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ANNO LXXVII
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Torre PelUce, 20 Giugno 1941-XIX
N, 25
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Riguardate alla roccia onde foste tagliati!
(Isaia LI, 1)
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Nulla sla più forte della vostra fede!
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ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 -^'" * » 7
Estero...................... . 25 — * . * 15
La sovrana eccellenza della Carità
1 Cor. 13.
(Note del sermone del culto di apertura della Conferenza Distrettuale)
Dopo aver presentato l’opportunità
dell’argomento nell’ora che volge ed il
suo carattere di « rivelazione e presagio del cielo » in un mondo nel quale
l’amore non regna, la predica, segue il
ragionamento dell’apostolo e, per invitarci a dare alla Carità il posto che le
spetta nella nostra pietà, ne illustra la
sovrana eccellenza ponendola a confronto con i talenti migliori, coi costumi della gente mediocre e considerandola nei suoi caratteri peculiari.
I.
Tutti apprezzeranno i doni delle lingue, della scienza, della fede e delle
opere. Noi credenti, più degli altri,
perchè ricordiamo che la vera glossolalia e la vera scienza sono un dono dello
Spirito Santo e che la fede e le opere ci
sono raccomandate in ogni pagina dell’Evangelo.
...ma tutte queste cose, se sono disgiunte dalla Carità, perdono per n&i ogni valore ed ogni utilità pel Regno di
Dio e questo è vero, assolutamente e
tragicamente vero... ciò che avviene
nella storia e nella vita, lo conferma:
Le lingue, in un senso molto lato, non
sono forse il talento dei diplomatici, la
condizione della potenza secolare, oggi
come ai tempi della torre di Babele ?
La conoscenza dei misteri e delle verità
rivelate, non si riferisce forse alle religioni in generale ? E il dono della fede,
non è forse il talento particolare delle
chiese protestanti ? E il dono delle opere, non è egli quello della Chiesa Cattolico-Romana ? Orbene, se tutti questi
organismi si fossero sempre ricordati
delFavvertimento dell’apostolo, avremmo noi assistito a tanti spettacoli che
in ogni tempo han resa desolata e triste
la terra ?
...Nasce allora spontanea una deduzione: quando questi talenti sono all’opera e non danno il risultato atteso,
non è egli forse perchè al loro fianco
manca l’opera della carità ?
« Ed io penso qui alle nostre Valli dilette, che noi vorremmo amare con
sviscerata passione e che, forse, non
sappiamo ancora amare abbastanza..
« Dite, fratelli Pastori, dite meco con
profonda umiltà: perchè la nostra parola risuona talvolta nei templi come
un rame risonante e uno squillante
cembalo ?
E perchè i nostri Valdesi settari, che
amano tanto lo studio delle profezie,
non sono una voce profetica vivente ed
ascoltata nella Chiesa ?
Perchè i nostri maestri e professori
che spezzano il pane della scienza alle
nuove generazioni, con una maestria
forse mai vista prima d’oggi, non possono plasmare la loro anima come vorrebbero ?
Perchè i veri credenti - quelli che
con le loro preghiere sanno strappare
tanti esaudimenti al cielo - e che, gra
zie a Dio, son numerosi fra noi, non
riescono a guarire le nostre piaghe ?
. Perchè questa eletta schiera di benefattori che sostenta i nostri orfani e i
vecchi e i malati e gli incurabili, spesso,
non riesce neppure a convertire il cuore dei suoi beneficati ?
, Perchè questi figli d’un popolo di
martiri, che oggi come allora sarebbero
pronti a dare il loro corpo ad essere
arso per la loro fede, trascurano i templi e fanno ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno imitando i figli del presente
secolo ?
Perchè ?
Non è egli sempre per imo stesso motivo ? Perchè i nostri preziosi talenti,
come poche altre chiese vantano sulla
terra, sono discompagnati da quella carità che, come la buona terra per la semenza, la farebbe fruttare al cento per
uno ?
Non è egli questo il vero segreto di
ugni nostra crisi, la chiave di tutti i
nostri problemi ?
In verità, se io non ho carità...
IL
La carità ha realmente un potere eccezionale e l’apostolo, per farcene convinti, non cerca neppure di mostrarci
ciò che potrebbe ottenere per mezzo di
quei gran talenti di cui discorremmo,
ma ci porta là dove vive il comune degli uomini... senza virtù eccelse nè peccati scandalosi, che ti lasciano intravedere con discrezione, ora un po’ di egoismo, ora un po’ d’orgoglio, forse
qualche traccia d’invidia e, secondo la
moda, un po’ di scetticismo: l’ambiente
della gran folla, dell’aurea mediocrità
morale e religiosa.
Questa mediocrità che nel mondo gode un certo credito, costituisce invece
l’ostacolo maggiore per il regno di Dio.
Lo sanno tutti i veri redenti...
Lo sappiamo noi Pastori, per lunga
esperienza, come sia più agevole annunziare l’Evangelo dietro le grate di
una prigione che ad un affarista che
riordina dei biglietti nel suo portafoglio, 0 ad un montanaro che ti dice del
suo vicino: « Tu non sai com’è cattivo,
tu non lo conosci ancora ! »
Lo sanno le nostre Chiese... Lo sanno
questi Monti... Lo sanno le anime nostre
ed i nostri cuori...
Orbene, la carità trasforma gli uomini mediocri in un popolo ideale di gente santa ed eletta, come i migliori ingegni e i più grandi talenti hanno
sempre cercato invano di fare.
Non vorrei abusare dì fantasia, ma
la descrizione dell’apostolo mi fa pensare ad un tempio, come questi delle
nostre parrocchie Valdesi, sulla cui facciata leg^o una grande scritta: qui regna la carità. Entro incuriosito ed ecco
lo spettacolo che si presenta ai miei occhi: c’è un povero vecchio, sull’ultimo
banco, che si sposta con premura per far
sedere il giovanotto che, nella via, lo
urtò passando e non chiese scusa. 7,a
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Direttore : Prof. DINO COSTABEL
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REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Peu.ice
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carità è longanime e benigna... Più a
vanti, su di uno stesso banco, ecco il
proprietario di uno stabilimento ed, un
umile manovale: in mezzq han messo i
figliuoli e il bimbo ricco, vestito di nuovo e il bimbo povero, si tengon per mano: la carità... Veggo un gruppo di giovinette, catecumene ammesse da poco
alla chiesa e mi colpisce gradevolmente
il loro contegno composto e il vestire
che, se non è proprio alla moda, è in
compenso di buona marca valdese. C’è
su un altro banco, quella famiglia che ha
testé rinunciato a far valere i suoi diritti su di una certa eredità, « per non
andare in giustizia » e c’è una suocera
dal portamento matronale che porge
l’innario alla nuora; e non manca, al suo
posto quel buon vecchio che si lasciò ingenuamente dilapidare i suoi beni da
tun figlio adottivo perverso; c’è quel
secondino che diceva testé essere stato
uno dei giorni più belli della sua vita.
Quello in cui aveva aperto il carcere
ad uno ch’era stato riconosciuto innocente; e c’è una diaconessa, in mezzo all’assemblea, che, pietosa, condivide le
sofferenze di tanta povera gente e «sopporta ogni cosa » per i suoi malati. E
c’è un Pastore in pulpito, che crede veramente nella pronta attuazione delle
cose meravigliose che annunzia a tutta
1 quella gente e il cui volto, tratto tratto,
si accende nella luce di .una divina speranza...
... Non è un frutto deU’immaginazione, tutto questo: è la descrizione di
quanto già siamo in qualche piccola misura, ma che potremmo essere pienamente domani, se sapessimo mettere in
opera la leva potente dell’amore...
Sono tanti anni che invochiamo questa perfezione per la nostra Chiesa! Non
v’è mezzo o iniziativa che non siano
stati tentati: possenti predicatori vennero molte volte da lontano; veri apostoli del risveglio immolarono la loro
vita per questa causa; dei credenti, in
ogni parrocchia, pregano da tanti anni
per essa; i talenti più preziosi furon
messi da nostra gente al suo servizio eppure, molti, non riescono ancora a sollevarsi dalla mediocrità e restano nè
freddi nè ferventi...
E dire che lo strumento capace di
darci la piena vittoria era nelle nostre
maní!
III.
Bisognava pure, terminando il suo inno, che l’apostolo ci dicesse qualcosa dei
caratteri specifici della carità: la carità
non verrà mai meno ed è la più grande fra tutte le cose- permanenti, dice
egli in sostanza ed apre cosi i nostri
orizzonti verso Tinfinito e il cielo...
Uomo peccatore, delTumile mediocrità, non mi sento di condurvi così in
alto, ma mi domando se attorno a noi, in
questo mondo di morte, non sia dato vedere almeno un poco lo spettacolo della
carità che sopravvive alle cose che passano.
Mi sembra di sì.
Veggo alle porte di Nain il corteo
funebre che accompagna il figlio unico
di quella vedova. La scienza ha detto
l’ultima parola, parenti ed amici han
preso il lutto rassegnati aH’inevitabile;
solo l’amor materno, incapace di rassegnazione, si protende oltre quella soglia
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che nessun altro sorpassa e ottiene da
Gesù, per le sue lacrime, il ritorno del
figlio... e penso a tanti altri giovinetti,
morti nei falli e nei peccati, di cui le
lacrime di una madre, o le braccia aperte di un padre, ottenero il ritorno... E
penso a tanti figliuoli prodighi che han
disertato l’alpestre casolare e alle madri
venerande che, lassù, vegliano e piangono e all’amore della chiesa che li
aspetta: io credo alla vittoria di quell’amore!
Veggo, sul Calvario, una morte ben
altrimenti luttuosa: è il Cristo stesso
che ha reclinato il capo sul legno della
croce. Ed ora, chi continuerà l’opera
sua? Chi porterà l’annunzio della Buona Novella alle vedove di Nain ed ai figliuoli prodighi? Ai piedi della croce
non ci sono che poche donne piangenti,
i discepoli sono dispersi qua e là. Chi e
che cosa potrà raccoglierli, sulle tracce
del Risorto, dapprima, eppoi nell’alto
solaio per attendervi lo Spirito Santo e,
infine, spingerli in una missione continuata fino al martirio? Si potrà discutere la mia affermazione, ma io credo
poter rispondere: «Tamore» perchè, da
quel momento, fu sempre così e la forza che più di ogni altra assicurò la continuità dell’opera degli uomini, fu quella dell’amore.
Informino il povero di Liohe e il poverello di Assisi.
La cosa merita la più grande attenzione perchè risponde a quel santo desiderio, così profondamente radicato
nelle anime nostre, di lasciare dopo di
noi una traccia dell’opera nostra al servizio del Maestro...
E verrà pure il momento della nostra
morte. Nessuno vi può pensare con perfetta serenità. Generalmente si afferma
che la forza della quale daremo prova
in quel momento, dipenderà dalla nostra maturità spirituale e dalla nostra
fede; ma ciò che abbiam visto al letto
di tanti morenti, mostra che le cose avvengono in maniera diversa. La maturità spirituale non preserva sempre
dallo smarrimento e la speranza e la
fede stessa si cangiano qualche volta in
iscoraggiamento. I credenti che danno
maggior prova di serenità, sono quelli
che ebbero più vivo, nella loro pietà,
il senso dell’amore di Dio. Son essi che
sanno addormentarsi col sorriso sulle
labbra.
E tutto questo non è che un pallido
presagio di ciò che sarà per noi l’amore
più tardi. Di certo, sappiamo questo
soltanto: che gli stessi palpiti che fanno
pulsare il nostro cuore, oggi, in questo
regno di morte, lo faranno pulsare domani nel regno della vita: ma batterà,
allora, fino a schiantarsi se possibile e
batterà come una campana che suoni a
gloria, dinanzi a cose nuove ed ineffabili: nel celeste ritrovo con coloro che
ci avevano preceduti Lassù: «Donna ecco tuo figlio, figlio, ecco tua madrex;
nel ritrovare la traccia ed i frutti di
ogni atto di amore, sia pur modesto o
lontano nel tempo, di ogni bicchier
d’acqua dato a «uno di questi piccoli»;
nel contemplar faccia a faccia, finalmente, Colui che abbiamo invocato tutta la vita senza conoscerlo, nello stringere al nostro cuore quella mano amica
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che ogni giorno depose sulla nostra via
una benedizione, nel cospargere di lacrime di riconoscenza quei piedi ancor
segnati dalVorrendo martirio subito per
noi...
Diletti fratelli,
E’ Dio stesso che ha scelto oggi questo testo per metterlo dinanzi a noi: non
siete voi, non son io, non sono i tempi
nei quali viviamo. E’ un dettaglio, io
credo, di una vocazione speciale che*
Egli rivolge alla Chiesa Valdese dellanostra generazione...
Quando Dio la chiamò ad affrontare
il martirio, essa fu martire.
Quando le domandò d’avere quella
fede che trasporta-! monti, trasportò i
monti.
Quando le chiese di custodire la conoscenza dell’Evangelo nella Patria
nostra, diede all’Italia tutta la cultura
evangelica e protestante che essa possiede...
Se oggi, in un mondo che lotta e che
soffre^ Egli ci domanda di essere la
chiesa dell’amore, potremo noi rispondere diversamente da come abbiamo
sempre risposto?
E allora, l’amore, diventerà la nota
fondamentale, nella vita valdese, nelle
sue case, nelle comunità, in tutti i rapporti della sua vita ecclesiastica e, presto, con una potenza mai vista ancora,
porterà i suoi frutti alla gloria di Dio.
Amen. Enrico Geymet.
m
PERSONAUA
I nostri migliori auguri al pastore V.
^“Vinay, professore della nostra Facoltà
'*'di^ Teologia, ed alla signorina Teresa
"Marullo Reedtz, che si sono uniti in ma
•^ trimonio a Roma.
Conferenza del 1° Disfreffo
I lavori della Conferenza si sono iniziati, con qualche ritardo sull’ora fissata, con il culto presieduto dal pastore
E. Geymet, che ci ha dato un’ispirata
predicazione sul concetto evangelicopaolino di carità, e di cui diamo un
sunto in altra parte del giornale.
Sono presenti 61 mèmbri con voce
deliberativa, 2 con voce consultiva; per
acclamazione viene eletto il seggio nelle
persone di E. Geymet, presidente; T.
Pons vice presidente; E. Aime segretario.
Il Vice Mod. e capodìstretto, Signor
Luigi Marauda, legge la relazione della
Commissione Distrettuale; essa è un
quadro completo, con le sue luci e le
sue ombre, della vita spirituale e dell’attività religiosa del distretto. Essa
s’inizia con Tinno dì riconoscenza all’Eterno per le liberazioni di cui Egli ci
ha cosi maravigliosamente beneficati, e
il riconoscente ricordo di coloro che con
il sacrifizio della loro vita hanno dato
nobile esempio di amore patrio. La relazione accenna quindi all’attività religiosa svolta a prò’ dei nostri soldati,
rilevando come non sempre ancora il
contatto si sia potuto stabilire in modo
perfetto per urla certa lentezza delle famiglie. Dopo un memore omaggio ai
pastori defunti durante il corrente anno ecclesiastico, il capo distretto esamina la vita spirituale sotto i suoi vari
aspetti:
1 - Risveglio: Da anni lo invochiamo, e non vi è Conferenza che non si sia
soffermata su questo tema che è sempre attuale. Il relatore non appare molto ottimista, pur facendo giustamente
notare che potremmo essere indotti in
errore se volessimo fermarci alle sole'
manifestazioni esteriori; egli sottolinea
pure la presenza di luci reali, di vera
ed intima edificazione.
2 - Culti: la frequenza del culto
principale lascia in molti casi, molto a
desiderare; per contro le riunioni quartierali sono generalmente frequentatis
sime.
3 - Locali di culto: la relazione nota
con soddisfazione come si vada generalizzando il senso di un maggior rispetto
per il Tempio, che devè essere anche
materialmente condegno santuario del
Signore; di ciò si ha una prova nelle riparazioni sistematiche e negli abbellimenti dei nostri locali di culto. La Conferenza si rallegra con l’avvenuta costruzione della Cappella dei Roc (Prarostino).
4 - Istruzione religiosa: il relatore
sottolinea le notevoli difficoltà che l’istruzione religiosa incontra, e ringrazia
la classe insegnante per la sua intelligente e disinteressata collaborazione.
Viene segnalato con soddisfazione un
notevole progresso nell’attività delle
Scuole domenicali, con innovazioni m«todologiche e pratiche.
5 - Catecumenato: è come sempre
l’argomento più ingrato, per la scarsa
collaborazione dei catecumeni e quella
non eccessiva dei genitori; viene segnalata pure una notevole incertezza nell’uso dei manuali di preparazione catechetica; il relatore si compiace di rilevare che nessun ostacolo serio si è presentato contro l’attuazione del IV anno
di « prova » deliberato dalla precedente
Conferenza. In che debba consistere
esattamente quest’anno, quali ne deb
bano essere le caratteristiche, il programma, l’attività, tenendo presente
che si deve trattare di preparazione spirituale, meglio che di prova, è coàa che
la Commissione domanda venga dalla
Conferenza precisato in modo chiaro,
con l’intesa che le deliberazioni avran
no valore obbligatorio per tutte le
Chiese del Distretto.
6 - Finanze: Il relatore dice la sua
gioia nel poter annunziare che la meta
fissata dal Sinodo è stata raggiunta:
tutte le chiese del distretto hanno dato,
con fede gioiosa, il 50 per cento di aumento sulle contribuzioni alla Cassa
Centrale; tutte, eccetto una! Egli esprime la sua certezza che questo sforzo
non debba considerarsi come un massimo eccezionale, ma che tutti lo considerino come una tappa nel cammino
ascensionale.
I primi tre punti della relazione, seguita con vìvo interesse dai delegati
tutti, subito messa in discussione,
non danno luogo ad osservazioni
degne di rilievo ; l’assemblea, su
proposta del dott. Elio Eynard, manda
il suo saluto riconoscente al cappellano
pastore E. Rostan.
II quarto punto attira l’attenzione dei
delegati per le difficoltà di vario genere, e per le varie esperienze che vengono illustrate dai pastori R. Jahier, G.
Bertin, O. Peyronel, G. Tron; l’orario
ridotto, e talora la scarsità del personale pongono nuovi problemi di programmi, di collaborazione che fanno
tanto più risaltare l’opera, dovremmo
dire, il ministero dell’insegnante, cui
la Conferenza tributa il suo riconoscimento.
Sii passa quindi al quinto punto, e si
ha così una lunga e confusa discussione
cui partecipano moltissimi membri della Conferenza, pastori e laici. Si ha
Timpressione che esista un certo senso
di disagio intorno al principio stesso di
questo IV anno, da parte dei laici specialmente, i quali non ne. vedono ben
chiara la fisionomia; e la discussione
che ha luogo non è fatta indubbiamente
per chiarire le idee.
Appare infatti che questo anno di
transizione non ha servito a studiare il
problema dell’attuazione, neppure dal
lato teorico e programmatico, tranne
qualche caso particolare. Sembra comunque che la discussione serva a chiarire alcuni equivoci: l’anno è di preparazione; non, come forse infelicemente
si è troppo spesso ripetuto, di prova;
quistione di parole? Fino ad un certo
punto forse, ma un punto molto importante, perchè si- viene ad escludere ora
ogni legalismo, ed invece di mettersi
sul terreno moralistico-giuridico, si ritorna sul puro terreno spirituale: contatti personali col pastore, iniziazione,
scusate la parola, alla Chiesa.
Non sembra sia da escludersi che di
questo IV anno ci si possa servire anche
per perfezionare la preparazione culturale-religiosa dei catecumeni. Ogni concistoro dovrebbe esser libero di giudicare, secondo le necessità locali, la via
da seguire. Alle domande molto precise
della relazione, la Conferenza risponde
così in modo necessariamente molto impreciso; comunque la prossima Conferenza dovrebbe trovarsi in grado di
dare direttive precise in base a molteplici esperienze.
La discussione viene così conclusa
con un ringraziamento al Capo distretto ed alla commissione per l’operato
svolto egregiamente.
Il pastore Gustavo Bertin, capogruppo della F. U. V. legge quindi una sua
interessante relazione sull’attività svolta dalle varie unioni su gli intenti, e le
direttive del Comitato stessio, espone
dati, programmi, e, dalla discussione
scaturisce un o. d. g. che qui riproduciamo, con l’avvertenza, per coloro ai
quali potesse parere oscuro, che nella
prossima pagina della Gioventù pubblicheremo ampi brani della suddetta relazione, che serviranno a meglio inquadrarlo; qui ha luogo solo la cronaca.
<f La Conferenza distrettuale udita la
relazione del Capogruppo delle Unioni
giovanili Valdesi fa appello ai gruppi
di giovani esistenti alle Valli che non
JACOPO LOIBAROINi
NONA PUNTATA
Il forzato per la fede
Racconto Storico
VII.
— Ehi ! tu, fratello.
Una voce chiamava sommessamente
Giovanni Genre ; questi diresse lo
sguardo nella direzione da cui proveniva e tra le faccie curiose, o ostili, indifferenti che guardavano Sfilare i galeotti, ne scorse una che lo fissava
commossa.
Per quello stesso sguardo egli si senti un poco consolato, giacché, per chi è
nel dolore e non trova pietà presso i
suoi simili, uno sguardo fraterno è un
dono prezioso.
L’uomo che Taveva chiamato gh fece
un cenno e si mise a camminare con aria indifferente sul limite del marciapiede, vicino, a Giovanni, ma intanto
diceva come parlando a se stesso:
— Coraggio, fratello. Non voler sapere come so che tu sei un fratello in
fede: ti basti che lo sappia.
Dio ti sostenga nel tuo martirio e
nella tua testimonianza. Le chiese, per
quanto sarà loro possibile, aiuteranno
te e i tuoi compagni... Sono incaricato
dì portarvi i loro saluti in questo momento terribile, e, per dirvi che, appéna sarà possibile invieranno soccorsi.
Dio ti benedica, fratello !
A quella benedizione, mormorata, ma
mtensa, Giovanni curvò il capo, commosso e consolato; quando lo rialzò vide
che lo sconosciuto si allontanava per
portare a qualche altro infelice la consolazione della Fede.
Nei pochi giorni passati all’ospedale
dei forzati, dove molti della catena erano stati ricoverati per farli rimettere
alla meglio dalle sofferenze del viagio
e renderli capaci delle fatiche del remo
senza morirne fin dai primi giorni, Giovanni aveva misteriosamente udito dei
soccorsi che, sfidando ogni pericolo, le
perseguitate Chiese di Francia riuscivano a far pervenire a quelli che erano ormai universalmente chiamati « I Forzati per la Fede »; ma egli non aveva osato sperare che tali soccorsi sarebbero
giunti a lui ed ai suoi compagni, stranieri e sconosciuti.
... Ed ecco che invece, in quello stesso
momento egli aveva la prova di essere
circondato dallo stesso amore fraterno,
ecco che lo sconosciuto - ma vi sono
sconosciuti tra seguaci del Vangelo? - aveva affrontato il pericolo della prigione
e della galera se fosse stato scoperto,
solo perchè il « forzato per la Fede »
non incominciasse la vita sulle navi
reali senza una promessa e un conforto!
Benedisse mentalmente quanti si
preoccupavano per i poveri condannati
e continuò, più sereno, il cammino.
Ecco: con i compagni di sventura, è
giunto all’arsenale e viene introdotto
nella Direzione dove gli viene assegnato un numero: da quel momento perde
la sua personalità, persino il nome e
non è più conosciuto che con quel numero che sarà stampato anche sui cenci che lo vestiranno ,inciso sulle catene
che lo avvinceranno.
Le catene saranno applicate ai galeotti subito dopo l’assegnazione del
numero. I galeotti vengono disposti in
lunga fila in un ampio cortile. Piove,
fa freddo: non importa; essi sono completamente nudi, esposti al vento gelido in attesa del loro turno.
Due guardiacìurma accompagnano
un fabbro che, coi suoi aiutamiti, passa
da un condannato all’altro: ha catene,
un’incudine, un pesante martello.
Ogni condannato ha la sua catena,
che circonda ì fianchi, si divide in due
rami ciascuno dei quah termina in un
anello: l’anello che circonderà la caviglia e verrà ribadito sull’incudine. I
due anelli saranno poi uniti da un’altra
catena. L’operazione è lunga e qualche
condannato, intirizzito, sviene e ca^e;
ma viene fatto rinvenire a colpi di frusta e a secchi di acqua gelida gettatagli
addosso.
Quando il fabbro fu davanti a Giovanni, questi provò una gran voglia di
ribellarsi, dì lottare, di cercar di fuggire, o almeno di farsi uccidere subito,
in fretta, senza subire la nuova vergogna, senza, sopratutto, essere costretto
al lungo martirio che lo attendeva.
Ma fu la tentazione di un attimo:
sentì che ciò sarebbe stata follia, e che
il suo dovere era invece quello di rimettersi alla volontà di Dio, di non perdere fiducia nella sua bontà e nel suo
amore, e porse il piede all’anello che,
a colpì secchi che sembravano colpire il
cuore, fu ribadito e chiuso. Ecco, è chiuso anche il secondo anello: essi,, a giudiciò umano non si riapriranno che quando egli sarà morto e prima di gettare il
cadavere in mare; per fare risparmiare
a S. M. Cristianissima, la catena sarà
tolta al morto per servire ad un altro
condannato. (Continua).
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3
Mr
m.
' L’ECO de: idi V OLI VALDESI
hanno ancora aderito alla Federazione
delle Unioni Valdesi a volersi associare
al movimento organizzato dalla Chiesa
per riunire tutte le forze giovanili Val'/ desi e lavorare fraternamente al trionfo
degli ideali cristiani e al rinnovamen: to morale della nostra gioventù. »
♦ ♦ ♦
L’animatore della Pro Valli, pastofie E. Geymet, presenta quindi la sua
-relazione sulla multiforme attività svolta; ricordiamo fra le iniziative la preparazione di un manuale di religione per
-f nostri alunni delle scuole elementari,
¿che il prof. Giovanni Miegge ha già
^condotto a buon punto; è stata perfe-zionata la diffusione della storia Val^dese in molte parrocchie, grazie all’aiuto di un generoso Amico cui la Conferenza rivolge un plauso meritato; è sta^^-ta continuata l’indagine statistica che,
se in qualche campo lascia perplessi co■me strumento scientifico, dà, d’altro lato, interessanti suggerimenti. Così per
■quanto concerne l’istruzione, la sua dififusione in seno alle nostre parrocchie,
•che, secondo le cifre degli studenti del
nostro Collegio segnerebbe un forte ribasso per alcune parrocchie, il che porge l’occasione al pastore R. Nisbet di
illustrare le facilitazioni che la Chiesa
-offre agli studenti delle parrocchie lontane, a quelli del Val San Martino ìn
particolare.
Da un’altra indagine dell’infaticabile
signor E. Geymet la Conferenza è spinta a votare l’o. d. g. seguente: La ConJerenza distrettuale dà mandato alla
Commissione distrettuale di organizzare
nel nuovo anno di attività e con la collaborazione della Commissione pro Valli e del Comitato di Gruppo della F. U.
V. una campagna di appello, di testimonianza e di risveglio in tutte le parrocchie delle Valli.
Queste varie relazioni che toccano
problemi della più alta importanza non
■danno luogo a nessuna od a scarsa discussione. Segno che tutti sono d’accordo, osserva un oratore, ringraziando i
relatori; segno che la Conferenza si sente impreparata, opina un altro; certo
non segno che la Conferenza si sente
incompetente! Si ha però l’impressione
•che anche nel campò dei nostri piccoli
Sinodi regionali certi metodi non siano
più adatti, e che, se si vuole ottenere
lina effettiva partecipazione, una reale
«ollaborazione dei delegati, i delegati
stessi debbano esser messi in condizione
di conoscere prima quali saranno i
principali argomenti trattati, o quale
sia l’argomento sul quale ìn modo particolare si vuole attirare l’attenzione; la
qual cosa forse servirebbe anche ad attirare l’interesse del pubblico sui problemi di vitale importanza.
« • •
L’Èco delle Valli Valdesi è pure stato oggetto di benevolo esame da parte
del pastore G. Bertin, il quale si rallegra della sua ripresa e formula vari rilievi e molteplici suggeriménti.
* » ♦
Il pastore G. Bertin legge la relazione
della Commissione del Canto sacro, e
<Ìopo che ne sono state illustrate le funzioni all’assemblea, per ovviare a certe
difficoltà del suo funzionamento, essa
Viene allargata e risulta quindi composta dai prof. A. Tron, presidente, A.
Comba, P. Marauda, E. Jahier, G. Albarin.
La Commissione pro Valli vede riconfermati i sigg. E. Geymet, insegnante Balma E. Luserna S. Giovanni è
scelta come sede della prossima Conferenza distrettuale; predicatore d’ufficio
il pastore U. Bert.
La Commissione distrettuale è così
formata: V. presidente dott. C. Pons;
Segretario pastore U. Bert.
♦ ♦ *
#Dopo chè il pastore B. Chauvié ha
ringraziato il seggio per il modo egregio
®0n cui ha diretto i lavori, il Capo distretto ringrazia la Chiesa di Poma
retto ed il suo pastore per la cordiale
ospitalità, che si è prolungata anche oltre i lavori, e di cui la Conferenza ringrazia. Cl.
Doni ricevuti dal Cassiere
della Tavola Valdese per Istituzioni varie
Vedova Lidia Confortini, in memoria marito Maestri Marino,
caduto in guerra. Felónica
Po L. 50,—
Per Ospedale di Torre Pellice:
Victoria Meyer, in devoto ricordo dei cari Valdesi caduti in guerra » 100,—
Id., Per Diaconesse » 50,—
Id., per Orfanotrofio di Torre
Pellice » 50,—
Per Istituto Femminile di Firenze:
N. N., Roma » 30,—
Società di Cucito, Bergamo » 800,—
Per Collegio:
Cleante Rivoiro Pellegrini » 100,—
Pellegrini Fernando » 250,—
Benech Ernesto » 100,—
Rivoir prof. Mario » 60,—
Civra Giordano Emma » 50,—
Per Orfanotrofio di Pomaretto :
Ada Frizzoni, in memoria Maria Frizzoni » 50,—
Famiglia Berner, Bergamo, in
memoria Ing. Serra » 100,—
Per Asilo di San Germano:
Società di Cucito, Bergamo » 700,—
Per Asilo di Vittoria:
Società di Cucito, Bergamo » 300,—
Per Orfanotrofio di Torre Pellice:
Società di Cucito, Bergamo » 800,—
Per Istituto Gould:
Società di Cucito, Bergamo » 800,—
Per Istituto di Vallecrosia :
Società di Cucito, Bergamo » 800,—
Per Settimana Rinunzia:
Alpini Valdesi, Compagnia del
Guil ■ » 50,—•
F- U. V.
inilitaFi
Un anno fa sul fronte alpino. Quota
X. Temperatura eccezionalmente rigida
per la stagione. Rombi sinistri e scoppi
micidiali annunziano che il combattimento è cominciato violento, accanito.
Una pattuglia formata da due ufficiali
e da pochi soldati è in perlustrazione
sulla linea avanzata; a nulla hanno valso però le benché minime precauzioni
perchè è stata avvistata e su di lei il
nemico concentra il suo fuoco. Le mitragliatrici gracidano. Uno degli ufficiali della pattuglia cade gravemente
ferito. Il suo trasporto al primo posto
di medicazione non è possibile se non
per mezzo di una barella che è necessario andare a prendere. Partono i soldati,
rimane il ferito e curvo su dì lui per
rincuorarlo l’altro ufficiale, un giovane valdese, vero figlio della montagna,
dal cuore tipicamente generoso sotto la
rude scorza. Ma quella scena di dolore
e di pietà al tempo stesso non sembra
intenerire gli elementi della natura chè
la notte scende fredda, tenebrosa, e la
tormenta infuria sollevando turbini di
ghiacciato sinibbio. Il corpo immobile
e inerte del ferito comincia a dare segni
di incipiente assideramento, e le buone parole come le espressioni di incoraggiamento ormai ^ono insufficienti.
Di fronte alla tragica situazione è necessario provvedere... e sul corpo sofferente l’ufficiale depone la sua giacca a
pelo, mentre per sè ne supplirà le virtù
calorifiche con il movimento. Ma l’angosciosa attesa si prolunga, e quando la
pattuglia è di ritorno deve provvedere
Eli trasporto di due ufficiali...
...Nel piccolo ospedale ove sono momentaneamente ricoverati, mentre il
cuore del ferito va nutrendo i senti
menti di una riconoscenza imperitura,
quello dell’altro va riempiendosi di intima e profonda soddisfazione al pensiero di aver compiuto, esponendo la
propria vita, un sacro dovere di camerattómo e di fratellanza,
Tali, cari fratelli e soldati, sono i figli
di cui la Patria ha bisogno: in guerra
per poter conseguire la completa vittoria, ed in pace per diventare sempre
più forte, di quella forza morale che è.
indice di vera grandezza.
E tali sono pure i figli sui quali la
Chiesa fa affidamento onde le sia resa
buona testimonianza di fronte al mondo. Figli dal carattere temprato a sublimi virtù, dal cuore generoso, dalla
coscienza scrupolosa, dalla vita in ogni
circostanza protesa verso l’adempimento dei propri doveri a qualunque costo.
Così, cari giovani, vi vogliono le vostre famiglie, così vi vogliono i vostri
Pastori, cosi vi vuole la vostra Chiesa,
e così, ne abbiamo la certezza, voi vi
sforzerete sempre di essere in virtù del
nome stesso di Valdesi che portate I
Guido Mathieu.
QRON/IC/I V/ILDESE
LUSERNA SAN GIOVANNI. Durante il culto della domenica 15 corrente,
sono stati insediati gli anziani sigg. Ernesto Benech, pel quartiere dei Nazzarottì, e Paolo Bounous, pel quartiere
dei Lantaret, eletti nell’assemblea di
chiesa del 18 maggio. Auguriamo a
questi nostri fratelli di poter lavorare
lungamente pel bene della nostra chiesa ed in modo speciale dei loro quartieri
dove saranno circondati sempre, lo vogliamo sperare, da uno spirito dì comprensione e di simpatia. La nostra profonda e sentita riconoscenza va ai loro predecessori sigg. Max Peyrot, già
anziano del quartiere dei Nazzarotti e
vice-presidente del Concistoro e Attilio
Revel, già anziano del quartiere dei
Lantaret, ora stabilitisi fuori della nostra parrocchia, per la loro attività e
preziosa collaborazione.
PINEROLO. Domenica 8 corrente,
dopo il culto principale, 'l’Assemblea elettorale procedette alla votazione di
tre delegati alla Conferenza distrettuale
di Pomaretto, di un delegato al Sinodo
e di due revisori dei conti. Delegati alla
Conferenza furono designati i sigg. Peyran cav. Augusto e gli anziani Pietro
Godine e Arturo Bertalot. Delegato al
prossimo Sinodo il maestro Enrico Balma. A revisori dei conti furono riconfermati la sig.ra Laura Vigliano ved.
Tron e il sig. Giacomo Grill.
— E’ stato chiuso il conto finanziario
dell’anno ecclesiastico 1940-41. Riconoscenti a Dio, abbiamo constatato che i
membri della nostra Comunità, nella
loro grande maggioranza, hanno generosamente risposto all’appello rivolto
alla chiesa dalla Commissione Finanziaria, dimodoché abbiamo potuto rag
* giungere la mèta che ci era stata fissata. Monito per l’avvenire: Mantenere
le nostre posizioni !
SAN GERMANO CHISONE. Il culto
di Pentecoste è stato abbondantemente
benedetto. Molti fedeli si sono avvicinati alla Mensa del Signore. I catecumeni che hanno superato il triennio di
istruzione religiosa sono stati presentati alla chieisa affinchè essa lì circondi, nell’anno che li separa dalla confermazione, colla sua simpatìa e colle
sue preghiere.
— Sabato 31 maggio è stato celebrato, nel nostro tempio, il matrimonio 4i
Bouchard Eli, della Costabella, con
Long Silvia, dei Bianchi superiori. Che
Dio conceda le ricchezze della sua misericordia a questo nuovo focolare val'dese !
— In occasione di una gita della
Scuola domenicale alle Chianaviere alte, è stato battezzato il 1 giugno Betur
Benito, fu Emanuele e di Léger Jémina.
Che il Padre Celeste benedica questo
caro bambino e la sua famiglia!
— Ringraziamo vivamente i pastori
sigg. Roberto Nisbet e Bartolomeo Soulier che hanno presieduto rispettivamente i culti delle doméniche 8 e 15
corrente rivolgendo all’assemblea efficaci messaggi. ■*
— E’ tragicamente deceduto, dopo
lunghi mesi di sofferenza, dinanzi alla
sua casa dei Gondini, Long Davide, di
anni 75. Ai figli all’estero'ed ai parenti
va l’espressione della nostra simpatìa
cristiana. Al funerale l’annuncio della
Vita Eterna è stato dato dal pastore emerito B. Soulier.
TORRE PELLICE. Il culto (ore
10.30) dì domenica prossima, 22 corr.,
sarà presieduto dal pastore di Rorà, sig.
E. Geymet.
VILLAR PELLICE. Nuovo focolare.
Sabato 7 giugno scorso, nel tempio, abbiamo celebrato il matrimonio di due
nostri antichi catecumeni: Alberto Berton di Giuseppe, dei Garin, con Maddalena Grand, di Davide, di Fien-minuto.
Iddio benedica e santifichi questa unione e la faccia concorrere al vero bene dei nostri giovani fratelli.
— Dipartenza. Ancora una bella figura di donna e di madre valdese ci ha
lasciati con la dipartenza di Caterina
Cordin vedova Garnier, della Boudeina.
La nostra sorella è stata richiamata
presso il Padre, il 13 u. s.,, in età di 78
anni.
Ai figli, alle loro famiglie che circondavano di tanto affetto la cara nonna,
ed ai parenti tutti, rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia e della nostra speranza cristiana.
VILLASECCA. I bambini Peyronel
Lami dì Eli e di Clot Varizia Elena;
Clot Elsa di Levi e di Clot Ilda, sono
stati presentati al Battesimo nelle domeniche 1 e 8 giugno.
— Ringraziamo il pastore emerito
Augusto Jahier che nell’assenza del pastore ha presieduto il culto di domenica
8 corrente, ed il pastore Roberto Nisbet
che nel culto dì domenica 15 corrente
ha vivamente interessato il pubblico
sull’opera delle Diaconesse.
— Molto gradita è stata la visita di
■un buon gruppo di Madri dell’Unione
di Prarostino, le quali, guidate dalla
gentile sig.ra Bert, sono venute passare
alcune ore ai Chiotti, domenica scorsa.
Dopo il culto del mattino, in una riunione nel pomeriggio, ìn comune colle
Unioniste dei Chiotti, si è avuto agio di
fraternizzare intorno alla tradizionale
tazza di tè. Ringraziamo ancora le gentili visitatrici per la loro gradita e benefica visita.
DR. ENRICO GARDIOL
RAGGI X
Viale Fuhrmann, 1 (ex Gilly)
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Riceve tutti i giorni feriali dalle 14 alle 16
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LIBRERIA EDITRICE CLAUDIANA
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Serie azzurra : Vita spirituale.
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EVANGELICI » 1,
Serie vex&t: Diaspora Evangelica.
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4
'L’ECO DELL! TAIU TARDISI
" ' il di fanai^lSa
(Meditazioni pi^eparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedi
23 Giugno' jiu amerai l’Eterno, il tuo
Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze.
(Deut. 6: 5).
Dalle più remote civiltà, quando gli
uomini si gettavano terrorizzati a terra
al passaggio del loro idolo, alle profonde indagini dei pensatori e filosofi, gli
uomini si sono sforzati di comprendere
chi è Dio, e quali debbano essere le relazioni con Lui.
Ma Dio non si è lasciato trovare, nè
si lascierà mai trovare nè dalle pratiche
superstiziose, nè dagli sforzi orgogliosi
della nostra intelligenza.
Già fin dalle antichissime pagine del
Deuteronomio abbiamo la sfolgorante
rivelazione di Dio: Dio è amore; per
conoscerlo e per piacergli non c’è altra
via che l’amore. '
Ma s’intende bene; non un amore occasionale, quello dell’adoratore estatico nella cattedrale, nè quella del passante che getta una moneta ai piedi del
mendico.
L’amore che Dio ricerca è quello che
impegna tutto il nostro cuore, tutta
la nostra anima, tutte le nostre forze.
Certo dovremmo darci per vinti, nella
nostra incapacità a raggiungere un simile ideale. Ma se ci mettiamo davanti
alla croce e consideriamo quello che
Gesù ha fatto per noi, allora sentiamo
che una favilla almeno di quell’amore
può accendersi nei nostri cuori.
Martedì
24 Giugno Tu li porti via come in una
piena; son come un sogno. Son come
l’erba che verdeggia la mattina: la mattina essa fiorisce e verdeggia, la sera, è
segata e si secca. Sai. 90: 5.
Davanti alla tragica realtà che ci
aspetta, a quella realtà che il salmista
ci presenta con le immagini della piena,
del sogno, del fiore reciso, il nostro
istinto è uno solo: quello di dimenticare con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione.
In questo intento di oblio, tutto serve:
il lavoro, la lotta, lo studio, l’ambizione,
l’odio.
Ma se la Parola di Dio strappa bruscamente i veli e ci fa vedere la realtà,
non è per avvilirci inutilmente, ma
piuttosto con un duplice intento di
salvezza.
Anzitutto per renderci umili. Quando
consideriamo come sia effimera la nostra vita, il perdono diventa più facile,
e più facile il porgere una mano fraterna a chi vive con noi la grande tragedia della vita.
In secondo luogo - lo dice il salmista la considerazione della rapidità con cui
i nostri anni passano, ci ricorda che
qualcosa però non passa: la grazia
di Dio.
Mettendoci all’ombra di quella grazia,
vedremo passare molte cose: affetti terreni, progetti orgogliosi, la salute del
corpo, ma potremo egualmente ripetere
con tranquilla fiducia: «La grazia del
Signore Iddio nostro sia sopra di noi, e
renda stabile l’opera delle nostre mani;
si, l’opera delle nostre mani rendila
stabile.»
Mercoledì,
25 Giugno Io non mi vergogno dell’Evangélo; perchè esso è potenza di Dio
per la salvezza d’ogni credente.
Rom. 1: 16.
In un certo senso la persecuzione
aperta e violenta è più facile a sopportare, perchè suscita in noi deUe reazioni
naturali. Il martire si sente l’oggetto
dell’attenzione degli amici e dei nemici,
e di fronte ad essi si sente obbligato a
non cedere, affinchè l’Evangelo sia onorato per la sua fedeltà.
Ma la persecuzione più crudele, quella che miete un maggior numero di vittime, è quella della beffa, del sorriso a
fior di labbra, che voi vedete sul volto
del vostro prossimo quando vi dichiarate cristiani.
Però San Paolo non si è lasciato ridurre al silenzio dall’opinione pubblica,
che gridava allo scandalo quando le si
presentava come Salvatore un crocifisso. Egli sapeva che l’Evangelo della croce era la potenza di Dio. Non saranno
infatti certo i sapientoni di questo mondo che sapranno liberare un peccatore
dal peso del suo passato, nè sapranno
infondere speranza all’afflitto, e meno
ancora sapranno allargare le visioni
della vita al di là dei pochi anni che
passiamo quaggiù. Davanti ai problemi essenziali dell’anima umana, il mon
do ora beffardo, ora persecutore, non ha
più nulla da dire.
Soltanto allora si manifesta in tutta
la sua potenza la croce di Cristo. Badiamo però: essa è una potenza solo per
i credenti, cioè per coloro che per fede
sanno scorgervi l’azione e la grazia di
Dio.
Giovedì
26 Giugno Al tempo della loro distretta essi gridarono a te, e tu li esaudism
dal cielo. Nehemia 9: 27. '
In un suo libro, testé pubblicato, il
pastore F. Subilia ricorda il caso di
una bella e giovane signorina che mise
tragicamente fine ai suoi giorni lasciando soltanto questo scritto : « Ho
stabilito il bilancio della mia vita, e la
mia decisione ne è il risultato .
Abbiamo tutti conosciuto dei casi analoghi, nei quali, se non si giunge a
delle decisioni estreme, si prosegue la
vita che non è più una vita, ripiegati in
sè stessi, senza nessuna speranza e nessuna gioia.
Povere anime, perchè qualcuno non
vi ha suggerito il grido che non è mai
rimasto senza risposta: « Signore, salvaci, siam perduti ! » ? .
Ancor oggi, come sempre, si eleverebbe la voce di Colui che sgrida i venti e
placa le onde, e nella vostra vita si farebbe gran bonaccia.
Venerdì
27 Giugno Fortificatevi nel Signore e
nella sua forza onnipotente.
Efesini 6; 10.
Tre pensieri sono espressi in questa
esortazione dell’apostolo.
Anzitutto la vita del cristiano, come
quella della Chiesa, è una dura lotta.
Aucuni pensano al cristianesimo soltanto come a una religione contemplativa,
che astrae l’uomo dal mondo e lo proietta verso Tal dilà, dimentico dei problemi, delle difficoltà, delle angoscie
del tempo presente. La realtà è ben diversa. Anzi si può ben dire che è solo
quando si diventa cristiani che incomincia la lotta contro sè stesso e contro il
mondo.
In secondo luogo l’apostolo ci avverte che da soli siamo destinati a soccofnbere nella lotta impari. Lo potrebbero
ben dire molti giovani che hannò intravisto l’ideale della purezza e hanno
accumulato disfatte su disfatte. Lo potrebbero confermare tutti coloro che
han cercato di lottare contro una inclinazione che li diminuiva e li facev.a
soffrire.
Però questa lotta non è senza vittoria,
se noi ricerchiamo la forza nel Signore.
Allora chi vince veramente non siamo
più noi, ma è Dio che adempie la sua
forza nella nostra debolezza; è Dio che
ci riveste della sua completa armatura
spirituale, contro la quale si infrangeranno i dardi avvelenati del male.
Sabato ,
28 Giugno Chi si unisce al Signore è
uno spirito solo con lui.
1 Cor. 6: 17.
Anche nel mondo si sa cosa vuol dire
darsi totalmente, senza riserve, a una
passione, a un ideale, a un vizio. Lo san no quegli infortunati che sono caduti
nei lacci di una passione colpevole, di
cui forse vorrebbero sbarazzarsi, ma
non possono più, perchè sono diventati una cosa sola con quell’uomo, gon
quella donna che li trascina neH’abisso.
Anche per il credente l’uriione col suo
Salvatore ha lo stesso carattere di profonda ed esclusiva intimità; « Dimorate
in me - diceva Gesù - ed io dimorerò
in voi... io son la vita, voi siete i tralci »
Perciò fin dai tempi dei profeti ogni
compromesso del credente col mondo è
stato denunciato come una sorta di adulterio spirituale. Il Signore, lo sposo
della Chiesa ch’egli si è acquistata col
suo prezioso sangue, non può tollerare
che il credente presti l’orecchio alle voci seduttrici del mondo.
E’ un avvertimento che oggi dobbiamo tenere in speciale evidenza, perchè
anche il mondo non gradisce delle unioni stipulate all’infuori dèi suoi principi. Sono due unioni esclusive, e noi abbiamo da scegliere. R. N.
Domenica 29 Giugno
Leggere la meditazione in prima pagina.
barelli
ERCOLE MARELLI & C. S. A. - MILANO
CORSO VENEZIA, 16
In tempo di guerra tutti devono
imparare a tacere. Notizie, apparentemente innocue, su movimenti di truppe, di lavorazione negli stabilimenti militari,
possono giungere all’orecchio
del nemico ed arrecare danni
incalcolabili. Nessuna ingenuità e nessuna indiscrezione. Il
silenzio assoluto su qualsiasi
notizia di carattere militare è
un dovere di tutti gli italiani.
POMPI - Fimii
p%r Acqua, Aceti, Vtnl, Liquori, Sciroppi,
Oiii, Modicinaii, Profumi, Collo.
IMPIANTI PER CANTINE
por Vini Spumanti, por Acquo Saaoooo
o Soitz ■ Catalogo gralls.
BELLAVITA - VU PARINI, 1
a« P.I» PARINI «
La Ditta Roa ha Oapoail oa mpprsaaataalL
Prof. Qìno Costabel, direttore responsabile;
ARTI GRAFICHE . L’ALPINA » - Torre Pelili
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Torre Pellice
il Catalogo Generale 1941-XIX