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ECO
DELLE YALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Alino IH- Nutn. 39
Una copia Lire 4 0
ABBO^AMt^. 1
Leo: L. 2.0','.0 per I’interno
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T(^KKF. PELLK E — 4 ottobre 1963
\mmin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
COMUNIONE
UNIVERSALE
Dal 1950 anche la nostra Chiesa,
rispondendo all’invito del Consiglio
ecumenico, celebra, al principio di
ottobre, la Domenica della comunione universale. Essa cadrà, quest’anno, il 6 ottobre.
Confesso che non comprendo bene la ragione di questa celebrazione
(a parte le riserve già più volte
espresse circa il pullulare di « domeniche speciali »), distinta dalla
Pentecoste ; in quell’occasione, infatti, la Parola di Dio, ricordandoci
l’origine della Chiesa, e l’essere
(( un soi f viore e un’anima sola « di
tutti ccKiro che hanno creduto in
Cristo. fa realizzare appieno la
comunioric universale (die lo Spirito SuiSo crea fra coloro che sono
stati ehi.iìiiati, su tutta la faccia della terre.
ComiHMiue. celebreremo questa
Domeiiii-i della comunione, grati al
Signor'- ()(*rchè dà alla sua (ihiesa
una di.tensione mondiale, strajipandoci ai nostri particolarismi, ai nostri pi' ■•(di orgogli, alle nostre false
sicure/'c. Da una parte, infatti, la
dimensione universale della Chiesa
di Cri-M ci dà un più ampio respiro, ne! la nostra vita cristiana, ci libera dall’angustia della conventicola. d odi orizzonti limitati anche se
cari li'-lla nostra particolare tradizione ecclesiastica; dall’altra, il confronl > con uomini e donne di ogni
popoli rizza, lingua, nazione, come II'. •• coll noi chiamati ad essere
il II i. ■ ilo di Dio I) mette in queslioii • I ,in-iro quieto vivere cristiano, C! ' l'stringe ad interrogarci sulle IV. -!c--.e posizioni, a saggiarle c Mi! irle in noi stessi. Nella
misuri lìì cui prendiamo sul serio la
fede, iiitsif i c degli altri, la nostra
stessa lisinne del mondo sarà profondamente determinata dal fatto
che a Mosca e ad Algeri, all’Avana
e a Sai<rou. a .lohannesburg e a New
York C sono dei cristiani che vivono, credono, sperano, lottano come
noi o come noi cedono al conformismo; non pili ’società cristiane’
ma cristiani vivi impegnati, dalle
posizioni non sempre accettabili, a
nostro awiso, e che a loro volta discutono spesso le nostre, ma tuttavia legati a noi, e noi a loro, dalla
medesima vocazione, dalla medesima ’cittadinanza’ (anche se spesso
in un modo o nell’altro rinnegata o
sottaciuta). Questo non potere e non
dovere pi{i essere soli, ecco il dono
della comunione dello Spirito Santo: una comunione tutt’altro che
idillica, piena di contrasti, eppur
reale, perchè non è creata da noi,
ma dallo Spirito di Dio che ci dà
vita c che, soprattutto, dà vita alla
lede che ha acceso nei cuori di noi
tutti.
Forse qualcuno penserà che questa ’comunione universale’ va al di
là delle confessioni cristiane, abbraccia tutti gli uomini ’di buona
volontà’. Per parte mia, non credo
che questo sia biblicamente corretto. A meno che si indulga a considerazioni — anche serissime — di
carattere morale, v’è sempre una
linea precisa che separa chi crede,
chi crede veramente e confessa apertamente e in modo preciso la propria fede, da chi — umanamente
forse migliore di lui —- non crede :
e usiamo qui ’fede’ in un senso molto preciso e confessionalmente definito, non nel senso di una vaga credenza in un qualche Essere supremo. Penso anzi che la tentazione
di stemperare la propria confessione di fede in un generico deismo
rappresenti un serio pericolo per le
Chiese cristiane, specie ora che esse sono sempre più strettamente confrontate con altre religiosità, in tan
t
Un’ottantina di pastori ri
diato e discusso ad .Agape
formati francesi, valdesi, metodisti e battisti hanno stui problemi del rinnovamento e deH’unità della Chiesa
La scorsa seitiniana, su Réforme {21-9-631,
un pastore, A. Maillct, sotto il titolo « Pròpos (l’un pseudo-intégrisie », esprimeva le
sue preoccupazioni di semplice pastore di
una qualunque comunità, di fronte agli effetti che l’ecumenismo cattolico, in occasione del Vaticano li - 1, 2 (ecc.?), aveva avuto fra i membri della ccmunità in cui operava: « Presto, almeno nella mia comunilà, in tutte le conversazioni, non si parlò
d altro che di questo Concilio che, stranamente, appassionava i membri di chiesa...
diciamo elastici, ancor più di quelli... diciamo meno elastici, per non dire più fedeli ». Egli notava poi il potere dei mezzi
d'informazione, e benché potesse in genere
essere pienamente d’accordo con molti articoli apparsi sulla stampa prateslante, apprezzandone « la sicurezza teologica, il to
in» misuralo, le sfumature, il richiamo alle
verità essenziali (...) mi sono accorto come
tuUo questo era vissuto a livello della comunità, dove sfumaiure, misura e lutto il
resto S] volalilizzano. Di fallo, per lo più
tulli questi articoli avevano ottenuto J’effello opposto di quello che si proponevano
(per es.ser giiisli bisogna aggiungere Tinihit nza di un’altra stampa e delia radio):
avevano am ora più rammoillito i molli, stiepidito i tiepidi, indurilo i duri; e quanto
il quelli che cercavano di avere una posi
/ione meno recisa, diciamo che capitava loro spesso di non saper jiiù bene a che minto fossero ».
Una preoccupazione simile stava certamente alla base della scelta del tema per
un’imp'ortante riunione pastorale tenutasi
ad Agape dal 23 al 25 u. s. : <f Protei^tunta
.•iimo ed ecumenismo ». L’importanza era
data anzitutto dalla partecipazione a questo
convegno —^ a cui la direzione di Agape
aveva speralo di poter avere la presenza di
Karl Barili, il che purtroppo non ha potuto realizzarsi; infatti l’oMantìna di intervenuli aveva provenienza svariatissima: accanto ad un forte nucleo dì pastori della
XI circoscrizione della Chiesa Riformata di
Francia (Cesta azzurra e Provenza) — il che
ha reso bilingue la ’pastorale’, e più ampi
i suoi orizzonti — v’erano numerosi pastori metodisti, due pastori battisti, un pastore luterano italiano (dì Bolzano) e naturalmente parecchi valdesi, anche se ncn così
numerosi come sarebbe stato desiderabile;
alcune signore avevano accompagnato ; loro mariti. Fraterna Faimosfera, ottima l’accoglienza agapìna, giornate ricche dì meditazione comune su un aspetto oggi così iinportante del lavoro pastorale.
La prima relazione è stata presentala da
un francese, il past. Pierre Tirel: «/Z rinnovamento teologico del nostro secolo e la
sua influenza sul movimento ecumenico ».
Questo quadro storico ha ben situato le ab
Ire relazioni e discussioni; se all’origine
del movimento ecumenico moderno vi p
una forte pomponente pratica (« Vita ed
azione », necessità missionaria di collaborazione, ecc.), esso ha assunto la portata
attuale nerebè vi si è subito indissolubilmente intrecciata un’altra componente, più
rigorosamente teologica, strettamente colle
gata col rinnovamento biblico che la Chiesi della nostra epoca ha conosciuto.
Era poi la volta del prof. Mario Miegge:
« L*ecumenismo è un fenomeno culturale
piuttosto che teologico? ». Ampia relazione,
che ad un’irruenza appassionata univa una
forza crìtica radicale. Si sente che il Mìegae ha lungamente meditato e scavato il problema, dì cui del resto ha già scritto ripetutamente su « Gioventù Evangelica » (« Fine del Prolestantesimo? »), basandosi pure
su inchieste che un gruppo di lavoro sta
cr.nducendo in alcune nostre comunità: una
indagine di sociologia religiosa che è un
prezioso strumento di conoscenza critica
della chiesa, nella prospettiva del ’reformala semoer refornianda’.
Partendo anzitutto dall interno, dalla
Chiesa. Mario Miegge sì chiedeva: c’è un
rapporto più o meno stretto fra lo sviluppo
del niovìmenlo ecumenico e la crisi — evi
dente — del mondo protestante? Con la ri\oluzicne sovietica (1917), l’affermarsi del
nazismo (1933), il secondo conflitto mon
diale, l’accen'uata secolarizzazione susse
guente a quest’ultimo, violente ondate sue
cessive hanno investito la ’società cristiana’
Perchè questa situazione di crisi è stata av
verlila più acutamente dal Protestantesimo
forse a causa del suo maggiore ’impegno’
nella società, conseguenza della rottura operala dalla Riforma fra ¡1 ’secolo’ e gli ’ordini’: sociclogicamente. per sua vocazione
il Protestantesimo ha fatto maggiormente
corpo con la società, e quando la ’società
<TÌs'iana’ si è sbriciolala, ne ha risentito
con più violenza la <*risi ; il tentativo dì soluzione pietista (la vita ’risvegliata’ delPindividiio o della conventicola) non ha che
rinviato, e peggioralo, il dissidio. Questo
senso di insicurezza e di crisi ha certamente giocato nello sviluppo dell’ecumenismo.
Se poi partiamo daircsterno, dalla società. è allreilanlo indubbia una pressione aml.'entale, nel formarsi del movimento ecumenico. Se, infatti, tramonta, con la patetira apoteosi del guerriero cristiano (Adeuuuer), il mit») della società cristiana, d’atJra parte l’evolversi d«*I capitalismo occidentale, ormai maturo, ha portato ad un’economia di giganti, per cui la società vive
secomU un evidente Mvhema piramidale,
dalla base (nella quale ì lecnici si proletarizzi.no, se non economicamente, moralmente)
al vertice, un vertice in cui sono in connessione seiuore 3»iù str»'!tà il potere economico e quelle; politico. In questo senso sì
delinea im processo di uniformizzazione di
tutta la società occidentale^ Non viene quindi ■spontaneo il pensare ad un *vertiv'’e’ cristiano, di chiese, in un rinnovato senso della gerarchia? Xncora, nei vìviamo in un
mondo nel quale il rapporto con le cose è
sempre più indiretto, si fa quasi misterioso; e si riafferma la tentazione mistica, del
’mistero’ religioso, cioè del sacramentalisino cattolico: accanto a questa cattolicizzazìone del protestantesimo sì può parlare
d' una prolcslantìzzazione del cattolicesiiir», nel quale si manifestano indubbi ritorni ad lina maggiore riflessione, anche bibli
ca, ad un impegno personale più sentito (v.
i\ laicato).
La discussione verteva su due paroile-chiave: incarnazione e diaspora. Chiedendosi,
positivamente, quale sarà il Protestantesimo di domani, si può dire che se il suo
senso deM’incarnazione dell’Bvangelo ha
portato in passato a soluzioni di tipo costantiniano e poi borghese (sempre, identificazione di chiesa e società) Fìmpegno di
demani sembra profilarsi lungo la linea del
servizio: ma sì è lungi dall’aver pienamente definito come questo vada inteso e vìssuto. D’altra narte, la fine del ’corpus chrislianum’, della presunta società cristiana
pone tutte le chiese, io vogliano o no, in
una situazione dì diaspora, nel mondo, nel
la quale finora erano stati tenuti, disprezzati, osteggiati e non di rado perseguitati
i movimenti a carattere settario che tale
( ielà cristiana rifiutavano. Oggi ancora
noi rifiutiamo l’elica di pseudoperfezione e
di separazione dal mondo da questi movimenti, e tuttavia si deve forse cercare l’avvio di Un dialogo con loro che, avendo da
sempre vissuto questa situazione dì diaspora (a parte certe avventure millenariste degli anabattisti), possono aiutarci nello sco]»rire la « terza occlesiologia » (dopo quella
costantiniana e quella borghese), l’ecclesiologia della diaspora: in fondo, un atteggiamento « settario » ma che è ccscienle dì esserlo, ricordando che tutte le rivoluzioni
portano ad un nuovo ’oniine’ ma che la
’’ecclesia reformata semper reformanda”.
11 pa.sl. Sergio Rostagno riferiva poi su
^'Rapporti teologici fra riforma e ecumenismo’' cioè fra rinnovamento e unità. Rifacendosi a dichiarazioni di Visser’t Hooft e
di K. Bartli, ha ricordato che la Riforma ha
posto radicalmente il problema del rinnovamento (e delFunilà) nel ritorno alla Parola di Dio, a Gesù Cristo e luì soltanto:
l’unità era conseguenza del rinnovamento.
Fj’ sorto poi l’ecumenismo calloìico, affermando elle l’unità della Chiesa è necessaria
per l’efficacia della nostra presenza al mondo : il rinnovamento, da origine, diventa
conseguenza delFunità. Ma procedendo su
(continua in 2^ pagina)
I BATTISTI
e ¡I razzismo
Miinster — Membri della Chiesa battista di Miinster (Germania occ.) hanno inviato una ’lettera aperta’ ai presidenti della Southern Baptist Convention (U.S.A.) e
deU'Alleanza battista mondiale, per deplorare i conflitti razziali che si insediano
perfino nelle chiese e stabilire un parallelismo tra gli attuali disordini e la persecuzione nazista degli ebrei. « E’ temibile,
per un cristiano convinto, guardare in faccia coloro che abbiamo perseguitato perchè
appartenevano ad una razza differente e
una propaganda sfrenata voleva provarne la
inferiorità. Quando ci ricordiamo della pagina di storia tedesca nella quale sei milioni di ebrei sono stati soppressi, mentre
noi cristiani abbiamo mancato di coraggio,
questo terribile passato, nel quale eravamo
partigiani di una filosofia razzista anticristiana anziché essere dalla parte di Gesù,
la nostra coscienza ancora ci accusa.
...A causa di questo passato esitiamo a
scrivervi, eppure ne sentiamo il dovere. Vi
amiamo, voi Battisti degli Stati Uniti, che
tanto ci avete dato. Ma quando le vostre
Chiese, i vostri capi, i vostri laici stanno
nel campo di coloro che odiano una minoranza razziale, non siamo più con voi. Molti dei nostri ’vecchi’ battisti, uomini e donne, sono stati perseguitati e messi a morte
per la loro fede, ma non abbiamo mai perseguitiito nessuno. E vero, come leggiamo
■sui giornali, che alcuni fra voi hanno dimenticato quest’autentica tradizione biblica.’' a che vale avere chiese i cui membri
appartengono tutti alla stessa razza, se cosi
è a prezzo d una infedeltà all’insegnamento
delle S. Scritture?.., f-omunita cristiane i
cui membri sono di razza e di nazionalità
diverse manifestano la potenza del Cristo
risorto ». (soepi)
“Osservatori,, in Vaticano
Quattro sono gli osservatori-delegati del
Consiglio ecumenico delle Chiese che partecipano alla seconda sessione del Vaticano II: oltre al past. Lukas Vischer, della
Chiesa riformata elvetica, già osservatore alla prima sessione, sono il vescovo J. Sadig
di Nagpur (Chiesa delVlndiu del Sud), il
prof. Masatoshi Doi, docente di sistematica
all'Università Doshisha di Kyoto (Giappone) e il prof. N. A. Nissiolis, laico della
Chiesa ortodossa greca, direttore associato
dell Istituto ecumenico di Bossey.
Il Consiglio Ecumonico d^ie Chiese
e l’attuaiità
politica e sociale
ti paesi. Con molte riserve e non
pochi sospetti guardo alle varie Associazioni « Pro Deo », sorte qua e
là; e mi lascia assai perplesso 11 neocostituito Segretariato aaticano per
i non-cristiani : il sincretismo religioso, il far d’ogni erba (religiosa)
un fascio ha già causato molti guai
alla Chiesa nella sua vita secolare.
Lo Spirito Santo ci chiama ad una
comunione precisa e definita, in una
prospettiva costantemente missionaria, finché Dio sia tutto in tutti.
Gino Conte
Ai primi di settembre si è riunito a Rochester (U.S.A.) il Comitato centrale del
C.E.C.. per la sua normale riunione annua.
Accanto ai temi più strettamente teologici
ed ecclesiastici, sono stati considerati e discussi pure aspetti deirattualìlà politica e
sociale.
Era il momento della grande manifestazione di Washington per la piena parità
razziale negli Stati Uniti, alla quale tra 1 altro sei membri americani del Comitato stesso avevano partecipato. E il Comitato ha
fatto una dichiarazione ampia e circostanziata sulle tensioni razziali ed etniche^ ricordando che già l'Assemblea ecumenica di
Evanston (1954) aveva affermato: «Ogni
forma di segregazione Ijasata sulla razza, il
colore, l'origine etnica è contraria all'Evangelo e incompatibile con la dottrina cristiana deU’uomo e della natura della Chiesa di
Cristo» . Perciò — continua la dichiarazione — « chiunque Io contesta rinnega il Cristo e tradisce la comunità che porta il suo
nome (...). Il primo dovere nei confronti del
problema razziale è quello di sopprimere le
barriere che hanno elevate nella loro stessa
casa ».
« Nell’Africa del sud i gravi conflitti esigono una soluzione. Negli ultimi anni il
governo ha decretato una legislazione di carattere repressivo che sopprime i fondamenti
stessi della libertà e della sicurezza personale (...) ». I cristiani, assumendo la propria
responsabilità, devono « pregare e operare
in vista di una soluzione pacifica e giusta, e
premere sul governo della Repubblica perchè riannodi i rapporti con le comunità
africane, ’coloured’ (nieticce) e indiane, rinunci immediatamente alla sua tendenza politica attuale, assicuri tutti i diritti politici,
civili ed economici a tutti i membri di queste comunità, in specie a quelli delle regioni urbane (...). Preghiamo i cristiani di essere i primi a superare gli ostacoli che, attualmente, impediscono agli uomini di intendersi. Non possiamo che ricordare alla
popolazione bianca dell’Africa del sud, e in
specie ai cristiani, che proseguendo la politica razzista attuale si isolano sempre più
dal resto del mondo, poiché essa suscita la
più netta disapprovazione di tutti i popoli ».
Quanto alla situazione negli Stati Uniti,
il Comitato centrale chiede con urgenza alle
Chiese di « intensificare i loro sforzi per
eliminare ogni forma di discriminazione razziale in tutti i campi della vita nel loro paese, di far comprendere le molteplici e complesse conseguenze di questa crisi sul piano
internazionale, di unire i loro sforzi affinchè
scompaia ogni traccia di discriminazione dalla vita della nazione. Devono fare quanto
sta in loro per compiere il loro ministero
di riconciliazione e per far nascere relazioni
autentiche fra ì cittadini negri e gli altri ».
Sappiamo, anche in Italia, che il problema
razziale ed etnico non è localizzato soltanto
nell'Africa del sud e negli Stati Uniti del
sud...
* * *
A proposito del tratttao antinucleare di
.Mosca, la Commissione delle Chi^e per gli
Affari Internazionali (CCAI) — organo del
C.E.C. — ha adottato, sempre a Rochester,
una dichiarazione in 14 punti, che ha presentato al Comitato centrale e inviato poi
ai governi delle nazioni che hanno sottoscritto quel trattato. Si tratta — nota la dichiarazione — di un primo passo per frenare la competizione nucleare e la corsa agli
armamenti, per aprire la via ad ulteriori accordi e quindi ridurre la minaccia di guerra. Le nazioni vengono quindi sollecitate a
« cogliere tutte le occasioni per superare la
tappa che conduce dalla coesistenza a un
inizio di collaborazione, avendo come scopo
un disarmo generale e completo ».
Riconoscendo che la portata dell accordo
dipenderà daU’adesìone di tutte le nazioni
del mondo, si sottolinea la necessità di « trovare il mezzo che permetta alla Francia e
alla Cina di associarsi a questo trattato (...),
di conservare contatti con quest’ultimo paese e introdurlo nella famiglia delle nazioni
affinchè possa accettare la responsabilità e
la disciplina delle sue istituzioni ». (Sarà interessante vedere se le Nazioni Unite sapranno, quest’anno, compiere questo passo, e se
1 URSS, in diplomatica astensione, trascurerà di sostenere la candidatura cinese, ovvero
saprà procedere con elementare coerenza
N.d.r.).
^ 4: ^
La stessa CCAI ba redatto in questi giorni una diebiarazione relativa alla situazione
dei buddisti nel Vietnam del sud. Vi sì esprime <t la gratitudine per le due dichiararioni
fatte dal papa Paolo VI intorno alle attuali
difficoltà, e nelle quali domandava che i diritti del popolo siano riconosciuti e rispettati
e che tutti lavorino a restaurare una concordia fraterna ».
Sir Kenneth Grubb e il dr. Frederik Nolde, presidente e direttore della CCAI, hanno aggiunto che « il riconoscimento di una
libertà religiosa pari per tutte le comunità
è la base necessaria di tale concordia (...) »;
e hanno concluso : « Il Consiglio ecumenicii
delle Chiese non ha cessato di dire che difenderebbe per tutti gli uomini la libertà
che domanda per i propri membri. Pensiamo che sia la speranza di tutti i cristiani
del mondo e di tutti gli uomini di buona
volontà, dovunque si trovino, che gli obiettivi esposti da Sua Santità siano rapidamente raggiunti ».
Già quell’appellativo di « Sua Santità » ____
che sta entrando nel gergo ’ecumenico* —
ci dispiace profondamente: è per noi nettamente fuori luogo, in bocca a uomini della
Riforma, e beninteso non solo nei confronti
del pontefice romano ma anche nei confronti del patriarchi ortodossi dell’Oriente; si
può dialogare senza assumere il frasario degli interlocutori, specie quando ripugna radicalmente alla fede che confessiamo. Ma
quel che più ci preoccupa è che i responsabili di quest importante organismo ecumenico che è la CCAI, per dar peso alle proprie parole, reputino necessario di riebiarnarsi ripetutamente ad una presa di posizione del pontefice romano, per di più tutt’altro che rilevante, anzi così anodina da
essere il contrario di una presa di posizione. Già altre volte siamo rimasti perplessi
di fronte a simili dichiarazioni politiche ecumeniche, e della CCAI in modo particolare.
Anche in questo caso, a noi pare che il silenzio sa-ebbe stato d’oro, piuttosto che parlare in questo modo; non un silenzio prudente, ma un silenzio umile.
2
pag. 2
4 ottobre 1963 — N. 39
Priez le Maître
d'envoyer...
Luc 10, 2
En somme. Dieu sait ce qu’il doit faire; c’est Lui qui choisit les
ou\Tiers, et Lui qui fait fructifier leur travail; tu ne peux rien sans
Lui; alors pourquoi faut-il Lui demander l’envoi des ouvriers?
C’est qu’il VEUT te mêler à toute Son activité. Non seulement
Il t’utilise comme instrument pour exécuter Ses desseins, mais U
attend aussi qu’en Le priant tu participes à Ses décisions, tu sois associé à Ses desseins, comme si ce qu’il fait dépendait pour de bon de
ta foi.
A première vue, ça peut sembler étrange: le Maître Souverain
désirant être sollicité, « influencé » par nous! La sagesse parfaite
prenant conseil » de la légèreté! C’est pourtant là la prière chrétienne, et c’est aussi le sommet normal de l’amour: « Je ne vous appelle plus serviteurs, parce que le serviteur ne sait pas ce que fait
son Maître, mais je vous ai appelés amis ».
En t’invitant à prier, le Maître te convie à une sorte de conseil
de famille où tu apporteras non seulement ta soumission, et ton adoration, mais aussi tes désirs et tes initiatives.
Ce caractère actif de la prière des chrétiens c’est ce qui la distingue des autres formes de prière —- qui sont des abandons mystiques,
comme chez les Indous, ou des manières de méditation, et c’est le
cas des philosophes, ou bien des marchandages avec Dieu (c’est le
cas des païens de toutes les époques). —- Ton Maître te fait plus
d’honneur: Il veut te voir collaborer à Ses desseins et puis L’aider
à les exécuter — uni à Lui dans le vouloir avant de l’être dans le
faire.
Il y a là de quoi scandaliser les sages, mais inonder ton coeur de
lumière et de joie si tu y sens l’Amour de Dieu.
(de Paix et Liberté) Philippe Vernier
La Chiesa Riformata in Polonia
La Riiorma del XVI secolo non tardò a penetrare in Polonia, per opera
soprattutto della classe intellettuale
e della nobiltà. Il « riformatore » della Polonia fu Jan a Lasco (1499-1560).
La Chiesa Evangelica Riformata ebbe origine nel 1550, quando i credenti della « Piccola Polonia » tennero il
loro primo Sinodo a Pinczow. Di lì a
qualche anno fu redatta una Confessione di Fede, detta di Sandomierz
(1570), e adottata una Liturgia evangelica. Inoltre fu fatta una bella traduzione della Bibbia in polacco che
porta il nome di « Bibbia di Brzesc »
(città ove usc'i il primo esemplare) o
« Bibbia di Radzdwill » ( dal principe
Nikolay Radziwill che finanziò l’opera
di traduzione e di stampa).
Il Singido di Sandomierz (1570) segnò una tappa importante nella storia della Chiesa Riformata Polacca.
Fu allora che fu firmata «l’intesa di
Sandomierz» tra la Chiesa Riformata, la Chiesa Luterana e la Chiesa
Morava: un patto di collaborazione
tra le varie forze evangeliche del pae
se
Dopo un periodo di progresso e di
espansione durante il secolo XVI, la
vita di questa Chiesa cominciò a declinare, soprattutto a causa della feroce reazione della Controriforma cat
tolica e l’opsra dei Gesuiti, sicché, al
la fine del XVIII secalo, la Chiesa Riformata di Polonia non contava più
che qualche comunità.
Nel periodo tra le due guerre mondiali (1918-1939) vi erano in Polonia
circa 30 mila evangelici, membri della Chiesa Riformata. Questa Chiesa
dovette subire, nel corso dell’ultima
guerra, altre decimazioni, tanto che
nel 1945, la Chiesa RifO'rmata non con
Una minoranza che risale al XVI
secolo - Una presenza protestante oggi tutt'altro che trascurabile
RIFLESSIONI SUL SALMO 96
La lode al Signore
I Salmi sono stati paragonati ad
una stupenda tastiera con le note più
varie: notte di pentimento, di smarrimenti interiori, dubbi cocenti e poi la
i.'ota possente, trionfante, la noita della lode al Signore. Dal Salmo 90 alTultimo v’è tutta una gamma di
espressioni di lode, di benedizione alrEterno per l’opera stupenda Ch’Egli
ha compiuto. Il salmista esulta perchè
Babilonia è xm ricordo lontano ; il popolo è ormai nella terra promessa ed
he, costruito il suo tempio dove vuoi
celebrare la festa al Signore delle Liberazioni.
La lode a Dio comporta la glorificazicne del Suo nome, al quale si dà
« gloria e forza » ; nella benedizione
dimentichiamo noi stessi, i nostri affanni, la nostra fatica e riportiamo
Dio al centro dei nostri pensieri:
« Dieu, premier servi ». E per noi la lo^
de è tanto più vera e profonda perchè
deve scaturire da un cuore che ha conosciuta una notizia ancora più grande, più sconvolgente: ia notizia della
vittoria di Pasqua, della totale e radicale liberazione dalla nastra schiavitù
interiore. Perciò chi ha sperimentato
questa verità non è più timido, riservato, pauroso; non ripete più il gesto
di Nicodemo; anzi deve «alzare forte
la voce e non temere ». In cielo' c’è un
gran difensore perchè raocusatore è
stato gettato giù dal cielo.
Presso gli Ebrei la lode celebrata
con « la tromba, col salterò, con la cetra»... era accompagnata da un dono: ogni fedele recava nel tempio una
offerta per ringraziare concretamente
il Signore. La lode costava qualcosa;
anche a Dio la lode di Betlemme è
costata qualcosa; è costata il sacrificio del Signore Gesù Cristo. La nostra
lode deve costare l’offerta di noi stessi,
l’offerta dei nostri cuori; urge lasciare entrare in noi lo Spirito di Dio perchè rimetta ordine nel caos psichico,
nel rifugio dei nostri istinti, nei bassifondi della nostra interiorità. Quando
il miracolo dello Spirito s’è operato
allora la lode al Signore sarà pura,
elevata: la nastra vita triste, povera,
segnata dal pessimismo diventerà una
vita nuova, una vita trasfigurata che
lederà il Signore, che « annunzierà di
giorno in giorno la salvezza ».
Spontaneamente, come dice il no
stro salmo « porteremo le offerte » al
Signore: offerte del nostro tempo e
del nostro denaro pwrehè il Suo nome
sia glorificato; spenderemo un po’ del
nostro tempo per consentire ai nostri
Istituti di continuare la loro missione.Gli orfanotrofi, gli ospedali, le scuo
le medie, gli asili dei piccoli e dei
grandi prospereranno per numero, per
qualità di ambiente, grazie allo slancio d|i amore delle nostre famiglie
evangeliche. Per il momento le offerte del nostro tempo per l’opera del
Signore sono modeste, per non dire
scoraggianti. Purtroppo siamo abituati a stare alla finestra, senza penetra
re mai nell’intima vita delle nostre
opere dove non si conosce orario, dove si deve pensare a tutto, trascurando spesso la cosa più importante: la
lita dello Spirito; noi preferiamo inviare piamente i nostri cari bimbi o
cari nonni negli Istituti pagando poco e cercando di ignorare il dramma
che si delinea entro le pareti di quelle case ospitali, per il nostro disinteresse. Oppure per tacitare la nostra
coscienza inviamo un piccolo vaglia
che ci consente di dire a noi stessi :
ho fatto il mio dovere.
Intanto rospedale di Pomaretto, l’asilo di San Germano, il Rifugio di San
Giovanni per citarne alcuni sono in
piena crisi di personale e rischiano di
rimandare a casa i loro ospiti. Quando la lode al Signore è sincera e profonda non si parlerà più di crisi della
nostra economia ecclesiastica, nè si
permetterà più ai nostri dipendenti di
trasmigrare negli Istituti statali o di
arrancare per far quadrare l’incerto
bilancio familiare.
La lode che sale verso il Signore è
accolta dai gran cuore di Dio quando
è accompagnato da un sacrificio, cioè
da un’offerta che ci costa, diversamente essa rimane una nota terribilmente
stonata nel coro dell’amore per il Signore.
Il credente che loda l’Eterno « dirà
fra le nazioni : l’Eterno regna »... per il
credente ebraico significava la sparizione del muro divisorio tra lui ed i
pagani; la legge comminava la pena
di morte al pagano che varcava il limite del cortile riservato ai pagani nel
tempio dove risiedeva il Signore; la
autentica lode al Signore non consen
te limiti, divisioni, barriere, ma la comunione con tutti i popoli. Per noi la
lede aH’Etemo non deve
frontiere: fino alle estremità della terra dev’essere annunziata; le chiese
fortezze, come qualcuno' ha scritto,
debbono scomparire : le comunità chiuse non consentono alla Luce di penetrare daU’alto e neppure di gettare un
po’ di luce attorno a loro: le preghiere, le lodi al Signore nel chiuso dei
nostri templi suonano^ male se non risuonano al di là del limite. Ncn si
bratta di voler « catturare le anime »
ma di irradiare attorno la luce del Si
gnore che risana le piaghe sociali e
spirituali, in vista della lode e della
gloria per il Signore soltanto.
Lodiamo l’Eternoi perchè « egli viene, viene a giudicare la terra... ». Innalziamo le nostre lodi al Signore nelPattesa gioiosa dello sposo che viene
per entrare con Lui nella sala delle
nozze. L’attesa del Signore che viene
ha reso feconda la testimonianza dei
■ primi credenti ohe si davano in pasto
alle belve cantando e salmeggiando;
l’attesa del Signore è stata la nota più
viva di molte comunità « eretiche »
nel corso dei secoli; lo stesso Lutero
esclamava: «vieni Signor Gesù, si,
vieni, vieni presto ».
« Alleluia ! perchè il Signore onnipotente ha preso a regnare: rallegriamoci e giubiliamo e diamo a lui la
gloria ».
Gustavo Bouchard
tava che 5 mila membri. Tale diminuzione si deve alle modifiche territoriali imposte alla Polonia in seguito
agli eventi bellici 2 alla dispersione
dei fedeli. Delle varie decine di Pastori di prima della guerra, nel 1945
non ne rimanevano che tre all’opera,
insieme a qualche predicatore laico.
Molti Pastori morirono nei campi di
concentramento, altri rimasero per
sempre dispersi.
Durante la guerra tutti gli edifici
della Chiesa a Varsavia furono distrutti: andò perduta quasi interamente la bella biblioteca con innumerevoli documenti storici; della bella
chiesa di Varsavia non rimasero che
muri squarciati... Fu P che nel 1945
fu celebrato il primo culto-, dopo le
immani distruzioni, e fu un laico a
presiederlo... i presenti erano sei.
Grazie all’aiuto fraterno e generoso delle Chiese Svizzere, fu possibile
ricostruire il tempio- e la sagrestia, sì
da pwter regolarmente celebrare i culti Anche altrove, come a Zychlin,
Sielce, Lodz e Kucow gli edifici di culto e per le varie -attività risultarono
gravemente danneggiati.
Dopo la guerra, la vita della Chiesa riprese, si può dire su un ammasso di rovine, ma riprese con vigore..
La ripresa avvenne, certo tra enormi
difficoltà, tanto sul piano materiale
che organizzativo.
Però i diciotto anni passati da allora sono una chiara testimonianza
dei grandi sforzi compiuti dai membri della Chiesa Riformata Polacca,
ohe si impegnarono- non solo- a ricostruire materialmente le strutture ececclesiastiche ma a rimettere in evi
danza i valori della testimonianza
evangelica nel paese.
I culti divennero il centro della vita dei credenti. Fu 1, che si trovò colise lazione e speranza nel grande dolere per le migliaia di morti, per la
dispersione e la sp'arizione di tante persone care, ed il coraggio di vivere ancora e di lavorare. (Si pensi
che non vi era famiglia in Polonia
che non avesse subito la perdita di
almeno un membro).
La sede amministrativa che, per
l’addietro, era a Varsavia, fu portata
a Lodz, ove molte famiglie evangeliche si -erano- trasferite. Il Sinodo di
Varsavia del 1949 diede un nuovo impulso alla vita della Chiesa. Fu decisa
la creazione di un Segretariato per la
Missione e i’Eva-ngelizz'azione ; fu rilanciato, con grande impegno, un bollettino col titolo « Jednota» (Unità):
essot doveva servire a riallacciare i legami tra : membri della Chiesa molto disseminati nel paese- e alla edificazione spirituale. Il bollettino prese poi,
nel 1957, la forma di un periodico
mensile. Vi oollaborano tuttora esponenti rifoirm-ati e luterani.
■ Durante gli anni dal 1952 al 1955 si
lavorò intorno ad un progetto di re
golamentazione, poiché l’organizzazione di prima della guerra non era
ormai più adiatta alla nuova situazione, L’attività della Chiesa si sviluppò
in varie direzioni, dalla scuola domenicale, alla gioventù, alla assistenza
sociale, all’ecumenismo. Gli studi biblici hanno avuto un posto di primaria importanza per la vita religiosa
delle Comunità.
Oggi ancora la sChiesa organizza
dei campi di vacanza per i ragazzi e
per i giovani, ove le nuove generazioni ricevano senz’altro una benefica infiuenza. In alcune parrocchie si hanno dei convegni mensili in cui si discutono i problemi sociali e culturali
del paese, come anche i problemi della vita delle Comunità. Nel 1960, ri
correndo il IV centenario della Rifor
ma in Polonia, celebrazioni speciali
con culti, conferenze e manifestazioni varie, ebbero luogo in diverse città.
Nel 1958 la Chiesa Riformata potè
riavere, grazie all’aiuto delle Chiese
svizzere, americane, e in parte anche
dello Stato- socialista, gran parte dei
suoi edifici ricostruiti in Varsa-via, soprattutto la « Maison de p-aroisse »
che ospita gii uffici centrali della Chie
sa, una grande sala per le attività, la
biblioteca e l’alloggio del Pastore.
Attualmente sono airopera otto Pae alcuni predicatori laici. I Pastori
compiono i loro studi presso la Facoltà di Teologia di Varsavia, e si perfezionano con un anno all’estero (generalmente in Svizzera). La Chiesa
Riform:-ita di Po-Ionia collabora attivamente al lavoro della Conferenza
Cristiana per la pace.
Uno- dei dirigenti attuali della Chiesa è il Pastore Jan Nie-wieczerzal,
che ricopre anche le funzioni di Sovrintendente ( Moderatore).
La Chiesa Riformata di Polonia è,
numericamente, un piccola chiesa.
Pa parte (come la Chiesa Valdese)
della grande famiglia della .--iilleanza
Riformata, Mondiale, che ha sede a
Ginevra. La sua presenza in Polonia
è tutt’altro che trascurabile.
L’p,ugurio ed il voto che esprimiamo qui è che essa sia, come .leve essere og.oi chiesa in ogni paese e sotto
qualunque regime politico e sociale,
« sale della terra » e « luce del mondo ». Giovanni ì’eyrot
(Riassunto di un artico!,), dova
to alla penna del Pastore Jan
y iewieczerzal e fornitovi dalla
Alleanza Riformata Mondiale di
Ginevra).
Dipartenza.' — Dopo lunghe .-^ofTerenze,
è deceduto, alla età di anni 80, li nostro
fratello Costantino Cesare, del Cnljutin. I
suoi funerali hanno avuto luogf» giovedì
19 u. s. Rinnoviamo alla vedova, ai figli
ed ai parenti tutti l'espressione (iella nostra viva simpatia cristiana.
Battesimi. — Nel corso del culi., di domenica 29 settembre, c stato amministrato
il Santo Battesimo a Rino e Sergio Cardon,
di Franco c di Gay Mirella (Ciarvet). Il
Signore, unico « buon pastore )), farcia crescere in grazia questi teneri agtieUi della
Sua Greggia, e dia ai genitori ed ai padrini di restare fedeli alle promesse che hanno fatto nei confronti delle crea In re che
ha loro affidato.
Orario invernale. — Rendiamo nolo che,
a partire da domenica 6 ottobre, i culti torneranno ad essere celebrati alle ore 10,30
(orario invernale). A suo tempo sarà reso
noto il calendario della « ripresa » dcdle varie attività.
Protestantesimo e ecumenismo
(.segue dalla 1« pagina)
tale linea non si ha nè reale rinnovamento (metànoìa, ’conversione’) nè vera unità.
Si cercano, da .parte cattolica le notae ecclesiae^ le caratteristiche in base alle quali riconoscere la chiesa, anche nelle comunità separate dai magistero remano. Ma hi
unica ’nota’, l’unica caratteristica della vera Chiesa, secondo i Riformatori, è la Parola di Dio: è questa so'la Parola, che le
giudica e le giustifica, a dar loro l’unità:
nella misura in cui ci lasciamo rinnovare da
essa, siamo, al tempo stesso, uniti da essa.
Si tratta, per noi, di partire come Abramo,
il quale ricevette la promessa in Ur, ma la
benedizione in Canaan: così noi riceviamo
Tunità non dove giamo ora, ma là dove il
Signore ci chiama ad andare, nel continuo
rinnovarsi secondo la sua Parola : la ricerca
confessionale deve dunque portare al salto
nella situazione di chiesa confessante.
Nella discussione che lia seguilo, fra i vari interventi notiamo quello del prof. Vittorio Subilia : il Cattolicesimo ha captato e
’incamerato’ l’ecumenismo, dì cui ha capito tardi fino in fondo quale cìiance gli
offrisse! Ci troviamo dunque oggi, per la
prima volta, dì fronte ad un Cattolicesimo
che sta incamerando valori evangelici (nel
suo sistema) e die ci dice: «vedete, io mi
muovo verso il Protestantesimo, fate anche
voi un passo, incontriamoci a mezza strada (o a due terzi...) >i. Ora, mentre questo
tatticismo rientra pienamente nel sistema
raUoHco, che nei secoli ha ’digerito’ i più
svariati valori inglobandoli nel proprio sistema, tale compromesso significa il radicale svuotamento dell’esigenza della Riforma,
degli aiit nut che ha posto e non può non
continuare a porre: la Riforma non può
passare della teologia deirnui alla teologia
dell’ ef, a meno di non essere più se stessa.
St recumenismo fosse un semplice strumento, si potrebbe dire che il Cattolicesimo ce
riia ’soffiato’; grazie a Dio è ben più ohe
uno strumento, e non è cosi facile incamerare. lo Spirito come, confondere gli spiriti.
Sicché oi troviamo oggi ndlla condizione an
tipatìca di dover fare gli anti-ecumenicì, di
rifiutare un rinnovamento e un’unità che
implicherebbero di captare elementi non evangelici. In questa luce dobbiamo vedere,
lucidamente, anche il diffendersi della conoscenza biblica — non ancora molto diffuso alla base, a dire vero — e una certa
concentrazione cristologica — che uer altro
non impedisce divagazioni mariologiche
giuseppologìche, ecc. Il past. N. Giampic
coli notava d’altra parte a ragione che restava vivo e forte il dissenso sull’eccilesìolovgia, poiché il Cattolicesimo non accetterà
mai la tensione fra la Chiesa e il Regno di
Dio che la Riforma ha vigorosamente messo in evidenza nella testimonianza biblica.
Altri dissentivano in parte dairaffermazionc paradossale che Roma ci abbia ’soffiato
l’ecumenismo, notando che l’ecumenismo
cattolico ufficiale, essenzialmente apologetico e di conquista, non è affatto il vero ecumenismo. Il past. Michel Wagner ha notato
die in base alle dichiarazioni pontificie,
specie di Giovanni XXIII, anche per il Cattolicesimo si doveva prima rinnovare (pulire la casa) e poi chiamare all’unità (tutti
i tìgli lontani); ma finora il Cattolicesimo
non è entralo nell’ecumenismo (rifiutando
¡1 princìpio stesso del confronto alla pari
delle varie Chiese). Tutto questo non deve
però darci una soddisfatta coscienza e svi
gerire per noi l’esigenza di riforma, che se
a volte può ar.clie significare separazione,
non è mai .«enza rapporto profondo con l’unità della Chiesa di Dio
L’ultimo relatore, il past. Neri Giampic
coli, ha parlato su « La nostra presenza prO‘
testante in paese cattolico >>, riferendosi naturalmente in modo particolare alla situazione italiana, nel quadro del riformismo
cattolico, di una riforma, cioè, nella chiesa non della chiesa; Tramomlato il mko di
un’Italia divenuta evangelica per la nostra
predicazio-ne, e quello della riforma dì Roma o della sua distruzione, siamo pesti di
fronte all’urgente ripensamento della nostra ecclesiologia missionaria, che finora è
da Un lato largamente tributaria del pietismo e del risveglio (la « salvezza delle ani
me », « '’avanzamento del Regno di Dìo »
e altre espressioni correnti) e dall’altra è
fortemente istituzionalizzata: vissuta cioè
secondo rimmagine della fortezza, dalla
quale si esce per conquistare bottino (o
strappare degli scalp al nemico) ma nella
quale si torna sempre ad arroccarsi, con
sfumature di quello che potremmo chiamare rimperialìsmo ecclesiastico (tipico del
cattolicesimo). Riprendendo quanto già accennato nella discussione del giorno prima, il past. Giampiccoli notava che ionie
correttivo al nostro oscillare fra ima ‘uncezione della cliiesa pietista e una impenalista ri sono dinanzi a noi due linee inae
sire: la riscoperta della dimensione diaco
naie della Chiesa (servire nel mondoi e
quella del significalo ecclesiologico del ! on
ceno di diaspora (minoranza nel mondo),
l’una e l’tìltra nella prospettiva del Regno
che la Chiesa addita ma non è, che la Chiesa annuncia ma ncn amministra.
Il volgere del tempo strozzava un po’ la
ultima discussione, nella quale fra l’altro
Paolo Ricca ricordava che il motivo di fondo del dissenso — come aveva scritto nel
suo saggio V. Subilia — è il problema di
Dio: il Cattolicesimo è talvolta molto innanzi a noi nella diakonia, in un servizio
autentifo verso il mondo, nia rimane una
diversità profonda nel senso della presenza di Dio, nella Chiesa e nel mondo.
E, per finire, è rìsuonato con forza il ri*
chiamo all’autenticità, ad essere autentica
mente riformati — non nel rifarsi ad una
tradlaione-ma alla-vivente-Parola di Dio
un richiamo che dà al tempo stesso un s^t**
so di grande certezza, nella nostra opera di
predicatori dell’Evangelo, senza preoccupa*
zionì per i risultati, i quali sono nelle mani di Dio, il Signore. Così ce ne siamo andati, con nuova chiarezza, con nuovi problemi, con nuova certezza; ma prima di separarci, ci siamo raccolti attorno alla mensa del Signore, nella coscienza di vivere soltanto del perdono di Cristo, come uomini
e come ministri della Parola, e in gratitudine profonda. In queste giornate che ei sono state date non abbiamo fatto dell’accademia nè discusso del sesso degli angelii
fratelli e sorelle della nostre comunità: abbiamo pensato a voi, alla nostra opera fra
voi, alla nostra responsabilità verso di voi,
111 quella che possiamo ebiamare « la congiuntura ’e<*uineniea’ attuale » e abbiamo
chiesto di poter essere lucidi e chiari con
voi e per voi, attenti a ciò che il Signore
vuole da noi unti: il rostro rinnovamentOi
fino al giorno in cui egli sarà tutto in tutti
g. c.
Culto Radio
DOMENICA 6 OTTOBRE
Past. Alfredo Scorsonelli
Riguardando a Gesù
3
4 oilobre 1963 — N. 39
pag. 3
- CRCcin e pesco
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIGI
Autorevole conferma
Ho avuto l’amara sod'dìafazione di vedere
i'unfermato a puntino il giudizio espresso
nel numero scorso suU’atteggiamento ufficiale catlclico nei confronti della presunta
’fine del potere temporale’ del papato, e
proprio da ¡.'Osservatore Romano: infatti
in un articolo siglato f. a., sul numero del
25 u. s., e intitolato « La Cliìesa e il tempo ». si pcleniizza con la tesi sostenuta su
l(. Stampa (20-9) da A. C. Jemolo e si afferma (alegóricamente: "Com*è noto» Il
potere temporale, distrutto con le armi il
2f settembre 1870-, fu ricostituito Tll febbraio 1929 con : Patti del Laterano. Lo stesso giorno, ricevendo i parroci di Roma e
i predicatori della Quaresima, Pio Xì tenne un discor.so destinato a segnare una dati! nella storia della Chiesa. Si era voluto
-- così disse il Papa — che il territorio del
nuovo Stato Vaticano fosse minimo
quel tanto indispensabile per Vesercizio di
una vertí .^ovranit¿i giurisdizionale universalmente riconosciuta. 'Ci pare di vedere le
cose al punto in cui erano in San France
SCO benedetto : iiuel tanto di corpo che bastava per tenersi unita Vanima... Ci comj.iacciamo di vedere il materUde terreno ridotto a così minimi termini da potersi e doversi iitK'h esso considerare spiritualizzato
dairiììimensa. sublime e veramente divina
spirilwiHià elle esso è destinato o sorreggere c a yt^rvire.. ’
Un monumento vero
E’ (pirlìo clìe l’editore Giulio Einaudi
ha volili') (devare alla memoria del padre.
Luigi Einaiuli. mdla cittadina di Dogliani:
una bihiioleca. Essa è stata inaugurata donienira 29 scileinbre, alla presenza del ipregidenic Iella Repiihblìca, A. Segni.
Verc.u ‘nle non si poteva far dono mìglio*
re alla = iitadina delle Lunghe che aveva a
lungo us-'llalo lo statista e lo studicso, nè
meglio onerarne e fissarne la memoria fra
loliuoi t io' più di tutti furono suoi concittadini. i.a hihlioleca, situata in un nioderno ediio io disegnato dall’arch. Bruno Zevì
(( pari' > I on una dotazione di 5.ODO vclumi
e di 2di) dischi rigorosamente scelti. Sarà
un (co'-o (li studi e di incontri.
Vogiiaiiio menzionare un piccolo parlìfolare. oou per vanagloria ma perchè è indiraliv dei criteri oon { quali la bihliotera rivi* .1 viene iniziata e sarà, speriamo.
potenziala: anche alla nostra piccola editrice Claudiana sono ^ati richì^te alcune opere di carattere storico e biblico.
Muro contro muro
Ad alcuni membri del « Berliner Ensemble », la conupagnia fondata da Berteli Brecht, invilati dagli organizzatori
del Festival di Ediimburgo ad una conferenza. intemazienale sfull teatre moderno,
è stato negato il visto d’inigresíío in Inghilterra. In un comunicato del Foreign
Office, il ministero degli esteri brìi annico. Lord Home, ha dichiarato : « Le restrizioni imposte a tutti i cittadini della
Germania Orieuiiale nel visitare la Gran
Bretagna e i paesi deUa NATO sono il risultato della politica stabilita con gli alleati. Poche eccezioni vengono fatte, j>er
particolari situazioni pietose, o oer motivi di commercio. Ogni richiesta viene
comunque esaniiinata volta per voilta. Tali
reistrizicmi sono motivate dalla crudele indifferenza delle anitorilà tedesco-orientali
nell usare il muiro di Berlino per tenere
separate famiglie e amici, senza dar loro
la possibilità di contatti. Tuitti gli appalli
per una condotta più umana sono stati
fino ad oggi sempre respinti ».
Sono stato a Berlino, anche uiltimamente; anclie al muro della vergogna, naturalmente, cosi sinistro. Ma ogni sera centinaia di <( occidentali » lo vaircano, per
andare a stipare liil teatro del Berliner Ensemble, sulla Wilheilmstrasse, una delle
più alte espressioni tealrali odierne, portatore di uin messaggio di uin’inlensità spirituale comune a pochi altri, oggi; e che
a Berlino-Est esso possa conilinnare a lanciare la sua teroce aecusa alla ddtilatiuira,
mostra che quella imperante dietro ili muro è pur diversa, sorge su uno' sfondo
storico e sociale diverso da quello da cui
nacque la dittatura hitleriana.
Le misure della NATO, poi, avrebbero
una qualche giustificazione ’morale’ (?),
qualora fossero assolute, totali. Ma « il
commercio » può fare cc.cezione. E ripenso al giovane Volksipolizist, debitamente
adidotriiiiato, certo, ma sincero, con cui
parlavo, alla frontiera della DDR, e die
mi faceva notare con calzante ironia die
l’Oiccidente non li riconosceva politicamente, ma economiicamente si. Allora anche Ja infrenabile indignazione morale
per il sangue lungo il muro, si colora
equivocamente. g. c.
libri
La religiosità
in Italia
In una dotta precisazicne del concetto
cattolico di « religione », Enrico Rosa, SJ., scriveva, alcuni anni or sono queste
limpide affermazioni:
"Il concetto cattolico di 'religione* rac
coglie in sintesi, integra e chiarisce gli elementi di verità che si possano trovare sparsamente confusi anche nei concetti pagani
o etero<lossi... Esso denota 'il complesso
delle relazioni che ordinano l'uomo a Dio
come a suo principio e ultimo fine. E poiché l’uomo si riferisce o congiunge a Dio
mediante Vintelligenza e la volontà, come
alla fonte del vero e del bene a cui Vuna
e Valtra è ordinata quale sua perfezione e
beatitudine, ¡iraticamente la religione va
concepita come 'la maniera di conoscere e
di onorare Iddio'. Di più un tale 'modo
di cognizione e di onore' o culto divino si
Comunicato
della Tavola
La Tavola Valdese proclama
la vacanza della Chiesa di Napoli, la cui autonomia è stata
riconosciuta nella recente Sessione Sinodale.
La nomina dei Pastore titolare dovrà farsi ai termini degli
articoli 14 - 15 - 16 - 17 - 1 8 25 - 26 dei Regolamenti organici.
Ermanno Rostan
Moderatore
della Tavola Valdese
Torre Pellice, 26 settembre 1963
può considerare oggettivamente, e dà il concetto della religione in se, cioè nei suoi
dogmi, nei suoi precetti e nel suo culto'
ovvero soggettivamente, e dà il concetto
della religione in quanto è abbracciata dal
Ih creatura ragionevole, secondo queste medesime parti onde 'si conosce c si onora debitamente Iddio', è atto o abito virtuoso"
Questo « atto o abito virtuoso », per servirci delle parole del dotto gesuita, può esser più profanamente e semplicemente definito anche (( religiosità ».
Dell’ « abito virtuoso » o « religiosità » degli Italiani molto già è stato detto. Carlo
Falccni, nolo studioso del fenomeno « religioso » in Italia, in un’inchiesta apparsa
neWEspresso (1961) diede una serie di articoli in cui esaminava come questo « abito
virtuoso V', questa religiosità, siano diventati un abito naturale per il cittadino italiano, al quale ncn si chiede di abbracciare un determinato concetto della religione,
in quanto creatura ragionevole, ma di lasciarsi rivestire di questo « abito virtuoso »
('he gli è perfettamente congeniale.
Infatti, se l’anima è « naturaliter chris iana » come affermano alcuni teologi, l’i
taliano, per conto suo, è « naturaliter » cattolico. Scrive Falconi: ” Il cattolicesimo
può adattarsi forse, a qualunque altra stirpo o razza, ma solo l'Italiano si presenta
con le caratteristiche di una quasi inelutlabilità. Fatalmente, quindi l'analisi della
religiosità degli Italiani si identifica con l'analisi della loro adesione al cattolicesimo"
(( Ineluttabilità », scrive Falconi.
E questo suo saggio — che raccoglie una
serie di articoli pubblicati nell’Espresso e
nel settimanale II Mondo — è Tanalisi do
cumenlata di questa ineluttabilità. Si cominerà col Battesimo ed il suo carattere
indelebile; sì continua con la prima cornunìcne a il giorno più bello della mia vita »:
poi, affinchè nulla si perda della magìa od
incanto di queste prime sante impressioni,
ecco l’Azione Galtoliea alTopera fra i gio
vani, mentre l’attività catechetica offre un
prezioso « surrogato » del Vangelo, con le
sue fomuile, domande e risposte, collauda
te da una pedagogica tradizione secolare.
Ai dubbi, alle esitazioni, alle crigj della
pubertà provvedono i ritiri spiritnali, mentre la confessione, circonfusa di mistero, pe
nelra nell’intimità della coscienza del fan
ciullo e crea i presupposti dell’osservanza
del precetto pasquale e della complessa vita sacramentale della Chiesa (ma anche delle future rivolte).
Al fanciullo divenuto più adulto, che tenta di liberarsi di quest’ « abito virtuoso »
attratto dal « mondo » la Chiesa, veramente
madre e maestra, offre una dottrina seguale che dovrebbe mortificare gli istinti della
carne e, a parziale compenso, una piacevole attività ricreativa, con gli Oratori, Gruppi sportivi. Filodrammatiche ecc. Insomma
il « contatto delia Chiesa coi battezzattì » è
« direMo ed assiduo » fino a quando questi
hanno raggiunto i 20 anni. Dopo, cominciano i grossi guai. Se bisogna credere alle
statistiche della « pratica religiosa » fra i
2!) c i 35 anni sì ha il "perìodo più critico della vita religiosa delVItaliano medio,
seguito da un ritorno graduale alla norma
lità da parte delle donne (fra i 35 e i 45
annii, poi da parte degli uomini (fra i 40
e i SS anni)".
Nella seconda parte dì questo aureo volumetlo segnaliamo, sempre attuali, due articoli apparsi nel settimanale II Mondo c
qui rifusi in un capitolo: Rapporti fra scuoIh pubblica e scuola privata oggi in Italia
(La risposta di 80 intellettuali a un referendum) e Tre indagini 'Doxa* sulla frequenza
degli Italiani alla Messa domenicale.
Questo volumetto di 160 pagine è l’appassionata testimonianza di uno spirito teso alla ricerca ed all’approfondimento dei
problemi che travagliano la vita dello spirito. Non vi è traccia, in queste pagine,
dell’esultanza di uno spirito grettamente
anticlericale, nello scoprire deficienze e tradimenti! Si sente l’amarezza e il tormento
di uno spirito che soffre nella sua denunzia.
E’ un libro che farà meditare anche perchè certi problemi non sono di esclusiva
pertinenza della Chiesa Cattolica. Sarebbe
interessante conoscere j risultati di un’indagine, per es., sulla frequenza degli Evan
gelici al culto domenicale. Ed altrettanto
interessante sarebbe un’indagine sulla grande diserzione dei giovani, e sul... ritorno
dei non più giovani. L. A. V.
CARLO FALCONI: La religiosità in
Italia. Editori Riuniti, Roma 1963,
p. 168, L. 800.
I LETTORI CI SCRIVONO
La Resistenza allora e oggi
Torre Pellìee, 24-9-1963
Caro Diieitore,
lìo letto con mollo inleresvse su Gioventù Evangelica ed ora sul giornale
E(o-Lin - o;j[ articoli e le discussioni
riguardami la Resistenza ed il ProtestantesiuHi, Queste letture mi hanno
tU'tlaviiì lii.sciato perplesso perchè m».
pare ( he prchlemi es.remamente-complessì .^«tuazioni dagli aspetti multiloriiii siano siati eccessivamente
sempliiicaii e schematizzati.
Devo {M'emettere che in quel tempo ero lontano, internato militare in
Germania, e quindi non ho conoscenza diretta degli avvenimenti che
sono svolti allora in Italia ed in
pariicolare alle Valli Valdesi, nè delle posizioni spirituali, morali e politiche che si iposksono essere manifestale in quel tempo fra noi. Ma la
maggior parte degli scritti che ho let.
t(» sembrano affermare che il « no »
al fascismo non potesse avere altra
forma ed altro contenuto se non quello che si è manifestato neUa resistenza parligiana; di conseguenza soltanto un <( sì » chiaro e deciso alla
resistenza parligiana era una presa di
posizione per la libertà.
Qui forse sta Torigine del mio dis
senso. Tl porre i problemi in questa
forma di « aut-aul » ha il vantaggio
d' renderli chiari, ma non semipre oì
aiuta a vedere gli «variati e multiform; aspeiti. Mi domando se sia lecito,
au esempio, porre il problema della
chiesa di quel tempo nei termini
( La chiesa crocerossina o profeta? ».
Non avrebbe potuto essere la chiesa
e crocerossina e profeta? Mi domande ancora: la resistenza partigiana è
stata Tunica resistenza valida e ve
ra? Non ci sono stale altre forme
meno appariscenti e pur tuttavia almeno altrettanto valide, da un punto di vista della fedeltà alTEvangelo? Chi ha seguito con convincimento e dedizione quella forma di resistenza ha poi il diritto di giudicare
altri che hanno seguilo altre vie?
Tutte queste domande sorgono in
me in quanto ripensando a quel tempo e cercando di definire in che cosa si manifestava in me, allora, il
rifiuto al fascismo credo che esso si
concretava soprattutto in due punti
essenziali:
li rifiuto all'odio e alla violenza
in lune le sue manifestazioni e da
qualsiasi parte venisse. L’educazione
fascista che avevamo ricevuto era
tutta ìntessuta della glorificazione
delTodio e della violenza come valori costruttivi. L’Evangelo mi aveva rivelalo che in essi era soltanto
distruzione;
2i rivalutazione delVuomo, di ogni
singolo uomo, veduto come creatura
dj Dio amata da Cristo anche se peccatore, nemico, S.S., od altro. Il fa
scismo ci aveva sospinti a considerare soltanto delle ideologie ed aveva annientato l’uomo. L’Evangelo mi
aveva rivelato (die dinnanzi a Dio ri
sono non delle idee, ma degli uomini che Dio ha amati in Cristo.
La mia « resis'ìenza » avrebbe dovuto avere cerne fondamento due libertà: 1) la libertà di amare tutti,
anche ì nemici; 2) la libertà del rispetto della vita umana.
La mia fede vedeva questi punti
come quelli essenziali da un punto di
vista evangelico. La resistenza partigiana li ha tenuti in conto? Le varie letture che ho fatto, molto inconiiplete per altro, non mi sembrano rispondere in modo affennativo.
Se fossi stato un giovane alle Valli
iti quel tempo non so se avrei trovato nella resistenza parligiana la risposta alla mia ansia e credo che
non avrei a(‘cettato una chiesa che si
fosse schierata su una linea partigiana. Sarebbe stato un profetismo
di Antico Testamento forse, ma non
una testimonianza resa a Cristo in
tali drammatiche circostanze.
Non credo di essere stato il solo
a vedere le cose in (juesta luce. Anzi
da molte cose lette ed ancor più da
molti racconti uditi nel corso di que
st* anni che ho trascorso a Torre
Pellice mi pare di vedere che moki,
pure in estreme difficol'tà, hanno cercato di vivere una « resistenza » di
questo genere. In difficoltà tanto più
grandi, dico, perchè spesso erano minacciati da destra e da sinistra.
Non vorrei ohe quanto sopra detto
suonasse come una condanna alla resistenza partigiana, che anzi io sento rispetto ed ammirazione per chi
ha sentito di cosi affrontare il problema della resistenza e lo ìia fatto
con fedeltà ad una propria vocazione. Vorrei piuttosto cariare a non
lasciarsi anelare ai facili giudizi ed
alle facili condanne verso chi ha assunto atteggamentì diversi dal pròprio. Quel che conta, a mio modo
d. vedere, è la ricerca ad una fedeltà alTEvangelo ed il coraggio di percorrere fino in fondo la via di quella
fedeltà. ,
Ed è ner questo che mi domando
se accanto alla interessante discussione di quello che fu, non sarebbe
utile avviare anche una discussione
su quello che potrebbe e dovrebbe
essere una « resistenza » nel momento attuale in questo clima di conformismo, di (( miracolo economico »
ecc. Una resistenza forse altrettanto
difficile di quella di allora, certo men.. garibaldina e gloriosa, ma tanto
necessaria !
Nella speranza di aver potuto contribuire in modo positivo alla discussione in corso, ti porgo molti saluti.
Franco Sommani
La discussione si allarga, si arricchisce di sempre nuovi elementi, tende Q render conto degli aspetti multiformi di una situazione indubbiamente complessa, e ne siamo ben
lieti, così come apprezziamo profondamente questi pensieri di Franco
Sommani.
Tuttavia, il problema che ci stava
a cuore è se la Chiesa dovesse o no
' dichiararsi" per la Resistenza (ed
anche F. Sommani dice, come noichiaramente: sì), attraverso il suo
Sinodo; ora essa, allora, non ho roluto o saputo farlo ufficialmente.
Quanto poi alle forme nelle quali
tale resistenza si poteva manifestare. certo la lotta armata partigiana
non è stata Vunica nè l'unica valida
(siamo qui una volta ancora sul piano dell'obiezione di coscienza) e alcuni, non per viltà, hanno sofferto,
presi fra l'incudine e il martello.
Mi pare però che non si possa ridurre il problema ad una dimensione strettamente individuale : quello
che è chiaramente mancato, fra noi.
c stata la meditazione e la decisione
comunitaria della Chiesa tutta: penso, come punto di raffronto, a ciò
che avvenne nella protestante Danimarca quando i nazisti vollero imporvi agli ebrei di portare la stella
di Giuda: l'indomani tutti i Danesi,
a cominciare da re Cristiano, portavano sul petto la stella di Giuda.
Voi — pur considerando la nostra
difficile situazione di minoranza —
non abbiamo saputo dare una testimonianza corale coerente: vi sono
stati alcuni spiriti lucidi, vi sono
stati moltissimi "crocerossini", ma è
mancata nelVinsieme una presa di
posizione teologicamente, biblicamen
le fondata contro lo Stato demonizzato.
Se fosse stato detto chiaramente il
T)iì alla violenza nazifascista, avrebbe
avuto un peso morale il no che airebbe pur dovuto esser detto a certe
inútil- o avventate violenze partigia'
ne. Ma con l'amore dei nemici, inteso nel senso dell'assoluta non-violenza. il nazifascismo non sarebbe
stato abbattuto, o avrebbe ancora divorato molti altri milioni di uomini, donne e ragazzi. Continuano, all'estero. le violente polemiche su "Il
Vicario", di R. Hochhut, ove si pone il problema della responsabilità
di Pio XII per il silenzio ufficialmente mantenuto nei confronti dello
sterminio antisemita; sono polemiche che ci toccano assai da vicino.
Gino Conte
La nostra stampa
Rinnovamento e unità
Roma, 20 sett. 1963
Egregio direttore
Ho letto sull’ultimo numero del
suo giornale ohe la soltoserizìone per
la « Luce » ha raggiunto la somma
di L. 200.000 in un anno. Ieri appunto leggevo su un altro giornale
politico die la sottoscrizione per quel
giornale aveva raggiunto la somma
d; L. 800.00O.0C0 (ottocentomilioni) !
ir poco più di quattro mesi.
Forse a Lei, egregio Direttore,
questo non dice niente nia a me dice tanto: die« die non siamo più
capaci di interessare i nostri fratelli
alle cose tanto essenziali per la Chiesa come la stampa. Se tutti i fratelli
avessero dato 1.000 lire a testa e si
fossero occupati di raccogliere offerte anche dai simpatizzanti certo
la cifra non sarebbe stata così misera.
Un fatto occorso nella Chiesa di
via 4 novembre di Roma potrà fors<‘ illuminarci sulla nostra mentalità
die ci dà così scarsi risultati quando la Chiesa ha bisogno. Molto tempo fa si celebrava in quella diiesa
un matrimonio. Il locale era pieno
di gente estranea. Un frateUo di quella chiesa pensò bene di distribuire
alcuni volantini e materiale di evangelizzazione. Non l’avesse mai
fatto: fu aggredito da un esponente
della Chiesa Valdese il quale si scandalizzava die si approfittasse della
occasione per distribuire quel materiale. Quasi che si facesse un tradimento a quella povera gente die ci
aveva fatto il « piacere » di entrare
nella nostra Chiesa.
Ma die vendiamo « bruscolini »
oppure abbiamo un Messaggio eterno da offrire alle genti? Se fossimo
coscienti dell’importanza del mandato a noi affidato non avremmo po
Sii nella nostra vita.
Vede, io non ho offerto nientz
per « La Luce ». Mi è passato di
mente eppure lo avrei fatto volentieri. Ma nessuno me lo ha ricordalo mentre tutti j responsabili avrebbero dovuto insistere, esortarci. Cosi facendo saremmo stati compresi
dell’urgenza del bisogno ed anche
noi a nostra volta avremmo sollecitato altri estranei simpatizzanti e
fratelli stessi.
Allego a questa mia lettera la somma di lire mille. Sarei lieto se questa mia venisse pubblicata per spronare gli altri e magari per aprire
una discussione sulla importanza della nostra stampa e sull’importanza di
sostenerla, come fa un Partito di
sente veramente amore per le sue
idee.
Michelino Francia
Asti, 26-9-1963
Si approssima la riapertura del
Concilio Vaticano II ed io penso a
quanti sperano ohe da esso venga
fuori — come conclusione — l’Unità
dei Cristiani, cioè il ritorno in massa nella Chiesa romana dei fratelli
separati (così oggi sono chiamati).
In verità per quanto io sappia tale speranza non ha alcun fondamento.
Ha forse la Chiesa romana didiiarato o almeno lasciato intravvedere
un suo probabile ritorno alle pure
fonti dell’Evangelo sulle cui basi
dovrebbe annunziare che la salvezza si ottiene solo per grazia mediant: la fede in Cristo; che l’unico Signore, Mediatore e Salvatore del
mondo è -Cristo; che l’unica espiazione per di peccato dell’umanità è
il sangue prezioso di Cristo crocifisso, sparso una volta per tutte; che
vi è un unico Padre: quello che è
nei cieli?
La lettrice ricorda quindi con vivo e grato apprezzamento la rubrica
’’Breviario per l’unità”, curata da
Paolo Ricca, che vi ha raccolto tutta
una bella serie di testi della Riforma.
1 testi dei Riformatori ci richiamano ed esortano a riesaminare con coscienza la nostra fede ed a viverla
con serietà. Inoltre essi nell’assieme
formano un prezioso manuale del
quale c! possiamo e dobbiamo servire per far conoscere a parenti ed
amici cattolici quanto seri e profondi sono i motivi della nostra separazione dalla Chiesa romana.
« Cosa aspettate a ritornare nella
nostra Chiesa? Dopo tutto che differenza c’è? » E’ penosa l’ignoranza
fhe c’è nei riguardi della Chiesa Evangelica.
Anch’io desidero l’Unità dei cristiani ; prego per essa non secondo
il pensiero degli uomini ma secondo
la volontà di Dio.
Un Riformalo nella mente e nel
cuore, ossia chi ha conosciuto la meravigliosa luce deU’Evangelo, non
temerà mai più nel vicolo cieco dal
quale la grazia divina lo ha tratto
fuori; non tornerà mai più nella
schiavitù di superstizioni opprimenti, di invenzioni umane in stridente
contrasto con la parola di Dio, ma
proclamerà con tutte le sue forze peamore e con amore la Verità dell’Evangelo annunziando a quanti ancora vivono nelle tenebre dell’ignoranza l’unica via che porta alla salvezza e alla Vita Eterna: Cristo, sole Cristo. Questa è la missione degli
evangelici in Italia e fuori deli’Ita
lia.
A chi porta il nome di cristiano
evangelico con dignità e serietà non
st ilo possibili le facili commozioni.
i puerili sentimentalismi, le illusioni, i cedimenti e... il fare di ogni
erba un fascio. (Questo bagaglio lasciamolo a coloro (podhissimi fra
noi) che senza accorgersene finiranno
con l’appartenere al gmppo delle
vergini stolte. Iddio riempia di olio
la loro lampada che sta per spegnersi- Zemira De Carlo
Possiamo sottoscrivere totalmente
questa lettera, ma a condizione di
prendere veramente sul serio quel
riesaminare con coscienza la nostra
fede e viverla con serietà”. Non è
cosa da poco, non ci basterà la vita:
e ci manterrà umili, oltre che grati.
Geova e Cristo
Charvensod, 26-9-1963
Nel n. 34 de « La Luce » (i lettori
scrivono) è scritto: « ..i Testimoni
seno una setta che si pone fuori dal
Cristianesimo, non riconosce e non
confessa Cristo qual Signore e Salvatore ».
Sono addolorato per la vostra presa di posizione, -che non corrisponde
alla verità. E’ vero, i Testimoni di
Geova sono antitrinitari. Ma non negano la salvezza per mezzo del sangue prezioso di Gesù Cristo. Nel loro libro Sia Dio riconosciuto verace,
divulgato in milioni di copie, nel capitolo 8 paragrafo 1 è scritto : « Una
fra le vitali dottrine chiaramente insegnate dalla Bibbia è queUa del riscatto procurato da (ìeova Dio mediante Cristo Gesù»; e nel par. 8
è citato il testo di Atti 4: 12. Nel capitolo 3 par. 2 è citato il testo di
Filippesi 2: 5-11.
Essi negano la dottrina della Trinità, ma non negano che Gesù è la
Parola di Dio, creata all’inizio deUa
creazione spirituale e adoperata quale strumento di salvezza, e perciò
non Dio ma sotto-dio.
La vostra chiesa prima di divulgare simili cose, dovrebbe esaminare e
.studiare la letteratura dei Testimoni
di Geova. Carlo Antonioli
Non ci sembra che questa lettera
a contraddica: la Chiesa cristiana fa
di Cristo il centro e la base delh:
propria fede, perchè Egli è Dio che
si rivela a noi, incarnato, non solo uno strumento inferiore — e creato — di cui Dio Creatore si è servito.
Libri cercansi
Chi potrebbe procurarci 1 o 2 volumi del prof. G. Luzzi: «Dall’alba
al tramonto » (Firenze 19341? Past.
H. A. Parli. Via Hugi 5, Bienne
(Svizzeraì.
4
pag. 4
4 ottobre 1%3 — N. 39
Trombettieri tedeschi e valdesi
in visita
alle Valli
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Un gruppo di trombettieri del Baden, Pomaretto, Villar Perosa e Villar Pellice ha
visitato alcune comunità delle valli e la
comunità di Torino nel corso del mese di
settembre. Il programma iniziale comportava una presenza massiccia del Baden, poi
la malattia del maestro Stober ha reso incerta la venuta dei nostri amici; in extremis è venuto un gruppo modesto col signor Stober, al quale si sono aggiunti i vari gruppi delle fanfare delie Valli, di recente costituzione; con i trombettieri c’era
il Pastore Geymet, il Pastore di Pomaretto;
il Past. Ayassot è venuto a Torre ed a
Villar Pellice dove ha dato il suo prezioso
contributo. Abbiamo visitato le seguenti
comunità : Perrero, Pramollo, San Germano, Pomaretto, Torre Pellice, VUlar Pellice, San Giovanni, Torino. Il programma
serale era semplice : il canto degli inni con
l’accompagnamento delle trombe, qualche
pezzo suonato dal gruppo tedesco, la lettura biblica, preghiera ed i messaggi dei Pastori locali e di quelli che hanno accompagnato l’équipe dei trombettieri. Ringraziamo molto le comunità che ci hanno gentilmente ospitati consentendo di poter frater
Un anniversario
Il settantesimo anno
del Dr. Julius Bender
Sui quotidiani del Baden è apparsa la
seguente comunicazione che, nella chiusa, ricorda simpaticamente anche la nostra Chiesa Valdese.
Una delle personalità più distinte del
protestantesimo Germanico, il dott. J. Render, vescovo del Baden, ha festeggiato testé
il suo 70° compleanno. Il Vescovo Render
che ha profuso tutte le sue forze ed i suoi
doni nel servizio della Chiesa, nacque il 30
agosto 1893 da un impiegato delle ferrovie
in Michelfeld (Odenwald). Dopo aver frequentato gli studi classici in Mannheim e
a Baden-Baden, studiò nelle università di
Kiel e di Tubinga. Partecipò alla prima
guerra mondiale — sul suo finire — come
pilota di aerei da caccia. Terminate le ostilità terminò i suoi studi in teologia e prese servizio come Vicario in KarÌsruhe, in
St. Georgen e poi come Pastore della Diaspora di Messkirch. Nel 1928 venne incaricato della direzione della grande Casa
delle Diaconesse di Nonnenweier.
Dopo la seconda guerra mondiale, nel
1946 il sinodo provvisorio di Bretten lo
elesse Vescovo del Baden e l’anno seguente
il sinodo regionale confermò la nomina.
Poco più tardi l’università di Heidelberg
gli conferiva il dottorato honoris causa. In
riconoscimento dei grandi servizi resi alla
Chiesa Evangelica in Germania veniva poi
insignito di un’alta onorificenza. Egli appartiene al Consiglio Direttivo della Chiesa
Evangelica in Germania e, come tale, appartiene pure al Consiglio Ecumenico.
Il vescovo Render, ottimo pastore, ha
speso questi primi 17 anni di episcopato
in un’opera instancabile di ricostruzione e
riorganizzazione della sua Chiesa. Numerose chiese distrutte sono state ricostruite, come pure moltft Case delle Comunità e della Gioventù. Cure particolari egli ha dato
alla riorganizzazione della Chiesa ed insieme con l’Oberkirchenrat (= Tavola) e con
i Sinodi ha dato alla Chiesa una nuova costituzione, un nuovo modo di votazione,
una regolamentazione del servizio pastorale e della vita della Chiesa. Egli ha pure
stampato una nuova raccolta di preghiere
della Chiesa ed un nuovo innario. Con tutto ciò egli non ha dimenticato di essere
stato « pastore nella Diaspora » e cura perciò una particolare amicizia con i Valdesi
del Nord Italia, di Roma e della Sicilia.
iiiiiMimmiiiiimiimimii
Edizioni Claudiana
IP ediz. riveduta e ampliata
7 tavole f. t., L. 850
nizzare e lodare insieme il Signore.
In questi ultimi anni abbiamo avuto la
visita dei trombettieri del Baden che hanno lasciato una buona impressione nei nostri ambienti evangelici; la loro testimonianza a mezzo delle trombe ha preparato
il terreno per il sorgere di gruppi musicali
del genere nella comunità di Villar Pellice, Pomaretto c Villar Perosa; l’anima di
questa iniziativa è stato ed è tuttora il
collega Geymet che ha fatto da prezioso
(( trait d’union » con le Valli. La novità
delle trombe non è stata accolta all’unanimilà e per ragioni comprensibili : i nostri
gruppi sono sorti da poco tempo e non
sono perciò ancora tecnicamente all’altezza
dei nostri amici tedeschi, soprattutto quando si suona nei templi. D’altra parte la loro
missione in Germania, nelle nostre Valli,
in occasione di raduni soprattutto all’aperto sono stati molto apprezzati dal popolo.
Di questo non possiamo non rallegrarci.
Sono convinto che la via delle trombe non
è l’unica per inserire la nostra gioventù in
una missione della chiesa: d’altra parte
quella è una via che consente di raggruppare un certo numero di giovani, di prepararli anche sotto il profilo spirituale con
studi biblici, di introdurli nel clima della
testimonianza e della evangelizzazione. Durante l’estate le nostre riunioni all’aperto
sono state più frequentate che nel passato
e con alcuni cattolici, attratti dalle trombe
ai quali è stato annunziato il messaggio
dell’Evangelo. Di questo sia lode al Signore. Inoltre tra i tre gruppi s’è creato una
comunione fraterna preziosa che consente
di avvicinare sempre più le nostre comunità le une alle altre in vista d’una azione
comune in tutti i campi.
Difatti i gruppi si sono ritrovati insieme
molte volte ed hanno imparato a spendere
anche del loro portafoglio per spostarsi nei
vari luoghi della missione. Se i trombettieri sapranno continuare a mettere il loro
tempo, il loro interesse per l’opera del Signore in un clima di modestia e di servizio lieto, potremo ritenere utile e buona
questa via.
Ringraziamo il Signore per quanto è stato fatto sino ad ora; inviamo inoltre un
pensiero di viva riconoscenza ai nostri cari
amici del Baden e specialmente al fratello
Emilio Stober per la passione con cui seguono quest’opera nelle Valli, per il senso
di sacrificio con cui spendono tempo e denaro per la testimonianza in Italia; ringraziamo il collega Geymet per l’impegno e
lo zelo con cui segue quest’opera ed i nostri giovani trombettieri di Villar Pellice,
Villar Perosa e Pomaretto per la missione
compiuta nel corso dell’estate alla gloria
del Signore. G. B.
POMARETTO
Domenica 6 ottobre avrà luogo un culto
alle ore 10 per tutta la comunità: Scuola
Domenicale, Catecumeni e adulti, seguito
dalla celebrazione della Santa Cena. I catecumeni dei quattro anni sono convocati
subito dopo il culto.
BOBBIO PELLICE
— Ringraziamo i Pastori ed i Predica
tori laici che, durante i mesi estivi ci han
no annunziato la Parola del Signore: i Pa
stori E. Corsani, G. Bertin, E. Micol, C
Tourn ed i fratelli Emanuele Tron, Ed
gardo Paschetto, Aldo Varese. La Comu
nità ha vivamente apprezzato i loro messaggi.
— Un fratello ed una sorella ci hanno
lasciati ultimamente : Rostagnol Francesco
fu Davide, abitante alla borgata dei Rostagni, colpito da improvviso malore e deceduto all’Ospedale Civile di Pinerolo malgrado le cure prontamente ricevute, alla
età di anni 62, il 7 settembre: e la nostra
sorella Long Elisa Flora fu Luigi vedova
di Perrot Stefano, abitante in Via Sibaud,
colpita pure lei da malore improvviso e
deceduta all’Ospedale Valdese di Torre Pellice la mattina del 18 settembre, dopo alcune settimane di degenza, alla età di 86
anni.
Ai familiari ed ai parenti tutti, aifiitti da
questi lutti, ridiciamo la nostra viva e fraterna simpatia cristiana invocando su loro
le consolazioni del Padre. Ringraziamo i
Pastori Cipriano Tourn. Franco Sommani,
Edoardo Micol i quali hanno presieduto
i servizi funebri in assenza del Pastore
— Ci è giunta dalla Svizzera notizia del
decesso, avvenuto la mattina del 27 giugno, dopo lunghe sofferenze, della signora
Caterina Lauener nata Michelin Salomon.
Era originaria di Bobbio e qualche tempo
fa era stata in visita tra noi, ricordando
con commozione il lontano tempo da lei
trascorso nel suo villaggio natio. E’ deceduta alla età di anni 82. La ricordiamo a
chi l’ha conosciuta domandando a Dio di
consolare i figli ed i parenti afflìtti.
— Vìvi rallegramenti ed auguri rivolgiamo alle famiglie di Eliseo ed Elena Rostagnol dei Rostagnols per la nascita del
piccolo Elio, alla famiglia di Ernesto e Maria Pontet del Centro per la nascita del piccolo Sergio ed alla famiglia di Daniele e
Marisa Geymonat di Vicolo Cortili per la
nascita della piccola Loredana. Il Signore
benedica i bimbi e le loro famiglie, e. a.
S. GERMAl^O CHISONE
Una giornata di festa
alla "Casa di Riposo,,
Numerose macelline confluivano ne>l pomeriggio di domenica scorsa verso la Casa
di Riposo, mentre gruppi di pedoni vi si
avviavano ancli’essi iieii del bel sole caldo
e della prospettiva di un pomeriggio sereno tra gli ospiti della Casa.
Fin dairingresso si era accolti festosamente da vecchie conoscenze, dal sorriso
invitante delle lavoratrici alacri che avevano allestito un’attraente esposizione di lavori e oggetti vari che gli intervenuti avrehhero acquistato come ricordo di un incontro festoso e familiare. Non mancavano
un’asta bandita dal loquace pastore Genre,
una lotteria fornita di premi allettanti, una
ricca pesca, gioia dei bimbi e... dei grandi
che ritornando a casa pregustavano la feli
cita dei piccoli e. ben s’intende, un tavolo
invitante coperto di dolci d’ogni sorta.
Nella pensilina affollata eran disposti tavolini e sedie in modo da offrire a lutti la
opportunità di riunirsi fra conoscenti formando gruppi vari, e di rivedere gli amici,
ospiti della Casa.
Poche parole buone dei pastore Beri richiamarono l’attenzione dei presemi sm
problemi dell’Asilo; uno degli ospiti, il
sig. Manfredini trattò in un interessante discorso della necessità e urgenza di risolverli per rendere la Casa sempre più acro
gliente e adeguata ai tempi, invitando tutti,
ospiti ed amici, di buona volontà a collaborare, in armonia con la direttrice Suor
Velia che infaticabile vi prodiga le sue
energie in mezzo a numerose difficoltà. —
Riunione familiare così può definirsi veramente rincontro ed anche fonte, speriamolo, di maggior comprensione delle infinite possibilità offerte ad ognuno di servire
il Signore in letizia, porgendo una mano
fiaterna a chi è forse stanco o sfiduciato.
e. g. b.
La vendita ha avuto un pieno successo e
il provento netto ha superato il mezzo milione. Ringraziamo i nostri amici di Pinerolo, S. Secondo, Villar Perosa, Pomaretto
e Pramollo per la solidarietà che ci hanno
dimostrato. S. Germano, come era doveroso, ha risposto con molto entusiasmo e generosità al nostro invito. Ringraziamo le
signore della Società di Cucito per l’opera
organizzativa compiuta, il gruppo di voionlari (he ha espletato il faticoso lavoro
del! servizio ed il personale delFAsilo che
non si è risparmiato in quelle giornate di
più intensa attività.
Non ostante quel (brillante risultato, una
glossa itreoccupazioue non ci lascia riposo
nè giorno nè note: manca il personale.
Molte domande di ammissione rimangono
inevase: lanciamo un appello a tutte le persone dì buona volontà. Si avvicina l’inverno :i vecchi e gli ammalati che si rivolgono a noi hanno Pimpressione che non sia
mo sensibili alla loro distretta. Dovranno
bussare alla porla di Istituti estranei al nostro ambiente? Questo non avverrà se la
vostra solidarietà non ci verrà meno!
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Cinema
Si può dire che non passa settimana senza
che organi cattolici e vaticani, a tutti i livelli, parlino e scrivano e pubblichino per una
moralizzazione del nostro cinema. Che esso ne abbia bisogno, nessuno dubita (ma
molti non sembrano preoccuparsene, se si
consider.'t il successo di cassetta di tanti
film die con la deeima musa non hanno
nulla a che fare).
Soltanto, se cerchiamo di capire più a
fondo queste virtuose prese di posizione,
c’è da restare sorpresi. Non vogliamo contestare in modo generale la loro buona
fede, ma la situazione è strana. Da anni e
anni la nostra censura cinematografica è ¡n
mano non certo di nemici deUa Chiesa e
della moralità... eppure è passata davanti
a milioni di spettatori italiani — che, si
intende, hanno la loro responsabilità di stupidaggine o peggio — tutta una fiorentissima messe di film e filmetti che sfiorano
continuamente quel che si usa definire pornografia, e che in realtà, nel loro modo
equivoco e allusivo, nella loro superficialità,
sono particolarmente deleteri per la moralità
corrente : chi li ha autorizzati?
Viceversa la « moralità » della nostra censura si fa vigile in circostanze molto preci
Una strana censura
SI. Ricordiamo i molli intralci che, almeno
i'i x'assato, hanno incontrato i registi che
sj seno cimenlati con i temi della Resistenza o con problemi sociali del nostro dopoguerra — SI che il verdetto di Venezia, per
il film di Rosi, ha avuto anche un valore di
affermazione d’indipendenza — o, ancora,
come poco tempo fa la presenza in Italia
del cancelliere Adenauer ha fatto sospendere la programmazione di un film di quelli
che sarebbe bene che tanti tedeschi volen
tieri immemori vedessero.
Ed e.-ro l’iillimo esempio: il veto alla
programmazione nelle sale italiane de « D
demonio », di Brunello Rondi, presentati
a Venezia, che costituisce un’indagine sui
riti pagani ancora oggi praticati da alcune
popolazioni del Mezzogiorno. Tale realtà
non è un mistero: Carlo Levi l’ha raffigurata in varie pagine di « Cristo si è fermato a Eholi », uno studioso di sociologia religiosa quale Ernesto De Martino i’ha esposta in varie opere, fra cui ricordiamo la più
fortunata, « Sud e magìa » (Feltrinelli e.
in edizione economica, Garzanti); del resto
chiunque si sia mai preoccupato con un minimo di serietà e di penetrazione della vita
SAN SECONDO
— Lunedi 23 settembre, nel nostro tempio addobbato a festa, è stato celebrato U
matrimonio di Bruno Avondetto (Prarostino) e di Aurora Paschetto, figlia del nostro
Anziano dei Brusiti. Ai giovani sposi, che
si stabiliscono ai Colombini di Prarostino
rinnoviamo i nostri più fervidi auguri pe^
una lunga vita felice sotto lo sguardo e al
servizio del Signore.
— La nostra comunità esprime la sua
sincera riconoscenza al past. Giuseppe Bai.
di. della Chiesa di Via Nomaglio ¡Torino),
per aver presiedsito il culto di domenica 15
settembre.
La l'ipi'esa delle attività
nella eoniiinità di Torino
Come molte comunità, anche quella di
Torino conosce in questo periodo un nuovo cambiamento pastorale : dopo un solo
anno di apprezzato lavoro a Torino il past.
P. L. Jalla, nominato membro della Tavola
e trasferito a Catania, ci lascia per la sua
nuova sede. Verrà a sostituirlo il past.
Franco Giampiccoli, a cui diamo il più
caldo benvenuto. Domenica 13 ottobre nel
corso del culto nel tempio di C. Oddone,
verrà insediato il past. Giampiccoli e si
darà un fraterno e grato saluto augurale al
past. Jalla.
Nei culti del 6 ottobre, domenira della
comunione universale, verrà celebrata la
S. Cena.
Riprendono tutte le attività. Le Scuole
Domenicali si riaprono il 13 a C. V iltorio
e il 20 a C. Oddone. A C. Vittorio, ai culti
delia domenica pomeriggio si avrà i:na serie
di conferenze su « Osservando il Concilio »,
mentre i culti del mercoledì sera \ *Tleranno su un commento seguito dell'Cvangelo
di Giovanni. A Via Nomaglio, il giovedì
sera, serie di conferenze su (c La (V;!«' riformata e il mondo dì oggi ».
]SVnione giovanile, che si ral;r,gra di
avere presto tutta per sé la colial'orazione
dell'ex Segretario generale della fMCV.,
annuncia un nutrito programma: dipo una
serata ricreativa di avvio, martedì ! " ottobre, l'8 con uno studio introdultivG inizierà la serie delle serale dediciale a' Sermone sul monte, il 15 la prof. Frid; Malan
aiuterà a dare un’occhiata al panovnna politico italiano, il 22 si discuterà dei ìvolilemi
che gli avvenimenti del Vietnam ¡ongono
alla nostra coscienza di cristiani, il 20 iniziera una serie di studi dedicala ¿.irEbraisino.
Al principio di ottobre si apre il nuovo
<( ostello )) i>er giovani valdesi, stiidcnl: e
operai, in temporanea residenza a Torino.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale dì Pinerob>
n. 175, 8-7-1960
religiosa italiana nel Meridione (al Nord.
a parte l’abbandono delle chiese, la situazione è soltanto più ” civilizzata ”, o ipocrita) sa benissimo quali incidenze vi abbia
il persìstente paganesimo che si esprime in
tante manifestazioni.
Ebbene questo film, cc 11 demonio ». che
rappresenta la vicenda di una giovane che
8' crede invasala dalle potenze malvage, »;
stato respinto come « estremamente osceno
e lotalmenfe in contravvenzione con le norme sul buon costume ». Non abl>ìamo naturalmente visto il film (lo vedremo?); riportiamo qui i’equilibrato giudizio dì un
critico de L’Espresso (22-9-1963): «L’accusa d*"oscenità è stata solo un pretesto. La
pcquenza in cui la protagonista, l’attrice
israeliana Dalilia Lavi, si contorce e si
strappa i vestiti come se eseguisse una danza Voodoo, Sì sarebbe potuta modificare o
eliminare (qui entra la responsabilità del
regista, n. d. r.'}. Ma non sarebbe stato possibile eliminare dal film di Rondi tutte le
altre scene che spingono lo spettatore a riflettere sulle responsabilità della Cbiesa cattolica di fronte a certe abitudini medioevali,
che ancora oggi sopravvivono in al<!une zone d’Italia ».
\in. 'Subalpina s.o.a. • Torre Pelli:'« (Toi
I familiari del compianto
Cesare Costantino
coimmossi e riconoscenti ringraziano
tutte le persone che si sono unite al
loro dolore. Ringraziano in modo particctlare il pastore Peyrot, il doti, Ros
ed i vicini di casa.
Prarostino (Chiabottino) 20 sett. 1963
Il marito ed i familiari tutti della
compianta
Maria Cattre
nata Coisson
profondamente commossi per la manifestazione di affetto tributata alla
cara scomparsa, nella impossibilità di
farlc> singolarmente, sentitamente ringraziano quanti con fiori, scritti e con
la loro presenza, hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare rivolgono ai pastori sigg. Sommani,
Tron e Bertinatti, ai Dott. Gardiol.
De Bettini e Pelizzaro, alla Direttrice
e al personale tutto dell’Ospedale Valdese.
Torre Pellice, 24 settembre 1963
avvisi economici
CERCASI direttrice per peii-sionato fennui'
nile. Scrivere : Gay - V. Torricelli 60 Torino.
Acquistando i VINI MARSALA
dal fratello Garzia Salvatore, via
Cappucoini, 6, Marsala, contrihuirete alla creazione di un fondo per
la co-sitruzione di tin’Opera Evangelica in Marsala, in quanto tratto
il giuadagno, escluso il min imo indispensabile ai suo fabbisogno familiare, va devoluto per l’Opera
stessa.
Cartone piropaganda 6 bottiglie
litro L. 2.400.
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