’’Non ho danaro per ¡tagare. tutto”. Con
versazioni come questa sono di ogni gior
no. Soltanto gli impiegali pagati a mese
hanno diritto alla Previdenza siociale; non
i giornalieri, cioè quelli meno .sicuri del
domani.
Nel Sud del Perù, .sugli altopiani, vive
l’indiano-. La regione del Lago Titicaca,
il dipartimento di Puno è il più popolato,
dopo la capitale. Ma vi si soffre la fame,
vi si è infelici.
/ proprietari terrieri sono egoisti, com’è
l|
Indio peruviano
si>e.s: nei paesi capitalisti meno sviluppati. ¡loro domestici agricoli ricevono un
.salno irrisorio, con il pretesto illusorio
chesono nutriti, alloggiati e che hanno
diro di far pascolare le loro pecore con
quie del padrone. Ma l’alloggio è il dirii accordato a questo schiavo di prende terra, pietre e un ito' di legna per
fai una capanna in cui si accumulerà la
.SI famiglia; il vitto è il regalo fatto dal
pirone delle pecore morte e d’un po’ di
(Cali, di zucchero, di fave; si aggiungaI anche le foglie di coca che, unite aldcool, abbrutiscono completamente l’ingeno. Minorati fisicamente e moralmen■ da questo trattamento, lavorano ¡toco o
fi
nulla, non producono, quindi hanno fame. E' un circolo vizioso.
Per l’Indiano che ha un angolo di terra
.su cui coltiva il poco che mungerà, un
gelo tardivo, un ¡teriodo di .siccità diventano una catastrofe. All'inizio della scorsa estate non pioveva e gelava; ho visto
gli indigeni camminare, la notte, sulle creste agitando torce e gridtmdo all’Onnipotente di far cessare quel flagello. E’ .sconvolgente vedere come tutta la popolazione si è pa.s.snta la voce, non si .sa come.
])er un raggio di chilometri, e manifesta
la sua miseria a quel Dio che è in cielo,
sul qiuile .si sa così poco. Si crede che il
dio della pioggia è più sensibile alle richieste dei bambini; ¡terciò si fanno gridare i piccoli; si stancano a gridare, a
piedi nudi, al freddo di mezzanotte, a oltre quattromila metri d'altezza, e perchè
gridino ancora li si balte con rami. Esempio tipico di questa religiosità indiana .su
cui la colonizzazione ha .sovrapjvo.slo un
callolicesimo esteriore, imposto con la
forza.
Mi è stalo spe.s.so chiesto se il comuniSmo non rischiam di impadronirsi di
que.ste popolazioni per creare un’altra
’enclave’ sul continente americano. E’ possibile. Tuttavia l’Indiano si preoccupa co.sì
poco della propria sorte, che non favorirà molto la penetrazione del marxismo.
Avete ¡mura del comuniSmo, proprietari terrieri dell’America latina? Avete
ragione. E tanto meglio! Poiché se aveste
seguilo gli insegnamenti dell’Evangelo e
la voce della vostra coscienza, il problema
del ¡tericolo rosso non si sarebbe posto.
Forse non è troppo lardi se il Sig. K. viene a svegliare la vostra buona coscienza
addormentala sulla vostra cassaforte.
•A. L. Granjon
Il centro di S. Paulo; la le favela« suburbane hanno un altro aspetto
tasi a S. Paulo, vive nella «favela» di
Oanindé facendo la cenciaiola e ohe
na una passione: scrivere; dal suo
diario — pubblicato anche in italiano
nella collana « Cose d’oggi » di Bompiani, L. 1.000 — espressa nel modo
più piano e naturale, balza vivida la
realtà tremenda di una vita subumana che solo creature d’eccezione come
questa Carolina Maria de Jesus riescono a superare nella propria coscienza e dignità umana.
L’industria ha fatto in certe zone
grandi passi, specie nel Brasile meridionale e in particolare nella zona di
S. Paulo, mentre i distretti minerari
di Minas Gerais (Brasile) e di tutta
la cordigliera andina sono di una riccnezza potenziale eccezionale. Naturalmente, ima delle prospettive maggiori è quella del mercato petrolifero,
l'uttavia, nel complesso, la situazione
è anche a questo riguardo tutt’altro
che fionda per la popolazione latinoamericana. Manca quasi del tutto
ogni pianificazione; ancora oggi, gran
parte del capitale impegnato in queste imprese è straniero, e porta all’estero i suoi frutti: la maggior par
te di questi profitti è stata ed è a favore dell’alta finanza nord-americana
(ma non eclusivamente) e si spiega
cciì il sospetto e il rancore che serpeggiano abbastanza largamente fra
le popolazioni latino-americane nei
confronti della ricca e potente «repub
blica sorella» del nord; sentimenti la
cui fondatezza è riconosciuta con una
sincerità spietata da due studiosi americani, Lederer e Burdick, nel loro
\ endutissimo libro « The ugly American » (l’orribile Americano, 1958). Su
scala continentale manca un’efficiente formazione professionale, il che
rallenta l’incremento produttivo e accresce la massa (ii mano d’opera non
specializzata e fluttuante. Si aggiunga che le imposte dirette — quelle che
più colpirebbero, giustamente, la grande proprietà — sono di entità scarsissima a paragone di quelle indirette.
Ci si dirà che ima tale situazione è
purtroppo comune a molti altri paesi; ma qui, nel Sud-Amerioa, tutto è
portato a proporzioni gigantesche e,
m questo caso, paurose.
Anche se, a giudizio di sociologi e
csservatori, larghi strati umani di
queste regioni sono ancora al di qua
di ogni coscienza politica, l’evoluzione
dei vari paesi si accelera, e non si po
(conlinua a pag. 1)
4
pa«. 4
27 luglio 19fô — N. 30
L’America Latina
in una situazione rivoluzionaria
(segue da pag. 3)
iranno tenere ancora a lungo imbrigliate le forze immense di una popolazione misera e sfruttata; forse soltanto i’indolenza e la stanchezza latina possono spiegare che già tanto le
cose si siano trascinate così. Ma non
mancano segni premonitori. Per non
parlare del moto cubano, in tutti i
paesi di questo continente, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli scioperi, le rivolte; non di rado gli stessi
colpì di Stato (militari, per lo più, al
servizio di interessi di gruppi ristretti
quanto potenti) non erano che risposte a moti popolari o a tentativi di govertii riformisti: si spiega così la caduta di Janio Quadros nel Brasile e
quella di Arturo Frondlzi in Argentina; salvo alcuni casi di dittature conservatrici (che sussistono soltanto in
qualche piccola repubblica centroamericana e nel Paraguay), spazzate
dalla Colombia e dal Venezuela, le
stesse dittature di Getulio Vergas
(getulismo brasiliano) e di Perón (justicialismo argentino) non avevano
un puro carattere iascista, anzi rappresentavano entro certi limiti un riformismo che spiega gli entusiasmi
popolari: è stato notato come molti
di questi paesi sembrano attendere un
«salvatore», un «libertador» ohe sulle
tracce di Bolivar guidi al riscatto. Ma
queste aspirazioni, nella stragrande
maggioranza della popolazione non
portano ancora ad una coscienza politica e sociale diffusa; tuttavia si lavora a questa formazione, e non soltanto da parte dei partiti comunisti,
teoricamente fuori legge, ma in pratica operanti, bensì pure da parte di
gruppi e movimenti il cui interesse
principale non è la formazione politica, ma quella economico-sociale (lì
documenta con speranza G. Friedmann). Naturalmente, finché i governi, appoggiati a fondo dai paesi più
evoluti che vorrebbero conservarli o
conquistarli alla propria visione della
vita e della società, non avranno affrontato di petto la situazione, ogni
tentativo singolo è destinato a rima
nere poco più che un segno indicatore.
Gli scritti su cui ci idamo documentati con più o meno fiducia, lasciano
aperta una grande speranza; che cioè
i popoli dell’America riescano a trovare una «terza via» fra capitalismo
e socialismo sovietico; questi sociologi pensano ohe per natura il latinoamericano rifugge dal pragmatismo
sovietico, dalle soluzioni di massa e
autoritarie; ma d’altra parte la necessità vitale preme con un’urgenza che
non potrà essere a lungo argiiiata.
Prova di questo «sinistrismo antUdeologico», se così possiamo esprimerci,
solo le Leghe agrarie dei contadini
brasiliani, specie nelle regioni settentrionali: il movimento contadino si
diffonde e cresce d’intensità; ha anche trovato un capo, Francisco Juliao,
il quale se si richiama al comunismo,
è però soprattutto un capopopolo che
si mette alla testa di rma classe, di
intere popolazioni che non hanno alcuna opinione politica, ma vogliono
soltanto che sia loro garantita una vita umana. Anche larghi settori della
Chiesa romana hanno compreso, finalmente, e un articolo come quello
del Cifuentes Grez, già citato, è
indice di una sensib.iità umana e di
una concscenza lucida veramente notevoli : non bastano le grandiose e talvolta bellissime costimioni ecclesia
stiche, come quella della nuova capitale federale brasiliana, Brasilia, (una
opera ch’è stata definita «faraonica»)
bisogna saper vedere la rivolta, il pa
ganesimo, la superstizione di im popolo «cristiano» In cui troppo a lungo
la Chiesa istituzionale è stata baluar
do di reazione, mentre si piegava troppo facilmente, di fronte aU’ì^oranza
indigena, ai sincretismi religiosi, ai
miscugli di culti e credenze, di cui il
cattolicesimo sudamericano è largamente inquinato (abbiamo trovato
questo riconoscimento anche su «Le
Missioni cattoliche»). Ma sulla situazione della Chiesa nell’America latina, sulle sue responsabilità, progettiamo di parlare un’altra volta.
La Corale Valdese di Torre Pellice
comunica agli appassionati
del canto
che sono stati pubblicati i suoi
dischi di inni sacri evangelici
e in particolare
il Giuro di Sibaud
Edizione "Radio Risveglio,,
i DiSCHi SONO ÌN VENDìTAALLA CLAUDìANA
BOBBIO PELLICE
— Sabato 21 l'u^o è stalo benedetto
nel nostro temipio il imalriinonio di Fuy
Giotranni Pietro (Bessè di ViiEar Pelliee)
e Gras Susetta ((Jras di Bobbio Pellice).
Aigll ispoei, elle stanino per stabilirsi a Mi.
lano, ridiciamo il nostro augurio affettuoso doniandanido al Signore di circondare
sempre con la sua grazia questo nuovo
focolare.
— DoiUjieniea 22 Luglio, nel corso dei
nosaro luito nel tempio, è stato posto il
segno del Patto sul bambino Gay Luciano
di Glovauini e Midielin Ainna (Via Caip.
Mondon). 11 Signore benedica sempre il
bimbo ed i suoi cari.
— Domenica 29 lliiglio alle ore 11, eomie
già annuniziato, avrà luogo ai Colle della
Croce romiai tradizio-nale raduno di evan.
gelici i'ialo-franeesi. Il nostro invito si rivolge a tutti onde la rappresentanza ilaliana sia iiuanlo mai nutrita e tutto si svolga in una atmosfera di semplici,là, di ordine e serietà. e, a.
Tutti a Prali per
T inaugurazìone
del nuovo Tempio
Dischi di cantici
evangeiici
Al mattino, alle ore 10,30, il culto
d’inaugurazione sarà presieduto dal
Moderatore, Past. Ermanno Rostan.
Parteciperà la Corale Valdese di Torre Pellice.
Le celebrazioni proseguiranno nel
pomeriggio. AUe ore 15: parleranno il
pastore di Frali, Aldo Comba, il sovrintendente distrettuale Past. Alberto Ribet, TAvv. Ettore Serafino e altri; la Corale di Torre Pellice, darà
ancora la sua collaborazione. Al termine, il buffet.
Prali aspetta tutti!
Convitto Valdese
di Pinerolo
VILLASECCA
- - La coimiuilà esprime la sua affettuosa
simpatia al past. Sergio Rostagno che ha
perduto improvvisamente la sua Compagna.
- Il 29 luglio il culto sarà presieduto
dal cand. Bruno Rostagno, il 5 ago.sto dal
pa-sl. Alfredo lanavel.
Margherita Rostagno Jahier
Sono aperte le iscrizioni per il Convitto Valdese di Pinerolo.
Data la limitazione dei posti letto
disponibili, si rende noto che sarà data la precedenza agli studenti provenienti dalle Parrocchie Valdesi di
montagna e a coloro che hanno riportato le migliori medie agli scrutinii di giugno.
Le domande di ammissione dovran
no pervenire al Comitato del Convit
to, Via dei Mille 1, Pinerolo, corredate
da una presentazione del Pastore, entro il 26 agosto.
« Siamo pieni di fiducia e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore» (2 Cor. 5: 8).
La sorella Margherita Rostagno nata Jahier, consorte adorata del nostro
pastore, è stata chiamata dal Signore verso le prime ore del 13 lugUo u. s.
La dipartita della cara sorella lascia un vuoto incolmabile nella nostra comunità, che aveva avuto modo
di apprezzarne la bontà, la gentilezza, la cortesia e tutte le altre buone
qualità.
Non troviamo parole adatte per
esprimere il dolore ohe ha profondamente toccato i nostri cuori.
Il feretro, prima di essere avviato
nelle Valli Valdesi, è stato portato
nella locale Chiesa Valdese dove il
fratello anziano Ernesto Scorza ha
presieduto un coito che ha commosso tutti i presenti.
Rinnoviamo la s^flidarietà oristSana e la simpatia dalla Comunità di
Catanzaro al Pastoie Sergio Rostagno e alla Famiglia Jahier, sì duramente provati dal ^ve lutto.
Il tricordo de)}la Sorella Rostagno
rimarrà imiperitura mi cuori di tutti
coloro che, come no di Catanzaro,
poterono apprezzare fe doti cristiane
di cui la cara consdfte del Pastore
della nostra comunitS abbondava.
Convitto Maschile Valdese
di Torre Pellice
Il conforto e la (insolazione del
Signore siano, in quqti momenti di
dura pre va, con tutti noi e particolarmente con i congimti della cara
scomparsa.
1 Ugo Costa
E’ indetto un concorso per il godimento di due borse di studio (metà
retta) per l’anno scolastico 1962-63
presso il Convitto Maschile Valdese di
Torre Pellice.
Titolo vaUdo per concorrere: le votazioni conseguite al termine deU’anno scolastico 1961-62. Sono ammessi a
concorrere solo i ragazzi le cui famiglie sono in condizioni economiche
molto modeste.
Tempo utile per la presentazione
della domanda: 25 agosto.
Per informazioni e ulteriori dettagli rivolgersi al Direttore dei Convitto
Dott. Franco Girardet, Torre Pellice
(Torino).
Sono lisciti (Ui pochi giomi, e sono In
vendita presso la Libreria Claudiana, i dischi di cantici sacri evangelici incisi presso Radio Risveglio dalla Corale Valdese di
Torre Pellice.
Si tratta di quattro dischi microsolco a
45 giri e.p., dei quali diamo il contenuto:
DISCO 4511; a) E’ la casa un paradiso
ll.C. 25i|i; «Insieme,) (messaggio biblico):
Padre lienigno (l.C. 259). — b) Con vivo
e santo giuliilo (inno natalizio) (*l; Gloria
al Signor, in terra e ciel (inno di Pasqua) (♦).
DISCO 4512; a) La parola antica (l.C.
3331; ((Fedeltà,) messaggio biblico; ((Giuramento di Sibaud» (italiano). — li) Siam
grati a Te, .Signor (i.G. 351); Gloria al Signore della Chiesa (*) (melodia l.C. 371)
(inno per la festa della Riforma).
DISCO 4513; a) Te celeliriamo. Padre,
con fervore (l.C. 364); La terra ed i cieli
(l.C. 356); lo sento la tua voce (l.C. 311).
b) O volto insanguinalo (*) (inno per la
setliamna santa) (melodia l.C. 100); Ai piedi della cro(’e (l.C. 335).
DliSCO 4514: a) A Dio cantate un canio
nuovo (l.C. 357); Lode all’Allissimo (l.C.
345). — b) O creature del Signor (l.C. 370);
Padre, alla Chiesa universale (l.C. 371).
l\ola bene. . 1 numeri indicati si riferisccno all’edizione delTLC. (Innario Cristiano) del 1960. Tale edizione ì- alliudmi'nle in rislainipa.
I cantici contrassegnati (*) sono anco!;i
inediti, e verranno pubblicati prossimamente su questo giornale.
Per acquisti rivolgerai alla liiltreria Editrice Claudiana, Torre Pellice (per il Distretto Valli Valdesi) ovvero alla Libreria
Ed. Claudiana, Via Principe Tommaso, 1
Torino - c.c.p. 2/21641 (per l’Italia).
Prezzo 6.sso per ciascun disco 1,. 1.000
più IGE.
La famiglia di
Margherita Rostagno
Jahier
ringrazia commossa tutti coloro che,
con tanto affetto, si sono associati al
suo grande dolore.
Torre Pellice, 15 luglio 1962.
I LETTORI CI SCRIVONO
Un culto
avvicina sempre
Egregio Direttore,
Non avrei mai pensato che la
mia breve replica a (( ba&tian conntrari » avrebbe potuto destare tanto interesse da invogliare (jualcbe
lettore del giornale a prendere in
mano la penna ed a scrivere alla
interessainle rubrica : « I lettori ci
«KTlvono ». Mi sono sbagliato e ne
sono lieto, poiché la lettera del
Suo cortese (-orrisipondente di Bergamo, Sig. Giancarlo Eynard, rat
iva procuralo auebe, oltre a lutto,
un vero piacere (di (ui lo ringrazio): il piacere di sentirmi aincora
defùnlre un <( giovane ». Quando i
capelli ¡iicanuliscono, le spalle cominciano ad inourvarsi e si è compiuto molta parte del proprio cammino, il sentirsi ancora (diiamare
un giovane (forse è una debolezza
umana, ma (omunque comprensibile) è cosa che rallegra e che fa
piacere. Ciò dà l’illmsione — almeno per un istante — di qualclie
lustro di meno.
Però, poiebè la .suddella lettera
contiene pure alcune considerazioni die non mi sembrano compl’elamente giuste, mi pemielta an<-he
poche riileissiond.
Dirò anzituilto che mi dispiace
jM-o-prio die il Suo cortese corrispondente no.n abbia potuto essere
presente nel tempio di Pramollo il
25 aprile. Egli allora forse non mi
avrebbe gratificato di quanto egli
scrive al paragrafo terzo della sua
lettera: «Se lo ha fatto (il culto
il 25 aprile) è indubbiameme perchè egli ritiene giusto e lecito dopo aver reso grazie a Dio, richia
mare l’attenzione dei suoi parroc(liiani sull significato del 25 aprile,
significato die, penso, tutti conoscono ». Non so come faccia il Suo
corriisii>ondente ad affermare questo ; è una graziosa gratifica da parte sua, ma una gratifica di cui io
mi permetto fare cortesemente a
meno. Può darsi benissimio die
(pianto egli afferma sia stato fatto
in quel giorno, ma da altri, e non
nel tempio durante la funzione die
vi è stata celebrata e che è siala
nienl’altro che un «culto»; «un
culto » (tengo a sottolineare), cosi
i-oine viene celebrato in qualunque
altro giorno dell’anno (compreso
il 28 ottobre, se ciò dovesse capitare). Aggiungerò anche — ciò
.sembrerà strano, ma è vero — che
quel culto ci lia (alimeno in quei
momenti) non divisi, ma riawicinati (gente di diverse idee e di
diverse (-olorazioni politiche anidie)
gli uni agli altri.
In quanto al motivo die mi avreblic spinto a questa iniziativa e die
il corrispondente a-vreblie preferito
die avessi « lealmente » specificaU),
ecco. A ijarle il fatto die quanto
è avvenuto qui si ripete da anni
in altre parrocchie (senza die nessuno mai si sia scandalizzato nè
alibia mai trovato niente da ridire),
lo creda il corrisipondente, nessun
scopo recondito, nessuna segreta
intenzione da parte mia, ma semplice adesione ad una specifica richiesta avanzatami. Mi domando
percliè — io die nel mio oramai
non più breve ininieterio — ho ine
finite volte ripetuto ai miei membri di diiesa l’esortazione bibliica:
« non abbandonale la noetm comune aduna.nza, come alcuni sono usi
di fare» (Ebrei 12: 25) (e che essi
hanno tante volte dimenticalo) non
avrei dovuto aderire. Tante volte
ho faticato per raccogliere un gregge die si disperdeva, il giorno in
cu! spontaneamente si raccoiglieva
e mi chiedeva di dirigerlo in meditazione ed in preghiera, avrei
dovuto disperderlo. E’ una morale
che sinceramente non coimprendo e
non condivido.
Chiedo .scusa di queste mie disquisizioini ancora « un po’ pedanti » e saluto mollo cordialmente.
Edoardo Micol
Il valdese
Intransigente
Caro Direttore,
Io spazio comcesiso sul giornale al
Sig. Franco Falchi per il raoconto
del suo iter sentimentale spirituale
mi sembra sia stato eccessivo. La
risposta die egli era in dovere di
dare al quesito postogli dal pastore
Franco Giatupiccoli poteva e doveva concretarsi in una sola frase:
« Nel 1953 ho abiuralo e durante
unii questi anni ho lascialo credere
di essere ancora valdese ».
Clic Franco Falchi sia « passalo
al cattolicesimo » ci può dispiacere,
ma non ci deve particolarmente interessare: si tratta di un fatto personale sul quale non vogliamo nè
dobbiamo dare un giindizio.
Quanto invece dovreblic farei riflettere è:
1) La possibilità pier Franco Falchi di tenere nascosta la sua nuova
fede per anni, corrispo-ndendo, convereando, discutendo con amici e
lasciando sempre e soltanto pensare che avesse grandi ideali ecumenici, e in lai senso rapporti con
eapoilnli del dero romano, ma die
fosse lionondimeno sempre valdese.
2) li possibilità per Franco Falcili di assistere ai nostri Sinodi e
alle listre Assemblee riservale ai
soli mmibri di Ohiesa.
3) LI po.s8Ìbililà per Franco Falchi di Ipnlinuare indefinitamente in
questa Wsizione non chiara, se non
fosse Sito posto nell’obbligo di
giunigerl ad una esplicita didiiarazione (fila richiesta estremamente
ferma ti past. Giainpiccoli.
Franic(lFaldii afferma di sentirsi,
anche nda sua nuova fede, ancora
valdese. \ parte die non comprendo la gi'iiasli'(-a mentale necessaria
per potiertare una affermazione del
genere, si dj fatto che siamo noi
die non li consideriamo più valdese e quest non per gretto risentimento, m^ pci- esigenze di diia
rezza.
In ukimt questo episodio dovrebbe far Iflellere miti coloro die
si illudono àille possibilità di un
dialogo coni] callolicesinio fondato sulla diWzza e sulla sdiiellezza; basta Unsare die in questi
ultimi anni de (-ontaIto è stato
sipeisso tenuto);, Franco Falchi, (-lie
aveva aibiiiral^,, i‘ar(-eva credere
ancora valdesi
Guitto Ribet
Graìie, Marco
Una lieiirice, 1 tignano
Rallegramentil ’Marco’ per il
bell’artieolo su Wcoli. Perchè non
continuare seinpi gu questa strada,
con altri nostri \,eti o prosatori?
Fraterni saluti.
I.idia Gastaldi
Appello
a! soccorso
Egregio signor direttore
Le racconto brevemente la nostra
storia. Ci siamo sposati nel 1959; in
()ucU() stesso anno io ho dovuto stare a casa dal lavoro per malattia,
per 4 mesi ; l’anno do-po lutti e due
all’ospedale, mio marito per un infortunio sul lavoro, die lasciò strascichi di artrosi; dovendo fare lavori leggeri, si impiegò al Cotonificio
di S. Antonino, turno notturno; nell’ottobre 1960, come tutti sanno, il
cotonificio fece sciopero per 5 mesi,
e siccome mio marito non poteva fare altri lavori, dovette starsene li.
Mei frattèmpo dovetti stare a casa io,
in atlesa di un bimbo: e sono cresciute cifre che non siamo ancora
riusciti a pagare. Il 15 giugno nacque il nostro piccolo Sandro, che
visse purtroppo un mese e mezzo
.sollunio; spendemmo molto, e rimanemmo a braccia vuote. Ora la malattia di mio marito è peggiorata, e
Dio .solo sa se con le cure potrà mai
riprendere il suo lavoro. Per piacere, non ci saranno delle buone persone die ci potranno aiutare? o imprestarci una somma? avendo pazienza di aspettare die vada un po’
meglio; sarebbe proprio un’opera
intona, non sappiamo come andare
avanti in tutto, vengono lettere il!
srileciio per l’affitto... I miei non
possono fare tanto, e nessun altro
può aiutarci; per favore, fateci vedere (-he vi sia ancora Dio nel mondo, perchè a noi pare, specialmente
quando mori nostro figlio, che ci abititi abbandonati del tutto... Per favore, .limateci, non sappiamo più
(leve battere la lesta! Ringrazio lanío se potete fare qualche cosa peino i. Alba Bianco Preval
Frazione Cantalupa 46
MEAN A DI SUSA (Torino)
# pastori
non sciopereranno
Unti lettpl r. liti Caitmiti. interviene ulteriormente sul ’’¡mrallelismo \>octizionaile” \fra insegnanti e
jmstori-. « ...nessuno mi ha chiamata a fare la professoressa, nessuno mi ha iiiiiposlo le mani... Posso inel'liene in questa mia professione quel tanto di spirilo cristiano,
di grazia che il Signore giornaliiiente mi concede, e basta. Evideulenieinte, se io non sono una
missionaria ma una donna die esercita, tutto il parallelismo messo a
punto dal Pael. Sornimani cade (...).
Aicceltata la chiamiala, la vocazione
non (-oiuleniipla scioperi ma dedizione, non (lomiporta parallelismi
con altre professioini, perchè non è
una professioiue. Se poi i pastori
iian.no in animo di rimodernizzarc
anolie il significato fisso da duemila anni della vocazione, la diBcussione deve ancora essere iniziala. ».
iSegutmo argomenti già portali dai
precedenti interventi).
Prof. Carmela C. Vitale.
Niente \paura, non faremo sciopero; fila )mm scaricote t’onore e
Toniere della Ivocazione /sulle isole
spalle ptistorali, come i cattolici
fanno suiUe (spalle del clero tsecolare le regolare... (Dii iduemila (quasi) anni tutti i membri della Chiesa di Cristo sono chiamati ti considerare la jfrojiria {vocazione e a
condursi in ^otlo degno di lessa.
5
ff. 30 — 27 luglio 1962
pag.
Segreto confessionale
doppio
taglio
Francexo Arancio, il giovane italiano condannato all’ergastolo in seguito aH’assassinio del gioielliere di
Marsiglia Georges Vanmalle (il (atto
di sangue avvenne quattro cmni fa) è
innocente.
L'abate Limozin, cappellano della
prigione di Marsiglia, disse tempo fa
che durante la confessione un penitente gli rivelò una circostanza gravissima secondo la quale l’abate poteva affermare senza ombre di dubbio che Francesco Arancio era estraneo al fatto. Il ragazzo, fin dai primi
gforni del suo arresto, non fece che
gridare la propria innocenza con una
disperazione ed una insistenza tali
che adesso sembra sull’orlo della pazzia. Ma la dichiarazione dell’abate
Limozin non specifica altri pcsrticolari, il sacerdote è legato al suo "segreto confessionale” e non può dire
più di quanto ha detto. Il commissario Briesseul è stato incaricato di
riaprire l’inchiesta con nuove indagini e intanto Francesco Arancio continua a gridare la propria innocenza.
Il cappellano della prigione di Marsiglia conosce il nome del colpevole
0 la via sicura per scoprirlo, ma se
non si verificheranno nuove circostanze nel corso delle indagini o il
colpevole non si costituirà nè sarà altrimenti denunciato il giovane italiano finirà i suoi anni nell’ergastolo,
morto vivo, per un reato che non ha
coinincsso.
Troviamo in Isaia 43: 25: « Io, io
son quello che per amor di me stesso
cancello le tue trasgressioni, e non mi
ricorderò più dei tuoi peccati ». E a
cpiesii versetti dell’Antico Testamento fanno riscontro nell'Evangelo le
parole di Gesù Cristo al paralitico:
« Figliuolo, i tuoi peccati ti sono rimessi » (Marco 2: 5). Compiutezza,
questa, della grande promes.sa che
l'Eterno fece a Israele e ali’umanità
intera travagliata dal male e dal peccato. Ma gli uomini non capirono la
infinita bellezza del me.s.saggio cristiano e per molti dì essi il perdono
di Dio è ancora circoscritto e condizionato dalle tavole di un confessionale.
Tra quelle tavole si è recato un a.ssassino; sì è prostrato ai piedi dell’ahate Limozin e ha confessato il
peccato, la sua grave colpa. Poteva
farne a meno e ci sorprende un tale
scrupolo in chi probabilmente non ha
esitato- un attimo nell’uccidere il gioielliere di Marsiglia, ma il peso di un
delitto è così tremendo che certe volte non si può sopportare da solo. Allora qualcuno' si sceglie, in qualità di
Cireneo, non il Cristo che sta .sulla
croce ma il confessore che sta dietro
la grata. Così .si sente meglio. Un .segno (li cnxe lo libera dal peso, un
rimpnfvero, una esortazione a costituirsi. una minaccia deU’inferno, poi
il colpevole se ne va, il confessore rimane con il suo tremendo segreto, la
società con una vittima sulla coscienza, il giovane prigioniero con la sua
disperazione. E siamo al punto dì
prima, Dìo rimane ignorato.
« Io ti ho dichiarato la mia colpa,
non ho coperta la mia iniquità; ho
detto: confesserò le mie trasgressioni
aH’Eterno: e Tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato » (Salmo 32).
La confessione davanti a Dio quando è veramente una emanazione di
pentimento e di dolore e soprattutto
di Fede può fare anche il miracolo
che il giovane Arancio aspetta, può
dare al colpevole la forza e il coraggio di manifestare in un modo più
chiaro la sua testimonianza sì da illuminare la giustizia .sulla innocenza
deU'imputato.
Forse, se To.s.sa.ssino o il complice
che .sì è recato al confessionale avesse avuto la spinta di questa Fede,
aves.se sentito iimpulso irresistibile
del salmista per invocare direttamen
Congresso
A. I, C. E.
Nella sala di attività a Torre Pellice avr.à luogo lunedi 13 agosto l’annuale congresso deU’Associazione Insegnanti cristiani evangelicL II congresso si aprirà alle ore 9,30 con un
culto del maestro Calvetti a cui seguirà una relazione della prof. Frida Malan sull’argomento: «Problemi educativi ■ nei paesi africani ». Alle _ 12,30
pranzo in comune e al pomeriggio discussione di cose nostre e deliberazioni varie.
te da Dio il perdono alla sua grctve
colpa e fosse riuscito, per miracolo
di quella Fede, ad elevarsi dalla miseria mortale dello spirito fino Ma
misericordia del Padre avrebbe anche
sentito il grido del fratello tra le mura del carcere e avrebbe pur trovato
il modo di aiutarlo.
Ma così, a che cosa gli è servita la
sua confessione? E al sacerdote Umozin a che cosa è servito riceverla?
Il colpevole è assolto, il prete ha fatto le veci di Dio, e il delitto chi lo
paga? Forse che il codice ordina: Il
reo è confesso, il prete ha assolto, archiviamo la pratica? Credo anch'io
che se il colpevole non fosse stato sicuro del segreto confessionale non
avrebbe fatto nessuna dichiarazione
al prete, ma questo non cambia la
faccia M’equivoco religioso e sociale
che vive nell’intricato labirinto di
clausole e trattati nel quale diritti e
doveri visti da rive opposte giocam
di astuzia mentre un innocente paga
lo incriminerei il prete per complicità, perchè la sua mancanza di
chiarezza nell’additare se non il colpevole almeno le prove più evidenti
delta innocenza deU’imputato ostacola l’opera delta legge e permette una
ingiustizia delle più crudeli
Il segreto confessionale è sacro, inviolabile. si racconta di preti torturati e perseguitati per non aver voluto rivelare utut parola di quanto conosciuto in confessione. Però non è
facile tutto ciò per Francesco Arancio; lui rum si preoccupa di confessori
di regine nè di congiure di ptdazzo,
lui pensa Ma sua vita, è giovane, è
innocente, sta impazzendo mentre vede davanti a sè, sul muro squallido
della galera utui vita intera proiettata
in quella notte senza fine che si chiama ergastolo. Sarà difficile per lui
non considerare Tubate Limozin tra
i suoi aguzzini così come è impossibile per noi ravvisare il perdono di
Dio al di là di quella grata nella quale rimarranno chiuse come in una
bara la speranza di un innocente e la
riabilitazione di un colpevole.
' Marco
Sulle due sponde’^
del Pacifico
Le rivoluzioni e i pronancumeati mi
lilari nell’America Latina potrebbero ap
parirei monotoni e noiosi, tanto sono fre
quenti. Tuttavia, ogni volta olle si veri
fieano, possono fornirci motivo di rifles
sione e di insegnamento.
In questi giorni, è di turno il Perù
Ivi, una gionta militare composta di qpiat
tro generali fxtnnsiamo immagiiiarri le lo
ro divise scintillanti di decorazioni e do
raturen, avrebbe preso il potere con la
forza — ma naturalmente in nome e nel
l’interesse del popolo — assalendo il pa
lazzo preeideneiale e arrestando il vevvliio
presidente IVado. Poi, come sempre, col
pi di mitragliatrici in piazza contro chi —
per gran parte operai e studenti — dissentiva daU’operato dell’esercito.
11 Perù è un paese ohe ci è lontano e
sconosciuto. Lo potremmo definire un
paese « al di là »: al di là dell’Oceano, al
di là del Canale del Panama, al di là della nostra epoca e della nostra civiltà. Un
paese, come molli altri dell’America Latina, ove vive una grossa popolazione di
autoctoni, povera, ignorante, superstiziosa, e che di conseguenza non conta nulla
nella vita politica e sociale del paese.
Perchè nel Perù sia avvenuto il colpo
La Missione neH’|oniinamentoivaldese
La Commissione Distrettuale del I
Distretto, nella sua relazione contenuta nel Rapporto Sinodale, riferendosi alle recenti vocazioni missionarie. dichiara che esse «pongono ai Sinodo il problema della regolameiunzione della posizione dei pastori vai
desi nell’opera missionaria».
Effettivamente fin’ora il ptastore valdese che si impegnava in un lavoro
missionario non era praticamente più
pastore valdese, p>er non dire che non
di rado la sua stessa consacrazione al
ministero avveniva al di fuori del quadro della Chiesa Valdese. Finché la
missione era considerata come un ramo particolare della testimonianza
cristiana, riguardante unicamente le
Società a ciò app>ositamente destinate, la cosa non creava problemi. Anche se rimaneva sentimentalmente attaccato alla propria chiesa di origine
il missionario veniva in effetti a far
parte di xm altro organismo ben distinto u solo assai vagamente collegaio alla chiesa di provenienza.
Ancor oggi si potrebbe, a torto, considerare una partenza in missione in
questa luce, là dove la vocazione missionaria si manifestasse sin dagli anni ai preparazione al pastorato o comunque in vista di un'intera vita spiesa al servizio di una «giovane chiesa».
Ma là dove si consideri la piossibilità
di un lavoro missionario limitato nel
tempo (e il lavoro pastorale «missionario» assumerà, crediamo, sempre
piU questo aspetto) la tesi del «passaggio al altra attività» non regge pàu
e viene posto in modo salutarmente
cimale ii problema dei rapporto tra
uhiesa e missione.
Che cosa puù significare, nel contesto attuale della vita della Chiesa, dile, ad esempio: «conto dare quattro
anni pier la Chiesa del Barotselan-'i
iMissione di Parigi)» (ben inteso
quando dietro a questa decisione ci sia
effettivamente una precisa vocazione
del Signore)? Una tale affermazione
può avere soltanto questo significato :
attraverso alla tale piersona la Chiesa
Valdese adempie al suo compito missionario nel ramo «giovani chiese», la
Chiesa Valdese è veramente impiegnata là dove uno dei suoi è al lavoro. InEomma la Chiesa Valdese come tale è
chiamata non soltanto a «sentirsi» ma
anche a pensare, ad essere, ad agire e,
sì,, anche a regolamentarsi, come una
parte della Chiesa Universale, chiamata ad operare con una strategia
mondiale.
I respionsabili della nostra chiesa (e
non penso soltanto alla Tavola ma a
quanti, nella nostra chiesa, sono effettivamente respionsabili della loro condotta di credenti e si sentono correspxinsabili della condotta di tutta la
chiesa) hanno compreso questo e non
si sono lasciati fermare dalle evidenti
ed indiscutibili necessità del nostro
campx) di lavoro in Italia. Dobbiamo
anzi dire che sarebbe oggi intollerabile di piartire sentendo intorno a sè sia
un malcelato rimprovero di «abbandonare il campio», sia il sentimentale entusiasmo pieT chi si butta nella «santa
avventura» missionaria. Se vi è una
vocazione alla quale non si piossa rispondere che nel quadro dell’impegno
cristiano di tutta la Chiesa questa è
la vocazione missionaria.
Dobbiamo però renderci conto che
dire tutto questo significa per la Chiesa Valdese portare la respionsabilità
diretta dei suoi missionari. A nostro
modo di vedere la Società delle Missioni di Parigi (e non vogliamo con
questo affatto diminuire il suo valore
e la sua importanza) non è e non può
essere che lo strumento tecnico che è
dato, alla nostra chiesa come ad altre,
onde permetterle di esplicare un lavoro particolare nel quadro, non stanchiamoci mai di sottolinearlo, della
sua generale vocazione missionaria in
Italia ed altrove. Se cotì è dovremmo
essere noi stessi a propiorre alla Società delle Missioni i candidati al lavoro missionario, dovremmo essere
noi a conoscere a fondo le necessità
dei campi missionari, senza attendere
i periodici appelli di questa o quella
società. Infine, non esito a dirlo, dovremmo essere noi, a sostenere l’onere finanziario dei nostri missionari.
E’ bene notare, del resto, che le chiese evangeliche francesi e svizzere
provvedono a sostenere finanziariamente i missionari che partono sotto
la bandiera delle varie società. Tuttavia questo non basta. Riteniamo che
il lavoro missionario sia ancora a torto presentato come qualcosa per cui
si fa una colletta «speciale». Sarebbe
invece necessario che le spese ad esso
destinate facessero parte del bilancio
normale della Chiesa (della nostra come delle altre), d’a|teordo, naturalmente, con le singole società missionarie. Un simile risultato può sembrare oggi difficile da rag^ungere. Noi
crediamo tuttavia ohe bisogna arrivare a questo. Bisogna che l’mtercessione della Chiesa per il lavoro missionario diventi qualcosa di concreto, in vista di persone concrete, di situazioni
concrete e di un impegno costante e
consapevole.
A questo punto non è inutile constatare qual’è l’articolo dei nostri regolamenti che... non contempla il ministero missionario ma che pure è il solo
che attualmente permetta ad un pastore di lavorare in un campo missionario senza rompere completamente i
ponti con la sua chiesa. Tale articolo
è il 143 dei R.O. Esso suona così: «I
Ministri che, senza un espresso appello della Tavola ma altresì senza la sua
opposizione accettino spontaneamente
di esercitare una attività indipendente dalla Chiesa Valdese, cessano di far
parte del Corpo pastorale e del ruolo
e perdono il diritto alla pensione, (...)
Questi ministri conservano im vincolo puramente spirituale con la Chiesa
dalla quale sono stati consacrati e, a
differenza dei Ministri dimissionari,
possono essere riammessi nel ruolo in
seguito ad una loro espressa domanda
accettata dalla Tavola ed approvata
dal Sinodo».
Come si vede si tratta di un articolo tutt’altro che soddisfacente, adatto
forse a quelle rare situazioni in cui un
pastore decide di p
assare ad altro la
voro a lui più congeniale, ma non ad
inquadrare una vocazione missionaria. Un pastore ohe riceva vocazione
missionaria diventa oggi automaticamente un pintore «sospeso» (sia pure
non per cattiva condotta) !
Ci sembra impossibile di distinguere, in questo caso, tra legami amministrativi che si spezzano e un «vincolo
puramente (sicl) spirituale» che rimane. E’ necessario a nostro avviso
che il Sinodo prenda finalmente posizione nei confronti di questa questione.
Non bisogna che una vocazione missionaria «a tempo» sia considerata
semplicemente come mezzo per non
sbilanciare troppo le forze pastorali
Italiane. Bisogna, al contrario, che
proprio una situazione relativamente
nuova corno quella che si sta verificando, costituisca la spinta decisiva
per inserire chiaramente il ministero
missionario nel quadro anche regolamentare della nostra Chiesa.
Lesslie Newbigin, attuale co-segretario del Consiglio Ecumenico, scriveva
alcuni anni fa. alludendo all’antica,
massìccia, separazione tra Chiesa e
Missione : « Per coloro che volevano
obbedire all’ordine missionario, non
vi era ohe un solo modo dì manifestare questa obbedienza; costituire degli
organismi distinti. Fu cosi che le
«Missioni» finirono per essere qualcosa di diverso dalla ’’Chiesa” (...) Molte Chiese hanno ora preso pienamente la responsabilità di missioni in terra lontana. Altre hanno ibi rapporto
estremamente stretto con società missionane particolari. Le «Missioni in
ierra lontana» non sono più consiaerate affare di pochi entusiasti. Tuttavia sussìste un dualismo che non trova alcuna giustificazione né nel Nuovo Testamento, nè nei fatti che fonaano la fede cristiana». Bisogna, egli
affermava, domandarsi seriamence
«se 1 vantaggi di ima completa separazione tra gli organismi imssionan o
rinsieme della vita della Chiesa compensano effettivamente il danno che
questa separazione causa da una parte e dall’altra» (La mission mondiale
do TEglise, p. 44-45). E’ dunque ^unto
il momento di studiare a fondo il problema e di dar corpo, tra l’altro, ad
una regolamentazione ohe contempli
1-a missione come un fatto non accessorio della vita della Chiesa. Ci pensi
il Sinodo ’62.
Giovanni Conte
Tu non puoi sfu^^ire all’amore di Dio
I nostri lettori si rallegreranno alla notizia della pubblicazione di una
raccolta di poesie di Carlo Lupo. Il
sobrio, nitido, volumetto che abbiamo sotto gli occhi è destinato a fare
molta strada, e passerà presto in quella biblioteca ideale — di libri veri, capaci di dare qualcosa per ogni ora
della vita — che ognuno di noi, quasi
inavvertitamente, mette a parte fra
tante letture.
E’ strada Irta di difficoltà, quella di
un pastore-poeta: se a conforto ha
dinanzi le pagine più belle dei salmi
e dei profeti biblici, ha pure l'avvertimento di una sterminata congerie di
sermoncini e meditazioni che nessuno ha il coraggio di stimare poesia
per il mero accidente di qualche
espressione peregrina o dell’andare a
capo a metà rigo invece che in fondo... E un pastore, dicevamo, quasi
per deformazione professionale, il rischio di sermoneggiare, di scadere in
di forza militare, ci intereau relatiTomente poc« saperlo. V’è semiire ima qnalelie
buona o<«a8ione per riti vof^ia prendere
il potere, quando ba i mezzi per farlo. I
militari deH’America Latina faaimo evidentemente questi mezzi e, cià che è importante notare, essi se oe servono frequentemente. Al di là quindi del caso
particolare dell’ulliino colpo militare nel
Perù, è intereesante eemninare Tobiettiva
realtà della situazione di questi paesi, la
quale si fonda sui seguenti punti principali:
1) I governi democratici sono tali soltanto di nome. Ore infatti la maggioran'/a ddik popolazione vive nell’asso-hita
ignoranza, non può parlarsi di democrazia. La democrazia è «pùtidi soltanto una
fi.nzione e un inganno. Per queato tutti
coloro che non vogliono si attni la deanocrazia, nel Perù come altrove, non favoriscono Fistrtizione delle masse popolari.
2) I partiti che {M'esentano un programina sociale o si guardano bene dall’attoarlo quando sono al potere o, se tentano attuarlo, sono immediatamente rovesciati
dalla reazione deU’esercito.
3) La Chiesa Cattolica appoggia con tutti i mezzi gli uomini che le sono fedeli.
Nel caso del Perù, era cattolico il presidente Pt-ado, tanto beniamino delia Chiesa Cattolica da aver oUenuto t’aimmllamento dopo quarant’anni di maitrimonio,
dal quale aveva avuto due figli, per ^sare una signora dell’alta società di Lima.
4) La mancanza di autonomia economica, per cui tali paesi sono legati al capitale straniero. Nel caso del Perù, a^i
Stati Uniiti e ai Canada per quanto riguarda l’estrazione petrolifera e le nùraiere.
Sappiamo bene die, ove manchi Tautonoinia economica, viene a mancare spesso
anche l’indipendenza politica, alla quale
difficilmente si può pervenire con mezzi
pacifici. Ecco perdiè i paesi poveri (ma
altresì sfruttati) sono causa di disordini
internazionali.
Molte cose dunque possono spiegarci i
quattro punti sopra brevemente indicati,
ma lasciamo ai nostri lettori di trarne
tulle le deduzioni che vorrannno.
* * *
Sull’altra sponda del Pacifico (ironia di
mi nome!), in xui altro e ben diverso
paese —• il Giappone — si è verificato in
questi giorni un rimpasto ministeriale dehnitu u spettacolare » dal corrispondente
da Tokio del « Figaro », cbe così spiegava
e cotnmentava Tavvenimento : « Per quanto spettacolare sia questo rimpasto ministeriale, si tratta in effetti di un affare
die concerne in realtà i rappresentanti occulti dei gruppi finanziari che soli esercitano un vero potere in questo paese...
Un affare, lo si vede, estremamente privato!... ».
Ci si potrebbe obiettare che tra il Perù
e il Giappone la differenza è tanta — e
dii potrebbe negarlo? — che nessun raffronto è possibile tra quanto è accaduto
nell’uno e quanto è accaduto nell’altro
paese. Jüppure, per tutti e due gli awenimenli, v’è una causa comune: Mammona. Perdiè, è pur sempre e ovunque Mammona a far muovere gli uomini, a farli
agire. L le caste, siano esse militari o ecclesiastidie (non intendiamo riferirci unicamente a quelle caittoliche) sono spesso
al servizio ui questo padrone.
Kaggiungere un benessere eoonomdco,
pervenire a un più alto livello sociale,
sono legittime aspirazioni di ogni individuo die abbia U senso della diignità umana. Ma la ismodata sete di guadagno e la
ambizione dei potere, da raggiungersi con
qualsiasi mezzo, sono le cause di tutto il
disordine e di tutte le ingiustizie che perdurauo nel nostro povero mondo. E chi,
se non i cristiani, deve avere il coraggio di denunciarlo, senza timore di essere confusi con questo o quel partito politieo? Non fu forse detto che i cristiani
non possono servire a due padroni? Ma
non servire Mammona nè per sè nè per
gli altri.
E. V.
una bella prosa ritmata, e magari rimata, lo corre ogni qualvolta tenti il
cammino della poesia.
Se il pastore Carlo Lupo è uscito
indenne dalla prova, significa che la
sua è poesia autentica, vera; la sua
religiosità ha infatti accenti e vigore
d’annunzio profetico, mentre la comunicazione dell’intuizione poetica è
espressa con una immediatezza, una
felicità d’espressioni, che commuovono il lettore.
Gli amatori di im facile autobiografismo potranno restare delusi, perchè il poeta non si balocca, non si
compiace di trastullarsi davanti a
uno specchio ; egli ha aperto — da sempre, vien da pensare — un colloquio
col suo e nostro Dio, ed in Lui anche
col prossimo; ventà meditate e sofferte, domande (e risposte) che emergono dal silenzio pudico dell’anima,
sono espresse, c^gettivate, in una poesia senza fronzoli, senza preziosità
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1-.
fuori ITuogo, d’una pietrosa concretezza.
Manchiamo ancora, per questo nostro tempo tormentatcl, ¿’un’opera
«reliposa» significativa, tale da testimoniare di un’epoca e della sua sensibilità religiosa; questa raccolta di
poesie di C. Lupo, sujierato l’attimo
di indecisione di chi «non se la sente» di affrontare un testo poetico, ci
sembra proprio destinato a prendere
un pesto preciso nella letteratura religiosa, e prima ancora nelle letture
più «sentite», dell’evangelismo italiano. s.
CARLO LUPO, L’Attesa. Poesie
- Libr. Ed. Claudiana, 1962 - pp.
122 - L. 600.
6
pag. 6
27 luglio 1962 — N. 30
CAMPO STUDI FUV-GEM 1962
Evangelizzazione
Vista negli Abruzzi e studiata a Ecumene
Per la prima voha, quesl’aniio, FUV e GEIM organizzano imsiemie il loro
eamipo anniuale: im primo eoniorelo passo verso una derisa collaborazione fra
la Cliiesa Valdese e la Chiesa Metodista sul piano giovanjl'e ; tale canapo prevede una prima parte dd visita ad alcnnie coniunitù evarageliche degli Abruzzi e
Ulta seiconda parte di studio con sede a Bcuanene.
Tema dei campo sarà l’EVAiNGELJZZAZIOfNE, problema che seanpre di
iiaiovo si ripropone al protestanteBimo italiano; per questo si è voluto ’rischiare’
di fare del turiismo eodesiaslico : dipenderà dai parteeipaiui il rìsultaU) di questo esperimenilo die non vuol dare la possibilità di fare delle vacanze a buon
meroato, ma vuol fomòre Telemento comereto per uno studio serio dell’evangelizzazione in vista di un impegno personale.
PROGRAMMA PER IL CAMPO STUDI FUV - GEM 1962
13 - 29 agosto
L. 13 agosto: Raduno a Roma in via Firenze 38 aMe ore 8.30 — Culto di a,per
tura. —■ PaiTtenza da Roma e arrivo a S. Giovanni Lipioni nel pomeriggio. — Sera: incontro con la comunità. Pernottamento a
S. Giovanni Lipioni.
M. 14 agosto: Vieiita a Schiavi d’Abruzzo nel pomeriggio e incontro con la co
munità di Camndiio la sera. Bemotlamento a S. Giovanni Lipioni.
M. 15 agosto: Partenza da S. Giovanni Lipioni; sosta sulla spiaggia di Vasto;
arrivo a Palombaro e pernottamento ivi.
G. 16 agOiSlo: Visita alle grotte del Cavallone; pomeriggio incoaitro con la comunità di Palombaro; pernottamento a Palombaro.
V. 17 agosto: Partenza da Palombaro; valsila al parco nazionale d’-Abruzzo. Sera:
incontro con la comunità di Villa. S. Sebastiano e pemotlamenilo
ivi.
S. 18 agosto : Mattina riposo; pomeriggio gita al lago di Scainno. Pemoittamento
a Villa S. Sebastiano.
D. 19 agosto : Partenza da Villa S. Sebastiano; incontro con la oomunità delPAquila per il culto domenicale. Sera arrivo ad Ecumene.
Scuola Evaogelica di Cappella Yeccliia - Napoli
Resoconto della cerimonia di chiusura dell’anno scolastico 1961-1962
AD ECUMENE:
L. 20 agosto: Pomeriggio: panoramica dell’esperienza in Abruzzo.
M. 21 agosto: L’Evangelizzazione nella Bibbia: a) L’Evangelizzazione opera del
lo Spirito Santo; b) 11 metodo evangelistico dei primi Cristiani.
M. 22 agosto: Successo o fallimento? Un secolo di evangelizzazione in Italia.
G. 23 agosto : Visita bagno al lago di Albano. Pomeriggio: L’Evangelizzazione
neU’opera pentecostale.
V. 24 agosto : Evangelizzazione ed Ecumenismo: a) Che significa «evangelizzare » in terra protestante — in terra cattolica ;
b) L’atmosfera ecumenica soffodierà la noetra opera evangelislica?
S. 25 ago.sto: La comunicazione dell’Evangelio: Il punto di vista dei teologi,
dei sociologi^ degli psicologi, gli stTumenli tecniciD. 26 agosto: Culto in comune con la comiunilà di Roma P.za Cavour. Pomeriggio: visita alla, cappella di Ponte S. .Angelo.
L. 27 agosto: Strategia e taittlca dell’evangelizzazione in Italia: Verso quali
amlbienti e zone deve innoveri® la nostra o.pera evangelica?
M. 28 a.goislo: Strategia e tattica dell’evangelizzazione in Italia: Le slruttnre
dellie nostre cJiiese e delle nostre organizzazioni giovanili sono
adeguate al nosilro compito evangelistico neH’Italiia di oggi?
Sera: cliiusura del campo coti culto di S. Cena.
M. 29 agosto: Partenza da Ecumene.
Parteciperanno come relatori: S. Aquilante, G. Boncliard, F. Giampiccoli,
G. Peyro.t, F. Rocco, S. Ro.staguo, T. Santi, M. Sbaffi, G. Spini.
Il comitato direttivo del campo è composto dai past. S. Aquilante, F. Gianipiqooli, G. Boncliard e dal Silg. A. Palazzina. Il past. Aquilante dirigerà le
discnssioni.
La quota di parlocipazione a tratto il campo è di L. 19.000. La quota parziale per la seconda parte ad Ecumene è di L. 8.000; la quota parziale per la
prima parte in Abruzzo è di L. 2.000 al giorno. Le iscrizioni vanno fatte presso il past. F. Giampiecoli, Agape, Prali (Torino) per i partecipanti valdesi e
presso il past. S. Aquilante, Borgo Riccio 13, Parma, per i .parbeeipanU metodisti, versando L. 2.000 di capaina. Specificare se l’iscrizione riguarda tutto
il campo o una parte di esso. Per la prima parte verrà data precedenza a quanti
parteciperanno a tutto il campo.
Nel pomeriggio di giovedì, 28 giugno,
nella centenaria Scuola Evangelica di Cappella Vecchia s’è svolta una ben riuscita
spontanea manifeatazione, in occasione
della chiusura di quest’anno scolastico,
portioolarmeinte fecondo, sia per le costanti cure che gli soolaTi hanno ricevuto
dagli scrupolosi dirigenti, sia per Paltò
sentimento cristiano del Comitato che ha
potuto suscitare in fuWo il personale insegnante il medesimo spirito di sacrificio,
animatore di opere degne d’ammirazione.
La cerimonia della chiusura dell’anno
scolastico è coincisa con il ritiro daU’insegnamento della esimia direttrice della
Scuola, IVof. Sig.na Emina Notarbarlolo,
che per qiUarant’anai s’è impegnala valida,
mente senza soste nella sua nobile missione edlicaliva. Tra la foRa degli intervenuti abbiamo notato il Pastore Dott. Davide Cielo della Chiesa Valdese; il Comitato della Scuoia, cioè il Presidente Comm.
Michele Andreozzi, la Segretaria Sig.ra
Grazia Rallazzi, l Consiglieri Albina Carrozzo e Jean Gìberl. Erano altresì presenti per il Consiglio della Chiesa Valdese: La Sig.ra Femanda Fiorio, U Sig.
Luigi lazzeoEa, il Prof. Botta Guido. Sono intervenuti con evidente entusiasmo
anche il Dott. Teofilo Santi della Casa Ma.
terna di Portici ed il direttore della Rivislina «Scribilli», Comm. Prof. Gaetano
Del Giudice.
La cerimonia s’è aperta con una felice
esposizione del Pne8idein.te, il quale Ita innanzitnllo rivolto un saluto cordiale ed mi
ringraziamento agH intervenuti e poi ha
esaminato le più recenti conquiste per l’andamento della gloriosa Scuola Centenaria,
rendendo giusto riconoscimento a;Me educatrici. S’è commosso palesemente quando
ha fatto galteggiare sulla superficie del suo
discorso i più dolld ricordi, fra i quali la
sua figura infantile di quando era scolaretto nei banchi della Scuola Evangelica
Valdese e nella quale scorse un limpido
raggio di sole nelle iridi di una fanduUina, che è divenuta la compagna preziosa
della sua vita laboriosissima.
Sui barbagli di lamine d’argento di questa scia Inminosa, aperta dal discorso del
Plresideete, s’è immessa la feconda parola
del Pastore Davide Cielo, il quale ha voluto illustrare le glorie di questa Scuola
che ha compiuto centodue anni di attività,
chindeudo il suo dire col ricordare ai pre.
senti la parabola del Vangelo : 1 maestri
sono come il Seminatore; preparano i
campi feraci a ricevere la semenza, rivoltaiuo le zolle, affondano il vomere lucente
e spargono con gesto solenne i chicchi piclolini; verrà il tempo in cui spunteranno
le esili piantine recanti in cinta le ariste
d’oro sfavillami ijl sole.
Invitalo dal Presidente, ha parlalo il direttore della Riviatina «Scribilli», Prof.
Gaetano del Gindice, il quale ha apprezzalo e fatto rilfevare l’importanza della
scnoila primaria ohe ha per base lo spirito
religioso, il quale spinge gli educatori ailla
formazione deMe nuove generazioni nel
quadro della rettitudine e deUa morale.
S’è vivamente compiaciuto dell’opera svolta nella Scuola Evangelica di Cappella
Vecchia ed ha terminato il suo dire sin
illlllUMHIUmillHIKMUI'
tiiimimiiiiiiimiiimiiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
POM ARETTO
R0RÂ
— Domenica 22 c., nel Tempio del Serre, è stata battezzala la plrcola Alherlirui
Phivmi di Pietro e di Riivoira Fdsa. Il Signore benedica questo agnello della sua
greggia.
— Rinnoviamo gli auguri di una lunga
felice e benedella vita faimiliare a Prassuii
Romano di Lnserna S. Giovanni e Chiùvia Elsa degli Odine di Angrogua, sposatisi domenica 22 c. nel Tempio del Serre.
I-a cerimonia nuziale è stata celebrala dal
Pastore Roberto Jahier alla presenza di
molti amici e conoscenti.
— I culti nei nostri templi ed all’aperto
avrannno luogo nel mese di agosto secondo il seguente programma:
Domenica 5: Ore 9. Culto nel Tempio
del Serre. Nel pomerigigio il (ulto all’aper.
lo al Bagnau sarà sospeso a causa del cullo di inaugurazione del Sinodo di Torre.
Domenica 12: Ore 10. Cullo nel Tempio di Pradeltoruo. — Ore 14,30. Culto
all’aperto nella località Ponte BarJè.
Domenica 19: Ore 9. Cullo nel Tempio
del Serre. — Ore 11,30. Cullo all’aperto,
al Bagnau.
Domenica 26: Ore 10. Cullo nel Tempio di Pradellorno. — Ore 14,30. Cullo
aH’aperlo nella località Ponte Bariè.
Domenica 15 u. s. abbiamo avuto la
tradizionale riunione a Vivian: abbiamo
udiio i messaggi del Prof. Scive di Oslo,
del capitano Stephens nonché del Prof.
Giovanni Gönnet addetto culturale alla
ambasciala italiana di Oslo. Ringraziamo
di cuore i nostri amici per la loro visita
ed i messagigi nonché la famiglia del Diacono Long per la sua cordiale ospitalità.
Buona la presenza; da Pomaretto due ex
catecuinene : Ines e Livia.
FHAROSTIHO
— Ha terminato la sua carriera terrena
il 27 giugno, dopo breve malattia, il nostro fratello Avondet Davide, del Ciarvet
di Prarostino, alla età di 74 anni. Lascia
l’esempio di una vita laboriosa e semplice nonché quello di un carattere mite e
Intono. Fu, nel passato, per qualolie anno, Anziano del quartiere del Roe. Rinnoviaiuio al figlio, alla nuora, alla nipolina ed ai parenti tutti l’espressione della
iuo«tra viva simpatia cristiana.
— Il cullo di domenica 22 luglio ha
avuto Itooigo, secondo il programma, in
italiano e francese, onde permettere ai
nostri amici di PontarRer di non parteciparvi in veste di semplici spettatori.
Nel corso della settimana avevamo avuto alcuni incontri con loro, per informarli
sulla situazione del pmtestantesimo e del
cattolicesimo italiano, nei quadro deUa
vita del nostro paese. Siamo riconoscenti
al past. Giorgio Tonm per la coRaborazione data in questa occasione. E’ stato
interessante di confrontare i vari punti
di vista nei confronti della famosa apertura del e nei confronti del cattolicesimo.
Se la visione di alcnni dei nostri amici
francesi ci è parsa troppo ollimisla e non
suffieentemente consapevole del divario
esistente tra Ite due posizioni, ci siamo comunque resi conto che, oltr’al(pe, c’è pur
sempre un’atmosfera meno irrespirabile.
Il ;
— Il cullo di domenica 15 luglio, in
assenza del Paistore, è stato presiedùlo dal
Sig. Claudio Tron, Insegnante, di Massello. La Comunità lo ringrazia vivamente per il suo buon messaggio cristiano.
L’Atnministirazione coimunale di Torre
PeUice porla a conoscenza degli agricolInri che il locale ufficio comunale di consulenza agricola ha provveduto a mettere
a disposizione degli interessati un tecnico,
per eventuali perizie circa i danni di
maggior rilievo arrecati aRe colture dnranle le recenti esercitazioni di tiro.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tol
— Vogliamo simpatizzare con i nostri
membri di chiesa, agricoltori, che in questi mesi hanno dovuto lavorare duramente nei campi e nei prati per portare a
Imon fine i raMolti, che si presentano,
grazie a Dio, abbastanza buoni. Tra una
settimana i lavori della campagna subiranno un notevole raUentamento... ciò significlierà un po’ di meritato riposo per
i nostri fratelli... speriamo che vorranno
anche approfitlaiisne per assistere ai culti,
un po’ trascurati nelle ultime domeniche,
e prendere parte aRe varie riunioni dome,
nicali che saranno tenute nel pomeriggio
qua e là sotto i castagni.
— Riteniaiuio di dover dire due parole
sullo stalo deplorevole del rusceRo che
scorre a lato del « Camoscio » e deilla Sala delle Attività della nostra Comunità.
Esso è ormai diventalo il deposito di tulli i rifiuti, comprese le carogne di animali defunti, con evidentissimi risultali
negativi ai fini della bellezza del paesaggio, deR’iigiene (ci domandiamo cosa direbbe un ispettore dell’Igiene!) e... dei
miasmi.
Avevamo, sin da quattro anni fa, fatto
richiesta alFamministrazioue comunale di
creare un aipposilo deposito rifinii, anche
lontano dal paese, abbinandolo magari ad
un servizio settima.nale di trasporto dei
medesimi dalla piazza al luoigo di deposito. Ma fin’ora nulla è stato fatto e, quel
die è più grave, non si vuole fare nulla in
proposito.
Prendiamo atto di questa cattiva volontà che premia i pochi che si preoccupano
del bene del paese e, da ora in j>oi, non
potremo che dar ragione a tulli ì visitatori che non mancano di farci cortesemente capire che la pulizia non sembra
essere il nostro forte.
Cotisegtui della medaglia d*oro alla Prof. Emma Notarbarlolo; a sinistra il Past. D.
Cielo, a destra il Sig. M. Andreozzi e la Sig.na A. Carrozzo.
cero donanido un parco delle sue rivistine
a^li alunni della Scuola.
Il Dott. Teofilo Santi, ebbe un simpaiì*
ciissimio colloquio con la folla degli scolari, susi'iitando un c-aldisisiimo entuisìasinK).
Inifiiìie, con l’offerta di moliti fasci di
fiori, è stato reso oniiaggio ufficiale alla
Direilriee Sig.na Emma Notarbartolo, alia
quale è stata offerta dal Coinitalo una
bella medaglia d’oro comiala appositamente, per ricordare i suoi otto lustri di
apprezzata e indiìnienilieabile attività educativa.
Le sue giovani coililaboratrici: Sig.ne
Vera Russo, Maria Parìante, Jedda Malevoliti, le lianno offerto un dlsiinito ailbuui
ricordo, sulle pagine del quale sono stale
snriitte frasi che faranno mollo bene al
cuore di una ediucatrice, se Tonda dei ricordi di nulla una vita balle, lalo-ra, alla
sua porla nelle sere fredde d’inverno.
Ili Pastore Cielo e II Presidenile hauino
ieiMo i messaggi augut'ali pervenuti per
la cincoistanza, cioè la lettera del Moderatore Pastore Doli. Ermanno Rostan, del
Soprinlendemie Pastore Doli. Pielro Valdo Panasciia, del Pastore Aeliille Deodato, quella del Consiglio della Chiesa
Vaklese di Napoli, quella del Direttore
della Casa Materna di Portici, Pastore
Emanuel e Sa n l i.
Ci è caro stralciare un passo della lettera del Moderatore Ermanno Ro-slan, indirizzata alla Sig.na Emma Notairbartodo,
per chiudere con dello parole veramente
elevale la noislra piccola nota di (Tonaca:
Quarantanni di servizio ri^siituìscotu)
buona parte fii ^tul vita, con le sue gioie
e le sue pene; ma pssi ciostitiiiscorw so¡mittutto \un ministero, cioè un servizio
compiuto 'in {favore dell*infanzia iffer i/>rc*
/jirtiTfire \(dla v>ita migliaia di bambini. .4
nome della 3\tif>ala Valdese desidero fnrL>e
pervenire, in \occasione della prossima ricorrenza ¡’espressione dei jiostri fieniimeììti dì riconoscenza |/>e/’ quanto Lei </m compiuto nel qumiro di una così lunga }aiii‘
rità .scolastiaa”.
La festa s’è conclusa con Tiuiio; (c E’ la
casa un paradiiso quando c’è ili Signore... »
(‘aniato da tutti i hambinì e con ispirata
preglìiera del Pastore Cielo. Una distribuzione di gradili doni è stala falla ai
,bambini, i quali hanno dato lil>ero sfogo
alila loro gioia. Essi già avevano applaudito ripelutainenle lutto le fasi »Iella maniifesiazione.
Scuola Latina di Pomaretto
D irli ricevuti dalla Direzione fino al 30 maggio 1962
Tron Costantino (Gianna) 1.500; Bertalot Dino (S. Germano Chisone) 500; Luisa
Pons Karrer (Torre Pellice) 300; Chiesi
ili Bobbio Pellice 5.0110; Chiesa di ViRaseoca 15.000; Ribet 'ÌValter (Perosa) 2.000;
Rostan Orieiui (Prali) 3.000; Talmon Vanda (Pinerolo) 2.000; Long Carla (Pramol
lo) 3.000; Tron Edgardo (Massello) 1.000;
Long Tullio (S. Germano Chisone) 1.000.
Gli amici in risposta all’appello della
’’Campana” (2« elenco): Emilo Rostagno
(Torino) 5.000; Prof. E- Griset (Torino)
10.000; Bleynat Alberto (S. Germano Chisone) 2.01)0; Avv. Michele Cericola 5.000;
Simondi Emilio (S. Germano Chisonei
2.000; Meynier Doretta (Lnserna S. Gioviinni) l.OI'O; Bleynat Fiorella (Pineroilo)
2.r>00; Sig. Liliana Taverna, (C. Sebastopoli, TorinoI 1.000; Pons Marcello (Perosa
Argentina) 5.000; Itala Beux (Torino) in
memoria C. Grill 5.000; Ettore Beux (Torino) in memoria genitori 5.000; Letizia
e Giovanni Grill (Bordighera) 5.000; Tron
Clotilde ved. Gey in memoria C. Vinçon
2.000; Alberto Bounous (S. Germano Chisone)) 5.000; Rostan Nelly (S. Germano
CliisriTie) 5.000; Prof. Anna Ribet (S. Germano elusone) 5.000; rag. Elia Mattono
(Susa) 2.000; famiglia maestro Viglielmo
(Chiotti) 5.000; Maritano Felice (Chiusa
di S. Michele) 2.000; Jeanne Rico-Artus
5.000; Griot Marisa (Pomaretto) 3.000; N.
N (Pomaretto) 500: Elena Fattori-Pons
5.000: Evelina e Valdo Giaiero (Perosa)
.5.000; Long Roberto (S. Germano Chisone)
1.000; Tron Umberto (Pomaretto) 1.000;
Bleynat Attilio (Pomaretto) 5.000; Baud
Elvio (Prilli) 2.000; Balmas Cèsar (Frejus
- Fraine) 2.500, Ribel Emma (ViRar Pero•sa) 2.000; Ribet Enrica (Masselli) 1.000;
Irma e Franco Caivetti (Pomaretto) 2.000;
doti. Gustavo Ribet (Torino) 4.000; Martinat-Bertalol Maria in memoria Paolo Rosian 10.000; Bo-nchard Gustavo (Pomaretto)
4.000; Irene Ijong-Costantino in memoria
mamma Long ved. Costantino Giuseppina
2.000; Frik ricordando Long Giuseppina
ved. Costantino 5.0<;0; Peyrot Valdo (Bovile) 2.000; Bouchard Franco (S. Germano
Chiscue) 2.000 ; Peyran Ferruccio (Perrero) 5.000; N.N. in memoria Paolo Rostan
5.000; famiglia Laestdi Giovanni tn meinoria Paolo Rostan 5.000; Avv. Ettore Serafino 5.000; Fedele Evelina e Teonesto (Torino) 5.000; Guido Beux (Pinerolo) 1.000;
Marcoz Marilena (Prali) 3.000; Henri Grill
(Chicago) 3.000; Berlalmio Amedeo e famiglia (Brasile) 12.400; Long Exlmondo
(Pomaretto) 1.000; Giorgina Ciacone (San
Germano Chisone) 2.500; Hda Revel (S.
Germano Chisone) 5.000; Mary Geme in
Campese (Pinerolo) 2.000; Livia Bnlani
(Baltimore) 3.090; maestro E. Jahier (S.
Germano Chisone) 2.000; Antonio Kovacs
(1%1 e ’62) 2.000.
AVVISI EGOMOMICI
CBRGAiSI urna ragazza giovane, robusta,
onesta per lavorare in una penisione in
Svizzera. Settimana di rimque giorni e
mezzo, vestiti di lavoro della casa, buon
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