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Anso VII — X. 4. II SERIE 28 Febbkajo 1858.
LA BUONA NOVELLA
GIOKXALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
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Seguendo Is verìti nella cjirith, — Epes. VI, 16.
PKEZZO DI ASSOCIAZIONE f LE ASSOCIAZIONI SI iiICEVONO
Per lo Stato [franco » destiaazioiie].... £. 3 00 i la Torino allXffizio del Giornale, via del PrtDCìpe
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 2» ( Tommaao dietro il Tempio Valdese.
Per l'Inghilterra, id................... „ 5 5l> j Nelle Protiscik presso tutti gli Uffizj postali per
Per la Germania id..................... 5 50 ' mezzo di Vacu.\, che dovranno essere Inviaii
Xon si ricevono associazioni per meno dj un anno. ^ franco al Direttore della Buona Novella.
All’estero, a' seguenti indlriizi : Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, me Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Marianesimo, ossia culto idolatrico di Maria distruttivo del Cristianesimo VII ed ultimo. — DI alcune
ot>f)tezìoni che si fanno contro la Bibbia IL — Bibliografìa: Impossibiliiìi storica del viaggio <U
S. Pietro in Roma ecc. — Aneddoto. — Crou4W» della quindicina.
MARIANESIMO
OSSIA
CULTO IDOLATRO DI MARÌA DISTRUTTIVO DEL CRISTI.iNESIMO
VII ED ULTIMO,
Ci bisognerà compendiar la materia benché sia ancora
assai ampia. Abbiam detto che Roma sopprimendo tutte le
pcene Evangeliche che mettono Maria in condizione molto
diversa da quella che fu imaginata per esaltarla, s’arresta
•su quella parola, donna, pronunciata da Gesù mentre agonizza sopra la Croce. Maria è donna si dice, come Cristo è
uomo, cioè essa è l’Eca nonella. —Nulla di più falso ; l’antitesi
tra lei e la prima madre è erronea oltre modo ; eppure solo
sopra tale antitesi fu alzato il culto di Maria. E’ stata opposta ad Èva, sposa del primo Adamo, e fu fatta (mostruoso
a dirsi !) la seconda Èva, sposa del secondo Adamo. Questo
linguaggio, noi l’affermiamo senza che nessuno possa contraddirci, è la somma delle eresie il Nuovo Testamento
non gli da appoggio con una sola sillaba, ma ben al contrario ci mostra esso unicamente la Chiesa, che S, Paolo
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chiama “ ossa e carne ” di Cristo, e chiama essa sola così.
Di più, indirizzatosi alla Chiesa ed ai suoi membri soggiunge egli, “vi ho sposati per presentarvi qual pura vergine ad un soTnomo, a Cristo ; ma io temo che siccome il
Serpente colla sua scaltrezza sedusse Eva, così non siano
corrotti i vostri sensi, e decadano dalla semplicità eh e in
Cristo ”, 2. Corint. xi. 2. 3. Or chi non sa che la Chiesa è
chiamata alla comunione dei patimenti di Cristo, fino ad
esser crocifissa, morta, e sepolta con Lui, e che essa è detta
risuscitata, salita al Cielo, prendendo parte al Suo trono ?
Non dimora già la Chiesa sopra la terra, ma nei luoghi celesti.
Essa è dichiarata erede con Cristo di tctto, e ogni cosa che
è di Cristo, appartiene a lei ancora. Ingomma le Epistole
Apostoliche solamente o trattano della Chiesa svolgendole
i tesori di Cristo, perchè ne sia partecipe, o trattano eminentemente della Chiesa, e della gloria che le spetta dopo
le sofferenze presenti. Tranne una volta in cui Maria ci è
rappresentata nel Cenacolo, alla Pentecoste, mista agli altri
discepoli, in tanto mare di dottrine che i S. Scrittori vanno
spiegando, non mai un cenno fanno essi di Maria e continuamente della Chiesa. Maria da lungo tempo non era più
fra i vivi quando si scrivevano tante Epistole, e S. Giovaimi
che soprawisse agli altri Apostoli fino ad un età decrepita,
che aveva tenuto seco colei che gli fu raccomandata, esso
pure serba un silenzio il più intero, nè s’eresse per Maria
una sola parola che faccia sottintendere minima parte di
quegli onori a cui fu assai tardi sollevata. Se perciò, come
Roma stessa non cessa di cantare colle parole del Cantico
de’ Cantici, dobbiamo credere che la Sposa di Cristo è una
una è la mia colomba, una è la mia perfetta ”), a chi
presteremo fede, o agli Apostoli che non riconoscono che la
sola Chiesa per sposa di Cristo, o alla chiesa Romana che
ci da per tale Maria, sow^ertendo o rinnegando la S. Scrittura ? A meno ch’essa ammetta due Ève, spose egualmente
di Cristo ; noi la sfidiamo ad eludere questa bigamia. Se
mantiene l’unità o Maria perde il titolo di Eva novella, o
la Chiesa, in contraddizione a S. Paolo, dovrà cessar d’esser
tale. Ma tolto a Maria un tal titolo, la base stessa è rovesciata, su cui si elevò mano a mano l’edificio del suo culto.
Il dilemma è stringente, e non può evitarsi la scelta esclusiva di un termine o dell’altro.
Mancando ogni fondamento biblico su cui stabilire la
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divozione a Maria, preteiiderassi Ibrse die l’epoca primitiva
della Chiesa accettasse qualche oml)ra ali)ieno di omaggi
verso di lei ? No, i primi tre secoli non danno appoggio alcuno al culto di Maria, e ben meno ancora al recente dogma
che la dichiara inimacohifa. Tertulliano, nella piìi ortodossa delle sue Opere, esclude esplicitamente Maria dal privilegio deH’impeccabilità ; scrisse egli “ Soli Dei FiUo scrvahaiur siile delicto permanere”. Tertulliano De Proiscript.
Cap. 8. Le prime esagerazioni in contrasto cogli E vangelj
si trovano negli Scritti Apocrifi che la Chiesa rigettò fin
dal principio, benché, come or stiam per vedere, la loro influenza nel vulgo dei credenti divenisse assai grande. In
quei tempi gli Apocrifi di ogni genere circolavano a man
salva, per esem])io i versi Sil)il1ini, i falsi Evangeli, i falsi
Atti, ed anche Epistole attribuite agli Apostoli. Son celebri
il Prot. Evan<ieìium di Giacomo, citato da Origene e da
Giustino Martire, che rimonta al Secondo secolo ; il Pseudo
Matthci Evangelium, copia indigesta del ]>recedente ; e finalmente la Natività di Maria ; in questi l’urto è jiatente con
quanto abbiam visto espresso con forza e perseveranza nei
veri Evangelj. Il primo Apocrifo foggia una nascita di Maria
sul modello di quella di S. Giovanni Battista ; si rappresenta allevata nel tempio, nutrita dagli Angeli, venerata da
tutto il popolo. Il sommo sacerdote l’affida a Giuseppe come
custode della sua verginità, e tutto Israele è pieno d’ammirazione per lei. Che non deve fare il popolo cristiano, se
gli stessi Ebrei la venerano con tanto ardore ? Perfino il
Sommo sacerdote la fa sedere sul terzo gradino dell’Altare !!i
Nel secondo Apocrifo l’ammirazione che si ha per Maria è
a cagion dei tanti miracoli che fa ; gli Angeli sono i suoi
Rervitori ; opera guarigioni miracolose ; è chiamata Regina
delle vergini. Il quadro è ben altrimenti abbellito nell’Evangelio della Natività di Maria. L’angelo annunzia che Maria
sarà ricolma di Spirito Santo dal seno stesso di sua madre.
L’Evangelio Araldo dell’infanzia, più recente dei precedenti,
è quello che fa già a^)parire la Vergine quale intermediaria
tra gli uomini e il suo figlio ; la chiama sovrawi signora- ;
^‘Domina llera. A sua richiesta il Divino fanciullo fa dei
miracoli. Ecco l’opera degli Evangelj Apocrifi che soli lavorano l’apoteosi di Maria, mentre i veri la distinguono con
precauzioni ed antidoti così manifesti. La sola ignoranza, in
conflitto continuo per fin coi costumi Ebraici, ignorati dai
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falsar), fabbrica l’altare a Maria. E ciò nou ostante l’idea di
concezione immacolata non spunta ancora ; troviamo anzi
che Gesù così si esprime nel racconto di Giuseppe il legnaiuolo, non potendolo sottrarre alla morte ; ‘'‘la morte è discesa
su TUTTI i figli degli uomini in conseguenza della prevaricazione di Adamo ; ecco perchè io deggio morire, secondo
la carne, per gii uomini che ho creati. ” Così Maria stessa è
involta nella condanna comune. Tale anche fu l’avviso dei
padri. S. Ambrogio insegna che Gésù solo fu immacolato e
senza peccato. In Psalmum 118. S. Agostino riconosce
Maria nata come il resto degli uomini ; “ de carncdi concupiscentia parentum contr. Julianum Lib. vi, cap. 22. La
dice morta a cagion del peccato originale, “ Maria ex: Adam
onortua proi>ter 'peccatnm Li Psahnuni 84. Sermoii. 3. Ma
questo Padre, benché la dichiari infetta dal primo peccato,
esita neU’ammettere che commettesse peccati attuali, o piuttosto non vuol entrar in questione siffatta. Così fa una concessione aH’opinion popolare allora posta in voga dai falsi Evangelj, contro cui però altri non meno grandi Dottori della
stessa epoca combtittevano a visiera levata. Abbiamo già
ricordato Grisostomo, il quale riteime che Maria peccasse di
vanità. Lo stesso egli dice di lei nelle nozze di Cana, accusandola di importunità e di ambizione. Homel. in Matt. 45.
Ma S. Basilio va più innanzi, affermando che la spada che
trafisse l’anima della Vergine, era il dubbio sulla Divinità
di Gesù Cristo. Basii. Epist. 317. Da questi testimoni è
troppo chiaro che sia il culto di Maria, come l’immacolata
concezione di lei, erano affatto respinti al quarto secolo ; e
si può ben dire con Erasmo, molto conoscitore dell’antichità
Cristiana, che per condannare un uomo che rigetta l’immacolata concezione, bisogna violentare l'unanime attestazione
dei Padri.
E veramente rimontando ai primi tempi. Maria si trovava mista agli altri Santi nelle Liturgie più note ; e come
la Chiesa usava pregar per S. Giovanni Battista, per gli
Apostoli, per i Martiri, pregava anche per lei. Bisognò un
crollo dei principj primitivi per passare a pregare i Santi,
e Maria come regina dei Santi, a titolo di mediatori e di
intercessori, contro quello che S. Paolo proclama che un
solo è il mediatore tra Dio e gli uomini. Cristo Gesù uomo ”.
Ma se gli Apocrifi hanno fatto strabboccare nella Chiesa una
corrente d’idee erronee e superstiziose, gli eretici ebbero
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anche hi loro parte nel formare un Culto a Maria. S. EpilUnio ci l'iferisce (Ihere.'s. 78, 79j della sètta Colliridiaiia,
composta di donne fanatiche araìje che instituirono una
fei<ta in onore della Vergine, oll'erendole alcune focaccie
dette CoUijrùlia, e cantavano a lei delle lodi. Rimprovera
Epifanio a questa sètta di essere imo sforzo del demonio
che, sotto pretesto di pietà, intraprende sempre di oifrire
onori divini alla natura umana. “ Maria, dice egii,l)en lungi
di essere un oggetto di adorazione, adorava essa il suo Divin Figlio : ninna creatura è adorabile ; se Iddio vieta che
si adorino gli Angeli, quanto più vieterà che si adori una
figlia di Adamo ! ” così Epifanio ragionava.
Verso l’anno 428 Nestorio non voleva permettere che
Maria fosse chiamata Madre di Dio; da questo avvenne che
i di lui oppositori, con esagei'azioni che la lotta suol provocare, godettero di esaltare smisuratamente Maria. 11 vescovo di Cilicia, Procolo, coml»attendo Nestorio, la celel)rò
con un Inno entusiasta, fino a chiamarla 11 paradiso animato del secondo Adamo, un ciel viveiite, l’unico sentiero
per cui Dio viene agli uomini Il linguaggio era nuovo,
e^ipure il Concilio di Efeso lo sanzionò, imperocché, dichiarata che fu Maria madre di Dio, Cirillo così la celebra ;
“ noi vi benediciamo madre di Dio, tesoro venerabile di
tutto l’universo, lampada inestinguibile, tesoro di verginità; Voi per cui il cielo trionfa, gli Angeli si rallegrano, i
demonj sono espulsi, vinta e la tentazione !! ” Eccoci al punto
in cui, per mezzo di reazione contra certe eresie, reazione
spinta al colmo, le idee degli Apocrifi s’incorporano nella
Chiesa Officiale che accetta e corrobora le grandiosi iperboli, per poi farne dei dogmi letterali.
Tilltsmont candidamente confessa che “ come tutto ciò
che vien dagli eretici non è eretico, i Cattolici han creduto
poter continuare con pietà ciò che era stato da essi cominciato, da essi di cui abborrivaiio l’eresia 1. 76. Non bisognava più che inventare una leggenda che mutasse la morte
di Maria in trionfo, trasformandola in Assunzione. Or sappiam noi bene che solo sopra tale Leggenda si fonda questo
rapimento di cui Roma fece una festa, leggenda assurda
che sbucciò allorché il genio popolare avea già molto avanzato la sua opera e già sbozzato questo Culto, mentre che
se tale Assunzione fosse stata creduta, la tradizione antica
dei primi secoli dovea averne fatto menzione, e special-
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mente gli scrittori più rinomati, come S. Girolamo per
esempio che avea vissuto tanto tempo iti Palestina. Come
avrebbero ignorato un fatto sì grave, e trasandatolo ? Conchiudere dunque dobbiamo che, ad ausiliare di questo Culto,
son del continuo fabbricate favole le più ridicole e popolane. Più si avanza nel medio evo, è più la devozione di
Maria acquista terreno ; i canti popolari la sviluppano,
e la fanno di moda, ed allorché la poesia provenzale e tutti
i poeti idolatrano ciascuno la sua donna, sforzandosi di deificarla con linguaggio proprio alle Dee del Paganesimo,
come stupire che in quest’elevazione della donna spjinta a
tanto eccesso, Maria si lasci indietro ? L’esaltazione sua non
ebbe più limiti.
E malgrado ciò, allorché nel 1140 i Canonici di Lione
cercano introdurre la novità di una festa in onore della
Concezione Immacolata “ novam inducendo celebritatein
qtiaìn rifus Eccksice nescit, ” S. Bernardo che così la qualifica, benché dei più caldi devoti di Maria, se ue scandalizza,
riprova la nuova dottrina, scrivendo che ella é contraria alla
ragione come all’antica tradizione. “ Non probat ratio, non
Gommendat antiqua traditio" .Ep. 174 ad Canonie. Jjugdim.
Niun più di lui si levò contro, parlò più energicamente,
espose il pericolo, c mostrò sdegno ed orrore. Si formarono
poi due campi; i Domenicani condannarono quella credenza
appoggiati a S. Tommaso, il Dottore Angelico; i Francescani la sostennero con ardore; rappresentano questi la ple*be,
quelli i teologi; ma Roma sotto mano incoraggiò la plebe,
ne preparò il predominio; e poiché il travaglio fu spinto
ben avanti, sicura che ninno del clero oserebbe levarsi) e
certa di poter soffocare cpalunque voce, ai nostri tempi decretò, in dispetto della tradizione, che Maria fu coticeputa
immacolata, smentendo Paolo che dice ai Eomam stessi cap.
V. 12, “ la morte passò sopra tutti gli uomini, perchè tutti
han peccato ”. Cancellò la parola tidti e di suo talento stabilì un’eccezione!!! L’abbate Migne ebbe ragione di domandare al Papa una riforma della Liturgia, per cancellare
quanto concerne la morte di Maria, poiché se ella è immacolata, non ha dovuta né pututo subire le conseguenze del
peccato originale. O negar dunque questa morte, o attribuirle UN VALORE espiatorio. Tal é il dilemma inesorabile.
Un Teologo di Pandemburg in Prussia ebbe ancor più ragione di chiedere che i Sacramenti avessero due correnti di
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Grazia, di Gesìi e di Maria; die neH’Eucarestia fosse sostanzialmente presente il cor]^io di Maria come quello di
Gesù, e che come questi redense un sesso, quella redima
l’altro!!! Non mancano più che le sacerdotesse Colliridiano,
ailindiè niun sesso manchi del suo Sacerdozio !!!
Ecco l’ahisso in cui si cadde; s’introdusse il secolo nell’officina dove si elaborano nuovi dogihi ; il presente fo conchiudere del passato! A buon diritto abbiam noi dato per titolo
a questi articoli : Il Culto idolatro di Maria distruttivo del
Cristianesimo; tutte le dottrine le più apertamente Evangeliche, tutta l’economia dei Testi Sacri, il loro scopo evidentissimo di escluder Maria da qualunque intervenzione
nel dominio spirituale, sono di fronte contraddetti, e appieno
annullati nel modo il più scandaloso. La Redenzione non
vien più da un solo ; il mezzo di salute o la Mediazione tra
Dio e gli uomini non è più esclusiva a Cristo ; s’aggiunse un
nuovo e più efficace mezzo di salvezza, di cui non v’è cenno
nel Nuovo Testamento, anzi un mezzo respinto da lui; e che
ciò sia, le prove somministrate da noi sono inconcusse. Come
adunque, dopo tutto ciò, il Cristianesimo non sarebbe egli
distrutto dal Marianesimo, e Cristo stesso virtualmente detronizzato? La semplicità ed tmità evangelica è mutata in
dualismo; due son le fonti di grazia, due i R'edentori. Questa
mostruosità non è tollerabile. Tutto si dee rannodare ad un
centro; tutti nel ceppo della vite, per esser tutti palmiti in
lei; Pietro come Paolo, Maria come l’ultimo dei fedeli; e
sconvolgere quest’unità e semplicità di radice, di succhio,
di vita, egli è insegnare un altro Vawjelo, da abborrirsi e
respingersi, quando anche fosse predicato da un Angelo dis(!bso dal Cielo o da un Apostolo stesso. Calati i. 9.
Teofgsitlo.
DI ALCUNE OBBIEZIONI CHE SI FANNO
CONTRO LA BIBBIA.
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Genesi, Gap. III.
Carisi^imo Amico,
Se, dalla prima aH’ultima pagina, la Bibbia conserva l’impronta
visibile dello Spìrito di Dio che la dettò, forse in alcuna parte del
Veccliio Testamento il suggello divhio è scolpito più })rofoiidamente
che nel mù'altile capitolo ch’io vorrei poiTe dinanzi agli ocelli de’
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vostri lettoli. Non è quindi senza un tremore secreto ch’io impremlo
ad examinarlo, il die io faccio non già coll’idea di studiarlo nei particolari, ma unicamente onde presentare in proposito alcune considei'iizioui, sotto il pulito di ìàsta specialissimo che mi sono proposto.
I-iT sono risolte le più importanti questioni di cui lo spirito umano
siasi occupato, i più gi'andi problemi della filosofia che in tutti i
secoli fecero il di lei tormento; e non già in forma astratta, per via di
ragionamenti e definizioni, ma coi fatti; e lo sono con tanta gi-ande/:za
in uno e semplicità, che i più forti ingegni ne rimasero rapiti e le intelligenze le più comuni sono atte ad intenderli. — Che cos’è il male od
il peccato che regna nel mondo ? Come mai questa creazione, che poco
addietro ancora era tutta buona agli occhi medesimi di Dio, è ella
divenuta cattiva? Che cosa costituisce l’essenza del peccato, e quale ne
c l'origine ? Tali sono i quesiti di somma importanza cui quella pagina del libro di Dio da una risposta che mai l’uomo non a\Tebbe
trovata. Egli era così inetto a trovarla, che la respinse dopo averla
ricevuta, e s’affatica a mutare in tenebre la viva luce discesa daH’alto.
Cho è infatti il peccato agli occhi dell’uomo naturale ? Un non so
che di vago e d’indeterminato di cui ogni individuo si fa im’idea
essenzialmente diversa da quella di tutti gli altri, uu po più che non
debolezza, molto meno che non delitto, alcuna cosa infine, che per
non diirsi fastidio, non si definisce, e per la quale si ha cura di non
inquietarsi. Non conoscendolo nella sua essenza, lo si disconosce naturalmente ne’ suoi effetti. L’in^’incibile malessere interiore che si prova
in certi momenti e allorquando pure ci sembra di possedere tutti gli
elementi terreni della felicità, lo si attribuisce a cause esteriori che
sono incapaci di produrlo, e non si dubita nemmeno ch’egli sia il
tristo frutto di quel peccato che si cerca di negare.—Con un rispetto
maggiore per la Parola di Dio, divenuta per l’uomo caduto la fonte
imica di ogni conoscenza salutare, cotesti uomini così gratuitamente
fieri della intelligenza loro, imparerebbero ed a conoscere se stessi,
ed a conoscer la causa del male che li divora, nonché l’unico rimedio
che li possa guarire. Interroghiamo per essi questo libro che i santi
uomini di Dio hanno scritto sotto l’inspirazione del suo Spirito. C¿ie
ci dic’egli del jieccato ed immediatamente della sua origine ? “ Per
un solo uomo il peccato è entrato nel mondo. ” Rom. v, 12 ; e al
capitolo che ci occupa, il racconto del primo peccato di queiruomo ci
è fatto con tutti i particolari che potremmo desiderare intorno ad un
fatto ch’è, per ognuno di noi, di così grande interesse. Il peccato, dice
ancora la Scrittura (i Giov. ni, 4), è “ la trasgressione ddla legge ” di
Dio per parte dell’uomo, una vera rivolta della creatura contro il suo
creatore, accompagnata da circostanze talmente aggravanti ch’ella riveste un carattere veramente diabolico. Creato ad imagine di Dio,
dotato delle ñxcoltá le più eccellenti, atto ad amare puramente, collocato in un delizioso giardino di cui doveva prender cura, imperciocchè l’inazione sarebbe stata per lui una vera privazione, godente
della i)ienezza della vita, stabilito re della creazione, egli stesso nou
dijiendente che da Dio solo, che cosa mancava aH’uomo per essere
felice ? Ma apiiuuto jierchè Iddio l’aveva così eccellentemciite dotato.
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era iiefessario che gli ricordasse la di lui origine e in lui mantenesse
vivo il sentimento della sua dipendenza “ Mangia pur d’ogni albero
del giardino ; uia non mangiar deU’itlbcro della conoscenza del liene
e del male ; perciocché nel giorno che tu ne mangerai, j)er certo
morrai” (Cap. ii ; l(i 17.) Che di più naturale e di più legittima
dalla parto di Dio, e di più salutare per l’uomo ?
Ma qui si mena lagno e si dice: A che questa restrizione, se Dio
K!V jeva che non stìrelibe rispettata e che ti-ascinerebbe infallibilmenti;
alla disobedienza? E perchè questa sanzione penale che non sembra
stare in alcuna pro )orzione colla gravezza del delitto ? Non è egli
iussurdo il credere c le per aVer mangiato un frutto jiroibito l’uomo
abbia attirato la rovina sojira di lui non solo, ma eziandio sopra la
sua più remota posterità!-* - E’ tacile il risjiondere, ed ho già in ])arte
risposto alla prima di queste obiezioni : voi annnettete senza dubbio,
diremo noi a quelli che “ oscurano il consiglio del Signore con parole
senza scienza ” (Job. 22 ; 2), che il capo di una famiglia ha il diritto
di stabilire quelle regole ch’egli giudica necessarie alla di lei prosperità, e che il fondatore di un impero ha il diritto di dettar leggi che
egli crede jVur necessarie per consolidarlo e assicurarne la durata.
Non vi sarebbe adunque che il Creatore di un mondo che non potesse senza ingiustizia dare delle leggi atte a mantenervi l’ordine e
ad assicurare il compimento della di Lui suprema volontà ?
Riguardo a quella sanzioTie jienale che vi piace trovare esoi'bitante, la troverete auzi perfettamente giusta il giorno in cui ap])ienderete che cosa sia il peccato. Non vi è ancora avvenuto, mi
figm-o, che il vostro spirito ti'ovi ingiusta la pena inflitta a Safciuii
e agli angeli che ha trascinato seco nel delitto e nella caduta,
e faccia l’apologia dalla di lui rivoltfi. Ma ({uale grande diversità
scorgete voi dunque fra la rivolta dell’angelo e la rivolta dell’uomo? Non haimo eglino voluto, l'uno e l’altro, porre la volontii loro
al disopra di (juella di Dio, rendersi indipendenti da lui, diventar
eglino iddii a se stessi, e detronizzare infine Colui del quale non com•I)ortavano la dominazione? “ Noi non vogliamo che costui regni sopra
noi ’ Luca 19 ; 14. Non è cotesto il linguaggio o almeno il pensiero di
chiimque ritìnta di sottomettersi alla volontà di Dìo? Dunque non
meravigliate se vedete quel primo peccato del primo uomo, peccato
che voi trattate con tanta leggerezza, seguito subito da un diluvio dì
delitti, che copre ben j)resto la terra, lungi quanto si estende questa razza d'tiomini che Adamo generò alla sua imagine. L’ordine è
stato sconvolto, il legame che univa l'uomo a Dio è stato -vàolentemente spezzato. Creatura libera e responsabile, in luogo di scegliere il bene, ch’era jnu- cosa facile, e neUa pratica del quale
ave\-a per un tempo goduto pura felicità, cedendo ad ima tentazione che a'iTebbe do\^lto combattere e a\Tebbc potuto .vincere,
l’uomo scelse il male e poscia non ebl>e più in se stesso alcuna
forza atta a resistere al dì lui funesto impero. Chiunque commette
il peccato diventa schiavo def peccato, e per sottrarsi da questa
ignominiosa schiavitù, occorse niente meno che l’intervento onniposi^ente e misericordioso dì Dio, annunziato al 'primo peccatore
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in termini misteriosi, e il di cui insieme mera\iglioso foi’mò l\»ggetto delle rivelazioni durante 40 secoli.
Direte forse che il primo uomo non è responsalnle dei delitti
clie hanno ben presto insozzata la terra, e che vi ha distanza dal
di lui peccato a quello di Caino o di altri suoi discendenti ? Avete
voi dunque misurato con precisione lo spazio che separa ciò che
appellate un piccolo peccato dal piiì odioso dei delitti ? Per quanto
grande possa sembrarvi, è certo che Adamo stesso l’ha percorso
con sorprendente rapidità. Osservatelo rispondere al proprio giudice,
e cercare di gettar sulla dì lui compagna, su quella ch'egli testé
chiamava “ Ossa delle mie ossa, carne della mia carne ” tutta la
odiosità del peccato commesso volontariamente da lui: “ La donna
che tu hai posta meco è quella che mi ha dato del frutto dell'albero, cd io ne ho mangiato ”. Egli sapeva già che ima pena terribile
era stata annunziata ai trasgressori, Ebbene! che questa pena ricada
tutta sulla donna ; ch’ella muoja, perchè è dessa la colpevole I Come
in un istante si è spogliato d’ogni affezione naturale! Come s’è impietrito il suo cuore! Com’è divenuto egoista, il primo della lunga catena
d’egoisti, che dicono volentieri: perisca tutto il mondo, purch’io resti!
E in coteste detestabili parole non iscoprite voi, neU’esaminarle
piiì da vicino, qualclie cosa di piiì odioso ancora, s’è possibile, dell’egoismo e della durezza? “ La donna, dic’egli, che tu hai posta
meco è quella che mi ha dato del frutto dell’albero ! ” Non ammirate l’audacia con la quale egli getta indirettamente sovra Dio
stesso la responsabilità del disordine di cui n’ è la causa ? “ Se tu
mi avesti lasciato solo, io non avrei disobbedito ; perchè darmi
])er mia disgrazia questa compagna che mi è stata occasione di caduta ? ” Quali progressi nel niale in un così corto spazio di tempo !
Osereste voi ancora accusar Dìo di durezza, allorquando pronuncia contro i colpevoli la sentenza che 'sd sembra in contraddizione
colla sua misericordia tanto comprovata nella Scrittura? Avreste
qualche ajiparenza di ragione se i dehnquenti avessero testimoniato
alcuna specie di pentimento, si fossero mnihati, se avessero implorato«
perdono e che questo perdono fosse stato loro negato. Ma nel rivoltarsi
contro Dio, perdettero ogni confidenza nell’amor suo, in guisa che non
suppongono nemmeno ch’ei possa far grazia ad essi. Invece di confessare il lor peccato ed umiliarsi, parlano con arroganza e si sforzano
(U scusarsi. Ancora una volta, dii troverà strana e ingiusta la pena
proferita contro di loro ? — Nè voi, nè io, caro amico, bensì grande
numero di persone in vista delle quali ho scritto queste linee, e di cui
neppur una forse le leggerà. P. L.
BIBLIOGRAFIA
impossibilita’ STORICA DEL VIAGGIO DI S. PIETRO IN ROMA DIMOSTRATA,
SOSTITUENDO ALLA FALSA TRADIZIONE, LA VERA. -Uh VOl. Ìn-8° piccolo
di 364: pag. — Prozzo un frivnco. •
Diciamo auzi tutto due parole sulla circostanza che diude lungo alla pubblicazionc die auuunziaruo :
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Sono due anni circa che un nostro amico dettò per la Buona NuveUir
alcuni articoli, sul preteso Viaipiw di S. Pietro a Roma e sulle mostruosii
conseguenze .che da (juesto si vogliono dedurre a sostegno del sistema papale.
Non sfuggirono cotesti articoli all’attenzione dell’.<-l;-Hioni(i, la quale anzi
stimolli meritevoli di una apposita confutazione, che venne alla luce verso la
fine dell’agosto 1856, sotto il titolo, por furino, non troppo cortese di:
Viatjijio di S. Pietro a Roma, impufinato dai Valdesi del Pic.movle, con
falsità, cavillosità e malafede incredibili, o die concludeva colla sfida più
superba a rispondere, e colla asseveranza che tal risposta noi non l'avremmo
data mai, perchò nella morale impossibilità di farlo.
H presento opuscolo, la pubblicazione dd <[ualc venne da varie circostanze ritardato assai più che non l’avreimno voluto, mostrerà a chiunque si
tolga la pena di scorrerlo, in che conto si abbiano a tenere le millanterie dei
nostri awersarj, e se con cavillosità, falsità e malafede incredibili, o con
buona copia d'inconfutabili argomenti, noi abbiamo preso la nostra tesi a
sostenere.
Che se, come potrebbe darsi, ci venisse da taluno dimandato perchè una
tanta importanza noi diamo ad un argomento cho, eccetto dal lato istorico,
ue ha così poca? noi gli risponderemo : essere vero che, per noi evangelici,
la quistione comunque venga sciolta, importa poco; poiché sia andato o no
Pietro a Koma; vi sia stato o no vescovo di quella Chiesa; ciò, in ultima
analisi, non costituisce in nissun modo che tutto quanto venne dai vescovi
susseguenti insegnato, come di fonte apostolica, sia tale, nè che si possano
chiamare successori di S. Pietro coloro che ne rinnegano la fede, solo pel
fatto che hanno la loro sede nella stessa città ove egli sarebbe stato pastore.
Ma se ciò, a noi evangelici, importa poco, non così per i propugnatori
del romancsimo, por coloro che la salute eterna, j:iiù che dalla comunione
con G.Cristo, la fan dipendere dalla comunione esterna col vescovo di Koma , perchè successore di S. Pietro. Per costoro non solo importa una
tal quistione, od il modo in cui verrà sciolta; ma si può dire che tutto il
loro sistema è come sospeso a quel tenue filo; cosichè se sarà dimostrato in
modo chiaro che nò S. Pietro vide mai lloma, nè vi morì, sarà altresì dimostrato che non potè esservi vescovo nè per 25 anni, nè per uno, nè per
un sol giorno. E se S. Pietro non fu vescovo di Roma, i Papi non ponno
essere i di.lui successori; dunque non ponno protendere ad alcun privilegio,
anche supposto che Pietro ne potesse trasmettere, e por conseguenza crolla
del tutto la Supremazia Itomana.
Or questa dimostrazione, noi stimiamo che emerga evidentissima dal
libro che annunziamo, e tale da convincere pienamente chiunque non abbia
interesse a chiudere gli occhi alla verità.
L’autore prendendo ad esame primieramente la Sacra Scrittura — che
sarebbe straordinario non contenesse qualdie formale dichiarazione sopra
un fatto di tanta importanza per la salute — dimostra nel modo più irrefragabile e lampante, cho non ^olo manca del tatto quella f<irmale dichiarazione; che non solo mentre i viaggi anche più insignificanti dell’Apostolo
vengono accuratamente consegnati ne! hbro degli Atti, in quei capitoli cho
si occupano di lui, non è detto verbo che alluda, nè da vicino nè da lontano
ad un viaggio di S. Pietro a Eoma; ma che i dati tutti che si possono
ricavare, sia dagli Atti, sia dallo Epistole, sia dalla considerazione dell’opora
sjieciale affidata a (juesto Apost.,)lò.la ])rudicazione cioè deU'Evangelo ai (jiudei, che questi dati tutti contraddicono, nel modo più reciso, la possibilità di
un tal viaggio e più ancora di un’ejiiscopato di 25 anni nella città dei Cesari.
12
Dalla S. Scrittura venendo alla Tradizione, e passando a ra.ssegwa 1 uu
dopo l’altro i varj documenti e passi dei SS. Padri, ai quali si suol ricorrere
per questa favola accreditare, dal libro intitolato: la Predicazione di Pietro
fino ad Ottato f 384, egli dimostra, con tale un’abbondanza di prove e così
stringenti — ovvero come sieno del tutto invQptati od interpolati tali documenti e passi, ovvero come sia il senso che esprimono realmente, affatto
diverso di quello che gli si è voluto attribuire—che stentiamo a capire come
potrà ancora quel cattolico-romano (che è nello stesso tempo onesto) rimanersi tale, in tutta tranquillità di coscienza, dopo averlo letto.
Ma come mai domanderà taluno un’impostm-a così evidente potè ella, in
modo così generale, e per tanto tempo farsi ammettere come verità incon
stabile ? - Il nostro autore risponde anche a questa domanda, e oi porgo
la spiegazione di questo fatto, che altrimenti non si potrebbe spiegare, nelle
fidsifìcazioni di ogni genere cui le opere degli antichi scrittori andarono
soggette, falsificazioni che raggiunsero il loro apice nella Donazione di Costantino o nelle Lettere DecretaK dei Papi, due docmnenfi ora riconosciuti
falsi da tutti, ma che (il secondo sovratutto) fecero regnare despoticamente
i Papi per più di Settecent’anui, ed hanno contribuito più di qualunque altra
circostanza a “ mettere in corso, come dice il nostro autore, a svolgere ed a
perfezionare la supremazia dei papi, come istituzione divina”. E gli esempj
ch’egli porta di siffatte falsificazioni, non più ristrette alle Decretali, ma estese
alle opere dei Padri e perfino ai canoni dei Cóncilj, sono tali da fare stordire,
e da riempiere di meraviglia anche coloro che, avvezzi al procedere di Roma,
(juando si tratta di porre in salvo i suoi usurpa:ti privilegi, stupiscono
per così pocD.
Questi ed altri, dai quali per brevità abbiamo dovuto prescindere, sono
gli argomenti che il lettore troverà svolti in questo volume, non in stile
rabbioso e violento come quello usato dall' avversario , ma iu quel stile
pacato e dignitoso, che si addice a chi ha impreso a difendere non la propria
causa, nè quella del suo partito, ma quella della verità. “Le pagine del
“ nostro libro ”, così l’autore nell’introduzione, “ rinchiudono un'infinità di
argomenti di valore e d'importanza diversi. Quando ancora uno o due
“ fossero trovati deboli, e si scegliessero di preferenza per combatterli, non
basta ; è duopo affrontarne la maggior parte, e ribatterli con ragioni e non
“ con sofismi. Noi scriviamo per quelli che cercano la verità ; facciam ap‘‘ pello al buon senso degli Italiani, li chiamiamo la storia alla mano, a
“ giudicare del vero e del falso, del probabile e dell’improbabile.....Prove,
“ PROVE che S. Pietro fu in Roma, e non gratuite affermazioni, non eongetture, non favole, non leggende ! ”
• Gl’italiani vorranno essi udire, scuotersi e far senno? Ovvero mentre gli
spiriti più colti d’infra noi imprecano tutto dì a Roma, accagionandola dei
tanti mali di cui è travagliata la nostra patria, deridendone le credenze, c
parecchi, proclamando l’Evangelo unica sorgente di verità e di prosperità a
cui converrebbe attignere, seguiteranno essi eoUa loro inerzia, e coll indifferenza pii'i colpevole per i massimi fra gl’interessi, a farsi puntelli di quel
sistema di tirannia e di fraude, di cui più di qualunque altro popolo, raccogliamo i frutti amari ed avvelenati? — All’avvenire spetta la risposta ad
una tal domanda. M.
13
... (Jü ...
ANEDDOTO
TJLTIMI ISTANTI DI UN SOLDATO CRISTIANO.
Les Archives chi Christianisme pubblicarono sotto l’espo-sto titolo, il commovente racconto che qui riproduciamo :
‘‘ Negli ultimi fatti d'arme, in Crimea, un soldato inglese, ferito mortalmente, fu recato fuori del campo da alcuni suoi commilitoni. Sentendo
che la sua vita andava estinguendosi, disse loro : “ Non vi date pena di
])ortarmi più lungi ; lasciatemi qui, giacche io muojo Alcuni momenti
dopo un ufficiale scorgendo il ferito bagnato nel proprio sangue, s'avvicina, e gli chiede se nulla può fare per lui. “ Nulla grazie ” risponde il
soldato — “ Vi cercherò un po’ d'acqua ? ” soggiunge il pietoso ufficiale—•
No, grazie, sto per morire ” — “ Ma dunque non posso far nulla per voi'?
Potrei scrivere ai vostri amici ” — Non ho amici cui possiate scrivere ;
tuttavia una grazia vi chiedo : là, nel mio sacco, c'è un Nuovo Testamento : volete voi aprirlo al capo xiv di S. Giovanni ? verso la fine troverete un versetto che parla di pace ; abbiate la bontà di leggermelo ’
Ti'uffieiale apre il libro e legge: lo vi lascio pace, io vi do la mia pace :
lo non re In do come il mondo la dà : il vostro cuore non sia turlmfo,
e non si spaventi ! Il morente ripiglia ; “ gi-azie, signore, io ho cotesta
pace, Dio è con me, io vo verso il mio Salvatore ; non mi manca più
nulla Proferite le quali parole, egli spira ”.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Questa volta fissiamo per punto di partenza 1’Australia: in quelle isole i
semi sparsi del Vangelo produssero frutti preziosi e solleciti, specialmente
nella Nuova Zelanda e nelle Nuove Ebridi. Gli abitanti di quella, 50 anni
or sono, erano pagani ed antropofagi; ora in numero di 80000, diventarono
cristiani. Da ultimo, 600 anime di una piccola borgata desiderarono avere
im pastore esclusivamente per esse e, coi loro mezzi, gli fissarono un assegno
di 3, 500 franchi. Riguardo alle Ebridi, soltanto 2U anni addietro il missionario 'Williams vi si recò con 12 evangelisti la prima volta, e colà fu
massacrato insieme al di lui collega Harris. In una sola delle suddette isole
i 4000 abitanti di cui si compone, meno 200, abbandonarono il paganesimo
e chiedono istruzione : esistono già quattro grandi luoghi di culto, più di 50
scuole, e molte parti della S. Scrittura sono tradotte nel dialetto dell'isola.
Nè il Cristianesimo avanza soltanto come religione ma eziandio come civiltà,
di cui i maritaggi cristiani si possono considerare il fondamento : in quattro
anni se ne contano già più di 100. Parecchi individui sanno leggere e scrivere e le prime regole dell'aritmetica ; l’agricoltura si estende e quindi i
viveri più abbondanti ; manifestasi gusto per le comodità della vita, laonde
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le arti si spandono, si costruiscono caso, si aprono strade. Dopo tutto, non
ò a credersi che la grand’opera sia compiuta; se le popolazioni abbandonarono l’idolatria ciò non vuol dire che in tutti siasi operato nel cuore il
necessario mutamento ; ma la grazia di Dio non mancherà corto di fare abbondare la ricolta nei campi seminati dai primi operai e da altri inaffiati.
Ora spicchiamo un volo, che il pensiero può farne di eccelsi, dall’Oceania
all’Africa e girando la costa veniamo in Aìgekia, e là pure avremo di che
rallegrarci. Due nuovi seggi pastorali evangelici furono teste creati neUe
provincie di Costantina e di Orano : a ChercheU il culto venne organizzato
ila un fu romanista : a poca distanza d’Algeri uua famiglia commerciante
eresse un tempio ; un zuavo che presto otterrà il suo congedo brama dedicarsi alla evangelizzazione, ed è questo un frutto dell’opera speciale ch’esiste
fra i soldati.
Giacché abbiamo fatto cenno di quel fu romanista che oggidì evangelizza in
Algeria, faremo altresì menzione di altri neU’lRLANDA. Esiste a Dublino, fino
dal 1844, ima Società il di cui oggetto speciale si è di proteggere e soccorrere i preti del romancsimo, che per motivi di coscienza s’accostano alla
fede evangelica : ora parecchi di tali preti o seminaristi sono zelanti operai
di Gesù Cristo. Sarebbe desiderai)ile che simile istituzione fosse creata fra
noi dove non pochi sacerdoti son rattenuti dal manifestare le proprie opinioni religiose c dall’acquistare una vera fede per non cadere nella miseria.
Anche dalla Germania ci giunge notizia di nuove conversioni : il Ü
febbrajo ad Hechingen (Capoluogo del principato di Sigmaringen), in un
tempio testé aperto al culto evangelico, ebbe luogo l’ammissione solenne di
36 romanisti nella chiosa evangelica : il sentimento della libertà religiosa si
fa strada in mezzo all’indiferentismo delle masse ed alla intolleranza dei
governi.
Anche in Prussia il principio della libertà religiosa prende forza. Un ordine ministeriale ha tolto alla polizia la sorveglianza fin qui praticata sulle
riunioni dei culti dissidenti. Non vogliamo essere noi di certo i nemici della
tolleranza, ch’è un dovere cristiano ; lasciamo al clericalismo far guerra
alla verità ed alla scienza.
In proposito, i reverendi padri gem-iti, predicando in Vienna alla gioventù di quella università (e ciò dietro ordini recenti) si scatenano contro la
scienza moderna : uno di loro ha posto in guardia gli uditori contro le false
guide che sono tre ; la filosofia, lo studio delle scienze naturali e la stampa ;
di questa l'oratore desidera vivamente la completa abolizione. A meraviglia!
per rendere incurabile aifatto la cecità e per cadere guidanti e guidati più
prontamente nella fossa. Cotale desiderio venne poi espresso in modo energico da un altro predicatore, attribuendo la disgrazia avvenuta a Mayence,
dello scoppio di una polveriera, alla collera di Dio che volle colpir giustamente la detta città, perchè in essa nacque Guttemberg, l’inventore della
stampa. Poveri gesuiti ! in voi scoppia davvero l’ira di satana che mira colla
stampa riprodotti a migliaia gli esemplari del Vangelo I ma eziandio povera
Vienna I che vedrai per opera dei gesuiti crescere il numero degli increduli !
Ci fa compassione la gioja che i clericali dimostrano osservando in Austria
trionfare la femminilità e sensualità del cristianesimo. £’ Univers dice, se però
vero, che 300,00(t pellegrini andarono a visitare la S. Vergine a Blaria Zeli,
e 200,000 ad Alt-Etting, compresi re, principi, uomini di Stato ecc. ecc.;
che l’arciconfrateniita del santo ed immacolato cuore di Maria si propaga di
più in più ; e che le chiese votive, gli ospizj, le statue si elevano dovunque
in onore della regina dei cieli. Abbiamo già mostrato anche noi quanto
15
cotesto culto a Maria sia contrario al Vangelo ; non se ne vede traccia nè
iu esso, uè ai primi secoli, nè fra i primi Padi'i ; ma il gesuitismo incarnato
nel romancsimo cerca appunto con tale culto femmineo arrestare il progresso
del culto virEe del Cristianesimo ossia del Vangelo ; or noi ricorderemo
all’Univers coteste parole del 1.° Napoleone; “ L’P]vangile n'est pas un
livre, c’est un être vivant, avec une action, une puissance, qui envahit tout
ce qui s’oppose à son extension
Tanto è ciò vero che possiamo offrire in prova ai clericali un fatto che sta
loro dinanzi. Lasciando ï Univers e il sig. Veuillot, indirizzeremo la parola
all'Armonia e al sig. Margotti, (la società è la medesima). Cotesto giornale
paragona sposso il Piemonte al Belgio, ed il paragone è giusto; ma lo fa soltanto allorché giova ai di lui tristi fini; tuttavia noi l'invitiamo a considerare
i frutti che il gesuitismo raccolse nel Belgio dall’ardente pugna ch’ei
diresse contro il governo all'epoca delle elezioni e che dirige sempre
contro il Vangelo e gli evangelisti, sia colla stampa, sia dai pulpiti etc. I
frutti sono ; l’amore ohe il popolo belgico acquista di più in più per la
sua indipendenza e libertà civile e religiosa; l ira chc desta nelle persone
contro il dispotismo clericale ; l'impulso dato agli spiriti di occuparsi di questioni religiose, e di ricercare la verità nel Libro eterno; la via appianata,
per la grazia di Dio, all’opera della evangelizzazione, e la via additata del
tempio dove si adora il Signore in ispirito e verità, com’csscr deve adorato.
Nei giorni scorsi l’Armonia ebbe altre cose importanti per le mani: doveva,
a cagion d’esempio, pubblicare l'indulto quaresimale e il giubileo eonce.s.<io
dal papa, cioè due maniere di soddisfacimenti umani per cui i clericali
intendono quietare la giustizia di Dio, senza di che le anime sarebbero
punite col fuoco eterno. A'^eggasi ora con che bassa moneta si giungo a pagare il debito coH'Eteriio e a scansare e<^nta pena: com’è noto, si tratta
di astenersi pei pochi giorni della quaresuua da cibi yrassi e valersi di
uova, di latticini, di pesci, che sono cibi magri. In quanto poi al giubüeo è
detto che si estende persino alle anime del jmrijatorio; racijuisto ne è facilissimo e comodissimo: imprima, confessarsi, comunicarsi e digiunare uu
giorno ( coU'astirienza soltanto dei cibi grassi) ; per minoro incomodo, si
aggiunge cho non occon'e già un di più di penitenza, ma che possono servire il completo digiuno quaresimale c la completa comunione pasquale:
indi, fare una piacevole passeggiata in città, visitando tre chiese diverse od
anche, se vuoi, visitandone una solatre volte. Sono altresì raccomandate le
orazioni c le elemosine: (Questi sembrano consigli ottimi, e lo sono infatti
quando sieno bene intesi, ma uscendo da labbra clericali perdono il loro
valore, poiché tanto le orazioni che le elemosine vengono poste fra le opere
penali e le pene soddisfatorie, E non solo perdono ¡il loro valore, ma si
fanno apparire odiose le stesse buone opere. Si può dar di peggio che nmtare in punizione un esercizio di pietà, un impulso d’amore ! bisogna però
confessare che, circa alle preghiere, queste, nella chiesa romana, riescono
talvolta una vera pena, quando per esempio, si condaima alcuno a ripetere
50 volte la stessa orazione o a recitare per varj giorni i sette salmi, il tutto
in latino, e per conseguenza senza nulla intendere. Dov'è mai parlato di
cotali soddisfacimenti nelle Sacre Scritture ? — “ Il sangue di Gesù Cristo
ci purga da ogni peccato : Egli ha confitto nella croce Yolhligazione : In
niun altro è la salute: Essendo gratuitamente giustificati per la grazia di
esso, per la redenzione ch’è in Gesù Cristo — i, Giov, i, 7 — Colos, ii,
14 — Atti IV, 12 — Ilom. IH, 24 —Apoc. i, 5— e finalmente nella l.^^
Epistola a Timoteo, ii, 6, è altresì detto che Gesù “ha dato se stesso per
16
pre*zo di riscatto per tutti ", ma non che ci diede hii virtù di pagare noi
«tessi il nostro riscatto.
Lo stesso giornale annunzia con gran fracasso la recente apparizione di un
opera del suo principale redattore; D. Margotti, intitolata Roma e Londra, lo
scopo della quale si è, mettendo in confronto queste due città, e per cs.se
i due principii che rappresentano, il papista, e l’evangelico, di mostrare
la superiorità di Roma papale su Londra protestante, sì dallato mteUethiale,
che morale ed anche materiale !! E perchè non dimostrerebbe questo il sig.
Margotti, chiaro come il giorno? Non appartiene egli a questa .scuola di prestidigitatori che tuttodì imprendono di dimostrare chiaro come il giorno al
mondo, non so se più maravigliato o stomacato di tanta audacia, che Roma
non ebbe mai nulla che vedere coll'inquisizione , e che i protestanti di
Francia, e non già i clericali vanno accagionati di tutti gli orrori della
strage di S. Bartolomeo*?
— A Tortona è venuto alla luce il primo num. di un giornale bimensile
intitolato il Vaticano e inteso (il nome lo dice abbastanza) a propugnare la
causa del papato contro i nemici ognor più numerosi e furenti che in Piemonte lo aggrediscono. Noi che siamo fra quei nemici, ma niente affatto
furenti, mandiame un saluto cortese al nuovo combattente.
— Dalla nostra corrispondenza di Nizza ricaviamo ruanto segue:
“ TTna riunione assai interessante ebbe luogo qualche dì fa nel tempio della
Chiesa Evangelica di Nizza, in favore della evangelizzazione. Tre oratori
hanno intrattenuta l’assemblea. H primo, sig. Gabriele Naville di Ginevra,
narrò brevemente la storia della Società evangelica di quella città e diede un
sunto delle missioni nella Charente, nella Saona, Loira e altrove. H secondo,
sig. Rossew-S. Hilaire professore alla Sorbona in Parigi, parlò intorno alle
missioni della Società evangelic^i Francia e sulle difficoltà cho incontrano
gli evangelisti nel proseguire l'o^'a loro. L’ultimo, il pastore Descombaz di
Lione, ci mostrò lo sviluppo ed i lavori missionarj della Chiesa Evangelica
di Lione. Questi tre fratelli hanno vivamente interessato la radunanza coi
particolari offertici intorno all'opera di Dio in Francia, e l’hanno edificata
mettendole sott'occhio l'esempio di un zelo fervoroso e perseverante dei
nostri fratelli francesi. Dopo alcune parole del pastore sig. Pilatte che presiedeva la riunione , una colletta è stata fatta a profitto delle tre opere
sjille quali veniva intrattenuta la raunanza : l’ammontare di essa fu di 680
fianchi ”.
Domenico Grosso gerente.
MODELLI PROGRESSIVI
CALLIGRAFIA TEOEICO-PRATIOA
per uso
DELLE SCUOLE E DELLE FAMIGLIE
per G. B. OLIVET
Prezzo del 1° fascicolo di 16 plancie 30 cent, per le Scuole'Valdesi
TORTNO — Tii>ngrafla CLAIIPTAXA. airctta Ua R. Trombetta.