1
Anno 122 - n. 14
4 aprile 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Groppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IMPRESSIONI DI UN SOGGIORNO IN CAMERUN
La mia Africa
Da domenica 23 marzo «E1
Domm», il Duomo di Milano, è
tornato ad essere totalmente
fruibile dai turisti e dagli amanti dell’arte. Inoltre, da quella data e fino a Natale, sarà meta
di pellegrinaggio per coloro che
desiderano lucrare le indulgenze.
Il Duomo compie seicento anni
(la posa della prima pietra viene
fatta risalire al 1386) e questo
centenario coincide con il termine dei lavori di restauro.
Giovanni Paolo II con un «Motu proprio» ha concesso alla diocesi di Milano il dono dell’indulgenza plenaria da acquistarsi nel
contesto delle feste commemorative della cattedrale restaurata. I contenuti del «Moto proprio » e le condizioni poste per
lucrare l’indulgenza (il tutto è
contenuto in un opuscoio intitolato: In pellegrinaggio al Duomo ) farebbero reagire Lutero
oggi così come reagì nei confronti di Tetzel e dei monaci che
vendevano le indulgenze sulle
piazze: « Ma questa è una vergogna! ».
Noi protestanti andremo ad
annnirare i portali delle sagrestie della fine del trecento e i
tre immensi flnestroni absidali
con vetrate del quattrocento, ma
continuiamo a considerare le indulgenze, gratuite o a pagamento, incompatibili con l’Evangelo della salvezza per grazia.
C’è un aspetto di questa vicenda che mi sembra comunque
opportuno rilevare. La « Fabbrica » del Duomo non ha operato
dei semplici restauri di quelle
parti che rischiavano di sgretolarsi perché deteriorate anche in
conseguenza del traffico cittadino. Ci sono state anche delle
modifiche interessanti. Ricordo
■ che Carlo Borromeo, impegnato
ad applicare con rigore i principi
del Concilio di Trento, diede ordine di intervenire sul presbiterio del Duomo affinché assumesse una dimensione più sacrale
e gerarchica, in conformità alle
norme del Concilio. Il Duomo,
con Carlo Borromeo a capo dell’arcidiocesi, fu un po’ il simbolo di quella Controriforma
che respinse in blocco la proposta della Riforma e che segnò
la sconfitta del settore riformista ed aperto del cattolicesimo.
1 principi della Controriforma
sono ancora i cardini della cultura di gran parte del cattolicesimo contemporaneo. Ora gli
esperti dicono che i lavori di
restauro appena conclusi hanno
apportato delle variazioni architettoniche che hanno reso il presbiterio, rimasto inalterato per
secoli, più vicino allo spirito dei
Concilio Vaticano II.
In questa vicenda, come al
convegiio di Loreto, riemergono
le due anime del cattolicesimo,
due visioni della chiesa, una
progressista e l’altra tradizionalista. Ma in ambedue i casi il referente non è l’Evangelo che
chiede il ravvedimento, ma l’autorità del papa che concede il
dono delle indulgenze « togliendo la pena temporale meritata
per i peccati commessi », ma
svuota così l’annuncio della grazia di Dio resa possibile solo
nella morte e nella resurrezione
di Gesù Cristo.
Valdo Benecchi
Mentre il modello occidentale si va imponendo, è necessario presentare il Terzo Mondo non
più in una dimensione esotica, ma in modo da suscitare interesse umano e fraterno
L’Africa che ho visto non è
quella della fame, della denutrizione e del deserto. Il Camerún
è un paese moderno, democratico e in pieno sviluppo. E’ anche
bello, soprattutto in certe zone
e i suoi abitanti sono esattamente come gli italiani, forse sono
più giovani, e nel complesso più
belli.
La forza del Camerún sta nel
suo sviluppo, che crea anche i
suoi problemi. Forse noi italiani
possiamo immaginare che cosa
sia lo sviluppo se pensiamo a
certe zone del nostro paese che
si sono sviluppate dopo altre.
Una volta non c’era l’acqua, poi
è venuta; non c’erano strade,
poi sono state fatte; c’erano pochi servizi, adesso ce ne sono di
più, e così via. Ebbene, immaginatevi uno sviluppo un po’ più
complesso, e un po’ più in ritardo rispetto ai modelli occidentali e potrete avere ima pallida
idea di che misura abbiano i problemi che sono da affrontare.
Sviluppare tutto nello stesso
momento è impossibile; se fate
star meglio chi abita in città, la
gente delle campagne sarà tentata di venirvi ad abitare e questo vi complicherà ogni cosa; se
invece scegliete di aiutare la cam
pagna potete giurare che gli abitanti delle città si lamenteranno
molto. Questo è solo un esempio,
ma ce ne sarebbero tanti altri.
Noi non ci rendiamo conto, del
resto, di phe cosa significa sviluppo quando si ha alle spalle
un secolo di colonialismo sfruttatore. Adesso anche in Camerún
le cose stanno cambiando, ma la
dipendenza dei paesi in via di
sviluppo dai paesi più ricchi è
un fatto che squilibra la loro
economia più di quanto noi non
vogliamo ammettere.
Vendere caffè e cacao per comprare strade, ferrovie, macchinari è già di per sé difficile. Figuratevi quando chi deve comprare
deve addirittura chiedere al venditore i prestiti per pagargli la
roba. E’ proprio quel che succede tra Europa e Africa, anche
tra Italia e Camerún. E di questo beneficiano le nostre imprese. e indirettamente noi tutti.
Mentalità
Io non ho trovato nella mentalità degli abitanti grandi differenze rispetto alle nostre. Anche noi
europei siamo molto diversi gli
uni dagli altri: l’italiano non è
A Duala,
città costiera,
il « tempio del
centenario »
della chiesa
evangelica
del Camerún,
edificato
nel 1945
per ricordare
gli inizi della
predicazione
evangelica,
ad opera di
Alfred Saker,
missionario
battista inglese.
come l’oiandese. Ci sono differenze di mentalità anche all'interno stesso del Camerún, tra il
centro-sud e l’ovest per esemnio.
L’ovest è un po’ come la Lombardia o l’Emilia. A parte questo la sostanziale identità del genere umano resta per me l’ipotesi più sicura per capire sia le
TRA PASQUA E ASCENSIONE ■ 1
Mio Signore e Dio m/o/”
44
Uno dei dodici discepoli, Tommaso, detto Gemello, non era
con loro quando Gesù era venuto. Gli altri discepoli gli dissero:
« Abbiamo veduto il Signore » ! Tommaso replicò : « Se non vedo
il segno dei chiodi nelle sue mani, se non tocco col dito il segno
del chiodi e se non tocco con mano il suo fianco, io non crederò ».
Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo lì e c’era anche
Tommaso con loro. Le porte erano chiuse. Gesù venne, si fermò in
piedi in mezzo a loro e li salutò : « La pace sia con voi ». Poi disse
a Tommaso: «Metti qui U dito e guarda le mie mani; accosta la
mano e tocca il mio fianco. Non essere incredulo, ma credente! ».
Tommaso gli rispose : « Mio Signore e mio Dio ! ». Gesù gh disse :
« Tu hai creduto perché hai visto ; beati quelli che hanno creduto
senza aver visto!». (Giovanni 20: 24-29)
Quel periodo della vita di Gesù
che va dalla resurrezione alla
ascensione, è come avvolto in
un velo che ne nasconde i contorni precisi. Ed è forse giusto
che sia così. Dice uno studioso:
« Se la resurrezione di Gesù e le
apparizioni del Risorto sono vere, questa realtà di Dio può riflettersi solo in resoconti divergenti e contraddittori, poiché si
narra qualcosa che sfugge alla
portata delle categorie e dei racconti umani» (Schniewind). Se
si prescinde dai racconti delle
apparizioni di Gesù il giorno stesso della resurrezione, gli evangeli sinottici parlano pochissimo
di questi quaranta giorni che
vanno fino all'ascensione. Paolo
vi accenna fugacemente: « Gesù
apparve a più di cinquecento
fratelli in una volta... poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli» (1 Corinzi 15: 6-7).
Il vangelo di Giovanni, viceversa, si diffonde più a lungo su
questo periodo, quasi a voler
confermare la realtà della resurrezione.
Giovanni ci presenta due momenti particolari di questi 40
giorni: il colloquio con Tommaso e l'apparizione ai sette discepoli sul Mar di Tiberiade (Giov.
20 e 21). Sono episodi di cui si
parla raramente dai nostri pulpiti, di cui si legge poco sui nostri giornali.
Esamineremo successivamente
tre aspetti di questi episodi: la
confessione di Tommaso, la pesca miracolosa, la riabilitazione
di Pietro.
Tommaso. E' uno dei Dodici.
E’ stranamente assente la sera
della domenica di Pasqua, quando Gesù risorto appare agli altri. L'evangelo di Giovanni ce
lo presenta come un uomo pratico, poco amante delle speculazioni astratte, disponibile più al
servizio concreto che non agli
slanci mistici. Quando Gesù s'in
cammina verso Betania, dopo
aver dichiarato che Lazzaro è
morto, Tommaso esclama: «Andiamo anche noi, per morire con
lui!». Tommaso è certamente
più disposto a dare la propria
vita per il suo Maestro, che non
ad assistere ad una scena così
sconvolgente come la resurrezione di Lazzaro. Ancora, quando Gesù, al principio dei suoi
« discorsi di addio » ai discepoli,
parla della « casa del Padre »
verso la quale è ormai diretto e
nella quale accoglierà un giorno i suoi discepoli, Tommaso gli
chiede: « Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via? » (Giov. 14: 5).
Una domanda chiara ed in fondo
anche onesta. Tutte quelle parole di Gesù sono troppo astratte
per Tommaso: egli vorrebbe conoscere bene la via, vederla davanti a sé, delineata, precisa. E'
pronto a percorrerla, ma non al
buio, non « per fede ». Infine,
quando i suoi amici gli dicono
di aver visto il Signore risorto,
Tommaso non può credere: è una
cosa troppo insolita, troppo difficile da accettare. « Se non vedo
nelle sue mani il segno dei chiodi, se non metto il mio dito nel
segno dei chiodi... » (Giov. 20: 25).
Ed ora è lì, davanti al Risorto. Sono passati otto giorni dalla domenica della resurrezione.
Tommaso è come trafitto dalle
Piero Bensì
(continua a pag. 4)
somiglianze sia le differenze.
E’ assurdo voler cancellare le
differenze culturali, ourché si sia
d’accordo che in fondo siamo
tutti gli stessi. L’Africa che io
ho visto è un continente dove la
cultura europea traspare da ogni
articolo di giornale, da ogni conversazione, dai libri scolastici e
universitari. E dove non ho trovato questa cultura, non ho pensato di essere davanti ad un fenomeno completamente nuovo
come per esemnio un altro tipo
di logica mentale o addirittura
la realtà di un altro pianeta. Mi
sono detto invece che le nostre
società sono anch’esse differenziate e non sempre vi prevale la
pura logica matematica. Certo,
in Camerún molti credono nel
malocchio o in altre superstizioni. Ma ero appena tornato dal
mio viaggio ohe i giornali italiani titolavano a grandi caratteri
la paura del diavolo che regna
nella città della Fiat e le contromisure prese non da qualche povero di mente, ma da un cardinale di santa romana chiesa, con
la nomina di ben sei esorcisti.
A parte lo sviluppo, non ci sono
più differenze tra Italia e Camerún.
Il colonialismo bianco creò le
differenze, proiettando suH’Africa
il rovescio esatto dei principi di
cui andava fiera la cultura europea. I francesi esaltavano la ragione sui loro libri e la negavano agli africani. Nel 1685 il Re
Sole promulgava il "codice nero"
da applicare agli schiavi di colore, un testo che oggi non si può
leggere senza una profonda commozione, tanto vi è negato ogni
principio umano.
I tedeschi o gli inglesi non
hanno di che vantarsi neppur loro. La cultura africana — per
meglio dire: umana in veste africana — dovette risorgere da queste miserie e smascherare le "glorie" euroipee. Fu coniata allora
la parola "négritude". Essa servì al ricupero di un’identità disprezzata e calpestata. Oggi non
è più vera neppure essa, e i problemi che la cultura africana deSergìo Rostagno
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
4 aprile 1986
FRANCIA: SULLO SFONDO DELLE RECENTI ELEZIONI
Destra anticristiana
La propaganda condotta a due livelli: un livello intellettuale anticristiano e uno populista che strumentalizza l’integralismo cattolico
Col 9,70"/o dei voti alle legislative del 16 marzo scorso e una proclarna apertainente anticri
E’ ormai noto come il punto qualificante di tutta la campagna
elettorale del F. N. sia stata la battaglia contro la popolazione immigrata, ed in particolare quella maghrebina, con la richiesta di un
ritorno indietro in materia di cittadinanza francese per gli immigrati. Non solo: « Redbnaaer à la Franco sa place dans le monde en
défendant notre présence outremer », è quanto si può leggere in un
volantino di propaganda. Ma l’offensiva dei neofascisti non si limita
agli arabi e nordafricani, facile terreno di contatto con l’elettorato
meno avvertito e disposto a capire le ragioni dei problemi economici (assurdo nesso; immigrati/maggiore disoccupazione) e perciò
più facilmente portato a comportamenti xenofobi se non razzisti. Ora
il F. N. si scaglia anche contro la Francia « multiconfessionale », curiosamente in sincronia con il tricentenario della revoca dell’editto
di Nantes. ^
Di tutto questo, e di ciò che fa l’Eglise Réformée in proposito,
parliamo con Jean-Marc Dupeux, pastore a Grenoble, che per diversi anni ha lavorato in Africa e si occupa ora degli immigrati.
pio si dice che agli stranieri non
dovrebbero esser versati gli assegni familiari. Questi partiti vogliono tornare indietro per quanto riguarda la possibilità, per le
persone nate in Francia, di ottenere la cittadinanza.
— Per venire all’aspetto della
propaganda neofascista che più
da vicino tocca i protestanti...
— Bisogna dire che ci troviamo in una situazione inedita:
una volta si rimproverava alle
chiese di far politica, oggi vediamo che il F. N. e dei candidati
di estrema destra chiedono quasi esplicitamente alla Chiesa di
fare una politica, ma che sia una
politica « anti » e « contro »; anti-immigrati maghrebini in primo luogo, contro una Francia
socialista, contro una Francia
multirazziale, multiculturale e
multiconfessionale. Vuol dire
che ancor oggi c’è gente che
non ammette che dei protestanti vivano in Francia. Gente che
chiede esplicitamente al vescovo
di Grenoble di rinunciare alle
proprie prese di posizione sui
diritti dell’uomo e sul diritto degli stranieri di vivere in Francia,
in nome di una posizione tendente a escludere chi non sia
cattolico. E’ una forma di ”ayatollizzazione” della vita politica
francese, quasi che essere francesi significhi essere cattolici
per promuovere il rifiuto di tutti
quelli che sono diversi.
Nella lettera che i candidati
del F. N. chiedono ai cattolici
di firmare si invita d’altra parte il vescovo ad occuparsi di morale e non di politica e si rimprovera la Chiesa di non saper
cogliere la dimensione politica
del problema dei lavoratori stranieri in Francia.
— Al di là di questa propaganda condotta ovviamente a livelio di massa tramite volantini,
esiste una precisa formulazione
teorica dell’ideologia della destra neofascista in rapporto alle Chiese?
— L’ideologia dell’estrema destra non deriva semplicemente
da un’ondata populista, ma è
stata preparata da alcuni intellettuali, tra cui i redattori della
rivista Figaro-Magazine.
Si tratta di un’ideologia che si
— Quali sono le vostre attività?
— Per quanto riguarda la testimonianza a proposito degli
immigrati, fondata sulla Scrittura, e in particolare sulle note del
Levitino e del Deuteronomio sugli stranieri, l’attività più importante che svolgiamo a Grenoble
è il Groupe Chrétien Immigrés
Français. Riunendo immigrati e
francesi, si trovano italiani, portoghesi, iracheni; per la maggior
parte sono credenti; ci sono anche immigrati maghrebini, e hanno luogo anche incontri con sacerdoti e altre persone che sul
lavoro siano a contatto con gli
immigrati, al fine di rileggere la
Bibbia e dire alle Chiese quali
siano i diritti degli stranieri.
Alcuni anni fa è stata scritta
ima « Lettera ai cristiani », sono
state presentate delle interrogazioni ai deputati perché anche
questa è una forma di testimonianza. Nella Chiesa tutto ciò non
è dato per scontato, a volte c’è
chi trova che sia più o meno
della politica, ma il problema è
di dire a queste persone: leggete la Bibbia e troverete scritto:
« Tratterai lo straniero che vive
vicino a te come uno dei tuoi
e ramerai come te stesso ». E in
questa indicazione dell’Antico
Testamento si trova già prefigurato l’evangelo.
— Ci sono stati dei pronunciamenti ufflciaii deil’Eglise Réformée?
— C’è un o.d.g. dell’ultimo sinodo regionale della zona CentreAlpes-Rhône, che è stato votato
in riferimento alle elezioni legislative del 16 marzo. La quasi
unanimità ha votato che gli stranieri che vivono da noi hanno
il diritto di vivere in condizioni
dignitose. Il sinodo ha preso
questa posizione rigida e politica (l’o.d.g. afferma tra l’altro
che «l’espulsione degli stranieri
legalmente insediati in Francia
non è una soluzione alla crisi
economica », e che « non si deve
cedere all’ideologia xenofoba,
razzista e antisemita proposta
da alcuni », ndr) perché nel programma di alcuni partiti di destra figura la messa in questione
del diritto e dello statuto degli
stranieri in Francia. Per esem
I-A 7 O 4 5
MIHAMAHE
DI RIMINt
VIA SAR3INA.19
TtLEF (05A-)
A9
32548
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
la civiltà che sarebbe superiore
a tutte le altre civiltà, che condanna il monoteismo, e che combatte il cattolicesimo e il cristianesimo in'generale. Solo che
tale idéologia non potrebbe passare nella Francia cattolica di
oggi. Non direttamente. Allora,
per combattere la Chiesa cattolica, vengono strumentalizzati
gli integralisti (ed è per questo
motivo che J.-M, Le Pen si è
fatto vedere a celebrare delle
messe in latino, e si combattono i vescovi che prendono posizioni conformi all’evangelo), in
quanto non si può aggredire
frontalmente il credo religioso
del 90% dei francesi. La propaganda è qifindi condotta secondo
due livelli: un livello intellettuale, dichiaratamente anticristiano
e uno populista, che cerca di ricuperare la tradizione integralista del cattolicesimo per condannare tutto ciò che può esservi di nuovo in Francia e mirare a un potere di tipo fascista.
Intervista a cura di
Alberto Corsani
' P. Vidal-Naquet cit. da Marco d'Eramo (Il Manifesto 18.3.’86).
INNARIO
Caro Direttore,
mi riferisco alla lettera di Enrica
Malan (n. 10, del 7.3.86, de La Luce) che
chiede, circa la irreperibilità dell’« Innario cristiano », chi deve occuparsene e provvedere.
Poiché Enrica Malan cita la libreria
Claudiana che ne è sprovvista e pone
la domanda se non dovrebbe essere
la libreria stessa a provvedere alla ri
"La Scuola
domenicale'^
Il n. 3-4 di gennaio-aprile della Rivista « La Scuola domenicale », appena uscito, contiene una serie di articoli che si rivolgono soprattutto ai genitori. Riguardano ie problematiche
scolastiche, come il diritto di « non avvalersi » dell’insegnamento deila religione cattolica nella scuola pubblica
(« Religione cattolica a scuola » di F.
G. e « Riflessioni personali sulla religione a scuola » di Nino Gullotta) o
i nuovi programmi della scuola elementare (« La scuola elementare a una
svolta: I nuovi programmi » di Roberto Eynard) e sulla famiglia {« La famiglia: un gioco senza fine » di Rita
Gay).
Nella rubrica « Panorama Panorama »
vengono presentati alcuni incontri
(l’assemblea della FCEI a Palermo, l'incontro di aicuni responsabili delle
scuole domenicali dei paesi latini a
Bruxelles, Il « seminario ecumenico »
di Salisburgo sui testi di religione) e
una nuova esperienza di alcuni genitori della comunità di base di Pinerolo.
stampa, vorrei precisare che la revisione dell’attuale innario è nelle mani
di un’apposita Commissione della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (via Firenze 38 - 00184 Roma).
In attesa del lavoro prodotto dalla Federazione stessa, né l'Editrice Claudiana, né tanto meno le librerie sono
responsabiii deiia mancanza dell’innario, né possono fare alcunché per
ovviarvi.
Colgo l’occasione per trasmettere
alla Federazione la giusta esigenza
espressa da Enrica Malan e invio cordiali saluti.
Maria Girardet Soggin
per il Comitato librerie Ciaudiana
L’ALTERNATIVA
Ascoltai con interesse sul canale radiofonico di « Franco culture » la do
manica di metà marzo un missionario
raccontare che durante i trent'anni trascorsi presso i pigmei non assistette
ad alcun alterco, nemmeno tra bambi
ni. Ammirava la loro dolcezza, il lorr
amore per la vita sempiice e la loro
gioia naturale.
Ignorante come sono, mi chiesi iii
che cosa gli fu possibile esercitare
la sua missione. Insegnare loro la trinità 0 i benefici della nostra teologia
E’ meglio che «il nome di Cristo» sia
conosciuto ovunque e farsi una guerr:-;
eterna in nome di interessi per i quaii il « FiglioI dell’uomo » non mosse
un dito, ovvero vivere senza calcolo
senza cupidigia, senza invidia, senza presunzione?
Che cosa è più importante agli occhi dell’Eterno: la fede nella trinità
(che cosa significa?) o una vita conforme ai Suoi comandamenti?
Grazie. Saluti ed auguri.
Lucietta Tenger, Neuchàt f
La mia Africa
(segue da pag. 1)
ve affrontare sono sempre più
simili ai nostri.
Le chiese
Anche dietro le chiese sta un
secolo di colonialismo, e in parallelo, un secolo di "missioni”
(evangeliche e cattoliche). Ora il
cristianesimo è presente in Africa come da noi: io non ho avuto
l’impressione che fosse più superficiale o più ’’recente” del nostro. Mi è parso invece ohe per
la gente, soprattutto delle città,
il cristianesimo facesse realmente parte della propria cultura.
Cattolici ed evangelici si equilibrano (in tutto sono più della
metà della popolazione) e la collaborazione ecumenica è più sviluppata che da noi in senso orizzontale. La turbano solo le pretese di qualche vescovo e le visite del vescovo di Roma, che accentuano una falsa immagine dell’unità della chiesa. Io stesso sono stato ospite per alcuni giorni
di un gruppo di servizio italiano,
proprio per la settimana dell’unità e questa esperienza, pur breve, fu tra le più valide che abbia
fatto.
La chiesa deve scrollarsi di
dosso l’eredità dell’epoca missionaria. I missionari furono persone ammirevoli, ma sbagliarono
contrastando in ogni modo la
cultura africana. Certo il messaggio cristiano richiede scelte,
una coerenza, un certo impegno
morale. Ma le missioni finirono
per trasformare l’Evangelo in
moralismo e per esportare in
Africa i modelli etici della pietà
europea del secolo scorso. Non
voglio qui offendere i missionari
o farne la caricatura. Purtroppo
constato degli inconvenienti che
pesano su un certo modello di
cristianesimo. Ma credo che la
chiesa di oggi voglia superarli.
La chiesa si dibatte in problemi
di sviluppo che sono molto simi
li a quelli della società in cui
vive.
Quanto alle chiese europee, ricordiamoci che anch’esse trassero importanti benefici spirituali
dalle missioni. La possibilità di
"investire” la loro fede nelle imprese missionarie recava loro un
beneficio, le revitalizzava. E i
racconti che i missionari facevano al loro ritorno in patria ubbidivano anch’essi ad un cliché
e contribuivano a creare la dipendenza dell'Africa dal 'Vecchio
Mondo. Gli africani, in qualche
caso, protestavano. Ma chi dava
loro ascolto?
I culti mi hanno fatto un’impressione profonda. Il ritmo e i
suoni vi tengono un posto notevole. L’ordine e la liturgia sono
affidati ai credenti, il pastore interviene nella predicazione e nelle parti che gli competono. Il resto del culto è la chiesa che se
lo amministra, attraverso gli anziani e i diaconi. Ogni chiesa locale ha più di una corale, a volte anche tre o quattro.
La Facoltà di teologia protestante di Yaoundé mi ha accolto
per tre mesi e mezzo come professore ospite e ne sono molto
riconoscente. La Facoltà ha quest’anno 114 studenti. Cominciò
vent’anni fa con due soli studenti! Per me è stato un periodo di
scambio, di riflessione, di letture
"africane” enormemente importante per capire in che mondo
viviamo e quale sia la portata
della teologia nello sviluppo del
cosiddetto Terzo Mondo.
In una nuova
prospettiva
In conclusione l’impressione
più profonda che ho avuto e che
ho ancora è quella relativa allo
sviluppo. Sono sicuro che il modello occidentale si va imponendo, con i suoi noti squilibri, ma
anche con i suoi noti vantaggi,
misurabili qui in termini molto
più concreti che da noi. Ma que
sto è solo un lato della questione. Un ospedale che funziona,
una pompa delTacqua che non si
guasta, sono beni importanti, lu:’
una professionalità corretta (non
corrotta), una dinamica costruttiva nella società, sono beni durevoli ed ancor più essenziali.
Mi è stato chiesto dal consiglio
della chiesa dove ho passato fivacanze natalizie di poter fare
un gemellaggio con una chiesa
italiana. Mi sono state chieste
macchine per cucire e per scrivere, anche di vecchio modello,
per una scuola professionale; un
dentista mi ha fatto un elenco
di strumenti e medicine che sarebbero necessarie per il suo dispensario; il direttore di un liceo
mi ha chiesto un professore italiano. Non so come mi organizzerò per dar seguito a queste
richieste. In ogni caso è un’esperienza che vi consiglio di fare.
E forse qualche giovane tecnico,
o pastore, o insegnante, o medico potrebbe prendere in considerazione un periodo di volontariato nel Terzo Mondo con una
delle Organizzazioni non governative che si occupano di questo
ed alle quali si è appellato non
molto tempo fa anche il ministro
Forte.
Non pretendo certo di suggerire una strategia. Dico le mie impressioni. Tra di esse vi è la convinzione che le chiese evangeliche italiane debbano valorizzare,
entro i limiti delle loro forze,
anche l’aspetto della diaconia per
il Terzo Mondo. In una nuova
prospettiva, non più "missionaria”, ma di diaconia e di attesa
per una parola del Signore che
inverte le precedenze della storia e parte dagli ultimi (è bene
ricordarlo), le nostre chiese non
avrebbero da pentirsi di una solidarietà che attraversi gli oceani.
Anche in Italia abbiamo qualche cosa da fare. Il recupero delle culture che è stato fatto nei
musei delle 'Valli Valdesi, per
esempio, deve essere esteso al
Terzo Mondo, per presentarlo
non più in una dimensione esotica, ma in modo da suscitare
interesse umano e fraterno.
Sergio Rostagno
3
4 aprile 1986
fede e cultura 3
DIBATTITO SULL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO A RIESI
Primo informare
Il Distretto Scolastico n. 11 di
Riesi, al fine di meglio favorire
momenti di crescita culturale e
civile della comunità locale, in
data 8 marzo u.s., ha promosso
una conferenza-dibattito su « Religione o attività alternative nella scuola: le ragioni di una scelta libera e responsabile». Circa
130 persone di diversa estrazione culturale (ma con la presenza di molti operatori scolastici),
hanno potuto così ascoltare nell’aula-palestra della media « G.
Carducci », tre relazioni che presentavano il punto di vista cattolico, valdese-metodista e laico.
L’aspetto cattolico è stato illustrato dal Preside prof. Aldo
Ruggieri di Marsala che ha considerato il problema come qualcosa di « ...calato dall’alto », precisando, comunque, che l’insegnamento religioso, così come
è stato svolto e presentato
sino ad oggi, era ed è in crisi, perché sbagliato soprattutto
nel modo.
L’oratore ha però precisato
che occorre insegnare religione
e non catechismo, ma con rigore culturale e metodologico, criticandone, tra l’altro, la collocazione alla prima o all’ultima
ora.
Lo stesso ha considerato la religione come « stimolazione culturale e come sintesi umanizzante », perché favorente la crescita morale, nonché momenti
di ecumenismo.
L’aspetto valdese-metodista è
stato considerato d'aH’avvocato
Pietro Trotta di Palermo che,
per prima cosa, ha precisato che
l’ecumenismo non è « confusione » ma « confronto ». Il relato
re ha ulteriormente informato
gli astanti, chiarendo che la possibilità di insegnare religione
non cattolica è stata dal Governo offerta anche alle chiese vaidesi e metodiste che, in ogni
caso, hanno rinunciato ad un
« privilegio » che compete solo
alla chiesa ed alla famiglia, considerato che, stante la Costituzione Italiana, il nostro è uno
Stato laico.
L’avvocato Trotta ha chiarito
che la « cultura », in senso strettamente scientifico, è da considerare come un approccio non
dogmatico nei confronti della
realtà circostante; approccio atto a collocare ciascuno al di sopra di posizioni ideologiche o
confessionali.
Strano per lui il latto che, secondo quanto concordato tra
Governo e la GEI, Tinsegnamento religioso è sì facoltativo', ma
è anche specifico ed alterante
Torganigramma dell’orario scolastico di ogni scuola.
Tra l’altro, l’aspetto alternativo sembra ’essere quasi una’
« punizione » per quell’utenza
che lion intenderà avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico e che, quindi, sarebbe ancora
una volta costretta a vivere e
« subire » momenti di emarginazione discriminante.
Le chiese valdesi e metodiste,
ha seguitato l’oratore, sono disposte, se chiamate dalla scuola, a dare il loro contributo
di’ idee, ma a proprie spese, proprio perché si vuol tener fede
al « ...senza oneri per lo Stato ».
Infine, l’aspetto prettamente
laico è stato illustrato dal Preside prof. Antonio Vitellaro
di Caltanissetta che si è subito
soffermato sul «pasticcio governativo » che va comunque rivisto e corretto.
Il relatore è d’avviso che per
i cattolici il Concilio Vaticano
II non è passato, nel senso che
non sono stati ampliamente considerati alcuni indirizzi a suo
tempo forniti.
E’ chiaro, per lui, che la religione non può e non deve essere imposta a nessuno, perché
anzi, occorre « ...pervenire alla
massima liberalizzazione della
volontà dell’uomo ». Ragion per
cui, la religione va impartita
nelle chiese, nelle famiglie e non
nella scuola.
Citando padre Sorge, il prof.
Vitellaro ha chiarito che il « pasticcio governativo » sopra citato non fa onore né alla chiesa,
né allo Stato.
Al termine delle relazioni si è
avuto un vigoroso dibattito che
è durato più di due ore e ha dovuto essere interrotto a causa
dell'ora tarda. A parere dello
scrivente il Distretto Scolastico
ha avuto modo di assolvere ad
un compito assai delicato che,
mediante una informazione pluridimensionale, ha di certo indotto i più a precise riflessioni
promuovendo momenti di ricerca e di confronto.
Il tutto, evidentemente, non
ci lascia tranquilli perché, anzi, ci proietta in situazioni assai
complesse che, producendo tensione ed ansia, fanno però avvertire l’importanza della « partecipazione » responsabile e cosciente.
Francesco L’Abbate
TORINO - DIBATTITO SULL’ESORCISMO
Tesi contrastanti
« Sono disperata — confida
una donna, il cui nome è rimasto anonimo, in una lettera a
Don Saroglia, sacerdote della
Chiesa cattolica, letta da lui giovedì 20 marzo durante la conferenza sull’esorcismo tenutasi
nella Sala Valdese di Corso Vittorio Emanuele —. Ho tre figli
e mio marito minaccia di abbandonarci se non riuscirà a fare
il patto con il diavolo. Ho saputo, da fonti attendibili, che Lei
ha parlato con il demonio e vorrei che, con il suo .aiuto, mio
marito lo incontrasse. Non conosco nessuna maga alla quale
potermi rivolgere, ma sono terrorizzata dall’idea di essere lasciata da mio marito ».
relli, risulta che ben 1350 persone hanno chiesto aiuto ai sacerdoti, tra il 1981/83, per essere esorcizzati. Il 78% era costituito da uomini tra i 30 e i
50 anni, per lo più impiegati.
« Ed è probabile — dice don
Saroglia — che tenderanno ad
aumentare. I mass media hanno fatto troppa pubblicità per
la nomina dei sei esorcisti a Torino. E’ giusto che la gente sia
informata, ma altri ne hanno
approfittato solo per avere più
danaro, successo e sesso ».
nalità? Son quasi tutti casi che
hanno bisogno solo di attente
cure psichiatriche e psicologiche, nient’altro ».
16 posseduti su
1350 ammalati?
Sembra strano che alle soglie
del XX secolo ci sia ancora
qualcuno che creda al diavolo
e che, per di più, scriva lettere
di questo genere. Eppure è vero.
E ci eravamo anche sbagliati se
credevamo di aver chiuso con
le streghe e i demoni del Medioevo. A quanto pare, oggi,
mentre vengono organizzate conferenze all’insegna del « nuovo
umanesimo » c’è chi, e sono
molti, crede alTesistenza malefica di un Satana, magari vestito
di rosso, con le corna, due « baffetti da sparviero», una lunga
codina ed un forcone pronto a
punzecchiare i « più deboli e
vulnerabili ».
Questi « deboli e vulnerabili »
sono molti, soprattutto a Torino, città che registra non solo
il numero più alto, rispetto a
tutte le altre città italiane, di
suicidi e divorzi, ma ora anche
quello di coloro che partecipano a messe nere o praticano la
magia bianca.
Dalla tesi di laurea di uno
studente torinese, Gianluigi Co
Sempre dalla tesi di Gorelli,
risulta che solo sedici dei 1350
erano veramente indemoniati. Il
resto era in preda a problemi
psichici e come tali avevano bisogno solo di un buon psichiatra.
Ma anche quei sedici erano
veramente posseduti? Secondo
don Saroglia sembra di sì : « Solo coloro che cercano il contatto diretto con il diavolo, finiscono per esserne posseduti. Ed
è a questo punto che inizia il
calvario. Il posseduto è in preda a spasmodiche urla; la voce
muta, si fa bassa e roca ; il volto si trasforma profondamente
e, a volte, parla molte lingue».
Iolanda de Carli, psicoioga e
pediatra, non sembra essere
molto convinta della reale presenza del diavolo ; « Il subconscio umano riesce a fare cose
che non possiamo neanche immaginare. Il cambiamento di
voce, la trasfigurazione del volto
ne sono una prova. Che dire poi
dello sdoppiamento della perso
ORA DI RELIGIONE ED ELEMENTARI
La voce dei direttori
Anche i direttori didattici e i
presidi hanno preso la parola sull'insegnamento concordatario della religione cattolica, nel corso
del dibattito di opinione in via
di svolgimento. Ma la loro voce
è stata poco amplificata dalla
stampa nazionale e l’opinione
pubblica conosce male o appena
il punto di vista o le prese di posizione dei capi di istituto.
Eppure nella Provincia di Torino due documenti, ricchi e concreti, sono usciti dalla categoria
dei dirigenti scolastici.
Il primo, uscito a ridosso della
circolare ministeriale applicativa
dell’Intesa (C.M. 368 del 20.12.’85)
è quello sottoscritto aH’unanimità dai presidi delle scuole medie
inferiori e superiori di tutta la
Provincia.
E’ un documento che ricalca in
parte quello degli « intellettuali
laici » che vede A. Galante Garrone primo firmatario. Parla di violazione dei principi dell’art. 3 della Costituzione, di riduzione del
carattere laico della scuola italiana, di frattura all’interno dell’unità sociale della classe. E’
sottolineato con forza come « solo il carattere laico delle istituzioni dello Stato costituisca reale garanzia per le minoranze religiose,
per i non credenti, ner gli stessi
cattolici interessati ad un’autentica maturazione spirituale ».
Il secondo, del 18.2.’86, ha come
sottoscrittori un numero altissimo di direttori e ispettori (sul
totale 3 contrari e 8 astenuti) riuniti in conferenza.
Il documento, più articolato del
primo, dopo aver ribadito il principio del rispetto della pluralità
delle famiglie e del personale docente, interviene sui documenti
ufficiali ed evidenzia l’approssimazione e la genericità sia dei programmi di religione cattolica sia
delle "attività alternative". Segnala viva preoccupazione per l’opzione discriminante dei docenti,
per l’intervento di docenti esterni, per i criteri per la costituzione
dei gruppi di allievi. Una perplessità tutta particolare è registrata
a proposito deH’introduzione della religione concordataria nelle
scuole materne.
Il documento si chiude auspicando che una completa informazione sulla questione venga data
agli utenti, agli insegnanti e agli
uffici amministrativi per evitare
« atteggiamenti pregiudiziali ohe
possano influenzare le scelte ».
Sono documenti di un certo interesse che meritano di essere
conosciuti da un ampio pubblico.
Sono documenti ohe interrogano
politici e superiori gerarchici e li
chiamano ad emettere provvedimenti legislativi e organizzativi
più corretti costituzionalmente.
Franco Calvetti
ORA DI RELIGIONE IN BASILICATA
Necessità emergenti
In apertura Teodora Tosatti,
candidata in teologia valdese,
aveva cercato di impostare il
discorso su basi bibliche. Dopo
un’ampia panoramica sul diavolo e i demoni nell’Antico e Nuovo Testamento, T. Tosatti ha
sintetizzato i dati biblici affermando che Gesù cacciando indietro il mondo del demonio
rende alTuomo la sua libertà. In
questo senso egli dice di aver
visto Satana cadere dal cielo :
accanto a Dio non c’è più nessuno ad accusare l’uomo, vi è
posto solo per il difensore, Gesù, non più per colui che si frappone tra Dio e l’uomo, il diavolo.
Ma allora perché permane nel
discorso biblico la figura del
diavolo? Teodora Tosatti ha indicato tre possibili risposte. Essa può esprimere la consapevolezza che il male scatenato dall’uomo gli diventa indipendente
e non può più essere da lui controllato. O può esprimere la persuasione che ciò che minaccia
l’uomo, come il male, la malattia, è contrario a Dio e cioè, nella mentalità del tempo, è satanico. O infine può consentire di
temperare un eccessivo monismo, permettendo di affermare
che il male non viene da Dio,
è meno forte ed è vinto da
Gesù.
Quanto a noi, ha concluso
T. Tosatti, dobbiamo scegliere
se ridimensionare questa parte
del messaggio biblico nella sobrietà di cui dà prova il NT, o
se tornare al mondo di forze
ambigue e indipendenti.
Noemi Romeo
Nella zona del Vulture-Alto
Bradano (parte nord della Basilicata), cinque sono stati i
dibattiti sull’ora di religione che
la Chiesa metodista di RapollaVenosa ha organizzato, nel mese di febbraio, insieme alle locali forze sindacali, jjolitiche e
religiose.
Un primo dato che si riscontra da questa esperienza condotta a Melfi, Venosa, Ripnero, è
un crescente interesse e la richiesta di maggiore informazione circa la posizione delle Chiese valdesi e metodiste di fronte
aU’insegnamento religioso come
si evince dalla Legge 449/84
artt. 9 e 10 (attuazione dell’Intesa).
Nel corso dei dibattiti è stata
data, ampia informazione non
solo sulla legge ma anche sul
discorso biblico, teologico ed ecclesiologico che sta alla base dell’Intesa. Ad ampliare la riflessione, utili ed interessanti sono
stati i contributi da parte del
sindacato scuola C.G.I.L. e del
C.I.D.I di Rionero, con la proposta di collocare l’insegnamento
religioso in orario extra scolastico e di vigilare sui pochi spazi
di libertà e di democrazia che il
ministro Falcucci e la C.E.I. intendono in avvenire concedere.
Sono stati presi in esame con
attenzione problemi vecchi e
nuovi connessi alle attuali strutture scolastiche e allo stato giuridico degli insegnanti. In particolare sono state rilevate le contraddizioni che emergono dalla
richiesta rivolta agli insegnanti
delle elementari e materne di
dichiarare di essere o non essere « disponibili all’insegnamento
religioso cattolico », e i privilegi di cui usufruisce l’insegnante
di religione nominato dal responsabile diocesano quanto a
concorsi, immissione nei ruoli,
posizione nelle graduatorie.
A questa impostazione di ampio confronto ha spesso fatto
riscontro una posizione dogmatica, e in certi punti ambigua, di
gruppi cattolici più legati alle
direttive della diocesi vescovile
di Melfì-Rapolla-Venosa che ol
tre a rivendicare la legittimità
dell’Intesa Falcucci-CEI e dei
suoi contenuti hanno manifestato opposizione al laicismo marxista che dominerebbe la scuola
pubblica e hanno sbandierato il
rischio che le materie alternative risultino essere discriminanti per chi si avvale dell’insegnamento religioso.
Diversa la posizione di altri
cattolici che hanno messo in risalto la validità dello studio del
« fatto religioso », proponendo
corsi interdisciplinari con l’apporto di altre confessioni religiose e altre discipline, promossi dalle stesse istituzioni scolastiche, auspicando anche una
reale ’ facoltatività, ravvisando
l’esigenza di una accurata preparazione dei docenti preposti
alTinsegnamenfo religioso. Nulla
però hanno detto circa le strettoie nelle quali, poi, questa loro
impostazione si incanala risultando in pratica sconfessata dalle rigide direttive ecclesiastiche.
Altro aspetto interessante,
emerso nel corso di questi dibattiti, riguarda la posizione di
alcuni comunisti cattolici.
Paura di possibili emarginazioni, dubbi sull’imporre ai figli
una certa direttiva parentale,
possibili diverbi con il coniuge,
esigenza di far conoscere ai figli,
data l’esperienza dei genitori, fino in fondo la religione cattolica, per poi criticarla e iscriversi al partito, disponibilità a seguire la tradizione senza darle
grande peso: questi sono gli
spaccati di umanità emersi durante i dibattiti. Da non sottovalutare, anzi da prendere in
seria considerazione, rispondendo alla necessità dì conoscere,
informare, chiarire, proporre,
aiutare molti a liberarsi da paure e dubbi, segni di un dogmatismo culturale-religioso che è
ancora dominante.
Una seconda serie di dibattiti, al momento, è prevista dopo
il 30 aprile quando si conoscerà la direzione presa dal ministro della P.I.
Francesco Carri
4
4 vita delle chiese
4 aprile 1986
NECESSARIO UN IMPEGNO DELLE CHIESE PER COPRIRNE I COSTI
Rinnovato il Rifugio Carlo Alberto
Tra qualche mese il Rifugio
Carlo Alberto vedrà ultimato il
nuovo fabbricato che, integrandosi con il pre-esistente, ospiterà in un ambiente razionale e
accogliente la maggior parte degli ospiti. Infatti, il progetto di
ristrutturazione non prevede un
aumento di posti Ietto, ma una
miglior sistemazione dei posti
esistenti.
Nell’esecuzione del progetto è
stata posta particolare attenzione aH’eliminazione di ogni barriera architettonica, alla razionalità dei collegamenti verticali
e orizzontali, alla funzionalità
dei locali di servizio e di disimpegno, alla disposizione delle camere (a due e a un letto), e dei
locali di soggiorno al fine di offrire agli ospiti, per la quasi totalità non autosufficienti, un ambiente rispondente alle necessità
di una assistenza continua, di
ima accoglienza familiare, rispettosa della loro personalità
e tesa a valorizzare le loro possibilità. Il lavoro e l’impegno
non lieve del personale sarà reso più agevole dalla funzionalità
della nuova struttura.
Grazie ad un cospicuo lascito acquisito alla fine degli anni ’70, i costi della costruzione
trovano la loro copertura, sia
pur con qualche difficoltà dovuta alla più lenta operazione
di smobilizzo del patrimonio immobiliare rispetto alle scadenze
delle quote di avanzamento lavori e della lievitazione dei costi.
Rimangono, invece, scoperti
due grossi e importanti settori
di bilancio.
Il primo settore che rimane
scoperto è costituito dalle spese
di arredamento dei nuovi locali,
calcolate in una media di 3 milioni per vano, per un totale di
47 vani di cui 30 camere.
Per raggiungere rapidamente
questa cifra il comitato propone
una libera e generosa sottoscrizione a tutte le chiese, da chiudersi Tultima domenica di luglio ’86, « Giornata » tradizionale
del Rifugio con prevedibile inaugurazione dei nuovi locali.
Il secondo settore è costituito
dal deficit di gestione (dovuto
alle differenze non colmate tra
il costo e la retta), già previsto
per l’86 in oltre duecento milioni. Questo deficit fino alla fine
degli anni ’70 è stato coperto da
offerte e doni e, negli anni ’80,
imprudentemente, dal reddito
del patrimonio costituito dal lascito su ricordato. Lo smobilizzo di detto patrimonio per la copertura dei costi di ristrutturazione fa cessare la produzione
del reddito e, conseguentemente,
la possibilità di coprire il deficit.
Ma tale deficit deve essere
considerato quasi « fisiologico »
perché, per statuto e per decisione delle chiese, il Rifugio, oltre ad altri ospiti che provvedono in toto alle loro spese, deve accogliere i fratelli di tutte
le chiese in situazioni di difficoltà, anche se loro stessi e i
loro familiari (a cui natural
(f
Mio Signore e Dio mio!
Il
(segue da pag. 1)
parole di Gesù e — definitivamente vinto — non può fare altro che esclamare: « Signor mio
e Dio mio! ». Una splendida dichiarazione di fede. Fra l’altro,
uno dei testi fondamentali per
affermare che Cristo è Dio. Non
respingendo questo titolo, Gesù
implicitamente riconosce la verità contenuta nell'affermazione
di Tommaso e quindi conferma
la sua piena identità con il Padre.
Cos’è che trasforma l'« incredulo » Tommaso nel confessore della fede? L'evangelo non dice che Tommaso abbia realmente toccato le piaghe di Gesù. Probabilmente gli è bastato vedere.
In quella persona che gli sta di
fronte, improvvisamente “vede"
il suo Maestro e Signore e Dio.
Ma è una “visione" che trascende Tommaso stesso. Tommaso,
l’uomo concreto, vede ben di là
dalle proprie capacità umane.
Come il vecchio Simeone, di cui
ci narra Luca (2: 30), che nel
piccolo bambinello che Maria
reca in braccio “vede" la salvezza dell’Eterno. Non è opera certo di Tommaso, è l'opera di Dio,
per cui Tommaso non può fare
altro che gridare: « Mio Signore
e Dio mio! ».
Siamo di fronte al mistero
della fede e della elezione di
Dio. . E’ quell'interruttore che
scatta improvvisamente nel cuore dell’uomo. Lo sperimentiamo
sovente nelle nostre chiese, nonostante tutta la nostra incredulità. Noi predichiamo, facciamo studi biblici, preghiamo ed
abbiamo l’impressione che la
Parola di Dio scivoli sulle teste,
non “tocchi" i cuori. Ma ecco
che un giorno, magari dopo un
sermone particolarmente infelice, con una chiesa mezza vuota,
qualcosa scatta: il fratello X o
la sorella Y, che da vent’anni
frequentavano le riunioni, improvvisamente “riconoscono” il
Signore. Improvvisamente la
Bibbia acquista un senso. Improvvisamente il proprio pecca
to diventa una realtà bruciante
e il perdono della Croce la grande liberazione. Quelle cose ripetute ed ascoltate migliaia di volte diventano parole nuove. Così
come per Tommaso, quel Gesù
che egli ha visto e toccato per
tre anni, diventa IL SIGNORE
della sua vita.
Allora tutto cambia, veramente. Mistero della chiamata, della elezione divina. Si fa spesso
della elezione una dottrina tenebrosa, pesante, al limite della
ribellione contro una pretesa ingiustizia o parzialità di Dio. Ma
non è così. Se il Signore ha potuto scegliere per apostolo un
uomo come Tommaso, chi di noi
può ancora sentirsi escluso dalla^ chiamata di Dio? Quando il
Signore si presenta davanti a
noi e, per sua grazia, riusciamo
a “vederlo", non possiamo fare
altro che riconoscerlo e gettarci
ai suoi piedi: « Mio Signore e
Dio mio!». Tommaso non poteva credere. Forse non voleva
credere. Ma quando il Signore
afferra con la sua grazia un uomo, questi crede, che lo voglia
o no. La “visione" di Tommaso
si trasforma in fede. Gesù non
dà spazio al suo discepolo incredulo, non gli concede nulla.
« Perché hai veduto, hai creduto; beati quelli che non avendo
visto hanno creduto ». Queste
parole hanno una punta sottile
di humour, come se Gesù volesse dire a Tommaso: «Tu pensi
di aver creduto sulla base dì
quello che hai visto. Ma non sono i tuoi occhi di carne che hanno visto. Tutta la tua ansia di
“vedere" è ben poca cosa di
fronte alla mia grazia che ti fa
credere... ».
Noi pamminiamo per fede, non
per visione. Il più spettacolare
dei miracoli, la più estasiante
esperienza religiosa non sono
nulla, non possono operare in
noi quel che solo lo Spirito può
suscitare: la fede nel Risorto,
che trasforma ed impegna la nostra vita.
Piero Bensì
mente si chiede il massimo dell’impegno) non sono in grado di
coprire tutto il costo preventivato.
La generosità e la solidarietà
delle chiese locali, purtroppo
non più sollecitate negli ultimi
anni, devono tornare ad essere,
come nel passato, il vero sostegno di questa opera di soccorso,
oggi più che mai attuale e necessaria, aperta a tutta la chiesa nei confronti di chi non è in
grado di provvedere a se stesso,
né di ricevere l’assistenza permanente di cui ha bisogno, sia
dalla famiglia che da altre strutture sociali e sanitarie.'
Contiamo ancora sulla liberalità e senso di generosità di tutti i membri delle nostre chiese,
che esprimono la loro fede con
opere concrete, come quelle
compiute nel Rifugio, di amore
e servizio verso i più deboli.
Alberto Taccia
CRONACA DELLE CHtESE DELLE VALLI
Verso le assemblee
TORRE PELLICE — Sabato
12 aprile alle ore 20.30 alla Casa Unionista avrà luogo una
Assemblea di Chiesa dedicata al
problema deH’8 per mille. L’argomento è già stato presentato
nelle riunioni quartierali e gli
sono stati dedicati alcuni incontri del gruppo di studio biblico, inoltre ogni famiglia ha ricevuto un documento informativo.
• Per una svista nell’elenco
dei confermati pubblicato su
questo giornale è stato omesso
il nome di Monica Benech.
• L’Unione Femminile avrà
la sua seduta mensile il 13 aprile con la presentazione di un
libro da parte di Miriam Bein.
• La comunità esprime la sua
fraterna simpatia alle famiglie
in lutto per il decesso di Giovanni Charbonnier, Mario Malan e Adelina Dahnas.
Gradite visite
ANGROGNA — Tra i numerosi amici della nostra comunità che hanno partecipato ai culti pasquali ricordiamo la famiglia del sig. Böhme, direttore
della ’Johannes Kantorei’ di Eisingen (RFT), che abbiamo conosciuto a 'Venezia nel corso di
una gita comunitaria e che abbiamo invitato alle Valli. Böhme
sarà tra noi il 25 maggio (a Pradeltorno) e terrà con il suo eccezionale gruppo canoro una serie di ’concerti per la pace’ in
diverse località delle Valli. Abbiamo salutato anche il signor
Nölle e famiglia, della chiesa renana, che in settembre visiterà
le Valli con un gruppo di evangelici interessati alla storia valdese.
• Ai cinque confermati della
nostra comunità e a Davide Simond che, dopo essersi confermato a Torre Pellice, ha voluto
condividere la Cena del Signore
con i suoi coetanei di Angrogna
è stato donato il libro della
Claudiana « Un protestante nella Resistenza » accanto al dono
della TEV sulle « Missioni vaidesi ».
• Le prossime riunioni quartierali di aprile toccheranno il
tema del culto (7/4 Baussan,
8/4 Jourdan, alle 20.30) e si discuterà se continuare o meno
l’uniflcazione estiva dei culti in
Val d’Angrogna.
• Intanto si è concluso, tra i
quartieri, il dibattito sull’« 8 per
mille»; praticamente si è divisi
a metà. L’argomento merita di
essere ripreso in sede di assemblea il 4 maggio.
• Domenica 6 aprile alle ore
14.30 l’Unione Femminile si in- ,
centrerà al Presbiterio per preparare la «.Festa dell’Anziano »'
che si svolgerà, domenica 13 alle
14.30, presso la Sala Unionista
del Capoluogo come appuntamento aperto anche agli ospiti
dei nostri Istituti per anziani.
Incontro con la CED
VILLASECCA — Manuela Clot
e Franco Peyronel, durante il
culto di domenica delle Palme,
hanno confessato la propria fede in Cristo e sono stati confermati nel loro battesimo ricevuto da fanciulli. Nel culto di
Pasqua hanno partecipato per
la prima volta alla Cena del Signore. Ai due confermati esprimiamo la gioia fraterna di tutta
la comunità.
• Sono state elette quali deputate alla Conferenza Distrettuale le signore Linda Menusan
e Nella Tron, e quale deputata
al Sinodo la signora Wanda Bufalo, sostituto Carlo Griglio.
• Siamo molto riconoscenti
alla Filodrammatica di Villar
Perosa, che con la recita di una
commedia brillante, ci ha fatto
trascorrere un pomeriggio di
comunione fraterna e di piacevole svago.
• Sabato 5 aprile, ore 20, nella saletta, avremo rincontro tra
il nostro Concistoro e la Commissione Esecutiva Distrettuale
del I Distretto.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che Interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Venei'dì 4 aprile ~
□ CONCERTO
lUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 20.45 presso II Tempio valdese si
tiene un concerto d'organo del maestro Labsch.
Domenica 6 apriie
□ FORUM TEOLOGICO
VILLAR PELLICE — Alle ore 15 presso
lì Castagneto si tiene l’ultima riunione
del Forum teologico del 1° Distretto.
Tema deiia giornata: « Mottelli di
fede neH'eternità e annuncio biblico
della resurrezione ». Dopo il dibattito
si avrà la valutazione degli incontri di
quest’anno.
L'incontro prosegue dopo la cena.
Per la cena prenotarsi presso il Past.
Bruno Rostagno, tei. 0121/51372.
Lunedì 7 aprile
□ INCONTRO PASTORALE
VILLAR PEROSA — Alle ore 9.1 S
presso II Convitto si tiene l’incontro
mensile dei pastori e dei predicatori
del 1° distretto.
Tema della giornata dopo la meditazione biblica del past. Alberto Pool
« Siamo ancora una chiesa riformata? ».
Giovedì 10 aprile
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso la
Chiesa valdese si tiene la riunione del
collettivo biblico ecumenico. All'ordine del giorno la « lettura del testo
sulla Santa Cena del BEM ».
Venerdì 11 aprile_______
n ASSEMBLEA
III CIRCUITO
POMARETTO — Alle ore 20.30 nella
sala del Teatro valdese presso il
Convitto, si tiene l'assemblea del III
Circuito sul tema L’ospedale di Pomaretto nel quadro del servizio della
chiesa ».
Introducono il dibattito il past. Alberto Taccia, presidente della CIOV e
il prof. Valerio Gay, direttore sanitario dell’ospedale di Pomaretto. Partecipa il personale dell'ospedale. L'incontro è aperto a tutti.
Sabato 12 aprile________
□ CONCERTO
POMARETTO — Presso il Tempio
valdese si tiene un concerto delle corali ■ S. Valfrè » di Torino, « la Gerla » di Torino e della corale valdese di
Pomaretto, che presenteranno un programma di musica sacra e canti popolari. Il ricavato andrà a favore della
ristrutturazione degli stabili della chiesa valdese di Pomaretto.
Domenica 13 aprile
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Sala Unionista si tiene l’assemblea mensile del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese. Tutti
gli interessati possono partecipare.
DAI PROGRAMMI DI
RADIO BECKWITH - 91.200 MHz
« E mi chantu », lunedì ore 22
e giovedì ore 15.30.
« Il presente nella storia », a cura della 8817, martedì ore 16
e domenica ore 11.
« Vive la France », antologia di
musica francese, martedì ore
19,30, mercoledì ore 15.30.
« Cìneocebio », critica e informazione cinematografica, giovedì ore 19.30 e venerdì ore 15.
5
4 aprile 1986
vita delle chiese 5
CONVEGNO A CASA CARES
7 domande sulla diaconia
Il merito di Lutero: l’intuizione che l’assistenza è compito dello Stato - Il ruolo della diaconia nei periodi di sconvolgimenti sociali
Come è nata e si è sviluppata la diaconia della chiesa?
E’ per avere le idee più chiare
su questo tema che una decina
di laici impegnati in strutture
della chiesa si sono ritrovati dal
16 al 22 marzo a Casa Cares. I
pastori Campi, Maselli e Santini hanno guidato lo studio del
rapporto tra diaconia e protestantesimo, soffermandosi su tre
periodi storici fondamentali: la
Riforma, il Pietismo e il Risveglio, con uno sguardo retrospettivo ai primi secoli dopo Cristo.
Con la Riforma luterana, si attuava il passaggio dalla società
medioevale, dominata dal binomio povertà/carità, dove la povertà era considerata una virtù
e l’elemosina un mezzo di redenzione, alla società umanistica che
invece bandisce la mendicità e
l’accattonaggio, instaurando di
fatto il concetto e la pratica della diaconia moderna (assistenza
pubblica). Il merito di Lutero è
di aver saputo collegare il movimento dell’assistenza pubblica
con il movimento della Riforma,
fornendo una base teologica per
la formazione di un nuovo modello. Per lui, in coerenza con la
sua teoria dei due Regni, il compito dell’assistenza spetta all’autorità pubblica, sotto la vigilanza della chiesa.
Per i riformatori urbani (Zwingli, Bucero, Calvino) che agivano
nel quadro delle città-stato, la
diaconia viene assunta direttamente dalla chiesa con l’istituzione di un nuovo corpo di fedeli, il diaconato. Calvino in particolare rompe la struttura triangolare dell’ordinamento ecclesiastico (pastori, dottori, anziani),
introducendo un quarto ordine,
quello dei diaconi.
Il Pietismo, nato sulle ceneri
delle guerre confessionali (Guerra dei Trent’Anni) e come reazio
OMEGNA — Venerdì 11 aprile alle
ore 21, presso il Centro Evangelico
d’incontro si terrà un dibattito sul tema « L'uomo d'oggi di fronte all'eutanasia ». Partecipano il pastore Giuseppe Platone, il prof. Mauri Paolini, medico chirurgo e l'avvocato Riccardo
Borgna.
BOLOGNA — Domenica 6 aprile a
vrà luogo presso la chiesa metodista
un Convegno delI’VIII circuito. I lavori saranno introdotti da due relazioni di Luca Zarotti (• Chiesa e autogestione: quale autonomia economica? e « il rapporto Chiesa-Stato a
livello economico: la proposta di devolvere l’8 per mille dell'IRPEF e di
defiscalizzare le offerte ecclesiastiche, ecc. »).
TORINO — Lunedì 28 aprile, alle ore
2t. presso il Centro Teologico di c.
Stati Uniti 11, sarà presentato da Sergio Quinzio e Ermanno Genre il libro
di Aldo Bodrato ■■ Le opere della notte ».
ne alla rigidità dogmatica della
ortodossia protestante, pone l’accento sulla santificazione dell’uomo, la quale si esprime attraverso l’azione sociale (diaconia).
Un secolo e mezzo dopo (nella
prima metà dell’ottocento), un
movimento simile, il Risveglio, sì
afferma come reazione aH’illuminismo e alla filosofia razionalistica deista che aveva influenzato non poco la teologia protestante anglosassone. L’accento
viene nuovamente posto sulla
conversione individuale, sulla
santificazione, sul sentimento, e
sull’emotività. Occorre aiutare
l’uomo nel bisogno. E i bisogni
sociali erano tanti in un’epoca di
grosse trasformazioni industriali,
così come erano tanti aU’indomani deUa Guerra dei Trent’Anni e
nel tardo medioevo quando masse ingenti di contadini premevano alle porte delle città.
La diaconia si afferma dunque
particolarmente nei momenti
storici segnati da grossi sconvolgimenti sociali, il che non è casuale. Anche l’istituzione dei sette diaconi nella chiesa primitiva
rispondeva ad.una precisa necessità pratica, in connessione con
una precisa confessione di fede.
Ora viviamo nel tempo della
terza rivoluzione industriale e i
nuovi bisogni sociali stanno
emergendo sotto gli occhi di tutti. Come rispondiamo a questi
bisogni? E con quale impostazione teologica ed ecclesiologica?
Ci sembra che la storia della diaconia ci induce ad interrogarci
sulla nostra diaconia. Ecco quindi alcuni interrogativi:
1) In un momento di grosse
ristrutturazioni delle nostre opere diaconali, pensiamo di rispondere ai bisogni specifici della società in cui viviamo, oppure le
vogliamo semplicemente salvare
adeguandole ai nuovi standard?
2) Le nostre opere sono sorte
nel secolo del Risveglio e con
l’impostazione teologica di quel
periodo; ci riconosciamo ancora
in questa teologia?
3) Qual è la nostra teologia oggi e come affrontiamo i rapporti
tra chiesa e stato, e tra chiesa e
società?
4) Qual è la motivazione e il
fine della diaconia? Riteniamo o
no che la diaconia debba essere
finalizzata alla testimonianza e
ad un’opera di evangelizzazione?
5) La nostra diaconia ha (o dovrebbe avere) una fimzione critica ed anticipatrice rispetto all’azione dello stato? Qppure si
pone in rapporto di collaborazione reciproca con esso?
6) La diaconia è sentita come
un’esigenza irrinunciabile di tutta la chiesa? Se sì, come ricucire i rapporti tra chiesa ed opere, e soprattutto come rilanciare la riflessione teologica sul tipo
di diaconia che intendiamo svolgere?
7) Qual è il ruolo dei diaconi
nella chiesa e nella società? Come evitare il rischio della delega?
Sù questi interrogativi i presenti hanno iniziato un confronto che intendono portare avanti
in tutte le sedi opportime, dalle
assemblee delle comunità, ai comitati delle opere, ai dipartimenti diaconali.
Durante rincontro, oltre ai temi di studio, vi sono stati altri
momenti di confronto su argomenti vari; il culto nell’esperienza dei presenti, il rapporto fra
le necessità di preparazione dei
diaconi e le possibilità offerte
dalla Facoltà di teologia, con il
prof. Bruno Corsani; la cura di
anime, col pastore Sonelli, ed alcune visite a cooperative ed iniziative agricole toscane.
In chiusura, sono state dibattute le linee e le prospettive sulle quali procedere per l’aggiornamento dei diaconi. E’ già previsto a fine novembre un nuovo
corso, da tenersi sempre a Casa
Cares, per proseguire la ricerca
intrapresa, nell’ottica di coinvolgere anche coloro che per impegni vari non hanno potuto partecipare a questo primo incontro.
JJP.AL,.
FINANZE ECCLESIASTICHE
Risultati incoraggianti,
ma non basta
Il bilancio ecclesiastico 1985 si è chiuso con un deficit
di 18 milioni. Non è molto, se confrontato ai 434 milioni
che' la Tavola, con la sua circolare del 12 novembre scorso,
chiedeva alle chiese in toni quanto mai allarmati.
La risposta c’è stata, tanto che i contributi alla cassa
centrale sono cresciuti nel 1985 rispetto all’84 di circa il
15%: ben al di sopra, quindi, del tasso di inflazione. Rimane però questo dèficit di 18 milioni; un deficit che la Tavola
ha deliberatamente rinimciato a coprire — come sarebbe stato possibile fare — con misure straordinarie perché (così si
esprime l’ultima circolare) « questa risultanza aritmetica ci
ricorda che il grande sforzo di quest’inverno, pur avendo
raggiunto dei risultati belli e incoraggianti, non può essere
considerato concluso né definitivo ».
Anzi, per mantenere e consolidare il risultato raggiunto, la Tavola ha da un lato ridimensionato il bilancio preventivo 1986, e dall’altro chiama le chiese a continuare un
impegno straordinario di incremento delle contribuzioni
pari al 14-15% annuo fino al 1990. Per le comunità e i membri di chiesa, è un Invito da prendere sul serio subito, per
evitare rincorse affannose a fine anno.
CONVEGNO SUL METODISMO
Teologia e prassi
Dal 14 al 16 marzo una ventina di giovani provenienti da
alcune comunità metodiste si
sono incontrati ad Ecumene in
occasione del secondo seminario sul metodismo. Se nel primo incontro era stato affrontato il discorso sulle origini del
movimento metodista e sul sùo
sviluppo prevalentemente in Inghilterra ed in America, quest’anno l’attenzione è stata rivolta soprattutto alla diffusione
di tale movimento in Italia. Lo
scopo fondamentale del seminario, comunque, non era tanto quello di fornire delle nozioni di carattere storico, quanto
quello di individuare le linee
ideologiche, teologiche e sociali
che hanno caratterizzato il metodismo in Italia; per questo
il pastore Sergio Aquilante, nella sua relazione introduttiva, ha
soprattutto illustrato come si è
mosso a livello praticoffeologi
QUALE IMPEGNO PER LE NOSTRE COMUNITÀ’?
La droga e le chiese
Il XVI Circuito ha tenuto domenica 16 marzo, a Catania,
presso i locali della chiesa valdese, un convegno di zona riservato alle comunità di Catania,
Pachino, Scicli e Vittoria sul
problema della tossicodipendenza. Dopo il culto presieduto dal
sovrintendente, il dott. Marco
Tullio Fiorio ha svolto un’ampia relazione introduttiva.
Dopo aver esaminato il nostro
atteggiamento istintivo nei confronti dei tossicodipendenti e indicato le varie cause che producono la tossicodipendenza, quali
l’immigrazione nelle grandi città, la difficoltà per i giovani di
trovare un lavoro e quindi la de
Servono collaboratori per i campi cadetti
LA CASA VALDESE DI VALLBCROSIA
nell’intento di risolvere l’annoso problema del reperimento di
collaboratori per il campo cadetti di luglio, rivolge pressante invito
a fratelli di buona volontà, pastori e laici, disponibili a rendere
questo specifico servizio alla chiesa.
La mancata collaborazione indurrà forzatamente la (Erezione
della Casa a rintinciare per quest’anno ad una delle sue più significative attività istituzionali.
Eventuali offerte di collaborazione vanno inoltrate direttamente alla direzione (tei. 0184/29.55.51).
motivazione, lo sradicamento, Io
scetticismo che ne conseguono,
la mancanza di incisività della
predicazione cristiana, le pressioni dell’ambiente e la mancanza di nrecisi punti di riferimento nella famiglia, oltre alla
possibile adesione ad una moda, il relatore s’è soffermato sul
che fare, proponendo due negazioni e quattro gradini costruttivi.
Eliminare innanzitutto la criminalizzazione del problema ed
evitare la medicalizzazione salvo un discorso di psicoterapia.
E poi la strada che, come chiese,
possiamo percorrere: a) la necessità di una nostra conversione: la centralità di Gesù Cristo
nella nostra vita, nella nostra
predicazione va ridiscussa, ripensata, riformulata, rivissuta;
b) la creazione di strutture intermedie: una riconversione di
alcune nostre opere che hanno
esaurito il compito originario,
la creazione ex novo, là dove ci
sono chiese forti economicamente e numericamente, di case alloggio, biblioteche, cineforum,
centri di ricerca e di ricreazione
con l’apporto di gruppi di persone disposte ad ascoltare, comprendere, parlare e spendere se
stesse in un servizio; c) la creazione di comunità terapeutiche;
d) la lotta nel sociale e nel politico per: leggi migliori, soluzioni del problema dell’occupazione, la creazione di strutture —
là dove sono carenti — per una
vita vivibile, un’immagine di pulizia e di correttezza hell’amministrazione della cosa pubblica.
Nel porheriggio si sono aggiunti, contribuendo al dibattito, il pastore Salvo Rapisarda
della chiesa battista di Catania,
il quale ha illustrato l’impegno
della chiesa battista di Roma/
Lungaretta nei confronti dei tossicodipendenti e il fratello Gianfranco Giuni, dirigente dell’ARCA, che ha presentato il lavoro
che viene svolto dalla sua organizzazione nei tre centri che
hanno in Italia. Al centro del lavoro di recupero che viene svolto in queste tre comunità terapeutiche c’è una proposta fondamentale: il cambiamento che
Dio può operare nell’individuo.
Puntuale e serrato il dibattito
da parte dei convenuti i quali si
sono lasciati nella convinzione
che dalla droga si può uscire e
si può impedire che altri ne vengano contagiati.
A. B.
co l’evangelismo italiano.
Individuata nella « teologia al
lavoro » una caratteristica basilare del discorso wesleyano, è
emerso come in Italia vi sia
sempre stato uno stretto legame fra spiritualità e impegno
sociale, come cioè il metodismo italiano sia sempre stato
in stretta connessione con la
società e con i mutamenti civili e politici. Così si spiega là
lotta dei movimenti evangelici
italiani anche sul piano politico
per uno stato democratico, la
loro battaglia contro ciò che potesse attentare a quello stato, la
presa di posizione a favore di
una partecipazione politica attiva delle società operaie e, successivamente, l’approccio col socialismo, e così fino ai giorni
nostri.
Accanto a queste considerazioni si è sviluppato il lavoro di
ricerca condotto dai giovani
sulla storia delle loro comunità,
lavoro destinato a continuare
per i futuri seminari, e si è cosi cercato di dare un quadro generale del metodismo in Italia.
Al di là degli sterili dati statistici però, e guardando anche
al presente, sono state le « scelte» fatte dal metodismo ad essere focalizzate. L’importante
era definire l’eredità ideologica
e teologica dell’evangelismo italiano e il pastore Aquilante, nella parte della relazione basata
sulle sue esperienze personali,
ha evidenziato la particolare direzione che, a partire dai giovani, le chiese avevano preso, e
sulla quale continuano a muoversi anche adesso.
Non è però di un’eredità che
il futuro delle chiese metodiste
ha bisogno; è improponibile adagiarsi su basi dottrinali lasciate dal passato, bisogna invece
formare una coscienza metodista che si indirizzi in diverse
vie per essere sempre attuale e
significativa, vie comunque basate sul collegamento tra ricerca teologica ed azione pratica.
Nel metodismo fare teologia,
si è detto, è già nella prassi, è
già nell’azione che si sviluppa
il discorso ideologico e teologico, è nella lettura crìtica e libera della realtà e nel modo di intervenire in essa che si esprime
quello che alcuni chiamano lo
« spirito metodista ».
Il discorso continuerà comunque in autunno con l’analisi dei
movimenti giovanili nel dopoguerra.
Manuela Laub
Emanuele Sbaffl
6
6 prospettive bibliche
4 aprile 1986
Il battesimo: una liberazione
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
€€
P
, roblemi odierni della
concezione e della prassi battesimale », questo
è il tema che il colloquio regionale di Leuenberg per l'Europa meridionale ha affrontato in
questi ultimi anni, riunito quattro
volte presso il Centro diaconale della Chiesa luterana austriaca, a Gallneukirchen/Linz.
La questione battesimale è dibattuta da decenni, specie nelle chiese
evangeliche, e periodicamente si
riaccende l’interesse. L’assemblea
generale di Driebergen aveva affidato ai vari colloqui regionali la riflessione sui sacramenti e sul ministero, in vista della risposta protestante a quello che sarebbe stato poi il
BEM, « Lima 82 ». Un quadro generale chiaro si potrà avere solo l’anno prossimo, a Strasbourg; ma forse si può già dire, non senza inquietudine, che la risposta protestante
europea non è così netta e lucida
quale sarebbe auspicabile.
Anche sulla questione battesimale, la serie di colloqui di Gallneukirchen ha portato alla formulazione di
un documento — che sarà proposto
all’assemblea generale — che non
solo va in direzione abbastanza diversa da quella che si è delineata nei
dibattiti avutisi fra noi in questi decenni, ma che soprattutto sembra
prescindere totalmente da tutto il
forte discorso critico che in sede
teologica si sta svolgendo, da anni,
sulla questione dello stesso « sacramento ». Quale fondamento ha il
tradizionale abbinamento protestante « Parola e Sacramento »? Quali
riflessi ha, poi, sulla concezione del
ministero?
Ci pare comunque utile offrire ai
nostri lettori la versione della relazione che il prof. Pavel Filipi, docente alla Facoltà teologica « Comenius » di Praga, ha tenuto all’ultimo
colloquio regionale, riunito a Gallneukirchen a fine febbraio, presenti
35 partecipanti provenienti da Romania, Ungheria, Cecoslovacchia,
Jugoslavia, Austria, Germania occ.,
Francia, Italia. Notata l’assenza elvetica; fievole la presenza latina, ridotta a un francese (alsaziano) e al
sottoscritto: un maggiore coinvolgimento del protestantesimo latino
sarà da studiare, alla prossima assemblea generale. Il tema della relazione affidata al prof. Filipi era:
« Il battesimo come liberazione ».
g. c.
Le implicazioni etiche
del battesimo
« Battesimo come liberazione », il
colloquio precedente aveva proposto questo tema per cercare di mettere in evidenzgi quali conseguenze
etiche, in particolare di etica sociale, il battesimo deve avere. Una questione che non è nuova nei nostri
colloqui; molto di ciò che dirò è già
stato detto e in parte è stato anche
accolto nelle « tesi » che stiamo elaborando.
La « Concordia di Leuenberg » non
accenna, nel suo testo, a questa problematica, che invece appare spesso nel dibattito ecumenico, in particolare nel testo di « Lima 82 ». Il
fatto che la Concordia di Leuenberg
non la menziona, corrisponde più o
meno al fatto che la Riforma stessa
Da quando, nel 1974, la maggior parte dèlie Chiese luterane e riformate europee hanno sottoscritto la « Concordia di Leuenberg », sono
continuati colloqui teologici per cercare di allargare tale «concordia» : dichiarate superate le divergenze del passato, affermato il reciproco riconoscimento per ciò che riguarda la predicazione, i ministeri, la celebrazione dei sacramenti, si trattava di ampliare ed approfondire la portata della « concordia » riguardo ai compiti della testimonianza protestante oggi, sia di fronte alla società, sia di fronte al cattolicesimo e all’ortodossia. Si sono tenute due assemblee generali, a Sigtuna (Svezia,
1976), a Driébergen (Olanda, 1981) e la prossima si terrà fra un anno
a Strasbourg; fra l’una e l’altra si riuniscono annualmente dei collc^ui
regionali: nordico, occàdentalei- oriontale;' ’’meridionale, e a quest’ultimo
ovviamente partecipiamo. I temi affidati ai quattro gruppi sono vari; il
colloquio dell’Europa meridionale ha riflettuto soprattutto sulla tematica
del battesimo.
a cura di GINO CONTE
non ha sviluppato la propria etica,
in particolare la propria etica sociale a partire dal battesimo, anche
se essa aveva presenti le implicazioni etiche del battesimo e le ha
espresse sovente nelle sue confessioni di fede. Il collegamento fra battesimo ed etica, allora, era dato in generale dalla categoria della santificazione o del discepolato (sequela).
Le nostre tesi accennano a questi
due concetti.
Vorrei ora cercare di situare tutto
questo complesso di questioni in una
prospettiva generale, partendo non
dai testi della Riforma bensì da una
riflessione biblica. Vorrei anche evidenziare, con una certa, intenzionale
unilateralità, le accentuazioni del
messaggio biblico che rappresentàno, per così dire, un contrappeso ai
rischi di una riduzione individualistica dell’etica protestante. Ho suddiviso la mia relazione in cinque
parti, e nella prima pongo un punto
interrogativo al tema assegnatomi.
Un punto interrogativo
Dire, o pensare che il battesimo
sia una liberazione, non è cosa scontata. E’ sintomatico che fra le molte
metafore utilizzate nel Nuovo Testamento per il battesimo, non si
trovi quella della « liberazione ». Anche la tradizione cristiana posteriore è stata più che riservata, al riguardo, e il termine « liberazione »
ricorre solo isolatamente, ad esempio nel Piccolo Catechismo di Lutero, dov’è detto che il battesimo
« operatur remissionem peccatorum,
liberai a morte et a diabolo et donat aeternam beatitudinem omnibus et singulis, qui credunt » [opera
la remissione dei peccati, libera dalla morte e dal diavolo e dona salvezza eterna a coloro che credono,
a tutti e a ciascuno].
Quest'astinenza verbale della tradizione biblica ed extrabiblica ha
buone ragioni. Nel Nuovo Testamento non è mai solo il battesimo che
libera; è sempre Dio, « il Figlio »,
« lo Spirito » o « la verità ». Anche
neU’atto della liberazione, in primo
piano non c'è affatto il battesimo.
Essa è il frutto della predicazione
delI'Evangelo, attraverso la fede nell’Evangelo. « Voi siete chiamati alla
libertà », scrive l’apostolo ai Calati
(5: 13).
Più importante ancora, però, è il
fatto che con il battesimo un essere
umano diventa proprietà di un signore, si sottopone a un potere. In
relazione al battesimo, si parla di
un cambiamento di sovranità, assai
più che di una liberazione. Il battezzato diventa doulos Christou, schia
vo del Signore. Non dovremmo allora invertire il nostro tema e dire;
Il battesimo; un asservimento?
La dialettica
libertà - servizio
Corrisponde tuttavia alla logica
biblica, qualificare questo cambiamento di sovranità come una liberazione. Non c’è alcun settore neutro, nel quale non si eserciti alcun
potere, o alcuna sovranità. Appunto
in Romani 6, ciò che interessa Paolo
è di escludere qualsiasi possibilità
di neutralità. « Finché eravate schiavi del peccato, eravate liberi nei confronti della giustizia... Ora però, liberati dal peccato e posti al servizio di Dio, avete come vostro frutto
la santificazione e come vostro fine
la vita eterna » (v. 20-22).
Questo « ora, però », questo contrapporre « una volta » e « ora » è
riferito, nel contesto di tutto il capitolo, al battesimo. In tal senso esso « è » la liberazione dai peccato,
ma è al tempo stesso un esser messi
al servizio di Dio. Non è possibile
altrimenti, pensa Paolo. Una libertà
che non sia anche servizio {Gottesdienst, servizio di Dio, 'culto'), per
lui come per gli altri autori biblici,
è un'illusione. Ma in tal modo la liberazione del battesimo viene qualificata con chiarezza e distinta da
una emancipazione. L'emancipazione — è la storia del nostro secolo —
presuppone un processo di maturazione, nel corso del quale l’uomo
raggiunge il livello della condizione
adulta, capace di essere padrone di
sé.
(continua) Pavel FUipi
LA TILG A FIRENZE
Presentazione congiunta
La presentazione della Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente
(TILC) della Bibbia, promossa dal Centro
Evai^elico di Cultura assieme alla Conimissione Diocesana per TUnità dei Cristiani, ha raccolto un numero considerevole di cristiani nel salone dei Padri
Scolopi martedì 18 marzo sera. Mons.
A. Chiaroni, Presidente della Commissione Diocesana, ha dato il benvenuto agli
oratori — il past. Renzo Bertalot e mons.
Carlo Ghidelli — ringraziandoli di aver
accettato l’invito.
Il past. Bertalot ha iniziato rilevando
che le traduzioni ecumeniche della Bibbia sono un punto di unità fra i cristiani già raggiunto. Fin dal 1968 sono programmati 500 progetti di cui 180 già realizzati nelle varie lingue. Le traduzioni in
« lingua corrente » sono caratterizzate anzitutto dalla scelta del destinatario che è
principalmente la persona secolarizzata
che non ha approccio col linguaggio ecclesiastico; è, quindi, una scelta fondamentalmente evangelistica. Per questi destinatari è necessario usare il « linguaggio corrente ». A questo scopo sono state
studiate tecniche speciali e sono stati
consultati sia specialisti di altre nazioni,
sia persone al di fuori dell’ambito ecclesiastico. E’ un lavoro che richiede l’impegno di molte persone per periodi lunghi, soprattutto per una retta traduzione
delle espressioni idiomatiche che non sarebbero facilmente comprese da persone
che non hanno familiarità con la predicazione o con gli studi biblici. Il metodo
è definito con l’espressione « equivalenze
dinamiche »: non si procede alla traduzione letterale delle singole parole e frasi, ma si cerca di dare ai lettori di oggi
le medesime informazioni che il testo originario dava ai lettori del tempo. Il che
porta al limite della parafrasi.
Il past. Bertalot si è fermato in particolare sulla sostituzione delle espressioni
« giustificazione », « giustizia », « giustificare » con vari altri termini. Ciò è stato
suggerito dal fatto che i significati proposti dai dizionari normalmente usati per
tali locuzioni sono del tutto lontani dal
messaggio biblico. Così in Romani 1; 17
la « giustizia di Dio » (dikaiosùne theou)
è sostituita da « Dio... riabilita gli uomini davanti a sé »; il « giustificati per fede » (dikaiothéntes ek písteos) è sostituito da « ci ha accolti come suoi », ecc.
Queste .scelte sono state fatte consultando non soltanto altre traduzioni nelle varie lingue, ma anche teologi e Riforma
tori. Il « giustificare » è stato tolto da
tutte le traduzioni nelle lingue correnti
europee.
Mons. Ghidelli si domanda nerché è
stata fatta questa traduzione, criticata in
ambienti cattolici come « ideologica » u
in ambienti protestanti come « confessionale ». Egli rileva che una delle caratteristiche della TILC è la popolarità: si
è cercato di rispettare la sensibilità della gente. Per es. il salmo 51: 5/b tradotto generalmente in modo simile alla Riveduta « la madre mia mi ha concepito
nel peccato » lascia a molti Timpressione
che il « peccato » sia della madre nel concepire, il che falsa il testo originale; perciò è stato reso con « peccatore mi ha
concepito mia madre ».
Deve essere valutata anche la scientificità del metodo usato nella traduzione
che ha impegnato così seriamente e intensamente i traduttori. Non si tratta
certamente di un’opera perfetta, ma sicuramente utile. Né vale l’obiezione che
essa genera confusione presso quelli che
sono abituati alle traduzioni tradizionali;
al contrario, essa si affianca alle altre ed
aiuta a comprendere il significato del
messaggio, senza che si diventi schiavi
di un’unica traduzione. Notevole è poi
l’apparato critico che aiuta a comprendere il significato di espressioni altrimenti ambigue, come « timore di Dio » oppure « carne ». Infine va rilevata l’importanza ecumenica; il fatto che per ben 15
anni esegeti cattolici e protestanti hanno lavorato insieme sul testo fondamentale della confessione di fede dei cristiani. Mons. Ghidelli si è soffermato su due
passi che presentano particolare difficoltà nel quadro ecumenica: il « piena di
grazia » col quale le traduzioni cattoliche
rendono il « kecharitoméne » di Luca
1: 28 (Riveduta «favorita dalla grazia»)
reso nella TILC con « egli ti ha colmata
di grazia »; il « su questa pietra » di
Matteo 18: 18 reso con « su di te, come
su una pietra » accettato dagli esegeti
protestanti (anche se non molto gradito
a molti protestanti! - N.d.R.).
Alla presentazione degli oratori è seguito un dibattito sereno che ha chiesto
e anche fornito delucidazioni. Il prof. Salvatore Caponetto, Presidente del Centro
Evangelico di Cultura, ha ringraziato gli
oratori che hanno saputo dissipare molte perplessità e dubbi con la chiarezza
delle loro informazioni. L’incontro si è
chiuso pregando insieme il « Padre Nostro ». Alfredo Sonelli
7
4 aprile 1986
obiettivo aperto 7
IL CAPOLAVORO DI DENIS DE ROUGEMONT, LO SCRITTORE SVIZZERO RECENTEMENTE SCOMPARSO
L'AMORE E L’OCCIDENTE
Da dove viene la concezione
deH’amore presente nella nostra
civiltà occidentale moderna, con
tutte le sue contraddizioni, le sue
spinte sotterranee, le sue risonanze religiose inconsapevoli? Questa
domanda ha trovato alla fine degli anni ’30 una risposta affascinante per originalità e vastità di
cultura nell’opera principale dello scrittore svizzero recentemente scomparso — Denis de Rougemont. Da allora « L’Amore e
l’Occidente » ’ è diventato un
classico ohe a distanza di quasi
50 anni continua a vendere in
Europa 150.000 copie all’anno.
Cerchiamo di sintetizzare — con
tutto il rischio che questo tentativo comporta — la tesi fondamentale.
Il nodo centrale del complicato intreccio che raccoglie le trame che provengono dall’antichità e da cui ripartono le più svariate fila che giungono fino a noi,
è riconosciuto da D. R. nel 11001200. In quel secolo brulicante di
fermenti — che vede tra l’altro
la nascita del movimento valdese — al matrimonio senza amore,
sacramento che nel costume cristiano ormai generalizzato copre
interessi sociali e materiali unendo, spesso forzosamente, due sposi senza tener conto dei loro sentimenti, cominciò ad opporsi
l’aìuore senza matrimonio come
rivincita di un paganesimo domato ma non vinto e affermazione di una fedeltà all’amore
che relativizza o ignora la fedeltà al vincolo sacramentale. Compaiono qui il desiderio del desiderio più che del suo appagamento, la tensione narcisistica
che sfocia nell’inconfessato desiderio di morte, la passione come
desiderio di ciò che ferisce e fa
soffrire. Ma queste spinte non
possono emergere con chiarezza
sia per le pulsioni di morte che
le accompagnano, sia per l’intollerabile antitesi al cristianesimo
che rappresentano. Per questo
l’amore-passione si dissimula nei
tratti allegorici del mito e si nasconde nel linguaggio allusivo
deH’“amor cortese” cantato dai
trovatori.
E’ qui che l’analisi di D. R. ha
fatto epoca. Il mito di Tristano
e Isotta è analizzato nelle sue
altrimenti inspiegabili contraddizioni a partire non già dal codice incontrastato della morale feudale, bensì dal nascosto ideale
dell’amor cortese che relativizza
e trascende la fedeltà matrimoniale per fondare una fedeltà
fondata sul solo amore che tuttavia si realizza e si autoesalta
solo attraverso il rifiuto della
realizzazione stessa e alla preferenza di ciò ohe intralcia la passione rispetto a ciò che la farebbe svanire soddisfacendola.
« Cessa di essere amore ciò
che si converte in realtà », canta
la poesia provenzale dei trovatori.
Ma questa contestazione sotterranea della concezione cristiana dell’amore (agàpe) e del matrimonio ha, secondo D. R., una
precisa matrice religiosa. Il culto
dell’Eros, deH’eterno e infinito
desiderio, rivive nell’ amore-passione, e il veicolo di questo neopaganesimo che penetra nell’Occidente dairOriente è l'eresia catara, portatrice dell’ideologia manichea, attualizzatrice dell’eterno
rivale del monismo cristiano, il
dualismo pagano. E’ appunto nella poesia dei trovatori che si è
diffuso il culto dell’amor cortese
nel quadro più vasto dell’ideologia catara che doveva essere soffocata nella terribile repressione
che si abbattè sulla Provenza all’inizio del XIII secolo. Una vasta e penetrante analisi dell’opera dei trovatori rintraccia e con
nette i legami tra poesia ed eresia.
La nostra ascendenza
Noi siamo figli del contrasto
irrisolto del XII secolo, i cui dati costitutivi si sono .persi nella
inconsapevolezza della coscienza
comune senza per questo essere
meno attivi.
D. R. ne traccia gli sviluppi da
allora ai giorni nostri con straordinaria maestria. Nel campo della mistica di cui segue il filone
in cui prevale la tensione unitiva (eros) e quello in cui prevale
quella del matrimonio dell’anima con Dio. Nel campo letterario, in cui si spazia, dal ’200 in
poi, attraverso la letteratura italiana, francese, spagnola, inglese
fino ad affrontare gli sviluppi
estremi e contraddittori del mito nella figura di Don Giovanni
e nell’opera del marchese De
Sade e lo sbocco del romanticismo in cui rivive il vigore dell’amore-passione. Nel campo della guerra, in cui viene messa in
evidenza non solo la parentela
con l’amore-passione nel linguaggio, ma anche nell’evoluzione dei
metodi di guerra che segue la
curva del mito nella letteratura,
fino alla dissoluzione delle forme
e allo scatenamento dei contenuti.
Un’etica
della passione?
Da queste analisi condotte in
diversi campi, si giunge così ad
una nuova comprensione della
crisi dèi matrimomo che caratterizza la nostra società contemporanea occidentale. Per D. R. « il
presente stato di generale immoralità si spiega col confuso antagonismo di due morali in seno
al quale noi viviamo: di queste,
una è ereditata daH’ortodossm
religiosa, ma non si aunoggia più
su una fede viva, e l’altra deriva
da un’eresia la cui espressione
"essenzialmente lirica” ci perviene del tutto profanata, e per conseguenza snaturata ».
Ne consegue che nella nostra
psicologia comune, noi siamo
educati all’idea del matrimonio,
ma siamo abituati a considerare
la passione come un evento superiore, alla cui insorgenza si deve piegare ogni cosa, morale
compresa. Passione e matrimonio sono quindi "per essenza
incompatibili” anche là dove un
costume etico dominato dal cinema e dai rotocalchi intende
fondere questi opposti nel « vero
"matrimonio d’amore moderno”:
il matrimonio con la passione! ».
Il tentativo si rivela ben presto illusorio perché l’appagamento è la morte della passione e la
passione moderna non conosce
più la fedeltà che era essenziale
nell’antico mito. Si avrà dunque
tutt’al più una serie di papionimatrimoni successivi. Bisogna
ammettere — conclude ,D. R. —
che « la passione distrugge Videa
stessa di matrimonio, in un'epoca
in cui si punta ver fondare il matrimonio, proprio sui valori elaborati da un'etica della passione ».
La decisione
Esiste una via d’uscita da questo vicolo cieco? D. R. con umiltà e realismo non pretende di dare soluzioni, ma si limita ad illustrare la sua risposta personale.
Essa consiste in un singolare rovesciamento di valori e di atteggiamenti. Cosa si raccomanda a
due giovani che pensano al matrimonio? Di riflettere bene. Si
tende a far credere che nel rischio delTignoto di una unione,
l’essenziale sia ridurlo al massimo con la saggezza e la conoscenza. In realtà l’unica cosa
che può aver ragione di quel rischio non è un "sapere”, bensì
un "decidere". « La garanzia di
un’unione in apparenza ragionevole non è mai nella sua apparenza. E’ neU’accadimento irrazionale d’una decisione presa a
dispetto di tutto, e che fonda
un’esistenza nuova, iniziando un
nuovo rischio ». Così non è
l’amore ad esigere come conseguenza la fedeltà, ma è la fedeltà che mette in grado di amare.
Una fedeltà, beninteso, che non
si identifica certo con una disciplina imposta, sforzo “inumano”
incomprensibile o calcolo di sordido interesse; fedeltà che è una
grandezza (come la passione!)
che “è senza ragione oppure non
è”; fedeltà come esigente principio attivo, poiché « contentarsi di
non ingannare là propria moglie
sarebbe una prova di povertà e
non amore. La fedeltà vuole molto di più: vuole il bene dell’essere amato, e,, quando per questo
bene agisce, essa crea davanti a
sé il prossimo ».
« Chiamerò libero un uomo ohe
possiede se stesso ». Senza orgoglio né disprezzo per gli altri,
quest’uomo che indubbiamente
ha trovato la sua libertà in una
appassionata fede evangelica,
non accetta di essere l’uomo della passione che « al contrario,
cerca di esser posseduto, spoglia
to, gettato fuori di sé medesimo,
nell’estasi ».
Un libro per oggi?
Ho riletto questo libro a distanza di più di vent’anni con
sensazioni contrastanti.
Da una parte l’ho trovato più
"datato” (l’Europa che vive nella fosca ombra delle dittature fasciste degli anni ’30, è lo sfondo
della riflessione di D. R.; e noi
viviamo oltre quello scenario).
L’ho trovato pure più discutibile nella contrapposizione frontale che oppone la passione al
matrimonio, eros ad agàpe. Questa concezione risente certamente deH’influenza di un’altra grande opera di vastissima cultura.
Eros e Agàpe di Anders Nygren ^
pubblicata nel 1930, impostata
appunto su una radicale, e tradizionale, opposizione tra amore
pagano e amore cristiano. Tra
quelle opere e noi si collocano
altre ricerche, come quella di
Gollwitzer ^ che rinunciando ad
una contrapposizione sa riconoscere una sua legittimità all’amore naturale (eros) che fa parte
della nostra umanità dalla quale
non possiamo pretendere di spogliarci e che ha tuttavia bisogno
dell’interrogativo dell’agàpe, fondamento dell’amore, per non diventare autodistruttivo. Del resto D. R. ha una bellissima pagina che precorre questi pensieri
intitolata « Eros salvato da Agàpe ».
E d’altra parte, nell’insieme, ho
provato un’intensa emozione nel
riconoscere quanta importanza
questo libro ha avuto nella mia
vita, nel chiarimento della questione, nella fondazione di un’etica. D. R. afferma di non avere
soluzioni da offrire, ma solo una
convinzione personale. Ma questa
posizione personale ha influenzato un paio di generazioni, o per
lo meno tante altre convinzioni
personali...
E’ possibile proporre questo
libro alla generazione dei giovani di oggi? Io penso di sì. E’ vero che essi vivono al di là di una
svolta etica che i cinquantenni
di oggi non avevano ancora conosciuto e che quindi sentiranno
per certi versi ima distanza ancor maggiore con alcune pagine
di questo libro. Ma ne riceveranno un enorme arricchimento culturale e un’affascinante sfida sul
piano etico. Se, come molti loro
coetanei protestanti europei delle due generazioni precedenti,
non rifuggiranno dalla mole di
questo libro e dall’impegno che
richiede...
Franco Giampiccoli
^ Denis De Rougemont, L’Amore e
l’Occidente, Biblioteca Universale Rizzoli, 1982, pp. 463, L. 7.500. Di De
Rougemont abbiamo già pubbRcato il
ricordo di un coetaneo, Domenico Abate (n. 6/7.2.’86) e il ritratto complessivo di svizzero di letteratura francese,
Jean Louis Cornuz (n. 10/7.3.’86).
^ Anders Nygren, Eros e Agape,
Edizioni Deiboniane, Bologna, pp. 850,
Lire 35.000.
5 Heemut Gollwitzer, Il poema
biblico dell’amore tra uomo e donna,
Claudiana 1979, pp. HO, Lire 6.500.
La fedeltà
Per me, rinunciando senz’altro a qualsiasi apologia
razionalista o edonista, non
parlerò che di una fedeltà osservata in virtù dell’assurdo,
perché ci si è impegnati, semplicemente, e perché si tratta di un fatto assoluto, sul
quale si fonda la persona
stessa degli sposi.
La prima cosa che salta all’occhio è che questa fedeltà
va contro la corrente dei valori venerati oggidì da tutti.
Essa rappresenta il più profondo non-conformismo. Nega la comune credenza del
potere rivelatore della spontaneità, immediatezza e molteplicità delle esperienze. Nega che l’essere amato debba
riunire, per essere q per restare amabile, il più gran numero possibile di qualità.
Nega che lo scopo della fedeltà sia la felicità: afferma
scandalosamente che prima
di tutto è l’obbedienza a una
Verità a cui si crede, e in
secondo luogo la volontà di
fare un’opera. Poiché la fedeltà non è affatto una sorta
di conservatorismo. E’ piuttosto una costruzione. « Assurda » almeno quanto la passione, dalla passione si distingue per un costante rifiuto di
subire i suoi estri, per un costante bisogno di agire per
l’essere amato, per una costante presa sul reale, che
cerca non di fuggire ma di
dominare.
Dico che una fedeltà così
intesa fonda la persona. Perché la persona si manifesta
come un’opera, nel più largo
senso del termine. Essa viene edificata alla maniera di
un’opera, con gli stessi criteri, dei quali il primo è la fedeltà a qualche cosa che non
esisteva, ma che si vien
creando.
Persona, opera e fedeltà:
le tre parole non sono separabili né concepibili isolatamente. E tutte e tre presuppongono un partito preso,
una fondamentale attitudine
di creatore.
Così, nella più umile delle
vite, la promessa della fedeltà introduce la possibilità di
fare un’opera, e d’innalzarsi
sul piano della persona (a
condizione, beninteso, die
questa promessa non sia fatta per delle « ragioni » che
ci si riserva di ripudiare un
giorno, quando cesseranno di
apparir ragionevoli! Se la
promessa di matrimonio è il
tipo dell’atto serio per eccellenza, lo è appunto solo in
funzione di questa prerogativa d’esser stata fatta una volta per tutte. Solo l’irrevocabile è serio). Ogni vita, foss’anche la più diseredata, contiene la sua « chance » immediata di grandezza, ed è appunto nella fedeltà « assurda » che potrà vedersi realizzata: quando vi sarebbero
tutte le ragioni del mondo
per dire di sì a questa travolgente passione, dire di no
in virtù dell’assurdo, in virtù
di un’antica promessa, d’una
umana irragionevolezza, d’una
ragione di fedej d'una promessa fatta a Dio, quasi una
scommessa con Dio... (e forse più tardi, troppo tardi,
l’uomo scopre che la follia
del sacrificio accettato era la
più grande saggezza; e che la
felicità cui ha rinunciato gli
è resa, come Isacco fu reso
ad Abramo. Ma allora non ci
pensava! E può darsi pure
che nulla ne possa mai compensare la perdita: qui siamo
in un ordine di grandezze in
cui le nostre misure e le nostre equivalenze non hanno
più corso).
Ma siamo ancora capaci di
immaginare una grandezza
che non abbia nulla di romantico? E che sia il contrario d’un esaltato ardore? La
fedeltà di cui parlo è una follia, ma la più sobria e quotidiana. Una follia di sobrietà
che mima abbastanza bene la
ragione, e che non è un eroismo, né una sfida, ma una
paziente e tenera applicazione.
(da « L’Amore e l’Occidente », p. 364-5).
8
8 ecumenismo
4 aprile 198C
SOFIA - CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
Vocazione ad essere
costruttori di pace
dal mondo
cristiano
Il Comitato di lavoro (comitato esecutivo) della Conferenza
cristiana per la pace (CCP) ha
avuto le sue sedute dal 3 al 7
marzo a Sofia, ospite della Chiesa Ortodossa Bulgara, per invito del Patriarca Maxim. Presenti circa 110 persone da 35 paesi
di tutti i continenti.
I lavori sono stati introdotti
dal Presidente, il vescovo riformato Kàroly Tóth, che ha cercato di individuare i compiti
delle chiese e dei singoli cristiani, in quanto seguaci del Principe della pace, in questo periodo storico particolarmente critico. Inoltrandoci in questo anno 1986, proclamato dalI’ONU
anno della pace, occorre in primo luogo una corretta e qualificata analisi della situazione in-.
temazionale. Ed in questa ana- '
lisi è importante tener conto che
oggi la scena politica intemazionale non è più dominata da
un bipolarismo di potenze, ma
dalla multipolarità. I paesi socialisti, l’Europa occidentale,
l’Asia, i paesi in via di sviluppo, i vari movimenti per la pace e le comunità religiose stanno influenzando in maniera crescente gli eventi del mondo.
L’idea di un concilio ecumenico per la pace e la conferenza
del Consiglio ecumenico su « pace, giustizia, integrità della creazione » in programma-per il 1990
hanno trovato molto spazio nella relazione. Per quanto riguarda il concilio ecumenico per
la pace, la sesta assemblea della CCP, che si è svolta lo scorso luglio a Praga, ha fatto propria la proposta. E’ vero che ci
sono molti problemi da risolvere. Per es. se il concilio deve essere davvero « ecumenico » significa che tutte le chiese vi devono essere rappresentate; oggi
la situazione è unica e, quindi,
la risposta delle chiese deve essere unica in tutti i sensi. Questa è la sfida missionaria alla
chiesa di Gesù Cristo. E’ anche
iniziato un ampio dibattito teologico sui diversi aspetti di questo concilio. Da parte cattolica
e da parte ortodossa sembra che
ci siano molte riserve a livello
teologico oltre che organizzativo. Il concilio non dovrebbe attardarsi ad elaborare delle enunciazioni di principio, ma dovrebbe affrontare im unico problema che è quello della. minaccia
nucleare. Forse si riuscirebbe a
fare un passo in avanti nella
strada della costruzione della
pace.
Focolai di tensione
Il Comitato di lavoro, discutendo l’ampia analisi introduttiva svolta da K. Tóth, si è soffermato a discutere sui numerosi focolai di tensione e di crisi
presenti nel monde esprimendo, in particolare, la propria solidarietà con tutti coloro che
sono coinvolti nelle lotte di liberazione. Particolare attenzione è
stata dedicata al Terzo Mondo
che negli ultimi Quaranta anni ha
sofferto oltre 120 conflitti. In
Africa, in Asia, nel Medio Oriente, in America latina, nei Caraibi hanno regnato la violenza
e l’ingiustizia, sono state distrutte preziose vite umane, è sempre presente il pericolo che i
conflitti convenzionali regionali
si trasformino in una conflagrazione nucleare globale.
Il Sud Africa ha raggiimto un
punto critico. A questo punto
«è inevitabile)- la fine del regime razzista. La CCP appoggia
tutte le iniziative atte a isolare
economicamente e politicamente
il Sud Africa. 11 Presidente Tóth
ha molto sottolineato che il razzismo non è semplicemente segregazione. Così come non è solo un problema sentimentale o
inte^ersonale. In Sud Africa il
razzismo è istituzionalizzato e
costituzionalizzato. Esso, infatti,
colpisce ogni aspetto della vita
del popolo, dal diritto di scegliere dove vivere e lavorare fino alla scelta del luogo della
propria sepoltura.
La discriminazione razziale non
è mai fine a se stessa, ma è un
mezzo per mantenere il potere
politico ed economico nelle mani di pochi.
Radici spirituali
”_Seconào me, uno dei momenti
più alti del lavoro del Comitato
di lavoro è stato il dibattito che
ha voluto rimettere in evidenza
Ze radici spirituali di questo movimento ecumenico, la sua vocazione originale, così come l’aveva intuita nel 1958 il-fondatore della CCP, il prof. J.L. Hromadka della chiesa evangelica
dei Fratelli Cechi. Si legge, fra
l’altro, nello Statuto: « La CCP
vuole essere un luogo in cui i
cristiani del mondo intero Si incontrano per cercare la volontà
di Dio di fronte ai problemi politici, sociali ed economici del
tempo presente ». Un esempio
del modo di affrontare i problemi. Discutendo il problema
medio-orientale, si è messo in
evidenza che le radici dei conflitti in atto non sono soltanto
politiche, ma anche spirituali e
morali. Sia gli israeliani che i
palestinesi riescono a vedere solo i propri diritti, solo il proprio
passato, solo le proprie sofferenze. E cosi spesso i fatti sono
distorti da una guerra psicologica che ha sollevato artificialmente odio e sospetti per troppi anni. Il problema è ora di vedere come può essere invertito
un certo processo che avvelena
ed uccide. E non è solo un pio
desiderio. La CCP ù convinta, e
in questo senso “si è impegnata
anche inviando numerose delegazioni, che nel Medio Oriente
non ci sarà pace se non inizierà
una profonda trasformazione
spirituale. .
Una casa di pace
L’incontro, come ho detto, si
è svolto a Sofia, Bulgaria, un
paese balcanico. Il prof. Petrov,
esperto dell'Istituto di ricerca
per le relazioni internazionali,
ha ampiamente illustrato la
proposta di Todor Zhivkov, Presidente del Consiglio di Stato
della Bulgaria, di creare una
zona libera da armi nucleari e
a cura di CLAUDIO PASQUET
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 7 APRILE
rete 2 - ore 22.30 circa
Questo numero è dedicato
ad una riflessione biblica.
Il recente sondaggio, del settimanale l’Espresso, sull’opinione che gli italiani hanno dei dieci comandamenti è
spunto per un approfondimento sul tema.
L’eccezionale durata della
trasmissione (50 minuti) consentirà al termine del filmato
un dibattito in studio.
chimiche. La Romania e la Grecia hanno già dato la loro adesione e sono in corso trattative
con gli altri paesi. Questo progetto vuole anche essere una indicazione per i paesi del nord
e del centro Europa. Il Comitato di lavoro ha inviato un appello ai capi di stato, ai parlamentari e ai governi dei paesi
balcanici perché facciano propria quella proposta ed ai popoli di questi paesi perché compiano ogni sforzo per ottenerne
la realizzazione a favore della
vita delle futiure generazioni. Il
Comitato si è altresì rivolto ai
responsabili delle chiese, alle sorelle ed ai fratelli di quella parte del mondo perché diano il loro contributo di preghiera e di
iniziativa per fare dei paesi balcanici una «casa di pace ».
Nel corso dei lavori si è anche
discussa e valutata la dichiarazione che il 15 gennaio 1986
Mikhail Gorbaciov ha reso sul
programma sovietico per Tabolizione delle armi nucleari nel
mondo e di cui i nostri massmedia hanno dato notizia. Questa dichiarazione è stata valutata positivamente come una sfida alla comunità intemazionale
a cercare delle vie pratiche, verificabili di negoziazione in vista del disarmo totale.
Questo processo di disarmo
contribuirebbe a ridurre la paura, la paranoia, la sfiducia che
in questi decenni hanno caratterizzato le relazioni fra est ed
ovest fin dal 1945, per aprire la
strada a rapporti di fiducia e di
cooperazione.
Questo è stato fin dal principio uno degli obiettivi della CCP.
Tutta la riunione di Sofia è stata guidata dalla convinzione che
la nostra vocazione ad essere
nel mondo costruttori di pace è
una vocazione che ci viene da
Dio e non è un’attività opzionale della vita delle nostre chiese.
Questa vocazione è centrale per
la nostra spiritualità, il nostro
culto, la nostra testimonianza ed
il nostro discepolato nel mondo.
Il Comitato ha approvato un
ampio programma di attività in
diversi paesi per celebrare l’anno della pace.
Valdo Benecchi
Cristiani in Messico
(Pacets) — Abbiamo ancora
tutti in mente le orribili immagini del terremoto messicano
dell’anno scorso. Per poter fronteggiare meglio questa ed altre
situazioni di emergenza 7 denominazioni protestanti messicane
hanno ora costituito un comitato ecumenico di aiuto e di
pronto intervento.
Chiesa di Berlino
e diritto d’asiio
(epd) — La chiesa evangelica
di Berlino ha protestato severamente contro la proposta del
senatore per gli affari interni
Lummer di eliminare dalla costituzione il diritto all’asilo politico, proposta già respinta dalla
Corte, vCostituzionale. Le x^iese
rivehdicàno uno snellimento delle procedure di riconoscimento
dei profughi che arrivano a Berlino.
RFT: le chiese
e la politica
(epd) — Il presidente dell’EKD (chiesa evangelica tedesca) e ex ministro socialdemocratico per la giustizia Jürgen
Schmude ha respinto c^ni tentativo da parte dell’attuale governo democristiano di impedire alle chiese di pronunciarsi su temi politici e sociali, minacciando l’attuale collaborazione fra chiese e stato nella RFT.
« La chiesa deve decidere liberamente quali temi politici vuole
affrontare, ma deve sempre chiarire le sue ragioni politiche », ha
detto Schmude.
Nel regolamento ecclesiastico
delle chiese riformate della RFT
è stato inserito un articolo che
assicura il diritto dei pastori di
trattare nelle predicazioni questioni politiche.
Ebrei e cristiani
(FLM) — Per la prima volta
il Consiglio Internazionale dei
cristiani e degli ebrei ha potuto
organizzare im incontro EstOvest tra suoi membri e rappresentanti delle chiese e comu
nità ebraiche dei paesi socialisti. L’incontro ha avuto luogo
lo scorso novembre in Ungheria
sul tema della pace. Le questioni della pace sono state affrontate anche se in modo non esaur lente.
« La pace — ha affermato il
rabbino Peter Levison di Heidelberg (RFT) — non è un valore
in sé. Ha a che fare con la sicurezza, l’amicizia, l’armonia. La
pace è la condizione di una società più umana. Ebrei e cristiani sono chiamati a lavorare per
l’avvento del Regno di Dio, che
è la pace eterna ».
Concilio ortodosso
(SOEPI) — Si è riunita perla seconda volta a Chambesy,
presso Ginevra, la Commissione interortodossa per la preparazione del Santo Gran Concilio della Chiesa ortodossa. Questa riunione si inscrive in un’attività che dura da 25 anni e che
sfocerà in un Concìlio delle 14
Chiese autocefale che costituiscono la comunione ortodossa.
In questa serie di iniziative è
da registrare una Conferenza
panortodossa preconciliare che
si terrà in ottobre a Ginevra.
La Commissione è stata invitata dal suo presidente, il metropolita Crisostomo di Myra,
che è anche uno dei vice-presidenti del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, ad approfondire
quattro temi; la questione del
digiuno ; la questione delle relazioni tra le Chiese ortodosse
e il resto della cristianità; la
questione delle relazioni tra l’ortodossia e il movimento ecumenico; la questione degli ideali
cristiani di pace, libertà, fraternità e amore tra i popoli e soppressione delle molteplici discriminazioni razziali e d’altro genere.
Congresso europeo
dei Pentecostali
(FLM) — Dopo Strasburgo
1982, i Pentecostali preparano
un secondo congresso europeo
che avrà luogo a Birmingham
(GB) dal 23 al 27 luglio di quest’anno. Il tema: Atti degli Apostoli, una festa europea della
fede. Sono attesi circa 12.000
partecipanti.
a cura di Sergio Ribet
Casa Cares
Se un curioso cerca « Casa
C.A.R.E.S.» sull’annuario evangelico 1983-1984, pubblicato dalla
Claudiana, non la ritrova: deve
risalire all’annuario precedente,
1972-1973, dove troviamo anche
il significato della sigla: Comitato Assistenza Ragazzi e Studenti.
Il fatto è che questo Istituto
negli ultimi anni ha subito trasformazioni notevoli, nella struttura e nella finalità, pur continuando ad essere un luogo aperto interdenominazionalmente, un
luogo disponibile ad accogliere
gruppi autogestiti, e allo stesso
tempo con un suo programma.
Un’altra « continuità » rispetto all’annuario 72-73: anche ora,
dopo una parentesi nordamericana, si occupa dell’Istituto Paul
Krieg, ma adesso è accompagnato da Antoinette, Luca e Leah;
una bella famiglia che cura l’accoglienza e la gestione della Casa
con Gioele Mongiovetto e altri
collaboratori, volontari a lunga
e a breve scadenza, e d’intesa
con il complesso di opere evangeliche che operano nella zona
fiorentina, così ricca culturalmente anche nel nostro piccolo
quadro di evangelismo italiano.
Ci sembra utile pubblicare il
programma che si delinea per il
1986.
Dal 7 al 16 aprile è previsto
un campo di lavoro.
Dal 18 al 20 aprile vi sarà una
conversazione sui problemi dei
ragazzi e sul loro sviluppo spi-rituale, diretto dai responsabili
della Casa e da Franco Girardet,
redattore della rivista « La Scuola Domenicale ».
Dal 2 al 4 maggio è prevista
una riunione per i vecchi amici
di Casa Cares.
Dal 16 al 18 maggio avrà luogo un campo sul tema; « Il cibo
e la dieta dal punto di vista cri
stiano », uno scambio di idee sull’alimentazione, la cura di se
stessi e del mondo ambiente.
Dal 21 al 26 giugno vi sarà un
Campo cadetti, per ragazzi dagli 11 ai 14 anni, sul tema « La
nostra terra».
Questi gli incontri e 1 campi
organizzati dai responsabili di
Casa Cares; ma da aprile all'autunno vari gruppi si sono già
prenotati, con programmi propri, per esempio vi saranno incontri delle Chiese Libere, della
Chiesa Apostolica in Itaiia, di
chiese e gruppi giovanili tedeschi e svizzeri, incontri di
scuole domenicali battiste, corsi di chitarra, corsi di preparazione per volontari stranieri che
poi lavoreranno a Casa Materna,
gite e ritiri vari.
Per maggiori informazioni,
scrivere a Casa Cares (Villa I
Graffi), via Pietrapiana 56,
50066 Reggello (Fi), o tei. al numero 055/8652001. La Casa si trova a 35 chilometri da Firenze, a
circa 500 metri sul livello del
mare, nel Valdarno.
9
w
r
4 aprile 1986
cronaca delle Valli 9
INTERVISTA AL PROF. ITALO EYNARD
Lavoro
e solidarietà
Per tre giorni sotto i portici
di piazza del Duomo a Pinerolo,
i giovani lavoratori della Cooperativa San Domenico hanno
presentato la loro iniziativa di
solidarietà e lavoro.
Maturata nell'esperienza di alcuni anni nell’oratorio della parrocchia cattolica di San Domenico, grazie all’impegno di don
Bruno Marabotto della Gioc (gioventù operaia cattolica), la cooperativa raccoglie una decina di
giovani disoccupati del quartiere sotto ¿_ venti anni, e si avvale
dell’esperienza di alcuni cassaintegrati e pensionati che hanno messo a disposizione il loro
tempo libero per insegnare un
tnestiere a questi giovani, e di
dite obiettori di coscienza che
fanno un lavoro di animazione
dei giovani.
T ragazzi, divisi in due squadre, raccolgono vecchi elettrodomestici, li smontano e li riparano e poi li pongono in vendita. I ragazzi scoprono così il
lavoro. Quel lavoro che, per condizioni sociali ed economiche
generali, è loro oggi negato. Molti di loro hanno alle spalle famiglie, che gli assistenti sociali
definiscono "a rischio”, e non
hanno neppure finito la scuola
dell’obbligo attratti più dai miti della civiltà dei consumi, che
dallo studio (« che non serve,
tanto si resta disoccupati »). Attraverso il lavoro imparano ad
autogestirsi il loro tempo. Un
tempo che per chi è disoccupato
è enorme e che oggi viene sprecato.
Imparano, smontando e rimontando gli elettrodomestici,
il valore d’uso delle merci che
la società ci impone di consumare. Oggi dobbiamo tutti cambiare macchine, lavatrici, televisori, perché, come ci dice la
pubblicità, il modello in nostro
possesso è “superato” e non vale più la spesa ripararlo.
Imparano cioè a conoscere i
meccanismi dell’economia, a confrontarsi con i problemi del
mercato delle merci.
L’iniziativa ha almeno due meriti. Il primo è quello di sollevare il problema del lavoro per
i giovani in una città come Pinerolo dove per i giovani fioriscono solo le sale gioco e le
proposte sportive e di evasione.
Affermano infatti i giovani di
questa cooperativa che attraverso il lavoro essi si sentono meno emarginati, che si sentono
cittadini e che si rendono conto
delle responsabilità che devono
assumersi. In questo senso sono
molto importanti i progetti che
hanno per rendere economicamente autonoma la cooperativa
con veri salari ed una vera organizzazione di lavoro autogestito.
Il secondo è quello di porre
asli enti locali competenti (Comune, Provincia, Regione) il
problema della formazione professionale dei giovani. La cooperativa ha colto il fatto che le
uniche possibilità lavorative non
sono più nella grande industria,
ma nell’ artigianato di servizio
alle famiglie (riparatori, muratori. idraulici, elettricisti), che è
l’unico settore che ha retto la
crisi economica.
Si dovranno perciò fare progetti finalizzati all’inserimentq professionale dei giovani nell’artigianato e finalizzati all’aumento
dell’occupazione eiovanile. Ci sono per questo difficoltà legislative ma è possibile superarle, se
ci sarà la volontà. Ed i giovani
della cooperativa dimostrano
che a loro la volontà non manca.
Giorno Gardiol
Dramma all’alcol metilico
Il veleno era nei vini « da taglio » - Intensificare i controlli sul prodotto di basso prezzo - Le conseguenze economiche di questa vicenda
Il vino all'alcool metilico continua ad uccidere. Grandi titoli,
grandi discussioni e molta paura. Forse del vino sofisticato ne
abbiamo bevuto anche noi senza
saperlo; sta di fatto che in Italia si sofistica molto, o no? Per
saperlo abbiamo intervistato il
preside della Facoltà di Agraria
di Torino e Direttore della Scuola di Specializzazione in Viticoltura ed Enologia, prof. Italo Eynard, che ha accettato di rispondere alle nostre domande, anzi
alle nostre paure. L’Italia è dunque un paese di sofisticatori di
vino?
« Con tutta tranquillità — risponde Eynard — direi di no; ci
sono, è vero, dei casi sporadici
che a volte raggiungono livelli
di alta criminalità, ma non è il
caso di generalizzare come hanno fatto certi giornali alla ricerca del sensazionale, in questi
giorni. Dei 70 milioni di ettolitri
che si producono annualmente
in Italia (il nostro è un Paese —
non lo si dimentichi — tra i più
grandi produttori di vino del
mondo) la stragrande maggioranza è costituita da vino genuino ».
Ma prima di immettere il vino nelle grandi organizzazioni
di distribuzione commerciale
non esistono severi controlli a
tutela del consumatore?
« Certamente esiste tutta una '
serie di controlli operati dalle
ditte produttrici e da vari enti
che si preoccupano seriamente
della genuinità del prodotto. Ci
sono inoltre controlli fatti su
campionature casualizzate su tutti i prodotti alimentari e il vino
non è escluso. Quello che però
— aggiunge Eynard — non può
essere immaginato è che vi siano dei criminali che aggiungano al vino sostanze altamente
tossiche come appunto l’alcool
metilico per il quale non esiste
un’analisi programmata, così come non si controlla in laboratorio se nel vino vi sia arsenico o
stricnina perché solo un folle
può immettere nel vino sostanze
altamente nocive all’organismo ».
Questa volta dunque ci sono
voluti dei morti per verificare
l'esistenza di vino pericolosamente sofisticato.
« Esatto — aggiunge Eynard —.
Ci sono state delle morti e l’indagine ha dovuto risalire alle
cause di questi singolari decessi;
analizzando il sangue delle vittime si sono trovate tracce abbondanti di alcool metilico e da
It, nelle singole abitazioni, s’è
scoperto il micidiale Barbera. Il
resto è cronaca di questi giorni ».
Era però un Barbera molto
particolare?
« Si tratta di un Barbera —
continua Eynard — quello incriminato, prodotto col taglio di
vini provenienti da altre Regioni d’Italia. Il danno che ne deriva è fortissimo perché l’informazione al pubblico è arrivata
sull’onda dello slogan: il Barbera che uccide. Chiarito che la
colpa non è tanto da attribuirsi
al Barbera in quanto tale ma ai
vini con cui è stato ’tagliato’,
rimane il fatto che il danno complessivo che ha subito l’immagine dell’alimento vino, in sede
nazionale e internazionale, è fortissimo. Il consumatore diventa
sempre più sospettoso nei confronti di una bevanda che ha
già creato molti problemi sul
fronte dell’alcoolismo ma che,
se bevuta in quantità moderata,
rappresenta un utile integratore
all’alimentazione quotidiana. Il
vino fornisce, nella dieta alimentare, una ricca quantità di
sostanze valide per l’organismo
purché non si esageri. Certamente episodi drammatici come
quelli attuali non fanno che allontanare i consumatori ».
Eppure, da più parti, si parla
di un preoccupante aumento
deH’alcoolismo nazionale.
« Si, l’alcoolismo è in aumento, ma paradossalmente — precisa Eynard — il consumo pro
capite di vino tende a diminui
re, sicché questo aumento va
messo in conto ad altri tipi di
bevande alcooliche (per esempio i super-alcoolici) che non
sono il vino. Sarebbe necessario
sviluppare, soprattutto tra i più
giovani, una nuova educazione
alimentare in cui il vino trovi
un posto degno, poiché, se preso con moderazione, migliora la
qualità della vita ».
Cosa succederà ora, dopo il
grave incidente del ’vino che uccide’?
« Intanto speriamo che le indagini riescano a scoprire tutte
quante le partite di vino inquinato da questo pazzo sofisticatore che è realmente un criminale. Secondariamente si stanno
intensificando i controlli sui vini, in particolare su quelli di
basso prezzo, per cui si potrà
molto presto giungere ad una
garanzia sulla genuinità dei vini
posti in commercio. Dobbiamo
comunque dire che al di là di
singoli tristi episodi, la qualità
del vino italiano è nettamente
migliorata in questi anni ».
Però alTestero, particolarmente in Francia, c’è un rifiuto in
questo momento del vino italiano.
« E’ una reazione comprensibile. C’è un momento di attesa
e di forte sospetto sui vini italiani da taglio. Ma chi non sarebbe sospettoso a questo punto?
Molti Paesi all’estero hanno bisogno dei nostri vini meridionali per “tagliare” i loro,
perché le loro uve difficilmente
arrivano tutti gli anni a piena
maturazione. In Francia e in
Germania il vino può essere legalmente zuccherato. In Italia è
una pratica proibita proprio per
favorire l’impiego dei mosti meridionali che consentono di aumentare il tenore alcoolico e diminuire l’acidità ».
Insomma senza il Sud, il Nord
da solo non ce la fa. A meno che
usi zucchero. Ma è meglio migliorare il vino col vino.
Giuseppe Platone
PINEROLO
INIZIATIVA SINDACALE
Sarà
rinnovato
lo stadio
comunale
Pinerolo avrà uno stadio rinnovato prima del comune di Torino. Il consiglio comunale ha
infatti approvato a maggioranza di contrarre un mutuo con
l’Istituto di credito sportivo per
la ristrutturazione delle tribune
e la costruzione di nuovi spogliatoi per il campo di calcio Luigi
Barbieri. Il costo dell’opera è
fissato in un miliardo e trecento milioni, ma si prevede che
con le revisioni prezzi si arriverà
almeno ad un costo finale di un
miliardo e mezzo. Il comune dovrà corrispondere una rata di
ammortamento di 250 milioni
per venti anni.
Favorevoli alla iniziativa tutti
i gruppi politici ad eccezione di
Democrazia Proletaria, che ha
contestato la priorità della spesa per una città che soffre di
carenze nei servizi sociali e di
carenze di strutture per la pratica sportiva di base.
Nasce la cooperativa
dei consumatori
Nelle scorse settimane, con il
sostanziale contributo di CGILCISL-UIL, un gruppo di lavoratori e cittadini pinerolesi ha deciso la costituzione di una Cooperativa di consumatori.
Scopi della Cooperativa sono:
— riduzione/contenimento dei
prezzi di vendita dei prodotti
nel quadro della tutela del potere d’acquisto di salari e pensioni;
— diretto collegamento tra
produttori e consumatori, saltando la intermediazione parassitarla e speculativa;
— privilegiare le qualità dei
prodotti nell’ambito della tutela
della salute dei cittadini;
— avvio di iniziative di educazione alimentare dei consumatori.
Il locale di vendita, del quale
si sta perfezionando il contratto
di affitto e le relative pratiche
burocratiche con il Comime, è
stato individuato in via Trieste
a Pinerolo.
Le vendité ai Soci, che dovrebbero iniziare prima del prossimo mese di agosto, avverranno;
in un primo tempo, su preno
tazione.
I, prodotti posti in vendita riguarderanno, soprattutto, i generi alimentari, con particolare attenzione a quelli provenienti da colture biologiche.
Sono già iniziate le iscrizioni
alla Cooperativa: per diventarne
soci è necessario versare un
« una tsmtum » di L. 10.000 o
direttamente alle sedi di CGILCISL-UIL di Pinerolo oppure ai
delegati sindacali.
La nuova Cooperativa si collegherà ad un’altra iniziativa nel
campo della cooperazione di consumo sorta a Torino per opera
di alcuni lavoratori cassaintegrati: la CoAP. Questa Cooperativa ha superato in breve tempo
il numero di 2.000 soci che hanno non solo gradito i prezzi e
la qualità delle merci poste in
vendita, ma l’opera di educazione alimentare che la Cooperativa
ha svolto attraverso corsi specifici per i soci.
La Cooperativa non è soltanto un modo per risparmiare sui
costi della distribuzione delle
merci, ma anche un efficace strumento di difesa dei consumatori.
Tempo di congressi
PINEROLO — Tre partiti, il
PCI, la DC e DP hanno svolto
i loro congressi di sezione in
vista dei congressi provinciali e
nazionali dei partiti. Sono state
rinnovate anche le cariche ed
in molti casi si nota un ringiovanimento nell’età dei nuovi responsabili. In genere si può notare negli elaborati dei partiti
una adesione alle tesi e ai programmi nazionali ed una precisazione delle linee politiche a livello locale.
Nel congresso del PCI è stata
anche votata una risoluzione critica sull’operato del ministro
Falcucci circa l’ora di religione.
Nuovo periodico
Al fine di garantire una più
immediata informazione per i
cittadini e per fornire agli organi di informazione locale notizie sulla vita interna di partito
e sugli orientamenti del gruppo
consiliare e del partito sui principali problemi cittadini la sezione del POI di Pinerolo ed il
gruppo consiliare comunista al
comune di Pinerolo hanno dato
vita ad una pubblicazione mensile che riprende il titolo di « Il
Pinerolese ». Detta pubblicazione avrà le caratteristiche di una
agenzia di informazione, viene
distribuita gratuitamente a tutti gli iscritti al partito, alle organizzazioni sociali, culturali,
sindacali, ai partiti, agli organi
di informazione ed a tutti quei
cittadini che ne faranno richiesta.
Chi è interessato a riceverla
può fame richiesta al POI - corso Torino 18 - 10064 Pinerolo.
Per ristrutturare
il centro storico
PINEROLO — Il Partito Repubblicano Italiano ha presentato recentemente in un’assemblea nubblica una sua proposta
per la ristrutturazione del centro storico cittadino. La proposta prevede la costituzione di
una società finanziaria a capitale misto pubblico e privato per
la ristrutturazione degli edifici
del centro storico cittadino. Le
zone di intervento sarebbero otto e avrebbero una destinazione
sia abitativa che commerciale.
Sono inoltre previste installazioni di laboratori artistici.
La società dovrebbe acquisire
le aree ed operare in accordo
con il comune per la ristrutturazione degli edifici.
Quella repubblicana è la prima risposta che viene data al
piano del centro storico elaborato dal comune. Sulla proposta
esistono alcune difficoltà di ordine finanziario non essendo
stato chiarito quali saranno i
capitali iniziali di dotazione e
quale sarà la remunerazione dello stesso, manca cioè di un piano di fattibilità.
Tornano
le cicogne
PINEROLO — Il WWF della
nostra città è stato il protagonista di una interessante iniziativa. Dopo un sondaggio tra la
popolazione di Osasio che si era
espressa favorevolmente, una
coppia di cicogne è stata liberata in quel paese perché possa
nidificare. Nella zona esiste infatti un habitat particolarmente
favorevole alla sosta di questi
animali. Il WWF aveva preso
una analoga iniziativa anche a
Villafranca. Ma qui il consiglio
comunale, nonostante che il 90
per cento della popolazione avesse risposto favorevolmente
al sondaggio, è stato contrario
alla creazione del parco fluviale
sul Po.
10
10 cronaca delle Valli
4 aprile 1986
DALLE VALLI A MERINDOL
INCHIESTA A TORINO
Antico itinerario valdese càìovani e “fumo”
Rinsaldati i vincoli d’amicizia e fraternità tra i riformati francesi di
Cannes, di MérindoI, di Lourmarin, del Luberon e la nostra chiesa
Se i barba di MérindoI, in
particolare Guérin e Griot erano Stati felici di recarsi a
Chanforan nel 1532 per la storica assemblea che avrebbe deciso
il futuro del movimento valdese,
due anni dopo il sinodo di MérindoI (1530), il pastore di Angrogna, Giuseppe Platone, è stato altrettanto felice, all’inizio di
marzo di quest’anno, di andare
a MérindoI per restituire ai vaidesi di Provenza la visita che
questi ultimi avevano compiuto
in occasione del 450“ anniversario di Chanforan.
La prima tappa del suo viaggio è comunque stata Nizza, dove fino al 1940 è esistita ima comunità valdese. Il tempio valdese di Nizza fu inoltre uno dei
primi a sorgere al di fuori delle
Valli dopo la concessione della
libertà religiosa nel 1848: esso
risale infatti al 1856, vale a dire
tre anni dopo l’inaugurazione di
A memoria d'uomo non si
ricordava un inverno così.
Unico regalo di natura in tanta crisi: un inverno da poveri.
La frazione, sui mille metri,
si bea di sole, di primule e
violette, come si fosse d’aprile.
— L’unica noia è per l’acqua. Le fonti si stanno esaurendo, senza pioggia, e con le
cime appena appena rognose
di chiazze di neve — brontola Berto, basco alla francese, pantaloni e gilet di velluto su maglioncino a dolcevita.
— E tu te ne impippi, vero? —
intriga verso Ulema, la cognata, che gli risponde con un’alzata di spalle. E’ l’ora in cui
lei, appoggiata al tavolo di
pietra, sotto il pinnacolo di vite americana, sfodera il binocolo e si piazza al suo osservatorio ad ammazzare il breve tempo che la separa dal
caffelatte serale. Puntati i gomiti sul travetto che fa da
balconata, ruota lentamente
da destra a sinistra, fermandosi a tratti per commentare:
Altro che “piano verde’’ con
i suoi tempi romani che hanno portato a finanziare sedici quel che già costava ventisette! Prendete il vecchio fienile: l’ossatura era sana e forte, ancora del mio vecchio che
tirava su ponti romani come
quello di Mugniva e muri di
pietra a secco per due, tre
piani, poi prima di coprire li
provava dall’alto del castello
col piede a bilancia sul culmine: se consentivano, bene, se
invece non rispondevano,
troppo rigidi, giù, eran da rifare. Beh, dicevo, sano e riparato dal roccione a sentinella:
chiuse con pochi mattoni e
due infìssi d’abete le aperture
a mezzodì; messe a vetrata
quelle a levante, eccolo: è nato uno chalet con camera, servizio e un atelier. —
• — Per chi? —
— Per i figli se vorranno
venirci, adesso che strada, luce e acqua ci sono. — E, dopo
un po’ — Se verranno e non
solo di corsa per un saluto,
come fanno adesso... Cosa volete? Li hanno illusi che con
Chiacchiere
lavori nuovi, pastura, movimenti di gente.
Formica com'è in genere la
gente di valle, Berto si gode
la pensione dopo una vita alla periferia della città nella
grande fabbrica, testimoniata
da una pergamena-diploma,
inquadrata insieme alla medaglia d’oro regalo dei colleghi.
— Godere la pensione, ma
cosa significa? Far niente non
è godere, è non esistere. Certo, non doversi alzare presto,
né affannarsi ver arrivare in
orario, a fare cose che non
sai bene cosa contano, ecco;
prendersela dolce, come si dice, ma soprattutto aver da fare le cose che hai in testa da
tanti anni. Ecco. —
La casa dei vecchi, dove lui
e i fratelli son nati e cresciuti fino all’età di migrare al
piano o all’estero, giacché dividere zero fa semvre zero, si
è ingrandita e abbellita da
qualche tempo. I figli li hanno cresciuti e sposati in città
o in Francia, ma loro l’asciutta e lucida vecchiaia contano
di passarla qui. Vecchi vani a
fienile, bicocche sane, pietra
su pietra, che servivano a far
seccare e affumicare le castagne, ora, con lenti lavori di
perlinaggio a foderare muri,
pavimentazioni in legno e infìssi e tinteggiatura, si fanno
"casa per vacanze”.
— E’ l’unico modo perché
qui non dilaghi la boscaglia.
un pezzo di latta verniciata
con un motore e tante cose
da usare e gettare via si è ricchi. Velocità e immondizia
non hanno mai fatto ricchezza, dico: macché ricchezza,
neanche vita. Adesso cominciano ad accorgersene: aria
avvelenata, cibi avvelenati, vita che fa schifo. E nessuno
che rispetti più il lavoro degli altri, la vita degli altri, il
prossimo... —
— Sei un po’ troppo amaro,
Berto, — bofonchia la Clemà
ritirando il binocolo e preparandosi a rientrare.
— Diglielo, diglielo — interviene Cecilia, la moglie, dal
balconcino ancora tutto fiorito. — Sa tutto lui, lavora solo
lui, così i figli non si fermano... —
L’eterno conflitto! Berto accende una sigaretta che si è
lentamente arrotolata e alza
una mano a dita larghe, rassegnate, all’altezza del capo,
come per dire « pardon, non
parlo più... ».
Sorridono tutti.
— Sempre così, discutiamo
come alla camera alta; — butta lì Cecilia dal balcone —
d’altronde più alta di così:
siamo sul trucco... — E sparisce a prendere una manciata
di risina per capinere e pettirossi che al limitare del cortile-giardino levano un cicaleccio di protesta.
Gianni Doiino
quello di Torino e quattro anni
dopo rispetto a Torre Pellice. Il
pastore Platone si è poi trasferito a Cannes, dove esiste, dalla
fine del secolo scorso, ima chiesa valdese strettamente legata
alla Chiesa Riformata Evangelica di Francia: qui egli ha intrattenuto per una sera la comunità parlando della sua recente
visita alle chiese valdesi di New
York e Valdese (North Carolina).
Il dì seguente, 8 marzo, il pastore di Angrogna è arrivato a
MérindoI, dove è stato accolto da
un gruppo di vecchi amici, fra
cui il pastore René Mordant,
che fu — prima della seconda
guerra mondiale — fra i primi
partecipanti agli incontri internazionali del Colle della Croce.
Ha poi potuto visitare la sede
dell’« Associazione di Studi Vaidesi e Storici del Luberon » e
« La Muse », una sorta di « Casa
Valdese » che l’Associazione ha
aperto a MérindoI, questa « piccola Ginevra » del valdismo provenzale. Non distante da « La
Muse », centro d’incontri e di
documentazione nel mezzo di un
magnifico uliveto, ai piedi delle
rovine della parte vecchia di MérindoI, fu inaugurato nel 1978,
col concorso della Unione Valdese di Germania e della Società
di Studi Valdesi, un monumento in memoria delle vittime dei
massacri del 1545.
Nel pomeriggio il pastore Platone ha ancora parlato — di
fronte a un pubblico attento e
vivace — delle chiese valdesi negli Stati Uniti. Più tardi, ha raggiunto Pertuis, dove ha avuto
luogo ima cena-dibattito con la
comunità.
Da MérindoI
ad Angrogna
Domenica 9 marzo, infine, il
pastore Platone ha tenuto la predicazione nel grande tempio di
Lourmarin, che fino al secolo
scorso fu il capoluogo concistoriale del Vaucluse, e dal quale
la chiesa riformata della regione
è stata a lungo chiamata « Chiesa valdese di Lourmarin ». A
questo punto è giunto il momento di lasciarsi. Ricco di profonde
impressioni e di nuove amicizie,
il pastore Platone ha affrontato
il viaggio da MérindoI a Angrogna — queste due capitali del
valdismo — attraverso un itinerario che pareva simbolico: il
suo treno è partito infatti da
Avignone, l’antica città dei papi,
ed è transitato per Chambéry, a
lungo capitale dei Savoia.
Louis Mordant
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Arrigo Bonnes. Ivana Costabel, Susanne Labsch, Anna Marnilo, Jean-Jacques Peyronel, Aldo Rutigliano, Franco Taglierò.
Non c’è giorno che almeno un
quotidiano non dia la notizia di
un genitore disperato che ricorre alla denuncia del figlio tossicodipendente iper sottrarlo "alla
droga”. Chi ha provato tutto —
l’immagine di una madre che nasconde il volto comparsa nelle
pagine del Corriere della Sera,
recentemente, è più eloquente di
qualsiasi commento ■— e ha ancora una speranza non si ferma
davanti a niente. Continua a provare, anche con la morte nel cuore. E allora si rivolge ai carabinieri, vede il figlio entrare in carcere, incoraggiato da una cultura della coercizione che trova
proseliti fra avvocati e magistrati, associazioni, anche di addetti
ai lavori, fra quanti soprattutto
pensano che non esista alcuna
relazione fra il disagio e la tossicodipendenza.
Conoscere l'opinione dei giovani sembra diventato superfluo:
sono loro il microcosmo di sentimenti, pensieri, angosce che fa
lievitare certi fenomeni. Si dà
per scontato che il problema non
sia complesso, mentre è proprio
così, come dimostra anche un’inchiesta su di un campione di 116
giovani fra i 14 e i 29 anni di
un quartiere di Torino, quello di
Nizza Millefonti, caseggiati popolari con mille problemi dietro
Tangolo di palazzi moderni su
misura per i ceti medi, una striscia della città con 36 mila abitanti fra il vecchio Lingotto e le
sponde del Po: un’indagine “micro” per il numero limitato di
interviste raccolte tanto più in
un’area circoscritta, ma ampia e
calibrata sulle idee e sulle scelte
dei giovani, anche di coloro che
si dicono disponibili aH'esperienza del "fumo” o ammettono di
far uso di stupefacenti. Questi
ultimi sono 26.
E' alta la propensione a considerare la droga come sinonimo
di corruzione e di devianza sociale. Il 76% degli intervistati,
poi, la ritiene un fenomeno isolabile, che riguarda un preciso
numero di persone. Anche l’uso
del “fumo” è generalmente considerato droga. Il tossicodipendente diventa un “malato da aiutare", ma per l’81,5% non si deve ricorrere a metodi autoritari
e repressivi e coerentemente
l’84,4% si dichiara “d’accordo o
abbastanza d’accordo” per responsabilizzare gli interessati. E,
infine, secondo il 62%, « bisognerebbe prima di tutto chiedere a
chi si fa se vuole uscire o no da
quell’esperienza ».
La droga viene vista dalla maggioranza dei giovani come la risposta ad un problema vissuto
dalle persone: ben 90 giovani dei
116 del campione, considerano il
diffondersi del fenomeno come
« reazione al disagio dell’incertezza della vita e, in particolare, del
futuro che si riserva ai giovani ».
E sui perché della fuga proprio
negli stupefacenti si indicano le
responsabilità della società « che
non si lascia coinvolgere », la
presenza degli spacciatori e la
mancanza di lavoro.
La crisi della famiglia è presa
in considerazione dal 55% degli
intervistati e ben 74 giovani considerano comunque una possibile
causa « il cattivo rapporto con le
figure parentali ». C’è però da osservare ohe, pur in assenza di
dialogo coi genitori, soprattutto
da parte dei ragazzi che fanno
uso di stupefacenti si evita di
scaricare completamente sulla
famiglia e in generale sugli adulti la responsabilità del diffondersi degli stupefacenti.
Conta molto il rapporto con il
gruppo degli amici: « Sto bene
con loro perché ci conosciaìuo
da molto tempo » è la prima e
più significativa risposta alla domanda: « Come ti trovi con i tuoi
amici? ». A conferma di questo
atteggiamento di “fedeltà” non
pochi giovani considerano importante «poter contare su persone
che condividono la stessa visione della realtà ». In particolare,
appare di un certo rilievo la differenza di coesione fra coetanei
se si scorporano le risposte dei
“fumatori”: fra costoro 22 su 26
dicono di « appartenere al gruppo dove tutti gli altri amici sono
pure disoccupati ».
E’ molto interessante lo scenario dei rapporti con il mondo
degli adulti; appena 5 dei 116
giovani intervistati ha parlato di
droga coi genitori, e fra questi
non c’è nessuno di quelli che \ ivono realmente quell’esperienza:
i “fumatori" ne discutono soprattutto con gli amici, fra gli altri
c’è un 31 per cento che attinge
le informazioni dai giornali e l itiene che gli siano servite. La differenza, rispetto ai ragazzi che
fanno uso di stupefacenti, è gi ande: per questi ultimi quelle stesse informazioni sono “esageraìe".
E il giudizio che ricavano sugli
adulti diventa pesante: « .\'on
capiscono niente di queste cose ».
Le conclusioni del team dei ricercatori, composto da operatori
dei servizi e da volontari della
Cooperativa per la solidarietà
giovanile e della Gioc, confermano tutti i vecchi discorsi sulle
scelte di rottura: « L’esperienza
del fumo sembra essere stata un
elemento di distinzione nei confronti del mondo adulto e ddVinformazione di massa».
Non si può comunque leggere
il fenomeno senza tener cottto
della sua complessità: ecco che, ■
così, spicca l’importanza della curiosità e dello spirito di imitazione: « Lo fanno i miei amici » ha
risposto più di un ragazzo disponibile al fumo. E fra le motivazioni di chi fa uso di stupefacenti
si registrano i « mi piace, mi fa
stare allegro, fa sentire uniti »,
soprattutto « non c’è una ragione
particolare ».
C’è da aggiungere che il 70%
degli intervistati è stato pescato
nelle aree di maggior disagio sociale del quartiere, dove i due terzi dei ragazzi sono in cerca delia
prima occupazione e nel 42.3'%
sono in possesso della sola licenza media come titolo di studio,
con un 16,5% che non è andato
oltre la quinta elementare. Significativamente nelle risposte al
questionario si sottolinea l importanza di aiutare un ragazzo
con il problema della droga « non
solo ad uscirne, ma anche a rcinserirsi nella società ».
(Aspi;)
/n un mare di verde, in un'oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l'anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
11
4 aprile 1986
cronaca delle Valli 11
CULTURA DELLE VALLI
La joi de vioure de ma gent
Ugo Piton è autore di una ricerca sul campo che fa rivivere canti e balli delle popolazioni Il premio degli studi etnografici « Pitrè - Salomone Marino » giusto riconoscimento della ricerca
I -ï/
« La joi de vioure de ma
geni »: ecco il titolo della nuova fatica di U.F. Piton, n. 2 della
collana « Ma gent » (il n. 1 « Lou
còr de ma gent » fu pubblicato
nel 1980).
Penso che vera e propria fatica sia costata quest’opera, alrautore. Alle spalle di questo
libro vi sono anni di consultazione di testi sulla danza e sulla
musica, ricerche di archivio, interviste e colloqui con tutte quelle persone che potevano dare informazioni utili sulle danze popolari delle nostre Valli Germanasca e Chisone.
Inoltre esiste alla base un lavoro che Piton porta avanti da
alcuni anni: la ricerca, l’osservazione « sul campo », la registrazione di tutte le danze popolari
che ancora si ballano.
Lo sbocco naturale è la riproposta che ci viene tramite la formazione di un gruppo folcloristico di danza « Lou Group Tradisioun Poupoulara vai Clusounval Sanmartín; la Této Aut » nato nel 1982.
Il libro, formato da circa 200
pagine, si divide in quattro parti: la parte I si intitola « La
danza ieri e oggi » e cerca di
presentarci velocemente una storia della danza; come espressione umana di tipo religioso e
profano, per i popoli primitivi;
come momento da bandire e da
condannare, per il mondo cristiano. La riscoperta e la ripronosta di canti e danze della tradizione popolare delle Valli Chisone e Germanasca rappresentano un momento recente.
La parte II si intitola « Le danze nelle valli » ed è una antologia completa delle danze conosciute e ancora ballate nelle nostre valli e di altre, di cui esistono i documenti, ma non sono
più conosciute. Questa parte è
corredata da descrizioni minuziose, particolareggiate delle
danze, completa di vocabolarietto di tutti i passi che le caratterizzano. Per ogni danza c’è
la musica, la storia e dei disegni dimostrativi che rendono facilmente comprensibile l’esecu
zione, a chi volesse imparare.
Questa parte, poi, è ricchissima di note, in cui l’autore ricorda tutte le oersone che l’hanno
aiutato nella sua ricerca e in
cui puntualizza con piccoli aneddoti e curiosità alcuni passi. Da
queste note spunta, quasi inconsapevolmente, tutto un mondo
passato, fatto di lavoro e di fatica, ma anche di gioia e di festa.
Nella parte III vengono riportate tutte le canzoni a ballo, che
l’autore è riuscito a reperire dalla viva voce dei valligiani, annotando puntigliosamente le varianti e i vari informatori. Qgni
canzone ha la sua traduzione
per facilitare la comprensione
del testo.
Molto interessante la parte IV
che riporta, come dice l’autore,
« una antologia delle testimonianze di alcuni visitatori, come
la inglese Estolle Canziani, l’italiano Aerofilo foseudonimo del
letterato Guido Ratti) e le note
inedite redatte allora (fine del
1800) da maestri e funzionari locali per il prof. Seves ».
LA MAESTRA
EVANGELICA
Ho letto su alcuni numeri del nostro
giornale diverse considerazioni, perplessità e suggerimenti riguardo l'ora
di religione nelle scuole. La cosa mi
pare assai complessa. Confesso di non
avere ancora delle idee tanto chiare
su questo argomento. Condivido l'articolo di Valdo Vinay comparso sull'Eco-Luce n. 11. In modo particolare
credo che la lettura della Bibbia sarebbe una buonissima cosa. Dio può
agire nel cuore e nella mente del giovane allievo mentre legge e medita
la Sua Parola.
« Ieri ho udito la testimonianza di
una persona che leggendo la Bibbia
e credendo in essa, la sua vita fu
trasformata ». Se qualche commento
, viene fatto su detta lettura, sarebbe
molto da desiderare che si lasciassero
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
tXlMENICA 6 APRILE 1986
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGUIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 6 APRILE 1986
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996,
da parte le tradizioni e ideologie
umane ohe tolgono alla Scrittura la
sua genuinità e limpidezza.
Pur riconoscendo la mia grande indegnità, vorrei dire qualcosa di una insegnante della scuola elementare. Faceva la maestra in Toscana. Essa insegnava non solo a leggere, scrivere
e contare ma cercava anche di inculcare nel cuore e nella mente dei suoi
allievi il timore, l'amore e la conoscenza di Gesù Cristo che essa aveva ricevuto come Salvatore e Signore
della propria vita. Un giorno la maestra rimproverò amabilmente un allievo al quale era sfuggita una cattiva parola. Quest'ultimo replicò dicendo: .« Anche il mio prete parla così ». La maestra riprese: « Allora fa
male anche lui ». Questo fu riferito
al prete, poi ad altri ancora. Il fatto
sta che la maestra venne licenziata.
Essa sapeva che quassù in uri angolo
del Piemonte vivevano molti protestanti chiamati valdesi. Si informò e
ritrovò il suo lavoro di insegnante in
un quartiere del nostro comune di Villar Pellice a circa 1000 m. di altitudine.
Per grazia di Dio essa era come una
luce posta sopra un monte che non
può rimanere nascosta. Prima di iniziare le lezioni, avevano il loro culto
che consisteva nel leggere a turno
qualche versetto della Bibbia, il canto
di un inno e preghiera. A causa della sua grande e vera pietà, essa Incontrò delle difficoltà anche fra di
noi. Siamo anche noi dei peccatori bisognosi di grazia e di perdono.
La maestrina non si sentiva di prendere parte alle sedute fasciste ecc.
Venne perfino riferito alle autorità
scolastiche che quassù in una scuola
di montagna si insegnava solo religione. Il Direttore volle rendersi conto di persona. Venne quassù, entrò
nell'aula durante la leziene e interrogò gli alunni I quali risposero in
modo veramente soddisfacente. Il Direttore disse: « Se tutti gli scolari
sapessero come questi I Non può essere vero che qua si insegna solo religione! ».
Ieri, una persona anziana mi disse
che era andata a fare visita a quella
maestra che le disse: « Ho degli alutini che hanno pianto sui loro peccati,
si sono ravveduti e convertiti al Signore ».
A 43 anni, la maestra era matura
per il cielo. Nel giorno del suo funerale, i parenti, gli ex alunni e amici
stavano cantando inni di consolazione
e di certezza per la fede in Gesù,
quando arrivava il Pastore Roberto
Jahier per dare 11 messaggio di circostanza e rendere testimonianza a
colei che egli aveva stimato. Il suo
corpo fu deposto nel nostro cimitero
ma il suo spirito gioisce già alla presenza di Colui che aveva amato e servito.
Dopo più di cinquant'anni, ogni tanto incontro dei suoi ex allievi che
hanno perseverato nelle vie del Signore. Dio ci aiuti a seguire l'esempio di coloro ohe per la potenza del
Suo Spirito hanno saputo vivere e
morire in Lui.
Lettera firmata, Villar Pellice
TROPPA
POLITICA
« Consolate il mio popolo, dice il
vostro Dio ».
Dell'articolo di Valdo Panascia (n.
11 Eco) mi ha colpito soprattutto la
parte tinaie alla domanda: ■> che ne
avete fatto del Cristo? » ed ancora
la frase ■■ dimenticando che le nostre
comunità sono in sofferenza ». Vi cito
un esempio toccato a me; una domenica ero nelle Valli, il mio cuore era
triste per un grave dispiacere, andai al
culto veramente desideroso di vedere I
fratelli, ma soprattutto per sentire la
« Parola », essere cibato e consolato;
invece successe che il giovane pastore che sostituiva il pastore della
chiesa non trovando di meglio nella
Parola del Signore che lo ispirasse
(dall'abbondanza del cuore, parla la
bocca) iniziò un sermone socio-politico. Che fare? Alzarsi, andare via?
Il rispetto per la casa del Signore mi
trattenne da un simile gesto, alla fine
non solo non trovai consolazione ma
il mio cuore era stato ancora più abbattuto. Alcuni giorni dopo ne parlai
con dei miei amici valdesi e la risposta fu; » Ormai è così ».
Cari pastori, quando salite sul pulpito mettete da parte le vostre teorie
0 tendenze politiche, pensate che fra
chi ascolta ci sono ansie, dolori, infermità, problemi; parlando di socio-politica non si dà nulla, ma Dio vuole consolare il suo popolo per mezzo vostro,
non lo dimenticate mai.
Vi chiedo anch'io come lo scrittore
dell'articolo sopra citato; « Che ne avete fatto del Cristo? ». Annunciatelo con
chiarezza e semplicità, non dando sfoggio di sapere teologico, ma di amore
ed umiltà. Allora il popolo sarà consolato e voi avrete adempiuto al vostro mandato.
Mario Goletti, Torre Pellice
Segnalazioni
In appendice troviamo l’elenco dei suonatori delle Valli del
Chisone e Germanasca dalla fine del XIX secolo fino ad oggi.
Il libro è corredato da circa
35 fotografie, alcune delle quali
a colori, che vogliono dare una
panoramica dei momenti e delle occasioni di festa di un tempo passato, con al centro sempre i protagonisti: i suonatori.
Altre foto ci presentano, invece,
i gruppi che oggi portano avanti
questo discorso di riproposta di
musiche, canti e danze delle nostre valli.
Questo libro ha ricevuto un
ambito riconoscimento; il premio letterario internazionale di
studi etnoantropologici « PitrèSalomone Marino » che si tiene
a Palermo presso l’Università degli Studi. Un riconoscimento che
va ad un’opera particolarmente
curata, ma anche ad un uomo
che ama la sua gente.
La gioia di vivere di un popolo si manifesta soprattutto nei
momenti di festa e quindi la
danza ne è l’espressione più viva. Ma se questo libro contiene
tutta una serie di testimonianze
che provengono particolarmente
da persone anziane, non è certamente perché le danze rimangano « lettera scritta » solamente.
Conoscendo l’autore e sapendo
quanto egli ami la danza, penso
che il libro sia nato con lo scopo di spingere la gente a riconquistare il suo patrimonio.
Ma per giungere a questa riconquista non bastano i gruppi
in costume che presentano le
danze; spesso la gente ohe li vede ballare li segue come spettacolo, ma non è portata ad imitarli. Forse si potrebbe cominciare dalla base, cioè dalla scuola. Ma il discórso è lungo, anche se all’interno della C. M. Valli Chisone e Germanasca qualcosa si sta muovendo.
Paola Revel Ribet
TORRE PELLICE — I soci della Cooperativa Operaia di Consumo (via Roma
7) sono convocati presso il salone
della Società Operaia di Mutuo Soccorso (via Roma 7) il giorno 11 aprile
alle ore 21 in 1° convocazione ed il
giorno 12 aprile alle ore 21 in 2“ convocazione per l'esame della relazione
del consiglio di amministrazione, della
relazione del collegio dei sindacì,
per l'approvazione del bilancio dell'anno '85 e per II rinnovo delle cariche sociali.
Concerti
TORRE PELLICE — L’Università della terza età e l'Associazione Pro Loco
organizzano i seguenti concerti prò
Qspedale Valdese di Torre Pellice:
Domenica 6 aprile alle ore 15.30 presso
il Tempio Valdese, concerto di Gian
Luigi Bruera. Musiche di Mozart,
Schubert, Debussy, De Falla;
Domenica 13 aprile alle ore 15.30 presso il Tempio Valdese, concerto di
Angela Scacuzzo. Musiche di Bach,
Beethoven, Liszt, Schubert.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Lunedi
7 aprile, alle ore 21 presso il Tempio
Valdese, Walter Despalj, violoncello e
Mario Nardelii, chitarra, terranno un
Concerto con musiche di Vivaldi, Boccherini, Mendeissohn.
Teatro
PINEROLO — Sabato 5 aprile alle
ore 20.30 presso l'Auditorium Comunale di corso Piave i ragazzi partecipanti al corso di animazione teatrale organizzato dal Comune terranno il saggio
finale. Saranno rappresentati brani da
« Il gioco dello scatolino » dì Gianni
Rodati, da «Sulla luna» e «La camera buia » di Tennessee Williams e da
« Giulietta e Romeo » di William
Shakespeare. Ingresso libero.
Dibattiti
VILLAR PEROSA
FGEi Vaili
In vista del congresso nazionale della Fgei che si terrà ad Agape dal 1° al 4 maggio prossimi, i
giovani delle valli e del Piemonte si ritroveranno sabato 5 e domenica 6 aprile presso la Foresteria Valdese di Villar Perosa.
Il precongresso che avrà inizio
alle ore 15.30 del sabato vedrà
la partecipazione del past. Maria
Bonafede della segreteria nazionale della Fgei, che terrà la relazione introduttiva sui temi del
congresso nazionale. L’incontro
terminerà nel pomeriggio di domenica. E’ possibile pernottare
presso la Foresteria.
Il precongresso riveste una
particolare importanza perché
sarà l’occasione per fare il punto sulla aggregazione giovanile
in particolare alle valli, dove la
disgregazione sociale rende diffìcile rorganizzazione di attività
giovanili.
AVVISI ECONOMICI
ARTIGIANO cerca in affitto in Val
Pellice casa con terreno per svolgervi lavori agricoli. Tel. 0121/944266.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino, tei. (011) 62 70 463.
46 ANNI, evangelico, agricoltore proprietario casa-terreni cerca signorina
0 vedova 33 40 anni preferibilmente
settentrionale evangelica, eventualmente scopo matrimonio, gradita fotografia. Scrivere : « Tetto evangelico », presso Presbiterio Valdese 10060 Angrogna (To).
TORRE PELLICE — Il circolo ARCI
■1 De Coubertin » organizza un incontro
e una tavola rotonda aperti al pubblico
dal titolo « Punto a capo » (estraneità
e dissociazione).
La tavola rotonda, che costituirà
l'iniziativa portante, si svolgerà nei locali del Tempio Valdese di Torre Pellico (via Beckwith 4) il giorno 5 aprile
alle ore 21 e avrà per tema « La legge sulla dissociazione dalla lotta armata » (problema giuridico e occasione politica).
L'elenco provvisorio dei partecipanti
prevede la presenza di:
Attilio Bastianini, Parlamentare, presentatore di una proposta di legge sulla
dissociazione;
Giancarlo Caselli, Membro del Consiglio Superiore della Magistratura:
Luigi Covatta, Parlamentare, presentatore di una proposta di legge sulla dissociazione.
Introdurrà il dibattito Giorgio Tourn,
teologo e pastore valdese.
In precedenza (stesso giorno ore
17.30) in una sala del ristorante Flipot (via Gramsci 17) si terrà un incontro che tratterà del processo • 7 aprile » a sette anni di distanza. Il dibattito sarà introdotto da Luciano Ferrari Bravo.
RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo: da Lui viene la mia sal
( Salmo 62 : 1)
I familiari della cara
Marcella Ceseone ved. Travers
nelTimpossibilità di farlo singolarmente. ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro
dolore.
Un particolare ringraziamento alla
direzione ed al personale tutto dell’Asilo Valdese di San Giovanni che hanno
assistito la loro cara con affetto.
Villar Pellice. 2 aprile 1986
12
12 uomo e società
4 aprile 1986
LA CRISI DEI PAESI DELL’OPEC
AMNESTY INTERNATIONAL
I lavoratori migranti
vittime del petrolio
Più di un milione di immigrati nei paesi petroliferi dovranno andarsene entro il 1986: una previsione catastrofica di cui si parla poco
I prigionieri
del mese
I tredici paesi produttori di
petrolio facenti parte deU’OPEC
hanno tenuto recentemente una
ennesima riunione a Ginevra
per cercare di porre in qualche
modo rimedio alla pesante situazione creatasi ormai da qualche tempo a causa della eccessiva produzione del greggio e del
conseguente calo dei prezzi. La
quotazione dell’« oro nero » infatti, dallo scorso dicembre ad
oggi si è più che dimezzata. Il
mercato di questa materia prima inoltre si è « rivoluzionato » : dal 1977 a tutto il 1985 la
percentuale di petrolio venduto
dai paesi OPEC è passata dal
50 al 30% del totale; quella dei
paesi comunisti dal 22 al 27%;
quella del resto del mondo dal
28 al 43% (fonte: Sole-24 Ore).
II grosso problema dell’Opec
era (e rimane) quello di «rianimare» i prezzi del greggio, di
fronte alla concorrenza degli altri paesi; ma la riunione ginevrina si è chiusa con un nulla
di fatto. Il comunicato ufficiale
parla di un « rinvio » ad un nuovo incontro previsto per metà
aprile. Già in precedenza una
riunione a Vienna (nel febbraio
scorso) era stata incapace di
salvare la coesione dei paesi
membri, che ormai avanzano in
« ordine sparso », ognuno per
proprio conto.
In effetti, la questione è molto complicata e per di più ag
r~~---------------------------—
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di PInerolo n. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto - Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione; i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo BenecchI, Mario F. BeruttI,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitri, Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/ i
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi;
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore; AIP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1986; Annuo L. 27.000;
Semestrale 14.000; Estero 55.000 (posta aerea 79.000); Sostenit. 50.000.
Decorrenza 1' genn. e r luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L’Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
TARIFFE INSERZIONI
Pubblicità; L. 15.000 per modulo
(mm. 49x53).
Economici; L. 300 ogni parola.
Partecipazioni personali; L. 400
per parola.
Mortuari; L. 350 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna.
Ricerche lavoro; gratuite (massimo 25 parole).
I prezzi si intendono oltre IVA;
18 per cento.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
gravata dalla situazione interna all’Opec; basti pensare alla
guerra Iran-Iraq. Su tutto questo si irmestano gli egoismi nazionali, per cui certi paesi vorrebbero che fossero « gli altri »
a cominciare a ridurre la produzione nella speranza di una
ripresa dei prezzi. )S4a tuttavia
questo non è che un aspetto
contingente del problema e forse il più appariscente, anche per
i benefìci che può apportare ai
paesi importatori, come ad es.
l’Italia.
Palla parta deir OPEC
Il mensile Le Monde Diplomatique (M.D.) di marzo cerca
di fare il punto della situazione
esaminandola dalla parte dei
produttori-esportatori Opec: governi che diventano ormai cattivi pagatori, grandiosi progetti
abbandonati da un giorno all’altro, banche e aziende sull’orlo
del fallimento, senza contare i
sostanziali tagli agli aiuti ai paesi poveri. Un esempio molto
significativo: nel 1985 il debito
della bilancia commerciale dell’Arabia Saudita ha raggiunto i
25 miliardi dì dollari. lEssa si è
così classificata al secondo posto a livello mondiale, dopo gli
Stati Uniti.
Già si accennava prima al conflitto Iran/Iraq, ambedue facenti parte dell’Opec. Si tratta di
due paesi — come sottolinea
M.D. — che hanno sposato due
opposte ideologie: da un lato, la
rivoluzione islamica, dall’altro
il socialismo laico e repubblicano; entrambi ostili al tribalismo
principesco delle dinastie del
Golfo Persico. Ma questa guerra è diventata anche un pesante fardello finanziario per le monarchie del Golfo, « costrette »
comunque a finanziare con miliardi di dollari lo sforzo bellico dell’Iraq che si è autoproclamato « difensore dell’arabità ».
Riflusso
Nel corso degli ultimi dieci
anni, oltre 10 milioni di lavoratori, fra egiziani, pakistani, yemeniti, giordani, tailandesi, coreani e filippini hanno imboccato il cammino verso l’Arabia
Saudita, l’Iraq, la Libia, il Kuwait, il Qatar, gli Emirati arabi imiti, ecc. Questo movimento migratorio ha toccato tutti i
livelli ; dall’operaio all’ingegnere; dal manovale al medico; dal
piccolo imprenditore all’insegnante. Dal 1985 la Libia ha rimandato ai rispettivi paesi 50
mila lavoratori, mentre il nuovo
piano economico saudita prevedeva nello scorso gennaio il licenziamento di 500/600 mila lavoratori stranieri. Nel mese di
luglio un giornale indicava che
gli immigrati lasciavano l’Arabia Saudita al ritmo di 50 mila
al mese. Secondo uno studio
della CIA (i servizi segreti nordamericani), reso pubblico dal
New York TTimes, da un milione a un milione e mezzo di immigrati nei paesi petroliferi dovranno andarsene entro il 1986.
Sempre secondo la stessa fonte, la situazione si rivela così
preoccupante che i diplomatici
statunitensi di stanza nella regione hanno ricevuto istruzioni
al fine di raccogliere il massimo numero di dati in merito,
fornendo nel contempo il loro
punto di vista su eventuali ten
sioni e sull’uso che ne potrebbe
fare l’integralismo musulmano
che ormai da qualche anno canalizza il malcontento di vasti
strati sociali.
Anche se i dati sono parziali
e contraddittori, è comunque
certo che al periodo delle «vacche grasse » del decennio 1974-84
è subentrato un periodo di notevoli restrizioni, nel quale va
sempre più approfondendosi il
fossato fra una piccola minoranza nazionale che vive di rendita e la grande massa di lavoratori stranieri sottoposti a condizioni di lavoro estremamente
penose, precarie e mal remunerate, o espulsi.
In questo frangente, pare essere l’Egitto il paese più colpito fra gli esportatori di mano
d’opera. Infatti, si calcola —
seppure con un po’ di approssimazione — che l’emigrazione
egiziana nel Golfo ammonti a
una cifra compresa fra il milione e mezzo e i due milioni di
persone. In questo paese, che
conta 50 milioni di abitanti (e
che cresce di un milione ogni
otto mesi, come ricorda M.D.) il
50% della popolazione è costituito da giovani sotto i 21 anni
di età. Già solo per questi occorre cercare dai 350 ai 400 mila posti di lavoro all’anno ; si
pensi ora alla marea degli emigrati di ritorno!
Questo solo esempio, anche se
forse il più macroscopico, può
far comprendere come la questione dei lavoratori migranti
appare come una delle prospettive non sufficientemente affrontate, e fra le più cruciali per il
futuro dei paesi arabi nel corso
dei prossimi anni.
Roberto Peyrot
Il Notiziario di A. I. del mese
di febbraio presenta i casi dei
seguenti tre prigionieri per motivi di opinione affinché i lettori
mandino appelli in loro favore:
MIKHAIL KUKOBAKA - URSS
Camionista, di 40 anni; si trova ora in un campo dì lavori
forzati per prigionieri politici
nella regione di Perm. Era già
stato arrestato nel 1970 ed internato per 6 anni in un ospedale
psichiatrico perché accusato di
« calunnie antisovietiche » per
aver criticato l’intervento sovietico in Cecoslovacchia.
Nel 1977 venne arrestato altre
due volte per brevi periodi sempre con la stessa accusa. Nel
’78, ancora imputato del medesimo reato, fu condannato a tre
anni di carcere e mandato in un
campo di lavoro per criminali a
Novopolotsk. Alla fine della pena, siccome non aveva ritrattato le «calunnie antisovietiche»,
gli furono inflitti altri 3 anni.
Nell’ottobre ’84 sarebbe dovuto
uscire di prigione, ma per « agitazione e propaganda antisovietica » ebbe una nuova condanna,
i cui termini non sono ancora
conosciuti. Il massimo della pena per «propaganda antisovietica » è di 12 anni e l’esilio.
Si prega di inviare cortesi appelli per il suo rilascio a:
Serjei Yemelyanov
SSSR/RSFSR
103031 Moskva
Kuznetsky Most 13
Prokuratura RSFSR
BONIFACE KOUNDOU BENIN
Studente di agronomia, di 25
anni; fu arrestato il 13 giugno
all’Università, dove si stavano
svolgendo manifestazioni studentesche per ottenere maggiore libertà e autonomia politica all’interno delle organizzazioni di
studenti ed un migliore sistema
scolastico. Le dimostrazioni furono violentemente represse dalle forze di polizia, chiuse le
scuole e molti studenti arrestati. Però la storia degli arresti di
Boniface Koundou risale al 79,
quando fu imprigionato con l’accusa di una presunta partecipazione alle dimostrazioni studentesche di queU’anno.
Fu tenuto in carcere per cinque anni senza accusa né processo, poi rilasciato grazie ad
un’amnistia il 1° agosto ’84. In
questo periodo di detenzione
Amnesty lo aveva adottato come prigioniero di opinione. Ora
si trova nella prigione di Cotonou, dove le condizioni di vita
sono pessime, ed anche questa
volta senza accusa né processo.
Si invitano 1 lettori a scrivere con cortesia, preferibilmente
in francese, chiedendo il suo rilascio, a:
Son Excellence le Général
Mathieu Kerekou
Président de la République
La Présidence
Cotonou - BENIN (Africa)
JOSEPH PARDOVANY HAITI
Meccanico, di 40 anni, sposato
e padre di 5 figli; fu arrestato
presumibilmente T8 settem'ore
1983 a Port-au-Prince forse perché faceva parte del Partito democratico cristiano di Haiti, il
cui leader era stato- più volte imprigionato e torturato. Nell’aprile ’85 furono rilasciati 36 prigionieri politici per un’amnistia,
ma Pardovany non era tra loro.
Non si è mai saputo con certezza dove egli si trovasse in detenzione. Le autorità hanno sempre negato che egli fosse rinchiuso nelle carceri di Hai i.
Caduto il governo di Duvalier, la
Giunta civil-militare, salita al
potere, ha rilasciato 26 prigionieri, ma egli non si trovava tra
loro, nemmeno questa volta.
Si prega di scrivere cortesemente chiedendo un’indagine
sulla sua sparizione e quindi, se
detenuto, il suo rilascio a;
Son Excellence Monsieur
Gérard Gorgue
Ministre de la Justice
Cité de l’Exposition
Port-au-Prince - HAITI
(America).
a cura del Gruppo ’’Val Pellict',
via Beckwith 8 - Torre Pelliee
Doni Eco-Luce
IMPORTI VARI
Brasile; Fam. Boero L. 5.000 — Germania; Chioditti Maria 5.000 — Svizzera; Tierque Emilia 15.000, Uhlmann Ruth
45.000, Coucourde Nino 5.000 — Frali;
Baud -Filippo 1.000, Rostan Céline 2.000,
Richard Silvio 6.000 — Tokio: Vicari
Amelie 21.000 — Torino: Riehie Riccardo 8.000, Napolitano Nella 1.000, Vigliano Elena 1.000, Bounous Laura 5
mila —• Padova: Passini Danilo 8.000
— Biella: Chiesa Valdese 200.000 —
Vasto: Caruso Umberto 1.000 — S. Secondo: Genre P. Augusto 1.000 — Luserna S. G.: Rivoira Edilio 1.000, dalla Margherita 8,000, Maian Rosetta
1.000 — Pomaretto: Paschetto Lina
1.000 — Pinerolo; La Montagna Amalia 1.000, Comba sorelle 1.000, Bertalot
Lina 5,000 — Angrogna: Coi'sson Maria 1.000 •— Torre Pellice: Coisson Vera
1.000, Gay Ester 1.000 — Genova: Barone Gabriella 10.000, Peyrot Elena e
Maria 13.000 — Almese: Giordan M.
Luisa 5.000 — Villar Pellice: Gay Enrico 1.000 — Susa: Bianco Colino Teresio 1.000 — Massello: Tron Giulietta 1.000 — S. Germano Chis.: Bertalot
Emma 8,000.
Pomaretto: Grill Paola L. 1.000 —
Villar Perosa: Pascal Delfina 1.000 —
Parma: Bassi Ines 5.000 — Trieste:
Cassano Tito 2.000 — Savona: Fam.
Gaggero 13.000 — Pomajetto: Tron
Medina 1.000 — Ferrerò: Poét Enrico
13.000, Massel Enrico 1.000 — Pinerolo: Bisio Piero 13,000 — Poirino: Brusco Daniela 1.000 — Svizzera: Maggio
Antonio, Clara Schopf, Schupbach, Savia Saivatore, Vetzer Walter 8.000;
BartschI Teresina 24.000, Ouercloli Elisabeth 16.000 — Angrogna: Maian Mar
cella 5.000, Odin Fanny 1.000, Maian
Ernesto 1.000 — Luserna S. G.: Pons
Flora 2.000, FenoùiI Paulette 18.000,
Balmas Giulia 1.000 — Porte: Fornerone Guido 13,000 — Scicli: Perini
Anna Trovato 10.000 in mem, di Perini
Stella.
SOSTENITORI
Pinerolo: Fornerone Valdo, Coucourde
Ernesto, Grill Elio Luciano — Riclaretto: Rostagno Emma — Torino: Bertinatti Lea, Ribet Aldo, Monge Serafino Maria, Davite Lilia, Vinay Lea, Operti Franco, Gay Cornelio, Piccotti
Franco — Parma: Palazzina Armando
Zaino Enzo — Vercelli: Trogliotti Eula
lia — Pieve Ligure; Gay Lily — Luser
na S. G,: Benech Sergio, Bonnet Fran
co, Balmas Odette, Bellora Alberto
Pisani Emilia — Milano: Ferrara Gio
vanni — Napoli: Fiorio M. Tullio, Scor
sonelli Mirella, NittI Anna — Ferrara
Mario Miegge — Porte: Griot Giancarlo
•— Vittoria: Mingardi Arturo — Torre
Pellice: Ribet Anna — inverso Rinasca: Prelato Giovanni — Roma: Girardet Evelina, Ponzo Paola.
DONI DI L. 3.003
Torre Pellice: Paschetto Edgardo,
Fam. Bellion dalla, dourdan Elena, Puy
Romano, Goss Ester, Giordan Enrico,
Cavazzani Erica — Riclaretto: Clot Alberto, Massel Clot Enrichetta, Rostan
Luigi, Bounous Maria, Peyronel Cesare, Rostan dolanda, Bertocchio Luigi,
Bounous Emilio — Villasecca: Leger
Mirella — Cbivasso: Sassi Ivana —
Villar Perosa: Castagna Paola, Coucourde Luigi, Bertalmio Emilio, Ballesio
Gabriella — Inverso Pin.: Beux Elsa
Rochon, Lantelme Rerrata, Pascal Ortensia, Barai Albino, Travers Ettore,
Costantino Emma — Prarostino: Robert
Clorinda, Gay Sergio, Codino Adelmo,
Cardio! Valerio, Fornerone Attilio, Codino Alessandro, Cardon Mirella, Avondetto Bruno, Avondetto Elmo, Pons
Enrico, Rivoiro Evelina, Avondetto Giovanni, Bertalot Daniele — Torino: Calabrese Gianni, Romussi ines, Berutti
Aiice, Berinzoni Travers Seiina, Marietti Enrico, Garavelli Cinzia, Bounous
irene — Rinasca: Galliano Bruno —
Ivrea: Contini Romano, Perini Daniele,
Metallini Eliada, Venturini G. Piero —
Moncalieri: Bisi Valdo — Angrogna:
Bertalot G. Alberto, Bertin Silvio, Rivoira V., Buffa Emilio, Giordan Giovanna, Abbate Pasquale, Buffa Enrichetta, Maian Rivoira Susanna — Milano: Polo Giancarlo — Villar Pellice:
Cairus Emanuele, Dalmas Ida — Luserna S. G.: Robba Evelina, Gaydou
Ada, Albarin Aurora, Bonnet Albina,
Cassina Orazio, Pons Livia, Vinone M.
Rosa, Sappè Rosemarie, Coi'sson M.
Antonietta, Caffarel Arturo, Bonnet Buffa Susanna — Pomaretto: Pastre Ermanno, Meytre Maria, Long Aldo, Convitto Valdese, Di Gennaro Anna, Zanella
Laura, Meytre Lorena, Ribet Sergio —
S. Secondo: Paschetto Elena, GardioI
Fiorenzo, Codino Attilio, Dardanelli Anita — Ferrerò: Menusan Franco, Dupont Barai Sylvaine — Frali: Pascal
Edina, Menusan Luciano, Richard Aldo, Concistoro Valdese — Pinerolo;
Bleynat Maresa, Duò Ugolino, Long
Elena, Valerti Mitzi. Jannin Paolo. Ribet Paolo — Monte S, Quirico: Simi
Claudio — Bordighera: Maian Irene —
Collegno: Maccarino Gioele — Albisola:
Ribet Filiberto — Abbadia Alpina: Pons
Teofilo — Cosenza: Sivini Ada — Massello: Pons Giorgio — Cantalupa: Rostan Roberto — S. Pietro in Bagno:
Ceseri Samori Vincenza.