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»ELLE VALLI VALDESI
^ CÌvWv^
• YiLEHiiàri. db^TO
VIA
potisa^
A
’Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII — Num. 14 I ABBONAMENTI f Eco: L. 1.300 per Fintemo « Eco » e « Presenza Evangelica » Spedii. aU>. poetale - I Groppo 1 TORRE PELUCE — 6 Aprile 1962
Una copia Lire 30 1 1 L. 1.800 per Testerò interno L. 2.000 - trotero L. 2.800 Cambio d’indttiizo Lire 50 1 Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
Nell’Algeria tormentata
Dopo il '‘cessale H fuoco”
Anche le Chiese sentono che con il
« cessate il fuoco » le responsabilità
in Algeria si sono fatte ancor più urgenti, più grandi. Mentre la Fédération protestante de France sta studiando, mediante una sua commissione, il modo più concreto e più rapido
di aiutare i «repliés» — quelli cioè
che rientreranno nel territorio metropolitano, e che saranno certamente
assai numerosi; già parecchi sono
giunti, del resto — e di offrir loro
un’accoglienza fraterna, si impone in
Algeria il ministero perseverante della riconciliazione, e dell’aiuto a nùlioni di Algerini.
Il Consiglio ecumenico, tramite il
suo Dipartimento di soccorso alle
Chiese e di servizio dei rifugiati, ha
lanciato un appello alle 197 chiesemembri perchè sostengano con le loro
offerte un grandioso piano di assistenza in Algeria, abbozzato da una commissione riunita a Ginerva, in cui sono rappresentate undici Chiese ed organizzazioni internazionali (americane, britanniche, tedesche, francesi; luterane, presbiteriane, quacchere, mennonite, dei Fratelli e delle Associazioni cristiane giovanili e femminili).
Al di là delle orge di sangue di queste ultimissime settimane, la distretta algerina è tragica. Secondo il settimanale New Statesman (16-3-1962)
dal 1958 ad oggi 200.0(K) bambini sono morti nei campi d’internamento in
Algeria. Si calcola che sono 3.255.000
gli Algerini che, dopo l’armistizio, hanno bi.sogno di aiuto medico e materiale, di form-azicine tecnica e d’istruzione: per attuare il suo programma, il
C.E.(j. prevede per il primo anno la
spesa di circa 1 milione e mezzo di
dollari (quasi 1 miliardo di lire!); e
questtì dijvranno -essere offerte dalle
Chiese.
E’ previste il reclutamento di almeno cento volontari, accuratamente
scelti, che dopo xm periodo di forma
ziona tecnica saranno incaricati di lavorare in équipes in città e villaggi
algerini, per attuare il programma di
assistenza e stabilire contatti personali. Si sottolinea ohe taie piano non
ha come scopo principale di fornire
agli Algerini degii aiuti materiali, ma
soprattutto di sostenerli nel loro lavoro di ricostruzione e d’assistenza.
Circa 2.400.000 sono valutati gli Algerini oggi in campì di raccolta, 600
mila rifugiati nelle città, 200.000 rifugiati in Marocco e in Tunisia e 55.000
internati civili e prigionieri politici in
Franca e in Algeria: tutti avranno
bisogno che li si aiuti a ripirendere
una vita normale. Si prevede pure
che un certo numero di lavoratori e
studenti algerini attualmente in Europa occidentale, avranno bisogno d
un aiuto particolare.
Il programma d’assistenza prevede
quattro branche d’azioiie;
1) servizi sanitari, mediante unità
mobUl, cliniche, ambulatori, servizi
specializzati per la tubercolosi, il tracoma, eoe.
2) servizi sociali e educativi, e soprattutto lotta contro Tanalfabetismo,
formazione comunitaria, artigianale,
centri rurali, eoe., con uno sforzo particolare per la risistemazione di gruppi «spostati».
3 ) soccorsi materiali ; cibo, abiti,
medicamenti, attrezzi e equipaggia
menti vari, semenze, bestiame, ecc.
4) personale necessario alla messa
in opera dei servizi suddetti (almeno
cento vodorutari).
Parallelamente dovrà essere proseguito il programma di aiuti già in corso ir. Tunisia e in Marocco, dove probabilmente parecchi rifugiati algerini vorranno rimanere.
« Possiamo considerarci privilegiati
— ha detto il dr. Cooke — perchè organizzazioni cristiane hanno già da
diversi anni lavorato in Algeria, Tunisia e Marocco : in queste condizioni il nostro nuovo programma
potrà svilupparsi su basi provate. E’
chiaro che il nostro scopo è il servizio o non il proselitismo; vogliamo
dimostrare, servendo, che la comunità
cristiana universale è al servizio della
comunità algerina nell’ora del bisogno. In tutte le nostre attività dovremo dunque cercare anzitutto il contatto e la collaborazione con gli Algerini. Le Chiese e la comunità cristiana in Algeria devono prender parte a questo sforzo comune e il nostro
programma ha pure lo scopo di permetter loro di mettersi al servizio del
popolo algerino, nel momento decisivo ».
Infine, ecco il testo del telegramma
che O. F. Nolde, direttore della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali, ha inviato al past. Ch.
Westphal, presidente della Fédération
Protestante de .Prance, in occasione
del « cessate il fuoco » ; « Ci uniamo a
voi nella preghiera di riconoscenza
per l’accordo di cessazione del fuoco
in Algeria e di intercessione in favore di una pace e di una giustizia effettive ». Un bollettino del « Bureau
d’information protestant » ha cosi
commentato : « Con riconoscenza il
protestantesimo francese riceve il segno della solidarietà spirituale e fraterna del Consiglio ecumenico delle
Chiese (...) In ftmzione degli immensi sforzi che occorre ancora fare p>er
stabilire una vera pace in Algeria, nel
rispetto di tutti, il protestantesimo
francese, profondamente imito alle
Chiese d’Algeria, è felice di sapere che
può contare sull’intercessione fedele
e p>erseverante delle Chiese che fanno
parte del Consiglio ecumenico ».
Le visite in Vaticano
Il Moderatore della Tavola Valdese, Pastore Ermanno Koslan, è stalo invitato dall’agenzia stampa ’’Mondo Religioso” ad
esprimere il proprio punto di vista in merito alle visite di personalità del mondo
protestante al Pontefice romano. A titolo
informativo pubblichiamo le dichiarazioni
del Moderatore della nostra Chiesa.
Le visite cosiddette di « cortesia »
da parte di rappresentanti ufficiali
del Protestantesimo mondiale al Papa
vanno considerate nel quadro di quei
rapporti ecumenici fra le chiese che
si sono intensificati in questi ultimi
anni. Si cerca di superare in tal modo, nei rapporti personali, le barriere
deH’isolamento e della diffidenza, senza tuttavia mettere in discussione il
fondamento dottrinal|e, specialmente
negli incontri con l’alia gerarchia cattolica romana.
Sul piano dei rapporti umani ed ecclesiastici penso che ogni atto di
« cortesia » debba avere un valore po
mllMIIIIIKONIIIIItllll
A proposito
di un referendum
Con dispiacere dobbiamo annunziare
che il referendum svoltosi il 31 marzo ad
il 1» aprile nella Confederazione elvetica
sul problema dell’armamento atomico federale ha segnato una maggioranza a favore.
Al prossimo numero il commento a questo
che ci pare un errore civile e cristiano.
sitivo. Tuttavia non posso non fare
alcune riserve, cioè queste:
1) Le visite per essere veramente di
« cortesia » dovrebbero avere carattere di reciprocità.
2) Vale la pena di chiedersi fino a
che punto le visite di «cortesia» in
Vaticano giovino effettivamente alla
causa del vero ecumenismo inteso non
in senso « centralizzatore » ma come
un movimento « cristocentrico », ove
non siano precedute o accompagnate
da un dialogo teologico tra esponenti
qualificati e in un’atmosfera di libertà cristiana.
3) visite di «cortesia» sono l’espressione di un orientamento verso
nuovi rapporti interconfessionali. Non
possiamo che rallegrarci di ogni progresso compiuto dalle Chiese sulla via
della carità. Ma, nella situazione particolare in cui le visite avvengono, si
crea facilmente Timpressione che esse costituiscano da per se stesse il
riconoscimento della concezione unitaria della Chiesa secondo gli schemi
del Cattolicesimo romano. Il dialogo
ecumenico vero e proprio si giova di
un’atmosfera di cortesia e di rispetto
reciproco; tuttavia esso ha assolutamente bisogno, spe«ialmente nei rap
porti col Cattolicesimo romano, di un
serio ripensamento della verità, s’intende della verità contenuta nella ri\elazione di Cristo e nella testimo
nianza degli apostolL
Mi pare che tutto ciò debba esser
sottolineato per ragioni di chiarezza
e di fedeltà.
Duello che due Cirdiuali pensano
del Ooncilio Waticano 11
Rivolgendosi al Cotnitato diocesano di
azione cattolica operaia, il card. Liénart,
vescovo di Lilla, si è. dichiarato convinto
che ”lo scopo lontano del Concilio, ma
sempre presente al nostro spirito (...) è
Tunita dei cristiani”. Certo, non si può nè
si deve ’’sperare che con un colpo di bacchetta magica il Contato" (ottenga) la riconciliazione di lutti 1 cristiani”. Si deve
d’altra ¡»irte, contare Sul fatto che ’’segni
almeno una lappa nel riavvicinamettto, nello comprensione, nel' rispetto reciproco,
nell’amicizia fraterna. Il che è già ben avviato”.
Per parli sua Varcivescovo di Milano,
card. Montini, ha dichiarato in una ’’pastorale” che il Concilio ecumenico del Valicano deve permettere alla Chiesa di ”adattarsi all’epoca, spogliandosi, se è necessario, di qualche vecchio manto regale ri
mosto sulle sue spalle sovrane, per rivestire un abito più semplice, quale richiede il
gusto moderno”. Essenziale il compito del
laicato, quale mediatore fra la chiesa e il
mondo temporale. Quanto all’unità cristiana. il card. Montini ha detto di ’’auspicare che il Concilio faccia scomparire gli
ostacoli che ingombrano la sola via per il
beato incontro: quella della fede, cioè della verità e della realtà dell’unica religione
di Cristo. Possa il Concilio sciogliere i legami che risultano dm tristi ricordi del
passato”.
Se davvero si trutta essenzialmente di
questioni di abito e di gusto.,.
doppio
taglio
Vorremmo che davvero il paesaggio alla
5' o alla 7* pagina dei quotidiani delle notizie algerine, che hanno per tanti giorni
tenuto do'loroeamente la prima, significasse
die, sia pur lentamente, la situazione si va
placando. Non ne siamo però così sienri:
1'« attualità » brucia rapìdhanegte. i «noi temi, e poi li getta via, ma i piohlenù restano aperti. E’ certo, comunque, che la
lotta per debellare TOAS è tntt’ahro che
finita, anche se è fallita la prova di forza,
se alcuni capi sono stati catturati, se il maresciallo di Francia Juin è agli arresti per
aver appoggiato pubblicamente Salan, augurandogli: «Cile Dio vi assista» (!), e
se sono state pronunciate le prime sentenze
capitali contro terroristi.
11 gen. De Canile sembra aver vinto anche questa mano della partita che si sta
giocando in Francia: l’esercito ha risposto
disciplinato ai suoi ordini. Resta comunque
una forte inquietudine nel constatare come
in sempre nuovi paesi — ultimamente in
Siria e in Argentina — il potere viene assunto dai militari. Segno assai preoccupante di profondo disordine in un paese, quando le forze militari prendono il potere:
pur -disponendo della potenza delle armi,
si tratta di forze senza visione politica chiara, quindi facilmente manovrabili da altre
forze che rimangono nell’ombra. In .Argentina continua la lotta serrata, da cui già
era scaturito il peronismo; il governo Frondìzi (Sembra aver perseguito invano, negli
ultimi anni, una politica di democratizzazione sia verso il fascismo peronista, sia
verso le grandi forze finanziarie — indubbiamente legate agli interessi nordamerieani — e il « segno » della ermi era stato dato dall’imposizione a Frondizi del voto contre la Cuba, dt Castro, alb reemtle csirferenza deU’OSA a Punta del Este. Tuttavia,
malgrado il pronuncUaniento militare a
Buenos Aires, i governatori di 15 delle 23
provincie argentine si sono dichiarati in
favore di Frondizi e contro l’illegalità della sua deposizione per opera dei militari.
Comunque, l’AmM-ica latina è tutta in ebollizione. .Anche il felice Brasile è tutt’altro elle tranquillo; e in qnesti giorni è
stata domala una rivolta militare scoppiata nell’interno dell’Ecuador. Castro continua .ad essere una bandiera, odiosa per gli
uni, ricca di speranza per gli altri.
Mentre prosegue, lento e sconcertante, il
processo di Messina, l’Assemblea regionale siciliana dichiara urgente un’inchiesta
stilla mafia, che pur non avendo certo disertato le campagne e i grandi centri agricoli, specie nel centro e nelle provincie
orientali, va sempre più concentrando nelle
città la propria attività criminosa. A chi
vuol « respirare » qualcosa dell’atmosferii
avvelenata dal morbo mafioso, non si può
uhhusiam.a consigliare la lettura de « II
giorno della civetta », un vivissimo breve
romanzo (o racconto lungo) di Leonardo
Sciascia, agrigentino.
nmanofìlIMMÌIÌIÌ
L'ciltare della bestia
Durante Tiiltimo Ttejntro di boxe
disputato dal pugile Duilio Loi c’è
stato un momento in cui questi è caduto a terra per un colpo ricevuto
dalTavversario. Uno spettatore televisivo vedendo la scena ha temuto che
Loi perdesse l’incontro e la sua carriera ne fosse compromessa, e per
l’emozione è morto d’infarto. Temipo
fa a Milano nell’apprendere che la
« sua » squadra calcistica aveva perduto una importante partita un tifoso
è morto. Altro infarto. Cuori ovviamente già malati, comunque l’emozione ha dato il colpo decisivo.
Quando queste righe vedranno la
luce forse il pugile cubano Benny Farei sarà morto all’ospedale Roosevelt
di Nuova York, dove adesso si trova
col cranio mezzo fracassato dai pugni dell’avversario che ha infierito bestialmente su di lui per 30 secondi,
martellandolo al viso e tenendolo in
piedi con la spinta dei pugni. Farei,
dal canto suo avrebbe fatto lo stesso.
Un lungo odio covava da tempo tra i
due pugili e finalmente la somma dèi
rancori giunti al parossismo ha trovato libero sfogo sul ring offrendo a migliaia di spettatori il macello legalizzato, anticristiano e quindi anticivile. Fer questo macello sono stati spesi milioni e milioni di dollari, e altrettanti sono entrati nelle tasche degli
organizzatori e dei due combattenti.
Furiare dei retroscena di questo sport
che specialmente in America raggiunge aspetti di incredibile cinismo e disprezzo per la vita umana, sarebbe
troppo lungo e già qualcuno si stupirà che abbiamo scelto questo argomento per l’articolo da offrire ai nostri lettori.
Uno fa il fabbro, o l’insegnante, o
l'avvocato, a seconda delle sue inclinazioni. Sgobba tutta la vita o quasi.
« fa », per la società, per il prossimo,
qualche cosa che, più o meno bene,
rientra nel giro dell’utilità comune,
nel piano della nostra vita attiva ed
evoluta. Un altro invece nasce con
dei muscoii grossi e una certa dose
di coraggio fisico unito ad una particolare tendenza; allora decide di dedicare la sua vita a picchiare pugni,
così, grossi pugni in faccia, sul petto,
sul fegato, sul cranio di un altro individuo che ha pweso una identica decisione. Fuò divenire celebre perchè
« picchia » bene e allora guadagna
fior di milioili, può rimanore'im mediocre, può infine, e la percentuale è
assai alta, finire al ruolo di « materasso », di sacco da pugni che verrà
esposto di volta in volta, dai suoi manovratori, sul quadrato, per ricevere
tutti i pugni che un avversario giovane o comunque ben quotato gli scaricherà sulle ossa già pestate.
« Che cosa ne hai fatto del talento
che ti ho affidato? ». « Ho rotto sopraccigli, labbra, setti nasali, mascelle,
frantumato il fegato, spezzato costole,
tolto la vista, rim'becillito e annientato un uomo come me, a mia volta ho
ricevuto altrettante attenzioni da lui.
in maggiore o minor misura. Nessuno
è perfetto a questo mondo, ci sono
i ladri, i rapinatori, gli assassini ecc.
A me però non hanno teso la rete nè
spiccato mandato di cattura, sono stato incoronato «idolo delle folle» «uomo del secolo» celebrato e onorato,
ricoperto d’oro sull’altare della bestia». Ferchè non c’è altro in questo
atavico istinto di aggressione, in questo bisogno di vedere a terra il nostro
simile possibilmente ridotto a una
maschera di sangue. Lo sappiamo:
c’è di mezzo anche l’intelligenza delle regole, la scaltrezza, il senso della
misura, il sangue freddo; doti positive in (funzione di un fattore negativo :
pestare le ossa altrui.
Il 30 gennaio 1961 un giovane sano e forte salito per la prima volta
sul ring a Bologna, dopo due minuti
di boxe cadde svenuto per non rialzarsi più. La madre, pazza di dolore
urlava « Ferchè ». Non si ferma qui,
naturalmente, la serie dei morti. Alle spalle di questi gladiatori moderni
una indegna disumana masisa di macellai muove i più sporchi selvaggi
interessi nel mare dei milioni.
Molti pugili, prima di salire sul
ring si fanno con devozione il segno
della croce affinchè Dio li aiuti a picchiare più forte deU’avversario, ma
non sono i soli, non c’è limite di religione per chi trova giusto «convocare» tra le corde del quadrato, insieme all’arbitro e al manager, anche
l’Iddio d’Aìtìore e di Carità profanandone l’Essenza con una grottesca contraffazione della religiosità.
Dove valori esclusivamente materiali, che si appellano agli istinti primitivi, trascinano aH’entusiasmo la
folla, ivi non può esistere la preghiera.
IL divismo che trascende aff’osaltazione fanatica approvando tacitamente
quanto di disonesto e di venale c’è
alle spalle dei mortali innalzati sull’altare «pagano è negatore dello spirito. L’abilità e il coraggio sprecati
nell’esibizionismo, pagati a peso d’oro, sono un insulto alle leggi stesse
della morale. Altro è il valore dell’individuo che vive e opera alla ricerca
di un bene comune, nello studio e nell’azione atti a costruire qualche cosa
riferentesi al Suo comandamento, altro è il valore di chi usa i Suoi doni
per esercitare sulla massa un influsso
esclusivamente materiale. Ferchè, non
illudiamoci, lo spirito, non c’entra per
niente.
Quando all’autodromo di ' Monza,
subito dopo la strage dello scorso anno, la polizìa interrogò gli spettatori
più vicini al luogo del disastro, un
giovane rispose con fare distratto e
frettoloso, guardando davanti a sè.
Vicino a lui erano ancora i corpi sfracelllati, e a pochi metri, sulla pista,
il lago di sangue. Credettero che il
giovane fosse rimasto stordito dal terrificante episodio, invece no, al pari
di molti altri teneva fisso lo sguardo,
ansioso di non perdere un istante,
verso le macchine che seguitavano a
rombare sulla pista tingendo ad ogni
giro le ruote nel sangue sparso. Anche lui si prosternava in atto di adorazione davanti all’altare della bestia.
Marco
Un ossomtore luterano
per il Goncilio Vaticano II
BERLINO. — Il Consiglio della
Chiesa Evangelica in Germania
(EKD) ha incaricato il teologo Edmund Schlink, dell’Università di Heidelberg, di studiare la preparazione
del secondo concilio ecumenico vaticano. Il card. Bea, presidente del segretariato del Vaticano pe(r l^lni|tà
cristiana, ha accolto con piacere questa notizia e dato assicurazione che
il prof. Schlink troverà in lui tutto
l’appoggio necessario. Il prof. Schlink,
a partire da questo mese, farà dei regolari soggiorni a Roma, fino all’apertura del concilio, fissata per l’il
ottobre. (soepi)
2
pag. 2
N. 14 — 6 aprile 1962
. Tempo Passione
MME'BÉATr^I
FAMÈLICI
Cinema
Religione
in technicolor e vistavision
Mio padre mi racconta che da
ragazzo, in Puglia, udiva correre questa storiella: nel tempo di
Natale, attorno al presepio permanentemente approntato in un grosso salone del suo palazzo feudale, un «padrone» con la sua famiglia e i braccianti si riunivano per cerimonie in
cui si cantavano, fra l’altro, ariette
come questa : « Oh quanto m’innamora la tua povertà...! » — e un ’cafone’, là in fondo, mormorava fra i
denti un suo amaro ritornello : « Ce
puzza capetà (gli possa capitare) »...
Un’impressione sconcertante di questo genere ci fa questa beatitudine di
Gesù. Sentiamo che appena la pronunciamo, rischia di diventare sulle
nostre labbra la dolciastra letteratura, l’ipocrita pietà del latifondista che
di fronte alla miseria della stalla di
Betlemme si estasia ; « Oh quanto
m’innamora la tua povertà », e gira
alla larga. Anche se il nostro cuore
si riempie periodicamente di sentimenti di commiserazione iper le diecine di morti di fame che ogni giorno
si raccolgono per le vie delle metropoli indiane; o per le centinaia di migliaia di adulti e di bambini che si
affollano famelici in tanti campi di
raccolta algerini, congolesi, arabi; o
per la fame antica di tante popolazioni « sottosviluppate », per la fame
rabbiosa, violenta, di larghe zone del
sottoproletariato agricolo e urbano;
malgrado tutto, noi siamo e rimaniamo quelli che non sanno che cos’è la
fame: alcuni l’hanno appreso in campi di concentramento, ma per la massa di noi anche il ricordo delle strettezze del tempo di guerra si affievolisce. Preferiamo non pensare troppo
a questa « beatitudine » — anche perchè l’altra faccia è il tremendo: «guai
a voi, sazi!».
E' bene che sia così — e anzi assai troppo poco, troppo sporadicamente sentiamo questo disagio,
lo lasciamo installarsi nel nostro cuore, scuoterci dalla nostra buona pace
e dal nostro benessere. Tuttavia, malgrado questo, la verità della beatitudine proclamata dal Signor Gesù non
è infirmata. E il Signor Gesù non esita a pronunciarla anche in faccia alla fame di milioni di uomini, fame di
pane e fame di giustizia che egli non
ha mai preso alla leggera, in quanto
facevano parte integrante di quella
condizione umana che egli era venuto ad assumere pienamente: alle soglie del suo ministero, al termine del
lungo digiuno, Gesù « ebbe fame », e
una delle sue ultime parole fu : « Ho
sete »; pur parlando loro del cibo disceso dal cielo e proclamandosi il
Pane della vita, fu lui a preoccuparsi
dello stomaco vuoto dei suoi ascoltatori, quasi rompendo 1’«incanto» di
quell’ora spirituale; sapendo di rivolgersi a gente che per lo più soltanto
nelle grandi feste di famiglia o del
villaggio mangiava e beveva a sazietà, non esitò a paragonare l’allegrezza, la ricca pienezza di vita del Regno a un festoso e lauto banchetto
di nozze; e nell’attesa, il segno più
tangibile della sua presenza salvatrice e rincuorante in mezzo ai suoi ce
lo dà — fino alla fine — attorno ad
una tavola, in un pezzo di pane e in
un sorso di vino. Così pure, a prezzo
della sua vita, Gesù amministrò la divina giustizia, risanando i malati, risuscitando i morti, chiamando a ravvedimento e iperdonando i peccatori,
giudicando i superbi e rialzando gli
umili. Quel pane, quel vino, quell’acqua, quella giustizia sembravano e
sembrano poca cosa, ma per la fede
sono caparra della pienezza e dell’eternità.
Se dunque c’è uno che ha preso sul
serio la fame del mondo, è Gesù Cristo. E bisogna tapparsi occhi e orecchie per non sentire quale appello
possente viene dal suo Evangelo perchè pane e giustizia siano date agli
uomini, perchè i suoi discepoli e testimoni se ne facciano gli strumenti
appassionatamente impegnati.
Tuttavia Gesù le ha dette, quelle parole, non possiamo eluderle. E sono vero Evangelo, buon
annuncio con cui il Signore vuol sanare le piaghe. Forse solo chi ha fame, può avere fame e sete di giustizia, senza che queste rimangano letteratura o buone intenzioni : può cioè
sentire nella sua carne stessa che questo mondo deve passare, che questa
società umana ha da essere spezzata
per essere rinnovata. Solo chi ha fame può veramente comprendere la
promessa ; « saranno saziati », anche
se l’esaudimento andrà infinitamente
al di là dell’anelito e dell’attesa, sa il
Pane della vita è qualcosa di tanto
più corroborante che il buono c sodo
pane quotidiano, se la giustizia di Dio
è qualcosa di tanto più grandioso de!la « giustizia » che —> « nella libertà »
— dagli uomini si programma e si
sogna.
Può darsi che, per quasi tutti noi,
il « buon annuncio » di questa beatitudine sia il suo rovescio, il grave
e pur amoroso avvertimento : « guai a
voi, sazi! », affinchè siamo preservati
dal vivere, noi, la parabola del ricco
e di Lazzaro — impersonando il ricco, naturalmente — e al contrario si
desti in noi « non fame idi pane o sete d’acqua, ma fame e sete d’udire le
parole dell’Eterno » (Amos 8: 11) e
apriamo il cuore anche noi all’invito:
« O voi tutti che siete assetati, venite
alle acque, e voi che non avete denaro, venite, comprate, mangiate... »
(Is. 55). « Il mio corpo è vero cibo, il
mio sangue è vera bevanda» (Giov. 6).
Gesù, nel quale si rivela la giustizia
Marc Boegnor
accademico di Francia?
* Il past. Marc Boegner, ex-presidente
deH’Eglise Réformée de France, della Fédération protestante de France e del Consiglio ecumenico delle Cinese, ha posto la
sua candidatura all’Accademia di Francia.
giustificante del Padre, la sua volontà creatrice di vita e di vita piena,
per tutti, ha dato sè stesso per noi,
affamati e assetati; ha colmato di beni — della sua vita stessa — i famelici, come aveva cantato nella sua allegrezza Maria (Luca 1: 53).
Quest’Evangelo che ci è donato,
dobbiamo portarlo ad altri :
non a pancia piena, ma con la mano
piena, poiché a piene mani il Signore
ha sfamato e dissetato la nostra vita. Nel mondo intero organizzazioni
internazionali lottano contro la fame
e molte chiese si sono seriamente impegnate in una campagna contro la
fame, che comincia a dare ottimi frutti, sebbene si tratti naturalmente di
gocce nel mare. Il Dipartimento di assistenza e di Jfiu^o ai rifugiati, del
CEC, ha lanciato in questi ultimi mesi numerosi appelli alle chiese, per
gli affamati del Congo, dell’Angola,
del Pakistan, ora del Maghreb: per
poco che ci si dia la pena d’interessarsi, si rivedono quadri che sembrano quelli dei lager nazisti, figure scheletriche che non si sa come si reggano
in piedi. Sarebbe troppo chiedere che
la nostra chiesa, sempre famelica di
offerte e collette, pensasse secondo le
sue possibilità — e ne ha — a quelli
che famelici sono davvero? e mostrasse loro di credere davvero che il
Signore ci dà il neutro (di tutti) pane
quotidiano come ci chiama tutt' a
nutrirci del Pane della vita che è Cristo. Gino Conte
Non è solo la Bibbia ad essere Iristemenle manomessa da cineasti specializzati
in supertecbnicolor, vistavimon e tecbnirama (.on giorno ci inunergwanino in una
« Passione » in circarama, eppure essa potrà rimanerci coreograficamente estranea,
assai più die non, da soli, con la nostra
Bibl>ia aperta).
I giornali hanno riferito che il governo
del Pakistan, apipoggiato da altri paesi
musulmani come l’Iran, l’Egitto e la Malesia, ha protestato presso il governo italiano contro l’intenzione di una casa cinematografica italiana di girare un film
sulla vita di Maomelte.
Anche la vita di Colama Siddharta, il
Budidlha — di etti del resto si sa nocihissinio — è stata abbondantemente romanzata
in un recente film giapponese, che ha suscitato nel paese del Sol Levante violente
polemiche. Ne riferisce una corrispondenza da Tokyo di L. Soletta, su « Le
Missioni cattoliche » (1-2/1962). 11 film —
un supeix-oloisso — è presentato come « la
rispoista del Giappone al film Ben Hiir » e
soipraltutto come « la risposta del Buddhismo al Cristianesimo attraverso l’arte
cinematografica ». Cosa su cui evidentemente non tutti i buddisti sono d’accordo.
Ma noi non siamo d’accordo con la chiusa deU’articolo citato: «La massa degli
spettatori, al di fuori di ogni preoccupazione di critica storica, pare ben impressionata. Il fibn avrà quindi un’enorme
influenza in tutta l’Asia, contribuendo forse a risollevare in qualche modo le sorti
del Buddhismo, oggi piuttosto in decadenza neH’anima religiosa dei popoli
orientali. Anche noi misisionari possiamo
essere contenti di questo, in quanto qualsiasi riavvicinamento dei popoli allo spirito religioso, e per conseguenza ogni allontainaimeuto dal materialismo, sono utia
preparazione al Cristianesimo ».
A parte il fatto clic il termine « materialismo » ci .seniibra avere qui una chiara
risonanza politica che ci pone sulle riserve, siamo convinti che la religiosità natu
MMHIUmiKUUimUlllUII
24^ miUoni in sei giorni
Un esempio e una sfida dal campo missionario
Duecentoquarantamila nuovi franchi, ventiquattro milioni di vecchi
franchi francesi sono stati raccolti in
sei giorni, a ohiusura dell'anno finanziario della Casa delle Missioni di Parigi. Da undici anni a questa parte
questo fenomeno, sarebbe meglio dire
questo miracolo, si ripete. E da undici anni le Missioni di Parigi non conoscono più cosa sia un deficit di esercizio. Il fatto è tanto più notevole se
si tien conto che l’attività della Casa,
lungi dal segnare il passo, si è anda
ta man mano estendendo! Ciò non
significa che si tratti di una specie
di meccanismo ohe scatta, ogni anno,
al momento voluto. In una circolart
del 12 marzo u. s. il past. Bonzon scrive : « Nelle ultime settimane dell’esercizio finanziario, abbiamo provato la
stessa angoscia degli anni precedenti... Mai alla Casa delle Missioni, come in questi giorni di chiusura, abbiamo il sentimento di dipendere dalla grazia di Dio attraverso la liberalità della nostre Chiese».
Oggi, mentre anche le Chiese tendono a valersi dei più moderni sistemi
per pianificare sapientemente il loro
piano finanziario può sembrare follia
di usare un simile metodo da cardiopalma fondando la possibilità di una
chiusura senza deficit su una somma
così ingente di doni dell’ultima ora.
Eppure questo ci deve far riflettere,
deve far riflettere la nostra Chiesa. Si
può ancora trovare chi dà con generosità se l’opera che si compie è ve
ramente sentita conosciuta, ben impostata e se vi è chi sa presentare anche le esigenze finanziarie nel quadro
generale dell’opiera. E’ bene dire che
la nostra Chiesa avrebbe bisogno di
un maggior numeifo di donatori « dell’ultima ora », oltre che di una migliore pianificazione di entrate e di spese. Se gii ufllci della Tavola potessero
ricevere, a tempo debito, delle telefonate rassicuranti, come succede alla Casa di Parigi, il prossimo Sinodo
avrebbe forse delle gradite sorprese
in materia finanziaria.
L’appello dèi “ 65 „
E’ importante Sottolineare che, solo una generosità supplementare dei
sostenitori dell’opera missionaria, ha
permesso che 1’« appello dei 65 » potesse concretamente portare frutto.
Pastori, insegnanti, infermiere, da poco partiti in missione hanno avuto il
sostegno di quanti hanno, non soltanto pregato, ma versato una somma
particolare per assicurare loro di che
vivere.
A questo proposito è rallegrante di
notare ohe ormai pochi nomi mancano ancora all’appello. La circolare dei
past. Bonzon già citata ci informa
che, se tutto va secondo le previsioni,
saranno ben presto vacanti solo più
tre posti pastorali, 5 nel ramo dell’insegnamento e 3 in quello sanitario.
Se si pensa all’immenso sforzo che,
soltanto un anno fa, le Missioni di
.iiiitiiiMaiiiiMiiiiiiiiimin 'Il
Non è solo questione dì prezzi
ma di fame
LONDRA. — Occorre fare lutti fdi sforzi possibili per aumentare massicciamente
In produzione alimentare mondiale, e fronteft^iare così le necessità di una popolazione in continua espansione: occorre raddoppiare i programmi d’aiuto ■ all’estero, triplicare i programmi di formazione agricola e elaborare una politica mondiale della
alimentazione. Esprimendo questo voto, il
dr. Egbert De Vries — eminente laico protestante olandese, rettore dell’Istituto di
Scienze Sociali dell’Afa e direttore dell’inchiesta del Consiglio ecumenico sui compiti della Chiesa nelle zone di rivoluzione
sociale — ha raccomandato di studiare l’equilibrio fra la popolazione e le risorse,
alimentari, specie nei paesi tropicali.
L’Asia. l'Africa, l’America latina devono
fronteggiare una ’’terribile penuria” e le
previsioni ottimiste sulla possibilità di nutrire 20 miliardi di uomini sono ’’ipotecate. da un incertezza così grande che costituiscono pure speculazioni piuttosto che
¡irevisioni scientifiche”. Fra i tre fattori
indispensabili alla lotta contro la fame, i
più Incili a trovare sono i capitali; è più
difficile reclutare personale qualificato e
impiantare un’organizzazione competente.
”A che servono le conoscenze scientifiche,
se nessuno le trasmette jrraticamente ai
contadini? A che servono i nuovi investimenti, se i contadini non hanno attrezzature nè capitali nè istruzione, o se un regime fondiario sorpassato, l’insufficienza
delle strade, e la scarsità delle macchine tolgono loro ogni desiderio d’espansione?”.
Il dr. De Vries ha notato che non si è
ancora trovato l’organismo capace, di procurare i soccorsi alimentari necessari alle
nuove nazioni e di far pervenire i prodotti
agricoli e alimentari .sui mercati mondiali
a prezzi ragionevoli e .stabili. E’ un problema immenso che va dalla colossale scala internazionale, alla più limitata scala
interna, e che esperimenta quotidianamente chi acquista questi generi alimentari:
.sempre più grande è la sproporzione fra
il valore del prodotto e del costo di produzione. e il suo prezzo sul mercato. Troppi. e troppo interessati, gli intermediari;
mentre d’altra parte l’agricoltura, quasi
ovunque, — sebbene in misura diversa —
è ancora allo stadio artigianale, tragica
mente superato nella nostra società industriale e di massa.
Parigi hanno intrapreso non si può
che essere riconoscenti al Signore che
i'ha sostenuto in modo magnifico.
Altri; richiesti:
Intanto altre richieste pervengono
a Parigi, dal Togo, dallo Zambesi, dalla Polinesia. Le Missioni si trovano e
ancor più si troveranno sempre maggiormente impegnate nel campo delrinsegna-mento. Molto spesso lo Stato
fornisce aule e talvolta mezzi finanziari, chiedendo però alla Missione di
trovare uomini preparati. Rifiutare
queste richieste significa concretamente perdere delle preziose possibilità di
testimonianza. Lo sa bene la Chiesa
Cattoilica che non risparmia urmini
e mezzi in questo campo.
Magia, stregoneria
e morte al Togo
Traduciamo per i nostri lettori alcuni brani di una corrispondenza del
past. Andri Privai da Kuwdé (Togo),
uno dei campi della Missione di Parigi. Egli ci dà alcune interessanti informazioni sul posto che ancora tiene la magia in quel paese. Egli ci dice : « Non si può immaginare quanto
sono tortemente ancorate le superstizioni, anche nello spirito di coloro ohe
hanno seguito una certa trafila di
studi. Abbiamo ascoltato i racconti
inverosimili, fatti con tanta convinzione, che bisognava fortemente rea
gire per non lasciarsi trascinare.... Ma
nel paese Kabré, il problema cruciale
è quello della morte. Come dovunque
in Africa, nessuna morte è considerata come naturale. Vi è sempre un
resixinsabile del decesso e .si consulta subito lo stregone per sapere ohi è
e castigarlo. V’è chi pretende che il
morto è stato a poco a poco mangiato
dallo spirito che desiderava vederlo scomparire... ciascuno vive nella
perpetua angoscia di essere designato
a sua insaputa dallo stregone... In generale il colpevole confessa e fa la
sua autocritica come in certi paesi
dell’Est. Riconosce di aver mangiato
suo padre, suo fratello o il suo vicino. Una bambina della nostra scuola
di Sumdé è arrivata in classe coperta
di ferite su tutto il corpo. Sua madre
era morta il giorno prima; lo stregone l’aveva designata, aveva riconosciuto di aver mangiato sua madre
ed era stata coperta di colpi. Malgrado tutti i suoi sforzi U catechista non
ha potuto persuaderla del contrario...
non è tornata a scuola l’indomani;
era scomparsa; non è più stata ritrovata malgrado tutte le ricerche fatte.
E si continua a dire ohe gli Africani
sono talmente felici da loro, che è
inutile di portare loro FEvangelo liberatore! Ci si rende conto dell’angoscia e del terrore provocati da simili
superstizioni? ».
Un simile quadro, veramente terribile, è una sfida lanciata ad ognuno
di noi. Giovanni Conte
pale flelTuomo, lungi daM’eesere un avvio
all’Evangelo (alla « religione cristiana »,
fonse; alTEvanigelo e alla chiesa del Signor
Gesù Cristo, no), può essere Teslremo orgoglioso o amarrilo peccato deU'uomo
(I naturaliler paganus ». « Ateniesi, io vedo che in ogni cosa voi siete fin troppo
religiosi...» predicava Paolo; «...non ho
voluto saper altro, fra voi, che Cristo, e
lui (xm-ifisso » — scriveva ai Corinzi —
« che per i giudei è scandalo, e per i pagani (greci) follia, ma per quelli che sono
chiamati, tanto giudei quanto pagani ( greci i è potenza di Dio e sapienza di Dio ».
La grande tentazione della missione —
come di ogni predicazione e testimonianza, come della fede stessa — è di facilitare le cose, di smussare gli angoli, di
sbiadire il carattere unico, « totalmente
altro », di Cristo il Signore.
Spigolature di attualità
di iloti
$ lo molo
Finita la giornata di lavoro, le strade si fanno più affollate, la gente circola meno inquieta, i volti spirano serenità. Nei ritrovi, è confortevole riunirsi per due chiacchiere e per sorbire l’aperitivo, in attesa dell’ora di
andare a cena. Ma ogni medaglia, si
sa, ha il suo rovescio, e c’è chi tettila
di turbare tanta serenità: Uomini
mesti come messaggeri di sventura,
con pacchi di giornali trattenuti sul
petto, fanno la spola da un favolo all’altro e annunziano disgrazie e cataclismi. con gelido distacco professionale. « Le vittime del terremoto... »
« Scontri di pattuglie... » « Disastro
ferroviario... ».
Qualche chicchera tremola nella
mano di un avventore sensibile, ma
è un’eccezione. Ci si tuffa a capolino
sulle notizie sensazionali, con un lurbamento non scevro di quel sonile
piacere che ci offre il lìlm giallo,
quando ancora non sappiamo che il
colpevole è il maggiordomo. Questo
piacere viene definito con una parola entrata nell’uso comune : « su
spense ». Ormai la « suspense » è solo
un fenomeno epidermico; molti non
l’avvertono nemmeno, e ne sanno
qualche cosa i cinematografari, costretti a ricercare storie sempre più
macabre.
Ohe un bimbo perisca nell’incendio di una baracca, o che qualcuno,
stanco di solitudine e privo di rapporti umani, si butti a capofitto dal
quinto piano, sono affari spiacevoli,
sì, ma che ci lasciano la coscienza a
posto: Che cosa possiamo fare noi,
miserabili ingranaggi di un gigantesco mostruoso meccanismo, per evitare tali iatture? La vita è fatta anche di queste brutte cose.
Pensiamo, piuttoisto, al modo di
passare la sera, dopo cena.
Radio? T.V.? Cinema?
Il papà si rimette alle decisioni della famiglia.
— Io, iper me... — comincia la madre — direi di uscire.
— E’ per non restare sempre in
casa — aggiunge la figlia.
Non confessa che ha già passato in
rassegna i programmi e che ha un
« penchant » (« proprio da morire »
— dice alle amiche) per il protagonista di uno dei film in visione.
Il figliolo, manco a dirlo, non può
che annuire.
— Bene — approva il padre. —
Vediamo l’elenco dei film. Dunque,
dunque... « Vietato ai minori di sedici anni...» Quest’altro: «Vietato».
Quest’altro ancora : « Rigorosamente
vietato... » — E’ vero che i suoi figlioli hanno compiuto i sedici anni;
tuttavia, il padre si gratta la pera,
perplesso.
— Allora? — chiede la ragazza.
— Ma sì, andiamo — rincalza la
madre. Il padre approva.
« Tanto — pensa — certi spettacoli valgono come monito. Gli Spartani non conducevano i loro figli ad
assistere alle ributtanti scene degli
iloti ubriachi? La vita è fatta anche
di queste brutte cose e di un’aliquota
di gente bacata ».
(Anche fra le mele ce ne sono di
quelle col baco. C’è solo la differenza che gli attori, col baco o senza, si
vedono volentieri; le mele no: si
buttano via). Alberto Guadahixara
3
6 aprile 1962 — N. 14
P«g. 3
“Ebbi fame e mi deste da mangiare,,
Il problema della fame nel mondo è
uno di quei problemi di fronte ai quali
di sentiamo terribilmente impotenti anche
se ci turba profondamente, pur nella nostra coscienza irriducibilmente borghese.
E’ uno dd quei problemi in cui sentiamo
la nece«sit-à di provvedimenti radicali e
grandiosi, infinitamente più alti del limite
a cui ci sentiamo di arrivare come singoli,
per i qual! non sappiamo cosa fare nè
cosa dire.
Possiamo inveire con maggiore o minor violenza contro i sistemi politici a
cui va, almeno in parte, la col^ del perpetuarsi del problema; possiamo, più umilmente, invocare l’aiuto del Signore affinché sia dato di trovare una soluzione efficace e generale; possiamo dare il nostro
aiuto a qualcuno che soffre la fame in
mezzo a noi, ma ci rendiamo conto che
rcslinzione della fame non è un problema che si possa affrontare a lunga scadenza nè con provvedimenti parziali, perchè
in poclii giorni si muore di fame. E’ un
problema analogo a quello della malattia: non si rimanda di alcuni anni di andare dal medico quando si ha una i>ohuonite, perchè si sa che sarebbe troppo tardi. Cosi non si può rimandare di matigiare: anzi, a più forte ragione.
Ce ne siamo convinti una volta di più
leggendo due libri: tino in francese, di
CImrles Henri Fnvrod e uno in italiano di
Frilz Bande (lì. Più suggestivo e, forse,
più reailiisla, il primo; più ordinato e sistematico il secondo: più stringente dal
punto di vista della documentazione, anche se pare che qualche volta l’Autore si
lasci trasportare dall’ottitnismo e dalla
passione per la sua tesi secondo cui non
è necessario ricorrere alla piamificazione
familiare |tcr risolvere il prohlema. Tesi
dettata, del resto, da un innegabile proloiiido senso morale e da una chiara coscienza del valore della vita umana.
« Ogni sera un uomo ogni tre... si corica^ senza aver mangiato a sazietà », dice
il Fa\Tod. Questo è il proWema. Significa
che (iiiesto terzo dell’umanità sa che cos’è
rimedia: «Indebolimento considerevole
proveniente da un’insuffijcienzia o da una
privazione assoluta di alimenti. I suoi effeili sono la dimimizione : 1. di peso
(sconipjiiono i grassi e una parte notevole
dei ninscoli. soprattutto del cuore). 2. della tcinperalura del corpo che può scendere
a 21" e persino a 23» ai momento della
morie, (liicsla non sopravviene presso l’ailnlln che dopo una diminuzione dei 4/10
del peso totale precedente il digiuno aissohtlo; della metà nel digiuno parziale. Alcuni iligiunalori, bevendo acqua, hanno
pomici privarsi di qualsiasi riho per quaraitil;! giorni. Il icaiuhiiio muore quando ha
IM'isn 2/10 del suo peso. Il fatto di essere
a digiimo acicreisce le po'ssilriljtà di contagio... ». A volte si Inmno fratture spontanee delle ossa dovute alla loro decalcificazione.
11 l’avrod si dilunga alquanto a fare la
storia della fame nel passalo e nel presente. Rileva le ironie, spesso tragiche,
a cui dà luogo un confronto dello spreco
di (ilei che si fa tiei paesi che possiamo
chiamare riochi e della miseria delle popolazioni delTIndiu, per esemipio. Se si
pensa, per esempio, elle tonnellate e tonnellate di grano sono buttale in mare percliè il prezzo dello stesso non abbia a diminuire, oppure all’espediente escogitato
da uno scienziato, allo scopo di usare il
grano ncU’edillizia, perchè si presta a fare
delle tavolette die isolano ì rumori, il calore 0 sono di facile trasporto ; e che un
terzo deH’uimanità si corica ogni sera, come abbiamo detto, a stomaco vuoto o semivuoio, allora c’è da provare un senso
di raocapriocio di fronte alla nostra « civiltà ».
Prima di adottare la pianificazione familiare come rimedio, dicono i socialisti,
si deve adottare la pianiifleazione economida. A questa osservazione, l’Autore
obietta che non è lontano il tempo in cui
si ammetteva, se addirittui'a non si incoraggiava l’aborto, in Russia. Naturalmente questo non implica che così facendo
l’Unione Sovietica fosse coerente oon sè
stessa. Il fatto che una legge lo proibisoa
oggi esplicitamente, dimostra che un passo avanti è stato fatto, come vari passi
avanti sono stali fatti nella lotta contro la
fame da tutti i paesi a regime popolare.
Possiamo fare ampie riserve — e come
credenti dobbiamo farle — su certi melodi adottati, ma dobbiamo riconoscere quello che c’è di positivo.
Più sistematico, abbiamo detto, l’altro
volumetto. Inizia la sua esposizione spezzando una lancia contro le teorie maltliusiane, che, come è noto, ritenendo che la
popolazione terrestre si moltipllchi con
rilmio geometrico, in modo tale, cioè, che
da uno ne nascano due, da due quattro,
da quattro otto eec-, e che i mezzi di soslentainento si aiocrescano con ritmo aritme'ico, cioè iti modo che da uno si passa a
due, poi a tre, poi a quattro eoe., prendono pretesto per consigliare la limitazione deUe nascite. Queste teorie, dice il
Baade, sono state smentite dalla storia e
dalla teoria del ciclo demografico, secondo
cui il moltiplicarsi degli uomini passa attraverso quattro fasi:
I) alta natalità e alta mortalità; aumento
demografico bassissimo ;
II) alta nataRtà, mortalità diminuita per
i progressi deUa medicina; aumento demografico alto;
III) diminuisce la mortalità, ma anche
la natalità; aumento minore;
IV) mortalità e natalità basse; aumento
demografico bassissimo.
E’ dunque vero ohe l’umanità si accresce sempre più rapidamente, ma questo
non avverrà all’infinito, perchè col sopraggiungere della civiltà e del benessere,
si tornerà al punto di partenza, cioè ad
una popolazione pressoché stazionaria. A
questo punto il Baade inizia la parte fondamentale del libro in cui espone i calcoli in base ai quali non c’è da aRarmarsi
eccessivamente per le ristrettezze in cui
si trovano alicime popolazioni, perchè nel
giro di pochi decenni si può portare la
produzione mondiale degli alimenti a un
punto tale thè ce ne siano non solo da
sfamare lutti gli uomini, ma anche da
buttar via.
Ci pare die egb non tenga sufficienteniente conto, nelTesposizione della teoria
del cielo, della ripresa coi» aUe famiglie
numerose naU’America del Nord, in questi ultimi anni, per coi à pare che alle
quattro fasi ne stia succedendo un’altra,
quella della ripresa dello slancio demografico. D’altra parte non possiamo non sottoscrivere a due mani la condanna d^la
limitazione deUe nascite con mezzi artificiosi. R problema della fame si risolve,
dicono bene i nostri due libri, non solo col
pane ma anche con la cnltnra e con l’educazione. .Abbiamo fiducia in una sana educazione sessuale e crediamo che con questa si possa fare quello che non riesce a
fare lo spauraceliio deRa fame, là dove
non c’è educazione : chiederei, prima di
mettere al mondo un figlio, se troverà di
che condurre un’esistenza degna, natnralmeme senza cadere nell’eccesso opposto
— in cui tanti, anche oggi cadono — cioè
nel non avere figli solo perchè nella vita
ci sono delle lotte. Sono lotte a cui vale
la pena di sottoporsi: vale la pena di lottare per sopravvivere, cioè per poter lottare ancora; lottare anche affRiehè a chi
ha fame, sia dato da mangiare.
c. t.
(1) CHARLES-HENBI FAVROD - La
faitn des loups - Editions de la
Baconnière, Neuchâtel, 1961.
FRITZ BAADE - Nutrire il mondo - Trad. Lucia Mangione Giara - Feltrinelli, Milano 1960 L. 500.
I lettori ci scrivono
Poco digeribili
certe visite...
Due evangelisti coliiortori, dalla Sicilia:
A proposito deRa visita del Moderatore
della Chiesa l’resbiteriana di Scozia teniamo a far .-¡apere ai lettori della « Luce »
quello che pensiamo su tulle queste «visite Il clic i maggiori e.sponcnii delle Chiese protestanti da un po’ di tempo fanno al
Papa, il quale naturalinerite si guarda ben
dal ricambiare o dal fare ricambiare da
(|iiah'lie suo Vescovo o Cardinale (...).
Noi sappiamo bene quello che si « vocifera Il a jiroposilo di (lucsle visite al Papa, noi che facciamo il lavoro di evange
listi c predicatori itineranti... ohe naturalmente lutto il giorno siamo a contatto con
i rallolici: «Cosa venite a raccontarci il
Vangelo, la Bibbia... fateci il piacere, non
vedete che i vostri capi vanno a fare visita al santo padre, non vedete che presto
o lardi ritornerete a Roma... dopotutto abbiamo la stessa fede, crediamo neUo stesso
Dio : Padre, FigRo e Spirito Santo, tanto
è vero che i vostri c^i eoe. ». Questi e altri consimili discorsi dobbiamo digerirci
tulli i giorni, discorsi ohe naturalmente
non vengono digeriti dai nostri « capi n
che vanno a visitare il Papa, loro non sanno, o sanno poco di quello che succede in
Italia e altrove dove il CEttolicesimo è la
parte dominante. Si vuole l’unità deRa
thiesa; anche noi la vogliamo, ma a quale
prezzo? Tutti si sa il prezzo che il catto
licesimo vorrebbe farci pagare... Ci mera
vigliamo che tuttavia vi siano persone in
lelligenli che questo non lo capiscono
« Unione » bella parola, ma ci sarà mai
una unione con la Chiesa CattoRca senza
un rinnegamento del Vangelo di Cristo? 11
cattolicesimo si dice che fa parte del « cristianesimo »: sarebbe dunque assurda l’opera che noi facciamo predicando l’Evangelo ai Cattolici? ad un certo momento
polrenuno dire: beh, sono cristiani, andiamocene in Africa a predicare il Vangelo, è quello che un prete tempo addietro
ha detto a un nostro evangelista. Cristianesimo è una cosa, Marianesimo è un’altra
cosa (...).
Giorni addietro in una cappeRa cattolica con altoparlante fuori (per far dispetto
a noi evangelici che abbiamo una sala di
culto di fronte aRa cappeRa) abbiamo sentito questo discorso: «Preghiamo la madonnina affinchè faccia arrivare la Parola
di Dio a tutta la gente di buona volontà ».
Ormai la madonnina occupa il posto di
Dio. Ecumenismo, sì è una bella cosa, ma
la fedeltà aRa Parola di Dio è ancora più
bella (...). Questo non è farisaismo come
alcuni di spirito « ecumenico » possono
pensare, ma fedeltà aRa Parola di Dio.
Unione delle Chiese, si, ma prima biisegna
buttare via mito qiicUp che non è conforme alla Parola di Dio e alla sua volontà,
solo su questa base ci -potrà essere una futura unione delle Chiese, aR’infuori di
questa base ci sarebbe un rinnegamento
del Vangelo di Cristo; ricordiamoci dei
nostri martiri che sono morti per non rinnegare il Vangelo di Cristo, erano forse
dei settari farisei come qualcuno di spirilo « ecumenico » potrebbe oggi pensare?
(-).
Nel numero scorso abbiamo scritto come
anche per noi sia poco ’’digeribile” questa serie di visite, e questo ’’ecumenismo”,
che svaluta e mette in una luce un po’
equivoca l’ecumenismo vero, frutto di
quanto lo Spirito dice aUe Chiese, oggi. In
questo numero si pubblica una chiara presa di posizione del Moderatore Rostan.
D’altra jmrte, possiamo forse dire che tutto il Cattolicesimo è Marianesimo?
Quando è educativo
avere pareri diversi
Torino 24-3-1962
Signor Pastore,
leggo su « La Luce » del 16 c. ni. il Suo
commento sulla formazione del nuovo governo appoggiato dal PSI.
Ritengo anch’io opportuno che i «nostri » periodici Rluminino i propri leltO'ri
sui fatti del giorno, ma non posso nasconderle la mia perplessità nel vedere il
« Settimanale della Cbiesa Valdese » emettere giudizi di natura politica talmente impegnativi da uscire, a mio avviso, dalla
obiettività informativa per apparire invece soggettivi e di parte.
Alludendo evidentemente al PSI, ERa
scrive infatti che « Il socialismo itaRano
si è da tempo svincolato da tentazioni
frontiste e da esdueiviamo cliaissieta (...) ».
Mi scusi: tra il dire ed il fare dei partiti
sappiamo quanto ci corra e, del resto, gli
stessi socialisti nennioni hanno tenuto a negare recisamente qualsiasi rinuncia alla loro ideologia ed ai loro programmi, tanto
che Ella stesso ammette che « la lotta, specie sul piano sindacale sarà ancora condotta a fianco dei compagni comunisti »...
Mi consenta dunque di conservare molti
dubbi (almeno) suRa conversione « democratica » del PSI. Senonchè ERa afferma
anche che bisogna essere ciechi per negarla e ciò mi pone un caso di coscienza perchè, a tnia volta, avevo scritto su un altro
giornale perfettamente il contrario: come
valdese in quale posizione mi trovo di
fronte al giornale deRa mia Chiesa? (Badi che sono nuRatenente, non ho « posizioni di potere » da difendere, non lavoro
per « monopoli » e, semmai, difendo solo
delle idee).
Sia chiaro ohe io non pretendo affatto
che « La Luce » capovolga il suo commento: ammetto che anche il mio pensiero sia
di parte. Gradirei soltanto di non dover
ravvisare nei « nostri » giornali Iroippa sintonia (benché in buona fede) con i partiti
i quali, a qualsiasi settore appartengano,
fanno il proprio tipico gioco verso cui la
Chiesa ha sempre da essere molto guardinga. ert.
zione politica da difendere e da sostenere.
Se la mia visione è parziale e forse partigiana, sono sempre felice di essere contraddetto e discusso, concretamente e con
precisione; e posso essere sostituito. Non
credo, tuttavia, che questa diversità e questi contrasti siano superabili; a meno di
lacere sui tabù; ma credo che questa diversità d’opinioni e questi contrasti siano
un grande dono che il Signore fa a quelli
che insieme raccoglie nella Sua chiesa: per
.stimolarli all’umiltà, al mutuo rispetto, alla coscienza dei limili, allo scrupolo delVinfoirmazione, alla serietà dell’impegno.
In coscienza pen.so che il PSI sia oggi alItellanlo ’’democratico” quanto altri parliti verso il centro e la destra (e certo piò
del MSI!). Con questo sono ben lungi da
dire che viviamo in un modello di democrazia I
Gino (.onte
Convegno
a Intra
Il 9® Convegno GiovanRe EvangeRco,
svoltosi a Intra dal 17 al 19 marzo, ha avuto come tema di discussione « Il nostro atteggiamento di fronte al Concilio Vaticano 11° ». L’argomento, della massima attualità, è stato introdotto daH’aw. Franco
Becchino, che ha esposto, in una chiara
sintesi, la posizione cattolica di fronte al
problema ecumenico, e i nuovi fermenti
che sembrano sorgere in seno alla Chiesa
di Roma. Certamente, dinanzi aR’invito
cattolico rivolto ai « frateRi s^tarati », invito per cui noi saremmo accolti a braccia
aperte neRa « chiesa dei nostri padri », che
« sarà restaurata dal ConciUo Vaticano secondo », e daRa quale noi « ci eravamo
staccati per motivi secondari (futiR) », la
nostra risposta di fondo deve essere molto
chiara: la Chi^ di Roma non è la chiesa
dei nostri padri, e nemmeno la chiesa primitiva, nè queUa di Agostino o di And>rogio; ma è la chiesa del ConciRo di Trento, che è l’esaltazione di una Chiesa come
struttura, di una teologia deRa gloria e
non della croce di Cristo.
In secondo luogo, non è vero che ci sia
nostalgia da parte dei « fratelli separati »
verso la Chiesa romana, come qnest’nltima
pretenderebbe.
Quanto, poi, all’asserzione dei « futili
molivi », la nostra posizione di netto rifiuto non ha bisogno qui di essere chiarificata.
Tuttavia, di fronte a questa nuova esigenza ecumenica cattolica, il nostro atteggiamento non può essere solo negativo, ma
con tutte le forze e i mezzi dobbiamo ril ercare un incontro, un dialogo con la
Cliiesa di Roma, perseguendo continuamente un lavoro di revisione in base alla
parola di Dio.
11 nuovo « corso » cattolico del Concilio non ci deve trovare impreparati; anche
da parte nostra, quindi, urgono un risveglio c una sensibilità ecumenici nuovi, e
la ricerca fattiva di una vera e propria
azione verso la mano che ci è tesa, così
come ci è tesa.
Ini'ontri, colloqui personali, studi biblici in comune con i Cattolici, apriranno la
via a un dialogo concreto. E il criterio che
dobbiamo applicare in questo rapporto è
sempre il criterio dell’amore, del « metterci umilmente a disposizione » (perchè un
alleggiameiilo di solo giudizio, per quanto giusto, è sempre farisaico). Soltanto cosi potremo andare avanti seriamente nella via delFunilà. ciò che per altro non ci
farà certamente rinunziare alla nostra azione e testimonianza evangelistica in Italia,
testimonianza della cui urgente necessità
dovremmo essere più coscienti.
Donatella Gay
IL 25 MARZO A POMARETTO
Amici ed ex allievi
riuniti alla Scuola Latina
Già altri lettori ci hanno fatto sentire la
loro protesta e la loro perplessità, talvolta
accorata, di fronte al giornale della loro
Chiesa, che in taluni giudizi sentono estraneo, quasi avversario. Una volta ancora
tengo a ricordare che i giudizi politici che
talvolta esprimo non sono quelli ’’della
Chiesa Valdese”, per la semplice ragione
che la Chiesa Valdese non ha una posi
Una cinquantina di ex-allievi e amici della Scuola Latina, rispondendo al caldo e
cordiale « arrivederci a primavera » diramato dalla lettera circolare del gennaio ’62
hanno partecipalo al loro incontro annuale
tenutosi a Pomaretto il 25 marzo.
11 primo luogo (d’appuntamento fu il
Tempio e la prima riunione fu quella degli
spiriti davanti al Signore di sempre.
Per esigenze di locali vennero formati
due gruppi per l’Agape, uno di giovani e
uno di meno giovani. A questo proposito
mo-lti hanno espresso il desiderio che il
prossimo raduno « raduni » effeltivamento
i partecipanti anche nel corso della colazione. Tenne un discorso d’occasione, alla
fine del pranzo, il Do-tt. Gustavo Ribet.
Nel primo pomeriggio visita ai locali della Scuola, del Convitto e dell’Asilo Infantile, riaperto in questi tempi. Nel corso di
questa passeggiala un po’ «enlimentale per
i ricordi che i luoghi richiamavano si notò
con piacere quanto già il primo tocco della
« Campana della Scuola Latina » aveva fatto realizzare: il rinnovato arredamento delle aule creava quell’ambiente sereno e decoroso che vogliamo contrassegni la nostra
scuoletta. 11 Convitto con il suo rilevante
numero di posti letto (una sessantina), con
i suoi locali cosi curati e i suoi sistemi di
<*rganizzazione stupì chi non lo conosceva
da vicino e lasciò ammirati come sempre
chi già ne conosceva i pregi. Pochi conoscevano l’Asilo infantile di Pomaretto data
l e giovane età dì questi. Tulli gli riconobbero non solo la sua importanza educativa
ma la sua .soddisfacente efficenza.
Verso le 16, nella sala del Teatro opporlunaniente sistemato per l’occasione breve
c valdese (intendo acx-ennare alla tazza ili
thè) trattenimento. Prima di delineare lo
scopo del raduno ascoltammo volerilieri al('lini canti di giovani cadetti con competenza diretti e con bravura eseguiti, un monologo dell’intranioiitahile Mimi che condusse la nostra fantasia a partecipare alle
glorie estetiche e avventurose del suo matrimonio « démodé ».
Lo scopo del Convegno venne presentalo dalla Presidente Sìg.ra Itala Beux-Grill
seguito dai commenti, indicazioni e punti
di vista. Abbiamo voluto radunarci sia perchè è simpatico riallacciare vecchie amicizie sia perchè il nostro istituto ha bisogno
di noi die un tempo abbiamo avuto bisogno di lui.
In questi tempi, in cui la scuola italiana
attraversa una crisi che non accenna a risolversi, è necessario che una scuola in cui
ci si preoccupa e dell’istruzione e deR’educazìone nei suoi aspetti umani e religiosi
degli allievi venga aiutata a far fronte a
quelle esigenze materiali indispensabili per
non rimanere fuori del progresso ed essere
dichiarata inadatta. Rallegrante il numero
degli allievi in aumento notevolissimo (da
podie decine del dopoguerra al centinaio
di oggi), preoccupante la piccola capienza
dei locali della scuola e l’inesisilenza di
una palestra.
La Scuola Latina dovrà, tradendo il suo
tradizionale carattere democratico, limitare in un domani non lontano il numero dei
suoi iscritti? Dovrà rinunciare alla sua opera riconosciuta sempre pienamente valida?
Sono interrogativi a cui noi suoi alunni ed
amici affezionati dobbiamo rispondere vigorosamente no.
Non sufficiente però elencare le buone
grazie ricevute dalla scuola, rimettere il suo
futuro nelle mani della Tavola Valdese,
aspettare ottimisticamente aiuti esteri (ri(hiamo qui il dato di fatto che il Pastore
Dovile riporta da un suo viaggio all’estero: la Chiesa Valdese non sarà più l’enfant
gâté... altri più bisognosi di noi vanno assistiti), rammaricarsi percliè la nostra Scuola non va di pari passo col progresso. Ed
era dopo che è stato dello queUo che non
basta e non bisogna fare diciamo ciò che è
da dirsi e da fare. La Scuola Latina deve
vivere per molto tempo ancora, adeguarsi
ai tempi di oggi; tutta una società, quella
di oggi e di domani ne ha bisogno. Che
(osa tare? Fa('ciamo gli amici suoi, siamo
quegli amici che .si dicono l’un l’altro: offro io... tu hai già offerto una volta... La
Scuola Latina ci Ita offerto (qualcuno non
ha accettato abbastanza) un modo di pensare ispirato alle Scritture, un comportamento basalo sulla onestà e serietà (...la
severa gioia del valdese!), insomina una
«humanitas » (’he per qualcuno si è accresciuta ancora e per altri rappresenta il punto di costante riferimento.
Offriamo (...ora tocca a me... — si dice
all’amico) la nostra collaborazione se necessaria al Comitato « Amici della Scuola
Latina » i cui membri sono aumentali recentemente nelle persone di Rostagno Paola, Emilio Simondi, Raymondo Genre e
Felice Maritano, i nostri contributi adeguali ai tempi (e iiercìò iu aumenito) e le
nostre preghiere. /• c.
4
pa«. 4
N. 14 — 6 aprile 1962
DALLE NOSTRE " COMUNITÀ
POMAHETTO
— Recenleanenle è stalo benedetto il matrimonio nel nostro tempio di Bounous Eleni, e del signor PedroUa Giovanni. 11 Signore benedirà l’unione degli sposi e renda il nuovo focolare ricco di fede e di gioia nel Signore.
— In queste ultime settimane abbiamo
celebrato i servizi funebri di Bernard Giovanni Pietro, Bertocchio Giuditta ved. Ribet, Carlo Pinçon della parrocchia di San
Germano e Maurino Maria. 11 fratello Bernard. sofferente da tempo è deceduto in
ancor giovane età lasciando quattro figli
ancora troppo giovani. La sorella Bertoccliio Giuditta era una delle ultime cittadine dei Clot Bo'ulard dove ormai il villaggio è pressoché deserto. Vinçon Carlo lascia nella nostra parrocchia una sorella con
la figlia Bertetlo Lina che risiedono ai
Maurini. La sig.na Maurino è deceduta dopo lungo periodo di sofferenza. Cile il Signore benedica le famiglie provate e le
consoli con la Sua presenza.
— La nostra unione giovanile ha ricevuto la visita di due unioni giovanili: San
Germano e Pinerolo. In tali occasioni abbiamo trattalo due argomenti importanti:
le qu^tioni razziali con particolare riferimento all’Africa e il credente di fronte alla politica. Ringraziamo i nostri ospiti per
la loro simpatica vìsita e iier i messaggi
che abbiamo udito.
— La domenica 11 marzo la nostra comunità ha ricevuto la visita del Pastore
Franco Giampiccoli: egli ha presieduto la
scuola domenicale, il culto, l’unione delle
madri e l’unione giovanile. Lo ringraziamo di cuore per gli efficaci messaggi che
egli ci ha rivolto e per gli argomenti die
sono stali trattati.
— Domenica 25 l’associazione « Amici
della Scuobi Latina » è stata ospite di iPomaretlo. 11 programma pomeridiano è sU'to molto gradito: i canti dei cadetti diretti
dal maestro Mansura, il monologo recitalo
dalla sig.na Mimi sono stati molto apprezzati. Le mamme ed i giovani si sono prodigati per l’ac.'oglienza. Grazie .a lutti.
— La domenica 8 aprile nel pomeriggio
alle ore 14,30 avrà luogo il bazar di beneficenza a Pomaretto nei locali del teatro:
tutti sono caldamente invitati a prendervi
parte. La »era alle 20,30 avremo la visita
della filodrammatica di Pinerolo.
— Il lo aprils (martedì) nella sala del
teatro avrà fiiogo una importante riunione
missionaria con il messaggio d’un Pastore
africano Ngula e del missionario Coisson.
— Il 16 sera alle 20,30 una famosa corale tedesca canterà nel tempio di Pomaretto ; memori della corale dello scorso anno
credo che tutti interverranno per tale imimrtante serata. La colletta andrà a beneficio del nostro Asilo d’infanzia, per desi
derio dei nostri visitatori.
BORA
— Ricordiamo le riunioni quartierali dei
martedì 3 e 10 ai Rumer e mercoledì 4
e 18 alle Fucine.
— Sin d’ora prèndete buona nota
che il culto di domenica 15 aprile sarà presieduto dal past. Roberto Coisson e da un pastore africano. Per l’occasione il culto alle Fucine è sospeso
e tutti sono pregati di partecipare in
mas.sa al culto del mattino al Centro.
La ^ra dello stesso giorno, alle ore
20,30 i nostri graditi ospiti terranno,
nella sala delle attività, una conversazione con proiezioni liuninose. In
entrambi i casi la colletta sarà devoluta all’opera delle MissionL
— Siamo affettuosamente vicini a Valdino Durand che ha perso un occhio in seguito ad un incidente. Egli si trova ricoverato all’ospedale AgneUi di Pinerolo, ma
le sue condizioni, malgrado la dolorosa
luenoniazione, non destano più preoeoupazione. A lui ed ai suoi una parola di incoraggiamento fr.alerno.
— Le buste della colletta annua e
della rinuncia dovranno essere restituite entro il 15 aprile e non oltre.
Quest’anno dobbiamo aumentare la
ni^tra contribuzione di almeno 200
mila lire per evitare il ripetersi del
deficit colmano quest’anno con offerte straordinarie.
PRAROSTINO
iiimuiuiiimiiiiiimiiiiiti
TORRE PELLICE
Ore ÌÌM: lezione di religione
Come ogni sabato anche ieri, 31 marzo,
gli studenti liceali del nostro Collegio Valdese dii Torre Pellice, lianno avuto la loro
lezione di religione. Soltanto che, fatto insolito, questa lezione è stata temila dal
Prof. Giovanni Maria Rolando, docente al
Seminario di Rivoli, oltre che da tempo
interessato alle possibilità di dialogo tra
callolioi e protestanti. Egli ci ha parlato
del significato del proissimo Concilio Vaticano 11. Per l’occasione l’uditorio era stato opportunamente allargato e comprendeva. oltre al Ifi-eside dell’Istituto, ad alcuni
piofessori ed a parecchi pastori della Val
Pellice, anche gli alunni cattolici del nostro Collegio, ai quali il Priore di Torre
Pellice, anch’egli gradito ospite del nostro
incontro, aveva chiesto di intervenire. Si è
trattato in sostanza di porre in modo originale ai giovani delle due confessioni il
problema di un dialogo franco e costruttivo con la confessione da cui si è confrontati. iVon si può che felicitare il pastore
Bertalot, cappellano del Collegio, per questa iniziativa.
Si è iniziato col Padre Nostro e con alcune parole di introduzione e di benvenuto del past. Bertalot. Poi FOratore ha preso la parola. Egli ha illustrato breveitiente cosa rappresenta « in assoluto » (cioè per
la stessa Chiesa Romana) il prossimo Concilio Valicano IL Quale lo scopo del Concilio? Quello dì esaminare la vita della
Chiesa Cattolica in lutti i suoi aspetti, dando direttive disciplinari e dottrinali, fornendo ai credenti una visione panoramica
dei problemi che confrontano il cristianesimo oggi. Il tutto, ben inteso, sotto la
presidenza del Pontefice. Si tratta, ha affermato l’oratoire riferendosi ad espressioni usate da Papa Giovanni XXIll, di « ringiovanire », di « aggiornare », di « riformare » la Chiesa.
Certo, dal canto nostro, non possiamo
fare a meno di notare che c’è riforma e
riforma e che a questo proposito il Pontefice è stato estremamente chiaro. Nell’introduzione dell’Enciclica « ad Petri cathedram » Giovanni XXIII ha accennato alla
possibilità di una « riforma salutare dei costumi (TÌstiani ». Più in là, nella stessa
enciclica, si accenna al « rinnovamento della vita cristiana dei fedeli », all’« adatta
mento della disciplina ecclesiastica alle
condizioni del nostro tempo », ma si mette
in chiaro che, quqnto alla dottrina, essa
non può essere messa in questione.
Eccoci ora a riferire quanto il prof. Rolando ha detto sul valore « relativo » (cioè
in rapporto alle altre confessioni cristiane)
del Comilio Vaticano. Facendo notare che
il Pontefice, annunciando il Concilio, ha
avuto in mente, sia pure come uno dei
problemi in campo, l’uni'à della Chiesa,
don Rolando ha sottolineato il valore della
(reazione di un Centro di informazione e
di ricerca come il « Segretariato per l’unione dei cristiani », aperto a tutte le voci
che giungono dal di dentro come dal di
fuori, pronto a vagliare ogni opinione alla
luce della fede romana. E’ necessario, tuttavia, che questo lavorio paziente venga
compiuto anche sul piano locale, sul piano della comunità, con incontri come quello di cui stiamo riferendo. E’ il problema
del dialogo. Per instaurare un dialogo bisogna sapere su che piano lo si inizia e
Io si potrà continuare, quale atteggiamento
ha nei nostri confronti il nostro interlocutore. Eliminati i termini di scismatici e di
eretici, che presuppongono la colpa « ad
occhi aperti », il x>eccato volontario, resta,
secondo don Rolando, un solo termine che
sia applicabile a noi: quello di fratelli,
sia pure separali. Del resto egli ha notato
acutamente che le due parti in causa possono, secondo la loro inconfondibile e dichiarata posizione, usare reciprocamente
questo termine di separati, pur sentendone
tutto il peso doloroso.
La forma del dialogo è stata talora minata da un troppo accentuato atteggiamento
polemico. E’ ora necessario che ci chiniamo insieme sui problemi, anche e soprattutto teologici, che ci separano, alla luce
di qncirunico Signore nel nome del quale
siamo stati battezzati. 11 nostro ospite non
hit mancato di notare: che il vero probletna
sta nel nostro rispettivo modo di porci di
Ironie al fatto deirincariiazìone.
Se è vero che, per quel che concerne l.i
gerarchla e tutte le (juestioni ad essa connesse, la Chiesa Romana rimane, per ragioni di coscienza, sulle sue posizioni, c
anche vero che essa è pronta a riconoscere
che il protestantesimo ha sottolineato con
forza tutta .speciale il « soli deo gloria »,
la grazia, il valore della preghiera spontanea e personale, e quello unico della Parola di Dio. Di qui l’invito rivolto, anche
dall’ultimo Pontífice ed in forma particolarmente fraterna, a reintegrare quei valori spirituali che sono nostri (anche se non
esclusivamente nostri) nel quadro della
Chiesa di Roma. Per quanto a prima vista
(dò non appaia pienamenle evidente, questo invito non esclude un atteggiamento di
sincera ed umile ricerca dell’unità « cosi
( ome Cristo la vuole ». Il dialogo è malgrado lutto possibile. II Signore rimane
sempre capace di condurci sulla strada della verità e della carità, su quella strada
che conduce alla manifestazione dell’unilà. E questo anche se, a parer nostro, la
via della reintegrazione non offre che una
limitata latitudine di ricerca per la posizione protestante. Siamo perciò riconoscenti .al prof. Rolando che ha accettato di
aprire con noi questo dialogo e ci auguriamo che, dalle due parti, ci si preoccupi di
far sì che i credenti conoscano sempre meglio i « fratelli separati ».
La lezione si è chiusa con la preghiera
per l’unità scritta dall’abate Couturier.
Giovanni Come
Ultimamente, tra la nostra Comunità
e quelle viciniori, ci séno stati alcuni proficui incontri fraterni.
Innanzi tutto nel campo giovanile: la filodrammatica di Pinerolo è salita a Praroslino e ci ha offerto una bella recita, domenica 1 marzo. Sabato 10 marzo la nostra
filodrammatica si è recata ad Angrogna,
similmente per una recita.
Domenica 25, poi la nostra Unione Femminile è andata a S. Germano Chisone,
gentilmente invitata dalla Unione di quella
Comunità. Le nostre sorelle hanno passato
con quelle di S. Germano un bel pomeriggio fratei'iio. Nell’occasione hanno portalo una offerta di 50 mila lire ner l’Asilo
dei Vecchi.
Dopo lunghe sofferenze, sopportate sempre con- esemplare pazienza e fede cristiana, è deceduta la nostra sorella Jenny Gay
nata Avondet, dei Ser. alla età di 59 anni.
Ricordiamo con particolare affetto la nostra sorella compagna del Siig. Virgilio
Gay. nostro Anziano del quartiere del
Roc, per la sua assidua partecipazione ai
culti e ale varie attività della Chiesa e per
la su.i generosa ospitalità, di cui i Pastori
che sono stati a Prarostino hanno fatto
molle volle Pesperienza. I suoi funerali a
(Uii ha a.ssi.stito unà folla imponente, si
sono svolli giovedì 29 marzo, al tempio,
dove il Pastore ha predicato sul testo scelto dalla famiglia : « Rimetti nel Signore
il tuo peso, ed Egli , li sosterrà» (Salmo
55: 22), Rinnoviamo alla famiglia ed ai
parenti, tutti l’espressione della nostra viva simipatìa criistiana.
Il Coro della Martin Luther - Kantorei
di Detmold (Germania] visita te Vaiti
Dopo una « tournée » in varie località svizzere la valente Corale Evangelica di
Detmold farà un breve soggiorno a Villar Pellice (Miramonti) e di qui visiterà
varie parrocchie tenendovi dei concerti di musica sacra di allo valore religioso
ed artiatico, ai quali tutti coloro che lo gradiscono sono cordialmente invitati a
partecipare.
V’enerdì 13 aprile, ore 20,30: Villar Pellice.
Sabato 14 aprile, ore 20,30: San Germano Chisone.
Domenica 15 aprile, ore 10,30: La Corale partecipa al cullo nel tempio di Villar P.
Domenica 15 aprile, ore 17,30: Torino (Corso Vittorio).
Domeni-a 15 aprile, ore 20,30: Pinerolo fTempio Valdese).
Lunedì 16 aprile, ore 20,30: Pomaretto (Tempio Valdese).
Martedì 17 aprile, ore 20,30: Luserna San Giovanni (Tempio Valdese).
11 Coro comprende 45 voci ed è diretto dal M“ Eberhard Poppe. All’organo:
Albert Rogge e Wolfgang Helbich. Primo s.oprano: Christiane Mlynarckyk. Vena
svolto il seguente
PROGRAMMA
Christoph Demantius (1567-1643,1
Erano le nostre infermità ch’Egli portava. Is. 53. tMolletto a 6 voci).
G. Pierluigi da Palestrina (1525-1594)
Agnus Dei, qui toUis peccata mundi. (5 voci).
G. Pierluigi da Palestrina
0 crux, ave, ^es unica.... (Corale a 4 voci).
Quirino Gasparini (1749-1770i
Adoramus le... (Mottetto u 4 voci).
Heinrich Schütz (1585-1672)
0 bone, o dulcis... (Mottetto a ! voci dalle « canliones sacrae »).
Hugo Distler (1908-1942i
Gesù, voglio meditare la tua passione. (Mottetto a 5 voci con v.iriazioni).
Giovanni Seb. Bach (1685-1750).
Tre Corali a 4 voci:
— 0 uomo piangi sul tuo grande peccato.
— O Re straziato affranto...
— Ti ringraziamo Signor Gesù Cristo.
Giovanni Seb. Bach
Vieni Signor Gesù, vieni il mio corpo è stanco. (Moltello a ,i voci e coro
doppio).
La visita di questi nostri fratelli germanici vuole oltreché portare ini contri
buio alle nostre celebiazioni della Settimana Santa, essere per noi una parola il.
solidarietà e di fraterno amore.
Sottoscrizione in memoria
del Dott. Antonio Paitrinieri
RODORETTO
Il nostro benvenuto al piccolo Giancarlo Pascal di Gaibriele e di Ribet Alma
(Fontane) ohe è venuto ad allietare i suoi
genitori ed i suoi familiari.
Venerdì, 23 marzo, un mesto corteo ha
deposto nel cimitero di Fontane le spoglie mortali deUa piccola Banis Oriana
di Aldo e di Pascal Renata, ohe il Signore ha richiamato a Sé nel suo settimo mese di vita dopo una breve ma violenta malattia. Ai genitori ed ai familiari così duramente provali rinnoviamo l’espressione
della nostra simtpa'tia fraterna ed invochiamo su di loro le consolazioni della fede
e della speranza cristiana in Gesù Cristo
nostro Signore.
Nel conso di questo mese rinfluenza ha
colpito diversi oomponenti della nostra
comunità, di preferenza i bambini ma
senza risparmiare le persone anziane. Il
nostro pensdcro e la nostra preghiera seguono chi ha dovuto essere rlcovera'to in
ospedale per subire un delicato intervento ohirurgico e chi è tuttora costretto a
letto a casa: a tutti il noistro augurio di
pronta guarigione.
ÄiVVISO
della Comunità
Vicosoprano di
II Consiglio di Chiesa
evangelica riformata di
chiara
V A C ANTE
il posto pastorale della Comunità di Vicosoprano e Casaccia (Grìgioni - Svizzera).
Per informazioni rivolgersi al Sig. G.
Giannotti preside del Consiglio di Chiesa.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg
al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
Un lettore, da Pietra Murazzi:
Approvo l’articolo di Margrit Wyes:
« Purezza e santificazione » e lo apprezzo
per il .suo valore di serietà scientifica e di
profondo senso cristiano. Finalmente qualcuno ha azzardato esporre — su un giornale ec(-lesiastico — idee chiare e indagare
le cause isupreme di una questione troppo
spesso concepita in modo equivoco e superficiale.
E’ necessario superare i metodi di una
tradizionale e sterile pseudopudicizia per
ridare la semplicità alle cose semplici, per
liberare le cose naturali dall’ombra del
mistero e del proibito, per dare ad esse un
giusto inquadramento etico. Se ciò suscita
scandalo, non preoccupiamoci: è proprio
della verità scandalizzare.
Quando la mentalità italiana si sarà aperta alTinflu-sso degli studi psicologici, e incomincerà a considerare il mondo al di là
della propria cella individuale e delle mura medioevali del proprio paese, rassereniamoci; più nessuno si meraviglierà per simili tesi.
Ma per i cristiani il problema dev’essere
considerato su un’altro piano. Essi hanno
superato la psicologia c l’etica. « ...Se noi
superiamo la schiavitù dell’istinto di conservazione e di potenza il nostro istinto
sessuale verrà automaticamente messo su
giusta strada ». Cioè: se noi ci siamo lasciati sostituire da Cristo, Egli in noi non
potrà vivere che una vita pura e santa.
Senza conversione e rigenerazione è impossibile ed inutile, in fondo, anche soltanto parlare di purezza e di santificazione.
Questo a me è parso il senso sostanziale
dell’articolo; le opinioni su Gesù sono idee
illuislrative presentate come ipotesi, anclie
accellahili, ma non sono dogmi...
Gian Paolo Siliconi (21 anni)
For.te, più umilmente, diremmo che il
cristiano è chiamato a superare la psicologia e l’etica, nel suo vivere in Cristo, nella
¡.rospelliva del Regno.
S Se Hi
Un lettore, da Marsala:
Carissimo Direttore,
desidererei proporle una cosa che mi
sta molto a cuore. Noi evangelici in Italia siamo una piccola Chiesa di minoranza, sparpagliata un po’ per tutta la penisola e in certe zone letteralmente isolata,
per cui le difficoltà che la assillano sono
molteplici. Tra le quali il problema matrimoniale: le nostre giovani tutti i giorni vengono a trovarsi davanti al grande dilemma: rimanere nubili a causa della scarsità di giovani evangelici (specialmente
nelle piccole e povere comunità), o essere
costrette a Contrarre matrimonio misto con
giovani cattobei e talvolta addirittura atei
E' per questo che ho voluto accingermi a
scrivere affinchè Ella possa per mezzo del
nostro settimanale « La Luce » esortare tutti i giovani, valdesi e non valdesi, che
amano vedere la loro comunità unita nel
Signore, con la Parola di Dio: Gen. 24:
3-4, Es. 34: 16, II Cor. 6: 14 (e se Le è
possibile trovare un angolino nel nostro
periodico, per coloro i quali vorrebber i
seriamente corrispondere con ragazze evangeliche d’altre comunità a scopo matrimoniale).
In attesa di una Sua gradita risposta, per
mezzo del giornale « La Luce », voglia ricevere i miei più cari e fraterni saluti in
Gesù Cristo.
________ Vitó Spadafora
Siamo lungi dal disconoscere i problemi
talvolta dolorosi, che la nostra situazione
di chiesa minoritaria pone ai singoli
membri: per cui, tra Valtro, il problema
dei matrimoni misti è costante e serissimo;
non solo negativo, però, e it Pastore P.
liosio poteva dire un giorno, in Sinodo,
che poteva essere, questo, un éfficace mezzo di evangelizzazione — beninteso a con
un ricatto sul semiprima o poi
fìtìriQno Hi rtQr» i
mento, destinato a ritorcersi
Intalme.nte, del resto, su chi sé ne serve.
Quanto alla rubrica ’’annunci matrimoniali li et trova contrari, pur comprendendo he ragioni di chi la richiede: sarebbe
uni,Sancire la ricerca del matrimonio qua
Tipografia Subalpina
Abbiamo già annunziato Timprovviso
deees.so del Doli. Antonio Paitrinieri, già
uumIìco condotto a Torre Pellice e Direttore da ben 27 anni del Padiglione Sanatoriale Valdese, annesso alPOspedalc di
Torre Pelli.ee, fulminato all’età di 77 amii
da un infarto cardiaco il 18 marzo scor&o,
nel pieno svolginienlo del suo lavoro. La
sua scompaiTsa ha isusoitalo un vivo senso
di rimpianto e di riconosiceniza. Pertanto
è stato proposto di promuovere una sottoscrizione per acquistare, in omaggio alla
sua iiueuioria, un apparecchio speciale asprezzalo ed efficiente iper esami radiologici a strali, ch’era da lui desiderato pel Sanatorio e che si è rivelalo come sLrumeiilo indmpenisaibile di lavoro, non soltanto
per tubercolotici ma anche per infermi di
altre malattie infettive. Si rivolge quindi
una viva preghiera agli ambi ed estimalori
del ben,emerito Dott. Paitrinieri e dei nostri Oiapedali d’in'viare un generoso con*
tributo per questo scopo. I doni -possono
inviarsi ai promotori Doli. Ben, Sindaco
di Torre Pellice (Municipio), paslore Umberto Ben, presidente della CIOV (S. Ger.
mano Chisone), sig,ra Toja, presidente
delPECA di Torre Pellice (piazza Libertà),
prof. Attilio Jalla (Torre Pellice), ovvero
diretlamenìe all’Ospedale Valdese di Torre Pellice od alTUfficio della CTOV (via
Roma).
V. 11 liloli (hi ì\ 1 obbligazione : 35:
41: 50: 73; 79; 97 ; 133; 140: 143 ; 177:
183.
/V. UT titoli da . 2 obbliiiaziom : 218;
2,32: 233; 236 : 241 243: 246; 261 ; 324;
313; 378; 401 ; 426 439 : 447; 470 : 171;
481; 191; 54« ; 562 ,583; 598; 602 ; 612;
662 ; 681; 730 ; 731 766; 802; 816 817;
872; 934; 969; 972; 980; 983; 1.060; 1.114:
1.117 : 1.125; 1.137 1.139 1.153; 1.206;
1.215 ; 1.218: 1.231; 1.235; 1.237: 1.243 :
1.282 : 1.304; 1.410 1.138 J.516; I..539;
1.519 1.552: 1..5.55 1.561 1.562; 1.561:
1.565 ; 1.568: 1.637: 1.6 HI 1.612: 1.613;
1.65(1 1.6.52: 1.661: 1.661: 1.669; 1,672:
1.692 1.704: 1.712; 1.733 : 1.780; 1.826;
1.847 1.869; 1.879: 1.88(1 1.896; 1.910;
1.922 1.929; 1.975 1.998 2.063; 2.071;
2.1173 2.081; 2.097, 2.099, 2.130; 2.145.
V. 2|) titoli da N. 10 obbligazioni: 2.253;
2.406 2.429; 2.439; 2.444; 2.460; 2.169;
2.481 2,492; 2.493; 2.515; 2..5-26: 2.532;
2.533 2.5:34 ; 2.535 2.538 2.55:i: 2.571;
2.572.
.'V. 5 titoli da n. 20 obbligazioni \ 2..58 7;
2.,595 2.607; .616; 2.639.
Torre Pelile 27 gennaio 1962.
Il giorno 24 marzo a Torre Pellice
è serenamente entrata nel riposo' eter
no nel suo 92*> anno di età
Fanny Bertalot
ved. Costabel
La famiglia ne dà l’annuncio afflitta nelTora della separazione ma confidando nelle promesse divine di Vita Eterna.
« Venite a Me voi lutti che sic
te travagliati ed aggravati ed Io
vi darò riposo » (Matteo 11: 28)
« La mia grazia ti basta »
(li Corinzi 12: 9)
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