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ANNO LXXV
torre Pelììce, 7? Giugno Ì944-XXII
*
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in quesfora così solerme, in cui le
nostre coruinnità risentono cosi dolorosamente nella loro vita associata la sofjerenza della Patria, si uniscono tutpi i
cuori vald^ in una comunione viverete, in spi/rito di preghiera e dlj intercessione; per la Patria, onde a Dio piaccia
di risparmiarla, in qwcunto'ha d!? più sacro; per la nostra Chiesa, onde a Dio
piaccia di conservarle la fedeltà nella
testimcnhanza; per il rvostm Moderatore ed i suoi colbaboratorii rfmasU fedelmente al loro posto di lavoro, in tempi
tormentosi, e per le nostre due comunità di Piazza Cavour e di^ Via IV Nor
vembre (jRoma); per il V.* Moderatore,
past. L. Marauda, che ora, insieme col
Sovrintendente pastore R. Nishet e con
la collahorazione dèi due oonsiglieri,
porla tutto il peso della responsabilità
de, la direzione della Chiesa . Valdese,
onde Dio conservi loro la sua sapienza
e. la. sua forza.
DEL TORNO
La Società Missionaria Fra del Torno comunica che terrà la consueta seduta anniversaria la sera della domenica 11 giugno, alle ore 20.15 precise,
nella Sala Sinodale della Casa Valdese.
Tutto il pubblico valdese, ed in specie i membri vitalizi' e onorari della Soc età sono caldamente invitati evd intervenire alia breve manifestazione.
Il Seggio.
Il termometro
, , j lo son crocifisso con .Cristo; e piVó "ñon più io, Ctiifó ' Stee ~in
me. (Gal. 2: 20).
lo fio combattuto il buon cojnbatiirnento; io ho finito il corso, io
ho serbata la fede. (2 Tim. 4: 7),
...chi avrà perseverato fino alla
fine, sarà salvato. (Matteo 10: 22),
E’ tisaputo da tutti come il termome110 sla uno strum'ento inolto prezioso e
utile per 'conoscere la 'temperatura dell'ai'ia, dei corpi, idielFaoqua, eoe.
Nella stagione invernale si usa cona'Ultare isovente il termometro appeso al
muro della carniera ove si soggiorna, e
regolare, in merito alla sua posizione, e
mexiiante il riscaldamento, la temperatura.
Il termometro è dunque uno strumento di controllo..
La vita spiri'Uiale del criistianio è pure
soggetta, come l’atmosfera, alle tempeste, ai perturbamenti,, alle - burrasche
deirumana esistenza e perciò, a subire
brusche varia'ziuni e sensibili abbassamenti.
Ma io ho contro a te quesito.’ che tu hai
lasciata la tua primiera carità (Aipoc. 2:
4),
Le parole che S. Paolo scrive ai Galati
ci ri-velano chiaramente quale dovrebbe
es.sere il nostro strumento di icontrollo:
Io son crocifisso con Cristo; v.vo non
più io, ma Cristo vive in me.
Cristo vive in ,m,e! Benedetta, oara,
^gloriosa, santa esperienza! Beato ehi la
' possiede
Ce^to essa è l’ideale verso cui tende ogni sinceiro oristiano.
Ma Cristo vive Egli veramente sempre
in noi?
I moti d’ira, d’impazienza, d’insoffeaema; ,i pensieri mialigni, i sentimenti di
rancore, di sprezzo, 4ambi:?lone, di cupidigia, di egoismo, d’oigoglio; gli scoraggiamenti, i turba,menti, i dubbi ò«rto nion son di Oristo; e quando li riscontriiaimo in noi essi svelano che il Signore
non vive in noi; ma che il nostro Io è
ancora predominante.
Si dice che il cuor dell’uomo contenga
un trono ed ima croce: Quandò noi siamo sulla croce Cristo Gesù è sul trono;
ma se noi siamo sul trono, Gesù è crocifisso ancora!
^ Gesù è amore, è carità, è mansueitudine, è misericordia, è sottomissione è
rnniltà. . <
Ogni qual volta i nostri sentimenti so^
no in contrasto con quelli del Cristo, Egli non vive in noi, non regna nel nostro cuore, che pure lo ama!
Che diòbbiam fare fratelli?
Dobbiamo lottare. Lottar^ contro il
nemico che 'sa utilizzare tutto il male innato nel cuor dell'’uòmo; lottare contro
noi stesisi;'osservare il nostro termometro .spirituale e gridare al Signore, onde
cii aiuti a liberarci da ogni sentimento,
od azione che non siano frutto della Sua
presenza in noi.
Abbandonarci maggiorimente nelle
mani del grande Artefice onde .plasmi il
cuor nostro alLim,miagine del Suo Fighuolo.
Combattere!
Ho combattuto il buon combattimento... Nel rimanente, mi è riposta la corona della giustizia, della quale mi farà,
in quel giorno, retribuzione il Signore...
Perseverare.
Chi ..avrà perseverato sino alla finte,
sarà salvato.
Or le promesse del Signore alle sette
Chiese, neirApocalisse, hanno 'tutte 'ima
stessa 'Condizione:
A chi vince...
Per esser vincitori occorre combattere, perseverando.
Or se Gesù Cristo, il Vittorioso, vive
veramiente e in ogni tempo in noi, non
avrem noi la vittoria?
Si, certo. Alleluia. Amen. A. Ch. .
I NOSTRI CANTICI
N. 152-L’lüao delle quattro invocazioni
Cantando quest’inno, noi invochiamo
anzitutto rAmoTie e airAmore domandiamo il ripoiso’.
Quale sete d’Am,ore proviamo in
que.sti tragici tempi ’n cui tutto è sconvolto intorno a noi. Non sappiamo dove andiamo. Non sappiamo' che cosa
tiene per noi in serbo l’àwenire. Non
sappiamo c.,ò che ci succederà domanh
In questa atroce angoscia, che non ci
dà più requie e che - in certi momenti
- ci attanaglia noi sentiamo come non
mai un ardente bi.sognoi d’ Amore.
Perchè 'siamo stanchi, disorientati,
ttava'gliati airAmo're - domandiamo il
riposo.
O Amor, riposo Tu mi dona
Aliar ch’è stanca l’alma mia..
E vori'emmo con riposo immenso, un
ripiQiso iinfinito, un riposo totale: un, riposo, quasi che ci faccia peirder la coscienza deirorribile mondo in cui viviamo, un riposo che produca in noi.
una sorta di letargo, di serni-incoscienza, di oblio: quel riposo che si prova
talvolta in sogno, accompaginato da una dolce sensazione di progressivo annientamento...
L’Inno ,eSiprime questo nostro bisogno con una immaginie non nuova, ma
così efficace!
A Te mia vita «’abbandona
Qual fiume al mare...
Il torrente scenlde precipitando tra le
rocce dlella montagna, si unisce ad altri
corsi d’acqua, diventa fiume, attraversa la pianura, rallenta il suo corso, ri
perde neirìnifìnito del placido mare.' ‘
Ma il nostro desiderio trae te sue orìgini dalla noistrai -fede, dalla nostra
esperienza religiosa,
■■■Qual fiume al mare perchè sia
In Te più ricca ognor.
in t
Perchè questo è il rimedio al tierribuè mate di cui soffriamo. Non un rimedi fisico; ma un rimediò spirituale.
Perciò - cantalo la ^ second'a strofa
deh’Iono - noi invochiamo la Luce e
le chieidiaimo d illuminare lo spìrito nostro aoceciato dagli errori ehie ci circondano, daU’atmosfera d’odio che respiliamo. Noi ohi'eKM'aimo la Luce sempre
più intensa, sempre più raggiante.
Divina Luce, Tu risplendi
Fulgente e pura a me d’intorno.
Nel cieca spirto mio discendi,
E /accia a me ogrii dì ritorno
Più vivo il tuo splendor.
9|c i|c
Forse, più ancora dieile prime due, è
’ la terza strofa ohe noi cantiamo con un
secreto anelito di speranza e con magg*or fervore di preghiera,
: Dopo aver invocato l’Amore e la Luce, noi invochiamo la Pace.
O Pace, Tu nel mio dolore
Qual sol fra nubi a me ne itieni.
È cantando noi proviamo il secreto e
sacro conforto della fede:
La tpa promessa è dolce al core.
Sì,' la Fede, la Fede, la Fede nella
vittoria del bene sul male, la Fede nel
trionfo della potenza divina sopra tutte
■ le* potenze demoniache^ la Ferie nella
fine della viol|anza e dleU’ingiustizia. In
mezzo al frastuono del nostro pianeta
in conviuMone, noii Cristiani alziamo la
bandiera della Fede:
■> - Per me di giorni più sereni
, Un’alba spunterà.
Q'uest’affermazionie di Fede noi ci
sentiamo di farla perchè le prove durissime che a ciaiscuno di noi non sono state risparmiate in questi temjpi, ci
hanno fatto rientrare in noi stessi ci
hanno insegnato a prendere un poco
più sul serio le nostre convinzioni reli, giose. ^
L’angosicia - ohe non è finita - ci ha
posti - con un senso realistico sin qui
non mai provato - davanti alla Croce
ed è la Croce che - mentre canfamo
l’ultima strofa deU’Inno noi invochia
mo.
E che cosa domandiamo alla Croce?
Non le domandiaimò più di fare una
cosa per evitare di farla noi stessi. Noi
non comprendiamo più una certa dottrina di espiazone vicaria che ci di-spensi dal morire rGalmente al peccato. Troppo comodo. Troppo comodo! Il
Cristianesimo è venuto meno alla sua
missione perchè i Cristiani non hanno
accettato in pieno la dura e santificante
legge del sacrificio.
Così non la intendeva San Paolo
quando riirivevà ai Gaiati:
« Sono stato crocifisso con Cristo, e
non .son più io che vivo, ma è Cristo
che vive in me » (2: 20).
E, più esplicitamente ancora;
« Quelli che son dì Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le
sue concupiscenze» (5: 24).
E ai Corinzi egli diceva:
« Noi portiamo sempre nel nostro
corpo la morte di Gesù, perchè anche
la vita di Gesù si manifesti nel nostro
corpo » (2 Cor. 4: 10).
Perciò m d'xo che l’ultirM strofa dell’inno è un vero « proprio atto per il
quale noi rinnoviamo la nostra consacrazione al Signorie, con tutte le sue
conseguenze:
O Croce, Valma mia non chiede
Da Te lontana dì fuggire; ^
La vita sua pon qui al tuo piedq,
E vita nuova qui fiorire
Eterno, un dì vedrà.
L’ubbidienza assoluta condizione della vita immortale,
Rorà.
Giovanni E. Meille.
o
Cercate...
Una delle affermazioni ipiù consoianti, una delle esperienze piu tormentose; la realtà più splendente.
« Ho cercato la pace ed ho trovato
la guerra. Ho cercato la guarigione e
resaudimento non è venuto, la malattia è rimasta. Ho cercato il riposo', la
quiete nella tempesta e la tempesta
mi ha investito, me ha scrollato. Ho
cercato la comprensione, la simipatóa e
l’egoismo più feroce mi ha circondato,
l’incomprensione più spietata mi ha
avvolto.
« Ho iceiricato e non ho trovato ».
Ma tu hai cercato la pace, la guarigione, il riposo, la quiete, la counprmsione, la simpatia...; la tua paicie, il tuo
riposo, la tuo guarigione, la tuo quiete, •
tua comprensione, la tt*a simpatìa. O- ,
ra, certo, tì. era ledto di cercare tutte |
queste cose; ma sei tu certo di averle
dercate dopo quello che viene prima! di
ogni cosa?
'Quanta ansia nella tua rioerca,
quanto intimo tormento! E tu ti sei
stupito che Dio non rispondesse, che
la ri^sta non venisse chiara. Ma era
forse chiara la tua riceirca? .
Andavi a tastoni, brancicando nel
buio dellje tue miserie, della tua angoscia. Le une e l’altra tu isolavi digllfl
grande miseria e dalla grande angoscia. E non ti sei chiesto mai se tu avevi ;1 diritto di' rifiu'tare la solidiarietà
della prova.
Non si cerca, se già nella notte fonda una luce non splende; non si cerca, se già nel cammino aspro una mano non ha preso la tua mano.
Troverete...
Del resto Gesù non ha detto; troverete il riposo, la pace, la iguarigipnte.
Gesù ha detto sernplicemente: troverete. Geisù ha parlato in modo assoluto
senza liniitazioni: troverete la riòpo^:
la risposta di Dio. E la risposta ■di Dio
non è necessariamente la risposta -del
nostro cuore; Ad ogpi uomo che cerca,
Gesù irispKmdle la risposta ohe fa per
lui, non quella che vuole lui!
L’uomo riesce così difficilmente a
trovare 'perché i^li pone diei limiti alla
sua riterca, nel tempo e nello spazio.
Egli cerca oggi una risposta ad un suo
bisogno specificato; vuole oggi un esaiudimento; si affanna a trovare nella
Bibbia un versetto che lo consoli nell’ora della stia prova, della ma afflizióne. Quanta gente si ricorda della Bibbia soltanto quando la tempesta s’avvicina alla svia casa. E quanta incredibile ingenuità nell’evidente dehisioine
che prorompe: « Non abbiamo trovato ».
L’uomo cioè non è capace di cercare
prima il Begno di Dio e la Sua giustizia. Egli cerca tutte le altre cose. E si
stupisce che.la Bibbia parh del Regno
e della giustizia.
La verità...
Comprendo, comprendo; ma allora
perchè Egli che è amcxre non impedisce
la mia sofferenza, non toglie la sofferenza dal mondo ? Domanda
vecchia come il mondo e che già un
altro uomo ha pronunziato prima di te.
Ricordi? Egli disse:
« Io comprendo bene che Egli era
pronto a sacrificare la sua vita e che,
se IcUmsacrificava, lo faceva per la verità. Quello che non capisco è che Lui,
. l’Amore supremo non abbia impedito agli uomini, per amore loro, di commettere il più grande dii tutti i delitti:
la sua uccisione ».
Ed anche la risposta, in fondo, è
vecchia come il mondo, e bisogna pure
ripeterla agli uomini che dimenticano
sempre:
Noi parliamo di amore e di verità, e
crediamo di ¡parlare di concetti grandi,
di cose misteriose; in realtà, anche
questo amore che poniamo in antitesi
con la verità, è, nonostante oigni nostra
ambizione, amore umano che ha i suoi
limiti. E quando udiamo il poeta parlare del Regno ohe amore e luce ha per
confini, sorridiamio ammirati: « Che
immagine ardita, chje felice irrazionalità! ».
Già! perchè è mai possibile che omore e luce siano i confini di un Regno? Sarebbe, a dire meglio, un R^gno
senza confini.
In fatto bisogna che noi' oi decidiamo
a rinunciare all’orgoglio della nctetra
speculazione, delle nositre distinzioni
per comprèndere che noi siamo in presenza dell’Aissoluto, »od, proprio noi :
2
c
m
néant à Végard de Vinfini, un tout
V c, l’égard du néant,"fUn mAieuf^entre
rien et'tout »; v’ '•-.;,<ì
-Rmunziai'e per trovare la iriis|posta:
*"la' Verità pernia ,giu»ie Gesù «non sol■' '■■ tanto'poteva ¡^mtìfifxtrsiì,'‘ma emt'onàlot v / -> tw‘ nélla necemtà (jxHchè il 5,/cOTtórório
' ^«orebbc 9tato_^ ingiu9tificatbi!le, come de‘^'hdlezza) '^di lasc&are pii uomini rendes^
oolpeoOiU della am morte, cioè di manijestaire la Verità, fino alila fine ». - .
Vlaitor,
DbI GBmpo mi^^ionBi<ìo
Dopo più dd itm amno, il Journal dea
M^s^ons Ewonfféliques ci ha portato da
Ginevra, noiaiio dei nostri misaronari e
' del loro campo di lavoro, i* Sono brevi
. notizie, resoconiti di aasemiblee, di con
fereme, retati spesso in stile telegrafico. Situasaoni angosciose, veri draanrai di famiglia, fevoro che (diventa col
passar degli anni opprtaiiente: questo è
quello che noi potremmo dire. Nel
Journal questa tarimmologLa è in ombra:
c’è sempre ed ànzitutto soltanto l’esi9^nza dell’opefra, il senso di' una fedeltà inoondiizionata, di una dedizione assoluta. Oh! Sa potenza evocatrice di
quella ultima pagina del Journal che
porta come titolo:- Cocmpt di missione
raccomandati alle nostre preghiere, durante quesfto mese:
Pregare per a Missionari dello Zmnbesi, paTticolarmente per quelli die
sono ammalati, od oppressi daiUa fatica.
Pregare perchè il missUmatio J. P.
Burger riacquisti le forze di cui ha bisogno.
Ringraziare Dig perchè la sua benedizione ha riposato neUlà Scuòla di Sefula.
Pregare Dio perchè Egli susciti nuove vocazioni pastorcAi nella gioventù
indigena.
* « *
Nel decorso 1943 la Sodetà delle
Missioni è staita provata . duramente
dalia dipartita di fedeli servitori.
Accanto al nome di L. Jalla, che abb:amo ricordato a suo 'tempp, ecco il
nome di D. Jeanmarret, anch’egli pioniere nello Zambesi, coliaboratore di
F. Ccnllard; nel 1883 aveva fatto il suo
primo viaggio missioinario; della signo• ra F. Chrtstdl, vedova dei m’sàQnario
F. Christol, ispiratrice di ninai fiorente
famiglia di missionari; della signorina
G. Manohfimd, per Sunighi anni missionaria a Tahiti; dà B. Pascal, che abbianao pure a suo tempo ricordato; della
signora Lavignotte, che dopo cinque
so^omi cansacutìvi al Gabon ha terminato la sua corsa terrena.
* * •
Dei nostri m’ssionari poche notizie
che spigoliamo semplicemente; esse
sono più eloquenti di molte parole.
Il venerando decano dello Zambesi.
AMfo Jalla, è ancora sulla breccia; »gli continua il suo ministero a Mabumbo e, in una con la consorte, consaiira
una parte importante del suo tempo e
delle sue forze alla traduzione deU’Antiw Testamento nella lingua silozi.
L’opera è già ad un buon punto, e la
star^ avviene nella tipografia missionaria di Morija nel Lessato.
Del missionario R. Coìsson, saldiamo ohe egli è tuttora alla direzione
^la scuola normale di Sefula, è che è
inoltffe incaricato deiramm'nritiazione
finanziaria del distretto e del servìzio
ded trasporti fluviali. Un lavoro dd cui
si può avere una pall'da idea pensando
cte nell’anno egli ha dovuto fornire
cdrca 15.000 liibri in lingua silozi. Il
problema dedl"istruzLonie di'venta sempire più ianpoptante per Taweriire delle missoani, e deve considerarsi oramai
come un ramo adulto dell’opera missionaria. Anche l’attività dei Giovani
e^loratori ha preso uno sviluppo notevole.
• • •
Poche notizie dai vari campi di lavoro. Dovunque viene resa ima fedele
t^tìmitóanza e quello che forma l’assilio più tormentoso dei nostri missionari è la ^wnsazione che il mondo pagano mad come oggi è stato assetato di
, una parola vivente, (Mia Parola di Vita eterna, e che i testimoni sono pochi
a contrastare Topera dissolvitrice degli
agenti dd Satana.
Sapete, per esempio, ohe nell’Estrento Oriente all’opera cui s’ersno dati
ciirca 9.000 ntiasdonari, devono oggi, bastare circa 4.000? '
^ Quali sm-anno le conseguenze per
l’avvenire dell’opera mfasionaria del
tragico ba^o di sangue in cui s’è
L’ECO DELLE VALLI VALDSSt
"'¡^■‘precipitata''Fumanità, infedelie ai principi dell’Evangielo, quando tanti di.quei
f pagani ritorneranno nelle loro terre a
testimoniaire" dell’increidibile
mo di tanta parte dell’umanità?-.
▼▼▼▼?ff?TT?T?VT.??TVVrrTVVVVVW
La Scuola Dofflcnicale
Vontiquattreslima lezione - 11 giugno
LA CIASA DEL PADRE
Lettura; Giov. 14: 1-21. Impalcare vers. 1-6.
Vensetto ceintir. 6. , , ’
In queste lultime lezioni di giugno studieremo brevemente i discorsi tenuti da Gesù
ai suoi' discepoill nel Cenacolo: sono, si potrebbe dire, il commiato di Gesù da coloro
che nimangoino in questa vita di lavoro e
di (lotta.
Lo coso del Padre. Quando > una persona
sta per partire, i sentimenti di -coloro che la
accompagnano alla stazione vanno verro il
paese nuovo ove la persona si reca. Cosi di
noi: non possiamo pensare a Gesù senza
pensare al cielo. Accogliamo dunque la sua
prome^: « Vi sono molte stanze...Vo’ a prepararvi un luogo... V’accoglierò presso di
me... »
La via verso la casa. Cristo stesso è la via
verso la dimora celeste, Offrendosi per noi
a Dio, colendoci della protezione del suo
amore divino, egli ci .presenta a Dio come
membra del .¡suo .corpo, come pecore smarrite che ha ritrovate, come schiavi che ha riscattati; e Dio ci accoglie, in lui, come figliuoli prodiiglji tornati a casa.
La verità e la vita. Ma Cristo è la via ancora in un altro senso: egli è la verità: tutto
quello che possiamo sapere, e che è -necessa—
rio sapere intorno a Dio, noi lo vediamo sulla frOTte di Gesù.' Nella persona del Figlio
che si è dato per noi, noi conosciamo l’amore del Padre di quel Figlio, e troviamo l’ardire di chiamarlo anche noi: « Padre nostro»
E quffito non è forse più che sufficiente per
accingerci con ¡fiducia al ^ende viaggio? .Ma’
CMsto è anche la vita: Chi crede in lui «farà le opere che egli fa », e vedrà esaudite le
preghiere fatte « nel suo nome ». E osserv^do i coma.ndamenti d’amore di Cristo sara amato dai Padre, e conoscerà sempre meglio la grandezza di quell’amore.
Venticinquesima lezione - 18 giugno
LA VITE E I TRALCI
Lettura: Giov. 15: 1-17. Imparale vers. 1-8
Vers. eentr., 5.
Io sono la vita, ha detto Gesù nella passata lezione. I versetti di oggi spiegano megho m che modo egli è la vera vita dell’anima.
La vite e i tralci. Siamo in primavera. La
linfa sale dal terreno ■nei rami secchi, e apparentemente morti degli alberi. La vite, potata di frraco, spande da tutti i tralci Tabbondanza di nuovi succhi che la pervade. E
presto i germogli sbocciano e le foglie si esprandono. Quesito mistero della vita che si
rtpete ogni anno sotto i nostri occhi è una
mmagine di una profonda verità spirituale
Da Cristo vengono le profonde energie spirituali che si, comunicano alle anime dei
credenti.
/ frutti. I tralci, senza la linfa vitale, sono
frammenti di sostanza legnosa buona tutt’al
più da fare una fiammata; ma la linfa fa
loro portare 1 grappoli deliziosL Così noi. E
quali sono i. frutti che Gesù produce nelle
anime unite a lui per mezzo della fede? Essi
SI riassumono in una parola sola: « Amore»
^ore di Dio e amore del prossimo; quest ultimo come la manifestazione e la dimortr^lone del primo (1 Giov. 4: 20). L’amore
taatemo-è.un «comandamento nuovo» a
Giov. 2: 8) perchè ha per i disc^oli di Gesù
una misura nuova: « come io ho amato voi » •
grandezza del comandamento è
quella dehe promesse che contiene: « Il Padre mio è glorificato in questo... Voi siete
miei amici... La mia allegrezza dimori in
voi ».
La potatura. Succede che anche i discepoli
qi Gesù debbano soffrire. Ma le loro soffeTOTze sono benefiche come la potatura della
vite in primavera; esse li rendono capaci di
portare frutti spirituali più squisiti e copiosi,
mentre le stesse sofferenze, nelle persone
prive di fe^, non producono altro che inaridimento definitivo. Perciò è letteralmente
vero che: « senza di me non potete far nulla»
ma è altrettanto vero che « se dimorate in
me domandate quel che volete e vi sarà
fatto ».
^ la conoscenza di tutti i ¡misljeiri, essa
sorpassa- anche la fede ohe scuote i
^ monti, la filantropiai che ai dà e si saf ' crii ica. » i
E questa profezia che appare qtianD (io le cose ohe non esistono « che in
, jparte » sono scomparsile. E’ la vita
faccia a faccia con Dio, quando lo
^ specchio confuso che non dà se non
un riflesso deformante, è stato messo
¿ da parie.. E’ la statura compiuta deisti uomo morale .che si produce quando
i-le cose delFinfanzia svaniscono. E’ l’ul> migliare, il più alto, il più 'di
vmo dei frutti due Tanima possa raggiu^ere e verso il quale convenga tutto .’1 ¡piano di Dio: l’amoire.« Ricercate l’amore », dice Paolo; e
, Giovarmi ag^unge, come ricorso ad.una dimostrazione della nostra qualità
di figliuoli di D.’o: « Colui ohe ama è di
Dio ».
Non vi può essere alcuna santificazione dei santi senza l’amore. La sposa
di Cristo non esisterebbe senza di esso. E’ fac.’:le esigere battezzati,'è facile
rompere il p^ie e bere al calice; è facile cantare dei salmi e dei cantici; è
facile osservare una forma di culto o
un’altra; è facile pregare o parla(re...
Ma il -Cristiano « ¡compiuto » si riconosce dal modo con cui ama, sopporta,
spera e crede ogni cosa... e ciò è Aficile.
Questo dono non si comunica con la
imposizione delle mani. Esso non è at„ tribuito cóme premio ¡diella p:ù severa
ortodossia. Esso non è dato ad un clero
speciale, a una chiesa o a un’assembtea.
E il frutto che porta colui che è nato da Dio. E’ il profumo che emana da
una vita trasformata; è il segno glorioso che una esistenza umana è stata
trasfomi,ata al punto da aver ricevuto
il suggello della natura divina; ramiore. Infatti Dio è Amoire.
Questo amore non è oirgoglioso, non
s’inacerbisce; non cerca il' suo interesse. Esso è costruttivo, cementa, -unifica, toriifioa. E’ prescritto ac cristiani
che essi.aimino come Cristo li ha amati! Se arrivassero a ubbidire a questo
comandamento, diventerebbero una
potenza spdrituale irresistibile e il Re^
gno del loro Re si siienderebbe al di là
ai tutte le loro conioezioini.
E’ lì la Via per eccellenza, e ciononostante spesso noi la lasciamo da parte per scegliere l’altra.
{rad. da La Bonne Revue).
Qron
oca Valdese
La Yia per eccellenza
Vi è , nella prima lettera di Paolo ai
Corinzi, un passo importante nei quale
egli espone gli svariati doni che sono
stati conferiti a certi individui dal Capo della Chiesa, in vista del perfezionamento dei olenti e dell’edàfkazione del corpo di Cristo nel suo assieme.
Ma dopo aver svolto la lunga lista
di doni, secondo il loro ordine d’importar^, ed esposto le loro reciproche relazi(^, all’improvviso ¡egli rivela, come in una celestè visione la cosa supirema che manifesta il figlio del vero
Iddio, che pone il suo suggello di autenticità alla Chiesa >e senza la quale
gli altri cloni- non sono nulla.
Allora infatti -egli proromipe in queste parole: Ma ora io Vi mostrerò 1«
via per eccellenza.
Noi sappiamo tutti, o dovremmo sapere, qual’è questa via.
Essa vai meglio di tutte lingue d<^i
uomini e degli angeli; ¡^sa è più grande di tutti i tesori della profezia e delr
BOBBIO PELtJCE
Si è spento in età di 60 anni Giovanni
Damele Bonjour del Capoluogo. Mite e buono lascia vivo rimpianto di sè. Dopo lunghiiasimi mesi di sofferenze è deceduta Caterino Bouchard, di anni 75. Partito giovane
dal -paese \d è ritornato per morire due ore
»A??’ Giovanni Daniele
Michelin Lausarot. All’ultima ora è giunta
la notizia del decesso • del cairabiniere Giovanni Bonjour, internato in Germania, di
anni 22. Membro attivo e presidente di’ una
delle nostre Unioni giovanili, ligio al dovere,
e sicuro della sua fede lascia un gran vuoto
nella famiglia del nostro caro anziano Damele Bonjour e di tutta la nostra comunità.
La pace di Dio scenda sui cuori afflitti.
— -Due nuovi focolari si sono costituiti nella nostra parrocchia con il matrimonio di
Stefano Gönnet con Susanna Pontet e di
Pietro Buttigliero con Maddalena Negrin.
Auguri nel Signore!
PINEROLO
Fu amministrato il Santo Battesimo ai seguenti bimbi: Mariotti Enrico e Silvio di En^ Raima Elena; Rivoire Luciano di
Alberto e di Long Giuseppina. Li circondi il
Signore colla sua grazia, unitamente ai loro
cari.
— Davanti al nostro pastore furono celebrati i matriinoni di Ribet Michele e Demonte Giovanna e di Cascarano Antonio e Fornerone Elsa. I nostri migliori auguri di 1 iXn*'
ga e febee vita coniugale nel Signore accompagnano cuesti novell’ spo.si
— Seno de.’odi)..!, B.'uchar:! Francesco di
anni 83, oriundo di Inve.o.o f Mosca, Geymonat Pietro, di anni 71, della Gio'etta e, in
modo tragico, Avondet Vittorio di' Abbadia
in età di soli 23 anni. La nostra .simpatia
cristiano è assicurata alle famig ie prosale
dalla dha’tcnza dei loro cari.
POMARETTO
E’ deceduto a Belgrado M 18 dicembre
1943, l’art. alp. Ribet Levi, nato a Pomaretto
(Asmoans) il 22 ottobre 1910.
La commemorazioine di questo fratello ha
avuto luogo la domeniioa 21 maggio nel tempio di Pomaretto alla presenza delle locali
Autorità e di numerosi pairearti ed amici.
Essa è sitata una commovente occasione
per ravvivare -nei nostri cuori l’affettuoso
ricordo dello Scomparso e per invocare sui
parenti che lo piangtmo, e in modo particolare sulla! giovane vedova, sulla venerata
mamma e sui fratelli e sorelle le consolazioni da Alto.
Egli non tornerà a noi, ma noi andrer o a
lui.
Durante il culto di Pentecoste è stato oiifermato nell’alleanza del suo battesimo
Griglio AlessanOro, di Alessandro (Porosa
Argentina) circondato da una numerosa assemblea e dai suoi compagni con i quali,
per ragioni di famiglia, non aveva potuto
essere rloevuto m Chiesa a Pasqua.
■~7 26 maggio, adibiamo res^ t dó
ven funebri alla salma di Peyronel Ernesto,
di Enrico (Trussan di Ridaretto) deceduto
tragio^ente alcuni giorni prima in penose
circostanze. i
, I*® domenica 11 giugno corrente avrà
«« «ulto neUa Cappella del Clot di Inverso Pinaaoa, alle ore
PRAROSTINO
Funerali. Rostagno Amedeo, deoed'uto alla
C»sma, in età di anni 57. Egli viveva solo
ed il &gnore gli ha risparmiato una lunga
Lnientuxa«
Godina Filippo, deceduto al fretto Navarra, in età di anni 46. Egli è stato provato
da lunghi mesii' di penosa malattia e lascia 4
orfani in tenera età.
_Sugli afflitti invochiamo le consolazioni del
Signore.
3AN germano chisone
Dornenlea 21 maggio ha avuto luogo il
^Ito di chiusura dei corsi di Catechismo. Su
7-a catecummi 7 sono stati rimandati, 24 devemo,seguire'uii corso di ripetizione in ottobre, 41 sono promossi. Di questi, 4 hanno -riportato il prtoo premio i 7 il secondo. I catecumeni hanno eseguito dei bei cori.
Nel pomeriggio delia stessa domenii'a la
gioventù s’è riunita in Chiesa per ó suo culto mensito. Due giovani hanno presentato una medLtazione e uno stùdio molto interessanti. La sottoscrizione prò Borsa; di Studio
Cappellcmo Rostain ha raggiunto la somma
di L. 3.500.
~ Il_2il maggio si é addormentato nel Signore Goffi Dina, in età di anni 81. Origmana di Coazze, la noscra sorella ha dato
Sino ^ Ultimo la testimonianza della sua fede Alla famiglia Giacone esprimiamo Ja nostra -simpatia.
Il signor Luigi Avondet, deceduto ;1 15 a
prde a^ Ponte P-alestro ha fatto al Concistoro d.1 -S. Germano un lascito ■ i L 5.000 Esempio da imitare.
— N-eil’intimltà della loro famiglia, il pastore emerito sig. Bartolomeo Soulier e la
sua gentile Signora hanno celebrato il 3’
maggio -le loro Nozze d’Oro. Mentre ci associamo alto serena gioia di.questi venerati operai Mia Chiesa, invochiamo sul loro capo le benedizioni di Colui che li ha .sorretti
nei cmquan-t’anni di ■ comune mmisterio.
Vita molte soddisfazioni.
La gr^e famiglia dell’Asilo dei Vecchi
presto appassiscono, ha
amato suo ex Direttore e alla sua
Co^a^a, in occasione di questa ricorrenza
di PomSett™^ “ dell’Orfanotrofio
— L’Assemblea di Chiesa del 4 giugno ha
nomato delegati alla Conferenza Distret
Davide, Eli Long, prof.
Avondet e Emilio
villar"* pèllice
Visita. La comunità serba un benefico
grato rii^do della visita del Capo DÉtretto’
Sole?^ presieduto il nostro
culto del 7 maggio.
Dvpartenza. Il 17 maggio un lunghissimo
corteo di parenti ed amici accompagnava al
suo ultoo riposo terreno la spoglia mortale
fratello Pierino Michelin
Salomon, di Pietro, del Saret deceduto in
seguito ad inesorabile m^S ta rtfdi 22
■ anni. Al padre, alla sorella, ai ¿Lnfi tutti
rinnoviamo respressio-ne della nLtra fmter-i
na solidarietà nella dura prova
Nuovi focolari. Il 27 maggio’ hanno unito
to loro vite davanti al Signore, nel nostro
Tempio, due cari antichi Catedumeni: Guido
Giovanni Baridon, fu Daniele, del Cavion di
Villa con Margherita Adelina Bonjour di
Davide, della Piantè. ^
Ed il 3 giugno abbiamo celebrato il matrirnonio di Erich Silvio Constantino, di Eugenio, da Torre Pellice, con Jvonne Lidia Janavel, di Daniele Stefano, del Sabbione.
A questi nuovi focolari, entrambi stabilitisi nella nostra parrocchia, rinnoviamo i!
nostro fraterno augurio nel Signore.
j.
La famiglia Michelin-Salomon profondamente commossa per le dimostrazioni di
simpatia avute in occasione della dolorosa
separazione dal proprio figlio, fratello, nipotè
Pierino' Micklin-Saloinon
ringrazia vivamente tutti coloro che le furono larghi di aiuto e di conforto nella triste
circo^nza.
Saret di Villar Pellice, 17 maggio l»44
ringraziano di vivo cuore quanti si sono uMti al loro lutto in occasione della dipartenza
della loro cara. Un ringraziamento particolare rivolgono alle Diaconesse ed al Personale dell’Ospedale Valdese, perule amorevoli cure prestate all’Estinta.
Luserna San Giovanni, 5 giugno 1944.
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Pellice 2 appartamenti ammobiliati: uno
con 6 camere - altro con 4 camere - Luce, acqua corrente. Rivolgerai al giomale.
CERCANSI fittavoli ¡per cascina 25-30 giornate Luserna S. Giovanni - Rivolgersi
geom. M, Mantelli.
Autorizzazione Min. Cultura Popolare N. 0
dei ? gennaio 1944-XXII
Arti Òrafiche «L’Alpina» - Torre Pellice