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LA BU0MA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
A).»:0£vo»t!{ Si iv àyan/i
Scgiii’ndo Io verità nella carità.
Efes. IV. io.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Toi iiio. casa Bellora, a capo dii Viale
del PiC, N"12, piano 3 ’.
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del (¡¡ornale, e dal Lilivaio G. SEItlSA,
contrada Nuova in Tuviiio.
|>nCZKO ■»’A««SOriAKBO%'E
(/I domicilio)
Torino, per un anno L. 0,00 I L.7,00
— per sci mesi » i,(IO ( » 4,^0
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 5,20
Gli Ansociaii delle Provincie pulranno provvedersi di un vaglia postale,
inviaridolo franco alla Direzione.
—Sitali—aaas^s^ -s. . .. - ______ ' ■■■-r- --^
Le chiese evangeliche italiane fuori d’Italia 11 Tempio valdese mal giudicato
dfti G|«ricalt— Il Teol, ed Avv. Faraut. — Alla Campana^ TApostata Ferrerò. —
Notirie religiose : Firenze— Francia—Cronachetta politica.
Ili CIIIESIÌ EVAKfiElICHE ITALIAXE Fl'OR! D'ITALIA
Dopo la chiesa evangelica italiana
di Ginevra, dobblam far menzione di
quella di Zurigo. Ecco quali*furono le
sue origini:
Fioriva prosperosa in Locamo una
chiesa evangelica nel 1Ì549, per lo zelo
di Giovanni Beccaria, chiamato comuneiTicnle VApostolo di Locamo, Beccaria non era un teologo, ma era invece un crisliano che tutta la sua teologia la faceva consistere nel Vangelo..
Un teologo di Lugano, sicuro della
vittoria, sfidò a pubblica disputa Beccaria, il quale forte nella parola di
Dio, sconfisse pienamente il sofista
provocatore. Finita appena la disputa,
Beccaria fu cacciato in prigione; ma
venne poi liberato dal popolo, il quale
prese a seriamente difenderlo dalla
vendetta clericale. Ma cosa può un
popolo di buona fede contro una fazione che non mai perdona? Beccarla
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crcflò pi'udonlc fuggire, e dopo aver
passato qualche lempo a Chiavenna,
si l’ilirò a Zurigo.
Intanto il popolo di Locamo si ostinò a voler prendere vendetta della
fazione, e si comporlo nei modo seguente: si ricusò a pagare al clero
quello che esso chiama incerti ; non
pili voleva uè preti, nè frati all’accompagno dei cadaveri ; non più croci nè
reliquie; non più messe-, non più portava a battezzare i bambini, che erano ballezzali gralnitamente dai ministri evangelici. La fazione morlificata
così nella sua parte più sensibile ,
giurò la vendetta, ed incominciò a
tirar fuori le rancide dicerie di praticiie licenziose degli evangelici, le quali
non furono credule neppure dal basso
popolo. Allora uno svizzero per nome
Walther, bandito da Milano convinto
di alto tradiraenlo, pagato dalla fazione, fabbricò un falso documento,
che fu presentato alla dieta nel marzo
1554. La dieta senza esaminare il
documento, istigata da Ottavio Riverda vescovo di Terracina e nunzio del
papa, decretò che tulli 1 Locarnesi
rendessero obbedienza alla chiesa romana, e nella prossima pasqua tulli
si confessassero.
Un lale decreto mosse i Cantoni evangelici ad opporsi, e ad ordinare
che nulla fosse innovato (ìnchè la
queslione non fosse discussa e riso
lula nella prossima dieta federale. Ma
il nunzio del papa seppe così ben brigare nella dieta, che riuscì a seminare
la discordia, e quindi a far rimettere
la decisione delia questione a due arbitri, uno cattolico, evangelico l’altro;
non restava al nunzio che guadagnare
l’arbitro evangelico, e vi riuscì. Il decreto portava, che i Locarnesi i quali
avessero abbracciata la sella degli anaballisti, o dei sociniani, o avessero
offeso la Vergine , dovessero essere
puniti a rigore di legge; e gli altri o
dovessero abbracciare la religione callolica, 0 andare immediatamente in
esilio. 11 solo Cantone di Zurigo protestò altamente contro la decisione degli arbitri.
Intanto i deputali dei Cantoni cattolici passarono le alpi nel cuor dell'inverno per intimare ai Locarnesi la
terribile sentenza. Il decreto fu lelto,
e le autorità municipali si guardarono
bene di opporsi ad una fazione vendicativa. I deputali accordarono 24
ore di tempo ai Locarnesi per prendere laJ(^'o risoluzione: dilTatli alcuni
pochi che si risolsero di sottomettersi
andarono la mattina dopo innanzi ai
deputali, e si protestarono di essere
cattolici : nelle ore pomeridiane poi gli
evangelici camminando due per due
in bell'ordine, ciascuno seguilo dalla
sua famiglia, andarono cosi alla sala
del consiglio. Giunti innanzi ai depii-
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(ali, uno (li essi a nome di lulli prese
la parola, e proleslò conlio la falsila
delle accuse die avevano occasionalo
quel terribile decrelo; venendo poscia
al particolare, disse che essi non erano nè innovatori, nè anabattisti, nè
sociniani, nè appai tenenti a setta veruna; ma erano cristiani come lo erano gli apostoli ; che rilenevano la
dollrina che avevano insegnata gli
apostoli, cioè la dottrina delle Scrittura del vecchio e nuovo Testamento;
e chc il compendio della loro fede era
nel simbolo degli apostoli. Dopo ciò
r oratore soggiunse : « Noi uon cre« diamo che in paese cristiano ci sia
<1 imputato a delitto di seguire la re<- llgion degli apostoli ; ma se cosi
« fosse, beali noi. Noi siamo in vostre
<1 inani, esaminate la nosira condotta;
» chiunque di noi è reo di qualche
« delitto, sia pure severamente gasli« gaio; che se sol per molivi religiosi
« dobbiamo esser puniti, sia pur fatta
■I la volontà di Dio; ma nessun di noi
0 rinuucierà al Vangelo per timore
« della persecuzione ». Poscia l’oratore additando i vecchi, le donne, gli
infermi, i fanciulli, supplicò che se
pure il fatale decrelo avesse dovuto
eseguirsi, ciò non fosse accaduto nel
cuor dell’inverno ; ma che si attendesse stagione men rigida per passare
le alpi.
« Quei deputati, dire l’antico sto
rico da cui togliamo tale narrazione,
con de’ cuori cosi rigidi e cosi imponentemente immobili come le alpi che
avevano poco prima varcate, risposero a quel commovente discorso, che
essi non erauo venuti per disputare,
ma per farsi obbedire ; « Volete voi,
soggiunsero, abbandonare la vostra
religione, e ritornare aU’antica fede? »
A tale insultante domanda non aspettarono gli evangelici che desse risposta il loro oratore, ma i vecchi e le
donne prima degli altri, fecero risuonare la loro voce, c da tulli i lati della
sala si sentiva gridare; " Siamo evangelici, evangelici morremo; non vi è
altra fede che salvi che il Vangelo di
Cristo I'. I deputati allora accesi di
rabbia ordinarono che si registrassero
i nomi degli insolenti; e duecento evangelici si presentarono a far registrare il loro nome sulla lista della
proscrizione.
In quel mentre che gli evangelici si
preparavano alla partenza, spedirono innanzi a loro il celebre medico
Taddeo a Duuis, evangelico anch’egli,
per domandare asilo ai magistrati di
Zurigo. Erano intenti a fare i piccoli
loro bagagli, quando il nunzio del
papa si presenta ai deputati ; e dopo
di averli ringraziati per l’impegno
che avevano dimostrato a sostenere
la causa di quella che, esso nunzio,
chiamava religione, soggiunse che la
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proscrizione degli evangelici non era
che una mezza misura, e che egli
nunzio papale non polendo ollenere
che le leggi canoniche fossero eseguile
Del loro sanlo rigore coniro que’scellerati apostati, domandava almeno a
nome di sua santità, che non si permettesse ai proscritti di portar seco
loro nulla dei loro averi, e ncmanco
i pi'oprii figli ; ma che quelli fossero
confiscati, e questi rilenuli per essere educati nella religione callolica.
Tali orribili domande, degne più
di un cannibale , che di un ministro di (lesù Cristo, mossero a sdegno perfino gl’ iaflessibili deputati ;
ma tali furono le istanze del nunzio,
che finalmente accondiscesero alla
confisca. Ed ecco que' poveri proscritti, nel cuor deU’inverno, costretti
a spatriare, a passare a piedi le alpi,
senza beni, senza danaro, senza bagaglio, senza mezzo alcuno di sussistenza, andare incontro ad una morte
sicura fra i ghiacci e le nevi, rei non
di altro delillo che di aver lelto il
Vangelo, e di averlo voluto seguire
nella sua purità; e ridotti a late stato
da chi si dice custode del Vangelo, e
ministro del buon Pastore che ha dato
la sua vita per le sue pecore !
IL TEMPIO VALDESE
MAL GllDICATO DAI CLERICALI
Sotto pretesto del Tempio Valdese
VArmonia si sfoga a dir quanto peggio può dei Valdesi, delle loro dottrine,
della loro origine, e li chiama in colpa
di non conoscere Iddio, e di avere
scrillori che non concordano fra loro.
Sarebbe impossibile di risponderle capo per capo senza riempire, con detrimento e noia de’ nostri lettori, tulio
intiero il foglio. Ci basterà dunque di
scorrerne le cose principali acciocché
dalla vanità di queste inferiscasi la
vanità del resto.
L'Armonia trova inutile il Tempio
pei Valdesi, perchè dice che in antico
essi biasimavano l’uso di simili fabbriche. Ora lulli sanno che i Valdesi
dei lempi antichi avevano a fare con
gente che fabbricava chiese per salvarsi l’anima; ed ecco percbè dicevano potersi oiferire sacrifizi di preghiere e di lodi a Dio egualmente bene
dentro una stalla o in un granaio, che
in una basilica o in un tempio; dacché
non si otteneva la salute dalle mui-aglie, ma solo dal sangue di Cristo che
purifica da ogni peccato. Se VArmonia
avesse badato a ciò si sarebbe risparmiata la fatica di scrivere tre colonne
e più contro i Valdesi, perchè oggi si
stanno costruendo un tempio in
Torino.
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Poteva anche non avventurare quell'alti a proposizione che i Valdesi adorano un Dio di cui nulla sanno. Le
pare credibile che, vivendo i Valdesi
da secoli in un paese cattolico, non
abbiano mai imparato nulla di Dio?
Se non die può essere che 1 poveri
Valdesi abbiano meritalo un simile
complimento Armonia. Essi non
conoscono altro maestro chc la riveiuxione di Gesù Cristo, dalla quale
sono assicurati della verità fondamentale che esiste un Dio cui bisogna adorare in ispirilo e verità. I Cattolici,
come VArmonia, hanno invece una
quantità di maestri in centinaia di volumi in foglio, di padri, di concilii, di
bolle, di canoni, di encicliche, dove
possono rendersi più eruditi in maleria di teologia. Ma con lutto ciò i
Valdesi non ne sapranno mai meno
di loro per lutto quello che spelta
alia salute dell’anima, e ciò basta per
essi.
VArmonia interroga i Valdesi d’onde vengono, perchè nei libri consultati
da lei non ne ha trovato l’origine.
Or bene, sappia che gli scrittori catlolici per malizia e per ignoranza nascondevano la vera origine dei Vaidesi, e taluni scrittori evangelici si
sono anch’essi lasciati ingannare da
mille speculazioni ed ipotesi in luogo
di tenersi rigorosamente ai fatti storici che ci dimostrano i V’’aldesi non
essere altro che una chiesa di Piemontesi, i quali professano credenze
opposte a quelle di tutti gli altri loro
concittadini. L'Armonia, per non cadere negli errori degli autori da lei
citati, bastava chc avesse dato uno
sguardo agli articoli pubblicati nella
Buona Novella dell’anno scorso sopra le origini e dottrine della Chiesa
Valdese ; articoli che hanno soddisfatto la curiosità di quanti si sono posti a leggerli di buona fede. Certamente noi non presumiamo che gente
senz’ occhi e senza orecchi possano
mai vedere ed ascoltare la verità; ma
speriamo che lutti coloro a cui non
manca il buon senso, abbiano da quegli articoli facilmente dedotto che i
Valdesi sono un avanzo delle primitive
chiese d’Italia conservatesi miracolosamente in Piemonte. Quanto poi al
decidere se i Valdesi d’oggi discendano per linea retta da quei Piemontesi che non hanno mai voluto ammettere le innovazioni di Roma, è indagine che dipende dall’ esame delle
genealogie, sopra cui si può sempre
liberamente discutere senza speranza
di arrivare ad una conclusione dimostrabile.
L'Armonia circa le dottrine valdesi
si è subito levala d’imbarazzo facendo
un colpo da maestro in materia di logica. La dottrina valdese, ella dice,
non è più l'antica per questa sola ror
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(jiona che. non fu inai. vera. Ora ciò
appunto le resta a provare, e noi la
invitiamo a farlo. Noli bene che la
dottrina valdese, conrie abbiarn sempre
detto e rjpetiamo, e quella del santo
Evangelo. Provi VArmonia, se può,
che il Vangelo cui oggi leggono i
Valdesi è diverso da quello che leggevano nei tempi antichi.
Quanto ai sacramenti, i Valdesi ne
ammettono due, perchè due soli ne
trovano nel santo Evangelo istiluiti
da Gesù Cristo. Credono essi che un
sacramento sia un seguo visibile della
grazia invisibile, dennizione che è pur
quella dei teologi iìtW'Armonia. Veggasi la Buona Novella dell’ anno
scorso a pag. 525, ove sta riportata
la professione di fede valdese, die poi
nella Chiesa valdese vi sieno state
persone, e forse ancor vi sieno di differente avviso sulla natura dei sacramenti, ['Armonia non ha rugiocc di
maravigliarsene, perchè nella sua
Chiesa istessa che ammette selle sacramenti, non mancano migliaia e migliaia, e forse milioni d'individui che
non si curano di ammetterne alcuno.
l’inalmente le concediam di buon
grado che noi adoriamo quel Dio che
era ignoto agli Ateniesi. Ma se gli uomini della sua Chiesa giudicheranno
a proposito di entrare nel nuovo tempio sul viale dei Platani per ascoltarvi
la predicaiione della divina parola.
noi li invitiamo fin d’ora a paragonarla con quella che si predicherà
nella nuova chiesa di Borgo Nuovo,
e siamo intimamente convinlì che,
lungi dal suggerirci per la nostra
chiesa quella iscrizione Ignoto Deo,
che viene suggerita da lei, converranno
di comune accordo che, predicandosi
in esso la dollrina cui già s. Paolo
ebbe predicala all’Areopago d’Atene,
vi starebbero bene sul frontone scolpite a caratteri d’oro quelle parole del
profeta Geremia: « Fermatevi sulla
« strada, e considerate, ed interrogate
« intorno alle antiche strade qual sia
« la strada buona, e camminale per
« essa, e troverete ristoro alle anime
« vostre. Il Geremia VI, 16.
I! Teologo ed Avvocato
FARAIT
Giorni sono un o))eraio, crediamo dell’Arsenale, recava al direttore della Buona
Novella un biglietto da visita cou sopra
il nome del teologo ed avvocato Faraut,
unilameiitc a due copie, una italiana,
l'altra francese dell’ Invito agli Italiani
del medesimo, sull'ultima facciata d’una
delle quali leggevasi scritto colla matita
una sfida al sig. M. di provare che il rendere cullo alle immagini sia un atto di
idolatria.
11 sig. M., che è troppo occupato per
isprecare il suo tempo iu polemiche in
iscritto col teologo Faraut, si collte^ta^a
di restituirgli la cortcsid mandandogli
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per il messo medesimo, oltre II suo liiplietto da visita, una copia stampala del
decalogo, ed il N" 2 della Biiova Xoveìla
in cui ['Invilo del sullodato teologo ed
a\ vocato era stato oggetto di ijualche critica osservazione.
Si potea forse usar miglior procedere
di i[ue!-to?
Eppure il signor teologo od avvocato
l'iuaut se u'é mostrato molto olTeso, ed
in una lettera datata da Torino e scritta
al Caltulico di Genova ( parreblie die
VArmonia non avesse voluto accettarla )
ei si lagna amaramente delsig.M., cli’cgli
abbia risposto a (piel modo ad un suo allo
di cortesia in occanonedcl nuovo anno (!)
e lo denunzia al pubblico c une un eretico
professo privo non solo di critrrio, ma di
urLaiìità.
Egli ò vero che in quella analisi del¡'Invilo del signor Faraut inserita nel
N“ 2 della lìwmu Novella il signor M....
avea chiamato empio quella sua proposizione, -chc fosse la corona di eterna gloria
frutto dei nostri 'pas'ieggieri pkci.'niai;)!
sacrifnii. il signor teologo cd avvocato
Earaut si sdegna di una tale espressione;
chiama il signor M...... un asino, chc
ignora pertino ciò cbe sa " un semplice
ragazzetto cattolico n, cioè cbe per mezzo
dtll'elemosina, il peccatore può ottenere
dal Signore la grazia di essero fatto libero
dalla macchia del xuo peccate, ed amnmso
alla eterna corona del cielo ; cita a sostegno di tale enormilii tre o (¡uattro passi
del libro di Tobia, un passo contorto dcll'Evangelo, cd un altro svisato degli
Atti degli Apostoli, e poi foncbiiide domandando con aria trionfale; (iPercbè ise
è un’empieti'ì l’asscrirc quello che venne
da lui asserito) a gl'illustrissimi colleghi
« dei signori !> .. e M. . si alTrettauo tutti
« i giorni, e con grande fracasso, di coli prire non dico solo le juura delle loro
« chiese, ma anche di tutte le contrade
« delle ciitiie \illaggi dell’lughillerra con
» inviti ad accordare soccorsi alle società
n della propagazione della ISibbia , del
Il Vangelo, e ciò che più è strano, sino
Il ai figli e figlie dei n)issionarii prote
II stanti? Ipocriti! (prosegue l'adirato teo« logo) cbe coudiuinate nel teol. ed av\.
« l’araut ciò chc voi continuamente
Il fate ».
Ma caro signor teologo ed avvocato,
scusateci, ma il vostro sdegiu) vi fa perdere perfino il bene deU’intellelto. Voler
provare a noi cristiani evangelici una lesi
teologica col libro di Tubia ! Ma ci avete
pensato bene! e voi cbe non siete un
asino conui il signor M..., non lo sapete
che il libro di Tobia è stato dichiarato
canonico solo dal concilio di Trento?
Non lo sapete chc i Valdesi sono molto
anteriori a detto concilio? Che la sinagoga non lia mai riconosciuto por caimnieo quel libro? Che la primitiva Chiesa
lo rigettava come apocrifo , perché, in
mezzo ad alcune coso giuste c buone ,
trovatisi molte menzogne ed assurdità ,
che non possono stare colla divina rivelazione ?
I [Ubtori inglesi (poiché devono essere
questi i colleglli dei signori H. e M.)
fanno, dite voi, ai loro parrocchiani invito di accordare soccorsi alle società
per la propagazione della IJihbia e del
Vangelo. Ma avete voi mai trovato scritto
in questi invili, o signor teologo, cbe
«una corona eterna di gloria abbia da
essere il frutto di pasnaggieri pecuniarii
sacrifizi» a quelli che li faranno? E se
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queste parole, nè altre equivalenti, non
le avete mai lette, potete voi accusare
cotesti pastori evangelici di condannare
in voi ciò che essi stessi fanno continuamente ?
Una consolazione però rimane al don
Faraut, della quale egli vuol fare partecipe anche il Redattore del Cattolico,
ed è, che la mattina stessa ch’egli scrive,
ha sentito « da un rispettabilissimo parli roco della capitale, che cento e più
11 vittime sono sfuggite in questi ultimi
11 giorni, ad un colpo, dagli artigli dei
Il protestanti, e sono rientrati neH’ovile
11 della santa nostra Chiesa. « Ciò che gli
conferma il dettogli « iu presenza di teli stimonii dal messo stesso speditomi
11 dal sig. M. . . (sarebbe più esatto di dire
spedito dal teologo Faraut al sig. M....)
« cioè chc molti di quei disgraziati che
<1 si presentano per arruolarsi sotto le
Il bandiere del fallace anglicanismo.
Il dopo averne presa la mercede, rite« nendosi perfino le Bibbie, piii non si
Il lasciano vedere «; le quali cose tutte,
egli, il sig teol. ed avvocato Faraut, si
ripromette di « far conoscere a tutta InII ghilterra onde veda a che si riducono
« le vittorie decantate tanto dalla limna
II Novella.»
Ma prima di tutto, caro sig. teol. ed
avA’., perchè possiate far conoscere a
tutt’Inghilterra (se tant’è che l’Inghilterra faccia molta attenzione ai vostri
detti) a che si riducono le vittorie decantate tanto dalla Buona Novella, bisognerelibe che la tìuona Noverila avesse
una volta almeno califato vittoria per
le sue conquiste , ciò che non vi riescirà di provare, essendo questa una incombenza che abbandona intieramente
ai giornali del vostro colore.
Riguardo poi alla notizia datavi da
un rispettabUissimo parroco di questa
capitale, di quelle cento e più vittime
sfuggite dagli artigli degli evangelici
(che non gli hanno poi tanto lunghi,
potete essere tranquillo sig. avvocato),
e rientrate neH’ovile della Chiesa papale,
0 quel parroco rispetlahilissimo è un
furbo che conoscendo il \ostro debole
ha voluto divertirsi a vostre spese : o
egli è un credulone che accetta senza esaminarle quante storielle gli vengono raccontate ; ovvero quel parroco e voi, o sig.
teologo, siete due oneste persone, a cui
non costa niente il dire per vero quel
che sapete benissimo essere falso; ed in
prova di ciò noi vi sfidiamo a presentare UN SOLO di quei cento cbe hanno
fatto ritorno all’ovile , od un solo fra
quei disgraziati, che « dopo avere preso
Il la mercede e perfino le Bibbie non si
II lasciano più vedere.»
Al Dircll. della Blo\a Noveua (*).
Glay, ruUiiuo del 52.
Egregio Signore
Quando vi scrissi l’ultima mia, se non
erro, in data dei 25 dicembre, non aveva
ancora letto l’articolo della Campana^ che
ho ricevuto solamente ieri l’altro. Ora che
(*) Noi mentre accoutlisccndiamo tli buon 5ra<lp
alla doiiianJa fattaci dall'egregio signor Ferrerò
di dar posto alla seguente sua letlera Delle nostre colonne, protestiamo di non scostarci per
nulla con questo dal nostro fermo intento di non
entrare iu polemica col foglio a coi è dirctla, c
ciò per i moti\i da noi csproBsì iu più circostan2e.
Li DlHbZiONB.
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ho veduto tutto quanto ha detto di me il
citato periodico, erodo mio dovere rispondervi più categoricamonte, e vi prego, o signore, d’aver la compiacenza
d'inserire nel vostro caro giornale il seguente articolo.
Pregovi a raccomandarmi alle preghiere di cotesti cristiani ; assicurateli
che la Chiesa di Torino è notte e giorno
presonte al mio cuore per raccomandarla a Dio Padre ed al suo Cristo, aifinchè Ella sia pella mia patria uno stromento provvidenziale di redenzione e di
salute. — La pace di Cristo sia con Voi,
o-signore, e con tutti i fratelli d'Italia
nostra. Amen !
Gio. Ferrerò.
.\LLA CAMPANA
L'APOSTATA FERRERÒ.
Signore
Ho letto, ieri l'altro, il vostro articolo,
chc aveste la gentilezza d'intitolare —
l’Apostata Ferrerò - (Vedi n" 688, 13
novembre 1852). Vi ringrazio, o signore,
della carità che dimostrate peli’ anima
mia, e come non dubito punto della sincerità delle vostre intenzioni, cosi vi accerto alla mia volta, ch’io pure desidero
di tutto cuore la salute della vostra, e
quindi benedico altamente alla circostanza, che Voi, 0 signore, mi porgete di
proclamare una seconda volta altamente,
chiaramente e solennemente quella fede,
che è l’unica mia gloria, mia redenzione, mia salute pella sola grazia di Dio
e per cui io credo fermamente d’aver giustificazione, santificazione e vita eterna
pella grazia del Padre, pel sangue di Cri
sto, p pella rigenerazione dello Spirito
Santo.
I" In nome di questa fede, permettete,
0 signore, ch’io risponda ad alcuni supposti del vostro articolo, dove accusate
1 professori del Vangelo di vivere di ¡mra
fede nella redenzione per poter vivere sicuri dell'eterna salute senza far opera
buona e contentando le passioni.
2° Di [iroiestare contro la frase, che
vorrebbe far credere che fui addottrinato da un istitutore protestante.
5” Di rifiutare la calunnia, che volete
afiibbiarmi ch’io fui salariato |)er sop;;rarmi dal papa, e j>er scrivere contro la
fede di Roma.
Signore, la mia risposta alle vostre
asserzioni non avrà nè lo spirito, né la
forma della polemica e della contro^ers¡a:l'unae l’altra maniera di parlare e
di scrivere, non riguardano più il cristiano, l’uomo che vive di fede; la fede
produce amore, ed i frutti dell’ amore
sono la carità, la pazienza, la mansuetudine, la tolleranza, la benignità; e Voi,
0 signore, perdonerete e giudicherete
come non detta se troverete qualche frase,
che non sia conforme alla fede d’un credente nella grazia di Gesù Cristo.
Innanzi tulto rispondo ai due ultimi
supposti, coi quali volete far credere
ch’io ebbi un istitutore protestante e che
fui salariato per separarmi dal papa, e
per scrivere contro la fede di Roma.
Signore, l’unico mio istitutore fu la
S. Parola di Dio: nissun uomo, ninna
umana influenza ebbe forza sulla mia
coscienza; fu la grazia di Dio che m’illuminò, che mi diede la scienza necessaria per conoscere Terrore ed abbracciare lu verità; imperocché la divina pa-
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roln, 0 è come una lampana rilucente la
u un luogo oscuro, che risplende fiiieliè
« schiarisca il giorno, e che la stella
K mattulina surga ne’nostri cuori.« 2■ Ep.
Caf. di l'k'lro, Capo t. v. 19. E ijucsta
cara parola, « t|uest’Evangelo.....che
noi ¡iredicliianio ed è ancora velato ....
^ lier gl'infedeli (in greco increduli)'’ Paolo
i2. ai Corin. iv. 5, questo santo Vangelo,
ini fu spiegato da Dio medesimo ; e
ninna parola di commentatore mi condusse a riconoscere la fede e professarla , come riio confessata nella mia
lettera, che Voi, o signore, avete denunziati couic un frutto deH'empietà protestante, 0 deU'hiinioralità dei seguaci del
jHiro Vangelo.
È vero, o Signore, che ho cerciito del
sig. 1!. . ., e ini duole di non averlo trovato ; è > ero, che non avendo trovato
il chiarissimo citato pastore, mi rivolsi
ad im altro non meno rispettabile crisliano e per scienza e pietà; è vero, che
ebbi nn colloquio con quest’ ultimo di
un’ora e mezzo .... Ma di grazia, Signore, un’ora e mezzo di scuola è tempo
sufliciente ad un istitutore per fare un
discepolo .. . per dargli di botto l’nnore
d’aver convertito all’Evangelo un sacerdote romano?
Il signor. M.....(è desso il mio istitutore, come voi dite) vi potrà smentire egli stesso — egli medesimo vi dirà,
chi di noi due ha mentilo. Nè vi crediate, clic il mio ospite, che mi albergò
‘n casa sua sul territorio francese, fosse
per avventura il mio maestro ; se ben
vi ricorda la mia lettera accenna, che
avendo appiccato discorso con lui, ed
avendo udito che la mia fede era la
sua, mi foce invito di rccarmi a casa
sua, ecc. ecc.
Ora, se mi trovò d’accordo colla sua
opinione religiosa , non ebbe bisogno
d’islruirrai, e voi non vorrete supporre
chc anche costui sia stato
«Mia guida, mio maestro e mio duce».
Voi pronunziate ancora, chc fui salariato per separarmi da Roma, e scriiprc contro le sue dottrine, è deducete
e confortate la vostra asserzione sul raccontare che faccio il mio incontro col
sig. Jouard sul battello della Sonna; e
con sagacia finissima, interpretando le
mie parole, che accennano alla conoscenza che passa tra colui che chiamate
mio consigliere protestante a Torino, e
tra colui che a gloria del Vangelo io
chiamo mio fratello benefattore, voi fate
rammemorazioni e riscontri, che non
rammemorano, e non riscontrano nulla
di vero. Signore, se avete ben letta la
mia lettera, dovete ricordarvi, che sta
scrilto; <1 il giorno innanzi della mia partenza mi recai ancora a casa vostra (dal
sig, M.....in Torino) ecc. por chiedervi qualche lettera d’appoggio presso
i cristiani di Francia, d’Inghilterra ecc...
c non vi trovai ■> ; più basso sta scritto
ancora: «ai 24 m’imbarcai sulla Sonna
ecc. avviandomi a Parigi, solo, senza
appoggio, cou soli otto scudi in tasca,
senza conoscenza e recapiti ecc.»
Ma, Signore, io dirò a Voi alla mia
volta: Voi pure siete uomo d’onore;
se tale non \i credessi, non mi degnerei di parlarvi sì francamente, . . . Voi
pure siete uomo schietto e leale ; or
come avete potuto sì francamente insinuare che fui salariato, per dar a credere, che la Propaganda spende e spande
a larga mano anche per mo'ì Oh dalla mia
11
lotterà, se iiipfrlio hi rileggerete, troverete, ch’io stesso sono una teslimonianza
del (’oiitrario. Voi [irotestate elie le vostre rummemorazioni t risconlri non intendono a farmi orila, né dire ciò che
non sia. Signore, Voi anzi mi taceste
onore a confermare (jnanto in stesso di
bnon grado, e con tutta la gioia del
mio cuore lio detto puWilicamente, per
dinirstrare che là ove è la fedo, là regna l’amicizia e la cristiana fratellanza,
amicizia e frntellanza chc solamenle può
ispirare la vera conoscenza del Vangelo
di Cristo.
l'inalmente, Voi asserite che mi fu
raccomandato di prvclanmre chiarumpnie
e snknnemenle la mia fede, e chc ho
scritto per compiacere a quegli ingannatori (sic !). Signore , invece di rispondervi un chiaro c solenne No, dovrei
invitarvi a provare la vostra asserzione;
ma vi rispondo una seconda volta A'o,
nissuno, fuorché Dio, mi ha imposto di
confessare pulihlicamenle la mia fedo,
per aver la gloria d’essere confessato
da Cristo in faccia al suo divin Padre.
No, non è per compiacere a coloro che
con un linguaggio sì vituperoso per Voi
cliiamatc con tanto strazio ingannatori.
Oil signore, Voi che vi vantate d’avere jier
voi soli la verità, voi chc vi gloriato
d'essere i soli depositari della luce,
come sarete creduti al vostro linguaggio sì poco cristiano? Noi ingannatori,
noi (i/josiii/i vi cliiameremo illusi, ingannati, Fe volete, ingannatori non mai.
Infine, Voi accusate i professori del
Vangelo di vivere Ui pura fede nella redenzione gratuita per poter vivere sicuri
dcU'eterna saluto senza far opera buona
contentando le passioni (sic). Signore,
non è il distillato, la quintessenza, il
segreto del protestantismo , che la mia
professione di fede vi ha tanto chiaramenti e solermemente manifestato : non
è nna dottrina di vaneggiamentir, di
hrica.nerie, lì'inganni, che la ììuona Novella vi palesò in nome mio; no, ma ó
la dottrina annunziala dai profeti, predicata da Cristo , insegnata dagli Apostoli, e praticata dai fedeli nei primi
secoli del cristianesimo, avanti che ve
nissero i papi a falsificarla, i concilii u
travisarla, e gli scolastici a corromperla.
E che sarebbe il Vangelo se la fede in
Cristo non fosse eflicnce sui nostri cuori
per capacitarci che pel suo sangue noi
siann) giiistincnti'i* Il Vangelo sareblw;
egli la buona novella (piando dopo l’incarnazione, la morte e la risurrezione
dovessimo ancora gemere sotto il giogo
della legge? lo? che volete la giustificazione per la legge, voi non avete più
pai tg a Gesù Cristo, voi siete decaduti
dalla grazia. (Gal. c. V. 4). Or» chi vuol
essere giustificato dalle opere della
legge , si priva della grazia di Dio in
Gesù Cristo : ma la Chiesa romana ]iretende la propria giustizia dalle opere
della legge, dunque si priva della grazia di Dio ¡ler Gesù Cristo. —Ora se
l'eterna salute é per la grazia, non «
dunque per le opere, altrimenti la grazia
non è più grazia (Ucm. XI. (i). Nè mi diti«
che Dio ci dà la grazia di nieritarè : imperoccliè grazia c merito sono due termini contraddittorii ; e poi ? Clte avcto
voi che non l'abbiate ricevutu'ì E se l'avete
ricevutopiìrch'.' viglorialoquasi non l'avesle ricevuto? (1» Cor. IV. 7). Ora colu*
che ha nulla , ha diritto a nulla : ma
l'uomo per se stesso ha nulla, duuijue
può in nulla meritare.
12
Ma voi, o signore, mi opporrete il
capo II, V. 24 di san Giacomo, il quale
parlando della giustificazione del vero
credente, asserisce : che l’uomo è gitistifìcato dalle opere, e noti solamente
dalla fede. Fatemi vedere la vostra fede
colle opere. Abramo dimostrò la sua fede
per le opere : offri il suo figlio Isacco in
sacrifizio. Signore , voi non siete un
chericuzzo di seminario da non intendere che san Giacomo parla delle opere
come necessaria dimostrazione di fede
in faccia agli uomini, non però in quanto
alla giustificazione del credente al cospetto di Dio : avvegnaché ( san Paolo
ai Romani, cap. IV, v. ■! e 3) dimostra
chiaramente cbe Àbramo non fu punto
giustificato dalle opere : Cerio, se Abramo fa giustificato dalle sue opere, ha di
che gloriarsi, ma non in faccia a Dio.
D’altronde è evidente, che se san Giacomo avesse voluto provare la giustificazione d’Àbramo in faccia a Dio, non
si sareblie contentato di citare una sola
azione della vita di quel patriarca, mentre san Giacomo al v. 10 soggiunge :
Chiunque viola la legge in un sol punto,
quantunque l’abbia osservata in tulli gli
altri, è colpevole come violatore di tutta
la legge. Perciò quando san Giacomo
dice che la fede senza le opere non può
salvare, ma è morta, egli parla d’una
fede falsa, egli intende parlare di coloro che si vantano d’aver la fede, e li
paragona a coloro, che gloriandosi di essere caritatevoli, lasciano intanto morire
i loro fratelli nell'inedia e nel languore:
parla di coloro che credono di credere ;
parla d’ una fede morta , poco presso
come quella di coloro, che sebbene confessino che la parola di Dio è parola di
Dio, nullameno non credono alle promesse che Dio ha rivelate nelle divine
Scritture. Una tal fede, che certo non
dà frutti, non pace, non freno alle passioni, non amore, non carità, non opere
buone, una tal fede è morta. Ma la viva
fede, questa grazia, questo dono gratuito, che noi abbiamo come nostr'àncora di salute, questa fede produce in
noi riconoscenza, la riconoscenza amore, e r amore le buone opere. 11 cristiano che si crede redento per la grazia e per la fede in Cristo, crede ed
ama : crede, come Maria, a cui fu molto
perdonato, e come Maria ama molto.
Tale è la fede del cristiano : e chiunque
(1. Giov. cap. 3, V. Z) ha questa speranza in Dio, si santifichi come Dio, è
santo.
Signore, mi direte voi ancora eh’ io
appartengo a quei miserandi Nicolaiti,
di cui è parola nell’Apoc. II, v. 6, e
nell’Ep. ai Rom., cap. VI, v. 1, i quali
non avendo compreso Cristo, non essendo rigenerati dallo Spirito, gridavano:
oh che giolito ! oh che buona ventura !
PECCHIAMO PERCHÈ LA GRAZIA ABBOiNDl ?
Signore, la parola divina, che è la mia
unica, la mia sicura regola di fede,
e che mi è scorta infallibile per salvarmi
dal legalismo, mi è ancora invulnerabile scudo per difendermi dall’a«iinoniionismo, che in unsol vocabolo definisce il sistema che abusa della grazia rivelata nel nuovo Testamento , per diminuire la necessità dell' obbedienza del
credente alla volontà di Dio. Dio grazia, 0 signore, i veri cristiani di Francia , di S^l!zera e d’Inghilterra sono
pressoché tutti viventi esemplari di Cristo , la fede in loro è uu albero vivace
13
■- KIT', —
ohe produce frutti di santità.... Parlate
con uno di questi cristiani, rivolgetegli
l’interrogazione : continuate a peccare,
perchè la misericordia di Dio die perdona si sviluppi in più aliliondanza.^ Vi
risiionderanno coll’Apostolo : «Oh no,
non può essere : noi siam morti al peccalo : noi facciamo professione d’ aver
ahhaiidonato il peccalo, come colui che
morendo fu costretto a lasciare il mondo
e quanto possedeva. Come dumiue noi
che riviviamo in Cristo vivremo nel peccato? Non sapete voi che coloro che
furono per la fede inscritti nel numero
dei discepoli di Cristo fanno professione
di realizzare nella lor vita lo scopo della
morte di Cristo? Ora questo scopo fu la
morte del peccato. È appunto perchè
Cristo morì e fu sepolto per liberarci
dall’impero del peccalo, così nel battesimo (segno esterno della nostra rigenerazione spirituale) la nostra corrotta
natura fu consepolta e risuscitata a
vita novella iu Cristo. Imperciocché
essendo noi addivenuti simili a Cristo
nella sua morte, morendo noi alla
colpa, cosi addivenimmo simili a lui,
(pianto al risorgimento risuscitando
pella santità, perciocché ilnostro uomo vecchio fu croccfisso con Cristo.
Egli portò i nostri peccali nella
sua carne sul legno espiatore, alTìncliè
il corpo del peccalo, cioè il germe
del peccato vivente in noi, fosse distrutto, ed adinchè noi non avessimo
più parte alla colpa. 11 fine di Cristo
morente per noi, fu liberarci non solo
dalle pene meritate dai nostri delitti,
ma sì ancora daH’iniluenze che, il peccato ha su di noi : ora (¡uaulo è più
viva la f(;(le chc il redento sente nel
suo cuore per Cristo, altrettanto ci prova,
e gode e sente il benefico efletto della
sua morte: come uno schiavo alTrancato
dal servaggio allorché muore il suo padrone, o meglio come un figlio chc da
pezza geme in carcere carico di calenc
e di ferri ed acquista libertà a prezzo
della morte d'mi tenero padre. Oh noi
sentiamo, a tanto benefizio, ardere in
noi il desiderio di santità, frutto della
fede nella redenzione di Cristo : noi sappiamo che siccome Cristo risorto, la
morte non ha più potere in lui, cosi noi
essendo morti al peccato, dobbiamo in
virtù della grazia di Cristo vivere della
vita novella che ci donò, sacrarla in
santità e giustizia al servizio di Dio «.
Leggete , o Signore , con attenzione
lutto il capo VI dell.'E[iistola ai Romani,
l.a dottrina ch’esso contiene si riduce
ai seguenti corollari , eh’ io propongo
alla vostra più seria meditazione, colla
speranza che torneranno di grande conforto aH’anima vostra.
1" Che la nostra corrotta natura
non poteva da se s/essa meritine l’eterna
salute : imperciocché un albero selvatico
non produce che frulli agresti. Ed essendo noi figliuoli di ira non piotavamo
divenire, senza un mediatore, (igliuoli
d'amore.
2” Che il grande inneiTabilc amore,
che Iddio manifestò agli uomini peccatori, .sacrificando il proprio Figlio alla
morte , fu quello che li redense dalla
colpa e dalla pena.
3“ Che la meditazione d’una grazia
si stupenda, mentre è un sublime motivo ad eccitare la riconoscenza, a destare in noi il sentiinenlo di confusione,
è un mezzo potentissimo di inondare il
14
cuore (lei redenti della gioia più pura
c perfelta.
■i" Che la credenza, ossia la fedo a
tanta gratuita caritii, sarebbe una contraddizione inconcepibile , (jualora il
lieccato regnasse nel credente, e questi
si lasciasse trascinare dal fomite della
concupiscenza, anziché vivere di fede,
come s’addice al giusto.
S” Finalmente, che la grazia non
prodiice che buoni elTclti, e per conseguenza buone opere : laonde il vero
cristiano si conosce vero credente alle
opere per la fede.
Signore, se voi pnre avete una madre,
f(H'se ella non piangerii come la mia, ma
sarà lieta e superba d’avere in voi un
zelante campione del papismo! I..e lagrime della mia scendono infuocate sul
mio cuore : ma la pace le riceve e le
cambia in refrigerio, in rugiada di speranza ; e le mie lagrime che verso
snilo sgabello del trono delle miserieordie saranno, lo spero , raccolte da
Cristo; e Dio che è ricco di misericordia
farà la luce nello spirito dei miei carissimi. Voi, 0 signore, voleste tentare la
mia fede: Dio vi perdoni lo strazio che
recaste ì\I mio cuore con quella frase sul
l)ianlo della mia illusa genitrice I Dio vcl
perdoni ! ! com’io perdono a Voi. E la
sua grazia v'illumini, vi salvi, vi santifichi, vi scriva nel libro della vita.
GlOVAIN.NI FeRRCRO.
KEiiiaiosi!;
Fìrf.nzp.. Grazie sieno rese a Dio , le
nostre .speranze si sono verilìcate: la
notizia della morte di Madiai era prejniiliira; leltore testé ricevute da Firenze
ce ne. fanno sicuri, sebbene egli sia
tuttora gravemente ammalato di corpo.
In quanto allo spirito il suo stato è dei
più consolauti : nFranccsco, ci dice la
nostra corrispondenza, pare aver di
già lasciato il mondo, tanto egli si sente
felice ed in continua comunione col Signore ». Rosa pure è contenta, e sta meglio di salute. 11 giorno del capo d’anno
fece distribuire a tutte le carcerate dell’ergastolo un bicchiere di vino ed nna infarinata di grano turco. Gli arresti per motivo
rii religione si fanno sempre più niiiiierosi in questa città. Un certo Carrara
cd un suo amico dimoranti a porta La
Croce sono fra gli ultimi arrestati. Si
dice che ve ne sieno al Bargello più di
venU per la medesima causa. 11 signor
Gunrducci è sempre prigione, il Granduca pare sia deciso ad estirpare l'eresia
a qualunque costo. Ecco i frutti delie
lezioni ricevute a Gaeta ! ecco la libertà
che il pretismo promette alle genti;
carcerameuti quando non osa chieder
di più, roghi e patiboli quando niente
gli vieta di ubbidire ai suoi istinti !
Franci/ì. Preghiere per V estirpaziono
delle eresie per mrzio dei Principi crisliani. Ecco la traduzione letterale di nn
avviso affisso ultimamente in gran parte
delle chiese di Parigi :
Indixcenza Plenaria concessa dai. N.
S. P. IL Papa Pio i.ì:.
Una indulgenza plenaria è concessa ad
ogni fedele, il quale dopo essersi confessalo
e comunica/o, visiterà la chiesa ove si espone il SS. Sacramento, e vi pregherà un
certo tempo per la concordia tra iVtu?(cirr CPJ.STIANI IN vista della estuipaziONE DELLE EIÌESIE, 8 per Vesaltazione di
di nostrn santo madre la Chiesa.
15
Qual genere d'/iiicrìvnio dehlia psspvp
((nello ilei rriiicipi crUtiani nrll’oiicra
di estirpare t’ereiie, ognuno che sa un po'
di storia l'intende!
La spada per scannare chiiiiupie gli
si oppone, ecco al giorno d'oaiii, couu>
nei temili andati, le aspirazioni di quel
partito religioso rappresentalo fra uoi
dair.lrniOJim e dal Callolico.
- -l pii desideri do! prefi'tto dellMi'sne
di opporsi ali’apertura di i niiovo tempio
evangelici! di Frcwoy le Uriind, [xr il
singolare motivo che i f.'dcli a cui è destinato (jueslu cdiricio cran nati cattolici,
pare al.liiano dovuto u!oJerar:;i davanti
ali’ enerfiico contegno del sig Ciiiral ,
presidente del conciiioro di S. Qiienlin :
" Tutte le concessioni richieste, scrivea
« al magistrato il degno pastore, sono
Il state fatte, fuorché una sola chc non lo
« sarii mai : quella di servire Iddio seti condo la nostra coscienza e la nostra
« fede. Terminato ehe sia il tempio, la
« dichiarazione legale ve ncsarà falla coi
« documenti in appoggio; e la solenne
<i consecrazione dell'ediiiziu seguirii imII mcdial.iinente sotto gli aiispizii del
Il concisloro «. Il prefetto ha risposto
assicurando il pastore, che ogni ostacolo
alla celehrazione del culto evangelico in
Fresnoy le-Grand era tolto. Ma per nn
fatto che (liniostra qualche rispetto ancora
per la lihertà di coscienza, quanti che
provano il contrarlo! Eccone fra altri due
dai quidi si potrii ravvisare a quale olihlìo
della Ifggc il soverchio desiderio di compiacere ai clericali, sjiinga certi magistrati;
— A Estissac mori nna giovane di 18
anni figlia di un evangelico di questa
localltìi. II permesso di seppellirla era
stalo staccato dal maire; ma quando
questi seppe che il pastore e non il curalo
oilìi’icrehho, lo ritirò, intimando inoltro
al primo divieto assoluto d'intervenire
alla scpollura altrimenti che come privalo. 11 pastore fece di un tal ordine (pici
caso che si meritava e si dispose ad ndein
piere al suo nlllzio. Giunta la comitiva
verso il campo snn!o si iTeden d'entrari?
per la porta, ma il maire assii^tito dj due
gendarnu l’ohliligò a penetraru per un.)
stretto pas.-aggio chc mcltc nella .•'ini
propriel-i, talché fu necessario, che le olio
giovane che portavano la hara cedessero
il posto a due unniini, i (piali a grande
stento giunsero ad lulrudurla nel cimllcro.
.Sceso nella fossa II cadavere il pastore
dlide prlnci|iio alla sacra funzione .secondo Il rito evangelico, ma per hen Irò
volle, menire egli esorta- .a p immensa
f5lla che commossa ed allenta lo ascoltava, Il maire gli fece iniiniare da un gendarme Il silenzio ; del quale ordine avendo
fatto lo slesso caso che dairanlecrdentc,
lutto terminò pacatamenle.
— 11 ft dicenilire, il consiglio Accadeinico deir.‘l?ia Vienna, sospendeva per fi
mesi dalle loro funzioni si’lle nwestri e
cinque maestre eleinenlarl, a servizio
della società evangelica di Francia, fondandosi sulLi circostanza che que-sil ntui
appartenevano ad una delle comunioni
salariate dallo Stato.
CIIOXACÌIETTA POLÌTICA
TOR1.NO. —S. SI. Il Fio ha presieduto il
Consiglio dei Ministri la mattina del C e
del 10 gennaio.
—Gamkra nr.T lìrprTATi. .\'ella sediila
16
del IO fu votato il l)iIanoio della marina
iu i, 515, 8i3, 2S. Nella scdiila ddl’ll
fu presentato dal Minisiro delle Finanze
il progn i lo di alicnazinne di due milioni
di rendila sul debito pubblico. Nella seduta del 12 se ne discutevano i singoli
urlicoli.
— È pubblicata la relaziiiue della commis.slone della Camera incaricala dell’esanie delle petizioni suirincameraracnlo
dei beni ecclesiastici. Il relatore 6 il sig.
Deputalo Melegari, che ha trattato beuls.siuio secondo i veri principii deirodicrnu
drillo pubblico la queslione legale. For.se
non piacerà egualmente a tutti come ha
trattalo la questione costlluzionale, dove
nega ai munieipii il dritto di fare simili
petizioni, che egli non riguarda come economiche, ma come polìtiche.
— Il consiglio municipale nella seduta
del 9 ha votalo aH'unanimità ringraziamenti al sindaco Bollono per la sua cessata amministrazione. Nella seduta dei
10 ha approvato con 22 voti coniro 12
la spesa di 10 mila lire per la festa secolare del miracolo dell’anno li53, per
cui uell’a uo scorso ebbe a soiTrire più
d’un processo la coraggiosa Gazzetta del
Popolo.
Roma. — Scrivono alla Voce della Libertà: È scomparso da tutte le vetrine
delle botteghe di stampe il ritratto delrimperator de’Francesi, e vi si veggono
invece quelli di Luigi Filippo e di Enrico V.
FnAsciA. —Il ministro di Russia presentò Il 5 gennaio le sue credenziali all’imperatore. Fecero lo stesso i ministri
degli Stali Uniti, di Wurtembcrg, Baden,
Sa.'sonla, Baviera, Toscana e Annover.
— Il Mediterraneo dal ri lardo del riconoscimenlo dfll’lmpero per parte delle
Potenze dei Nord argomenta, che non
hanno vedulo con piacere a ristabilirsi in
Francia il trono imperiale, ma non volendo dar pretesto di guerra che potrebbe
incendiare l’Europa, hanno fatto violenza
a se slesse, e si sono rassegnate a riconoscerlo. Con tutto ciò dice che hanno
rinnovate ie vecchie alleanze, e tengonsi
preparate ad ogni evento.
Spagna. — Si assicura cbe il .Ministero
attuale non toccherà lo statuto costituzionale. La nuova legge sulla stampa sopprime l’arresto preventivo dei gerenti e
scrittori dei giornali, e ne mitiga di molto
le pene e le multe.
Inghilterra. — Lord Russel e Lord
Palmerston e sir Giadstone sono stati
rieletti.
— Scrivono da Oxford al Daily Netcs:
alle 7 di sera : il 3 gennaio spaventevole
caso funestò O.vford. Due convogli carichi l’uno di passeggieri, l’altro di carbone
si sono urtali ad un mozzo miglio da questa citià ; le due locomotive s’incontrarono
correndo a lutto vapore; dieci vagoni si
disviarono dalle rotaie ; uno de’ meccanici fu ucciso e il suo corpo orribilmente
laceralo; parecchi viaggiatori rimasero
anche uccisi, e un gran numero feriti assai gravemente. Ancora non si sa come
sia ciò accaduto.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo BACcuETrA gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.