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IL MESSAGGIO
DI NATALE
f...Allora domandai. “Signore, fino
¡quando accadrà questo?”. Mi rispose,
tfinché le città non saranno devastate,
le vostre case abbandonate e disabitate, e la vostra terra non resterà un deserto desolato... Ma sarà come una
¡¡¡lercia abbattuta di cui rimane il ceppo. E dal ceppo spunterà di nuovo il
popolo di Dio”»
Isaia 6,1-13
Circa 2.740 anni fa, viveva a Gerusalemme un giovane sacerdote: si
chiamava Isaia. Era un uomo importante, abituato a frequentare il palazzo
del re; viveva in una società piena di
soprusi e ipocrisie, di odio e violenza,
come oggi, e non era né migliore, né
peggiore degli altri. Ma un giorno accade a Isaia un fatto spaventoso: ha la
visione accecante della gloria e santità
MDio. La Bibbia la descrive con i simboli cultuali del tempio di Gerusalemme, per cui sappiamo soltanto le conseguenze prodotte in lui da questa viÈtne. La vita di quest’uomo giovane,
ill'inizio di una carriera sacerdotale
filante e promettente, è giunta defi^tivamente al termine. Gli occhi gli si
Tono improvvisamente con una luìità e chiarezza che prima non era
ai riuscito a percepire. Adesso vede,
^coBie in un film, tutto il passato suo e
del suo popolo; capisce tante cose che,
fino allora, non era riuscito a comprendere. Ma il Signore lo perdona e lo
chiama come suo profeta in mezzo al
popolo. E Isaia, adesso, dichiara a Dio:
«Sono pronto! Manda me!» (v. 8). Eppure la sua predicazione nell’arco di
circa 40 anni resterà inascoltata e incompresa perché a troppi mancheranno gli occhi capaci di discernere, le
orecchie capaci di capire, la maggior
parte del popolo e dei suoi capi resterà
Musa, insensibile e incosciente della
propria malattia. Per questo il profeta
sì lamenta dicendo: «Signore, fino a
cpiando accadrà questo?» (v. 11).
"Cnoi, siamo consapevoli della chiaCà mata del Signore? Sappiamo che
oggi più che mai occorrono credenti,
pome il profeta, che si lascino mettere
in crisi e rinnovare radicalmente dalla
farola di Dio? Ci chiediamo anche noi
^gosciati: «Signore fino a quando?».
0 preferiamo restare, come il popolo
di allora, nell’immobilismo e nell’inìàpacità di cambiare? La risposta del
Signore al profeta è di una durezza e
tialismo esemplari: una chiesa che
non ha più orecchi per udire e occhi
per discernere, non ha più motivo di
intere; ha fatto il suo tempo e l’albero
ìenza frutto verrà tagliato. Le truppe
di Sennacherib re d’Assiria e poi quelle
della Babilonia, saranno gli strumenti
di questo taglio. Eppure questa non è
encara l’ultima parola: infatti il Si
Cre annuncia a Isaia una speranza
prevista: dal ceppo dell’albero tagliato spunterà un virgulto: «spunterà
di nuovo il popolo di Dio» (v. 13b).
uel virgulto, quel ramoscello è per
noi Gesù di Nazaret. Isaia infatti è
visto dai primi cristiani come il
'^ofeta, il messaggero di Gesù Cristo,
'gli ha annunciato la nascita del Dio
eon noi, dell’Emanuele (Isaia 7, 14;
Matteo 1, 22-23); ha annunciato nei
pimenti più bui e tragici la gran luce
efte risplenderà sul popolo che cammi^va nelle tenebre, poiché un bambino
è nato e sarà chiamato Principe del^pace (Isaia 9, 1-6; 11, 1-10; Luca 1,
È Gesù Cristo il Natale di speranza
pe nbn tramonta mai. In lui si compie
M promessa di Dio che resta fedele al
patto anche quando l'albero del
^Polo è stato tagliato. In Gesù Cristo è
Ntidata la speranza che toglie alla disperazione e alla morte l’ultima paro^ Questo è il messaggio di Natale.
. Thomas Soggin
sr/rri.M.\NAu: dki.le chiksk i:wnì;kuchk jìattisie, mkìodiste, valdesi
Si è svolta a Kyoto, in Giappone, la terza Conferenza mondiale sul clima
La febbre del pianeta Terra
Bisogna aumentare l'efficienza energetica delle attività, diminuire gli spostamenti materiali
di merci e persone e orientarsi a uno stile di vita più sobrio. La responsabilità delle chiese
ANTONELLA VISINTIN
Kyoto, dicembre 1997: si è
conclusa la terza Conferenza
dei firmatari della Convenzione
mondiale sul clima, in piena globalizzazione economica; espressione della cattiva coscienza, prevalentemente del Primo Mondo,
ingenerata dalla pressione internazionale di movimenti, istituzioni e
partiti ambientalisti, preoccupati a
vario titolo delle possibili e probabili conseguenze sul clima da parte
dei comportamenti di produzione
e consumo. In questo modo l’ambiente è diventato una delle variabili della competizione internazionale e insieme materia di concertazione fra i governi sui tempi e i
modi di riduzione dell’impatto delle città e delle attività.
Stiamo parlando di ricerca e sviluppo e poi di investimenti per aumentare l’efficienza energetica delle attività e per favorirne il più possibile la smateriàlizzazione, sostituendo beni con servizi, un immane sforzo peraltro vanificato almeno in parte dal traffico di semilavorati che vengono prodotti ai quattro capi del pianeta e che poi devono viaggiare per essere composti
nel prodotto finale e successivamente venduti in giro per il mondo
(la cosiddetta globalizzazione).
Fatte poche eccezioni, per le industrie si tratta di un grande fastidio, essendo molto più economico
abbattere i costi attraverso un avvilimento dei salari. Un fastidio condiviso dagli amministratori delle
città, divisi fra coloro che scelgono
di fatto di ignorare il problema, e
coloro che fra il malumore dei bottegai e dei proprietari di case devono-vogliono introdurre misure per
regolare il traffico privato, per migliorare l’efficienza del riscaldamento degli edifici, per smaltire i
rifiuti in modo sostenibile.
Le chiese sono lo specchio di siffatta società, che esse stesse contribuiscono a formare. Non si parla di
bilanci energetici, è praticato diffusamente l’«usa e getta» nelle agapi,
è pressoché ignoto l’uso del car
Il nostro attuale stile di vita sta compromettendo ii delicato equilibrio ciimatico dei pianeta
pool (mettersi d’accordo per riempire le automobili almeno la domenica mattina), e le gite delle comunità si svolgono quasi esclusivamente in pullman. È assente l’analisi sulle proprie responsabilità relative alla cultura del dominio che
sottostà alle relazioni umane e con
la natura (di cui sono recente espressione la distruzione di derrate
alimentari attuate da allevatori e
agricoltori in polemica con l’Unione europea): e questo in nome di
un’etica relativa. Che cosa vogliamo allora da Kyoto?
Un lungo elenco di medici e operatori sanitari ha sottoscritto per
l’occasione l’ennesimo appello internazionale rivolto al gruppo dei
«G 7» (i sette paesi più industrializzati) sulla minaccia per la salute
umana e per la vita derivante dal
cambiamento del clima planetario.
Sappiamo che la Commissione del
Consiglio ecumenico delle chiese
sull’integrità del creato è presente
per cercare di spostare i livelli della
mediazione politica a favore dell’ambiente, ma anche della riconduzione a sobrietà dei consumi,
del consumo del pianeta da parte
del Primo Mondo per principio di
giustizia verso il resto del mondo,
che mai neanche dovrà lontanamente provarsi a emulare il nostro
stile di vita, pena davvero l’esplosione di ogni equilibrio vigente (è
ricorrente l’esempio, a questo proposito, dell’eventuale utilizzo, da
parte di tutti i cittadini cinesi, del
frigorifero, con relative emissioni
di gas nocivo).
L’Italia ha portato con sé l’impegno recentemente assunto dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) a
ridurre del 12,5 per cento le emissioni di anidride carbonica entro
l’anno 2010, impegnandosi ad agire soprattutto nei settori della pro
duzione di energia e in quello dei
trasporti. Sarà effetto della deindustrializzazione o di una decisione
unilaterale, sostenuta da un’adeguata politica economica, di fare
dell’ambiente un’occasione di sviluppo e di occupazione, legata
all’innovazione tecnologica e di
processo?
Nelle raccomandazioni uscite
dalla Seconda Assemblea ecumenica europea che si è svolta a Graz
nel giugno scorso è stato suggerito
alla Conferenza delle chiese europee (Kek) e al Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee),
che di Graz sono state coorganizzatrici e promotrici, di creare una rete
di persone investite di precise responsabilità relativamente alle
questioni ambientali, per introdurre cambiamenti negli stili di vita
accanto a misure economiche e politiche. Il futuro è nelle nostre mani
e, speriamo, nelle mani di Dio.
Chiese evangeliche italiane
Aiuti per i terremotati
di Marche e Umbria
Prima riunione a Roma del neoeletto Consiglio della Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei), presieduto dal pastore battista
Domenico Tomasetto.
All’ordine del giorno una
serie di adempimenti
statutari (tra i quali la
nomina del vicepresidente, riconfermato il
pastore valdese Giuseppe Platone) e le prime
delibere in attuazione
delle decisioni dalla recente Assemblea della
Fcei di Torre Pellice. Di
rilievo alcune decisioni
per l’utilizzo dei fondi
per le zone terremotate
delle Marche e dell’Um
bria raccolti con una
sottoscrizione aperta subito dopo il sisma (oltre
90 milioni già a disposizione). Sulla base di una
ricognizione svolta da
una commissione che ha
incontrato i sindaci dei
Comuni della zona sinistrata (Camerino, Serravalle, Colfiorito, Sellano,
Foligno) è stato deciso di
impegnare i fondi per
aprire e attrezzare un
ambulatorio medico a
Serravalle di Chienti e di
partecipare alla costruzione di quello che sarà
il nuovo centro della totalmente distmtta frazione di Villamagina di Sellano (Perugia). (nev)
Sinodo delle Americhe
Un luterano del Brasile
delegato in Vaticano
Walter Altmann, pastore luterano brasiliano
e presidente del Consiglio delle chiese latinoamericane (Clai), è delegato fraterno al Sinodo
delle Americhe in corso
in Vaticano dal 16 novembre. «Si tratta di un
avvenimento molto significativo nel cammino
ecumenico - ha dichiarato - in quanto ci permette di essere partecipi
alla pianificazione del
lavoro della Chiesa cattolica in America Latina
per i prossimi anni». 11
Clai è un organismo
ecumenico, sorto nel
1982, che raggmppa più
di 150 chiese e organi
smi cristiani in 21 paesi
dell’America Latina e dei
Caraibi. «Evangelizzare ha detto Altmann - non
significa imporre i propri modelli culturali.
L’Evangelo è autentico
nella misura in cui viene
annunciato e accettato
liberamente, senza nessun tipo di imposizione.
La nostra azione missionaria deve quindi rispettare la cultura, la religione e la spiritualità degli
indios». Un punto di vista che differenzia le
chiese protestanti dai
movimenti di tipo pentecostale con i quali,
però, il Clai mantiene un
dialogo aperto. (nev)
VIOLENZA MAFIOSA E AUTONOMIA
COMUNALE. La Chiesa battista di
Reggio Calabria ha organizzato un incontro cittadino per riflettere su un
problema che attanaglia tutto il Sud
Italia. Nostro colloquio con il giudice
Saverio Mannino. (pag. 6)
NELLE ZONE TERREMOTATE DI UMBRIA E MARCHE. La delegazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha visitato le zone terremotate. Colpisce il carattere ripetitivo
del sisma in una zona caratterizzata
da una disseminazione di frazioni e
abitazioni. (pag. 7)
NOI E GLI ALBANESI. Il rimpatrio forzato
di alcune centinaia di albanesi ha commosso buona parte dell'opinione pubblica, anche per l'uso strumentale dei
bambini. Il rispetto delle leggi deve coniugarsi con il rispetto reale dei diritti
dei richiedenti il soggiorno, (pag. 10)
LA GUERRA DEL LATTE. Continua la
protesta degli allevatori contro le multe. I produttori italiani non vogliono
adeguarsi al regime comunitario delle
quote. La responsabilità delle organizzazioni di categoria e dell'Azienda di
stato del settore. (pag. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 12 DICEMRrc
«Allora Gesù fu
condotto dallo
Spirito nel deserto,
per essere tentato
dal diavolo. E, dopo
aver digiunato
quaranta giorni
e quaranta notti,
alla fine ebbe fame.
E il tentatore,
avvicinatosi, gli
disse: “Se tu sei
Figlio di Dio,
ordina che queste
pietre diventino
pani”. Ma egli
rispose: “Sta scritto:
Non di pane
soltanto vivrà
l’uomo, ma di ogni
parola che procede
dalla bocca
di Dio”»
(Matteo 4, 1-3)
«Gesù, chiamati
a sé i suoi discepoli,
disse: “Io ho pietà
di questa folla
perché già da tre
giorni sta
con me e non ha
da mangiare; non
voglio rimandarli
digiuni, affinché
non vengano meno
per strada”... Poi
prese i sette pani
e i pesci; e, dopo
aver reso grazie,
li spezzò e li diede
ai discepoli, e i
discepoli alla folla.
E tutti mangiarono
e furono saziati...»
(Matteo 15,32-39)
«Ricordati di tutto
il cammino che il
Signore, il tuo Dio,
ti ha fatto fare in
questi
quarant’anni nel
deserto... per
sapere quello che
avevi nel cuore, e
se avresti osservato
onoisuoi
comandamenti.
Egli dunque ti ha
umiliato, ti ha fatto
provar la fame,
poi ti ha nutrito di
manna, che tu non
conoscevi e che
i tuoi padri non
avevano mai
conosciuto, per
insegnarti che
l’uomo non vive
soltanto di pane,
ma di tutto quello
che procede dalla
bocca del Signore»
(Deut. 8, 2-3)
LA PAROLA CHE FA VIVERE
Non c'è separazione tra vita materiale e vita spirituale: l'una e l'altra sono
preziose agli occhi di Dio che le sostiene col suo dono specifico: la sua Parola
SALVATORE RICCIARDI
Abbiamo parlato, la settimana
scorsa, di un Gesù debole coi deboli. C'è un aspetto particolare
di questa debolezza: Gesù è stato
affamato con gli affamati.
«Gesù ebbe fame»
ACCONTA TEvangelo che,
al termine di quaranta giorni trascorsi nella solitudine e
nell’astinenza, alla fine Gesù ebbe fame. Possiamo anche avanzare dei dubbi sulla verosimiglianza del racconto: i quaranta
giorni sono più probabilmente
un richiamo simbolico che una
indicazione di tempo; e possiamo anche chiederci attraverso
quali canali sia giunta la notizia
ai discepoli e alla comunità che
ce Tha trasmessa: se Gesù aveva
trascorso quel tempo in assoluta
solitudine, nessuno poteva essere stato testimone del fatto, e rimane arduo pensare che Gesù
stesso abbia voluto raccontarlo.
Tutto questo però non toglie
nulla al fatto che, come crudamente ci informa l’evangelista,
Gesù ha fame. Si trova cioè in
una situazione di debolezza e di
necessità. È difficile sopportare
la fame. Non parlo di quella fame volontaria e voluttuaria di
chi segue una dieta per amore di
linea. Parlo della fame vera,
quella contro la quale non c’è
altro che torcersi. Chi l’ha speri
Preghiamo
Signore, Dio nostro, tuo figlio Gesù ci ha fatto sapere e
vedere che cosa tu ci chiedi, e che cosa tu ci dai. Ci ha
fatto conoscere il tuo pensiero, ci ha svelato i tuoi piani.
Egli è venuto in mezzo a noi, per vivere con noi, e per insegnarci come si vive davanti a te e insieme al nostro
prossimo.
Egli è venuto in mezzo a noi... Possa ciascuno di noi ricordarsene, o riscoprirlo, in questo tempo di Natale. Possa ciascuno di noi considerare il Natale non un bel racconto del passato, ma come una sfida e una promessa
per il presente.
Tuo figlio è venuto in una stalla. Non ha avuto una casa. Sappiamo riconoscerlo e incontrarlo fra i senzatetto?
Tuo figlio è stato profugo. Ha dovuto lasciare il suo paese. Sappiamo riconoscerlo e incontrarlo fra i rifugiati?
Tuo figlio si è preoccupato per la fame degli altri, non per
la sua. Sappiamo operare questo rovesciamento delle
nostre preoccupazioni? Tuo figlio non si è servito di te e
non si è servito del prossimo. Sappiamo essere al tuo servizio nella persona degli altri, senza tentare di piegarti al
nostro volere?
Tuo figlio si è nutrito di un cibo che gli era noto e gradito: la tua volontà, le parole che escono dalla tua bocca.
Aiutaci a ricordare che tu hai parole... anzi, che tu hai la
Parola di vita eterna. E a dirti grazie.
mentata, ad esempio in tempo
di guerra, non la dimentica più.
È facile che il ricordo lo condizioni nel futuro.
Molti anni fa, ebbi l’occasione
di conoscere un anziano signore
inglese in pensione, che durante
la guerra era stato prigioniero
dei giapponesi. Era impressionante il suo comportamento a
tavola, a distanza di anni. Pur
consumando normalmente come gli altri un pasto normale,
non riusciva a fare a meno di
raccattare continuamente tutte
le briciole possibili e portarle
avidamente alla bocca.
Il nostro mondo progredito e
civile non ha debellato la fame.
Anzi, prospera anche su di essa.
Quante persone, quanti bambini
muoiono di fame ogni giorno?
Sono migliaia. E questo orrore
non diventa meno reale solo
perché la nostra coscienza di
agiati non se ne lascia disturbare
volentieri: ricordo lo scarso gradimento con cui alcuni fratelli e
alcune sorelle accolsero, per una
festa natalizia in chiesa, l’idea
che il Natale fosse un messaggio
non identificabile con i panettoni. Idea che fu attuata con la presentazione di alcune realtà significative di varie parti del mondo;
in particolare due diapositive
giustapposte mostravano una,
un paffuto infante biondino e
sorridente, imbottito di omogeneizzati (troppo ovvia incarnazione dell’opulenza); l’altra, un
bimbo nero col ventre gonfio e le
costole a fior di pelle (tragica e
realistica incarnazione della fame). Dobbiamo essere grati, credo, all’evangelista il quale ci dice, senza troppi riguardi e senza
tanti giri di parole, che Gesù ha
avuto fame: debole fra i deboli,
ultimo fra gli ultimi.
rebbe ogni dubbio sulla sua figliolanza divina, si tranquillizzerebbe circa interrogativi possibili
sulle sue due nature.
Gesù si tiene la sua fame, non
parla alle pietre, lascia che esse
rimangano adagiate sulla polvere
del deserto. Egli ripercorre così il
cammino dell’Israele antico, rivive l’esperienza fondamentale del
suo popolo (cfr. Deut. 8, 3). Nel
deserto, Israele ha imparato ad
essere Israele: il popolo la cui vita è nelle mani di Dio, di un Dio
che non c’è bisogno di sollecitare, di assediare, di provocare. La
dura e amorevole disciplina di
Dio, grazie alla quale Israele è
cresciuto, non ha fatto mancare,
al momento necessario, la manna. Dio non ha né ignorato né
sottovalutato il bisogno di nutrimento delle donne e degli uomini, dei bambini e dei vècchi picchiati dal sole del deserto. E il
nutrimento è venuto. È venuto
per tutti, come un dono. Misurato a tutti ed a ciascuno secondo il
bisogno, e non secondo la capacità di accaparramento.
Gesù si è rifiutato di vivere il
suo rapporto con Dio in termini
di accaparramento, di rivendicazione di diritti, di potere. Si è
rifiutato di comportarsi come «il
figlio del padrone» al quale tutto è permesso, dovuto, possibile. Ha voluto sottolineare che
tutto è grazia, tutto è dono, tutto sta interamente nelle mani
del Signore. Interamente, perché non c’è separazione tra vita
materiale e vita spirituale: Luna
e l’altra sono preziose agli occhi
di Dio, che le sostiene col suo
dono specifico: la sua Parola.
Quella parola che, come e più
del pane, fa vivere.
do la fondatezza dell’affermazione di Gesù: «Non di pane soltanto vivrà l’uomo...».
Non soltanto di pane. Ma anche di pane. E Gesù sa che un
digiuno prolungato può creare
dei problemi. Si mette in moto
la sua sollecitudine, la sua compassione. E l’incredibile accade.
Non ci interessa sapere come si
sia verificato il miracolo; del resto i Vangeli non si attardano
mai in descrizioni di questo tipo. Quel che tengono a sottolineare è che l’evento accade, e
una situazione di sofferenza, di
bisogno viene ribaltata dall’intervento di Gesù. Se egli è detentore di un potere, questo potere non l’ha usato per il suo tornaconto ma per il vantaggio degli altri; fino in fondo ha spinto
la sua solidarietà, la sua scelta di
essere debole coi deboli.
La svolta del Natale
Q
Il miracolo dei pani
«Se tu sei il figlio di Dio...»
Nel cuore di Gesù tormentato dalla fame, si insinua
un’ipotesi, si fa strada una prospettiva, si delinea una possibilità di soluzione. L’uomo Gesù,
proprio perché soffre la fame come può capitare a chiunque, può
anche essere portato a formulare
dubbi sul suo essere figlio di Dio.
Quale genitore umano negherebbe del cibo al proprio figlio? e
come si può pensare che Dio rimarrebbe indifferente alla fame
di Gesù? Trasformare le pietre in
pani (basterebbe volerlo, basterebbe pronunciare una parola)
permetterebbe a Gesù di risolvere due problemi in un colpo solo:
si toglierebbe la fame, e fughe
PENSO sia lecito dirlo ancora
una volta: Gesù non trasfor
ma le pietre in pane non perché
non possa, ma semplicemente
perché non vuole. Ci saranno
momenti, nella sua vita, in cui
dimostrerà quali sono le cose
che è in suo potere di fare. Uno
ce lo fa sapere lo stesso racconto
di Matteo, a cap. 15: Gesù si trova attorniato da una massa incredibile di gente (si parla di
quattromila persone, senza contare donne e bambini); gente
che è andata ad ascoltarlo, e che
da tre giorni ha trascurato anche
di mangiare, tanto è stata presa
dalla sua parola e dai suoi interventi liberatori in favore di malati di ogni genere. Una folla che
sta in qualche modo dimostran
UESTO è l’uomo la cui venuta al mondo ricordiamo a
Natale. Il Natale, cioè la nascita
di quest’uomo ha segnato in
modo impareggiabile una svolta
nell’impostazione dei rapporti
fra esseri umani, ha dimostrato
che il senso profondo dell’esistenza non sta nel farsi servire,
ma nel mettersi al servizio.
C’è di più, forse. Gesù non ha
fatto la scelta del servizio solo
nei confronti nostri, ma anche
nei confronti di Dio. Gesù non
ha voluto mettere nessuno di
noi al suo servizio, ma non ha
neanche tentato di mettere al
suo servizio Dio. Per questo la
sua venuta nel mondo incarna e
rende possibile una svolta non
solo nei nostri rapporti fra umani ma anche nel nostro rapporto
con Dio, con la rinuncia ai tentativi di piegarlo alla nostra volontà, di legarlo ai nostri desideri, di aggioprlo al carro dei nostri bisogni e a quello delle nostre ambizioni.
Un’ultima annotazione. La vicenda di Gesù nel deserto si
svolge sotto il segno dello Spirito, non sotto il segno del caso.
Questo si può dire di tutta la sua
vita, non soltanto di alcuni momenti particolarmente «impegnativi». È possibile, da parte
nostra, una celebrazione del Natale in cui ci poniamo a disposizione dello Spirito di Dio, senza
riserve, per essere sul serio sorelle e fratelli di colui che non è
venuto per addobbare le mangiatoie dei nostri presepi?
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Se II collegamen,,
cap. 8 ciel DeuteroC^^'
impone, nella rif|, ‘
sul testo di MatteoT,fin
e forse meno nati, H'
collegamento coS'*
15 dello stesso Evanjj
. , Attesi
Matteo. Eppure mi ¿
che una rlflesslonr;
prima tentazione d|A ì^izz^ra
non possa non tener*
chio la moltiplicazioJ^ «nza cc
pani, e particolari,,' lallcens
quella alla quale ho ! 0 e qt
riferimento per la J «io rei
neatura della comp,,^ ^ivers
provata eia Gesù en,, »orto p
fatto che I evento s'™
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chi in base adunaseli! «Ila sti
ra iniziativa e nojJ ^
provocazione dei dis»|!*
Il racconto della^
zione segue, come™
sappiamo, quello del]
tesimo di Gesù, nelo
egli viene da Dio s
chiarato Figlio. RagioJ'J
cui mi sembra che i,J
do tutte le tentazionij Stina p(
siano tanto una sfida,, ite di ci
solvere un probleman »)0(199C
tingente o a dare un'ij Apporto
zione di poteri sopra, jq studi
turali, c,uanto a mettes »Uabor
discussione proprio la,
qualità di Figlio di Dii ® aoH
questa linea si collocai . .
che il buon vecchioa
mentario esegeticodii 5»btol(
re Bonnard (Neuchàtefi pP^tter
ris, 1963), che può a» ssionali
assai utilmente esserti 0 prese
sultato, insieme conij dell’ulti
più moderni di cuicp, pie. Ind
no può disporre. popola
Per quanto riguaria izzerasi
deserto (e il richiamoa ¡140% ]
storia di Israele), olia (guindi,
ben noto commentami ¡mmnri
Von Rad, pubblicatoiai LTiirr
Mano da Paideia nel« ^
mi sembrano utili ili r“
l'8° capitolo de II liki P®*"®
Deuteronomio 1-ìl,ifi
tro Bovati (Città Numi i,fonfesi
Roma, 1994). Von RalsS ita che s:
tolinea che «lo sco|ioi»|fclicazic
mediato della nutrfeiowomuri
era insegnare a Israe/irtelpta in i
l'uomo non viveatoi itediim
nutrimento terrestre,« nidecen
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rola di Dio... che perlsiai |(lenZ3
le è vita» (p. 80).
Bovati scrive chef« '"t
nazione della mannaiii |art¡re ,
segna che «un altro,li g
dispensa dall'alto uni ¡160% d,
che l'uomo può solo* j
vere... Ma l^a mannaM
un segno di ciò chelij: ,
vere l'uomo veramenlir .
la parola del Signori,®™'^®
esce dalla bocca di Oiop™t:ata i
entrare là dove l'u)B®oinu
può accoglierla, nell'accatto
chio e nel cuore... FwUe cor:
l'uomo si nutre dell* de agli ii
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ne a dargli la vita. Èii metà C
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che l'uomo può capi»? leia^j^g,
obbedendo, egli vivfc»
che senza pane, pel®’
nutrito da un cibo ,
misterioso, divino» "fattoi
113-115). È il cibocln* VE
sù riceve dal Padre,# »ne.In»
cibo che i suoi disti# Jpropoi
«non sanno» (Giov.V Wto più
Il collegamento®'OOO per:
Matteo 15, 32-39 ni«^ lEaN(
letto in chiave mor#^ love es
facendo di Gesù unij tachies
sta che si preoccupi^ lorzion
degli altri. Va è la
si! “ßasUec
bilità di Gesù al sei», legu. ■
della creatura uman'^
vive anche di pane: e|j . ^
chiave della totale
bilità al servizio di Di»i f^O Sta
quale Gesù rifiuta ta!^ 990, gl
ricamente di servirjjL^lS.OOC
affermare la sua gi^J^olazic
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Uno studio di Claude Bovay, collaboratore dell'Istituto di etica sociale
nuovo paesaggio religioso della Svizzera
jp20 anni la percentuale dei «senza religione» è passata dalli, 1 % al 7,4%
t)testanti che erano il 60%o nel 1950 sono ora il 40%. I cattolici sono il 46,2%o
SII ¡fizzera sono sempre di
|°n teneri persone che si dichiaiplicaaiJ confessione men
■ticolan!' Ucensimento federale
Sleale hofj 0 e quello del 1990, il
per la J ao religioso si è fortea compeS ^versificato. Secondo
sporto pubblicato qualìése fa dairufficio fedeilla statistica (Ofs), il
ihe più colpisce è la
ogressione del numelersone che affermano
appartenere ad alcuinunità religiosa. In
i, tale numero è pas’1,1% al 7,4%, e cioè
lezzo milione di persotentazloniluuna popolazione resiisna sfidai, ite di circa 6 milioni
aroblemati |IOO(1990).
dare un'ij apporto dell’Ofs si basa
ter! sopra! no Studio di Claude Bo
:o a metti
proprio la;
glio di Dio!
I si colloca
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«lo SC0|MÌ
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isópluenza delle correnti
migratorie
iUaboratore dell’Istituetica sociale della Fedeme delle chiese proteiti svizzere, pubblicato
[0 il titolo: «L’evoluzione
ipartenenza religiosa e
lionale in Svizzera». Lo
io presenta l’analisi dei
lell’ultimo censimento
le. Indica che il 46,2%
popolazione residente
;era si dichiara cattoliil40% protestante. Nel
quindi, le chiese nazioeomprendevano oltre
della popolazione glo'Nel 1850, praticamente
le persone residenti in
ra appartenevano a
nfessione cristiana,
che si verificasse una
Reazione delle chiese e
lomunità religiose, acita in particolare dalle
1 vivesàd Ite immigrazione degli
terreste,« nidecenni.
ognodellìp
che
80).
ve cheta
la mannaii partire dal 1950 i proteun altro,® (¡^ ^ lungo maggioritari
ll'alto uni 100% della popolazione,
può solo« ijg dovuto far fronte a
"lotevole erosione del
verameni ‘»o dei loro mernbri. La
I Signore,! azione dei cattolici si e
)cca di Dióf ®cata in senso inverso:
dove l'ini ®P iu una prima fase, la
;rla, nell'ii sa cattolica ha beneficiauore... Fit elle correnti migratorie;
itre del I» de agli immigrati italiani
ie non df (agnoli in particolare, ciri vita. È# Imetà della popolazione
lera era cattolica, tasso
ato al 46,2% nel 1990.
lelamente si è verificato
'0 delle comunità ortoe musulmana,
licattolico su quattro è
iero, vale a dire 763.000
Padre,!* ®ne. In campo protestanuoi disdlj sproporzione di stranieri
(Giov.P sito più bassa: 3,2%, cioè
amento®' 'dOO persone (sempre nel
32-39 D).E a Neuchâtel e a Gineftioral^ dove esiste la separazioiesù unij tra chiese e stato, che la
'otzione dei senza con*^rte è la più alta, così cosBasilea-città. La popola
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ifiuta gli ebrei erano sol
li servir« > 18.000, cioè lo 0,3% delI sua glF'jj, Polazione. In compenso,
confe^^^auna costante progres' membri delle chiese
• Mai«»i® delle chiese ora di cristiane: tra il 1970 e
Ginevra: il Muro dei riformatori
nel 1930, 12.000 oggi. Secondo il rapporto dell’Ofs, 11
cantoni svizzeri hanno una
popolazione con almeno il
70% di cattolici romani: Uri
(90%), Zug, Lucerna, Friburgo, Schwytz, Giura, Nidwald,
Ticino, Appenzell Rhodes interne, Obwald e il Vallese. Si
conta una maggioranza relativa di cattolici nei cantoni di
San Gallo, nei Grigioni, a Ginevra, ad Argovia e a Soleure.
I riformati sono ancora nettamente maggioritari nel cantone di Berna (72%), ma raggiungono appena il 50% nei
cantoni di Glaris, Turgovia,
Vaud, Neuchâtel, Zurigo, Basilea-campagna, Sciaffusa e
Appenzell Rhodes esterne.
(Foto: epd-Bild/Neetz)
I matrimoni rhisti sono fortemente aumentati. Erano
soltanto il 5% nel 1880, sono
il 22,5% nel 1990. Nei cantoni
fortemente urbanizzati, come Zurigo 0 Ginevra, i matrimoni misti superano il 50%.
Appartenenza non vuol
dire pratica
Nella sua conclusione,
Claude Bovay sottolinea l’importanza di analizzare l’appartenenza religiosa per misurare i cambiamenti sociali,
notando che «la religione
non può essere considerata
come un fenomeno unicamente privato». Il paesaggio
religioso comprende molte
tracce di un’eredità sociale e
istituzionale che risale a molto tempo prima dei primi
censimenti: «Questo spiega
in parte la relativa stabilità
della distribuzione territoriale dell’appartenenza al cattolicesimo e al protestantesimo», aggiunge. Rileva poi, oltre ad un calo di attrazione
delle due grandi tradizioni
cattolica e riformata, e allo
sviluppo del pluralismo religioso, il fatto che la grande
maggioranza della popolazione dichiara un’appartenenza religiosa. «Tale osservazione permette di ricordare
che la frequenza della pratica
religiosa non può essere considerata come l’unico indicatore dell’identità religiosa».
Tuttavia l’autore sottolinea
che l’appartenenza religiosa
dichiarata rappresenta solo
uno degli aspetti dell’identità religiosa. Il riferimento di
un individuo ad un gruppo
(chiesa o comunità religiosa)
non implica una lealtà esclusiva nei confronti di quel
gruppo, né una conoscenza e
un’adesione alle credenze
condivise dal gruppo. «In un
contesto di modernità e di individualizzazione, il comportamento religioso non è controllato dal gruppo di appartenenza. Esso viene lasciato
aUa libera iniziativa dell’individuo». Questi dati non mancheranno di interpellare le
chiese istituzionali nonché lo
stato, che è garante del pluralismo religioso. (spp/apic)
Nuova segretaria al Consiglio delle chiese del Sud Africa
Dall'Australia al Sud Africa per dirigere il Sacc
Charity Majiza, pastora
della Chiesa unita dell’Australia (Uca), che attualmente svolge il suo ministero in
un liceo di Melbourne sarà, a
partire da febbraio 1988, la
nuova segretaria generale del
Consiglio delle chiese del
Sud Africa (Sacc); per Charity
Majiza, questo significherà
tornare nel proprio paese.
Nel 1978 era diventata la prima donna ordinata della
Chiesa presbiteriana riformata dell’Africa australe. Dal
suo arrivo in Australia, nel
1984, è pastora dell’Uca, la
terza chiesa d’Australia. Fuggendo l’apartheid, nel 1980
aveva lasciato il Sud Africa
per la Scozia dove ha intrapreso studi universitari lavorando a metà tempo in una
parrocchia. Nel 1984, non
potendo tornare in Sud Africa per via della sua opposizione all’apartheid, era partita per l’Australia.
Nel febbraio 1998 sarà a
capo di un Consiglio che, a
suo parere, dovrebbe affrontare una nuova svolta: «Per
trent’anni e fino al 1994, le
energie del Sacc sono state
dedicate allo smantellamento dell’apartheid - ha detto -.
Oggi l’ordine del giorno è la
riconciliazione e la ricostruzione. E qui parliamo della
vita della gente, e non solo
della ricostruzione materiale
del Paese». Del suo periodo
australiano, Charity Majiza
ricorda il ruolo riconosciuto
delle donne ordinate nella
presa di decisioni della chiesa. In Sud Africa le donne
«non sono ancora visibili
nelle strutture della chiesa»,
ha ammesso. D’altra parte, il
fatto di aver fatto parte di
una Chiesa che faceva l’esperienza dell’unità (le tre chiese che formano TUca sono
state riunite nel 1977) sarà
preziosa per lo sviluppo delle
relazioni tra le chiese dell’Africa del Sud.
Intervistata dopo questa
nomina, la signora Brigalia
Barn, segretaria uscente del
Sacc, ha sottolineato che
«non si può parlare di una
scelta fatta perché si tratta di
una donna. Se è stata nominata a capo del Sacc, è perché era la migliore candidata, con un approccio e una
vitalità nuovi, quelli di una
donna di 46 anni pronta a
guidare il Sacc alla vigilia del
nuovo millennio».
(eni)
loro proporzione è
dallo 0,3% all’1%. La
’• musulmana ha co
! v ripo®*” ona crescita molto
yore: nel 1990, i 152.000
^mani costituivano già il
della popolazione. Nel
®|àpo il loro numero, doin particolare alla prende! bosniaci e degli al^del Kosovo, ha superaJOO.OOO.
iJlUanto alla terza chiesa
u^ale, la chiesa cattolicaf^a 0 vecchia-cattolica,
«Recalo: 37.000 membri
battisti denunciano attacchi alla libertà religiosa
Quando i cristiani vivono nella paura
La Federazione battista europea (Ebf) ha dichiarato che
in diversi paesi dell’Est europeo e del Medio Oriente si
verificano attacchi alla libertà
religiosa. In alcune regioni «i
battisti e altre minoranze religiose sono perseguitati
apertamente», si afferma in
una dichiarazione rilasciata
recentemente dal Consiglio
dell’Ebf. Alla Eederazione
battista europea sono associate le Unioni battiste di tutta Europa, compresa l’ex
Unione Sovietica, e del Medio Oriente, per un totale di
circa 11.000 comunità locali e
oltre due milioni di frequentatori del culto domenicale.
Nella dichiarazione della
Ebf non si cita alcun paese in
particolare, ma in Consiglio
sono stati menzionati dei casi
precisi. Il presidente dell’Unione battista israeliana, Philip Sa’ad, di Haifa, ha affermato che i battisti arabi vengono spesso additati come
«sionisti» dai musulmani e
«nemici» dagli ebrei e che i
casi di aggressioni fisiche nei
loro confronti sono sempre
più frequenti: «Viviamo in
una paura continua».
A Beirut, capitale del Libano, racconta il pastore Charles Costa, i battisti non riescono a ottenere il permesso
di costruire una cappella. Le
autorità si sono piegate al volere di un vescovo maronita.
Costa ha anche criticato «dichiarazioni di comunità cristiane, specie negli Stati Uniti, unilateralmente favorevoli
ad Israele» che hanno aggravato la situazione dei cristia
ni in Libano. Il presidente
dell’Unione battista della
Georgia, Malkhus Songulashvili, di Tbilisi, riferisce che la
polizia locale ascolta solo la
voce della Chiesa ortodossa,
che bolla i battisti come «settari». Libri e Bibbie vengono
dati alle fiamme. Il vicepresidente dell’Unione battista
russa, Juri Sipko, di Mosca,
ha criticato fortemente le leggi sulla religione varate dal
Parlamento russo: la revisione di queste leggi è «pessima
quanto lo era la proposta originaria». I battisti, in quanto
chiesa «registrata», non ne
sono direttamente colpiti ma
è inaccettabile, per esempio,
che i cristiani carismatici
vengano definiti dallo stato
«malati psichici».
(Reformierte Presse)
Ci
^ Kek: tredici progetti per proseguire
il cammino di riconciliazione in Europa
MORGES (Svizzera) — Il Comitato centrale della Conferenza delle chiese europee (Kek), riunito a Morges (Svizzera) dal
12 al 20 novembre scorso, dopo aver proceduto all’elezione
del nuovo «Presidium», ha passato in esame i mandati ricevuti dalla recente Assemblea della Kek, e in particolare la prosecuzione del processo avviato con la seconda Assemblea ecumenica europea sulla riconciliazione (Graz, 23-29 giugno),
promossa dalla Kek insieme al Consiglio delle conferenze
episcopali europee (Ccee). Sono ben tredici le iniziative in
corso: l’elaborazione, insieme ai cattolici, di una «carta ecumenica europea»; un programma sulla «guarigione delle memorie», cioè di riflessione comune sulla storia di divisione
della cristianità europea; la creazione di una commissione
ecumenica per l’analisi delle situazioni di conflitto; un colloquio sui diversi modi di fare teologia in Europa; una rete ecumenica per la difesa dell’ambiente; un programma sull’unione monetaria e sociale europea; uno per il dialogo con
l’Islam; uno sulla «comunità di donne e uomini nella chiesa»,
per proseguire l’impegno del «Decennio ecumenico delle
chiese in solidarietà con le donne»; un programma sulla violenza contro le donne, con particolare riferimento al traffico
di donne; uno su diritti umani e libertà religiosa: uno su migrazioni e diritto d’asilo; adesione alla campagna «Giubileo
2000» per la cancellazione del debito dei paesi del Terzo
Mondo; infine un programma sul commercio delle armi. Durante il Comitato centrale della Kek è stato annunciato che la
prossima riunione del Comitato congiunto Kek-Ccee, che
sarà dedicata in modo particolare al dopo Graz, si svolgerà a
Roma dal 19 al 22 febbraio 1998. Nell’ambito della riunione è
previsto anche un incontro con le chiese italiane. (nev)
Tre famiglie curde ospitate dalla Fcei
MONTEFORTE IRPINO — Il Villaggio della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia a Monteforte Irpino (Av)
ospita fino al 20 dicembre tre famiglie curde arrivate con la
prima ondata di profughi. Si tratta di due nuclei famigliari con
tre figli, il più piccolo ha solo pochi mesi, e di una coppia. I
curdi ospitati al centro di Monteforte sono tra i pochissimi (23
su centùiaia) che hanno fatto domanda d’asilo in Italia, (nev)
\ Brasile: il Consiglio nazionale delle chiese
ha festeggiato i suoi primi 15 anni
BRASILIA — Grande festa a Brasilia per il 15“ anniversario
della fondazione del Consiglio nazionale delle chiese del Brasile (Conic). Costituito a Porto Aiegre il 17 novembre 1982,
oggi il Conic riunisce le chiese anglicane, metodiste, riformate, cattoliche, luterane, presbiteriane e ortodosse del paese.
«La ricerca dell’unità è un atto di obbedienza al volere del Signore - ha dichiarato il segretario generale, Ervino Schmidt e le chiese non possono eluderlo». (nev/alc)
Studenti stranieri in Italia: giornata di
studio promossa dal Servizio migranti Fcei
ROMA— Qual è la situazione attuale degli studenti stranieri in Italia e quali sono le politiche formative da promuovere
in futuro? Questi gli interrogativi alla base della giornata di
studio del 25 novembre promossa a Roma dal Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Alla prima parte dell’incontro, a cui hanno
partecipato numerosi studenti stranieri e vari operatori sociali, sono intervenuti tra altri monsignor Remigio Musaragno dell’Ucsei; Annemarie Dupré del Srm, Maria Marta Farfan dell’Inas-Cisl. In questa sede si è affrontato il tema della
situazione degli studenti stranieri in Italia; il dato più grave,
ribadito in vari interventi, è che le borse di studio concesse
sono in netta diminuzione, così come le voci del bilancio del
ministero degli Affari esteri destinate alla cooperazione internazionale. In questo quadro, gravemente segnato da una minore disponibilità di risorse, come riorientare le politiche di
formazione scolastica ed universitaria degli studenti stranieri? Questo l’interrogativo al centro della seconda sessione
dell’incontro a cui hanno partecipato Reinhard Koppe del
Diakonisches Werk, l’organismo diaconale delle chiese evangeliche tedesche; Charles Klagba, della Cevaa; Lavinia Gasperini del ministero degli Affari esteri italiano e Babul Miah, attualmente volontario presso il Srm. (nev)
Traduzione della Bibbia per i Rom
LONDRA — La Società biblica del Regno Unito ha annunciato che nel 1998 verrà pubblicata la prima versione in lingua rom dell’intera Bibbia, che segue l’edizione del Nuovo
Testamento uscita nel 1995. Questa pubblicazione è finanziata dalla Società biblica, dai battisti americani dello stato della
Virginia e dalla Cooperative Baptist Fellowship. (ebf)
Presentata a Roma la voluminosa
«Encyclopédie du protestantismo»
ROMA — Il 18 novembre scorso è stata presentata a Roma,
presso la Facoltà valdese di teologia, la «Encyclopédie du protestantismo», frutto della collaborazione tra la casa protestante svizzera Labor et Fides e dell’editrice cattolica francese
Cerf. Nel corso della presentazione, presieduta dal prof. Sergio Rostagno della Facoltà valdese di teologia, sono intervenuti Pierre Gisel, coordinatore del gruppo redazionale ristretto dell’opera; Mario Miegge, dell’Università di Ferrara; Marco
M. Olivetti, docente alla Sapienza di Roma; Jos Vercruysse
della Pontificia Università Gregoriana; Giancarlo Zizola, giornalista e saggista. Oltre al gruppo redazionale, di cui ha ìfatto
parte anche Jean Baubérot, hanno collaborato all’Encyclopédie altri 300 autori. Vari interventi hanno sottolineato l’importanza dell’opera che, offrendo un quadro generale della
storia culturale e teologica del protestantesimo mondiale,
esprime le particolari sensibilità del protestantesimo latino.
Per ordinazioni rivolgersi alla Libreria di cultura religiosa,
piazza Cavour 32,00193 Roma, tei. 06-3225493. (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 12 DICEMRrc
Uno studio che propone nuovi elementi sul periodo dell'Inquisizione
La Bibbia distrutta sul rogo
La politica repressiva delllstituzione ecclesiastica ha azzerato la lettura
delle Scritture, che invece nel Quattrocento avevano avuto una gran diffusione
Il libro di John Polkinghorne
Scienza e fede non sono
necessariamente in contra^
GIANPAOLO PERLETTI
GIORGIO TOURN
CON la sua ampia, esauriente e documentata ricerca, che poggia anche (fatto
del tutto eccezionale) su una
consultazione diretta degli
archivi del Sant’Uffizio, Gigliola Fragnito ci fornisce una
lettura nuova e arricchente di
un fatto noto a tutti: la assenza della Bibbia dalla cultura
italiana. Come sintetizzato
nel titolo del saggio*, la Bibbia è scomparsa dall’Italia
moderna perché è stata distrutta sul rogo. Bruciata con
sistematica spietata ostinazione dopo la condanna definitiva nell’Indice del 1596.
L’ignoranza biblica italiana
non fa problema, è un dato di
fatto e neppure costituisce
problema l’origine del fatto:
la politica repressiva dell’Inquisizione nell’età della Controriforma; ci si muove sempre insomma in quel periodo
della nostra storia che più di
ogni altro pare aver forgiato
la nostra identità. Si comprende così che il testo della
Fragnito sia stato in tutte le
recensioni accostato al volume di un altro storico del
Cinquecento, Adriano Prosperi, autore di un non meno
stimolante volume apparso
quest’anno (7 tribunali della
coscienza, Einaudi, di cui
Riforma ha dato resoconto
nel n. 36 del 26 settembre).
Ma la Fragnito offre alla nostra riflessione elementi di
novità che vanno sottolineati. Ne rileveremo tre fra i
maggiori.
Anzitutto il fatto che la politica seguita dalla Congregazione dell’Indice, e ancor più
dall’Inquisizione, rappresentò una svolta radicale nella vita della chiesa italiana
del Cinquecento. La Bibbia
infatti, nella sua forma volgare, ebbe da fine Quattrocento
larghissima diffusione in tutti
gli ambienti della società italiana; conventi, confraternite.
Lucca. Il portone di quello che fu il palazzo della famiglia Diodati
laici, uomini e ancor più donne ne facevano uso frequente, a tal punto che si può dire
essere stata l’Italia, con la
Germania, il paese d’Europa
dove la lettura biblica era più
frequente e radicata. La Bibbia non solo e forse non tanto nella sua interezza ma come «materiale biblico»: porzioni, Evangeli, salterio, florilegi biblici, i lezionari dei testi letti nel corso della messa.
L’invenzione della stampa
non ha fatto naturalmente
che moltiplicare questa produzione, di cui Venezia sarà
per decenni il centro propulsore. Gli inquisitori, ossessionati dall’eresia e condizionati
dall’associazione «Bibbiaprotestantesimo», condurranno la loro lotta senza
quartiere alla Bibbia, distruggendo non solo quello che
dal loro punto di vista era la
zizzania ma anche il grano.
Essi privarono la comunità
cristiana del suo nutrimento
spirituale relegandone la vita
alla pura fruizione di cerimonie e pratiche devozionali. A
testimoniare questo attaccamento della società italiana
alla Scrittura agli inizi dell’età
moderna stanno gli elenchi
raccolti con burocratica pi
gnoleria dalle Congregazioni
romane dei fondi delle biblioteche di tutti i centri della
vita religiosa. Elenchi impressionanti, tanto più se si tiene
conto del materiale già distrutto e di quello non denunciato.
Il secondo aspetto della vicenda biblica in Italia (o della
vicenda della Bibbia in Italia)
è dato dalla conflittualità interna alla politica romana nel
periodo che va dal Concilio
all’Indice di fine secolo. Lungi dall’essere lineare, organico, coerente, l’atteggiamento
delle Congregazioni e della
Curia è contorto e oscillante.
Lineare è solo l’Inquisizione
che non muta il suo giudizio
e persegue con ostinazione la
sua caccia alla Bibbia. La
Congregazione dell’Indice, e
più ancora gli ambienti dell’episcopato presenti al Concilio, sono su posizioni diverse, molto più attenti alle esigenze pastorali, alla cura
d’anime, del loro gregge. E gli
anni che vanno dall’Indice
del 1559 a quello del 1594 sono il tortuoso cammino di
queste politiche controriformiste: puramente repressiva
e poliziesca la prima, teologica e pastorale la seconda;
vinse come spesso accade la
più rigida, quella che non
aveva avvenire.
Un terzo elemento ci sembra doversi cogliere in questo
percorso disciplinar-teologico: il prevalere in modo sempre più netto della figura del
pontefice. Non tutto può farsi
risalire a lui, certo; Clemente
Vili cederà anche all’Inquisizione, ma diventa sempre più
evidente che la Chiesa controriformata è ormai la Chiesa
del papato. La linea teologica
e spirituale della Controriforma è tracciata ma si sviluppa
assommando i contributi che
via via gli danno i pontefici.
Nel recensire il volume si è
quasi sempre fatto riferimento all’oggi per mettere in evidenza la profonda rivoluzione compiuta dalla Chiesa
conciliare anche su questo
punto; e non di rado si sente
dire nei nostri ambienti che
c’è maggior interesse per la
Scrittura in molti ambienti
cattolici che in certe comunità evangeliche. Non possiamo che rallegrarci di questa
inversioni di marcia; non più
sui roghi ma nella vita e nella
riflessione della Chiesa la
Bibbia non può che produrre
frutti di rinnovamento e far
crescere la fede. Un fatto ci
pare però altrettanto inequivocabile: le esperienze mancate non si ripetono; le occasioni perse non tornano. Leggere la Bibbia nel Cinquecento aveva un senso, oggi ne ha
uno del tutto diverso, darla al
popolo dei credenti allora significava aiutarlo a maturare
la sua identità di fede, oggi a
distanza di secoli quell’esperienza non è più possibile; allora era un libro referenziale
nel mondo della fede, oggi
può solo essere un libro religioso che alimenta la pietà.
(*) Gigliola Fragnito: La Bibbia al rogo, la censura ecclesiastica e i volgarizzamenti
della Scrittura (1471-1605J,
Bologna, Il mulino, 1997.
J
OHN Polkinghorne è stato
professore di Fisica mate
matica e fisico teorico a Cambridge fino al 1979, quando
ha lasciato la ricerca per dedicarsi al ministero di pastore e teologo anglicano. Nel
suo libro* intende dimostrare
che sono le opinioni correnti
e in gran parte errate su che
cosa siano scienza e fede a
rendere difficile l’accettazione di queste come elemei\ti
complementari, e tra loro
compatibile, del cammino
umano verso la conoscenza e
verso la verità.
La conoscenza scientifica è
una complessa miscela di
ipotesi teorica, realtà sperimentale, interpretazione dei
dati scientifici e opinioni
sull’interpretazione dei dati
stessi. Questo insieme suggerisce che la scienza non trasmetta tutta la verità ma parte di essa, letta e comunicata
attraverso i filtri dell’esperienza. In modo analogo Polkinghorne sostiene che il
concetto corrente di fede vada corretto. Avere fede infatti
non significa «chiudere gli
occhi, stringere i denti e credere in almeno sei cose impossibili prima di colazione
perché ce lo dice la Bibbia, il
papa o qualche altra autorità
indiscutibile {...). Il salto che
la fede può richiederci è verso la luce, non nel buio» (p.
17). La religione non può
pretendere di possedere la
conoscenza assoluta, perché
anche la fede deve fondarsi
sul ruolo reciproco che giocano interpretazione ed
esperienza. Pertanto «nessuna delle due [scienza e religione, ndr] si basa soltanto
su puri fatti o su mere opinioni. Sono ambedue parte
del grande tentativo umano
di capire» (p. 19). Inoltre a chi
crede è offerta la possibilità
di allargare la comprensione
umana oltre la sfera della
semplice e fredda osservazione della realtà, per aprirla alla contemplazione della bel
II film dello svedese Bilie August, ispirato al romanzo della connazionale Selma Lagerlòt
L'anno in cui dalla Svezia partivano alla volta della Palestina
RENZO TURINETTO
CAMPI, mucche, un torrente, una segheria, case
sparse, una sala di culto semplice come semplice è la gente proha e laboriosa del villaggio rurale svedese di Nas
alla fine del 1800. Da generazioni la famiglia Ingmarsson
esercita con il consenso generale il molo di capopopolo
e guida spirituale retta, sensata, timorata di Dio. L’equilibrio si incrina per una serie
di circostanze: qualcuno
chiede una «casa di orazione
contro le sette»; prima di morire in un incidente il capo famiglia affida alla figlia Karin
il primo figlio maschio Ingmar designato alla successione e che è ancora un bambino; infine arriva Hellgum,
uno della zona emigrato in
Nord America per lavoro.
«Ero stato accusato di furto
- racconta - ma in carcere ho
avuto un’illuminazione, sono
nato di nuovo, ho il potere di
guarire». A Chicago ha fondato la Santa Città scesa dal cielo, che ora si è trasferita a Gemsalemme (dove già era stato mandato Gesù, precisa) e
dove comanda Mamma Rogers. È rimpatriato per convincere altri a raggiungerli e
là attendere la seconda venuta del Messia. Karin anima
l’opposizione al fanatismo
religioso, ma si trasforma
nella più tenace assertrice
dell’avventura quando la ripresa motoria delle sue gambe inferme anticipa la previsione medica e essa la inter
preta come guarigione miracolosa. Col tempo la comunità si spacca definitivamente, i seguaci del nuovo verbo
vendono le fattorie e lasciano
Per i vostri acquisti, per gii abbonamenti ai periodici evangeiici
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CLAUDIANA
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la patria. Per non perdere la
sua terra Ingmar rinuncia a
Gertrud, l’amore giovanile, e
sposa Barbro, figlia del nuovo
proprietario.
Tre mesi di mare e i coloni
sbarcano a Jaffa, ma quando
arrivano a Gerusalemme le
cose non stanno come in
Apocalisse 21. Niente splendore di Dio, lucore di gemma
cristallina, pietre preziose di
ogni genere, perle, oro puro:
caldo, infezioni, stenti, vita
grama, popolazione povera e
ostile. Vivono in un edificio
lager, separati di giorno e di
notte, uno stanzone per gli
uomini, uno per le donne,
uno per i bimbi, famiglie
smembrate: chi muore, chi si
smemora. E nella sedicente
città della concordia c’è sospetto, dispotismo, contrasto; Hellgum viene a lite con
qualcuno e Mamma Rogers
lo espelle.
Dubbi e delusione avanzano. Anche in patria, perché
Ingmar si rode di avere sposato Barbro senza amore ma
per amore della fattoria lasciando Gertrud. Rimpianto e
nostalgia lo spingono a partire per Gerusalemme per riportarla con sé, ma quando
la rivede si accorge di non
provare più il trasporto di un
tempo, e anche lei ha lenito
quel passato con la dedizione
di Bo. Ingmar ha fatto luce in
se stesso e anche nei suoi
connazionali e rimpatria deciso a iniziare un rapporto diverso con Barbro che lo ha
sempre affiancato in silenzio
e con pazienza. Persuasa che
il marito la voglia abbandonare, gli fa credere che il figlio nato nel frattempo non
sia suo, ma Ingmar scopre
l’inganno e riesce a convincerla del suo nuovo sentimento per lei.
Due ore e 45 di film*: saga
familiare, epopea religiosa,
utopia cristiana? Anche storia, perché la vicenda è una
cronaca, narrata pochi anni
dopo da Selma Lagerlòf in seguito a un viaggio in Palestina, così come da un precedente soggiorno in Sicilia
aveva ricavato I miracoli
dell’Anticristo. Vari i motivi di
interesse: il ricorrente confuso connubio di fede, spiritualità, effervescenza, esaltazione, miracolismo; l’attaccamento della civiltà rurale alla
terra che causa tristezza in
chi vi rinuncia in nome di
una istanza superiore; magari l’oscura inquietudine esistenziale di fine millennio
che concede credito al terrorismo biblico; l’attesa del ritorno di Gesù, che il Nuovo
Testamento dà come punto
fermo, sul quale però egli
stesso (e poi Paolo e Pietro)
dicono parole altrettanto ferme: «Non sapete quando tornerà», «Arriverà aH’improwi
so», «Non lasciatevi confondere le idee», «Verranno molti falsi profeti» (Matteo 24, II
Pietro, I e II Tessalonicesi).
II regista Bilie August è
svedese come Selma Lagerlòf
e ne ha trasposto sullo schermo la visionarietà che si apparenta con altre espressioni
artistiche: l’ectoplasma del
padre vecchio morto, come
in Amleto c’è quello del padre del principe; la ragazza
emigrata viene a sapere che
la madre è morta di dolore
per la sua partenza e di dolore muore a sua volta. Sul suo
film ha dichiarato: «Jerusalem non è un film religioso.
È piuttosto una semplice fiaba dai toni epici sul potere
universale dell’amore. Alla
fine dell’Ottocento, folle di
cristiani dissidenti emigrarono a Gerusalemme decisi a
vivere seguendo le orme di
Cristo, nella convinzione che
la fine del mondo fosse vicina, È dedicato a loro e al loro
destino».
Una possibile domanda
per i film di questo genere;
chissà come vengono ricevuti
dallo spettatore medio, non
necessariamente latino e cattolico?
(*) Jerusalem: di Bilie August, Svezia, 1996, dal romanzo
omonimo di Selma Lagerlòf
(1858-1940, premio Nobel
1909). Milano, Iperborea, 1997,
pp. 415, £34.000.
lezza della realtà e delta, rflP
questo, insieme aeli oi„jf L'
costituiti dal culto g j
speranza, è elementof! FLOW
dante e UocUo..« j ... m
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rogativi sul come e per, yspeci
delle cose. Va pero sottoli usa del
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non presuppone la loro^L ai ri
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darwinismo affermi clu Sgi cor
esseri umani non sianosi «testo i
creati in quanto tali, mas .guto fir
no il risultato (transitorio] «ruratr
una lunga storia evoluti esiastici
non vanifica certo i racco ,erigua
della creazione della Geni ‘me wi
La teoria dell’evoluzioiisi „mmun
non ha infatti alcuna i ^ ^cc F
di carattere teologico.! a (Viver
stesso modo la Genesi è) „munit;
chiave interpretativa diai L ^ gj
tere teologico e non seleni ¡„erti ir
co della realtà. Tuttarà ¡rch, già
due chiavi di lettura noni ¡j aÌl’Ur
no tra loro incompatti mstralia
porta che si apre verso lai ¡adisco
noscenza ha due serratine
fV Asser
può essere spalancata»fc|,i 1975
con queste due chiavi. ¡j
Questo processo ciconJ imond
ce a una profonda compie j.j
sione della realtà di Dioei ¿g
suo rapporto con il creali jrggyjg,
Dio non è né uno spettalo uumissi
compassionevole dellàiral ¡,jjg ^g
di ciò che ha creato,ab :i^'ha d
burattinaio che agisceinco ij|,jgjyQ g
tinuazione per determinaif ¿{guig (
verificarsi di ogni eventoi ¡jggj un
co nell’universo. Al conta ^gjg ugi
è il creatore di ogni cosa,i indiale
concede alle sue creati® j^g „gj.
possibilità e la libertà di ti j
re se stesse, ciò che im| ¿gj q
anche Resistenza della so j chiese
renza, provocata sia dal) jnsibilitÈ
volontario di altre creai |j
sia dal caso. Dio non r
Un recem
dona però le sue creature della
conseguenze dei propri al jgjj
alla cieca casualità 1 ¡categor
eventi: la fede ci dice die ¿vivisez
ha voluto essere compa] j]igidiri
partecipe della soffereiffl j gjj
mondo, vivendo questa® „{uiinii
renza in prima personal Sgienz
mostrando di essere acfl agsto li
alle sue creature. , ostro ra
A queste profonde e sia [jjj
lanti riflessioni fanno seff ap^a bi
alcuni capitoli in cui W ndame
si chiede se e come chi» iclusiva
cupa di scienza possa gj.jg
in modo profondo
ranza) e completo (pr^S'^ncipio
culto) un’esperienza re*
sa. La risposta è o'^*^‘"Toggettc
affermativa: chi si occi| lustificg
scienza può aprirsi alla® 1 centra
trarre da essa sia un ind® ;e da pa
arricchimento del pr®P laij g gj]
cammino verso la cono® itripsecc
za sia una fonte di vita a® epggj
tica e di speranza. Co® ¿g^g
però possibile per chi oer
fare luce sulla realtà
dell’universo fisico il ‘'^»ccessiv
in eventi come i miracoli'
m eventi come i miracu»
si pongono fuori dall® ;edell’£
rienza sensibile? o n®‘‘|e38 e ^
surrezione? Qui la si
ne è meno convincenti;
in conclusione il libro ^
ressante, ricco di spunf,
flessione, e senz’altro o
chi si interroga sia sui ra?
ti e sulle compatibilità®
de e progresso scientifl‘j":|
sulle molteplici posa'|
che la lettura teologica
realtà può offrire alla
prensione del senso prd,
HoIIq ctnr^iifiar*c»ntP COttn
della stupefacente coiai
sità del creato.
(*) John Polkinghorne: ^
Quark, caos e cristiani, ^
Torino, Claudiana,
107, £ 16.000.
ano un
umani
unica
• ordini
■ridotte
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5
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[ERDÌ 12 DICEMBRE 1997
PAG. 5 RIFORMA
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culto
crea
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re dell'
es{
Una recente pubblicazione del Consiglio ecumenico delle chiese
Vivere da cristiani con gli animali
Non si può dare per scontata una sensibilità dei credenti e delle chiese,
che invece è tutta da verificare su questioni, per esempio, come la vivisezione
ftOBENCE JONES VINTI
■ Consiglio ecumenico
intuiziouj, delle chiese pubblica una
ruellatfi^ lllana (Risk Book Series)
ra ricetcj si occupa di questioni di
fa doiiijj portanza cruciale per i crenspondfj nti oggi, attualmente dienziali5(j| [isse all’interno del movidomajdafi snto ecumenico. Si tratta di
jspondeji, ili libretti che raramente
: la religiiij, perano le 100 pagine, seme ben informati e scritti
‘gioneli^ n un ling aggio divulgacomplem, ^o, essendo destinati ai
areagliiu embri delle chiese e non
me e pen |j specialisti. Purtroppo, a
'ero sottol asa della lingua {sono in
plementai glese) sono quasi sconole la loro^tj ai membri delle chiese
Il fatto chliiane.
tenui clw^gi corso del 1997 è uscito
on sianosftj(esto che tratta un argo^ wnto fino a poco tempo fa
transitorio) jscurato negli ambienti ecna evoluì jsiastici: la teologia e l’etica
'^0 1 racco pe riguardano gli animali,
della Geni gi^ig u,ith thè Animals. The
voluzionisi jmmunity ofGod’s Creatuilcuna 11 Pubblications, Gineologicoi a (Vivere con gli animali. La
Genesi(1 Qjjunità delle creature di
ativadicai ^ stato scritto da due
nonsdeiil jperti in materia: Charles
1. luttavii jrch, già professore di Biolotturanoi! ¡a all’Università di Sydney
ampatiDl (astraila) che, con uno stoe versoli! jo discorso all’apertura delie serratili (V Assemblea del Cec (Naiilancata» 1975), per la prima volta
chiavi, jjjg jj movimento ecumenisso cicoii ¡ mondiale di fronte alle
oprie responsabilità nei riu di Dioei ¿gl creato, e il teologo
:on li creai vischer, direttore della
no spettalo immissione Fede e Costitule delli/ea) g^g ¿g| j-gg pgj. |g anni,
■reato,ffii ;|^ha dato un contributo
agisce in co
leteriiÉaif
ni evento
. Al conto
agni cosa,
le creatiw
iberta dii
) che ini]
:a della s
kisivo al pensiero teologico
tema dei diritti del creato,
nel movimento ecumenisia neH’Alleanza riformata
tondiale. «Non si dovrebbe
are per scontato - scrive
ella prefazione Martin Rota, del Cec - che i cristiani e
, f e chiese hanno sufficiente
a sia dalli jnsibilità etica sulle questioi che vengono affrontate.
□ non aOi ¡g ícente sondaggio sul te5 creatine jg ¿gpg sperimentazione
1 proPf IJ agli animali ha rivelato che
ualita » icategorie più favorevoli al1 dicecne^ ivivisezione e meno sensi-e compì lOi ai ¿¡i-itti degii animali, sosofferei® g gn agricoltori, i cacciatori
I questa ; j ministri di culto!».
PCCscM* Scienziato e teologo, in
ssere ad» gg^^g ubro, riflettono sul
■ j ài rapporto con gli anisii alla luce della testimofanno W g^za biblica presentando i
n cui ia"liidamenti di una teologia
iclusiva del creato e di un’
ica cristiana conseguente,
trambi concordano sul
incipio fondamentale che
degradazione dell’animale
ime chi si
possa
do (fede,
to (prei
lenza rei
e 9'^'^Joggetto non trova alcuna
Ustificazione nella Bibbia.
‘CSI 3*" 1 1 contrario questa attribui® ¡e da parte di Dio agli anidel P'yjiali e alle piante un valore
'trinseco: nel racconto della
Dio li di
«buoni» prima che aber chi a '
' qualche valore per
■ * ^*ciani che vengono creati
Icc> 'I y iccessivamente. Animali e
j^a'iili ®cmo oggetto della cu
'c* da*'. , ‘e dell’amore di Dio (Giob
f ° "ejai ® Matteo 6), formano
la spie» h’unica comunità insieme
vincente,'
1 libro è >1
spunti j
z’altrou®
la sui raif
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cientifiijjl
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lologicf
ire alla
agli umani (Genesi 1-2) che è
chiamata a lodare Dio (Salmo
148). Dopo il diluvio Dio stabilisce un patto, non solo con
Noè e con i suoi discendenti,
ma anche «con tutti gli esseri
viventi: uccelli, bestiame e
tutti gli animali della terra»
(Genesi 9,9-10).
Lukas Vischer, nella prima
parte, affronta anche il tema
della violenza presente nella
creazione, il significato del
sacrificio nella Bibbia e il
problema dell’uccisione degii
animali, inquadrati nella prospettiva della caduta e della
redenzione umana da parte
di Dio che si estende a tutta
la creazione (Romani 8). L’
autore constata che nel Nuovo Testamento il tema degli
animali è meno presente, per
poi scomparire quasi del tutto nella storia della chiesa
salvo alcune eccezioni, come
Francesco d’Assisi e Ignazio
di Loyola, e altre figure tradizionali di santi. La grande
tradizione teologica è forte
mente antropocentrica da
Agostino a Tommaso d’Aquino fino alla Riforma e oltre.
Durante Tllluminismo sia
Voltaire che Rousseau sostennero un atteggiamento
compassionevole verso gli
animali. D’altro lato Kant dichiara nel 1780 che gli animali, non avendo autocoscienza, esistono solo per il
Letture
Una breve parabola
State andando dal terminal verso l’aereo e... che strano!
C’è un tipo molto indaffarato a svitare e togliere dei bulloni
dall’ala dell’aeroplano!
- Che cosa stai facendo? - chiedete allarmato.
- Lavoro per la Crescitamania Multinazionale, risponde
lui, l’azienda ha scoperto che si po.ssono vendere i bulloni
per due dollari ciascuno.
- Ma farai indebolire Pala, è pericoloso!
- Non ti preoccupare, replica lo strano tipo, il fabbricante
ha costruito l’aereo più robusto del necessario, qualche bullone in meno non comprometterà niente. Inoltre, se non
vendiamo questi bulloni, Crescitamania non guadagna abbastanza e l’azienda non può espandersi. Anche io ho bisogno di uh po’di denaro in più alla fine del mese!
- Ma lei è pazzo! - È tutto quel che riuscite a rispondere.
- Ma figuriamoci! Io stesso partirò con il prossimo volo,
non è proprio il caso di aver paura!
Dal libro Extinction (1981), di Paul e Anne Ehrlich.
Dice Birch: «Tu puoi cancellare il tuo posto su quel volo,
ma noi siamo passeggeri su un “aereo spaziale” immenso.
Non possiamo “scendere”. Ve ne sono moltissimi di “rivetpoppers” (colóro che svitano i bulloni), forse non sentiremo
la mancanza di una dozzina di bulloni 0 di specie, ma forse,
il tredicesimo bullone (0 l’estinzione di una specie “chiave”
necessaria alla biodiversità del creato) potrebbe causare la
caduta dell’ala cioè la catastrofe ecologica!».
beneficio degli umani. Nello
stesso anno però Jeremy
Bentham pone la questione
nei termini decisivi: «11 problema non è domandarci: essi ragionano? oppure: essi comunicano? bensì: essi soffrono?». A quest’ultima domanda risponde positivamente
Charles Birch, nella seconda
parte del volume, ed è su
questo pilastro fondamentale
che egli fonda il rispetto per
gii animali. È stato ormai dimostrato che le creature non
umane provano sentimenti
molto simili ai nostri: stress,
ansietà, paura, dolore. Molti
mammiferi sembrano conoscere anche la gelosia, il terrore, il sospetto; amano la loro prole, sono curiosi e avventurosi. Una studiosa dei
comportamenti degli scimpanzé racconta: «Quando
morì sua madre. Flint smise
di mangiare, evitando la
compagnia dei suoi compagni, restò per molto tempo
rannicchiato da solo, finché
un giorno morì anche lui».
Gli interrogativi e i problemi posti dal libro sono molti,
nel contesto della nostra civiltà tecnologica «l’aggressione degli umani contro gli animali si è drammaticamente
intensificata». Non dipendiamo più da loro in molte sfere
della nostra attività (nell’agricoltura, nei trasporti, ecc.),
ma noi «abbiamo assorbito i
loro spazi vitali, li usiamo per
il nostro divertimento, per le
loro pellicce, li torturiamo per
sperimentare cosmetici e farmaci... ». Per di più, insieme a
migliaia di specie di piante,
intere specie animali stanno
scomparendo. Questo ci conduce al terzo motivo per cui
dobbiamo difenderli, non
soltanto essi fanno parte deila
comunità del creato di Dio e
sono esseri che sentono e soffrono, ma «una civiltà che
non prende in serie considerazione l’incidenza distruttiva
del suo comportamento verso
il creato e la sofferenza inflitta a esseri umani e a altre forme di vita, distruggerà alla fine la sua propria base della
vita, è senza futuro».
Studi sul cristianesimo sociale
Le Onius e l'immigrazione
alle «Giornate di Mezzano»
11 Consigiio del Centro studi per il cristianesimo sociale,
nella sua seduta del 10 novembre 1997 (Parma), ha preso in esame lo schema governativo del decreto legislativo
sulle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onius). Il Consiglio ha rilevato
che il progetto governativo risponde a dei problemi reali:
da una parte le forme tradizionali dello stato sociale sono in crisi; dall’altra parte fioriscono sempre più, nella società civile, le spinte volontaristiche e le iniziative di solidarietà. È quindi giusto e inevitabile che lo stato incoraggi
queste iniziative, favorendo
una socialità svincolata dalle
pesantezze burocratiche che
in tutto il mondo rischiano di
paralizzare il «welfare state».
Tuttavia bisogna tener presente il fatto che le nuove iniziative sociali sono in larga
parte di ispirazione cristiana,
cosa che comporta automaticamente un confronto con la
potenza ecclesiale della cristianità italiana. E si pongono come legittime queste domande: attraverso una sincera presenza dei cristiani nel
sociale, non si sta per caso
riaffacciando una nuova ipotesi neocostantiniana? Caduta l’egemonia della Democrazia cristiana, non si sta
per caso affermando una
nuova «conquista» cattolica
della società? Se queste domande dovessero ricevere
una risposta positiva, lé chie
se evangeliche non potrebbero limitarsi alla difesa delle
proprie iniziative sociali, peraitro ben tutelate, secondo il
progetto governativo, ma dovrebbero affrontare l’intero
problema del rapporto fra
società civile e società ecclesiastiche nel nostro paese:
rapporto che non dovrà e
non potrà essere ricondotto a
sogni di «nuova cristianità»,
sogni ampiamente condannati dalla storia.
Il Consiglio si è poi occupato di un altro problema altrettanto urgente: quello dell’immigrazione, che molto preoccupa. Non c’è, infatti, alcun
dubbio che tutto l’Occidente
si trovi oggi di fronte al fenomeno epocale dell’arrivo di
miiioni di poveri alTinterno
delle nostre frontiere. Fermare questo movimento è impossibile, oltre che ingiusto;
purtroppo proprio il nostro
paese, terra classica dell’emigrazione, manca compietamente di una cultura dell’immigrazione, per cui anche
l’arrivo di poche migliaia di
curdi diventa un grave problema, sulla cui eliminazione
tutti sono d’accordo.
Il Consiglio ha perciò deciso di dedicare il suo prossimo
Convegno (Mezzano, l°-3
maggio 1998) proprio all’immigrazione. Il prof. Giovanni
Mottura, evangelico dell’Università di Bologna, ha già dato la sua adesione; il Consiglio sta interpellando altri
esperti in materia.
Roma Termini
(foto L. Deodato)
Il dramma dello svedese Lars Noren è debitore dell'influenza del cinema di Igmar Bergman
Le dinamiche delle relazioni familiari al di là dell'immagine di facciata
PAOLO FABBRI
Fino a che punto resiste,
alTinterno della famiglia,
la facciata che ognuno di noi
si dà verso l’esterno, recitane
do un ruolo, talvolta mutevole? Fino a che punto i progetti
di vita, di rapporti interpersonali, di rapporti affettivi, si
traducono in realtà nel microcosmo familiare o no si
resta imbozzolati negli schemi che le vicende costruiscono attorno a noi? Fino a che
punto i genitori sono responsabili del sereno equilibrio
dei figli o fino a che punto
non finiscono per venire essi
stessi condizionati dai piccoli
al
nsoprofj
nte con’ll
iorne:
ABBONAMENT11998
ITALIA
■ ordinario
■ridotto
■ sostenitore
■ semestraie
ESTERO
£ 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
f 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
•cumuiativo Riforma + Confronti £ J45.000 (soio italia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
esseri che mettono al mondo
e crescono diventando persone? Fino a che punto i figli,
uscendo di casa, si affrancano dalla famiglia, restandovi
connessi soltanto da vincoli
affettivi e non da legami contorti, che affondano nell’inconscio e nell’infanzia? Da
questi e altri interrogativi
parte Lars Noren per scrivere
il testo di Autunno e inverno,
messo in scena al teatro
Out/Off di Milano con la regia di Lorenzo Loris.
La tematica di Lars Noren,
svedese, ha il suo riferimento
culturale preminente nell’opera cinematografica di Ingmar Bergman e affonda le sue
radici nell’ambiente etico luterano, di cui la esasperata ricerca di verità è un riflesso. La
vicenda muove da una normalissima cena in cui si ritrovano, come d’abitudine, i genitori Margareta e Henrik con
le figlie Ewa e Ann. Un inizio
tranquillo, con il chiacchiericcio fatto di frasi banali che si
sovrappongono, finché Ann,
la figlia trasgressiva, non comincia a fare domande inquietanti. Comincia allora a
emergere un rapporto edipico
del padre, dolce ma passivo,
verso la propria madre squili
brata che ha condizionato anche il rapporto con la moglie.
Ann a questa nonna assomiglia e la madre ha finito per
trasferire su di lei il proprio risentimento verso la suocera,
maturando un’avversione che
non riesce a superare.
D’altro canto il marito non
le offre possibilità di dialogo e
lei, pur avendolo sposato per
amore, prova un’esperienza
extraconiugale, poi si chiude
nel ménage familiare, che diventa un rito ripetuto in cui i
probiemi sono accantonati.
Ann è uscita di casa per costruirsi una vita (un matrimonio precario e un figlio, innumerevoli mestieri con poco
denaro) intuendo qualcosa
della situazione, senza chiarezza nei dettagii.
Per questo vuole chiarezza:
la vuole dal padre per sapere
se ha avuto del trasporto verso di lei, la vuole dalla madre,
che «esplode» dichiarandole
la sua avversione soffocata,
ma anche il suo conflitto interiore con il sentimento materno. Ewa vive il dramma dell’incapacità di realizzarsi sul
piano sessuale e trascina il
suo matrimonio da un giorno
all’altro. Henrik, accusato da
tutti, alla fine trova la forza di
spiegarsi; incatenato da un
affetto sovrumano per ia madre, ha cercato di dare a sua
volta affetto a tutti, rendendosi conto di non riuscirci appieno e finendo con Tosservare i suoi cari con l’occhio distaccato del medico, quaie è,
che sappia di avere una malattia e non ne conosca la cura. Lo psicodramma porta
tutti sul punto di rottura, ma
alla fine i ruoli si ricompongono e resta l’interrogativo:
che succederà dopo?
Il testo di Noren è interessante e stimolante, anche se
non dona emozione poetica.
La regia di Loris è eccellente,
soprattutto con la scelta di accelerare marcatamente il ritmo della parlata, che rende
più evidente la tensione e lodevolmente più rapido lo
spettacolo, la cui ambientazione rifugge dalla banalità di
una scenografia «nordica»
orientandosi verso un appartamento del tutto neutro e
quindi più universale. Buona
la recitazione di Elena Callegari. Laura Ferrari, Nicoletta
Mandelli. Una segnalazione
per Claudio Marconi nella
parte di Henrik, sempre misurato e mai patetico.
Una scena di «Autunno e inverno»
(foto A. Lamanna)
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 12 DICEMBRE IQq,
Una tavola rotonda organizzata dalla Chiesa battista di Reggio Calabria
Violenza mafiosa e autonomia comunale
Una comunità molto sensibile alle problematiche sociali ha inteso riflettere nel
più ampio contesto cittadino su un problema che attanaglia tutto il Sud Italia
PAWEL GAJEWSKI
La coscienza di chi governa la società e la libertà
d’azione neH’impegno contro
la violenza mafiosa sono stati
due motivi principali della
tavola rotonda «Violenza mafiosa e autonomia comunale.
Ieri e oggi» organizzata al cinema Siracusa, il 28 novembre, dalla Chiesa battista di
Reggio Calabria e moderata
dal pastore Enzo Canale. I
protagonisti di questa manifestazione sono stati il sindaco, Italo Falcomatà, il sacerdote Antonio Donisi, direttore dell’ufficio diocesano delle
comunicazioni sociali, il magistrato e membro del Consiglio superiore della magistratura, Saverio Mannino, autore del saggio «Criminalità
nuova in una società in trasformazione e i tempi attuali», contenuto nel secondo
volume della «Storia della
Calabria moderna e contemporanea» edito da Gangemi.
È stato proprio il saggio di
Saverio Mannino a costituire
l’impulso principale per organizzare questa singolare manifestazione. «Con il dottor
Mannino siamo legati da una
lunga amicizia - racconta il
pastore Canale - e così qualche mese fa, nell’ambito di
un nostro incontro privato è
nata l’idea di presentare ai
cittadini di Reggio le tematiche connesse alla sua ultima
pubblicazione». La comunità
battista di Reggio Calabria è
molto sensibile alle problematiche sociali: aderisce
spesso e attivamente alle varie manifestazioni al livello
sia comunale che provinciale
e la dimensione sociale del
cristianesimo è sempre presente nei momenti di evangelizzazione e nelle attività del
centro culturale «Martin
La Calabria oggi
La Calabria si trova al decimo posto tra le regioni italiane
sia per la superficie che per il numero di abitanti. Sulla superficie di 15.080 kmq vivono 2.079.588 abitanti (dati del 1°
dicembre 1996) in cinque Provincie: Catanzaro, Cosenza,
Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia, composte da 409
Comuni. Sul numero complessivo di 566.000 occupati
neil’agricoltura, industria e altri settori vi sono 52.000 disoccupati in età produttiva.
Nel 1996 Reggio Calabria risultava essere la terza città
d’Italia per omicidi (58) e tentati omicidi (78). Sono in forte
aumento (10% rispetto al periodo analogo dell’anno scorso) i furti di autovetture. A fine maggio il ministero degli Interni ha registrato 112 denunce per estorsione, fenomeno
in crescita dal 1996.
In netto calo sono di recente i denunciati per associazione a delinquere e il numero delle associazioni stesse. Aumenta l’impegno delle forze dell’ordine nell’azione di contrasto. Quasi 12.000 le persone denunciate e 1.536 gli arresti solo nei primi cinque mesi del 1997.
Per quanto riguarda il protestantesimo italiano la Calabria detiene due primati. E stata la prima regione del sud in
cui la Chiesa valdese ha conquistato a metà del Cinquecento una posizione di rilievo e un alto numero di adesioni.
Tra maggio e giugno del 1561 i valdesi della Calabria sono
stati i primi a subire una violenta persecuzione e un vero e
proprio sterminio di massa.
Luther King». «Avevo qualche
preoccupazione - prosegue il
pastore Canale -: era la prima
volta che un’iniziativa di questo tipo e un invito alla cittadinanza e alle massime autorità locali veniva rivolto da
una comunità evangelica».
Nonostante queste preoccupazioni l’appello è stato
lanciato e la risposta ha superato le aspettative. Più di
duecento persone tra tutte le
autorità civili e religiose si sono radunate nella sala del cinema Siracusa. Tutti e tre gli
interventi, diversi per Io stile
e per i contenuti sono stati
ascoltati con grande interesse e con tutto il rispetto dovuto a chi dà una testimonianza fattiva. Il sindaco, raccontando il lungo e sofferto
cammino della sua ammini
strazione, ha messo in evidenza che solo rompendo il
perverso rapporto di ricerca e
raccolta di voti che ha legato
in passato l’uomo politico al
mafioso, la collettività può
tornare libera e progredire.
Uno degli fattori principali
della ripresa è dato indubbiamente dall’elezione diretta
del sindaco, che però da sola
non basta. Un punto decisivo
sono i processi contro la mafia. «Noi, come amministrazione comunale, costituendoci parte civile nei processi
di mafia ci siamo schierati
contro la mafia - ha affermato il sindaco -: ci siamo
schierati subito perché nei
processi oltre la verità intendiamo affermare la nostra libertà». La libertà ha però il
prezzo molto alto delle ripe
tute minacce e intimidazioni.
Lo dimostrano anche i casi di
Polistena, Gioia Tauro e Seminara.
Saverio Mannino, nel suo
intervento conciso ma molto
concreto, ha rilevato che con
il nuovo ordinamento delle
autonomie locali ai sindaci
sono stati assegnati maggiori
poteri e si è ridotta la capacità mediatrice della classe
politica dietro cui potevano
facilmente insinuarsi i mafiosi. Gli attentati ai sindaci che
non scendono a patti con la
mafia perché eletti dalla
maggioranza dei cittadini sono, secondo Mannino, il segnale che la mafia vuole ingaggiare una prova di forza
per assoggettarli. «Con la caduta della prima Repubblica,
si è limitato il rapporto tra
politica e mafiosi - è la riflessione di Mannino -: gli attentati di Roma, Milano, Firenze
del ’93 hanno avuto il significato della richiesta della mafia alla nuova classe politica
di firmare un patto, poi fermamente respinto».
Le soluzioni giuridiche
possono quindi favorire notevoli cambiamenti nella società, e la tavola rotonda ha
confermato pienamente questa tesi. In una breve serie di
interventi da parte dei partecipanti, purtroppo molto ridotta per mancanza di tempo, si è sottolineata la necessità di un comune impegno
di tutte le realtà politiche, sociali e religiose in questa
grande opera che, iniziata
con i provvedimenti di tipo
legale, dovrebbe poi completarsi nello scambio di informazioni e di iniziative. In
questo quadro, quale primo
passo di un lungo cammino
comune, si inserisce la tavola
rotonda organizzata dalla
Chiesa battista.
A colloquio con il giudice Saverio Mannino sulla storia del crimine
Le ultime evoluzioni della grande delinquenza organizzata
In occasione della tavola
rotonda «Violenza mafiosa e
autonomia comunale. Ieri e
oggi» il giudice Saverio Mannino ha rilasciato al nostro
settimanale una lunga intervista. Per motivi di spazio ne
riportiamo i passaggi più importanti.
- Dottor Mannino, dove e
in che periodo storico dobbiamo cercare le radici delle organizzazioni mafiose?
«Nel mio saggio "Criminalità nuova in una società in
trasformazione e i tempi attuali” sostengo la tesi che le
origini delle cosche mafiose
vanno cercate nel Regno delle Due Sicilie tra i vari gruppi
criminali già esistenti che nel
1820 prendono una forma organizzata nota come camor
ra. Si ebbe così un passaggio
da una serie di fatti isolati di
costume a un vero e proprio
controllo della società. Il fenomeno si diffondeva principalmente tramite coloro che
finivano in carcere. Così si
sono diffuse anche le nuove
forme organizzate quali la
mafia siciliana, la Sacra Corona Unita e la ’ndrangheta.
Poi la camorra ha un suo momento di declino con la nascita dello stato unitario, perde peso e quasi scompare, rimane come criminalità organizzata non tanto nel capoluogo quanto nei paesi della
provincia per riconquistare
nuovi spazi con altri modi e
tramite altri canali».
- Quali sono?
«Il fattore principale è il
La Missione battista europea - EBM
con sede a Berlino, è alla ricerca di due
collaboratori/trid, a partire dall’agosto 1998
1) Segretario/a a pieno tempo con i seguenti compiti:
a - coordinamento per la cooperazione delle attività
missionarie in Europa:
b - preparazione per incontri e conferenze:
c - corrispondenza e traduzione (tedesco, inglese,
francese).
2) Contabile a tempo parziale con i seguenti compiti:
a - intera amministrazione e contabilità:
b - preparazione dei bilanci annuali:
c - amministrazione delle offerte su data-base:
d - assistenza per ulteriori compiti (pubblicità).
Per ulteriori informazioni rivolgersi a
Pasquale Castelluccio, tei. 0434-32431
traffico di droga. La droga è
diventata un mezzo di investimento: il denaro illecito
viene investito nella droga,
moltiplicato e reinvestito in
attività lecite».
- Si potrebbe individuare
una data per questa trasformazione?
«Per quanto riguarda la
’ndrangheta penso che siano
gli Anni Ottanta. È dunque
un fenomeno piuttosto recente che in questo caso tende soprattutto ad affermare il
controllo sul territorio».
- Si può parlare di una globalizzazione della criminalità organizzata nel mondo di
oggi?
«Non c’è dubbio. Ci sono
molti studi che confermano
l’effetto di riflesso tra economia lecita e illecita. La modernità dell’organizzazione
criminale sta in queste due
facce: l’associazione tra un
aspetto criminale e un aspetto di inserimento sociale. Per
questo motivo per lunghissimi anni vigeva la teoria che il
fenomeno in sé non può essere represso, possono essere
represse solo singole attività.
In questo modo l’organizzazione veniva considerata praticamente lecita come succede in Giappone, come è successo per molti anni da noi.
Solo l’esplosione dell’imprenditorialità negli ultimi
anni, accompagnata da una
serie di attività teppistiche
mirate a spaventare o ricattare gli imprenditori ha cambiato questa opinione mettendo in evidenza che biso
gna reprimere proprio l’organizzazione come tale».
- Qual è in questo contesto
il rapporto tra la criminalità
organizzata e la delinquenza
comune?
«La criminalità organizzata.
è in fondo una forma sofisticata di delinquenza comune
proprio per la forma che assume, cioè l’attività criminale e
l’inserimento sociale. La cosiddetta microcriminalità è
poi gestita e stimolata dalle
organizzazioni criminali. Si
potrebbe fare l’esempio dei
venditori di sigarette a Napoli
costretti dalla povertà a questo tipo di attività illegale. Il
problema sta nel fatto che essi
vengono messi dalla camorra
nei punti strategici per cui
servono anche come informatori e guardiani sul posto. Lo
stesso si può dire degli scippi
e dei furti che servono anche
per fornire documenti, mezzi
di trasporto, armi».
- Secondo la sua esperienza
personale come si combattono questi fenomeni?
«Ritengo che le leggi che
abbiamo siano sufficienti.
Vanno ovviamente perfezionate ma non vedo il bisogno
di creare una categoria e un
sistema legale a parte. Il problema sono solo le prove e la
corretta applicazione delle
leggi già esistenti. Ci vuole
poi molta coerenza nell’esecuzione della sentenza. Il
meccanismo si inceppa tra le
varie amministrazioni ed è
questo a dare impressione
della debolezza dello stato e
del sistema legale».
Le amministrazioni locali
Recuperare gli spazi negati
alla comunità cittadina
gpediziof
art. 2 con
in casce
aimitten
L'Editore
FILIPPO PRATICÒ
UNA ruspa in azione che
distrugge e abbatte manufatti fatiscenti in tanti punti
della città, per recuperare
spazi prima negati alla comunità cittadina, restituiti con
gran festa all’uso dei cittadini.
Può essere questa l’immagine di oggi di Reggio Calabria e del suo sindaco. Italo
Falcomatà, il professore di
storia eletto al primo turno
per il centro-sinistra, mentre
a fatica lo stesso schieramento progressista è in maggioranza nel Consiglio comunale di una città che nelle politiche del ’94 e del ’96 aveva votato a tutto spiano per il Polo
delle libertà e per Alleanza
nazionale. Falcomatà spiega
che quella ruspa, quell’affermazione del potere del sindaco di abbattere l’abusivismo, «crea disordine nell’ordine costituito fino ad ieri
dall’illegalità diffusa e dalla
criminalità mafiosa». Disordine che nel contempo provoca due risposte: la rappresaglia e il consenso. E di rappresaglie il sindaco progressista ne ha ricevute di pesanti
l’estate scorsa: l’incendio
notturno del portone di casa,
una lettera piena di bossoli di
mitra, poi le telefonate anonime. Per garantirgli sicurezza il sindaco oggi viene fornito di scorta, il minimo di
quelle misure di salvaguardia adottate tempestivamente da un prefetto gentiluomo.
Nunzio Rapisarda, uno dei
pochi rappresentanti di governo che riceve consensi a
livello locale e centrale.
Le rappresaglie a Falcomatà
coincisero con lo «sbaraccamento» dei box abusivi di
Piazza del Popolo ordinato
dalla magistratura. Oggi Piazza del Popolo, nel cuore del
centro storico, è assediata pacificamente il pomeriggio e la
sera da numerosissimi giovani che pattinano con i «roller».
Realizzata negli Anni 30 con
tanti fasci littori e un’architettura tipica del regime mussoliniano, dal 1970 fino all’agosto scorso fu «dominata» da
tante famiglie di venditori
ambulanti in odore di mafia.
Oggi gli ambulanti lavorano
fino alle 14 poi, grande awe
nimento per la città, vant,
via liberando la piazza chj
viene così restituita all’usj
della gente comune. Di Falò,
matà la provincia di Reggjj
Calabria ne conta altri, molto
attivi nel riaffermare la legj.
lità, a tenere chiuse le ponj
del municipio alla mafia gtj.
zie all’elezione diretta e ali
riforme del sistema elettorali
e delle autonomie locali,j
Gioia Tauro, dove con il pon
e il suo terminal containers,j
gioca la grande scommessi
della piena occupazioneio
Calabria, c’è il sindaco Aldj
Alessio, un ex marinaio aderente alla Cgil sostenuto anche da una grossa fetta di
elettorato ex democristiano.)
Seminata, nonostante gli in.
cendi alla Casa comunale, li
gente ha rieletto il sindaci
Salvatore Costantino. A Polistena, grosso centro a cavalo
tra l’Aspromonte e le Serre,
bersaglio di ripetute minacce,
siede Girolamo Tripodi grande oppositore della centrale i
carbone che l’Enel voleva inpiantare a Gioia Tauro.
Nel versante tirrenico coiti
nel versante ionico della prc
vincia reggina, i sindaci han
no ripreso a dialogare frai
loro, hanno dato vita a dei comitati oggi validi interlocutoo
per la sottoscrizione dei Pa|
territoriali, i nuovi strumenf
di programmazione economica a livello locale degli investimenti pubblici europei capa®
di attrarre i capitali privati ii|
queste terre fino a ieri sotto!
dominio totale delle cosclt^
mafiose. Oggi dal centro-sW
stra vengono significativi eit
gi all’azione di contrasto al
mafia attuata con perfet
strategia dalla magistratui
reggina e dalle forze dell’onl
ne. Molte cosche sono sol
processo, il procuratore Beimi si consente di dire: «li
’ndrangheta è in rotta, è tempo che i boss si dissocino, noi
hanno altra via per fuggire il
carcere a vita».
«La mafia è peccato» dicono insieme il pastore battisti
Enzo Canale e il sacerdoti
Antonio Donisi. I loro non so
no più sermoni, sono realti
accettate dalla gente comuni
perché costituiscono un:
parte di patrimonio dell
propria coscienza civile.
I
ri4
VA
farà I
Giovi
dini (
viabil
intere
con 1
capire
proge
Fatte
Ghise
valle
e voli
rallen
-m-.
Nella collana “Ritratti storici” esce la seconda edizione di
Gianni Long
JOHANN SEBASTIAN BACH
Il musicista teologo
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documenti originali, dando conto dei
vari aspetti della sua personalità e degli ambienti in cui lavorò. Segue una
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che sottolinea, tra l’altro, tutte le connessioni tra la musica e la Bibbia, la
teologia e la liturgia, illuminando dall’Interno il mondo spirituale, la tede e
la cultura biblica di Bach e il suo
profondo messaggio spirituale. Un libro non specialistico che si rivolge anche al lettore non musicista.
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ert. 2 comma 20/B legge 662/96 - Fiiiale diTorino
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gl mittente presso i’Ufflcio PT Torino CMP Nord.
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Fondato nel 1848
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VARIANTE ALLA STATALE 23 — Si farà o non si
fairà la variante alla Statale 23 nella bassa vai Chisone?
Giovedì 11 dicembre i rappresentanti del Comitato di cittadini che si battono per la risoluzione del problema della
viabilità in valle, «La Tartaruga», i sindaci il cui Comune è
interessato dalla variante, l’Anas e l’Ativa si incontreranno
con i rappresentanti di Provincia e Regione per cercare di
capire i tempi e le modalità di quello che sembra ormai un
progetto da mettere in cantiere. Intanto, per mantenere viva
l’attenzione sulla difficile e problematica viabilità in vai
Chisone, domenica 7 dicembre a Porte alcuni cittadini della
valle si sono dati appuntamento e hanno distribuito adesivi
e volantini agli automobilisti che percorrevano la Statale 23
rallentando ma non bloccando il traffico dei gitanti.
V
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VENERDÌ 12 DICEMBRE 1997 ANNO 133 - N. 47 LIRE 2000
Nel volgere di poche settimane, come amministratore pubblico, mi sono trovato
di fronte a due lettere anonime; altrettante segnalazioni di
presunte irregolarità, inviate
agli organismi deputati ai
controlli, dai carabinieri alla
Procura della Repubblica e ad
altri enti ancora. Ovviamente
ciò su cui ci si può interrogare
in questa sede non sono gli
oggetti delle segnalazioni ma
la modalità delle «denunce».
Succedono cose strane; i
cittadini, alcuni cittadini, si
preoccupano di una certa situazione ma, invece di parlarne con gli organi ufficiali in
modo trasparente, preferiscono nascondersi dietro una missiva anonima quanto circostanziata. Si ha paura? Non si
LA RESPONSABILITÀ DEI CITTADINI
ANONIMI
PIERVALDO ROSTAN
vuole essere individuabili nel
timore di possibili rappresaglie? Eppure si trova la voglia
di mettersi davanti ad una
macchina da scrivere, denunciare, imbucare varie lettere.
C’è qualcosa che non funziona in queste storie, pur
escludendo che si tratti semplicemente di qualche ripicca
o «scherzo» di pessimo gusto.
Quando si passa dal cicaleccio del mercato o del bar a
una lettera scritta a un organismo che rappresenta lo stato
siamo di fronte a una incapacità ad assumersi le proprie
responsabilità fino in fondo,
in qualche modo di essere cittadino maturo, consapevole
dei propri diritti e doveri. Di
fronte a questi scritti come si
possono comportare gli organi di controllo? Ignorare o intervenire? In entrambi i casi il
clima che si instaura non è
limpido o lineare. Siamo di
fronte ad una specie di omertà
alla rovescia: ma intanto nessuno vede o sente nulla di
fronte a incendi dolosi di cassonetti piuttosto che a furti in
appartamenti o in negozi; almeno questo è il rammarico
delle forze dell’ordine.
E curiosamente tutto questo
accade proprio quando, forse
per legge più che per convinzione, i Comuni e gli organismi pubblici in genere dovrebbero essere più trasparenti nei loro atti, più vicini ai
cittadini in un rapporto di
nuova fiducia fra chi amministra e chi è amministrato, chi
esercita il controllo e chi è
controllato. Una fiducia, temo, molto «condizionata» e
poco responsabile.
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Pi nero lo
Iniziative per
l'educazione
stradale
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L’educazione stradale va vista non solo come conoscenza
tecnica ma come attività educativa e l’amministrazione
comunale di Pinerolo, anche
alla luce delle direttive che
giungono dal codice della
strada e dal ministro della
Pubblica Istruzione, ha deciso
di promuovere un ciclo di
corsi per le scuole al fine di
dare ai ragazzi la possibilità
di acquisire, come utenti della
strada, comportamenti corretti
e responsabili. Martedì 4 dicembre in un incontro in municipio che aveva come titolo
«Educazione stradale nelle
scuole e rapporto sull’attività
della polizia municipale»,
l’assessore alla Polizia municipale di Pinerolo, Magda Zanoni, e la comandante del
corpo, Ermenegilda Aloi,
hanno illustrato il calendario
dei corsi che coinvolge tre
scuole medie e sette scuole
elementari con lezioni tenute
da istruttori e da vigili urbani;
Un elenco poi di «dieci regole
per evitare spiacevoli conseguenze» verrà esposto nelle
scuole; l’elenco comprende,
^ oltre a regole basilari di comportamento stradale, anche un
invito a vedere il vigile urbano come una figura amica.
«Davanti alla scuola - recita
in decima regola del decalogo- rivolgili a lui: è pronto ad
aiutarti». Èè stato anche presentato un rapporto della polizia municipale che presenta
Un’elenco abbastanza dettagliato dell’attività svolta nel
primo semestre del ’97 nei
''ari settori specifici di intervento dei vigili, interventi che
Vanno dal servizio di polizia
stradale al servizio alle scuole. dai vari tipi di accertamenfu all’attività di informazione
sui svariati temi. Una sorta di
stima da parte dei vigili che
Vedono nell’autovalutazione
litica della propria attività
Un passo importante per il miSlioramento del servizio.
Necessarie alcune rinunce nel settore turismo dopo le prime indicazioni della Regione Piemonte
Fondi europei: la scelte cade sui progetti «ambientali»
Non ci sarà una pioggia di
miliardi europei sulle valli
pinerolesi; o meglio, rispetto
alle ingenti somme derivanti
da tutti i progetti proposti
nelle tre Comunità montane
per il possibile finanziamento
sulla base del regolamento
Cee 2081/93, molti tagli dovranno essere effettuati. Come si ricorderà, entro la fine
di ottobre le varie Comunità
montane, i Comuni e i privati
dovevano presentare progetti
integrati di sviluppo volti al
potenziamento del turismo,
così come indicato dal documento di programmazione
predisposto dalla Regione
Piemonte. E dal Pinerolese
arrivarono progetti per decine
di miliardi; l’intervento comunitario, tramite la Regione, sarà da un minimo del
15% per i privati a un massimo del 70% per gli enti pubblici con un tetto comunque
di 3 miliardi di aiuto per ogni
singolo intervento.
«I funzionari regionali ci
hanno chiesto di tagliare almeno del 55% le nostre richieste - spiega Gianclaudio
Magra, responsabile del pro
getti turistici della Comunità
montana vai Pellice -; la linea operativa su cui si intende muovere la Regione è
quella del turismo ambientale e dunque vengono considerate prioritarie le opere che
vanno in tal senso». Così, in
linea generale sono arrivati
dei no per tutte le proposte di
sale più o meno polivalenti,
per impianti sportivi (a meno
che non sia chiaro un utilizzo
in senso turistico), per ostelli
o case per ferie. Anche il settore cultura pare poco considerato; che cosa succederà
dunque?
Nelle tre Comunità montane si sono svolti vari incontri
con i soggetti che avevano
proposto interventi; l’intento
dichiarato è stato quello di
verificare il reale interesse
per le opere proposte e soprattutto la solvibilità per la
restante parte economica. Dove prenderà i soldi il Comune
X per coprire il mancante
30%, o dove troverà l’85% il
privato Y? È possibile tracciare una mappa di ciò che
resterà e su cui la Regione
dovrà dare un parere definiti
Un richiamo al folclore per presentare prodotti tipici
vo? Queste sono state le prime domande. In vai Pellice
hanno riscosso un certo successo, a livello progettuale, la
proposta di Villa Olanda come centro di educazione ambientale e l’indicazione del
Comune di Bobbio di trasformare le casermette Monte
Granerò in rifugio escursionistico: resta, specialmente nel
secondo caso, il problema del
reperimento delle risorse locali. Avrebbe ottenuto un assenso di massima anche il
progetto di un «Centro congressi» avanzata dal Concistoro della Chiesa valdese di
Torre Pellice ma, spiega il
presidente Bruno Rostagno,
«sull’area da noi indicata a
fianco della Casa unionista,
la Tavola ha altre idee per cui
abbiamo rinunciato».
Il sindaco di Luserna San Giovanni,
desiderando celebrare con solennità la festa del Corpus Domini... si fa
dovere di comunicare ai comandanti, agli
ufficiali, sottufficiali e ai soldati della
Guardia nazionale, che desiderano intervenire liberamente e di loro spontanea
volontà, che di questo sarà fatta menzione onorevole all’autorità superiore. Dato
in Luserna San Giovanni il 10 giugno
1848. il sindaco: M. Pertusio».
Il direttore de L’echo des vallées così
commenta: «Cosa significa un tale invito,
proveniente da una tale autorità?». Considerando che la maggior parte dei militari
componenti la Guardia è di confessione
valdese, cioè costituita da uomini che non
condividono il dogma che si vuole onorare, è facile prevedere che il risultato
dei l’appello non potrà che essere fortemente deludente. Inoltre rientra questa richiesta nelle attribuzioni di un sindaco?
Come può pretendere che dei valdesi, ancorché militari, partecipino all’esaltazione di una festa che maggiormente separa
IL FILO DEI GIORNI
LA MENZIONE
ALBERTO TACCIA
i valdesi dai cattolici? che cosa c’entra la
menzione onorevole alle autorità superiori? si tratta di quelle civili o religiose?
Ma le notizie che giungono al giornale
sono tranquillizzanti. Quasi nessun valdese ha aderito all’invito, salvo in piccola
misura la Guardia nazionale di Rorà; «Se
questo è vero, ne siamo dispiaciuti e umiliati: non è questo che ci saremmo aspettati dai compatrioti di Gianavello!». Ma il
sindaco Pertusio non demorde e, invocando il cap. Vili art. 43 della legge sulla
stampa, esige la pubblicazione della sua
risposta. Esordisce affrontando il problema ecclesiologico: se il richiamo fosse
giunto da un prete cattolico, sarebbe stato
comprensibile, perché i cattolici sono tenuti all’obbedienza, ma è invece risaputo
che il principio fondamentale della fede
dei valdesi è la libera interpretazione delle Scritture, secondo le proprie personali
opinioni e non secondo gli insegnamenti
dei pastori. Quindi il sindaco non poteva
conoscere il parere di ogni membro della
Guardia. Non .solo, ma non risulta che i
militari valdesi che hanno partecipato alla
cerimonia siano stati puniti o scomunicati
dalla loro chiesa. Quindi i principi della
Chiesa valdese sono salvi! In quanto
all’onorevole menzione segnalata alle autorità civili, essa non potrebbe che rallegrare il cuore di sua maestà quando verrebbe a sapere che, in un paese a maggioranza valdese, in coerenza con i principi
della loro setta, i militari valdesi hanno
rinunciato a vecchi pregiudizi e hanno reso onore al Santissimo Sacramento. Il
sindaco conclude mettendo in guardia
L'echo di esprimere opinioni che possano
offendere la fede e l’onore della religione
«dei vostri fratelli cattolici».
Anche nella Pedemontana
si dovrà tagliare e in questo
caso la crisi di giunta e nei
rapporti fra Comuni non aiuta. Resterà quasi sicuramente
la proposta del teatro sociale
di Pinerolo (investimento di
vari miliardi) così come il
centro di vendita con enoteca
a Prarostino, la colonia Boselli del Talucco. Anche in
questa zona «saltano» le sale
polivalenti o gli interventi di
arredo urbano.
La Comunità montana valli
Chisone e Germanasca ha, a
sua volta, avviato un serrato
confronto su che cosa salvare:
«Dobbiamo ridimensionare
del 50% le richieste - dice il
presidente, Erminio Ribet -; e
non è facile con 48 progetti».
Punti forti, anche dopo la prima setacciata, dovrebbero risultare l’ultimo lotto di Pra
Catinai (quasi 10 miliardi) e
l’area attrezzata del bacino a
Villar Perosa; altri progetti rilevanti sono a Pragelato e
nell’area a valle dell’Asilo dei
vecchi di San Germano.
Intanto dalla vai Germanasca rimbalzano notizie negative sull’ipotesi di intervento
misto pubblico-privato per
rinnovare completamente la
seggiovia velocizzandone le
corse e raddoppiandone la
portata; il confronto fra le
parti (il Comune aveva chiesto alla società di accollarsi il
rateo del mutuo decennale col
Credito sportivo di 190 milioni l’anno) si è svolto in un
clima non proprio «sereno».
Così se da una parte l’amministratore delegato, Carlo Raviol, prudentemente afferma
di «attendere la risposta del
Comune alle controproposte
formulate», ancora il presidente della Comunità montana, Ribet, amaramente constata: «Non se ne farà nulla:
cadrà il mutuo e anche raccordo che era stato ipotizzato
con la Provincia è destinato
ad essere annullato». Prali,
pare proprio, dovrà trovare in
altro modo tempi, modi e risorse per gli interventi sui
propri impianti sciistici.
8
PAG. Il
= E Eco Delle "\àlli "\àldesi
VENERDÌ 12 DICEMBRE ]qq.
POMARETTO IN FOTOGRAFIA — Il concorso fotografi
co per ragazzi e adulti, indetto dalla Biblioteca comunale di
Pomaretto, ha avuto la sua conclusione sabato 29 novembre, con l’esposizione dei lavori e la premiazione delle fotografie giudicate migliori. Il concorso per bambini e ragazzi
fino ai 14 anni, sul tema: «Pomaretto», ha visto la partecipazione di due soli gruppi, premiati entrambi ex aequo, con
una targhetta ricordo e un buono libri. Per la sezione adulti,
sono stati premiate immagini aventi come tema «Pomaretto»; 1“ «Prima neve ai Paure» (nella foto), di Edgardo Tron;
2“ «Ombre e luci di ottobre», di Paola Caccia; 3“ «Fondovalle», di Daniele Coutadin. Il secondo tema «La lettura»,
ha visto al primo posto ex aequo «Immagini» di Grazia Casale e «Caprette curiose» di Bruno Galliano, al terzo «Ne
pas déranger s.v.p.» di Arcangelo Vita. A tutti i premiati è
stata consegnata una medaglietta d’oro con una targa.
NORME PER I DERIVATI DEL LATTE — Entro la fine
dell’anno gli allevatori che utilizzano il latte di propria produzione per la trasformazione diretta finalizzata alla vendita
devono regolarizzare la propria posizione in merito all’autorizzazione sanitaria dei laboratori; i modelli per le domande sono disponibili presso le sedi delle Comunità montane o
presso le organizzazioni professionali agricole.
IL SINDACATO DI BASE DENUNCIA L’AUSL 10 — Il
sindacato di base (Rdb-Cub) ha presentato un esposto alla
Procura della Repubblica contro l’Ausl 10 per comportamento antisindacale. «In occasione dello sciopero proclamato per il 28 novembre nel settore del pubblico impiego recita il documento del sindacato di base - l’Ausl ha di fatto ostacolato il libero svolgimento dello sciopero nel presidio ospedaliero Agnelli e in molte strutture territoriali. Una
lettera inviata via fax nel pomeriggio del 26 in cui si affermava di non poter adempiere ai propri doveri di informazione e di garanzia dei servizi minimi essenziali perché non
informata circa le particolari articolazioni dello sciopero
stesso, ha creato sconcerto fra i personale e creato le condizioni per la non adesione alla manifestazione».
PRO BIELORUSSIA — Le ehiese cristiane e i gmppi musicali di Torre Pedice organizzano per domenica 14 dicembre
un pomeriggio di testimonianza e solidarietà , con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore del progetto di ospitalità dei
bambini della Bielorussia. L’appuntamento è alle 15,30 in
piazza del municipio, con canti natalizi a cura della schola
cantorum, la corale valdese, i coretti, il gruppo Christmas
Carols e distribuzione di dolci e bevande calde.
FURTI NOTTURNI — Ancora furti notturni in vai Pèllice;
nella notte fra venerdì e sabato ignoti hanno forzato la porta
posteriore della tabaccheria Giordana di piazza della Libertà a Torre Pedice asportando valori bollati e tabacchi per
diversi milioni. La stessa rivendita aveva subito un primo
tentativo di scasso due notti prima. Altri negozi del paese
hanno subito effrazioni alle porte senza che tuttavia i ladri
siano riusciti a portare a termine i propri «colpi».
TORRE PELLICE: SI PARLA DI TRIBUTI — Nella scorsa
primavera l’amministrazione comuale aveva deciso di avviare una verifica a tappeto delle abitazioni per creare una
«banca dati» immobiliare. In questo modo si dovrebbero
scoprire eventuali evasioni o elusioni di tributi quali la tassa
raccolta rifiuti o l’Ici. La giunta comunalae e il consorzio
che sta lavorando sui dati già pervenuti e che prossimamente
procederà alle verifiche sugli immobili mancanti, hanno organizzato un incontro pubblico suda verifica in atto per mercoledì 17 dicembre alle 21, presso la sala consiliare. «Abbiamo già verificato alcune situazioni particolari - dice il sindaco, Marco Armand Hugon -; molti fabbricati, specie nelle
zone periferiche, dichiarati immobili rurali ma non posseduti
da coltivatori diretti o da loro utilizzati non risultano dichiarati: invece questi fabbricati sono soggetti a imposta».
TACABANDA: MUSICHE DI NATALE — Si conclude sabato 13 dicembre, al tempio valdese di Torre Pedice, il Tacabanda 1997. La rassegna di musica popolare in vai Pedice
propone un’introduzione al clima natalizio offerto dalle musiche dei Calendau. Il gruppo, proveniente dada città si Séte,
si richiama alla tradizione ìetteraria in lingua d’Oc. Il repertorio proviene in buona parte dai «Noël provençaux» che
raccontano della nascita di Cristo in un linguaggio pieno di
fantasia e di immaginazione. Le sonorità sono garantite da
galoubet, flauti dolci e traversi, ocarine e dal timbro solenne
della bodega, la grande cornamusa dell’Haut Languedoc.
LABORATORIO ARTIGIANALE
di PASTICCERIA
di Sergio Moilea
Apertura al pubblico di un punto vendita al minuto di
pasticceria fresca e secca - rinfreschi - specialità tortesi
salatini - torte nuziali.
Torre Pedice, via Matteotti 5 (cortile Interno) tei. 932895
La (difficile situazione economica scoraggia le iniziative produttive locali
L^Uruguay rischia di spopolarsi fra 200 anni
FEDERICA TOURN
(dalla nostra inviata)
In Uruguay ci sono campi
sterminati e per chilometri
nuli’altro, soltanto mucche e
cavalli al pascolo. Se poi
prendi un bus locale vicino a
Colonia Vaidense, e non hai
fretta, puoi vedere l’autista
che raccoglie i ragazzini in
grembiule bianco e li porta da
scuola nelle case sparse nel
verde, e nel contempo fa il
servizio di consegna pacchi,
fermandosi accondiscendente a raccogliere chiunque lo
chieda, perché tutta la strada è
buona per una fermata. Non
c’è bisogno di semafori: non
si incontrano quasi automobili
qui, e quelle poche sono vecchie e usurate. La strada attraversa paesi di case basse disposte in file ordinate, con la
scuola, la chiesa, la piazza
centrale, qualche negozio e
poi di nuovo i campi, e più giù
il Rio de la Piata con la sua
acqua marrone ma pulita (così
almeno dicono i rioplatensi),
lungo una spiaggia di sabbia
bianca a cui mancano solo le
palme per sembrare tropicale.
E una giornata di fine novembre e siamo nella canonica dietro la chiesa cattolica di
Nueva Helvecia, a pochi chilometri da Vaidense, in compagnia del prete, don Juan
Carlos Spera, e del pastore di
Colonia Vaidense, Hugo Gönnet, per cercare di approfondire la conoscenza di questo
paese quasi europeo, agricolo,
laico e socialmente avanzato,
dove la Chiesa eattolica non
ha un peso politico particolare
(nel 1916 è stata sancita la separazione tra stato e chiesa),
cosa che ha facilitato i rappor
Don Juan
Carlos
Spera,
parroco
di Nueva
Helvetia
in Uruguay
(foto
N. Avanzini)
ti con la Chiesa valdese. «Purtroppo l’episcopato è conservatore e in particolare noi viviamo in una zona molto tradizionalista - dice don Spera
-; non è un caso che la Parmalat abbia impiantato il suo
stabilimento qui a Colonia
Suiza, dove sa di non avere
problemi con gli operai». Il
lavoro è forse il problema più
urgente in un paese a crescita
zero (in questo sì davvero europeo!), in cui gli anziani sono
il 16% della popolazione (una
percentuale elevata per il Sud
America, se si conta che metà
della popolazione del Brasile
ha meno di 15 anni) e i giovani vanno a Montevideo o emigrano anche fino in Australia
per cercare un’occupazione
ehe li soddisfi.
«Non ci sono industrie perché in altre zone la manodopera costa meno, il commercio non decolla per l’esiguità
della produzione nazionale,
non esiste un piano di sviluppo per il paese - spiega il parroco - nesta la terra, ma nessuno vuole più coltivarla».
Aggiunge il pastore Gönnet:
«L’Uruguay si svuoterà nel
giro di 200 anni; non abbia
Valli Chisone e Germanasca
Sistema informativo
territoriale
LILIANA VIGLIELMO
La giunta della Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca ha convocato venerdì 5 dicembre un Consiglio specifico per decidere
una spesa molto elevata che
deve essere formalizzata entro la fine dell’anno. Come ha
spiegato l’assessore Ribetto,
si tratta della spesa di 210 milioni che servirà per la prosecuzione della formazione del
sistema informativo territoriale della Comunità montana. È già arrivata una prima
fornitura di carte catastali digitalizzate riguardanti alcuni
Comuni di fondovalle. Per i
Comuni con una vasta area
disabitata e alcuni pochi villaggi la mappatura sarà limitata alle zone abitate.
Soltanto a Ferrerò questo
lavoro era già stato fatto in
proprio, perciò la Comunità
montana ne ha acquisito le
mappe già pronte mediante
una convenzione e con l’elargizione di 11 milioni, pari alla spesa che si sarebbe dovuta
sostenere.
Per non rendere il sistema
informativo già vecchio prima di essere completamente
utilizzato, è infine previsto un
programma di aggiornamento
che segnalerà sul computer le
variazioni che saranno verificate con il passare del tempo,
ad esempio il tracciato di
nuove strade. L’assessore si è
detto molto soddisfatto di
questa operazione, che viene
a colmare il vuoto prodotto
dalla perenne inadeguatezza
degli uffici catastali pubblici
e che renderà un prezioso servizio a tutta la popolazione.
Fon(Ji regionali per imprese commerciali
Credito agevolato
La regione Piemonte nei giorni scorsi ha assegnato contributi per circa 17 miliardi di lire, nell’ambito della politica di credito agevolato al commercio, alle cooperative e ai consorzi di
garanzia fidi. Con i contributi verranno finanziate iniziative
come ristrutturazione di locali, acquisto di strutture e attrezzature, sia per l’apertura di nuove attività che per il trasferimento
o ampliamento di quelle esistenti. I destinatari del contributo,
tramite l’adesione a una delle strutture di garanzia convenzionate con la Regione Piemonte, possono ottenere un finanziamento bancario a medio termine di durata non inferiore ai tre
anni e con un impegno di garanzia minimo di 20 milioni.
mo neanche immigrazione
perché non siamo vicini alle
zone più povere: gli spostamenti di popolazione si hanno
verso Buenos Aires o il Sud
del Brasile». Il Mercosur, l’unione eeonomica che lega Argentina, Brasile, Uruguay e
Paraguay non è la Cee, come
ci fa capire don Spera, e di
fatto è costretta a subire la politica «liberista» degli Stati
Uniti. La possibilità di godere
del segreto bancario, che ha
fatto guadagnare all’Uruguay
la fama di Svizzera del Sud
America, è un invito a nozze
per il riciclaggio del denaro,
che circola nelle banche della
capitale senza mai toccare gli
uruguaiani.
L’Uruguay soffre anche di
una forte disgregazione familiare, nonostante una legislazione civile avanzata (la legge
permette il divorzio da più di
70 anni): «Sono pochi i bambini che riescono a crescere
in una famiglia regolare spiega Hugo Gönnet - e gli
adulti si appoggiano fra loro
non per vivere ma per sopravvivere». Secondo don Spera «i
giovani non hanno ideali, sono indifferenti ai problemi so
ciali le uniche cose che vj,y
gliono è avere l’automobile^
andare a ballare. E bevono
birra, bevono tantissimo.
ci sono ideali per cui lottare ,
anche nella fede si prenÀ
quello che costa meno», w
se i preti sono una «specie ij
via d’estinzione», come ricot
da sorridendo don Spéra, e ij
voeazioni pastorali eerto non
abbondano, crescono con m
successo straordinario le chic,
se neopentecostali, che hanu
disseminato il Sud America J
stazioni radio e di predicatoti
e nel solo dipartimento di Co.
Ionia hanno comperato tutti i
cinema, in cui nessuno andavj|
più (l’implacabile concorrenza
della tv via satellite) e li han.
no trasformati in sale di ria.
nione. Prendono piede anche
forme di religiosità pagana: a
Montevideo si sta diffondendo
il culto della dea Jemanjà, cui- inza calce
to originario di San Salvador (pietra e I
di Bahia, in Brasile. ),
Il perché di questo succes- Iprlara di
so? E don Spera a tentare una lido parla
risposta: «Questi culti spesso iodi noi, d
promettono una catarsi imm- |ienze. Di
r
ntini
imuri delle
diata che noi non siamo m
grado di dare: forse la nostri
tradizione è un po’ troppo posante per chi cerca una facik
riconciliazione». Di fronte alla crescita dilagante di nuove
sensibilità religiose e a problemi sociali per volti vera
simili ai nostri, la Chiesa val
parla a i
trecciati
¡amo a pai
Eàbbiamo
nato la vi
genitori, p<
anno raccc
ma quand
dese e quella cattolica voglio- ^eeontan
no ancora una volta tornate
alla base, rispondere con
ecumenismo non tanto
alle questioni teologiche
quanto al rapporto con le pasone; insomma, per concludere con le parole del pastoie
Gönnet, «con un ecumeni®»
che cresce dai piedi».
Esami specialistici all'Azienda Usi 10
Attese contenute
Azzerati i giorni di attesa
per la spirometria, per le radiografie assiali alle rotule,
per tutte le visite e gli esami
nel settore della otorinolaringoiatria, per le visite gastroenterologiche: questi sono
alcuni dei risultati conseguiti
dall’Ausl 10 in questi mesi di
lavoro. Ma anche altri esami
hanno raggiunto livelli di attesa quasi ottimali rispetto a un
recente passato: per fare un
elettrocardiogramma da sfor
zo ci volevano due mesi)
marzo e ora appena un giorno, per una visita nefrologica
si è passati nello stesso periodo da 99 giorni a 5. Sono risultati di ovvia soddisfazioni
per tutto il personale e peri
cittadini del Pinerolese, nonché per il direttore dell’Ausl
10, Ferruccio Massa, al pad
dei suoi colleghi di altri
aziende sospesi dal Tar e nominati «commissari» dalli
giunta regionale.
IL RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
pubblica per il suo centenario di attività
un calendario storico-fotografico con ie
date più significative della storia valdese
£ 8.000
Rifugio Re Carlo Alberto10062 Lusema San Giovanni
località Musset
•tel. 0121-909070
|lelle vicei
La testim
ifventa in
Nei raccoi
esse
Ili chiedo,
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Le storie di
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lalvador
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
MURO A SECCO
ontinua la riflessione iniziata al Campo Studi su Testimonianza e Narrazione
succes.
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[muri delle case di montagna sono costruipnza calce, a secco appunto, affinché tra
pietra e l’altra gli uccelli possano fare il
feriare di Dio è difficile. Dio è riservato
pdo parla di sé; se parla di Lei lo fa pardi noi, delle nostre storie e delle nostre
irlenze. Dio parla più volentieri di noi che
[. parla a nostro favore e di come noi siaitrecciati alla sua storia. Così quando cl
¡amo a parlare di Dio, parliamo delle volte
ìfabbiamo incontrata, di quelle che ci ha
ibiato la vita e di quanto ha fatto per i noori, per quelli che ci hanno preceduto
lanno raccontato la loro storia con Dio. Inuma quando parliamo di Dio non possiamo
raccontare delle storie, delle parole legadelie vicende che sono accadute tra noi e
La testimonianza del nostro rapporto con
¡venta interessante quando è raccontaflei racconti Dio è pertinente aile nostre
^ed esse sono intrecciate alla sua storia,
ì chiedo, però, se intendere la testimo:a come una narrazione dipenda da un
f|mbarazzo nei confronti della parola teiionianza o se effettivamente intendere la
jbonianza come narrazione possa aprire
iìorizzonti fertili per la mia fede. In questo
IbIovì propongo alcune riflessioni a propoidella continuità e novità nella testimonianiitesa come narrazione e della comunità e
te persona che testimoniano narrando.
Le storie del rapporto tra Dio e ii suo popolo narrate ogni volta di nuovo, facendo
iimento a degli eventi ricorrenti e a degli
»nuovi determinati dalla volontà di Dio. La
tía è costellata di sommari storici nei quali
eiaonaggio principale o Dio stesso fanno il
Kunto di quanto è avvenuto fino ailora. Alni esegeti ritengono che essi abbiano una
Kione molto importante nella composizione
(testo biblico. Vorrei confrontare due di
ti sommari uno si trova nel libro di Gene; 23 e l'altro nel libro di Giosuè 24; 1-13.
frimo è molto breve, Dio si presenta ad
Kco come il Dio di suo padre Abramo e
telette ad Isacco una discendenza. Il seWo testo è molto più lungo. Il popolo è creÍ è andato in Egitto e torna dopo essere
te liberato nella terra di Canaan. Tre cose
^Ipiscono dal confronto di questi due tento accresce la storia del suo popolo. La
Ite di Israele cresce perchè Dio l’arricchiNi nuovi elementi. Il rapporto con Dio non
tessumibile in un concetto ma si svolge nel
lìpo e in esso acquista nuove determinazio
n»o diviene con la storia del popolo. Dio
•’è più soltanto il Dio d'Àbramo, ma è il Dio
*6 molte storie di Israele. Israele nel tempo
ta da popolo di nomadi a popolo di
i a popolo che ha una terra. Ma cambia
*tìe Dio che è coinvolto nella storia di
^te e non è più solo di Dio Abramo, ma
II Dio di Sara, di Agar, di Mosè, di
teta e di tutti quelli con cui ha intessuto la
Jria. Dio non è fuori del tempo, ma è
*8uo sviluppo e nel suo divenire.
ERRATA CORIGE
^®ll'editoriale dello scorso numero è
^la erroneamente attribuita a Paolo
^anu la carica di membro del Comita® esecutivo deH’UCEBI. Ce ne scusia'"a Con l’interessato e con i lettori.
la redazione
Dio parla di una storia che ci riguarda.
Quando ci parla Dio parla di cose importanti,
che ci riguardano profondamente. Le nostre
esistenze non sono sfiorate da Dio, Dio si occupa di ciò che più ci importa; la libertà, un
compagno, dei figli, una terra accogliente.
Possiamo pensare a Dio, parlare di Lei,
solo perchè Dio si è avvicinato aile nostre storie e le ha accolte in sé. La vicinanza Dio è
storica, è nei divenire del tempo. Dio si avvicina alle nostre storie concrete e si fa coinvolgere da esse. Dio quando si avvicina cambia,
non rimane un Dio astratto, ma un Dio a nostro favore. La storia del popolo d’Israele è
una storia cambiata da Dio, così le nostre.
Dio si lascia coinvolgere dalle nostre storie e
le cambia radicalmente.
Dio è talmente coinvolto nelle storie degli
uomini e delle donne da assumerne il corpo e
la mortalità. Ma proprio dall’estremo coinvolgimento nel tempo, il tempo dell’umanità non è
più un tempo verso la morte, ma verso la vita.
Il linguaggio che esprime la radicalità del
coinvolgimento di Dio nella storia è quello della parola che è assieme al tempo. Proprio
l’unità della parola e della temporalità, e non
una parola astratta e a - temporale è capace
di essere corrispondente al coinvolgimento di
Dio nella storia fino alla sua umanità in Gesù
Cristo. Il discorso che parla del coinvolgimento di Dio nelle storie deve fare affiorare il
tempo e la storia. Il discorso che è strutturato
temporalmente è quello narrativo.
La testimonianza intesa come narrazione
ha un valore teologico perchè può corrisponde all’ essere di Dio nel divenire e per la sua
dinamica di conservazione e accrescimento.
Una bella storia è queila che riesce, pur
nel riferimento ad una struttura narrativa costante, ad aggiungere elementi di novità che
la rendano rilevante per chi la racconta e per
chi la ascolta. Dio si rivela nella storia parlando. Dio parla di fatti che sono avvenuti e di
fatti che avverranno. La parola di Dio è una
parola che fa riferimento ai ricordi, aila realtà
nella sua evidenza e al tempo stesso la incrementa con la promessa di una realtà che può
essere. Ad Isacco Dio si presenta come il Dio
di suo padre e come il Dio che promette ad
Isacco cose nuove, un futuro possibile. Quando parliamo del nostro rapporto con Dio facciamo riferimento ad avvenimenti accaduti,
che si sono conservati nel nostro ricordo e a
quelli possibili che ci sono promessi. In Gesù
Cristo la dinamica di conservazione ed accrescimento è portata alle estreme conseguenze. In Cristo Dio accogiie l’esistente fino sulla
croce, ma la sua resurrezione è il rovesciamento della storia in cui si è incarnato. La storia è accolta e accresciuta in modo tale che
ad essa si può guardare al contrario, non più
a partire dalla morte, ma dalla vita.
Il nostro linguaggio è investito dalla dinamica di conservazione e accrescimento e può
corrispondervi nella narrazione. Gesù racconta delle storie ed
è raccontato in
delle storie. Le
parabole di Gesù,
pur facendo riferimento alla vita
quotidiana, aprono l’orizzonte del
regno di Dio e così la storia di Gesù, pur raccontando di un uomo
che va a morire,
apre il nostro
sguardo alla festa
della vita.
La parola di
Dio accoglie la
mia parola, la fa
essere, apre le
mie parole. Dio è
coinvolto nelle
nostre storie e le
cambia. Di Dio
possiamo parlarne nel divenire, in
una narrazione
che fa continuo riferimento a ciò
che c’è e allo
stesso tempo è
aperta al possibile, all’inedito. La
nostra parola è
^ accolta da Dio
perchè Dio ha accolto ciascuno di noi e le nostre storie in Lei. Le nostre sono aperte da
Dio perchè Ella ha dispiegato difronte a noi
cose nuove. Le parole che vivono dell’accoglienza di Dio sono parole che possono aprirsi al possibile, a ciò che adesso è negato.
Il nostro linguaggio vive nell’alveo del rapporto con Dio e può convocare Dio. La nostra parola non è indifferente per Dio: è una
parola importante. Noi possiamo invocare Dio
e convocarne l’attenzione. La nostra testimonianza non racconta solo di un evento di cui
siamo passivi spettatori, ma racconta anche
le nostre esistenze a Dio. Noi ci passiamo
l’un l’altra la notizia che Dio si è avvicinato al
mondo e allo stesso poniamo difronte a Dio i
racconti del mondo perchè Dio se ne prenda
cura.
La testimonianza vive del mio muovermi
tra mia esistenza e Dio. Racconto agli altri cosa significa che la mia esistenza è stata incontrata da Dio e racconto a Dio cosa è successo alla mia storia quando essa si è intrec
dicembre
1997
ciata a quella della persone che mi circondano e che mi hanno preceduto. La mia storia è
cambiata da quando si è intrecciata a quella
di Dio e allo stesso tempo il mio rapporto con
Dio è interrogato dalle storie che vivo insieme
alle mie sorelle e ai miei fratelli. Il mio racconto di Dio e il mio racconto a Dio si accresce,
non rimane mai lo_ stesso.
L’efficacia della mia testimonianza non dipende daila mia bravura a raccontarla, quanto dal fatto che le mie parole siano accolte e
aperte da Dio. Il soffio di Dio rende efficace la
mia testimonianza. Non deve preoccuparci se
noi riusciamo ad essere convincenti o meno
quando testimoniamo, quello che importa e
sentire tra le nostre parole il vento di Dio che
le raccoglie e le fa vibrare.
La testimonianza di ciascuno di noi vive in
una comunità che testimonia narrando. La
nostra identità di uomini e donne dipende dalle narrazioni che ci precedono e che ci circondano. La narrazione che qualcuno fa di noi ci
delimita e ci qualifica, essa è un segno della
narrazione che Dio fa della nostra vita; una
narrazione accaduta e una narrazione promessa.
Le nostre comunità sono dei luoghi dove
vivono molte narrazioni. Ci sono i racconti
delle persone anziane, dei nostri genitori e
dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. I racconti delle loro storie e del loro rapporto con
Dio ci danno le categorie per pensare e raccontare la nostra storia con Dio. Il nostro rapporto con Dio, ancorché individuale, è parlante solo all’Interno di una comunità che offre le
parole per esprimerlo. Nella comunità che testimonia narrando noi troviamo delle parole
che non ci piacciono e delle altre con le quali
siamo a nostro agio. Entrambe qualificano il
nostro rapporto con Dio. Esso non avrebbe
spessore se non fosse a confronto continuo
con le narrazioni precedenti.
È la persona che ci è difronte che può raccontare la nostra storia e rivelarci a noi stessi.
Ciascuno di noi è solo in parte consapevole
della propria identità, essa si disegna senza
che noi ne possiamo vederne i contorni. È la
persona difronte che può raccontarci il disegno della nostra esistenza e del nostro rapporto con Dio. Essa è chiunque, non solamente gli specialisti della fede. La testimonianza è eminentemente laica, non è per pochi. La testimonianza dell’altra persona è lo
sguardo sul nostro rapporto con Dio. È la persona difronte che può narrarci il nostro intreccio con la storia di Dio del quale magari non
siamo consapevoli. Ali’interno di una comunità narrativa riceviamo il dono del racconto
che ci manifesta.
L’ultimo racconto che ci manifesta è quello
di Dio. Esso è un dono accaduto e che accadrà. È accaduto quando rileggiamo la nostra
vita a partire dal rapporto con Dio, accadrà
perchè la nostra storia si manifesterà compietamente solo in ultimo. La testimonianza della nostra fede è già il racconto della nostra
identità, ma è parziale. Dio ci promette che in
ultimo saremo completamente dispiegati a noi
stessi. Il racconto che ci doniamo gli uni gii altri oggi è un segno del racconto che ci verrà
donato domani.
La testimonianza è narrazione di cose possibili. La narrazione libera il possibile che è
trattenuto da ciò che è e consente al possibile
di affiorare. Il racconto è in grado di narrare le
possibilità di ognuno di noi e di quanto insieme possiamo fare ed essere. La testimonian
continua in terza pagina
10
'VliUz/
'■j*.
r
SEMÌNfìRI DI FORMAZIONE SEMINARI DI FORMAZIONE SEMINARI
RACCONTAMI LA MIA STORIA
f
ÍHJM&4ICA
Non so se a voi è mai capitato di
chiedervi perché la domenica sia considerata un giorno di festa, io ho
smesso di chiedenmio da quaiche anno. Non perché abbia trovato una risposta; né posso dada c^i...
Da tempo ormai la domenica è per
noi una festa: ia domenica non si lavora, non si studia, la domenica si partecipa al culto. Tuttavia questa è un’abitudine che pian piano sta scomparendo, anche per noi cristiani. Quanti di
noi la domenica preferiscono andare
al mare d’estate, o dormire, o guardare la TV. E quanti di noi perone di
poter curare la domenica i varijnteressi a cui non sono riusciti a dedicarsi
durante ia settimana. Mi ctàedo se
questo sia giusto; voglio direapuò un
medico curare in una settimane le ferite di un corpo provocate da d^i anni
di vita vinosa? E possono quadro settimane di ferie ridarci la carica e l’energia spesa nei rimanenti undir^ mesi?
Di conseguenza può bastare un'ora di
culto al raccoglimento di chi ha trascorso un’intera settimana tra gii alunni e lo stress? No!
È dunque necessarie ridare un valore al giorno lavorativo e trovare in
òsso momenti di silenzio e raccoglimento, per ascoltare e meditare, ma
per quanto concerne la nostra domenica possiamo e dottiamo dare al culto
una motivazione più ampia, ùn legame
con gli attri giorni in cui pregare con
forza 6 kirfere con gioia Dio tiM insieme.
J
r
Tutti abbiamo la voglia e la necessità di
raccontare la nostra storia, ma siamo sicuri
che ci sia qualcuno disposto ad ascoltarci?
La risposta a questa domanda l’abbiamo avuta al Seminario di Formazione, che si è svolto a Mottola il 21-22-23 novembre 1997, in
cui 6 gruppi di ragazzi/e hanno
“intervistato” alcuni membri di chiesa.
Abbiamo visto quanto sia difficile ascoltare
una persona, perché non esiste soltanto
SUD
suto a differenziarli da noi. Abbiamo sicuramente capito quanto possa essere stata
profonda la loro fede, e quanto essi siano
stati forti da riuscire a sostenere una
situazione in cui venivano emarginati, discriminati e, a volte, pure odiati, solo perché volevano
“conoscere troppo”, solo perché
erano evangelici. Abbiamo ascoltato storie, intercalate ad inni e versetti biblici, che riguardavano soprattutto un
tema importante: quello della conversione.
NOTTOLA 21-22-23 novembre 97
l’ascolto delle parole, ma bisogna saper osservare i gesti e saper distinguere i diversi toni di voce. Ma la nostra capacità di ascoltare
si deve pure intrecciare con quella di narrare.
Partendo da questo punto fondamentale siamo riusciti, grazie soprattutto all’aiuto di Luciano Gannito, a “mettere in scena” tutte le
nostre rielaborazioni, inserendole all’interno
del culto finale di domenica. Spesso ci siamo
sentiti quasi identificati negli stessi intervistati,
ma altre volte non era tanto il distacco gene
razionale, quanto piuttosto il perio-____________
do storico in cui essi hanno
C’è chi si è convertito solo perché era in
cerca di un appoggio morale, chi per curiosità, chi perché non riceveva più soddisfazioni
dalla chiesa precedentemente frequentata.
Situazioni indubbiamente diverse, ma che denotano una piena fiducia nel Signore, che è
intervenuto nel loro cammino di fede.
Spesso si è parlato di una vera e propria rinuncia agli interessi familiari, che annuncia un
interesse primario per la chiesa. Forse è proprio questo il messaggio che hanno voluto comunicarci, dimostrandolo con la loro massima
disponibilità e con il loro infinito altruismo, facendoci capire che il credere è sì molto importante, ma bisogna saperlo attuare nella vita quotidiana: diventa così fondamentale
confronto e, quindi, la differenza tra
le diverse religioni.
Nadia Scuderi
PREGHIERA
ilO
Signore,
mi dicono che sono come un
sto,
come un ramo che è stato sti
alle sue radici per essere innes„.
una pianta che non gli appartiene
Dicono che con la mia conven.,,,
ho perso la strada maestra, dicono ]
ho perso le mie radici.
Hanno proprio ragione! lo sono oj,
me un innesto!
Sono come una pianta che e s^j
tagliata, che ha rinunciato a ciò che^ì
prima per rinascere su nuove radid.
Hanno ragione! Ma da un mnei
possono nascere dei frutti nuovi,
prima non c’erano, forse anche r
ri. È vero, non ho radici. Però no
frutti,
lo ti ringrazio. Signore, per fijjfei
Sen
U Casa (
liveva c(
Bstimoni
I preg
^to camp
[aver tes
[(non sen
t leg
una) I
questo. Grazie per il corag-rio cheì
he%\
tua parola riesce ad infondermi, /i^l
V
ho paura, perché quando si redo (
ha veramente fede in te la paura i
esìste.
BENEDIZIONE
Dio tacerà sempre,
se non gli presti ìa tua bocca.
Dio non agirà mai,
se non gli presti le tue mani
Il Regno di Dio non è un altro mondo,
è il vecchio mondo che, per mezzo di noi,
diventa differente da quello che è.
Se Dio regna, non regna in un altro mondo
ma in un mondo diverso.
In lui e per mezzo di lui,
ogni cosa acquista significato.
Tutto può partire da zero,
tutto rimane possibile,
pereòìé Cristo è risuscitato.
La grazia dal Signore nostro Gesù Cristo
sìa con tutti voi, amen!
J
GIOVANI E SOCIETÀ’: C’E’ GROSSA CRISI
Programma per una esplorazione del mondo giovanile e fare formazione in senso lato.
a^iviiu a uumfjuire icuiie un.
UENEZIA
Una serie di giochi di presentazione, unitamente alle notti insonni passate a far casino,
hanno contribuito a creare feeling tra amici
vecchi e nuovi.
Tra gli strumenti usati in questi 3 giorni, il
foto-linguaggio è servito a comporre tante bio
grafie personali,
utili per conoscerci e dipingere un quadro del mondo giovanile e delle sue
aspettative future. In seguito laboratori a tema: graffiti, linguaggio, musica, cioè tre forme
di comunicazione molto forti nel mondo giovanile (sempre piacevoli e interessanti per gli
spunti e perché alla fine l’attività svolta si concretizza in un risultato pratico).
Successivamente abbiamo ricevuto il contributo di Fabrizio Giorgilli, consulente del lavoro in Molise, che ha O 7 O Q
illustrato la situazione attuale del ¿1 C "iwO'
mercato e ci ha fornito ulteriori
spunti di discussione.
La domenica mattina un gioco di ruoli: la
simulazione di una riunione del Parlamento
Europeo, imperniata sui temi scuola e lavoro
e, trasversalmente, l’immigrazione, ha concluso la panoramica.
Questo è stato un tentativo di responsabilizzarci e spingerci ad essere sempre informa
ti su questi argomenti di attualità e di enorme
importanza. Attenzione però ai luoghi comuni,
troppo spesso nella discussione si è portata
la propria ottica con generalizzazioni che nella vita pratica di tutti i giorni non tengono conto delle differenze che pure ci sono e con cui
bisogna fare i conti se non si vuole rimanere
chiusi nel proprio ghetto.
Dopo il culto si sono svolte le valutazioni finali con linguaggio grafico.
Convegno interessante sotto molteplici
punti di vista, preludio a qualcosa di maggiore, a partire dalla più semplice: fra le segreterie regionali Fgei(in Lombardia=coordinamento giovani) scambio di notizie, attività, etc. che
possano coinvolgere tutti i gruppi durante tutto l’arco dell’anno.
Primissimi passi verso il prossimo sinodo
in cui il tema rilevante sarà i giovani nelle nostre chiese: attività, disponibilità territoriali, ri
milanese (manca anche un tecnico animatore
a tempo pieno, ciò che esiste in altri paesi) .
Ciò nonostante, o per fortuna, si ha sempre la
possibilità di entrare in contatto con persone
nuove: inoltre di recente gruppi giovanili in
parte rinnovatisi si sono riavvicinati alla Fgei
(per esempio il gruppo di cui sono membra),
ma ci sono altrettanti gruppi, per lo più piccoli
e molto giovani anche per l’età media dei partecipanti, che la Fgei non sanno proprio cosa
sia (incredibile ma vero) o nella migliore delle
ipotesi, sentono la federazione come qualcosa di lontano dalle loro comunità. Certo, dice
vo che è difficile raggiungere tutti, an
un’epoca multimediale, da villaggio gli
come la nostra; da qui la necessità di se
re e rendere partecipi tutti - chiese, cif
distretti - in questo lavoro. È forse un’utol
Gli sviluppi della situazione al proS
pre-congresso.
-29 novembre 97
sorse giovanili, etc. è necessario coinvolgere
tutte le parti in causa, a partire da ogni comunità, per cercare di avere risultati maggiori e
più duraturi. Infatti anche qui in Lombardia
con il coordinamento giovani stiamo comprendendo quanto non sia semplice, per energie e
mezzi economici, coinvolgere gruppi o persone singole che vivono al di fuori della realtà
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IO CHE TI STO A FIANCO,
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Seminario di Formazione che si è svolto
la Casa Cares dal al 23 novembre
^veva come tema centrale la
stimonianza.
il pregio notevole di queI campo è stato quello di
laver tessuto un bel culto
^rion senza fatica e qualche launa) legando tutto quello che duran
CENTRO
• t
sogni del contesto o dei contesti che ognuno
di noi attraversa significa avere
poi le «armi» per capirlo e
incidervi. Significa essere
parte del nostro tempo
e non esserne fuori o a
fianco. Significa averlo
analizzato, averne un’idea
chiara in testa. Solo allora possiamo incidervi e incidere vuol dire oltre a
mandare un messaggio anche contestare e
porre domande.
Vuol dire, e questo lo credo fermamente,
sentirmi appieno parte di un contesto e proprio per questo essere suscitata testimone
dell’Evangelo «qui e ora». In poche parole
contestualizzare il messaggio.
CASA CARES
Il culto è stato capace di racchiudere tutto
questo.
Per quanti hanno criticato il campo per: lacune, incertezze, dimenticanze, approssimazione, pesantezza e lentezza del culto e altro
(che mi sono dimenticata di citare) rispondo
che la sperimentazione che abbiamo voluto
tentare e due giorni scarsi di lavoro producono anche errori... colmabili con un prossimo
campo sulla testimonianza.
Mariangela Padda (Roma)
f mm V. M
il campo abbiamo prodotto a un brano dene corposo come «Gesù e la samaritana»
iiov. 4:1-30).
Le animazioni che ci sono state presentate
fante i due (scarsi) giorni di campo hanno
iramente arricchito chi ha «fame e sete» di
love tecniche di animazione nonché di stie suggerimenti per affrontare un tema
rosso» come quello della testimonianza.
Abbiamo condiviso sia le emozioni, le riìsioni e i pensieri che vengono suscitati dal
ifronto con i testi biblici, che vuol dire sencritico sul «Dio che non mi va di raccontasia la nostra capacità di riconoscere i molliti di forza e di debolezza nella vita di chi
[a accanto e ci racconta e legarli alla di lei
lui relazione con Dio.
'uello dell’animazione multimediale sul
testo, il Diaporama (proiezione di diaposicon sottofondo musicale) è sembrato il
ip» del campo. Dopo la proiezione ciascudi noi avrebbe dovuto scegliere quale imigine e suono evocava i proprio contesto e
lescriveva (dove vive, i luoghi che frequendove lavora, dove si diverte, le
|rsone con cui passa il tempo),O 1 ^OO^O'Z finiIDlTlhrO 07
contare cioè qual è la memoria» I »»4»^ I JUvClllUI C 7 i
bMm
segue dalla prima pagina |L MURO A SECCO
za narra facendo continuo riferimento all’esistente, a quanto stiamo vivendo e a cosa ci
succede attorno, ma non si ferma mai ad esso. La testimonianza non è distratta, anzi è
attenta e coinvolta nel mondo e per questo
può raccontare cose nuove al mondo. La testimonianza è anche una un grido che racconta le lacerazioni subite, la giustizia negata.
Ma è dal racconto rigoroso di quanto accade
che può scaturire la narrazione delle possibilità finora negate. C’è un dovere di testimonianza che dipende dalla passione per la verità e un dovere che dipende dall’ansia per le
cose possibili, in questo senso la comunità
che testimonia narrando può essere una comunità profetica.
E negli spazi lasciati tra una parola di Dio e
l’altra che troviamo ospitalità noi e le nostre
parole. Addirittura ci nasciamo in mezzo. Da
essi possiamo prendere il volo. Il nostro volo,
la nostra libertà e la nostra speranza non sarebbe possibile se un muro a secco non ci
avesse prima accolto.
Sandro Spanu (Roma)
In questo articolo c’è poca farina de! mio
sacco, per non appesantire la lettura non ho
apposto alcuna nota. Ho preso a piene mani
idee dal libro di E. Jùngel, Dio mistero del
mondo, Brescia 1982 e da Adriana Cavarero,
Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Milano
1997. La metafora del muro a secco è di mia
nonna.
dai consyfio
Care fgeine e cari fgeini.
Sono passati alcuni mesi dal nostro campo studi nazionale e finalmente ci siamo rincontrati/e durante i tre seminari di formazione Nord, Centro e Sud. Circa 50 persone in ogni seminario, per un totale di 150 persone; in
alcuni luoghi c’è stato persino un problema di posti letto
disponibili. Speriamo che le discussioni e le esperienze
avute possano essere testimoniate ad altri e ad altre.
In queste pagine e su Rifor- j
ma potete trovare anche |
qualche contenuto.
In ottobre si è tenuto a S. Severa il Consiglio Al- ,
largato, dove abbiamo iniziato a parlare dei possibili ,
temi del prossimo Congresso. La redazione del Notiziario Egei ha modificato una rubrica chiamandola “Il ^
Congresso che vorrei’’ invitandoci a contribuire; credo che
sia arrivato il tempo di costruire insieme,
lasciandoci alle spalle qualche critica anche giusta e guardando invece ai desideri. Vi riporto per questo alcuni dei
temi emersi nel dibattito con le segreterie regionali. Il
tema della testimonianza, lanciato nello scorso Congresso, offre ancora molti spunti di discussione: cosa
j significa questo termine neila nostra ricerca di fede,
nei nostro rapporto con le comunità, nel nostro linguaggio, e anche che cittadinanza ha questa parola
nei nostro vivere quotidiano, vogliamo che esista una
nostra testimonianza politica? Rimane aperta la questione della
Egei contenitore o soggetto, tema
anche affrontato in alcuni articoli apparsi sul Notiziario.
Sarà pure vero che alcuni di voi non vogliono la Egei in
un certo modo, ma ci sono altri che rifiutano una federazione di solo collegamento, anzi desiderano che sia
uno spazio di riflessioni. Un altro tema che emerge nei
nostri vari incontri riguarda le attese spirituali delle
nuove generazioni: qual è la nostra predicazione, quai
è il sostegno che possiamo dare nelle scelte di vita delle
persone giovani, nelia situazione di carenza di lavoro, nella ricerca del proprio cammino. Eorse questo può essere un
tema interessante da rivolgerci.
Inoltre il problema del linguaggio che utilizziamo è tornato argomento di discussione, come dimostra anche l’articolo di Gabriele Vola nello scorso numero del Notiziario: avere dei buoni contenuti non basta se non si riesce a
comunicare, d’altra parte imparare nuove idee spesso si
accompagna a imparare nuove parole ed è quindi faticoso. Non credo che la soluzione stia nel semplificare
il linguaggio, ma nel fare uno sforzo da ambedue le
parti in modo da non perdere troppo.
Nella prossima primavera riceverete la relazione
i del Consiglio per preparare le discussioni in vista del
XIII Congresso e si svolgeranno i pre-congressi. Vi
prego di approfittare di questi spazi, di portare le vostre
idee, le critiche e gli entusiasmi necessari. La federazione è un’opportunità per fare un lavoro significativo.
Silvia Rostagno (Agape)
pica del proprio contesto e ciò che
] va in esso, infine cercare di trova|?un contesto condiviso» con gli al
f-a proiezione ha scatenato in
iJno di noi emozioni, sensazioni,
; domande, etc. etc., che la griglia
Il lavoro nei gruppi sembrava voI ingabbiare.
CPobabilmente la griglia aveva i
'‘*'miti, ma non è negabile la mandi analisi dei nostri contesti, la
“8 incapacità di leggerli e concio riconoscerci parte di essi.
1™®'' chiaro il linguaggio, la cultuf disogni, i malesseri, le domande e
fi
c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
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SEMINARI DI FORMAZIONE
12
CONVEGNO RHCZ A PORTICI (NA), 26 ottobre 1997
GESÙ’ INSEGNAVA DICENDO: “ASCOLTATE...
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«In me si verificò ciò che vi è di più opposto a parlare: diventai uno che ascolta...»,
queste le parole di Soeren Kierkegaard che
lessi tempo fa e che mi sono tornate alla
mente dopo l’incontro RHCZ che c’è stato il
giorno 26 ottobre a Casa Materna tra i giovani
di diverse chiese evangeliche di Napoli.
Quello dell’ascolto è stato il filo d’Arianna
che ci ha accompagnati dalla mattina fino al
momento del culto pomeridiano conclusivo.
Parole su parole vengono dette e ripetute
ogni giorno, sussurrate con dolcezza oppure
gridate con rabbia; ma quante di queste, vengono realmente ascoltate, e per ascolto interìdiamo la capacità di comprendere fino in fondo quanto viene detto, al punto tale da coinvolgere la nostra mente ed arrivare dunque
fin nella parte più profonda di noi stessi.
Quando cioè le parole prendono forma e concretezza perché l’occhio le vede, l’anima le
misura e il cuore le sente. Su questo “esercizio” ci siamo soffermati soprattutto durante la
mattinata, utilizzando alcune tecniche d’animazione. Nel gmppo del quale facevo parte.
Dialogo immaginario,
tratto da Luca 2, 39-52.
E mentre essi ritornavano a casa
Giuseppe disse a Maria:
“Credimi, non ho mai avuto tanta
paura per ciò che è successo”.
María: “Eppure non si è mai comportato cosi, come pud vedere nostro figlio
sta crescendo”.
Giuseppe: “Vorrei sapere tanto che
cosa ha fatto, certo nel tempio non gli
poteva sucxedere nulla".
Maria a Gesù: “Come ti è venuto in
mente di allontanarti senza dirci nulla, e I
poi cosa hai fatto in tutto questo tem-1
po?". I
Gesù: “Niente, ho fatto un giro e ho'^
visto il tempio, c'erano tante cose, però^
vi ho cercato nel cortile degli israeliti, i
sotto il portico dì Salomone, dove derapi
no i cambiavalute e ¡ venditori di animalìl
e non vi ho trovati. Poi ho incontrato unf
sacerdote che mi ha visto da solo e ha
capito che mi ero perso, altera mi /tà
preso per mano e mi ha fatto visitare il
tempio con la speranza di ritrovarvi. Mi
ha fatto vedere la torre Antonia, il cortSé
dei gentili, l'altare di rame, la tavola della presentazione dei pani, la vasca di
rame, e poi visto che non tornavate siamo andati a pregare, ed ho visto anche
un sacrìfido, però io avevo un po' paura. Così ci siamo avvicinati ad altri sacerdoti e d siamo messi a parlare e mi
hanno fatto tante domande che a me
sembravano scontate, ma almeno così
ho passato un po’ di tempo in compagnia. Mamma, papà, sto crescendo, vi
vorrò sempre bene, ma è il momento di
parlare del Padre mio e vi prego di non
considerarmi più un bambino”.
Giuseppe :¡ “Hai ragione, forse siamo
stati troppo possessivi con te".
Maria: “È vero, siamo troppo
rosi. È venuta il momento di consà
un adulto e rri>n più un bambino,
y^nai figlio deità Toratf. st
è stata la musica unita alle parole a guidarci.
Vi assicuro che è stato difficile “passare sopra” a frasi che hanno avuto lo stesso effetto
di un pugno tirato in pieno stomaco; parole
che fanno male... come quelle cantate da C.
Consoli, Jovanotti, i 99 Posse e gli Alma Megretta, dei quali sono stati scelti alcuni brani.
«Ricordo il freddo massacrante e il timore
di affondare in un letto di carboni ardenti,...
quale logica legge di vita potrà mai spiegare
la diabolica impresa di quegli uomini eletti...»;
così canta C. Consoli in Un sorso in più.
Non è retorica, non è voler ritornare sempre sugli stessi discorsi, ma quello della deportazione e poi dell’eccidio di milioni di ebrei
avvenuto non meno di cinquant’anni fa, è un
ricordo che brucia più che mai.
Come è potuto accadere?, resta la doman
RHCZ (Red Hot Chili Zone) è il
nome di un progetto, nato nella Egei,
che ha come obiettivo principale quello
di aggregare e coordinare giovani
evangelici in quelle zone dove sono
presenti, ma risultano dispersi.
La regione Puglia e l’area della città
di Napoli sono le due zone individuate
per far partire il progetto.
da che tormenta la coscienza di ognuno di noi
anche perché ancor oggi riecheggia in diverse situazioni di conflitto. Quanti riescono ad
ascoltare questo grido? Quanti ad accettare
l’incarico di responsabilità ed avere il «...coraggio di scegliere la fuga o affrontare questa
realtà» (così canta Jovanotti in La linea d’ombra)
Per il credente essere responsabile vuol
dire vivere un rapporto con Dio paragonabile
a quello che può legare un bimbo alla sua
mamma; un’immagine di tenera e serena dipendenza che ci viene mirabilmente presentata nel salmo 131. Ma essere bambini davanti a Dio significa nello stesso tempo essere adulti davanti agli uomini. L’apostolo Paolct
ci ricorda che essere adulti è vivere in questo
mondo nella certezza della propria identità,
nella consapevolezza della chiamata che il Signore ci ha rivolto, in attesa del posto, del Regno che Egli ha preparato per noi.
Dunque, cosa ho imparato da questa
esperienza?
Sicuramente a crescere, nell’ascoltare “le
voci di dentro” e quello che l’altro/a, col quale
mi confronto, ha da dirmi. Ed ho imparato anche a stare un pò più in silenzio per ascoltare
fra le tante la voce di Dio.
Deborah D’Auria (Napoli)
Una pagina del diario di Gesù di ritorno dal viaggio a Gerusalemme (Luca 2,
39-52).
Caro diario,
seno appena rientrato dal nostro consueto viaggio a Gerusalemme. Questo
è stato un anno molto speciale, perché
oltre a festeggiare la Pasqua abbiamo
celebrato il mio passaggio all’età adulta.:
In realtà sono tornato a casa alquanto,
stupito perché mentre ero intento a im-t
parare e comprendere nuove cose dai
maestri della legge, ho visto mia madre
accorrere verso di me con aria moltp
preoccupata. Mi sono subito chiesto dove ero stato, cosa avevo fatto, perché
non ero tornato a casa. Insomma, mi hm
fatto un sacco di domande che non ng
aspettavo! In fondo sono stati loro a
portarmi nel tempio, nella casa del pm.
dre mio ed io stavo solamente cercandm
di imparare qualcosa di nuovo; lì ero ¡al:
sicuro, ero nella mia casa. Certo, loro
sono I miei genitori, mi vogliono bene,
ho sempre vissuto con loro, forse sentivano la mia mancanza, ma io avevo rimi
cessità di stare lì e loro devono rispetta»
re le mie scelte. Forse un giorno capiranno'.. ma secondo me lo stantio già
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Agape 12-19 novembre ‘97 - Seminario CEGE
SESSUALITÀ’ E SPIRITUALITÀ’,
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Per me tutto è cominciato la sera dell’ll
novembre, quando è arrivato lo staff con un
giorno d’anticipo sul gruppo dei partecipanti.
Ho subito capito che come membro del “planning group” avrei trovato la settimana piuttosto impegnativa. Il programma prevedeva infatti che ognuno di noi mettesse a nudo tutte
le sue idee ed opinioni in vari momenti: gruppi
di lavoro, laboratori, plenarie...
Nel pomeriggio ho portato qualcuno interessato al museo di Praly, giudicato da tutti
interessantissimo. La sera è arrivato il groppone e si sono iniziati i
giochini che si fanno
sempre per rompere il
ghiaccio. Dal giorno dopo abbiamo iniziato a
lavorare in gruppi e abbiamo iniziato ad avvicinare il problema. Nel
pomeriggio ci siamo
abbandonati al mistero
dei mandala: ognuno
nel posto dove si sentiva più a suo agio, solo
con se stesso, ha riempito uno di questi ipnotici disegni circolari dei
colori che più riteneva
opportuni. Ne sono nati
tanti piccoli capolavori
che abbiamo appeso in salone dopo averli
analizzati in gruppi di tre persone. Intanto, la
confidenza tra di noi cresceva sempre di più,
grazie anche a questi momenti d’intimità. La
sera, durante il banchetto internazionale dei
frutti proibiti, se ne sono viste di tutti i colori;
oltre alle varie reazioni ai più diversi cibi, la
parte divertente era osservare la gente quando prendeva in mano, più o meno per sbaglio,
delle riviste porno svizzere con tanti omini in
tenuta adamitica...
Il venerdì è stata una giornata piuttosto impegnativa, dal momento che per tutto il giorno
si è rimasti nello stesso gruppo. Le scelte erano molte; Potere e sessualità. Le identità sessuali, Opzioni per la vita sessuale (attivi, passivi...), Il concetto di famiglia. Uomini e Donne. La giornata si è chiusa con un commo
vente e bellissimo film: Priest (Il prete). Anche
se non era in programma nessuna discussione dopo la visione, se ne è parlato per tutta la
settimana nel bar. Ovviamente ognuno aveva
la sua opinione sulla condotta del prete, che
non solo infrange la legge del celibato, ma
pure con un uomo! So di gente che per serate
intere ha discusso piuttosto animatamente
sulla questione.
Sabato: la giornata dedicata alla visita al
museo di Torre e ad alcuni luoghi storici come
la Gheisa d’Ia Tana, Chanforan, una scuola di
te, con le luci basse,
Tutti sono stati sicura
Beckwith e il tempio del Serre. La serata si è
riempita della musica e dalla vitalità del Coretto di Pinerolo che ha affascinato molto i nordici, per quanto ne so.
La domenica mattina ci ha visti guerreggiare in due fazioni opposte nel gioco di schieramento che ha risollevato alcune questioni
che, come il solito, si sono discusse ulterkjrmente al bar con fare spesso piuttosto deciso. Nel pomeriggio abbiamo avuto modo di riflettere su alcuni controversi passi biblici.
Il lunedì abbiamo fornito nuovi argomenti di
litigi grazie alle testimonianze di Daniela Di
Carlo e di Ekaterina, una studentessa di filosofia e teologia a Mosca. L’etica della felicità
contro la teoria del sacrificio. A questo punto
del convegno eravamo tutti amici di tutti, anche se tutti avevano idee diverse da tutti. Ed
unza m se
........................... , ic affermi
e questo che mi piace dei seminari de! CEGE:, ^
quello strano rapporto di “amore-odio” che si . ^
genera tra i partecipanti. Dopo pranzo abbia-.
mo ascoltato alcune testimonianze raccolte ir jg, j
giro per l’Europa di persone che avevano,- tonte 270
avuto problemi aH’interno delle loro chiese per- »orbo e s
via di abusi sessuali o per le loro scelte seni- linostica
mentali, e poi anche una struggente lette» fecomui
scritta prima del suicidio da un uomo al ragaz- ifefare dis
zo che amava, che non sapeva nulla’ »diAlzhe:
dell’omosessualità dell’amico. Eravamo tuli «perché è
nel salone, seduti o sdraiati su alcune copar- quani
amerò alt
teufficien
mente toccati da al®
no una delle letture e
mentre ci stavamo ari.
cora riflettendo su, ci ^ ^
siamo divisi nuova-, lonsabile s
mente ingruppetti peli po, ¡1 15 ,
cercare di scoprirei 11 ospiti si
quali sono le potenzia-i jna caoda:
lità di energia dentroí turismo,
noi: in altre parole, co- stato fatto
me avremmo affronti^ proprito noi le situazioni dip® ottobr
cui avevamo appeui
sentito la narrazione.
L’ultimo giorno a
biamo provato ad li
maginare la chiesa
futuro, come dovrebbe rapportarsi alle
matiche della sessualità e abbiamo conclusC|
che se ne dovrebbe parlare in modo sereuCi irj ospiti s
fin dalle scuole domenicali e dai catechisn*i la e di qo(
se si riesce a parlare di fratricidio, diluvi e »' I Alzh
tro, forse si potrebbe studiare un modo per® Wezza no:
frontare anche questi argomenti (questo ècj al tavolo
che si pensava nel mio gruppo, ma anche a a ínteres
erano giunti a conclusioni vicine). „ jw***^*^^
Dopo le dovute valutazioni del camp®- ^ ® nostr
preghiera finale e il party d’addio è venu que le d
l’ora di partire: in un lampo, il seminario a
già finito.
Per me è stata una grande esperienza a
nostante il mio modo alternativo di essere a®
lo staff. Grazie a chi ha reso questo possibi ■
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Claudia Cardon (Pine'
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REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Porla 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175). .
REDATTORI/TRICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Pecchia, Pietro orneo.
A Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Paol^e Luca Lula Nitti.
HANNO COLLABORATO A QUESTfl^MERO: ClauA Cardón, l^ffangela Fad^ Silvia Rostj^, Nadia Sa^ri, Marina Sa«a, Sandro Soanu.
tuna ArcidiacaÉPL^aura CaaÄT ^uri Pallacy»rSarah UjnßeWi, Maria l^ftfarello, Giagj^p PuggioniJ^natella Rg||pgno,Oriana J
:ORRISPONDENTI REGIONALI^
ullier, Paoio Testa.
Fascicolo interno a RIFORMA n. 47 del 12 dicembre 1997. Reg. Trib. Pinerolo n. 175/1951. Responsabile ai sensi dTiegge: Piera E^di. Edizioni Protestanti srì>
Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondavi.
san Pio V n.^^is, 10125 Torino:
13
12 DICEMBRE 1997
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morbo
Alzheimer
) •
l50ie membro della compone paritetica rappresenf il Rifugio Re Carlo Aljjper il progetto del cen,i)jttmo Alzheimer, come
jco di medicina generale
¡^nsabile della condizio^ica degli ospiti resi,li presso il Rifugio dal
)2,come specialista in genia interessato al problema
la'jnalattia di Alzheimer
11991, in riferimento al
juio di Federica Tourn
il direttore Elio Meggio;e all’articolo di Elena
ini Corsani, desidero
5é seguenti precisazioni:
bn si può affermare che
irbo di Alzheimer «non
auasi niente». E vero inÍ che da anni la malattia
.je studiata e indagata a
livelli e grandi passi
B sono stati fatti ultimaDte, anche se non si è aniltrivati a una terapia farpogica efficace; si è te^il26, 27 e 28 novembre,
)rtona, un importante conno nazionale sull’Alzheitche ha visto impegnati
atori sanitari e sociali,
in paziente affetto da tale
ittìa non alterna momenti
icidità a fasi di dissociale mentale ma è vero che
ta autosufficienza tende
m fk psivamente a diminuire.
ì "La causa principale di
* ’ eaza in senso alto (e non
CEGE* Sl®ff®^niato di demenza
„ ¡¿ che di per sé vuol dire
^ le nulla) è imputabile per
) abbia-,; all’Alzheimer e si ri'colteiit,*: £che in Italia siano atvevaaoi^^jfeiite 270.000 i malati di
lesep ■¡orbo e solo il 59% viete seé- Ignosticato!
! lett®- p&comunque del tutto
li ragaz- ileìare distinzione tra maa nulla* fidi Alzheimer e demenza
mo tutf " de perché è fuorviarne.
? copet- quanto il Rrca abbia
basse. alto di ospiti non
i sicura-) ^officienti, non è vero
. 1^. t Í3 su 70 siano «comple
. . ®te non autosufficienti»:
® impulso a dare un mi
I |di autosufficienza è sta° ^ dalla nuova figura di
nuova-j Usabile sociale e, ad e)etti pei; ¡j 15 novembre scorcoprire H ospiti sono stati a una
lotenzia-l pa caoda» a Rorà in un
dentro i, firismo.
role, co-' itoo fatto in istituto uno
affronta-'fio proprio nello scorso
izioni Jf *di ottobre, dal medico e
appena* ^responsabile infermieriizione. assistenziale, che ha
orno ab’l evidenza l’impatto
j a varie patologie di cui
IO i 70 ospiti sulla teralacologica e sulla nedi intervento infermie'! possiamo dire che 33
§ ospiti soffrono di dee di questi 5 sono proAlzheimer (la diagnosi
- r ®zza non esiste mai se
stoècv al tavolo autoptico); sanche ali* imeressante che uno
simile fosse allargato
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)OSSlt)ill
PIneri
te nostre Case di ripo^uelle deir Ausi 10 per
un monitoraggio più attento
della situazione socio-sanitaria dei nostri anziani più bisognosi di attenzioni.
6) Non è una malattia che
«si va diffondendo» (grazie al
eielo non è un’epidemia!). È
vero invece che per l’aumento dell’età media della popolazione e per una maggiore
attenzione posta al problema,
11 numero degli ammalati diagnosticato è in aumento anche se, ahimè, il 41% non
viene ancora individuato.
doti. Danilo Mourglia
Torre Pellice
I servizi che
«spariscono»
C’era una volta in vai Pellice... un servizio per l’infanzia,
che è il Consultorio pediatrico
a Torre Pellice; funzionava
bene con due sedute settimanali: il martedì dalle ore 9 alle
12 (vaccinazioni dalle ore 9
alle 10) e il giovedì dalle
14,30 alle 16,30. Gli operatori
presenti sono disponibili e
preparati professionalmente,
oltre a essere attenti alle esigenze dei genitori quando
questi iniziano la strada di allevare, educare e crescere il
proprio figlio (un operatore è
presente sul territorio nei servizi deputati all’infanzia, dai
corsi di preparazione al parto
ai momenti di educazione sanitaria a scuola!). Ma ogni
momento bello ha un inizio e
un termine? Sembra di sì per
quanto riguarda il Consultorio
pediatrico! Infatti le due sedute a Torre Pellice sono state
tali fino alle ore 11 del 24 novembre 1997 (come indicato
dal cartello all’ingresso), ma
alle ore 14 dello stesso giorno
un altro cartello (con data
24/11/97) diceva: «Dal 25/
11/97 il Consultorio pediatrico di Torre Pellice avrà il seguente orario: martedì ore 912»! Ecco come un «incantesimo» fa sparire da un giorno
all’altro i servizi in vai Pellice. Allora noi genitori fruitori
di quel servizio chiediamo: 1)
è così facile chiudere, sopprimere un servizio senza una
benché minima informazione
all’utenza? 2) con quale motivazione (i costi? l’obbligo di
non poter scegliere i servizi
più confacenti alle nostre esigenze?)? 3) perché questa
tempestività nel cambiamento? c’erano rischi oppure interessi? 4) dove sta il rispetto
nei confronti dell’utenza?
Noi genitori speriamo che i
nostri figli non siano considerati come numeri 0 «clienti»
di mere prestazioni sanitarie;
ma se ancora ha un senso
«prevenire è meglio che curare», allora si spenda in tempo,
energie, denaro e disponibilità
di operatori per fare educazione e salute sul territorio!
Ringraziamo per l’ospitalità
di questo giornale, che ci permette di far conoscere alla popolazione un comportamento,
a nostro parere, poco corretto.
Un gruppo di genitori
della vai Pellice
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11 dicembre, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30 alla biblioteca dalla Casa valdese, per l'Unitrè, la dott. Franca Debenedetti
Loewenthal parlerà sul tema «Essere ebrei oggi».
11 dicembre, giovedì — TORRE PELLICE: Alle ex scuole Mauriziane prelievo collettivo di sangue dalle 8 alle 11,30.
12 dicembre, venerdì — PINEROLO: Nel duomo, alle 21, concerto di Natale con il coro femminile «Ensemble vocale Arcadia», con le
soliste dell'Accademia di canto bioenergetico, con la direzione di M.
Cappellin.
12 dicembre, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Al Centro aperto per anziani, per la rassegna «Videoforum», alle 21, proiezione di
«Treni strettamente sorvegliati» di J. Menzel.
12 dicembre, venerdì — PINEROLO: All'auditorium del liceo
scientifico, alle 21, concerto delle «Fightin' sisters».
12 dicembre, venerdì —TORRE PELLiCE: Al cinema Trento, alle
10.30, incontro di aggiornamento con C. U. Schminck-Gustavus, docente di storia del diritto all'Università di Brema, che parlerà delle vicende del giovane polacco Walerjan Wròbel, il sedicenne arruolato a
forza nel Terzo Reich e decapitato ad Amburgo nel 1942.
12 dicembre, venerdì — PINEROLO: Al Teatro-incontro, alle
21,15, ultimo appuntamento con la rassegna «Aspettando l'inverno»
con lo spettacolo «Ti ha piaciato?» di e con Mimmo Chianese, al pianoforte Giacomo Cavo. Ingresso lire 15.000, ridotto lire 10.000.
12 dicembre, venerdì — TORINO: Al teatro Alfieri, alle 20,45, M.
Colombro e B. De Rossi presentano «Anatra all'arancia», ingresso
platea £ 35.000, galleria 29.000.
12 dicembre, venerdì — PINEROLO: Al circolo sociale di via
Duomo 2 conferenza con proiezioni sul tema «Sindone: studi e ricerche alle soglie del III millennio».
13 dicembre, sabato — PINEROLO: All'auditorium del liceo
scientifico, alle 21, concerto di Natale della «Filarmonica folkloristica
pinerolese» in favore dell'Admo di Villar Perosa.
13 dicembre, sabato — RORÀ: Alle 21, nel tempio, concerto della corale valdese; voce solista Silvia Prot.
13 dicembre, sabato — TORRE PELLICE: Al foyer Villa Elisa, alle
14.30, pomeriggio natalizio.
13-14 dicembre — BAGNOLO PIEMONTE: Al teatro Silvio Pellico, alle 21 di sabato 13 e alle 16 e alle 21 di domenica 14, «Non si sa
come» di L. Pirandello, prosa e regia di A. Paglietti. Ingresso intero lire 15.000, ridotto lire 12.000.
14 dicembre, domenica — TORINO: Al Teatro di Torino, alle 16,
spettacolo di Natale «Lo schiaccianoci», balletto.
14 dicembre, domenica — TORRE PELLICE: Dalle 11 al Collegio
valdese la II classe del liceo propone un mercatino delle pulci, con
servizio bar e ampia scelta di regalini natalizi. Il ricavato sarà utilizzato per la risistemazione dello spazio studenti.
14 dicembre, domenica — SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 15
nel salone comunale serata di musica e danze eccitane a a cura di
«Muzico e dansa d'oc».
14 dicembre, domenica — PRAROSTINO: Serata di tesseramento Ana e «bagna cauda alpina» per soci e simpatizzanti.
15 dicembre, iunedì — TORRE PELLICE: Al Collegio valdese dalle 17 alle 19 incontro di aggiornamento a cura del gruppo Lend Pinerolese sul tema «La scrittura creativa: raccordo tra LI e L2», con
Graziella Pozzo.
16 dicembre, martedì — TORINO: All'istituto Avogadro, alle 15,
incontro sul tema «Il lavoro collaborativo come modalità di costruzione di conoscenza di classe»; relatrice Silvia Caravita, ricercatrice
presso il Cnr di Roma, a cura della Rete regionale di servizi per l'educazione ambientale.
16 dicembre, martedì — TORRE PELLiCE: Nella sala riunioni
della Comunità montana, alle 20,45, incontro con il professor Elio
Ghigo, docente all'Istituto professionale di stato per l'agricoltura e
l'ambiente di Osasco, per approfondire e dare chiarimenti sul corretto utilizzo dei compostatori, distribuiti dalla campagna promossa dal
Consorzio Acea.
16 dicembre, martedì — TORRE PELLICE: Al laboratorio di pittura di Paolo Guasco, alle 17, incontro per genitori e bambini (dai 6
agli 11 anni) per informazioni sul corso sul ritratto e l'autoritratto.
Informazioni allo 0121-933178.
17 dicembre, mercoiedì — SAN SECONDO: Al tempio valdese,
alle 21, concerto del gruppo Architorti.
18 dicembre, giovedì — TORRE PELLICE: Scade il termine per
l'invio degli elaborati del concorso di disegno su Gian Burrasca; i lavori dei ragazzi vanno inviati a «La tarta volante», viale Trento 1,
Torre Pellice, telefono 0121-933096.
18 dicembre, giovedì — TORRE PELLICE: Alla biblioteca della
Casa valdese, alle 15,30, concerto di Elena Bossina e Alexia Dino, pianoforte a 4 mani, musiche di Schubert e Rachmaninov.
19 dicembre, venerdì — TORRE PELLICE: Nei locali Cai-Uget di
piazza Gianavello, alle 21, presentazione del corso di sci-alpinismo.
19 dicembre, venerdì — TORINO: Al teatro Alfieri, alle 20,45,
Nino Manfredi in «Un mostro di nome Angelo». Platea lire 35.000,
galleria lire 29.000.
19 dicembre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,30 fiaccolata
con partenza da Santa Margherita con la partecipazione di gruppi canori, sfilata nelle vie cittadine con canti e intermezzi musicali, arrivo
alla rotonda di piazza Muston per lo scambio di auguri con distribuzione di cioccolata calda e vin brulé.
19-23 dicembre — TORRE PELLICE: Nella sala consiliare della Co
munità montana mostra del pittore Mario Nicelli; 10-12,30 e 14-18.
HOCKEY GHIACCIO: DUE PARTITE, TRE PUNTI — Una vittoria e
una sconfitta per l'H.C Valpellice nell'ultima settimana; ma se la
vittoria in casa con le Civette Milano era quasi scontata (9-1 dopo
un primo tempo sofferto oltre ogni dire), il Chiavenna, con cui i
valligiani hanno giocato in trasferta domenica 7 dicembre, si è
dimostrato ancora una volta la classica «bestia nera». Rivoira recupera Sbicego dopo l'infortunio al polso e gioca a due linee, ma
il primo tempo mette i brividi; tre reti in sei minuti e i lombardi
chiudono i primi 20' sul 3-0. La seconda frazione è equilibrata: la
Valpe dà l'impressione di poter rimontare, va sul 4-2 ma subisce
pericolosi contropiede. Malgrado le reti di Berti (2), Sbicego e
Bassoli, il punteggio si dilata fino all'8-4. Nella terza frazione,
grazie a Martina, Ermacora e Berti ancora, la Valpe va ad un passo dal pareggio. Sull'8-7 però Guido Nava ha il disco del break decisivo; nel finale c'è ancora posto per una rete del Chiavenna che
chiude sul 10-7. È iniziata intanto anche la serie C per i torresi dei
Peter Pan; ia formazione, un mix di giovani e vecchie glorie quali
Saletta e Cogno, ha perso in casa con il Valle d'Aosta per 5-3.
PALLAMANO: L'UNDER 18 VINCE A BIELLA — I ragazzi dell'Under 18 del 35 hanno salutato con una vittoria il ritorno in panchina del giovane allenatore Andrea Comoglio reduce da un duplice intervento chirurgico. In trasferta a Biella il 35 Pinerolo ha vinto per 29 a 20, grazie soprattutto alla velocità ed alla prestanza
atletica; Chiusa la prima frazione sul 13-9, in apertura di ripresa i
pinerolesi hanno subito alcune azioni della squadra di casa salvo
poi riprendersi alla grande e chiudere vincendo meritatamente.
Fra i marcatori in evidenza Vellano, 8, Parisi 7 e Laddomada 6; sabato 13 incontro a Pinerolo, ore 18,30, con il Rivalla.
DOMENICA CORSA CAMPESTRE A LUSERNA — Appuntamento
domenica 14 dicembre per la 17= edizione della corsa campestre
di Luserna San Giovanni. La gara, sul percorso dei prati adiacenti
il campo sportivo, vanta un ricco albo d'oro; quest'anno la concomitanza con i campionati europei di Lisbona terrà lontani molti
dei migliori atleti nazionali. Al via, come favorito, sarà senz'altro
Walter Durbano, alle prese col pinerolese Becchio, con Galeasso
ed il valtellinese Fumagalli. Si inizia alle 14; a contorno varie gare
giovanili ed un cross amatoriale.
PAG. Ili
Nelle
Chiese Valdesi
ATTIVITÀ SCOUTISTICHE — Prossimo incontro per il
gruppo scout della Val Pellice sabato 13 dicembre al presbiterio dei Coppieri, dalle 16,30 alle 18,30. Per informazioni si
possono contattare i responsabili Miriam Bellion (91815),
Marinella Lausarot (932969), Massimo Long (953107).
ASILO DEI VECCHI DI SAN GERMANO — Dal 12 al 28 dicembre si svolgerà, dalle 14 alle 17,30, la mostra di Natale,
con proposte di artigianato artistico e tante idee per i regali
di Natale.
COLLETTIVO TEOLOGICO — Domenica 14 dicembre, nella chiesa valdese di San Secondo, alle 17, incontro del collettivo teologico «Giovanni Miegge; lettura da «La cristologia»
di Dietrich Bonhoeffer.
CULTO ALL'OSPEDALE DI TORRE PELLICE — Il culto di
giovedì 18 dicembre alle 16,30 sarà a cura della chiesa di Villar Pellice.
BOBBIO PELLICE — Venerdì 19 dicembre alle 20,45 spettacolo natalizio presentato dalla scuola domenicale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: giovedì 11 dicembre ai Peyrot, giovedì 18 a Fondo San Giovanni, venerdì 19 agli Airali. Domenica 14 dicembre alle 17 nel
tempio «Avvento in musica e preghiera», letture bibliche e
preghiere accompagnate da musica d'organo.
MASSELLO — Riunione quartierale al Roberso alle 14
giovedì 11 dicembre.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 14 dicembre alle 10
assemblea di chiesa a Perrero sugli stabili di proprietà della
chiesa e elezione di un'anziano/anziana di Maniglia. Martedì 16 dicembre alle 14,30 incontro dell'Unione femminile.
POMARETTO — Culto all'ospedale martedì 16 dicembre
alle 17,30. Sabato 13 dicembre al tempio alle 21 concerto
della banda musicale di Pomaretto. Riunioni quartierali: giovedì 11 alle 15 all'Inverso Paiola, venerdì 12 alle 20,30 a Perosa, mercoledì 17 alle 20,30 ai Maurini. Culto al Centro anziani di Perosa venerdì 19. L'Unione femminile si incontra
venerdì 19 all'Inverso alle 14,30. Venerdì 19 alle 20,30 incontro al teatro per ì gruppi che riuniscono i giovani (teatro,
scouts, monitori, raccolta differenziata, banco libri) per fare
un bilancio della situazione. Il gruppo visitatori si incontra
mercoledì 17 alle 15 all'Eicolo grando.
PRALI — Domenica 14 dicembre, alle 10, culto con assemblea di chiesa, all'odg la celebrazione della Santa Cena e la
discussione del progetto di ristrutturazione degli stabili che
necessitano di riparazione (museo, scuola vecchia, scuola di
Cugno). Venerdì 19 dicembre cena ad Agape (prenotazioni
direttamente ad Agape o al pastore). Riunioni quartierali:
giovedì 11 dicembre alle 19 a Villa, venerdì 12 alle 20 a Ghigo. Mercoledì 17 dicembre lettura biblica dal Libro degli Atti degli Apostoli. Teatro: appuntamento importante per le
prove venerdì 12 alle 20,30.
PRAMOLLO — Riunione quartierale giovedì 18 alle 20,30
ai Pellenchi.
PRAROSTINO — Riunioni quartierali: mercoledì 17 alle
20.30 al Collaretto, giovedì 18 alle 15 ai Gay. Domenica 14
dicembre alle 20,30 concerto di Natale presso il tempio di
San Bartolomeo con la corale.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 12 agli
Appiotti, martedì 16 ai Simound, mercoledì 17 ai Bouissa.
Domenica 14 dicembre Piera Egidi parlerà all'Unione femminile della visibilità delle donne nella chiesa e nella società, in
occasione del decennio di solidarietà delle chiese con le
donne, che termina nel 1998. La Società di cucito si incontra
alle 15 di mercoledì 17 dicembre in Foresterìa per un incontro natalizio di fine anno.
VILLAR PELLICE — Domenica 14 dicembre dalle 9 alle
10.30 e dalle 11,30 alle 17 bazar prenatalizio organizzato
dall'Unione femminile, in collaborazione con la scuola domenicale; chi può offrire oggetti artigianali o dolci si può mettere in contatto con le sorelle dell'Unione femminile. Domenica 14 culto con la partecipazione del coretto dei piccoli.
Venerdì 19 dicembre alle 15 festa natalizia alla Miramonti.
Riunioni quartierali: venerdì 12 dicembre alla scuola del Teynaud per i quartieri Ciarmis e Teynaud, lunedi 15 alla scuola
del Piantà per i i Garin e Piantà, mercoledì 17 alla Miramonti
per i due quartieri del Centro, dell'Inverso e del Serre.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: venerdì 12 dicembre
alle 20 a Villasecca, martedì 16 alle 20 al Serre Giors, mercoledì 17 alle 20 a Trussan, venerdì 19 alle 14,30 ai Trossìeri e alle 20 a Morasso. Incontro dell'Unione femminile giovedì 18.
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il 12 DICEMBRE 1997
-------sssEssEi Vita Delle Chiese ì
giro per conto della Fcei nelle zone terremotate di Umbria e Marche
Tra pioggia^ fango e pazienza
lò che colpisce è il carattere ripetitivo e ossessivamente interminabile del sisma
I realtà abitativa fatta di tante frazioni disseminate sul territorio
PAG. 7 RIFORMA
tUOENIO RIVOIR______
[jlOVARE un ordine,
fjtse anche solo prowilella vita improwisa¡teirasformata da un
ijo all’altro, e dovere inergersi che ogni giormincia da capo, peri giorno c’è una nuola. Si può descrivere in
modo l’impressione
la quando ci si trova a
Eon i responsabili Ioni i volontari e con cole sono stati, in modi
irsi, toccati dal terre
.le ha colpito l’Umbria
^che. «Questa volta si
un terremoto che si
ia, che avvisa, ma che
con insistenza - dice
ivane a Cesi, in mezzo
e di un villaggio pra[ente scomparso si
prima un rumore imlante, che fa rabbriviIhe dura parecchi seli viene il bum, come
[psione. E qualche pezla crolla, qualche cosa
bia'feionomia, una straiinèpiù come prima»,
p in tre, inviati della
Ione delle chiese e:he in Italia e del socille chiese evangeliche
¡re, e percorriamo uno
" Itro valli e montagne
^province di Perugia e
ita, alla frontiera tra le
e l’Umbria, per poter
jun po’ a tutti quel che
' IO. E tutti e tre inconliUnescolate tra loro, la
i(«un terremoto che non
ai») e la volontà teicostruire («ogni giorciamo - dicono da
più parti - cercando di impedire che la ricostruzione cancelli gli aspetti umani che sono rimasti»).
Nonostante tutto quello
che abbiamo visto ci siamo
trovati, nel nostro viaggio di
ricognizione, di fronte a una
situazione molto diversa da
quel che pensavamo. Segnalo
due aspetti di questa nostra
scoperta. Il primo è la capacità di resistenza, come se
tutti ce la mettessero per resistere al male; di fronte a un
terremoto che non finisce,
dobbiamo continuare a lavorare. Non smetteremo mai,
fin che ce la facciamo; ricominciamo ogni giorno da capo ma andiamo avanti. Il secondo aspetto, però, è la difficoltà della ricostruzione; segnalo solo una caratteristica
della regione colpita; sono in
gran parte piccoli Comuni di
montagna, con pochissime
migliaia di abitanti ma sparpagliati in numerosissime
frazioni (20 frazioni, 30, 40
frazioni per due o tremila abitanti); la gente non vuole allontanarsi dai resti del villaggio abbandonato e si tratta
quindi di ricostruire lì vicino
una, due, tre, venti piccoli villaggi combattendo in mezzo
a spese notevolissime e nell’impossibilità di trovare gli
spazi necessari.
Noi tre viaggiatori in questo
piccolo mondo distrutto restiamo perciò sbalorditi di
tutto quel che già si è fatto e
nello stesso tempo ammutoliti perché non si sa bene come
poter aiutare. Non sappiamo
se ammirare di più la capacità organizzativa (che comprende anche la rapidità delle
decisioni prese e da prendere) o la risposta del mondo
del volontariato, che ha contribuito in tanti casi a trovare
soluzioni immediate benché
provvisorie. Quando chiediamo che cosa possiamo fare
siamo raggiunti da liste già
pronte (e continuamente aggiornate) di piccoli progetti.
Non solo piccoli; in un incontro presso la Provincia di Perugia vediamo che il coordinamento tra i vari interventi
ha lo stesso sapore di serietà
e di precisa consapevolezza
di dover affrontare situazioni
quasi impossibili; anche qui
grande attività e disponibilità
all’ascolto di tutti quelli che
possono fare qualcosa.
Ritorniamo nelle nostre case, sfiniti dal freddo e dal fango ma pensiamo ancora a
quelli che giorno e notte sono
investiti dal vento del gelo e
dalla paura. Abbiamo anche
pensato di mandare qualche
fotografia, fatta nel tentativo
di fare capire qualcosa di
questa immensa tragedia. Ma
non fidatevi troppo; si tratta
anche in questo caso di un
terremoto un po’ speciale.
Non solo è un terremoto che
si annuncia e che insiste, ogni
giorno in modo nuovo, ma è
anche un terremoto che tocca
qui e lascia illeso là (per esempio le case che sembrano
intatte sono completamente
distrutte all’interno, una frazione è colpita e l’altra è quasi rimasta intatta, fino alla
prossima scossa).
Siamo tornati da questo
viaggio al centro d’Italia e vi
abbiamo voluto riferire; non
abbiamo parlato di Foligno,
di Assisi, di Camerino o di
Perugia (che sono grandi e
belle città) perché di questo
già altri hanno parlato. Ma
abbiamo deciso di raccontarvi l’energia e la paura dei
piccoli per vedere se si può
fare qualcosa.
Prosegue la riflessione sul tema chiese e diaconia
Diaconia e rapporto con gli enti locali
FRANCA COISSON
DO che sia particolarmente imrtante riflettere, meditare, rae sulia diaconia per non pensare una cosa a parte, staccata daldella chiesa o addirittura facol»8 per la chiesa stessa. «La diaconia
^èsolo conseguenza dell’Evangelo,
un pezzo dell’Evangelo» diceva
lo Ricca conducendo alla riflessioecipanti al seminario tenutosi
Cares a ottobre.
¡la e azione, predicazione e guasalvezza e salute accompagna'Vita di Gesù, servo dell’Eterno,
0 per servire e dare la sua vita per
• La diaconia mette in relazione
<|altro, con i problemi e le necesffelativi al suo corpo, di fronte ai
tton può rimanere indifferenti,
sto credo vada ripensato da tutti
(ulta che ci avviciniamo alla pali Dio e vogliamo esserle fedeli in
persona, valutando se quello
icciamo è veramente servizio o
tuo che lo sia.
ndo le nostre opere diaconali
late, sicuramente erano delle ri' alla vocazione dei credenti nei
Oliti della sofferenza di fratelli,
li nessuno interveniva. Oggi con
^ione della società, lo stato ha
Ito nella sua Carta costituzionale
ä fronte alle necessità della sua
^ione e ha emanato leggi avanoe regolano la vita del cittadino,
licurano lavoro, lo proteggono
|ohi, gli permettono assistenza e
Teoricamente quindi ciascuno
“be avere pari trattamento e pari
tunità di sicurezza economica e
0 dalla nascita alla morte. Ma cob, altrimenti non ci sarebbero
01 di disoccupati, di poveri, di
"oRo, di ammalati abbandonati a
come ci documentano analisi
•Orti effettuati.
tra parte basta guardarci attorno
•d minimo di attenzione per ve^be la povertà non è sgominata
ffiipurente abbondanza dei nostri
■ la malattia non è vinta dalle pur
meravigliose scoperte scientifiche che
si sono andate facendo, il lavoro non è
patrimonio di tutti, gli handicappati, i
malati psichici, i malati cronici non
hanno le stesse opportunità dei cosiddetti normali e sani e così via.
E allora vuole dire che molto spazio
rimane per chi come singolo e come
chiesa vuole vivere la sua diaconia.
Credo che in nessun campo come in
quello della salute sia sbagliato parlare
di concorrenza, perché il campo di intervento è vastissimo e le necessità sono infinite. Perciò hanno senso le nostre opere che svolgono un servizio
istituzionalizzato, ma anche tutti quegli altri servizi che possiamo rendere
alla persona, carente di risorse, di lavoro, di casa, di famiglia, di salute, al
posto o a supporto di quanto è in grado di fare l’ente pubblico a ciò preposto. L’unico problema che può sorgere
a questo punto è dato dalla scarsità
delle risorse umane ed economiche disponibili per svolgere questi servizi.
Le nostre opere, di grande o piccola
caratura che siano, sono sostenute finanziariamente dalle nostre chiese italiane e estere, ma da alcuni anni a questa parte traggono sostentamento anche dalle convenzioni con l’ente pubblico in tutto (ospedali) o in parte
(opere socio-assistenziali per non autosufficienti) per le spese di gestione,
mentre le Regioni intervengono in parte per le ristrutturazioni o gli ampliamenti degli edifici. Inoltre i doni raccolti tra i nostri membri di chiesa, e tra
quanti credono nella validità delle nostre opere, servono spesso a dotarle dì
attrezzature e strumenti tecnologici
avanzati, in tempi ragionevoli, necessari per i trattamenti richiesti.
È chiaro che essendo le nostre opere
integrate nel tessuto sociale del territorio di appartenenza, svolgono un servizio difficilmente sostituibile per la
popolazione circostante e perciò sono
state riconosciute necessarie e inserite
nella rete pubblica attraverso convenzioni con gli enti locali, con le Usi, con
le Regioni.
Il problema che si pone ora in Pie
monte e in particolare nelle valli valdesi è quello del coordinamento con
l’ente pubblico, perché i servizi svolti
siano complementari a quelli dell’ente
pubblico; quindi è indispensabile che
chi governa i nostri ospedali e le nostre
opere socio-assistenziali sia ammesso
al tavolo della programmazione, sia
per l’apporto che può dare per l’esperienza maturata nel campo dei servizi
offerti, sia per avere conoscenza delle
necessità verificate e quindi delle nuove attività da intraprendere per le risposte oggi necessarie.
Siccome è sicuro che sempre nuove
necessità emergono, che occorre far
fronte a nuove malattie, nuove povertà, nuovi bisogni, le nostre opere
diaconali devono essere in grado di offrire nuovi servizi da integrare con
quelli già attivati, dimostrando flessibilità e capacità di leggere le esigenze
della società di oggi. Si tratta quindi di
saper presentare nuovi progetti che
vanno sostenuti e promossi nel quadro
degli interventi di programmazione
generale della Regione e degli enti
pubblici, in collaborazione con i quali
ci si trova a operare per il benessere
delle popolazioni.
Guidati dalla fede e stimolati dall’amore per il prossimo sofferente, a
mio avviso, non dobbiamo accontentarci di perpetuare le nostre tradizionali attività, ma dobbiamo offrirci come risorse sul territorio in cui ci troviamo a vivere e pretendere di essere vissuti come tali. Non dobbiamo sottrarci
alle regole del vivere comune né pretendere di non osservarle, a meno che
siano in netto contrasto con la nostra
fede, nel qual caso dobbiamo apertamente denunciarle, o che siano nocive
e opprimenti, nel qual caso dobbiamo
adeguarci perché si trasformino in accettabili e eseguibili.
Ovunque dobbiamo collaborare con
l’ente pubblico che si ponga al servizio
della popolazione sofferente, stimolarlo ove non sia sufficientemente sensibile alle necessità, affiancarlo nella
elaborazione di programmi e progetti
per la società del futuro.
Un'iniziativa ecumenica
Da Graz a Rapolla
fra riflessione e solidarietà
FRANCESCO CARRI
Da Graz a Rapolla; si tratta di un bel salto. Da una
città austriaca di 268.000 abitanti, nella Stiria, a un piccolo paese lucano con poco più
di 6.000 abitanti. Diciamolo a
voce alta, quel che conta non
sono i numeri, ma il messaggio della riconciliazione, ossia i contenuti dei documenti approvati nella seconda Assemblea ecumenica europea
di Graz che dovrebbero avere una ricaduta positiva nella vita delle singole chiese locali. I documenti diventano
vissuto, comunicazione, partecipazione, riflessione da
persona a persona, da chiesa
a chiesa.
Così è stato quando a Rapolla, nella locale chiesa cattolica, si è avuto un incontro
ecumenico dopo «Graz», per
non lasciar cadere nel nulla
una tematica così vitale, che
sfida la vita delle chiese e ampi settori della vita dei popoli.
«Riconciliazione; dono di Dio
e sorgente di vita nuova»; un
messaggio che ha impegnato
nella giornata di venerdì 14
novembre circa 35 persone,
catechisti e attivisti nelle singole realtà e gruppi ecclesiali
della diocesi Melfi-Rapolla.
L’illustrazione dei vari temi e
di una serie di diapositive,
fatta dal sottoscritto insieme
al sacerdote Mauro Di Sante,
ha tenuto desta l’attenzione
dei partecipanti per due ore
circa. Riconciliazione, una
parola a cui fanno eco pace,
giustizia, vita nuova, non poteva non far scaturire una
preghiera di intercessione,
segno di una solidarietà ecumenica, per la famiglia Cefola. Si tratta di una famiglia di
Chiavari
Una luce
che rischiara
la notte
Domenica 23 novembre la
Chiesa battista di Chiavari ha
vissuto un momento di intensa commozione e di gioia
in occasione del culto di presentazione della piccola Sara
Speranza, nel corso del quale
sono state invocate le benedizioni del Signore su di lei.
Si tratta della bambina nata il
giorno dopo la morte del padre Daniele, perito in un incidente stradale.
Il pastore, ricordando una
frase del padre che parlava
della bambina nascitura come di un segno mandato dal
Signore nella sua famiglia, ba
cercato, alla luce della Bibbia, di decifrare quel segno. I
segni non sempre sono chiari, a volte sono addirittura
contraddittori, come il segno
di Giona, per esempio, ma
nella fede possiamo leggerli
come una traccia che il Signore lascia nella nostra vita
per indicarci che la sua grazia
non ci lascia soli.
Particolarmente commovente e sentito dalla comunità è stato il momento in cui
Teresita, la mamma della
piccola, ha voluto rivolgersi
al Signore in preghiera, ringraziandolo «perché nella
notte ha voluto mandare una
luce per rischiararla». Un’agape fraterna ha concluso la
giornata; in essa la chiesa,
che è stata costantemente vicina alla madre e alla piccola
anche nella preghiera, ha voluto così esprimere un gesto
di solidarietà ma anche di
gioia per quel segno di vita
manifestatosi in una famiglia
così duramente colpita.
modesti lavoratori, residente
a Barile, paesino della Lucania a 7 km da Rapolla, venuta
tristemente sulla cronaca dei
giornali nazionali per il barbaro omicidio del giovane
Donato Cefola; rapito, tolto
all’affetto dei suoi, ucciso ancor prima di entrare nella dinamica diabolica della richiesta di un riscatto. Da un
caso di «violenza e distruzione» così vicino, cattolici e
metodisti insieme, anche come semplici cittadini, ci si è
trovati ad «andar per le vie
del mondo». «Riconciliazione» dunque veramente va al
di là del messaggio finale
dell’assemblea ecumenica di
Graz. Segno di tale riconciliazione è stato appunto il modesto incontro interconfessionale di Rapolla che certifica e mira a un impegno sempre più ampio e costante nella costruzione di una nuova
umanità già vissuta e preannunciata dal Signore.
Graz. Una pausa dei lavori
Mortola
Ricominciate
tutte le
consuete attività
Dal mese di settembre la
comunità battista di Mottola
ha regolarmente ripreso le
sue attività; i diversi gruppi
hanno con gioia cominciato a
incontrarsi settimanalmente.
Il gruppo donne ha voluto iniziare con un culto di adorazione sul tema della samaritana per sensibilizzare tutta la
comunità, e in particolare le
donne, a lasciare tutti gli impegni, soprattutto quelli vissuti come doveri casalinghi
che possono mortificare e impoverire spiritualmente. Ulteriore stimolo è stato il riferimento, durante la meditazione di Pinuccia De Crescenzo,
a Giudici 6, 14 («va con codesta tua forza»), motto del 20“
Congresso Fdei, che mai va
dimenticato nell’intraprendere il nuovo anno di attività.
Così sono iniziati anche i
lavori della scuola domenicale, che vede la partecipazione
di circa 30 bambini e bambine e del gruppo giovani che,
avendo ospitato il seminario
formazione Sud dal 21 al 23
novembre, ha ripreso nuovo
vigore ed entusiasmo anche
nel mantenere i rapporti con
le realtà esterne e nel curare
il bollettino di collegamento
tra gruppi giovani, federati e
non. A tutto questo si aggiunge la gioia di riavere il pastore
Nunzio Loiudice, ormai in
via di guarigione dopo il pericolosissimo incidente d’auto,
e sua moglie Giulia in dolce
attesa. Ringraziando il Signore, speriamo nel suo aiuto
per lavorare secondo la sua
volontà in armonia anche
con le altre comunità.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Ritrovo di ex allievi della Scuola latina di Pomaretto
Il peso delPeducazìone
/ valori ricevuti nelllstituto hanno segnato positivamente
¡e vite degli studenti, che ripeteranno l'incontro in futuro
LEONARDO CASORIO
INSOLITO appuntamento
quello avvenuto il 22 novembre davanti alla chiesa
valdese di Pomaretto. Gli occasionali passanti, sia a piedi
sia in auto, si saranno interrogati, stupiti, su chi fosse
quel gruppetto di ultracinquantenni uomini e donne
che, con fare cordiale, si abbracciavano, si salutavano, si
scambiavano foto. Eppure i
cancelli e il portone del tempio erano chiusi, e non risultava esserci alcun funerale.
Erano invece gli allievi della media, iscritti nel 1951-52
alla Scuola latina. Chi con
capelli bianchi o radi, chi
con rughe sul volto, chi con
la pancetta, chi rimesso su,
chi con portamento dignitoso, chi con fare sbarazzino...
Ma una gioia comune dipinta sul volto, con curiosità e
interesse, i presenti si scambiavano notizie e immediatamente si sono aimullati 46
armi di vita, e i ricordi sono
risaliti ai compagni assenti,
ai professori, alla preside
(all’epoca Elsa Salma), a Ines
Castagno, allora direttrice
del Convitto e tuttora attiva,
a cui è stato dato un affettuoso saluto; a Margherita Wiltch, direttrice dell’orfanotrofio maschile, ai tanti piccoli
episodi, allora pieni d’importanza, che hanno lasciato un
segno nei ricordi.
Si è riandati allo spirito di
abnegazione di chi aveva curato, con amore e fede, l’educazione e la crescita di ragazzi sicuramente non in grado
di comprendere quanto c’era
a monte di una presenza di
una scuola media privata gestita dalla scuola valdese, in
un territorio pressoché equidistante dalle numerose località montane delle valli
Germanasca e Chisone, in
Genova
La scomparsa
di Amanthea
Cristillo
HELÈNE FONTANA
Il gruppo dei partecipanti all’incontro
tempi di modesto (o quasi
nullo) benessere economico.
E la quasi totalità dei presenti, si è constatato, ha messo a
frutto quanto ricevuto dalle
letture, in classe, degli Atti
degli Apostoli e delle epistole
paoline.
Ex insegnanti, ex operai, ex
funzionari in pensione, casalinghe, imprenditori e anche
dipendenti Fs si sono poi interrogati su quale è stata la
diversità, rispetto a altre
scuole statali o private, dell’insegnamento ricevuto alla
Scuola latina, sul ruolo svolto
da essa nell’ambito della
Chiesa valdese, per una testimonianza di fede e tradizione, non solo per ragazzi e ragazze delle Valli ma anche
nei confronti dei numerosi
ragazzi sparsi nella vasta diaspora evangelica italiana. E,
se è stata un’azione valida,
allora perché la chiusura della Scuola? Perché l’edificio
adibito a Convitto e orfanotrofio ora non è più considerato funzionale all’assistenza
scolastica e al diritto allo studio? Ahimè la necessità di far
tornare i conti ha prevalso sul
sentimento della speranza...
Durante un gratificante,
abbondante e genuino pasto,
accompagnato da buon vino
locale presso un’azienda
agrituristica del posto, il discorso spontaneamente si è
anche concentrato sull’influenza che l’istruzione particolare ricevuta ha avuto per i
singoli, soprattutto verso la
famiglia e i figli in particolare. C’è chi ha confessato, nel
constatare che non tutti hanno mantenuto costante la
frequenza e l’impegno nelle
comunità, che forse è stato
tradito il mandato ricevuto
dall’esempio di chi ha voluto
trasmettere fede e tradizione
con un impegno personale,
impiegando forze e credibilità. Forse una maggiore determinazione avrebbe potuto
consentire una lievitazione
diversa nelle vicende personali di testimonianza evangelica. E l’iniziativa di un nuovo
incontro, sicuramente da ripetere, è stata rinviata fra
due anni, possibilmente in
estate, allargando gli inviti.
SONO stati, questi ultimi,
giorni di grande tristezza
per le chiese battiste di Genova. Sabato 29 novembre si
è tenuto il servizio funebre al
cimitero di Stagliene della
giovane Amantha Cristillo,
prematuramente scomparsa
a causa di un tragico incidente stradale il giovedì precedente.
Al funerale hanno partecipato centinaia di amici,
conoscenti e familiari di Amantha e con essi tantissimi
membri di chiesa che hanno
così voluto mostrare partecipazione al loro lutto. Il servizio funebre è stato svolto dal
pastore Stefano Fontana che
ha parlato delle sofferenze
umane per le quali possiamo
trovare consolazione solo da
Dio che ci promette la vita
eterna e, usando le parole di
Paolo, si è rivolto ai familiari
e amici di Amantha dicendo
loro: «La nostra speranza nei
vostri riguardi è salda sapendo che, come siete partecipi
delle sofferenze, siete anche
partecipi della consolazione»
(II Corinzi 1, 7). Dopo il sermone il pastore Michele Foligno ha dato una bellissima e
toccante testimonianza sulla
giovane ragazza che aveva
conosciuto al suo arrivo a Genova, più di 15 anni fa. La tumulazione ha avuto luogo il
lunedì seguente alla presenza
ancora di molti familiari e
amici, dopo una breve riflessione e una preghiera fatte
dal pastore Foligno.
Le chiese hattiste di Genova sono vicine alla famiglia
Cristillo, alla mamma Tullia,
al fratello Mimmo e alle sorelle Adele e Jessica nel loro
grande dolore, augurando loro di poter sperimentare la
consolazione di Dio che abbonda in mezzo alle sofferenze, per mezzo di Gesù Cristo
(Corinzi, 1,35).
Napoli: il 9 novembre una giornata di festa per le chiese cittadine
Un nuovo locale dì culto per ì battisti di Fuorigrotta
MARTA D’AURIA
Domenica 9 novembre
la chiesa battista di Fuorigrotta (Napoli) ha celebrato
il culto di inaugurazione del
nuovo locale. Il trasferimento
logistico è dipeso soprattutto
dal fatto che i locali della
chiesa si trovavano nella zona dell’ex Italsider, area decentrata e poco servita dai
mezzi di trasporto pubblico,
e anche dal costo dell’affitto
del locale precedente diventato ormai insostenibile.
Inoltre mesi addietro la comunità, così dislocata, aveva
subito alcuni danni: erano
state divelte cancellate e serrature e rubati tutti gli strumenti musicali e di amplificazione. Così, dopo mesi di
ricerca, è stata trovata una
nuova sede in un’area più
centrale del quartiere Fuorigrotta. Sono intervenuti al
gioioso culto, presieduto dalla pastora Anna Maffei, presidente dell’Associazione delle
chiese battiste napoletane,
più di un centinaio di persone. Oltre ai membri della comunità locale e il segretario
dell’ufficio tecnico dell’Ucebi. Franco Clemente e sua
moglie, hanno partecipato a
questo momento di festa rappresentanti delle altre sette
chiese battiste presenti sul
territorio e anche di chiese
non appartenenti all’Ucebi.
Il sermone, tenuto dal pastore Massimo Aprile, è stato
incentrato sul testo della guarigione da parte di Gesù dell’uomo dalla mano paralizzata, avvenuta in giorno di sabato in una sinagoga. 11 messaggio ha spronato i presenti
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Comunicato
La Tavola valdese, prendendo spunto dalla gradita donazione ricevuta di un epistolario dello scomparso pastore
Tullio Vinay, desidera richiamare una volta di più l’attenzione sull’importanza della raccolta e conservazione di
ogni documentazione riguardante i personaggi significativi
e la vita delle nostre chiese. Invita pertanto quanti disponessero di documenti di una qualche rilevanza in questo
senso a considerare la possibilità di farne dono all’Archivio
della Tavola a Torre Pellice o quanto meno a segnalarne
resistenza all’Archivio stesso, onde consentire una raccolta
il più possibile completa della documentazione sulla nostra storia, le nostre personalità e le loro opere.
Santa Cena alla chiesa di Fuorigrotta
a considerare il gesto di Gesù
di porre al centro l’uomo paralizzato e il suo bisogno di
salvezza come riferimento
fondamentale per ogni chiesa. Se viene tenuta questa
centralità, che fu ed è del Cristo, si combatterà ogni tendenza centrifuga alla divisione. La celebrazione della cena del Signore ha sancito
questo richiamo all’unità vi
sibile della chiesa di Cristo
che era il tema scelto per
l’occasione. La preghiera
conclusiva, fatta dal pastore
della comunità, Osvaldo Russo, e condivisa da ogni presente, è stata che quella piccola chiesa possa continuare
ad essere testimonianza concreta dell’amore di Dio in
quello specifico quartiere e in
tutto il territorio cittadino.
VENERI
Chiesa metodista di Roma
Le tre comunità unite
in un culto comune
Un momento intenso di lode, di preghiera, di meditazione, in un culto comune fra
le tre chiese metodiste di Roma, espressione di culture
molto diverse tra loro e unite
dalla loro presenza nella
città: è stato questo il culto
che ha avuto luogo nella prima domenica dell’Avvento, il
30 novembre, nel tempio metodista di via XX Settembre.
Per il secondo anno le tre
comunità metodiste romane
hanno voluto manifestare la
loro comunanza di fede in
occasione dell’Avvento in
una chiesa gremita, dove si
sono alternate le tre lingue,
l’italiano, il coreano e l’inglese che è la lingua della comunità multiculturale di Ponte
Sant’Angelo, esprimendo al
tempo stesso il senso dell’appartenenza comune e della
propria specificità. Le corali
delle tre chiese si sono alternate creando momenti di
raccoglimento e di lode. Particolarmente toccante l’esecuzione da parte della corale
coreana di un inno basato
sulla melodia dell’«innQ
gioia» di Beethoven elej
del sassofono che acconJ
gnava la corale italiana. ^
Le tre diverse comunitj|| -
Roma sono quella che
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formata da musicisti ha
particolare talento nell’esi
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eseguirà nella stessa chiesai ® ^
via XX Settembre il «Messi ® ®
di Haendel, in italiano. Teodoro I
Una fraternità che si un ilus attor:
festa anche nel corso dei'® Ugo Mari;
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evangelica nella città, stili Jr^oi tra
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Giornata di studio a Roma
Religioni in Europa
il compito della scuola
SAVERIO MERLO
SI è svolta a Roma il 29 novembre una giornata di
studio sull’insegnamento del
fatto religioso nella scuola
pubblica italiana, dal titolo
«Religione e religioni in Europa - Il compito educativo della scuola e delle chiese», per
iniziativa della Facoltà valdese di teologia e della Facoltà
di scienze dell’educazione
dell’Università Pontificia salesiana. Non un convegno
pubblico o una conferenza di
organizzazione ma un seminario di studio. Rispetto all’annoso problema, di per sé
bloccato dalla presenza dell’Irc (Insegnamento della religione cattolica) legata al Concordato, non sono emerse alternative radicali immediatamente praticabili. E tuttavia
qualcosa di nuovo si è notato:
qualche segno di una nuova
sensibilità ecumenica su questo argomento, la volontà di
ricercare soluzioni migliori
dell’attuale (basterebbe poco), la disponibilità all’ascolto
reciproco al di là delle barriere confessionali.
Le due relazioni iniziali, del
prof. Geme per la Facoltà valdese e del prof. Alberich per
la Facoltà salesiana, convergevano sull’esigenza di un in
presenta
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in quella
particolar
letture.
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interventi di professorimij
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Due assenze sono staiti
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profondimento sul coinfil
educativo delle chiese, a'
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tale. La relazione tenutal
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- Nel pomeriggio di domenica 30 novembre siè^ leiifn*^nr
llCa OU nOVCITllJlC ¡5^ l6ntO Dii
ta, presso la chiesa battista di via Foria, l’assemblea jp P
le dell’Associazione delle chiese battiste dell’area napij y f„
na (Aben). I delegati delle 8 chiese battiste della città ^
valutato positivamente l’operato del Consiglio tanto“ •
confermarlo nelle persone di Anna Maffei (presidio ¡¡g
Antonio Salvato (segretario), e Rosa Uccello (cassiera);'U,„ , ^
rie sono state le iniziative che hanno coinvolte '
nell’anno trascorso, a vari livelli: incontri di for
informazione per pastori e ministri, convegni g'o*|^g(ipel pettego
estremo
delle scuole domenicali, settimana di evang
mune, incontri delle donne. L’attività per l’anno
prevede un rafforzamento della linea già avviata nel ^
della cooperazione, della messa in comune dei mit"® ^
della testimonianza collettiva. Il testo di Neheniia j
predicazione a cura della pastora Gabriela Lio han* j PEDIZK
fine dell’assemblea posto il programma deH’Abe*
prospettiva biblica della preghiera e dell’agire coop®'
richiesto dal Signore ai suoi discepoli e discepole.
MILANO — Prosegue l’impegno della fchiesa metodista*
re delle opere di Pola-Rovigno in Croazia. In pafh*
Rovigno si sostiene la costituzione di una seconda «
miglia» per minori con età superiore al 6 anni.
ital
17
IBREj^ ^ERDÌ 12 DICEMBRE 1997
Vita Delle Chiese
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■omunitjii
1 che
etteitib]
514
Valdo e Francesco studiati dal Centro culturale valdese di Genova
Due scelte per l'Evangelo
ObIIs presa di posizione radicale da parte di questi personaggi deriva una linea
di pensiero religioso e sociale che prosegue e si mantiene attuale nei secoli
GIOVANNA VERNARECCI
DI FOSSOMBRONE
SE vuoi essere perfetto,
va’, vendi ciò che hai,
orso, ai poveri, e tu avrai un
inp'[g® poro nel cielo; poi vieni e selo (Matteo 19,21).
•elingujj^Il Centro culturale valdese
D gli ini^l ili Genova ha ripreso la pro
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oreana,it.[]
3 Sinodji,
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' nell’est
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sa chiesi!
|ria attività organizzando il
!4 novembre un incontro sul
¡ma «Valdo da Lione e Franìsco da Assisi; la scelta radie dell’Evangelo», seguito
oltre 150 persone, che
lanno con interesse ascoltasia l’introduzione su Franil «Ma^jjfcesco e su Valdo, curata da
iano. Teodoro Fanlo y Cortés, sia i
he siniiiii Teatro Stabile,
rso dell'® Ugo Maria Morosi e Massimo
iioni.ecl Mesciulam, che con grande
ì presen! partecipazione hanno letto
:ittà, sti« htani tratti dalle opere di
a testimi francesco e dai resoconti
anche lei plorici sul movimento valdeelichepii 5®' Sempre tenendo ben prefm.sj ^ente il messaggio di Matteo
‘ 19,21, è stato possibile sottom lineare come esso abbia rappresentato il segno fondamentale nella vita di Valdo e
in quella di Francesco e ciò
particolarmente attraverso le
letture.
Per quel che riguarda Francesco se ne è ribadita e rivisitata la spiritualità, caratterizzata dal totalizzante sentimento di lode al Signore per
posottii SP gesto creatore, memultiÉi lettura di toccanti
ale MÉ tratti sia dal Cantico
la orgaÈ Creature, sia dalle «Amndivisaà tonizioni», ma sono state
ai reipsit
ta,ini
a SUS!
'esseri ■!
igiosieii
sottolineate anche le sue scelte fondamentali di umiltà, di
completa sottomissione a Dio
e del sincero amore fraterno
per l’altro da sé, disegnate ad
esempio da alcune delle prescrizioni contenute nella «regola non bollata» del 1209,
laddove Francesco raccomanda che «nessuno sia chiamato priore, ma tutti semplicemente frati minori. E l’uno
lavi i piedi all’altro», e che i
frati manifestino «con fiducia
l’uno nell’altro, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in tutte quelle cose per
cui Dio gli darà grazia. E colui
che non mangia, non giudichi
colui che mangia».
Infine, poiché anche Francesco era un uomo, e il segno
che dalla sua vita vuole trarsi
è proprio che, pur essendo e
rimanendo uomini, si può essere serenamente, totalmente e consciamente «proprietà
di Dio», se ne è voluto ricordare anche l’aspetto più intimo, attraverso ad esempio la
lettera con la quale egli, in
punto di morte, scrive a
un’amica alcune disposizioni
per la propria sepoltura e in
chiusura si raccomanda di
fargli avere «alcuni di quei
dolci, che eri solita darmi
quando mi trovavo ammalato in Roma».
Anche la figura di Valdo, e
soprattutto il messaggio che
da essa deriva, sono emersi
vividi, pur tra i dubbiosissimi
dati storici che riguardano la
sua vita, disegnati dalla lettura di brani quali la sua pro
Comunità metodista di Roma
a filodrammatica affronta
iin testo di Pirandello
GIOELE GARONE
(posto
;mi benp
ta diqa
ill’ini2Ìo,
no staiti
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ul coni|il *
hiese.el.
a preseli U ELLA comunità metodime¿oí Firenze, a Ro
teiwtail alcuni membri hanno
nto del» ^ una compagnia di
blicaislt ^drammatica, che dal 1990
n haW rappresentato una dejj ina di commedie di vario ge□uantol «Non ti pago» di E. De
nnsizin ““PPO, «Come si rapina una
1 sul n*l ^'^n» di S. Fayard, «Arseniuestioi invecchi merletti» di J. Resala EpH ®olo per citare le più
irtiiesti Quest’anno il regista,
. bene® | Cnstiglia, ha voluto lanwli0 una sfida al gruppo con
3 in copione tutt’altro che fa^ „resti «Così è (se vi pare)» del
rpli# *®niio Nobel per la letteranrpsen® ^ (1934) Luigi Pirandello.
'P La ricerca della verità sulle
0- relazioni familiari dei perso
------' *®ggi è uno degli aspetti di
Nsta commedia. Uno dei
Nsonaggi centrali cerche® di far capire che la verità
Quello che ci va di capire,
iresiès** dubbio è l’atteggia
jleaai®“ '®nto più comodo. Altro
a napol*' ^^**o della vita che emerge
città b®* I Lastidioso senso del contanto<(*' classe piccolo-borresid®"" ^on la nobiltà, imperissier®) '^ l'anta da funzionari del poD le cP pubblico di un luogo di
rmaz'®f ?'dncia, È poi messa in rigiovaf® I Pnntica e pericolosa arte
n* Pettegolezzo che, portato
0 ptossC Rastremo, ha la forza di uc
o nei <-----
cidere psicologicamente e fisicamente.
Questo solo per tracciare le
grandi linee dei temi che si
sviluppano in questo testo:
un’impresa ardua ma il regista, abbastanza smaliziato,
aveva visto bene. Il gruppo,
se unito, ce la poteva fare. E
così è stato. Il bello di questo
gruppo, il suo punto di forza,
è che vi partecipano anche
persone che con la comunità
hanno poco a che fare. Noi
pensiamo che in una città come Roma, spesso dispersiva e
con effimere attrazioni di comunicazione o trasmissione
di valori, questo sia un momento straordinario di confronto di idee e, qualche volta, di condivisione di esperienze di fede.
Il lavoro è tanto, faticoso e
autofinanziato... (basti pensare solo all’allestimento delle
scenografie) e di spine, come
in ogni rosa che si chiami tale,
ve ne sono. Ma sono convinto
che tanta fatica venga ricompensata, non sia che per il
rapporto di fraternità e di
amicizia che cresce e ci lega
nel tempo con i membri del
gruppo. Tutto questo anche
con la speranza di regalare
momenti di allegria e qualche
volta di riflessione alla gente
che partecipa a questi momenti di vita comunitaria.
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Il pastore Fanlo y Cortés
fessione di fede e quello che
contiene la famosa descrizione dei suoi seguaci come coloro che avevano «ogni cosa
in comune sull’esempio degli
Apostoli, seguendo nudi un
Cristo nudo». Ma ciò che si è
voluto e potuto sottolineare è
stata la linea di pensiero religioso e sociale che ne è venuta promanando nei secoli:
dalla lettura della celebrazione della Santa Cena del Giovedì di Pasqua, come avveniva nei primi decenni del
1300; attraverso le parole più
toccanti, e a volte polemiche,
della «Nobla Leczion», poema valdese del XV secolo, che
incita al coraggio «chi è perseguitato per l’onore del Signore»; fino al riconoscimento dello stile di vita contenuto nelle lettere patenti di Carlo Alberto; e ancora all’ammirazione stupita di un De
Amicis che, descritta la mera
vigliosa natura delle valli vaidesi, narra di avervi incontrata la «prima contadinella italiana che vedevo leggere»,
con ciò testimoniando, forse
involontariamente, uno degli
aspetti peculiari del pensiero
protestante, e cioè l’attenzione alla formazione anche culturale dei credenti e in particolare dei più giovani. Ne è
emersa quindi non tanto una
celebrazione di Valdo, quanto il disegno del significato
profondo che ha guidato e
guida il movimento valdese.
Il Comitato esecutivo del
Centro, costituito da Marco
Sciaccaluga, presidente, Teodoro Fanlo y Cortés, vicepresidente, Giovanna Vernarecci
di Fossombrone, segretaria,
Ezio Alfieri e Alessandro
Zampa, consiglieri, ringrazia
quindi ancora una volta la
generosità e la cortesia degli
attori Ugo Maria Moroni e
Massimo Mesciulam, nonché
la disponibilità dei componenti della corale della chiesa
di via Assarotti, grazie alla cui
collaborazione è stato possibile offrire agli ospiti anche
l’importante momento del
messaggio tramite il canto;
ma soprattutto desidera ringraziare tutti coloro che sono
intervenuti e hanno con la
propria presenza reso possibile un caloroso incontro tra
due modi di essere cristiani
che, a lungo separati dalla
storia, sono ora forse maturi
per un vero e costruttivo dialogo, nel nome e per la gloria
del Dio che ci accomuna.
Un ricordo personale
Giaime Pintor e la sua
«teologia della co-sofferenza»
LORENZO SCORNAIENCHI
MI risulta difficile ricordare Giaime Pintor, fratello e amico, scomparso a Trieste il 9 novembre, poiché sono molti i ricordi che riaffiorano nella mia mente sul periodo di studi in Eacoltà, le
lunghe e appassionanti discussioni, le conversazioni e
l’insegnamento che ne ho ricevuto: non posso evitare di
confrontarmi con il suo acume critico. Queste righe mi
servono per ricordare che egli
è stato uno di noi, per affermare che quell’oscuro suo
dedicarsi a cose religiose, come hanno scritto nei giornali,
è stato un cammino di fede
nelle nostre chiese. Non è esagerato definire la sua iscrizione alla Facoltà, in seguito
alla conversione nella chiesa
metodista di Trieste, un evento straordinario: era avvenuto
un incontro tra il mondo della contestazione e della cultura di sinistra con il protestantesimo sul nostro terreno e
non, come accadeva più di
frequente, sul terreno della
politica, e i presupposti per
questo incontro erano stati la
conoscenza biblica e la confessione di fede evangelica.
E difatti i suoi conoscenti
non avevano compreso o avevano visto con diffidenza
questa svolta, non in continuità con il suo passato di
giornalista, critico musicale,
con l’eredità culturale della
sua famiglia, le lotte politiche
e contro la morale perbenista
degli Anni 70. Giaime, studente più anziano, ci impressionava per il suo modo più
fresco, più ingenuo, più profondo di citare le Scritture, rispetto al nostro di «credenti
sociologici», per i quali alcune
parole bibliche erano diventate «normali».
Si identificava con Giobbe,
con ironia e profondità, non
solo per le sue numerose patologie, ma perché pensava
che da questo personaggio biblico la teologia evangelica
potesse acquisire una direzione nuova per contrastare il
pensiero del successo sprezzante e materialista, che dagli
Anni 80 si rispecchia nella
mente e nel volto delle persone e del protestanti. Giobbe
affronta da perdente gli assertori di un simile pensiero e
non cede alla logica del successo, spezza l’equazione «vita del credente-prosperità» e
propone, ante litteram, una
teologia della croce che non
approda alla rassegnazione e
alla resa teologica. Giaime ha
continuato fino alla fine questa diatriba da Giobbe, sulla
propria pelle, anche dopo il
suo abbandono degli studi
per la sua salute cagionevole.
L’ha continuata a Trieste,
fondando un giornale di strada, leggendo la Bibbia ai tossicodipendenti e agli alcolisti
in gruppo al «Sert» di Trieste,
con la sua teologia della «cosofferenza» che aveva esposto nel culto del Giovedì santo due anni fa a Corato, partendo dall’episodio di Simone cireneo che porta la croce
di Gesù. Ha continuato la
lotta e non è rimasto a attendere la fine «sotto un ricino o
sotto un sicomoro», come
aveva scritto due anni fa in
una lettera, alludendo all’attesa sfiduciata e confusa di
Giona. E questa diatriba non
finisce certo con lui; è una
traccia per la nostra teologia
di domani.
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
13 dicembre
TORINO —Alle ore 20,30, nel salone valdese di corso Vittorio Ernanuele II 23, si tiene un incontro dal titolo: «Contro
il razzismo. Testimoni del nostro tempo», in ricordo di Elena Vigliano. Partecipano Rinaldo Bontempi, parlamentare
europeo, Annemarie Dupré, responsabile Servizio rifugiati
e migranti Fcei, Fredo Olivero, responsabile Servizio migranti Caritas di Torino e il past. Giuseppe Platone.
MILANO —Alle ore 17, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a), il pastore valdese Gianni Genre tiene una conferenza sul tema: «La Parola è stata fatta carne».
GROSSETO — Alle ore 21, presso la chiesa battista (via Piave 19), la corale «G. Puccini» diretta dal maestro Francesco
Piromallo esegue un concerto con musiche di Palestrina,
Bach, Bruckner, Monteverdi e altri.
CEFALI! —Alle ore 16,30, presso il Centro ecumenico
aconfessionale «La Palma» (via Giudecca), il prof. Giovanni Cereri parla sul tema: «Chiesa cattolica a riconciliazione
dei cristiani all’alba del III millennio».
14 dicembre
ROMA— Alle ore 16, presso il Sae (via Giusti 12), si tiene
una tavola rotonda sul tema; «Vita secondo lo Spirito e responsabilità dei credenti». Intervengono il prof. Ermanno
Gerire, il teologo cattolico Carlo Molari e Juvenalie lonascu.
CHIAVARI — Alle ore 17, alTAuditorium comunale (piazzetta S. Francesco), la chiesa battista organizza il tradizionale «Concerto di Natale» con il Coro interdenominazionale di Firenze diretto dal maestro James Watts. In programma la Cantata KW 220 di Mozart [Spatzen-Messe] e il
Magnificat di Vivaldi. Ingresso libero.
15 dicembre
BARI — Alle ore 18,30, presso la biblioteca «G. Ricchetti»
(via Sparano da Bari 149), si tiene una tavola rotonda dal
titolo: «Spirito Santo e servizio di amore nella chiesa». Intervengono la pastora Anna Maffei, padre Salvatore Manna, e l’ortodosso romeno Costin Spiridon. Organizza il
Gruppo ecumenico di Bari.
TORINO — Alle ore 21, in via Assietta 13/a, la Lega obiettori di coscienza organizza un incontro in occasione del
venticinquennale della legge 772/72 che legalizzò l’obiezione di coscienza e il servizio civile alternativo.
BARI — Alle ore 17,30 nell’aula Magna della Facoltà di Lingue, vìa Garruba 6/b, si tiene una una tavola rotonda su
«Scuola al bivio: tra parità e differenza, tra pubblico e privato». Intervengono Nicola Pantaleo, Alba Sasso, presidente nazionale del Cidi, Emanuele Barbieri, presidente del
Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, Nicola Pagano (Consulta valdese per la scuola), e Nicola Curino, presidente Associazione Genitori delle scuole cattoliche di Bari.
17 dicembre
SIRACUSA — Alle ore 18,30, alla chiesa evangelica battista
(via Agatocle 50), il Centro culturale «M. L. King» organizza
una conferenza-dibattito sul tema: «Fecondazione assistita
e nuove scoperte della bioetica». Relatrice Lea Barreca.
18 dic^bre
Nì^OLI —Alle ore 17, presso la Pontificia Università San
Luigi (via Petrarca 115) si tiene una tavola rotonda dal titolo «La Bibbia nel cammino ecumenico», con presentazione
del «Nuovo Testamento greco-italiano» a cura di Bruno
Corsani e Carlo Bozzetti (ed. Società biblica britannica e
forestiera). Intervengono Paolo Gamberini, docente di Cristologia e Teologia ecumenica, la pastora Teodora Tosarti,
Valdo Bertalot, segretario della Società biblica in Italia, e il
prof. Gustavo Galeota.
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di S. Silvestro, Walter
Cittì (Ufficio assistenza stranieri Adi), il past. Renato Co'isson e Gianfranco Hofer, presidente del centro «A. Schweitzer», parlano su «Trieste nel flusso delle nuove migrazioni
tra sradicamenti, identità culturali e società rnultiemica».
MILANO — Alle ore 20,30, nella chiesa battista di via Pinamonte da Vimercate 10, il «Gruppo Emmanuele» della
Chiesa evangelica coreana esegue un concerto natalizio di
musiche tradizionali. Tutti sono invitati. Ingresso libero.
J8P 4iii&wJxßBiki
TORINO —Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, i Piccoli Cantori di Torino e l’associazione
«Incontrocanto» presentano «Musiche della tradizione natalizia» dirette dal maestro Giorgio Guiot.
GROSSETO — Alle ore 18, presso la Chiesa battista (via
Piave 19), il soprano Loredana Birocci e il pianista Daniele
lafrate tengono un concerto di spiritual della tradlzionenero-americana e di canzoni di George Gershwin.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a
domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 14
dicembre: «Tra i senza casa di Manhattan: le chiese protestanti americane e la riforma dello stato sociale»; «Riforma, un settimanale evangelico»; incontri, rubrica biblica
La replica sarà trasmessa lunedì 22 dicembre.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
18
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Noi e gli albanesi
Eugenio Bernardini
Non vogliamo fare della facile ironia sulla diffusa commozione che ha preso molti alla vista dei bambini albanesi
costretti al rimpatrio dalle autorità ItaUane perché speriamo che non si sia trattato di una semplice indignazione
momentanea, promossa dalle immagini televisive, ma
piuttosto del dolore che provoca in ogni adulto onesto vedere o pensare a dei bambini in lacrime che vanno verso
un futuro incerto e comunque molto difficile. Ma non bisogna neppure dimenticare che questi bambini sono stati
strumentalizzati dai loro stessi genitori per mettere alle
strette le autorità italiane, prima facendoli arrivare in modo avventuroso e pericoloso sulle nostre coste, poi costringendoli a seguirli in uno sciopero della famé che non ha
avuto effetti drammatici solo perché non si è prolungato
nel tempo. Non troviamo nessuna giustificazione, neppure
la disperazione, che legittimi l’uso e l’abuso dei bambini.
Ciò detto vogliamo fare due osservazioni. La prima è che
il governo ha onorato l’impegno preso con gli italiani, con
il governo albanese e con gli altri paesi europei: in marzo
ha accolto temporaneamente migliaia di profughi in fuga
da una situazione prossima alla guerra civile, poi è intervenuto guidando in Albania una missione internazionale
che ha avuto un sostanziale successo, infine ha consentito
agli albanesi che ne avevano il diritto, secondo le norme
attuali, di fermarsi nel nostro paese e, conclusa la fase più
acuta dell’emergenza in Albania, ha rimpatriato gli altri
(circa dodicimila sui quindicimila arrivati in marzo).
Purtroppo, non tutto è stato fatto nel migliore e nel più
corretto dei modi. Per esempio, la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei) e l’Unione italiana delle Chiese cristiane awentiste (Uicca) hanno espresso
profondo rammarico e grande preoccupazione per le
modalità con le quali il 3 dicembre sono avvenute le procedure di rimpatrio forzato dei profughi albtmesi. In particolare, haimo denunciato i modi con cui sono avvenuti
gli sgomberi dei centri gestiti da organismi evangelici a
Cassano Murge (Bari), Rocca di Papa (Roma) e Velletri
(Roma), centri in cui l’assistenza era stata offerta agli albanesi su pressante richiesta delle autorità locali (Prefetture) e la gestione era avvenuta in un rapporto di piena
fiducia e nel rispetto di tutte le norme in materia. Né gli
operatori, né i responsabili della Fcei e dell’Unione avventista erano stati informati in anticipo sullo sgombero,
come era stato promesso, né le chiese né il Consiglio italiano dei rifugiati (Cir) sono stati messi in condizione di
poter assistere le persone e di vigilare che i loro diritti
fossero tutelati in questa fase di rimpatrio.
Sappiamo anche di molti casi di immigrati, profughi e
rifugiati che avrebbero potuto trovare legittimo soggiorno nel nostro paese se i loro diritti fossero stati rispettati
dalle varie autorità preposte. Insomma, il diritto democratico delle autorità pubbliche a far rispettare le leggi
nazionali e gli accordi internazionali deve coniugarsi con
una informazione puntuale ai richiedenti il soggiorno in
Italia e con procedure burocratiche che rispettino realmente i loro diritti, senza trasformare ogni richiesta di
regolarizzazione in un terno al lotto o, come qualcuno ha
scritto, in un’esperienza kafkiana.
Seconda osservazione: l’Italia e le altre nazioni dell’Europa occidentale sono ormai paesi di immigrazione perché necessitano di gente che lavori in settori e condizioni
che gli italiani e gli altri europei occidentali normalmente rifiutano. Per questo devono dotarsi, come i paesi di
più antica e feconda immigrazione come gli Stati Uniti, il
Canada e l’Australia, di una politica dei flussi immigratoli, con una programmazione e una selezione degli ingressi da realizzarsi nei paesi del Sud e dell’Est del mondo,
utilizzando ie nostre strutture diplomatiche e governative e in accordo con i governi locali. Purtroppo, anche qui
c’è ancora moltissimo da fare per superare le nostre inadempienze e inadeguatezze e la corruzione diffusa in
quei paesi. Ma se non lo faremo come potremo contrastare il già attivo ed efficiente ufficio immigrazione delle
varie mafie nazionali e internazionali?
E-Mail (Torino); riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
Uri; http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
VENERDÌ 12 DICEMBRE jjQT
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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non può essere venduta aeparatamente
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 46 del 5 dicembre 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 3 dicembre 1997.
Continua la protesta degli allevatori contro le multe
La guerra del latte
La politica agricola comunitaria ha impostato il regime
delle quote dal 1984, ma in Italia non ci si vuole adeguare
GIORGIO BLEYNAT*
Eriesplosa la protesta degli
allevatori contro le multe
sulle superproduzioni di latte
e i giornali e la televisione
hanno riproposto, in modo
improvvisato e superficiale, i
problemi certamente seri di
una categoria produttiva che
sta vivendo una situazione di
notevole difficoltà conseguenti a un processo di ristrutturazione del settore
agricolo. Processo che trae la
sua origine, non da oggi, dagli
effetti per il nostro paese della
politica agricola comunitaria.
L’incomprensione dei meccanismi di mercato delle produzioni agricole può condurre a conclusioni sommarie a
proposito della (presunta) assurdità delle regole (il sistema
delle quote) che «limitano» il
diritto a produrre in un contesto di carenza di materia prima (l’Italia è autosufficiente
solo per il 50% del suo fabbisogno di latte). Per inquadrare correttamente il problema,
senza entrare nei dettagli tecnici, è opportuno svolgere alcune osservazioni a partire
dal significato reale di tre dei
vocaboli che sono stati spesso
evocati in questi giorni.
Le quote
Il settore agricolo, nonostante le sue peculiarità e le
notevoli differenziazioni
strutturali al suo interno, segue nelle sue dinamiche produttive le regole consolidate e
i processi tipici di altri settori
economici. La produzione del
latte rappresenta in campo
agricolo la scelta che maggiormente remunera i fattori
produttivi impiegati (terra,
attrezzature, mangimi, trattori, forza lavoro, strutture,
ecc.) dall’imprenditore-coltivatore diretto soprattutto in
termini di produttività delle
risorse impiegate. Questo significa, in altri termini, che
un agricoltore che decide di
produrre latte può ricavare
un reddito soddisfacente anche a partire dalla disponibilità di superfici di terreno ridotte, mentre optando per altre scelte (per esempio la coltivazione dei cereali) i redditi,
a parità di superfici impiegate, risulteranno molto limitati. È evidente, quindi, la forte
propensione degli agricoltori
di alcune regioni a orientarsi
alle produzioni lattiere.
Per le sue caratteristiche, la
produzione del latte determina un forte utilizzo di fattori
produttivi che sono, per loro
natura, limitati (è una legge
di mercato) e quindi sono oggetto di contrattazione. Nei
fattori produttivi (insieme
MI iio\() un po' a disagio
quelle r:uissime voìle
che accenno al culto di \Iari:i, perche tanti amici cattolici hanno l'impressione che i
pnileslanti abbiano come
un’avversione nei confronti
della Madonna. Non è così.
Nel pensiero protestante la
figura di Maria è circondata
di grande rispetto e considerata simbolo di sottomissione
totale alla volontà di Dio, oltre che oggetto di una grazia
unica nella storia dell’umanità. Ma si tratta pur sempre
di una creatura umana.
Domani è la festa dell’Immacolata concezione. C’è
ancora oggi molta confusione su questo termine. Parecchi pensano che si tratti del
concepimento di Gesù nel
grembo di Maria per opera
dello Spirito Santo, come descritto nel Vangelo. Non si
tratta di questo: il dogma
con i mangimi, le vacche,
ecc.) rientra necessariamente
anche la «quota» latte che altro non è che l’autorizzazione a un produttore (una specie di licenza) a produrre un
certo quantitativo di prodotto in un certo arco di tempo.
La quota latte, a sua volta, è
stata calcolata sulla base della produzione «storica» del
produttore medesimo in un
certo periodo di riferimento
(i 12 mesi che vanno dal marzo del 1988 all’aprile del
1989) sulla base di una normativa comunitaria in vigore
in tutti i paesi deU’Unione.
Volendo esemplificare in
termini economici, se il costo
di produzione di un litro di
latte si aggira sulle 650 lire,
l’incidenza media dell’onere
relativo alla quota è calcolato
nella misura del 10% del totale. La quota latte è oggetto di
contrattazione (affitto o vendita) e registra pertanto una
sua quotazione a seconda dei
contesti geografici (una quota ceduta può valere dalle 300
lire/kg della Campania alle
1.200 della Lombardia). Per
altro verso chi si trova in possesso, per motivi storici, di
una quota latte e non intende
utilizzarla per coprire la sua
produzione dispone di un
bene notevolmente richiesto
e particolarmente remunerato in caso di vendita.
Per concludere, la quota
latte rappresenta certamente
un grosso problema per chi
non ne dispone a sufficienza
(i produttori del Veneto nel
nostro caso). Non si capisce
però perché alcuni produttori, nel rispetto della legge, abbiano investito per comprare
delle quote mentre altri pretendano il «diritto» comunque a produrre senza disporre in maniera sufficiente dello
stesso fattore di produzione.
produrre il bollettino (accertamenti, controlli...) è stata
continuamente ostacolata e
boicottata dai diretti interessati (i produttori) e soprattutto dalle organizzazioni professionali degli agricoltori che
hanno sempre condizionato i
comportamenti del ministero
deU’Agricoltura.
Dall’attuazione del regime
delle quote latte (1984) a ieri,
infatti, i ripetuti tentativi di
procedere a un serio accertamento delle produzioni reali
di latte (che doveva servire in
primo luogo per attribuire
una quota globale all’Italia)
sono stati ostacolati proprio
dalle organizzazioni di categoria, che hanno continuato a
far credere agli agricoltori che
l’applicazione del regime non
sarebbe mai avvenuta e, quindi, che era possibile continuare a produrre senza limiti. In
ogni caso il calcolo della propria quota individuale risulta
abbastanza semplice e alla
portata di ogni produttore (si
tratta di sommare i quantitativi in kg di latte commercializzati desumibili da 12 fatture
di consegna): lo stupore a volte mostrato dai produttori risulta pertanto francamente
sconcertante.
Il bollettino
Si tratta di un elenco, redatto dall’Aima (l’Azienda di stato per gli interventi agricoli)
riportante la situazione di
ogni singolo produttore: ovviamente sarebbe opportuno
che ogni produttore conoscesse in anticipo la propria
quota per poter programmare la propria produzione e decidere se investire nell’acquisto-affitto della stessa. Nei
fatti tale eventualità non si è
mai verificata in tempo utile e
ciò rappresenta una grossa
responsabilità per la pubblica
amministrazione che non è
riuscita ad adempiere al suo
obbligo istituzionale di assicurare certezza del diritto.
Occorre anche dire che il normale svolgimento dell’attività
amministrativa necessaria a
Chi paga la multa
Il meccanismo individuato
dalla Comunità europea per
controllare le produzioni
prevede che il «sostituto di
imposta» sia l’acquirente del
latte; quando il produttore
supera, nelle proprie consegne, il quantitativo assegnato
(reso noto dal bollettino) di
fatto non gli viene più pagato
il latte conferito.
Tali somme sono trattenute e, dopo una complicata serie di operazioni (compensazione fra chi ha prodotto in
eccesso e chi in difetto), sono
eventualmente versate e costituiscono la cosiddetta
«multa». Nonostante il sistema delle quote latte sia in vigore in Europa da oltre 13 anni, finora nessun allevatore
italiano ha pagato alcuna
multa, mentre tutti gli oneri
relativi agli impegni assunti
dall’Italia sono stati pagati
dallo stato (e quindi da mtti i
contribuenti nella misura
media di circa 80.000 lire annue secondo quanto affermato dal ministro Finto).
Il fatto che, obbligatoriamente e con tutta una serie
di cautele, si proceda ora
all’imputazione delle multe
ai produttori in esubero non
costituisce quindi un fatto
eccezionale.
' Dirigente nella Direzione
agricoltura della Regione
Lombardia
JJ iilJ'iy Ü1 il/Jiijflla
PIERO bensì
deirimmacolata concezione
riguarda Maria soltanto. E
infatti domani i nostri telegiornali ci mostreranno i riti
che il papa andrà a compiere
di fronte alla statua della Madonna posta sulla colonna di
piazza di Spagna. Pio IX, nel
proclamare il dogma, nel
1854, usò queste parole: «La
dottrina secondo la quale la
beatissima Vergine Maria,
nel primo istante della sua
concezione, fu, per singolare
grazia e privilegio di Dio on
a.«..«* ■
AA^nire
Bibbia a scuola
Piero Stefani dell’Associazione «Biblia» ripropone sul
numero del 25 novembre
l’esigenza di introdurre la
Bibbia nelle scuole. Stefani dj.
ce nella premessa che «au.
menta (...) l’attenzione risei,
vata alla Bibbia nell’ambito
della cultura laica» e prosegue: «Il disagio di trovare
un’adeguata collocazione per
le Scritture all’interno della
scuola'è un sintomo della
“laicità” imperfetta che contraddistingue la cultura italiana». Due sono i motivi di fondo che renderebbero utile la
conoscenza della Bibbia nelle
scuole: il kerygma (la profezia,
l’annuncio) e la componente
sapienziale... «il kerygma (,.,)
esige di porre le persone di
fronte all’alternativa di accoglierlo 0 di rifiutarlo (...).(’
annuncio non esige spazi tutelati: non imponendosia
nessuno, può interagire coi
tutto. Il versante sapienziali
si costituisce, intrinsecamente, nel dialogo con le culture.
Uno studio anche superficiale di questo genere di testi biblici rende evidenti i continui
prestiti provenienti dalle civiltà circostanti». Si eviterebbero, secondo Stefani, i rischi
di un’attenzione troppo «monoculturale e eurocentrica»,
poiché proprio la Bibbia assume tradizioni e testi di provenienze diverse.
veneri
(Co{
Reset
Dio e le nuove religioni
Il mensile diretto da Giuio
Bosetti propone in novembre
un dossier centrale sui nuovi
bisogni religiosi della societì
contemporanea: un’inchiesB
sulla New Age, sui fenomea
della destra religiosa americana e i dati sociologici esposti da Sabino Acquaviva (li
pratica religiosa in Italia di
69% del 1956 sembra coinvolgere solo più il 28% delle persone) compare un’intervisfi
di Andrea Begnini al cardinale Martini che taglia corto: si
le nuove fedi rispondono!
bisogni reali di uomini e donne (angosce, stress, incerte!za), tuttavia «la religiosità, "
essere autentica, implicai
contatto con il mondo divii®
un affidarsi con amore ali
divinità e un sentirsene accolto». E più avanti: «L’azio^
dello Spirito in questa socie»
consiste nel risollevare coni'
nuamente la speranza in pel;
sone che tendono a ripiegai*
su se stesse nel proprio pi*'
sente immediato».
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|omeni,
testo n
nipotente, in considerazione
dei meriti di Cristo Salvatore,
preservata immune da ogni
macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e quindi
dev’essere creduta fermamente e costantemente da
tutti i fedeli».
Non si sa dove Pio IX abbia
scoperto che l’immacolata
concezione di Maria sia rivelata da Dio, in quanto nei
Vangeli non è presente né in
modo esplicito, né in modo
implicito. È una credenza po
polare che si è diffusa intont®
all’anno mille, fieramente a*;
versata da grandi pensata*
del tempo, pur devoti aM®.
ria, come San Bernardo,
Tommaso d’Aquino, S. Bon
ventura e particolarme*
Sant’Anselmo, il quale an®
ma che Maria «cum origi**^
peccato nata est».
11 dogma delTImmacola®
tende inevitabilmente a pai
re Maria sullo stesso livella
Gesù Cristo e questo è ass
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ché, come esclama con
l’apostolo Paolo, «vi è ui
Dio ed anche un solo nv
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sto Gesù, uomo».
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(Rubrica «Un fatto, un ^
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diouno «Culto evangelico» a ^
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I Cogliere le voci
profetiche
più volte con articoli che
¡oceano temi scottanti e caldi
come il carcere, i tossicodipendenti, i malati di Aids, i
aovani detenuti, la prostituaone minorile, la situazione
sanitaria in carcere, la violen¡a ai minori, mia moglie ed io
abbiamo scritto su Riforma
con l’intento di sensibilizzare
chi è abbonato al nostro settimanale, ma francamente
dobbiamo dire che pur comunicando notizie documentate, spesso drammatiche, le reazioni registrate sopo state piuttosto freddine.
|uando lavoravamo al profeto sperimentale della «Riduzione del danno» per i tossicodipendenti di Roma, a
causa del continuo e intenso
impegno che ci teneva quotidianamente «sequestrati», facemmo un breve intervento
SÜRiforma circa i fondi stangati dallo stato per i drogati
comunicando una cifra errata (si trattava di miliardi!);
non d risulta che alcuno fra i
lettori abbia rilevato la cosa.
Possibile che nessuno fosse
in grado di obiettare e correggere? Più volte assieme a
mia moglie abbiamo parlato
jale varie comunità di Roma
e di Torino di questi problemi e la reazione più frequente è stata quella del silenzio e
del disimpegno.
Capiamo che certe realtà
tato paura, ad affrontarle ci
ásente impreparati e deboli.
Ma è qui che si misura la nostra autenticità di fratelli, la
nostra fedeltà a Cristo. Voglio
sottolineare che se non si
Studiano in maniera approfondita e seria certe realtà
lociali, soprattutto se non si
jontattano e frequentano
|uei cittadini che sono portatori e vittime di queste realtà,
che purtroppo sono un effetto di problemi sociali urgenti
mai risolti, si continua a pensare come tanti cioè come
tutti coloro che non si chiedono le ragioni profonde di
certi comportamenti e di certifenomeni: e sono la magjioranza! Essere credente
uon è essere coscienza attenta e critica della società?
Condividiamo l’afferma!ione di Marco Tullio Fiorio
apparsa nel n. 41 di Riforma
‘Quando scrive che «l’evangefemo italiano vive un periolio grigio» per mancanza di
te profetiche sui gravissimi
[toblemi che travagliano
Jffltanità. Però vogliamo aggiungere che non mancano
tche ascoltatori sensibili e
penti a cogliere sia la parola
pietica di uomini sia la pa
profetica dei fatti, dei fefunieni, delle realtà sociali di
testo nostro secolo. Ventique anni fa, qui a Roma, il
teore Ribet fu colpito dal
®Uomeno delle continue riWé che si scatenavano nelle
'^iceri italiane e assieme ad
te, magistrati, sacerdoti,
tecati e giovani ebbe il co®®o di chiedersi perché av^va tutto ciò. Approfondilo l’analisi di quel fenome^ e fondarono la prima astiazione italiana che si in
teressò e si specializzò nella
conoscenza delle problematiche del mondo carcerario,
nell’aiuto e nell’assistenza
dei detenuti.
Oggi purtroppo non c’è più
quella sensibilità, né quel coraggio, né quella sete di giustizia. Nell’orizzonte cristiano la Parola diventa carne,
storia, diventa esistenza che
sollecita e rende inquieti.
Però non c’è solo la Parola
scritta della Bibbia, perché
Dio parla a noi in infiniti modi, con altri linguaggi, con
voci le più diverse, non tutte
per noi piacevoli e gradite;
ma continua incessantemente a parlare a noi. È davvero
strano che in un’epoca in cui
si affrontano la globalizzazione, l’ecumenismo e grossi
problemi planetari ci si disinteressi di quei problemi e
drammi che riguardano i giovani, magari i nostri figli e i
loro coetanei e compagni, i
nostri bambini, soprattutto
loro quando sono malati o
sono in carcere oppure a rischio di prostituzione, di pedofilia, di violenza e di morte.
Così su «Repubblica» hanno
scritto i genitori della giornalista Ilaria Alpi; «I problemi
scottanti in Italia si risolvono
o con la prescrizione o con
l’archiviazione».
Lia Teresa e Fernando
lachini - Roma
Rapporti fra
chiesa e stato
Un nostro lettore, Norberto
Bongardo di Senna Comasco
(Como), ha reagito al dépliant
pubblicitario della Conferenza episcopale italiana (Gei) riguardante le offerte deducibili a favore del clero inserito
nel numero del 21 novembre
del «Corriere della Sera».
In una lettera inviata iT25
novembre al Segretario generale della Cei, mons. Ennio
Antonelli, dopo aver rilevato
che T Evangelo si fonda sulla
testimonianza, che è molto di
più della comunicazione e
che, quindi, non ha nulla a
che spartire con la pubblicità, conclude ricordando
che <dl nuovo accordo tra lo
stato italiano e la Chiesa cattolica non prevede che i cittadini provvedano con il contributo diretto al sostentamento
del clero, bensì riconosce la
deducibilità nella dichiarazione dei redditi personale, ed
entro certi limiti, di somme
versate a ben determinati enti
e opere: quindi oltre a non
corrispondere alla realtà
quanto da voi esposto rappresenta quasi un concetto diametralmente opposto. Ferma
restando la vostra più che
comprensibile necessità di
avere le entrate per coprire le
uscite dopo che lo stato italiano ha finalmente cessato di
provvedere direttamente al
sostentamento del clero cattolico, non è questa la strada
per raggiungere gli obiettivi, e
soprattutto per contrastare la
differenza abissale esistente
tra la percentuale nominale
di cattolici in Italia e la percentuale effettiva assoluta di
scelte espresse in vostro favore
sulle dichiarazioni Irpef rispetto al totale delle dichiarazioni presentate».
CASA VALDESE DELLE DIACONESSE
residenza assistenziale per anziani
viale Gilly, 7 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121-91254
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abbiamo ancora bisogno della vostra generosità!
n. 28242103 intestato a CASA DELLE DIACONESSE
'^bancario n. 1479/1 - Istituto bancario San Paolo di Torino,
ag. di Luserna San Giovanni
•bancario n. 2427928/18 - Cassa di Risparmio di Torino,
ag. di Torre Pellice
intestati a Tavola valdese — Casa delle diaconesse
(i doni sono defiscalizzabili a richiesta)
II rilancio e le prospettive dell'Istituto e Casa di riposo G. B. Taylor di Roma
Pareggio di bilancio e qualità del servizio
FRANCO CLEMENTE
IO credo che dobbiamo essere grati a
Lucia Cuocci per la sua lettere pubblicata su Riforma del 5 dicembre, perché porta all’attenzione di tutti i lettori
un problema molto importante dei nostri istituti d’assistenza. Nella mia funzione di commissario straordinario
deU’istituto G. B. Taylor, di cui si parla
appunto nella lettera, colgo l’ottima occasione per cercare di dare anche il mio
contributo al dibattito sollevato dalla
lettera in questione.
La signora Cuocci, infatti, mette molto opportunamente in evidenza il rapporto che deve esistere nei nostri istituti fra pareggio di bilancio e qualità nel
trattamento riservato agli ospiti. Ha
perfettamente ragione quando scrive
che non posàiamo badare solo al pareggio ma dobbiamo anche avere riguardo
per la qualità, ma quale delle istanze
deve essere perseguita per prima? È
preferibile una meravigliosa e perfetta
situazione di accoglienza degli ospiti
con il bilancio in passivo insostenibile e
dunque con prospettive di prossima
chiusura dell’istituto o invece è meglio
avere un bilancio in pareggio con una
sistemazione comunque adeguata e accettabile, ma compatibile con le disponibilità finanziarie?
Io credo che qualità di vita e pareggio
di bilancio debbano essere perseguite
da chi amministra gli istituti di pari
passo in una costante dialettica fra loro. Quando il Comitato e.secutivo
deU’Ucebi mi ha chiamato quale commissario straordinario all’Istituto G. B.
Taylor, esso presentava un deficit strutturale annuo di bilancio di circa 230
mOioni; di fronte a una situazione del
genere, mi pare che ci sia una sola prospettiva, e cioè la chiusura^ perché l’ente patrimoniale, di cui l’istituto fa parte.
non può farsi carico di questa situazione di bilancio. Allora si tratta con le risorse disponibili (e finché non aumenteranno) di fare fronte alle circostanze e
dividere fra tutti, nella maniera meno
fastidiosa e meno dannosa possibile,
quanto si ha. Abbiamo cercato di abbassare i costi senza incidere sulla qualità di trattamento agli ospiti. Abbiamo
aumentato il numero degli ospiti stessi
dato che la struttura lo consente e il
personale è in grado di accudirne un
numero maggiore con un minimo aumento di spesa relativa al vitto. Quindi
non un miracolo, come scrive il/ratello
Manno, ma una razionalizzazione dei
costi e un certo incremento dei ricavi
per effetto del numero degli ospiti che è
stato aumentato.
Nel corso dell’anno ’97, fortunatamente, abbiamo ricevuto un dono, come ha ricordato il fratello Musso, il
quale però non ha influito sul conto
economico ordinario, che riguarda le
entrate correnti e le relative spese di
mantènimento della struttura, perché
ha, invece, coperto le perdite dei bilanci precedenti: quindi è stato utilissimo
e voglia il Signore che altri donatori allegri facciano lo stesso poiché potremmo rendere più piacevole il soggiorno
dei nostri ospiti (arredi, attività ludiche,
laboratori, gite, ecc.).
Ceno, ha ragione la lettrice quando
sottolinea l’importanza della diaconia e
del modo con cui viene fatta: ne convengo. Ma chi deve fare aumentare le risorse? È giusto che le chiese locali e i
membri delle stesse facciano diaconia,
delegandola all’ente patriinordales senza
dargli le risorse per farla? È corretto gravare per tutte le spese, che il bilancio
non copre, sulTUcebi, con il rischio che
poi la stessa Unione debba cessare il suo
compito perché non riuscirà più a fare
fronte alle sue spese istituzionali, che
sono fatte a favore delle chiese locali
(pastori, emeriti, ecc.)?
Credo, sicuramente, che nella dialettica di cui parlavo poco sopra ci siano ancora margini di miglioramento, per la
qualità e ci stiamo impegnando in questo senso, senza perdere d’occhio le esigenze di bilancio. Da questo punto di vista, crédo sia giusto pensare a certe iniziative non come «eccesso» per i minori
ospiti, anche se sicuramente lo sono attualmente per le nostre possibilità, proprio perché manca concretamente, al
momento, la capacità di pagare gli
straordinari a^i educatori, che hanno il
diritto di richiederlo per le prestazioni
fuori orario. Per quanto riguarda poi «la
struttura fatiscente e inadeguata», ci sono progetti di risanamento e presto vi si
potrà dare inizio. Infine, sono convinto
che nel progetto educativo e nella crescita psicopedagogica possa utilmente
trovare posto anche l’accoglienza che la
vicina scuola domenicale della chiesa di
Centocelle può dare e ottimamente dà,
per i bambini che la vogliono, con la necessaria e opportuna collaborazione degli educatori. La sorella Irene Vianello,
coordinatrice della scuola domenicale, e
i monitori, sono molto entusiasti per la
partecipazione dei bambini del Taylor.
Resta però il problema che la lettrice
sottolinea: come ella stessa riconosce,
la retta giòrnaliera che il Comune di
Roma versa per ciascun minore è esigua e insufficiente. Ma questo problema non lo può risolvere il nostro istituto da solo: o si convinca il Comune a
maggiorare le rette o le chiese diano
più forza e sostegno all’ente patrimoniale (per esempio, offrendo personale
qualificato volontario anche part-time
0 dotandolo di maggiori risorse finanziarie). Mi auguro che altri lettori possano intervenire indicando altre possibili soluzioni.
Innario
e «Prayer Book
»
A seguito dell’articolo comparso su Riforma n. 40 del 24
ottobre, pag. 8 sul tema «Proposta per un nuovo innariolibro di preghiera», desidererei, come proposto dalla
commissione, fare alcune osservazioni:
1) La necessità di un nuovo
Innario è molto sentita, mentre per il Prayer Book ho l’impressione che si voglia seguire e imitare esempi stranieri
perché mentre per il canto,
possiamo affermare senza timore di smentita, abbiamo
inni 0 con parole o con musica uguali, il Prayer Book è un
po’ lontano dalla nostra
espressione di fede.
la) L’Innario dovrebbe rispecchiare la nostra innologia italiana storica, che non è
rappresentabile soltanto dall’Innario del 1969 a causa di
tagli e di eliminazioni non facili da condividere, ma dovrebbe anche spaziare sui diversi salteri delle chiese appartenenti alla Fcei.
lb) Una maggiore sensibilità per le vecchie «generazioni» e più rispetto «storico»
delle nostre comunità. La
sensibilità è richiesta per coloro che durante gli anni giovanili (scuola domenicale,
catechismo, gruppi giovanili,
ecc.) si sono avvicinati ai nostri inni, li hanno imparati a
memoria e hanno legato a essi momenti particolari della
loro fede e della propria chiesa. Polemicamente debbo aggiungere che attualmente
non c’è un inno, nel salterio
del 1969, per la scuola domenicale o per i fanciulli: «Oh
quanto mi sei cara, o scuola
del Signore!; lo sono un agnellino trovato dal Pastore:
Son bambino son piccino ma
il Signore»... Dove sono? Il rispetto è auspicabile nei confronti di canti che hanno rappresentato momenti particolari sia politici che economici
della nostra nazione: dov’è
un inno per la nostra Italia
(penso che oggi la parola Italia non faccia più spavento)?
Spesso riportiamo nelle preghiere la situazione del pae
se, presentiamo coloro che
sono in autorità affinché il loro compito sia più attinente
all’insegnamento biblico e
non possiamo cantare «A Italia il viso e il tuo sorriso volgi
Signore...»: non c’è; è rimasto imperterrito, forte, possente, ma non tanto conosciuto, «Innalzate il vessil
della croce...». Quindi viene
spontaneo richiedere che il
nuovo salterio non sia un
nuovo Innario dove vengono
eliminati e corretti inni che
attualmente non rappresentano o non sono più di «moda» (dimenticando che «tutto
passa ma la mia parola non
passerà», Matteo 24) per Tevolversi delle varie situazioni,
ma che dovranno invece essere aggiunti lasciando inalterati le loro impronte originali. Potranno così coesistere
inni quasi uguali, come avviene in altri paesi. Poi sarà la
comunità, nella sua libertà, a
cantare quello più adatto al
momento.
2) Eliminare, correggere,
togliere: no. Aggiungere: sì.
3) Nell’articolo mi sembra
di cogliere una sensibilità
particolare verso una innologia «riformata» (bavarese,
ungherese, danese) e non si
accenna alla grande influenza del Risveglio (che è poi la
nostra realtà protestante)
quando il metodlsmo era anche chiamato «il popolo che
canta». Non bisogna dimenticare che dalla Chiesa dei
Fratelli il bravo Rossetti ci ha
tramandato, tra scritti e riadattati (circa 110), inni che
sono parte della nostra cultura e quindi ha pieno diritto di
una maggiore presenza nel
nuovo salterio (attualmente a
pagina 337 dell’Innario del
1969, alla voce Rossetti T.P.
nell’elenco degli autori dei
testi, sono solo indicati i 158167-231: solo 3 contro i 24
dell’Innario del 1962: una
buona tosatura!)
4) Sulla fede pregata e confessata, il mio giudizio non è
positivo, in quanto buona
parte di noi non è stata e non
è abituata a una lettura e/o
recitazione di preghiere. Con
fatica mandiamo a memoria
e recitiamo, se non in occasioni particolari, il Padre No
stro e il Credo. La nostra è
una preghiera solitaria e silenziosa e solo qualche iniziativa individuale pastorale
invita l’assemblea alla preghiera «ad alta voce» ottenendo risultati non sempre
buoni. Lo vedo più un lavoro
da catechismo o da studio biblico che una appendice al
nuovo Innario anche perché
con l’andare del tempo il
Prayer Book «invecchia» con
maggiore facilità di un inno.
Adam Blaszczyk - Firenze
Il fratello
Tito Dolfi
pagato, in grado di rendere
un’autentica testimonianza
di fede, di cui tutti, in qualche
misura, abbiamo usufruito.
Grazie, Tito, per quello che
hai saputo darci, e che non
dimenticheremo.
Silvana Marini - Trieste
La comunità di Trieste ricorda Tito Dolfi come uno dei
fratelli più assidui e più impegnati nel prodigare la propria
opera a servizio della chiesa.
Ma noi, amici dei tempi della
giovinezza, ricordiamo anche
altre cose, inconfondibili, di
Tito: la gentilezza dei modi e
dell’animo, la bonaria ironia,
la prontezza nella battuta e
nello scherzo. Ciascuno di
noi ha potuto sentire da lui
una parola di interessamento,
di conforto, nei vari momenti
della propria vita.
Io che vivo in un’altra città,
ogni volta che venivo in chiesa trovavo la costante affettuosità di Tito, espressa anche solo con un sorriso, un
abbraccio, un saluto. Egli infatti, schivo e timido, non
usava mai tante parole per
farsi capire. A dare la continuità del rapporto d’amicizia
gli bastava una battuta, una
barzelletta, la rievocazione
rapida di un ricordo comune.
A chi lo conosceva bene Tito
non poteva nascondere, al di
là del suo fine umorismo, la
sua tristezza di fondo, una tristezza sottile, dissimulata,
che lo angustiò a lungo nella
sua vita di uomo solo, anche
se non privo degli affetti di
amici e parenti.
Pian piano però egli riuscì a
colmare la sua solitudine, facendo della comunità la sua
famiglia, della chiesa il centro
della sua vita e dei suoi interessi. Ed è così che tutti noi lo
ricordiamo, in questi ultimi
tempi, finalmente sereno, ap
Ho conosciuto Tito in un
momento molto buio e triste
della mia esistenza; avevo da
poco chiuso un rapporto con
i Testimoni di Geova e perso
mio padre. Era il giorno di
Natale del 1982 quando andammo, per la prima volta, al
culto nella chiesa elveticavaldese e subito Tito conquistò il cuore delle mie tre bimbe, di mio marito e il mio.
' Entrò subito a fare parte della
nostra vita, quasi in pùnta di
piedi, ma con fermezza.
Da allora ha occupato un
grande posto nel nostro cuore, come se quel posto lo avesse atteso e fosse stato suo
da sempre. Ci è sempre stato
vicino rendendoci la vita più
serena con una parola al momento giusto, un sorriso, una
barzelletta, un aiuto sempre
presente su cui contare. Era
appagato di tutto questo, come se l’aiuto lo avessimo dato noi a lui. Tutta la sua esistenza è stata un impegno,
una presenza attiva e costante
nella vita della sua chiesa che
amava come se fosse stata la
sua famiglia. E ora, questo
vuoto tremendo... Non sentire
più la sua voce ogni mattina...
Che lo Spirito consolatore e la
Parola del Signore ci aiutino a
superare questo grande dolore, persuasi che «...né morte
né vita potranno separarci
dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù» (Romani 8,38-39).
Rosy Bfl/os-Trieste
AI LETTORI
Il nostro settimanale non
pubblica lettere anonime o
quelle che non riportano
l'indirizzo completo (che
ovviamente non pubblichiamo) o ne riportano uno
di fantasia. Fate dunque attenzione e, soprattutto, siate brevi («non per il gran
numero delie parole...»).
20
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 12 DICEMBRE 1997
Molti giungono in Italia dopo viaggi estenuanti dall'Iraq e dalla Turchia
■ • ■•■•I ■ ■ .«III ^
La fuga dei curdi dai bombardamenti e dalla morte per fame
VALERIA SCHRADER
IN Italia, i grandi quotidiani
e i telegiornali continuano
inspiegabilmente ad ignorare
il genocidio in corso in Kurdistan, le sistematiche violazioni dei diritti umani compiute dalla Turchia, le denunce e le condanne delle
istituzioni europee. Notizie
che invece compaiono quasi
quotidianamente sui più prestigiosi giornali internazionali e su quelli turchi.
Diritti umani calpestati
Solo un esempio, recente
ed emblematico. A settembre, il Tribunale europeo per
i diritti umani (organo del
Consiglio d’Europa a cui aderiscono 40 paesi, Turchia inclusa), ha condannato il governo turco per un caso di
stupro compiuto da agenti
delle forze di sicurezza, imponendo di risarcire la vittima. La vicenda è stata denunciata da Sùkran Aydin,
ragazza curda all’epoca dei
fatti sedicenne che fu arrestata insieme al padre nel giugno del ’93 perché sospettata
di «connivenza» con il Pkk
(Partito di lavoratori del Kurdistan). Per tre giorni, nella
gendarmeria di Derik, fu brutalmente torturata e violentata. Di fronte alla Corte europea, gli avvocati del governo
turco non sono riusciti a provare alcuna connessione tra
la ragazza e il Pkk. La Corte
ha appurato che a carico di
Aydin non è mai stata formalizzata alcuna accusa. Il Tribunale europeo ha condannato più volte la Turchia per
numerosi altri crimini, ma
questa è la prima condanna
per il reato di stupro.
In un’intervista a «La Stampa» (20 novembre), il ministro dell’Interno, Napolitano,
annunciando un incontro
con i suoi colleghi deU’Unione europea per parlare di diritto d’asilo, ha dichiarato: «Il
punto di partenza sarà una
valutazione comune sull’esistenza o meno di politiche
persecutorie nei confronti
della minoranza curda».
I profughi che giungono in
Italia dalla Turchia e dall’Iraq
fuggono dalla guerra, dai
bombardamenti al napalm.
dalla morte per fame. La Turchia, oltre a tentare di sterminare i curdi, è impegnata a
stroncare tutte le voci dell’opposizione interna. Ogni
giorno si registrano casi di
esecuzioni sommarie ad opera degli squadroni della morte, desaparecidos, incursioni
della polizia, pestaggi e arresti nelle sedi di giornali, partiti, sindacati, associazioni
culturali e umanitarie. Nel
paese, che è già tutto una prigione, si continuano a costruire carceri. I detenuti per
L'Eden della Genesi
La popolazione del Kurdistan è stimata in 25-35 milioni
di persone; gli esuli aU'estero sono circa un milione
500.000.1 curdi abitano la loro terra da millenni. La descrizione del giardino di Eden della Genesi corrisponde con
quella del Kurdistan, dove sono le sorgenti del Tigri e
dell’Eufrate.
Paese di 520.000 km quadrati, montuoso e fertile, il Kurdistan è il più dotato di risorse naturali nel Medio Oriente.
Le principali sono petrolio ed acqua, sfruttate dai quattro
stati tra cui è spartito. Nel Kurdistan si trovano il 75% del
petrolio iracheno, gli unici giacimenti della Turchia, i più
importanti della Siria e alcuni di quelli delTIran,
U Trattato di Sèvres del 1920 riconosce ai curdi il diritto
ad utK) stato indipendente. Ma nel 1923, a Losanna, le
grandi potenze, Italia inclusa, firmano con la Turchia un
accordo che cancella il trattato del '20.1 curdi e il Kurdistan
non sono mai menzionati nel Trattano di Losanna, nemmeno negli articoli sulla protezione delle minoranze in
Turchia. Evidentemente l’interesse per il petrolio è prevalso sui diritti di un pppolo.
Cosi i curdi si trovano separati da diversi confini, divengono minoranza nei vari paesi. Effetto immediato del trattato di Losanna è di dividere famiglie, pascoli, campi e di
provocare il crollo dell’economia agricola. Le conseguenze
politiche sono anche peggiori. Per secoli i curdi sono stati
governati dai loro principi, sovrani di stati indipendenti.
Dal 1923, in Turchia, Siria, Iran, Iraq il territorio curdo viene considerato un’appendice da sfruttare con metodi colonialisti. I curdi, privati dei diritti elementari (come parlare
e studiare nella loro lingua), sono cittadini di infima categoria, da deportare e spogliare dei beni, fusi
reati d’opinione sono dodicimila. Nel Kurdistan turco,
l’esercito sta letteralmente
facendo terra bruciata. Secondo i dati ufficiali esposti
dal governatore della regione, i villaggi distrutti negli ultimi anni sono 3.165. Anche i
campi e i raccolti vengono
distrutti, il bestiame ucciso,
per privare gli abitanti di
ogni mezzo di sussistenza.
Milioni di persone sono lasciate morire di fame. Il governo non consente l’intervento di Ong europee e turche, neanche della Croce
Rossa. Anzi, ha recentemente
respinto al mittente 80.000
Ecu che la Commissione europea voleva inviare all’associazione turca per i diritti
umani (Ihd) per aiutare i profughi interni. Inoltre l’esercito di Ankara, con l’aviazione,
combatte da mesi nel Kurdistan iracheno (già distrutto
dalle truppe di Saddam Hussein) dove si è schierato a sostegno di uno dei due partiti
curdi locai in lotta tra loro.
Pieno diritto d'asilo
I curdi, dunque, hanno pieno diritto all’asilo. Molti di
coloro che giungono in Italia
dopo viaggi estenuanti (che
dall’Iraq durano anche sei
mesi o un anno), non fanno
domanda d’asilo da noi perché intendono farla in Olanda
o in Germania. Non soltanto
perché lì hanno parenti e
amici, ma anche perché temono i lunghi tempi e l’incertezza della burocrazia italiana, le difficoltà per il ricongiungimento familiare, la
mancanza di assistenza nel
periodo di attesa. Le procedure, in Olanda, sono invece
rapidissime. In caso di am
SuH’altopiano del Kurdistan
(Foto Boffa-Schrader)
missione della richiesta d’asilo, valutata in 24 ore, il richiedente è chiamato entro sette
giorni ad un colloquio con
l’autorità preposta, a cui segue subito la decisione. Ma il
profugo che non chiede asilo
appena giunto da noi, riceve
immediatamente il decreto di
espulsione che gli ingiunge di
lasciare l’Italia entro due settimane ma non gli consente
di raggiungere gli altri paesi
dell’Europa di Schengen.
Per i curdi, oltre a garantire
piena assistenza, informazione, accoglienza, l’effettivo
esercizio del loro diritto, il
nostro paese dovrebbe trovare una soluzione, di concerto
con la Ue e gli altri stati membri, anche per chi non vuole
chiedere asilo politico. Offrendo ad esempio protezione temporanea come raccomanda il Consiglio d’Europa.
Ricordiamo che la Turchia
è uno dei maggiori acquirenti di armi italiane, che le mine antipersona prodotte in
Italia mietono vittime tra
donne e bambini curdi, che il
ministro del Commercio
estero. Fantozzi, in settembre a Smirne, incontrando il
collega turco ha detto che
l’Italia è pronta a diventare il
«partner commerciale ideale» della Turchia.
È palese che per fermare il
flusso di profughi verso l’Europa la Turchia deve porre fine alla guerra, impegnarsi a
rispettare i diritti umani e a
cercare una soluzione pacifica della questione curda, come le è stato più volte chiesto
dalle istituzioni comunitarie.
Dovrebbero essere questi gli
obiettivi principali del nostro
paese nelle sue relazioni con
Ankara, anziché a firma di
accordi per rispedire i profughi in Turchia.
Il 24 novembre, a Róma, il
presidente del Consiglio,
Prodi, ha incontrato il collega
turco Mesut Yilmaz. La notizia ha avuto scarsissima eco:
nel comunicato finale della
presidenza del Consiglio si
legge che «da parte italiana vi
è un forte interesse a definire
con le autorità di Ankara accordi sulla riammissione di
clandestini espulsi». I curdi
rimandati in Turchia vengono arrestati e torturati, abbandonati nelle bidonville a
morire di fame. Gli accordi
tra Roma e Ankara equivalgono a consegnare le vittime
(bambini compresi) tra le
braccia del carnefice.
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