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numero 34
del 12 settembre 19
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«Non ci esporre alla tentazione, ma
liberaci dal maligno»
Matteo 6,13
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ferenza fra prova e tentazione:
tratta di una stessa esperienza della fede che si vede sottoposta a scrutinio. La
differenza non consiste tanto nel fatto
in sé, quanto nel suo risultato: se la si
supera, parliamo di prova, se ne ascia
mo sconfitti, parliamo di tentazione.
La prima irrobustisce e rafforza la fede,
la seconda la mette in pericolo grave o
la fa vacillare. Ma in questa classifica
zione c’è, forse, troppa razionalità, t
non sempre le esperienze spirituali
possono essere classificate con tale indubitabile certezza. Rovesciando i ter
mini della richiesta, di certo sappiamo
che noi tentiamo Dio: questo avviene
quando non riconosciamo la sua po
lenza e pensiamo di metterci al suo li
vello; quando non prendiamo sul serio
la sua volontà salvifica; quando mor
moriamo contro Dio; quando disconosciamo la sua gloria e onoriamo un altro al suo posto; quando non riusciamo a cogliere i segni della sua opera at
torno a noi; quando osiamo sfidarlo
con l’incredulità, il dubbio, la disobbedienza. Tutto questo è un tentare Dio.
Tuttavia sappiamo anche che Dio
tenta noi: in questo caso la nostra
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comprensione della fede riceve un duro colpo. La sola enunciazione di questa tesi ci spaventa e ci fa sobbalzare.
Come è mai possibile che Dio metta a
repentaglio la nostra fede? Che Dio,
con la sua potenza, sfidi la nostra debolezza? La risposta biblica a questa
grande domanda si muove su due linee: da una parte ci viene detto che
Dio non tenta nessuno, caso mai siamo tentati dalla nostra concupiscenza
(Giacomo 1); dall’altra ci viene detto
che Dio tenta l’uomo mediante il suo
agente (il diavolo, il male!maligno),
dandoci nelle sue mani (si ricordi il
c(^o di Giobbe). Anche queste risposte
bibliche hanno il merito di separare la
volontà buona di Dio dalla manifestazione di una volontà diversa, quella
della tentazione, che noi viviamo cane una minaccia e un pericolo mortale per la nostra fede. Questo ci rassicum, in quanto ci permette di mantenere
separate due cose che noi viviamo cane contrapposte e contraddittorie. Anuna volta: una risposta che soddisfa più il nostro desiderio di ordine che
Wn l’intera testimonianza biblica nello-sua complessità.
SE prendiamo sul serio la richiesta
del Padre Nostro, dobbiamo riconoscere che la preghiera chiede a Dio
di «non esporci alla tentazione», quindi di risparmiarci la tentazione in
quanto tale, che potrebbe diventare
noi occasione di caduta. Ma perché
n richiesta sia «vera», occorre concludere che Dio stesso è colui che ci espo^ ollu tentazione. Quindi la richiesta
di noti essere messi alla prova da
Pdrte di Dio, col diavolo quale suo
possibile strumento, né di essere espo™ « quella tentazione di cui il diavolo
Pjende l’iniziativa. In questo caso si
imprendono meglio le due parti di
"dest’ultima richiesta: chiediamo a
suh'^^ alla tentazione e
«Ito dopo aggiungiamo di essere li■ '^tiligno/male. Tutto questo
dlhi consapevoli della nostra
^fr^SjEtá: sappiamo che esiiufrontati dalle alternative secun tesistenza o della caduta, è
ore dalla quale usciamo semPerciò chiediamo a Dio
„jj”?ifwto di non essere sottoposti a
Epo di prova che minaccia lafesñof di essere redenti dal malilui Jh- cadere vittime di co
tarefi appone a Dio e ci vuole sepasin I ^ ^Ei, sia esso oppositore esterno,
interno a noi.
Domenico Tomasetto
La tragica morte di Lady Diana ha commosso e unito le persone più diverse
La principessa del popolo
In questa circostanza è venuto alla luce quanto ci sia bisogno d'altro nelle nostre società
secolarizzate, quanto profondo sia il bisogno dì Dio e di valori rimossi o marginaiizzati
ERICA SGROPPO
UNA vita umana immolata
sull’altare della dea fama e
stroncata dalla dea automobile, discussa in vita, è riuscita in morte a
unificare e comunicare un messaggio che forse passerà alla storia soprattutto come evento religioso.
Sorvolerò sui particolari della vita e
della morte di questa persona
straordinaria e insieme molto ordinaria e probabilmente proprio per
questo popolarissima, che da viva
ha certamente diviso più che unito, che aveva come probabilmente
la maggior parte di noi molti più
difetti che virtù. SuUa sua infanzia
di bambina privilegiata e insieme
derelitta, sulle sue contraddizioni
stridenti tipiche di chi cresce insicuro e psicologicamente danneggiato, sulla sua ignoranza e ingenuità, sulla sua cultura basata fino
ai vent’anni solo sui romanzetti rosa di Barbara Cartland. Sull’amore
della piccola Cenerentola che il
principe forzato a sposarsi da Sua
Maestà, ma in realtà con il cuore
già occupato, non è riuscito a ricambiare, sulle conseguenti rivalse
e ripicche dell’anatroccolo divenuto cigno scintillante, i giornali di
ogni parte del globo sono pieni di
ogni particolare.
Certo la persona di Diana Spencer o meglio il suo mito ha incarnato qualcosa di assai più vasto di cui
lei, come ognuno di noi, non conosceva la portata nella sua totalità fino alla fine di questa settimana che
ha avuto ogni giorno un motivo diverso, dalla catarsi della morte alla
santificazione di una «peccatrice»
all’apoteosi del funerale, in cui però
tutto in fondo è ritornato umano,
accettabile, non assurdo come lo
psicodramma dei giorni precedenti.
L’ex principessa di Galles è stata
figlia dei suoi tempi e ha incarnato
per quelle persone che vivono di
emozioni sul piccolo schermo un
personaggio attuale, complesso, ma
dalle aspirazioni semplici e classificabili, un’eroina da telenovela ma
viva, di sangue blu ma «vicina» perché pronta a fare «autocoscienza»
davanti alle telecamere, a parlare di
infedeltà praticate e subite, di bulimia e depressioni, a esprimere sentimenti di risentimento e vendetta
contro chi l’aveva volontariamente
o no fatta soffrire. Ma anche pronta
a proclamare a ogni occasione
quanto amasse i suoi figli e quanto
amasse chiunque soffrisse e certo
pronta a spendere parte del suo
tempo e denaro non solo per la sua
bellezza ma anche per nobili cause.
Impulsiva e istintiva, restia a ogni
consiglio su come comportarsi in
pubblico, il che la rendeva vulnerabile e criticabile, era una mina vagante, spesso di imbarazzo alla famiglia reale e al governo.
Che piacesse o no era e restava la
madre del futuro re, istituzione al
di sopra delle parti, rappresentativa
di tutta la nazione, regola a cui Diana non si è assoggettate e per questo molti, soprattutto donne, si so
no identificate con lei giungendo a
considerarla «una di loro», certo accessibile e comprensibile più della
rigida famiglia reale schiava del dovere, ideale fuori moda anche nella
«morale» Gran Bretagna.
Ai di là della persona, qual è la lezione da imparare, il messaggio che
questo evento ci comunica? La
Gran Bretagna è un paese estremamente secolarizzato ma pluralista e
tollerante quanto in Italia non si
può neppure concepire. La regina è
sì protettrice della fede protestante
(titolo che non tutte le monarchie
nordiche protestanti hanno, e che
non significa molto di più di «cattolicissimo» per il re di Francia) ma
per esempio questa fede, che in Inghilterra è anglicana, in Scozia diventa presbiteriana, cioè calvinista.
Nessuna delle due chiese però
prende ordini dal sovrano. Contrariamente a quanto spesso si sente
dire il Capo della Chiesa d’Inghilterra è Gesù Cristo e non la regina o
l’arcivescovo di Canterbury. Come
per ogni chiesa riformata. Ciò posto, ci sono parecchie altre denominazioni cristiane, la cattolica è una,
e parecchie altre fedi tutte con
uguali diritti e dignità. La maggioranza dei cristiani è anglicana e di
questi circa un 10% va regolarmente in chiesa. A Natale e Pasqua le
chiese si riempiono; si sono anche
riempite, per esempio, al tempo
della guerra del Golfo. Di fatto però
il trascendente, Dio, è relegato a angoli sempre più piccoli, anche nella
vita di chi si professa credente.
Ed ecco che questo mondo postmoderno secolarizzato e spoetizzato, in cui la coscienza è legata a
una scatola con telecomando, il
dio è il bene di consumo e la religione si acquista nelle cattedrali
sempre più grandi e aperte sempre
più a lungo, improvvisamente non
basta. Ci vuole altro. E questo bisogno di altro, questo bisogno di Dio
marginalizzato, negato, cancellato,
rimosso esplode. E sì scopre il vuoto, la nullità, la stupidità di un’esistenza senza vero significato perché senza luce.
La morte della «principessa del
popolo» ha riscosso fedi smorzate;
ha unito persone diversissime rigenerando qualche cosa che languiva
al fondo dell’anima di molti. Milioni di persone hanno cantato e pregato insieme sabato in piazza a
Londra, ma anche nelle loro case,
davanti alla televisione. Sinagoghe,
moschee, templi, chiese hanno
pregato all’unisono. Domenica le
chiese si sono riempite, ovunque si
sono celebrate commemorazioni
interconfessionali e in posti a maggioranza asiatica, comè Bradford,
nella cattedrale anglicana si è svolta una commemorazione comune
con le comunità musulmana induista e sikh. L’inno all’amore in I Corinzi 13 letto dal primo ministro
Tony Blair, predicatore laico anglicano nella bellissima e difficile versione del re Giacomo, riassume e
simboleggia la lezione da apprendere e conservare cara per il futuro.
Pace sempre più a rischio dopo gli attentati in
È definitivamente tramontato il sogno
Israele
di Oslo?
JEAN-JACQUES PEYRONEL
A quattro anni esatti
jtV dalla famosa stretta
di mano tra Rabin e Arafat a Washington, il «sogno» di Oslo (quello di
una pace possibile fra
israeliani e palestinesi)
sembra definitivamente
tramontato. Dopo le
due stragi di Gerusalemme, molti accusano
Arafat di non aver saputo sconfiggere i terroristi
in casa propria, e di avere abbracciato pubblicamente uno dei capi
storici di Hamas. Ma
tutti sanno che il primo
colpo mortale al processo di pace è giunto la sera del 4 novembre 1995,
a Gerusalemme, ad opera di un giovane ebreo
fondamentalista. E sei
mesi dopo la vittoria
inaspettata, ancorché
risicata, di Netanyahu
non ha fatto che confermare il rischio di voler
perseguire una pace a
buon mercato.
Come uscire da questa
situazione? Forse non è
così assurda la proposta
dello scrittore pacifista
israeliano Abraham Yehoshua, espressa in un
articolo su La Stampa
all’indomani della strage
del 30 luglio, a patto di
non intenderla nel senso
dei titolo dato all’articolo («Ci vuole un Muro»),
bensì nel senso di giungere rapidamente alla
creazione di un vero
Stato palestinese, con
confini chiaramente de
limitati e riconosciuti.
Questa era la prospettiva implicita degli accordo di Oslo ma è anche
quella alla quale si è decisamente opposto il
nuovo governo israeliano, che non ha esitato a
rilanciare gli insediamenti dei coloni all’interno dei Territori occupati nel 1967, e che per il
94% sono ancora sotto
controllo israeliano.
L’idea di creare uno
stato sovrano palestinese, e non un «bantustan» nello stile del vecchio Sud Africa dell’apartheid, è probabilmente l’unica che possa
risolvere il dilemma
della questione palestinese (una terra, due popoli) e dare respiro al
sogno di Shimon Peres
di un Medio Oriente finalmente riconciliato in
cui ogni popolo possa
vivere sicuro nella propria terra, stabilendo
normali relazioni economiche e politiche con
i propri vicini. Ora come ora quest’idea appare del tutto utopistica,
ma la forza dello «spirito» di Oslo stava proprio in questa utopia.
Per questo gli Stati
Uniti, che di questi accordi sono i garanti,
hanno il dovere politico
e morale di fare di tutto
per rilanciare, malgrado
tutto, il processo di pace, non fosse altro che
per evitare una nuova
possibile guerra che
non risolverebbe nulla.
UN SINODO NORMALE, MA NON
TROPPO. Che cosa vuol dire definire normale il recente Sinodo delle chiese valdesi e metodiste? Vuol dire che esso ha risposto al suo compito specifico; decidere
sulle questioni comuni relative alla vita
delle chiese e nominare le persone che ne
mettano in atto le deliberazioni, anche
senza quelle decisioni spettacolari che
fanno i titoli dei giornali. Un Sinodo normale è quello che conferma e costruisce
la coesione della chiesa, prendendo atto
dei mutamenti avvenuti nell'anno, ridistribuendo tacitamente i ruoli e le responsabilità, offrendo occasioni, nell'aula
o nei giardini della Casa valdese, per
scambiarsi informazioni e propositi, e per
incontrare i tanti delegati di altre chiese
da ogni parte del mondo.
Un Sinodo normale, dunque, ma con
cose nuove, e notevoli. Per la prima volta
è stato approvato, cifra su cifra, il piano
di utilizzazione dell'otto per mille, e poi
l'altra novità più grande: la presenza ufficiale, per la prima volta, di una delegazione ortodossa e di una della Conferenza episcopale italiana: una tappa importante nel cammino, non sempre facile,
dell'ecumenismo. In questo, forse, un Sinodo meno normale di altri, (pagg. 2-12)
1
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 12 SETTEMBRf
CARI fratelli, care sorelle
in Cristo, i discepoli, in
quella notte lunga e terribile
paventano la loro fine, e la fede, la fede della chiesa, vive
la minaccia concreta, vicina,
spaventosa di perdersi per
sempre: ecco l’impressione
che ¡’Evangelo ci comunica.
Il racconto della barca nel lago in tempesta allude alla minaccia per il discepolato e la
testimonianza cristiana.
Una crisi profonda
Ma in quella fragile imbarcazione abbandonata in balia del vento contrario
e del mare minaccioso, che
somiglia alla forza del male
incontrollabile e profondo,
noi vediamo anche la vita umana in balia di forze
avverse e abbandonata a se
stessa. L’esperienza della solitudine, dell’assenza di riferimenti certi, della paura di
essere inghiottiti dall’abisso,
consegnate alla violenza della natura, o del caso; anche la
sensazione di non avvertire
più concretamente la vicinanza dell’altro, sono forme
di esperienza che determinano lo svolgimento della nostra esistenza individuale e
collettiva. È l’immagine di
una crisi profonda, quella della barca sbattuta dalle
onde, che ci costringe a guardare contemporaneamente
e con preoccupazione alla
chiesa e al mondo, alla vicenda umana e al suo destino e a
quella della fede cristiana e
della sua ragion d’essere.
L’Evangelo di oggi ci mostra questi destini accomunati, il destino dei discepoli,
la loro condizione, simile a
quella dell’umanità intera; in
balia della paura e della solitudine, della disperazione e
dello spavento, non per lasciarli naufragare entrambi,
ma per dir loro da parte di
Dio; «Coraggio, non temete,
resistete, la vostra salvezza è
in Cristo che non vi abbandona. Dio in Cristo viene: egli
che è il creatore del mondo e
il Signore onnipotente è anche il vostro redentore. Nelle
sue mani la vostra vita diventa la sua e la sua prende forma in voi».
Però, l’Evangelo ci dice che
«Gesù obbligò i suoi a salire
in barca e a precederlo». Senza questa esperienza, senza
passare quella lunga notte
piena di spavento, i discepoli
non avrebbero incontrato e
conosciuto Gesù come il Signore e il loro salvatore. I discepoli sono obbligati, costretti a navigare da soli, privi
di guida e di riferimenti, a disperare di se stessi e di Dio.
Sono obbligati da Gesù a navigare senza Gesù. Quella
lunga notte è la condizione
nella quale è posta la chiesa.
Da chi? Non dal caso, non
dalle umane disavventure,
non dal nemico, ma da Gesù
stesso: potremmo leggere
questa costrizione come una
vocazione, che il Signore rivolge ai suoi, la vocazione
più difficile di tutte, quella di
condividere l’esperienza dell’umanità intera, che si av
IL CAMMINO DEL DISCEPOLATO
«Signore, donaci di osare con te l'avventura di una fede che può calcare
sentieri nuovi e rischiosi... Dacci di fare nostra la domanda di Pietro»
MARIA BONAFEOE
ventura nella vita senza la
certezza di essere salva, sen
za nessuna garanzia, senza
assicurazione. Una umanità
malata e affamata di tutto,
una umanità incapace di
provvedere a se stessa, come
Ìa folla che pochi versetti prima Gesù ha incontrato smarrita, affamata, malata e che
egli ha guarito e nutrito con
la sua compassione. Ora la
comunità dei discepoli è obbligata a fare sua la necessità
di quella folla abbandonata a
se stessa prima dell’incontro
con Gesù. I discepoli non
avevano saputo ne nutrirla
né guarirla, e oggi, sono costretti a sperimentare lo spavento di una vita cui è tolta
ogni certezza. Una condivisione forzata, una condivisione al buio. Certo, Gesù verrà,
si tratta soltanto di precederlo, ma intanto lui, che avrebbe potuto esserci, non c’è.
Forse qui ci costringe oggi
Gesù: a passare una lunga
notte senza la presenza rincuorante della fede, a vivere
la vicenda di tanta parte
dell’umanità che non ha più
radici, che non sa sperare,
che non ha prospettiva. Gesù
obbligò i suoi discepoli a salire nella barca... e a restarci a
lungo, molto lontani dalla
terra e in balia delle onde e
del vento.
Un tempo di attesa
Nel dibattito del corpo
pastorale e in quello dei
Centri culturali mi pare siano
emersi elementi che descrivono questa minaccia. Per
noi evidentemente non è la
minaccia della persecuzione
e deH’annientamento. Si tratta della consapevolezza di essere in un tempo nuovo, un
lungo tempo di attesa, in cui
sperimentiamo la perdita di
riferimenti ideali e umani essenziali, sappiamo che il
mondo nel quale siamo nati e
che abbiamo contribuito a
creare si è chiuso, è finita
l’epoca della chiarezza sulle
grandi alternative morali, politiche, teologiche, sulle quali
ci sentivamo anche di mettere in discussione la nostra
esistenza cristiana e di proporlo ad altri. Ma, oggi, qual
è la nostra identità? Questo
non è chiaro. Noi continuiamo a pregare e a sperare e lo
facciamo con intelligenza e
con passione, ma ci è chiaro
con grande consapevolezza
che non ci muoviamo sulla
terra ferma.
Cari candidati, cara comunità, se qualcuno pensava alla chiesa e al discepolato come ad un luogo sicuro e rassicurante per la propria identità, magari un po’ isolato e
incompreso ma reso forte
«Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire
sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli
avrebbe congedato la gente. Dopo aver congedato la
folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo.
Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da
terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò
verso di loro, camminando sul mare. E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero:
«È un fantasma!». E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!". Pietro gli rispose: “Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull’acqua". Egli disse: “Vieni!". E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull’acqua
e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento, ebbe paura
e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!". Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse:
“Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora
quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a
lui, dicendo: “Veramente tu sei Figlio di Dio!”»
(Matteo 14, 22-33)
dalla coscienza che Dio, comunque, sta dalla nostra
parte, qui riceve una smentita: qui sull’imbarcazione dei
discepoli, l’esperienza di essere «abbandonati da Dio e
dagli uomini», esperienza
tragica di popoli interi, ma
anche esperienza di uomini,
donne, bambini in questa
nostra generazione, diventa
non solo l’esperienza della
chiesa, ma anche il posto, il
destino che Gesù offre ai suoi
per tutta la notte
Chissà se sarà possibile tornare a sperare, se sarà possibile guardarsi l’un l’altro sapendo che cosa fare, sapendo
come muoversi, sapendo che
stare nella barca e remare sono azioni che danno gioia
perché avvicinano la comunità al suo compito. Chissà se
questa lunga notte vedrà la
luce 0 semplicemente costringerà i suoi abitanti ad assuefarsi al buio, a vivere uno
accanto all’altro nello spavento, senza che la reciproca
compagnia sia di aiuto.
Mi chiedo se la chiesa, le
chiese cristiane oggi non siano costrette, come i discepoli
allora, ad essere insieme in
questa barchetta che rischia
di essere sopraffatta dall’abisso e la loro vicinanza non sia
esposta allo stesso sgomento
dei discepoli che sono insieme, eppure sono soli. Chissà
che non sia questa oggi la necessità, la porta stretta attraverso cui il Signore fa passare
la chiesa e i credenti che nella
loro vita sperimentano solitudine e dubbi, domande aperte e spesso gridate senza ancora vedere la luce.
«Non temete, sono io»
CARA comunità, care deputate e deputati, cari
fratelli e sorelle che venite
dall’estero, cari fratelli e sorelle della chiesa cristiana di
Roma e della chiesa ortodossa, carissimi candidati, certamente questo Evangelo è
scritto per dirci che nella notte più buia e minacciosa non
siamo abbandonati. Dio torna a parlare, il Signore torna
a farsi presente e la sua presenza, la sua parola dice:
«Non temete, sono io». Ma è
scritta per dirci che l’esperienza deH’incontro con Dio
sarà così radicale, così straordinaria, da essere sulle prime
incomprensibile e da incutere spavento, da apparire come l’epifania di un fantasma;
non si può guardare Dio e vi
vere, dice la Bibbia. Ma Gesù
non è un fantasma, è il Signore che vince l’abisso, che
domina il male profondo, che
dà la sua pace.
Questo testo ci è tramandato per ricostmire la fiducia
e annunciare che Dio viene
nella nostra vita e nella vita
del mondo con la sua compassione e ci dice: «Smettete
di aver paura della notte e del
naufragio, perché la notte è
passata e si può resistere al
male e si può vincere».
Si può vincere
ORA possono resistere e
aspettare, ora possono
vivere, ora potranno portare
quella parola senza dimenticare la sofferenza, senza dimenticare il male dell’umanità e il loro stesso, e il suo
spavento e l’angoscia di essere abbandonati a se stessi, e
senza dimenticare il peregrinare nel terrore di un'umanità afflitta e resa impotente
dalle avversità, sapendo che
non ne sono esenti loro stessi. I discepoli sono stati sradicati dalla certezza che Gesù fosse per loro, dalla loro
parte più che in ogni altra
parte del mondo e della vita
umana, sono stati sradicati
dalla loro stessa fede, ma il
Signore si è avvicinato loro e
ha rivelato loro Dio, e nella
sua potenza gli si è fatto vicino, vicinissimo, rompendo il
grido della loro solitudine e
del loro spavento, con la sua
parola che incoraggia, con il
suo amore che «caccia via la
paura», come dice l’apostolo
Giovanni.
Ora che Dio ha parlato sono salvi. Ma che cosa succede nella vita che ha sperimentato la grazia, nell’esistenza che, dopo aver sperimentato la perdita e il terrore, ora sperimenta la compassione? Il Vangelo di oggi
ci dice in modo ardito che
cosa può essere il discepolato
cristiano: che cosa può essere
la vita dopo l’incontro con
Dio e con la sua parola. Il
Vangelo di oggi ci dice che la
fede può osare, osare di es.sere molto ardita. Proprio come
dice il profeta Isaia: «Quelli
che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano».
E così Pietro osa: «.Se sei tu.
comandami di venire da te
sull’acqua». Se sei tu, tu che
ci hai costretti a disperare di
te, a provare la vita come abbandono e paura, tu che ci
hai chiamati e poi, quando
credevamo in qualche modo
di essere preservati dal male,
ci hai fatto conoscere la notte, e poi la meraviglia e la
gioia della tua presenza e della tua parola, tu che puoi tutto, che hai vinto il male... Se
sei tu, mettici sul tuo stesso
cammino, donaci una fede
che smuove le montagne,
che permette di volare, che
consente di venirti incontro
su di un percorso a noi impossibile, quello della tua potenza. Donaci la capacità di
uscire da noi stessi, la capacità di rischiare la nostra
umanità sulla tua parola e
facci uscire da questa barca
che senza di te non serve a
niente, per venirti incontro.
Se sei tu. Signore, permetti
alla tua chiesa di osare un’avventura impossibile, dalle la
forza di rischiare tutto quello
che ha, anche la sua pace ritrovata, le sue regole stantie,
fidandosi solo di te. Dai ai
tuoi discepoli il coraggio di
osare un cammino ardito per
tuo ordine. Dai a Daniela,
Massimiliano, Erik, Massimo e Winfrid, che oggi compiono la promessa di esserti
ministri, di concepire il loro
discepolato non solo come
disciplina, non solo come dedizione sufficiente e misurata
alla tua parola, non solo come servizio dentro i confini
delle loro comunità, non solo
come prudente ortodossia,
ma chiedi loro e chiedi a ciascuno di noi di osare di più, di
avventurarsi più in là, di osare
l’impossibile che però con te
diventa possibile. Comandaci
di venire da te sulle acque, tu
che hai detto «Sono io». Abbiamo bisogno del tuo ordine
per cominciare la temeraria
impresa del discepolato. Senza la tu3 vocazione non possiamo niente. Ma non permetterci di riprendere il nostro cammino come se tu non
fossi il Signore vivente.
Tu, o Signore, che ci hai
salvato dal male e dalla morte, donaci di osare con te l’avventura di una fede che può
calcare sentieri nuovi, rischiosi, senza riserve e senza
garanzie: donaci di parlare di
te senza la paura di non corrispondere a immagini, regole,
parole che non ci corrispondono più. Donaci di servirti in
modi che non conosciamo
ancora, donaci di non rimanere inchiodati sul terreno
della realtà, con il suo buon
senso, con le sue necessità,
con il suo egoismo, e di elevarci in direzione dell’inaudito. Dacci, Signore, di fare nostra la domanda di Pietro, che
chiede a te, e a nessun altro:
«Comandami di venire da te
sull’acqua!». Non permettere
che la nostra pigrizia, il grande senso della misura che
contraddistingue il nostro discepolato, 0 una malintesa
umiltà, ci tappino la bocca.
Gesù dice: «Vieni!»
E Gesù disse a Pietro: «Vieni». Meno male che è Gesù che risponde e non noi.
Perché il nostro moralismo ci
avrebbe fatto rispondere a
Pietro: «Come osi? chi sei tu
anche solo a sognare un simile discepolato? con che coraggio pretendi di spostare i
pesanti limiti della tua natura
e della tua cultura e delle necessità della tua chiesa, e delle leggi del mondo cui appartieni? con che coraggio vuoi
provare a metter piede fuori
della barca? come osi chiedere a Gesù di associarti alla
sua vittoria sul male, alla sua
resurrezione». Ma Gesù dice:
«Vieni!». Gesù incoraggia il
lUn
sogno di Pietro, incora«
sua voglia di rischiareM|B
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suo coraggio di metter
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IL fatto che Pietro
paura e cominci
non è la prova che tut®inp*i°
stiani e le cristiane diple
senso, razionali e realipVe all3
quell’umiltà fatta ppjoiluB^'
conformismo e di
che di senso della pi
fragilità, stavano aspe: ?
per dimostrare a se st« • * '
mondo intero che erai
rimanere fermi, non a
donare le proprie trad
le proprie convinzioni '
turate nei secoli, noi
prova che era meglio c! ®
re le proprie risorse e
portone convenienze *
lanciarsi in pericolosi
di onnipotenza. Il fati
Pietro abbia paura è ini
segno della sua umani
fatto che egli man tiene t u'
stanza il senso della re: * ®
scorgere il carattere n ® ,
doso della sua situa: ‘
Ma appunto, questo è
scepolato cristiano.
La paura non è il se|
la sua fede è troppo
ma che non lo è abbai
È, come dice Gesù, il
della sua poca fede, di
de che non regge senza]
tendo
nel già:
le, pe
onii
Witrare
lito di !
leattom
ia,tel Si|
se sino alla fine del can
di una fede che scopre L. .
maticamente i propri ^
smette improvvisarne^”
volare. Ma i fatto che®,. „
me a tal punto da affo|Q^jjj
non stigmatizza ii suoti|j _
vo come il sogno titaii^
un pazzo, ma contiene^^Q
una predicazione impoi^ affida
per le discepole e i distg^gg |jj
di ogni tempo. presenta
La sua paura ci dicer gjijq,
cammino che Pietro
gira di intraprendere, clijpfjg
iniziare perché Gesù lowj
raggia, che conduce o^jgjjq ]
abisso fino al redentor%g2iqjjg
cammino contro correi^ relazi
cammino reso sensa%Qqg
da Dio, mai dal buoni
di chi si accontenta dilBg||Kl
fuori pericolo, un caif
in cui il discepolato (
fiducia e fede piccina,B
ducia e mancanza di ié
certezza e senso del lini
«Io credo, sovvieni alÌ
Trai
incredulità»: così d!
quell’uomo di fronlf... <
possibilità che suo figliò
risse. «Ordinami di vei||->
te sulle acque». Io crtt^vom
voglio che Cristo meWFcpqg p^j
nella mia vita e che la®to. Vorre
ta sperimenti la gioia cito Sergk
nezza dei criteri del ffha lavori
voglio poter sperimfjvola, ha'
queU’amore che mettefquattj.q,
all’aratro senza voltrfbriamen
dietro, del seme che
solo se muore, credo wnella Ta
lo squarcio di luce eli parole; i
surrezione porta in Mlitàeleal
delebile dentro la sttÌsia un ei
mondo. Credo, mal3|sereseg
una fede spezzata, ui^Vuoldir,
segnata dal limite, coj servizio»
detta sempre dal peccai Tavola.
Si incontreranno aw ziare il f
dute, e quello che se® trovato \
un cammino sicuro! quindj ^
tornare ad apparire trf preso nc
mente cedevole. La ri®! sarà coi
za di fede accompago*: anni. Ur
scepolato. Il dubbio c«* che a cl
porta neU’abisso è pK nostre c
come nemico. Il pecca^tnitati, r
sce ancora e con for^l chiesa,
nostra vita. Nella fcah dare um
lo minaccia lungo ilQ 'avoro c
no del discepolato vola e j
* . I
scopre la propria litnj'y Una pie
Ma nell’aiuto di &azie a
ferma, che non moUs i
sa
offerì
la chiesa scopro'''T foenerg
può essere chiamatoc i alserviz
tente: «Tu sei veranre” Quest
glio di Dio». Amen. ^olte h
________________ , f°biani(
Predicazione (ieU
'Umolt
apertura del Sinodo.
J
3
ippni 12 SETTEMBRE 1997
llNODO VaLD]
PAG. 3 RIFORMA
incori^
chiare
e, e
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e si
I lavori si sono svolti in un clima sereno e operoso
|(jn Sinodo normale, ma non troppo
«5 Cultura; scuoia; i 150 anni dai 1848; l'otto per mille e la
novità della presenza ufficiale di cattolici e ortodossi
niOROIO CIBARDET
gE cosa vuol dire un Sinodo normale? Vuol dire
g esso ha risposto al suo
ijjjpito specifico: decidere
pille
erejeallavita delle chiese e
itta®omi»re le persone che ne
di p««ano m atto le deliberadla nÌ>ni. anche senp quelle dee'i^ioni spettacolari che fan
e era t «lo normale è quello che
non tferma e costruisce la coee trad 1"® chiesa, prenden
:olosi
n7inn»atto dei mutamenti aweli f,“ tì nell’anno, ricordando i
„l’in ° itelli e le sorelle scomparirse e«ridistribuendo tacitamen
i ruoli e le responsabilità.
¿endo occasioni, nell'aula
n f f, nei giardini della Casa val•a è b” scambiarsi infor
azioni e propositi, e per mitiew ^ delegati di
,ll 6 chiese da ogni parte del
‘ nondo. Il tutto vissuto come
solo atto di culto che inicon un intenso e solenne
Ito di apertura e si conclule attorno al tavolo della cedei Signore, il venerdì poitiggio, dove la chiesa rinU suo impegno e riceve
evita. In mezzo, le deliazioni, rincontro e scondelle idee, le meditazioni
i canti con cui si aprono
i giorno i suoi lavori. Un
odo normale è un pezzo
1 «mondo» (molto monda/'"®1io a momenti) che si pone
^ ®™Wto l’autorità della parola
suo tijjjj pgj. po(^gj. continuare
' svolgere nel tempo, da un
tiene altro, il compito che
impoi^ affidato alla chiesa e che
' ' disi^ssQ^ ju qygj momento rap
, presenta.
I dicer g jjj qjjggjQ senso che queetrotf’anno, sia pure con qualere, cl|^g novità, il Sinodo può dir% normale, e quasi sempre
feeno, per la buona impomtorj^gleng ricevuto dal
:orre% relazione della Commis
'^satfeone d’esame, dall’efficien
3uon!
za del Seggio e dalla prudenza della Tavola: quella triade
che al Sinodo dà tono e sostanza.
Rientrano in questo quadro anche i dibattiti che si
sono svolti su due temi ricorrenti nei quali le chiese vaidesi e metodiste amano rispecchiarsi, quasi a confermare una identità propria
nei confronti della società:
l’ampia riflessione sulla cultura e il documento sulla
scuola. I due temi, che hanno pur impegnato il Sinodo
in dibattiti di grande interesse e di alto livello, non hanno
portato, a nostro avviso, a
nulla che non fosse stato già
detto altre volte. Davanti alla
crisi generale di una identità
comune che caratterizza il
nostro tempo, della quale
parlava Maria Bonafede nel
culto di apertura, il Sinodo (o
almeno quella parte del Sinodo che si è espressa in
molti interventi) ha tenuto a
riaffermare la propria identità particolare e specifica:
una identità forte e sicura di
sé, fortemente protestante,
senza autocritiche, da «offrire» agli altri: come portatrice
di una cultura che traduca
nel linguaggio e nelle preoccupazioni di oggi l’invito alla
sequela di Gesù Cristo. Il Sinodo ha così, fra l’altro, riaffermato i valori protestanti
della modernità in riferimento alla scuola (e al problema politico della scuola
privata), con un documento
che è in linea con le scelte
dell’ultimo mezzo secolo,
ma che a qualcuno è suonato come un «canto del cigno». E poi, le prossime celebrazioni del 17 Febbraio
1998, 150 anni dopo l’emancipazione di valdesi ed ebrei.
Guardare al proprio passato
recente di quattro o cinque
secoli per rassicurarci in un
presente confuso e un avvenire incerto? Ma la chiesa
non è forse fondata sul solo
grande passato che è Gesù
Cristo, e la sua parola che
sussiste in eterno?
Un Sinodo normale, dunque, ma con cose nuove, e
notevoli. Per la prima volta è
stato approvato, cifra su cifra, il piano di utilizzazione
dell’otto per mille: richieste
precise e documentate, confronto fra le esigenze concorrenti, indicazioni di criteri
oggettivi per contemperare
esigenze ideali e questioni
concrete, il tutto in un’assemblea pubbhca che su tutto si informa, valuta e vota, e
che si appresta a far stampare sui giornali il rendiconto
delle somme erogate e spese.
L’altra novità è più grande,
ed è stata la presenza ufficiale, per la prima volta, di una
delegazione della Conferen-.
za episcopale italiana: una
tappa importante nel cammino, non sempre facile,
dell’ecumenismo: un cammino lungo e sofferto per gli
evangelici italiani, avvezzi a
considerarsi una alternativa,
un fronte a fronte, verso il
cattolicesimo e timorosi ora
per le possibili conseguenze
concrete di una situazione
nuova che li pone fianco a
fianco, proprio in Italia, per
confrontarsi, sia pure con ottiche diverse, con le sfide
nuove di questa fine di secolo. Ma la svolta c’è stata. Il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana è stato
ricevuto dal Sinodo, una
nuova Commissione per dare attuazione all’accordo sui
matrimoni interconfessionali è stata nominata. Tipotesi
di costituire un Consiglio
delle chiese cristiane è stata
presa in considerazione e un
nuovo documento sulTecumenismo è stato proposto
allo studio delle chiese. Senza le polemiche di un tempo.
In questo, forse, un Sinodo
meno normale di altri.
L'intervento del vicepresidente dell'Ucebi
Le chiese battiste, metodiste e valdesi
si trovano su una strada sempre più comune
DOMENICO TOMASETTO
Frequentando da qualche anno con regolarità e
a vario titolo il vostro Sinodo,
mi sono reso conto che le nostre chiese battiste, metodiste e valdesi non solo si ritrovano su una strada comune,
ma si assomigliano sempre
più le une alle altre. Abbiamo
gli stessi problemi, ma anche
le stesse speranze, gli stessi
riferimenti storico-teologici e
le stesse sfide da affrontare.
Noi chiese battiste italiane
vi riconosciamo almeno due
caratteri specifici che vi rendono unici per noi: da una
parte una priorità storica (otto secoli di fedeltà alTEvangelo, nel mutare dei tempi e
delle situazioni storiche, costituiscono un patrimonio di
riferimento estremamente rilevante) e dall’altra un primato teologico-culturale (da
voi ci provengono una serie
di elaborazioni e di documenti che costituiscono punti di riferimento validi e preziosi anche per la nostra testimonianza).
Non è quindi un caso che
le nostre chiese, trovandosi a
camminare su strade parallele, abbiano dato vita all’operazione bmv, un’operazione
unica al mondo nell’ecumene protestante. Ho letto con
attenzione la relazione della
Tavola al Sinodo e vi ho trovato pochi riferimenti alla
nostra collaborazione comune. In particolare un nuovo
elemento, maturato dopo
che la relazione era stata data
alle stampe, è l’inizio della
nuova collaborazione pastorale sul territorio: la chiesa
valdese di Felonica Po viene
curata dal pastore di Ferrara
(battista), con un progetto di
lavoro che interessa anche la
Chiesa battista di Rovigo.
Una collaborazione a tutto
campo nei vari settori di vita
della chiesa cui si aggiunge lo
scambio di diaconi. Riteniamo fermamente che i progetti di collaborazione pastorale
La pastora Maria Bonafede con i candidati aii’ingresso del tempio
sul territorio di questo tipo
costituiscano l’indicazione
che il Signore propone alle
nostre chiese per rendere valida la testimonianza all’
Evangelo e più efficace la collaborazione bmv nel mutuo e
reciproco scambio dei doni.
Queste soluzioni, ricercate
con pazienza e d’intesa con
le chiese, le persone e le opere interessate, costituiscono
una linea di lavoro da approfondire.
Come indicato nell’ultima
Assemblea-Sinodo ’95, ci sono anche altri settori di lavoro da esplorare e nei quali avviare la collaborazione bmv.
Ci auguriamo che le varie
possibilità sotto esame da varie commissioni possano
concretizzarsi in nuovi settori
di collaborazione. Forse questa è una strada nella quale
dovremo investire più risorse
comuni, osare di più, onorando, oltre che la lettera degli
Atti deliberati, lo spirito che li
ha animati. È troppo azzardato pensare alle nostre assemblee nazionali con sessioni
comuni e sessioni separate?
La sessione sinodale di
quest’anno riveste particola
re attenzione anche per noi
per uno dei temi specifici in
esame: il nuovo documento
sull’ecumenismo. La situazione italiana sta evolvendo a
velocità tale che il documento di 15 anni fa, ancora valido
e dignitoso, deve essere rivisto e aggiornato. Monsignor
Abiondi, vicepresidente della
Cei, può aggiungere un’altra
«prima volta» alla sua esperienza ecumenica: dopo l’Assemblea battista, ora è presente ufficialmente anche in
questo Sinodo. Non è un caso, allora, che siate proprio
voi, chiese vàldesl e metodiste, a dover rimettere mano
all’elaborazione di un nuovo
documento sull’ecumenismo, più completo e aggiornato: le vostre risposte possono aiutare anche noi e diventare le nostre risposte.
Nello scambio dei rispettivi
doni si rafforza la collaborazione tra le nostre chiese.
Ci aspettiamo molto da voi,
perché a voi molto è stato dato. A nome dell’Unione e delle chiese battiste italiane vi
auguro un buon lavoro benedetto dal Signore e illuminato
dalla sua presenza.
1 cani
:o osclfc
cina,
Mpi
di lei
Il bilancio di un anno di lavoro nel discorso conclusivo del moderatore della Tavola valdese
el lini'
eni
all
Tonti
Tra molte luci e alcune ombre, abbiamo sperimentato spesso la vicinanza del Signore
GIANNI ROSTAN
all!
li vei
o crei
jP'ARE sorelle e cari fratelli,
TVJ vorrei cominciare con aluett cane parole di ringraziamen'®. Vorrei ringraziare anzitutSergio Ribet. Sergio Ribet
borato sette anni in Taha lavorato con me per
nettef
Itafbi
Quattro anni, e se dovessi so‘'0 iUtiamente e sinteticamente
T h suo ministerio
Tavola, dovrei dire tre
® ® intelligenza, sensibi
li i ità e lealtà. Credo che questo
^ *ia)'***'*^ esempio che deve esseguito per quello che
□ servizio a tutti, il
v-iic viene svouu nella
® l«t Devo anche ringraii h Sinodo perché gli ha
' T hOVato un deenn snstitnto e
un degno sostituto e
:uro] quindi '
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'-he a chi ha lavorato nelle
‘ tfii h con piacere che ho
«lal ^he Gianni Genre
ad P^r i prossimi
TJn ringraziamento an
10
è
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li chiese,
I mitati, nei nos
nei nostri cori,! nostri Consigli di
Il é. law mano per il grosso
a che compete alla Ta
3t0>' Vola o j.
:liu! 11«? cui la Tavola è solo
5^' c quindi
ìpW &a7Ù pane, c 4UÌ11U1
filiali ^ ^ quelli che han
re 4 ro '! tempo, le lo
to alsTnn-®’i®*°™ intelligenza
iV della chiesa.
uinlf^^Ì unno abbiamo avuto
abbi ^ ® alcune ombre:
1 riti tatf. sentito e sperimen
'' del Signore
'Vilissime occasioni e
credo che questo debba essere conosciuto da tutti e di
fronte a tutti. Abbiamo avuto
momenti, non so se dire molto alti, ma comunque molto
belli, di vicinanza, di solidarietà con fratelli cattolici, e
questo è successo, come voi
sapete, il 16 febbraio a Roma,
ma si è ripetuto anche quando è stato firmato il documento sui matrimoni interconfessionali e si è ripetuto
ancora a Graz, e ancora pochi
giorni fa con la presenza di
monsignor Abiondi qui insieme a noi, e insieme con monsignor Abiondi devo ricordare anche l’archimandrita ortodosso: verso gli ortodossi
abbiamo alcune responsabilità in Italia, e credo che Tanno prossimo dovremo farvi
fronte più di quanto non abbiamo fatto finora.
Un altro grosso punto positivo di quest’anno, forse
non nuovo ma comunque
che vale la pena di ricordare,
è la collaborazione che vi è
stata (non solo collaborazione, ma: clima di collaborazione, di fraternità e di amicizia) che abbiamo sperimentato nei confronti del
Comitato permanente delTOpeemi e anche del Comitato esecutivo dell’Ucebi.
Abbiamo lavorato insieme,
ahimè, su grossi problemi,
ma è proprio quando ci sono
le cose difficili che la fraternità e la solidarietà si fa sen
tire di più. Con TUcebi abbiamo aperto (abbiamo insieme aperto, avete voi aperto) dei nuovi canali, delle
nuove vie di collaborazione:
si è consolidato quello che è
avvenuto a Campobasso e si
apre adesso una collaborazione su Felonica Po, Rovigo
e Ferrara. Questa è una strada che sappiamo forse essere
più lenta di quanto la nostra
volontà di procedere velocemente vorrebbe, ma credo
che sia da segnalare come un
punto molto positivo, insieme con lo sforzo finanziario
che è stato fatto. Certo, non
siamo mai contenti di quello
che si ottiene, però devo dire
onestamente che un incremento di contribuzioni come
quello che si è sperimentato
quest’anno è veramente una
cosa molto positiva.
E anche si è aperto, o perlomeno si è continuato e si
continua ad avere un rapporto con lo Stato che è rapporto fra uguali, in cui noi abbiamo notato anche una
comprensione da parte degli
organi con i quali sono venuto in contatto, che ci lascia
capire che non siamo una
voce da trascurare, ma siamo
una voce da prendere in considerazione.
Per quanto riguarda le opere e, se volete, le difficoltà e
le sofferenze che vi sono state quest’anno, certamente il
carico di lavoro pesa su alcu
ni più che su altri, e vi sono
alcune persone che sono un
po’ troppo sotto pressione, e
questo capita a tutti i livelli:
capita a livello della Tavola,
della Commissione sinodale
per la diaconia, come anche
delTOpcemi oppure di altri
comitati o commissioni oppure Concistori o Consigli di
chiesa. Ecco, io penso che
questo debba essere, nel
prossimo futuro, un elemento di considerazione da parte
di tutti, perché è vero, per
farvi solo un piccolo esempio, che non si può reggere la
Commissione sinodale per la
diaconia a mezzo tempo, ma
occorre una persona dedicata a pieno tempo, uomo o
donna che sia. Ci sono anche
delle insofferenze, qualche
volta, che si sono manifestate nelle nostre comunità, in
parte dovute, come dire, alle
carenze di forze pastorali che
vi sono state, e io mi auguro
che nel prossimo futuro queste carenze diminuiscano,
ma non è così facile far fronte a tutto.
Il nostro Sinodo mi sembra
di poter dire che è stato un
momento molto positivo di
confronto ma anche di elaborazione. Confronto significa
scambio di idee diverse, e
questo è avvenuto; ma anche
elaborazione, cioè proposte
positive, che permettono di
fare dei passi in avanti. Questo in parte, forse in una buo
na parte, è dovuto al lavoro
che è stato fatto dalla Commissione d’esame e da parte
della presidenza. Io credo che
quando un Sinodo nasce, inizia con una buona «istruzione dei problemi», cioè una
considerazione, un’analisi dei
problemi come quella che è
stata fatta, il Sinodo non può
che andare bene. Ci sono anche documenti significativi
che sono usciti da questo Sinodo. In parte servono per
l’esterno, e io penso che alcuni di questi documenti saranno utilissimi nei confronti
che andremo a avere con lo
Stato, ma anche con le nostre
chiese. E anche si è sentito un
impegno comune e questo è
un fatto che forse pochi avvertono, ma chi deve poi portare avanti il lavoro lo sente
come un grande incoraggiamento e come sostegno.
Quindi possiamo guardare
avanti a noi con sufficiente
serenità. Abbiamo molte sfide di fronte a noi, ma queste
non credo che ci spaventino.
Abbiamo la sfida di fare delle
celebrazioni per il 150 anni
un punto di chiarezza nei
confronti del nostro paese;
abbiamo il problema della
scuola, che certo ci lascia
molto preoccupati ma per il
quale lavoreremo ancora; abbiamo i contatti con il Rio de
la Piata, che noi pensiamo
possano ancora essere migliorati a supporto di quello
che viene fatto nelle nostre
chiese laggiù; e ancora, il
problema ecumenico: nella
grande ecumene abbiamo
aperto forse una nuova pista
di studio con gli ortodossi,
abbiamo anche la pista da seguire per la formazione di
«evangelical», dei nostri fratelli delle altre chiese evangeliche in Italia: questo è un
cammino che presenta delle
difficoltà, ma che noi seguiremo con grande attenzione.
E un’altra cosa molto positiva è stata anche l’approvazione di una struttura organizzativa per la Csd che ci
permette di fare un ulteriore
passo in avanti. Questo non
va disgiunto dalla ricerca di
una sempre maggiore professionalità. E questo vale
per tutti: vale a livello della
Tavola, vale a livello delle
commissioni sinodali amministrative, vale a livello degli
uffici, vale a livello di tutti i
nostri comitati. Concistori,
Consigli di chiesa. Oggigiorno è difficile lavorare, ed è
difficile lavorare bene, e la
preparazione professionale,
tecnica delle persone è un
elemento indispensabile.
Io credo ebe con queste
premesse avremo un buon
anno prossimo; vogliamo che
quest’anno sia anche benedetto da Dio, e quindi possiamo, credo, rivolgerci gli uni
agli altri con un «buon lavoro» reciproco.
J
4
Valdese
VENERDÌ 12 SETTEI
Il saluto del rappresentante della Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia e del fótriarcato ecumenico di Costantin
■ ^ • Jii I* iiLu ui v^osidniipq
L unione delle chiese di Dio è un'azione vivificante dello Spirito
L3 ChÌGS3 OrtnHn<iQ::i fin Worr/i ____:___x_ ____ • V . . . ■
fhi27crìstoedè^ è ispirata da sentimenti di amore sincero verso tutte!
Costo ed e lontana da ogn, azione proselitisUca verso altri popoli cristiani». Ci dividono ancora vTprS
TI^HEOS ELEFTHERIOU* -- ~
CARISSIMI fratelli e sorelle
in Cristo, è con grande
onore e con profonda gioia
che desidero portare a tutti
voi il saluto e l’augurio, per i
lavori di questo Sinodo, della
Sacra Arcidiocesi ortodossa
d Italia e del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e
in modo speciale di Sua eminenza il Metropolita Ghennadios, che presiede nella carità e che mi ha inviato tra voi
quale suo rappresentante.
Nel portarvi questo saluto
gioioso, permettetemi solo di
ricordare alcuni momenti
che le nostre chiese hanno
vissuto e vivono per la causa
dell’unione di tutti. Per noi
ortodossi, l’unione delle san
9^Ì6se di Dio è una azione
vivificante dello Spirito Santo, che in forma di supplica
rivolgiamo al Dio trino e uno
durante ogni liturgia; «...per
l’Unione delle sante chiese di
Dio, per l’unione di tutti, per
la pace che viene dall’alto,
per la pace di tutto il mondo...» sono costanti invocazioni che ci permettono di
comprendere la necessità
dell’unità nella verità.
In questo contesto desidero ricordarvi alcune fondamentali encicliche del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il quale, seguendo la legge dell’amore di
Cristo e il messaggio degli
apostoli, ha cercato da sempre rincontro e la collaborazione delle altre chiese cristiane.
Ancora nel 1902 il patriarca
Gioacchino III con una
straordinaria Enciclica chiedeva a tutte le chiese ortodosse di decidere assieme su
un reciproco e amichevole
Ho«®' Eleftheriou con il vescovo di Pinerolo, Pietro Gia
chetti, ail ingresso del tempio
riavvicinamento tra i cristiani. «Opera grata a Dio ed
evangelica è ricercare le opinioni delle Sante Chiese sui
rapporti attuali e futuri nostri
con le due grandi vigne del
Cristianesimo, cioè l’occidente e la protestante», scriveva quel Patriarca.
Ma ancora più straordinaria fu nel 1920 l’Enciclica sinodica della Chiesa di Costantinopoli a tutte le chiese
di Cristo. Con essa si rivolge
un invito alle chiese, di co
struire una «koinonia» delle
chiese, il cui precipuo scopo
sarebbe di eliminare da una
parte le diffidenze tra di loro
e, dall’altra, di ravvivare e
fortificare, specialmente, il
reciproco amore cristiano e
di non «considerarsi estranee
di loro, ma parenti e familiari in Cristo, coeredi e compatte nella promessa di Dio
in Cristo (Efesini 3, 6)».
Per questo la Chiesa ortodossa, fin dagli albori del movimento ecumenico ispirata
Molti e importanti i temi ecumenici di cui si è discusso
Due nuove chiese coreane a Carrara e Milano
ALDO COMBA
Nel Sinodo di quest’anno
l’ecumenismo ha avuto
alcuni momenti importanti. Il
primo è stato l’accoglienza,
nell’Unione delle chiese vaidesi e metodiste, di due chiese coreane, quella metodista
di Carrara e quella presbiteriana di Milano-Piacenza.
Non sono comunità «straniere», ma fratelli e sorelle della
cui comunione ci rallegriamo.
Con una felice intuizione
dell’evoluzione dei tempi, la
Tavola valdese ha rivolto ai
massimi organi nazionali delle chiese ortodossa e cattolica
l’invito a partecipare al Sinodo con una rappresentanza
ufficiale. Da parte ortodossa
mons. Timotheos Eleftheriou,
vicario arcivescovile per l’Italia del Nord-Ovest, ha portato
il saluto del metropolita
Ghennadios e ha sottolineato
l’antico impegno ecumenico
del patriarcato ortodosso di
Cùbtàntinopoii. Mons. Abiondi ha ricordato, a nome della
Conferenza episcopale italiana di cui è vicepresidente, la
funzione importante dell’Assemblea ecumenica di Graz e
ha auspicato che ulteriori |
passi concreti si facciano nel
senso di una sempre migliore
intesa o cooperazione. Mons.
Abiondi si è fatto poi rappresentare da mons. Giachetti,
vescovo di Pinerolo, che per
anni si è impegnato a favore
di forme costruttive di dialogo tra valdesi e cattolici. Queste due presenze, assieme a
quella tradizionale di protestanti italiani e di molti altri
paesi, ha creato in Sinodo
un’atmosfera non soltanto interconfessionale ma largamente ecumenica.
Demandato allo studio delle comunità, il documento
sull’ecumenismo ha l’indubbio pregio di individuare i
cinque «partner» del nostro
dialogo: gli ebrei, i protestanti o evangelici in tutte le loro
sfumature, i cattolici, gli ortodossi e le altre religioni. Sono cinque partner su un piano di uguaglianza, e a ciascuno va dato uno spazio opportuno, senza eccessivi sbilanciamenti. Con ciascuno vi sono numerosi problemi da approfondire. Quando diciamo
«Israele» ci riferiamo a tutti
gli ebrei o ai soli credenti?
Qual è il rapporto tra l’ebraismo di oggi e quello biblico?
Fisioterapista diplomato C.T.o.
Esegue
Terapia riabilitativa ortopedica e neurologica
Linfodrenaggio, massaggi rilassanti. Specializzato
in problemi vertebrali (scoliosi, lombalgie, cervicaigie)
Partita IVA. Sedute a domicilio nelle zone di Roma:
S. Paolo, Ostiense, Carbatella, P.zza Navigatori, Poggio Ameno Fiera di
Roma, Montagnola, Piramide
___________Renzo Spanu; tei. 0338/7392585, dalle 14 alle 21
Oggi si insiste sull’ebiaicità di
Gesù, ma non va dimenticata
quella dell’apostolo Paolo.
Nei riguardi della complessa famiglia evangelica il problema di fondo rimane quello
delle diverse letture della Bibbia: ma che cosa vuol dire, in
termini di vissuto spirituale,
«Parola di Dio»? Nei riguardi
dei cattolici si tratta soprattutto di capire a che cosa corrisponde f’abbandono delle
vecchie formule del tipo «ritorno a Roma» o «con Pietro e
sotto Pietro»: si va verso un riconoscimento per cui tutte le
chiese sono «vera chiesa» o rimangono residui dell’atteggiamento per cui la chiesa
cattolica è la sola «perfettamente vera»? Dalla risposta
dipende la possibilità di un
ecumenismo autentico, che
implica sempre reciprocità.
11 documento presentato in
Sinodo non dice nulla dell’ortodossia, che pure rappresenta una delle massime correnti
cristiane. Una grave lacuna da
colmare al più presto. Insieme alle altre religioni dovremmo porre la questione del sostegno religioso ai conflitti armati e chiederci se tutti insieme sappiamo rispondere a
chi, oggi, non domanda più se
e quale religione sia vera,
bensì a chi e a che cosa serva.
Il Sinodo si è poi rallegrato
perché la prossima assemblea della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia si
terrà a Torre Pellice, e ha sottolineato la sua attiva partecipazione al 150" anniversario dell’emancipazione dei
valdesi nel 1998.
I I da sentimenti di amore sincero verso tutte le chiese di Cristo e lontana da ogni azione
proselitistica verso altri popoli cristiani delle altre chiese,
fu con il Patriarcato ecumenico tra i fondatori del Consiglio mondiale delle chiese. E
10 stesso Patriarcato ecumenico si occupò in particolar
modo deU’allargamento dell’
Articolo base dello statuto del
Consiglio mondiale delle
chiese, portandolo da un carattere chiaramente cristologico a uno su base trinitaria.
Ma ancora i rapporti tra
Chiesa di Costantinopoli e
Riforma si possono riscontrare nella corrispondenza e nei
contatti avvenuti tra il 1628 e
11 1638 tra il Patriarca di Costantinopoli Cirillo Lukaris e
il pastore valdese Antonio Léger, inviato a Costantinopoli
quale cappellano dell’ambasciata olandese. Ma questo
primo dialogo tra ortodossia
greca e teologica protestante,
aperto in termini rispettabili,
fu presto soffocato dalla lotta
politica tra potenze occidentali «cattoliche» e «protestanti» al fine di conseguire la supremazia nelTOriente ortodosso, vanificando rincontro
spontaneo tra fratelli cristiani
di diverse confessioni.
Anche in Russia ci furono
degli incontri, tra i quali uno
famoso dello zar Ivan il Terribile in un teso dibattito teologico con il pastore Jan Rokyta
dei Fratelli Boemi, al seguito
di una ambasceria nel 1570
del Regno di Polonia.
Nonostante i vari problemi
che ancora ci dividono, la
forza del dialogo continua e
la Chiesa ortodossa nel suo
insieme lavora per il dialogo
con diverse famiglie del
mondo protestante, in modo
particolare con la Federazione luterana mondiale, la cui
commissione ha elaborato
già un testo su «Il significato
della salvezza nella prospettiva dei concili ecumenici» e
prossimamente si riunirà il
plenum della Commissione
mista sul tema «Il significato
della salvezza alla luce del
mistero della Chiesa».
Anche con la Federazione
delle chiese riformate e T
Unione battista mondiale sono in corso dialoghi e incontri bilaterali, tra cui uno sulla
concezione battista dell’evangelizzazione e sulla concezione ortodossa dell’autorità delle Sante Scritture e
della Santa Tradizione e con
le chiese riformate sull’approfondimento teologico del
:Dd
'¡uter
Credo di Nicea-Costa[
poli. Anche se in quesL_-^
riodo il dialogo ecun,r
conosce un periodo dj a prii’
chezza, nonostante ibeìla
profetici e momenti di] ore, mi
tro, e i rapporti sopì, attiva;
nell’Europa Orientali 0Paolo
sono propriamente di&elli va
borazione e di crescitashiaffiat*
l’obbligo per tutte le cli^e a t
adempiere il volere Kuogc
gnore, non con una uti^ignon
sparsa di semiveritàEa vgi '
volte di pseudoverità, j itro Ges
la certezza di lavorare Grazie»
sola Verità del Padre, f iresider
Spirito Santo. jpiscop
Sinodc
* archimandrita vica msidei
civescovile per 1% ni, trati
Nord-OvestdeU'Arck iceden
greco-ortodossaé icisam:
¡versale
I candidati durante il culto inaugurale
Rapporti bmv
VI
e
co
II Sinodo, ascoltato con vivo
interesse il messaggio del pastore Domenico Tomasetto,
cepresidente dell'Ucebi
informato del positivo e
stante sviluppo dei rapporti
Bmv, in particolare; a) della
prosecuzione della collaborazione fra le chiese battiste di
Campobasso, Riabbottoni e
Macchia Valfortore e que
valdese di Campobasso, abbi
parti precedute da un preambolo: 1) Rapporti con le altre
chiese evangeliche; 2) Rapporti
con il cattolicesimo; 3) Rapporti con l'ebraismo; 4) Rapporti
con le fedi viventi, invita le
chiese locali ad esaminarlo facendo pervenire alla Tv entro il
15 marzo 1998 le loro proposte di emendamento in vista
della discussione e delle decisioni da assumere nel prossimo
Sinodo.
b)
nate nella cura pastorale,
della decisione di avviare analoga collaborazione fra le chiese battiste di Ferrara e Rovigo
e quella valdese di Felonica,
della stessa cura pastorale; c)
del servizio in nostre opere di
tre operatori diaconali iscritti
nel ruolo tenuto dall'Ucebi; si
rallegra per tali progressi ed
esprime la propria riconoscenza per il servizio che in tal modo cinque ministri battisti svolgono nel nostro corpo ecclesiastico; incoraggia la Tv a sostenere iniziative di nuova collaborazione pastorale a livello
locale e regionale; dà mandato
alla Tv medesima e al Cp/Opcemi di studiare, unitamente al
Ce/Ucebi, le procedure più opportune per coordinare in via
sistematica le sessioni dell'Assemblea e del Sinodo; auspica
che sia prevista una sessione
congiunta entro il 2000, in concomitanza con la convocazione
della sessione ordinaria delle
due assemblee, e che le sessioni congiunte possano diventare
normale momento di vita comune per le nostre rispettive
unioni di chiese.
Consiglio delle chiese
Assemblea di Graz Liii
Il Sinodo ringrazia il Sign^con
per l'opportunità offerta apo d(
chiese cristiane d'Europa dite! v
contrarsi numerose e con gipntro
nella II Assemblea ecumen|®var
europea tenuta a Graz dal23|-‘'
29 giugno 1997. Dando unaf
lutazione positiva a quel
evento, raccomanda alle chi|
la diffusione e lo studio!
documenti finali, che pur^
sendo il risultato di molte il
diazioni, offrono una feconl
Testo sull'ecumenismo
Il Sinodo riceve la bozza
completa del «Documento
sull'ecumenismo» predisposta
dalla Commissione consultiva
per le relazioni ecumeniche
(Cere) e consistente in quattro
Il Sinodo, preso atto che da
parte di esponenti ufficiali della Conferenza episcopale italiana (Cei) è stato ripetutamente espresso l'auspicio che
le diverse confessioni cristiane
possano realizzare nel nostro
paese forme di consultazione
permanente, al fine di rafforzare i rapporti di fraternità e
di tentare di elaborare risposte
comuni alle sfide del nostro
tempo; rilevato che la Fcei, raccolto tale auspicio, ha invitato
le chiese membro a manifestare il proprio avviso, inviando
un documento per lo studio
della materia, redatto da un'
apposita commissione; preso
atto che la Tv e il Cp/Opeemi
hanno già inviato tale documento alle chiese si rallegra
per le ulteriori aperture ecumeniche che maturano in Italia
tra le chiese cristiane; reputa
opportuno che ogni decisione
in materia venga assunta con il
pieno coinvolgimento dell'intero corpo della chiesa e, a tal
fine, invita le chiese a far pervenire le loro valutazioni alla
Tv e al Cp/Opeemi entro il mese di aprile 1998; invita la Tv e
il Cp/Opeemi a mettere le risposte a disposizione della
Commissione per le relazioni
ecumeniche, e questa a presentare al Sinodo 1998 una apposita relazione con le proprie
valutazioni.
pista di dialogo ecumenico
riflessione sulla vocazione divi
riconciliazione con Dio, il UW
to e tra gli esseri umani
Pastorale matrimoni
Il Sinodo prende atto de|
firma, intervenuta a Roma ili
giugno 1997, del «Testo confi
Istian
di
ne per un indirizzo pastow^''*
dei matrimoni tra cattolio^d
dei matrimoni era can:oMii'--‘-a
valdesi o metodisti in ltalia»l®ion
cui all'art. 23/SI/96) da parteware
rappresentanti della Tv, d^fesani
i'Opcemi e della ConferenÌGraz
episcopale italiana; ritiene clespri
le questioni applicative di t%adra
documento, con particolare
ferimento agli aspetti pastoraLg.,
debbano essere affrontateg^ .
comune accordo», come preV “!
sto dal testo stesso; informa^
che tale opinione sulla creali^
ne di un gruppo di lavoro
è condivisa dalla Cei; inviW^Ze 1
Seggio a nominare un'appoa''^ÌVi
Commissione. ?®®pa,
«a.
Nomina commissionÉ^n
Il Seggio nomina la Cornr"^
sione per le questioni appl^\g
ve al «Testo comune per
dirizzo PO.,«,aio dei
tra cattolici e valdesi o metod
in Italia», come da atto 73/SI(|^j®&Ìr
nelle persone di Maria Bonaj ^ Stic
de. Franco Giampiccoli, - ..; -t»
Maisano, Paolo Ricca, MaMflli
Grazia Sbaffi e Alberto TacdMonj
.J
5
ì 12 SETTEMBRE 1997
lllSi
liNODO Valdese
PAG. 5
RIFORMA
ìtiri(|||,: Il saluto del vicepresidente della Conferenza episcopale italiana e menbro del Pontificio Consiglio per l'unità
to Collegare e valorizzare la ricchezza della diversità
«Dobbiamo davvero sempre lavorare insieme perché assumendo i lineamenti della chiesa di Cristo nessuno perda i valori
Cost;
^autenticamente cristiani della propria identità». È necessario un organismo interconfessionale di consultazione e proposta
a que|__Ay«5!0AE!^!^
ecutii
odo (jl A prima parola è la più
tanteLbella che mi viene dal
intidiitore, ma anche la più cosopfjMttìvat «Grazie»; e la dico
ientalL Paolo (I Corinzi 1) a voi
nte dikelli valdesi e metodisti,
■escita^amati ad essere santi in' lechieme a tutti quelli che in
lere te luogo invocano il nome
lignote nostro e loro, graI, a voi e pace dal Signore
roGesù Cristo».
Irazie» per avere invitato
;esidenza dellaConferenipiscopale italiana a queSinodo valdo-metodista.
residente, card. Camillo
li, trattenuto per impegni
^cedenti fuori d’Italia e
¡cisamente all’incontro
¡versale del giovani, che si
ae in questi giorni con
¡visita a Lourdes, vuole
ilo renda presente con un
0 saluto e un augurio
ie per i lavori di questo
do e per le rispettive colà valdesi e metodiste.
Ito il presidente della Fcei
ie con lui saluto i presiItfdeUe diverse confessioìil rappresentante della
lesa ortodossa. Un partilare saluto al vescovo di Piirolo mons. Giachetti, mae0 di ecumenismo, a cui
loltanto grati (...).
lo detto che il grazie è co■ o; esso infatti esprime
¡ponsabilità di questo initro che non è solo di perle né solo di amici, anche
e vedo molti e ne ricordo
iti. Soprattutto ci accom^ ¡na la consapevolezza di
fj^iesfentare, in questa cir'Stanza, delle comunità ecisiali; cioè delle realtà di fela cui identità profonda e
tea è l’accoglienza e il riisso dell’amore che unisce
comunione trinitaria.
^oprio per questa esemftoità dell’amore trinitario
ci ha raggiunto con la
de eazione per il dono della viSign^eon l’incarnazione per il
erta aftao della riconciliazione,
Ps vivere questo nostro
on gipntro nel clima di una ico^^.^Ilf^y^ngelica che mi pare
dal%ticolarmente vicina:
Appetizione del Risorto nel
P^^Miacolo» che, a porte chiu
e diii
dono dello
Santo per la riconcialte E mi pare che anche
fecon^iy storica aula sia un valicoePriferimento. L’«ispirazioaee ^ diventa particolarmente
attraverso una
Pnenza che abbiamo visl°.®®y®me; l’Assemblea dei
»stani d’Europa a Graz.
0 de» Su un cammino
"col« ‘‘■conciliazione
dell’episodio che
tolitiwna presenta è la riconci
.T IIUUIIUI
parla infatti
teinlssione dei peccati.
erenÌGri;';;!’ mf saggio finale
L rW nella prima parte
vasta inesperienze
storajif e bello poter ringrari« nu ^‘Snnre per il modo
‘ cristiani itavf^Cre gioia potersi espri
modo) hanno
itafezp preziose espeivi»?zed, riconciliazione da
^videre con i fratelli di
bifir-o esperienze che
alla suaH incamminarsi
jniiote rkv ticoncilia
appunto
i.i testo
nn"T¡n,
ha*fi*^Ì ntaitrimoni misti
í5l/9t>atiimon:”™.tinione che è il
inafr* aiichp Petò è sta
iiul|®!lia¿ÍQ^ eecasione di ricontad'tlli ann-”® ritrovarsi di fra-'«■ Jtti divo*^*^ttenti a confes—^ tse, nello scoprirsi
vicendevolmente con insospettate ricchezze, nell’aver
concluso la parte, per cosi dire teologica, di un cammino
preparandoci ormai alla fase
pratica con una nuova commissione di attuazione pastorale. Di essa sono lieto in
questo momento di comunicarvi che da parte della Gei
sono stati indicati e hanno
accettato i seguenti componenti: i vescovi mons. Giuseppe Chiaretti e monsignor
Francesco Coccopalmerio,
don Claudio Giuliodori, padre Silvano Maggiani, don
Mario Polastro e il sottoscritto. Si ritiene opportuno affiancare l’esperienza coniugale di una coppia: vi è l’indicazione dei coniugi Marcheselli, ricchi anche di esperienza ecumenica a livello
europeo, ma si tratta solo di
proposta per una designazione congiunta da parte delle
due delegazioni.
Altro passo di riconciliazione sono i diversi incontri avvenuti in sede di Conferenza
episcopale italiana o alla Facoltà valdese, o altri ancora;
né posso dimenticare i 50 anni del Sae nella sua fase veneziana prima e italiana poi con
un prezioso contributo all’ecumenismo. Sempre sulla
strada della riconciliazione è
segno la richiesta di perdono
per le colpe del passato che la
Chiesa cattolica romana in
Italia ha presentato lo scorso
16 febbraio alla comunità valdese. In prossimità poi dell’anno 2000 dalla redenzione
si è confermata la possibilità
di una traduzione ecumenica
del Vangelo di Giovanni su
proposta della Società biblica
in Italia, prontamente accolta
dalla Gei. Notevole il significato della partecipazione dei
valdesi e metodisti e altre comunità protestanti al Convegno ecclesiale nazionale di
Palermo con la consegna al
Papa da parte dei valdesi di
un documento relativo all’enciclica «Ut unum sint». E lasciate che ricordi anche il lavoro delle Società bibliche.
Esso ultimamente si è evidenziato sul piano ecumenico o
almeno interconfessionale
con la pubblicazione del testo
greco del Nuovo Testamento,
in edizione scientifica, con la
traduzione italiana della Conferenza episcopale italiana.
La riconciliazione sulla
via dell'incarnazione
Nella seconda parte del
messaggio di Graz, c’è solenne l’invito alla «riflessione», e
si parla di un «impegno rinnovato e vigoroso che porti
tutte le chiese a lavorare per
la realizzazione della preghiera del Signore «siano una
cosa sola». Non solo, si parla
anche «del crescere insieme
per costruire un futuro comune». Verso questa difficile
meta di una riconciliazione
che non sia solo formale, ma
vissuta e feconda nelT«insieme», è necessaria l’invocazione e la diffusione dello Spirito Santo che fa di tanti un
cuor solo e che Gesù invia
nell’Apparizione del Cenacolo dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo».
Di fronte a questo episodio
è facile la contemplazione
dell’azione dello Spirito Santo
che ha iniziato a Nazaret Tincarnazione e la completa proprio con questa apparizione.
In essa infatti, inviando lo
Spirito, il Cristo risorto raggiunge la vita di ogni uomo.
Ma questa effusione dello
Spirito, che completa la incarnazione e la remissione
dei peccati che celebra la riconciliazione, vuole dimo
Monsignor Alberto Abiondi
strare che la via della riconciliazione passa attraverso
quella dell’incarnazione. È
vincolante l’insegnamento
che ne consegue: i passi dell’ecumenismo verso la riconciliazione dovranno essere
passi di vera e faticosa incarnazione. Per questa sollecitazione a percorrere la via dell’incarnazione dovremmo conoscerci di più, dovremmo
fare insieme esperienze che
incamminino verso l’unità, in
sostanza dovremmo imparare ad amarci. A che cosa servirebbe puntare sull’unità per
degli indifferenti a vicenda?
Incarnarsi inoltre significa
impegnarci insieme a purificare i valori umani, ad ammirarli, assumerli e offrirsi
ad essi. Incarnarsi vuol dire
anche non giudicare una comunità diversa solo dal nostro punto di vista con conseguenze di ulteriori fratture
fra fratelli e scandalo per i
lontani. Non possiamo mai
dimenticare che anche la
lontananza di secoli ha inciso
non solo impoverendoci l’un
l’altro, non solo con divisioni
0 incomprensioni di fede, ma
anche nella visuale culturale
con cui certi temi vengono
affrontati.
Fra i più delicati, ad esempio, è il tema «scuola» sul
quale la poca attenzione ecumenica non può abbandonarsi al rischio dell’ignoranza
vicendevole, che trascura un
serio confronto culturale e
offre lo scandalo di fratelli litiganti. Altro problema sul
piano culturale è la memoria:
questa, per essere conosciuta
nei valori che da storia la facciano profezia, chiede un approfondimento comune. Non
potrebbe essere utile un progetto di borse di studio istituite dalla Facoltà valdese e
da una facoltà cattolica sulla
storia dei rapporti valdesicattolici: e ciò anche per favorire il cammino di purificazione in ordine al perdono;
quel perdono che deve sempre avere le necessarie componenti dello Spirito Santo,
dell’ispirazione dall’amore e
della fecondità nel futuro?
Questa incarnazione dovrebbe inoltre invitarci a tener conto non solo delle divisioni fra le chiese ma di quelle, forse ancora più pericolose, nelle chiese. Fratture che
possono essere aggravate da
inopportune interferenze
esterne, ma anche aiutate da
fraterna e sana critica.
Tutto questo esige un rapporto costante fra le diverse
chiese attraverso un organismo interconfessionale di
consultazione, di proposta e
di verifica che devono tradursi in nuove dimensioni del
rapporto ecumenico aperto
ai rapporti interreligiosi. Pure
questa è legge dell’incarnazione che nell’amore ascolta
le situazioni, le prevede e invoca, non solo un’Italia ma,
come dice Graz, «un’Europa
consapevole delle sue responsabilità e aperta al resto
del mondo».
Sfide per un nuovo
ecumenismo
Il terzo punto del messaggio di Graz usa una parola
forte: «sfida». Questa richiama la forte irruzione del Signore nel Cenacolo a porte
chiuse. In tale luce le sfide di
Graz riguardano «la difesa dei
diritti umani», la «salvaguardia della giustizia» affinché gli
uomini si accorgano del «Dono di Dio e della dignità della
vita umana». Ma, in questo
contesto umano c’è anche la
sfida per un nuovo ecumenismo. Credo proprio che le
chiese debbano aiutarsi forzando tante porte chiuse.
Prima di andare a Graz
scrivevo un articolo che intitolavo «Graz: punto a capo».
Ebbene in questo «punto a
capo» vedrei la collaborazione vicendevole delle chiese
in quelli che vorrei chiamare
i capitoli della novità ecumenica o del rinnovato ecumenismo. Occorre davvero un
«punto a capo» per passare
dai «perché» cioè dalle motivazioni dell’ecumenismo di
cui si è parlato per quasi un
secolo ai «come». Così l’ecumenismo dai principi astratti
diventerà storia.
Punto a capo anche perché
le chiese debbono convincersi che non si può fare storia
con le porte chiuse dai sospetti e da aspre critiche,
senza l’autentica apertura del
cuore al perdono.
Si impone a questo punto
un altro capitolo nel quale
l’ecumenismo registra un
passaggio di epoca: dai passi
più 0 meno prevedibili al salto che distingue ogni avventura di amore. L’Assemblea
di Graz ha dato appunto ri
salto a un nuovo modo di
ecumenismo quando si pensa che le parole più autorevoli di quell’assemblea non
sono state pronunciate dalla
presidenza dell’Assemblea o
dalle interviste di solito riservate ai «vertici». Sì, sono state le cifre a contare per la prima volta.
Basti accennarle: diecimila
i partecipati di fronte ai cinquemila di Basilea, mille gli
italiani di fronte ai cento di
Basilea. Sono proprio le cifre
a annunciare un salto di
epoca: dall’ecumenismo di
vertice a quello di base. È un
ecumenismo questo che si
pone come forza di pressione perché in ogni chiesa non
solo siano affrontati i problemi ecumenici, ma sia tenuta
presente la componente ecumenica in ogni aspetto e momento della vita ecclesiale.
Inoltre gli stessi dialoghi ecumenici nella pubblicità che
meritano, negli argomenti
scelti, nelle informazioni offerte, dovranno tener conto
di una base che non vuole
essere confinata nell’indifferenza. Infine questa base,
che si è offerta seriamente e
con impegno, tutti ammonisce su un rischio. Il rischio,
se non rispettata, ascoltata e
educata, di esplodere in quell’«ecumenismo selvaggio»
del «come se questo o quel
problema di rapporto fra le
chiese non esistesse». E sarebbe un pericolo per l’ecumenismo andare verso l’unità senza verità, su un troppo facile sentiero che invece
esige sempre sincera e faticosa ricerca.
Nel suo complesso Graz ci
invita ancora a un ultimo capitolo di questo «punto a capo». Infatti, a Graz, oltre ai
numeri che rivelavano la base, un altro pressante protagonista è stato il futuro. Si
potrebbe dire che è biblico
ed essenziale dell’ecumenismo guardare al futuro, anzi
trasferirsi già in esso. A Graz
non si è trattato tanto di
guardare, quanto di vivere il
futuro. Proprio come insegnava un teologo ecumenico
quando raccomandava un
ecumenismo con il compito
di farci fare già un po’ l’esperienza del clima di unità ritrovata. Per questa esperienza le chiese minoritarie dovranno superare la vischiosità dei «nonbastisti» che immobilizzano il passato; mentre le chiese maggioritarie
dovranno andare oltre il
«nonbastismo» garantista
che immobilizza il futuro.
Ebbene in questa prospettiva, Graz non è stato tanto
confronto, discussione o vicendevole contestazione,
quanto esperienza di cristiani che vivono insieme un periodo non indifferente di
tempo e in una forma di continuato incontro di fede e di
conoscenza reciproca. Davvero bisognava fare uno sforzo in tanti momenti per tornare alla realtà di cristiani
ancora profondamente divisi.
Era tale infatti l’armonia delle preghiere nelle voci e nello
spirito, tale il convergere nella parola di Dio, tanti gli studi
che presentavano valori comuni umani e religiosi per
cui ci si scopriva a vivere in
una fiducia reciproca, in una
collaborazione spontanea, in
una essenzialità comune.
Oltre il presente
Così questa vostra accoglienza ci aiuta a dimensionare sulle nostre possibilità
le ispirazioni dell’Assemblea
di Graz; mentre l’episodio
dell’apparizione di Gesù nel
Cenacolo ci consiglia a fare di
Graz oltre che un avvenimento, anche un evento che si
rinnova costantemente sulla
strada della incarnazione.
Da parte della Chiesa cattolica romana in Italia credo
di poter offrire ai fratelli, con
cui tuttora non ci troviamo in
piena comunione, tutta la disponibilità di collaborazione
ecumenica. Se dovessi esprimermi con la preghiera ringrazierei il Signore per quanti
hanno operato nel passato,
quando i momenti che stiamo vivendo erano solo speranze. Per noi, ora, al Signore
chiederei la consapevolezza
che il futuro sarà di chi attraverso un disponibile dialogo
dimostrerà di essere capace
di collegare e valorizzare la
ricchezza delle diversità.
Dobbiamo davvero sempre
lavorare insieme perché assumendo i lineamenti della
chiesa di Cristo nessuno perda i valori autenticamente
cristiani della propria identità. E ciò tanto più se si pensa alle ricchezze che voi valdesi e metodisti offrite con
testimonianze esemplari e
soprattutto con l’affermazione di principi che noi percepiamo come priorità assoluta
del Cristo e della sua Parola.
Inoltre, alla luce delle esperienze ecumeniche, bisogna
evitare che la miopia del vivere alla giornata faccia del
presente l’unico tempo dell’uomo mentre è stato detto
che la speranza è la faccia di
Dio che si lascia scoprire di
momento in momento secondo il volto delle nostre disperazioni. È tempo dunque
di affidarci anzitutto allo Spirito per essere capaci di quella utopia che alimenta la speranza e dà forza al gusto del
rischio ispirato alla radicalità
evangelica.
Se sapremo perseverare in
questo cammino, mi auguro
che, come in questo momento, in tante altre occasioni
potremo salutarci dicendo
«Benedetti dal Padre del nostro Signore Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di
ogni consolazione; il quale ci
consola in ogni tribolazione»
(II Corinzi 1).
* vescovo di Livorno e vicepresidente della Cei;
membro del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 10 circa. Domenica 21 settembre ( replica 29 settembre)
andrà in onda la trasmissione: «Scuola: in attesa della riforma; Irlanda: segni di speranza; incontri: rubrica biblica».
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 12 SETTEMBRE
Il ramo rioplatense (Uruguay e Argentina) della Chiesa valdese
Una chiesa «sovranazionale»
Si sta facendo strada anche la consapevolezza di essere una unione di chiese
«sovradenominazionale» nel modo di pensare e vivere. Lo scambio di pastori
SERGIO RIBET
Gli atti sinodali che riportiamo a parte non sono
che un aspetto dell’interesse
che questo Sinodo ha manifestato per il ramo rioplatense della nostra chiesa. La
presenza attenta e partecipe
del moderador Delmo Rostan ha permesso che, oltre
al momento specifico dedicato alle nostre chiese argentine e uruguaiane, la voce di
queste chiese si facesse sentire quando si è parlato di cultura, di finanze, di formazione, della Facoltà (e dell’Isedet), della diaconia, dell’ecumenismo, di chiesa e società,
dei giovani e (interesse specifico del moderador) di liturgia e innologia.
Si sta facendo strada la
consapevolezza di essere una
chiesa «sovranazionale» e
«sovradenominazionale», nel
modo di pensare e di vivere.
Il passaggio storico che ha
portato dalla «Conferenza distrettuale della Regione rioplatense» del 1965 alla 63“
Conferenza e primo Sinodo
rioplatense del 1966 è storia
di ieri. Eppure occorrevano
questi anni per elaborare un
rapporto che non desse neppure il sospetto di una visione
«coloniale» o «neocoloniale»
tra europei e sudamericani.
Questa visione la possiamo
apprezzare almeno a due livelli. In campo economico le
nostre sorelle e i nostri fratelli rioplatensi hanno ben chiaro che la chiesa deve potersi
sostenere da sé nell’essenziale, e stanno compiendo uno
sforzo notevole per pervenire,
in un triennio, alla copertura
dei costi pastorali e diaconali.
Tuttavia, passate le dittature
politiche, le leggi ingiuste
delTeconomia globale danno
ugualmente filo da torcere
anche al corpo ecclesiastico.
Il Sinodo invita la Tavola a
proseguire nella ricerca delle
forme più adeguate di sostegno a questo progetto. La
prudenza estrema dell’una e
dell’altra parte, per non sviluppare rapporti di dipendenza, non ci deve far dimenticare la solidarietà: non solo
con l’utilizzo dell’otto per
mille, ma con l’impegno diretto delle chiese.
Poi c’è il settore degli scambi. Anche negli anni trascorsi
vi sono stati scambi intensi:
pensiamo al pastorato rioplatense di Aldo Comba e, più
recentemente, di Samuele
Giambarresi e Ruben Artus:
alla presenza nell’Isedet dei
professori Bruno Corsani, Alberto Soggin, Alberto Ricciardi: ai periodi di studio di vari
studenti a Roma e Buenos Ai
res: ai semestri trascorsi da
vari pastori italiani presso il
Centro Emmanuel: alle recenti visite di laici rioplatensi
ai nostri distretti: agli incontri formali e informali di
gruppi diversi. Tuttavia uno
scambio di pastori «alla pari»
potrebbe rappresentare un
nuovo corso, coinvolgendo
con reciprocità chiese e pastori. In questa prospettiva le
chiese di Fray Bentos e di Pomaretto si scambieranno agli
inizi del 1998, per un servizio
pastorale di due anni, i pastori: Miguel Angel Cabrerà e
chi scrive.
Rio de la Piata
Il Sinodo saluta con affetto II
moderatore della Mesa Vaidense, past. Delmo Rostan e,
ringraziandolo di aver voluto
manifestare con l'attiva partecipazione a questa sessione sinodale la comunione che da
sempre unisce i due rami delle
nostre chiese, lo invita a farsi
testimone della sollecitudine
fraterna e dell'attenzione con
cui le chiese valdesi e metodiste italiane seguono la vita delle chiese sorelle del Rio de la
Piata, nella convinzione di poter ricavare, dalle riflessioni e
dalle esperienze da queste maturate, un prezioso contributo
per la propria testimonianza.
ringrazia per aver consentito,
con la loro disponibilità, la realizzazione del progetto di
scambio pastorale fra i due rami delle nostre chiese, augura
al past. Sergio Ribet e Marianna un ministero benedetto dal
Signore al servizio della chiesa
di Fray Bentos.
Solidarietà
Scambi pastorali
Il Sinodo, in attesa di accogliere nelle nostre chiese il past. Miguel Angel Cabrera e famiglia, che anticipatamente
Il Sinodo, informato degli
sforzi che le chiese valdesi del
Rio de la Piata stanno compiendo per pervenire entro un
triennio alla piena copertura
dei costi relativi alle voci
«iscritti a ruolo ed emeriti» e
«assicurazione sanitaria per le
famiglie pastorali», invita la Tv
a proseguire nella ricerca delle
forme più adeguate di sostegno, attraverso le quali si possa manifestare concretamente
la solidarietà delle nostre chiese verso i fratelli e le sorelle in
Argentina e in Uruguay.
In primo piano la preoccupazione per il risanamento finanziario
La componente italiana della grande famiglia metodista
MARILY SCORSONELLI MANFRINI
La prima impressione che
si dovrebbe ricevere partecipando a un Sinodo è che
non si tratta del solito congresso di una qualsiasi associazione, ma che lì dove si
trovano più persone, che dividono insieme il pane della
Parola, si dovrebbe avvertire
qualcosa di diverso che aleggia sui presenti. Quest’anno
purtroppo ciò che più ha pe
sato sul Sinodo, sia per la
parte valdese che per quella
rfietodista, è stata l’assillante preoccupazione del risanamento finanziario. Le cifre
parlano chiaro e bisogna
convenire che le moderne
tecniche grafiche, usate per
la presentazione del prospetto economico, hanno reso
più evidente la triste situazione metodista, non molto diversa da quella valdese. Questo ci ha rattristato e sicura
Metodisti coreani
Il Sinodo, esaminata la domanda della Chiesa metodista
coreana di Carrara di essere accolta nell'Unione delle chiese
metodiste e valdesi; esaminata
la documentazione presentata;
presa visione della bozza di
convenzione tra questa, la Ta.vola valdese e il Comitato permanente dell'Opcemi; preso
atto del parere favorevole
espresso dalla Conferenza distrettuale territorialmente
competente con atto 9/CDIII/
97; accoglie con gioia la Chiesa
metodista coreana di Carrara
nella Chiesa evangelica valdese-Unione delle chiese metodiste e valdesi, inserendola nel
10° circuito e nel MI distretto,
demandando alla Conferenza
distrettuale di definire la circoscrizione territoriale, dà
mandato alla Tavola valdese e
al Comitato permanente dell'Opcemi di sottoscrivere l'apposita convenzione nel testo
allegato.
rialmente competente con atto
16/CDII/97; accoglie con gioia la
Chiesa presbiteriana coreana di
Chanyang di Milano e Piacenza
nella Chiesa evangelica valdese-Unione delle chiese metodiste e valdesi, inserendola nel 6°
circuito e nel II distretto, demandando alla Conferenza distrettuale di definire la circoscrizione territoriale; dà mandato alla Tavola valdese di sottoscrivere l'apposita convenzione nel testo allegato.
Essere chiesa insieme
Presbiteriani coreani
Il Sinodo, esaminata la domanda della Chiesa presbiteriana coreana Chanyang di Milano e Piacenza di essere accolta
nell'Unione delle chiese metodiste e valdesi; esaminata la
documentazione presentata;
presa visione della bozza di
convenzione tra questa e la Tavola valdese; preso atto del parere favorevole espresso dalla
Conferenza distrettuale territo
II Sinodo, esprimendo riconoscenza al Signore per le occasioni di arricchimento che discendono dalla sempre più frequente adesione all'Unione
delle chiese valdesi e metodiste da parte di chiese formate
da fratelli e sorelle provenienti
da altri paesi ed appartenenti,
nei paesi di origine, alle grandi
famiglie delle chiese presbiteriane e metodiste;
- invita le chiese a compiere
ogni sforzo, nel quadro di una
coerente promozione del progetto «Essere chiesa insieme»,
per potenziare a livello locale
le occasioni di incontro (preghiere, culti, studi biblici, agapi, gruppi giovanili, scuole domenicali) e di comune testimonianza;
- invita, inoltre, circuiti e distretti a proseguire con pazienza e costanza l'obiettivo di
un pieno ed effettivo coinvolgimento di tali chiese nelle
proprie attività.
mente ha offuscato la gioia di
essere un manipolo di messaggeri di Cristo.
Abbiamo potuto constatare
che il seme sparso da alcuni
anni presso le chiese metodiste estere al fine di ottenere
solidarietà sta dando lentamente i propri frutti. 1 viaggi
del presidente Opcemi sono
serviti alla verifica di quanto
fatto nel passato e alla raccolta dei doni. L’esame delle
opere metodiste (Ecumene,
Casa materna) è stato minuzioso e preciso, non tralasciando l’importanza dei
nuovi statuti approvati, con
la certezza che essi possano
rinnovare la linfa che mosse i
nostri padri a fondarle. I tempi corrono veloci, le necessità
di una società così eterogenea e in continua evoluzione
con bisogni immediati e imprevedibili ci costringono a
capire in anticipo le necessità
del prossimo.
Sapremo come metodisti
rispondere ai richiami che ci
giungono da ogni parte? Sapremo riaffermare e riappropriarci della capacità metodista di credere nella forza della preghiera, certi che Dio ci
ascolta e sicuri che se sapremo farci guidare dalla sua Parola e solo da essa, usando i
nuovi mezzi che egli stesso ci
pone sul cammino potremo
superare il grave momento?
Siamo certi che questo affan
narci per tutto ciò che è contingente senza mai lasciar riposare lo spirito, risponda alle esigenze dei giovani che
disertano le nostre comunità
forse perché porgiamo loro
solo idee vetuste e sterili?
Saranno le risposte a questi interrogativi che daranno
nuovo vigore alle nostre comunità liete di dividere il
cammino con i fratelli coreani e altri che appena giunti in
Italia sentono la necessità di
costituire subito la chiesa, sì
da far parte integrante dell’Opcemi, quale porzione
della grande famiglia metodista mondiale. Nei prossimi
cinque anni gli sforzi per
uscire dalla crisi saranno gravosi, ma i metodisti italiani
come i fratelli valdesi non saranno soli. È con questa certezza che va l’invito alla sensibilità delle nostre chiese,
perché rispondano, come
hanno sempre fatto, ai bisogni di questa nostra famiglia
di credenti, ricordando che
guardare oltre le nostre parrocchie, pronti ai richiami
esterni, è sempre stato lo...
slogan metodista. La preghiera accompagnerà gli
operai chiamati al servizio
affinché sappiano ascoltare
lo Spirito e rispondere con
umiltà solo a Dio, così il loro
lavoro sarà ricco di benedizioni e egli li guiderà secondo i suoi piani.
Da sinistra il moderatore, Rostan, il presidente Opcemi, Benecchi, e
li past. Choi Si Young della Chiesa metodista coreana di Carrara
Intervista al pastore Grocott
Le difficoltà delle chiese
straniere in Italia
EUGENIO BERNARDINI
Esistono all’interno deli’
Unione delle chiese vaidesi e metodiste in Italia, da
alcuni anni, diverse comunità che sarebbe improprio
definire straniere. Formate
da cittadini e cittadine di diversa provenienza, di più o
meno recente arrivo in Italia,
esse sono la manifestazione
più evidente dell’incontro
fraterno di culture diverse intorno alla parola di Dio. Su
questo tema abbiamo parlato con Richard Grocott, pastore della Chiesa metodista
di Ponte Sant’Angelo a Roma. «Vorrei rallegrarmi - dice Grocott - del riconoscimento delle comunità coreane nella vita delle nostre
chiese; trovo che il progresso
delle comunità di lingua
straniera sia estremamente
incoraggiante, e auguro su
queste comunità la benedizione di Dio. Mi trovo anche
d’accordo con la Commissione d’esame nel desiderare
l’integrazione alTinterno della vita piena delle nostre
chiese italiane non solo di
queste nuove comunità, ma
anche della altre di lingua
straniera, tra cui la nostra comunità di lingua inglese di
Ponte Sant’Angelo a Roma, le
altre comunità di lingua inglese a Milano e Torino e la
comunità francofona di Roma, oltre alla comunità coreana di Roma».
- Eppure lungo questo cammino di integrazione si sono
presentate anche alcune difficoltà. Come si potrebbero
riassumere?
«La nostra comunità, per
sua stessa natura, è una comunità in via di trasformazione; ci sono, è vero, residenti a lungo termine, ma
questi sono una minoranza, e
solo pochissimi sono veramente integrati nella chiesa
italiana. La maggior parte dei
nostri membri di chiesa soggiorna a Roma per soli tre anni; questo vale in particolare
per il personale delle ambasciate o per i membri di organismi come la Fao. Spesso ci
vuole più di un anno prima
che queste persone vengano
in contatto con la nostra comunità e poi può passare ancora un anno prima che siano disposte a diventare
membri eleggibili di chiesa.
In parte la ragione è che
spesso non sono metodisti,
ma provengono da chiese anglicane, battiste o pentecostali, e ci vuole del tempo prima che si abituino al metodismo. In secondo luogo, poche di queste persone avran
II pastore Yum Sam Rin
convenzione per la Ghie
sbiteriana coreana di Mllj
Piacenza
ÏST.
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quando queste persone ^
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di moderare gli incontri|cl| 31
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- Si possono .ftiteC.
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nità nella chiesa italianafcli osped
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sti problemi non siamoftenziali
tati alla nostra comunfesideratc
che i coreani avrannoi (una con
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la chiesa italiana. E tul ile valli ■
vorrei incoraggiare leo \q pi¡^
nità di lingua stranieraa (occupa;
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na, perché ritengo ch^^^
tutti abbiamo tanto da t
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integrazione»
Quattordicennio
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'lare riel
Il Sinodo, vista la richiesta
avanzata, ai sensi dell'art. 38
R0.4M/1977 da sette chiese locali metodiste, modifica l'art. 7,
comma 3 dello stesso R0.4M/
77, come segue: «La residenza
di un pastore presso la medesima chiesa non può avere una
durata superiore a quattordici
anni consecutivi. Un pastore
può mantenere la medesima
residenza anche dopo il quattordicennio, e per un massimo
di altri tre anni, fino al compimento del 70° anno di età».
tributo fornito, sia pci®pOscimei
un solo anno, quale ¿gj j.
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Piano di risanamenwite pubb
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Il Sinodo, udita la pre|^>lazione
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del piano quinquennal® *ffhure a
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l'Opera, esprime il proP'^'ÿdel sjgjj
prezzamento per l''^*’!plUodellp
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Opcemi
56/SI/96 attraverso la P-, * '
mazione pluriennale Ui
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nee di intervento.
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Il Sinodo approva l'operato
del Cp/Opeemi che ringrazia
per l'impegno profuso, esprime un particolare ringraziamento alla sorella Maria Grazia Sbaffi Palazzine che per
un settennio ha lavorato con
dedizione al servizio dell'Opera e al fratello Giulio Malsano,
che si è dovuto recentemente
dimettere, per il prezioso con
tuttavia, che alcune (^ree
re indicate nel suddetto iwgiatg) g
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20/B legge 662/96 - Filiate diTorino
mancato recapito si prega restituire
di mancato recapito si prega i _________
presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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-j.
VENERDÌ 12 SETTEMBRE 1997 ANNO 133 - N. 34 LIRE 2000
„JSTA A POMARETTO — Da alcuni anni la Pro Lo(nella foto d’epoca il vecchio borgo) organizza per la
na domenica di settembre una giornata di festa in una
¡tante borgate che costellano i due versanti del bacino
... Germanasca; Lausa, Blegieri, Faure, Pons, Masselli,
firisieri, Clot Boulard, Enfous; lo scopo è quello di favoe il contatto, anche per una sola giornata, con gli abitanti
e ancora vi risiedono. Quest’anno la festa alla borgata
a Ditali ha visto la partecipazione di un gruppo di francesi di
a chifeabel-et-Blacons, nella Drôme, con cui da alcuni anni il
P®f*|:omune di Pomaretto sta portando avanti parecchie iniziaitive in vista di concretizzare un gemellaggio. Durante la
“^iornata trascorsa ai Gilli, i rappresentanti francesi della
„lova associazione «Transalpine» (che sostituisce il vecihio comitato per il gemellaggio) hanno avuto modo di
'esentare alcuni prodotti locali; miele, olio di noci e noc)le, formaggi di capra e vini della regione.
.. ome si può far sì che
■^^V-^ogni cittadino italiano abbia la stessa assistenza
sanitaria? Semplice: basta dividere la spesa complessiva
per il numero degli abitanti e
si ha la somma a cui ogni italiano ha diritto». Così devono
aver pensato al ministero della Sanità quando hanno calcolato quella che viene definita la «quota capitaria»; hanno visto che la somma a disposizione per la sanità è di
tot miliardi e l’hanno divisa
per sessanta milioni di italiani. Risultato: un milione e
mezzo a testa. Ogni Regione,
e ogni Usi, hanno quindi a disposizione un milione e mezzo di lire moltiplicato per il
numero degli abitanti. Il ragionamento non fa una grinza
IL SINODO E LA SALUTE
COME GESTIRE?
PAOLO RIBET
e sembra essere non solo logico, ma anche giusto. Sennonché si scontra con un problema abbastanza grosso a
cui non hanno pensato: non
siamo tutti uguali.
Mi spiego: gestire la sanità
in una città, dove si mescola
popolazione giovane e anziana e esistono i servizi, non è
la stessa cosa che gestirla in
un territorio montano, dove
sono rimasti soprattutto gli
anziani e la gente è isolata e
sparsa per le borgate. È chiaro
che costa molto di più in montagna. Il bello è che il legislatore queste cose le sa, perché
ha anche fatto delle leggi, come quella sulla montagna, dove tutto ciò viene detto. Ma
quando si fanno i conti non se
ne tiene conto e si fa finta che
gli italiani siano tutti uguali.
Di questo si è interessato il Sinodo e ha approvato un ordine
del giorno in cui si chiede che
le strutture sanitarie e sociali
delle valli valdesi non vengano sacrificate sull’altare di
calcoli ragionieristici che non
rispettano la realtà. Perché
«razionalizzare» i servizi, accorpandoli e accentrandoli,
può forse ridurre le spese per
l’ente pubblico, ma certo le
aumenta per l’utente. «Gestire», allora, significa cercare di
dare il servizio migliore, entro
le possibilità economiche che
sono date. Il Sinodo ha detto
che la Chiesa valdese è disponibile al dialogo e alla collaborazione con l’ente pubblico
affinché la gente delle 'Valli
non veda diminuire i servizi
che fino ad oggi ha ricevuto e
che sono vitali per il rilancio
del territorio.
^ [sorse sanitarie
;|ordine del
ttaHi . ^
'|iorno votato
üíal Sinodo
fare Sinodo, esaminata la si
^¡^gjlipione delle opere socio-asnei c sanitarie delle
lattro?^' valdesi, (...) informato
0 dei|^"“°''o sistema di finanempif®®*’^° che prevede l’assecultiP^ione delle risorse alle
nunitpnde Usi in base alla quota
ngles^ capite per ogni cittadino
namfidente (quota capitaria),
0 losNiante la quale vengono
jtracteate le prestazioni svolte
jlianafeli ospedali e le quote sani0 chele delle strutture socio-as'*^’^®f|C)iziali convenzionate,
imunpsiderato il rischio che vi
innoiffiuna contrazione dei serviazioniòfferti in quelle zone (code valli valdesi) in cui essi
'c più sviluppati; esprime
occupazione per le pro|thve dei servizi offerti
'e opere socio-assistenziaSMitarie delle valli valde® mandato alla Csd di
fsi interprete presso la Re_ne Piemonte e l’Azienda
itana Usi 10 di Pinerolo
, preoccupazioni, in par, richiedendo: a) il riCfc’Oento della pari di■ .C’ nostri ospedali e la
pur nella diL “ ^ci ruoli, alla procomune con
pubblico; b) il mante? c lo piluppo dei ser^ bistenti a favore della
'^‘'■etta colla' aifiitrun pubblico e
^nS^^^PP^ctenenti alla
ropfi'te del c) la revisio
finanzia
ittuaiC® Pelle Aziende Usi, con
della quota caP®*' 1 territori che ri
Rile'^dirisn«" "’^SS'CJr impielelleÌ^zi (¿p® P^'' realizzare i
tt^agiateTf „montane o zone
zza^ risorsi erogazione delin^*^n<ìaK!i- finanziarie indi:e£)a!*jO ¿gj ,.i Per il mantenimenqualitativi e
L'eredità del Risorgimento è per i protestanti anche il ricordo dell'evangelizzazione e delle opere sociali
Le ragioni del federalismo sono compatibili con l'unità
GIORGIO BOUCHARD
Sabato pomeriggio l’aula
sinodale della Casa valdese si aprirà per ascoltare l’on.
Luciano Violante, presidente
della Camera dei deputati. So
bene che questa conferenza
era già stata programmata
cinque o sei mesi fa: tuttavia
devo dire che non si poteva
scegliere un momento più felice per ascoltare un uomo
che da qualche mese si è accollato il gravoso (e rischioso) compito di incarnare in
Italia quella che si potrebbe
chiamare, rubando una parola
all’Assemblea di Graz, la «riconciliazione delle memorie»
nazionali. Violante lo fa per
quanto riguarda gli esiti della
seconda guerra mondiale,
della Resistenza e della sconfitta della Repubblica sociale
italiana; in questi giorni noi
siamo però chiamati a farlo
anche per quanto riguarda le
diverse e opposte interpretazioni che molti di noi danno
del processo di formazione
dell’unità nazionale.
Per molti di noi il Risorgimento italiano è stato un fatto
largamente positivo: lì è cominciata la fine della Contro
riforma (non a caso il primo
atto formale del Risorgimento
è l’emancipazione dei valdesi), lì è cominciato il processo
di modernizzazione della società italiana, lì è nata la democrazia in cui noi oggi viviamo, e che è stata rinnovata
e consacrata, dopo il ventennio mussoliniano, dal sangue
e dai caduti della Resistenza.
Altri fra noi guardano invece con occhio critico al processo risorgimentale: nel Sud
molti ricordano la durezza
dell’occupazione piemontese.
la freddezza dell’aristocrazia
liberale che ha gestito lo stato
dopo il 1861, r «inutile strage» della prima guerra mondiale. Ma il malcontento più
grande sta indubbiamente al
Nord, e si esprime icasticamente nello slogan «Roma ladrona». Sarà bene riconoscere
quella parte di verità che è
contenuta in questo slogan:
Roma è una città parassitaria,
sede di un pesante centralismo che per decenni ha tarpato le ali alle autonomie locali,
alle Regioni, ai Comuni. Male
hanno fatto i vincitori del Risorgimento a non dare retta ai
federalisti come Cattaneo, come l’evangelico Pietrocola
Rossetti: e adesso è giunta
l’ora di riparare gli errori (e i
peccati) commessi allora. Bisogna dare molto più potere
agli enti locali, bisogna riformare le Regioni perché non
siano una brutta copia dello
stato unitario; bisogna riconoscere a ogni Regione il diritto-dovere di assumersi le sue
responsabilità, anche in materia fiscale.
Ma io vorrei chiedere ai
miei amici leghisti, per alcuni
dei quali ho la più alta stima,
per superare e correggere gli
errori del Risorgimento è necessario «buttare via il bambino con l’acqua sporca»?
Come mai grandi nazioni moderne come la Germania e gli
Stati Uniti d’America riescono benissimo a conciliare un
forte federalismo con un vivo
senso dell’unità nazionale?
Perché mai questo equilibrio
di federalismo e di unità non
dovrebbe permettere anche a
noi di inserirci in modo efficace in un mondo ormai dominato dai grandi agglomerati internazionali (l’Unione eu
gati^fime Dii
di’#alo¿o appoggio ad
Anavai pgj^.cf'Omumtà mon
ito
Le relazioni del Comitato di evangelizzazione da cui abbiamo attinto le
nostre precedenti note rivelano spesso
una marcata personalizzazione nella descrizione dei fatti, che conferisce loro un
carattere di forte umanità e nel contempo riflette la partecipazione, la passione
e l’entusiasmo di chi scrive, l’interesse
anche per le piccole cose non disgiunto
da una simpatica nota di ingenuità. Gustatevi questa descrizione della vita del
piccolo gruppo di Montecastello (Alessandria) nella relazione al Sinodo del
1866, tratta dagli appunti dell’evangelista Augusto Malan.
«Havvi in Montecastello ciò che non si
è ancora riuscito ad avere a Pietra Marazzi, forse per mancanza di una scuola
settimanale in quest’ultima località, una
Scuola della Domenica che, non tenuto
conto degli adulti, raccoglie dai 16 ai 20
bambini, dieci dei quali imparano per
benino chi 2, chi 4, chi 5 e chi anche 10
IL FILO DEI GIORNI
APPUNTI DI
EVANGELISTA
ALBERTO TACCIA
versetti della Parola di Dio che poi vengono loro spiegati. E quando ad alcuna
interrogazione i piccoli non sanno rispondere, i vecchi lo fanno per essi.
Quando poi i bambini rispondono come
si conviene alle domande che sono loro
fatte, reca piacere il vedere la soddisfazione che subito si dipinge sul viso dei
loro parenti e amici. Quelli che sono
membri effettivi della chiesa, sono veri
membri e quello che hanno fatto, lo hanno fatto perché hanno creduto realmente
nell’Evangelo di Gesù Cristo, unico Salvatore nel quale confidano. In generale,
con gioia, posso dire che l’opera del Signore è andata sempre progredendo sia
dal lato spirituale, sia dal lato del numero di coloro che intervengono alle adunanze. Non soltanto ora gli evangelici
sono rispettati dai loro concittadini, ma
gli stessi loro nemici sono costretti a
confessare il Vangelo dei Protestanti essere cosa migliore di quello che dicono i
preti, per gli effetti che produce in quei
che l hanno accettato. Come conseguenza, molti di quelli che in principio erano
avversarissimi alla religione nuova ed
eretica, ora vengono a sentire la predicazione della Parola di Dio ed in parecchi di questi scorgonsi ottime disposizioni che, con l’aiuto dello Spirito Santo,
potranno indurli a conoscere la verità e
a convertirsi all’Iddio loro».
ropea, per esempio)? Siete sicuri, cari fratelli della Lega,
che le cinque o sei regioni
della valle del Po, una volta
staccate dal resto della nazione, riuscirebbero a inserirsi
bene in un’Europa dominata
dalla Germania, dall’Inghilterra e dalla Francia, tre grandi nazioni a cui si affianca ormai una Spagna federalista
ricca di dinamismo e di iniziativa?
A queste considerazioni, diciamo così, politiche, vorrei
aggiungerne alcune più personali: io sono figlio di un cavaliere di Vittorio Veneto. Ogni
volta che attraverso il Piave a
San Donà penso a mio padre
che su quelle rive ha passato
un anno della sua vita: con lui
c’erano calabresi e sardi, toscani e piemontesi. Possibile
che sia stato tutto inutile? Io
sono piemontese e sono fiero
di esserlo: tre anni fa ho chiesto alla Tavola valdese di permettermi di passare proprio
qui, nel cuore di questa regione, gli ultimi anni della mia
vita. Ma non posso dimenticare di essere membro di una
chiesa che, dopo sette secoli
di repressione, ha deciso di
usare la libertà che finalmente
le veniva concessa per disseminare l’Italia di chiese e di
scuole, di libri e di ospedali:
in questa chiesa sono via via
entrati le camicie rosse di Garibaldi (penso alla componente metodista della nostra chiesa), i minatori della Sicilia, gli
operai di Colleferrro: come
possiamo rinunciare a tutto
questa storia solo perché proviamo dei legittimi risentimenti verso il modo con cui è
stata gestita l’unità nazionale?
Non c’è un’altra via per superare i nostri risentimenti e
per costruire insieme un’Italia
e un’Europa federali, sensibili
al significato delle particolarità regionali, religiose e culturali: un’Europa e un’Italia
non condannate a seguire la
triste sorte della Jugoslavia?
Sono persuaso che questa via
esista: forse vale la pena di
cercarla insieme.
8
PAG. Il
8 SETTEMBRE AL BAGNÒOU — L’8 settembre, data che
in Italia viene ricordata come inizio della guerra partigiana
nel 1943 è stato ricordato domenica 7 settembre al Bagnòou
(foto); fra i molti intervenuti, l’assessore provinciale Walter
Giuliano ha illustrato un’importante iniziativa che coinvolge la zona con il cosiddetto «sentiero dei partigiani» che
vuole evidenziare alcuni luoghi memorabili della Resistenza a cominciare dalla Barma dove sorse la prima tipografia
clandestina da cui partì il materiale informativo per buona
parte del Nord Italia; molto intenso l’intervento del presidente dell’Anpi regionale, Gino Cattaneo, che ha voluto
spendere una parola contro le ipotesi secessionistiche: «Abbiamo lottato per una Italia libera, democratica e unita - ha
detto - e perciò saremo di nuovo in piazza, con i sindacati,
a manifestare contro le ipotesi leghiste». Emotivamente
molto coinvogente l’intervento del sindaco di Angrogna,
Jean-Louis Sappé, e di sua moglie Maura Bertin: non una
tradizionale orazione ufficiale ma la storia di un ipotetico
angrognino, prima giovane balilla e poi partigiano attraverso gli anni del fascismo e della Resistenza.
POMARETTO: L’ACQUEDOTTO ALL’ACEA — Dopo
avere ascoltato gli interventi dell’assessore provinciale
Beppe Gamba e del direttore dell’Acea, Carcioffo, il Consiglio comunale di Pomaretto ha deciso nella seduta del 4 settembre di conferire all’Acea l’acquedotto comunale; da due
anni il consorzio pinerolese ne aveva già la gestione ma ora
passa a tutti gli effetti nel patrimonio Acea. Alla luce della
legge Galli e sulla necessità di gestire tutto il ciclo delle acque, i piccoli Comuni non sono di fatto più in grado di gestire questo settore e la votazione, sia pure sofferta e con il
no della minoranza, è stata una conseguenza logica. Il Consiglio ha anche espresso un parere sul piano sanitario regionale chiedendo che si tengano in maggior conto le caratteristiche delle popolazioni montane, spesso isolate ma soprattutto più anziane, mediamente, di quelle di pianura.
NUOVO VOLO CUNEO-ROMA — Da lunedì 8 settembre
è stato avviato un nuovo collegamento aereo fra Cuneo Levaldigi e Roma Fiumicino; sono previste due corse da Cuneo alle 7 (arrivo ore 8,30) e alle 17,30 (arrivo ore 19) e altrettante da Roma, alle 15,15 (arrivo ore 16,45) e alle 19,45
(arrivo ore 21,15). Si viaggerà con Atr da 44 posti; costo
del viaggio 230.000 con sconti promozionali a 160.000 lire. Per il Pinerolese si tratta dunque di una interessante alternativa ai voli da Caselle.
TORRE PELLICE: VENDUTA CASA BERT — Nei primi
giorni di settembre il Comune di Torre Pellice ha sottoscritto la vendita di una parte dello stabile denominato «casa Bert» adiacente il palazzo municipale. Acquisito a suo
tempo nell’ipotesi che vi potesse sorgere la sede della Comunità montana, poi trasferitasi altrove, la casa continuerà
ad ospitare alcune associazioni nel piano ammezzato e gli
uffici di polizia municipale. Nei piani superiori la Coop. 1°
Maggio realizzerà alcuni alloggi da porre in affitto con un
recupero edilizio in parte finanziato dalla Regione.
BOCCIATO IL PARCO MONTANO — Passo indietro
dell’amministrazione di Bricherasio circa il progettato parco montano nella zona collinare di San Michele. Questa
decisione è dovuta, secondo il sindaco Bolma, alle numerose proteste degli abitanti della zona che temono di essere
penalizzati da successivi vincoli. La zona sarà comunque
tutelata, evitando di realizzare nuove costruzioni.
STAGE DI INGEGNERIA NATURALISTICA — Il comu
ne di Coazze e la Pro Natura Torino, in collaborazione con
r Aipin (Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica)
propongono uno stage con cantiere didattico applicativo: si
tratta di un intervento finalizzato alla sistemazione di una
frana che ha coinvolto un tratto limitato di scarpata sul pendio a valle di una pista forestale, con opere per il sostegno,
il contenimento dell’erosione e il ripristino della copertura
vegetale. L’iscrizione allo stage costa 400.000 lire ed è limitata a 25 partecipanti: le domande vanno inoltrate, anche
tramite fax, entro il 4 ottobre 1997; l’iscrizione deve essere
preceduta da una preadesione telefonica alla segreteria della
Pro Natura Torino, via Pastrengo 20, Torino (tei. 0115622789; fax 534120). Il versamento della quota d’iscrizione dovrà essere fatto sul ccp 22362107 intestato a Pro Natura Torino, via Pastrengo 20, 10128 Torino.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giachero & Giacotto s.n.c.
Funerali ovunque
Via r Maggio 8,10062 Lusema San Giovanni (To)
tei. 0 fax 0121/954340 (notturno e festivo)
mLLI ^LDESI
Una mostra dedicata a Vincenzo Taccia
Una vita per l'arte
Si è chiusa il 10 settembre
a Torre Pellice la mostra dedicata a Vincenzo Taccia, allestita nella sala Paschetto del
Centro culturale valdese. La
retrospettiva, organizzata in
occasione del centenario della nascita dell’artista, comprendeva diverse opere pittoriche, in particolare una nutrita serie di ritratti del periodo
torinese, e qualche esempio
dei suoi quadri in pasta vetrosa, frutto di una ricerca personale che lo aveva portato a
inventare una nuova forma di
pittura su ceramica vetrosa
(opalina) che assommasse la
leggerezza del dipinto a olio
con la robustezza della ceramica cotta. Molto belli e particolari sono anche i disegni
presentati alla mostra, tracciati con una mano decisa e il
gusto per il ritratto, anche
spiritoso, di teste e volti.
Vincenzo Taccia, nato a
Catania il 7 marzo 1897, fin
da giovane mostra una decisa
tendenza per l’arte come disegnatore e pittore. Si diploma presso la scuola d’Arti e
mestieri di Catania ma non
riesce a frequentare un’accademia: il padre, maestro artigiano tappezziere con una
bottega nei pressi della trafficata via Etnea, vorrebbe che
il figlio continuasse il lavoro
nel laboratorio. Vincenzo resterà un autodidatta per tutta
la vita. Dopo la guerra, nel
1918, fa ritorno a Catania e
viene a contatto con la Chiesa valdese, di cui diventa
membro; frequenta anche
TAcdg e fa parte di un gruppo di giovani artisti della
città, la «Farniglia artistica»:
comincia a esporre in alcune
mostre regionali. Si trasferisce a Torino dove, nel 1924,
sposa Evelina Rostan; nell’appartamento di via Nizza
125 crea il suo studio, quello
in cui lavorerà per tutta la vita. È qui che nel 1929 dalla
pittura a olio su tela o legno
passa alla creazione delle vetrate artistiche per cui è forse
>TA
Assistenza
religiosa
negli ospedali
Leggo sul n. 32 de L’eco
delle valli valdesi l’articolo a
firma di Mario Berutti concernente le visite pastorali
all’Ospedale valdese di Torre
Pellice e ritengo si debbano
precisare alcune cose al riguardo. È vero che a seguito
della legge sulla riservatezza
dei dati occorre prendere misure precauzionali per non incorrere in infrazioni della legge stessa, perciò la direzione
sanitaria, in accordo con la
presidenza della Ciov, ha
informato gli uffici della delicatezza della cosa e ha dato
disposizioni perché la domanda sulla confessione religiosa
venga trasformata in «Chi de
E
Per un errore nella comunicazione pervenutaci, nell’elenco dei doni a favore degli ospedali valdesi era indicato un dono di £ 600.000 di Williana
Gönnet a favore dell’ospedale
valdese di Torre Pellice in memoria di Delfina Benecchio; la
stessa cifra va invece attribuita
a «1 familiari in memoria di
Delfina Benecchio».
più famoso e che ornano
molte delle nostre chiese.
Taccia costruisce da sé il forno per la cottura del vetro,
prima un forno a carbone e
poi uno elettrico, e si fabbrica da solo le vetrate, anche
quelle più imponenti: dal disegno del bozzetto alla riproduzione su cartone, al taglio
dei vetri, alla pittura, alla cottura, al montaggio a piombo
e alla saldatura, tutti i passaggi della lavorazione vengono
compiuti dall’artista nel suo
studio di via Nizza.
Il risultato sono circa 200
vetrate, destinate a chiese
cattoliche ed evangeliche, oltre a cappelle funerarie e
molte abitazioni private. Nel
1972 smette di produrre vetrate e si dedica alla pittura
su ceramica vetrosa, esponendo le sue opere in diverse
mostre dell’artigianato artistico piemontesi. Negli Anni
60 diventa membro della
Confederazione generale italiana dell’Artigianato e dell’Unione artigiana di Torino
e provincia; è anche nominato membro del Consiglio direttivo dell’Associazione nazionale artigiani delle ceramica e del vetro. Nel 1967
l’antica Corporazione vetrai e
specchiai di Torino lo nomina promotore per l’istituzione
di una scuola d’arte, ma il
progetto non va in porto e si
chiude così, con la bottega
dell’artista-artigiano, l’opportunità di trasmettere ad altri le esperienze di una vita di
ricerca e di lavoro.
Vincenzo Taccia (padre del
pastore Alberto) muore nel
1978 e lo studio di via Nizza
viene chiuso. Il Centro culturale valdese di Torre Pellice
ha voluto con questa mostra
offrire un «assaggio» dell’opera vasta e multiforme dell’artista catanese, che si può
continuare ad ammirare entrando nel tempio o in locali
diversi come, per esempio,
nella Casa del caffè di piazza
Carlo Felice a Torino.
sidera assistenza religiosa è
invitato a comunicarlo» come
recita un cartello vicino agli
sportelli. A questo punto pochi rispondono alla domanda
e perciò pochi sono nella lista
delle richieste di assistenza
religiosa.
Non è vero però che questo
servizio non può essere garantito: è garantito a chi lo richiede. Per gli altri credo che il
pastore addetto alla cappellania in un ospedale valdese potrebbe benissimo passare in
ogni stanza, fare un saluto come tale a tutti e rivelare così
la sua presenza che, se desiderata, potrebbe poi essere richiesta per un colloquio più
personale, pastorale e meno
formale. Anzi, mi sono sempre stupita che così facessero
i parroci locali e non lo facessero i pastori.
In quanto al culto in ospedale, sono rimasta meravigliata, assumendo la presidenza
della Ciov, che non si usasse
più farlo, sia pure per svariate
difficoltà oggettive, come riferitomi da più parti. Condivido in pieno la lettera di quella
sorella venuta da fuori che ha
trovato a mancare questo elemento essenziale della comunità dei credenti, sia pure attraverso un’opera sociale che
vuole essere rivolta a tutti indistintamente e indiscriminatamente. Aveva ragione di ricordare quella sorella che là
ove due o tre sono riuniti nel
suo nome. Cristo è presente e
credo che molti, pastori e non,
l’abbiano provato almeno una
volta nella loro vita.
VENERDÌ 12 SETTEMBRE H
Pinerolo
I giovani fra
sogno e realtà
Si svolgerà dal 13 al 20 settembre a Pinerolo presso l’expo Fenulli la nuova edizione
della «Festa dei giovani», appuntamento annuale con il
mondo giovanile a cura della
diocesi di Pinerolo. «Vivere il
presente tra sogno e realtà» è
il tema conduttore, sul quale
si confronteranno artisti, musicisti, esperti, politici. Numerosi gli appuntamenti: si comincia sabato 13 alle 17,30
con il concerto di Bandamania e serata musicale alle
21.30 con il dj Costantino;
domenica alle 14,30 «L’espressione del presente tra sogno e realtà», spettacolo teatrale, a seguire musiche eccitane e alle 21 appuntamento
con i burattini. Lunedì alle 15
Raniero La Valle incontra gli
studenti sul tema «Guardare
la realtà senza smettere di sognare ma con quali strumenti?» e alle 21 ci sarà un incontro con la cittadinanza; martedì 16 alle 17,30 presso il Salone dei Cavalieri presentazione del programma editoriale per non vedenti «Letture
senza barriere»; alle 21 incontro con il segretario Cisl,
D’Antoni, sul tema «I giovani
e il lavoro: sogno o realtà?».
Segnaliamo inoltre la fiaccolata per le vie della città alle
20.30 di giovedì 18 con don
Ciotti, rincontro con A. Paoli
alle 10 di venerdì 19 sul tema
«Vivere oggi nella precarietà
sognando un mondo diverso»
e sempre venerdì 19 la presentazione di una nuova guida
tattile dello statuario del Museo egizio di Torino alle
17.30 presso il Salone dei Cavalieri. Conclusione della manifestazione sabato 20 settembre con tanta musica a partire
dalle 14,30 con i funkay «I
senza nome», il coretto valdese e il laboratorio di flamenco. Aperti per tutta la settimana cento stand allestiti dalle
associazioni pinerolesi di volontariato, oltre al servizio di
ristorazione a pressi modici.
Ammetto che il locale disponibile per i culti fosse poco idoneo al raccoglimento
necessario, ma ora si è posto
rimedio a questo problema
isolando la sala del D piano
con porte e corridoio esterno
che evita il passaggio in quella sala per l’accesso alla veranda, come era nel passato. I
lavori sono finiti e ho informato della cosa distretto, circuito, Commissione diaconia
e lo stesso pastore Berutti,
dando la disponibilità del locale per la ripresa del culto fin
dal mese di settembre.
Dalle informazione assunte
mi pare che ci sia la volontà
di farlo e mi auguro che ciò
possa avvenire al più presto
con l’apporto dei pastori residenti nel circuito e il supporto
di fratelli e sorelle di quelle
comunità. Inoltre spero che i
nostri ospedali si caratterizzino nel fornire all’utente i servizi di cui ha bisogno, della
migliore qualità, nel migliore
modo possibile, nel pieno rispetto della sua dignità e nella
consapevolezza che chi soffre
ha bisogno di attenzione e dedizione particolari. E con questo scopo che gli ospedali si
trasformano e si migliorano.
Sicuramente il culto e la
cappellania devono essere,
con la dichiarazione della nostra fede, la motivazione che
ha spinto nel passato e ancora
adesso la Chiesa valdese ad
impegnarsi concretamente
nelle opere sociali.
Incontro a Frali
Le Valli p
e il Queyras
ERIC NOFFKE
D
omenica 7 settembJ
Frali, nella saletta cj
Ilare del municipio, ha a2
luogo rincontro dei respL’artico
sabili locali di Frali e %tessant
valli Chisone e GermaiìiSe cose
con le loro controparti fSeramei
cesi della regione del cor
ras. Nel corso della riuZggli altr
si è analizzato il cam^».lnpar
percorso, giudicandolo pi^a co®
‘ ili lavori
Franca Caisson
presidente Ciov
mente valido, e si
scusse le prospettive fi
del rapporto tra la regi
francese del Queyras e lej
stre Valli. Dalla vivaci
scussione è emersa la vi
di continuare e di valori:
al massimo quanto già
facendo (per esempio
scambi di scolaresche, il| a bancai
corso intorno al Bric Boii anechei
la giornata di incontro« àdispen
francese che potrebbe es lo vorre
ampliata con concerti oi unodo c
manifestazioni culturali), stato, r
Fiù voci hanno espi) Inumen
l’intenzione e l’esigens ¡iqualii
continuare con qualche Mano di
vità. Numerose le proposlfcre i più
merito: cercare di propKe un q
iniziative anche in inveMdica (
soprattutto per rivitalizfeno ris
turisticamente i «per|||)iccoli
morti» interstagionali, l^ma fin
rando soprattutto a livellopovema
gli rispettivi sci club (all® ciò che
menti comuni o .gare «iene a
varie discipline sciisticfedere di
anche per valorizzare al m scolasi
simo i rispettivi talenti; |prare, £
giore coordinazione i|evitabili
scambio di informazionli^oni soc
stiche; miglioramentopesti pur
sentieri, soprattutto per Ifesa dell:
lo che riguarda i passag^gnità de
le biciclette alla frontieràtato di di
parte francese è stata afli tutta q\
espressa la necessità cliào è orn
questa zona si crei unajianeta. E
trale che coordini le stniPno cose
locali di ospitalità, che ria perché
più facile il peni ottani'®so e rii
dei gruppi d turisti che >ani anc
vano nelle nostre valli Uuogoc
escursioni più lunghe, ni toque, a ]
sità impellente per loc à spera)
come Frali o Fragelato, óibatterl:
lontane da Abries. Miglii Me con'
la coordinazione delle no Tutti qui
strutture stesse permetter sinistra'
la regione di offrire un* tosone c
dotto turistico» aitami ^iderabi
competitivo. Una noti icittadin
rammarico è stata espi toio a sii
sui problemi che naso fissi, spe
dalla nostra legislazionel htengonc
po complessa. Il prosi »quanto I
passo concreto sarà 1'« «che è ;
nizzazione di una gion Bièche
^Ssic
Gruppe
comune per studiare
spettive.
L’incontro è stato pr<
to dalla corsa podistica
da Gualtiero Falco di ’
na (che correva per i
Fila di Biella) e da La«
rot di Frali; nel pomeri|
sono svolte le premiai
accompagnate dai ber
del coro Eiminal. Un
mento finale, se volete
re la «deformazione pt*
sionale»: mi sembra in' _______
sante porre la domann* » ^
ruolo che la chiesa può*
in questo approfondirne»
scambi che non sono so'
ristici e commerciali,
che (e speriamo in buon*
te) culturali.
Nel passato la coll»
zione con i francesi,
qualche episodio pahn
mente triste, è stata u»
mento fondamentale^
nostra storia; e ogg’-^
parte possiamo avere
chiese in questo process.i
luce soprattutto della |
sione che abbiamo
sul rapporto col tern
Anche la comune apy
nenza confessionale P
sere un elemento cotn
cui iniziare uno scaitt
turale con solide basi
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tic« '■
la
Mar
9
pní 12 SETTEMBRE 1997
Delle "\älli iàldesi
PAG.
Ili
DIBATTITO
ras
Il contributo di Giorgio Girardet in una recente pubblicazione su protestanti e cattolici
Politica 0 potere? Il vero dialogo si fa nella massima chiarezza
LUCIO MALAN
tteinbi
Í i sia permesso di entra1 re, da ospite, da esterttacoZ^l dibattito sulle prospetha alye «della sinistra» aperto
respL’articolo di Sergio Pasetto,
i e gessante perché incentrato
ig cose concrete e non su
■lieranienti dove l’unica co' gjje conta è «essere contro
,ggli altri perché sono, catticam^» In particolare Pasetto noolo pi^a conte obiettivi desiderasono^ lavorare per il graduale
ve fiyperamento delle disuguategfcze e delle ingiustizie pali impedire l’allargamento
jè differenze e della dispaà delle opportunità (così
Jo volesse dire), non perdere alla speculazione fiiaria di governare il sistebancario, avere un’istrule che formi e comunichi e
dispensi titoli inutili.
(Io vorrei riformulare: fare
¡modo che la politica, cioè
stato, non si aggiunga ai
numerosi sistemi attraveri quali i più ricchi e potenti
llano di controllare e spreire i più deboli ma crei in:e un quadro di certezza
ridica con leggi che tutti
'ono rispettare e non solo i
'piccoli; non permettere al
lali, llstema finanziario e bancario
livellopovemare gli stati usurpanb (all® ciò che in democrazia apare imiene al popolo sovrano;
iistiemere disponibile un sistere al p scolastico che consenta di
mti; Imperare, almeno in parte, le
>ne nlevitabili disparità delle conzionilzioni sociali di partenza. A
iento|iesti punti aggiungerei: la
per |fesa della democrazia, della
ssagpgnità della persona, dello
ntieràtato di diritto, dell’ambiente
ata am tutta quella grande società
ità ebbe è ormai l’intero nostro
unajianeta. E questo non perché
j stniPno cose che sta bene dire,
che perché la tirannia, il sottam|aso e l’inquinamento fanno
chepni anche molto lontano
valllP luogo dove si verificano e
le, npque, a parte l’impulso che
spera) viene dal cuore,
batterli è nella nostra perire convenienza,
otti questi sono obiettivi
sinistra? Io non lo so. So
® sono certamente ritenuti
ItatnPiderabili dalla gran parte
I notP cittadini che votano e miesptffflo a sinistra. Anzi, molti
nascessi’ spero la maggioranza,
ionePtengono di sinistra proprio
pros#guanto li condividono. Ma
à l'ifòche è ancora più interesgicr^te è che queste cose stanno
-e leplte a cuore a moltissimi dei
ladini che di sinistra non si
pr Fngono, e non dimentichiatici Pu che si tratta dell
di
T :
Lara
ampia
DIO BECKWITH
evangelica
96.500 e 91.200
0121-954194
maggioranza, il 55% persino
nel Pinerolese e nelle Valli. Il
punto però è che non c’è oggi
nessuna forza politica in grado di convincere la gran parte
dei cittadini a perseguire sul
serio questi obiettivi. Tanto
per chiarire: men che meno
l’attuale sinistra di governo
per la quale bastano quattro
rapide menzioni. 1) L’acritica
adesione alla logica di Maastricht che, così come si sta
realizzando, toglie potere ai
governi bene o male scelti dal
popolo per darli alla Bundesbank di Tietmeyer. 2) La rottamazione auto, che consiste
nello spremere le tasche ai
non ricchi possessori di auto
di dieci anni convincendoli a
fare il passo più lungo della
gamba e risparmiare su spese
più intelligenti, allo scopo di
finanziare la famiglia Agnelli
che ha bisogno di soldi per
portare produzione e occupazione all’estero. 3) La politica
estera appaltata fin dal governo Dini a interessi particolari,
con rapporti privilegiati coi
paesi che più sistematicamente violano i diritti civili, Cina
e Iran in testa (vai la pena di
ricordare la nostra sottosegretaria agli esteri, sen. Patrizia
Toia, che accoglie il ministro
degli Esteri degli ayatollah
ammantata dello chador). 4)
La reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti
rifiutato dal 90% dei cittadini,
i recenti forti aumenti delle
erogazioni a vario titolo ai
parlamentari, che sono ancora
poca cosa a fronte degli stipendi e delle pensioni dei manager di stato e delle sovvenzioni a ogni sorta di associazione parassitaria.
Di fronte a questa mancata
rispondenza delle forze politiche agli ideali che, a dispetto
di tutto e senza reali distinzioni fra destra e sinistra, ancora
molti coltivano, non è dunque
strano che l’impegno e la militanza politica siano ridotti a
pochissimo nel Polo, alla partecipazione di poco più (a volte poco meno) degli stipendiati della politica nella cosiddetta sinistra, e a un attivismo
appena maggiore nella Lega,
dove però più che di militanza
politica si tratta di obbedienza
a un capo. In mancanza di
questa rispondenza, la politica
si fa lo stesso, ma esclusivamente come occupazione del
potere, come difesa di interessi personali o di categoria.
Magari consolandosi con l’arrogante certezza che «quegli
altri sono cattivi» e siamo
sempre meglio noi.
Questi sono i veri mali della vita civile italiana (anche
locale): schieramenti di bandiera e non di programma,
occupazione del potere e non
azione politica, rifiuto dell’
impegno politico. E se si ripartisse dagli obiettivi che mi
sono permesso di riprendere
da Pasetto?
.J'''ssic:uR azioni
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Banca Cange
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tei. 0121-794596-764Ó4
________MARCO ROSTAN_________
T l nostro è tempo di dia"M. loghi e incontri tra le
fedi viventi e le religioni; tanto più è necessario che ciascuno conosca il terreno su
cui sta e la casa che si trova
ad abitare: che si tratti della
casa ereditata dai propri antenati o di una casa nuova in
cui si è andati ad abitare per
libera scelta». Così scrive
Giorgio Girardet nel suo recente libretto dedicato alle
differenze tra cattolici e protestanti, pubblicato dalla
Claudiana nella riuscita collana dei «cinquantapagine»’*'.
Sicuramente qualcuno penserà che si tratta di un argomento superato o addirittura
inopportuno: che senso ha insistere su queste cose nel momento in cui, sia a livello europeo che in Italia, e anche
nel recente Sinodo, si moltiplicano dichiarazioni e gesti
fortemente ecumenici? In
realtà il termine ecumenismo
è decisamente inflazionato e
il modo in cui i mass media
ne parlano accresce la confusione: perciò la lettura di queste pagine non potrà che essere utile per le famiglie e per i
giovani, proprio in un territorio come quello del Pinerolese e delle valli valdesi, dove
si ha a volte l’impressione
che alle passate battaglie di
identità confessionale stia subentrando una sorta di indifferentismo che allontana sia
dalla fede in Gesù Cristo sia
da un vero, fecondo dialogo
ecumenico. '
Sono in molti, infatti, a pensare che la religione si dovrebbe occupare solo di certe
cose e soprattutto non dovrebbe interferire più di tanto nella
nostra vita, nei nostri progetti;
sono in molti a pensare che le
Un momento dell’Assemblea ecumenica di Graz
chiese dovrebbero sostanzialmente occuparsi di aiutare chi
è in difficoltà, insomma di
«fare del bene»; sono in molti
a chiedere che la chiesa, anche quella valdese, sia «al nostro servizio», dalla buona
educazione dei figli, eventualmente per il matrimonio e certamente per qualche visita,
quando ci serve, o per il funerale di un parente. Se questa è
l’idea della religione che circola in molte famiglie, siano
esse cattoliche o valdesi, è
chiaro allora perché molti
pensino anche in fondo tutte
le religioni sono uguali.
Giorgio Girardet parte proprio dalla contestazione di
questa affermazione; non è
vero che tutte le religioni sono
uguali e neppure che tutte sono ugualmente vere. Vivere in
un tempo di pluralismo e rispettare chi la pensa in modo
diverso da noi non significa
affatto che tutto sia relativo.
«Viviamo in un tempo di plu
ralismo, e ci siamo abituati a
rispettare le diverse posizioni
e ad accogliere chi la pensa
in modo differente: questo è
senza dubbio un fatto positivo
- scrive Girardet -. Ma non
significa che tutto sia relativo.
Né bisogna dimenticare che
all ’origine di ogni religione vi
è un’esperienza o un’intuizione di una verità ultima, vi è
una scoperta che ha coinvolto
profondamente le esistenze
umane, le ha cambiate aprendole a nuovi orizzonti e a
nuove azioni, spesso attraverso un processo di “conversione”. Al centro di ogni scelta
religiosa e all’origine delle
diverse forme di cristianesimo vi è un’ansia di verità e
un desiderio di fedeltà che
dobbiamo conoscere e rispettare. Resteremo perciò pluralisti e accoglienti, ma non faremo a meno della ricerca
della verità. Di una verità che
non può essere relativizzata,
ma solo confrontata serena
mente e seriamente con le verità in cui credono gli altri».
Ecco dunque l’utilità di queste
pagine; cercare di capire qual
è il fondamento comune di
tutti i cristiani e qual è il senso
della fede, così diverso dall’idea di religione di cui parlavamo prima; vedere dunque
che cosa unisce tutti i cristiani
e li distingue dai fedeli di altre
religioni, per poi passare alle
fondamentali differenze tra
cattolici e protestanti, fra cui il
grande scoglio del papato, e
infine alle differenze sul piano
della chiesa, del culto, della
morale, della mentalità pur tenendo conto pienamente dell’
attuale cammino ecumenico.
Nel raccomandare dunque
la lettura di queste facili «cinquantapagine», pubblichiamo
qui una scheda riepilogativa
delle convergenze e differenze tra cattolici e protestanti.
(*) Giorgio Girardet: Protestanti e cattolici: le differenze.
Claudiana, Torino, 1997, £ 5.000.
Convergenze e differenze
Le convergenze
Le differenze
Tutti i cristiani, ortodossi, cattolici e protestanti, credono in Gesù
Cristo, unico Signore e salvatore; in un solo Dio creatore, che si è rivelato in Israele e in Gesù, come Dio di provvidenza e amore; nello Spirito Santo, o Spirito divino che è presente nell’universo e nella storia.
Credono in un solo Dio in tre persone, secondo le formulazioni che
della fede cristiana furono date dalla chiesa nei primi cinque secoli.
Tutti i cristiani riconoscono che Dio ha parlato per mezzo dei
profeti e, quando i tempi furono maturi, ha parlato in Gesù Cristo:
credono che la testimonianza della sua Parola è contenuta nelle Sacre
Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, cioè nella Bibbia che
è pertanto, per tutti, il testo fondamentale della rivelazione.
Tutti i cristiani condividono un solo battesimo, di acqua e di
Spirito, che riconoscono vicendevolmente valido; tutti i cristiani celebrano la Cena del Signore, o eucaristia, alla quale tuttavia danno un
significato diverso, ed alla quale non sono ancora in grado, in linea di
principio, di partecipare insieme.
Tutti i cristiani ritengono che il Signore chiami coloro che credono in lui e che lo seguono, cioè il suo popolo, a una vita di fedeltà
nella testimonianza di fede e nella scelta di una vita vissuta in modo
coerente con l’Evangelo.
Tutti i cristiani si riconoscono come popolo di Dio, chiamato a
servirlo e ad evangelizzare: essi costituiscono la chiesa, la cui realtà e
modi di vita intendono tuttavia in modi diversi .
Tutti i cristiani vivono una vita aperta ai futuro e al regno di
Dio che viene, e attendono la realizzazione della piena redenzione
promessa in Cristo.
Riteniamo che la chiesa si regga sotto la sola autorità di Cristo,
guidata dalla sua Parola e dallo Spirito, senza mediazioni: essa è un
popolo di eguali, dove tutti sono sacerdoti e nessuno è sacerdote, che
si governa da solo nelle vicende quotidiane.
Rifiutiamo l’istituto di un «ministero sacerdotale» che Cristo
avrebbe istituito per amministrare i sacramenti e governare la chiesa;
rifiutiamo un «ministero di Pietro» che intenda governare la chiesa in
nome di Cristo.
Riteniamo che a Dio soltanto si debba rendere ogni culto e ogni
devozione, e che lui soltanto debba essere onorato e festeggiato, secondo l’insegnamento delle Scritture.
Rifiutiamo ogni culto o devozione o onore o festa resi a creature
umane. Maria o i santi.
Riteniamo che la Sacra Scrittura e lo Spirito Santo, ricevuti
nella comunione della chiesa, siano guida sufficiente per la chiesa di
ogni tempo.
Rifiutiamo l’affermazione che la chiesa abbia il potere e il dovere
di esercitare un suo «magistero» definendo verità di fede o comandamenti etici che leghino tutti i cristiani.
Riteniamo che la chiesa sia nel mondo come forestiera e pellegrina, al servizio delle genti, e in particolare dei minimi e che essa
si debba tener separata da ogni potere che non sia quello della parola
di Dio.
Rifiutiamo una chiesa che, per esercitare il suo compito di annunciare l’Evangelo di Gesù Cristo, si appoggi sul potere politico o economico; o che accetti, da parte dello stato, protezioni o privilegi.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
Collegio valdese____________________
Vìo Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice
La cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico
1 997-98 avrà luogo neH'oula sinodale dello Coso valdese, via Beckwith 2, Torre Pellice
sabato 13 settembre 1997 alle ore 15
L'on. Luciano Violante, presidente della Camera dei deputati, terrà la prolusione sul tema
Etica e responsabilità nella politica
La cerimonia sarà seguita da un rinfresco nel giardino
del Collegio valdese.
La giornata inaugurale si concluderà alle ore 21 nel Cinema-Teatro di viale Trento con una seratq musicale, e
non solo, intitolata «faccio ciò che so fare», a cura degli
studenti del Liceo e degli studenti delI'VIll Seminario di interpretazione musicale.
10
■ V
PAG. IV
RITORNA IL TROFEO
BONGIOANNI CALDAIE
DI VOLLEY — Cavour e Pinerolo ospiteranno la seconda
edizione del trofeo Bongioanni
caldaie, quadrangolare di volley organizzato dal 3S Pinerolo. E un’occasione per vedere
dal vivo molti campioni. Per il
3S, da 16 anni impegnato nell’organizzazione della grande
kermesse della Festa dello
sport all’inizio dell’estate, questo è un appuntamento di grande impegno ma anche di notevole livello. Le quattro formazioni presenti al torneo di quest’anno rappresentano un glorioso passato o una grande
realtà. Si confronteranno infatti il Partizan Beograd, formazione invincibile negli Anni 60
e oggi ricca di giovani talenti,
il Cuneo che dovrebbe schierare anche i nuovi acquisti Nicola Grbic, palleggiatore serbo e
l’ala bulgara Plamen Kostantinov. A sbarrare la corsa all’Alpitour sarà anche a Pinerolo il
Gabeca Montichiari, da anni
una delle più interessanti realtà
del campionato e ora con i
nuovi stranieri Martin Stoev
(schiacciatore) e Dula Mester
(centrale). La quarta squadra
partecipante sarà il Friedrichshafen, vicecampione di Germania che schiera tra gli altri
l’ex palleggiatore del Cuneo
Jan Hedengard. Al miglior giocatore sarà assegnato il «trofeo
Ivan Trinajstic», in memoria
dell’ex stella del Partizan, per
quasi vent’anni allenatore delle
formazioni nazionali italiane e
stabilitosi poi a Pinerolo dove
continuò ad allenare a livello
amatoriale, scomparso poche
settimane or sono a Pinerolo. Il
programma prevede sabato a
Cavour, alle 16,30, AlpitourPartizan e alle 21 Gabeca-Friedrichshafen; domenica dalle
14,30, a Pinerolo le finali per il
r e il 3° posto.
CALCIO: PER IL PINEROLO SECONDA SCONFITTA — Seconda sconfitta
per il rinnovato Pinerolo nel
campionato dilettanti; opposti
in casa al Camaiore i biancoblù sono stati battuti da una
bella rete su punizione di Bresciani. Inutili i tentativi di recupero; domenica prossima il
Pinerolo sarà in trasferta a Valenza. Intanto prosegue alla
grande il campionato della
Fossanese che, dopo aver rischiato l’anno scorso la retrocessione, si trova al comando
del girone con due vittorie dopo due partite.
TENNIS TAVOLO VERSO I CAMPIONATI — Belle
prestazioni per Franco Picchi e
il figlio Alberto della Polisportiva Valpellice: il primo, vincendo a Cuneo è entrato nelle
classifiche piemontesi, mentre
il figlio ha vinto a San Mauro
nella categoria Amatori; insieme hanno ottenuto il secondo
posto nel doppio. Davide Gay
ha infine ottenuto un sesto posto di valore nazionale nel torneo di Bordighera.
SKI-ROLL. LO SPORT
CLUB ANGROGNA IN
TRENTINO — Domenica 31
agosto alcuni atleti dello Sport
Club Angrogna sono stati in
trasferta a Pinzolo, in Trentino,
per la quinta prova di coppa
Italia, ottenendo brillanti risultati. Nella categoria Seniores
maschili Andrea Bertin si è
classificato al 5° posto ed è stato convocato dalla Finp a partecipare ai «campionati mondiali». Sempre nella stessa categoria, Alberto Moiso è arrivato 23° e Claudio Sobrero
25°. Nella categoria Master 2
Alfredo Chiavia si è piazzato
al 9° posto, e infine nella categoria Allieve femminile, ancora una medaglia di bronzo per
Antonella Chiavia.
CHIUDERE TUTTI
Il problemo dello smaltimento
dei rifiuti solidi urboni c'è e purtroppo
si vede, anche se cerchiamo di nasconderlo.
Non chiudete tutti i rifiuti
nello stesso socco.
CARTA, VETRO, PLASTICA
devono essere seporoti e
recuperotì.
Differenziore lo raccolto dei
rifiuti per riciclare ciò che è
riutilizzabile: è una cosa che
possiamo fare tutti
Di__________________
L'ACEA, da parte sua.
siè' , „
aumentare i contenitori
e i centri di raccolta
Aiutaci, la raccolta
differenziata fa
la differenza anche
sulla bolletta.
...TANTO
TORNANO FUORI
IN DISCARICA!
CONSORZIO
Diritto QH'ambiente
CONSORZIO ACEA ENERGIA AMBIENTE
ViaVIgone, 42- 10064 PINEROLO
Tel. 0121/2361
Delle "^lli Aàldesi
VENERDÌ 12 SETTEMBRE
12 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE; Presso le
ex scuole mauriziane, corso
Gramsci, prelievo di sangue
collettivo dalle 8,30 alle 11.
12 settembre, venerdì —
ROLETTO; Alle 21,30 presso
l’area manifestazioni esibizione di danze standard, liscio, latino americane, boogie woogie
e rock’roll con l’Ads Studio
danze di Pinerolo.
12 settembre, venerdì —
ANGROGNA: Alle 21 convocazione del Consiglio comunale; all’odg, tra l’altro, un progetto di valorizzazione della
vai d’Angrogna.
12 settembre, venerdì —
SALUZZO: Presso l’ex caserma Musso concerto di inaugurazione della 59^ Mostra con
l’orchestra sinfonica di Savona
«Beatles e dintorni».
12 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE: L’Orchestra dell’Università di Bamberg
organizza alle 21 un concerto
nel tempio valdese.
12 settembre, domenica —
PINASCA: Alle 21 all’ex cascina Cottolengo, in occasione
del trentennale Avis, la compagnia «Clot» di Dubbione presenta «La locanda d’ij tre merlo». Ingresso gratuito.
13 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alla Foresteria valdese si svolge un
convegno proposto dalla Cgilscuola su autonomia, riordino
dei cicli scolastici e legge di
parità. Inizio ore 10,30.
13 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Per le vie
del paese mercatino biologico
dalle 8 alle 17. Alle 17 in p.zza
Pietro Micca, coro «La draia».
13 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella palestra del Collegio, inizio corsi di danze eccitane. Per
informazioni tei. 0121-933322
e 91875, 011-883229.
13 settembre, sabato — PI
NASCA: Alle 21, nella sala
polivalente, concerto di fisarmoniche dell’orchestra Rossini
di Barge.
13-14 settembre — SAN
SECONDO: Alle 16,30 di sabato 13, nelle ex scuole elementari, inaugurazione della
mostra di arte varia. Alle 16 di
domenica 14 premiazione del V
concorso di poesia e prosa.
14 settembre, domenica —
PINASCA: Dalle 8,30, per le
vie del paese festa per la celebrazione dei 30 anni dalla fondazione del gruppo Avis.
14 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Fiera di
settembre dalle 8 alle 17 per le
vie del paese.
14 settembre, domenica —
ANGROGNA: Festa all’alpeggio del Chiot, eventualmenteraggiungibile a cavallo, rivolgendosi al circolo ippico «Le
Sonagliette».
14 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Nel parcheggio del palazzo del ghiaccio si svolgerà a partire dalle 9
il 2° Torneo dei boscaioli. Le
iscrizioni (lire 35.000) si accetteranno sul campo di gara, che
inizierà alle 10. Al termine delle gare prove libere di taglio.
15 settembre, lunedì —
PRAGELATO: Festa della
frazione Soucheres Basses.
16 settembre, martedì —
PINEROLO: «Lettura senza
barriere: un progetto editoriale
per i nonvedenti» è il titolo
dell’incontro organizzato alle
17.30 al liceo Porporato
dall’associazione Omero.
19 settembre, venerdì —
PINEROLO: L’associazione
Omero organizza alle ore
17.30 al liceo Porporato un incontro sul tema «Toccare l’arte: una nuova guida all’esplorazione tattile dello statuario
del Museo egizio di Torino».
^ /a
/■
Nelle
Chiese
Valdesi
PRAROSTINO — Domenica 14 settembre alle
10 culto a S. Bartolomeo,
alle 17 incontro estivo al
Roc e cena comunitaria.
TORRE PELLICE —
Domenica 21 settembre alle 15 pomeriggio comunitario ai Coppieri. Domenica 14, ore 9,30, culto in
francese ai Coppieri con
predicazione del pastore
Alfred Janavel.
Servizi
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 11, ore 21,15, e
venerdì 12, ore 21,15 Tutti giù
per terra; domenica 14, ore
20,15 e 22,10, lunedì 15 e martedì 16, ore 21,15, Con air.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 12, Emma; sabato 13
Prove apparenti; domenica
14, lunedì, martedì e mercoledì
Batman e Robin; giovedì 18
Qualcosa di personale.
VALLI
CHISONE - GERMANASCÌ|
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DOMENiCA 14 SETTEMBRE
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L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Peliice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb, post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
gnomico
unpa
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lutribuzi
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Ioni; che
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
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Informazione pubblicitaria
Un successo l'iniziativa dell'Acca di distribuire compostatori
Dai compostatori un contributo per l'ambiente
stione fi:
"Bue fatto
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mese e il
felle entr
fotribuz
patrimi
Fra quanti vivono nel Pinerolese e posseggono un giardino, un orto o comunque uno spazio verde si sta rivelando un
successo l’iniziativa del Consorzio Acca
di offrire ai cittadini dei Comuni consorziati un compostatore per il riciclo dei rifiuti domestici e degli sfalci verdi. A
tutt’oggi sono circa mille le domande
pervenute al Consorzio da parte dei cittadini e circa 600 i compostatori che sono
già stati distribuiti, segno questo di un
interessamento concreto nei confronti di
quest’iniziativa dell’Acca ma anche di
una sensibilità sempre maggiore verso il
problema del riciclo e dell’ambiente.
Ma che cosa è un compostatore e a cosa serve? Tutti i nostri rifiuti verdi o organici contengono sostanze preziose che
possono essere riutilizzati come fertilizzante per le piante o per i fiori. Perché
questo avvenga occorre però che essi
vengano trasformati in compost (un terriccio ricco di humus) e questo avviene
attraverso il processo di compostaggio
di materiale organico che viene miscelato in una compostiera in parti circa
uguali di materiale secco (legno sminuzzato, paglia, foglie secche ecc.) con materiale verde e umido (erba, scarti di cucina, fiori appas.siti ecc.) questo per impedire il compattamento del materiale
umido facilitando così la circolazione
dell’aria nel cumulo e favorendo in questo modo la decomposizione aerobica
che consente di evitare la formazione di
cattivi odori (l’abitudine di un tempo di
interrare i rifiuti impediva una buona ossigenazione del materiale e favoriva la
formazione di molecole responsabili dei
cattivi odori e di effetti nocivi verso le
piante e gli organismi del suolo), una più
rapida mineralizzazione e il conseguimento delle più idonee condizioni per la
formazione dell’humus.
1 compostatori che oggi vengono usati
per il compostaggio sono contenitori
semplici, che tutti possono usare, nei
quali vengono create e mantenute le condizioni ottimali perché la decomposizione naturale si possa svolgere rapidamen
Siti ris]
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3nti da
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' iSiviso
Uno dei compostatori in distribuzione presso il Consorzio Acea
ci d’erba e dei residui della potatura delle piante ma anche scarti della preparazione del cibo, di pane raffermo o ammuffito di carta comune, di piccole
te, al riparo da agenti atmosferici e climatici negativi. Sono necessari dai 2 ai 4
mesi (a seconda delle stagioni) perché
del materiale organico si possa ottenere
compost che si può estrarre solitamente
(come avviene ad esempio nei compostatori distribuiti dall’Acea) da un apposito
sportello laterale; quello che si ottiene è
un terriccio scuro, morbido con il classico odore di sottobosco, un ottimo fertilizzante che migliora la struttura del terreno rendendolo più soffice e poroso (ad
e.sempio utilizzando il compost su un terreno argilloso lo si renderà più morbido
e si migliorerà la sua ossigenazione oltre
a permettergli di trattenere meglio l’acqua). Una volta ottenuto il compost può
essere sparso sull’orto e sulle aiuole ma
può anche essere usato come ottimo substrato per 1 invaso di fiori e piante se mescolato a terra e torba.
Un compostatore oggi vuol anche dire
produrre meno rifiuti contribuendo così
in qualche modo alla difficile soluzione
della produzione eccessiva di rifiuti attraverso il riciclaggio non solo degli sfal
quantità di cenere ecc. Proprio neH’ottic^
di produrre meno rifiuti e di trasformare
questi da costo finanziario in risorsa pef
l’ambiente l’Acea, dicevamo all’inizio,
ha iniziato da qualche mese la distribuzione dei compostatori a quanti ne fanno
richiesta. Un compostatore di circa 300
litri viene fornito al richiedente a fronte
di un contributo di 50.000 lire (il prezzo
di mercato presso i rivenditori si aggira
intorno alle 150.000 lire) e dell’impegno
da parte dello stesso a fornire i dati se richiesti dall’azienda relativi alla produzione di compost (l’Acea provvederi
successivamente ad una raccolta di dati a
campione tra quanti hanno i compostatori soprattutto relativamente alla pesatura
dei materiali organici). Un’iniziativa ®
cui molti hanno già aderito. Un modo poi
dare un piccolo ma utile contributo
all’ambiente.
Davide Ro** j
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11
DÌ 12 SETTEMBRE 1997
liNODO Valdese
PAG. 7 RIFORMA.
'I Lm 11 dibattito sulle finanze e sull'otto per mille
La responsabilità finanziaria
*stivj ì necessario approfondire una teologia del denaro nella
'1 e della chiesa. Circa 5 miliardi a disposizione con l'8 %o
ARRIGO BONNES
Î355
5987!
0L tema delle finanze il
Sinodo ha potuto ascoltain modo molto attento e
tecipato, la' lettura di una
ia, chiara ed efficace relaione della Commissione
l'esame (Cde) di sette pagi.. „p mentre aveva a disposiuna relazione della Taila di cinque pagine e mezdisseminata di tabelle e di
jci, oltre a una dozzina di
[eriori pagine zeppe di nuleri. Il Sinodo ha dedicato
itera mattinata di giovedì e
pezzo di serata per un todi quattro ore e mezzo di
irò, ha registrato 57 interiti (30 di laici, 27 di pastoha riempito di cinque pa^ ne di verbale, ba prodotto
(gli ordini del giorno che
stiva' sotto. Alla fine la
' ammissione delle proposte
è ritrovata con una richieda, debitamente firmata, di
lodificare, in futuro, l’ordine
lei lavori del Sinodo in modo
ledicare la prima giornata
lesto fondamentale tema.
Ihe cosa ha segnalato la
Invola nella sua relazione?
anzitutto che il conto einomico si è chiuso, nel ’96,
un passivo di 132 milioni
le è il più alto raggiunto noli ultimi dieci anni; che le
intribuzioni sono aumentadel 9%, ma rispetto al preintivo approvato dal Sinodo
distanza è stata di 280 mioni; che il fondo pensioni
»avutouna crescita di quasi
H18%. La Tavola ricorda che
____il risultato negativo della gestione finanziaria deriva da
tue fattori: 1) lo sfasamento
ra il ritmo costante delle
ese e il ritmo intermittente
:lle entrate (in particolare le
tontribuzioni); 2) sul versanpatrimoniale, l’anticipo del
^^ento di investimenti e
ìbiti rispetto alla riscossioB dei crediti: tutto ciò è sinmo e causa di carenza di lilidità e provoca pesanti intesi passivi.
La Cde, dopo aver confermato la buona tenuta dei
minti da parte degli uffici
^petenti, ha invitato la Tara a proseguire la ricerca e
ittuazlone di un programdi contabilità più sempliN più efficace: ha segnalato
‘aper il 1996 gli interessi
ssivi sono stati ben 192 mi(hanno praticamente innato l’intero ammontare
ìlle contribuzioni per culto
pensioni delle chiese valde
;si
Brolo
B31
ce
12409
La nuova Tavola: da sin. Franco Becchino, Luca Zarotti, Franca Long,
Bruno Gabrielli, Marcella Giampiccoli, Gianni Genre, Gianni Rostan
si e metodiste del 5° circuito)
e che il primo semestre 1997,
pur prevedendo un aumento
della contribuzioni al 7,8%,
ha registrato una differenza
negativa di ben 296 milioni.
La Cde ha poi rivolto la propria attenzione alle chiese
ponendo alcune domande: 1)
i deputati al Sinodo hanno
tutti gli elementi per poter
comprendere in modo chiaro
i numeri che vengono presentati e che poi si devono
tradurre in contribuzioni, per
approvare quanto viene loro
chiesto? 2) quale mandato
hanno avuto o avrebbero potuto avere dalle loro chiese?
3) quale messaggio possono
portare alle loro chiese?
Per venire incontro alla necessità di informazione da
parte delle chiese la Tavola ha
predisposto, con la collaborazione della Commissione finanziaria una videocassetta
contenente una serie di informazioni generali riguardanti
il bilancio 1996. La videocassetta può essere acquistata
presso gli uffici della Tavola.
Prima di approdare agli
odg, il dibattito sinodale ha
registrato alcuni pensieri che,
non solo per dovere di cronaca, mi sento di dover segnalare: a) nel momento in cui la
Tavola elabora il proprio preventivo, qual è il peso della
chiesa locale nel determinarlo?; b) partendo dalla constatazione che davanti ai casi
concreti la chiesa risponde
generosamente, la Tavola
non potrebbe lanciare, ogni
anno, due o tre obiettivi sui
quali far convergere l’attenzione e la generosità?; c)
manca una teologia del lavoro e del danaro sulla quale riflettere, manca perciò una
predicazione e quindi una
formazione delle nostre comunità su questo tema. 11 Sinodo non ha votato un’ulteriore ordine del giorno per richiamare le famose 3P relative alla nostra contribuzione
che deve essere personale,
periodica, proporzionale. Esse rimangono sempre valide.
In altra assemblea, e in altra
chiesa, si è sentito affermare
senza mezzi termini che un
buon membro di chiesa lo si
riconosce da queste ulteriori
3P; paga, prega, partecipa!
E l’otto per mille? C’era tanta attesa. Anche qui la Tavola
e la Commissione preposta
hanno lavorato bene e il Sinodo ne ha approvato l’operato.
Ha preso atto che, secondo le
informazioni date dalla Tavola, la percentuale dell’otto per
mille destinata alla Chiesa
valdese è dell’1,3% e che di
conseguenza i fondi che saranno messi a disposizione
della Tavola saranno circa 5
miliardi. Il ministero del Tesoro si è trovato impreparato
in quanto aveva pensato che
non sarebbero andati più in là
di 1 miliardo e così ha pattuito una rateizzazione dei versamenti... È stata osservata la
percentuale del 30% per i progetti destinati all’estero. La
diaconia «pesante» (ospedale
di Torino, ospedale di Torre
Pellice, La Noce di Palermo,
l’Uliveto, la Casa delle diaconesse) è stata, per il momento, privilegiata rispetto alla
diaconia «leggera». Il dibattito
ha anche affrontato, senza risolverlo, il problema del rapporto fede-cultura-evangelizzazione. Ne riparleremo. Per
quanto riguarda il nostro contributo all’estero è stato giustamente ricordato che esso
non riguarda il Terzo Mondo,
ma la fame nel mondo.
i''.' Ai ""i
Pìano finanziario
Sinodo invita la Tv ad Ini.^''yslendosi anche della
immissione finanziaria, uno
per la formuladi un piano che consenta
3 visione più chiara delle no. ^^pacità economiche, della
. ??.®9yente fattibilità dei proDii'i lavoro, coinvolgendo il
|.P°*sibile le chiese nella sua
guttazione (Luca 14, 28-30).
bestione immobili
l'impor
liiliar k Patrimonio immosjj ® per la nostra chiesa.
Perla ^ consistenza sia
le rii complessità gestionapr'o ®alla Tv affinché
a:,a) far completare
tlati con una precisa e
descrizione delle
tua|a 'm^.llltobiliari, del loro att^®l valore com1,.- le e dello stato in cui
terventi (messa a norma e migliorie), riferendone al prossimo Sinodo; c) chiedere alle
chiese di operare una serena
valutazione delle necessità di
utilizzo di locali per le loro attività, mettendo a disposizione
quelli non assolutamente necessari al fine di renderli economicamente produttivi.
Fondo emeriti
Il Sinodo invita la Tv a promuovere una forte campagna
di sensibilizzazione delle chiese
con apposite e dettagliate
informazioni sul problema della copertura dei costi dell'emeritazione, fissando come
obiettivo il raggiungimento,
nell'arco di due anni, del contributo per il fondo pensioni
pari al 10% dei versamenti effettuati alla cassa centrale chiedendo alle chiese un preciso
impegno in tal senso.
Versjn u stato in cui
PfOQram preparare un .
economico ContribUZIOni
''Ve all, ^ ® necessità rela
all '• necessita reía9^ ten
.—^^lle priorità degli in
II Sinodo prende atto con
rammarico che molti membri di
chiesa non contribuiscono come dovrebbero secondo l'impegno assunto al momento della
loro ammissione o confermazione; si domanda con preoccupazione se questo disimpegno
sia dovuto solo ad una mancanza di coscienza contributiva o
se altri motivi rendono indifferenti tante sorelle e fratelli; invita le chiese ad attuare, nei limiti delle loro possibilità operative, una seria ed approfondita indagine che dia risposte
concrete che consentano di valutare il problema nelle sue
motivazioni profonde.
Operato Tavola su 8%o
Il Sinodo approva le scelte effettuate dalla Tv per l'attribuzione dei fondi dell'otto per
mille (Opm).
Diaconia leggera
Il Sinodo invita la Tv a tenere
in debita considerazione nell'attribuzione dei fondi dell'otto per mille progetti semplici di
diaconia leggera.
I compiti della Commissione sinodale per la diaconia
Il riordino degli istituti e delle opere
ALBERTO TACCIA
IL riordino della diaconia
istituzionalizzata della nostra chiesa è stato il tema intorno a cui ha ruotato, una
volta ancora, il dibattito sinodale di quest’anno. Il Sinodo
dello scorso anno aveva segnato una svolta decisiva nella trattazione di questo problema che da anni ormai torna nell’analisi di diverse proposte alternative sul modo
più opportuno ed efficace di
riunire in amministrazioni
unificate i vari settori in cui si
articola il servizio dei nostri
istituti.
La Commissione sinodale
per la diaconia (Csd) è stata
infine individuata come l’organismo idoneo a ricevere da
parte del Sinodo T affidamento di istituti che svolgono attività di natura socio-assistenziale, sanitaria e di accoglienza. Questo ultimo settore,
comprendente le Case valdesi
di Vallecrosia, Rio Marina e le
foresterie di Venezia e Torre
Pellice, è stato attribuito proprio dal Sinodo di quest’anno. La Csd si conferma così
pienamente come l’organo
che presiede all’azione di
coordinamento, amministrazione e controllo della diaconia istituzionalizzata della
nostra chiesa. Al fine di poter
adempiere efficacemente
questo servizio la Csd sarà
dotata della personalità giuridica nell’ordinamento dello
stato (la procedura di ottenimento, già approvata dal Sinodo, è già stata avviata) che
le consentirà di diventare ente patrimoniale con facoltà di
intestare a sé il patrimonio
immobiliare degli istituti, al
posto della Tavola valdese.
Potrà inoltre avvalersi per lo
svolgimento dei suoi compiti
di organismi interni (alcuni
già operanti) quali una segreteria generale, il centro servizi
amministrativi, un ufficio tecnico e gruppi di studio con
funzione di consulenza.
Viene così costituito un
grosso apparato, suscettibile
di ulteriori ampliamenti, che
solleva la Tavola di competenze che, nel campo della
diaconia, finora le erano proprie, e che è adeguato all’entità dei 15 istituti che gli sono
stati affidati. Una statistica riportata sulla relazione di
quest’anno, limitatamente ai
primi 11 istituti, segnala che
circa 17.000 persone tra ospi
ti e pazienti sono passati nei
nostri istituti, con la collaborazione di oltre 700 dipendenti. Questo solo dato è più
che sufficiente per evidenziare il peso della responsabilità
che, a tutti i livelli, la nostra
chiesa si assume per mezzo
delle proprie opere. La Csd
non costituisce pertanto un
corpo separato: essa rende
conto al Sinodo della propria
attività ricevendo le indicazioni di fondo per l’orientamento della politica diaconale della chiesa, mentre la Tavola mantiene la supervisione e il controllo generale.
Prossimo obiettivo non
procrastinabile sarà la disponibilità di un presidente a
pieno tempo. Come osserva
la relazione della Csd, il suo
lavoro «è volto soprattutto a
costituire l’unità del sistema
diaconale della chiesa al fine
di rendere più forte ogni singola opera e metterla in grado di resistere ai momenti di
difficoltà». Uno degli aspetti
delicati del nuovo assetto in
cui la nostra diaconia si va
organizzando è il mantenimento di un corretto equilibrio tra la funzione di coordinamento, amministrazione e
controllo propria della Csd e
la responsabilità gestionale
dei singoli istituti, i quali devono poter agire, nell’ambito
delle proprie competenze, in
piena libertà e autonomia,
conservando e sviluppando
la propria specificità in riferimento al loro contesto ecclesiastico e ambientale, nel
modo di progettare e attuare
concretamente il loro servizio e nel loro rapportarsi agli
enti locali. La Csd non intende diventare una limitante
struttura dirigenziale, ma un
supporto per favorire e sostenere lo sviluppo dell’opera
nelle linee indicate dal Sinodo, sollevandola tra l’altro di
parecchi problemi di carattere amministrativo.
In relazione al problema
generale è stato sollevato in
Sinodo il tema denominato
«rapporto orizzontale», cioè
la connessione degli istituti
tra di loro e con le chiese
nell’ambito di uno stesso territorio. Questa funzione, che
può certo sorgere dall’iniziativa spontanea di una o più
chiese o istituti, dovrà tuttavia essere curata con particolare attenzione per la sua rilevanza sul piano del confronto reciproco e della pos
II pastore Paolo RIbet, presidente della Csd
sibile collaborazione delle
opere tra loro e per la necessità di favorire un dialogo
continuo tra predicazione e
diaconia, nel rapporto diretto
con le comunità locali che
devono essere in grado di riconoscere come propria l’azione di servizio compiuta
negli e dagli istituti. II tema
del carattere evangelico del
nostro servizio deve essere riproposto, approfondito e
sperimentato concretamente. Per questo tema e per la
questione generale, la relazione della Csd, per la sua
ampiezza e per il suo carattere di completezza e precisione, dovrebbe essere maggiormente diffusa nelle nostre
chiese e opere come utile
strumento di documentàzione e informazione.
Due altri temi di rilevante
interesse sono sfociati nell’approvazione di due ordini
del giorno. Il primo riguarda
la costituzione di un nuovo
organismo denominato «Insieme per crescere», nato dalla fusione dell’istituto Uliveto
di Luserna San Giovanni e
della Comunità alloggio per
minori di Torre Pellice. La fusione non ha soltanto lo scopo di razionalizzare l’esistente, ma di promuovere lo sviluppo di un progetto educativo di formazione, di sostegno
e di reinserimento sociale.
Un secondo odg rileva la
preoccupazione derivata da
una possibile riduzione di risorse finanziarie da parte della Regione Piemonte a favore
dei nostri istituti assistenziali
e sanitari delle valli valdesi.
L’odg è in appoggio a un analogo documento presentato
alla Regione dalla Comunità
montana vai Pellice.
Statuto Csd
Il Sinodo, su proposta della
Csd, approva le seguenti modifiche allo statuto della Csd medesima: a) aggiunta nell'art. 2
di un ulteriore comma, da inserire prima dell'attuale ultimo
comma, del seguente tenore:
«La Commissione, altresi, per gli
istituti e opere ad essa affidati
non forniti di personalità giuridica nell'ordinamento dello Stato, svolge compiti di alta amministrazione e gestione, ferma la
competenza dei Comitati dei
singoli istituti e opere relativamente alla gestione ordinaria»;
b) aggiunta nell'art. 5 di un
quinto comma del seguente tenore: «La Commissione regola I
propri rapporti con gli istituti e
opere alla stessa affidati sulla
base di procedure gestionali
amministrative da essa emanati, sentiti i Comitati degli istituti e opere medesime. Le materie di dette procedure sono fissate dal Sinodo su proposta
della Commissione».
Procedure gestionali
Il Sinodo (...) fissa le materie
sulle quali la Csd dovrà elaborare le procedure gestionali e
amministrative come segue: 1)
piano dei conti; 2) bilancio preventivo e consuntivo; 3) stati
patrimoniali; 4) amministrazione straordinaria; 5) norme at
tuative della legge sulla riservatezza dei dati personali; 6) gestione del personale.
Affidamento
istituti
Il sinodo, visto l'art. 23 B RGRZ; visto il risultato dell'Istruttoria svolta congiuntamente dalla
Tv, dalla Commissione sinodale
per la diaconia e dal comitati
degli istituti interessati in esecuzione di 29/SI/96; vista la proposta della Tv e il parere favorevole della Csd, affida alla Commissione sinodale per la diaconia I
seguenti istituti: 1) Casa valdese
di Rio Marina; 2) Casa valdese di
Vallecrosia; 3) Foresteria valdese
di Torre Pellice; 4) Foresteria
valdese di Venezia; dà mandato
alla Csd di provvedere, d'intesa
con i comitati dei suddetti istituti, alla conseguente revisione
degli statuti dei medesimi, da
sottoporre all'approvazione della prossima sessione ordinaria
del Sinodo.
Insieme
per crescere
Il Sinodo, preso atto del progetto «Insieme per crescere»,
che prevede la fusione degli attuali Comunità alloggio via Angrogna e Istituto medico peda
gogico «Uliveto» in un unico
centro socio-assistenziale per
minori in difficoltà e per portatori di handicap; ritenuto che
tale progetto consente di mettere utilmente insieme l'esperienza maturata dalle due strutture, nel corso degli anni, nei rispettivi ambiti di intervento, e
in tal modo di dar vita a un'
opera solida e moderna, in grado di raccogliere le sfide che la
società odierna lancia al sistema
di protezione sociale, su proposta della Commissione sinodale
per la diaconia che, dopo adeguata istruttoria, ha accolto II
consenso dei comitati interessati, delibera la fusione in un unico ente della Comunità alloggio
via Angrogna di Torre Pellice e
dell'Istituto medico pedagogico
«Uliveto» di Luserna San Giovanni, sulla base di un nuovo
statuto, approvato con separato atto; dà mandato alla Csd di
provvedere, d'intesa con il Comitato del nuovo ente, al conseguenti adempimenti relativi
ai rapporti amministrativi, tributari, previdenziali e con il
personale in modo da garantire
la funzionalità della nuova
struttura a partire dal 1° gennaio 1998.
Il Sinodo ha anche approvato
un odg a sostegno degli istituti
della Valli valdesi che pubblichiamo sulla prima pagina de
L'eco della valli valdesi.
12
PAG. 8 RIFORMA
Valdese
VENERDÌ 12 SETTEMBI^ i,
■sIsäI
La vita delle chiese
Segnali incoraggianti
e collaborazione territoriale
GIANNI GENRE
Le nostre chiese sono delle
realtà vive e interessanti,
ma non sono in crescita.
Quasi ovunque, anche in relazione al decremento demografico che si registra in molte regioni italiane, continua il
processo lento ma graduale
di erosione a cui è sottoposto
il nostro tessuto comunitario. Il Sinodo anche quest’anno, ancora quest’anno, non
ha dedicato grande spazio al
tema dell’evangelizzazione,
sebbene i progetti avviati alcuni anni or sono (Pescara,
Perugia, Rio Marina) siano
seguiti con ansia e attenzione. La Cde, nella sua relazione, rilevava come si debba
forse tentare di analizzare i
problemi che incontriamo su
questo cammino non soltanto guardando alle difficoltà
«esterne», che si incontrano
in molti contesti secolarizzati
o «impermeabili», ma cercando di capire che cosa non
funzioni al nostro interno. A
volte, infatti, l’ambiente ecclesiastico risente di antichi
o recenti conflitti mai del tutto superati. Molte nostre piccole chiese locali non riescono, poi, ad offrire una gamma di attività e di iniziative
sufficienti a rispondere alle
aspettative di un nucleo familiare che stia cercando casa a livello spirituale.
Donne e uomini
Il Sinodo, richiamando l'attenzione delle chiese sulle
aspettative che le donne
evangeliche rivolgono loro
come agenti di comunione
tra uomini e donne nel quadro di un'unica fede, le invita: 1) a promuovere riflessioni ed ipotesi di future
azioni e testimonianze già
indicate dalla Commissione
per il decennio ecumenico
di solidarietà delle chiese
con le donne, decennio che
si conclude nel 1998,
2) sollecita la partecipazione delle chiese sull'incontro
organizzato dalla Fdei (Commissione decennio di solidarietà) sul tema «Donne e
violenza» a Roma, il 28 e 29
marzo 1998.
Ci sono però segnali positivi a Genova Sampierdarena, a
Dipignano (Cs) e a Trapani,
dove i locali di culto sono ormai troppo piccoli e si stanno
cercando, o si sono trovate,
soluzioni alternative. Particolarmente importante è lo sviluppo della collaborazione
territoriale bmv, che comprende cioè realtà comunitarie, forze pastorali e diaconali
battiste. Oltre alla prosecuzione del lavoro di un pastore
battista che da alcuni anni sta
curando la Chiesa valdese di
Campobasso insieme a quelle
battiste della zona, sta per
iniziare un nuovo progetto di
cura abbinata fra ie chiese
battiste di Rovigo e Ferrara e
quella valdese di Felónica Po.
Il pastore Domenico Tomasetto, vicepresidente dell’
Ucebi, ha affermato che il
cammino verso una sempre
maggiore coilaborazione con
le chiese battiste italiane è
uno dei segni che la presenza
dello Spirito non abbandona
le nostre piccole realtà ed è
stata una comune scommessa rispetto alla quale non si
potrà più tornare indietro. Oltre ai pastori, sono già tre i
diaconi o le diacene battiste
che lavorano in strutture vaidesi. Si tratta solo di non voler forzare le situazioni, lasciando che a livello di base i
membri delle diverse denominazioni comprendano che
l’evangelismo italiano (e innanzitutto quello storico) ha
un avvenire che può solo essere comune e plurale.
La concertazione relativa al
campo di lavoro, infine, fra
circuiti, distretti e Tavola
prosegue anche se lentamente; d’altra parte, come rilevava la Cde, si tratta di una «rivoluzione culturale» nell’organizzazione del campo di
lavoro e le rivoluzioni necessitano di molto tempo per essere comprese e interiorizzate. Per la Tavola il campo di
lavoro rimane la preoccupazion.e più grande mentre le
vocazioni al pastorato diminuiscono, soprattutto e in
modo ormai davvero preoccupante alle valli valdesi. Ultima nota: i pastori e le pastore «pendolari» aumentano, cambiando così il modello della famiglia pastorale
tradizionale.
La discussione sulla Facoltà
Un luogo di elaborazione
della teologia protestante
ERIKA TOMASSONE
La Facoltà valdese di teologia si è presentata al Sinodo con una grande ricchezza di iniziative e progetti, realizzati e da realizzare,
che qualificano ii nostro istituto come luogo di elaborazione e diffusione della teologia protestante in Italia. Due i
progetti inaugurati quest’anno: il corso a distanza e i programma «Women’s Studies».
Il corso a distanza è entrato
nel primo anno sperimentale
e vede un numero di iscritti
rilevante (129); certamente
avviare un percorso formativo per studenti residenti in
varie parti d’Italia significa
mettere in moto un’organizzazione abbastanza complessa (vedi per esempio la rete
dei tutor locali, la correzione
degli elaborati degli studenti,
la progettazione e la realizzazione dei materiali didattici):
tuttavia il corso a distanza è
un’opportunità di formazione teologica rivolta a un ampio pubblico e rappresenta in
un certo senso una sfida interessante. Per questo il Sinodo
non ha potuto che incoraggiare la prosecuzione di questo progetto.
Il programma «Women’s
Studies», approvato dai Sinodi ’95 e ’96, è stato inaugurato
con una serie di lezioni della
pastora Letizia Tomassone
nell’ambito della cattedra di
Nuovo Testamento. Il Sinodo
ha auspicato una prosecuzione di questo programma che
intende offrire la conoscenza
e incoraggiare il dibattito sulle ermeneutiche teologiche
delle donne.
Un progetto su cui il Consiglio della Facoltà non si è
ancora addentrato è quello
di un «Istituto ecumenico di
teologia protestante a Roma». L’idea è queila di offrire
a Roma la possibilità di venire in contatto con le varie
espressioni della teologia
protestante a livello mondiale per studenti e studiosi protestanti, cattolici e di altre
confessioni. In un prossimo
Sinodo, quando la complessa
fase di consultazione e progettazione sarà compiuta,
saremo in grado di discuterne e pronunciarci. È stata comunque già sottolineata la
Facoltà di teologia
«corso a distanza»
Il Sinodo, informato del lusinghiero successo del «Corso a
distanza», ringrazia il corpo docente della Facoltà valdese di
teologia, il dr. Roberto Bottazzi
e quanti hanno dato la loro
collaborazione per la buona
riuscita di questa iniziativa che
risponde a una domanda reale
e diffusa di un pubblico vasto,
desideroso di coltivare lo studio
della teologia; incoraggia il
Consiglio di Facoltà, di concerto con la Tv, a proseguire le
trattative in atto presso il ministero deiruniversità e della Ricerca Scientifica riguardo al riconoscimento dei titoli di studio per chi completi il corso; ritiene che debba essere fatto
ogni sforzo per mantenere alta
la qualità del materiale didattico e pertanto raccomanda alla
Tv di facilitare la collaborazione che eventualmente potrà essere richiesta dal Consiglio di
Facoltà a pastori e pastore nella preparazione delle schede e
nel lavoro di assistenza agli
iscritti; rivolge un invito alle
chiese perché promuovano la
conoscenza di questa iniziativa.
il Consiglio di Facoltà per la sua
oculata amministrazione, invita
il Consiglio a rielaborare il regolamento nel quale sono definiti i criteri di assegnazione
delle borse (parziali o totali)
che tenga conto della situazione economica dei/delle richiedenti e preveda dei momenti di
verifica in base ai progressi e ai
risultati dello studio.
5 Ì •
invita il Consiglio di Facoltà a
mantenere l'attenzione sulle
questioni non ancora risolte (v.
pag. 68 Relazione a stampa), b)
invita il Consiglio di Facoltà ad
incoraggiare la possibilità che
delle donne possano avvicinarsi
alla ricerca dopo la laurea
nell'anibito delle teologie femministe.
Post laurea
Istituto
Il Sinodo, nel rallegrarsi del
fatto che un certo numero di
studentesse e studenti avvertano il desiderio di allargare e
approfondire le proprie conoscenze teologiche anche dopo
avere conseguito la laurea, e
ritenendo la chiesa nel suo insieme possa riceverne dei benefici invita il Consiglio di Facoltà: 1) a programmare dei
percorsi di studio per la specializzazione e/o il perfezionamento sia presso la Facoltà
stessa, che presso altri istituti
in Italia o all'estero; 2) a definire le modalità di accesso a
corsi post-lauream; 3) a riferire
in un prossimo Sinodo.
ecumenico
Il Sinodo, informato del progetto relativo alla creazione di
un «Istituto ecumenico di teologia protestante» a Roma, ritenendo l'intenzione di particolare attenzione e capace di
suscitare interesse nel vasto
mondo dell'ecumene cristiana,
incoraggia il Consiglio di Facoltà a proseguire nello studio
di fattibilità del progetto e a riferire in un prossimo Sinodo.
Consiglio di Facoltà
Women's Studies
Borse di studio
Il Sinodo, nel ringraziare le
chiese per i contributi che versano al fondo borse di studio e
Il Sinodo, preso atto con soddisfazione dell'avvio del programma Women's Studies integrato nei corsi curricolari della
Facoltà valdese di teologia: a)
Il Sinodo approva l'operato
del Consiglio di Facoltà; esprime la riconoscenza di tutte le
chiese ai comitati esteri, agli
amici e alle amiche, ai fratelli e
alle sorelle che sostengono in
preghiera e con mezzi materiali
la Facoltà; ringrazia docenti,
personale, studentesse e studenti per il grande lavoro complessivamente svolto.
positività di questa iniziativa.
Una parte della discussione
sinodale è stata dedicata alla
questione del «post-lauream», inteso come possibilità di ulteriore formazione
dopo la laurea conseguita in
Facoltà. Certamente lo studio
in Facoltà ha come scopo
principale la preparazione al
pastorato e questo ruolo non
è «meno prestigioso» di un
dottorato; tuttavia alcuni studenti intraprendono questa
strada e altri manifestano un
desiderio di continuazione
degli studi, di approfondimento e specializzazione nel
vasto campo degli studi teologici. Mentre non sembra attuabile, date le dimensioni
della nostra Facoltà, la possibilità di ottenere un dottorato
presso la Facoltà stessa, è
pensabile lo studio di progetti
che rispondano all’esigenza
di una presenza più qualificata nel dibattito culturale e
teologico italiano e internazionale.
Ancora una volta si è sottolineata l’importanza di uno
stretto collegamento tra chiese e Facoltà per quel che riguarda l’incoraggiamento ai
giovani e alle giovani a andare a studiare a Roma, il sostegno finanziario e la reciproca
conoscenza. Buona ci pare la
ripresa dell’iniziativa di aprire l’anno accademico 1998-99
a Torre Pellice, soprattutto in
questo momento in cui non
molti studenti provengono
dal primo distretto. È stata altresì sottolineata la possibilità
di offrire borse di studio a
studenti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America
Latina, incoraggiando al tempo stesso gli studenti della
Facoltà a svolgere l’anno all’estero presso facoltà di Teologia nei paesi aderenti alla
Cevaa e non necessariamente
in Europa.
Da ultimo il Sinodo ha rinnovato la propria stima al
professore di Nuovo Testamento Yann Redalié votandolo come professore ordinario dopo i primi tre anni di
insegnamento come professore straordinario. Vari interventi hanno sottolineato
l’apprezzamento per la qualità del suo lavoro di docente,
la cura nella didattica, il dialogo con gli studenti.
Attività culturali e editoriali
Coordinare le attività
per l'intero settore
I I
FULVIO FERRARIO
IN un Sinodo in cui si è cercato di riflettere a fondo
sulle problematiche legate
alla cultura, il dibattito dedicato alla Claudiana rivestiva,
evidentemente, un’importanza particolare. L’editrice
si trova in una delicata fase
di transizione, legata alla
prossima emeritazione del
direttore, Carlo Papini. Nella
discussione è stato più volte
ricordato come la Claudiana
come oggi la conosciamo sia,
in misura non piccola, frutto
della passione, della competenza e della tenacia di Papini. La «voce del protestantesimo italiano» si è fatta ampiamente conoscere per la
qualità della sua produzione,
al servizio tanto della formazione teologico-culturale
delle chiese, quanto della loro testimonianza esterna. Da
non dimenticare, in questo
quadro, il ruolo delle librerie
Claudiana e della Libreria di
cultura religiosa di Roma,
che non sono semplicemente negozi, ma centri di irradiazione della presenza evangelica nella città che li
ospita. Il direttore che subentrerà a Papini, il diacono
battista Manuel Kromer, riceve dunque un’eredità preziosissima ma anche difficile.
Da un lato, infatti, si tratta di
mantenere l’attuale livello
culturale e tecnico delle pubblicazioni; dall’altro, si tratta
di por mano, con decisione,
all’abbattimento di un deficit
d’esercizio non irrilevante: in
questo sforzo è decisivo il
contributo delle comunità. Il
Ivs
m
de, la
line del i
libro Claudiana non è an«! 0^1
sufficientemente valoriz;^
va letto e diffuso assai p|
quanto non accada ogj
secondo luogo, è imporr
utilizzare le librerie Clal
na, privilegiandole nem
quisto dei libri anche |
altre editrici: in tal modI„. parità di costi, si contiiche Hti
sce significativamente/non esi
salute economica di
ra della chiesa.
Breve ma intenso il dibi
to relativo a questo giorj
Luciano Deodato, a nJ
della Commisione d’esaj
ha evidenziato comeì
giunto il momento di
punto sul cammino coni
to da cinque anni a qui
parte; in particolare,
tiene necessario ripeìiJ
l’impostazione de «L’ecoP®®
le valli valdesi». Proprio
Valli, infatti, si registra)
certa flessione del nun.
degli abbonati e questo,!
che secondo il direttorei
nardini, è il segnale nega]
più problematico.
Il Sinodo si è anche oij
pato del rilancio dell’W,
dei fanciulli», periodieoi
di storia e che svolge]
funzione preziosa. Le
sioni operative si possi
leggere nell’ordine del giJ
pubblicato qui a fianco;!
battito ha sottolineato lai
cessità di coordinare gli si
anche in questo settore;
collaborazione con la Soq
editrice di «Riforma»,
sta nell’ordine del giom|
potrebbe ad esempio agg
gere quella con il Serví
istruzione educazione
Federazione.
lite cl
istre n
ìunsec
ìlta co
lopoh
lere st¡
!'P’
Franco Giampiccoli ha efficacemente diretto i lavori del Sinodo
Edizioni protestanti
Il Sinodo, consapevole che
sempre di più nel prossimo futuro sarà necessario fare affidamento sulle proprie forze per
la gestione economica delle attività commerciali, invita la Tv,
d'intesa con l'Opcemi e l'Ucebi,
ad avviare lo studio di un progetto per la trasformazione
della Sep srl in società per azioni, alla quale venga affidato
l'intero settore della pubblicistica delle chiese bmv, e a riferire al prossimo Sinodo.
invita la Tv a sostenere adeguatamente l'attività editoriale e
commerciale della Casa; rivolge
un appello a tutte le chiese perché continuino e possibilmente
aumentino II loro impegno nella diffusione della letteratura
evangelica; nel ringraziare il
personale tutto addetto alle librerie per il lavoro svolto, indica loro come obiettivo primario
il conseguimento dei pareggio
del bilancio commerciale.
tenzione alla realizzazione gl
fica, all'impaginazione e aicof
tenuti del «segmento autol
mo "Eco delle valli"», e a p»
tare i risultati al prossimo Si!
do e alla prossima Assembli
Sinodo. Invita i Concistori!
Consigli di chiesa a fare ol
sforzo perché il giornale tffl
la massima diffusione tra tul
le famiglie evangeliche.
Riforma
• • II'
L'Amico dei fanciulli ye
Editrice e librerie
Claudiana
Il Sinodo ribadisce l'importanza deH'editrice Claudiana
quale strumento irrinunciabile
per la conoscenza e la diffusione del pensiero protestante in
Italia e per l'elaborazione culturale, biblica e teologica dei
membri delle chiese evangeliche; esprime la sua gratitudine
a Carlo Papini che, con intelligenza, passione e professionalità, ha profuso per un trentennio le proprie energie per fare
della nostra editrice una casa
conosciuta e apprezzata da vari
ambienti; ringrazia l'Ucebi per
avere messo a disposizione il
diacono Manuel Kromer, al
quale augura ogni bene nell'adempimento del difficile compito della direzione dell'editrice;
li Sinodo, consapevole che
Riforma/Eco delle valli costituisce uno strumento indispensabile per la crescita spirituale
delle chiese, per lo scambio di
informazioni e notizie, per II
collegamento tra le nostre
chiese che vivono nella dispersione, per riflettere secondo
un'ottica protestante su fatti e
avvenimenti che attengono la
vita politica, sociale, culturale
ed ecclesiologica del villaggio
globale nel quale viviamo,
nell'intento di rendere sempre
più significativo ed incisivo
questo importante mezzo di
comunicazione, (...)
invita la Tv e il Cp/Opeemi a
organizzare, di concerto con
l'Ucebi, un convegno per verificare, dopo cinque anni di sperimentazione, la linea del giornale, la sua diffusione all'interno e all'esterno delle chiese
Il Sinodo ringrazia la Tvf
avere dato attuazione a*.
SI/96, prendendo contattiti
l'Ucebi per fare della .
«L'Amico dei fanciulli»
tore della collaborazione Bfgali,
ritiene valida l'ipotesi di ce(T
volgendo anche particolare at
01 LEV— «noi
la testata alla Società edizi™Co||i
protestanti (Sep) e pertantt>i| l'evo
vita la Tv a proseguire su
sta linea, chiarendo:
a) i rapporti di collabora^J^n
ne tra l'attuale redazi°ylef
dell'Amico dei fanciulli e pt^^^bti
di Riforma; b) l'impaginazi^l^ar
e i contenuti deU'Amico
fanciulli; c) i costi di
di distribuzione che non Wf|-j
vrebbero venire a j
canone di abbonamento
settimanale. Il Sinodo sugr^a sii
sce alla redazione di Rifotbl^fise,
a quella dell'Amico dei ® %
di programmare l'uscita, a ^ jizj j
lo sperimentale, di un
speciale, quale inserto d' .*d (
ma, eventualmente nel
do dell'Awento.
kii i
13
ERPÌ12 SETTEMBRE 1997
PAG. 9
RIFORMA
iCi si prepara a celebrare i 150 anni dall'Editto di emancipazione
La «scommessa» del 1848
^ / valdesi hanno scommesso contro tutto per far sì che l'Italia divenisse una
naz/one ernie. Una ricorrenza non solo per gli evangelici ma per tutti i cittadini
CUUDIO PASOUET
ie Ciani.,Tvaldesi hanno scom
)n e
calori;
issai
da
mpofjj
Clan ,T
le nell «1 messo contro tutto; la
ache J fede, la religione, la tradizio
il moine del nostro paese per far sì
contriche l’Italia, che a quel tempo
nente|non esisteva neppure, divedi un',nisse una nazione civile».
’ Queste parole incisive del pa3 il diliistore Giorgio Tourn rappreo giorisentano uno dei momenti alti
3. a nplbre™ intenso dibatti; d’esile cita Sinodo ha dedicato
co melile prossime celebrazioni del
Q difa^0° anniversario del XVII
0 coJflibraio. Molti degli inter
1 a quy ti si sono infatti soffermati
re, egffli’opportunità di riflettere
ripen® sul nostro ruolo di valde
:<L’ecoP tnetodisti luce delle
roprio elte che i nostri padri e le
gistrai ®tre madri hanno compiu;1 num un secolo e mezzo or sono,
uesto, ita compiuta da un piccoJttorel popolo che era convinto di
e nega *ta conservato attra
verso i secoli e le persecuzioni perché Dio gli affidasse il
compito di far conoscere 1’
Evangelo alla nascente nazione italiana.
Una delle prime considerazioni, che traspare anche
dall’ordine del giorno finale,
è che i valdesi hanno saputo
trasformare un atto di pura
tolleranza religiosa in un
«punto di partenza per afferuiare iiel nostro paese il
principio della libertà di coscienza, oggi accolto dalla
Costituzione della nostra Repubblica». Sarebbe però sbagliato celebrare le nostre glorie, poiché tutto ci è stato dato da Dio, ed è per questo
che il Sinodo ha altresì affermato che questa ricorrenza
oggi riguarda non solo gli
evangelici italiani, ma tutti i
cittadini e tutte le confessioni religiose, anche quella cattolica romana. Poiché se an
ta Commissione d'esame
{¡pensare la nostra vocazione
Buesto Sinodo si tiene alla vigilia del centocinquantesifflo anniversario delle “Lettere patenti". Noi non siamo tra
osservano giorni, mesi, stagioni e anni” (Calati
^0). Tuttavia non possiamo non riflettere sul percorso
■^piuto dalle nostre chiese in questo secolo e mezzo
jrcorso durante il quale ci siamo sforzati di raccontare ai
toolo, m mezzo al quale viviamo, la grande narrazione biblica della liberazione. Abbiamo un tempo sperato che la
io entusiasmo l’annuncio
’ SeSS? abbiamo portato con la predicazione,
one 1° 1 ultimi, con il riscatto sociale me
one fletei istruzione capillare e diffusa. I risultati sono stati
pmenon^e aspettative: la semina è stata abbondante, generosa, à raccolto (secondo le nostre vedute umane) limili scarso, se non deludente. Eppure abbiamo compiuto
^ngo percorso che ci ha cambiati. Noi, che eravamo
convertire le anime al Cristo, siamo ogpndotti a ripensare la nostra vocazione: anche noi ab“^0 bisogno di conversione».
Centocinquantenario
Il Sinodo, considerando che
nel 1998 ricorrerà il 150 anniversario della concezione dei
diritti civili alla minoranza valdese con le «Lettere patenti»
emanate dal re Carlo Alberto il
17 febbraio 1848 e alla minoranza ebraica alcuni giorni dopo, ricorda come i valdesi e gli
altri evangelici abbiano saputo
trasformare questo atto di tolleranza nel punto di partenza
per affermare nel nostro paese
il principio della libertà di
coscienza, oggi accolto dalla
Costituzione della nostra Repubblica; ritiene che tale ricorrenza non riguardi oggi unicamente la minoranza valdese
presente alle valli valdesi o, più
estesamente, le chiese evangeliche in Italia, ma tutti i cittadini e tutte le confessioni religiose, ivi compresa la cattolica romana; fermamente convinto
che la celebrazione limitata alle chiese valdesi costituirebbe
una nuova forma di ghettizzazione e negherebbe il significato storico, modesto nei numeri,
fondamentale nella sostanza
per la vicenda complessiva del
popolo italiano e la costruzione della sua democrazia, si rallegra che la Tv si stia adoperando presso tutte le chiese
evangeliche sorelle perché sia
possibile ricordare insieme
quella data e lodare d'un sol
cuore il Signore per le liberazioni a favore del suo popolo
in ordine alla libera predicazione dell'Evangelo, e poiché nella storia le vicende del popolo
6braico e delle chiese evangeliche in Italia sono state singolarmente legate, si rallegra che
tale invito sia stato rivolto anche alle comunità ebraiche;
chiede alla Tv di intraprendere
i passi necessari presso le autorità competenti perché la ricorrenza sia opportunamente celebrata quale momento di alto
significato per la vita civile del
nostro paese.
Un momento del culto di apertura
ch’essa ha imparato che la
battaglia per la libertà di coscienza è fondamentale, dopo che per lungo tempo è
stata schierata dalla parte del
nemico assoluto di questa libertà, lo deve in parte anche
a quella scelta che i valdesi
hanno compiuto 150 anni fa.
Celebrare, ma con chi? Innanzitutto con gli altri evangelici italiani, contro ogni
ghettizzazione «perché sia
possibile ricordare insieme
quella data e lodare d’un sol
cuore il Signore per le liberazioni a favore del suo popolo
in ordine alla libera predicazione dell’Evangelo». Il 17
febbraio del 1848 fu però la
fine del ghetto anche per gli
ebrei che risiedevano negli
stati sabaudi, e per questo
motivo anche le comunità
ebraiche sono state invitate a
celebrare insieme a noi questa ricorrenza; il 17 febbraio
fa parte della loro storia
quanto della nostra, e insieme evangelici ed ebrei hanno
contribuito non poco alla
battaglia per la costruzione
di uno stato unitario, rispettoso della libertà di ognuno e
dei diritti delle minoranze,
vigilando contro ogni tentazione di neoclericalizzazione
della vita politica italiana.
Celebrare, in quale modo?
L’ordine del giorno votato
dal Sinodo è volutamente generico a questo proposito; si
«chiede alla Tavola di intraprendere i passi necessari
presso le autorità competenti
perché la ricorrenza sia opportunamente celebrata
quale momento di alto significato per la vita civile del nostro paese». Sia chi governa
questa nazione a dirci in
quale modo e in quale forma
vuole dare peso alla nascita
del principio di libertà religiosa nel nostro paese. Noi,
sull’onda della scommessa
fatta da chi ci ha preceduti,
ne siamo già convinti: esso è
alla base della battaglia per
ogni altra libertà.
Un problema che ritorna
Giovani: ancora una
raccolta di informazioni?
SILVIA ROSTAGNO
OGNI anno gli esecutivi
delle chiese bmv si incontrano con il Consiglio
della Egei. Due anni fa il
Consiglio Egei propose l’idea
di un censimento dei giovani
delle nostre chiese con un
questionario che indagasse
sui loro interessi e problemi.
In quel confronto con gli esecutivi ci siamo resi conto che
la mole di lavoro era sproporzionata alle forze che avevamo e alla reale utilità del1 inchiesta. Si era dunque
passati a progetti locali, inseriti in una dimensione comunitaria complessiva.
Si è pensato cioè che fosse
più indicato (e fruttifero) cominciare da luoghi in cui la
■ Il dibattito sul futuro del Collegio valdese di Torre Pellice e le sue nuove offerte formative
Ina scuola privata gestita da chi crede nel valore della scuola pubblica
■ ^TRANCESC A SPA un . ^ ^
nodo
JlANCESCA SPAMO_____
I sullo sfondo di
Ih ^^ussione sinodale
Ma affrontato con passioPmi come la scuola publa cultura e l’identità
Tallargamento
destinazione dei fondi
mille anche a
petti culturali, la riflessio
ne sul Collegio valdese di
Torre Pellice è risultata molto
complessa. Ma impostare
correttamente le domande è
più importante che fornire risposte rapide e soluzioni.
Si è partiti dal paradosso
(definito fruttuoso più che
paralizzante) di una scuola
privata gestita da persone
che credono nel valore della
3 TV
gio valdese
dibat
“! Collegio valdese, alla
e n ®^tuali proposte di
iene h ''do'-ma scolastica,
9nnn. ® '' *3ostro istituto
Aceti*?. ^^Toescludersi dal
le a «I in att? po
atticivede un ®
testalìblicof^uovo sistema
un il ” -l'^^'■^zione integrato
ne delle scuole
i cedalichiede alla Tv
il Comitato
su il4 Protoni ' situazione
teistica Trasformazione
Doraz*f tuni ^Tto in vista di op
gquel^nti a-«® orien
nazio^aniawfi^i dal Sinodo in
jCO ' °
ami
lon
rami
■ llSinort
u99*S'« siw °Po aver discusso
ànci'
^•■*3 formativa
del Collegio
itioitg risDon
esso rispon
, a ed importanti esi
culturali
P® '® Propri t«""^9giormen^ offerta formativa
nell'ambito del Pinerolese e
delle chiese evangeliche in ambito nazionale a tal fine prevedendo opportune modalità
d'accoglienza di studenti e docenti; invita, altresì, il Comitato a studiare la possibilità di
sviluppare ulteriormente corsi
di formazione professionale
post diploma e l'attivazione di
corsi per giovani che abbiano
concluso la scuola dell'obbligo.
Ringraziamenti
Il Sinodo, dopo aver discusso
l'operato del Collegio valdese
di Torre Pellice, lo approva; ringrazia il Comitato, nella persona della sua presidente, Lucetta
Geymonat che con competenza
e disponibilità sovrintende
all'attività dell'Istituto. Esprime
un ringraziamento al personale
docente e non docente e al
preside Elio Canale che si dedica con passione al lavoro di
questa scuola; esprime la propria riconoscenza ai tanti amici/che e ai comitati che in Italia
e all'estero sostengono generosamente l'attività del Collegio
valdese, ponte tra il protestantesimo italiano e l'Europa.
scuola pubblica; una scuola
che non si caratterizza per la
sua natura identitaria e confessionale, ma che esprime la
sua natura di scuola autenticamente laica proprio a partire dal radicamento nella fede di chi la gestisce e sostiene; una scuola che dunque
non si pone in contrapposizione ma in sintonia con l’ordine del giorno sulla scuola,
in cui i protestanti non solo
non rivendicano spazi privilegiati e protetti per la loro
espressione d’identità, ma
intrecciano la propria storia e
tradizione ai valori che dovrebbero costituire i principi
ispiratori della scuola pubblica; nonché in sintonia con
l’impegno di tanti insegnanti
evangelici all’interno della
stessa scuola pubblica.
C’è chi ha visto una contraddizione tra la nostra polemica tradizionale (e ribadita sostanzialmente in questo
Sinodo) contro il finanziamento statale alla scuola privata e l’ordine del giorno sul
Collegio, che afferma la necessità (qualora andasse in
porto la proposta Berlinguer
di un sistema pubblico integrato) di non autoescludersi
dai finanziamenti che al Collegio potrebbero arrivare dallo stato; la contraddizione
può essere sciolta in modi
contrapposti (rinunciare alle
nostre scuole; o pagarcele
senza dipendere così massicciamente dal sostegno delle
chiese estere; oppure fare un
passo indietro nella battaglia,
che alcuni ritengono già persa e altri pensano comunque
Ornella Sbaffi, vicepresidente
dei Sinodo
irrinunciabile e prioritaria,
contro i finanziamenti pubblici alla scuola privata). La
netta maggioranza del Sinodo non ha condiviso questa
preoccupazione e ha considerato questa come una contraddizione solo apparente.
Si è anche discusso su quale debba essere la natura
prioritaria del Collegio: un
ponte con l’Europa protestante e il futuro istituto di
cultura protestante in Italia?
Si spiegano allora due delle
proposte emerse; quella di
una borsa di studio offerta da
ciascuna comunità evangelica e la riattivazione di un sistema di mensa e/o convitto
per studenti che provengono
da fuori della vai Pellice. O
prima di tutto un servizio reso al territorio in cui il Collegio si radica, ma allora risulta
preoccupante il fatto che gli
studenti (che in effetti pro
vengono essenzialmente dal
bacino del Pinerolese) continuano a non aumentare, confermando in qualche modo
quell’etichetta di scuola di
élite di cui il Collegio si vuole
giustamente liberare.
Resta aperta la questione
su come si connoterà il Collegio nell’imminente probabile
riordino dei cicli nella scuola
italiana; riassorbendo la fascia dell’obbligo, il che comporterebbe problemi rispetto
alla locale scuola media statale? Attivando ulteriori specializzazioni per il futuro
triennio, legati per esempio
alla formazione professionale
su tematiche specifiche, per
esempio i tecnici del territorio? Allargando l’importanza
attribuita alle attività culturali di formazione dei docenti,
come quella già in funzione
per l’insegnamento delle lingue straniere?
Al lavori sinodali ha partecipato
Delmo Rostan, moderador della
Mesa vaidense
collaborazione tra giovanichiese-pastori esistesse già in
qualche misura per fare dei
progetti pilota da esportare
in altre comunità. Queste
idee tengono conto anche
delle realtà diversificate delle
nostre chiese ed è ormai più
di un anno che questi progetti sono iniziati in Puglia-Lucania e a Napoli, per non
parlare dei progetti che ci sono in altre regioni. Forse non
sempre produciamo cose originali, ma andrebbero valutate le iniziative prese, o
esplicitamente esautorati gli
I esecutivi dalla linea che seguono insieme alla Egei.
Uno dei capitoli della relazione della Commissione
d’esame riguardava i giovani
e la formazione, argomento
affrontato insieme al lavoro
dei Centri giovanili. In Sinodo
sembra che nel parlare dei
giovani siamo guidati da un
sottile senso di colpa o di
spaesamento e che non riusciamo a produrre, non dico
idee ma azioni positive di intervento in una situazione
evidentemente giudicata prevalentemente negativa. Mi
chiedo se veramente tutte le
comunità sono senza parole e
senza idee. L’ordine del giorno presentato dalla Cde chiede alle chiese di raccogliere i
dati sulle proprie attività per
la gioventù e poi di riferire alla Tavola. E così invece di discutere delle cose che si fanno, si parla di fare degli inventari per poi confrontarsi
l’anno prossimo, ancora astrattamente. Come se il padre del figlio prodigo fosse
stato a parlare del ritorno del
figlio senza lavorare fianco a
fianco con il figlio presente.
Possibile che come chiesa
possiamo solo lamentarci dei
giovani che non ci sono, oppure alternativamente utilizzare le energie per delle mappature? L’unica possibilità
che avvenga un incontro è
che le due parti si mettano in
discussione: organizziamo
delle agapi insieme, proviamo
a creare dei momenti di incontro nelle comunità, a sostenere i progetti che ci sono
anche quando ci paiono discutibili. Le nostre comunità
sono organizzate settorialmente, andate dunque a vedere chi fa la scuola domenicale, chi collabora nei catechismi, nelle corali, ecc. E come la mettiamo con quei giovani e quelle giovani che partecipano attivamente nella
comunità, ma che non sono
interessati ad attività giovanili? E forse chi va a lavorare
due mesi in un nostro Centro
non rende lode quanto un
adulto che va in chiesa due
volte al mese per tutto l’anno?
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 12 settembre li
Discusso il rapporto con la fede e con la diaconia
La cultura protestante
L'azione delle comunità in questo campo non risponde
ancora sufficientemente alla crescita di interesse nel paese
DAVIDE DALMAS
Sostanzialmente mancato l’anno scorso, il dibattito complessivo sulla cultura ha avuto un ruolo fondamentale nel Sinodo di quest’anno ed è stato avvertibile
anche durante la trattazione
di argomenti non strettamente pertinenti. Evidentemente il tema sta diventando
sempre più importante e ormai si impone di per sé, tanto
che Franca Long ha potuto
affermare che, dopo il periodo del confronto fede-politica e quello del predominante
impegno diaconale, questo è
il momento di una maggiore
centralità della cultura e,
quindi, di una necessaria riflessione sul suo rapporto
con la fede.
Molto chiaramente il pastore Tourn ha evidenziato i
motivi di questo rinnovato
interesse. E infatti diffusa
un’attenzione per il protestantesimo italiano, e in particolare per i valdesi, che ha
valenze positive ma anche
alcuni rischi; infatti l’interesse è rivolto ad una precisa
identità che tuttavia, anche a
causa di questa stessa attenzione, rischia di e diventare
sempre più evanescente, anche perché appare piuttosto
scarsa la sensibilità culturale
delle comunità e comunque
non sufficiente per risponde
re alle aspettative. Questo
fatto è anche causato da uno
scarsissimo coordinamento
delle iniziative e delle riflessioni che dovrebbero starne
alla base. Spesso si portano
avanti discorsi interessanti su
binari paralleli, senza la possibilità di arricchimento data
dallo scambio di idee, con il
rischio di frammentare le forze e l’impegno.
Su tutti questi aspetti si è
incentrata la riflessione sinodale. Da vari interventi si è
potuta avvertire molta diffidenza di fronte alla società
che si sta profilando, nella
quale la cultura pare essere
destinata ad un ruolo marginale e ridotta sempre di più
al lato utilitaristico e di immediato sfruttamento economico. Di fronte a queste
sfide l’impegno che pare
proprio delle chiese valdesi e
metodiste in questo campo è
continuare a mostrare la
possibilità di credere in Cristo senza evitare i problemi
posti dalla modernità e dalla
sua più volte pretesa fine.
Molti hanno sottolineato
l’esigenza di non creare una
contrapposizione tra cultura
e diaconia, e in effetti non
sono elementi confrontabili,
quindi neppure opponibili,
ma alcuni hanno anche evidenziato che nei fatti esiste
una disparità di interesse,
impegno economico e pro
gettualità a favore della seconda. Per tentare di superare alcune di queste difficoltà
il Sinodo ha ritenuto necessario un maggiore coordinamento delle iniziative in questo settore e ha individuato
nel Centro culturale valdese
di Torre Pellice lo strumento
adatto per questa opera di
collegamento e di rafforzamento su tutto il territorio
nazionale. La giornata dei
Centri culturali del 21 agosto,
d’altra parte, aveva già indicato la positività dell’incontro e dello scambio tra tutti i
soggetti coinvolti.
L’importanza e l’attualità
di questi temi è mostrata anche dal dibattito sulla scuola
che ha portato alla nomina di
un’apposita commissione
che ha steso un documento
complessivo sull’argomento,
poi discusso dall’assemblea.
Si tratta di un testo elaborato,
che ribadisce in primo luogo
l’idea che, tradizionalmente,
i protestanti hanno della
scuola, la quale deve essere
in grado di formare cittadini
europei che «sappiano essere
coscienti di sé, adulti, capaci
di scegliere in modo critico e
di assumersi responsabilità
personali, liberi da indottrinamenti, solidali e curiosi
delle differenze in un mondo
complesso e caratterizzato da
culture, etnie, religioni diverse e spesso conflittuali»; so
fi!
Centro culturale
Il Sinodo, dibattuto ii probiema delie nostre attività culturali, terreno tipico deila nostra
identità protestante che si colloca tra ascolto della Parola di
Dio e confronto della storia,
considerate le richieste che
giungono da più parti del paese
tanto a Nord come a Sud riguardo aiia conoscenza del protestantesimo e delie tante
espressioni cuiturali deile nostre
chiese realizzate nel campo culturale (convegni, centri, pubblicazioni, arte, musica ecc...), rallegrandosi di questo interesse e
questa ricchezza culturale e spirituale auspica un maggior
coordinamento delle varie iniziative in vista di un indirizzo
comune; individua nel Centro
culturale a Torre Pellice uno
strumento idoneo a promuovere l'incontro e lo scambio tra i
diversi soggetti che nelle nostre
chiese esprimono opzioni culturali in vista di una maggior incidenza nella società.
Centri giovanili bmv in ordine
alla formazione delle nuove
generazioni, grato a quanti e
quante con dedizione vi spendono energie e capacità creative, si rallegra dei passi già fatti
in vista di un maggiore coordinamento tra i Centri, invita i responsabili dei Centri stessi a organizzare un tavolo d'incontro
intorno al quale, con regolarità, scambiare riflessioni e
esperienze in vista di una comune progettualità.
progetto di riordino dei Qw
giovanili», la invita a convo
un incontro tra tutti i sog,
interessati, al fine di av«
quanto meno uno studioJ
profondito del tema e di ri|
re al prossimo Sinodo.
5/'
le
Insegnanti evengelj(j
Sinodo, esprimendoi
prezzamento per le iniztì
IL «SII
intraprese dalla Fcei in ma
Ianni
scolastica e, più particolam
liario
Attività formative
Il Sinodo, richiamandosi al
21/SI/95 e 99/SI/96 invita le chiese a comunicare alla Tv, entro
febbraio '98, informazioni sulla
partecipazione giovanile ai diversi settori di attività, metodologie formative, programmi e
progetti di lavoro, in vista di un
ampio dibattito sull'argomento
alla prossima sessione sinodale.
Progetto di riordino
Centri giovanili
Il Sinodo, sottolineando l'importanza del ruolo svolto dai
Il Sinodo, nel ricordare quanto già contenuto in 29/SI/96,
che chiedeva alla Tv di «elaborare d'intesa con i comitati un
te, per la convocazione
convegno degli operatorip®®®
lastici e per la costituzioiplll® ^
due gruppi di lavoro incapitol
di approfondire le problerfli
che connesse allo studimietro c
fatto religioso nel quadriSecretoi
programmi scolastici; coimonato
rato che appare opportur^ ‘
rificare la possibilità di ii
forme di collegamento oi
co fra insegnati evangei
che la Fcei costituisca il «
sto naturale neH'ambiti}]
quale tale verifica può®
efficacemente compiuti
mandato alla Tv di chiedi
Consiglio della Fcei di proi
vere, ove possibile e nelli
me che riterrà più oppoi
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impre
irma;
iBaCc
icani
ecc
attivi
Igni:
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!i crit
iercatc
tale iniziativa.
stiene poi che questo carattere dovrebbe appartenere alla
scuola «pubblica», indipendentemente da chi la gestisce, lo stato 0 gli istituti privati. Infine, di fronte all’ipotesi di finanziamento statale
per le scuole private, ricorda
l’articolo 33 della Costituzione e rileva l’inopportunità di
questo provvedimento soprattutto in un momento di
riduzione della spesa pubblica in campo sociale.
La discussione sulla presenza giovanile all’interno
Il documento approvato dal Sinodo su una questione di attualità
I protestanti e la scuola italiana
Il protestantesimo, ponendo al centro
della vita cristiana lo studio della Bibbia
ha, fin dalle origini, vissuto intensamente la passione per l’annuncio della Parola di Dio e l’impegno per istruire e far
crescere le persone nel confronto con il
testo e nella discussione dell’assemblea.
In continuità con questa vocazione
che, in passato, ha saputo rispondere alle carenze dello Stato con l’apertura di
tante scuole evangeliche nel nostro paese, che oggi si esprime soprattutto
neli’impegno di numerose donne e uomini evangelici insegnanti nella scuola
statale, sentiamo la responsabilità di
contribuire positivamente al progetto
formativo della scuola in Italia e alla sua
qualità, tanto più nel momento in cui
sono in cantiere rilevanti modificazioni
del sistema scolastico.
Le nostre chiese, tramite il Consiglio
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), hanno già espresso
al ministro della PI alcune considerazioni in merito ai contenuti della prevista
«riforma» scolastica, chiedendo in particolare che, a partire dalla preparazione
dei docenti e successivamente nei programmi, si realizzi una adeguata informazione sul «fatto religioso» e sul formidabile intreccio tra fenomeni religiosi e
comportamenti umani, accadimenti
storici, realtà culturali.
Ribadiamo cbe il nostro intento non è
di rivendicare uno spazio confessionale
nella scuola né di provocarne la lottizzazione. Vorremmo invece contribuire a
che il progetto formativo scolastico assicuri agli alunni una comprensione completa e critica di quel complesso di idee,
fatti culturali, politici, economici artistici
e religiosi che sostanziano la storia occidentale e sono alla base della nostra
identità personale e collettiva. In un simile percorso formativo che dovrebbe
porsi come asse portante di una scuola
seria, democratica, laica, aperta all’Europa, il protestantesimo, costituisce il terreno di maturazione di alcune acquisizioni
fondamentali per l’identità europea.
Innanzitutto la concezione dell’individuo che si pensa come soggetto, libero
ed autonomo, titolare di diritti, ponendo in primo piano la sua libertà di coscienza, vincolata dalla Parola di Dio,
ma non sottoposta ad alcuna autorità
né religiosa né politica. Questa consape
volezza sostanzia la grande trasformazione da suddito a cittadino, progetto
tuttora incompiuto perché la piena cittadinanza politica e sociale non è raggiunta per tutti neppure nelle democrazie occidentali.
L’altra grande idea che sta alla base
della stessa dernocrazia è quella del patto che affonda le radici nella teologia biblica dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Il patto, come contratto tra cittadini,
va riproposto proprio nel contesto di società complesse come la nostra, dove la
tendenza a chiudersi all’interno di comunità omogenee a sfondo etnico-religioso, e ad avanzare istanze separatiste,
mette in forse l’universalismo della cittadinanza democratica e l’idea stessa di
una società aperta e plurale.
Per evitare che la varietà delle appartenenze degeneri in forme di «neotribalismo» ma sia occasione di arricchimento, è necessario che ogni persona sappia
e possa far interagire in uno spazio pubblico di confronto critico, il patrimonio
che le deriva dalla sua «collocazione di
identità» con quello degli altri, accettando di sottoscrivere un nucleo forte di regole politiche e di principi di giustizia
comuni.
La scuola può qui svolgere un ruolo
decisivo, realizzando un progetto formativo sul duplice versante, da un lato,
dell’interculturalità come valorizzazione del pluralismo delle differenze e,
dall’altro, del senso di appartenenza alla
patria, cioè alla collettività politica intesa in termini di diritti e doveri validi per
chiunque e vincolanti per tutti, cosi come definiti nel Patto costituzionale.
L’acquisizione di questa doppia consapevolezza ci pare determinante perché i futuri cittadini europei sappiano
essere coscienti di sé, adulti, capaci di
scegliere in modo critico e di assumersi
responsabilità personali, liberi da indottrinamenti, solidali e curiosi delle differenze in un mondo complesso e caratterizzato da culture, etnie, religioni diverse e spesso conflittuali.
uno dei criteri determinanti per qualificare una scuola come pubblica, indipendentemente dal soggetto che la gestisce. Di conseguenza riteniamo che
scuole promosse da formazioni sociali,
caratterizzate da precomprensioni ideologiche, che si propongono di farne
strumento di indottrinamento più o
meno esplicito, non possano meritare
in alcun modo una collocazione all’interno dell’insegnamento pubblico.
Non intendiamo con ciò sostenere il
monopolio statale nella formazione dei
giovani, ma riaffermiamo che, ferma restando la libertà di insegnamento e l’autonomia degli istituti, è interesse pubblico che vi sia un quadro di contenuti e
di norme dell’istruzione comune a tutte
le scuole.
* ♦ *
In ordine al problema dell’ipotizzato
finanziamento delle scuole private da
parte dello Stato e degli enti locali, si deve anzitutto richiamare l’inequivocabile
contenuto dell’articolo 33 della Costituzione, che nel legittimare l’iniziativa privata in campo educativo, nega ogni correlativo diritto a far gravare i corrispondenti oneri sulla finanza pubblica. Si
tratta di un accordo raggiunto tra le diverse componenti politiche e culturali
in sede di elaborazione della Carta costituzionale, che non può essere violato
senza metterne in discussione i principi
fondamentali.
* * *
L’insieme dei contenuti e degli obiettivi formativi cui abbiamo fatto cenno,
oggi largamente condivisi nel mondo
della scuola anche se spesso ne viene
ignorata la matrice, dovrebbe costituire
Va inoltre osservato che il nostro Paese è attualmente impegnato in vari tentativi di razionalizzazione della spesa
pubblica con conseguente ridimensionamento del cosiddetto stato sociale.
Appare quindi inammissibile che, mentre si prospetta una drastica e talvolta
ingiusta riduzione dell’intervento pubblico posto a tutela di diritti ed esigenze
essenziali dei cittadini, una fetta consistente delle risorse disponibili venga destinate al sostegno di iniziative private
anziché a riqualificare la scuola statale,
a preparare e aggiornare i docenti, a garantire la presenza di sedi scolastiche su
tutto il territorio e in particolare nelle
zone montane e disagiate.
Il Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste
delle chiese non ha invece
portato a un dibattito approfondito e tanto meno a
documenti di questa portata.
In buona parte le decisioni
sono state rinviate all’anno
prossimo, dopo che le singole comunità avranno valutato
la situazione dei giovani al loro interno. Il Sinodo ha comunque approvato la proposta di creare un tavolo d’incontro che colleghi più organicamente i vari centri giovanili attualmente in attività.
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to, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco»
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale 'Ìij^igSljJ^^atore)
n. 176 del 1» gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 *anio Bj,
Il-------del 5 settembre 1997 è stato consegnato per l'iho'®® L;. teer („
3 Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 3 settembre 1= 'j ' Uj
Il numero 33
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)112 SETTEMBRE 1997
PAG. 11
RIFORMA
La Tavola dovrà seguirne gli sviluppi con attenzione
I rapporti con lo Stato
ngelÌQ
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e inizi)
i in mai
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5/ è discusso sui prossimi interventi legislativi riguardanti
le Onius, la libertà religiosa e la riforma dell'istruzione
PAOLO GAY
L «siglario» che da alcuni
anni costituisce un sussiario indispensabile per
Cmprendere le molte sigle in
erXii ISO Si è arricchito quest’anrio
lituzio liunnuovo esemplare; le
ro incalonlus («organizzazioni non
probleilu#ive di utilità sociale»),
studioinietro questa sigla si cela un
quadro fcretoche il governo si è imici; coni agnato a emanare al fine di
portuni golamentare il fenomeno
à di isti ^pre più rilevante delle
irmazioni sociali» (art. 2
Ha Costituzione) che si af” “ ncano ai tradizionali sog
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ambito [jj economici che esercita
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chiedei ®gni sodali (stato e impre
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privata ispirata ai tradizioicriteri dell’economia di
¡reato, con fine di lucro),
azioni costituenti il coletto «terzo settore», che
¡erano secondo criteri di
idarietà, anche con logiche
ira p „(mPrenditoriali ma senza il fifedepel profitto.
' conprovvedij annli|p"*° governo è grande,
patei®"^® dovrà definire innani l’ocJi'^° l’area del «terzo settoda unp*®™ tanto in riferimento
la natura giuridica dei sogli dal piuttosto in base a
a rifles attività, e di conselenza le condizioni affinché
bile né possa essere qualifi
Un momento del culto finale
amo e
to Onius usufruendo di un
ittamento tributario di fare che tenga conto del serdo sociale reso anche nello
avare lo stato da compiti
,e finora si riteneva dovesro essere da esso assolti.
Gliistìtùtie opere facenti
lapo'alle chiese valdesi e me'diste avranno interesse a
tersi qualificate come Onper gli indubbi vantaggi
e questo comporterà. Cote stato evidenziato in Site, l’attenzione del leglslae statale al «terzo settore»
golamentarlo porta tuta ravvisare in essa un indei ridimensionamento
ilio «stato sociale», e a osare che in questo quadro
siamo probabilmente giunti
al momento in cui occorre
definitivamente capacitarsi
che il criterio dell’essere «surroga e stimolo» allo stato,
lungamente addotto a giustificazione dell’esistenza di nostri istituti e opere, ha fatto il
suo tempo per lasciare spazio
a quello della collaborazione:
ciò può andar bene purché
siano salvaguardate l’autonomia e l’indipendenza dei diversi ordinamenti. Su tutto
ciò il Sinodo ha invitato la Tavola a proseguire la vigilanza
e le chiese a riflettere.
Il Sinodo ha altresì chiesto
alla Tavola e alle chiese di vigilare e di non indebolire l’attenzione sulle insidie che ancora minano la libertà religiosa per iniziativa di organi
dello stato a livello sia centrale sia periferico: recenti episodi fanno dire che, nonostante si dica che il clima politico è mutato, siamo ancora
lungi dall’avefe uno stato che
possa fregiarsi degli attributi
della laicità e della neutralità
in materia di religione. Uno
di questi episodi è il disegno
di legge ripresentato dal governo per regolamentare la
libertà religiosa, che prevede
tra l’altro procedure per la
stipula di nuove intese con
confessioni religiose che ne
sono ancora sprovviste ben
diverse da quella seguita per
l’Intesa con la Tavola valdese
nel 1984, procedura questa
che fu rispettosa dell’identità
degli interlocutori e della bilateralità dei rapporti.
In proposito vale ancora
sempre il commento del prof.
Giorgio Peyrot all’analogo disegno di legge presentato nel
1990 dal governo Andreotti:
«Certo è che presentare oggi il
progetto per una nuova legge
(...) in sostituzione di quella
sui culti ammessi (...) anziché
limitarsi a dichiarare decadute le limitazioni e le restrizioni
contenute nella legislazione
del 1929-30 sui detti culti perché in aperto contrasto con
quanto disposto dal 1° comma dell’art. 8 della Costituzione a favore di tutte le confessioni religiose prive di Intese,
costituirebbe una mostruosità
che denuncia come ancora
una volta il governo della Repubblica si dimostri incapace
di attuare la Costituzione in
materia di libertà religiosa»
(da Aaw, Normativa ed organizzazione delle minoranze
confessionali in Italia. Torino,
Giappichelli, 1992, p. 179).
Vigilanza occorrerà esercitare inoltre per rintuzzare rigurgiti di discriminazioni
nella scuola a danno degli
studenti non awalentisi dell’insegnamento della religione cattolica, episodi anch’essi indice di una non ancora
pienamente acquisita libertà
religiosa nel paese.
La giornata del venerdì è stata dedicata alle elezioni
^ i incarichi per l'anno 1997-98
¡^Tavola valdese è siala
Mta nelle persone di Gianni
Mtan (moderatore); Franco
®tchino (vicemoderatore);
’’Uno Gabrielli, Giovanni
Marcella GiampicFranca Long, Luca Za)11/657 membri.
¡1/291Ì p|,,^°mitato permanente
0121® !| ®Peemi è stato eletto
JTR04I
anueiej (presidente); Giovan. eco ^lani, Giunio Censi, Ai
”“®''agaglia, membri.
'¡o^Luci d,^°*isiglio della Facoltà
oRost* ese di teologia è stato
m nelle persone di Er««I ^enre (decano);
tu, Garrone (vicedeca
ari- n?""® Ciappa, Paolo
irn «’ ®®'^anna Pons, SanDebora Spini,
i^l^°mmissione sinodale
I diaconia è stata eletta
fp„?m®qne di Paolo Ribet
Carla Beux,
ina r- Fiorio, MaddaIfi D„“''®nale, Maja Koeini Mathieu, Lino Pi
J membri.
. d’esame
" ;8e, Tavola valde
nJi*colfà® Consiglio della
300. ^Odoiqq! Ufologia, per il SiI l'^tson ^ ®mta eletta nelle
oiPiNatoVps Arrigo Bonnes
r : Braschi, Eu
mer ( «>''0'r, Maurice Bod'«upplenti Gino Lusso,
337.
Patrizia Bertesi, Francesca
Cozzi, Enos Mannelli).
La Commissione d’esame
sull’operato della Csd è stata
eletta nelle persone di Gregorio Plescan (relatore), Eugenio Bernardini, Marina
Serra, Maria Linda Scorsonelli (supplenti Wilma Gay,
Davide Marini, Francesco Sa
gripanti. Luca Baratto).
Il presidente della prossima sessione sinodale europea è stato eletto nella persona di Salvatore Ricciardi.
Il seggio ha designato come predicatore d’ufficio per
il prossimo Sinodo il past.
Giorgio Bouchard (supplente
past. Claudio Pasquet).
ai
Onius e stato sociale
Il Sinodo, informato sui contenuti essenziali del progetto
legislativo in materia di Onius
[organizzazione non lucrative
di utilità sociale] e delle iniziative assunte dalla Tv in difesa
della autonomia e della specificità dei nostri enti ecclesiastici,
esprime alla Tv pieno consenso
per l'azione fin qui svolta e la
incoraggia a proseguire sulla
strada dell'attenta vigilanza e
del puntuale intervento critico
nei confronti delle competenti
istituzioni statali. Rilevato, altresì, che la materia si lega
strettamente con il dibattito in
corso nel paese in ordine al ridimensionamento dello stato
sociale e al ruolo delle formazioni sociali nell'organizzazione dei servizi nel campo dell'assistenza pubblica, chiede alle
chiese di avviare una riflessione
sul tema in vista di un approfondimento che ci consenta
di vivere consapevolmente e di
partecipare puntualmente ad
uno dei passaggi fondamentali
della vita politica e culturale
dell'Italia e, più in generale,
delle società cosiddette occidentali.
Scuola.
e religione cattolica
Libertà religiosa
Il Sinodo, informato dell'approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un nuovo
progetto di legge in materia di
libertà religiosa - pur rilevando
che, per espressa previsione, i
suoi contenuti non si applicherebbero alle chiese che hanno
già stipulato intese con lo Stato; considerato, tuttavia, che la
normativa incide sui diritti di libertà riconosciuti dalla Costituzione alle confessioni religiose
e regolamenta, sotto diversi
profili, la stipula di future intese introducendo procedure particolarmente onerose e contrarie alla prassi consolidata in
materia, chiede alla Tv di continuare ad esercitare un'attenta
vigilanza, muovendosi, d'intesa
con le altre chiese presenti nella Ccers, sul piano di un generale impegno in difesa della libertà di tutti.
Il Sinodo, rilevando con preoccupazione che continuano a
verificarsi nelle scuole pubbliche italiane episodi di violazione delle fondamentali garanzie
di libertà degli studenti non avvalentisi dell'insegnamento
della religione cattolica; invita
le chiese a rinnovare l'impegno
di vigilanza, informazione e sostegno a favore di membri di
chiesa e simpatizzanti con figli
in età scolare; dà mandato alla
Tv di fornire alle chiese il necessario supporto, anche attraverso l'elaborazione e la diffusione (eventualmente in collaborazione con altre chiese
evangeliche interessate) di
opuscoli che illustrino l'attuale
legislazione in materia e i fondamentali principi espressi dalla giurisprudenza (soprattutto
costituzionale) e forniscano
suggerimenti concreti su come
reagire di fronte alle più frequenti forme di prevaricazione
e discriminazione.
La richiesta delle chiese autonome di Bergamo e Torino
La personalità giuridica dei Concistori
L’art. 12 deH’intesa tra la
Tavola valdese e il governo
italiano (e il corrispondente
articolo della legge 449/84)
indica che 15 Concistori delle
valli valdesi e la Tavola sono
«persone giuridiche per antico possesso di stato». Il medesimo articolo indica poi la
procedura affinché altri enti
ecclesiastici facenti capo
all’ordinamento valdese possano acquisire la personalità
giuridica (ossia la capacità di
essere intestatari del patrimonio del quale siano stati
dotati, e la protezione dei
componenti l’organo da azioni di terzi sui loro beni personali nel caso di inadempimenti imputabili aH’ente):
dal 1984 a oggi alcuni enti
hanno già avviato la procedura facendone richiesta al
Sinodo tramite la Tavola valdese (la Facoltà valdese di
teologia, la cui pratica è già
andata a buon fine, l’Ospedale evangelico di Torino e la
Commissione sinodale per la
diaconia); la novità di quest’
anno è che due chiese auto
nome, la Comunità cristiana
evangelica di Bergamo e la
Chiesa valdese di Torino,
hanno chiesto alla Tavola, e
quindi al Sinodo, di promuovere la procedura per fare acquisire la personalità giuridica al Consiglio di chiesa e al
Concistoro.
In ciò le due chiese hanno
colto l’opportunità espressa
dall’art. 29/SI/96 in materia
di riordino degli istituti e
opere facenti parte dell’ordinamento valdese, al fine di
L’ufficio stampa del Sinodo
mantenere e rafforzare i legami e i controlli con enti la cui
costituzione fu da esse promossa (la Casa di riposo Caprotti-Zavaritt per Bergamo;
l’Ostello femminile, il Centro
di accoglienza, il Fondo artigianelli e la Casa balneare di
Borgio Verezzi per Torino).
Come ha evidenziato la
Commissione d’esame, la decisione delle due chiese «testimonia di una coraggiosa
volontà (da parte di esse) di
assunzione di più dirette responsabilità nelle scelte relative alla propria gestione»;
tutto ciò potrà avere sviluppi
positivi purché rimanga ferma la consapevolezza di queste chiese, sulla qual cosa peraltro non vi sono dubbi, di
essere parte di quell’«unico
corpo» che trova la sua definizione nell’articolo 1 della Disciplina generale delle chiese
evangeliche valdesi, e non si
traduca in forme di «egoismo
parrocchiale». Il Sinodo ha
accolto le richieste e ha invitato la Tavola valdese a dar
corso alla procedura, (p.g.)
Incontri e attività a margine dei lavori sinodali
Sei giorni nel giardino della Casa valdese
Come ogni anno, il Sinodo
è stato, al di là delle riunioni
plenarie, delle commissioni
nominate dal Seggio per lavorare su specifici ordini del
giorno, della «maratona» che
impegna segretario e verbalisti nel redigere gli atti, anche
l’occasione per trovarsi insieme da parte di persone
che per tutto Tanno lavorano
in sedi diverse e magari molto lontane fra loro.
Quest’anno c’è stata la piacevole novità (che speriamo
di poter rivedere in futuro) di
un gmppo di pastori e deputati che, nelle fasi di spoglio
delle schede per le elezioni,
hanno «ripassato» nel giardino della Casa valdese l’innario in uso nelle nostre chiese.
Nato da poche persone, il
gruppo è via via cresciuto
coinvolgendo quanti seguiva
no l’ultima giornata di lavori.
Nello stesso giardino è stata anche all’opera la troupe
di «Protestantesimo» guidata
da Gianna Urizio, che ha realizzato una serie di interviste
per la rubrica televisiva in
onda su Raidue. Chi, senza
disturbare, si soffermava nei
pressi del «set all’aperto»,
poteva cogliere qualche domanda e qualche risposta su
Agape e le questioni poste
dalla riflessione delle donne
nelle chiese.
Il servizio fotografico
sul Sinodo è di
Pietro Romeo
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Valdese
VENERDÌ 12 SETTEMBRE
i II più lontano degli ospiti arrivava dall'Indonesia, il più vicino dalla Svizzera
Un Sinodo senza confini
L'internazionalità non è solo una cornice del Sinodo italiano dei valdesi e
metodisti, ma ne è ormai diventata una delle caratteristiche più arricchenti
GIUSEPPE PLATONE
i:
L più lontano arrivava
. dairindonesia, il più vicino dalla Svizzera italiana.
Anche quest’anno la lista degli ospiti stranieri era molto
ricca. A loro è stata dedicata
la serata del martedì in cui,
dopo la cena alla Foresteria
valdese, alcuni hanno preso
la parola per portare un saluto e, a volte, un commento
sul Sinodo. Come è consuetudine, importanti messaggi
sono stati rivolti da rappre;
sentanti stranieri, anche nel
corso dei lavori sinodali. Il
teologo Jürgen Regul, rappresentante della Chiesa
evangelica della Renania, ha
brevemente riflettuto sul
ruolo delle chiese protestanti
in Europa e si è rallegrato del
dibattito su scuola e chiese,
attuale anche in Germania.
Applauditissimo anche il discorso del pastore Roeroe,
moderatore della Chiesa
evangelica in Minhasa (Indonesia) le cui parole, tradotte
dal pastore Martin Hindricks
che cura per la Chiesa evangelica dell’Assia-Nassau i
rapporti con il protestantesimo asiatico, sono state accompagnate da un canto
suggestivo presentato da un
gruppo indonesiano.
Il pastore Thomas Fuchs,
del Comitato tedesco di amici della Chiesa valdese (Waldenser Freundeskreis), ha
particolarmente apprezzato
l’escursione organizzata appositamente per i delegati
stranieri attraverso le valli
valdesi. «Il dibattito sulla cultura e i rapporti con lo stato ha notato Fuchs - dimostrano che la Chiesa valdese è
parte vivente e propositiva
della società italiana». La sovrintendente ecclesiastica
Doris Damke, della Westfalia,
ha ricordato l’antica tradizione medioevale valdese delle
donne che predicavano sulle
piazze: «Questo carattere innovativo valdese rivive oggi
Jean Fischer
nell’intreccio di una teologia
che non può fare a meno della diaconia». Il pastore Mack
della Chiesa evangelica del
Baden ha illustrato la situazione attuale del protestantesimo tedesco che attraversa una stretta finanziaria;
«C’è il rischio che la perdita
di soldi si traduca in perdita
di solidarietà». Ancora dalla
Germania il pastore metodista Daniele Baglio, in rappresentanza della Chiesa metodista tedesca (circa centomila membri) ha espresso il suo
compiacimento per i nuovi
rapporti che si stanno sviluppando tra le due chiese. Sempre dalia Germania il professore di teologia a Marburgo
Hans Martin Barth (che studiò a Roma alla Facoltà valdese alla fine degli Anni 50)
in un lungo intervento ha ricordato che «essere evangelici e essere ecumenici non è,
come alcuni pensano, una
contraddizione ma una marcia in più sul cammino della
testimonianza cristiana».
Dalla Gran Bretagna l’avvocato David Lamb ha ricordato i legami che intercorrono
tra Scozia e Chiesa valdese
attraverso la Waldensian
Mission Aid Society mentre
Dorothy Williams della Conferenza metodista inglese ha
Hans Martin Barth
voluto sottolineare l’internazionalità delle nostre chiese
che registrano ormai un 20%
di pastori provenienti da
paesi stranieri; «Si tratta - ha
detto la Williams - di una
grande ricchezza per voi e
per noi perché possiamo ricevere dalla vostra piccola
chiesa importanti impulsi
nel nostro lavoro».
Dalla Francia il pastore
Marcel Piguet, presidente
della Cevaa, nel portare il saluto delle 47 chiese membro
in Europa, Africa, nel Pacifico
e in America Latina ha ricordato l’assise della Cevaa che
si svolse a Torre Pellice nel
giugno dello scorso anno vivendo «una grande accoglienza che ha permesso al
vasto mondo della Cevaa di
parlare e interpellarsi». Presente al Sinodo c’era anche
un vecchio amico delle nostre chiese il pastore Gérard
Cadier, che ha portato con sé
un gruppo di amici francesi
del Servizio cristiano di Riesi
Per la prima volta dall’Olanda era presente una delegata della Chiesa riformata,
la signora Wamstekee-Meyer
che nel ricostruire i rapporti
tra valdesi e riformati olandesi è risalita al XVII secolo di
Guglielmo d’Orange. Particolarmente nutrita era la rappresentanza svizzera. I giornalisti hanno intervistato
Jean Fischer, segretario uscente della Kek sull’avvenimento ecumenico di Graz.
I comitati svizzeri rappresentati da Susi Hoegger, Cleto Rosetti, Inge Schaedler,
Charles Buffar e le chiese
rappresentate da Alberto Pool, Joel Guy e Ulrich Breitenstein sono stati accolti con
quell’amicizia che è ormai
consolidata tradizione nell’
ambito delle nostre chiese.
L'attività dei giornalisti
Il Sinodo dalla sala stampa
LUCA M. NEGRO
D;
Jürgen Regul
Infine dagli Stati Uniti abbiamo rivisto con piacere Gabriella Lettini, pastora a New
York e Felix Canal che, insieme alla moglie, ha annunciato un dono consistente per
sostenere il fondo borse di
studio del Collegio valdese.
Hilde Mack spinge la carrozzina nel giardino della chiesa
valdese: «Permetto a mia figlia Dorothea, che è mamma
da quattro mesi del piccolo
Federico, di seguire i lavori
del Sinodo». Dorothea è pastora a Ferentino e Colleferro. L’internazionalità non è
solo una cornice del Sinodo
italiano dei valdesi e metodisti ma è diventato un intreccio profondo di vite, di culture che non ha più confini.
A anni, come agenzia
stampa Nev, ci occupiamo della gestione dell’ufficio
stampa: un lavoro ingrato,
svolto in mezzo a mille difficoltà. Vediamone alcune.
Anzitutto, la sensazione di
svolgere un compito puramente «difensivo»: per molti
dirigenti ecclesiastici probabilmente noi non siamo altro
che dei «vigilantes» che devono controllare quei pericolosi
soggetti che sono (e lo sono!)
i giornalisti. Ricordo che
quando iniziai a occuparmi di
questo lavoro, fui convocato
per una «messa in guardia» su
tutto quel che non dovevo fare e tutto quel che dovevo
cercare di impedire: le indicazioni positive erano praticamente inesistenti. Negli ultimi anni la situazione è migliorata, nel senso che la Tavola incoraggia il nostro lavoro, ma il rapporto con la presidenza del Sinodo continua
ad essere difficile. Altro problema, sempre legato al rapporto col Seggio: ci è difficile
fornire ai giornalisti il «pane
quotidiano», perché possano
scrivere ogni giorno articoli
sensati, senza ricorrere, come
talvolta capita, a pezzi di «colore» o a inventarsi la notizia
che non c’è.
Per «sfamare» i giornalisti,
bisognerebbe che il Sinodo
affrontasse ogni giorno un tema di rilievo e, possibilmente, evitasse di rinviare tutte le
deliberazioni all’ultimo giorno. A questa osservazione ci
Due pastori e un diacono sono andati quest'anno in emeritazione
La riconoscenza della chiesa per i suoi operai
LUCIANO DEODATO
Bruno Costabel
Bruno Costabel appartiene
a quella generazione di pastori provenienti dalle valli
valdesi con un percorso «classico»: nato a Torre Pellice nel
1930, studente al Collegio
valdese, conseguita la maturità classica entra alla Facoltà
e compie il suo anno all’estero a Basilea negli anni in’cui
insegnavano ancora Karl
Barth e Oscar Cullmann.
Compie l’anno di prova a
Bobbio Pellice. Nel ’55 è consacrato pastore e inizia il suo
servizio a Ferentino, dove lavora per tre anni. Ritorna alle
Valli e precisamente a Angrogna (’58-66), dividendo il suo
tempo fra il Serre (a quell’
epoca il pastore occupava ancora il presbiterio, ora adibito
a residenza per anziani) e
Pradeltorno. In quel tempo si
sposa con Maddalena Giovenale, che più tardi diventerà
membro della Tavola. Da Angrogna parte per occuparsi
della chiesa di Forano Sabino, dove rimane fino ai ’70.
Inizia quindi un lungo ministerio a Felónica Po (’70-85),
da dove passa poi a Padova e
Vicenza (’85-92). Infine a Rimini, piccola chiesa, di recente costituzione, dove si ipotizzava una fruttuosa collabora
zione con le chiese luterane,
dotata di una vasta diaspora
internazionale lungo la costa
romagnola.Durante questo
lungo e vario ministerio. Costabel con grande umiltà e
costanza ha curato due settori: i rapporti ecumenici e gli
studi biblici, collaborando in
particolare alla traduzione
della Tilc.
Samuele Giambarresi
Samuele Giambarresi appartiene a quella categoria di
pastori «anomali», figli della
diaspora percorsa dall’afflato
evangelistico. Nasce a Casablanca nel 1927 poi, per le vicende belliche, la famiglia ritorna in Sicilia. Finita la guerra, nel ’49, consegue l’abilitazione magistrale. Intanto ha
conosciuto Liborio Naso, intorno al quale si era formato
un gruppetto di «evangelisti»
(allora esisteva la categoria
degli «anziani evangelisti» per
quanti volessero darsi alla
predicazione, senza però avere i titoli per compiere gli studi in Facoltà). Samuele si butta nella predicazione ma desidera compiere studi regolari. Perciò si iscrive alla Facoltà, che frequenta fino al
’53. Poi per un paio di anni lavora a Pachino. Nel ’55 va a
Ginevra per compiere il prescritto anno di studi all’estero
e subito dopo viene mandato
a Trieste, a collaborate con
Giorgio Girardet, sotto la cui
guida compie l’anno di prova.
All’esame di fede succede
un fatto inconsueto: alla classica domanda dei pastori sulla sua vocazione Samuele,
che da tempo ormai predicava come «evangelista libero»,
ribalta la domanda e chiede
al corpo pastorale se riconosce o meno la sua vocazione.
La cosa è poco gradita al corpo pastorale che perciò decide di «rimandare» Samuele
all’anno dopo. Questi si ripresenta e la scena si svolge
con le stesse modalità di
quella precedente, ma questa
volta il corpo pastorale decide di ammettere alla consacrazione il malcapitato Samuele, non si sa se mosso da
indulgenza o se convinto della serietà del problema posto
dal candidato.
Giambarresi inizia un lungo ministerio a Pachino,
chiesa che continua a curare
ancora per un anno quando
nel ’68 è trasferito a Catania,
dove rimarrà fino al ’77. Nel
’77, rispondendo a una chiamata delle chiese del Rio de
la Piata, si rende disponibile,
e pertanto va a Colonia Miguelete, in Uruguay, dove rimane fino all’81. Ma non finisce lì. Rispondendo a un’altra
chiamata, va a Toronto, in
Canada, per curare la locale
chiesa italiana (’81-84). Dopo
queste lunghe peregrinazioni
all’estero, la Tavola gli affida
la cura della chiesa di Catanzaro e diaspora (’84-92) e infine quella di Felónica Po.
Roberto, figura di spicco del
corpo pastorale che ha operato nel periodo a cavallo
dell’ultima guerra.
Nato a Torre Pellice nel ’36,
dove anche ha vissuto la sua
prima infanzia (è rimasto comunque legato a Torre anche
nel periodo dell’adolescenza), Sergio segue gli spostamenti del padre e infine nel
’64 si ferma a Vallecrosia, dove assume la direzione della
«Casa valdese per la gioventù» (antica scuola, fondata negli anni forti dell’evangelizzazione e in tempi più vicini a noi trasformata in colonia e foresteria) liberando così una forza pastorale, e rendendosi egli stesso disponibi
Sergio Nisbet
Sergio Nisbet appartiene a
quella categoria di diaconi
che, senza comparire sul palcoscenico delle chiese, lavorano in silenzio per fare funzionare (e bene) le nostre
opere. Va naturalmente detto
(anche se talvolta ai figli dispiace sentirselo sempre ricordare) che è figlio di quel
le per un servizio nelle chiese
della Riviera di Ponente.
Per il carattere affabile,
mai supponente, per l’impegno in prima persona, intorno a Sergio si forma un gruppo di persone, «amici di Vallecrosia», che concorrono
con lavoro anche volontario,
ad abbellire la «Casa», a renderla più accogliente, più razionale e quindi anche più
redditizia. E anche doveroso
aggiungere che in quest’opera Sergio ha la fortuna di ricevere dalla moglie Dorothea, dotata di grandi capacità organizzative, una
preziosa collaborazione.
viene risposto che il Sim
lavora per la chiesa e non
la stampa. Ma la comuni’
zione, il kerygma, l’annuni
non è forse al centro de
missione della chiesa? N,
dico che sia necessario da
priorità assoluta a questa e
genza; basterebbe prestai
un briciolo di attenzione, cf
qualche piccolo accorgimei
to, senza per questo strato
gere lo stile di lavoro del j
nodo. Soprattutto, sareb]
importante che gli operati
dell’ufficio stampa potessi
incontrare, prima del Sinoi
Commissione d’esame e pi
sidente designato per cere;
di elaborare, insieme, un
no di lavoro che venga incoi
tro alle esigenze di tutti.
Accenno rapidamente!'
qualche altro nodo: la d®
coltà di tradurre il nostro «W
tois de Canaan» in unlin
guaggio comprensibile aj
uomini e alle donne esten
al nostro mondo; la concei
trazione, negli ultimi anni,s
temi interni alla vita delj
chiese, di scarso interesse gi
nerale. Sul versante del!
stampa, verifichiamo la tei
denza, sempre più marcata,
confinare l’informazione s
Sinodo nelle pagine della cr
naca torinese oppure a li®
tarsi a riferire su apertura
chiusura dei lavori. Il Sinoi
fa sempre meno notizia, e
numero di giornalisti presei
si assottiglia sempre più, a
che per l’attuale tendenza
giornali e agenzie a evitare
spese di trasferta dei cori
spendenti, e a lavorare esd
sivamente via telefono, fai
modem. In questo quadro
vista anche la tendenza)
«appaltare» i servizi a pubkf
cisti evangelici; fatto cheli
aspetti positivi (Tinformazif
ne è solitamente più puntul
le) ma anche negativi, pere!
potrebbe essere indice dii
sattenzione e ghettizzazioni
Perché, comunque, queé
crescente disaffezione del
stampa nei confronti del n
stro appuntamento di fii
agosto? Forse proprio perd
negli ultimi tempi abbian
perso troppo tempo a «gua
darci l’ombelico». Oppur
più semplicemente, perdi
dobbiamo lavorare meglio
di più. Varrebbe comunqo
la pena di trovare i tempia
luoghi adatti per parlarne.
lì
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Dio
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dar
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stes
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me
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RINGRAZIAMENTO
«In pace io mi corichi
e in pace dorrà
perché tu solo, o Eteri
mi fai abitare in sicuri
Salmo!, *
I familiari della cara
Alessandrina Codino
ved. Rivoiro
neH’impossibilità di farlo peé ■
naimente, ringraziano tutti colo !
che con presenza, scritti e fico
hanno circondati con affetto.
Un ringraziamento particoW i
al dott. Attilio Griffa e al pasi
Ruben Vinti.
Prarostino, 30 agosto 1997
RINGRAZIAMENTO
«Signore, non pr^
della tua misericor»
il tuo amore e la tua
mi proteggeranno serrV^
Salmo 40,1
I cugini di
Willy Balmas
no
nel
la.
cas
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no,
spe
me
zio
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pa\
dii
sue
vie
ce<
anziano Riv-Skf
deceduto il 25 agosto all’età
anni, annunciando la sua iteP j
Visa dipartenza, ringraziano ,
coloro che hanno partecipaajT
presenza e con scritti al fonef“ J
Esprimono la loro pahicolaf®.
Das4
conoscenza all’Asilo, al P“*’ -t
Pfannkuche, alla famiglia Las|J
alla sig.ra Vittorina e al
Anziani Riv-Skf.
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