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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Gabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 97 - Nimi. 8
Una copia Lire 70
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Í
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TOeFE PELLICE - 20 Febbraio 1970
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Già agli inizìfdel Xlll'secolo il movimento valdese conosceva profonde e^ignificative contestazioni interne
CONTESTAZIONI E RICORRENZE
Ogni rievocazione è opportuna nella misura in cui ci dà indicazioni utili per
il presente, in situazioni che rivelano sorprendenti affinità con il passato
Le contestazioni che si sono verificate
nei confronti del Collegio Valdese di
Torre Pellice, o riguardo al nuovo edificio di cullo della comunità di Villar
Porosa, o addirittura sul comportamento del consiglio di chiesa di Pisa, si possono facilmente inserire in un quadro
d’insieme che, a pensarci bene, non è
alTatto nuovo, pur che si voglia prestai
ascolto alle voci del passato. Un paraiIclo tra la situazione presente e quella,
puta caso, delle comunità valdesi esistenti in Francia e in Italia ai primi del
secolo Xin, può offrirci Io spunto a
qualche considerazione non del tutto
inutile, e lo faccio ben volentieri pensando alle prossime celebrazioni del 17
febbraio, anch’esse contestate.
Le questioni del Collegio, di Villar
Porosa e di Pisa presentano vari aspetti comuni d'ordine insieme sociale, liturgico ed ecclesiologico, coinvolgendo
la prima la stessa ragion d'essere di
tutte le « opere » delle nostre chiese, la
seconda la consapevolezza missionaria
non solo della comunità viMarese ma di
quante in questi ultimi tempi hanno
cretto nuovi templi, la terza la responsabilità del cristiano sul terreno della
politica. Non tornerò ad illustrare questi tre episodi, che sono ben presenti
alia mente dei lettori nelle loro varie
implicazioni. Ciò che mi preme dire,
ripensando un pò al passato, è che,
ogniqualvolta una chiesa « vive » veramente, non può non essere oggetto di
contestazioni al suo proprio interno,
per opera dei suoi stessi membri più
impegnati, in una costante opera di ridimensionamento che, prima ancora
di manifestarsi aH’esterno, riguarda sé
stessa: ecclesia reformata semper reformanda. Così, ai primi del secolo
XIII, i gruppi valdesi, che erano sorti
qua e là in Francia e in Italia dalla
predicazione di Valdesio e dei suoi primi discepoli, dovettero alironlare una
duplice crisi interna, che sfociò da una
parte nella separazione dei Lombardi
dagli Ultramontani, e dall'altra nella
costituzione degli ordini dei Poveri Cattolici e dei Poveri Riconciliati.
Valdesio e i suoi primi collaboratori
non intendevano separarsi dalla Chiesa,
ma solo riformarla dall’interno, non
nel dogma, ma solo sul ten-eno della
coerenza tra fede e vita. Riforma morale, dunque, almeno agli inizi. Ma in
questa linea di condotta vi erano già
dei punti chiave, destinati a rimanere
basilari lungo tutta la storia valdese:
primo, l’affermazione di Valdesio di volere, come l'apostolo Pietro e il monaco
Enrico, ubbidire a Dio piuttosto che
agli uomini; secondo, la certezza che la
sua è una vocazione ricevuta direttamente dal Signore; terzo, la necessità
di conoscere e di far conoscere le Sacre
Scritture nella lingua capita da lui e
dal suo prossimo, cioè in volgare. Con
in testa questi tre capisaldi, egli se ne
va per il mondo, da Lione a Roma e
dalla Provenza in Lombardia, come i
primi discepoli di Cristo, senza oro né
argento né rame nella sua cintura, senza sacca da viaggio né tunica di ricambio, senza calzari né bastone, « perché
l’operaio è degno del suo nutrimento »
(Matt. 10: 9-10), predicando la nenitenza e il perdono di Dio là dove il clero
ufficiale è mancante. La Chiesa non
tarda a contestare lui e i suoi, non per
il messaggio, perfettamente ortodosso,
ma perché sono dei laici, a ciò non autorizzati. Da riforma morale il valdesismo diventa ben presto riforma ecclesiologia: la chiesa, scrive Durando
de Osca ancora valdese, esiste là dove
si trova una congregazione di fedeii
che hanno una fede integra e la manifestano con le opere; il loro pontefice è
Cristo; ogni ordine o decreto contrario
alle Sacre Scritture, anche se emanante
dalle gerarchie ecclesiastiche, va respm
to come tale, poiché il magistero della
Bibbia e di Cristo è superiore ai mandati della Chiesa. Perciò, con le scomuniche e gli anatemi che ben presto cadono sulle loro teste a livello sia regionale che universale, da parte di sinodi
diocesani e di concili ecumenici, i primi valdesi si vedono costretti a costituirsi in comunità autonome ed a eleggersi i propri ministri. Ma ¡’atteggiamento nei riguardi della Chiesa che
continua a scomunicarli non è uguale
in tutti, ed hanno inizio le contestazioni
interne. A questo punto della loro sto
ria, i discepoli di Valdesio e di Durando si possono distinguere in tre
gruppi:
1) c’è una destra, che comprende
coloro che ad un certo momento non se
la sentono più di proseguire radical
mente sulla via ormai iniziata, e rientrano nel girone della Chiesa, auspice
proprio quel Durando de Osca che aveva così bene enucleato la prima ecclesiologia valdese, tipicamente congregazionalista. L’esempio dei Poveri Cattolici guidati da Durando sarà poi seguito in Italia da Bernardo Prim, col suo
gruppo dei Poveri Riconciliati. Il loro
ideale era pur sempre la riforma interna della Chiesa, ma purtroppo l’intento
generoso o venne smussato o passò
agli ordini successivi dei Francescani e
dei Domenicani, e bastano pochi decenni perché delle fondazioni di Durando
c di Bernardo non si senta più parlare.
2) c’è un centro, rappresentato da
Valdesio e da quei valdesi che i testi
successivi chiamano « ultramontani » o
francesi. Essi non intendono fare il
passo di Durando e di Bernardo, ma,
pur dopo le ripetute condanne, non disperano in una riabilitazione da parte
delle gerarchie ecclesiastiche, c perciò
conservano dei riti e delle dottrine della Chiesa tutto ciò che non e in stridente contrasto con le Sacre Scritture, sen
za approfondire ulteriormente quei tre
principi-base che erano stati all’origine
del movimento: così continuano ad ac
. cettare la dottrina e la prassi del valore oggettivo dei sacramenti i,detta dei
l’ex opere operato), condannano il lavoro manuale, insistono sulla necessità
della povertà assoluta, conditio stne
qua non del ministerio pastorale, in vista della quale è persino prevista la separazione dei coniugi secondo .Matteo
19: 29.
3) c’è naturalmente una sinistra, a
cui appartengono soprattutto i Lombardi, eredi diretti degli Arnaldisti e
degli Umiliati. Ad un certo punto, verso il 1205, essi si eleggono un proprio
capo nella persona di Giovanni di Ronco (da cui poi la denominazione di Roncari), ciò che dispiacq^ue — ricorda il
controversista piacentino Salvo Burci
trent’anni dopo — a Valdesio e ai suoi,
i quali finirono — aggiunge un altro
polemista. Anseimo d’Alessandria, verso la fine del duecento — per scomuni
care i loro fratelli italiani. Costoro, assai più radicali c più conseguenti, traggono al massimo :tto ciò che è implicito nella protesta iniziale di Valdesio,
e perciò, considerando il oando dalla
Chiesa ufficiale come irrimediabile, perfezionano il loro .'ijstituirsi in comunità autonome, ritiiaano il ministerio dei
sacerdoti romani, accettano l'opinione
donatista del merito (detta dell'ex opere operantis) sei'-odo cui è inammissibile che il sacra’-- nto abbia valore se
amministrato da :aani indegne, praticano di fatto il ".cerdozio universale
lonne, ammettono la
àugi solo in caso di
’-lutuo con.senso, non
■ ilio manuale anzi lo
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■■ 'rai. C'è persino una
- intracoiaoile tra al;’'rancia meridionaie
l^ ionale, che fanno riL'depti e sono aperta
L’opuscolo del 17 febbraio
Il priniìo pale
nella poleeiica pngelica
del ia7D
L’opuscolo del quale ogni anno
la Società di Studi Valdesi cura la
pubblicazione, in occasione del 17
febbraio, è stato scritto quest’anno dal prof. Gino Costabel e tratta Il primato papale nella polemica evangelica del 1870.
mente ostili all’uso degli edifìci di culto
e dei cimiteri!
Trattasi, come si vede, di tutta una
serie di contestazioni recìproche, il cui
scopo è evidente: trovare la via migliore nei riguardi della Chiesa Romana,
che non recede dalle scomuniche anzi
ricorre ben presto al braccio secolare,
e soprattutto risolvere la questione dell’organizzazione in comunità autonome,
alla luce delle Sacre Scritture e sulTesempio della Chiesa primitiva. Viene
il momento in cui, morti ormai Valdtsio e Giovanni di Ronco, Ultramontani
e Lombardi decidono d’incontrarsi in
una specie di assemblea plenaria, all'uopo preparata da uno scambio di
epistole tra i responsabili dei due gruppi Purtroppo tale carteggio non è pervenuto fino a noi, ma possediamo una
relazione del convegno, che avvenne n^i
pressi di Bergamo nel maggio del 1218
e che si può considerare come il primo
sinodo valdese di cui si abbia una certa documentazione. Detta relazione {rescriptum) è unilaterale, in nuanto,
scritta dai responsabili lombardi e inviata alle comunità valdesi esistenti
anche in Austria e Germania, rispecchia
prevalentemente il -punto di vista della
sinistra, anche se il testo si sforza di
esporre le obbiezioni e -le prese di posizione del centro. Il linguaggio è franco, privo di orpelli letterari. Spesso i
Lombardi rimproverano ai Francesi
una certa ambiguità che rasenta la
malafede. I punti che vengono discussi al convegno bergamasco sono d'importanza vitale per il futuro dell’intero
sodalizio valdese: continuare .ad a/ere
dei capi, di cui Valdesio non voleva sentir parlare? come procedere nell’elezione dei ministri? cosa fare delle associazioni operaie? come intendere rettamente i sacramenti del battesimo, del
matrimonio e deH’eucaristia? quale procedura seguire nei casi di fratelli accusati di mancanze gravi e allontanati
dalla comunità? che -pensare del destino ultraterreno di Valdesio e del suo
collaboratore Viveto, che i Francesi stimavano stare sicuramente in paradiso?
LA PRIMA TAPPA
1970: l'evangelismo italiano
di fronte al nostro paese
Riunito a Roma, il Consiglio della FORI programma la prossima Assemblea federale
Il Consiglio della Federazione nella
sua recente riunione ha posto le basi
del programma della prossima Assemblea Federale -che avrà luogo nei
primi giorni di Novembre probabilmente a Firenze. La vita delle Chiese,
a tutti i livelli, è intervallata da questo tipo di incontri che rappresentano come delle tappe necessarie per
fare il punto e prendere delle decisioni per l’orientamento e il progredire
della marcia successiva. Per la nostra
Federazione l’Assemblsa di Novembre
sarà la prima tappa. Quale carattere
dare a questo incontro? Congresso
che dibatte problemi di fondo o assemblea a carattere prevalentemente
amministrativo? Per quanto lo Statuto preveda una struttura di tipo sinodale (presentazione e discussione
di relazioni e controrelazioni, bilanci,
elezioni eoe.) si cercherà ugualmente
di fare dell’Assemblea una occasione
concreta di stabilire un incontro reale tra le Chiese che da poco hanno
deciso di camminare e crescere insieme, sulla base di un effettivo confronto con la situazione da cui sorgono le
indicazioni per la comune vocazione.
L’Assemblea avrà dunque un suo
tema. Esso è ancora in fase di elaborazione, ma una proposta che ha raccolto l’adesione di tutti indica il soggetto seguente: 1970: l’evangelismo
italiano di fronte al paese. Il riferimento al centenario dell’unità italiana sottolinea l’inserimento più o meno consapevole del nostro evangelismo in una realtà storica in evoluzione, in cui, malgrado forti opposizioni
esterne e spesso in situazione di dolorosa contraddizione interna, esso ha
nondimeno cercato di esprimere un
certo tipo di presenza e testimonianza evangelica.
Ma l’analisi storica (riservata probabilmente al momento aperto al pubblico dell’Assemblea) non sarà al centro del dibattito. Questo verterà sull’esame e valutazione d’ile « ipotesi
della nostra testimonianza », considerando in una prospettiva allargata, le
diverse strade che le varie Chiese e
gruppi da esse espressi in situazioni
diverse e con diversità di metodi e
orientamenti, hanno tentato e tentato di percorrere nel campo della testimonianza nella tensione tra i due
poli : fedeltà evangelica e aderenza alla situazione reale.
In particolare il Consiglio ritiene
che l’Assemblea dovrebbe pronunciarsi su tre temi specifici. Il primo riguarda la nostra testimonianza tramite la RAI-TV. L’importanza primaria dei mezzi di grande diffusione merita una riflessione approfondita e
accurata ; e un dibattito a livello di
Assemblea, che imposti in modo corretto il loro uso, sembra ormai indispensabile, proprio nel momento in
cui in questo campo sembrano aprirsi nuove possibilità di inserimento.
Il secondo tema, riguardante ancora un mezzo di diffusione importante, sarà quello della stampa e in P^n
ticolare di « Nuovi Tempi ». Si chiederà all’Assemblea di assumere una
decisione possibilmente definitiva circa la sorte di questo periodico che, na
Pentecoste
e avanguat(dia
Mi hanno detto che in città c’è
un’assemblea pentecostaleggiante
fatta di mistici e di esaltati, guidati da un medico. Il che non .ha
mancato di meravigliare la persona che me lo riferiva.
Walter Hollenweger, cne ha studiato in lungo e in largo il pentecostalismo serio, ma che conosce
anche quello più esaltato, ci ha
già detto perché questo possa
succedere.
Difficilmente un uomo che deve
razionalizzare al massimo ’a sua
esistenza e quella degli altri nella
professione che esercita isia egli
medico, avvocato, o manager) si
troverà bene in una chiesa che
gli propone ancora — nei suo
tempo libero — dei problemi teologici o delle informazioni intellettuali.
AI contrario il mondo religioso
sarà per lui l’occasione di liberarsi dall’abito scientifico.
Perciò l'uomo cosidetto moderno può desiderare di esse- nelle
cose religiose un bambini'.
Nulla di nuovo sotto il sole.
E tuttavia non dovremmo noi
reagire non in nome della modernità, ma in quello della maturità?
Vie Rabel
to come uno dei primi frutti di collaborazione a livello federale, viene oggi contestato per la sua impostazione
da larghi strati delle nostre Chiese.
Il terzo tema che sarà probabilmente sottoposto all’attenzione e alla discussione della Assemblea, sarà quello dei rapporti con lo Stato e, in particolare, non tanto la questione delle
famose « intese » del noto articolo costituzionale, quanto piuttosto dagli articoli della legge sui culti ammessi
del 1929-30 (approvazione governativa
dei Pastori e riconoscimento giuridico
del matrimonio da loro celebrato,
esenzione del servizio militare dei Pastori, norme sull’istruzione religiosa
nelle scuole, norme carcerarie ecc.).
Nel momento in cui il concordato derico-fascista del 1929 è messo decisamente in discussione tanto da chiederne l’abrogazione, ha ancora un significato il nostro « piccolo concordato », per giunta unilaterale, della legge sui culti ammessi? La questione è
quanto mai pertinente e merita accurata riflessione.
Questi i temi principali in via di
elaborazione che saranno presentati
al dibattito assembleare, oltre naturalmente l’esame delle relazioni dei
vari servizi e degli organismi settoriali. Il materiale dunque non manca e
i quattro giorni previsti per l’Assemblea non saranno di troppo.
Alberto Taccia
P. S. - In un prossimo articolo saranno presentati gli altri argomenti
discussi e le altre decisioni prese dal
Consiglio.
E soprattutto, fino a qual punto si è
pronti a sottoporre le proprie credenze
e consuetudini al vaglio esclusivo della
parola di Dio? Nella maggioranza dei
casi, le due parti, dopo molto scrivere
e molto parlare, convengono Ji rimettersi alla decisione finale di tutte le
comunità riunite insieme — che nel
testo esaminato vengono designate sotto il nome -significativo di ’’comune” —,
secondo ciò che parrà più utile o più
idoneo a raggiungere la pace e la concordia, ad onore di Dio e secondo ia
sua legge. Dove raccordo non è possibile, c’è il richiamo di una delle parti
— la lornbarda — all’impossibilità di
credere ciò che è contrario alla verità
delle Scritture, nonché la ripetizione
della sentenza già dell’apostolo Pietro,
del monaco Enrico e di Valdesio:
« Conviene ubbidire a Dio piuttosto che
agli uomini »!
* * *
Una rievocazione è opportuna nella
misura in cui ci dà indicazioni utili per
il presente, in situazioni che rivelano
sorprendenti affinità col passato: ancor
oggi i problerni che turbano i rapporti
tra i fratelli in una singola comunità
(Pisa) o tra più concistori (Villar Pelosa) o addirittura tra un distretto e gli
altri (Collegio) saranno risolti in modo
soddisfacente per tutti solo se, in ogni
circostanza, ci si preoccuperà dell’onore di Dio e dell’edificazione comune.
Giovanni Gonnei
La pia faccia tosta
In prima pagina, su « L'Osservatore Romano » dell’ll febbraio abbiamo letto questa
nota breve quanto significativa, nella quale
non sappiamo se domina la cecità spirituale
oltre che civile, o l’improntitudine. E con rammarico abbiamo dovuto constatare che il pontefice romano, ha sostanzialmente riaffermato la
medesima posizione nell’allocuzione tenuta nel
corso dell'udienza generale nella basilica vaticana, mercoledì 11 febbraio. A chi ci parla ai
questa « conciliazione » ipocrita e di questa
u concordia » prepotente noi ricordiamo ciò che
Geremia diceva, da parte dell’Eterno, ai profeti che proclavamano « Pace, pace, mentre
non c’è pace ». n-d.
Il XLI anniversario della Conciliazione, che
cade nel centenario dell’evento conclusivo del
processo storico nazionale dello Stato italiano,
pone in luce particolare il valore dei Patti delril febbraio 1929 che, con la raggiunta pace
religiosa, sancirono la compiuta unità morale,
oltre che politica del popolo italiano.
Pace irrinunciabile, dunque, e Patti fecondi
per il bene del popolo italiano che nei raggiunto accordo tra le due Potestà, vide consacrato e garantito il libero esercizio della sua
Fede religiosa e la stabilità degli istituti essenziali della società, quali la famiglia, sul fondamento della comune Fede cattolica.
La pace religiosa è tanto più provvidenziale in un’epoca idealmente e socialmente
tanto travagliala come la nostra, che esige,
per le coscienze e per le comunità, il rallorzamento di quelle certezze spirituali e morali
che sono base e condizione della civile convivenza.
In questo XLI anniversario, l’auspicio religioso e civile non può essere che uno : che la
pace religiosa degli italiani non sìa mai turbata, ma rafforzata, nel leale adempimento degli accordi liberalmente e sovranamente assunti
e confermali dalla Chiesa e dallo Stalo italiano, nulla mai venendo a ferire questo altissimo patrimonio spirituale e sociale.
2
pag 2
N. 8 — 20 febbraio 1970
‘DIO RICONCILIA E LIBERA” : VERSO I/ASSI-..MHLKA RIFORMATA
E CONGRKGAZIONALISTA DI NAIROBI (AGOSTO 1970)
Collegio Valdese
LA RICONCILIAZIONE
Il termine « pare », come il termine « libertà » è incontestato. Qualunque siano le nostre convinzioni
politiche, ci piace considerarci come
facenti parte di popoli che ricercano la j>ace. In altri tempi si è potuto
considerare la guerra come un’attività che si addice agli eroi; oggi invece essa ajtpare, nel caso migliore,
una dura necessità e nel caso peggiore il più grave fra i crimini delFumanità. Speriamo tutti che la pace s’instaurerà a livello internazionale e che sarà possibile evitare la
guerra. Per noi tutti la pace sociale
è sinonimo di una grande benedizione e la « pace dell’anima » evoca
un certo quadro ili benessere. Tuttavia non sempre la pace è stata oggetto di una così universale ammirazione; e potrebbe anche darsi che
oggi noi non amiamo, in realtà, la
j)ace più di quanto abbiano fatto i
nostri avi, ma che, semplicemente,
abbiamo paura della jiotenza di distruzione massiccia, tipica della
guerra moderna. Comunque stiano
le cose, la pace è un ideale religioso
fondamentale (per gli indù è shanti,
per gli ebrei shalom, ]>er i cristiani
« la pace che supera ogni inteUigenzn »); è un segno di benedizione per
il presente e un elemento della vita
perfetta che gli uomini sperano.
Come la libertà e la bontà, anche
la pace comporta un paradosso. Coloro che ricercano la pace come un
fine a sé stante, non la trovano spesso o, se la trovano, scoprono che si
tratta di una pace illusoria. Coloro
che coltivano egoisticamente la a pace dell’anima loro », e ignorano le
difficoltà e le ingiustizie inflitte ai
loro simili, non troveranno la vera
pace. Coloro che cercano di conservare la jiace evitando o sopprimendo
qualsiasi apparenza di conflitto, affonderanno presto nel risentimento
e nella rivolta. Un mondo che cerca
di preservare la pace conservando
10 stata quo perderà rapidamente le
sue illusioni. È evidente che non si
può godere della pace, e probabilmente neppure conservarla, se non
si tratta di una jiace che tutti condividono e che è basata sulla giustizia.
Sigmund Freud ha segnalato al mondo moderno quanto è pericoloso reprimere verità ripugnanti o inconfessabili, ma gli ebrei e i cristiani
avrebbero potuto imparare questa
lezione da Geremia; molto tempo
prima di Freud, questi denunciava i
falsi profeti che curavano alla leggera la ferita del suo popolo dicendo:
« Pace, pace... e non c’è pace » (Geremia 6: 14).
Secondo la Carta dell’UNESCO,
le guerre cominciano nello spirito
degli uomini. È senza dubbio vero:
11 dubbio, il timore, la sfiducia costituiscono una causa fondamentale
di conflitto e il mondo offrirebbe sicuramente agli uomini un soggiorno
])iù pacifico se fosse popolato da no
mini pacifici. (^)uesto non è però che
mio degli aspetti della verità. Molti
dei conflitti nei quali siamo irnpe
guati derivano dall’insufficienza del
le nostre strutture sociali e politi
che: leggi arcaiche, regimi fiscal
discutibili, servizi sociali inadegua
ti, macchina politica pesante e inef
ficiente. Un popolo di santi potreb
be essere trascinato in un conflitto se
jiossedesse un regime politico catti
vo, come un gruppo di uomini ne
vrotici o jierversi potrebbe corrom
pere la società meglio organizzata
Non si realizza la pace se ci si limi
ta ad auspicarla. È prevedibile che
non si trova la ]>ace e non la si con
serva, a tutti i livelli — personale,
sociale o internazionale —, se non
con la jiazienza, il savoir-faire e uno
sforzo instancabile. Per procurare la
])ace occorre la jirudenza del serpent.“ alleata alla semplicità della colomba. In un mondo che evolve ra]>idatnente e senza soste, ciò che un
giorno ]>uò servire la causa della pace, può non servirla più i1 giorno
dopo. Di fatto, ci si può domandare
se la pace non è un tmraggio che appare sempre all’orizzonte, ma che
si ritira via via che cerchiamo di accostarci ad essa. Se il mondo cambia
continuamente e se le aspirazioni e
Geremia 7: 1-11
le sjteranze degli uomini evolvono di
pari passo, colui che vtiole proi'urare la pace dovrà lottare senza soste
per far fronte a nuovi problemi e
per cogliere nuove occasioni. La visione di un mondo nel quale « il lupo abiterà con l’agnello e la pantera si coricherà con il capretto » non
sembra in procinto di realizzarsi in
un avvenire che abbiamo speranza
di conoscere. La pace è dunque una
chimera o un’illusione? È forse una
idea che ci dà coraggio nell’avversità, la raffigurazione di un mondo di
II Corinzi 5: 16 21
stabilità. La pace può essere un bene in sé e un ideale per il quale gli
uomini devono battersi, ma la giustizia, la <lignità e una vita ricca sono più importanti dell’assenza di
conflitti. Certe paci non sono che eufemismi per indicare la morte.
(,)uale tipo di pace può sperare,
un cristiano: di pace che non tradisca la giustizia? Che voleva dire,
(iesù, dichiarando « Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non vi dò come dà il mondo »? Esiste una pace
della quale possiamo godere, oggi.
p ome la libertà, la pace è un’aspirazione universale dell’uomo, ma la
W pace vera deve riposare sulla giustizia e la giustizia non si realizza
senza lotta. In un mondo in conflitto non vi può essere vera riconciliazione se non si affrontano di petto e non si superano questi conflitti.
Non vi è riconciliazione senza giudizio, ma il vero giudizio porta alla
riconciliazione.
verso e migliore, che c’impedisce di
essere soddisfatti di quello nel quale viviamo o di abbandonare la lotta per migliorarlo? Una visione di
questo genere potrebbe essere un’illusione — e un’illusione perniciosa
— se mai portasse i cristiani a pensare che la pace possa essere realizzata a buon mercato o che la Chiesa
possiede una bacchetta magica capace di farla sorgere rapidamente dal
nulla —. a condizione che riesca a
convincere gli uomini a ricorrere a
questa bacchetta. Il discorso di Geremia nel tempio (7: 1-11) deve ricordarci sempre che la Chiesa non
è una maga della ])ace. La realizzazione della pace necessita di una
condizione fondamentale: la giustizia; e nessuna pietà, per quanto
grande, potrà mai sostituirla. Conosciamo certe campagne per la pace
le quali non meritano alcun appoggio, e certe promesse di pace che
sono indegne di credito. Come Gesù
ha dichiarato, non è venuto a portare la pace, ma la spada (Matteo 10:
34). A volte faremmo bene a ricordarcene.
Taluni valori sono più importanti, pare, della pace. Una coscienza
turbata può costituire un segno di
salute migliore che uno spirito tranquillo. La contestazione e il disordine possono essere un segno di salute
sociale migliore che il quietismo e la
senza voltare le spalle alle aspirazioni degli uomini e alle lotte della storia? Forse una risposta è racchiusa
nel passo famoso di Paolo: II Corinzi 5: 17-21.
In questa pericope Paolo non parla di pace, ma di riconciliazione.
Oggi il verbo « riconciliare » viene
utilizzato assai di frequente per parlare della pace che si deve realizzare
fra gli uomini, i gruppi sociali o le
nazion’; invece il Nuovo Testamento non lo utilizza che in cinque passi, tutti paolinici, fra i quali quello
che stiamo esc minando. In ogni caso il termine ha un significato molto
prec'so. Anzitutto, è sempre Dio che
riconcilia; in secondo luogo, sono
riconciliati il mondo, l’umanità o
(( tutte le cose » (« tutto »); in terzo
luogo, Dio compie quest’atto riconciliatore in Gesù Cristo e nella sua
morte sulla cr_oc|: in quarto luogo.
Fatto r conciliàtiire di Dio ha trasformato non soltanto il nostro essere interiore, ma anche l’intera condizione umana e persino quella del
cosmo, e i cristiani sono gli ambasciatori di Dio, il quale ha « dato
loro il ministero della riconciliazione ».
Poiché il mondo non risulta né
più pacifico né pili riconciliato che
prima della venuta di Cristo, come
comprendere queste pretese stupefacenti? Ad esemj)io, che cosa devo
no rispondere i cristiani alla domanila rivolta loro dagli ebrei: « Come
potete continuare a proclamare che
il Messia è venuto, che ha stabilito
ii suo Regno e che ha riconciliato il
mondo ». Non abbiamo che una
cosa sola da rispondere: malgrado le
guerre e i rumori di guerre persistenti e che ancora persisteranno,
segni di un mondo peccatore e condannato, Dio ha preso su di sé questo peccato in Gesù Cristo, « il quale egli ha fatto diventare peccato
per noi affinché noi diventassimo in
lui giustizia di Dio ». Si tratta di
una nuova creazione.
Se studiamo la storia con un minimo d’obiettività, scopriamo che
essa è piena di ambiguità. In momenti di ottimismo, riusciamo forse
a persuaderci che la razza umana
progredisce regolarmente verso una
maggiore giustizia e un livello di
civiltà più alto. (Quando però osser
viamo le cose da vicino, risulta evi
dente che ogni nuovo progresso la
scia la porta aperta a nuove manife
stazioni riella malvagità e della per
versione. Ogni frutto buono della
storia degli uomini è suscettibile di
corrompersi. Ogni apporto positivo
della civiltà può essere usato male.
Come possiamo essere sicuri che la
umanità si dirige verso la pace e la
giustizia finali? Nessuno studio leale dei fatti può fornircene la certezza. Come possiamo sapere che vale
la pena di lottare per condurre una
vita giusta e buona? Né la storia né
la psicologia sono in grado di darci
tale certezza. Come possiamo trovare la forza di cui abbiamo bisogno
per proseguire il nostro cammino?
L’Evangelo ci dà una risposta : Dio
ci ha dato un segno nella vittoria di
Cristo sul peccato e sulla morte. In
tal modo non ci è data soltanto la
certezza della vittoria finale di Dio
e della nostra redenzione, ma qui e
ora. vivendo in Cristo, possiamo conoscere la pace, il perdono e il rinnovainento che Dio vuole per il
mondo e che porterà a compimento
nell’ultimo g’orno. Viviamo per la
fede e nella speranza, ma conosciamo pure, nella nostra v'ita di cristiani, un assaggio di quella che sarà la
reilenzione del mondo: la riconciliazione della quale facciamo oggi
l’esperienza in Gesù Cristo e che abbiamo la missione di proclamare.
D. M. Mathers.
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PROFESSIONE DI FEDE E ¡iVìPEGm
IL PRIMA E IL DOPO
'N,Un documento sulla confermazione elaborato dall'Unione giovanile di Venezia - La validità biblica e teologica del bcittesimo dei fanciulli contraddetta dalla prassi oggi corrente
1) Chi chiede di fare professane di
fede per entrare a far parte di una
Chiesa Evangelica deve anzitutto essere cosciente che la Chiesa è la comunità dei credenti che vivono concretamente Finsegnamento di Cristo,
non solo nell’ambito della comunità,
ma soprattutto nel mondo esterno.
Perciò :
a) La confermazione non va intesa come il coronamento di un corso
di studio catechetico, bensì come libera confessione della propria fede e
responsabile impegno di inserimento
attivo nella comunità e nella testimonianza che essa rende nel mondo.
b) La confermazione non può essere vincolata ad una età particolare
né può essere chiesta per cedimento
a pressioni di alcun genere.
c) L’ammissione in chiesa deve
essere quindi preceduta da una seria
preparazione biblica e teologica, che
sia intesa quale punto di partenza di
quel costante approfondimento del
messaggio biblico che deve durare
tutta la vita per diventare parte integrante della nostra vita spirituale e
fondamento del nostro agire quotidiano.
2) Perché il catecumeno maturi la
consapevolezza necessaria ad assumersi le responsabilità cons guenti ad
una cosciente professione di fede che
lo renda parte integrante della comu- •
nità, è necessario: che il problema
della impostazione del corso di catechismo sia affrontato dai consigli di
chiesa e dalle famiglie con i pastori
ed i catecumeni. Perciò:
a) La preparazione biblica e catechetica deve essere intesa quale parte integrante della vita di famiglia.
b) Il corso di «catechismo», propriamente detto, deve essere preceduto da un corso di studio biblico di base, la cui durata è variabile in rapporto all’interesse ed alla maturità
del giovane, e seguito da un periodo
di prova e di inserimento nella vita
della comunità, affinché sia la comunità stessa a riconoscere il catecume
no quale parte integrante di essa, dopo averlo conosciuto e seguito spiritualmente.
c) È compito della comunità, ma
solo nella misura in cui essa è realmente comunità di credenti attivamente impegnati in una concreta testimonianza verso l’esterno, riconoscere ed accogliere coloro che il Signore ha chiamato ad essere membri
della sua Chiesa.
3) Nella linea della riscoperta della
Chiesa quale comunità di credenti
confessanti, si nota con rammarico
che il battesimo dei fanciulli nelle nostre comunità nella maggior parte dei
casi oggi si è ridotto ad un atto puramente formale, che non trova alcun
fondamento biblico. Si chiede quindi :
a) Che il problema del battesimo
dei fanciulli venga meditato a livello
di incontri di famiglie nell’ambito della comunità.
b) Che i pastori, quando sono ri
chiesti di amministrare il battesimo
ai fanciulli, lo facciano sempre precedere da una catechesi battesimale per
i genitori.
c) Che, ferma restando la validità teologica e biblica del battesimo
dei fanciulli, nella situazione spirituale delle Chiese oggi, si prenda in seria
considerazione un ritorno alla prassi
del battesimo degli adulti come nella
Chiesa primitiva.
Unione Giovanile
Venezia
In inciii'irìii ili Uvk !iuliiiia
Offerte in memoria di Adele Subilia,
per la Facoltà Valdese di Teologia, famiglia Vingiano, Roma L. 20.000; per
il Collegio Valdese, Edina Ribet, Torino L. 10.000 (quest’ultima offerta era
già stala pubìjlicata in un elenco di
doni prò Collegio, omettendo per una
svista la finalità).
DONI ECO-LUCE
Da Pinerolo: .Attilia Grill Bonjoiir 500;
Beniamino Carro 500: Cesare Gay 500; Evelina Gay 450: Luigi Cairus 500; Enzo Tron
500: Guido Codino 500; Gina Bertalot 500:
Clelia Balmas 500; Giulio Coucourde 500: llda
Bosìo 500; Erica Romano 500; Renato Vola
500: Berta Gardiol 500: Giulia Codino 500:
Alice e Adelina Long 2.500: Gabriele Coucourde 500: Eli Giovanni Long 1.000.
Grazie! {contiuna)
Pei' una stoi'ia valdese
nuli a|iogra(iea
Una conferenza del past. Giorgio
Bouchard, il 1 marzo a Torre Pedice
Domenica 1° marzo, alle ore 17, pressò la foresteria di Torre Pellice il pastore dott. Giorgio Bouchard, di Cinisello Balsamo, terrà la quarta conferenza de] ciclo predisposto dal Collegio Valdese.
L’argomento Per una Storia Valdese
non agiografica, con sottotitoli del seguente tenore: « La Storia Valdese:
tradizione o testimonianza? » - « Il significato della Storia Valdese nella nostra generazione », la personalità dell'oratore e l’ambiente sempre vibrante quando si tratta della storia passata e recente dei Valdesi e della sua interpretazione lasciano prevedere un
incontro vivo e proficuo, non solo per
la conferenza in sé, ma per la discussione che, come di norma, seguirà.
Mentre il Comitato del Collegio Valdese fin d’ora dà il benvenuto al pastore Bouchard e lo ringrazia per la
sua collaborazione, si permette richiamare l’attenzione sull’ora fissata per
la conferenza: ore 17 anziché ore 15,
come di consueto.
Per offerte a favore del Collegio:
c.c.p. n. 2/32709 intestato al Comitato
del Collegio Valdese; c.c. bancario
n. 56760 presso Istituto Bancario Italiano - Torre Pellice.
// Comitato del C. V.
Ospedale Valdese di Torino
L’Ospedale Evangelico Valdese di Torino ha ricevuto con riconoscenza queste offerte:
G. B., per fiori in memoria di Valentina Genre L. 5.000; G. B., per fiori tu
memoria del caro padrino rag. cav. Federico Avondetto L. 15.000.
L’Uliveto
La Commissione de « L’Uliveto », l’istituto per ritardati psichici thè il
Concistoro di Torino cura sulla ollina
di Luserna S. Giovanni, ha ricevuto
con gratitudine un’offerta di L 30.000
da parte della Sig.a Lilian Pennington
de Jongh, di Roma.
Assisfera enpia
ai capiipali
Avendo ricevuto anche quest’anno
dei doni anonimi, desidero ringraziare
da queste colonne chi li ha inviati, e
cioè: A.L.T., Pinerolo, L. 10.000; E. G.,
Sanremo 5.000; B.E.T., Torino 1.000 (in
francobolli); N. N. e N. N., Torre Pellice 5.225. Gli altri sono già stati ringraziati direttamente; desidero tuttavia esprimere ancora una volta la mia
viva riconoscenza a quanti, in un modo o nell’altro, hanno contribuito alla
buona riuscita del « Natale dei carcerati ».
In occasione di Natale sono stati inviati 65 vaglia; una diecina di pacchi
di indumenti ed altrettanti con libri,
carta da lettera. Valli Nostre, ecc.; 32
copie del Calendario « Buon Seme »,
in un primo tempo, ed altre 24 copie
in seguito (dono prezioso e graditissimo del « Messaggero Cristiano » di Valenza Po); 50 copie del numero speciale di Natale del Grido di Guerra;
50 copie di un opuscolo edito dalla
« Scripture Gift Mission » di Londra e
30 « Christmas Letters to Prisoners »
delTomonimo Comitato di Londra;
inoltre ognuno ha ricevuto un messaggio natalizio accompagnato da un augurio preparato da un « Gruppo di
Amiche di Torre Pellice ».
Scegliamo una fra le tante lettere di
ringraziamento ricevute, dalla quale
stralciamo i seguenti brani:
« Fio ricevuto tutto quello che mi
avete mandato... Ve ne sono molto grato e non ho parole per dirvi tutto il
mio più sentito ringraziamento. Natale
è passato c domani è Capodanno. Queste feste sono più sentite perché si è
qua chiusi, lontani dal proprio paese,
.soli; ma io ho lei che in questi momenti mi ha fatto sentire meno la solitudine, e poi ho imparato a pregare
ed il Signore mi aiuta... Leggo ogni
giorno II Cenacolo e ne trovo conforto e forza per continuare il mio cammino. Se non avessi conosciuto lei,
non avrei tutto questo bene. Graz.ie di
vero cuore per tutto quello che ha fatto per me ».
E come questa nc potremmo citare
tante altre.
Ma tutto questo ha potuto essere
l'alto grazie alla vostra preziosa e generosa collaborazione. Grazie dunque,
cari Amici, a nome mio e di quanti
hanno potuto ricevere un po’ di gioia
e di conforto nel giorno di Natale.
Con saluti cordiali,
Selma Longo
10066 Torre Pellice (Torino)
3
20 íebbraio 1970 — N. 8
pag. i
Intervista con il segretario del Segretariato vaticano per l’unità dei cristiani
Il rinnovamento conciliare
conduce a una chiesa peregrinante?
«Credo che viviamo un momento particolare di crescita e di sincera ricerca di fedeltà al Uangelo» - Tenere presente la realtà integrale delle Chiese e non guardare solo alle «frange»
«Mon penso che tra i movimenti di dissenso nella Chiesa cattolica romana e le Chiese della
Riforma ci sia una vera identità»
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii»iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I Una pagina di
Sono tornato in Via dell’Erba per raccoglier,
un’altra intervista dopo quella concessami da Don
Miaño, e ci sono tornato in una splendente mattinata di sole. Ero passato prima per l’istituto di studi
sul Risorgimento, sito aH'interno del Monumento
a Vittorio Emanuele II. Il Vittoriano biancheggiava, clamorosa affermazione architettonica della terza Roma, all’esterno; era, all’interno, umbratile, un
po’ trascurato, mentre gli spifferi velavano di polvere le statue dei numerosi Cameadi immortalati
in bronzi « dono di S. M. la Regina ». Invece in Via
dell’Erba, a un certo grigiore esterno, corrispose
aH’interno la candida tonaca di Padre Jérôme Hamer, che non mi fece pensare ad un misterioso « do
menicano bianco » quale quello di Meyrink, ma
piuttosto, nella persona vigorosa e nel sorriso franco, riscosse nel mio foro interno punti di vantaggio
nei confronti del Vittoriano. La risposta, inviatami
cortesemente da lui, alle mie domande, ha quella
franchezza, e non manca di rilevare una certa improntitudine nelle domande stesse, né il rilievo mi
dispiace. Debbo ringraziare vivamente anche lui,
che, passato il card. Willebrands alla carica già tenuta dal card. Bea, ha sotto di lui la responsabilità
del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, sia di
aver risposto, sia del modo chiaro e positivo delia
risposta.
Augusto Comb\
Attualmente la Chiesa cattolica dà
l’impressione di un organismo in cui
siano in corso delle notevoli trasformazioni. Di tali trasformazioni ven.
gono date interpretazioni ottimistiche
0 pessimistiche; in entrambi i casi
queste interpretazioni difettano in
certa misura di credibilità. Qual’è la
Sua interpretazione, tenuto conto anche dello specifico campo di lavoro
cui si rivolge la Sua attività, e come
ritiene Ella di provarne la validità?
Le trasformazioni a cui lei fa accenno, in gran parte trovano la loro motivazione prossima nel Concilio Vaticano Il che non deve essere considerato a .se stante, isolato. Il Concilio
stesso da una parte è stato l’espressione di una particolare situazione
della Chiesa cattolica in cui già operavano movimenti vari (quello biblico,
quello ecumenico, quello liturgico,
ctuello per l’apostolato dei laici, ecc.).
il Concilio cosi si inserisce in tutto
quest'insieme, perché è un momento
particolarmente concreto della vita
elei la Chiesa cattolica romana. E delrinsieme dei cari movimenti in essa
presemi il Concilio dà un orientamento comune: il rinnovamento della
Chiesa per una testimonianza più autentica, piu enr,forme al Vangelo nel
nostro tempo segnato da profondi mutamenti sociali, econojnici, politici, psicologici. 11 Concilio mette in rilievo
che, siccome il rinnovamento della
Chiesa consiste essenzialmente nella
accresciuta fedeltà alla propria vocazione, esso è senza dubbio la ragione
del movimento verso l’unità di tutti i
cristiani. La Chiesa peregrinante infatti è chiamata da Cristo a questa
continua riforma, di cui — dice il decreto suH’ecumenismo — in quanto
istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno. Da ciò consegue che, se
alcune cose, sia nei costumi che nella
disciplina ecclesiastica e anche nel modo di enunziare la dottrina (il quale
non deve essere confuso con lo stesso
deposito della fede), sono state osservate meno accuratamente, siano rime.sse nel giusto e debito ordine. Ciò
implica delle trasformazioni c anche
la creazione di strutture nuove.
Quindi dal Concilio in poi abbiamo
visto sorgere i consigli parrocchiali,
1 consigli pastorali diocesani, i consigli presbiterali, le'commissioni episcopali nazionali e le conferenze episcopali per giungere al Sinodo dei vescovi come una espressione della collegialità. Queste nuove strutture mostrano
come la teologia della Chiesa locale
riscontri una sempre maggiore realizzazione nella vita della Chiesa cattolica romana. Questi nuovi organismi talvolta ancora procedono lentamente,
talvolta non trovano la via migliore,
ma a lungo andare dovrebbero rendere la yita della Chiesa più agile e più
partecipata dall’intero popolo di Dio.
Tutto ciò inoltre credo che contribuisca positivamente alla ricerca dell’unità dei cristiani.
Senza voler rimanere al livello delle
strutture e scendendo a quello delle
trasformazioni nella vita stessa della
Chiesa, pur dovendo ammettere che
non tutto può essere incondizionatamente approvato, credo che bisogna
convenire che viviamo un momento
particolare di crescita e di sincera ricerca di fedeltà al Vangelo. Soprattutto questo credo che si debba dire che
sia il contributo maggiore per l’unità
dei cristiani.
Di quanto avviene nella Chiesa cattolica romana oggi, quale criterio scegliere per provarne la validità?
Credo che sia uno solo; la conformità alTEvangelo.
Sono valdese, e come tale ritengo,
nel dialogo con i cattolici, di dover
porre in primo piano il rapporto coi
movimenti di dissenso oggi esistenti
nella Chiesa cattolica. Ciò per varie
ragioni: fra l’altro, per l’analogia fra
la loro posizione, al limite della disobbedienza, e quella dei valdesi delle
origini; inoltre per la coscienza degli
aspetti negativi che, nell’ultimo secolo della loro storia, ha avnito per i vaidesi la tendenza ad appoggiarsi al potere ed all’autorità. Ritiene Ella che
la preferenza irrinunciabile per tale
tipo di interlocutori da parte dei vaidesi consenta ugualmente un proficuo
dialogo con la parte della Chiesa cattolica che detiene l’autorità?
Il dialogo ecumenico ha per scopo
Tunilà ecclesiale di tutti i cristiani. Il
Signoi'e ha voluto e vuole una sola
Chiesa. Mi pare che sia logico che il
dialogo tra le Chiese tenga presente
la realtà integrale delle singole Chiese
nella loro situazione concreta. Se di
ciò non si tiene conto, rapporti con
frazioni di Chiese non potrebbero che
condurre a formazioni di nuovi gruppi. Questo almeno ci insegna la storia
per il passato.
Per tempi più recenti abbiamo un
altro esempio. Del progetto di unione
tra anglicani e metodisti, respinto lo
scorso anno poiché non accoglieva la
unanimità, è stato detto che se fosse
stato adottato avrebbe portato alla
formazione di una Chiesa unita e di
due gruppi che non vi aderivano (anglicano e metodista). Si avrebbero così
in tutto tre entità distinte al posto
di due. Per questo il dialogo ecumenico è complesso e lento.
L’unicità del movimento ecumenico,
lo scopo comune della ricerca delTunità delle varie confessioni cristiane, esigono che l’interlocutore venga considerato nella sua concretezza e complessità. Pur sottolineando ciò che unisce
partner del dialogo, non bisogna perdere di vista quanto ci separa ancora.
Se non si fa questo il dialogo ecumenico non avrebbe più senso perché si
esaurirebbe in formazioni di gruppi
uniti risultanti da « frange » raccolte
tra le varie Chiese. E anche in questo
caso non si tratterrebbe di una unità
profonda, ma forse di una convergenza di circostanze e parziale. Personalmente non credo che tra i movimenti
di dissenso nella Chiesa cattolica romana e le Chiese della Riforma ci sia
una A^era identità.
D’altra parte sono convinto — e lo
LA CHIESA D’INGHILTERRA
CHIUDERÀ’ 700 CHIESE
Londra (epd). - Iti un areo di quimlici .inni
700 chiese anglicane .stanno per essere chiuse
e destinate ad altri usi, dopo es.sere state riconvertite con lavori che costeranno circa 600
milioni di lire, a spese dello Stato e della
Chiesa. Alcune .saranno ricompre.se fra i monumenti storici; altre saranno vendute a diverse denominazioni, compresa la Chiesa cattolico-romana: le rimanenti saranno riadattate a case per la gioventù, .sale comunitarie,
calfé. teatri, musei oppure ospiteranno degli
alloggi. 1 cimiteri adiacenti non potranno essere utilizzati come giardini pubblici linché
le tombe accoglieranno ancora spoglie umane.
Hans Kiing
ripeto spesso quando parlo sulTccumenismo — cite non è attraverso uno
spirito di aggressività che si può giungere a rinsaldare la comunione tra i
cristiani. Talvolta siamo tentati di dare al « dialogo » d’oggi gli stessi contenuti e quasi le stesse forme della
« polemica » di ieri. È una tentazione.
Con questo non vorrei in nessun modo
avallare un dialogo mellifluo per un
ecumenismo di sorriso. È appunto per
tutte queste .'agioni che nel dialogo
ecumenico bisogna tenere sempre presente Tintela realtà della comunità cristiana e il voler scegliere un interlocutore fatto a propria somiglianza non
mi sembra e a .- ci possa portare molto
lontano nel cainmino verso l’unità piena di tutti i ‘ . istiani.
Ella avrà e rtamente avuto notizia
della lettera sulTintercomunione diretta recenti nente (e riportata su
« Réforme » d i 6 gennaio ), dal pastore Gérard gwald, professore alla
Facoltà di elogia protestante di
Strasburgo, a VIons. Elchinger, vescovo di Strasl; go, e della risposta interlocutoria ; i on so se sia seguita altra comunica,;i«ne) dello stesso Mons.
Elchinger. (; allora Mons. Elchinger
chiedesse a Lei un parere, che cosa gli
risponderebbe?
La linea di condotta circa Tintercomunione risulta dalla riflessione della
Chiesa cattolica sulla propria fede. Se
dipendesse soltanto da considerazioni
di ordine pastorale, ogni singola Chiesa locale, una diocesi o una conferenza episcopale, potrebbe avere delle soluzioni proprie tenuto conto della propria particolare situazione. Quando invece ejueste considerazioni, per le quali bisogna avere sempre grande attenzione, sono connesse a questioni che
toccano la fede, come mi sembra quella delTintercomunione, la soluzione diventa più complessa: occorre cioè tenere presente non più soltanto le condizioni pastorali della Chiesa locale,
ma bisogna non perdere di vista la posizione della Chiesa cattolica romana
nel suo insieme.
Il Concilio, nel decreto sull’ecumenismo, parlando delTintercomunione
ha dato una valida indicazione: « Circa
ii modo concreto lIÌ agire, avuto riguardo a tutte le circostanze di tempo, di luogo, di persone, decida prudentemente l’autorità episcopale del
luogo, se non sia altrimenti stabilito
dalla conferenza episcopale a norma
dei propri statuti, o dalla Santa Sede » (n. 8).
Giroi.,\mo Hamhr, o. p.
Hans KìInc è an teologo =
cattolico svizzero attualmente =
docente di dogmatica e di teoio- E
già ecumenica alla Facoltà leo- E
logica cattolica deli Università =
di Tubinga. Il pontefice Gio =
vanni XXIII lo aveva chiamato E
a Roma come perito conciliare E
c ha svolto un lavoro notevole, =
in particolare neirepiscopato di ^
lingua tedesca. Membro del co- =
mitato di redazione della rivista E
internazionale di teologia « Con- =
cilium ». egli è stalo ultima- =
niente chiamalo a tenere un coi- =
so dì teologia sistematica catto- E
lica alla Facoltà teologica rifor- E
mata deirUniversità di Basilea, =
un fatto che si verifica per >a E
prima volta nella storia c che E
ha suscitato un certo fermenio. =
Larga eco, e contrastata hanno =
avuto alcune sue opere teologi- E
che, in particolare quella sulla E
Giustificazione (in cui cerca di E
dimostrare... che Lutero e il ^
Concilio di Trento non erano E
poi così lontani), quella su /li* E
forma e riunifìcazione della E
Chiesa e ultimamente Veracità, =
per il futuro della Chiesa (edita E
in Italia dalla Queriniana, e E
dalla quale stralciamo questa E
pagina). Se le altre opere, pur =
sempre vive e stimolanti, rillel- =
tono quel cattolicesimo concilia- E
re e postconciliare che un catto- E
Ileo del dissenso ha definito in =
modo calzante: «onnivoro», E
Veracità esprime il lato cristia- E
namenle più fre.sco dell’opera E
dì questo teologo, che un po' più =
di un anno fa aveva contestalo =
pubblicamente con umile ler- E
mezza renciclica di Paolo I E
contro la limitazione delle na- =
scile. E
= Anche il secolo XX è pieno di ogni ge= nere di insincerità, di.-oneslà. menzogna,
= ipocri.sia. E non può forse questo nostro
= secolo — con l’aiuto degli imponenti mez= zi tecnici — mentire ancora meglio di tiitE ti i precedenti? Lo dimostrano i grandi
= meccanismi di propaganda dei sistemi to= talitari; le visioni di George Orwell nel
E suo romanzo futuristico 1984, ove si proi spetta un ministero della verità, il cui
= compito consiste nel falsare la storia, sono
E in fondo soltanto le estrapolazioni di una
= esperienza del passato. Ma anche nelle no= stre democrazie, sul piano della politica,
E dell’informazione, della propaganda e in
E altri settori, abbiamo raggiunto una perfe= zione piuttosto elevata nella « inanipola= zione della verità ».
È E tuttavia, in un elenco delle caratteri= stiche di questo secolo XX, non si potreb= be certamente passare sopra a un fatto: il
E nuovo pathos della veracità. Il secolo XX
H è contraddistinto da un senso nuovo della
= sincerità, dell’onestà, deU’originalità, delE rautenticità, della veracità nel senso jiiìi
= ampio della parola, che non faceva parte
= del secolo XIX, terminato press’a poco
I con la prima guerra mondiale. {Qui H
= Kiing delinea alcuni esempi in vari setto= ri: architettura, scultura, pittura, roman
I zo V lirica, psicologia, sociologia, filosofia). =
E Non solo letteratura, arti e scienze del secolo XX, ma anche il ^
= comportamento degli nomini nel quotidiano è caratterizzato dall im- ^
I pulso a una nuova veracità, che ha cancellato alcune ipocrisie dell’epo- |
^ ca vittoriana e guglielmina. Gli uomini d’oggi, piaccia o no, scusano ^
= (piasi tutti i peccati, (juando almeno si fanno per sincera convinzione, g
E Sentono una sfiducia istintiva per tutte le grandi e belle parole, per ^
= tutto ciò che è retorico e pomposo, per tutto ciò che sa in qualche mo- ^
I do di cattivo gusto, di facciata e ornamento, di non genuinità nel par- =
E lare, nel vestire e nello stile di vita. Essi non act'ettano più nessuna ^
I autorità sulla sola base dell’autorità formale, che consiste soltanto nel =
E pretendere di essere autorità, mentre non è piti visibile un autorità ^
= interiore dietro al suo titolo o alla sua posizione; essi accettano solo ^
I l’autorità che, nel suo fare e agire, si dimostra come autorità per la =
E competenza obiettiva, autorità in cui esterno e interno s identificano. ^
= iNon è un’esagerazione; il secolo XX è caratterizzato da un pathos E
E della veracità. Ripetiamo: c’è anche nel nostro secolo menzogna e ipo- =
= crisia, e della tendenza alla veracità si può anche abusare — ad esem- ^
= pio nella letteratura, nella stampa, nel film e anche nella scienza E
È mediante sensazionalismo ed esibizionismo. Ma resta il fatto che il ^
i senso dell’uomo contemporaneo per la veracità è qualcosa di grande, ^
= di liberante, di ammirevole, qualcosa che fa dire oggi a molti vecchi E
E e saggi uomini: la gioventù di oggi è migliore, non perché fa cose ^
E meno malfatte, ma perché è più sincera. =
É E la chie.w? Se questo è il mondo di oggi e uno dei suoi lati mi- =
E gliori, come si comporta la chiesa a questo proposito? Io rispondo ^
= (pii in prima linea per la chiesa di cui sono membro, per la chiesa E
I cattolica; ma ciascuno potrà facilmente trarre da sé le analogie con le |
= altre chiese cristiane; in un modo o nell’altro, la veracità è il proble- ^
I ma di ogni chiesa. Ora possiamo constatare con gioia che la spinta alla =
i veracità non si è fermata alle porte della chiesa (...)■ E
I Per « veracità » intendiamo più ancora che una semplice sinceri- |
i tà e genuinità nel senso stretto. Intendiamo innanzitutto quell’atteg- =
i giameiito di fondo, in cui un singolo o una comunità permane vero |
= e trasparente per se stesso, identico con se stesso: l’onesta piena con =
I se stessi e quindi anche con gli altri uomini e con Dio, la onestà piena |
I nel pensare, nel parlare e nell’agire. |
ili.........................................imi..............
Contro la fame degli altri
Nel pubblicare un nuovo elenco
di cifre pervenuteci, informiamo i
nostri lettori che il i»ast. Gschwend,
Due comunità di fronte alla preghiera
Due comunità del primo secolo
discutono della preghiera: Luna è
di origine giudaica, l’altra di provenienza pagana. Le parole di Gesti
su (piesto preciso tema sono commentate, messe a confronto con la
situazione del momento. La eco del
dibattito si coglie facilmente nei due
documenti, risjieltivainente di Matteo 6: 6-15 e Luca 11: 1-1.8.
La comunità di Matteo rischia di
cadere nel ritualismo giudaico; perciò .sono sottolineate le parole di Gesù die affermano la serietà della
preghiera: niente esibizione, niente
sentimentalismo, ma sincerità sino
in fondo; Dio è il testimone, meglio,
c Colui che ascolta seriamente. La
menzione della cameretta è indicativa: essa era il luogo più nascosto
della casa, dove si metteva la frutta, al buio, l’unica che fosse chiusa a
cliiave. Questo significa; nesstina interferenza, nessuna indiscrezione,
ma reale collegamento con Dio. La
eomiinità insiste sulla verticale, cioè
sul rapjiorto diretto con Dio. Nel
rapjiorto, Dio non ci considera dei
minori, ma dei figli, ai quali promette un Regno, ai quali domanda
una cosa soltanto, eppure di fondo:
l’ubbidienza. La preghiera è quindi
])resa sul serio nella misura in cui
teniamo conto dell’ Altro che ci
as('(dta e sapjiianio ricevere il dono
|»oteiite della nuova vita.
La comunità di Luca, di origine
pagana, non ricorda tutte le jiarole
di Gesii sulla preghiera, anzi, non
menziona neppure la terza e la settima richiesta del « Padre nostro ».
Non inqiorta! Questo vuol dire che
il « Padre nostro » non è forma; la
grazia di Dio circola lo stesso nelle
altre par(de dell’Evaiigelo. La chiesa lucana è tormentata dal problema sociale. Non esclude la verticale,
ma sottolinea in modo particolare
la linea orizzontale e cioè il rapporto con l’altro uomo. Lo si vede nella parabola dell’amico importuno,
che è incorporata nel tema della
preghiera. Nella chiesa c’é una situazione drammatica che il credente
non può risolvere; qual era? non
sappiamo. Si jtarla d’uii uomo che
Si'occia il credente a mezzanotte e si
parla pure del credente che vuol (lare tutto ciò che ha, vuol mettere a
disposizione il suo tempo, la sua vo
lontà, la sua casa, ma
manca l'cs
senziale, il pane. L’altro sta per morire di fame. Cosa fare? La comunità di Luca menziona il finale del
racconto di Gesù, laddove dice clic
l’uomo rimasto senza pane si reca da
Colui die lo possiede e lo supplica
sino al punto da ottenerne fin che
ne vuole.
IjC situazioni drammatiche non
mancano oggi nel mondo e nella comunità nostra. Dobbiamo mobilitarci per fare (pialcosa, jier saltar
fuori dal nostro buco di triste solitudine. Se preghiamo sul serio e andiamo dal Padre .seriamente e con
[lerseveranza, qualcosa snecede nella chiesa e intorno a noi. Qualcosa
succede in famiglia e nella comunità, nella vita del comune o dello
stato. Il Padre ci dà il pane vero,
integrale per sfamare la comunità e
il mondo che ri sta attorno con tutti i suoi drammi. Facciamo perciò
l'analisi e scopriamo che le preghiere nostre sono poro serie e stanno
nella linea di quelle della comunità
di Matteo, criticate da Ge.sii.
Gustavo Bouchard
del segretariato romando dell’Eper,
l'organizzazione assistenziale delle
Chiese protestanti svizzere, da noi
informato della nostra iniziativa di
collaborare a sostenere il (( Centro
di sviluppo comunitario » del Congo Kinsliasa (che, come noto comprende circa 400 mila profughi dall’Augola), ci comunica che sta attualmente raccogliendo dei nuovi
documenti su detta opera, che ci farà poi seguire. A nostra volta, non
ajijiena ne saremo in possesso, daremo ulteriori informazioni su ([uesta iniziativa.
Frattanto, vi jireghiamo inviare le
solloserizioni al conto rnrrente postale n. 2/80878 intestato a: Roberto Peyrot, corso Monralieri 70,
10183 Torino. Grazie.
Da Venezia: Fani. Viti L. 1.000; fam. Zecoliin .3.000: D. Ispodainia 2..'i00: G. Ispodainia 2.500.
Da Torino: M. Balma.s L. 2.000: C. Peyrot 5.000; L. G. C. 10.000.
Da Campobasso: P. Corho L. 2.000.
Da Sanremo: L. ile Nioola !.. 10.000.
Da Fraiienfeld (Svizzera): 1). Di Toro L.
5.000.
Da Bergamo: Un lettore L. 50.000.
Da Chiabrano di Ferrerò: E. Pascal Ghigo
1.. 20.000.
Da Lucca: R. Cerchiai L. 2.000.
Da Roma: G. Conti L. 1.000.
Totale L. 1 16.000; pree. 805.051; in cassa
L 921.051.
È la solita solfa: diversi articoli e
corrispondenze devono attendere,
in specie una relazione sulla Conferenza ecumenica di Montreux sullo
sviluppo.
4
pag. 4
N. 8 — 20 febbraio 1970
l^^otrimoriio 0 ctivorzio* Ecclesiale Romana, nell’Aula magna della nostra Facoltà di teologia
riflessioni di cattolici || concordato sotto accusa
Posizioni nuove, in ambito cattolico, si riflettono nell’ultimo
fascicolo di “Testimonianze”, che valuta con interesse puie
il recente “Rapporto al Sinodo Valdese” su questo tema
Il quaderno n. 120 di « Testimonianze », la rivista cattolica fiorentina che
conta, fra altri validi collaboratori, Ernesto Balducci, ed è attualmente una
delle voci più vive del cattolicesimo
italiano, è dedicato ai problemi del matrimonio e del divorzio. Li studia sul
presupposto che « il matrimonio va liberato dal giuridicismo e messo coraggiosamente a confronto con la
Scrittura e la novità dei tempi », e con
espliciti riferimenti al rapporto su
Matrimonio e divorzio presentato al
Sinodo valdese del 1969 (di cui « Testimonianze » ha pubblicato ampi stralci
nel n. 118).
È incoraggiante il rilievo che, mentre sono trascorsi più di tre anni fra
la pubblicazione, da parte dell’editrice
Claudiana, nella collana « Attualità
protestante », dell’opuscolo n. 5, contenente lo studio di Aldo Comba su II
divorzio (settembre 1966) e il recente
n. 28, contenente il predetto rapporto
al Sinodo, opera dello stesso autore e
di altri membri della commissione sinodale, nel volgere di pochi mesi dalla
stesura del « rapporto » si sono avuti
echi diversi, fra cui quello che vado
segnalando. Incoraggiante specialmente per chi, come me, crede alla fecondità del « dialogo », mentre non lo sarebbe molto ove si presupponesse utile, come già parve utile in passato, un
isolazionismo valdese.
Perché la segnalazione giunga tempestiva non mi è possibile qui far altro che dare qualche sintetica indicazione di quanto, nel periodico, hanno
scritto l’editorialista, Balducci e Attilio Monasta, anche perché, sebbene già
da qualche mese io abbia ricevuto da
Aldo Comba, e in parte utilizzato, alcune indicazioni bibliografiche essenziali sulTargomento per un lavoro che
vado preparando a lungo termine, non
sono tuttavia in grado di esprimere all’impronta quella compiuta valutazione critica che invece il mio mentore,
già da tempo meritoriamente attento
alla questione, potrebbe dare.
Nell’editoriale, « Testimonianze » apprezza, del documento valdese, il fortissimo rilievo dato aH’insegnamento
biblico del matrimonio e al giudizio
che quell’insegnamento comporta sulla realtà presente, il rigore della linea
seguita, « da un lato sottolineando tutte le responsabilità che alla comunità
spettano nel sostenere le famiglie e
nelTaiutare il loro discernimento sulla
propria situazione in ordine soprattutto alla realtà della Grazia e del peccato, dall’altro rinunciando volontariamente a far sì che la propria concezione del matrimonio debba essere riconosciuta dalla società civile », infine il fatto che venga proposto alla riflessione e alla discussione della comunità dei credenti. Qualche riserva
vien fatta su quanto il « rapporto » dice in materia di divorzio (a p. 17 nell’opuscolo della Claudiana), in qupto,
a parere dell’editorialista, non si dovrebbe proporre ai credenti in quanto
tali di dare la loro approvazione ad
una legislazione civile divorzista, intervenendo così con una pressione della chiesa sia pure in senso opposto a
quello tradizionale, mentre « il problema legislativo dovrebbe essere affrontato prevalentemente secondo criteri di giudizio schiettamente sociopolitico ».
Il saggio di E. Balducci su L’uomo
e la donna nel disegno della creazione
NOVITÀ
Mario Miegge
Il protestante
nella storia
L’efficacia della parola predicata
Da Calvino al capitale
« Psicanalisi » dell’ecumenismo
Kierkegaard e Bultmann
(collana « nostro tempo », 6)
8”, pp. 176, sovraccop. plasticata,
L. 1.600
Elemento costante nella storia
del protestantesimo è la fiducia
nella potenza e nell’efficacia della parola predicata. Ma nessun
discorso può sottrarsi all’inevitabile dimensione politica della vita quotidiana, coinvolti — come
siamo — in una struttura di
classi, in un mondo di disuguaglianza in cui occorre continuamente sapere da che parte si sta
e a quale delle parti giova ciò
che andiamo facendo e dicendo.
EDITRICE CLAUDIANA
Via S. Pio Quinto 18 bis
10125 TORINO
c.c. post. 2/21641
mette in rilievo un problema ben noto
a chi frequenta la pubblicistica laica
sui problemi scritturali, mentre sarebbe augurabile che venisse più francamente dibattuto fra i cristiani, e cioè
l’antinomia fra la concezione veterotestamentaria della sessualità, e gli influssi greci avvertibili nella riflessione
cristiana: una volta che i credenti sono chiamati ad applicare la loro cultura ed il loro raziocinio a meditare
sulla fede, non è questo un argomento che debba essere sottratto ad un
libero esame. Nel saggio viene dato
ampio sviluppo, fra l’altro, alla interpretazione di Qsea.
Nel saggio di A. Monasta su Matrimonio e divorzio, nella Bibbia e nella
prassi della chiesa, l’attenzione viene
portata su tre punti di vista; la base
scritturale, l’evoluzione della dottrina
cattolica, e le esigenze del presente.
Su quanto vien detto dal primo punto di vista sarebbe certo opportuno
che si esprimesse chi più di me fosse
provveduto sugli argomenti teologici;
osservo, fra l’altro, che non si discute
la controversa interpretazione di Matteo 5: 32 e 19-. 9, cioè della nota clausola « salvo che per cagion di fornicazione ». Su tale clausola si fondano i
divorzisti cristiani, credo almeno da
John Milton in poi, mentre gli autori
del «rapporto» valdese (p. 11 del cit.
opuscolo) prendono in seria considerazione l’esegesi cattolica, ripresa da
H. Baltensweiler, poi da G. Miegge e
altri, secondo cui la « fornicazione »
(porneia) cui il passo allude, non è
l’adulterio, ma la consanguineità.
Mi proporrei invece di ritornare sulla trattazione molto interessante fatta dal Monasta circa l’evoluzione della dottrina cattolica culminata nelle
formulazioni del Concilio di Trento,
che in sostanza travasavano in campo
dogmatico un’esperienza sostanzialmente socio-politica, connessa alla
funzione civile della Chiesa nei dodici
secoli intercorsi fra Costantino e l’assise della Controriforma.
Le « ipotesi conclusive » mi sembrano sostanzialmente parallele, con quella maggiore complessità di articolazioni che richiede la situazione cattolica, a quelle del nostro « rapporto »,
almeno nel senso di discernerc il senso vero dell’intervento che la Chiesa
è chiamata ad operare laddove, mediante il matrimonio, si costruisce una
famiglia. La quale è voluta da Dio anche quando non sia una famiglia cristiana, ma altresì è nella possibilità,
vorrei dire nel rischio, di essere una
famiglia cristiana; quando sia così, la
Chiesa è interessata: « alla chiesa comunità umana devono interessare quei
matrimoni fra cristiani cui sia seguito un solenne impegno davanti ad essa
di testimoniare il Vangelo anche col
matrimonio ».
Si tratta in sostanza di riscoprire
anche in questo campo una nozione
della Chiesa implicita in talune controverse formule del Concilio Vaticano II e che speriamo, per quanto molti desiderino, nessuno riesca ad obliterare, ma continui ad affermarsi per
la sua intrinseca attinenza a ciò che
oggi è vivo dell’esperienza cristiana.
Augusto Comba
In Roma i vari gruppi cattolici
del dissenso operanti nella Diocesi
hanno dato origine ad una Assemblea Ecclesiale Romana che ha posto la sua sede nel palazzo di Via
Balbo 4, che è anche sede della
U. C. D. G.
La sera dell’ll febbraio questa
Assemblea Ecclesiale ha organizzato, neH’Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia, un dibattito sul Concordato a cui hanno pre
so parte circa 150 persone, quasi
tutti giovani e fra essi molti giovani preti; pochi invece gli evangelici presenti.
Hanno parlato per introdurre
l’argomento per oltre un’ora e
mezza, con notevole competenza
non scevra alle volte da calcolata
durezza, un giovane magistrato, il
Palminota, un Senatore della sinistra indipendente, G. M. Albani, il
pastore Giorgio Girardet e la nro
UNA DICHIARAZIONE DEL DISSENSO CATTOLICO
Il rlnnovamentD della Chiesa la Italia passa
attraversa l'aballzioae del caacardata
In questi giorni si parla di revisione del Concordato e noi, cattolici
di Roma, crediamo nostro diritto far sentire la nostra voce.
La gerarchia non ha creduto opportuno interpellare suH’argomento
i! popolo di Dio, né chiarnarlo a pregare e studiare in questa occasione
in cui potrebbe realizzarsi una radicale trasformazione dei rapporti fra
Stato e Chiesa.
Noi crediamo che sia giunto il momento per la cattolicità italiana di
rinunciare al regime di privilegio di cui gode da quarant’anni, per instaurare a! suo interno un reale dialogo tra fedeli e gerarchia, e nell’ambito
della società civile tra credenti e non credenti.
Solo la rinuncia al potere e ai privilegi può rendere efficace l’opera
di evangelizzazione, attraverso la trasformazione della Chiesa da società
burocratica in autentico popolo di Dio.
Non è sulRciente pertanto togliere dal Concordato gli articoli che
offendono la coscienza civile e sono in contrasto con l’uguaglianza dei
cittadini sancita dalla costituzione; è necessario abolire ogni mescolanza
della Chiesa col potere politico, perché nella comunità ecclesiale si realizzi
una comune e sincera ricerca di un modo nuovo di essere presente nel
mondo.
I cristiani non sono più disposti ad accettare una Chiesa fastosa, ricca, trionfalista, che condivide il potere con i grandi della terra.
Desùierano una Chiesa povera, che vada come il suo divino Maestro
in mezzo ai poveri, agli sfruttati, ai deboli, ai diseredati, per realizzare
fino in fondo la sua missione di essere seme, sale e lievito del mondo. CO'
me lievito, sale e seme la Chiesa deve entrare nel cuore del mondo per
morind e portare frutto.
Contro ogni privilegio e per una Chiesa povera, chiediamo al popolo
di Dio di rinunciare unilateralmente ai Patti Lateranensi.
MDiimiKiiiiiiiimiiiii
foiiiuiiità diviso sulla jii'eseiiza nella società
(segue da pag. ■ sei)
rispondere alla domanda: perché aveva dato il suo voto alla decisione del
Kiodan di costruire qiu sto padiglione.
Quegli studenti e pas'Ori pensavano
che tale decisione sigviificasse l’accettazione della politica ^ apitalistica governativa, e che tale politica fosse in
contrasto con la fede cristiana. Noi
dovremmo seguire Gesù, il quale è stato sempre dalla parte dei poveri, degli alienati e ha lottato per loro, non
per i ricchi, non per la società costituita. È evidente che questa critica
era contemporaneamente una critica
violenta alla Chiesa tradizionale che
sta in pacifici rapporti con l’ambiente
e gli è strettamente legata. Al termine
della discussione il professor Kitamori, noto per la teologia della sofferenza di Dio, fu ripetutamente colpito. Il
corpo insegnante della Scuola superiore ecclesiastica difluse due giorni dopo una dichiarazione secondo cui tale
disumano metodo di discussione era
iiiimmmimmmiiimmiinmiiimmiKi
iiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiii'iiimiimii uni»
llllllll■lIlilmlllll■<llllmlIll
Doni ricevuti dal Comitato del Collegio Valdese
a tutto il 13 febbraio 1970 (6" elenco)
DA CHIESE VALDESI:
Diaspora Riviera di Ponente {P
versamento) 20.700
Rimini (4^’ versamento) 10.000
Roma - Vìa IV NovemÌire (1‘^ vers.) .5OO.OOO
San Germano Chisone (2‘* vers.) 173.000
Torino (8" versamento) 19.000
DA ASSOCIAZIONI ED ENTI VARI:
Associazione Amici del Collegio
Torre Pellice (4" versamento) 7.>0.000
DA AMICI:
“In memoriam'* (Ìp.I PasL Elio Eynard:
Sclimied Rodolfo - organista ■ Zurigo (Svizzera) 2.000
Fissegger H., Basilea (Svìzzera) 7.220
Elsa e Aline Ricca, Torino J0.000
Maria e Luigi Marlinal. Torino 5.000
Elvira e Guido Decker, Torino 5.000
Mariuccia Decker. Torino 5.000
Doni:
Pastore Carlo Neidhart. Berna (tramite Prof. Valdo Vinay) 14.440
(iiardina Fiorenza, Roma 500
Romano Piero. Roma 5.000
Mendola PTancesco. Roma 5.000
Conti Giovanni. Roma 5.000
Celli Teodoro, Roma 5.000
Bertalot Margherita, Roma 5.000
Angiolillo Doti. Guglielmo. Roma 12,000
Soggin Aia. Roma 10.000
Pa.store Vinay Prof. Valdo. Roma 10.000
Ricci Vittorio. Roma 50.000
Si ricorda che i doni e le niferte a favore del
Collegio Valdese possono l'^sere versati al Comitato Collegio Valdese di Torre Pellice Via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice, sul
conto corrente postale n. 2/32709 o sul conto
corrente bancario n. 56760 iiresso Istituto
Bancario Italiano - Torre Pellice.
ERRATA-CORRIGE
Nel pubblicare un precedente elenco dì offerte per il Collegio Viddese. in memoria
del pastore Elio Eynard, siamo incorsi in un
errore lipograiico di cui ci scusiamo vivamente : Lydia. Sergio e Bruno Eynard hanno oi[erto L. 200.000. e non 20.000 come pubblicato.
LUSEIINA S.^ GIOVANNI
Giornata inomliale contro la lebbra. Continuano ad afÌluire grandi e piccole oiTerte, ]>er
mezzo delle bustine che .sono state dislrdiuilc
a questo scopo. Anche molti bambini delle
scuole domenicali hanno contribuito con i loro risparmi. Vogliamo in particolare segnalare (c ringraziare, non potendo farlo altrimenti) ranoninio donatore clic ci ha fatto pervenire un'oiierta di L. 55.000 » l>cr i lebbrosi ».
Preghiamo tutti coloro che ancora desiderano partecipare a questa azione di solidarietà di
farri pervenire le loro oiferte entro il 28 febbraio. Sul prossimo « Impegno » pubblicheremo la lista dei doni ricevuti.
Totale del presente elenco
Totale elenchi pubblicali preceden
1.628.860
11.527.273
Totale doni pervenuti a lutto il
13 febbraio 1970
13.156.133
Doni Pro Eco-Luce
Assely Coisson v. Chtnlre. l’erosa Arg. 500;
Melzenlhin. Svizzera, 500: Sii.saiina Steiger,
Svizzera 500; Arnoldo Durio, Ivrea 1.000: Frida falla. Ventimiglia. 500: Elisa Benx Soulier. Inv. l’inasca 500: Virginia Seimone Panascia. Kiesi 500; Tommaso Qiiercioli, Hergamo 500. Grazie. (continua).
cristianamente illecito; il corpo do
cente si attirò in tal modo l’ira degli
studenti, i quali dichiaravano illecita
tale critica formale; il corpo insegnante doveva unanimemente criticare il
Kiodan, perché il problema aella partecipazione all’EXPO ’70 toccava l’essenza stessa della fede cristiana. I professori risposero a questa cntica affermando che tale politicizzazione della
fede è problematica: un cristiano poteva criticare dal suo punto di vista
l’EXPQ ’70, mentre un altro poteva accettare la partecipazione delle Chiese
ad essa, malgrado i problemi che rappresenta. La discussione fra il corpo
insegnante e gli studenti dura tuttora.
Ultimamente si poteva leggere in
uno dei maggiori quotidiani giapponesi la notizia che in una comunità
cristiana di Kioto un culto domenicale è stato disturbato da studenti radicali: essi alTermavano che la predicazione del pastore era priva di contenuto attuale e parlava sempre di una
verità astratta, apparente; la verità
cristiana non dovrebbe più essere testimoniata attraverso la predicazione,
la quale si limiterebbe a pacificare la
sensibilità intcriore, religiosa, sentimentale degli ascoltatori, bensì attraverso l’iiTipegno politico dei cristiani.
È impossibile riferire qui tutto ciò
che sta accadendo nelle comunità nipponiche. Tutti questi fatti attestano
però con evidenza quanto è profonda
la frattura fra i vari gruppi e le varie
teologie. Molti non vedono più in che
può ancora consistere l’unità della
Chiesa. Malgrado il loro numero esiguo i cristiani hanno avuto un ruolo
importante in Giappone esercitando
quasi costantemente una critica sulla
società giapponese. Ed anche all’interno di un’unità di fede si sono sempre
avute opinioni e dibattiti assai diversificati. Mai però, finora, abbiamo vissuto una frattura tanto profonda, sì
che nessuno può dire come riusciremo
a superarla, per quanto tutti abbiano
piena coscienza di come sia importante l’unilà della Chiesa. In passato i cristiani giapponesi hanno dovuto soffrire per conflitti fra denominazioni e
Chiese, i quali a rigore avevano un’origine esterna; oggi invece sofiriamo pei'
conilitti dei quali siamo personalmente e direttamente responsabili.
In tale situazione i missionari sono
impotenti ed è bene che noi cristiani
giapponesi siamo costretti a vincere
da soli le nostre diilìcoltà. Tutti noi
ignoriamo però come. Continuiamo a
domandarci qual’è l’origine di questa
confusione disorientante, e che significato ha questa politicizzazione di tutto, e perché fatti consimili avvengono
in Europa c in America, c se la crisi
è semplicemente un fatto episodico,
del quale più tardi ci si potrà ricordare sorridendo, ovvero se è un segno
della caduta non soltanto delle Chiese
cristiane ma del Giappone antico. Nel
suo insieme la società non pare sinora scossa, ma le comunità vacillano.
Tsunhaki Kato
fessoressa Adriana Zarri della Redazione di « Sette Giorni ». Tutti
gli oratori hanno duramente contestato il concordato: il Palminota, dal punto di vista giuridico presentandolo come opera di vertici
che non rappresentavano la massa
degli interessati; VAlbani sostenendo l’esigenza di modificare l’art. 7
della Costituzione, stralciandone
rinserimento del Trattato lateranense come materia costituzionale; il past. Girardet affermando il
concetto della separazione assoluta tra Chiesa e Stato e la prò}’.
Zarri affermando che la Chiesa è
chiamata a servire e non a proclamare tramite leggi il suo potere.
Vari sono stati gli interventi e,
anche se non è mancata una voce
di dissenso, in grande maggioranza sono stati coloro che si sono
dimostrati solidali col concetto
esposto in una lunga dichiarazione
che i presenti sono stati invitati a
firmare e che si incentra nella affermazione: « Noi crediamo sia
giunto il momento per la cattolicità italiana di rinunciare al regime di privilegio di cui gode da 40
anni per instaurare nel suo interno un reale dialogo tra fedeli e gerarchia, e nell’ambito della società
civile tra credenti e non credenti ».
Alb. R.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Peyronel - Coucourde e
Borno sentitamente ringrazi?no tutti
coloro che in vari modi hanno preso
parte al loro grande dolore in occasione della dipartenza del loro caro
Papà e Nonno
Francesco Enrico
Peyronel
di anni 92
Un particolare ringraziamento: ai
pastori sigg. Jalla e Bertinat per le
affettuose parole di conforto ; al dott.
Bertolino per le assidue e premurose
cure; al dott. De CUmenti; all’Amministrazione Comunale ; all’Associazicne Carabinieri in Congedo; all’Arma dei Carabinieri; ai compagni di
lavoro di Amedeo; ai condomini.
S. Germano Chisone, 10 febbraio 1970.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Maria Pons ved. Pons
commossi per la dimostrazione di sti
ma e affetto tributati alla loro cara
Estinta, ringraziano quanti hanno
preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al Past. A. Genre. Un grazie di cuore ai vicini di casa, agli amici e parenti tutti,
Bricherasio, 11 febbraio 1970,
M.me Micheline Genre ft ses enfants : Corinne, Pascale, Sylvette et
Rémy; Mr. Charles Genre, M.me Vidal, les familles Mûris, Barraud, Pagès, Clapier et Genre or?t la grande
douleur de faire part du décès de leur
cher
Fiector Genre
que Dieu a rappelé à Lui presque su
bitement, à l’âge de 45 ans, le 11 février à Rocheville-le-Canet (France!
« Dieu est pour nous un refuge et
un appui, un secours qui ne
manque jamais dans la détresse » (Psaume 46: 2).
Cannes, le 16 février 1970.
S. 0. S.
In situazione estremamente critica la
CASA DI RIPQSQ
PER EVANGELICI
a VITTQRIA
cerca subito donna per servizi
vari. Salario, vitto e alloggio,
camera per conto proprio previdenza ed assistenza secondo
la legge.
Scrivere alla direzione della Casa.
Via Garibaldi, 60 - 97019 Vittoria
telef. 81161
5
20 febbraio 1970
N.
pag. 5
Il MoMort e il Direttore di "Nuovi Temili,,
rispondom ella "lettera aperta,, di Aldo loeg
Collegio Valdese di Torre Pellice
Considerazioni e cronaca
Il Moderatore ci scrive, in risposta alla lettera aperta a lui indirizzata e pubblicata qui
due settimane fa. Lo ringraziamo, spiacenti
che la sua ci sia giunta quando già si stava
stampando il numero scorso.
Caro direllore.
Non ho intenzione di entrare nella polemica sollevaia da Aldo Long nella sua ietterà
pubblicata sul n. 6 del giornale, sotto il titolo
« Repressione poliziesca o repressione della
verità? ». Questo compito spelta caso mai ai
due giornali che sono stati incriminati, sia
pure in diversa misura.
Ma la lettera di Aldo Long è una lettera
aperta a me diretta, in quanto moderatore della Tavola Valdese. Spero che mi consentirai
dunque un breve commento su questo metodo,
con cui si cerca di fare intervenire supposte
(I autorità superiori » per far valere i propri
punti di vista, magari attraverso provvedimenti disciplinari o amministrativi implicitamente invocati.
Di due cose l'una: ovvero ci si attiene con
questo metodo ad un principio gerarchico,
nella speranza appunto che la gerarchia intervenga severamente per punire i responsabili,
0 almeno per richiamarli alTordine, magari
attraverso qualche velina imperativa. Ovvero
si cerca con questo di coinvolgere la Tavola
0 il moderatore personalmente, al hne di dimostrare la loro collusione con le colpe dei giornalisti per poterli meglio poi, in sede appropriata, criticare ed attaccare. Una piccola trappola insomma.
Ambedue que.ste ipotesi .sono così lontane
dalla nostra ecclesiologia e dal nostro costume
riformalo che non vai la pena di .spendere
molte parole in più per sottolinearne la mediocrità.
Vorrei ricordare un piccolo episodio che ti
concerne personalmente, caro direttore: alcuni
anni fa un lettore de L'Eco-Luce, indignalo
per non .so pili quale serie di articoli che
portavano la tua iìrma, mi fece una telefonata concitata reclamando la tua immediata
ilcstiluzione per telegramma! Come hai visto
non ne feci niente e credo di non avertene
neppure informalo, tanto a.ssurda mi pareva la
}>relesa. Ma appena il lìume di parole del mio
interlocutore .si arrestò, gli feci notare che
qii.-imlo si chiama una persona ad un servizio
• i n:K-:riiaii'o come la direzione di un giori'.'!;', :i j -!Ho -j compie un alto di hducia.
;n;i v la.sciare anche i\ chi esercita questo ministero lo spazio s'^'V-ciente ad esprimerlo nella sua pici*:// • •-uonsahilità. senza tenerlo so*'! aiuo o sotto a
• i' . :ì iempo e luogo,
si valuta I il !,i : • lavoralo senza
(Inhhiii !• .;¡ responsabilità.
•- qr- • ;> 1 . ' r-; . -: !■ essermi attenuto
1 .1 qui, anche se. souzu ' aperte, qualche
rnceomandazion.e o suggerimento c’e stato..
Non p 'iì..o che s! .h i. >a cambiare metodo.
lo va/iandoli per Tospilalità ti saluto cor
límente.
Neri Gjampiccou
Pare, il Direttore di ^‘Nuovi Teinpi’^, cìiia'
lìuilo in causa dalla ^'lettera aperta ’ in quesi one, da noi pubblicata, ci ha scrittoi
Caro direttore.
rispondiamo sulle colonne delTa Eco-Luce »
al colonnello Aldo Long visto che ha avuto
li cortesia d'interpellarci. Non entriamo nel
merito delle argomentazioni, alle quali in parte
Lei ha già risposto: i « fatti di Milano » sono
al momento attuale ben lungi dalFessere assodati per la magistratura, come sembra invece
di voler vedere il nostro interlocutore sulla
scorta della stampa parafascista tipo « il Temilo ». Gli .sarelihe bastato leggere « La Stampa » o il « Corriere della Sera » per rendersi
conto che le cose non .«ono poi cosi chiare.
Quanto alle responsabilità politiche, alle quali
alludevamo sui nostri articoli, ne parliamo in
ogni numero di « Nuovi Tempi » airroiilando
le obiezioni che oi vengono mo.sse: amiamo
i! dibattilo, purché questo sia fatto col ceru'ìlo e col cuore e non con il fegato.
Ma non abbiamo pubblicato la lettera
dei colonnello Aldo Long soprattutto per iin‘aitra ragione. Perché il colonnello Aldo Long
non ci scrive dìrellamenle? Perchè si rivolge
a « papà » ]>crchc fustighi i bambini cattivi,
intervenendo .sulla redazione perché il giornale scriva e publdìchi (nel caso specifico:
sui fatti di Milano) la « verità del Moderali' r ) che evidentemente, per il colonnello Al<1-1 e !<i verità tout-court? Vuole la cen
>i;ra ¡ >ii\a? A parte il fatto che «Nuovi Tcuqji )) non dipende dalla lavóla valdese né dal suo moderatore ma è proprietà delrAssociazione per la Stampa evangelica, non
crede il colonnello Aldo Long thè un comitato di redazione regolarmente nominato sia
.sulTìcienleinente re.sponsahile di .|uello che fa
])erchc possa essere interpellato direttamente
dai lettori? Qui anche il direttore deli « EcoLuce » si dà la zappa sui piedi quando invoca
dal moderatore quella rispo.sta che avrebbe invece dovuto dare lui stesso (e che poi dà),
l na « lettera aperta » di questo tipo è un
e.spedie.nle retorico, un trucco, che testimonia della nostra incapacità di dialogare. Un’aiira prova di questa incapacità è data da un
epi.sodio, se si vuole secondario, ma signdicalivo. Domenica .scorsa si è tenuta a Roma TAs.semblea dcirAssociazione per la Stampa evangelica: TAssemlilea era publiiica ed era stata annunciata nelle chie.se. Lei crede che ‘i
colonnello Aldo Long (e altri critici come hii)
fossero presenti alPAsseinhlea, }>ei discutere,
o quanto meno per informarsi? Nemmeno
per sogno! Eppure avrclihe avuto là le rispo.ste a molti suoi interrogativi sulla « linea »
di « Nuovi Temjd ». E poiché .siamo nel] argomento deirAsscinhlea possiamo informar.a
clic ranno 1969 è stato un c ino buono per
quel che riguarda la diffusione di < Nuovi
Tempi » e rinteressc che esso na suscitalo in
molti ambienti. Finanziariamente l'anno si è
concluso in attivo. Anche per il 1970 le }>rospeltive sono buone. Il numero J di « Nuovi
l’einpi » pubblica un ampio resoconto dell'Assemblea e della situazione attuale del giornale.
Con i .saluti più cordiali.
Giorgio Girardet
direttore di « Nuovi Tempi »
Pubblichiamo volentieri questa risposta (in
cui forse il fegato non e del tutto assente accanto al cervello e al cuore...). Però, siccome
veniamo a nostra volta chiamati in causa, dobbiamo chiarire perché abbiamo pubblicato
quella “lettera aperta'’ e perché non pensiamo di esserci data la zappa sui piedi.
Il fratello Aldo Long ha infatti, a nostro
modesto avviso, impostato male, con un esem
pio che non poteva essere più infelice, un problema che è reale e irrisolto, a livello di chiesa. come dimostrano tanti discorsi nelle nostre
comunità e i dibattiti sinodali relativi alla nostra stampa periodica: fra noi gli animi sono
tuttora palesemente divisi sul modo di vivere,
da credenti, i fatti politici, a cominciare dall'interpretazione dei medesimi.
Ogni accusa di unilateralità precostituita e
soprattutto non sostenuta da limpide motivazioni evangeliche non può non fare sinceramente e seriamente riflettere: poiché dobbiumo costantemente domandarci, tutti, se i
nostri oppositori avversano in noi l Evangelo
0 le nostre fallihilissime e condizionatissime
idee. Le cosidette “scelte” non si sottraggono
affatto a questo continuo confronto. Voglio
qui notare un piccolo particolare, non poi tanto piccolo: questa settimana, nel consegnarmi
il suo contributo per la rubrica « Echi della
settimana » che da alcuni anni egli cura fedelmente e. a me pare, con viva intelligenza e
sensibilità evangelica, il fratello I ullio Viola
si e mi poneva con il cervello e con il cuore
Vinterrogativo: come viene ricevuto e avvertito. dai fratelli, quello nostro lavoro? Il con
trasto che talvolta — o spesso •— suscitiamo è
secondo gli uomini o secondo Dio, avviene
per fedeltà a idee nostre o per fedeltà a Dio?
Il nostro dissenso redazionale dalla “lettera
aperta” sul fatto particolare resta netto e deciso: eppure, fegato a parte — ma la carne e
forte — questo controllo, per quanto sgradevole e magari frenante, è necessario.
Quanto poi al darmi la zappa sui piedi, non
credo di cedere a ecclesiologie difformi dalia
nostra se penso che il ricorso al Moderatore
sia sempre lecito anche pubblicamente: non
perché ci sia la « verità del Moderatore »
(= della Chiesa), ma perché, nel caso avessimo seriamente contravvenuto — come può
sempre avvenire in un popolo dal cuore incirconciso e dal collo duro — alla fiducia riposta in noi dalla Chiosa (cioè dal Sinodo, tramite la Tavola), il Moderatore avrebbe avuto
non soltanto il diritto ma il dovere di intervenire, a nome della Tavola: poiché per questo
il Sinodo li ha eletti, per vegliare a che quanto esso ha deciso sin. durante ranno, eseguito
Q osseri’aio. iSoti ho « invocato » una risposta dal Moderatore, ma ho detto che. se lo
credeva opportuno, avrebbe risposto: e così ha
fatto pacatamente, coniermando implicitamente — mi pare — quanto scrivevo e cioè che
non risultava nel nostro lavoro alcun elemento nuovo rispetto a unto il Sinodo ha già
esaminato e discus.'io. sia pure lasciando la
questione aperta: e che quindi il ricorso, nel
caso specifico, non si giustificava. Colgo infine
l'occasione per chiedere fraternamenle agli
oppositori che si sf(n :ino di motivare evangelicamente te loro criiit he, più di quanto non
avvenga di solito: soh‘ in quel caso avranno
autorità per richiawai< i e la discussione sarà « per Vutile coininn' ».
Gino Conte
L’anno scolastico della Scuola Media del
Collegio, incominciato il primo ottobre, si sta
svolgendo regolarmente.
E finito il primo trimestre, ma le pagelle
non sono ancora arrivate da Roma, per cui
ho dovuto comunicare le medie alle famiglie
su di un modesto foglio di carta. Ho preferito
dividere Tanno scolastico in trimestri piuttosto che in quadrimestri, prima di tutto perché gli insegnanti erano al loro posto di lavoro,
al completo, il primo ottobre e poi perché
desideravo che gli allievi stessi ed i loro genitori avessero presto delle informazioni sul
rendimento scolastico.
Non credo, però, che queste informazioni
date da una serie di numeri, dall’uno al dieci,
possano indicare con matematica precisione il
profitto ed il comportamento di un alunno e.
nello stesso tempo, essere la traduzione fedele
ed esatta delTopinione del professore.
Ogni classe è composta di individui diversi,
alle volte molto diversi. Perciò non pos.sono
essere misurati con lo stesso metro, con la
stessa scala di numeri, ragazzi che non hanno
nulla in comune. Il rendimento a scuola infatti dipende dalla concomitanza di vari fattori : per ogni allievo è necessario fare una
indagine sulTambiente in cui vive, sulle sue
condizioni fisiche e psichiche, sui suoi precedenti sia nel campo scolastico che in quello
familiare, sulle sue amicizie, la sua personalità ecc. I genitori, Tassistente sociale, il medico e lo psicologo dovrebbero sempre affiancare l'opera delTinsegnante.
In quanto al problema del voto, mi auguro
che presto si faccia una nuova riforma della
scuola media e si possa addivenire ad una soluzione giusta che ci tolga da questo insopportabile senso dì disagio e di sofferenza ogniqualvolta dobbiamo esprimere in numeri il
nostro giudizio.
In attesa d'una riforma daìTalto (chissà
quando!) si tenta qualche nuovo esperimento
alla ba.se. In alcune classi il volo orale viene
DALLE NOST
Agrigento
Riproduciamo qui sotto il testo di un volantino distribuito ad Agrigento a fine dicembre. anche a cura di quella nostra comunità e
di cui per mancanza di spazio abbiamo rimandato la pubblicazione. Le settimane sono passate. ma esso rimane tristemente attuale.
Noi firmatari di questo manifesto invitiamo
ehi legge a pensare alla follìa che rappresenta
l.i celebrazione del Natale quale la vediamo
attorno a noi.
— Ai Cristiani chiediamo ove s:a ’ ‘~’.o in
questa confusione e baldoria di una ' ti : he
è stata trasformata in semplice oce-/ ;.ne di
.spesa e di spreco.
— Se andate in Chiesa sentite parlare di
Cristo Gesù, povero e nudo, di sua madre umile donna del popolo, ma tutti vanno in Chiesa
vestiti bene e si affrettano a casa per godere
il tacchino, il vino, i dolci, i regali inutili.
— Mentre noi Cristiani ci dimentichiamo di
Cri.«5to e bestemmiamo il suo nome: i poveri
(che Cristo chiama beati - San Luca: 6) continuano a morire di fame; gli oppressi (che
Cristo è venuto a « mettere in libertà » - San
Luca: 4. 18) continuano a venire oppressi dalla violenza di pochi nella indifferenza di molli. non solo nel Biafra o nel Vietnam o in Cecoslovacchia o in America Latina ma nella
Provincia di Agrigento; i terremotati vìvono
i'i fragili baracche di 24 metri quadri, la ricostruzione è oggetto di speculazione mafiosa. le
industrie che dovranno assicurare un avvenire
non esistono neppure sulla carta;
gli emigranti fra alcuni giorni affolleranno
i treni per tornare in esilio e non per loro
scelta;
i ricoverati alTOspedale Psichiatrico vivono
come bestie (lo dice il direttore stesso);
a Villaseta, dopo tre anni dalla frana nemmeno le sole case sono tutte costruite: conviene ammalarsi solo di giorno, non avere bisogno di documenti, non fare acquisti, non
andare a scuola;
ad Agrigento si ammira la tecnica delle
camminate lunari, visto che in certe strade
da un anno non si cammina;
c intanto manca lavoro per il pane quotidiano, mancano ospedali, scuole.
La protesta morale non basta più ; Cristiano,
mettiti al lavoro. A ehi non crede chiediamo
di perdonare a noi cattivi .seguaci dì Cristo,
ma chiediamo di volere anche loro dare un
contributo per cambiare la situazione.
Non seguite l'andazzo generale. Non accettate di vivere in una società che usa violenza
e oppressione. Diventiamo uomini.
Formiamo Comitali Cittadini in ogni quartiere per discutere e trovare soluzione a tutti
i problemi; chiediamo lavoro e industrie a
vantaggio di tutta la popolazione; partecipiamo alla soluzione dei problemi della scuola,
cioè dei nostri figli e chi di noi si dichiara
cristiano mediti la parola del Signore.
Firmalo: Comitato Sviluppo Sociale Villaseta
Mario F. Berutti, pastore evangelico valdese
Don Luigi Maniscalco, parroco
Berna
Ricorre il 25® anniversario
della costituzione della comunità
Nel tardo pomeriggio del 14 dicembre u. s.,
una settimana più tardi del solito, ci .siamo
riuniti nei locali della Scuola Normale per
festeggiare Vavv>enlo e la natività del Signore.
Eravamo in gran numero anche questa volta.
Dopo la parte che chiamerei spirituale — inni,
preghiere, proiezioni luminose, esiliizioni ilaiiellografìche. recite da parte dei piccoli — abbiamo « celelirato » la consueta àgape fraterna
amorosamente allestita dalla capocuooa della
casa, dalla signora Emma Long e dal signor
Santo Consiglio, pasticciere di buona fama.
Domenica 11 ge • ;'io, il pastore ha battezzalo. nella Catte -‘ ;Ie, in presenza di numerosi congiunti in i le da molto lontano, la
qua.si quindicenne : vincita Maja Eleonora
Kiinzler e il picco!« ■ onimaso, figlio di Helmut Bruno Räder ■ li Silvia, nata Müller.
Ai due battezzali alle loro care famiglie
vadano anche da qn :e colonne i nostri fervidi auguri di ogni 1 . ■ • spirituale e materiale.
Ai signori Murr; lichi, nostii amati fratelli in fede, che in ■; -li giorni hanno perduto. vittima d’un im •.ivate, il loro fraleillo e
cognato appena quó ai :enne, esprimiamo la
nostra fraterna simpulia. Li consoli il consolante messaggio della ji^urrezione e della vita
in Cristo.
^
Quest'anno ricorre il venticinquesimo anniversario della fondazione della nostra Chiesa.
Era infatti. VII. febbraio del che. dopo
lunghi e pazienti preparati\i da parie del no
Siro pastore, spiritualmente a.ssìstito dal coni
pianto pastore Alberto Fuhrmann di Zurigo
col consenso delle autorità ecclesiastiche tuo
senza l'aiuto materiale da parie di cuLehessia, ci trovammo insieme per (iclsiirare il nostro primo Culto e per inaugura'e così la nostra pubblica attività.
Molli tra i fratelli e le sorelle che fin dquel lontano esordio erano dei nostri sono
passati a miglior vita. Altri sono rimpatriati
o partiti per altre contrade, altri paesi o altri
continenti. Chi li ha conosciuti li ricorda
sempre con immutato affetto. ]>i.ta però la
migrazione ininterrotta dei lavoratori italiani
c: sono giunti sempre dei nuovi iratelli, sicché in ogni tempo il numero degli a effettivi » è rimasto suppergiù uguale.
Guardando ora indietro e facendo, come si
conviene in simili circostanze. .1 nostro bravo esame di coscienza, non possiamo tacere
che quello che ci duole più di tutto è che
non ahhiam potuto prodigare, come avremmo
dovuto e anche voluto fare, tutte le nostro
energie e premure alTopera che a suo tempo
avevamo iniziata con tanto entusiasmo, e ciò
per ragioni spesso non solo indìpcndeurì de
noi ma addirittura contrari alla nostra volontà. Tuttavìa chi scrive ha motivo di essere
grato e dì rallegrarsi intimamente* della comprensione. della pazienza, dcìTindulgenza
della generosità e delTattaccam'mto costaci.'
alTopera nostra dei tanti fratelli e delì^ tanl-*
sorelle che egli ha avuto il privilegio di avvicinare lungo gli anni, che gli si sono aperti
e che ha potuto conoscere da vicuio. Qualche
volta, come succede purtroppo anche fra sedicenti cristiani, egli è rimasto delu.so. più spesso però è stato sorretto, consolato e iiicorag
giato. e ciò specialmente da parie dei fedeli
più semplici e più umili.
Pastore: Dr. Carlo Nlidhaut,
Seftigenstrasse 195, Berna,
telefono (031) 54.33.52.
Cullo: La domenica, ogni quindici giorni
alle ore 20. nella Sala da concerti della Scuola
Normale Evangelica, Murìslanden -Muristrasse, 8, Berna.
(Da « Voce Evangelica ». feiihraio 1970)
* * *
Anche a mollissimi Valdesi questa lieta
notizia del nostro giuliileo offrirà i oec'-i.-noiic
di ricordarsi del loro indimenticabile soggiorno in mezzo a noi nei primi aiini del dopoguerra. Il pastore li ricorda lutti ad uno ad
uno non .senza un certo senlimciitc di nostalgìa e con Taffetlo che loro sanno.
Ernesto Long
Luserna S. Giovanni
CASA DI RIPOSO PER ANZIANI
La Direzione della Casa di riposo ha ricevu
lo con riconoscenza Tofferta di L. 10.000 di
Laura e Linette Monastier in memoria di Papà
e Mamma.
Mantova-Verona
Nelle assemblee di chiesa che hanno avuto
luogo il mese scorso a Mantova e a Verona
si sono prese queste decisioni :
1) abbiamo concordato di istituire un deposito di novità librarie a cura della Claudiana.
Responsabili del deposito sono rispettivamente
Erica Kesselring, per Verona, e Ester BarloliMantovanì, per Mantova. Cì piace notare che
Tinìziativa ha trovato un buon successo iniziale e molti libri nuovi (che ci aiutano nella
nostra riflessione di oggi) sono entrate nelle
case di evangelici della nostra zona.
2) è stato deciso che almeno una volta al
mese il culto domenicale sia presieduto da
qualcuno che non sia il pastore. Questo significa che la predicazione domenicale, in molti
casi, viene preparata comunitariamente. Ci si
vuole avviare a una preparazione regolare in
comune del culto. Si è anche deciso che fa
parte del culto comunitario, come noi lo comprendiamo adesso, anche una ricerca comune
delle conseguenze per la nostra vita quotidiana della spiegazione del testo, da chiunque essa
sia fatta. Si resterà insieme, quindi, quando
questo sarà necessario a chiarire insieme il
senso del testo ascoltato.
3) a Mantova, i due consiglieri di chiesa
che avevano terminato il loro lavoro di cinque anni sono stati rieletti a larga maggioranza: essi sono Elisabetta Vivanti-Muller ed
Enzo Mantovani.
4) si sono fissate in questo modo le riunioni che normalmente servono a un incontro dei membri delle comunità :
A Verona, una riunione di studio biblico
il giovedì alle 16, in casa della signora Baer,
e il venerdì alle 20,45 nella saletta di Via
Pigna, una riunione di esame delTattualilà
quotidiana (« La Parola e il nostro tempo »)
il lunedi alle 20,45, in casa della famiglia
Uberti.
A Mantova, una riunione mensile di preparazione del culto domenicale in chiesa: una
riunione con i giovani ogni martedì alle 21.
5) si è decisa Tintroduzione del nuovo innario nei culti domenicali.
INCONTRI
In dicembre Gianna Scuione, membro del
comitato nazionale FUV, ha incontrato un
gruppo dì persone a Verona e a Mantova, parlando soprattutto del problema del nostro compito di evangelici oggi in Italia e informandoci sulla situazione del movimento giovanile
evangelico nel nostro paese.
Pochi giorni dopo. Renzo Bertalot, direttore
della Libreria Sacre Scritture di Roma, ci ha
parlato delle possibilità di un lavoro comune
con la chiesa cattolica oggi introducendo un
diballilo molto animato.
DIASPORA
E' cominciato un giro di vìsite del pastore
nella diaspora, spesso accompagnato da qualche membro del consiglio dì chiesa. Questo
giro, che per ora ha toccato Sommacampagna.
(Castiglione dello Stiviere. Oppeano. Bassano
del Grappa. Pescliiera. continuerà nel corso
del mese e alTinizio delTanno prossimo. Poi
SI tratterà di tirare le somme insieme e di
veliere qual è Tiinportanza dei membri dì cliie51 dispersi in queste provincie }ier le comunità di Mantova c di Verona.
E. R.
P 0 M A R E T T
assegnato collegialmente dagli allievi, dal professore e dalTinterrogato stesso con pochissime
divergenze di giudizio. In II media siamo
andati ancora più in là: tre studenti eletti
democraticamente dalla classe tengono un registro in cui segnare note e voti da loro proposti e poi concordati con i compagni e il
professore.
Anche il lavoro della biblioteca è affidato
ad allievi, due per classe, sempre eletti a scrutìnio segreto. I due bibliotecari di III media
con ì supplenti sono stati incaricati, al principio delTanno, di fare un'inchiesta: quali libri avevano letto e desideravano leggere i loro
compagni delle altre classi della media.
In questa ed altre esperienze ho notato con
dispiacere assenza di responsabilità nei preadolescenti. Infatti accade talvolta che accettino con leggerezza qualche incarico, ma poi
dimostrino incapacità o addirittura dimentichino Timpegno preso!
In altre due occasioni si è verificata fjiu.sla
carenza : nelTorganizzazione della festa di Natale a .scuola e nelTassemblea del 3 febbraio.
Ma prima di parlare di queste esperienze, desidero ricordare che anche quest'anno i ragazzi della Media hanno voluto arrecare un
po’ di gioia alle persone anziane degli Istituti :
quelli di I hanno preparato una recita per gli
ospiti del Rifugio « Carlo Alberto » e quelli
di li per gli ospiti del « San Giacomo ». Tra
tutti hanno confezionalo 270 pacchetti! Alcuni regalini, veramente ben riusciti, erano
stati fatti durante le lezioni di applicazioni
tecniche.
Alla III media è toccato il compito di preparare la festa di Natale che si è tenuta a
scuola la mattina del 23 dicembre.
Si è deciso di dividere la riunione in due
parti: prima un piccolo culto e poi dei giuochi. I ragazzi stessi hanno fatto il culto. Uno
di loro ha presieduto ed ha invitalo i presenti
a discutere sull’immaginazione infantile del
Papà Natale che porta i doni e sul significato
che il Natale ha pre.sentemente per ognuno
di noi. Però non c’è stata un’ampia discussione, sìa perché il relatore non aveva bene introdotto Targomcnto sia perché i ragazzi erano intimiditi e un po’ sorpresi della novità
della cosa. Al principio e alla fine del culto
due studenti hajino rivolto a Dio una jireghiera, seguita da un serio e profondo raccoglimento dì tutti i presenti.
Desidero mettere in rilievo questa iniziativa, soprattutto perché è opera di ragazzi di
12-13 anni, anche se, nella preparazione, non
c’è stato quell’impegno e quel senso di responsabilità che sarebbero stati auspicabili.
Un’altra occasione in cui gli studenti della
Media si sono dimostrati immaturi è stata
Tassemblea di tutte e tre le classi riunite in
un'aula del Collegio, il 3 febbraio. L’insistente e rumoroso invito ad uscire fuori da
parte degli alunni delle altre scuole scese in
sciopero per la sospensione dello scuolabus e
la mancanza di un preciso ordine del giorno
hanno reso diffìcile lo svolgersi delle discussioni. Inoltre bisogna tener presente che sì
trattava della loro prima assemblea generale.
Durante questa riunione gli studenti iianno
votato, a maggioranza, ed invialo ai Snidaci
dei comuni interessati un indirizzo di solidarietà verso i compagni colpiti dal provvedimento della sospensione delle corriere per la
insufficienza dei contributi dello Stalo.
Per dimostrarci solidali con gli alunni trovatisi improvvisamente nelTimpossibilità di
frequentare la scuola, avevamo già deciso, prima del 3 febbraio, di non andare avanti con
il programma nell’attesa del loro ritorno. La
assemblea di cui alibiamo parlalo .sopra, ha
avuto inizio dopo la prima ora di lezione e
si è protratta fino alle 12,30. dunque gli studenti non sono usciti dal Collegio, come invece
sembra affermare Taiitore (anonimo) delTarlìcolo «Scuola delTobbligo: gratuita? » apparso
sul n. 6 di questo giornale, con le parole
« alla fine gli studenti del Collegio si sono
uniti ai loro compagni » (cioè « gli studenti
della media statale in sciopero la mattina del
3 »). Solamente gli allievi del Liceo sono usciti
dal Collegio, con il consenso del Vicepresìde,
per tenere Tassemblea « mensile » questa volta con i compagni degli altri Istituti e nei
locali di uiTaltra scuola invece che nei propri
come si fa dì .solilo.
Prima di tennmare questa cronaca delle
attività della Scuola Media, voglio ricordare
la « lezione » su Israele tenuta dalla signorina
Graziella Jalla agli allievi dì II e ili media,
sabato 7 feibbraio.
E’ continuata anche quest'anno la corrispondenza degli studenti della mia classe con
Ix signorina Anita Gay che lavora come missionaria nel Gabon: per la sua opera abbiamo
raccolto e spedilo dei medicinali.
Nella seconda metà delTanno scolastico pensi di organizzare incontri e conferenze per i
ragazzi della Media, in modo da allargare il
loro orizzonte, la cui visione, alle volte, è un
po’ impedita dalle montagne.
AN^A Marullo
AVVISI ECONOMICI
FAMILLE 2 personnes dans villa moderne,
Belmonl sur Lausanne (Suisse), cherche
gentille employée de maison, au courant des
travaux d'un ménage soigné. Bons gages. \ie
agréable. Adresser offres à M.me A. Ferma
qui donnera les renseignements désirés:
Corso F. Turati. 32 - Turin, ou bien téléjih.
91.663 - Torre Pellice.
La annunciata tavola rotonda sul problema
dei malformati si terrà nella cappella di Perosa
giovedì 26 corr. alle ore 21. con la partecipazione della prof. Frida Malan. assessore aìTigiene del Comune di Torino, della doti. Lea
Vinay e di un altro medico torinese. Cordiale
invito a tutti.
La Casa Valdese di Vallecrosia
CERCA
cuoco ovvero cuoca per la prossima ripresa delle attività.
Per informazioni scrivere a:
Casa Valdese per la gioventù
Via Col. Aprosio, 194
18019 Vallecrosia (Imperia)
6
pag. 6
N. 8 — 20 febbraio 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
le Chiese devono sostenere
l'edocazione sessnole
contro gli estremisti
New York (soepi) - Negli Stati Uniti,
delle organizzazioni, di estrema destra
hanno lanciato una campagna ben organizzata e ben appoggiata finanziariamente contro l’educazione sessuale nelle scuole primarie e secondarie. Si tratta degli stessi gruppi estremisti che, in
questi ultimi anni, se la sono presa
contro le Nazioni Unite, contro il Consiglio nazionale delle Chiese, contro la
Corte suprema degli USA e contro
l'imposta sul reddito.
«Questo attacco (contro Veducazione
sessuale) è sferrato da una minoranza
ben organizzata lanciata all’assalto del
potere; esso non coincide affatto con
un cambiamento di opinione da parte
delle masse » ha dichiarato il prof. F.
Littell, deirUniversità di Tempie, presidente dell’Istituto per la democrazia
americana.
Secondo il prof. Littell, l’azione concertata da questi estremisti di destra,
che agiscono come dei cospiratori, che
non osano dire il loro nome, che fanno
propaganda a base di opuscoli e di
chiamate telefoniche anonime, ricorda
molto il modo con cui è nato il partito
nazista in Germania.
Il prof. Littell, che vede nella « John
Birch Society » il « focolare della cospirazione », ritiene che l’aspetto più temibile di questa campagfia è che essa
viene finanziata da delle grosse società.
« Nel 1961 — egli precisa ■— l’estrema
destra ha avuto sovvenzioni per circa
un milione di dollari (n. dr.: oltre 600
milioni di lire); nel 1968, circa 50 milioni di dollari sotto confluiti nelle sue
casse ».
Sempre secondo il prof. Littell, disgrazia vuole che questi estremisti di
destra si avvalgano di una fraseologia
cristiana, per cui dei cristiani agiscono,
nel seno stesso delle Chiese, secondo
le direttive della John Birch Society,
cercando di distruggere il movimento
ecumenico, di polarizzare la pubblica
opinione e di distogliere dai loro obbiettivi dei fondi che dovrebbero essere destinati a delle opere cristiane.
Ma alcune denominazioni protestanti, come pure dei Consigli di chiesa cominciano a contrattaccare qua e là. Il
Dipartimento dell’Educazione del Consiglio nazionale delle chiese ha patrocinato un seminario nel quale parecchi
educatori religiosi hanno potuto ascoltare il prof. Littell ed altri presentare
i problemi e le tattiche impiegate.
Il Comitato esecutivo delle donne di
chiesa, organizzazione affiliata al Consiglio nazionale, ha sostenuto il progetto di creazione di « programmi di educazione sessuale progressivi di cui debbono essere responsabili degli insegnariti particolarmente qualificati ». Il Comitato ha particolarmente chiesto a tutte
le organizzazioni membri dell’Unione di
sostenere tutte le « iniziative serie »
prese daU’amministrazione scolastica in
vista di rispondere alle esigenze dei ragazzi e dei genitori in questo campo.
Esso ha parimenti espresso la sua fiducia nel Consiglio deH’informazione e
dell’educazione sessuale degli Stati Uniti, all’Associazione aniericana dei consiglieri e degli specialisti nell educazione sessuale e al Consiglio nazionale per
i rapporti famigliari, che sono stati tutti attaccati dagli estremisti.
Il Comitato generale della Chiesa metodista unita ha fatto pervenire a tutti
i suoi pastori ed ai vari responsabili un
documento che — più categoricamente
di quanto non abbiano fin’ora fatto le
Chiese — denuncia la campagna organizzata dalla destra. Esso, fra 1 altro,
dice: « Rivestiti col mantello della religione, gli estremisti deformano in triodo
negativo l’immagine della sessualità e
s: sforzano di escludere l educazione
sessuale dalle normali materie di insegnamento. I pastori e la Chiesa devono
combattere questa deformatone sulla
base dell’insegnamento biblico e teologico. La teologia cristiana considera la
sessualità come cosa buona e la concepisce in un contesto ben più vasto delle
sole relazioni sessuali e della riproduzione umana. Lo studio e la discussione della sessualità fanno parte della
necessità, per gli uomini, di comprendersi, di trovare un senso nella loro vita. si tratta di un’azione di ordine teologico, anche se essa si svolge a scuola
e non in chiesa, e anche se il suo linguaggio è piuttosto quello della scienza
che non quello della religione».
Questo documento, elaborato da un
gruppo di cinque membri dieli o richiesta del Comitato generale per la vita
famigliare, presenta ai collaboratori
della chiesa un elenco di possibilità e
dei suggerimenti sul modo come la
chiesa e Tambiente famigliaTe possono
migliorare e completare l’educazione
sessuale.
RAPIDO AUMENTO
DEI NON-CATTOLICI
IN BRASILE
Rio de Janeiro (epd) - Le vane Scnommazioni non-catlolichc in Brasile auineniano con
un ritmo doppio del tasso di auincrito nella
popolazione. Secondo dati forniti dal Ser^’^izIO
di informazioni delle Società missionarie a
popolazione brasiliana aumenta anmiaLnente
del 3 per cento circa, mentre il numero dei
membri delle varie Chiese e Comanilà cristiane non cattoliche cresce annuHlmcnte del
6,7 per cento.
Si dice che il Brasile abbia, dop) Tlndonesia. la Chiesa che cresce con la maggiore
rapidità. Con i suoi 3.244.000 c-iìciam non
cattolici esso ha superato di moìk il resto
del Sudainerica.
Due terzi degli acattolici hrasLim'. appartengono al movimento pentecostale, che i ripartisce in numerosi sottogruppi. 1Ì 58 per
cento di questi cristiani abita nelle regioni
meridionali del paese, dove la popoi.\zione è
più densa. Attualmente vi sono in Brasilo
12.844 pastori, 23.776 diaconi e 15 890 an
ziani di comunità. Sono aperti al cu'lo 30.000
locali. Calcolando anche le mogli, sono ai a
voro nel paese 3.000 missionari n>n indigeni.
Metà della popolazione brasiliana vive nelle
città; il 52 per cento di questo popuio è 1 di
sotto dei 20 anni. Nel 1920 soltanto un terzo
degli abitanti al di sopra dei 15 anni sapeva
leggere e scrivere; il loro numero ò addoppiato negli ultimi 50 anni.
« PIAZZA KARL BARTH »
Basilea (hip) - Dietro proposta, il Consiglio
d; stato di Basilea ha deciso di dare il nome
del teologo protestante Karl Barth ad una
piazza della metropoli renana. In tale occasione è anche stato deciso di dare ad una parte della Hardslrasse il nome del filosofo Karl
Jaspers.
La silua^zione delle Chiese evangeliche nel Giappone
Comunità divise
sulla presenza
nella società
La situazione teologica - 1 maggiori problemi pulitici - La contrastata partecipazione all’Expo ’70
Un confìitto insanabile?
Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo di Tsuneaki Kalo
sui problemi che agitano oggi le Chiese evangeliche nel Giappone, articolo apparso sul quaderno di gennaio di « Evangelische
Kommentare » ; la prima parte, pubblicata due settimane fa,
tracciava un quadro storico del cristianesimo nipponico.
SOKKAIPO
BHONDO
fttM* f tcO
, « •' Oki-naira
* t 1 U . l/ouCANd
La maggior parte delle comunità
sono sorte in seguito all’attivilà missionaria americana, anche se hanno
operato in Giappone pure missionari
europei, tedeschi in particolare. L’organizzazione e la morale della maggior
parie delle comunità ha dunque subito fortemente l’influsso del cristianesimo americano; non però in campo
teologico. Forse perché da noi i presbiteriani costituiscono il gruppo più
forte, in un primo tempo ha esercitato un influsso particolare la teologia scozzese. Ad esempio si è diffusa
abbastanza presto la teologia di P. T.
Forsyth, spesso definito « il Karl Barth
prima di Karl Barth ». Poi è venuta la
fioritura della teologia di lingua tedesca, specialmente di quella dialettica.
Per un periodo abbastanza lungo tutta la teologia giapponese è stata do
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
IL CASO GARAUDY
Se n’è scritto molto sui giornali
italiani, e merita che ne scriviamo con
una certa ampiezza anche noi.
« Se si lasciano da parte il contenuto filosofico e dottrinale delV'affare
Garaudy”, per considerarne soltanto,
ridotti all’essenziale, gli aspetti pratici, questi potrebbero riassumersi pressappoco così: il Garaudy chiedeva che,
nell’ambito del suo partito, la discussione fosse libera e precedesse la decisione. Invece né c’è stata discussione, né si è concessa al Garaudy la parola prima d’averlo regolarmente condannato. La sua sorte era virtualmente già decisa con la deplorazione pubblica che gli aveva inflitto, nell’ottobre
1968, il comitato centrale. La "primavera” di Garaudy è dunque durata ben
poco!
Il Garaudy ha ricordato lui stesso i
suoi trentasei anni d’attività militante in seno al suo partito, e i suoi ventiquattro anni di presenza nel comitato centrale. Avrebbe potuto aggiungere che, al servizio del Partito Comunista Francese, aveva subito trentatre
mesi di prigione o di campo di concentramento; che da quattordici anni
è stato membro dell’ufficio politico, e
per undici anni è stato deputato al
parlamento; che ha scritto diciannove libri giudicati ortodossi, contro due
che ortodossi non sono (...).
Meglio d’ogni altro, il Garaudy conosce la procedura della quale oggi è
l’oggetto e la vittima; questo per aver
egli applaudito quando quella procedura veniva applicata a dei comunisti,
vecchi almeno quanto lui, ed almeno
altrettanto importanti nella gerarchia.
Certo non è il caso d’insegnare a lui
che "nessuno ha ragione contro il partito": molto spesso ha ripetuto ed applicato proprio lui la vecchia formula.
Ecco allora il problema: come e perché un uomo così scaltrito, che persiste nel proclamare ad alta voce la propria fedeltà, la propria fiducia nell’avvenire, nella giustizia e nel trionfo della propria causa, ha potuto porsi deliberatamente in una tale situazione,
cercare questo suicidio politico? (È
questa infatti la parola del caso, per
un comunista che si erge contro il
proprio partito).
La spiegazione di questo gesto da
“kamikaze" non può essere la credulità. Sarebbe una spiegazione troppo
semplice. Egli non poteva pensare che
la sua analisi della società contemporanea, e le deduzioni che egli ne ricava, fossero destinale al successo, né
che fosse giunta l’ora dell’“aggiornamento", né che bastasse dimostrarsi
persuasivo per ottenere l’adesione. Forse bisogna allora ritenere che egli abbia agito a conclusione d’ima dolorosa
odissea personale, accettando in anticipo le conseguenze del proprio atteggiamento e senz’alcun’altra prospettiva? (...) ».
L’articolista (P. Viansson - Ponte, su
«Le Monde» del 10.2.’69) ritiene che
la soluzione di questo problema sia di
natura composita. « Nei propositi del
Garaudy si mescolano: la certezza assoluta d’aver ragione; il sentimento
che tutte le fortune della rivoluzione
socialista passano anzitutto per la trasformazione dei partiti comunisti (senza i quali nulla può essere intrapreso);
la volontà di servire ancora il proprio
partito, anche se al prezzo della propria scomunica, accelerando una presa di coscienza necessaria ed un’evoluzione fatale. Al limite, si sarebbe
tentati di chiedersi, quando un uomo
come quello fa una tale scelta, se egli
non giudichi il comuniSmo giunto all’ora dell’ultima possibile decisione:
esser gran tempo di affrontare le vere
questioni, esser ancora possibili i grandi cambiamenti atti a salvar tutto ancora, ma esser domani troppo tardi. (...)
A malgrado del maggio 1968 e dei
fatti di Praga, il Garaudy sa bene che
il Partito Comunista Francese si preoccupa ben poco di trasformarsi, e di
abbattere così le barriere che s’oppongono alla vera unhne di tutta la sinistra, condizione “sine qua non” per la
presa del potere. N‘ i sarebbe pertanto la prima volta eh si vedrebbe questo partito condannare simbolicamente uno dei suoi dir fentì che non ha
saputo o che non } >- voluto mettere a
posto il suo orologi e il cui torto è
soltanto quello d’a r ragione troppo
presto. Ma l’ostacolj da superare è
grandissimo: esso non consiste soltanto di laceranti revisioni strategiche,
o di grandi adattamenti tattici. Occorrerebbe un cambiamento di natura,
ancor più che di na iodi e d’abitudini.
Ecco allora che, per far riflettere, per
colpire le immaginazioni, per forzare
le coscienze, il Garoj.idy tenta un atto
spettacolare, che vuol essere esemplare. “Nessuno ha ragione contro il partito", certamente; ina egli tuttavia spera che il partito, dopo averlo condannato, finirà per arrendersi alle sue argomentazioni ».
LA SAGGEZZA
D’UN VECCHIO
È il sen. Ferruccio Farri, che medita sulle sue recenti osservazioni di
politica interna ed internazionale.
« È una delle mie civetterie da vecchio cercare di far arrabbiare i giovani, affettando piena miscredenza verso
le ideologie e piena fede in un empirico pragmatismo. In realtà vorrei arrivare a veder chiaro per i prossimi
dieci anni, e temo che gl’industri teorizzatori e propagandisti di nuovi sistemi sociali non si accorgano delle
trasformazioni in corso, e di nuove sistemazioni forse irreversibili, che respingono ancor più nel sogno i controsistemi.
Temo che anche i comunisti (quelli,
intendo, delle Botteghe Oscure) possono esser sorpresi su posizioni relativamente statiche da un’evoluzione galoppante delle strutture economiche dominanti. Le grandi aree hanno permesso ed obbligato USA ed URSS a pensare, progettare, costruire alla scala di
grandi dimensioni. URSS e Cina sono
fuori giuoco, e la distensione ricercata dalla prima, ed indubbiamente indispensabile, ha sul piano della competizione internazionale significato di
non belligeranza. Sul mondo occidentale, in quanto dominato dal capitalismo privato, ha fatto incontrastata irruzione la rivoluzione tecnologica e
tecnocratica accelerando l’evoluzione
verso le grandi dimensioni. Raggiunto
un certo livello, non vi è ormai neU’Eupa capitalista impresa che non si senta ispirata a dimensioni internazionali.
E l'unità dell’Occidente europeo, che
era ima favola sul piano politico, sta
prendendo corpo come meta possibile
e desiderabile sotto la spinta crescente delle forze economiche verso un
mercato continentale dotato di forza
competitiva con le grandi aree mondiali ».
(Dall’« Astrolabio » dell’L2.1970).
minata dall’opera di Karl Barth: non
nella difficile situaz'one di missione
soltanto perché la sua teologia era venuta di moda, ma piuttosto perché essa poteva offrirci un aiuto vigoroso
nella quale ci troviamo. Oggi ancora
molti teologi e pastori leggono Karl
Barth, le sue opere sono quasi interamente pubblicate in una nuova traduzione.
È chiaro però che la sua teologia
non è più l’unica, per noi e che sinora non ne abbiamo un’altra che possa
sostituirla, benché attualmente abbiamo parecchi teologi che non si limitano a tradurre opere teologiche straniere, ma sono ottimamente in grado
di presentare una loro teologia. La nostra situazione teologica è parecchio
confusa. Dal 1968 la Teologia della speranza di Moltmann, La città secolare
di Harvey Cox, La teologia della morte di Dio di Hamilton e Altizer sono
tradotte in giapponese e si sono vendute largamente. Nel medesimo anno
è stata condotta a termine la traduzione dell’opera omnia di Bonhoeffer.
Accanto a queste sono naturalmente
apparse le opere dei teologi giapponesi, rappresentanti posizioni assai diversificate. Ciò che salta anzitutto agli
occhi è il fatto che molti giovani teologi e studenti in teologia propendono
per la teologia radicale. Nel giornale
del Kiodan (n.d.r.: Chiesa unita del
Cristo in Giappone) un pastore ha dichiarato senza riserve di non credere
più in ciò che viene affermato nel Credo apostolico e in quanto la Confessione di fede del Kiodan espone. Eppure egli resta nel Kiodan. Questa
Chiesa aveva l’intenzione di pubblicare tutta una serie di manuali di teologia pratica, scritti secondo un’impostazione particolare; ma appare oggi
problematico se la cosa sia ancora possibile, data la diversità anzi la divergenza profonda delle opinioni teologiche rappresentate dai collaboratori.
Un problema tipico che compare nel
nostro dibattito teologico: « o Gesù o
Paolo » ovvero « o Gesù o Cristo ».
E divenuta corrente l’espressione « gesulogia » (contrapposta a « cristologia »). Soprattutto l’ecclesiologia si è
fatta così incerta e fluttuante che c’è
da domandarsi come le comunità giapponesi potranno essere edificate in avvenire.
Questa situazione teologica confusa
e intricata converge con la confusa situazione politica che si riscontra oggi
in Giappone. Apparentemente la situazioni si fa sempre sentire fortemente
del 1968 regnava ancora molta inquietudine circa il futuro, ora non più.
Nessun Giapponese avrebbe potuto
prevedere che il livello di produzione
si sarebbe elevato con tale rapidità.
Un vero miracolo! Questo non vuol però dire che tutti i Giapponesi siano felici. Secondo le statistiche governative
la produzione nipponica è in testa a
livello mondiale, tuttavia il reddito
medio della popolazione rimMe al
ventesimo posto. La carenza di abitazione si fa sempre sentire fortemente
e i prezzi salgono. Non possiamo dire
che il Giappone abbia veramente vinto la sua povertà asiatica. Questo non
è però il nostro problema più grave: se cioè possiamo diventare anche
più ricchi. Dobbiamo invece domandarci molto seriamente se e in qual
misura il Giappone potrà dare il proprio contributo all’instaurarsi di una
pace reale nel mondo.
Nel 1970 giungerà a termine il pat
to di sicurezza fra il Giappone e gli
USA. Q, più esattamente: dopo questa
scadenza il patto resta in vigore, ma
uno dei contraenti può semplicemente
proporre che, a distanza di un anno,
il patto sia abrogato. In quest’occasione lo si può anche rinnovare, per renderlo anche più saldo e stretto. I progressisti richiedono però al governo
che esso non venga rinnovato, ma lasciato decadere, e che venga dichiarata l’effettiva neutralità nipponica. In
questo senso, infatti, abbiamo coscienza che pure noi giapponesi non siamo
del tutto innocenti della tragedia vietnamita. Il Giappone sta a fianco dell’America. E ci si domanda se è giusto. Un problema serio è costituito
dalle isole Riu-Kiu: esse fanno parte
del Giappone, ma dalla sconfitta del
nostro paese sono sempre ancora in
mano agli USA e costituiscono la maggiore base militare americana in Asia.
È nolo a lutti che vi sono depositate
e conservate molte bombe atomiche.
Ultimamente si è scoperto che vi sono
pure forti stocks di gas venefici. Le
isole sono sotto tutela americana, non
giapponese: da lì decollano gli aerei
americani che vanno a bombardare il
Vietnam del Nord. Ora, anche il no
/TAl AfftN
stro governo auspica di riacquistare al
più presto la sovranità su queste isole; il problema è, però: a quali condizioni?
Questi problemi hanno creato una
.scissione tragica ■ fra i Giapponesi. Il
partito al governo è del parere che il
Giappone deve rimanere anche in futuro sotto la protezione USA, poiché
è appunto grazie a tale protezione che
è stato possibile il miracolo economico nipponico. E se la potenza economica e militare si rafforzerà ulteriormente, il Giappone potrà diventare in
avvenire il paese più grande, più forte
e più ricco dell’Asia. Ma molti Giapponesi hanno delle obiezioni al riguardo, benché le opinioni degli oppositori
siano estremamente diversiffeate, andando dai marxisti radicali ai quaccheri. Tutti temono che la politica governativa conduca sulla via di una
nuova espansione imperialistica e nazionalistica del Giappone. Siamo il solo popolo che ha vissuto la tragedia
dei bombardamenti atomici ,su Hiroshima e Nagasaki. Siamo profondamente attristati che non si sia giunti
a una vera pace sulla terra. Dopo l’ultimo conffitto i cristiani giapponesi si
sono sforzati, pur restando un’esigua
minoranza, di contribuire alla costruzione di uno Stato democratico pacifico; ma siamo al punto di domandarci se questo desiderio è realizzabile o
se l’ideale di una nazione pacifica è
un’illusione. La nostra disperazione
cresce, quando udiamo ciò che avviene nel Vietnam, in Africa, in Cecoslovacchia e negli USA. Che dobbiamo
fare? In che dobbiamo sperare?
La « EXPQ ’70» si terrà a Qsal a, e
le Chiese cristiane in Giappone, evangeliche e cattolica, vi costruiscono insieme un padiglione comune. Nel 1968
il Sinodo generale del Kiodan aveva
deciso di collaborare a tale costruzione. Ma un sinodo regionale, nel Giappone occidentale, rifiutava il progetto
e pure altrove si sono levate voci di
critica: la « EXPQ ’70 » sarebbe una
festa capitalista di Baal, con la quale
il governo vorrebbe distogliere l’attenzione del popolo dal problema vero...
che è quello dell’avvenire del Giapr.;
ne. La Chiesa dovrebbe tenerse ¡i. lontana, distanziarsene.
Al principio di settembre 1968 la direzione ecclesiastica del Kiodan fu costretta a discutere per una notte intera con studenti e pastori in posizione
di critica. Ciascun membro della direzione dovette levarsi e accettare di
(continua in quarta pag.)
Alla Scuola teologica battista
di Rivoli
Corso di a^^iornameiito teolo|ilfo
dedicato in parte alla questione battesimale
L’Istituto Filadelfia, la Scuola teologica battista di Rivoli (Torino) informa che, trovandosi in Italia il dr. D.ile
Moody, docente di teologia sistematica nel Seminario battista di Louisville (USA) e autore di varie opere, fra
le quali una recente sul battesimo, il
quale durante quest’anno svolge presso la Gregoriana di Roma un corso su
« Il battesimo e l’unità », lo ha invitato
a tenere una serie di conferenze su
questo stesso argomento durante la
settimana del 2 - 6 marzo. Contemporaneamente gli insegnanti della Scuola
Teologica terranno una o due lezioni
di aggiornamento nel loro campo specifico, ed una conferenza sui seguenti
argomenti: Dr. Piero Bensì: Nuovi
aspetti del problema della Chiesa; Dr.
Carmelo Inguanti: Erasmo e Lutero Il libero ed il servo arbitrio; Dr. Paola
Ricca: Una critica del volume di Barth
sul Battesimo; Past. Michele Sinigaglia: Una riscoperta teologica delTAntico Testamento; Dr. Alberto Craighead: La Secolarizzazione nella Teologia.
La Scuola Teologica può offrire ospitalità gratuita alle prime dieci persone che faranno richiesta. Alcuni altri
potrebbero prendere i pasti presso
l’Istituto, ma dovranno alloggiare altrove. Prenotarsi prontamente, comunque non oltre il 23 febbraio: Istituto
Filadelfia, Via L. Colla 6, Rivoli (To.).
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)