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Anno 117 - N. 6
6 febbraio 1981 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
Gruppo bìs/7C
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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La questione che le Chiese valdesi e metodiste solleveranno
nella « settimana della libertà »
non deve essere considerata solo un problema a se stante riguardante una minoranza nei
suoi rapporti con lo Stato, ma
concerne il problema più generale della democrazia e dei limiti che il potere deve avere nei
confronti dei diritti di libertà
dei cittadini.
Fa parte di una battaglia più
ampia per la realizzazione di uno
« stato di diritto » in cui esista
per il cittadino una certezza di
confini tra il potere politico e
amministrativo e la libertà.
In questi ultimi anni in Italia
la società civile ha chiesto che
questi confini vengano nettamente evidenziati: si è chiesta certezza di legge in materia di diritti di opinione, di censura, di
diritti della persona.
Attorno a questi problemi si
sono creati movimenti, mobilitazione; ricordiamo tra ie altre
le lotte del movimento operaio
per lo statuto dei lavoratori, delle donne per il diritto di autodeterminazione in caso di aborto,
del movimento democratico nelle
caserme per i diritti dei soldati,
dei democratici per l’abolizione
dei reati di opinione nei codici.
Ma contemporaneamente a
queste conquiste democratiche il
nostro paese veniva investito da
una serie di gravi problemi che
davano origine a delle controtendenze. Lo sviluppo del terrorismo ad esempio faceva sì che
si tendesse ad utilizzare anche
al di là dei limiti imposti dalla
nostra Costituzione l’apparato
coercitivo dello stato. La reintroduzione sia pure temporanea
del « fermo di polizia » è certamente una di queste misure.
La nostra battaglia per la applicazione dell’articolo 8 della
Costituzione è dunque una richiesta positiva di costruzione
di uno stato democratico e si inserisce nel vasto movimento di
democratizzazione dello stato.
Il contenuto stesso dell’Intesa
non riguarda solo una piccola
minoranza ma è certamente un
contributo al dibattito che vogliamo lanciare nel paese tra le
forze laiche e anche con quei cattolici che lottano contro la clericalizzazione dello stato e ricercano una via laica per i rapporti
tra stato e chiesa. E’ l’occasione
per aprire e continuare con forza il dibattito su quelli che sono
ancora i tratti caratteristici di
uno stato confessionale (o peggio clericale ) : ruolo della religione cattolica nella organizzazione dello stato, l’insegnamento
della religione cattolica come finalità della scuola di stato, esclusione dalla vita civile del sacerdoti apostati, privilegi accordati
a istituzioni ecclesiastiche.
Una battaglia di libertà che
non può non vedere a fianco degli evangelici tutti coloro che
hanno subito a causa della natura confessionale del nostro stato
discriminazioni e repressioni.
La richiesta di applicare l’Intesa va anche nel senso di chiedere uno stato giusto che rispetti reguaglianza tra i cittadini :
non uno stato « debole coi forti,
e forte coi deboli » ma uno stato
in cui i principi di eguaglianza
e di libertà non siano solo scritti
nella Costituzione ma diventino
pratica di ogni giorno.
Giorgio Gardiol
DAL 14 AL 22 FEBBRAIO UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE SUL TEMA DELLE INTESE
Valdesi e Metodisti propongono
un nuovo rapporto tra Chiese e Stato
Il progetto di intese che da tre anni attende di esser portato in Parlamento dal Governo, è
una indicazione alternativa al solo sistema di regolazione conosciuto in Italia, il Concordato
I credenti delle Chiese valdesi
e metodiste si apprestano ad
elevare una protesta, composta
ma ferma e decisa, contro il ritardo ingiustificabile del Governo italiano nell’attuazione dell’art. 8 della Costituzione per
quanto riguarda le intese tra la
Repubblica e la Tavola valdese
nella sua veste di rappresentante delle Chiese valdesi e metodiste. Quindi, in questo momento,
è della massima importanza mettere in chiaro il significato di
queste intese, a scanso di fraintendimenti, anche a costo di ripetere cose già dette e ridette.
Per Valdesi e Metodisti queste
intese sono certamente un’occasione per mettere definitivamente i loro rapporti con lo Stato
italiano su un piano di piena e
dignitosa autonomia reciproca.
Sono l’occasione per chiudere
una volta per sempre una storia
troppo lunga di atti di intolleranza e di ingerenza autoritaria
da parte dello Stato, di cui è ancora oggi retaggio la sopi-awivenza della legge fascista sui
Culti Ammessi. Ma soprattutto
sono un’occasione di testimonianza cristiana davanti al nostro popolo in generale e in particolare davanti a coloro che Dio
ha costituito in autorità nel nostro Paese.
Per lunghi anni, e persino adesso, il regime del Concordato è
stato ed è presentato al nostro
popolo come una maniera ovvia
di regolare i rapporti tra la società ecclesiastica e la società civile: in pratica è stato istillato
nella mente degli italiani che
questo regime di privilegi per il
clero a spese dei cittadini sia
perfettamente cristiano e quasi
il solo possibile in un paese come l’Italia. Poiché questo non è
vero e non è in coerenza con
quanto insegna il Nuovo Testamento, Valdesi e Metodisti debbono additare ai nostri connazionali che queste intese sono la
prova che anche in Italia è del
tutto possibile regolare i rapporti tra lo Stato e le Chiese in modo dignitoso per l’uno e per le
altre, senza bisogno di stipulare
un concordato.
A fianco al Concordato venne
introdotta durante il fascismo la
legge sui Culti Ammessi la quale rappresenta il frutto di una
tentazione simmetrica a quella
di cui è frutto il Concordato. Il
Concordato nasce dalla tentazione della Chiesa di appropriarsi
del denaio dello Stato, aena protezione privilegiata, dei favori
dello Stato. La legge sui Culti
Ammessi è figlia della tentazione dello Stato di appropriarsi poteri di controllo sulla coscienza
dei cittadini mediante il controllo della vita delle Chiese. Poiché
ciò è inaccettabile sotto il profilo di una autentica libertà religiosa, Valdesi e Metodisti intendono dimostrare che non c’è nes-i
sun bisogno di leggi speciali, né’
L’impegno per l’attuazione della Costituzione è espressione di
una ferma volontà di costruire la Repubblica nata dalla Resistenza,
espressione, malgrado tutto, di una persistente speranza per il futuro.
Nella foto, operaie ad un comizio nei giorni dell’aprile 1945.
di altre forme di ingerenza statale nell’ambito ecclesiastico, per
garantire allo Stato il giusto
esercizio delle sue prerogative
nei limiti previsti dalla Costituzione.
Contrasto aperto
Per questo. Valdesi e Metodisti hanno negoziato delle intese
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Nel tempo della siringa
« Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte
e il male... scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie » (Deuteronomio 30:15, 19).
Di fronte alla crisi della società occidentale che si esprime in
un simbolo di tragica immediatezza — la siringa — come credenti abbiamo due possibilità. La
prima è di rinchiuderci dentro le
nostre chiese usandole come fortezza, come strumenti di protezione e di difesa. Non c’è dubbio
che se vogliamo lo possiamo fare,
possiamo dare a bambini e ragazzi un’educazione abbastanza
marcata da rendere meno probabile la crisi spirituale che sta dietro alla siringa, e possiamo organizzare la nostra cura d’anime, i
nostri incontri, la nostra fraternità, in modo che noi tutti nell’età adulta e poi nella vecchiaia
possiamo ridurre al massimo i
rischi di crisi traumatiche, essere
l’organiz.zazione umana in cui vi
siano meno drogati, meno suicidi, meno divorzi. Il problema però è Questo: saremmo fedeli alla
volontà di Dio nel nostro tempo
se ci accontentassimo di fare delle chiese dei luoghi protetti nei
quali per una minoranza di persone spiritualmente privilegiate
i pericoli della vita di oggi vengano diminuiti? Se lo facessimo,
se noi dicessimo « il mondo perisce, noi salviamo noi stessi », con
sprezzante giudizio nei confronti
di chi di queste fortezze restasse
al di fuori, noi seguiremmo la
strada degli scribi e dei farisei,
gli uomini religiosi del tempo di
Gesù, che sono stati per questo
l’oggetto delle sue invettive.
C’è invece la seconda possibilità e questa consiste nel cercare
di interpretare e capire la crisi
del nostro tempo dalla quale noi
non siamo esclusi e della quale
siamo partecipi.
E allora chiediamoci: perché la
fine di questo secolo ha queste
caratteristiche tremende? Come
mai il secolo XX che è cominciato come il secolo della gloria e
della superbia, della scienza e
delle cannoniere, come mai termina come il secolo della droga
e del suicidio, della solitudine e
della disperazione? Non è qui
possibile fare un’analisi approfondita del sorgere e del tramontare dei miti e degli ideali, delle menzogne e delle speranze di
questo secolo. Ma vorrei rilevare
un fatto che mi sembra centrale.
Nel nostro passato c’è tragedia e
chiarezza. Se guardiamo al tempo della Siberia, di Mauthausen
e di Hiroshima, abbiamo la visione, e il ricordo, di una tragedia gigantesca. Eppure, proprio
la grandezza della tragedia conferiva alle scelte degli uomini il
carattere della chiarezza, e anche
la parola della chiesa e le sue indicazioni — simboleggiate in Germania dal pastore Martin Niemoller deportato a Dachau o dal
pastore Dietrich Bonhoeffer impiccato a Flossemburg — assumevano nettezza e dignità.
Ora invece siamo entrati in
un’epoca di oscurità e incertezza.
Allora le cose erano senza mezzetinte, ora tutto è confuso. Allora
si decideva per chi e in vista di
cosa vivere, oggi non si sa più
perché e per cosa vivere. E i nostri giovani che usano la siringa
non sono dei colpevoli, non sono
dei deboli, non sono dei responsabili, sono soltanto i segni di
una crisi per lungo tempo in gestazione che ora arriva. Il nostro
è un tempo in cui ci .sono forse
meno tragedie visibili, ma in cui
forse c'è più sofferenza che in
passato. Ebbene, la sfida che
questo tempo porta alle chiese
cristiane è di saper passare dall’un tempo all’altro mantenendo
fede all’Evangelo eterno di Dio
ma senza farne una barriera che
per difendere noi e i nostri figli
ci separi dal resto del mondo.
Per questo penso che noi abbiamo da proporre due cose agli
uomini di oggi come contenuto
concreto dell’Evangelo: la comunione dei santi e la vita come impegno.
La comunione dei santi, di cui
Giorgio Bouchard
(continua a pag. 9)
le quali rendono impossibile allo Stato, ora e in avvenire, sia
di regalare finanziamenti, privilegi, protezioni ed onori particolari alle loro Chiese, sia di cacciare il naso in ciò che non lo riguarda, cioè la vita e l’organizzazione delle chiese.
Per questo, essi hanno negoziato delle intese con lo Stato che
offrono un contrasto aperto con
quanto vige attualmente in Italia, in settori così delicati come
la scuola, l’assistenza spirituale
ai degenti degli ospedali, quella
ai militari e quella ai reclusi nelle carceri. In questa nostra Italia sembra che stia scritto in
cielo e sia inevitabile che ci siano cappellani pagati con il denaro del contribuente e inseriti nell’apparato del potere tanto negli
ospedali quanto nelle carceri e
nelle caserme. Le intese dimostrano che Valdesi e Metodisti
non vogliono avere anche loro
dei cappellani militari, ma vogliono la libertà per i militari di
andare al culto dove e come vogliono; dimostrano che Valdesi
e Metodisti non vogliono avere
anche loro cappellani negli ospedali o nelle carceri, ma vogliono
la libertà per i malati o per i
carcerati di ricevere un'assistenza spirituale evangelica, se la desiderano; dimostrano che non
vogliono anche per sé il privilegio dell’insegnamento della religione nelle scuole con insegnanti pagati dallo Stato per questo,
ma vogliono libera agibilità della scuola, ove degli studenti o dei
genitori o degli organi collegiali
desiderano la presenza evangelica per attuare un autentico
pluralismo culturale. Analogamente, per quanto riguarda la
disciplina matrimoniale, le intese dimostrano che Valdesi e Metodisti non intendono avere anche loro una specie di matrimonio concordatario, ma accettano
pienamente la legge dello Stato,
per quanto riguarda l’aspetto civile del matrimonio, mentre^ rivendicano la libertà per chiunque lo desideri di contrarre un
matrimonio in chiesa evangelica
altrettanto valido di quello contratto in una chiesa cattolica o
in un municipio, ma rispettoso
Giorgio Spini
(continua a pag. 5)
2
6 febbraio 1981
17 FEBBRAIO 1981: GIORNATA DI SOLIDARIETÀ’ CON LA NOSTRA CHIESA LATINOAMERICANA
Presenza valdese nel Rio de la Piata
Con la regione rioplatense — che forma la parte sudamericana della Chiesa valdese, con una sua sessione sinodale — i Valdesi e i Metodisti italiani hanno sviluppato in questi ultimi anni vincoli di collaborazione e di
solidarietà sempre più marcati malgrado la grande di
stanza geografica che li separa. Tra le iniziative di sostegno il Sinodo 1980 di Torre Pellice ha chiesto alle Chiese
valdesi e metodiste in Italia di dedicare all’opera delle
Chiese rioplatensi la colletta del 17 febbraio, la ricorrenza dell’emancipazione dei Valdesi (1848) che ogni an
no viene ricordata in tutte le chiese. Come contributo a
questo collegamento pubblichiamo questa pagina illustrativa curata da Thommy e Maria Soggin che tre anni
fa hanno trascorso nel Rio de la Piata sei mesi di lavoro per il Centro di formazione Emmanuel.
Quest’anno si compiono 125
anni da quando le tre prime famiglie valdesi lasciarono nel 1856
Villar Pellice per emigrare nella
Repubblica Orientale dell’Uruguay. Negli anni successivi vi fu
un continuo crescendo nell’emigrazione dalle Valli Valdesi, di
decine di famiglie, prima in Uruguay ma anche in Argentina,
Era l’epoca del grande flusso
emigratorio da tutti i paesi europei verso le Americhe, causato dalle insostenibili condizioni
economiche di larghi strati della popolazione contadina e dalr
l’inizio di una esplosione demografica che non permetteva più
di sfamare col misero campicello, le grandi famiglie che si andavano formando.
Le due emigrazioni acquistarono caratteristiche diverse; in
Uruguay: maggior concentrazione degli emigranti valdesi e organizzazione unitaria dei gruppi
che andavano via via formandosi ; in Argentina : maggior dispersione e mancanza di reali
collegamenti. La spiegazione delle diversità fra le due emigrazioni sta soprattutto nella differenza fra i due paesi : l’Uruguay con
un’estensione di circa 177.000
Km.2 (più della metà dell’Italia),
su terreno ondulato e ricco di
acque sorgive, torrenti e flumi
anche navigabili. L’Argentina,
con un’estensione di circa 2 milioni e 700.000 Km.2 (più di 15
volte l’Uruguay!), un territorio
sterminato, talvolta soggetto a
gravi carestie dovute a siccità,
con comunicazioni molto diffìcili all’epoca.
L’emigrazione nella zona del
Rio de la Piata ricevette uno
straordinario impulso dopo i
primi venti anni di incertezze e
difficoltà, quando le Chiese vaidesi dell’Italia mandarono nel
1877 uno dei loro migliori giovani pastori: Daniele ArmandUgon. Egli si stabili in Uruguay
a Colonia Vaidense (a 120 Km.
ad ovest dalla Capitale, Montevideo) dove si trovava la maggior concentrazione di Valdesi
ed esistevano le maggiori difficoltà. Egli cominciò a dare sistematicamente un’impronta fondamentale a tutta la massa della
popolazione valdese che si era
andata formando per una vera
e propria «esplosione demografica » e dalla continua immigrazione di nuove famiglie dalle
Valli.
Per l’iniziativa di Daniele Armand-Ugon furono acquistati a
condizioni accessibili, dal Governo o da Società straniere, nuovi
immensi appezzamenti di terreno. Furono così formate nuove
« Colonie » per dare spazio e lavoro alle nuove famiglie valdesi
che si erano man mano formate
coi figli dei primi emigranti.
La « Colonia » era un immenso territorio, anche di 10 mila
ettari (Colonia Vaidense è distribuita su un’area di quasi 40
mila ettari!), di terra vergine,
che il colono, cioè l’agricoltore,
si occupava di rendere produttiva. Si comprende così anche l’enorme crescita delle famiglie,
dovuta alla necessità di mano
d’opera per terreni magnifici, in
una zona dal clima mite e benigno, situata, nell’altro emisfero,
alla latitudine delle coste del
nord-Africa. Per dare un’idea della crescita vertiginosa della popolazione valdese, basti pensare
che intorno al 1880 arrivarono in
Uruguay solo tre famiglie Gönnet. Oggi ben 1.000 persone portano lo stesso cognome!
Daniele Armand-Ugon faceva
sottoscrivere una specie di patto
a quanti volevano entrare a far
parte della nuova colonia, come
si può leggere nel museo storico
di Vaidense. Il patto comprendeva quattro promesse: 1) mantenere l’unità e la solidarietà in
un concreto « mutuo soccorso »
fra le famiglie; 2) aprire subito
scuole per bambini e grandi: insegnerà chi ne sa più degli aitri ;
3) iniziare subito con l’istruzione
biblica a tutti i livelli d’età: insegnerà chi ne sa più degli altri
4) formare una comunità evangelica anche se manca il pastore: predicherà chi conosce meglio la Bibbia.
Il « quadrilatero » di ArmandUgon ha lasciato in quelle Chiese un’impronta particolare, che
anche oggi, dopo cento anni, si
può ancora rintracciare. E’ caratteristico inoltre che oggi, le Colonie sono organizzate sulla base di cooperative, che garantiscono l’acquisto, la conservazione e la vendita dei prodotti.
Tuttavia, da una cinquantina
d’anni, la « Colonia » è entrata
in crisi. Soprattutto perché è im
possibile trovare i finanziamenti
per creare nuove colonie; poi,
perché molte famiglie preferiscono la vita di città, le comodità
e le possibilità di impiego che
questa offre. Così, mentre continuano ad esistere circa una
trentina di colonie con una vita
comunitaria in alcune di esse
molto intensa, si sono formate
nuove chiese in molte città. Esse costituiscono la premessa per
un’opera di evangelizzazione, di
cui si parla in questi ultimi anni
nei Sinodi dell’area Rioplatense
e che si cerca di attuare concretamente con la creazione di nuove comunità e nuovi posti pastorali.
Un altro settore in cui Daniele
Armand-Ugon lasciò una traccia
profonda, fu quello delTistrazione. Egli soleva dire ai suoi Vaidesi : « Se sarete inferiori alla
popolazione locale, essa vi domi
nerà; se sarete uguali, essa vi
assorbirà; se sarete culturalmente superiori, potrete rendere alla
popolazione locale un servizio ! ».
Egli fondò così a Vaidense, nel
1888, un Ginnasio-Liceo, con l’aiuto anche del Sovrintendente metodista T. B. Wood. Fu il 2” liceo
di tutto l’Uruguay. Il 1° si trovava nella capitale, a Montevideo.
I ragazzi delle città vicine (Rosario, o Colonia del Sacramento, la più antica — questa — dell’Uruguay), venivano a studiare
a Vaidense, in questo borgo di
contadini !
Oggi le Chiese Valdesi del Rio
de la Piata sono 52; 34 in Uruguay e 18 in Argentina. Comprendono una popolazione di più
di 11.000 battezzati (due mila in
meno della popolazione valdese
delle Valli). Hanno invece un numero leggermente superiore di
bambini delle scuole domenicali
e di catecumeni: 2465, contro i
2434 delle Valli Valdesi. Sedici
pastori sono all’opera nelle Chiese e tre professori alla Facoltà
teologica di Buenos Aires (ISEDET), dove studiano, assieme ad
altri sessanta studenti evangelici di altre chiese, otto studenti
valdesi.
Le Chiese Valdesi del Rio de
la Piata rappresentano in America Latina una componente unica, perché, come Chiese Riformate di origine latina, hanno saputo assumere fin dall’inizio la
lingua spagnola e integrarsi nell’ambiente, pur mantenendo for
temente la propria identità di
Chiesa Riformata.
Questa realtà di solidarietà
con il popolo di cui fanno parte
e la loro identità di chiesa riformata, sono caratteristiche anche
del momento attuale nella situazione, non sempre facile, che le
chiese attraversano in Argentina ed Uruguay.
Il Sinodo del 1977 che fu messo, quasi suo malgrado, nella
condizione di prendere delle decisioni precise, ricordò a tutti il
contenuto dell’art. 5 delle Discipline Generali delle Chiese Vaidesi : « La Chiesa, fondata sui
principi dell’Evangeio, si regge
da sé in modo indipendente nell’osservanza della sua confessione di fede e del suo ordinamento senza pretendere alcuna condizione di privilegio nell’ordine
temporale, né consentire nel proprio ordine ad ingerenze o restrizioni da parte della società
civile ».
Come è noto, l’Argentina, governata attualmente da una giunta militare, ha già avuto nella
sua storia molti governi militari.
L’Uruguay ha una lunga tradizione di democrazia di tipo liberale-illuminato, ma dal 1974 è governato anch’esso da una giunta
militare. Al principio degli anni
’70 vi è stata una forte emigrazione di 700.000 unità i( circa il
20% dell’intera popolazione).
Il legame che ci unisce ai fratelli del Rio de la Piata è costituito anche dal latto che le nostre chiese valdesi formano una
unica chiesa articolata in due
« aree » : l’europea e la rioplatense. Ognuna delle due aree ha
la propria sessione sinodale e
il proprio organo esecutivo (la
Tavola Valdese in Italia, la Mesa Vaidense nel Rio de la Piata).
Quest’anno la sessione sinodale
rioplatense inizierà i suoi lavori
il 15 febbraio a Fray Bentos in
Uruguay.
Prossimo numero
• Nel prossimo numero
del giornale intendiamo
presentare ai nostri lettori
una rassegna concernente
le diverse iniziative prese
neU’ambito delle chiese
evangeliche valdesi e metodiste riguardo aUa solidarietà concreta che desideriamo manifestare in
modo particolare il 17 febbraio 1981; solidarietà, del
resto, reciproca che ha
sempre caratterizzato i
rapporti fraterni fra le due
’aree’ della stessa chiesa.
• Sempre nel prossimo
numero pagina speciale dedicata al problema del terremoto a Napoli e dell’impegno degli evangelici.
Opere della chiesa in Uruguay e Argentina
La chiesa valdese in Uruguay
ed Argentina ha promosso e mantiene, con sacrifìci non indifferenti, diverse opere ed istituti.
Le opere valdesi
Sono quelle di cui la chiesa valdese si occupa in prima persona,
le vere e proprie opere della chiesa.
a) Per gli anziani. Esistono
due case per anziani, una a Colonia Vaidense (Uruguay) e una a
Jacinto Arauz (Argentina). La
prima ha già 48 anni di vita,
mentre la seconda appena tre.
Tutte e due possiedono un orto
e un giardino dove gli anziani
possono lavorare la terra. Inoltre
possono dare una mano nei lavori di cucina, di cucito e di piccole riparazioni.
b) Per i ragazzi. In Uruguay
lavorano due opere con caratteristiche diverse Luna dall’altra.
Una è la Casa Mimmo (dal nome
del donatore del terreno) vicino
alla città di Colonia, in comune
con la chiesa metodista, che si
occupa di ragazzi senza famiglia;
vivono nella casa ma frequentano la scuola pubblica.
L’altra è il Centro di Servizio
Sociale « Il Pastoreo » (dal nome del quartiere dove sorge) vicino alla città di Rosario, che è
un’opera polivalente: infatti oltre ad una scuola materna accoglie altre attività per la gente
del quartiere: un laboratorio di
cucito e lavori a maglia; un servizio concreto nei problemi familiari, trasporto di malati in
ospedali della zona, pratiche per
documenti, ecc.
c) Per studenti. A Montevideo e a Colonia Vaidense esistono due case per studenti che per
esigenze di studio sono costretti
a vivere fuori casa durante l’anno scolastico. La prima è soprattutto per studenti universitari, la
seconda per liceali.
d) Per handicappati. L’opera
più impegnativa ed anche molto
importante per il servizio che
rende è « I! Sarandì » (dal nome
del ruscello che passa vicino)
presso Colonia Vaidense. E’ sorta
come risposta alla necessità degli
handicappati gravi che non possono integrarsi nella società, non
;possono vivere indipendentemen
Un gruppo di indios Tobas con alcuni membri della chiesa valdese
durante un campo di lavoro.
te e sono spesso un grave problema per le famiglie. E’ l’unico
istituto del genere di tutto l’Uruguay. Gli ospiti vivono in tre casette separate; un edifìcio più
grande accoglie i laboratori di
attività manuale, la palestra di
ginnastica, le aule per la scuola.
Inoltre rappezzamento che circonda la casa, permette agli
ospiti, in grado di farlo, di lavorare la terra.
AI lavoro con altre
Chiese evangeliche
Diverse opere sono condotte in
comune con altre chiese delle Federazioni evangeliche.
a) Il Centro Emmanuel a Colonia Vaidense è un luogo d’incontro per studi e ricerche in
campo sociale e biblico. E’ diretto da un Consiglio di cui fanno
parte le diverse componenti della Federazione delle chiese evangeliche in Uruguay.
b) L’ISEDET, in Argentina,
è l’istituto superiore evangelico
di studi teologici, l’unico del « cono sud » dell’ America Latina
(Cile, Argentina, Uruguay). In
questa facoltà teologica studiano
anche gli studenti della chiesa
valde.se, che insieme ad altre nove chiese sostiene questo istituto.
c) Il lavoro nei quartieri. Sia
a Montevideo che a Buenos Aires
lavorano due opere delle rispettive federazioni in un quartiere
depresso. A Montevideo, nel Barrio Borro, partecipano anche i
cattolici.
d) infine, una delle opere più
interessanti per le sue caratteristiche e impostazione di lavoro,
è r« opera medico - educativa »
che la Federazione argentina
compie nella città di Castelli, a
nord nella provincia del Chaco,
dove la maggioranza della popolazione è costituita da indigeni
« Tobas ». Già da tempo esiste il
Centro sorto per iniziativa del
dott. Cicchetti, un medico metodista, il cui scopo era quello di
visitare e curare i Tobas che vivono in condizioni molto precarie da quando la « civiltà » ha ridotto il loro spazio di vita e di
sussistenza che si fondava sulla
caccia e sulla pesca. Morto il
dott. Cicchetti, il centro passò a
diverse chiese della Federazione.
Attualmente lavora in diverse
direzioni:
a) esercita una medicina preventiva con particolare attenzione per i bambini e le donne in
stato interessante per prevenire
soprattutto la tubercolosi di cui
è affetta il 75% della popolazione (prima della venuta degli
europei non esisteva tubercolosi
in queste zone!);
b) un‘altro obiettivo del gruppo è nel campo deH’alfabetizzazione. Uno dei problemi è che
nelle scuole in Argentina l’insegnamento è tutto fatto in spagnolo, ma i Tobas parlano la loro lingua; i bambini, anche quando riescono ad andare a scuola (e
questo significa avere tutto Toccorrente, grembiule bianco compreso), hanno enormi difficoltà
per via della lingua. Il gruppo
sta cercando di preparare dei
maestri fra i Tobas stessi, che
possano insegnare lo spagnolo ai
bambini e, nello stesso tempo,
insegnare loro a scrivere in toba
perché la loro lingua non vada
persa.
c) Lo sviluppo economico. Vi
sono alcuni laboratori di falegnameria e di artigianato, disboscamento, coltivazione e fabbricazione di forni per carbone di legna.
Anche queste attività vengono
fatte decentrandole territorialmente e affidando la responsabilità il più possibile, ai diretti interessati.
Un elemento interessante è che
i Tobas sono in grande maggioranza protestanti (la Chiesa Unita Toba conta 12.000 membri).
Una ventina di anni fa ricevettero la visita di un missionario pentecostale che seppe trasmettere
un messaggio delTevangelo così
liberatorio, che questo popolo
riacquistò una dignità, una coscienza di se stesso e una unità
che prima non aveva essendo diviso in molte tribù. Ne è prova il
fatto che attualmente i loro pastori sono tutti indigeni e con e.ssi stanno intraprendendo un’opera di evangelizzazione fra i bianchi secolarizzati
Hanno tradotto il Nuovo Testamento in lingua toba e stanno
traducendo l’Antico. Molti giovani che sanno appena leggere e un
tempo erano destinati a diventare analfabeti di ritorno, ora sono stimolati ad esercitarsi per
poter leggere la Bibbia.
Il moderatore della Mesa Vaidense Mario Bertinat, di ritorno
da una sua visita a Castelli, conclude così la sua relazione: « Credo che la chiesa valde.se debba
continuare ad appoggiare questa
opera che si occupa di poveri
del nostro tempo e ohe in un certo modo sono molto simili ai poveri a cui Gesù si riferisce ».
3
6 febbraio 1981
SVOLTA DAL 18 AL 25 LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’
Ecumenismo in sordina?
Le iniziative episodiche dei vertici ecclesiastici non riescono a rilanciare l’ecumenismo - Più Interessante e autentico il lavoro dei gruppi
Preceduto da un 1980 ricco di
avvenimenti ecumenici, si pensi
ai festeggiamenti per la Confessione Augustana o all’incontro di
Wojtyla col protestantesimo tedesco, si poteva forse ipotizzare
all’inizio di questo 1981, un rilancio della « settimana di preghiera per l’unità dei cristiani » svoltasi dal 18 al 25 gennaio. In realtà, dal panorama che abbiamo
rapidamente scorso, la settimana ecumenica per eccellenza si è
svolta, quasi ovunque, in sordina. Anche se là dove abitualmente si organizzano attività ecumeniche si è registrato un ritmo
più intenso d’incontri e dialogo.
Dal nord al sud
A Venezia, per esempio, dove
al culto del 25 nel tempio valdese
ha partecipato una delegazione
cattolica si è svolto un incontro
di preghiera tra cattolici e protestanti, simile ad altri già avvenuti in passato. Il past. luterano
Kleeman ha dato un messaggio
nella basilica di San Marco nel
corso di una « cerimonia ecumenica » e, in un locale pubblico,
si è svolta una buona conferenza
sul tema deH'ecumenismo cui
hanno partecipato il past. Bertalot, Enzo Bianchi della comunità
di Bose e l’archimandrita ortodosso.
A Padova più di cento persone
hanno affollato la sala del Centro cattolico universitario per
una tavola rotonda sull’ecumenismo dove hanno parlato il pastore Grimaldi, Paolo Benini per
gli avventisti e Luigi Sartori per
la parte cattolica.
A Milano, il Centro Culturale
Protestante ha aderito al seminario sulla Confessione Augustana indetto dall’Università cattolica programmando un ampio intervento del prof. Valdo Vinay.
Un fatto eccezionale ha invece
caratterizzato a Torino l’annuale
appuntamento ecumenico: il pa
store Alberto Taccia ha parlato
in Duomo, nel quadro della liturgia del vespro. « Di fronte all’invito della Curia — dice Taccia —
ero personalmente perplesso, ma
il consiglio di chiesa, a maggioranza, ha deciso che andassi ».
Molti evangelici torinesi hanno
partecipato all’incontro che verteva sul tema dei doni dello Spirito Santo.
Nel suo intervento Taccia sottolineando che i problemi che dividono i cattolici dai protestanti
sono reali e profondi, ha parlato
citando il documento del Sinodo
Valdese, del « nodo essenziale »
dei matrimoni misti ed ha denunciato la mancata parità tra le
chiese anche nei rapporti con lo
Stato. Sempre a Torino, presso
la parrocchia di Santa Rosa, nel
quadro di una attività continuativa di dialogo e conoscenza interconfessionale si è svolto un
incontro cui ha partecipato la
corale valdese e presso la parrocchia di San Bernardino, il pa
store Giampiccoli e don M. Polastro, di fronte ad un pubblico
attento, hanno discusso la questione dei matrimoni misti.
A Firenze, due fatti di rilievo:
il culto interdenominazionale della chiesa battista di Borgognissanti è stato caratterizzato da
un incontro di preghiera in comune cui hanno aderito però pochi cattolici. E nei locali di Via
Manzoni, sempre a Firenze, Bruñere Gherardini, del Pontiñcio
Istituto Biblico, ha tenuto una
conferenza, parecchio seguita,
sulla ’’teologia della croce in Lutero”.
A Roma, il past. Scuderi è stato invitato in ambiente cattolico
per una serie di conferenze sul
protestantesimo mentre un gruppo della Chiesa valdese di via
IV Novembre, che da 8 anni organizza incontri ecumenici, ha
presentato, in una parrocchia
cattolica, la liturgia predisposta
dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese cui ha fatto riscontro la
predicazione del past. Scorsonelli. Ancora a Roma il Centro
Evangelico di Cultura, che organizza i suoi incontri nell’Aula magna della Facoltà Valdese, ha dato la parola a Giovanni Franzoni, teologo della Comunità di base (Cdb) di S. Paolo. In sintesi,
Franzoni ha prospettato tre scelte per il futuro del dissenso cattolico; la riappropriazione della
Parola di Dio, la scelta a favore
dei poveri e la battaglia anticoncordataria. Sul tema dell’ecumenismo Franzoni, ribadendo le ne
Protestantesimo
in TV
Lunedì 16 febbraio
ore 22.40 sulla rete 2
andrà in onda un numero
della rubrica quindicinale,
curata dalla Federazione
delle Chiese in Italia, sulla
libertà religiosa nel nostro
paese.
cessarle condizioni di tolleranza
per sviluppare un sano confronto reciproco tra le confessioni,
ha sottolineato sia l’importanza
del rapporto delle Cdb con il
protestantesimo italiano, sia l’esigenza che il cattolicesimo ufficiale non discrimini ulteriormente
le stesse Cdb che rivendicano, a
buon diritto, la loro appartenenza alla chiesa cattolica.
Infine a Napoli, un primo riuscito incontro di preghiera in occasione della settimana di unità
tra la Cdb di Vomere-Arenella e
il gruppo napoletano del Segretariato d’Attività Ecumeniche
(SAE) ha gettato le basi per attività future. « La settimana di
unità qui a Napoli — mi dice il
past. Giulio Vicentini — è gestita dalla Curia e si comprende
perché non raccolga eccessivi
consensi in ambiente evangelico ». A Casa Materna di Portici,
in ambiente metodista, una delegazione cattolica ha partecipato
ad un culto incentrato sulTunità
dei cristiani.
Alle Valli valdesi
Ritorniamo brevemente al
Nord. Nelle Valli Valdesi si registra, in due località, un lieve
potenziamento di attività ecumeniche preesistenti. A Pinerolo
si è organizzato, in accordo con
il Collettivo ecumenico, un buon
incontro presso la chiesa dei ’’padri cappuccini” sul tema della
lettura della Bibbia, mentre a
Perrero lo studio biblico, pubblicizzato per la settimana di unità, ha raccolto scarse adesioni.
Un’inchiesta promossa dalla nostra redazione e condotta tra tutti i pastori valdesi delle Valli, riguardo alle iniziative ecumeniche, rivela una stasi crescente.
« È un fatto contingente, non motivato dal punto di vista teologico — dice il past. Giorgio Tourn
di Torre Pellice — anche se il
problema ecumenico oggi è impostato, da entrambe le parti, più
seriamente di qualche anno fa ».
Conclusione: Tecumenismo è in
regresso? « SI, ma non è un giudizio globale — afferma il past.
Rostagno di Prali — anche perché vi sono qua e là dei tentativi seri per far avanzare l’ecumenismo. Negli anni ’30 si prospettava una speranza.
Oggi si affrontano le realtà ecclesiastiche resistenti e pesanti.
Bisognerebbe poi definire una
volta per tutte il metodo del
confronto... forse siamo ancora
troppo a livello accademico ». Se
la tendenza generale che emerge,
almeno nel nostro ambiente, è di
stasi o di diffidenza verso 1’« aggressione » ecumenica che spesso
emana dalle gerarchie solo in
occasione della settimana d’unità
è pur vero che, in alcune situazioni, si sta affermando la necessità di un dialogo che non sia
episodico e cerimonioso ma vada direttamente al nocciolo di
tutta la questione: il confronto
sulla Parola di Dio.
Una possibile ripresa
È proprio su quest’ultimo piano, più che sul livello dei « riti
ecumenici » organizzati dai vertici ecclesiastici, che può delinearsi
una possibile ripresa di quell’ecumenismo di base che a tutt’oggi
sembra segnare il passo. Infine,
un’ultima considerazione, questa
volta in chiave autocritica. In alcuni incontri ecumenici spesso si
assiste ad un capovolgimento di
mentalità: noi stiamo acquisendo una mentalità cattolica in
rapnorto inverso con quei cattolici, e non sono pochi, che stanno
scoprendo una mentalità evangelica. Diciamolo con le parole di
una partecipante protestante che
ho contattato all’uscita di un incontro ecumenico : « In verità
oggi molti cattolici si mettono
a leggere con costanza la Bibbia
e noi la dimentichiamo nel cassetto. Loro sentono il bisogno di
parlare con gli altri cristiani in
spirito di conversione mettendosi per primi in discussione, e
noi ci isoliamo nella nostra orgogliosa certezza, perché il nostro è il solo modo giusto di intendere il messaggio evangelico.
Loro cercano il confronto e noi
’’snobbiamo” la settimana per
l’unità, non per estenderla a tutto l’anno, ma per dimenticare
il problema in questa settimana
e in tutte le altre che seguiranno ».
Giuseppe Platone
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
"Riconvertirsi" al Cristo
Dopo alcune settimane dalla
sua conclusione la visita del papa in Germania suscita ancora
più meditati echi nella stampa
italiana. A. Filippi sul Regno del
15 dicembre, G. Zizola su La Rocca di fine dicembre, F. Ferrini e
N. Fabretti su Madre di gennaio,
riprendono alcuni aspetti di tale
viaggio, soprattutto per i suoi
aspetti ecumenici, variamente
commentati. Chi ritiene che protestanti e cattolici siano ora più
vicini; chi sottolinea l’appello del
papa ad una alleanza fra le due
confessioni per combattere assieme l’ateismo trionfante; chi ritiene che « il viaggio valga un Concilio » per il riconoscimento di
Lutero come « dottore » della
Chiesa cristiana. E anche chi ricorda come, proprio a conclusione del suo viaggio, papa Wojtyla
non abbia voluto rispondere alle
domande di una giovane cattolica, Barbara Engel, che non ha
esitato a lamentare lo stretto
conformismo della chiesa cattolica, incapace di reagire alle richieste dei giovani e delle donne di poter partecipare « alla costruzione della Chiesa, ma di
una Chiesa veramente cattolica,
nel senso che abbraccia tutto il
mondo ». Dove pare di leggere
il desiderio di quella « riconversione » comune al Vangelo, che,
sola, può dare basi concrete ad
un vero ecumenismo.
He sic ^
Ecumenismo che, nella occasione della settimana di comune
preghiera di fine gennaio, trova
un rilancio nella stampa cattolica. Jesus di gennaio ospita un
articolo di Max 'Thuriau, teologo
protestante di Taizè, che trova
ragioni di fiducia negli sforzi del
GLI EVANGELICI PER I TERREMOTATI
Un progetto della Federazione per 7 miliardi
Riportiamo dal bollettino
SOEPI del Consiglio Ecumenico
delle Chiese le linee del progetto
che la Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia (FCET) ha
sottoposto alla Commissione di
aiuto e servizio reciproco delle
Chiese e di aiuto ai rifugiati
(CESEAR) del Consiglio Ecumenico.
La Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia auspica di
poter varare un programma di
assistenza ai sinistrati del terremoto del 23 novembre scorso per
un ammontare di 7 milioni di
dollari. Si tratta di fornire circa
160 case prefabbricate destinate
a diversi paesi e città, così come
all’agglomerato urbano di Napoli. Il presidente della FCEI, Piero
Bensi, ha discusso, all’inizio di
gennaio, con i responsabili della
CESEAR le possibilità di finanziamento di questo programma
da parte delle Chiese europee e
degli altri continenti.
La FCEI stima esser urgente
passare ora dalla fase dei primi
soccorsi a quella del reinsediamento. La FCEI che, grazie all’aiuto internazionale delle Chiese, ha potuto operare fin dall’inizio tra i sinistrati, auspica di poter partecipare agli sforzi di ri
costruzione e di ripresa economica e sociale.
Nelle zone rurali la FCEI prevede di agire a Ruvo del Monte
(messa in opera di strutture per
il lavoro sociale; attrezzatura per
Pai levamento di ovini), a S. Gregorio Magno (messa in opera di
una scuola), a Avellino (40 case
prefabbricate per i più colpiti), a
Salerno (almeno 20 altre case prefabbricate). E’ ugualmente _ prevista la riparazione di diversi edifici sociali e templi appartenenti
a comunità evangeliche di questa
regione.
Al di là di questo, la FCEI
auspica di poter fornire almeno
100 case prefabbricate alla città
di Napoli dove gli esperti non
hanno ancora terminato il controllo di tutti gli edifici lesionati
(molti sono già stati dichiarati
inagibili) e dove il numero dei
senza tetto si avvicinerebbe alle
100.000 unità. Questi prefabbricati saranno raggruppati in villaggi e integrati nei diversi quartieri della città. « Benché le autorità cerchino di rispondere alle
enormi necessità di Napoli, lo stile più flessibile e meno burocratico delle Chiese potrebbe permettere un’azione rapida e sana »,
sottolinea la FCEI.
La CESEAR aveva lanciato, nei
giorni immediatamente seguenti
il terremoto, un appello di 100
mila dollari alle Chiese e alle loro agenzie di aiuto reciproco in
favore dei sinistrati italiani. La
Commissione ha potuto così raccogliere 140.000 dollari (metà in
forniture e metà in denaro) e
trasmetterli alla FCEI per il suo
lavoro sul posto durante la fase
dei primi soccorsi.
Dal primo soccorso — informa
intanto il «notiziario» (trasmesso ogni domenica a radiouno dopo il culto evangelico delle ore
7 35) — si è passati a interventi di
tipo sociale o per stabilire contatti personali nelle zone in cui
la FCEI ha iniziato un’opera di
soccorso nei primi giorni dopo il
terremoto. L’impegno delle chiese evangeliche si manifesta essenzialmente in due direzioni: il lavoro dei volontari e l’aiuto materiale raccolto dalle chiese italiane e all’estero che si traduce via
via nella fornitura di roulottes,
di prefabbricati e nell’istituzione
di forme specifiche di intervento
economico e sociale
Circa 150 sono stati fino ad oggi i volontari evangelici che hanno lavorato nelle zone terremotate con turni in media di una
settimana. I volontari provengono da tutte le regioni d’Italia,
Sardegna e Sicilia comprese; non
pochi gli stranieri, svizzeri, tedeschi, olandesi, francesi, austriaci,
in maggioranza studenti. Numerosi tuttavia anche gli insegnanti, i lavoratori, i professionisti
che hanno ottenuto un permesso
o hanno sacrificato giorni di ferie. Dopo due mesi di questa
esperienza si rilevano tuttavia i
limiti di un ritmo troppo rapido
di avvicendamento.
In tema di volontari, la Federazione rivolge un appello: occorrono altri volontari disponibili
per periodi più lunghi anche di
mesi, comunque non meno di
8-10 giorni. In particolare ci segnalano il bisogno di cuochi o
almeno capaci di cucinare per
comunità. Inoltre educatori e
animatori per il lavoro con bambini e adulti. Per ogni offerta di
volontariato mettersi in contatto
con le comunità evangeliche locali precisando le proprie capacità, disponibilità ed esperienze
precedenti.
Oltre 100 milioni — conclude il
« notiziario » — sono stati raccolti fino ad oggi in Italia dalla
FCEI per il progetto di ricostruzione.
papa per parlare spesso in molte occasioni di ecumenismo. Popoli e Missioni di dicembre dedica un lungo e affettuoso articolo agli ottant’anni di Visser ’t
Hooft, vero e reale artefice di
quell’ecumenismo che si è realiz;zato nel Consiglio Ecumenico di
Ginevra (e non manca un accenno critico alla assenza della chiesa cattolica da tale organismo).
Sulla Stampa del 9 gennaio L.
Fumo intervista mons. Agresti,
presidente della Commissione
Ecumenica della Conferenza Episcopale Italiana. Gente Veneta di
gennaio riferisce sull’incontro
preparatorio del Triveneto, nel
corso del quale il past. Bruno
Costabel e don Roberto Tura
hanno commentato il testo di 1“
Corinti «un solo spirito, diversi
doni, un solo corpo »; testo questo ripreso da mons. Agresti in
un incontro ecumenico a Padova.
Sempre in questo spirito, la
notizia data dall’Avvenire dell’ll
gennaio di una iniziativa della
Università Cattolica per un riesame della Confessione Augustana. Ed infine l’informazione data da Litterae Comunionis di dicembre circa resistenza in Russia di Comunità di « Cristiani
Ecumenici » nelle quali ortodossi, protestanti e cattolici agiscono e pregano in comune.
La Gazzetta del Popolo con
una intervista al Moderatore
Giorgio Bouchard rilancia il tema delle Intese, non ancora tradotte in legge a tre anni di distanza dalla loro sostanziale definizione. Sullo stesso argomento un lucido articolo di Valdo
Spini sull’Avanti del 3 gennaio.
Il Gallo di dicembre pubblica
una commossa partecipazione al
lutto per la morte del valdese
Vincenzo Mazzetti, che da lungo
tempo partecipava alle attività
ecumeniche che alla rivista fanno capo. Dedica anche spazio alla recensione del libro sui « Quaccheri » edito dalla Claudiana.
Grazia del 18 geimaio dedica
un lungo articolo, ampiamente
illustrato, alla iniziativa battista
di Waterton (Canada) dove esiste una comunità agricola che
applica con rigore una interpre
tazione, sostanzialmente fonda
mentalista, della legge biblica
Colpisce, nel rendiconto di M
Holzach il tono serenamente tri
ste (se così si può dire) della
vita di questa comunità.
Polemiche nella Chiesa anglicana per il nuovo testo del « Libro della Preghiera» preparato
da una apposita commissione,
che ne ha aggiornato il linguaggio. I tradizionalisti rifiutano tale aggiornamento, come informa
Jesus di gennaio.
Niso De Michelis
Segnalazioni e ritagli per questa rubrica vanno inviati direttamente al curatore: Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
4
6 febbraio 1981
AMSTERDAM, COLLOQUIO INTERNAZIONALE
Donne guardano la Bibbia
Su iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese un incontro sulI autorità della Bibbia alla luce delle nuove esperienze delle donne
Si è tenuto ad Amsterdam in
dicembre un incontro promosso
dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese (CEO sull’autorità della
Bibbia alla luce delle nuove esperienze delle donne. Questo incontro è stato preparato e reso
possibile da un gruppo di lavoro
che da alcuni anni opera ad Amsterdam e che lo ha saputo rendere importante per il proprio
paese promuovendo la partecipazione della gente, l’interesse della stampa e incontri serali che
hanno arricchito la Conferenza
(con femministe, omosessuali di
ambo i generi, gruppi di donne
straniere in Olanda).
Sulla traccia di meditazioni bibliche che mattina e sera coducevano i partecipanti (2/3 donne e
1/3 uomini) a ripensare il messaggio del Magnificat, rincontro
si è articolato intorno a tre questioni fondamentali.
1) Quali testi biblici e concetti tradizionali sono stati decisivi nel passato e nel presente,
nella creazione (in positivo e in
negativo) dell’immagine della
donna e della sua partecipazione
nella chiesa e nella società. (Su
questo punto era richiesta una
relazione scritta a tutti i partecipanti).
2) Come vedete la natura della Bibbia: secondo la vostra esperienza quali sono stati gli usi e
gli abusi dell’autorità della Bibbia in relazione al problema femminile? In cosa incidono le esperienze delle donne nella considerazione dell’autorità della Bibbia?
3) A quale scopo usiamo la
Bibbia? È possibile una nuova
visione dell’autorità della Scrittura per donne e uomini? Se sì,
in che misura una tale nuova visione si differenzierebbe dalla nostra precedente comprensione
della Scrittura?
Lavoro di gruppo
Il lavoro si è svolto soprattutto in tre piccoli gruppi, com’è
Taccuino
pastorale
Un collega in Francia mi ha raccontato questa storia assicurandomi che è autentica in ogni dettaglio.
— Una decina d’anni fa viaggiavo nel sud con mia moglie. Era gennaio o febbraio. Vedo sul ciglio della strada
una piccola suora molto vecchia che fa autostop e mia moglie, che di solito è contraria agli autostoppisti, mi ordina
di fermarmi. La carico nel poco spazio disponibile con tutto
l'ingombro delle sue sette sottane...
— Oh bella! E come fai a sapere che erano sette?
— Lasciami dire, non invento niente! Dunque, la prendo
a bordo e lei come un mulino a vento, col buffo accento del
sud, non finisce di ringraziarmi; che ha perso l’autobus, che
stava gelando, che la gente non ha cuore, quanto invece io
sia bravo... Se le interessa, dico io, sono un pastore protestante.
Non importa, ribatte, è bravo lo stesso. Prosegue instancabile e mi chiede — se non sono indiscreta — cosa faccio da quelle parti. Un giro di conferenze. E — se non sono
indiscreta — su cosa? Ieri ho parlato dell’Egitto, stasera
parlo di Israele... Davvero! E c’è mai stato in Israele? Le
spiego che spesso organizzo viaggi ecumenici e che sarò in
Israele il mese prossimo. Non finisce più di chiedere, vuol
sapere tutto, come è il paesaggio, e la gente, e i luoghi, Betlemme, e Gerusalemme, e se c’è ancora il Getsemani; e io
parlo e racconto... Ah signor pastore — commenta alla fine — che ingiustizia! Che possa andare in Israele gente che
ha soldi, che se lo può permettere e che magari vuol solo
fare un viaggio come un altro... E gente come me, che ho
servito la chiesa tutta la vita, che ho sempre desiderato vedere prima di morire i luoghi dove è vissuto Gesù, non ho
un soldo e non potrò mai... Fermi, fermi, signor pastore; è
qui che devo scendere...
Da qui in poi la storia si svolge su due piani.
La suora scende al suo convento, entra e racconta che
ha incontrato un signore che la porterà in Palestina.
Mia moglie e io continuiamo il viaggio. Le parole della
vecchia suora restano in me come il germoglio dell’idea di
rendere possibile un viaggio in Palestina a « vecchi servitori
della chiesa ». Trovo in Israele una casa che possa ospitare
un gruppo a poco prezzo, ma il grosso problema è il finanziamento. Ma ecco che in un culto durante una crociera ecumenica racconto la storia della vecchia suora e propongo di
dedicare la colletta al progetto. La colletta è talmente sostanziosa che costituisce un fondo sufficiente a finanziare un
primo viaggio.
Ora si tratta di organizzarlo, e come lo farei senza la
vecchia suora del sud? Ma è una parola. Ricordo solo il nome del paese... Scrivo a un amico medico che abita là spiegandogli la storia e chiedendogli, senza molte speranze, di
fare delle ricerche. Mi risponde dopo due giorni. Si dà il caso
che sia il medico del convento in questione e chi non sa che
la suora viene presa in giro perché dice di aver trovato uno
che la porterà in Palestina?
Vado a prendere accordi con la superiora, si .superano
difficoltà, non ultime quelle di abbigliamento... In breve, si
parte. All’aereoporto dico alla hostess che la nostra suora
avrà in quel giorno il battesimo dell’aria e che per di più è
il giorno del suo 80” compleanno, il che è pura verità. Totale, in volo il comandante viene a offrirle una bottiglia di
champagne, che beve per la prima volta in vita sua!
In Palestina la nostra suora è stata la mascotte, coccolala, protetta, aiutata da tutti. E’ difficile dire quanto sia
stata felice. Certo si è stancata molto e dopo qualche giorno
non si sentiva più di visitare. La accompagnavamo in un convento vicino dove andava a pregare; ma al Giordano è venula, ha voluto bagnarsi i piedi e mentre glieli asciugavo mi
diceva, sa, signor pastore, fa ancor più caldo con le mie sette sottane...
— ecco le sottane! E dopo il viaggio in Palestina,
l’hai più vista?
— No, ma ci siamo scritti regolarmente ogni anno. E’
morta qualche anno fa. Scriveva che sognava sempre il Paradiso come un giardino che aveva visto a Gerusalemme,
con il fresco degli olivi e dei cipressi... E c’è anche lei, signor
pastore, c’è anche lei!
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
ormai esperienza preferita nelle
riunioni delle donne. Ogni giorno
il tema era introdotto da comunicazioni di due o tre persone,
che cercavano di rispondere a
una di queste domande, sulla
base delle loro esperienze. La
posizione di alcune donne cattoliche americane e argentine è
stata aperta e vivace; un contributo sostanziale veniva al solito
dai rappresentanti del cosiddetto Terzo Mondo, che hanno costantemente ricordato come le
lotte delle donne hanno bisogno
di rapportarsi alle lotte per l’indipendenza nazionale, la giustizia nel mondo, il disarmo internazionale, l’abolizione dello sfruttamento e delle classi.
Molto giustamente le rappresentanti africane ricordavano la
situazione a volte disperata dei
loro paesi: dove si deve ogni giorno combattere contro la fame,
anche la liberazione della donna,
per quanto necessaria, diventa
uno splendido lusso.
Il documento conclusivo verrà rielaborato da una commissione del C.E.C., che utilizzerà e
unificherà il numeroso materiale
prodotto dai gruppi. Accenno qui
di seguito ad alcuni dei problemi
emersi.
I testi biblici
Le risposte alla prima questione sono state molte e difficilmente elencabili ; si sono esaminati tanti racconti biblici, a cominciare da quelli della creazione (Gen. 2), notando come siano
ampiamente ispirati ad una cultura patriarcale e maschilista,
estremamente lontana dalle nostre preoccupazioni odierne.
La Bibbia è però una raccolta
di testimonianze sulle liberazioni da Dio operate fra gli uomini
e le donne; ecco perché anche
nell’A.T. non mancano esempi di
grandi donne, anche fuori dai
ruoli usuali di mogli -e madri
(Miriam, Debora, Rahab ecc.).
Molto discusso il tema delle
immagini maschiliste di Dio: constatato che gli antropomorfismi
sono ampiamente presenti nella
Bibbia, e che quelli più conosciuti sono tutti maschili (il padre,
il marito, lo sposo, il guerriero
ecc.), si e posto il problema se
è possibile immaginarlo asessuato. In teoria sembra molto facile,
in pratica si corre il rischio di
creare una figura evanescente,
che non è più incarnata nella
storia.
Però nella Bibbia stessa viene
operata una demistificazione profonda dei sentimenti, che oggi ci
sembrano « maschili », attribuiti
a Dio; è come una madre che
ama e insegna a camminare ai
suoi figli piccoli (Osea 11, Is. 49,
Dt. 32: 18), fino ad arrivare alla
parabola di Luca 15, dove Dio
non è il padre-padrone, ma ama
e va incontro al figlio pentito
con amore gratuito, non esigente, come oggi definiamo l’amore
di una madre. Anche l’autorità è
una qualità che nella Bibbia viene contestata e rovesciata nel
suo contrario: non è nel potere
dispotico, ma nel servizio. Gesù
è il leader che non è venuto per
farsi servire, ma per servire (altro concetto di solito applicato
alle donne).
Si può dire forse che ci facciamo degli antropomorfismi maschili di Dio, perché lo identifichiamo col potere. Si dovrebbe
tentare una rilettura della « immagine e somiglianza » di Dio,
imposta all’umanità nella sua
completezza ( cioè maschio e femmina), vedendola nella reciprocità dei suoi due componenti.
Pur mantenendo fermo il 2” comandamento nella forma, nella
sostanza è impossibile non farsi
immagini o schemi mentali nei
quali si pensa Dio. Altra cosa è
naturalmente assolutizzarli (nel
linguaggio biblico si direbbe
« adorarli »). Se saremo provvisti di robusto senso critico forse sarà utile il confronto fra i
credenti uomini e donne per discuterne con franchezza e aiutarci vicendevolmente a esser liberi da sempre nuove idolatrie
per servire il Dio vivente, nel
Mabel e Mario Baridon, valdesi dell’Uruguay, insieme al past. Aldo
Comba durante un intervallo della Conferenza.
quale potremo essere la nuova
creatura di Gal. 3: 28.
Si sono stesi elenchi degli usiabusi della Bibbia per discriminare o mantenere su un gradino
inferiore la donna: per esempio
ancora oggi nelle chiese ortodosse le bambine non vengono
portate per il battesimo fino all’altare, contrariamente a quanto
avviene per i maschi; in Africa,
in India, in Giamaica sussistono
tabù relativi all’impurità che escludono le donne durante i periodi mestruali dalle pratiche di
culto e dal toccare le « cose sacre ».
È nettamente prevalsa l’analisi
che più che di scelte della Bibbia si tratti di scelte umane, di
accentuazione di testi biblici; si
tratta di scelte spesso inconsapevoli, che però sono dettate
dall’ideologia corrente.
Il discorso sull’autorità della
Bibbia è stato messo in relazione a quello sull’autorità di Gesù
e a come Gesù ha usato la Scrittura e la tradizione, secondo il
N.T.: la sua interpretazione è stata liberatoria per gli uomini e
le donne nell’ambito di una profonda libertà che recuperava gli
emarginati e donava loro una
nuova vita e una nuova comunità umana. Un’autorità della Bibbia fondata sul letteralismo di
precetti, avulsi dalle circostanze
della storia, non sprigiona questo potere liberante e perciò non
è vera autorità: per es. la Germania nazista, il Sudafrica, gli
Usa di non molti anni orsono
hanno usato/abusato della Bibbia in senso razzista.
Alla domanda se è possibile
una nuova visione dell’autorità
della Bibbia, tutti i gruppi hanno risposto affermativamente,
sforzandosi di cominciare a individuarne i modi e i limiti (ricercare l’ispirazione dello Spirito,
lottare per la giustizia e il diritto
ecc.).
Le raccomandazioni
Molto numerose sono state le
raccomandazioni finali; sono divise in capitoli e andrebbero
esaminate in gruppi e in comunità (forse anche in campi giovanili). Qualche punto potrà
sembrare scontato, ma dobbiamo
ricordarci che anche se noi abbiamo fatto dei passi nell’ambito
dei princìpi, non sempre ci siamo quanto all’attuazione.
Alcune raccomandazioni sono
state rivolte anche al C.E.C., perché continui il cammino intrapreso con lo studio « La comunità delle donne e degli uomini nella chiesa », e lo allarghi il più
possibile, ritenendo che esso significhi oggi una testimonianza
cristiana di importanza fondamentale nel mondo contemporaneo. La prossima tappa sarà
una nuova « consultazione » teologica a Sheffield, in Inghilterra,
in preparazione della grande assemblea del C.E.C. nel 1983. Come si legge nel documento preparatorio, « lo scopo dello studio
è aiutare la comunità cristiana a
vivere la sua liberazione come
corpo di Cristo trasformato e in
via di trasformazione ».
Gianna Sciclone
DALLA PARTE DEI SOFFERENTI
Il culto alla radio
Ragioni di salute mi hanno costretto ad internarmi presso una
clinica dove, per le cure necessarie, ho trascorso un periodo di
degenza.
Nel clima tipico del superficiale tradizionalismo e della apatia religiosa del nostro Paese,
dove la Chiesa « romana » liberamente pontifica, per la prima
volta ho avuto la possibilità di
ascoltare per radio il culto evangelico non dalle pareti domestiche, come di consueto, ma da
un ambiente esterno.
Trovo difficile descrivere il rinnovato fervore dello spirito che,
pur nel corpo debilitato, ho sentito proprio nel momento della
prova e di un certo isolamento
dai miei fratelli in fede nel riascolto della Parola; né è da sottovalutare ciò che il Signore può
operare nei cuori dell’ascoltatore occasionale, agnostico o ateo,
che nel letto di dolore casualmente « scopre », tra una trasmissione musicale o un notiziario del « GR » mattutino una
« nuova » trasmissione nella quale si parla in forma inconsueta
di « amore », « perdono », « salvezza », il tutto in un linguaggio
semplice ma toccante, specie
quando si tratta la tematica del
dolore e della sofferenza, non
predicando « dall’alto » ma parlando da fratello a fratello.
Chi ha la responsabilità di
questa rubrica radiofonica e, di
conseguenza, i vari predicatori
che si succedono, non dimentichino, come talvolta avviene, che
le meditazioni hanno un uditorio
eterogeneo, ben diverso dal normale culto domenicale in chiesa.
Gli isolati delle diaspore, dei
luoghi di pena, i « nicodemiti »
e i tanti degenti negli ospedali
hanno sete di conoscere una nuova forza ed una luce nel loro corpo e soprattutto nella loro anima, inariditi dall’infermità, dal
dubbio, dalTansia e dallo scoramento. Acutamente osserva H. L.
de Bieville (« Christianisme au
XXème siècle)... « davanti alla
sofferenza e alla morte si è ridotti all’essenziale, si è messi in
qualche modo con le spalle al
muro... »; proprio per tale cruda
realtà si evitino dispersioni in
dotte argomentazioni o dizioni
variate da due o più lettori con
terminologia teologica, tenendo
presente che chi forzatamente
giace a letto spesso è incapace,
oltre che di ogni sforzo fisico,
anche di quello intellettuale e
spirituale.
11 Culto alla radio è quindi un
autentico servizio verso il nostro
prossimo, rinnovando le virtù
cristiane della fede e della speranza x\eWAmore di Colui che per
primo ci ha amati.
Sarà questo il maggiore dono
che daremo per mezzo dell’« Acqua di vita » a coloro che da soli
non possono dissetarsi; se la berranno potranno diventare, con
gli altri che lo faranno, una sorgente spirituale inestinguibile
« per retcrnità » (Giov. IV, 15).
Elio Rinaldi
Il culto evangelico è trasmesso ogni domenica alle ore 7.35
a Radiouno dalla RAI.
5
6 febbraio 1981
DAL 14 AL 22 FEBBRAIO UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE SUL TEMA DELLE INTESE PREVISTE DALL’ART. 8
Intese: storia di un articolo
della Costituzione congelato
Ulteriori ritardi da parte del Governo radicherebbero l’impressione che si voglia impedire, o
quantomeno frenare, una crescita civile del Paese nel campo dei rapporti tra Stato e Chiesa
Dopo che il voto sull’attuale
art. 7 della Costituzione aveva
richiamato nella Costituzione i
Patti Lateranensi a regolare ancora e di nuovo i rapporti tra lo
Stato e la Chiesa cattolica, comparve, come è noto, sulla scena
della Costituente, l’art. 8 che doveva regolare la posizione delle
altre Confessioni religiose e in
particolare il suo 3" comma che
dice: « I loro rapporti con lo
stato sono regolati per legge sulla base di intese con le rispettitive rappresentanze ».
Ora, se da parte degli studiosi
della Costituzione, questo comma
è valutato come rispondente allo
scopo di « dare un contentino agli oppositori del regime concordatario » è bene ricordare che
le Chiese evangeliche, che tali
erano, non lo avevano peraltro
richiesto.
La linea perseguita dal Consiglio federale delle chiese evangeliche in Italia era diversa ed
era stata chiaramente espressa
fin dal 20 maggio 1946 con un manifesto che proclamava i princìpi dei cristiani evangelici: piena e completa libertà di coscienza e di religione, neutralità religiosa dello stato e assoluta indipendenza di tutte le chiese dallo stato. Diverso da questo auspicato separatismo era dunque
il regime di regolamentazione bilaterale tramite intese tra Stato
e Confessioni religiose predisposto dall’art. 8. Tuttavia le chiese
evangeliche, accettando pienamente tale nuova impostazione,
dimostrarono di essere attaccate
non già ad un particolare tipo
di sistema regolatore dei rapporti tra chiesa e stato (e cioè al
tradizionale separatismo) quanto al contenuto che ogni sistema
deve avere e cioè un contenuto
di libertà ed eguaglianza per i
singoli e per le chiese.
Tale contenuto, le chiese evangeliche mostrarono di aver ben
presente quando, fin dal febbraio
1948, avanzarono la richiesta di
dar corso alle intese. Da quel
momento in poi esse ravvisarono nelle intese un nuovo strumento atto a dare attuazione a
quelle norme costituzionali in
materia di libertà religiosa che
i governi democristiani si guardavano dal tradurre in pratica.
Imboccata la via dell’impegno
per l’attuazione delTart. 8, il cammino delle chiese evangeliche
può essere distinto in tre tappe
successive.
L’attesa
Dall’Intesa
Articolo 1; Legislazione sui culti ammessi — La Repubblica italiana,
nel richiamarsi all'art. 8 delia sua Costituzione;
e la Tavola valdese, rappresentante delle chiese metodiste e valdesi,
nel considerare che la legislazione sui culti ammessi del 1929-1930 non
rispetta la libertà delle confessioni religiose e contrasta con i princìpi affermati nella Costituzione;
convengono che la presente Intesa sostituisca ad ogni effetto nei
confronti delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese la suindicata legislazione.
Articolo 2: Libertà in tema di reiigione — La Repubblica italiana dà
atto dell'autonomia e dell'indipendenza dell’ordinamento valdese.
La Repubblica italiana, richiamandosi ai diritti di libertà garantiti dalla
sua Costituzione, riconosce che le nomine dei ministri di culto, la organizzazione ecclesiastica e la giurisdizione in materia ecclesiastica, nell'ambito dell’ordinamento valdese, si svolgono senza alcuna ingerenza
statale.
La Tavola valdese dichiara che né essa, né alcuno degli organi ed
istituti delle chiese che essa rappresenta, faranno ricorso, per l'esecuzione di provvedimenti da essi presi in materia disciplinare o spirituale,
agli organi delio Stato,
Articolo 3: Oneri di culto —- La Repubblica italiana, accogliendo la
richiesta della Tavola valdese, provvede a cancellare dallo stato di previsione della spesa dello Stato il capitolo delle spese fisse relativo all'assegno perpetuo per il mantenimento del culto valdese, previsto a titolo
di risarcimento di danni anteriormente subiti, dal regio biglietto 29 aprile
1843, ora corrisposto nella misura di lire 7,754,75 annue.
Articolo 4: Tutela penale — La Tavola valdese, ritenendo che la fede
non necessita di tutela penale diretta, riafferma il principio che la tutela
penale in materia religiosa deve essere attuata solamente attraverso la
protezione dell'esercizio dei diritti di libertà riconosciuti e garantiti dalla
Costituzione, e non mediante la tutela specifica del sentimento religioso.
La Repubblica italiana prende atto di tale affermazione.
— L'intesa Ira la Repubblica italiana e le Chiese valdesi e metodiste,
Torino. Claudiana 1979, L. 1.500.
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Dal 1948 al 1976 vi è stato uno
stillicidio continuo di richieste
da parte delle chiese evangeliche
perché il governo accettasse di
intavolare le trattative per le intese ^ Da parte del governo si
ebbero risposte di tre tipi:
Per un lungo periodo il governo oppose una comprensione di
questo genere alle intese : le chiese facessero conoscere le loro
richieste di modifica della legislazione sui « culti ammessi » •—•
che doveva permanere come base — e il governo avrebbe provveduto a varare le modifiche ritenute opportune.
Altre volte il governo non rispose neppure alle sollecitazioni
delle Chiese evangeliche ad attuare una precisa norma costituzionale.
In un caso, nel 1975, arrivò anche ad affermare che le intese
dovevano essere posticipate alla
revisione del Concordato affinché
le confessioni non cattoliche non
avessero a subire disparità di
trattamento.
A sbloccare a poco a poco questa situazione stagnante contribuirono diversi fattori. Anzitutto le sentenze della Corte costituzionale del periodo ’56-’58 che
dichiarando illegittimi diversi
strumenti giuridici limitativi delle libertà religiose (tra cui due
articoli del decreto 1930 sui « culti ammessi »), smantellarono le
posizioni di intolleranza che avevano caratterizzato l’azione dei
governi del dopoguerra.
In secondo luogo, negli anni
seguenti, il clima religioso (con
il Concilio Vaticano II) e politico (con il centro sinistra) doveva registrare profondi mutamenti in tutto il paese.
Infine con le « piccole intese »
( intese richieste espressamente
dalla legge per l’applicazione ai
ministri di culto non cattolici
delle nuove leggi di previdenza
sociale) i vari Ministeri, pur
spesso con riluttanza, dovettero
adattarsi a intavolare trattative
con le chiese evangeliche, cosa
che se non diede risultati quanto
al contenuto dell’istituto, contribuì però a chiarire la procedura
della sua attuazione.
Dopo l’ulteriore apertura ri
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Il presidente provvisorio De Nicola firma la Costituzione alla presenza di De Gasperi e Terracini.
sultante con le elezioni amministrative e politiche del ’75 e del
’76 si era quindi vicini ad un ulteriore passo avanti.
La trattativa
Nuove richieste di trattative
furono avanzate dalla Chiesa
valdese all’inizio del ’75 e nell’ottobre del ’76 e questa volta la
risposta, da parte del ministro
degli interni Cossiga, fu positiva.
Come era auspicabile il livello
adeguato per tale trattativa fu
identificato nella Presidenza del
Consiglio che avocò a sé la trattativa e il 25.11.’76 l’on. Andreotti comunicava alla Camera l’intenzione del governo di dare corso alle trattative per l’intesa con
la rappresentanza delle Chiese
valdesi e metodiste.
Solo ni giugno seguente si
poterono finalmente incontrare
le rappresentanze (i proff. Gonella, Temolo e Ago per parte
governativa e Peyrot, Spini e
Bianconi per parte valdese-metodista), ma in compenso, in me
no di 8 mesi e in complessivi 13
incontri, il testo dell’intesa era
predisposto e siglato dalle parti.
Da parte governativa non vi
era stata alcuna preclusione di
fondo per alcuna proposta avanzata da parte valdese-metodista,
anche se diverse cose ricevettero
formulazioni via via corrette e
diverse. Per parte valdese-metodista si può dire che la linea seguita nel dare contenuto all’intesa sia stata quella tracciata attraverso più di un secolo di rapporti con lo stato italiano e che
è precisata nella Disciplina generale delle Chiese evangeliche valdesi secondo cui la Chiesa si regge autonomamente « senza pretendere alcuna condizione di privilegio nell’ordine temporale né
consentire nel proprio ordine ad
ingerenze o restrizioni da parte
della società civile» (art. 5).
Lo stallo
Dal 4 febbraio 1978 l’intesa, firmata dalle due parti, sembra subire una sorta di incantesimo
che l’ha immobilizzata. Ad ogni
avvicendamento alla Presidenza
del Consiglio non sono mancate
dichiarazioni programmatiche.
Dopo che Ton. Andreotti (6.12.78)
ebbe riferito sul negoziato con
la delegazione valdese-metodista
prevedendo una « prossima conclusione », il secondo governo
Cossiga (14.4.80) includeva «tra
i problemi che il governo intende condurre rapidamente a soluzione » anche la revisione del
Concordato e le intese con le
chiese valdesi e metodiste. A sua
volta Ton. Forlani (22.10.80) dichiarava che « il governo intende condurre a termine il negoziato per la revisione del Concordato e concludere le intese
con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, ai sensi degli
artt. 7 e 8 della Costituzione ».
Ma intanto tutto restava fermo.
La corta vita dei governi nel
nostro paese non basta a spiegare questo immobilismo. Ci sono voluti più di due anni perché
i vari Ministeri a cui l’intesa era
stata inviata per un parere di
competenza facessero pervenire
al governo una risposta. Inoltre
un maldestro tentativo di riversare la responsabilità del ritardo sulla parte valdese-metodista
(a causa di pochi ritocchi formali e di una aggiunta marginale
da questa richiesti) lasciava trasparire la scarsa volontà di concludere le trattative.
Qual è dunque lo stadio attuale di questo lungo cammino?
Come abbiamo già detto, è un
immobilismo ormai sospetto. Il
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, l’agosto scorso, denunciava perciò come « del tutto ingiustificato ogni ulteriore ritardo » nella firma dell’intesa nel
testo predisposto e nella conseguente sua presentazione alle
Camere per l’approvazione della
legge relativa, ribadendo la
propria convinzione che « Timpostazione e i contenuti del testo anzidetto rappresentino un
contributo necessario alla crescita civile del Paese nel campo
dei rapporti tra Stato e Chiesa »
(25/SI/80). Orbene, ove tali ritardi si protraessero ulteriormente malgrado l’impegno assunto dall’attuale governo, non
potrebbe non radicarsi l’impressione che proprio tale crescita
civile nel ca,mpo dei rapporti tra
Stato e Chiesa si voglia impedire o quantomeno frenare il più
possibile.
Franco Giampiccoli
^ Mortati, Istituzioni di Diritto Pubblico, p. 1177.
^ La cronistoria è esposta in G. Peyrot : Significato e portata delle intese,
in « Le intese tra Stato e confessioni
religiose », Giuffré 1978.
Valdesi e Metodisti
(segue da pag. 1)
della sfera di competenza dell’autorità civile.
Oltre a tutto questo le intese
ribadiscono senza possibilità di
dubbio che in qualsiasi campo
dall’assistenza spirituale ai malati, ai militari, ai carcerati, alla
scuola, al regime matrimoniale,
si deve sempre avere cura che
non vi siano oneri finanziari di
sorta per lo Stato.
Una testimonianza
Questo sistema nuovo e per
l’Italia quasi rivoluzionario, di
fondare su basi chiare, inequivocabili, permanenti, l’autonomia
reciproca dello Stato e della
Chiesa, ha già suscitato interesse negli ambienti degli studiosi
del diritto in generale e del diritto ecclesiastico in particolare.
Il giorno in cui queste intese saranno arrivate in porto, cioè saranno diventate leggi dello Stato, starà davanti agli occhi di
tutti i cittadini, e non più di ristrette cerehie di addetti ai lavori, come un esempio con cui
fare i conti. A quel momento, da
parte valdese e metodista sarà
stato fatto tutto quello che era
possibile e doveroso fare per
rendere una solenne testimonianza. Toccherà agli italiani e ai loro leaders politici decidere se intendono servirsi di questo esempio oppure se preferiscono continuare a tenersi sul collo il giogo concordatario.
Ecco perché è così necessario
che dalle Alpi alla Sicilia si elevi la protesta per la mancata attuazione delle intese. Non si tratta della difesa di interessi, sia
pure legittimi, di una minoranza: si tratta di una partita che è
stata giocata, e dovrà continuare ad essere giocata, nell’interesse generale di tutto il Paese.
Battaglia offensiva
Dobbiamo avere l’onestà di
ammettere che se avessimo guardato solo al « particolare » delle
nostre modeste chiesette, probabilmente non sarebbe valsa la
pena di cacciarsi in una partita
così lunga e intricata. Via, lo
sanno tutti che i nostri pastori
non si sono mai messi in saccoccia i quattrini dello Stato e si
può avere fiducia che non lo faranno neanche in futuro. E questa democrazia in cui viviamo,
per quanto difettosa, non incoraggia davvero grandi incursioni dello Stato nel territorio delle
chiese: perfino l’infausta legge
sui Culti Ammessi, che continua
a svolazzarci sulla testa come
un uccellacelo del malaugurio, è
stata privata in pratica di molte
delle sue possibilità di nuocere.
Intendiamo portare avanti questa battaglia cocciutamente e
puntigliosamente, proprio perché non è una faccenduola che
riguarda quattro gatti di evangelici soltanto, ma è un monito
solenne al Pae.se e alla « nobiltà
e ai magistrati della nazione »
italiana. Intendiamo combatterla
fino in fondo perché è una battaglia offensiva proiettata in
avanti; non una battaglia difensiva che mascheri magari una
ritirata. Oltretutto è una battaglia che dobbiamo combattere
anche per doverosa solidarietà
ecumenica con quei non pochi
cattolici, animati da autentico
spirito evangelico, che già si sono esposti in senso anticoncordatario, rischiando magari rappresaglie.
Come tutte le battaglie serie,
va combattuta con coraggio e decisione, ma senza fughe in avanti. E’ infantile contrapporre a
questa battaglia concreta su temi precisi la prospettiva vaga
del rifiuto di un qualsiasi rapporto o negoziato con lo Stato.
Lo Stato, ci piaccia o non ci piaccia, è una realtà, e noi non possiamo impedirgli di operare; è
lampante che l’unico modo di
inchiodarlo su certi temi, senza
la possibilità di svicolare con
proprie iniziative, consiste appunto nelTattuaz.ione delTart. 8
della Costituzione. Cosa non meno importante, questa battaglia
non può essre condotta solo a livello dell’esecutivo valdese e metodista e neanche a quello del
Sinodo: va realmente portata^ a
livello di base, in modo da coinvolgere tutte le nostre comunità
e diventare un’occasione di confronto con il massimo numero
possibile dei nostri concittadini.
E’ questo che speriamo avvenga,
con l’aiuto di Dio, nella settimana a cavaliere della ricorrenza
del 17 febbraio 1848, cioè di quella prima alba di libertà religiosa
in Italia, che acquista oggi un significato co.sì particolarmente
suggestivo.
Giorgio Spini
6
6 febbraio 1981
cronacd delle valli
ALLE VALLI OGGI
CURIOSA COINCIDENZA STORICA
PINEROLO
Di fronte 17 Febbraio 1663
aWahorto
E’ possibile che questa primavera saremo chiamati ad esprimere la nostra opinione su uno
o più referendum abrogativi in
materia di aborto.
Nel Pinerolese qualcosa si è
già mosso. Organizzato da “Cronache del Pinerolese”, a Cavour
v’è stato un dibattito a favore
del mantenimento della legge
sull’interruzione della gravidanza. Da quanto detto in quella sede traggo spunto per alcune riflessioni.
Innanzitutto, i referendum
hanno risollevato la discussione
sul problema dell’aborto, messa
un po’ da parte dopo l’approvazione della legge. La 194 non ha
risolto i problemi connessi con
la realtà del pur sempre alto numero di donne che giungono al
punto di voler abortire, e con il
dramma delle pratiche clandestine. Una legge non può sconfiggere da sola un male sociale
quale è l’aborto: questo può essere debellato solo con l’impegno di ciascuno, che oggi può
trovar sostegno nella legge.
Oggi che abbiamo dati più concreti, perché si può abortire in
ospedale con assistenza medica
( ma quanti sono ancora gli
aborti clandestini?), oggi che
sappiamo con più certezza qual
è la drammatica realtà dei fatti,
mi pare che ancora ben poco si
faccia per prevenire la soppressione di tante vite.
Secondo le fonti dell’ISTAT
nel 1980 in Italia vi sono stati
circa 200 mila interruzioni di gravidanze, 280 aborti ogni mille nati vivi.
Una seria educazione sessuale
(necessaria già a livello di preadolescenza), una informazione
sui contraccettivi (che non può
essere data dalla réclame sulle
riviste), una maggior responsabilizzazione dell’uomo e della
donna al fine di un controllo efficace delle nascite, in modo da
evitare concepimenti indesiderati che talora portano alla pratica abortiva, sono traguardi ancora lontani. Penso che il punto
su cui è necessario insistere maggiormente sia quello della responsabilità di ogni soggetto, uomo o donna che sia. Che significa
questo? Secondo me, essenzialmente rendersi conto che l’aborto non è una soluzione; che con
esso si sopprime una vita di cui
siamo responsabili; che di questo fatto rispondiamo di fronte
al Signore; che l’avere un figlio
dev’essere una scelta responsabile come quella di non averlo.
Senza senso è la divisione, che
può far comodo a qualcuno, tra
abortisti ed antiabortisti: credo
che nessuno in buona fede possa
sostenere l’aborto come un qualcosa di positivo. Parlare di zigote, embrione come di una cosa
che non ci riguarda è un ingannare se stessi: fin dal momento
del concepimento si è messa in
moto una nuova vita.
L’aborto però è in molti casi
una dolorosa necessità: è un fatto che è frutto della realtà di
peccalo in cui viviamo, cui dobbiamo reagire, sostenendo chi in
prima persona ne viene a contatto non abbandonandola a se
stessa e non pensando che sia
un problema solo suo. Qualcuno
a Cavour diceva che il maggior
colpevole di un aborto è l’uomo
maschio; se pure in molti casi è
innegabile che ciò sia vero, non
credo che un discorso di quantificazione della colpa sia molto
producente; è comunque necessario che l’uomo sia il primo cui
bisogna indirizzare una educazione alla responsabilità personale di fronte alla scelta della
procreazione.
E' vero che la .scelta se abortire o 110 spetta alla donna, perché è lei la prima a rispondere
della propria vita di fronte al
Signore, ma non si può estromettere l’uomo da una scelta che
deve coinvolgere la coppia, se la
gravidanza non voluta è nata da
un atto di amore, e non di violenza.
Coinvolgimento dell'uomo: non
per colpevolizzarlo oltre il dovuto, ma affinché non si lavi troppo facilmente le mani « perché
è una scelta della donna ».
Paolo Gay
L’arroganza di un regnante di Casa Savoia nei confronti degli « Eretici delle Valli » rei di difendere le proprie convinzioni religiose
Siamo abituati a festeggiare la
ricorrenza del 17 febbraio festa
dell’ Emancipazione, a ricordo
delle « Lettere Patenti » di Carlo
Alberto, del 17 febbraio 1848.
Ma, scorrendo la « Raccolta...
delle Leggi, Provvidenze, Editti,
Manifesti, ecc. della Reai Casa
di Savoia, troviamo un altro documento relativo ai Valdesi che
porta la stessa data del 17 febbraio. E’ il « Memoriale degli
Eretici delle Valli, colla risposta
di S.A;R. circa l’esercizio della
loro religione ». Datalo del 17 febbraio'1663.
Siamo in quel travagliato periodo della nostra storia che segue le stragi della « Primavera
di Sangue » concluse con le « Patenti di Grazia » del 18 agosto
1655, ohe durerà per circa un decennio ed è conosciuto come il
periodo della « Guerra dei Banditi ». Alle angherie del governatore Gastaldi seguono le rappresaglie delle bande capeggiate da
Janavel che provocano i bandi di
condanna da parte della Corte,
contro di lui e i suoi compagni
e contro Léger. I Valdesi da parte loro inoltrano delle « suppliche » e « memoriali » richiamandosi alle « Patenti » del 1655, suppliche che per lo più non hanno
risposta o ricevono risposte evasive. Intanto, nel 1661 al Léger è
inviata una terza citazione in cui
i capi di imputazione tradotti in
termini legali odierni sono di:
omicidio premeditato, mandante
di omicidi, tentato omicidio, contravvenzione alle patenti del 1655,
incitazione al saccheggio, sottrazione di pubblico denaro, contrabbando di armi, minacce a
mano armata, costituzione di
bande armate, incitazione alla ribellione, attentato alla sicurezza
dello Stato.
Quello che ci interessa, come
coincidenza di data è un « memoriale » su 9 punti, con le risposte
di S.AjR. (Carlo Emanuele II),
0 chi per esso.
Richiamandosi alle suppliche
e memoriali precedenti rimasti
senza risposta, protestando la loro obbedienza e sottomissione e
confidando « nell’ impareggiabile
benignità e clemenza » di S.A.R.,
1 Valdesi richiedono, al punto 1°
che siano « osservate di punto in
punto le patenti delli 18 agosto
1655 ». Al che I’AjR., risponde che
non se lo meriterebbero, ma che,
insomma, se saranno bravi, vedrà
se è il caso di farle rispettare.
Nel 2° punto viene ricordata la
richiesta già più volte inoltrata
di poter predicare a S. Giovanni
e dar lezioni di catechismo. La
risposta, come già in passato, è
negativa. I Valdesi possono abitare a S. Giovanni ma è escluso il
culto e l’insegnamento, come previsto dalle « Patenti ».
Il 3° punto è una richiesta di
grazia per i « banditi ». La risposta è che il fatto stesso di chiedere la grazia per questi « facinorosi » è indice di connivenza con i
banditi, contro i quali gli abitanti
delle Valli non hanno mai voluto
cooperare al loro castigo. Comunque, se obbediranno d’orinnanzi agli ordini regi, « per qualche particolare graziabile, farà
S.A.R. provare i soliti effetti di
clemenza ».
Dal 4° al 1° punto viene richiesta la conferma del libero commercio in tutti gli stati Sabaudi.
La concessione di poter « deputare un gabellotto per vender sale »
nei giorni di mercato. Che le cause civili di 1° e 2° grado siano da^
vanti ai giudici ordinari sia per i
Valdesi che per i Cattolici. Nelle
cose nolitiche non concernenti
fatti di religione il trattamento
sia uguale come agli altri sudditi.
A tutti la risposta è la stessa, ci
si richiama alle Patenti del 1655.
L’8° punto è la richiesta di essere sgravati ancora per qualche
anno dalle tasse, balzelli e spese
di alloggio dei militari, che le
« Patenti » del 1655 avevano sospeso per 5 anni. La risposta è;
« Quando i supplicanti si saranno
resi più degni delle grazie già ricevute di quello l’abbiano fatto
fino al presente, S.A.R. allora
considererà quello che sarà conveniente di far loro ». Ma intanto
fa presente che non ha voluto
ricevere il loro donativo per le
sue nozze, donativi che invece sono stati fatti da tutto il resto del
paese, ciò che è stato per loro
un’agevolazione rispetto agli altri
sudditi.
Di questo rifiuto i Valdesi si
dichiarano mortificati in una lettera del 13 maggio 1663 al Senatore Perracchino, intendente di
Giustizia per le Valli, pregandolo
di supplicare da parte loro S.A.R.
di accettarlo.
Qui si direbbe che il principe
abbia fatto finta di fare il bel
gesto di rifiutare il dono per dare
una risposta dilatoria alla loro
richiesta circa la sospensione delle tasse, ma nello stesso tempo
anche per poterli eventualmente
escludere da qualche amnistia
generale che di solito i regnanti
promulgano in occasione delle
loro nozze. Questo i Valdesi devono averlo capito e perciò ricorrono al Senatore Perracchino, dopo aver ricevuto la risposta a
questo loro memoriale, risposta
consegnata al loro delegato G. Malanotto di S. Giovanni il 7/3/1663.
Al punto 9° viene richiesto che
il memoriale sia spedito « gratis
in totum » e internato e approvato ecc. S.A.R. « manda al sig.
Gran Cancelliere di avergli il dovuto riguardo ».
Questo è uno dei tanti documenti che si leggono nella suddetta Raccolta, e la sua curiosità
sta nella coincidenza di data con
la ricorrenza dell’atto, sempre di
un regnante di Casa Savoia, che
celebriamo il 17 febbraio di ogni
anno.
Osvaldo Coisson
POMARETTO
Raddoppia il costo del
servizio nettezza urbana
Dopo aver velocemente ratificato alcune piccole questioni già
decise dalla Giunta, venerdì 30
gennaio il Consiglio Comunale
si è fermato a lungo a discutere
su due punti: — l’aumento del
costo del servizio raccolta rifiuti
e di conseguenza l’aumento della tassa per i cittadini e la possibilità data ai Comuni di applicare sull’energia elettrica consumata da ogni utente una tassa
pari a L, 10 per ogni Kw/h.
Come è noto, la raccolta dei
rifiuti ed il successivo smalti
TORRE PELLICE - CONSIGLIO COMUNALE
No alla tassa aggiuntiva
Convocato per la prima volta
nel corso del nuovo anno, martedì 27 gennaio si è riunito il
Consiglio comunale.
Pochi in complesso i problemi
toccati nella seduta, ma di non
secondaria importanza.
All’esame, innanzitutto, il progetto di completamento della rete fognaria per cui è prevista una
spesa totale (ammortizzata, secondo disposizione legislativa, da
contributi regionali: 500 i milioni
già stanziati per la realizzazione
dei primi lotti di intervento) di
un miliardo 288 milioni. In tale
cifra rientrano i costi di mes.sa in
funzione dei nuovi impianti di depurazione nelle zone ancora
sprovviste.
Considerando il bilancio preventivo sul consumo di energia
elettrica per il 1981, la Giunta ha
esposto i termini del decreto legge in base al quale si ricono.sce
alle amministrazioni comunali il
diritto di applicare (dopo gli iniziali 75 kilowatt-ora di elettricità
consumata) una tas.sa di 10 lire
al kw, come maggiorazione una
tantum delle tariffe da riscuotersi solo neH’81. All’unanimità i
consiglieri hanno approvato la
proposta di delibera della maggioranza che decideva di non gravare sulle spese familiari con
questa imposta indiretta per incrementare le entrate del Comune.
Deciso, invece, l’aumento, dovuto al rincaro dei costi del servizio, della tassa raccolta rifiuti
solidi: all’aumento, che si aggirerà sul 239(1, saranno interessate tutte le categorie tariffarie.
Grazie ad un apposito finanziamento regionale di 25.000.000, anche Torre Pellice avrà un ostello
da adibirsi, naturalmente, ad
uso dei turisti: è stato infatti
accolto con favore il progetto di
massima — spesa: 40 milioni —
per la ristrutturazione dei locali
soprastanti la palestra del Filatoio di proprietà comunale.
Tra le altre decisioni prese in
Consiglio, la si.stemazione delle
vie Boschetto, Tagliaretto (3°
ti'onco) e Inverso Colletto, e il
completamento della strada collegante le borgate Vigna-Chiorivet - Cianramà - Sartounet. Lavori
saranno fatti pure sulla strada
Inverso Roland! che porta da
Torre a Piamprà.
M. B.
mento era per Pomaretto un
problema da risolvere ormai da
tempo. Infatti non c’è nel territorio del comune un luogo idoneo e la fumosa discarica all’Inverso era inquinante. Ora, il trasporto dei rifiuti a Pinerolo in
area appositamente attrezzata risulta essere la soluzione migliore, ma naturalmente la spesa
viene ad essere praticamente raddoppiata. Su questo si è aperta
la discussione. Con riluttanza, la
Amministrazione ha deciso il
raddoppio della tassa sui rifiuti
ma si è impegnata nel contempo a fare nel più breve tempo
possibile una serie di consultazioni sul tema della difesa del
territorio, sulla salute, sui servizi assistenziali e ogni questione che alla gente interessi discm
tere.
Sul problema della eventuale
tassa da applicare sull’energia
elettrica, che se applicata, porterebbe al comune un gettito di
alcuni milioni, l’amministrazione si è dichiarata nettamente
contraria, in quanto non è compito del comune aumentare le
tasse.
C. L.
Anziani
in casa
di riposo
Essere anziani ed ospiti di una
casa di riposo di questi tempi è
sempre più difficile. Quello che è
successo a Pinerolo alla casa di
riposo Jacopo Bernardi è un
esempio di una situazione che si
ripete in molte altre case di riposo della nostra zona.
Le rette in qualche caso sono
quasi raddoppiate: siamo a conoscenza per esempio che a un
anziano nel giro di un mese la
retta è stata portata da 170.000
lire a 320.000 mensili, mentre la
pensione è aumentata solo di
qualche decina di migliaia di lire... L’anziano si trova quindi
nella impossibilità pratica di pagare la retta ed ha paura di essere dimesso.
Cosa che certamente non succederà in quanto le amministrazioni di queste case di riposo
non hanno scopi di lucro e certamente terrarmo conto delle
problematiche sociali che tale
atto comporterebbe. Rimane tuttavia la situazione psicologica
dell’anziano che non « si sente a
posto » che deve dire « grazie »
che passa da una situazione in
cui usufruiva di un servizio ad
una in cui è un « assistito ».
E i pensieri di essere per il resto della vita un « assistito » sono pesanti nella giornata: bisogna imparare a abbassare la testa perché si è sempre ricattabili.
Ma se da una parte c’è la situazione dell’anziano, dall’altra
ci sono le necessità economiche
delle amministrazioni delle case
di riposo: oggi tra costo per il
personale (che va pagato secondo il contratto sindacale) e
oneri per il riscaldamento, la
manutenzione e il vitto, il costo
giornaliero per il mantenimento
di un anziano nella casa di riposo è di circa 10-12 mila lire.
Ma vi sono case di riposo in
cui sono ricoverati anche cronici per cui il costo arriva fino a
20 mila lire giornaliere.
Tutto ciò senza che la condizione dell’anziano nella casa di
riposo sia « ottima ».
Di fronte a questa situazione
gli amministratori delle case di
riposo si rivolgono ai comuni
per chiedere integrazioni di rette, integrazioni che diventano
molto onerose per i comuni stessi.
Non sarebbe meglio, che là dove Questo non si fa ancora, si iniziasse una seria politica di servizi per gli anziani che permetta
loro di restare nelle loro case?
Forse sarebbe meglio sia per gli
anziani che per le casse del comune.
Giorgio Cardici
I DISTRETTO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del 1° distretto avrà
luogo
lunedì 9 febbraio
con inizio alle ore 9, nella
Foresteria di Torre Pellice. Riflessione biblica di
Alberto Taccia. Tema della giornata: IL RUOLO
DIACONALE. Ognuno è
pregato di portarsi l’inserto dell’Eco con il progetto
della Tavola e le relazioni
della Commissione Discipline e della Commissione
d’esame.
oggi e domani
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 8
di ogni lunedì (tei. 0121/91.334).
SOLIDARIETÀ’ COL POPOLO
DI EL SALVADOR
Organizzato dalla Comunità di base,
in collaborazione col Centro Sociale
Protestante e col settimanale « Cronache del Pinerolese » si terrà giovedì 12
febbraio presso il Centro Sociale di
San Lazzaro (via dei Rochis 3) a Pinerolo un dibattito sulla drammatica situazione sociale e politica della Repubblica di El Salvador.
Interverranno due esponenti del movimento di liberazione del paese.
Alla riunione sono invitati i partiti e
le forze sociali in vista della costituzione di un comitato zonale di sostegno
alla lotta del popolo salvadoregno.
M Hanno collahorato a questo
numero: Thierry Benotmane,
Marco Borno, Franco Davite. Marco Davite, Dino Gardiol, Ermanno Genre, Carla
I.onao, Luigi Marchetti, Franco Taglierò, Marco Ayassot,
Bruno Rostagno.
7
6 febbraio 1981
CRONACA DELLE VALLI
XVII FEBBRAIO 1848
Tolleranza e libertà
I commenti della stampa liberale dopo la concessione dei diritti civili e politici
Notizie utili
Poiché in questi ultimi
anni si parla spesso di rapporti fra Stato e Chiesa ed
in particolare delle Intese
e dell’ora di religione nelle
scuole, mi sembra possa
essere utile rivedere insieme il dibattito che si sviluppò a proposito dell’editto di emancipazione dei
valdesi sui giornali intorno
agli anni del 1848.
Io credo infatti che at
traverso la lettura del no
te frequentare le scuole
pubbliche e conseguire i
gradi accademici, nulla però era innovato quanto all’esercizio del loro culto,
alla loro libertà religiosa.
L’editto fu salutato da
tutti con gioia, anche la po
polazione cattolica si associò in quelle ore all’euforia
dei valdesi.
A Pinerolo ner esempio,
la municipalità invitò gli
stessi cattolici con dei ma
'AMATO '
' ... í^-iiíí^¡É'líijíTA
T/
’ * AímIT.aetoiiC
•M6- -^ÀsSiMa. ».4,
4 ^
f. dt.tr
C.,^4ì.4.
..-^'wì4C#L6A«/#m4*v
,W^ ...
«¿w.sí*TSdr>Atór
Le lettere patenti del 17 febbraio 1848.
stro passato si possano acquisire gli stimoli necessari per affrontare il presente con maggiore chiarezza
e consapevolezza.
Come ben si sa, la promulgazione di tale editto
avvenne il 17 febbraio 1848
come appendice al 1“ articolo dello Statuto concesso da Carlo Alberto l’8 dello stesso mese: i valdesi
venivano ammessi, dopo
secoli di repressioni, a godere di tutti i diritti civili
e politici al pari degli altri
sudditi, potevano fìnalmen
nifesti affìssi al muro a
prendere parte all’esultanza comune. La concessione
del re viene salutata dai
giornali liberali come « la
luce venuta dal cielo, a dissipare la caligine che ancora ottenebrava le umane coscienze » ' o come « un
atto di grande giustizia » ^
Dopo un primo periodo di
euforia però, l’editto viene
interpretato in maniera diversa in seguito ad un esame più realistico del suo
contenuto.
Il 1° articolo dello Statu
to d’altra parte riaffermava
il cattolicesimo come religione di Stato e gli altri
culti erano soltanto tollerati conformemente alle
leggi.
Ci si rende subito conto
che le libertà politico-civi
li ottenute dai valdesi, non
consentono però un’azione
libera in quanto il clero
cattolico teme il loro spirito proselitistico. In sostanza i valdesi restano in
una situazione di inferiorità, mancando una vera libertà sancita da leggi chiare. La tolleranza di cui
parla lo Statuto è infatti
un termine molto ambiguo
e non si sa bene quale valore abbia. Su quest’argomento nasce pertanto un
dibattito giornalistico fra
i vari quotidiani dell’epoca. Fra le testate di matrice
laica « Il Risorgimento » diretto da Cavour fa, si può
dire, la parte del leone.
Lo stesso Cavour si avvede che gli articoli dello
Statuto ed anche l’editto
di emancipazione dei valdesi, limitano fortemente la
azione delle minoranze
confessionali. Per lui è assurdo parlare di libertà di
coscienza, negando ad un
credente di esprimerla attraverso gli atti di culto.
Sulle colonne del suo giornale egli afferma infatti
che fra le maggiori conquiste della civiltà moderna è
« da annoverarsi la libertà
di coscienza e quindi la libertà dei culti che ne deriva quale logica conseguenza » ’. Apofiunge poi che questo princinio non è stato
proclamato dallo Statuto
e che è possibile attuare la
libertà religiosa solo con
la separazione dei poteri
dello Stato dalla Chiesa.
Qualche anno dopo « Il
Risorgimento », cambiato
direttore, assume un atteggiamento meno drastico
ed intransigente affermando in pratica che ogni Chiesa è per sua natura intollerante poiché si ritiene in
possesso della verità, quindi non è la Chiesa che de
Saltano le stagioni?
Il fatto più notevole di
questa lunga stagione di
siccità invernale s'è verificato nella notte di domenica 4 gennaio quando — come ricorderemo per un
pezzo — un vento violentissimo ha recato danni ingenti in tutto il pinerolese.
Abbiamo visto case scoperchiate, alberi secolari spazzati via come fu.scelli e
« fnie » (covoni di fieno),
che richiedono tanto lavoro, risucchiati in un attimo. In Val d'Angrogna, in
quest’ultimo mezzo secolo,
un vento così impetuoso
lo ricordo solo due volte.
La prima fu, 50 anni fa, nel
gennaio del 19.31, per me il
più violento, anche perché
rimasi bloccato, per più di
tre ore, con un’ottantina
di altri concorrenti durante una gara sciistica alla
Vaccera, avvertendo chiari
sintomi di congelamento.
La seconda volta fu circa
20 anni dopo, nel 1952, in
febbraio: un vento distmttore violentissimo ma di
breve durata. Particolare
curioso: queste calamità
si sono sempre verificate
di domenica.
Ritornando ora alla eccezionalità di questa secca
stagione invernale priva di
neve noto che negli ultimi
50 anni le stagioni sono
parecchio mutate. Una vol
ta, mi pare, una stagione
bizzarra come questa avrebbe registrato uno stupore indicibile mentre oggi si accetta come normale
. la neve a Pasqua o il freddo invernale nei mesi estivi. Indice di un sempre più
La Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca organizza un’inchiesta
fra le persone anziane che
abitano sole e che sono
state segnalate dai Comuni, tendente a conoscere in
maniera più approfondita i
problemi e le necessità in
cui si trovano.
A seguito di questa inchiesta la Comunità Montana intende avviare i ser
ve occuparsi delle libertà
dei cittadini, ma lo Stato,
il quale « deve impedire
che la supremazia di un
culto porti offesa alla libertà degli altri » \ La libertà
appare cioè un diritto inalienabile dell’uomo, senza
la quale le libertà civili e
politiche non hanno ragione di sussistere. In questo
dibattito interviene anche
il Galvagno, ministro dell’Interno, esprìmendo in
Parlamento l’opinione del
governo in questi termini:
« Ou l’on tolère, ou l’on
ne tolère pas, et si l’on
tolère l’éxercice, il faudra
permettre les moyens de
le pratiquer... Quand il y
a des cultes tolérés, l’exercice de la religion catholique ne peut plus être
exclusif ». È dunque il governo che deve garantire a
tutti di poter praticare la
propria religione ed essere
arbitro imparziale e giusto
nelle controversie di parte.
Questo in sintesi il pensiero liberale del tempo, al
prossimo numero vedremo
invece quali erano gli umori negli ambienti di ispirazione religiosa.
Clara Bounous Bouchard
RICORDI DI VITA IN VAL D’ANGROGNA
marcato distacco dell'uomo
dalla natura? Può darsi.
Certo è che per il contadino, posso ben dirlo, siccità
e instabilità delle stagioni
si traducono in nuove peripezie per portare a buon
fine il difficile lavoro quotidiano. Nel frattempo speriamo che nevichi.
Alfredo Monnet
VALLI CHISONE E GERMANASCA
La condizione
degli anziani
' Il Risorgimento, 22 febbraio
1848.
^ L’Opinione, 19 febbraio 1848.
^ Il Risorgimento, 18 maggio
1848.
^ Il Risorgimento, 2 dicembre
1848.
Patate da seme
La Comunità Montana Val Chisone e Germanasca
rende noto che sono aperte le iscrizioni per le prenotazioni delle patate da seme.
Invitiamo gli interessati a ordinare i quantitativi
desiderati al più presto, entro e non oltre il IO febbraio
1981, telefonando o presentandosi direttamente presso il
Messo del Comune di residenza. I prezzi indicativi e non
impegnativi sono i seguenti:
Mirijke Olanda L. 305/Kg.; Bintije Olanda L. 265/Kg.;
Bea Bretagna L. 290/Kg.; Sirtema Olanda L. 265/Kg.;
Draga Olanda L. 375/Kg.; Primura Olanda L. 370/Kg.;
Desirée Olanda L. 315/Kg.; Spunta Olanda L. 440/Kg.;
Saskia Olanda L. 255/Kg.; Climax Olanda L. 255/Kg.;
Exodus Olanda L. 365/Kg.
Il prezzo prevede il trasporto fino al Comune di residenza.
Corso di apicoltura montana
La Comunità Montana Val Chisone e Germanasca
comunica che il 2" Corso teorico-pratico di apicoltura
montana, libero e gratuito si svolgerà a Pomaretto e
Fenestrelle secondo il seguente programma:
Pomaretto (Sala Valdese)
Venerdì 13 febbraio 1981 ore 20.30-23.30: Introduzione al corso. Impianto di un’azienda apicola.
Sabato 14 febbraio 1981 ore 9-12: Conduzione invernale e primaverile.
Sabato 14 febbraio 1981 ore 15-18: Conduzione estiva
stanziale e nomade.
Fenestrelle (Salone S. Carlo)
Venerdì 20 febbraio 1981 ore 20-23: Lavorazione e
commercializzazione dei prodotti dell’alveare.
Sabato 21 febbraio 1981 ore 15-18: Patologia apicola.
I nemici dell’ape. Malattia della covata e dell’ape
adulta.
Ai partecipanti sarà distribuita una dispensa-riassunto delle lezioni.
Gii interessati a partecipare al corso devono presentare domanda in carta semplice indirizzata alla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca - Piazza Libertà n. 1 Pomaretto (tei. 81497; 81190), entro il 10 febbraio
1981, specificando l’indirizzo a cui far pervenire eventuali comunicazioni.
Alla, fine del corso è prevista una gita di istruzione
presso una grande azienda apicola sul lago Maggiore
(Brebbia - Varese).
L’angolo di Magna Linota
Senta un po’ Magna Linota, [Carmelina, eh?]
mesi or sono, ad una lettrice- che reclamava per il
servizio funebre valdese,
avete fatto un lungo giro
accademico di frasi senza
concludere niente sul perché della cosa. Bisogna testimoniare quanto segue:
i Valdesi non sono idolatri e perciò non hanno il
culto dei morti;
non ci sono le sovrastrutture mistiche presenti in altre Confessioni e
quindi niente messe, processioni teatrali, lapidi con
fotografia (magari a colori), pianti di vedove e chicchessia;
non viene pregato il Divino di accettare il defunto perché non ci sono intermediari tra l’uomo ed
il Soprannaturale;
non viene creduto il fatto che con pompa magna
il morto giunga meglio in
cielo;
infine, come gli Ebrei,
credete che dopo morti c’è
solo il Grande Sonno.
Pubblicate e precisate
che sono un simpatizzante
mezzo-ebreo e mezzo-protestante.
Cordiali saluti. Magna
Linota.
Coda Taletta Franco
Però, Magna Linota, fa
tanta fiaba alpestre questo
Caro signore,
non ricordo l’articolo di
cui parla, ma devo confes
sare che non leggo sempre
tutto il settimanale.
In ogni caso sono d'accordo con lei su quasi tutto quel che dice; anche se
sarei un po’ meno decisa
su alcuni particolari. Per
esempio direi che cerchiamo di non essere idolatri,
ma. chi di noi è sicuro di
non dare a qualcosa di terreno quello che spetta a
Dio solo? Non posso nemmeno condannare la vedova, o qualsiasi altra persona che, pur essendo credente e contraria alle “sovrastrutture mistiche” come lei le chiama, piange
sul vuoto lasciato dalla
morte di una persona cara.
Ma quel che non mi sento
proprio di sottoscrivere è
l'ultimo punto. Secondo
me, né Ebrei né Cristiani
credono « che dopo morti
c’è solo il Grande Sonno ».
Sia l’Antico Testamento
che il Nuovo dicotto cose
un po’ diverse. A me, poi,
è sempre sembrata inutile,
c perfino un po' buffa, la
pretesa di sapere con certezza che cosa ci attende al
momento della morte. C’è
già abbastanza da fare su
questa terra, senza perdere
tempo a fantasticare sull’aldilci, costruendocelo a
modo nostro o affannandoci a dimostrare che non
esiste. Un giorno o l'altro
arriveremo tutti a quel
punto: io ho fiducia in Dio
e credo fermamente che.
qualunque sorte ci aspetti,
quel che Lui vorrà sia
bene.
A proposito poi del mio
nome, non è né Carmelina
né una fiaba alpestre. Semplicemente nelle nostre valli c’è l’abitudine di continuare per tutta la vita a
chiamar le persone con il
nomignolo che si dà spesso ai bambini, o che loro
si danno da soli quando
non sanno ancora parlare
bene. Così certe volte si
scopre il nome ufficiale di
una persona solo leggendolo sugli annunci mortuari..
Sa che la sua lettera mi
è piaciuta perché è scritta
come si parla con una vecchia conoscenza, e mi sono
divertita anche a risponderle?
Cordiali saluti.
Magna Linota
vizi domiciliari nelle forme
e nelle misure che risulteranno necessarie.
Pertanto a partire dal 2
febbraio 1981 alcuni dipendenti di Prà Catinat intervisteranno a domicilio gli
anziani che abitano soli.
Saranno muniti di un
documento della Comunità
Montana nel quale si dichiara che sono autorizzati
a svolgere questa inchiesta.
Hôtel du Parc
Casa tranquilla - aperta tutto l’anno
Riscaldamento centrale
Facilitazioni per lunghi periodi di
permanenza
Viale Dante, 58 ® 0121/91367
TORRE PELLICE (To)
Il Dr.
SILVIO BOER
MEDICO CHIRURGO
COMUNICA CHE:
• Dal 19 gennaio 1981
è il nuovo medico di
base convenzionato del
Consorzio dei Comuni
di : Torre Pellice ed Angrogna.
• Chiunque vorrà essere suo assistito dovrà
:-ec'rs' per l'iscrizione
alla U.S.L. in Vi.^'e XXV
Aprile 7, a partire da :
Lunedì 19 gennaio.
• Visiterà nell'ambulatorio del Dr. Gardiol.
• Per ulteriori informazioni telefonare al n.
93 24 50.
Dott.
Giovanni GRILLONE
specialista in pediatria
Visita
per appuntamento
presso ¡’«Asilo Valdese»
di Luserna S. Giovanni
Via Malan, 3 - Tel 90285
8
8
CRONACA DELLE VALLI
6 febbraio 1981
DIBATTITI
Per un migliore utilizzo delle
risorse del territorio montano
La presidente della Comunità Montana Val Pellice apre il dibattito tra i lettori
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Frutticoltura minore
Leggendo l’articolo « Al
fuoco » apparso sul n. 3
del 16.1.1981 a Arma di Ermanno Genre, mi è parso
che mancasse di una corretta informazione e quindi
non potesse fornire un
buon contributo alla soluzione dei problemi che
egli stesso propone.
Senza dubbio le Comunità Montane hanno il compito di rivalutare il territorio montano, di difendere il cittadino che vi abita,
ma non possono in breve
tempo sanare una situazione che si trascina da anni.
Il guasto che si è prodotto, complice rindifferenza di tutti, non può di
colpo essere cancellato.
Il problema meriterebbe
un’analisi più profonda e
delle proposte più serie
per affrontarlo e la collaborazione dei cittadini è
preziosa in onesto senso,
molto di più di affermazioni approssimative che
rischiano di aumentare la
sfiducia.
Innanzitutto intendo precisare alcune inesattezze:
il piano regolatore di valle non è ancora entrato in
vigore: è stato approvato
nella sua stesura preliminare e presto lo sarà in
forma definitiva (finalmente!), ma per ora non «regola » ancora niente. In
mancanza di strumenti urbanistici, vige la Legge Regionale n. 56 del 1977, ora
modificata in Legge Regionale n. 50 del 1980, alla
quale il nostro piano dovrà riferirsi, come pure
alle Leggi Nazionali in materia (Legge 10, 457).
Se intanto i buoi sono
scappati è perché c’era chi
aveva interesse a lasciarli
scapnare e certamente al
di sopra della Comunità
Montana.
In secondo luogo i gruppi di volontari delle squadre antincendi boschivi
sorti in otto comuni della
■'^alle. sono alle prime esperienze fornite di attrezzatura ancora fresca di imballaggio e per di più messe a dura prova da una stagione particolarmente infausta. Come si può criticare subito questa iniziativa prima ancora che abbia avuto modo di esplicarsi?
Le prese d’acqua antincendio nelle borgate saranno scarse, ma basterebbero in un periodo di siccità
come questo e per spegnere fuochi nei boschi spesso così lontani dagli abitati?
Ritengo peraltro estremamente importante l’attività di prevenzione che è
stata effettuata in questo
periodo: basti pensare che
dal 4 al 20 gennaio corrente anno, guardie forestali
volontarie, personale e
mezzi della Comunità Montana, hanno vigilato su tutto il territorio della Valle
in modo pressoché ininterrotto con una intensificazione durante le ore notturne.
I limitati casi di incendi
boschivi, peraltro da identificarsi per la quasi totalità in « principi di incendio », se confrontati con
quelli avvenuti nelle Valli
limitrofe, sono, a mio avviso, un buon segno per
il proseguimento sulla strada intrapresa.
E veniamo al problema
politico : che la tutela dell’ambiente non sia soltanto
la regolamentazione della
raccolta dei funghi, credo
sia scontato per tutti, ma
per tutelare il contadino
che vive in montagna occorre in primo luogo rispettare lui e la sua proprietà, ridargli dignità e
potere di contrattazione.
Si tratta quindi di definire gli strumenti per rag
giungere questi fini: sinceramente quelli indicati dal
Pastore Genre mi lasciano
molto perplessa. Mi spiego
con due esempi: 1) da 4
anni gli agricoltori della
Valle ricevono la suddetta
indennità compensativa luna brutta copia della proposta dello stipendio) per
un importo complessivo
annuo di circa L. 250 milioni (quindi un totale in 4
anni di un miliardo circa);
2) periodicamente la stampa nazionale si preoccupa
della grave situazione disoccupazionale in cui versano gli oltre 30.000 operai
forestali alle dipendenze
della Regione Calabria (un
costo per la collettività di
circa 300 miliardi all'anno).
Chiediamoci a questo
punto qual è stato in pratica il beneficio, sia sul pia
no economico che sociale,
tratto dalle popolazioni interessate. Sono convinta,
peraltro, che con un’impostazione nuova dell’utilizzo delle risorse esistenti.
PINEROLO
Col solo voto contrario
del rappresentante di DP,
il consiglio comunale ha
approvato la decisione di
mettere all’asta l’area della cosiddetta « casa del
gallo » all’angolo tra piazza Facta e piazza Cavour,
in pieno centro a Pinerolo.
Prezzo base d’asta 375 milioni.
Dopo 26 anni si avvia a
soluzione un problema che
ha travagliato numerose
amministrazioni.
Il problema era nato dal
fatto che la giunta di allora aveva concesso, nella
imminenza delle elezioni,
una licenza di costruzione
per un edificio comprendente un porticato che doveva essere costruito su
suolo comunale, che veniva ceduto all’impresa costruttrice.
Vista l’opposizione di alcuni cittadini la nuova
giunta, un po’ diversa da
con mezzi diversi e diversificati delle produzioni, con
un rafforzamento delle
strutture cooperative di
trasformazione e commercializzazione e con un sistema di contributi di sostegno alle iniziative economicamente valide, anche
la tutela dell’ambiente diventa un fatto connaturato
all’espletamento delle attività economiche sul territorio.
La strada è certamente
lunga, perciò ci vuole tanta gente convinta di questo, nonché tanta fiducia e
disponibilità nella nostra
popolazione giustamente
avvilita.
Franca Coisson
DIBATTITO A CAVOUR
Organizzato dal Servizio
Agricoltura della Comunità Montana Val Pellice si
è svolta, venerdì 30' gennaio u. s., presso il Centro
d’incontro di Bibiana una
riunione sui problemi legati alla cosiddetta « frutticoltura minore » ( lamponi, more, ribes ecc...).
In particolare, i numerosi intervenuti si sono soffermati sulle possibili iniziative da intraprendere
per migliorare la delicata
fase della commercializzazione che, anche in questo
settore come in generale
per tutta l’agricoltura montana, rischia di essere monopolio di figure commerciali certamente non al servizio dei produttori.
In attesa di approfondire le varie proposte operative emerse, il gruppo di
produttori interessati ha
deciso di iniziare una verifica presso le strutture associative operanti nel settore circa la disponibilità
a trattare il prodotto. In
questa prima fase il Servizio Agricoltura fornirà il
supporto tecnico ed organizzativo necessario.
A conclusione dell’incontro, l’Ass. Fornero si è detto particolarmente soddisfatto per la presenza dì
numerosi giovani e per il
senso di cooperazione con
il quale gli agricoltori presenti hanno voluto impostare il futuro dell’iniziativa.
In difesa della
legge sull’aborto
______CONVITTO DI POMARETTO
Pressante invito
a lavorare coi minori
Verso una soluzione
per la casa del Gallo
quella precedente, non se
la sentiva più di far proseguire i lavori e ne ordinala la sospensione.
Si era già abbattuta la
’casa del gallo’ e iniziati i
lavori di costruzione del
nuovo edificio.
Di qui una lite tra comune e impresa costruttrice
che si è risolta con una
transazione 20 anni dopo
l’inizio: il comune acquistava tutta l’area per una
somma che (spese legali incluse) si aggirava sui 180
milioni.
Cosa fare poi? Iniziavano trattative con l’Inail che
ricerca una nuova sede in
Pinerolo ma queste dopo
circa un anno si sono fermate per l’impossibilità di
decidere da parte degli organi dirigenti di questo
istituto. Ecco quindi la decisione dell’asta pubblica.
gg
« Legge 194: per non tornare indietro »: questo il
tema di un dibattito organizzato 15 giorni fa a Cavour da « Cronache del Pinerolese », relatori il magistrato Elvio Passone, la
prof.ssa Clelia Roetto Barbero, l’ex abate Giovanni
Franzoni.
Illustrando come, nel
corso dei secoli, l’atteggiamento dei diversi stati e
regimi nei confronti dell’aborto sia stato di volta
in volta di indifferenza, di
repressione o di sostegno,
il giudice Passone ha ricordato che fino al 1975 in
Italia la legge ha represso
la interruzione artificiale
della gravidanza.
Dopo la sentenza n. 27/
1975 della Corte Costituzionale e la approvazione della legge 194 del 1978, lo
Stato ha mutato atteggiamento, assumendo una posizione di solidarietà verso
la donna che decide di
abortire.
Tenendo ben presente
che l’aborto pone problemi di conflitto tra un’aspettativa di vita e la salute
della madre, e di valutazione per giustificare il sacrificio di uno o dell’altro di
questi due valori, il magistrato ha sostenuto come
oggi sia tempo di gestire le
leggi che ci sono, pur con
i loro difetti, e non di puntare a perfezionarle con
sistemi troppo drastici (anche perché la legge in questione non ha avuto ancora piena applicazione); come accanto ad una cultura
della libertà si debba sviluppare una cultura della
responsabilità e del senso
della vita.
La prof.ssa Roetto, illustrando i grandi passi fatti dalle donne in merito a
libertà, indipendenza, sessualità negli ultimi anni,
ha rilevato come al Nord
la legge abbia trovato applicazione, pur tra mille
difficoltà, mentre lo stesso
non si è verificato al Sud,
dove mancano quasi completamente le strutture necessarie.
Giovanni Franzoni, ribadendo quanto già detto dagli altri, ovvero che l’aborto è comunque un male e non è un mezzo di contraccezione, ha osservato
come i promotori dei referendum siano pervasi da
una « mentalità antiabortista permissiva », cioè cercano di porre rimedio
quando ormai l’aborto si è
verificato, con l’espiazione
nel confessionale o dequalificando la nuova vita a
’zigote’, come fosse un dente che, tolto, si getta via.
Ha poi rilevato come l’uomo abbia sempre scaricato
ogni responsabilità della
gravidanza e dell’aborto
sulla donna, aiutato in
qualche modo dal fatto che
essa rivendichi a sé sola
il potere di scegliere se
abortire o meno.
L’uomo, secondo Franzoni, dovrebbe acquistare oggi una mentalità più responsabile per evitare che
si giunga alla pratica abortiva, della quale è tanto
colpevole quanto la donna,
se non di più.
Tutti e tre i relatori hanno insistito sul fatto che
l’aborto bisogna combatterlo alle radici, con una
politica di controllo delle
nascite che può esseiri solo se improntata ad una
seria educazione sessuale
e alla responsabilità personale.
P. G.
Quest’anno le comunità
valdesi e metodiste riflettono, per mandato del Sinodo, sul servizio diaconale,
avendone riscoperto l'importanza per la vita della
chiesa.
Un chiaro esempio di
questo servizio è il lavoro
coi minori. Alla fine di questo anno scolastico i coniugi Longo lasceranno il loro lavoro nel Convitto per
assumere un’altra responsabilità nella chiesa.
Chi è disposto a lavorare
coi bambini della comunità alloggio? La comunità
è composta di 12 bambini
(dai 6 ai 16 anni) provenienti da famiglie della Val
Chisone e Germanasca, con
difficoltà nella loro vita affettiva e sociale.
Il lavoro è svolto in convenzione con gli organismi
pubblici della zona che assicurano le rette per il servizio.
La coppia o le persone
interessate a questo servizio dovranno essere disponibili per l’estate, ma sarebbe auspicabile anche
prima, per un periodo di
compresenza perché la vita dei bambini continui
senza rotture.
Per informazioni e contatti rivolgersi al Direttore del Convitto o al Comitato presso il pastore Renato Coi'sson - Via Balziglia, 44 - Pomaretto - Tel.
0121/81288.
LETTERE ALLEGO DELLE VALLI
SUL PROBLEMA
DELL’ABORTO
Appena mi è capitato sotto
gli occhi il titolo dell’articolo a
firma Paolo Ferrerò apparso sul
n. 1 del 2 gennaio « La vita non
è un valore in sé », ho provato
un senso di doloroso stupore,
perché, come credente, ho sempre pensato che la vita ha un
valore in sé, in quanto è stata
creata da Dio; essa è il soffio
o Valilo di Dio (Es. 1: 30 : a
tutte le bestie selvatiche, a tutti
gli uccelli del cielo e a tutti gli
esseri che strisciano sulla terra
e nei quali è Valilo di vita,
ecc.). Poi, quando ho letto la
relazione del pastore Rostagno
circa la concezione della vita nel
Vecchio Testamento, non ho potuto che essere d’accordo con
luì, anche se nel mondo vegetale nessun biologo oggi negherebbe che esiste una vera e propria vita. Il discorso, però, diventa un po’ oscuro quando il
pastore comincia a parlare della
concezione della vita nel Nuovo
Testamento. Cristo, ci viene
detto, è la Vita. Questa definizione sembrerebbe relativizzare
il valore della vita, perché acquisterebbe un senso solo in relazione alla fede in Cristo, ma
nello stesso tempo « lo allarga
perché ci fa intravedere una
vita nuova e in qtiesta nuova
visione anche i limiti della vita
umana; sofferenza e morte, possono diventare positivi ». A questo punto l’esempio si limita, mi
pare, a coloro che sono morti
per dare la libertà ad un paese,
il che sembra assai restrittivo
dal punto di vista della esperienza cristiana. Giungo, quindi,
alla frase che, a mio avviso, dovrà più tardi scrivere a giustificare tutti i ragionamenti in
difesa deirahorto. « Non esiste
un valore della vita assoluto,
distaccato dal senso che diamo
alla nostra vita, senso che misuriamo nei nostri rapporti con
Dio e con gli uomini ». Frase
alquanto sibillina che, in ogni
caso, non chiarisce affatto la situazione spirituale di una donna che decide di distruggere la
vita (dono o soffio di Dio ) che
porta in grembo. Quale senso,
infatti, vuol dare, in questo
caso, alla propria vita e a quella
del nascituro? Come considererà
il proprio rapporto col Creatore
e con la creatura che deve nascere?
Trovo molto sorprendente
l’espressione contenuta nella relazione FGEI-Valli «bisogna
distinguere tra battaglia politica
e discorso etico » dopo aver
sentito dire infinite volte nella
nostra chiesa che impegno politico e fede, dalla quale discende
il comportamento etico, sono
strettamente legati. Ancora più
inaccettabile la frase « la donna quando decide di abortire
non fa una scelta tra la sua vita
e un’altra vita, ma tra la sua
vita e un progetto (sic) di vita,
una potenzialità di vita ». Progetto di vita? E’ essa sicura che
questo « famoso » progetto non
sia già in pieno attuazione perfino in un embrione a fecondazione avvenuta, come, del resto,
afferma la moderna genetica?
Concluderò esprimendo anco
ra i miei dubbi circa « la libertà » da parte di un credente di
« uscire dal binario ». Certamente il Signore ci dà la libertà di scegliere tra un’azione e
un’altra, ma in seguito, ci lascerà anche sperimentare le conseguenze di questo « cambiar
binario », il che, in poche parole, vuol dire disobbedire alla
legge scritta nel profondo dei
nostri cuori.
Vittoria Stecchetti
Genova
GIOVENTÙ’
VALDESE
Giorgio Peyrot ne parla nelTEco del 7 novembre con osservazioni e postille ad altro scritto di Margherita Meynier Gay
del 17 ottobre. Forse è utile udire altre voci. Avendo partecipato attivamente alla vita delle
organizzazioni giovanili nelle
valli valdesi in un periodo di
tribolate vicende, mi par doveroso contribuire con poche osservazioni. Giogio Peyrot, in
contrasto a Margherita Meynier
e Santini, afferma che non vi è
identità fra FGV e FUV nel
1938. Se formalmente può sostenere la sua tesi di fatto chi ha
ragione sono gli altri. Chi ha
vissuto quei tristi momenti sa
che la Tavola Valdese, moderatore Ernesto Comba e Paolo Bosio che ne era membro se non
erro a quell’epoca, avevano contrastato con tutto il peso della
ufficialità, le associazioni cristiane dei giovani, boicottando nella
chiesa ogni loro iniziativa. In
queste associazioni una differenza sostanziale era che il pastore
non era obbligatoriamente il
presidente. Altra differenza la
volontà di avere contatti internazionali in un momento nel
quale ci si chiudeva sempre più
in uno stretto nazionalismo (ad
imitazione del regime polìtico)
e confessionalismo. Inutilmente
nelle discussioni sinodali si prospettava il pericolo del rinchiudersi in un ghetto clerlcaleggiante. La strapotenza del potere ecclesiastico inventò il giochetto dello scioglimento di una
organizzazione che risorgeva con
altro nome. Di fatto la medesima. Con l’apporto del gruppo
Miegge in quel momento inascoltato ma ehe, poco a poco,
prese maggior ampiezza e peso
diventando ix>ì dirigente con
tutti i meriti che la storia dovrà riconoscere. Se vogliamo far
la storia della gioventù valdese
dì quel tempo, al dì là delle sigle e delle operazioni contabili
(in realtà ipocrisie) di movimenti che non son più i medesimi
formalmente ma sostanzialmente sì, si parli dello smarrimento momentaneo non della chiesa, ma dei dirìgenti, che accecati ed adescati dal fascismo imperante, non ne capivano il pericolo e si lasciavano facilmente coinvolgere.
Guido Rivoir
Lugano
9
6 febbraio 1981
CRONACA DELLE VALLI
ASSEMBLEA 1® CIRCUITO
FRALI
PINEROLO
Più diaconi
e meno pastori?
Poco più di venti persone hanno partecipato all’assemblea del
1’ Circuito svoltasi, domenica
scorsa, a Luserna San Giovanni
nella Sala Albarin. Tema centrale: il ruolo diaconale. Giorgio
Tourn, sovrintendente di Circuito, ha presentato tutta la questione sulla quale si è poi innescato un dibattito intenso. Conclusioni vere e proprie non ce ne
sono state ne] senso che non si
è votata nessuna presa di posizione, ma sono emerse chiare linee di tendenza di cui — anche
in un prossimo dibattito — bisognerà tenere conto. Innanzitutto
ci si è dichiarati, a maggioranza,
d’accordo sull’istituzione di un
ruolo diaconale ben definito nel
quale gli iscritti ricevano sia il
trattamento economico destinato
ai pastori sia una preparazione
specifica, adatta al tipo di lavoro che s’intende intraprendere
nella chiesa. Pareri invece contrastanti riguardo alla consacrazione dei diaconi e ai meccanismi che ne debbono regolare la
loro rappresentanza negli organi
ecclesiastici: dal Sinodo ai Circuiti. Ci si è anche chiesti se la
riscoperta della necessità del lavoro dei laici a tempo pieno nella chiesa non vada di pari passo
con l’attuale carenza di forze pastorali in cui attualmente viviamo (il Moderatore, non molto
tempo fa, ricordava proprio su
queste colonne che mancano attualmente 11 pastori nell’opera
in Italia). « Se i diaconi in futuro aumentassero al punto di superare di numero i pastori — s’è
chiesto un po’ paradossalmente
un delegato — sarà la volta che
la nostra chiesa muterà definitivamente la sua organizzazione,
attuando il sacerdozio universale
in cui crediamo ».
Da qui e da altre ragioni la necessità. avvertita da tutti, di mettere al più presto in piedi un
piano di previsione delle forze
laiche a pieno tempo occorrenti
per il prossimo futuro. A più riprese, s’è tornato a dire, che la
ricerca di forze diaconali deve
essere parallela a quella di forze pastorali: anzi — s’è ribadito
— sulTinsufficienza attuale di
forze pastorali bisognerà una
volta o l’altra iniziare una profonda riflessione.
« Come mai — qualcuno ha
chiesto — in altri Paesi europei
ci saranno, nel prossimo futuro,
addirittura pastori disoccupati
tanto è Tafllusso di studenti in
teologia, mentre da noi ne mancano? Quali sono le ragioni? ».
La domanda, in fondo, è rimasta
senza risposta.
L’ultima parte della seduta è
stata destinata all’organizzazione in vista dell’incontro in piazza Carignano per la « settimana
di libertà » a 'Torino. I Concistori pubblicizzeranno a livello locale Tiniziativa con manifesti e
volantini iscrivendo i partecipanti all’incontro di sabato 14. L’organizzazione del viaggio per il 1”
Circuito è stata affidato al gruppo evangelizzazione di Torre Pellice, a cui bisogna far capo (tei.
93.22.64) per fissare i pullman.
S- p.
ANGROGNA
• Una piccola folla commossa ha circondato, sabato 31, Wanda Malan e Sergio Tremaglio per
la improvvisa perdita della loro
piccola Cristina. I pastori Artus
di Piossasco e Platone hanno rivolto il messaggio di risurrezione esprimendo, a nome di tutti,
la solidarietà in Colui che ha
vinto la morte.
• Le presenze ai culti domenicali sono ancora attestate sul
10% del numero dei membri di
chiesa: esaminando, a titolo di
campione, le presenze nelle ultime domeniche cogliamo questa
media: 9 persone a Pradeltorno,
24 al Capoluogo, 18 al Serre. Totale n. 51. Per una comunità che
sfiora i 500 membri di chiesa è
un po’ pochino... o no?
RORA’
Martedì 10 corr. m. alle ore
20.15 riunione quartierale alle
Fucine.
• Domenica 15 assemblea di
chiesa: all’o.d.g. il problema del
ruolo diaconale e l’elezione dei
deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
Il culto del 25 gennaio ha avuto due momenti importanti: è
stato ricordato il nostro impegno
nella CEvAA e si è approvato il
bilancio preventivo per il 1981.
• La decana della nostra comunità, Peyrot Susanna vedova
Grill, è deceduta ad Almese, dove
abitava presso la figlia, il 27 novembre 1980. L’annuncio della resurrezione è stato fatto dal pastore Vetta nella Chiesa battista
di S. Antonino di Susa. La nostra
sorella è arrivata all’età di 91
anni, conservando fino all’ultimo
la sua lucidità. La sua conoscenza delle complaintes valdesi era
tale che la Badia Corale Val Chisone se ne era valsa per ampliare il proprio repertorio, facendone menzione nella copertina di
un suo disco.
• Nella borgata di Villa, l’anno scorso particolarmente colpita, è mancato anche il caro fratello Emilio Richard, un volto
sempre sereno, pur nella durezza
delle prove e nella lunga malattia.
• Di Filippo Berger, anziano
della nostra comunità, deceduto
a Torre Pellice il 7 gennaio, ha
scritto su queste colonne Tullio
Vinay. Ci associamo in pieno alle
sue parole, che trovano conferma anche neH’esperlenza recente.
Anche da quando il signor Berger
aveva dovuto fissare la sua abitazione a Torre Pellice, continuava
a seguire con estremo interesse
e partecipazione quanto si svolgeva a Prali.
Nel tempo della siringa
(segue da pag. I)
parla il credo, non è cosa che riguardi l’ultimo giorno, in cui vi
sarà la piena riconciliazione dei
vivi e dei morti. La comunione
dei santi — e cioè dei credenti, di
coloro che vivono la loro vita in
riferimento a Gesù Cristo — indica che oggi nel rapporto con
Dio è possibile scoprire e vivere
una fraternità che non si può trovare altrove. Ma allora, che altro
può fare la chiesa dei credenti se
non offrire a tutti gli uomini una
fraternità più profonda di qualsiasi altra? Si può trovare un livello comune con altri uomini
Sulla base della comunanza di
opinioni, di scelte, ma al di là di
questo c'è un livello più profondo che unisce anche nella diversità di scelte e di opinioni ed è
quel legame di fede che fonda la
comunione dei santi, che può
permettere di stabilire con gli
uomini del nostro tempo un rapporto di fiducia, di accettazione,
di perdono, che non si può trovare altrove. La cosa non è certo
automatica: che c'è nella protesta — ieri rumorosa, oggi silenziosa — dei giovani nei confronti
di noi garantiti se non l'accusa:
voi non avete vissuto abbastanza
la fraternità, la comunione dei
santi? Ma proprio per questo noi
abbiamo da vivere e proporre
questa fraternità come risposta
alla solitudine dell’uomo di oggi.
L'altra proposta è la vita come
impegno. Da ogni parie emerge
l’idea, la sensazione, e l’incubo,
che la vita non ha alcun senso,
alcuno scopo, non vai la pena di
essere vissuta. Sulla base delle
Scritture io credo che noi possiamo invece proporre la vita come
impegno, possiamo e dobbiamo
offrire ai nostri figli e al maggior
numero possibile di giovani una
formazione non perché siano pro
tetti, ma perché siano formati ad
essere uomini e donne che affrontano la vita come una battaglia
da combattere, un compito da
svolgere, un impegno da assumere. A chi è disposto ad associarsi
a noi nella fede noi possiamo e
dobbiamo dire: bada, tu hai nella
vita un compito unico; se non lo
svolgi tu, non lo svolgerà mai
nessuno. I biologi dicono che
quando un essere umano è concepito, nell’embrione c’è un progetto unico, che non si ripeterà
mai. Così è nella storia: ogni singola persona ha un compito da
svolgere davanti a Dio; se non lo
svolge lei, il posto rimane vuoto.
Credo che noi dobbiamo farci
banditori di questo carattere infinitamente prezioso della vita
umana.
Quanto spesso incontriamo uomini e donne scoraggiati e amareggiati perché non hanno ottenuto il successo o la felicità. Ma
la causa profonda non è questa,
il problema è che ogni creatura
umana può e deve scoprire il
compito che ha da svolgere nella
sua vita e percepirlo come unico
e attuale. Quante volte accompagnando una persona negli ultimi
giorni della sua vita vediamo
che quella persona .si accorge
troppo tardi di qual era il compito della sua vita. Proviamo a
scoprirlo prima e impegniamoci
come credenti a fare delle nostre
chiese una scuola per riuscire a
scoprire quel compito unico della vita che, una volta scoperto,
dà ad ogni singola esistenza una
dignità infinita.
Comunione dei santi e vita come impegno può essere così il
contenuto concreto della predicazione dell’Evangelo in questo
tempo. Il modo per il nostro tempo di scegliere la vita e vivere.
Giorgio Bouchard
A soli 58 anni, dopo mesi di
malattia, è terminata resistenza
terrena di Clementina Poét nata
Poét, originaria di Faetto e residente nel quartiere di Abbadia.
Chiediamo al Signore di rimanere vicino al marito, ai figli e a
tutti quelli che la piangono.
• Un gruppo in rappresentanza della comunità ha partecipato all’incontro ecumenico presso
il Convento dei Cappuccini domenica 25 u.s. in occasione della
settimana per l’unità dei cristiani. Alla fine i fratelli delle due
confessioni si sono dati appuntamento per il giorno di Pentecoste.
1» DISTRETTO
La riunione dei Cassieri
avrà luogo a Pinerolo nei
locali di Via dei Mille 1,
sabato 7 febbraio alle ore 15.
Saranno presenti un
membro della Tavola e un
membro della Commissione Finanziaria della Tavola.
Si prega vivamente di
essere presenti data l’importanza degli argomenti
alTo.d.g.
BOBBIO PELLICE
La biblioteca comunale è adesso ufficialmente aperta. Orario
martedì 10-12; giovedì 16-18; domenica 11.30-12.
Per ogni informazione, rivolgersi al Alice Catalin.
Cinema a Bobbio: Visto il successo dell’iniziativa, avrà luogo
un’altra proiezione domenica 8
febbraio alle 20.
Sabato 14 alle ore 20.30 e domenica 15 alle ore 15: proiezione
del film: I Valdesi. La sera alle
20.30, teatro a Bobbio, recita di
«Cik Cik» di De Filippo. Programma dettagliato nel prossimo numero dell’Eco.
Sabato 7 febbraio alle 12.30
pic-nic comunitario della scuola
domenicale e del precatechismo.
Domenica 8 febbraio alle ore 9
ci ritroviamo con la scuola domenicale e con il precatechismo
per cantare e poi parteciperemo
tutti al culto, con i nostri fratelli di Torino che frequentano la
domenica la scuola domenicale.
• Il lutto ha di nuovo colpito
la nostra comunità, questa volta
crudelmente nella persona di
Bruno Bertinat che aveva soltanto 43 anni. Un’assemblea numerosa e raccolta ha reso il tributo del suo affetto al nostro fratello che lascia nella comunità
il ricordo della sua gioia e del
suo spirito fraterno.
Domandiamo a Dio d’aiutarci
ad accettare questa separazione
con spirito cristiano, illuminato
dalla speranza nella risurrezione, e confessiamo con queste parole di Giobbe la nostra fede:
« Io so che il mio Redentore vive
e che alla fine si leverà sulla polvere. Io lo vedrò, io stesso e i
miei occhi lo contempleranno »;
sapendo che il desiderio struggente che è dentro le parole di
Giobbe nasce dalla consapevolezza che il vedere Dio faccia a faccia costituisce non solo il compimento totale della persona ma
anche il dono più incredibile
che è stato fatto all’uomo attraverso il Cristo.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Domenica prossima, 8 c.m.
alle ore 14.30 a Famolasco di Bibiana avrà luogo il mensile studio biblico ecumenico, al quale
tutti possono partecipare.
È un simpatico incontro con
fratelli di altre comunità ed al
quale il pastore Adamo porta
ogni volta il suo prezioso contributo teologico con un gruppo di
membri della nostra comunità.
• Ricordiamo che anche quest’anno il pranzo comunitario del
XVII Febbraio sarà preparato
dalla Commissione Ricevimenti
nella Sala Albarin, alle ore 12.30.
Per facilitare l’organizzazione occorre prenotarsi al più presto
presso gli abituali negozi versando l’importo di L. 5.000 (bambini
fino a 12 anni, L. 3.000).
• Martedì scorso hanno avuto
luogo i funerali della sorella
Umbertina Tourn ved. Costantin
dei Bellonatti, deceduta all’età di
anni 88.
Domenica pomeriggio, presso
l’Asilo Valdese, numerosi amici
e conoscenti hanno portato l’estremo saluto al fratello Bruno
Bertinat, stroncato in seguito a
tragico incidente sul lavoro all’età di anni 43. I funerali, presieduti dal pastore Benotmane,
hanno avuto luogo, dopo una breve funzione religiosa all’Asilo
Valdese, nel tempio di Bobbio
Pellice, luogo di residenza dell’Estinto.
La comunità esprime alle famiglie nel dolore tutta la sua
simpatia ed il suo affetto.
TORRE PELLICE
SAN SECONDO
È nata Stefania di Dario Coisson e Bruna Viglianco (Cavoretto). Ai genitori ed al fratellino
Simone il nostro augurio fraterno ed affettuoso.
• Allo scopo di facilitare la
partecipazione dei valdesi di S.
Secondo alla manifestazione in
Piazza Carignano a Torino, partirà un pullman da Piazza Tonello
alle 13.45 3i sabato 14 febbraio.
Contiamo su di una partecipazione compatta e chiediamo di prenotarsi al più presto presso un
Anziano od il Pastore. Il prezzo
è di L. 1.800 a persona. Non
aspettate l’ultimo momento!
• Si è riunita la commissione
per organizzare il pranzo fraterno del 17 febbraio; il prezzo si
aggirerà intorno alle 6.000 lire e
si prega di prenotarsi in tempo.
POMARETTO
Domenica 1” febbraio si sono
svolti i funerali della nostra sorella Long Elisa ved. Sciarone
deceduta presso l’osnedale valdese di Pomaretto all’età di 88 anni. Ai familiari tutti, la simpatia
cristiana della comunità.
• Il culto di domenica 8 febbraio sarà: Culto con riflessione
comunitaria su Marco cap. 7:24.
RINGRAZIAMENTO
« A te, 0 Eterno, io levo Vanima mia; Dio mio in te mi
confido » (Salmo 25 ; 1-2).
I familiari tutti della cara
Umbertina Tourn
ved. Constantin
commossi per la dimostrazione di affetto ricevuta, esprimono la loro riconoscenza a quanti, con la presenza parole e scritti hanno voluto condividere
il loro dolore. Un ringraziamento al
Pastore Bellion.
Luserna S. Giovanni, 27-1-1981
RINGRAZIAMENTO
II figlio Rolando, ringrazia lutti coloro che hanno preso parte al suo
lutto per la scomparsa della mamma
Giulietta Coucourde
ved. Rochon
In modo particolare ringrazia il
personale dell’Asilo di San Germano e
dell’Ospedale di
San Secondo, 17 gennaio 1981_____
In vista della manifestazione
sulle « Intese » con lo stato italiano che la Chiesa di Torino organizza il 14 febbraio in piazza
Carignano, viene organizzato un
pullman in partenza da Torre
Pellice alle ore 14, con fermata
davanti alla Foresteria, in piazza
Cavour e agli Appiotti. Le prenotazioni vanno comunicate,^ anche
telefonicamente, ai pastori oppure a Anna Bosio o ad Antonio
Kovacs o a Franco Taglierò. È
superfluo sottolineare che ogni
membro di chiesa dovrebbe fare
il possibile per intervenire alla
importante manifestazione volta
alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla questione delle
Intese.
• La nostra comunità dà il più
caloroso e fraterno benvenuto
al prof. Marcelo Dalmas e alla
sua famiglia, che, provenienti
dall’Uruguay, risiederanno tra
noi per circa un anno. Il prof.
Dalmas, tra l’altro, curerà la traduzione in spagnolo del libro « I
Valdesi » di G. Tourn, già tradotto in francese, in inglese e in tedesco.
• Sabato 7 alle ore 20.30 nella
Cappella degli Appiotti si terrà
una serata di diapositive sugli
Stati Uniti e sul Messico.
• I catecumeni di 4” anno sono convocati per la loro riunione
mensile sabato 7 alle ore 17 alla
Casa Unionista.
• Domenica 8 si terrà l’Assemblea di chiesa dedicata all’esame
della Relazione Finanziaria. Nel
corso del culto verranno insediati i nuovi membri del Concistoro: Aline Bellion e Diomira Moretti.
• Le prenotazioni del pranzo
del XVII Febbraio si ricevono
presso la ditta Pellegrin, Piazza
Caduti della Libertà.
• All’età di 85 anni è deceduto Boris Veytco, ospite di Villa
Olanda. Con la sua scomparsa
la comunità di profughi russi ivi
residente si è ulteriormente assottigliata.
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZI ANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 8 FEBBRAIO
Luserna San Giovanni: FARMACIA SAVELLONI - Via Inversegni
- Luserna Alta - Tel. 90223.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 8 FEBBRAIO
PEYRONEL - Tel. 90355.
o tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ora 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 8 FEBBRAIO
Rinasca
FARMACIA BERTORELLO
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
6 febbraio 1981
IL « RAPPORTO BRANDT » CHE E’ STATO PRESENTATO ALL’ONU
Nord-Sud: un programma
per la sopravvivenza
1 pericoli mortali che minacciano i nostri figli e nipoti possono essere scongiurati se si mettono in primo piano la pace e la solidarietà
Con questo titolo l’editrice
Mondadori ha recentemente pubblicato nella sua collana « Saggi » (n. 137 L. 7.500) il cosiddetto
« Rapporto Brandt » e cioè il risultato di una indagine condotta
da un gruppo di uomini politici
e da personalità versate in vari
settori, sotto la guida dell’ex cancelliere della Repubblica federale tedesca. Della commissione,
riunitasi parecchie volte nel 1978
e nel 1979 facevano parte i rappresentanti di una ventina di
Paesi di tutto il mondo. Tranne
la Jugoslavia, assente il mondo
comunista che però è stato consultato e messo al corrente dallo
stesso Brandt.
Scopo della Commissione è
anello di « dimostrare — come
dice Brandt nella prefazione —
che i mortali pericoli che minacciano i nostri figli e nipoti possono essere scongiurati, sempreché si sia ben decisi a plasmare
il futuro del mondo (Nord o Sud;
Est o Ovest) secondo i princìpi
della pace e del benessere, della
solidarietà e della dignità ».
Questo Rapporto è stato presentato alle Nazioni Unite e, per
suo tramite, a governi ed organizzazioni internazionali, ma la
Commissione è d’avviso che le
scuole di tutto il mondo dovrebbero prestare maggiore attenzione a queste tematiche internazionali in modo che i giovani vedano più chiaramente i pericoli
che hanno di fronte. La Commissione fa inoltre anche appello
« alla gioventù in genere, alle
donne ed ai movimenti dei lav<>
ratori, ai leaders politici e religiosi, agli scienziati ed agli intellettuali, ai tecnici ed ai managers, ai rappresentanti delle
comunità rurali ed economiche,
nella speranza che tutti si sforzino di comprendere e di agire
nella consapevolezza di questa
grande sfida ».
Gravissimi squilibri
Il lavoro della Commissione si
articola in 17 capitoli nei quali
vengono esaminati tutti i problemi che pongono il Nord (i
paesi ricchi e industrializzati)
contro il Sud (i paesi poveri e
sottosviluppati) ed alla fine di
ogni capitolo vi è una serie di
raccomandazioni nella quale si
propongono delle iniziative (se
non delle soluzioni) per ovviare
ai gravissimi squilibri ed alle carenze denunciate.
Per forza di cose ci dobbiamo
qui limitare ad accennare solo
ad alcuni di questi problemi,
mentre raccomandiamo la lettura di questo libro che è certamente una delle denuncie più
circostanziate e complete sulla
drammatica situazione mondiale
odierna.
Fame, ignoranza, malattie, problema della casa sono i problemi che affliggono i paesi sottosviluppati. In certe zone dell’Africa la media della vita è di 45
anni, ed un bambino su 4 non
raggiunge l’anno. La cecità affligge da 30 a 40 milioni di persone del Terzo mondo a causa
di malattie e di mancanza di vitamine. Un miliardo di individui,
secondo certe stime, sono letteralmente affamati. Secondo
rONU, sono ancora 34 i paesi dove l’80 per cento della popolazione è analfabeta.
Tutti questi problemi, unitamente a quello dell’esclusione
delle donne ed alla estrema durezza dei compiti cui esse vengono sottoposte, sono fra loro
strettamente collegati. Il Rapporto dice testualmente: « Quali
che siano le realizzazioni possibili grazie ad aiuti medici, iniziative edilizie e concessioni di fondi, l'unica maniera per registrare miglioramenti consiste nell’aiutare le economie dei paesi
interessati a crescere e ad industrializzarsi onde metterli in condizione di aiutare in misura sempre maggiore se stessi: e questo
si può fare solo a patto che muti
l’ambiente economico internazionale mediante una collaborazione più avveduta fra Nord e
Sud e una più sistematica assistenza da parte del Nord... E’
inaccettabile che in una parte del
mondo moltissimi vivano in maniera confortevole mentre nell’altra si debba lottare per la mera sopravvivenza... I moventi delle nostre proposte sono: solidarietà umana e aspirazione alla
giustizia sociale internazionale ».
gnazione e la tradizionale accettazione che si accompagnano alle
vertiginose spese per la difesa,
mentre i connessi pericoli sono
in continuo aumento ». Un richiamo è rivolto in modo particolare all’Europa: « La massima concentrazione di armi si ha nel teatro europeo e sussiste il pericolo
di un ulteriore accumulo di armi sempre più letali ». La Commissione sottolinea anche il fatto che le vendite di armi convenzionali del Nord al Sud sono in
progressivo aumento e rappresentano il 70 per cento delle
esportazioni del ramo. Il Rapporto conclude questo argomento in chiave decisamente pessi
mistica: « Il vero disarmo, l’effettiva riduzione di armi e spese
relative sono ancora lontanissi
conflitto militare. Ma sempre
più si diffonde la consapevolezza
che un pericolo non minore potrebbe essere costituito dal caos,
frutto della fame, dei disastri
economici, di catastrofi ecologiche, del terrorismo... Abbiamo
sott’occhio un mondo in cui la
povertà e la carestia sono la norma in vastissime regioni nelle
quali si vendono più armamenti
che in ogni periodo precedente;
ed in cui è stata cumulata una
capacità di distruzione sufficiente a mettere più volte fine all’intero pianeta ».
Sapranno gli uomini affronta;
re e cercare di ri,solvere questi
inderogabili problemi? Purtroppo sembra che ormai la politica
di potenza sia la sola a contare
e che aH’amore fra gli uomini
ed alla collaborazione fra le na
zioni si siano sostituiti la sopraffazione e l’egoismo in modo definitivo. Il potere, nel senso più
vasto della parola (da quello politico a quello economico, da
quello militare a quello intellettuale) è ormai per lo più prigioniero di se stesso, preso com’è
dai suoi ingranaggi. Se ne è reso
conto questo stesso Rapporto,
che lancia un appello a tutti gli
uomini per collaborare alle iniziative proposte. Se infatti non
vi saranno forti e continue pressioni dal basso (giovani, donne,
associazioni varie, comunità religiose) c’è veramente il rischio
reale ed anche abbastanza vicino che l’attuale degrado mondiale si trasformi in una definitiva
catastrofe.
Roberto Peyrot
TERZO MONDO: PERCHE’SONO COSI’POVERI
Lo sviluppo sbagliato
L’energia
Gli armamenti
/■-------
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto :’eyrot,
Giuseppe Platone, Luciano Rivoira,
Liliana Viglielmo.
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» La Luce »; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
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Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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Altro gravissimo problema
strettamente collegato con la
drammatica situazione del Sud
è quello relativo agli armamenti.
Solo una cifra: mentre le spese
militari ammontano a circa 500
mila miliardi di lire annui, solo
una cifra pari al 4 per cento (20
mila miliardi) viene annualmente investita per aiuti allo sviluppo. Per l’abolizione della malaria
occorrerebbe solo una millesima
parte delle spese belliche mentre
il costo di un programma decennale per soddisfare le necessità
alimentari e sanitarie dei paesi
emergenti sarebbe pari a meno
della metà delle spese militari di
un solo anno. Ma purtroppo « tra
i principali avversari del disarmo vanno annoverate la rasse
Altra tematica fondamentaie
nei rapporti Nord-Sud è quella
relativa all’energia, ed alla sua
disponibilità: « assicurare una
equa distribuzione del petrolio
ed in pari tempo provvedere ad
alternative a lungo termine costituisce una grande sfida ». Anche a questo proposito citiamo
un dato significativo: « Tutto il
combustibile usato dal "Terzo
mondo per tutti gli scopi è appena leggermente superiore alla
quantità di benzina che il Nord
bi'ucia per far correre le proprie
automobili ». Il Sud dovrà essere
aiutato a puntare essenzialmente sulle fonti di energia inesauribili, quella idroelettrica e quella solare in tutte le sue accezioni (maree, venti, sole, fermentazione vegetale, ecc.). L’alternativa data dall’energia nucleare
viene considerata dal Rapporto
come fonte di « legittima preoccupazione » dati i problemi legati alle radiazioni, al trasporto e
deposito delle scorie ed alla proliferazione nucleare (armamenti). Come è noto, ad esempio, già
l’India possiede sicuramente la
bomba atomica.
Dobbiamo per forza fermarci,
ma molte sono ancora le questioni affrontate dal Rapporto: il
commercio internazionale _ dei
prodotti e delle materie prime;
il protezionismo economico; la
questione delle società multinazionali; l’ordine monetario internazionale; il finanziamento dello
sviluppo; i diritti umani, ecc.
E’ necessario
premere dal basso
Concludendo, ritorniamo alla
prefazione di Brandt: « Ridotto
al nocciolo, questo Rapporto si
occupa della pace. Di solito si
pensa alla guerra in termini eli
La risposta data alla lettera sui
problemi del Terzo Mondo e sulle
nostre responsabilità, pubblicata
dall’Eco-Luce nel n. 5 merita un
approfondimento.
Infatti come rilevavamo già
allora quando si parla di Terzo
Mondo, Sottosviluppo, Fame,
Rapporto paesi ricchi-paesi poveri ecc., il discorso diventa difficile perché non è facile districarsi fra i meccanismi di causaeffetto che stanno dietro questi
problemi e si rischia di lasciare
tutto questo agli specialisti.
Vorremmo perciò proporre ai
lettori del nostro giornale una
serie di schede tratte da una pubblicazione del Groupe ChrétiensTiers monde di Ginevra dal titolo
«Le ”Mal-developpement” - Des
exemples — Des idées - Des actions ». Assieme a queste schede
uniremo anche degli esempi illustrativi tratti dal libro di R.
Strahm « Pourquoi sont-ils si
pauvres ».
Il merito di questo materiale,
che pubblicheremo nelle prossime settimane, è quello di presentare in modo semplice e chiaro
tutta una serie di dati che possono essere la base per una maggior comprensione di questi problemi.
Prima però, è forse necessario
cercare di capire, al di là delle immagini preconcette che abbiamo, quella che è la realtà del
mondo e la ripartizione in esso
della razza umana.
Per far questo vi proponiamo
innanzi tutto una riflessione di
Dominique Quinio:
Se il mondo fosse un villaggio
di 1.000 abitanti...
Si dice spesso che con i numeri si può dimostrare tuttto quello che si vuole... Però si può dimostrare anche la verità, la cruda verità!
Se il mondo fosse un villaggio
di 1.000 abitanti ci sarebbero nella sua popolazione: 60 nordamericani, 80 sudamericani, 86 africani, 210 europei, 564 asiatici.
Se il mondo fosse un villaggio
di 1.000 abitanti, 700 di loro sarebbero di colore e 300 bianchi.
Ci sarebbero 300 cristiani.
Se il mondo fosse un villaggio
di 1.000 abitanti, 60 persone possederebbero la metà del reddito
totale, 500 non mangerebbero a
sufficienza, 600 vivrebbero in baracche, 700 sarebbero analfabeti!
Se questo villaggio fosse il nostro villaggio, vorremmo che le
cose cambiassero.
Ma in fondo non è questo il
nostro villaggio dal momento che
è il nostro mondo...
Proponiamo inoltre un confronto fra queste due carte del
mondo.
Come trasferire su un foglio di
carta piatto l’immagine del globo
terrestre che è una sfera? I cartografi hanno davanti a loro due
possibili vie da seguire. La prima è quella di rendere fedelmente la forma dei vari continenti
(accettando però di avere degli
errori per quanto si riferisce alla superficie comparativa dei continenti stessi) ed è questa la
soluzione adottata generalmente
(proiezione Mercatori.
La seconda possibilità è quella
di cercare di rendere fedelmente conto della superficie comparativa fra i continenti (accettando però di commettere degli errori per quello che riguarda la
forma). È quanto ci propone il
cartografo Arno Peters.
Nella prima cartina l’Europa
(9,7 milioni di kmU apnare grande come l’America del Sud (17,8
milioni di kmU.
Nelle carte tradizionali dunque quale parte del mondo risulta privilegiata?
a cura di Renato Coisson
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