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Anno V
numero 9
del 7 marzo 1997
L. 2000
SpecU«k>n« In a. p. comma 2€
art. 2 legge 549/95 tir. 7/97 - Tori
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Bibbia e attualità
DONNE IN DIVISA
«Rimetti la spada nel fodero»
Giovanni 18,11
Lf INGRESSO delle donne italiane a
tutti i livelli delle Forze armate è
proprio una grande e positiva novità?
Alcune che lo desideravano penseranno di aver fatto fare alle donne un balzo in avanti; ad altre verrà forse detto
«precipitatevi ragazze!». Proprio nel
periodo della storia in cui i giovani sono sempre più numerosi a rifiutare il
servizio militare, la cosa sembra ariacronistica. È un nuovo inganno? È il
contrario della parità, dove il proprio
punto di vista ha altrettanto peso
quanto quello dell’altro, e che non significa imitare altri, entrare nella loro
logica, omologarsi. C'è chi propone allora: facciano gli uomini come hanno
sempre fatto la maggioranza delle
donne, estranee alla cultura della
guerra, ed entrino loro in quest’altro
mondo, conosciuto solo come quello
dei pianti su padri, mariti, figli, vittime di guerra. Qualcuno spera che le
donne «soldate» o «ujfìciali» non solo
ingentiliscano ma trasformino l’esercito che pare ne abbia bisogno. Potrebbe essere, tutta dipende dalle condizioni in cui ci saranno entrate: per la disperazione di non trovare un altro lavoro, o dalla ricerca di prestigio, o dal
desiderio di avventure... Comunque,
nessuna illusione: le donne non sono
meno violente degli uomini, lo sono in
altro modo forse, poi si impara ad
«urlare con i lupi». Intanto, ne fanno
le spese le donne e i bambini in certi
paesi, come l’Algeria, dove l’estremismo è diventato «macchina da macello» che si scaraventa contro di loro, in
queste infinite guerre moderne più o
meno dichiarate, dove le popolazioni
civili indifese muoiono al posto dei
soldati di una volta.
POCHI anni fa gruppi di italiane
avevano ideato un servizio civile
per tutti, proponendolo nel libro «né
indifesa né in divisa». Era fattibile e
molto diverso da quello che si sta organizzando in Francia in modo ufficiale: un «rendez-vous citoyen» o «incontro con la nazione», obbligatorio
per tutti i ragazzi e ragazze maggioicfìiii, che in una settimana darà
informazioni sulla democrazia e i diruti umani, ma anche sugli imperativi
delia difesa, perché chi governa attualmente dice che bisogna mantenere
un legame tra esercito e nazione. Nuovo tranello per continuare a sostenere
Firn portanza degli eserciti ed evitare
la fatica di elaborare una difesa parallela non armata? Certo, si può pensare
che la cultura patriarcale guerriera
nella quale viviamo, dove gli armamenti sono il prolungamento della
forza fisica e del dominio maschile, e
che ci è imposta ha avuto difficoltà a
ideare qualcos'altro. Allora vai la pena
di contrapporvi una cultura delle
donne fatta di relazioni.
CREARE dei legami. Alcune donne
di diversi paesi stanno sviluppando altri modi di vivere proprio durante
i conflitti. Anziché identificare o creare
nemicUnemiche, cercare di imbastire
amicizie là dove tutto sembra orientato all’odio, alla rivalità violenta,
all’inimicizia. Le esperienze di quelle
che hanno organizzato reti di solidarietà tra donne di popoli nemici, come
israeliane e palestinesi, ideatrici delle
«Donne in nero», o quelle delle diverse
etnie dell’ex Jugoslavia, spalleggiate
dalla rete «Visitare luoghi difficili», sono le premesse per trovare vie di uscita
alla violenza armata. Riusciremo a
rendere visibile queste esperienze di
donne per proporle alle nostre società e
farle crescere, per un terzo millennio
diverso dai precedenti, ricordando che
nel momento in cui la sua vita era più
in pericolo Gesù ha rifiutato la spada?
Marie-France Maurin Coisson
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-TTiMANAi.r: m;u.i: ( hiksk KVANC.KijaiK bati isji:, mktodisti.. valdksi
8 marzo: il rapporto fra donna, lavoro e società continua a essere irrisolto
Valorizzare la «risorsa donna»
Le donne vivono in una condizione «stressante» tra il desiderio di essere riconosciute a tutti i
livelli della società e la difficoltà di rimuovere condizionamenti culturali e abitudini consolidate
DORIANA GIUDICI
.. ONTRADDIZIONE» potreb\\ V-i 1
be essere la parola che distingue l’8 marzo del 1997. 11 rapporto fra donna, lavoro e società si
presenta, a tutt’oggi, complicato:
infatti la «risorsa donna» è ancora
sprecata, mentre esiste una polarizzazione crescente fra poche
donne inserite in posizioni di potere (nella politica e neU’economia),
e moltissime donne che, anche se
qualificate, vengono relegate in
ruoli subalterni (nella società e nel
mondo del lavoro). Non solo, ma
sta tornando in campo la vecchia
discussione su quale sia il «vero»
ruolo delia donna.
Tornano allo scoperto, nel mondo politico e nei mass media, posizioni che vogliono ricollocare la
donna, nella famiglia e sul lavoro,
in posizione subalterna, e riemerge
Tipotesi che la donna, nella maternità, nulTaltro sia che un’incubatrice, un contenitore, senza dignità
né responsabilità: per lei e su di lei
altri devono decidere. Proprio in
questi giorni, e all’interno di questo
dibattito, va ribadita l’importanza
di un momento collettivo di ripensamento, di tutte le donne, sulla
propria identità, come T8 marzo
vuole e deve essere.
Mai come in questo periodo infatti la «questione femminile» si
mostra con due diverse facce: da
un lato permangono condizioni di
debolezza delle donne, in ambito
quali l’accesso alle risorse economiche, la carriera professionale, o
l’ingresso stesso nel mondo del lavoro; dall’altro aumenta il loro livello di istruzione, cresce la presenza femminile in tutti i settori
socio-produttivi; al Nord e al Sud
del mondo la donna si presenta
come un soggetto forte, provvisto
di alto valore sociale e di capacità
professionali e di lavoro. Ma c’è di
più; seppur mantenute al di sotto
dei «soffitti di cristallo» (si indica
così la difficoltà di accesso ai più
importanti gradi di responsabilità
e di potere), tutti riconoscono che
la presenza delle donne, anche in
L’8 marzo è un’occasione per riflettere sulla condizione delle donne immigrate nel nostro paese
(foto A. Novello)
ambiti molto diversi, determina
sempre più alti livelli di produttività. Alcuni recenti studi, riportati
nella rivista The Economist, sostengono che, entro il 2005, nelle aree
più sviluppate del mondo, ci sarà
la parità occupazionale fra uomo e
donna. In Italia i più recenti dati
delTIstat sottolineano che cala
l’occupazione maschile e cresce
quella femminile.
Eppure persiste una profonda
differenza fra l’uomo e la donna
nell’esercizio delle responsabilità
della cura familiare. Responsabilità e carichi che tendono, alla soglia del XXI secolo, ad aumentare,
sia per il tendenziale calo di investimenti sociali nei servizi alla famiglia, sia per gli accresciuti impegni nei confronti degli anziani e
verso i figli, più a lungo dipendenti
dalla famiglia, per la mancanza di
lavoro. E questo squilibrio fra lavo
ro di cura e coscienza della necessità, non solo economica, di lavorare, induce, soprattutto nelle
nuove generazioni di donne, una
sofferenza che le porta a domandare cambiamenti, e rapidi.
Cambiamenti non solo per
quanto riguarda le norme che regolano la presenza sui luoghi di lavoro ma anche, e con più decisione, nuovi rapporti umani e nuova
cultura. Una cultura che riconosca
alle donne tutti quei diritti, oltre ai
doveri, riconducibili alla persona
umana (ricordiamo, per inciso,
che la donna, nella gravidanza, è
già persona, mentre l’embrione
non vive di vita propria, se non è
nutrito e alimentato dal corpo e
dall’amore della donna). Le donne
vivono oggi in una condizione
«stressante» tra il desiderio di essere definitivamente riconosciute,
come esseri umani di genere fem
minile, e di potere quindi, a pieno
titolo, entrare in tutti i settori della
società, e d’altra parte la difficoltà
di rimuovere condizionamenti
culturali e abitudini consolidate,
per quanto riguarda il carico delle
responsabilità di cura.
Una giornata di pausa e riflessione, come T8 marzo, può permettere a tutti, uomini e donne, di
scommettere sulle potenzialità innovative del soggetto donna, oltre
che sulla sua disponibilità e sensibilità per il miglioramento della
più complessa realtà sociale. Le
donne, in questo 8 marzo, non solo chiedono di raggiungere una
posizione di reale parità, con gli
uomini, nelle responsabilità in famiglia, sul lavoro, nella società, ma
intendono anche continuare ad
alimentare un processo di profonda trasformazione culturale, che
comporti benefici per tutti.
Chiesa evangelica tedesca
Benedizione di coppie
omosessuali: è polemica
Il 26 febbraio il Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) ha
condannato energicamente le decisioni del Sinodo regionale luterano
del Nord Elba (vedi Riforma del 28 febbraio)
che aveva autorizzato,
sia pur eccezionalmente,
la benedizione di coppie
omosessuali e aveva riconosciuto come una
forma di vita accettabile
per dei cristiani la relazióne di coppie omosessuali e quelle di uomini
e donne che vivono insieme senza essere sposati. Per il Consiglio
delTEkd, il Sinodo della
chiesa del Nord Elba «si
è allontanato dal consenso esistente nel seno
della comunità delle
chiese membro». Le questioni affrontate sono tra
le più controverse alTinterno delle chiese protestanti tedesche tanto
che. Tanno scorso, TEkd
aveva pubblicato un rapporto sull’omosessualità
intitolato «Vivere con
delle tensioni». Pur non
avendo l’autorità di imporre le proprie decisioni perché le chiese regionali sono degli organismi indipendenti, il Consiglio delTEkd ha il potere di agire per rinforzare
la comunione tra le chiese membro. (eni)
«Petizione sul clima»
Consegnate le firme ai
rappresentanti dell'Onu
Con la cerimonia ufficiale della consegna delle firme raccolte nei paesi più industrializzati, si
è conclusa il 2 marzo a
Rad Godesberg, nei pressi di Bonn (Germania), la
Campagna per la petizione sul cambiamento
climatico promossa dal
Consiglio ecumenico
delle chiese. L’evento è
stato presieduto dall’ex
presidente della Repubblica federale tedesca,
Richard von Weizsàcker,
che ha presentato i risultati dell’iniziativa, volta a
richiedere ai governi di
tutto il mondo l’impegno per una riduzione
del 20% delle emissioni
di biossido di carbonio
nell’atmosfera entro il
2005, consegnandoli ai
rappresentanti delTOnu
responsabili per i negoziati internazionali sul
clima. All’incontro sono
intervenuti anche i responsabili degli organismi impegnati nella promozione locale della petizione; la Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia è stata rappresentata da Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione evangelica per l’Assemblea ecumenica di Graz.
Oltre 500.000 persone
hanno sottoscritto la petizione. (nev)
MODELLI DELLA CONVIVENZA. «L'esistenza di divergenze di opinioni e di
convinzioni è un diritto riconosciuto
anche dalla tradizione islamica, dal vero IsIam e non dall'uso politico che alcuni regimi pretendono di farne». Lo
ha dichiarato Sani Sadr, ex presidente
dell'Iran, costretto all'esilio in Francia
proprio dal fondamentalismo islamico
del regime dei mullah. (p. 6)
IL CONDANNATO RUSHDIE. Da otto anni Salman Rushdie, scrittore di cittadinanza inglese, è in attesa che qualcuno lo uccida in ottemperanza alla
fatwa decretata dal regime iraniano
degli ayatollah. La sua colpa? Avere
scritto un libro come «I versetti satanici», ritenuto offensivo per la religione
islamica. Che cosa fa l'Europa? Nulla,
perché preferisce proteggere i suoi interessi economici con l'Iran. (p. 10)
DOMANDE DI cfFINE SECOLO». Ora che
il secolo e il millennio volgono al termine è il momento di capire chi siamo
e che strumenti hanno le nostre chiese
evangeliche italiane per affrontare le
nuove sfide del domani. Giorgio Girardet inizia il dibattito. (p. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Parola
VENERDÌ 7 MARZO 1997
VE
«Maestro, guarda
che pietre e che
edifici! Vedi questi
grandi edifici?
Non sarà lasciata
pietra su pietra che
non sia diroccata.
Dicci, quando
avverranno queste
cose e quale sarà
il segno del tempo
in cui tutte queste
cose staranno
per compiersi?».
«Molti verranno
nel mio nome,
dicendo: “Sono io”;
e ne inganneranno
molti. Quando
udrete guerre e
rumori di guerre,
non vi turbate;
è necessario che ciò
avvenga, ma non
sarà ancora la
fine. Badate
a voi stessi!
Vi consegneranno
ai tribunali...
per causa mia,
affinché ciò
serva loro di
testimonianza.
E prima bisogna
che il Vangelo sia
predicato fra
tutte le genti...
Quando vi
condurranno per
mettervi nelle
loro mani, non
preoccupatevi
in anticipo di ciò
che direte, ma dite
quel che vi sarà
dato in quell’ora,
perché non siete
voi che parlate, ma
lo Spirito Santo...
Quelli saranno
giorni di tale
tribolazione, che
non ce n’è stata
una uguale dal
principio del
mondo che Dio
ha creato. Se il
Signore non avesse
abbreviato quei
giorni, nessuno
scamperebbe;
ma, a causa dei
suoi eletti, egli ha
abbreviato quei
giorni. Ma voi state
attenti; io vi ho
predetto ogni cosa.
Allora si vedrà
il Figlio dell’uomo
venire sulle nuvole
con grande
potenza e gloria.
Ed egli manderà
i suoi angeli a
raccogliere i suoi
eletti. State in
guardia, vegliate,
poiché non sapete
quando sarà
quel momento»
(Marco 13)
SALVATORE RAPISABDA
IL capitolo tredici di Marco ci
1
presenta una conversazione
tra Gesù e i suoi più intimi discepoli (Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea). È una conversazione in disparte, sul monte
degli Ulivi, probabilmente di sera. Lo stesso giorno, un discepolo, pieno di stupore, lo aveva invitato ad ammirare il tempio e le
costruzioni di Gerusalemme;
«Maestro, guarda che pietre e
che edifici!». Gesù aveva risposto con una dichiarazione che
avrà messo in agitazione quanti
ebbero modo di ascoltare: «Non
sarà lasciata pietra su pietra che
non sia diroccata». Logico, dunque, che i discepoli si siano fatti
coraggio per chiedere: «Dicci,
quando avverranno queste cose
e quale sarà il segno del tempo
in cui tutte queste cose staranno
per compiersi?».
La domanda dei discepoli
I discepoli hanno dunque cre
d.....................
duto alla parola del maestro,
l’hanno avvertita in tutta la sua
gravità. Si rendono conto che
fatti tremendi sono aU’orizzonte. Perciò chiedono lumi per conoscere il tempo e i segni delle
cose che stanno per avvenire.
Essi sono entrati in perfetta sintonia col loro maestro e vogliono agire da discepoli diligenti,
perché hanno capito che l’insegnamento del maestro, la sua
parola, è la loro salvezza, è l’unica possibilità di sfuggire alla distruzione.
Nel rispondere alla loro domanda, Gesù pone i discepoli di
fronte alla storia imminente come di fronte ad un fiume da attraversare. Non sarà un fiume
calmo e privo di difficoltà; sarà
invece un fiume in piena, che
trasporta detriti pericolosi, che
passa per gole spaventose e rapide terrificanti. Tale è la storia
che sta di fronte ai discepoli, e
quella storia va guardata in faccia, senza sconti, senza illusioni.
Essi andranno incontro ai pericoli dell’apostasia (w. 5-6, 21),
agli orrori delle guerre, ai terrori
dei terremoti, alle privazioni
delle carestie (w. 7-8,14-17), alle prove dei tribunali (v. 9), alla
delusione dei tradimenti degli
stessi familiari (vv. 12-13). Il
maestro risponde alla domanda
dei discepoli senza nulla nascondere: «Quelli saranno giorni
di tale tribolazione, che non ce
n’è stata una uguale dal principio del mondo...»; lo fa anche
con umiltà, confessando di non
sapere «quell’ora e quel giorno».
Adesso i discepoli sanno che
non potranno scampare al fluire
della storia. A nulla servirà volgersi indietro, cercare scampo
tra le mura del passato. Le grosse pietre e le maestose costruzioni di Gerusalemme, simbolo
delle realizzazioni religiose e politiche del passato, non potranno costituire un riparo. Anzi,
crollando, esse uccideranno
chiunque avrà cercato scampo al
loro interno. Ecco perché bisogna guardare avanti, disporsi ad
attraversare il fiume della storia.
a Dio, ma senza la pretesa della
risposta di Dio immediata e favorevole; ci si dovrà ricordare di
queiraltra preghiera: «Allontana
da me questo calice, però non
quello che io voglio, ma quello
che tu vuoi sia fatto» (Me 14,36).
Una storia che alla luce delle evidenze umane può anche concludersi con un «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?» (Me 15, 35).
Il filo invisibile della storia
q;
Preghiamo
Signore Gesù, ammiriamo il coraggio die hai mostrato nell'afÉrontare senza tentennamenti la via della croce, pur conoscendone l’esito in anticipo. Ci vergogniamo invece delle nostre paure, della nostra poca fede che
ci impedisce di scorgere la tua presenza accanto a noi.
Ti chiediamo perdono perché come tuoi eletti, scelti per
il servizio al nostro prossimo, spesso mostriamo più segni di scori^amento, di incertezza e di paura, che seguii di speranza. Aiutaci, o Signore, ad essere vigflanti affinché possiamo scorgere i segni della tua presenza nel
mondo e così possiamo annunciare te che ci preservi
dal male e che ti prendi cura di tutte le tue creature.
Il cammino verso la croce
|UESTO discorso di Gesù è
_ posto da Marco sulla soglia
della storia della Passione, di
quella storia che narra il cammino di Gesù verso la morte in croce. La storia crudele, fatta di tradimenti, di processi, di percosse,
di umiliazione e di morte, quella
storia che Gesù ha tratteggiato in
risposta alla domanda dei suoi
discepoli, è la storia in cui egli
stesso si avventura senza esitazione alla fine del suo discorso.
Egli si immerge in quella storia,
come nelle acque gelide e limacciose del fiume in piena, sapendo che dovrà passare oltre, che
non potrà voltarsi indietro.
Questa storia che sta di fronte
a Gesù, di cui Gesù ha parlato ai
discepoli, non è una storia pedagogica, fatta per insegnare
qualcosa, fatta per mettere alla
prova, come quei quarant’anni
di prova nel deserto voluti da
Dio «per umiliarti e metterti alla
prova, per sapere quello che
avevi nel cuore...» (Deut. 8, 2).
No, questa è storia e basta. Non
è la storia voluta da Dio, e non è
nemmeno la storia da cui Dio si
estranea. È una storia in cui la
presenza di Dio non è né affermata né esclusa. Una storia che
va attraversata con la preghiera
PPURE il discorso di Gesù,
così pure la Passione di Gesù, è attraversato da un filo invisibile che non si confonde con i
fatti storici, e che tuttavia determina il comportamento dei discepoli (e di Gesù stesso) nella
storia. Il filo invisibile si stende
tra alcuni punti che per il credente sono punti fermi: la parola profetica di Gesù, quella parola che con molta chiarezza ha
preavvisato i discepoli; la fiducia
nel soccorso dello Spirito Santo
nel momento della prova; l’attesa dell’intervento benevolo di
Dio per abbreviare la sofferenza;
la certezza della venuta del Figlio dell’uomo a conclusione
della storia. Nessuno di questi
punti può essere esibito in modo visibile, nessuno di essi può
essere dimostrato. Ciascuno di
questi punti è affidato interamente alla fede o all’incredulità
degli uomini e delle donne. C’è
chi guada il fiume della storia
sorretto dalla fede e chi lo guada
nell’incredulità. Ma i credenti,
anche nel buio della notte, in
mezzo ai flutti della tempesta,
anche «camminando nella valle
dell’ombra della morte» (Sai. 23,
4) sanno dire col salmista «io
non temerò alcun male, perché
tu sei con me». Anche se Dio
non allontana il calice, non per
questo non c’è. Anche se sembra averci abbandonati alla
morte, non per questo non c’è la
resurrezione.
Dio va percepito con strumenti diversi da quelli della manifestazione eclatante, della
prova inconfutabile. È nella fede
che Dio è presente e dà senso alla nostra vita. Da un lato, mediante la parola di Cristo, ne illumina i passaggi, chiarisce il
senso degli snodi, anche di quelli più astrusi. La storia con le sue
assurdità e atrocità non ci coglie
di sorpresa; la parola del maestro ci aveva preparati, resi vigilanti. Dall’altro lato, Dio ci accompagna, ci orienta, porta la
nostra vita al suo compimento
che consiste nell’incontro col Figlio dell’uomo. Quell’incontro,
la sua venuta, che avviene «dopo queste cose», dopo il guado
della storia, o in mezzo al guado,
nessuno lo sa, rappresenta per i
credenti il vero obiettivo dell’esistenza, la meta da raggiungere perché la vita abbia il senso
che Dio le ha assegnato.
Ecco il senso dell’insistenza
suH’avvertimento «Vegliate!».
Questo ordine non è posto all’insegna dello stare attenti ai
pericoli della vita, o per renderci
attenti a trarre il massimo di
giovamento dall’esistenza. «Vegliate!» ci orienta all’attesa escatologica, al compimento di tutte
le cose che non è possibile per
naturale evoluzione della storia
(la visione della storia è pessimista, fosche nuvole si levano
aU’orizzonte). «Vegliate» sta per
«preparatevi ad accogliere e a
incontrare il Figlio dell’uomo»
che sta per venire per «raccogliere i suoi eletti dai quattro
venti, dall’estremo della terra
all’estremo del cielo» (v. 27).
Il ruolo degli eletti
OMPRENDERSI come eletti
_ non è senza significato. Gli
eletti sono certamente i destinatari dell’opera salvifica di Dio,
ma a loro è riservato anche un
ruolo nella storia, o meglio nella
tribolazione della storia; «A causa dei suoi eletti egli ha abbreviato quei giorni». Non è cosa da
poco poter essere (sebbene per
grazia, cioè per libera iniziativa
di Dio e senza alcun merito)
causa di riduzione del tempo
della sofferenza di tutti, credenti
e non credenti. Dio viene in soccorso dell’umanità, comprende
la sofferenza delle donne incinte
e di quelle che allattano, e invita
i suoi a pregare perché il disastro non avvenga d’inverno.
Dunque per il fatto che esistono,
e per la loro preghiera, i credenti
rappresentano una causa di riduzione della sofferenza. Quanto più i credenti potranno alleviare le sofferenze, se si adopereranno per evitare la menzogna, le guerre, le persecuzioni, e
si daranno a soccorrere chi è
nell’afflizione? Certo, i credenti
sono chiamati a questo ruolo di
carità senza dimenticare che in
mezzo a tutte le afflizioni «bisogna che il vangelo sia predicato
fra tutte le genti» (v. 10). Perché
è proprio mediante l’Evangelo
che il mondo sarà salvato.
(Prima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
I CREDENTI NELLA STORIA
Dio porta la nostra vita al suo compimento che consiste nelDncontro col Figlio
dell uomo. La parola di Gesù ci prepara ad attraversare la storia con vigilanza
Chi studia il capitolo 13
di Marco si imbatte subito
nelia questione dell'aiternativa se si tratta di un
brano apocalittico o di un
discorso (profetico). Un
brano apocalittico è caratterizzato da una serie di
immagini mitiche e cosmiche (bestie, fenomeni in
cielo e sulla terra), da previsioni di date (anche se
dette in forma sibiliina)
che nasce da un contesto
e parla il linguaggio di
quel contesto.
È dunque un discorso cifrato per un determinato
ambiente. Diversamente,
un discorso diventa un discorso profetico se posto
in contesto escatologico,
cioè nel contesto in cui la
storia viene confrontata
dall'intervento salvifico finale di Dio. Il discorso è tale quando presenta imperativi, si muove a livello
della comune comprensione, parla dell'esperienza
degli ascoltatori. Un'ulteriore forma è quella del discorso di addio, secondo il
modello dei discorsi di Mosè in Deuteronomio.
Questo capitolo è un'unità ietteraria, ma al suo
interno si possono isolare
alcuni momenti di contenuto specifico. Come esempio ricordiamo: è necessario che ciò awen-ga...
bisogna che il Vangelo sia
predicato fra tutte le genti... non preoccupatevi in
anticipo di ciò che direte...
sorgeranno falsi cristi e
falsi profeti... si vedrà M Figlio dell'uomo venire sulle '
nuvole... il cielo e li-, terra ■
passeranno, ma le rme pa- I
role non passeranno...
quanto a quel giorno e
quell'ora nessuno ii sa...
parabola del fico... vegliate. Il predicatore dunque
potrà scegliere di concentrarsi su di uno di questi
momenti, oppure potr?
esporre l'intero capitolo a
mo' di commento esegetico presentando un sormone espositivo. Nei primo
caso, si potrà spaziare in
senso «orizzontale», cioè
su temi neotestamentari
quali l'opera dello Spirito
Santo nei credenti, l'attesa
escatologica della veni ta
del Figlio dell'uomo ecc
potrà anche insistere si
attualizzazioni (false p
dicazioni, intolleranze religiose, guerre ecc.).
Scegliendo il sermone
espositivo, si tratterò di
collocare il brano nel ,uo
contesto storico e geografico e di illustrare i temi
salienti che vengono ¡rattati. Noi abbiamo preterito seguire una terza via,
che consiste nell'individuare un tema continuatore
che abbracci l'intero capitolo. Abbiamo creduto di
poterlo individuare in questa formulazione: nessuna
illusione quanto alla storia, ma il Signore accompagna e attende i suoi; a
noi è chiesto di scorgere la
presenza del Signore nella
storia e nella nostra vita.
Come terza possibilità,
questa ci ha costretti a sorvolare su alcuni aspetti che
avremmo potuto trattare.
Proprio perché abbiamo
impostato il sermone a
questo modo, più o meno
in chiave tematica, abbiamo dovuto e potuto trarre
vantaggio dalla notazione
che Marco pone il brano
immediatamente prima
della storia della Passione.
Questa diventa l'orizzonte
del discorso di Gesù, ma
anche il banco di prova
della sua missione. Gesù
non dice ai suoi discepoli
nulla che egli stesso non
sia disposto ad affrontare
per primo.
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■re
Per
approfondire
Commentari a Marco
editi dalla Paideia e dalla
Claudiana.
Sulla storiografia: Mario
Miegge, Il sogno del re di
Babilonia, Feltrinelli, 1995.
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1995.
La pratica del racconto come strumento della relazione d'aiuto
La nostra storia è come un dono
Così come la conoscenza di Cristo è basata sulla narrazione evangelica, è
necessario far incarnare la teologia in un'espressione che apra al dialogo
MASSIMO APRILE
R
ACCONTARE una storia
è forse la maniera più
semplice, antica e immediata
ài comunicare. Dalla nostra
infanzia fino all’età matura
gran parte della nostra vita è
plasmata da racconti. Che
siano storie di famiglia, favole, romanzi letterari o film, i
racconti in genere hanno una
grande capacità di catturare
la nostra attenzione e di imprimersi nella nostra memoria. La capacità comunicativa
del racconto dipende forse
dal fatto che esso è come una
casa che ha tante porte e tante finestre. Esso spesso ci offre dei margini di identificazione, ogni sua apertura ci
offre la possibilità di avere
nuovi punti di vista e quindi
di influenzare i nostri. E poi
una storia ha la capacità non
solo di mobilitare le nostre
capacità razionali, ma anche
le nostre emozioni e i nostri
stati d’animo.
Il racconto di una storia offre delle possibili connessioni della nostra vita con quella degli altri. Le relazioni più
profonde fra persone sono
quelle che nascono dopo che
abbiamo ascoltato qualcosa
della loro storia e che abbiamo condiviso qualcosa della
nostra. La narrazione si intreccia sempre con la biografia. Noi non siamo solo delle
persone che hanno delle storie da raccontare a partire
dalla nostra esperienza di vita, o magari dall’esperienza
di vita di altre persone: noi
Aiamo la nostra storia. La
nafrazione cioè si lega al centro stesso della nostra esistenza; la nostra identità si è
forgiata sulle storie che abbiamo udito e siamo noi stessi una storia da raccontare.
Ecco, dunque, la forza della
storia: essa è dinamica, è
sempre aperta, anche quando narriamo la nostra vicenda per due volte di seguito,
non è mai uguale a se stessa.
Un racconto chassidico
«Quando Baalshem doveva assolvere qualche compito difficile, qualcosa di segreto per il bene delle creature, allora in
un posto nei boschi accendeva con una particolare tecnica
un fuoco, diceva preghiere con formule precise, assorto in
meditazione, e tutto si realizzava secondo il suo proposito.
Quando una generazione dopo, il Maggid di Meseritz si ritrovava per lo stesso compito, riandava in quel posto nel bosco e diceva: "Non sappiamo più fare il fuoco, ma possiamo
dire le preghiere", e tutto andava secondo il suo desiderio.
Ancora una generazione dopo il Rabbi Moshe Leib di Sassow
doveva assolvere lo stesso compito. Egli andava nel bosco e
diceva: “Non sappiamo più come accendere il fuoco e non
conosciamo più le parole della preghiera, ma conosciamo il
bosco dove tutto ciò accadeva e questo può bastare” e infatti
ciò era sufficiente. Ma quando di nuovo, una generazione
dòpo, il Rabbi Ysrael di Rischia doveva anch’egli affrontare
10 stesso compito, se ne stava seduto su una sedia d’oro nel
suo castello e diceva: "Non possiamo fare il fuoco, non possiamo più ripetere le stesse preghiere, e non conosciamo più
11 luogo del bosco, ma di tutto questo possiamo raccontare la
storia”. E così il suo racconto, da solo, aveva la stessa efficacia delle azioni degli altri tre».
(Storia chassidica citata da Gershom Scholem, Le grandi
correnti della mistica ebraica. Milano, 1965).
cambia con noi, si evolve
con la nostra crescita, con la
coscienza ebe abbiamo di
noi stessi. La storia ha dunque il carattere dell’accadimento.
Per tutto quello che abbiamo detto, la nostra storia personale, o le storie che hanno
permeato la nostra esistenza,
sono in definitiva il miglior
dono che possiamo condividere con gli altri. Il racconto
di una storia porta con sé
sempre la promessa di un
nuovo inizi» e anche nel racconto più triste o drammatico c’è qualche finestra o
qualche porta da cui può fare
il suo ingresso la speranza.
Un credente che vuole offrire
relazione di aiuto cd suo prossimo deve dunque imparare
a porre attenzione alla propria storia. Deve cercare di
aver coscienza delle storie
che hanno influenzato nel
bene e nel male la sua personalità e il suo carattere.
Tutti sappiamo che la no
stra conoscenza di Cristo è
mediata attraverso i Vangeli.
Conosciamo Cristo perché
conosciamo la sua storia.
Questo è stato considerato
così cruciale che essa è stata
raccontata per ben quattro
volte e sempre in maniera diversa. Molte della parole più
importanti della Bibbia, come grazia, amore, perdono,
fraternità, speranza, fede sono accompagnate da racconti, parabole o metafore che le
rendono vive.
Gesù ha usato sovente la
parabola come mezzo per interpellare, riprendere, esortare alla fede in Dio. Partendo
cioè da una storia quasi sempre profana egli ha dischiuso
nuovi orizzonti per comprendere Dio, se stessi, il prossimo. La chiesa cristiana ha invece spesso cristallizzato le
sue convinzioni attraverso
dei formulari come le confessioni di fede. Questo se da
una parte ha contribuito a
conservare il suo patrimonio
le ha fatto forse perdere qualcosa di vitale della forza comunicativa della narrazione.
In ogni caso perché la teologia diventi nuovamente viva
è sempre necessario che la
parola si incarni in una storia
accogliente con la quale ci si
possa confrontare.
Nella relazione d’aiuto è in
primo luogo importante avere la profonda convinzione che il linguaggio riceve
per lo Spirito Santo sufficiente potere per trasformare la
vita delle persone. In secondo luogo, al fine di divenire
persone in grado di narrare,
dovremmo prima essere capaci di ascoltare. Imparando
ad ascoltare gli altri impariamo qualcosa in più anche di
noi stessi. In terzo luogo è
importante nel ricevere la
storia dell’altro/a non mostrarsi negativamente sorpresi, o peggio scandalizzati.
Queste reazioni producono
un’immediata interruzione
del racconto, aggiungono pena a pena, senso di colpa,
isolamento e interrompono
la comunicazione.
È importante che ciascuno
si senta se stesso, che si senta
incoraggiato a svelare il proprio mistero, o parte di esso,
senza sentirsi giudicato, ma
amato. La persona che si
sente veramente ascoltata è
poi spesso in grado di fare
valutazioni etiche e spirituali
autocritiche su quanto ha
vissuto. Infine va detto che
l’arte del dire e ascoltare storie è per alcuni una sorta di
sesto senso.
C’è chi riesce ad intuire
quel che la storia cela così
come un esperto conoscitore
di tessuti ne riconosce la
qualità, la provenienza e il tipo di fabbricazione. Per molti altri quest’arte va appresa
attraverso un lavoro lungo e
paziente ebe richiede umiltà.
La giusta attitudine è quella
che considera questo apprendimento mai compietamente compiuto.
' Familiari di malati di Aids
Rivendicazioni sociali
e dignità da tutelare
MARTA D’AURIA
jyj ERCOLEDI 19 febbraio.
in una imprevedibile
giornata assolata, arriviamo
presso la Cappella dei Cangiani, oasi verde della zona
alta di Napoli. Alle ore 15,
orario insolito per una conferenza, ha inizio un incontro
importante: viene presentata
ufficialmente l’«Associazione
familiari persone sieropositive» che avrà sede a Napoli
presso la Clinica per le malattie infettive dell’Università
«Federico II» e presso l’Ospedale «D. Cotogno». «C’è chi li
marchia con un cerchio viola,
chi ha paura persino di respirare la loro stessa aria. C’è chi
li colpevolizza asserendo che
quell’assurdo destino è solo
la giusta conseguenza delle
loro scelte sbagliate...».
Alberto Russo, cappellano
cattolico presso il reparto di
malattie infettive dell’Università, leggendo alcuni versi
scritti da un volontario, dà
inizio alTincontro. Sono presenti circa trenta persone, in
maggioranza familiari che
avevano o hanno i propri figli,
fratelli e sorelle sieropositivi e
malati di Aids. In aula vi sono
dottori e personale paramedico di alcuni degli ospedali del
Napoletano, e volontari che
Da una situazione di sofferenza grave nascono problemi di etica e interrogativi di fede
fa carico delle nostre sofferenze e delle nostre domande
ANNA MAFFEI
. 1 siamo accorti della
malattia di mio fratello non in fase di sieropositività ma quando ormai era
Aids conclamato. Il primo test glielo abbiamo fatto di nascosto, anche se non si potrebbe fare, ma allora stava
già molto male. È accaduto
nel luglio del ’94 e da allora
la nostra vita è divenuta una
lotta, una lotta non solo contro la malattia in sé e le sue
terribili conseguenze psico
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logiche, ma anche contro le
gravi inadempienze delle
istituzioni. Ho scritto tantissimi telegrammi, sono stata
decine di volte in Regione e
alle Usi semplicemente perché siano riconosciuti i diritti
di mio fratello, che sono sanciti per legge».
Ho incontrato per la prima
volta Francesca (il suo vero
nome è un altro) nel contesto della presentazione pubblica di un’associazione di
familiari di sieropositivi e
ammalati di Aids avvenuta a
Napoli il 19 febbraio scorso.
Mi aveva colpito la sua determinazione ma anche il suo
senso civico e la sua consapevolezza. Aveva detto in
quell’occasione: «Se il malato
non ha danaro e non ha la
possibilità di muoversi e la
legge ha stabilito che è suo
diritto avere una pensione,
ma questa non gli viene data
perché per ragioni burocratiche ci vogliono sei anni per
averla, questo forse non è un
attentato alla vita?». Ho chiesto di rincontrarla poi, privatamente, per ascoltare con
più calma la sua esperienza.
«Gli unici che hanno davvero aiutato mio fratello sono
stati alcuni membri dell’Arcigay. Per il resto anche dopo
aver ottenuto l’intervento domiciliare di una psicoioga,
questa non si è rivelata all’al
tezza di aiutare veramente
mio fratello, che da quando
ha scoperto di essersi ammalato di Aids è caduto in uno
stato di grave depressione.
Rispetto a questa malattia
non solo gli psicologi, ma un
po’ tutti i medici entrano in
crisi. È una malattia che non
si può guarire e allora il medico che è abituato a pensare
a sé come uno che risolve 1
problemi si trova invece a
contatto con il proprio fallimento e questo produce una
grave crisi. Questa malattia
mette in gioco tutto: il sesso,
la vita, la morte. È una mistura esplosiva, perché la nostra
civiltà ha estromesso completamente la morte dai propri orizzonti».
Mentre Francesca parla di
come questa vicenda è cominciata, della difficoltà di
«ammettere» la verità e del
dolore di doverla comunicare
al proprio fratello, mentre
parla delle diverse reazioni
degli altri familiari, paura e
morbosità, solidarietà e angoscia e dello stato di prostrazione del proprio fratello
che passa le giornate steso
sul letto a guardare il soffitto,
io non posso che chiedermi il
senso di tutto questo. «Se ci
fosse un dio - mi interrompe
Francesca - si chiederebbe:
Ma che cosa ho fatto! Questo
mondo è un aborto». Ricordo
di aver studiato, ai tempi della Facoltà di teologia, una
forma di ateismo chiamata
«ateismo per amore di dio»,
un ateismo che in fondo intendeva difendere dio stesso
dalla disgrazia di essere il responsabile di tanta miseria.
Ora che ascolto Francesca
sento tutto il peso del mio essere cristiana. Ma non oso dire una parola. «Già in una
mia precedente esperienza
in ospedale avevo chiesto insistentemente un rapporto
diretto con i medici, che si
prendessero la briga di rispondere alle mie domande.
Io non sono un’esperta ma
molte cose le posso capire.
Nell’esperienza che sto vivendo attualmente con mio
fratello c’è lo stesso atteggiamento da parte dei medici. Ci
chiedono solo fiducia. Ma
noi invece chiediamo di discutere. Fateci capire per
esempio perché somministrate a mio fratello solo due
dei tre farmaci previsti dal
nuovo protocollo sperimentale a cui è oggi sottoposto. Il
rapporto paziente-medico
deve essere partecipativo.
Deve esserci il lato umano,
non pietistico».
Ma cosa mi dici, Francesca,
del tuo lato umano, questa vicenda ti ha cambiata, certo,
ma in che modo? «La sofferenza può abbrutire. Ma se
dentro c’è un substrato di
senso, allora la sofferenza ci
aiuta a umanizzarci, a dare
un senso reale alle cose che
valgono, a vivere nella solidarietà. Però ti intristisci. Ridi di
meno. Io all’inizio mi arrabbiavo quando sentivo di persone che entravano in depressione per qualche chilo
di troppo. Nell’incombenza
dell’idea della morte pensavo "che queste questioni non
avessero senso. Ora però mi
sono detta, che sì, vita è anche affrontare i problemi piccoli, quotidiani, come affronto oggi anche la parotite di
mia figlia. E bisogna ridere, sì,
bisogna ritornare a ridere».
Mentre prendo commiato da
un incontro che mi ha certo
turbata ma anche molto arricchita, riesco a balbettare:
«Certo, quello che hai detto
su Dio è vero, eppure che sarebbe stato di un’umanità
senza la libertà anche di sbagliare? Saremmo state marionette nelle mani di un dio burattinaio». Non riesco ad aggiungere altro, non riesco a
dire che in Cristo crocifisso
Dio prende su di sé anche le
nostre domande e il nostro
senso di abbandono. Non riesco a parlare del risorto che
restituisce la speranza. Forse
manca il tempo o mancano le
parole. Forse ci sarà un’altra
occasione. Forse.
danno assistenza a malati terminali presso le strutture sanitarie. Dopo la breve introduzione del cappellano, la parola è data alla presidente
Luisa Luberti.
«Sono Luisa, la mamma di
Massimo che ora non c’è
più». Così si presenta questa
donna che, a partire dalla sua
esperienza fatta di lotte, di
sofferenze e di abbandono,
spiega le ragioni ebe l’hanno
spinta insieme ad altri genitori ad intraprendere questa
iniziativa: «Avendo assistito
mio figlio durante la malattia
- ha detto Luisa - mi sono resa conto che sono tante,
troppe, le cose da fare e per
cui lottare. I malati di Aids
non sono accettati facilmente
negli ospedali e, al loro interno, anche le richieste più
semplici non sono prese in
considerazione. Il mio Massimo aveva me, ma penso a
quanti non hanno una famiglia. Sono ragazzi che non
hanno la forza di tenere
neanche un cucchiaio in mano. Intenzione dell’associazione, dunque, è quella di
riuscire a formare dei gruppi
di volontari che possano essere di sostegno e aiuto a
questi ragazzi».
La lettura dello statuto illustra gli scopi che si intendono
perseguire, sottolineando soprattutto l’intento di prevenire, denunciare, rimuovere le
situazioni che generano ingiustizie ed emarginazioni.
Durante la discussione, reiterata è l’accusa dell’inefficienza dei servizi e strutture
sanitarie, e della mancanza di
preparazione e professionalità degli psicologi e assistenti
sociali che, soprattutto a Napoli, appaiono una categoria
fantasma. Inoltre fortemente
sentita è la richiesta di una
cura del malato che va considerato non come una «patologia» o un «numero» ma come
una persona con una sua dignità. Una donna sieropositiva, con la voce rotta dall’emozione, dice che l’ostacolo più
terribile da dover affrontare
nel momento in cui si decide
di uscire dall’anonimato è
l’indifferenza e l’intolleranza
di chi, per paura del contatto
con i sieropositivi, toglie loro
perfino il saluto. In conclusione il vicepresidente dell’associazione, Alfonso Sollazzo,
padre di Robertino, il bambino morto di Aids in seguito a
una trasfusione con sangue
infetto, dice di sapere bene,
avendolo vissuto sulla propria
pelle, che la strada del volontariato è difficile, eppure auspica che si trovino persone
disposte ad aiutare chi si trova a vivere questo dramma.
Ci incamminiamo fuori, il
sole è giunto al tramonto.
Siamo più consapevoli di
prima di una sofferenza
grande che almeno potrebbe
essere alleviata da una maggiore serietà neH’amministrazione sanitaria ma anche
da un po’ più di umanità.
L
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
venerdì 7 MARZO 1997
VEl
Il religioso cattolico dello Sri Lanka è stato scomunicato il 2 gennaio scorso
Il caso di Tissa Balasuriya ci riguarda tutti
Dopo la pubblicazione nel 1990 del suo libro «Mary and human liberation»
il teologo è stato sottoposto a molte pressioni per ritrattare le sue affermazioni
RAFFAELE VOLPE
SE Balasuriya sta a Lutero
come lo Sri Lanka sta alla
Sassonia, debbo concludere
che è prossima una nuova
ondata di riforma. Ma procediamo con ordine: Tissa Balasuriya è un teologo della liberazione dello Sri Lanka, religioso degli Oblati di Maria.
Nel lontano 1990 (è da poco
caduto il muro di Berlino) Balasuriya pubblica uno scritto
dal titolo«Mfl/j and Human
Liberation (Maria e la liberazione umana). Il 5 giugno
1994 la Conferenza episcopale dello Sri Lanka dichiarò
pubblicamente che l’opera
del rev. Tissa Balasuriya conteneva affermazioni incompatibili con la fede della
Chiesa e ammoniva i fedeli
ad astenersi dalla lettura del
testo. Seguiva alla fine di luglio un invito al reverendo da
parte della Congregazione
per la dottrina della fede ad
una pubblica ritrattazione.
L’autore dello scritto ribadì
le sue posizioni sostenendo
di essere stato frainteso: le
accuse riguardavano la sua
dottrina della Rivelazione, la
cristologia, la soteriologia
(dottrina della salvezza) e la
mariologia.
Ma nel novembre del 1995
la Congregazione scrisse una
professione di fede ad hoc
che sottopose al religioso sostenendo che se egli avesse
firmato tale professione si sarebbe deciso in seguito il modo più adeguato per riparare
il danno arrecato ai fedeli.
Tale professione dice: «...io
credo in tutto ciò che... la
Tissa Balasuriya con in mano una copia del suo libro
Chiesa, sia nei solenni pronunciamenti sia nel suo Magistero ordinario e universale, stabilisce... Credo... che
non possono salvarsi coloro
che, pur non ignorando che
la Chiesa cattolica è stata
fondata da Dio..., non vorranno entrare in essa o in essa perseverare... Credo che il
Romano Pontefice... possiede
per mezzo della divina assistenza... l’infallibilità... che
concerne la fede e la morale.
Credo che tali definizioni del
Romano Pontefice siano per
tanto irreformabili di per sé,
e non a causa del consenso
della Chiesa. [...] Riconosco
che Cristo, perché ha chiamato solo uomini come suoi
apostoli,... la Chiesa non ha
in alcun modo la facoltà di
conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne».
Il rev. Balasuriya si rifiutò
di sottoscrivere tale professione poiché aveva già in
precedenza sottoscritto la
«Solenne Professione di Paolo VI»; nel frattempo ci furono altri tentativi da entrambi
le parti del tipo: «Ritratta, altrimenti ti scomunico», «No!,
perché mi avete frainteso»,
tutto svoltosi per corrispondenza. Il 2 gennaio 1997 arriva la «Notificazione» da parte della Congregazione: «Nel
rendere pubblica la presente
Notificazione, la Congregazione si sente... obbligata a
dichiarare che il P. Tissa Balasuriya ha deviato dall’integrità della verità della fede
cattolica, e pertanto non può
essere considerato teologo
cattolico ed è inoltre incorso
nella scomunica latae sententiae».
Tale sanzione significa che
allo scomunicato è fatto divieto di prendere parte in alcun modo come ministro alla
celebrazione del Sacrificio
dell’Eucarestia o a qualunque
altra cerimonia di culto pubblico; di celebrare sacramenti
0 sacramentali e di ricevere i
sacramenti; di esercitare funzioni in uffici o ministeri o incarichi ecclesiastici qualsiasi,
0 di porre atti di governo.
P. Tissa Balasuriya ha attualmente 73 anni: Lutero
quando affrontò Carlo V a
Worms aveva 38 anni, è forse
qui che l’equazione iniziale
non regge? Manca anche un
Federico il saggio a sostenere
il reverendo. Ma i problemi
sono gli stessi di cinquecento
anni fa: non si può più tollerare che delle persone vengano processate e condannate
senza potersi difendere; che
qualsiasi opinione teologica
diversa da quella del potere
centrale di Roma venga stigmatizzata come eretica; che
tutto avvenga avvolto dalla
nebbia della non informazione. In quanto protestante io
non posso tacere, specialmente davanti ai grandi proclami di riconciliazione ecumenica.
Come può la Chiesa cattolica tollerare la pluralità ad
extra quando non la tollera
ad intra? come può parlare di
riconciliazione ad extra mentre provoca divisioni e dolori
ad intra? come può imporre
professioni di fede di stile
medievale e poi abbracciare i
fratelli valdesi chiedendo loro scusa? Soprattutto, come
posso io festeggiare la mia
settimana di libertà e tollerare la negazione della libertà
altrui? Un impeto di coerenza
mi dice che bisogna mettere
sul tavolo di Grciz questa questione per la quale sta o cade
ogni ecumenismo! Il caso Balasuriya mi riguarda, è mio!
Prima tappa verso la creazione di un Consiglio nazionale delle chiese
Chiese di Croazia: un segno importante di riconciliazione
«Avanzata ecumenica importante» quella compiuta
dalle cinque maggiori chiese
minoritarie della Croazia che,
insieme alla Chiesa cattolica
romana, hanno costituito un
comitato che segna una prima tappa verso la creazione
di un Consiglio nazionale delle chiese. «Siamo giunti alla
conclusione che ciò che abbiamo in comune è molto
più importante di ciò che ci
divide - affermano i rappresentanti delle chiese cattolica
romana, ortodossa serba, luterana, battista, pentecostale,
riformata nella carta di fondazione -. Dopo tante divisioni, malintesi e intolleranza in queste zone, provocati
soprattutto dalla guerra, le
chiese di Croazia vogliono
portare un segno di speranza,
di pace e di riconciliazione, e
così contribuire al benessere
della società croata».
D’altra parte le chiese stanno discutendo l’invio e la
composizione di una delegazione comune all’assemblea
ecumenica europea di Craz. I
firmatari hanno inoltre deciso di cooperare per opporsi
alla pratica dell’aborto, di
sviluppare i servizi educativi
delle chiese e di organizzare
riunioni comuni di preghiere.
Secondo il censimento del
1991, i cattolici romani rappresentano il 76,6% dei 4,8
milioni di abitanti, gli ortodossi serbi Tll,l% e gli altri
gruppi religiosi il 6,6%. Fra i
firmatari della dichiarazione
figurano Marin Srakic, vescovo coadiutore cattolico romano di Dakovo-Srijem, e un
prete ortodosso di Zagabria,
Milenko Popovic.
Il segretario della Conferenza episcopale croata, Ilija
Zivkovic, ha dichiarato all’agenzia Eni che la sua chiesa ha preso «molto sul serio»
la creazione di questo comitato e che desidera «darsi da
fare per ripristinare i rapporti». Secondo Boris Peterlin,
responsabile battista del Servizio di informazione cristiana, la dichiarazione rappresenta una «avanzata ecumenica importante» in quanto è
la prima «relazione strutturata e organizzata» tra chiese
dell’ex Jugoslavia. «Dobbiamo ripartire da zero, risolvere problemi scottanti ai quali
si trova confrontata la società croata - ha detto -. Per
la prima volta, dei rappresentanti di differenti religioni
si sono incontrati in situazione di parità, e hanno cercato
di seguire le regole del dialogo ecumenico ai quale parte
cipano già a livello internazionale».
La formazione del comitato è stata agevolata, ha spiegato Boris Peterlin, dal fatto
che la Chiesa cattolica romana «si è resa conto di avere
altri partner ecumenici in
Croazia, oltre alla Chiesa ortodossa serba». Ma anche se
Milenko Popovic ha firmato
la dichiarazione con raccordo del metropolita Jovan
Pavlovic di Zagabria-Ljubljana, ciò significa soltanto
«un’approvazione indiretta
ortodossa», ha avvertito Boris Peterlin. Le chiese protestanti potrebbero «giocare il
ruolo di catalizzatori», ha
suggerito Peterlin, nel dialogo tra le chiese cattolica romana e ortodossa, che erano
in campi opposti durante la
guerra dei Balcani.
Anche se si può auspicare
la formazione di un analogo
comitato nella Federazione
croato-musulmana di Bosnia, le religioni minoritarie
sono «troppo piccole per poter fare qualcosa di significativo» nella Repubblica serbobosniaca o in Serbia, ba rilevato Boris Peterlin affermando che «se questo comitato
aiuta i cristiani ortodossi di
Croazia, questo potrebbe
rappresentare un segnale
importante per le altre parti
della chiesa.
Il dialogo ecumenico è
cruciale per il processo di riconciliazione nell’ex Jugoslavia. Se i cristiani non riescono a trovare il modo di risolvere i propri problemi insieme, ci sono poche possibilità
che i politici laici lo facciano
al posto loro». (eni)
• Un'intera pagina dedicata alla chiesa di Antonio Ribero
Bobo e le chiese pentecostali latinoamericane
EUGENIO BERNARDINI
//T ^ UNITÀ» del 24 febbraio ha dedicato
un’intera pagina a una storiella di Bobo, il personaggio
creato dal disegnatore satirico Sergio Staino che, in vacanza in Perù, rimane colpito da una trasmissione di
«Radio Union» curata dalla
chiesa pentecostale del pastore Antonio Ribero di Lima. Perché rimane colpito?
Perché diverse ascoltatrici
telefonano alla trasmissione
radio per raccontare come il
pastore Ribero e i suoi colla
boratori della Chiesa pentecostale «Dios es amor» le
hanno guarite da tumori con
delle «operazioni spirituali»,
o come lo Spirito Santo ha
fatto trovare una casa a una
senzatetto. Staino non commenta, i suoi disegni parlano
da soli.
Ora, sarà anche facile fare
dell’ironia su storie di questo
genere (accade anche alTinterno delle chiese del protestantesimo storico) ma il
fenomeno del pentecostalismo e delle guarigioni «spirituali» (che attraversa anche
la Chiesa cattolica) dovrebbe
suscitare almeno qualche riflessione e non solo dell’ironia. Lo ha anche chiesto Paolo Ricca su questo giornale
affrontando per tre volte la
questione nella sua rubrica
«Note sull’ecumene». Certo
anche il pentecostalismo, che
è un movimento molto variegato e non semplicemente
un insieme di denominazioni, deve aprirsi alla comunicazione e al confronto superando il giudizio negativo su
tutto ciò che è altro da sé, ma
questo avverrà più facilmente in un clima di rispettoso
interesse.
Zaire: dichiarazione del Consiglio
ecumenico sulla situazione umanitaria
GINEVRA — Il segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha rilasciato una dichiarazione che accoglie «con soddisfazione» la nomina di un rappresentante speciale e la creazione di uffici nella regione dei Grandi
Laghi, compresi nel Nord-Kivu e nel Sud-Kivu, ad Est dello Zaire, onde operare per una soluzione globale dei conflitti. In particolare Raiser si è congratulato per l’accordo in base al quale
questo rappresentante presenterà i suoi rapporti contemporaneamente al segretario generale delTOnu e a quello delTOrganizzazione dell’unità africana. Il Cec ritiene che questa iniziativa faciliterà notevolmente l’elaborazione di un’azione internazionale coordinata: «Essa metterà in evidenza la priorità che va
data al ruolo degli stati africani nella ricerca di una soluzione
pacifica dei vari conflitti», ha affermato. Tramite TAct (Azione
coinune delle chiese), il Cec è bene informato sulla difficoltà di
distinguere tra i civili nullatenenti e i giovani che rimangono
coinvolti con le milizie. La tremenda sofferenza degli abitanti
della zona deve tuttavia prevalere su ogni altra considerazione,
ritiene il Cec che ha lanciato un appello ai governi locali e alia
comunità internazionale, chiedendo loro di agevolare l’accesso
delle organizzazioni umanitarie presso le popolazioni. (spp)
Polinesia francese in festa per
il bicentenario dell'arrivo dell'Evangelo
!Ì1
TAHITI — La Chiesa evangelica della Polinesia francese sta
celebrando il bicentenario dell’arrivo dell’Evangelo nel Pacifico: tra il 22 febbraio e il 13 marzo, numerose serate di canti e di
danze animeranno le feste. Sono stati previsti una mostra, un
colloquio di storici e molte altre manifestazioni. Le chiese protestanti svizzere sono in contatto con quelle del Pacifico da cìItre un secolo: per questo, la Federazione delle chiese protestanti di Svizzera (Feps) ha inviato il seguente messaggio a),‘a
Chiesa evangelica della Polinesia francese: «Nel momento n
cui le esigenze della missione di Dio richiedono da ogni cristia
no (...) e da ogni chiesa di assumere la loro rispettiva vocazione
in una collaborazione internazionale, desideriamo dirvi nuovamente la nostra profonda comunione di servizio e di fede in
Gesù Cristo e assicurarvi della nostra intercessione»; moiie
persone della Svizzera romanda, ex inviati del Dipartimento
missionario, partecipano alle celebrazioni di quel 5 marzo
1797, quando la nave «Duff», noleggiata dalla Società delle ìdìssioni di Londra, gettò l’ancora nella baia di Matavai, a Te rfiti,
dopo un viaggio di oltre sei mesi. Gli inni impressionarono gli
autoctoni. L’indomani, una ventina di missionari, per ir- più
laici, entrarono in contatto, tramite un marinaio svedese s tabilitosi a Tahiti, con la popolazione locale e con la famiglia reale.
Era l’inizio di un’avventura spirituale che avrebbe profondamente segnato la storia del «continente liquido». r<:vD)
Francia: 466 nuove comunità protestanti
sorte negli ultimi quindici anni
PARIGI — Tra il 1980 e il 1995, 466 nuove comunità protestanti sarebbero sorte in Francia. (Questo il numero indicato in
uno studio dell’associazione «Action, recherche, croissance»
(Arc). Attualmente in Francia le comunità e chiese protestanti
sono 2.465, ossia una chiesa protestante ogni 23.000 abitanti.
Anche se queste nuove comunità sono soprattutto di tende; za evangelica pentecostale, Raymond Sanford, direttore eli
Are, sottolinea che una trentina di chiese luterane o riformale
sono state create durante gli ultimi cinque anni: «Doj
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vent’anni di crisi tra gli Anni ’70 e ’90, le chiese protestanti sioriche conoscono di nuovo una certa crescita», sottolinea
Sanford. Per lui, questi risultati non devono essere sopravai utati: «Certo, sono incoraggianti, ma dal punto di vista statisi: co
costituiscono solo una crescita dell’1,69% Tanno durante gli
ultimi quindici anni, il che rimane una cifra esigua». Raymond
Sanford pubblicherà i risultati delle sue ricerche in un libro ijititolato: «Alla scoperta della Francia protestante». (spp)
Inghilterra: ricreare il giardino
di Eden per celebrare il nuovo millennio
LONDRA — Alcuni cristiani inglesi si propongono di ricreare
il giardino di Eden, non lontano dalla cittadina di Market Harborough. In questo giardino, che potrebbe essere aperto al
pubblico nel 2001, si dovrebbero trovare molti alberi da frutta,
in particolare dei meli. Alcune comunità religiose della Terra
Santa saranno invitate a procurare le piante. 11 giardino fa parte di un progetto ambizioso che prevede una grande conferenza e la costruzione di un Centro del millennio. Le organizzazioni sono decise ad andare avanti nonostante il rifiuto della
Commissione del millennio, costituita dal governo britannico,
di stanziare 28 milioni di sterline, circa la metà dell’ammontare previsto per il progetto. Ken Holmes, presidente delle Unioni cristiane di giovani (Ucdg) e presidente del comitato direttivo del progetto, che spera di ottenere fondi dalle chiese e dai
privati, ha dichiarato: «Il Centro del millennio è troppo importante per essere scartato. Sento che Dio mi spinge a realizzarlo. (Tggi egli mi chiede di trovare altri fondi». Questa determinazione è rafforzata dalla sua concezione religiosa del nuovo
millennio. «Il millennio è prima di tutto una festa cristiana, ma
c’è una mancanza di visione nella comunità cristiana e troppo
pochi eventi per celebrarlo», ha lamentato. Una parte del Centro verrebbe dedicata ad una mostra sulla vita del Cristo, utilizzando le ultime tecniche informatiche interattive. Appoggiato dalle Ucdg di Coventry, il comitato comprende anglicani,
cattolici e membri dell’Esercito della Salvezza. (spp/eni)
Inghilterra: nuovo vescovo metodista nero
LONDRA — Ermal Kirby, di 45 anni, è il primo vescovo nero della Chiesa metodista in Gran Bretagna. Docente di etica
al Queen’s College di Birmingham è stato eletto all’unanimità
il 17 dicembre scorso alla guida del distretto Londra-Nord
della Chiesa metodista. La famiglia Kirby, originaria di Antigua, nelle Indie occidentali, è emigrata a Londra quando Ermal era ancora bambino. Questa nomina, ha detto un portavoce della Chiesa metodista, sottolinea come la nostra comunità di fede sia una comunità multietnica. (epd)
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venerdì 7 MARZO 1997
PAG. 5 RIFORMA
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Un'iniziativa di Tavola valdese e Società di studi valdesi
La memoria al femminile
L archivio di Torre Pellice darà rilievo e visibilità a testi di vario genere
che documentano la presenza e la responsabilità delle donne nelle chiese
PIERA ECIDI
UN «archivio delle memorie»: ecco un bel riconoscimento, un bel mazzo di
mimose per l’8 marzo da parte della Tavola valdese e della
Società di studi valdesi. Un’
iniziativa forse unica nel
campo delle chiese, sollecitata da un gruppo di donne
(«Vado e ne parlo con» e anche «Che cosa ne pensi di»
potrebbero essere considerate le frasi tipo, infatti, di qualsiasi intrapresa scaturita dalla fantasia e dalla passione
del movimento delle donne).
«Penso che questa idea sia
molto bella - commenta il
moderatore, Gianni Rostan e che quindi vada sostenuta
sia dalla Tavola sia dai vari
collettivi femminili che ci sono all’intei no e ai margini
delle nostre chiese. Siamo ancorane! “Decennio”, e questa
è un’iniziativa che può dargli
“visibilità”».
Le donne hanno sempre
scritto diari, lettere, riflessioni, magari considerandole
cose di poco conto e legate
semplicemente alla vita quotidiana. Ch.issà quanti cassetti sono pieni, nelle case avite
delle famiglie evangeliche, di
ogni genere di testimonianza, che le nostre donne hanno prodotto nel tempo, magari solo come annotazioni
del quotidiano (quante trascrizioni di ricette, quanti album di disegni e di iotografie), che ora le famiglie o conservano distrattamente o sono tentate di cestinare. E
invece, per tutti coloro che
studiano la storia delle donne, per le storiche in particolare, costituirebbero documenti preziosissimi, un modo inedito di ricostruire la vita di un periodo, di un gruppo sociale, di una comunità,
da un’angolatura particolare,
«inclusiva» della attività, della sensibilità, della presenza
Gabriella Ballesio Lazier nell'archivio
femminile che tenti di recuperare la viva voce del soggetto-donna. Di sanare quella «cancellazione del femminile» dalla storia che è un
tratto comune lamentato in
particolare dalle storiche.
«Questi documenti, invece,
sono fonti privilegiate per indagare la storia della soggettività, perché le donne scrivono su temi della vita quotidiana - osserva la storica
Bruna Peyrot -. Ci sono le annotazioni legate ai fatti minuti, ma c’è anche una “storia
dei sentimenti”, tutte cose
che la Storia, con la maiuscola, non contempla. E sono invece cose importanti non solo per la storia delle donne,
ma anche per la storia in generale, per la cultura».
Ma come potrebbe configurarsi questo «y^chivio delle
memorie delle donne»? «La
mia idea è che gli archivi già
esistenti ovviamente non si
possono smembrare - dice
Gabriella Ballesio Lazier, ar
chivista della Tavola -. Ma, al
di là della loro collocazione
fisica, bisognerebbe creare
un catalogo tematico su questo argomento, che segnalasse tutte le fonti che abbiamo
e che avremo negli archivi,
indipendentemente dalla loro collocazione. Si potrebbe
creare una sezione per nuove
acquisizioni, che venga a giustapporsi al materiale già esistente».
Come sono organizzati,
adesso, gli archivi? «C’è l’archivio della Tavola valdese spiega Ballesio -, in cui sono
conservati tutti i documenti
prodotti o ricevuti dalla nostra struttura ecclesiastica;
esso raccoglie archivi aggregati delle chiese (soprattutto
delle Valli), di istituti (come il
Collegio valdese, gli ospedali
delle Valli, i convitti, ecc.).
Questo è un settore in espansione continua, e ci sono archivi che devono arrivare, come quello della Fuv, dell’Mcs
ecc. C’è poi un terzo polo ar
Che cosa ci dicono i testi del Nuovo Testamento? - 2
Le conseguenze del ritardo della fine
;æUNO COREANI
Il rii ardo nei verificarsi degù avvenimenti finali ebbe
delle coiiseguenze sul piano
della eli!a pastorale svolta
dagli apostoli e dai loro collaboratori. Possiamo immaginare che quando si attendeva un imminente ritorno
di Cristo, la cura pastorale
dovesse consistere, tra l’altro, nell’aiutare i credenti a
prepararsi a quell’evento
cioè al giudizio, alla fine delle realtà terrene e dell’attaccamento ai loro valori. Pensiamo a parole come queste:
«Io vi dico in verità che non
avrete finito di percorrere le
città di Israele, prima che il
Figlio dell’uomo sia venuto»
(Matteo 10, 23). Oppure:
«Imparate dal fico questa similitudine: quando i suoi rami si fanno teneri e mettono
già le foglie, voi sapete che
l’estate è vicina. Così anche
voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che
egli è vicino, alle porte»
(Marco 13, 28). O, come si
legge in Luca 21,31 «...sappiate che il Regno di Dio è vicino». La conseguenza di
questa immediatezza era la
necessità di farsi trovare
pronti: «Anche voi siate
pronti, perché nell’ora che
non pensate, il Figlio dell’uomo verrà» (Matteo 24,44).
Lo spostamento di questa
attesa verso una data più
avanzata deve aver signifi
cato, come dicevo, una trasformazione della cura pastorale. Prima si trattava di
preparare i fedeli al ritorno
del Signore. Ora invece si
tratta di spiegare loro la
realtà e il senso della morte,
e di prepararli ad affrontarla
da credenti, cioè illuminandola con la certezza della risurrezione. Da questo nuovo tipo di preoccupazioni
nascono gli insegnamenti
che Paolo dà ai credenti di
Tessalonica, specialmente
nel quarto capitolo della I
epistola, ed è anche, in parte, il problema affrontato
nel lungo e difficile capitolo
15 della I ai Corinzi, assieme
a quello della realtà della risurrezione di Gesù. Ma osserviamo che anche all’epoca di questa lettera Paolo
pensa che «non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati» (vers. 51).
Un’altra conseguenza del
ritardo della fine è lo sviluppo sempre più grande dato
dall’insegnamento sulla
chiesa e alla sua organizzazione. Finché si aspettava
una fine del mondo imminente non aveva senso organizzare un’esistenza duratura della chiesa. Gesù infatti
ne parla pochissimo, e
quando lo fa pensa alla comunità locale (Matteo 18).
Cosi è anche nelle epistole
di Paolo sicuramente scritte
da lui. Paolo si preoccupa
molto più della salvezza dei
credenti che della loro organizzazione: su questo punto,
lascia loro la massima libertà, salvo a intervenire
quando si verificavano degli
inconvenienti (come a Corinto). L’interesse per la giustificazione prevale su quello per la chiesa.
Invece in un’epistola tardiva, come Efesini, vediamo
un netto prevalere dell’interesse ecclesiologico. La riconoscenza a Dio è dovuta soprattutto a quello che ha fatto per la chiesa, per la riconciliazione fra il ramo giudaico e il ramo greco della comunità primitiva, che sono
finalmente diventati un’unica famiglia senza diffidenze
né rancori (2, 11-22). Direi
di più: le poche volte che
Efesini parla della croce e
della morte di Cristo, le
menziona non in relazione
alla salvezza, ma in relazione appunto alla chiesa: «Cristo ha fatto morire sulla croce l’inimicizia loro» (cioè
delle due parti della chiesa,
2, 16). «’Voi che eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo»
(2,13). Si potrebbe anche citare il peso che ha l’organizzazione ecclesiastica nelle
epistole pastorali (I-II Timoteo, Tito). Tutto ciò non si
sarebbe certamente verificato se la fine del mondo presente fosse accaduta nei primi decenni dopo la morte e
risurrezione di Gesù.
chivistico, quello della Società di studi valdesi, che è
venuto formandosi dal 1885 e
che raccoglie archivi privati,
di singoli e di famiglie, o di
istituzioni estranee agli ordinamenti valdesi, o delle Valli
0 protestanti in genere».
Qual è la presenza delle
donne già esistente in questi
archivi? «L’archivio della Tavola già conserva un importante fondo relativo alle maestre che hanno operato nel
campo dell’evangelizzazione
-continua Ballesio -: circa
500 carteggi di maestre dal
1860, mandate in tutta Italia a
evangelizzare, che scrivevano
alla Tavola. Delle maestre
delle Valli, invece, non abbiamo nulla, perché parlavano
direttamente con la Tavola o
con i Concistori da cui dipendevano. Su questo fondo c’è
solo una tesi di laurea. Poi ci
sono le “Biblia Women” (le
donne bibliche), che erano
delle evangeliste, predicavano, avevano attività di formazione, di istruzione generale,
di igiene, tenevano corsi di
studi biblici in tutta Italia,
concentrate piuttosto nelle
grandi città dalla fine dell’800. Si rivolgevano a un
pubblico femminile: il fine
era evangelizzare, ma istituivano dei corsi aperti a tutte.
Non sono mai state studiate».
E per quanto riguarda l’archivio della Società di studi vaidesi? «Abbiamo qualche fondo, come quello di Gabriella
Tourn Boncoeur, la poetessa,
molto studiata, ma coloro che
ci hanno lasciato le loro carte
sono soprattutto le intellettuali, oppure all’interno di un
fondo di famiglia ci sono lettere di donne. Ma finora sono
presenze raccolte per casualità, affidate alla fortuna».
Che cosa si raccomanda,
dunque, per la riuscita di
questa iniziativa? «Dovrebbe
formarsi una nuova mentalità nelle persone - conclude
Gabriella Ballesio Lazier
nelle chiese, la coscienza della memoria. Tante volte sappiamo che una famiglia ha
avuto un lutto, riordina le
carte, magari sembra indelicato presentarsi agli eredi e
dire: fermi, voglio vedere i
documenti! Così ne parli magari dopo un mese, e succede che hanno buttato già via
tutto: ma erano solo cartacce, ci dicono stupefatti. Può
anche essere, ma è solo uno
specialista che può capire se
quelle cartacce hanno rilevanza storica o no. L’archivio
prende tutto, bisognerebbe
che entrasse nella mente delle persone questo pensiero:
ecco finalmente trovato chi
ci sgombera le soffitte e le
cantine».
E allora, donne, famiglie,
come concludere? Svuotate i
cassetti, aprite i bauli! Chissà
quante cose preziose per la
memoria storica collettiva ne
possono venire fuori.
Il testo di Camus in scena a Milano
Caligola, tiranno
che aspira a essere dio
PAOLO FABBRI
La storiografia ci descrive
un Caligola pazzo e stravagante al punto di non avere
una sua connotazione, sia
pure nella pazzia. Il Caligola
di Albert Camus segue invece
una sua logica rigorosa, anche se disumana, che risponde all’esigenza di rivolta verso l’assurdità della vita dominata dalla morte e alla tensione verso l’impossibile sogno
di una libertà assoluta, una
libertà a cui ci si può avvicinare solo disponendo del potere di un tiranno, una libertà
che, nell’affermare se stessa,
nega non solo quella degli altri, ma gli stessi altri.
Un personaggio estremo
che emerge dall’ultima versione, quella del 1958, che lo
scrittore ci dà alla fine della
sua ventennale attività di rielaborazione dell’opera iniziata nel 1937, scelta dal regista Elio De Capitani per la
rappresentazione in prima
nazionale del celebre testo di
Camus’* presso il teatro di
Porta Romana a Milano, con
Ferdinando Bruni (Caligola),
Licia Maglietta (Cesonia),
Ruggero Dondi (Cherea). La
vicenda si sviluppa a partire
dalla morte di Drusilla, sorella-amante del giovane Caligola, che fa capire all’imperatore la vanità di una vita in
cui i sentimenti, le relazioni,
i giochi possono essere interrotti in qualsiasi momento
dal caso. Assurdo quindi fare
valutazioni su persone, fatti,
cose, a cui si applicano gli
uomini, vivendo così nella
menzogna, nella finzione inconsapevole.
Prende così il via una serie
di delitti e vessazioni apparentemente fini a se stessi,
ma in realtà rispondenti al
disegno prefissato. Per esempio: le finanze dello stato sono in crisi secondo il senatore intendente? Si decreta che
tutti i cittadini con un sia pur
minimo patrimonio facciano
testamento a favore dello stato, che potrà mandare a morte l’uno o l’altro secondo la
necessità. Quest’ultima dipende dalla volontà e dalla
scelta dell’imperatore, che si
abbatte sui senatori: a uno
uccide il figlio, a un altro fa
prostituire la moglie prima di
ucciderla e via vessando. Tra
gli uccisi anche il padre di
Scipione, giovane poeta sognatore, amico di Caligola,
che inizialmente si ribella,
poi finisce con l’essere conquistato, più che dal sogno
disumano dell’amico, dall’intensità del sognare, che lo riconduce alla poesia.
A sostenere Caligola, presi
nel vortice della sua furiosa
attività, restano solo Cesonia,
amante votata alla morte e
Elicone, liberto che con il suo
parlare romanesco rappresenta il popolo, in fondo meno oggetto degli interventi
regali puntati verso i collaboratori più diretti, su cui si può
meglio sperimentare la lectio
Archivio delia
memoria
delle donne
In occasione del Decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne, onde valorizzarne il
contributo specifico e la «visibilità», su iniziativa della Tavola valdese e della Società di studi valdesi,
viene istituito uh settore specifico degli Archivi per
conservare documenti e memorie delle donne evangeliche (diari, lettere, scritture).
Tutti e tutte sono invitati/e a raccogliere e donare
i propri documenti, mettendosi in contatto con l’archivista Gabriella Ballesio Lazier (tei. 0121-933259;
fax 0121-91604).
veritatìs. Cherea, filosofo materialista, disturbato dalle
azioni distruttrici e destabilizzanti dell’imperatore, cerca senza riuscirci di riportare
la sua condotta entro i limiti
della normalità, quella normalità che lui ama e che gli
consente di godere la sua vita, finendo per comprendere
il rigore logico del comportamento di Caligola in qualche
modo ammirandolo, diventando il suo unico vero interlocutore.
Il tiranno si fa dio, nelle vesti di Venere, viene adorato e
adora schiacciare la personalità dei senatori e degli amici
sempre più platealmente. Si
comincia a parlare di congiura. Caligola è ormai sprofondato in un abisso di in cui
non è assente soltanto l’amore, ma la stessa sofferenza. In
un ultimo colloquio Cherea e
Caligola si affronteranno e
l’imperatore, pur messo al
corrente della congiura di cui
Gérard Philipe in «Caligola»
anche il filosofo fa parte, sceglierà di andare incontro alla
propria sorte, riaffermando il
proprio sogno di suprema libertà. I congiurati entrano e
afferrano il tiranno innalzandolo simbolicamente sopra le
loro teste, mentre egli dice:
«Io sono vivo»; un’affermazione che rinvia a una duplice
interpretazione: sempre vivo
il pericolo della dittatura, ma
anche sempre vivo il sogno di
libertà che porta alla ribellione contro le convenzioni.
Lo spettacolo, ambientato
nel nostro tempo, si svolge dentro e fuori il tendone
di un circo che lo scenografo Carlo Scala presenta come
la metafora del teatro e del
mondo, con i senatori trasformati in vere e proprie
macchiette, per enfatizzare il
loro servilismo, il loro meschino attaccamento ai propri interessi e per esaltare il
sogno-ideale della libertàpotere in cui si dilata e si dissolve la grande personalità di
Caligola. Come non pensare
alle tante figure che hanno
popolato le esperienze di socialismo reale (con Stalin sopra tutti) e alla accondiscendenza con cui la sinistra europea ha accompagnato le
loro atrocità in nome della libertà dal bisogno e della giustizia sociale? Non c’era anche qui una coerenza al di là
dell’umano che cristiani e
laici liberali avrebbero dovuto capire e denunciare in nome anche degli ideali di libertà che animarono la Resistenza contro il fascismo e il
nazismo, la cui connotazione
di dittature disumanizzanti
era ben più chiara?
Questa prima nazionale
costituisce di per sé un grande evento culturale, proposto
con notevole efficacia dal regista, ma non sorretto da una
adeguata recitazione. Bruni
non riesce a dare al suo personaggio lo spessore tragico e
geniale che gli compete e
Cherea appiattisce e banalizza la figura dell’intellettuale
riducendo l’incontro finale
con Caligola a una conversazione da salotto.
(’) A Milano, Teatro di Porta
Romana, fino al 16 marzo
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 7 MARZO 199?
Convegno promosso dal Comune di Mogliano Veneto (Tv) e da «Confronti;
Occidente e IsIam: modelli di convivenza
L ex presidente dell'Iran Bani Sadr: «La divergenza di opinioni e convinzioni
è un diritto riconosciuto anche dalla tradizione islamica, dal vero IsIam)
1»
PAOLO NASO
IL filosofo laico da una parte, il pensatore islamico
dall’altra. Il «faccia a faccia»
tra Massimo Cacciari e Abolhassan Bani Sadr è stato
senza dubbio il momento alto del Convegno «Diritti della
persona, diritti dei popoli,
diritti delle minoranze. Modelli della convivenza» promosso dal Comune di Mogliano Veneto (Tv) in collaborazione con il mensile
«Confronti», svoltosi il 21 e il
22 febbraio scorsi. Un faccia
a faccia tra personaggi e culture assai diversi e distanti,
come ha rilevato il conduttore, il giornalista Raffaele Luise. Cacciari, il sindaco filosofo, maestro del pensiero
laico della modernità, da
sempre indagatore attento
dei problemi e delle sfide
della modernità. Bani Sadr, il
filosofo musulmano, già presidente dell’Iran, costretto
all’esilio in Francia dail’intolleranza del fondamentalismo
islamico a cui si richiama ii
regime dei muliah.
Eppure, nel dialogo e nel
reciproco riconoscimento, le
distanze possono accorciarsi
e quasi annullarsi attorno al
valore universale della libertà
della persona e del diritto di
ciascuno alla propria identità
culturale e religiosa. A una
condizione: che ciascuno degli interlocutori sia disposto a
riconoscere e denunciare le
responsabilità della propria
cultura di origine nell’avere
negato dignità e cittadinanza
ad altre identità. «È una menzogna, non solo dal punto di
vista pratico, ma anche culturale e filosofico - ha affermato Cacciari aprendo il
confronto - che la cultura laica dell’Occidente sia depositaria del valore della tolleranza. Anzi, elabora un’idea della tolleranza che in realtà è
l’espressione della massima
intolleranza». All’indice di
Cacciari è quindi una certa
idea di laicità che non si pone
come principio di «riconoscimento delle altre culture».
L’interno della moschea di Roma
ma come «strumento di annessione» delle altre identità.
E la laicità di «sintesi», quella
che pretende di qualificarsi
come «tollerante» nel momento stesso in cui si pone
«oltre» il pluralismo e il riconoscimento delle singole
identità, compresa quella
islamica. «Chi non accetta
questa sintesi - ha proseguito
Cacciari - è fondamentalista,
integralista, settario. Finché
la cultura laica occidentale
non farà i conti con queste
aporie di fondo, non comprenderà mai le altre culture
e non riuscirà a sviluppare
con esse un rapporto di pari
dignità sul piano politico, diplomatico, culturale».
Netta e pronta la replica di
Bani Sadr; «Sono d’accordo.
L’esistenza di divergenze di
opinioni e di convinzioni è un
diritto riconosciuto anche
dalla tradizione islamica, dal
vero Islam e non dall’uso politico che alcuni regimi pretendono di farne. Da un punto di vista islamico, laicità è
giudicare l’uomo musulmano
col Corano, il cristiano con la
Bibbia, l’ebreo con la Torà.
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Commissione di studio per la diaconia
delle chiese valdesi e metodiste
rivista ecumenica «Confronti»
Riforma della scuola
Il contributo degli evangelici
incontro di studio
Roma, 14 marzo 1997, ore 9,30-17
Sala comunitaria valdese
via M. Dionigi 59 (p.zza Cavour)
Una giornata per avviare il confronto sulle proposte di riforma avanzate dal governo e per proseguire la riflessione
sulla presenza del «fatto religioso» alFinterno
dei programmi scolastici
Inaugurando positivamente un metodo nuovo, il ministro della Pubblica istruzione ha sottoposto alla discussione del Paese e in particolare degli insegnanti il progetto di riforma organica della scuola
che il governo intende presentare in Parlamento.
riordino dei vari ordini di scuola, con il prolungamento
dell obbligo e profonde modifiche dell'attuale scuola elementare,
media e superiore è in gioco, con questa riforma, la qualità culturale e dunque la preparazione dei cittadini europei del 2000. I contenuti dell'istruzione sono, da sempre, al centro dell'attenzione degli
evangelici e pertanto desideriamo rispondere alla sollecitazione del
ministro facendo sentire anche la nostra voce.
In particolare, proprio in vista di una scuola che entra in Europa, riteniamo che nei futuri programmi scolastici debba essere previsto
uno spazio adeguato di informazione e approfondimento dei fatti
religiosi e delle fedi, sia dal punto di vista storico che attuale, perché la comprensione del profondo intreccio tra convinzioni spirituali
e comportamenti umani è fondamentale, proprio nella storia europea, in relazione al passato e per un consapevole inserimento nella
società sempre più complessa che si configura oggi e domani, caratterizzata da molte e diverse etnie, culture, razze, religioni.
Il convegno si propone appunto di discutere il contributo degli evangelici e di formulare proposte da presentare al ministro.
Per prenotazioni e iscrizioni:
Fcei, tei. 06-4825120-483708, fax 4828728.
Commissione per la diaconia c/o «La Noce»
tei. 091-6817941,091-6817943, fax 091-68201 18
Sono disponibili rimborsi viaggio/soggiorno per i partecipanti
Come musulmano voglio affermare che il pensiero e la libertà della persona non devono essere orientati; il Corano stabilisce solennemente
che nella religione non può
esserci obbligatorietà e tanto
meno violenza». Pieno consenso di Cacciari: «Le culture
laiche islamiche non hanno
trovato alcuna sponda in Occidente. Nella storia di questo
secolo non si era mai vista
una diplomazia così cieca e
irresponsabile come quella
attuale; se il mondo laicoislamico accettava di entrare
nella sfera politica occidentale, bene; altrimenti veniva abbandonato a se stesso con le
conseguenze di un fondamentalismo che appare inarrestabile. Ma la questione
culturale e politica dei prossimi decenni sta proprio nel
mutamento di atteggiamento
e di linguaggio politico nei
confronti di quei paesi islamici che cercano una terza
via tra fondamentalismo ed
occidentalizzazione».
Laicità europea e tradizione umanista islamica: il dialogo è quindi possibile e fe
condo. Nel corso del convegno di Mogliano, i relatori
hanno cercato di scandagliarne le varie implicazioni
sul piano filosofico (Ottavio
Di Grazia), del diritto della
persona e delle minoranze
(Francesco Castro, direttore
dell’Istituto per l’Oriente),
della questione del «genere»
imposta dal movimento delle
donne (Lidia Menapace). Altri interventi hanno riproposto alcune concrete esperienze tese a favorire pluralismo e
convivenza tra comunità culturalmente differenziate;
l’educazione allo sviluppo e
alla globalità (Lavinia Gasperini, esperta di cooperazione
del ministero degli Affari
esteri)) l’architettura come
linguaggio possibile del pluralismo etnico e culturale
(Paolo Portoghesi, progettista
della moschea di Roma), la
diplomazia dal basso (Igor
Pellicciari, volontario in Bosnia), una corretta informazione sull’Islam e la sua articolazione sociale e teologica
(Fouad K. Allam), il dialogo
interreligioso.
Tutti questi temi sono
quindi rientrati nella tavola
rotonda presieduta dalla
giornalista Carmen Lasorella
a cui hanno partecipato
monsignor Luigi Bettazzi,
David Bidussa, storico, della
comunità ebraica di Milano;
Mario Nordio, dell’Università di Venezia e Bani Sadr.
«Pace è convivialità delle differenze - ha ricordato Bettazzi citando Tonino Bello, fi
vescovo di Molletta e presidente di Pax Christi scomparso qualche tempo fa -.
Ma lo scandalo del nostro
tempo è che ho sentito miei
fratelli affermare “io sono
prima croato e poi cattolico”
e altri che si sono definiti
“ortodossi atei”. La strada
della conversione delle fedi
alla pace è ardua quanto urgente: per questo siamo in
cammino verso la II Assemblea ecumenica europea che
avrà luogo a Graz: un cammino da un’ambigua tolleranza alla riconciliazione».
Un convegno a Torino
Protestantesimo e massoneria
approfondire la conoscenza
AUGUSTO COMBA
UNA volta i giornali italiani
...
non parlavano mai dei
protestanti se non per dirne
male. Da qualche anno in
qua, almeno quelli «liberal»
ne parlano abbastanza spesso
e bene, ma ripetendo le eterne inesattezze, gli inossidabili
«clichés» per cui gli italiani
normali, a cui dei protestanti
importa poco, continuano in
maggioranza a ignorarli. Peggio va con la massoneria, di
cui anche gli italiani colti (per
esempio i membri del Csm,
che ha deciso una serie di divieti alla funzione giudiziaria
dei massoni, considerati giudici inaffidabili, a differenza
dei loro concittadini, tutti
«iperimparziali») capiscono
meno di nulla.
Basterebbe pochissimo invece per capirne qualcosa; sapere, in primo luogo, che la
massoneria non esiste... Fuor
di paradosso, non esiste come
ente unico, come soggetto di
azione (Piercarlo Longo). Esiste come nome collettivo di
una realtà plurima, scissa e
contraddittoria: come è anche
il protestantesimo, con cui essa è in simbiosi in quasi tutti i
paesi del mondo civile. Lo era
anche nell’Italia liberale, ma
per effetto delle leggi fasciste
del ’25, contro le quali parlò
Gramsci, la simbiosi è cessata
e non si è più ricostituita.
Senza la pretesa di ripristinarla, ma desiderando un minimo di reciproca conoscenza, alcuni massoni protestanti
hanno promosso il 15 febbraio a Torino il convegno
«Protestantesimo e massoneria in Italia nel secolo XX», organizzato dalla Gran Loggia
d’Italia (piazza del Gesù, palazzo Vitelleschi), con la partecipazione a titolo personale
di studiosi di varia estrazione,
che hanno scelto la chiave
storica anzitutto per ricostruire il passato, quindi per capire
il presente.
Gli interventi di apertura, di
Piercarlo Longo e di Paolo
Ricca, hanno fornito l’inquadramento dell’intero convegno, impostandone i termini,
il primo dal punto di vista di
un massone protestante, il se
Degrado della periferia e attività «politica» cattolica
Napoli sta diventando troppo laica?
SALVATORE CORTINI
'MERGE molto chiara
E mente dal mio osservato
rio di operatore diaconale e
consigliere di circoscrizione
del quartiere di Ponticelli,
della periferia orientale di
Napoli, il ruolo di protagonista che in questi giorni la
Chiesa cattolica sta cercando
di assumere nella nostra città.
Cardinali, vescovi e parroci
stanno prendendo la rappresentanza diretta di quelle periferie e di quei cittadini emarginati che non sono abbastanza tutelati dalle istituzioni. Ritengo questo assai
preoccupante perché proprio
mentre si dice finita l’unità
dei cattolici nella De, si assiste a un’offensiva clericale
che potrebbe portare a un
nuovo arretramento rispetto
a quella visione laica che Napoli ha conquistato (con molta fatica) solo di recente.
Certo, bisogna riconoscere
le lodevoli iniziative di solidarietà che le parrocchie
hanno messo in campo per
soccorrere i disagiati, gli immigrati, la loro funzione pungolatrice dove ci sono vuoti
istituzionali, ma a mio avviso
la chiesa in quanto tale non
dovrebbe interferire nella
dialettica politica. In particolare c’è il tentativo di rappresentare, da parte del clero e
della destra politica, due
città: una ricca, ossia la Napoli oleografica, e una povera, cioè la Napoli delle periferie emarginate. Questa contrapposizione netta è fuorviante anche se le periferie,
come anche i quartieri degradati del centro, vivono solo se
i partiti, ma anche le associazioni, laiche e religiose, sono
disposte a fare la loro parte, a
realizzare una presenza visibile mirata al miglioramento
della vita sociale e culturale
del territorio. Se tali spazi di
presenza vengono lasciati
vuoti, allora capita che vengano occupati dall’emarginazione, dal degrado, dallo
spaccio di droga e dall’abusivismo. A me pare che le cause di questo nuovo protagonismo della Chiesa cattolica
a Napoli siano nel tentativo
di contare di più nelle grandi
decisioni politiche in una
città in forte crescita civile e
culturale che però, come accennato sopra, sta diventando troppo laica.
Rispetto a queste tendenze
emergenti, io mi interrogo
come evangelico che vive in
questa città. Sento la man
canza di una riflessione che
coinvolga i fratelli e le sorelle
delle comunità; eppure nelle
nostre chiese abbiamo gli
strumenti istituzionali che ci
consentirebbero di discutere
di tali questioni. Il mio disagio è forte. Come vivono le
nostre comunità tali avvenimenti?
Nell’itinerario quaresimale
la curia napoletana ha proposto un libretto in cui sono inseriti cinque brani di musica
leggera di altrettanti cantautori. Il cambiamento di strategia è chiaro in una chiesa in
cui non sono lontani i tempi
in cui l’ascolto di tale musica
era condannata mentre c’era
un assoluto silenzio sull’agire
sconsiderato di una classe
politica che continuava a saccheggiare la città. E noi? Certo noi nel quartiere ci siamo e
cerchiamo di dare il nostro
contributo in termini soprattutto diaconali. Ma quale
strategia costruttiva adoperiamo nelle nostre chiese per
l’aggregazione giovanile? Riusciamo a parlare ai giovani
con entusiasmo? Siamo capaci di invogliarli al discepolato,
a percorrere con noi un tratto
di strada, magari in salita ma
pieno di sfide positive e foriero di speranza?
condo da quello di uno storico del cristianesimo, estraneo
alla realtà della massoneria
ma interessato alla storia dei
suoi rapporti con i protestanti
italiani. E seguito l’intervento
di Luigi Pruneti su Saverio Féra, padre storico della Grati
Loggia d’Italia; quindi la lettura della relazione di Giorgio
Bouchard. Questi, dopo la valutazione dei precedenti storici, ha espresso gli interrogativi che i protestanti italiani
pongono ai massoni, inerenti
specialmente il giudizio sulla
P2, e la segretezza.
AH’inizio del pomeriggio un
intervento imprevisto e assai
vivo è stato quello di Domenico Maselli, che ha rievocato Bonaventura Mazzarella,
evangelico, massone e deputato: laico rigoroso, lasciò esempi e parole memorabili,
André Combes, firettore dell’Istituto di Ricerca del Grande Oriente di Francia, ha
quindi descritto con la competenza dello specialista i forti legami storici e attuali tra
massoni e protestanti in Francia. Anna Maria Isastia, della
Sapienza di Roma, ha riferitoi
risultati, di rilevante interesse,
di una ricerca sui rappoi i tra
massoni e modernisti.
Nel mio intervento, dopo
un intervento, dopo un-, rievocazione storica dagli anni
’30 a oggi, ho inteso risi uidere a Bouchard. Ho cori; > rmato il giudizio di condarr !.a della P2, che espressi già n -1 1970.
e poi nel mio primo : rticoloj
quando, nel 1982, fui i ominato direttore della rivista del
Grande Oriente d’Itaiia; dissi
anche sin d’allora che molte
presto la P2 (su cui forse por
teranno nuovi elementi^
carte di polizia ora scoperte a
Roma) si era autogestii a, pei
cui sin dagli anni ’70 mvitai
dei parlamentari a occuparsene; ma mentre il Grande
Oriente riuscì a liberarsene
con le proprie forze, solo più
tardi, costretto dai giudici milanesi, il Parlamento se ne occupò. Questa lunga inazione
del sistema politico e pohziesco verso la P2 ha generai i alla fine degli anni ’80 le inte
logge mafiose, che cagionano
danni immensi (malgra.io le
rigorose epurazioni e lo crepolo di trasparenza aUualmente praticato) alle Obbedienze regolari. Ai magistrati
incombe il dovere di destinguere tra due realtà totalmente diverse; ai politici di fare
una legge sulle associazioni
come quella francese del
1901, die protegga dai falsi
massoni sia il paese sia la
massoneria autentica.
Dario Pavesio, Gran maestro vicario della Grande loggia d’Italia, ha utilmente ampliato il discorso alla tematica
generale religioni-massone-,
ria. Mario Misul, esponente!
piemontese del Grande 0riente d’Italia, e Mario Treves,
della comunità ebraica di Torino, hanno apportato testimonianze personali molto significative. Marco Novarino,
ricercatore, ha illustrato la situazione attuale in America
del Sud, dove la suddetta simbiosi è molto attiva. Don Vittorio Morero, direttore de
«L’eco del Chisone» di Pinerolo, ha accennato l’ipotesi, in
caso di perseveranza delle
Obbedienze massoniche italiane nella linea di apertura,
di una ripresa di quelle posizioni della Chiesa che parvero
possibili al tempo del Concilio. Infine Dario Pavesio ha
tratto le positive conclusioni
del non facile confronto.
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ÍO 1997
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Fondato nel 1848
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Un nuovo 8 marzo e un’altra novità per le donne, proposta dal ministro per le Pari opportunità, Anna Finocchiaro;
dopo aver salutato con gioia le donne-soldato, adesso propone un disegno di legge che mira a dare ai genitori la stessa opportunità di trasmettere il proprio cognome ai figli. Ingomma, il bambino potrà avere il nome della mamma e
quello del papà, nella successione che i genitori desiderano,
salvo poi eventualmente cambiare l’ordine al momento della maggiore età; il cognome che viene prima è quello che
poi si trasmetterà. Rivoluzione della cartà d’identità in vista, dunque. Ma rimangono naturalmente molte altre questioni da affrontare sul piano dell’uguaglianza, più complesse e urgenti, che riguardano innanzitutto la pari opportunità
di fatto nel mondo del lavoro e la maternità assistita.
(foto D. Passanante)
VENERDÌ 7 MARZO 1997 ANNO 133 - N. 9 LIRE 2000
Come forse si sa, il costume valdese è stato presente si mondiali del Sestriere. Giusto, sbagliato? I pareri
sono vivacemente discordi. È
successo che il gruppo che
Tavola e Centro culturale valdese hanno attivato in vista
del prossimo anniversario
1848-1998 ha accettato la richiesta della Comunità montana vai Pellice di inviare al
Sestriere due donne in costume valdese. Il gruppo ha discusso animatamente, decidendo poi di chiedere di essere presenti a Sestriere a due
persone che avevano frequentato il recente corso per guide
turistiche e avessero una certa
preparazione sulla storia valdese. Una di queste donne sono stata io. All’inizio avevo
1 VALDESI E I MONDIALI DI SCI
IL COSTUME
ROBERTA PEYROT
molte perplessità sul costume: quando lo si deve mettere? La sera del 16 ai falò? Al
culto del 17 febbraio? Solo se
si è della corale? È solo un
costume «religioso»?
Poi mi sono detta che al Sestriere la cosa importante era
cogliere un’occasione per far
sapere che in Italia non c’è‘ solo la «Chiesa», cioè quella
cattolica, di cui tutti sempre
parlano sui giornali e in tv.
con Timmancabile prelato a
cui inevitabilmente si chiede
«che cosa pensa la Chiesa»
ma c’è anche quella valdese,
ci sono queste valli nelle quali
si è svolta gran parte della storia e della presenza di protestanti in Italia. A ciò che hanno detto i due pastori sull’esperienza di «cappellania» al
Sestriere, aggiungerei che il
nostro costume è servito per
essere ascoltate fuori dal cul
Piemonte
Maggiore
per la ferrovia
È tempo di cominciare a
progettare il futuro dei trasporti in regione, ed è tempo
di farlo pensando soprattutto
alla ferrovia rilanciandola
piuttosto che limitandosi a difenderla. Di questi temi si è
discusso venerdì scorso a Pinerolo nel corso di un incontro organizzato dal Pds a cui
ha partecipato anche l’assessore regionale ai Trasporti,
Masaracchio. Dal dibattito,
aperto dall’intervento del
consigliere regionale Marcello Vindigni, si potrebbe evinccrj ii.n-, maggiore attenzione
ve.i'so !;i i'errovia rispetto al
passati.', n consigliere Vindigni, ó irtcìido dalla recente
confo; DUI da parte del ministro Burlando dei finanziamenti per il passante ferroviario di Torino, ha sottolineato
l’importanza di una soluzione
che veda intorno e dentro al
capoluogo un rete metropolitana forte, di cui alcune tratte
ferroviarie come la TorinoTorre Pellice siano elementi
complementari. La linea è
stata inserita aH’interno del
piano regionale dei trasporti:
«Credo - ha detto Vindigni che l’eventuale raddoppio dei
binari potrebbe anche essere
progettato con fondi regionali; questa è una delle linee più
dinamiche della regione».
Nei progetti c’è da tempo anche la stazione passante di Pinerolo, che dovrebbe consentire una riduzione dei tempi
di percorrenza e un miglioramento del materiale rotabile.
Intanto una buona notizia è
arrivata dal direttore regionale delle Fs, Edoardo Gorzegno, che la scorsa settimana
ha scritto al comitato pendolari che «il programma di riduzione dei servizi di trasporto locale è annullato. Fino al
31 maggio ’97 saranno effettuati tutti i servizi previsti ma
anche dal 1° giugno il nuovo
orario prevederà soltanto normali aggiustamenti».
Convegno a Pinerolo sugli ospedali, il territorio, le risorse finanziarie
La sanità si confronta con i suoi problemi
PIERVALDO ROSTAN
La sanità pinerolese ha un
nuovo direttore; è il dott.
Ferruccio Massa, quarto nella
classifica redatta dalla società
che esaminò a suo tempo i
curricula di quanti si erano
candidati al ruolo di manager
della sanità piemontese. Massa ha precedènti esperienze in
Provincia e in Regione, dunque un passato nel settore
amministrativo; questa caratteristica è stata ricordata
dall’assessore regionale alla
Sanità D’Ambrosio nella presentazione che ne ha fatto a
Pinerolo nel corso di un incontro promosso dal Pds. Tema dell’incontro era in realtà
la qualità e le prospettive del
servizio e su questo argomento si sono soffermati i numerosi interventi. Come tutelare
gli abitanti di zone territorialmente svantaggiate come
quelle montane? Quale collegamento fra i tre ospedali della zona (Civile e Valdesi) e
quali prospettive per il Cottolengo? E i distretti? Avranno una loro autonomia di bilancio oppure no? Ci sarà il
pronto soccorso agli ospedali
valdesi? Migliorerà la gestione dell’ospedale Agnelli? So
L’ospedale Cottolengo a Pinerolo
no questi alcuni degli interrogativi posti dai presenti.
Nell’illustrazione delle linee generali del piano sanitario regionale, il dott. Morgagni, dell’assessorato piemontese, ha ricordato che oggi come oggi il 51% delle risorse
va ancora agli ospedali, mentre occorrerà ridurre questa
quota a vantaggio della prevenzione, dell’assistenza sanitaria di base, dell’assistenza
in residenze protette. La stessa attribuzione di fondi alle
Ausi, sulla base di una cifra di
1,5 milioni per abitante resi
dente, deve essere rivista e
corretta da altri parametri: nel
1997 la Regione intende differenziare le quote sulla base
della presenza di giovani sotto
i 14 anni o di anziani ultra
65enni; si stanno valutando
altri tipi di intervento che tengano conto anche della ridotta
densità di popolazione: le Ausi maggiormente in difficoltà
economiche sono state proprio quelle situate in zone
montane e fra queste vi è anche la n. 10.
Dall’assessore regionale
sono venute indicazioni circa
il piano di informatizzazione
dei medici di famiglia, intervento che potrebbe consentire, in futuro, la prenotazione
di esami presso i presidi ospedalieri, senza la necessità
per il malati di doversi recare
in ospedale. «Per intanto - ha
ricordato la dott. Paola Grand
- occorrerebbe maggiore
coordinamento fra le figure
che intervengono sul malato;
bisogna sburocratizzare la sanità: non è possibile che un
medico di famiglia non possa
oggi certificare la necessità
di pannoioni per un 90enne!». Qualche indicazione è
venuta anche sulla questione
del Pronto soccorso; Pinerolo
in qualche modo dipenderà
direttamente dalla centrale
operativa di Torino. Per gli
ospedali valdesi resta un ruolo di «primo soccorso», riconosciuto anche dal dott. Enrichens, responsabile del 118
che ha sottolineato il ruolo
dell’ambulanza medicalizzata
come primo strumento per il
territorio. Per il Cottolengo e
i distretti solo delle linee di
orientamento: l’ospedale potrebbe essere acquistato dall’Ausl 10, i distretti, secondo
l’assessore, dovrebbero avere
un loro budget da gestire.
Sembra che Luigi XV, viaggiando per
la Francia, quando si imbatteva in un
castello mezzo diroccato, usasse dire; «O
è mio o è della Chiesa!». Qualcosa di simile doveva aver pensato Charles Beckwith quando, passeggiando per la vai
d’Angrogna e giungendo al capoluogo,
vide proprio all’ingresso dell’abitato una
casa in pessime condizioni: «O è del
Concistoro o è del municipio». Era del
Concistoro. Si trattava di una casa costruita nel 1732 e adibita ad abitazione
del maestro di scuola che, ad Angrogna,
oltre aH’abitazione con stalla e cantina,
disponeva pure di un prato per il mantenimento almeno di una mucca. Intanto
nel 1835 veniva costruita la scuola grande del capoluogo con l’aiuto dello stesso
Beckwith. Per la sistemazione decorosa
della «Maison du Regent», il Beckwith,
coerente con il principio di aiutare ma
soprattutto stimolare e far partecipare.
IL FILO DEI GIORNI
CONVENZIONI
ALBERTO TACCIA
scrive il 4 aprile del 1839 una lettera al
Concistoro con cui offre la sua disponibilità a contribuire alle spese di riadattamento dello stabile, se la chiesa si dichiara a sua volta disponibile a versare
almeno una quota di mille franchi. Il 28
aprile dello stesso anno il Concistoro si
riunisce in seduta congiunta con la componente valdese del Consiglio comunale,
evidentemente interessato alle questioni
scolastiche che riguardavano tutta la popolazione. Per questa ragione il Concistoro otterrà che i mille franchi siano pa
gati dal municipio, secondo un criterio
che un secolo più tardi si chiamerà «delle
convenzioni» ! Il verbale della storica seduta dice: «Il Concistoro e i membri protestanti del Consiglio, considerando il
cattivo stato deH’immobile e la necessità
urgente (!) di ripararlo, ritiene essere suo
grande interesse accettare la graziosa offerta del sig. Colonnello Beckwith. Visto
trattarsi di un beneficio che non varrà
meno di 4 mila franchi, ritiene troppo ragionevole accettare un leggero sacrificio
(!) per entrare nelle vedute di un così generoso benefattore».
Un secolo più tardi (la storia si ripete!)
il Concistoro trovò nuovamente lo stabile in pessime condizioni e più che mai
bisognoso di essere riparato e ancora
una volta «civilizzato». Cosa che fu fatta, con soldi propri e senza l’apporto di
quel «genereux bienfaiteur» che i nonni
avevano conosciuto.
to, fuori dallo stand, perché
distribuendo in giro i volantini
sui valdesi, abbiamo avuto incontri e domande. Il costume
era uno spunto di curiosità, e
dava l’opportunità di rispondere. Che faremo nel futuro?
Non ci saranno altri «mondiali», ma turisti sì, tanti che cercano il folclore, le curiosità, i
mufloni, i formaggi e... i vaidesi! Possiamo ignorare le richieste e vivere come prima.
Oppure esserci, ma in che modo? E, a proposito del costume, come mai la vai Chisone
lo usa molto più «disinvoltamente» che la vai Pellice? Come mai qualche gruppo di
quella valle lo usa anche per
rappresentare le danze occitane? Fede, identità, immagine:
pensiamoci e discutiamone.
Pedemontana
Si cerca una
nuova sede
a Pinerolo
La Comunità montana pedemontana di Pinerolo sembra seriamente intenzionata a
trovare una nuova sede. Nel
bilancio di previsione per il
’97, votato dal Consiglio
mercoledì 26 febbraio insieme al bilancio pluriennale di
previsione 97-99, figura fra le
principali novità infatti l’intenzione di accendere un mutuo di 400 milioni per l’acquisto di una nuova sede a
cui si aggiungerebbero 224
milioni (parte dell’avanzo
presunto dell’esercizio ’96) e
altri 100 milioni (provenienti
dal Fondo regionale per la
montagna). Un totale quindi
di quasi 730 milioni per l’acquisto di una nuova sede che
nelle intenzioni della giunta
dovrebbe essere ubicata sempre a Pinerolo e garantire almeno 300 metri quadri di uffici e un garage.
All’ordine del giorno vi era
anche la questione Cooperativa cantine sociali di Bricherasio che recentemente hanno
deciso la costruzione di una
nuova sede visto che l’attuale
non si dimostra più all’altezza delle esigenze della cooperativa agricola ed è fallito il
tentativo da parte della stessa
di acquistarlo per poterlo ristrutturare. Le Cantine sociali
devono andare incontro a un
intervento di circa 2 miliardi
e mezzo e per farvi fronte
hanno ricevuto finanziamenti
dalla Provincia e dalla Regione; un ulteriore contributo
dovrebbe arrivare dalla Regione ma l’assessore Vaglio
ha chiesto l’adesione delle
quattro Comunità montane
coinvolte (vai Po, valli Chisone e Germanasca, vai Pellice
e Pedemontana di Pinerolo)
avendo produttori associati
alle Cantine sociali. II Consiglio, che conta sul proprio
territorio 50 dei 230 soci, ha
deciso l’adesione all’unanimità con uno stanziamento di
10 milioni.
8
PAG. Il
E Eco Delle Yaui ìM^desi
VENERDÌ 7 MARZO 199? .,pMF
FERRERÒ APPROVA IL BILANCIO — Il bilancio di previsione, che supera di poco i quattro miliardi, è stato approvato
all unanimità. Un contributo di oltre due miliardi permetterà
di realizzare un ambizioso progetto per il recupero di alcuni
fabbricati quasi in rovina all’inizio dell’abitato di Ferrerò.
Una parte di queste costruzioni erano già state ristrutturate
come autorimesse e affittate: ora il Comune potrà acquistare
l’intero blocco e destinarlo alla costruzione di alloggi per famiglie che desiderano stabilirsi a Ferrerò. Un altro contributo permetterà di rifare un tratto di fognature lungo la strada
principale del capoluogo, mentre si vanno completando le
pratiche per la condotta del metano. Le altre voci non si discostano di molto da quelle del ’96: rimangono invariate le
percentuali di spesa per la mensa scolastica (62,5 alle famiglie, 37,5 al Comune) e il prezzo per pasto di 6.440 lire. Il
costo per il personale è diminuito con la convenzione per il
segretario a metà con Fenestrelle, ma il nuovo contratto con
l’Acea ha fatto aumentare la spesa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Aumentano le quote prò capite da versare
alla Comunità montana per i servizi socio-assistenziali, ma il
Comune ottiene un contributo per i trasporti scolastici.
CONCORSO FOTOGRAFICO SUL TEMA DEL LAVORO^— Il Cafinut, sezione fotografica, con il patrocinio
dell’Anaf (Associazione nazionale arti fotografiche), promuove il rV Concorso fotografico nazionale sul tema del lavoro (sezione unica per stampe in bianco e nero o colore) o
a tema libero (sezione stampe in bianco e nero e sezione
stampe a colori). Il concorso è aperto a tutti; il termine della
presentazione delle fotografie è il 21 aprile 1997 e la quota
di partecipazione è fissata a £ 18.000 per una sezione e £
2.000,per ogni sezione aggiunta. Fer spedire la quota di partecipazione e le opere o avere il bando di concorso, scrivere
a Giovanni Vemaglione, corso F. Oddone 12, 10122 Torino.
NUOVA PALESTRA PER IL BUNIVA — La giunta provinciale ha approvato il progetto definitivo per la costruzione
di una nuova palestra, tribuna e spogliatoio presso l’Istituto
tecnico commerciale Buniva di Pinerolo. L’impegno di spesa previsto è di oltre due miliardi. Si prevede che la struttura sarà costruita in un anno e mezzo.
BARBERO PRESIDENTE DEL CISS — La prima assemblea consortile del Ciss (Consorzio intercomunale per i servizi socio-assistenziali) ha nominato il suo presidente nella
persona del sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, con 18
voti favorevoli e un astenuto; segretaria del consorzio sarà
invece la dott. Maria Honorati, del Comune di Vigone.
CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI — La Comunità montana vai Pellice organizza un corso di formazione per volontari nell’ambito dei servizi alla persona sul territorio e in struttura. Destinatari possono essere tutte quelle
persone disponibili a svolgere azioni di volontariato in collaborazione con i servizi sociali, ma anche i familiari di persone in difficoltà. Il corso, della durata di 39 ore, si svolgerà nella sede della Comunità montana a Torre Pellice il
martedì e il venerdì dalle 16,30 alle 19,30; primo appuntamento mercoledì 19 marzo alle 16,30. Non sono richieste
iscrizioni; per informazioni telefonare al Servizio socio-assistenziale, distretto vai Pellice, tei. 0121-953131 int. 213.
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Assicuraziom
ASSIOTRAZIOM
GRUPPO UAP ITALIA
AGENZIA GENERALE
CorsoGramsd,2-TorrePdlice-Tel.0121-91820 -Fax932063
GLARE
Sabato 8 marzo ore 17,45
donne
editoria
Editrici, giornalista, scrittici e redattrici a confronto sulle possibilità di sopravvivenza della
piccola editoria e delle idee coraggiose.
Durante l'incontro saranno esposti i quadri
della pittrice Daniela Dalmasso.
PINEROLO - C.SO TORINO 44, TEL 0121- 393960
Pomaretto: bilancio e problemi con radici lontane
Il Consiglio e il problema acqua
MAURO MEYTRE
Approvato mercoledì 26
febbraio dal Consiglio
comunale di Pomaretto il bilancio di previsione del 1997.
Risulta un totale di entrate
previste che si aggira su un
miliardo e 400 milioni; i contributi e i trasferimenti dallo
stato per un totale di 532 milioni saranno inferiori al
1996, la previsione per entrate tributarie è di 3 milioni superiore a quella del 1996,
mantenendo invariato il gettito dell’imposta comunale sugli immobili (lei).
Il sindaco, Giorgio Bonis,
nel suo intervento introduttivo
ha evidenziato le difficoltà dei
Comuni montani, che soffrono della politica dei tagli dei
bilanci che sono oggi rivolti
al contenimento della spesa, e
per quanto possibile si tende a
salvaguardare uno standard di
servizi essenziali senza applicare pressioni fiscali eccessive. Si tiene conto che la nostra popolazione vive sulla
propria pelle il problema della
crisi occupazionale; dei progetti di sviluppo economico
capaci di creare ricchezza nella zona sono auspicabili, ma
intanto si assiste alla smobilitazione della Cascami.
110 milioni sono destinati
all’area attrezzata dell’inverso di Fomaretto, conosciuta
come Fro Loco, parte della
somma serve per l’acquisizione dei terreni sui quali sorgono infrastrutture a suo tempo
finanziate dal Comune. Un
impegno di 90 milioni è previsto per un’area ecologica e
un parcheggio in via Carlo
Alberto, che faciliterà l’accesso alla zona dei negozi; altri 75 milioni sono destinati
per la viabilità e i parcheggi
della zona dell’ospedale e del
cimitero.
Nel ’96 si è messo a punto
il nuovo servizio di raccolta
rifiuti affidato all’Acca, l’impegno del Comune è rivolto a
superare eventuali disservizi,
e si evidenzia come la raccolta differenziata, con la riduzione dei rifiuti, sia la strada
auspicabile per il contenimento dei costi. Il nodo dolente rimane l’acquedotto, il
«colabrodo», come viene definito dai pomarini, e i 30 milioni previsti non sono tanti
per affrontarne la gestione. Il
Consiglio ha appurato che la
gestione diretta da parte del
Comune è impossibile; l’amministrazione per non gravare eccessivamente sulle tariffe ha scelto di appaltare la
manutenzione riservandosi
così la gestione dei costi.
Una scelta criticata dalla minoranza di Consiglio che lamenta i costi troppo alti degli
interventi commissionati all’Acea e quindi suggerisce il
conferimento dell’acquedotto
a una ditta esterna. Viene
però osservato che tale soluzione farebbe almeno triplicare il costo dell’acqua
all’utente: le attuali 180 lire
al metro cubo lieviterebbero
oltre le 500 lire. La maggioranza sarà certamente obbligata a tenere in dovuta considerazione la proposta di per
sé ragionevole ma particolarmente penalizzante nei confronti della popolazione. Un
altro problema è legato alla
potabilità: negli anni ’93-94 è
stato posato un tubo di raccolta con la captazione a cielo aperto, un investimento di
180 milioni; oggi per poter
potabilizzare e quindi utilizzare l’acqua prelevata sarebbero necessari altri 150 milioni; il progetto a suo tempo
era stato studiato per un utilizzo congiunto alla produzione di energia idroelettrica.
Le problematiche legate
all’acquedotto sono da tanti
anni irrisolte, e pone non poche perplessità la notizia della
denuncia del sindaco da parte
dell’Usi a seguito di prelievi
nella primavera del ’95.
!TA
Agli operai
della Skf
È con difficoltà che rispondo alla vostra lettera, difficoltà nel capire i motivi del
vostro sconcerto e penso che
forse questo nasca da una differenza culturale, dato che
provengo da un paese dove
forse concetti come libertà di
parola e di democrazia sono
intesi in modo diverso. Nonostante questo divario cercherò
di dare una risposta al perché
di questo invito.
Le chiese valdesi da anni si
occupano e si preoccupano
della situazione economica e
occupazionale della nostra
zona perché questa riflette
direttamente sullo stato di salute del popolo stesso. La
Conferenza distrettuale in
varie occasioni ha invitato le
chiese a «riflettere nei vari
ambiti delle loro attività sul
tema del lavoro». Il tema di
fondo per il 17 febbraio di
quest’anno è stato «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova», in vista
di un’Assemblea ecumenica
che si terrà il giugno prossimo a Graz, in Austria.
Abbiamo pensato (perché
le decisioni sono state prese
in seduta del Concistoro) che
il tema del lavoro è strettamente legato al tema della riconciliazione in quanto è difficile arrivare a una riconciliazione in situazioni di grave
disagio, come avete messo in
evidenza anche voi nella vostra lettera. L’invito è stato rivolto all’ing. Rinaldi non in
qualità di direttore della Skf
Industries di Villar Ferosa ma
di «esperto», che avrebbe potuto mettere in evidenza alcuni aspetti del problema generale. E stato invitato a parlare
sul tema «l’etica del lavoro e
le attese di chi assume operai,
prospettive per il futuro industriale della nostra zona».
Avremmo potuto invitare a
parlare anche molte altre persone da diversi settori del
mondo del lavoro. Abbiamo
scelto il dottor Rinaldi per le
sue conoscenze della situazione locale e non mi sembra
che questo fatto sia «una caduta di stile molto pesante»,
specialmente nel quadro di
una riflessione generale sulla
riconciliazione.
Questo intervento, come
qualsiasi intervento, come il
mio adesso, è sempre una voce «di parte». Non mi sento
però di condividere minimamente la vostra osservazione sul fatto che l’intervento
dell’ing. Rinaldi sia stato
«una voce che rappresenta un
interesse privato e specifica
GLARE
Lionello Gennero
LA FESTA E IL TEATRO
sei conversazioni su drammaturgia e architettura.
Seconda serata:
«Rito e rappresentazione: la chiesa e la piazza».
Giovedì 13 marzo ore 20,45
ingresso libero
PINEROLO, C.SO TORINO 44,
PER ULTERIORI INFORMAZIONI TEL. 0121- 393960
tamente di parte». Non so
quanti di voi erano presenti
ad ascoltare il suo discorso.
L’interesse della chiesa è di
sentire da varie parti quali
siano le effettive possibilità
di occupazione nelle Valli,
conoscere i motivi per le riduzioni nei numeri dei posti
di lavoro e cercare insieme
con la popolazione nuovi settori di lavoro. Ma più importante ancora è il desiderio
della chiesa di trasmettere il
messaggio biblico della dignità del lavoro e del lavoratore. Il lavoro, per quanto
possibile, dev’essere visto
non tanto come «posto» ma
come «vocazione» nel quadro
di una vita vissuta nel servizio, nella responsabilità e nella condivisione.
I punti di disagio e di contrasto che avete messo in evidenza sono importanti e vanno discussi insieme e chiariti;
mi auguro perciò che ci possa
essere un confronto pubblico
dove possiamo sentire le varie posizioni e, soprattutto,
dove possiamo cercare delle
soluzioni concrete per il futuro. Dato che avete chiuso la
vostra lettera con la frase
«contro le logiche imperanti
del mercato e del profitto, vero “dio” di questo fine secolo», vorrei controbattere in
questo campo squisitamente
teologico. Per la chiesa l’unico vero Dio è Colui che si è
rivelato nella Bibbia dove è
scritto: «Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né
schiavo né libero; non c’è né
maschio né femmina; perché
voi tutti siete uno in Cristo
Gesù». Il «qui» non è certo
nella fabbrica e nel mondo
del lavoro in generale, ma lo
è nella fede in Cristo e in
questa fede abbiamo fatto il
nostro invito per sentire una
parte ma non certo per escludere altre parti.
In attesa perciò della possibilità di organizzare un incontro insieme per esaminare
l’etica del lavoro e il futuro
occupazionale delle Valli, vi
saluto fraternamente.
Thomas Nojfke
Villar Perosa
Opinione
XVII Febbraio
Il tricolore
(
sopra il falò
GUSTAVO MALAN
HO vissuto tre quarti di secolo e non ricordo di
avere mai visto il tricolore sui
falò del 17 febbraio, altri lo
hanno già visto. Credo che
oggi, quando è messo, è messo per un motivo politico, per
affermare l’unità pretesa dello stato italiano. Ci sono argomenti prò e contro, ma
l’intento polemico sbandierato disturba me e molti altri di
queste valli, valdesi e non.
Non è certo il primo caso di
scollamento fra F «establishment» valdese e il popolo. Si
vedano, come esempi, le vergognose prese di posizione
del Sinodo dopo la restaurazione, dopo il 1915 o i voti
che ha preso la Lega specie
nelle alte Valli. A questi voti
la mia obiezione principale è
che sono un occitano alpino,
non un padano.
L’unità d’Italia fu un passo
avanti un secolo e mezzo fa.
Gggi si tratta di collocars in
ben più grandi unioni. l’evangelizzazione dell’Italia fu
un generoso sforzo che ebbe
risultati maggiori di quel ;he
sembrerebbe guardando all’assottigliarsi delle chiese
evangeliche storiche. Ma non
facciamo confusioni. Si legga
la lettera che Eric Roìfier
scrisse nel 1945, pubblicata
poi su Novel Temp i. 12
dell’ottobre 1980, e che potreste far conoscere. Allora il
freno delle autorità valdesi fu
una delle cause della mancata,
autonomia di queste valli/
Un’altra fu l’esistenza di Otti
me e disponibili istituzioni
assistenziali e scolastici-.e in
funzione vicaria che poterono
poco laicamente far apparire
inutile un’autonomia politica
per tutti. Passata l’occasione
è inutile piangere sul lat.e
versato. Ma le occasioni si ipresentano e le circostarsze
cambiano. In questi tempi ho
visto con divertimento e v>,*ntimenti misti decorazion al
tricolore sulla porta di un ristorante tipico di San Fraiicisco o in un parco di Londra
da un gelataio, neppure italiano.
Apprezzo che il presidente
della Camera on. Violante
sia venuto da noi il 16 scorso. Sono più perplesso per la
prospettata visita del presidente della Repubblica. Non
apprezzo il titolo messo dal
giornale La Repubblica (edizione torinese) in cui ci qualifica «fedeli». Fedeli a chi?
A Dio, al prossimo, al sovrano, al partito, all’Arma, a un
esercito su cui si deve ancora
discutere dopo la visita a Pinerolo del calciatore sottosegretario alla Difesa? (vedi
Eco delle valli in data 21
febbraio).
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via trieste 24
tei. 0121/397550
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-------------------------------
Dibattito
aio
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Come s¡ spendono
í finanziamenti?
rt Eco Delle Valli "\àldesi----------------—
Intervista al preside del Collegio valdese, Elio Canale
Riforma della scuola e religione
PAG.
Ili
MARCO ROSTAN
rti di se-ell’autunno del 1995,
ardo di ^commentando la nuova
)lore sui legge regionale sulla montaaltri lo gna, scrivevamo sulFfco che
;do che finalmente c’era una legge
, è mes- fatta non solo di belle parole
:ico, per ma anche di concrete possibiesa del- jjtà finanziarie e concludevaono ar- mo con l’avvertenza di vigiro, ma lare affinché i soldi ricevuti
indierà- dalle Comunità montane, per
altri di realizzare gli scopi previsti
e non. dalla legge stessa, fossero efcaso di fettivamente spesi per questo,
tablish- È passato un anno e mezzo,
polo. Si di soldi alle Comunità monle ver- tane della vai Pellice e della
sizione vai Chisone ne sono arrivati
parecchi, ma sarebbe difficile
descrivere esattamente il loro
impiego. Recentemente in
vai Pellice si è parlato abbastanza dei progetti integrati,
dall’Agenzia di valle al Progetto borgate, e si sa che questi progetti sono stati finanziati; naturalmente perché i
soldi arrivino effettivamente
occorre che siano rispettate le
tali ! fu scadenze per la presentazione
le ebbe dei progetti e dei preventivi
uel ;he definiti: senti, dire che vi è
idi al- stata una proioga dei termini
chiese e mi auguro vivamente che
via non non si rischi di perdere i fili legga faanziamenti già deliberati.
It.ìlier (Comunque, sappiamo dalla
hLicata ^Regione Piemonte che, per
Í. 12 puanto riguarda il Fondo del-he po- Sa montagna, la Comunità
dora il tffiontana della vai Pellice ha
desi fu ricevuto, nel 1996, ben ' 96
lancata. milioni 318.000 lire e quella
valli/ delle valli Chisone e Germaraaj&un miliardo 352 milioni
407.500 lire. Inoltre, sempre
nel le due Comunità hanno ricevuto per la viabilità invernale (neve) rispettivamente circa 39 e 58 milioni. Comisione plessivamente, calcolando an1 latie che i progetti integrati, la vai
li si i- Pellice ha avuto nel ’96 circa
stanze 2 miliardi e mezzo e la vai
npi ho Chisone-Germanasca 1.650
e sen- milioni.
on al Una parte di questi soldi
dovrebbe venir spesa in ac!»rdo fra Comunità e Comu®i. Varie volte ho chiesto alla
^unta della Comunità montana va! "'.uve di farci sapere
Se e co: - ■¡ebbero stipu'lati dei ■ con gli abi
tanti dei - i ni di montapcr la c^on f • vciitori, singopresi- il^inente o iurnia associata.
Non realizzare ..aro degli scopi
50 dal principali deila i egge, che è
( (edi- ^PPnnto la manutenzione del
territorio, in pratica si tratterebbe di cose abbastanza semplici: affidare alle varie persone che vivono sul posto la
roanutenzione di una porzione
di territorio, la pulitura del
sottobosco, la falciatura dei
Prnti, la manutenzione dei
niuretti a secco ecc. Sono
convinto che se uno dei nostri
Montanari ricevesse la proposta di questo lavoro in cambio
di un reddito annuo di qualche milione, lo farebbe volen
istaura3 i voti
specie
!Sti voti
:ipale è
alpino,
n passo
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RADIO
BECKWITH
evangelica
PM96.5(X) e 91.200
tei. 0121-954194
rieri. E tra l’altro avrebbe
l’impressione che la «politica» non si limita a chiacchiere
e spese inutili ma si interessa
concretamente del futuro della gente. Specie in montagna.
Tra l’altro, i soldi del Fondo
per la montagna, secondo la
legge dovevano essere spesi
anche per «l’esercizio associato di funzioni» tra i Comuni, dalla pianificazione del
territorio (quindi cartografia,
uffici tecnici, pratiche, regolamenti edilizi, ecc.) alla raccolta e smaltimento dei rifiuti, ai
trasporti, al servizio di polizia
urbana e rurale, alle iniziative
in favore degli anziani, perché
possano continuare a risiedere
nei luoghi abituali, alla formazione dei giovani, al recupero
ambientale. Che cosa si è fatto
e che cosa si intende fare, visto che i soldi per queste cose
sono stati stanziati per legge?
Anche in vai Pellice esiste
una gestione associata di alcuni servizi, e tra l’altro non
si capisce perché due Comuni
continuino a non voler compartecipare a questa gestione,
ci sarebbero molte altre cose
utilissime che la Comunità
montana potrebbe fare, sgravando i magri bilanci comunali dei Comuni di montagna
di spese sempre più insopportabili. Se non si imboccherà
seriamente ed efficacemente
questa strada, tra qualche anno si dovranno accorpare i
Comuni e allora sentiremo alte grida contro e in difesa
dell’identità di ogni amministrazione. Ma allora sarà tardi
e si sarà costretti a fare male
ciò che potrebbe essere invece
progettato bene oggi: la messa
insieme di tutto ciò che può
essere vantaggiosamente gestito insieme con minor spesa
e la salvaguardia deH’identità
comunale per quegli aspetti
che la giustificano.
È tanto complicato questo
discorso? Quanto dovremo
aspettare prima che le Comunità montane diventino non
solo ma anche quel servizio
essenziale, quello sportello
per il cittadino, quel collegamento telematico con gli altri
enti, quell’ufficio tecnico capace di dare risposte certe e
univoche, evitando ai Comuni e ai singoli le interminabili
pratiche burocratiche con Torino o Roma?
E infine un accenno al Progetto borgate: anche qui sono
passati vari mesi da quando la
giunta ha varato il progetto,
decidendo oltre a tre interventi «esemplari» (sui quali
conservo molti dubbi) di
stanziare un fondo per venire
incontro a interventi di recupero effettuati in borgate che
i Comuni, d’intesa con la Comunità montana, considerano
particolarmente degne di attenzione. Quanto ci vuole per
stabilire i criteri con cui elargire i contributi, a chi si potranno concedere, con quali
modalità dovranno essere
presentati i progetti? Probabilmente una buona discussione con i sindaci darebbe risposte, dopo di che non ci
vuole più di una settimana
per mettere nero su bianco, e
per farlo sapere.
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - ^ 0121/201712
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FA VIVERE LA TUA CASA
Mentre prosegue sulle pagine della stampa locale il dibattito suscitato dalla lettere
del vescovo Giachetti e dalla
mia risposta, vale la pena di
approfondire la proposta, raccolta positivamente anche da
don Morero e don Mercol, di
sperimentare nelle scuole del
Pinerolese dei possibili «progetti» di studio dei fatti religiosi e di storia delle religioni, al di fuori dell’insegnamento confessionale cattolico, che potrebbero svolgersi
per determinati periodi dell’anno, avvalendosi degli insegnanti di determinate materie o di apporti esterni. Proprio nel Pinerolese, del resto,
opera il Collegio valdese con
il suo liceo europeo, nei cui
programmi già esistono esperienze valide. Ne parliamo,
insieme con il tema più generale della riforma scolastica,
con il preside Elio Canale.
- Il ministro Berlinguer ha
recentemente proposto alla
discussione dei cittadini un
progetto di riforma organica
della scuola, in cui si prevede
tra l’altro l’innalzamento
dell’obbligo scolastico e una
consistente modifica della
scuola superiore. Che cosa
pensa di questo progetto e
quali potrebbero essere le ripercussioni sul Collegio?
«Sul progetto presentato
esprimo un parere positivo in
generale perché è aperto ai risultati della discussione chiesta dal ministro. Qualche perplessità per ora va espressa
sia al mancato innalzamento
dell’obbligo ai sedici anni di
età, perché così aumenta il
numero di giovani in cerca di
lavoro, sia al conseguente abbassamento ai cinque anni,
perché a quell’età i bambini
sono troppo piccoli per essere
obbligati. Si dovrà offrire ai
genitori qualche possibilità di
scelta alternativa. Se lo schema proposto sarà approvato,
il Collegio dovrà estendere la
propria azione ai tre anni della “scuola dell’orientamento”
senza alcuna difficoltà, in
quanto la nostra sperimentazione già prevede nel biennio
iniziale una fase di orientamento tra gli indirizzi propo
II preside Elio Canale
sti con la possibilità di cambiare indirizzo anche durante
l’anno scolastico».
- Il Collegio valdese è attualmente un liceo europeo.
Alcuni di noi pensano che,
nella futura prospettiva dell’Europa, lo studio dei fatti
religiosi nella scuola pubblica dovrebbe essere più ampio, più plurale e svolto con
maggiore competenza da insegnanti preparati, senza
preferenze confessionali, pur
in presenza dell’attuale Ire,
facoltativo. Qual è la sua opinione?
«L’esperienza fatta finora
con scuole di vari stati europei ci ha insegnato quanto sia
stato importante l’aver sviluppato l’insegnamento del
fatto religioso, particolarmente nella forma della storia delle religioni, poiché le
realtà dei vari paesi sono fortemente intrise di religiosità
diverse, varie e poco uniformi. Qualche difficoltà nel far
comprendere la nostra posizione si incontra con le chiese
che considerano la scuola come lo strumento per dare una
formazione religiosa ai giovani che esse non riescono a
catturare nelle chiese. Continuo a sostenere che la proposizione dello studio del fatto
religioso debba essere pluralista e da parte di docenti di altra materia attigua: storia,
geografia, letteratura».
- Il Collegio è una scuola
valdese, dunque privata, che
pone fra i suoi obiettivi la
qualità dell’insegnamento,
laico e pluralista. Esiste nei
vostri programmi, e come, lo
studio delle religioni?
Torre Pellice: approvato il bilancio 1997
Verifica delle superfici
ADRIANO LONGO
11 Consiglio comunale di
Torre Pellice ha approvato,
lo scorso 27 febbraio, l’aliquota lei al 5,5%o per le case
di prima abitazione con il riconoscimento di una detrazione di 200.000 lire e l’aliquota del 7%c per le seconde
case e le aree fabbricabili; rimangono invece invariate
Iciap e Tosap. L’amministrazione, alle prese con la costante riduzione dei contributi
statali, conta di recuperare
dall’lei 1 miliardo e 74 milioni; su questa decisione la minoranza si è espressa in modo
critico. Sempre nell’ottica di
far quadrare i bilanci, diventa
importante che le tassazioni
siano mirate, eque e trasparenti, al fine di ridurre al minimo i fenomeni di evasione
dei tributi. Pertanto è stata
preannunciata una iniziativa
di censimento delle superfici
abitative e di quelle produttive al fine di aggiornare i dati
per la tassa raccolta rifiuti e
l’lei. Le schede saranno prossimamente a disposizione
presso gli uffici di polizia urbana e dovranno essere ricon
segnate entro il 10 maggio.
Per quanto riguarda le tariffe si prevedono ritocchi minimi per l’asilo nido e il trasporto e le mense scolastiche
mentre saranno più sensibili
quelle riguardanti autorizzazioni e concessioni edilizie. È
prevista un’entrata di 120 milioni dai soli oneri di urbanizzazione. La voce maggiore
fra le spese riguarda comunque il personale (1 miliardo e
638 milioni). Significativa è
la cifra a bilancio per i servizi
sociali, affidati alla gestione
della Comunità montana con
una spesa di 32.000 lire per
abitante. Nel settore arredo
urbano è prevista la risistemazione dei viali Rimembranza e Trento e del giardino
di via D’Azeglio mentre sul
viale Dante verrà effettuato
un attento studio delle alberature. Per quanto riguarda le
opere pubbliche è previsto il
completamento dell’acquedotto dell’Inverso, la ristrutturazione dei giardini di piazza Muston, la costruzione di
un parafulmine all’alpeggio
Vandalino e la ricostruzione
di un muro crollato il località
Chabriois superiori.
«Come dicevo prima, la
nostra scelta è stata di presentare il fatto religioso nella
forma storica: i docenti di
storia hanno elaborato e aggiornato nel tempo un corso
di storia delle religioni cominciando dalle religioni europee precristiane; la mitologia greca e latina o celtica o
germanica rientrano già nei
corsi di storia, greco e latino
e non possono essere ridotte
a disprezzati “culti pagani”,
come la storiografia cristiana
ha fatto finora, ma ricondotti
nell’alveo delle religioni che
hanno influenzato il cristianesimo europeo e che sono
affini all’induismo, religione
viva e vegeta. Poi abbiamo
dato grande spazio alle grandi religioni viventi mondiali
e infine alla storia del cristianesimo europeo, focalizzando i momenti in cui lo sviluppo della cultura e del pensiero politico sono stati condizionati dalla storia delle chiese cristiane».
- Sarebbe a suo avviso possibile sperimentare nelle
scuole del Pinerolese un diverso studio dei fatti religiosi? chi lo potrebbe decidere e
con quali insegnanti?
«Sì, il Pinerolese è un ambito favorevole in cui sperimentare lo studio del fatto
religioso, sia per la presenza
di due confessioni cristiane
sia grazie ai vari corsi di aggiornamento per insegnanti
di argomento religioso, come
quelli del Centro culturale
valdese di cui molti hanno
usufruito. I collegi docenti
possono decidere di realizzare un progetto di studio delle
religioni presenti nell’area
piemontese quale attività interdisciplinare, coinvolgendo
i docenti di storia generale,
di geografia e di storia della
letteratura.
Si dovrebbe chiedere però
che i docenti di religione cattolica non siano direttamente
impegnati, in modo da rendere chiaro agli allievi che
quello è un corso di cultura e
non è un’ora di religione mascherata e che il pensiero cattolico è spiegato esclusivamente nell’ora di Ire».
Un libro
La toga
negata
In occasione dell’8 marzo è
stato pubblicato da Alzani,
editore di Pinerolo, il libro di
Clara Bounous La toga negata (270 pp, 28.000 lire); il libro è frutto di una ricerca che
ha ottenuto il premio «Donna
e lavoro», ideato dall’Agenzia per l’impiego del Piemonte del ministero del Lavoro e
della Previdenza sociale. Il
sottotitolo con cui il libro viene presentato, «Il cammino
delle donne nella professione
giuridica; da Lidia Poèt
all’attuale realtà torinese», ne
spiega in gran parte il contenuto; si tratta delia storia di
Lidia Poet, una donna nata in
una piccola borgata di Perrero poco dopo la metà dell’800
che, dopo essere stata la prima donna laureata in giurisprudenza, nel 1883 si vede
bloccare l’accesso alla professione di avvocato proprio
perché donna. L’autrice parte
proprio da questa vicenda per
ripercorrere la strada, anche
attraverso l’utilizzo delle testimonianze dirette, che le
donne in toga hanno fatto fino a oggi, quando la loro posizione è acquisita.
GRUPPO SCOUT — Il
gruppo scout del 3“ circuito si
incontra sabato 8 marzo alle
16.30 all’Eicolo grande di
Pomaretto.
Ili CIRCUITO: INCONTRO CON «RIFORMA»
— Sabato 8 marzo presso la
sala Lombardini di Porosa
Argentina, alle 14,30, incontro sull’attività di RiformaL’eco delle valli valdesi con
alcuni membri di redazione.
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì 11
marzo al Martel.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 9 marzo il culto in
francese sarà presieduto dal
pastore Giorgio Toum.
LUSERNA SAN GIOVANNI — L’Unione femminile si incontra domenica
9 marzo con le sorelle di Bricherasio. Studio biblico a cura del pastore Claudio Pasquet, mercoledì 12 marzo
alle 20,45, al presbiterio, sul
tema «Babilonia, la grande
nemica è caduta» sui capitoli
17 e 19 del Libro dell’Apocalisse. Riunione quartierale
giovedì 13 marzo, alle 20,30,
al Fondo San Giovanni. Sabato 15, alle 21, nella sala
Albarin, la filodrammatica di
San Secondo presenta lo
spettacolo «Giallo di sera».
MASSELLO — Riunione
quartierale al Roberso alle 15
di mercoledì 12 marzo.
PERRERO-MANIGLIA
— Martedì 11 marzo incontro dell’Unione femminile alle 14,30.
PINEROLO — Domenica 9 marzo alle 10 incontro
interconfessionali dei giovani per l’Assemblea di Graz.
POMARETTO — Giovedì 6 marzo corso di cultura
religiosa dell’Unitrè. Mercoledì 12 marzo l’Unione femminile si incontra a Pomaretto
alle 14,30. Riunioni quartierali: mercoledì 12 alle 20,30
alla Lausa, giovedì 13 alle 15
all’Inverso Paiola, venerdì 14
alle 15 all’Inverso Clot.
PRALI — Riunioni quarti erali: venerdì 7 marzo alle
19.30 a Orgiere, mercoledì
12 marzo alle 19,30 a Pomieri-Giordano, giovedì 13 alle
20 a Ghigo.
RORÀ — Giovedì 6 marzo alle 20,30 studio biblico
alla sala Morel. Giovedì 13
marzo alle 20,30 riunione
quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Sabato 8 marzo, alle 21, nella
sala, la filodrammatica presenta la replica dello spettacolo «Giallo di sera». Domenica 9 marzo alle 10 culto a
cura del gruppo giovani.
Martedì 11 marzo studio biblico alle ore 20,30.
TORRE PELLICE —
Studio biblico a cura di Davide Ollearo lunedì 10 marzo
alle 20,45 al presbiterio sul
tema: «La parabola dei due
servitori e la parabola delle
cinque vergini», Matteo 24,
45 e 25, 13. Riunioni quartierali: venerdì 7 alla Ravadera,
martedì 11 ai Simound, mercoledì 12 ai Chabriois, venerdì 14 agli Appiotti. Culto
serale; venerdì 14 marzo alle
18 alla Casa unionista.
VILLAR PELLICE —
Sabato 8 marzo, alle 21, la filodrammatica presenta «Il
medico e la pazza». Riunione
quartierale: martedì 11 marzo
all’Inverso.
VILLASECCA — Sabato 8 marzo, alle ore 20,30
nel tempio, la filodrammatica recita la commedia brillante di Franco Roberto:
«Onesto Rubamai, marito
nei guai». L’Unione femminile si incontra alle 14,30 di
giovedì 13 marzo. Riunioni
quartierali: martedì 11 marzo
alle 14,30 ai Trossieri, mercoledì 12 marzo alle 20 a
Trussan, venerdì 14 alle 20 a
Pian Faetto.
10
PAG. IV
E Eco Delle "^lli ^ldesi
VENERDÌ 7 MARZO 1997
VENI
Campionato di hockey su prato
Il Villar Perosa
inizia vincendo
Se l’hockey su ghiaccio è
sport principe della vai Penice, si può certamente dire che
r hockey su prato lo sia in vai
Chisone. L’H.C. Villar Perosa
schiera squadre in tutti i campionati, dalla A2 iniziata domenica scorsa con un bel successo esterno a Genova, alla
formazione femminile che
giocando in B nutre concrete
speranze di salire in A, alle
squadre giovanili. «L’hockey
a Villar inizia la sua storia nel
1968 - dice l’allenatore Roberto Dogano - su iniziativa
di Carlo Bagliani, giocatore
del Cus Torino». I costi di gestione vengono coperti dagli
stessi giocatori e da alcuni appassionati; non si paga per assistere alle partite. Ci sono
trasferte lunghe e onerose, sostanzialmente in tutto il Nord
Italia per la A2, mentre la B
femminile ha un ambito limitato al nord-ovest, così come
la B maschile cui il Villar ha
iscritto una seconda formazione composta da giovani e veterani. «Quest’aimo — aggiunge Degano - abbiamo alcune
importanti novità: la pista sintetica attesa da anni è stata
realizzata mentre gli spogliatoi sono in fase di costruzione
a cura del Comune».
Nel corso dell’anno scorso
è stata realizzata, compietamente a spese della società, la
bella sede del club; è un fiore
all’occhiello che consentirà
tra l’altro di ospitare, all’inizio dell’estate, una prestigio
Torre Pel lice
Assortimento
musicale
Proseguono i concerti organizzati dairUnitrè nell’ambito della musica cameristica. Il
duo di pianoforte e chitarra,
composto da Davide Grasso e
Elena Polizzi, alquanto insolito ma assai interessante per
gli effetti sonori e il repertorio che può spaziare fra la
musica per pianoforte e quella per chitarra sfruttando così
le differenti possibilità dei
due strumenti, ha offerto nel
pomeriggio musicale del 18
febbraio deH’Unitrè di Torre
Pellice un gradito assortimento di musiche dalla fine del
’700 alla prima metà del
’900: Diabelli, Arnold, Cataldo, Beethoven, Spriano, Castelnuovo Tedesco, Satie e
per finire la travolgente ouverture del Barbiere di Siviglia. Molto applauditi i due
bravi interpreti e assai apprezzato il loro affiatamento
ìungo tutto il programma.
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
(gioielli)
via trieste 24
tei. 0121/397550
pinerolo (to)
sa manifestazione femminile
a livello internazionale, la
Coppa delle Alpi. Ci sono
dunque i presupposti per fare
bene; la prima squadra, tutta
composta da giocatori della
valle e pinerolesi, è scesa in
campo per l’e.sordio domenica in trasferta con l’HC Liguria. Dopo un inizio in salita,
con la rete della squadra di
Genova, il Villar ha prima
pareggiato con Gastaut su
corner corto e poi, dopo una
lunga pressione che ha costretto i liguri a rifugiarsi nel
contropiede. Frecci ha portato
i valligiani in vantaggio a 10’
dalla fine del primo tempo.
Al quarto d’ora della ripresa
Bergoin porta il punteggio sul
3-1 e poco dopo ancora Frecci sembra chiudere l’incontro
realizzando su mischia.
Il Liguria è invece riuscito,
gettandosi all’attacco e complice un rilassamento pericoioso del Villar, a realizzare
due reti in pochi minuti, senza
però riuscire a pareggiare.
Nelle altre partite questo i risultati: Padova -Genova 6-1,
Torino-Moncalvese 4-0, Villafranca-Team 89 0-1, BraidaMori 0-2. Nel prossimo turno
il Villar ospiterà, domenica 9
marzo, ore 14,30, il Villafranca. «Sarà un campionato complesso - conclude Roberto
Degano -: su 10 squadre solo
una salirà in Al mentre tre retrocederanno e la quartultima
andrà allo spareggio. Speriamo in un 4° o 5° posto finale».
«Musicanti»
Quartetto
da Graz
Per la serata finale di «Musicanti ’97», sabato 8 marzo
alle ore 21,15 nel tempio di
Pomaretto, si tiene un concerto «fast folk» del gruppo di
Graz «Deishovida». Questo
quartetto, formato da Kurt
Bauer al violino, Lothar Lasser alla fisarmonica, Matthias
Loibner alla ghironda e chitarra, Walter Pogantsch al
basso e violoncello, ha avuto
occasione di mettersi in primo piano al festival dei
«Maîtres-Sonneurs» di SaintChartier del 1995 per lo stile
eclettico da loro stessi definito appunto «fast folk», miscela di influenze diverse,
dairirish music al jazz, dalle
melodie scandinave al klezmer, per un gruppo musicale
che è un incrocio fra una
band di musica bulgara e una
jazz-funk-gang di New York
o un combo di ghironde francesi e una formazione grunge.
Prarostino
Animazione
teologica
Domenica 16 marzo a
Prarostino, nei locali della
chiesa valdese, vi sarà, organizzato dal Gruppo di .seminario di Animazione teologica del I distretto, una
giornata insieme sul tema
«Sono credente per chi?
perché? per come?».
Tutti sono invitati; ci si
può iscrivere telefonando a
Barbara Paschetto (0121500407). La partecipazione
è gratuita: ognuno è invitato a portare qualcosa per il
pranzo di tutti.
iPORT
TENNIS TAVOLO — Le ultime partite di campionato a
Torre Pellice saranno sabato 8 marzo alle 15,30; la DI affronterà il Chivasso mentre la CI giocherà col Cus Torino A. Intanto Maurino e Alberto Picchi hanno partecipato al torneo Juniores di Torino uscendo però al primo turno.
PALLAVOLO — Tre sconfitte per le formazioni pinerolesi
di volley: in B1 femminile il Magic Traco ha perso in casa col
Bongioanni Cafasse per 1-3, in B2 il Gold Gallery ha perso per
2-3 a Chivasso; in B2 maschile il Body ha perso a Monza per 13. Il Morgan Luserna si è confermata la miglior formazione pinerolese amatoriale battendo prima il Pinerolo Vbc e poi il Lennon Pub nella fase finale del torneo Storello a Luserna. Domenica prossima a Luserna si disputerà un torneo giovanile a livello piemontese che vedrà la partecipazione anche dell’Alpitour
Cuneo. Nei tornei giovanili guadagna la semifinale del settore
ragazzi il 3S di Gardiol battendo il Caluso; fra gli Allievi il 3S
A ha battuto il Valentino Torino, mentre la formazione B, sconfitta dal Valle Susa, mette in dubbio l’accesso ai play off.
CALCIO: PERDE IL PINEROLO — Epilogo negativo
per il Pinerolo in trasferta a Barberino; i toscani sono andati in
vantaggio dopo pochi minuti ma i biancoblù hanno saputo pareggiare con Pia al 25’. Nel secondo tempo Oraziani para un rigore alla squadra di casa ma nulla può contro il tiro di Nardi.
Prima e dopo la seconda rete della squadra di casa, diverse occasioni sono state fallite dal Pinerolo. Domenica al Barbieri arriverà il Camaiore che ha strapazzato la Fossanese per 5-0. In
Prima categoria, girone F, il Luserna pareggia a Beinasco 0-0 e
il Perosa col Santa Maria Storari; perde invece per 1-3 in casa
il San Secondo col Ferreira. Pareggio 0-0 per il Barge a Mondovì mentre il Cavour perde 2-4 in casa con la Stella Azzurra.
CORSA CAMPESTRE — Francesca Ferrerò e Cristiano
Micol sono campioni provinciali di corsa campestre nelle categorie Pulcini e Junior grazie ai successi ottenuti domenica scorsa a Borgaro. Sul podio sono saliti anche Elisa Ribet, 2“ dietro
la Ferrerò, Patrizia Bounous 3“ fra le Ragazze, Andrea Barrai
2° fra i Cadetti, Luca Alcalino 3° fra gli Allievi e Santa Doina
3“ fra le MF 40. Da segnalare anche la convocazione di Elena
Breusa nella rappresentativa piemontese che parteciperà ai
campionati italiani Fidai a Caserta l’8 marzo. L’atleta di Pomaretto, nata nel 1972, è l’unica pinerolese convocata.
PALLAMANO — La giovanile femminile del 3S ha avuto
un doppio impegno; in casa con il Biella le ragazze di Sara
Bianchi hanno perso per 15-23 malgrado il buon impegno,
mentre in trasferta ad Aosta le pinerolesi hanno vinto per 11-8.
Prossimo impegno T8 marzo ad Alessandria. La formazione
che scende in campo col nome di Exes Rivalta, decimata da
squalifiche e rinunce varie, è stata surclassata a Chiavari in serie C maschile per 36-10: haimo giocato però molti allievi che
hanno avuto un’occasione per fare esperienza.
A Pomaretto, il prossimo 14 marzo
Per non dimenticare
Come ha scritto nella prefazione al libro Per non dimenticare: la storia... e noi,
noi e... la storia, scritto dai
ragazzi della II A (anno ’9697) di Perosa Argentina e
edito da «L’altro modo» con
contributo della Regione Piemonte (£ 15.000), il prof.
Gianni Oliva, «la ricerca dei
ragazzi della IIA non si può
ascrivere a un genere letterario preciso: Voggettività
della ricostruzione storica,
la soggettività delle testimonianze e delle riflessioni, la
suggestione delle leggende
di valle, il racconto dell’attività di guida turistica si mescolano in un quadro originale e anomalo. Ma proprio
in questo intreccio di elementi si ritrova il valore del
libro e dell’esperienza che
l’ha prodotto».
In effetti in questo lavoro,
svolto interamente da ragazzi
di 11-12 anni nel corso di
quasi due anni scolastici, si
può notare un percorso particolare: all’origine si trova
uno studio del proprio territorio, che si evolve nella
creazione di un pieghevole
turistico-storico sui rifugi antiaerei di Perosa Argentina,
sulla Borgata Pons di Pomaretto (incendiata per rappresaglia nazista), sulla mostra
sulla Resistenza al padiglione Anpi di Perosa. «La guerra, dunque, il mondo partigiano, i rastrellamenti: ma
anche la quotidianità, le cose
di ogni giorno - continua il
prof. Oliva -. Quali leggende
sollecitavano la fantasia dei
bambini? Che cosa si raccontavano nelle sere d’inverno? Quali erano le ricette
della cucina popolare del
tempo? Ecco l’importanza e
per certi versi l’esemplarità
di questo lavoro. Due rifugi
antiaerei sono diventati l’occasione di un ’esperienza che
dalla microstoria ha gettato
luce sulla macrostoria, raccordando la “piccola” vicenda di Perosa alle “grandi” vicende della seconda
guerra mondiale. È questa la
via per trasformare lo studio
del passato in educazione del
presente».
I ragazzi hanno ricreato
con la loro fantasia leggende
e miti, hanno raccontato con
gli stili a loro più congeniali
le loro impressioni su questo
lavoro, le loro riflessioni e la
loro «storia» di questi quasi
due anni di scuola media.
Hanno coinvolto parenti, enti
locali, amici: «Una scuola viva, creativa, intelligente, sensibile, la porta aperta alla
società in cui opera, la finestra spalancata sul mondo:
questa è la scuola che tutti
vogliamo, questa soprattutto
la scuola che risponde utilmente alle articolate e complesse esigenze formative di
oggigiorno», introduce il lavoro il preside della scuola,
prof. Renzo Furlan.
II guadagno ricavato dalla
vendita dei libri sarà devoluto interamente alla ristrutturazione e alla valorizzazione
dei rifugi antiaerei di Perosa
Argentina e alle aree storiche
trattate nel testo. La presentazione pubblica del libro si
terrà a Pomaretto nel tempio
valdese, venerdì 14 marzo alle ore 20,30; oltre agli autori
saranno presenti tra gli altri
anche gli on. Bontempi. Passone e Merlo, il presidente
della Provincia, Mercedes
Bresso, i sindaci e gli amministratori locali.
7 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 21, aU’auditorium
di via dei Rochis, il Pds organizza un dibattito sul tema «La
giustizia: memoria e speranza».
Intervengono il senatore Giuseppe Arlacchi, il magistrato
Gherardo Colombo e il senatore Elvio Passone.
7 marzo, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la sala
consiliare del municipio, alle
20,45, per il gruppo di studi
«Val Lucerna» il professor Cesare Boffa parlerà sul tema
«Energia e ambiente alle soglie
del Duemila».
7 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, nella chiesa Madonna di Fatima, incontro
con mons. Giordano e il past.
Sergio Ribet sul tema «Cattolici e valdesi verso l’Assemblea
ecumenica europea di Graz».
7 marzo, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, alla
Bottega del Possibile, l’Associazione per la pace vai Pellice
organizza un dibattito con Claudio Canal sul tema «Hamas: fede e politica in Palestina».
8 marzo, sabato — VILLAR PELLICE: Allo stabilimento Crumière, festa a ingresso libero, aperta a tutti, a partire
dalle 17 con musiche e danze
eccitane; seguirà alle 19,30 un
buffet freddo (dietro acquisto di
un buono) con prodotti tipici
locali. Alle 21 monologo di
Marina Bassani «Le avventura
di un perdigiorno», alle 22 ripresa musiche e danze eccitane.
8 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 15,30, in piazza
Duomo, «incontro con musiche
e parole di donne», con la partecipazione dell’istituto musicale Corelli e le voci di Francesca Lesane e Haría Steccazzini.
8-9 marzo — TORRE PELLICE: L’associazione Chiaroscuro organizza un incontro di
analisi corporea della relazione,
condotto da Ugo Bertot, psicomotricista e membro della Siac.
Per informazioni tei. 91452.
8-14 marzo — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Alla sala
mostre il comitato «Salaam ragazzi dell’olivo» espone «Palestina verso quale pace».
8 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Dalle 8 alle 17,
nell’isola pedonale, mercatino
biologico.
9 marzo, domenica —
TORRE PELLICE: Alle ore
15, alla Casa unionista, è convocata la sedicesima assemblea
annuale ordinaria dell’associazione «Amici dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice».
10-15 marzo — PINEROLO: «Nonsoloteatro» propone
uno stage sull’arte della parola
e del comico, presso il Centro
sociale San Lazzaro con le «Sorelle suburbe». Per informazioni tei. 0121-323186.
10 marzo, lunedì — PINEROLO: Il gruppo Lend pinerolese propone presso la scuola
media San Lazzaro alle 17 rincontro in lingua inglese con E.
Cowling sul tema «How to teach pronunciation».
11 marzo, martedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
presso la biblioteca della Casa
valdese, per l’Unitrè, conferenza sul tema «Rilassamento e
benessere» con il professor Donato Primiani.
12 marzo, mercoledì — PINEROLO: Al cinema Ritz alle
20,45, per la rassegna Cinefórum, è in programma il film «Il
buio nella mente».
12 marzo, mercoledì — PINEROLO: Alle 17, alla scuola
media «Silvio Pellico», via
Giovanni XXIll, avrà luogo un
incontro per «Le contraddizioni
della modernità» sul tema
«Modernità, pensiero pratico e
politico delle donne», relatrici
L. Filena e P. Corrias.
13 marzo, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
presso la biblioteca della Casa
valdese, per l’Unitrè, concerto
con Maria Grazia Perdio e Haría Schettini, pianoforte a quattro mani: musiche di Brahms,
Debussy e Mozart.
:rvizi
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 MARZO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei.
81205
tei. 81261 Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 MARZO
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tel. 91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Cspedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso ¡e
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULAN-.’IA
telefono 118
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 6 e venerdì
7, ore 21,15 Go Now, di M.
Winterbotton; sabato 8, ore
20 e 22,10, domenica 9, ore
16,18, 20 e 22,10, lunedì 10,
ore 21,15, Nirvana di G. Salvatores.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, ve nerdì 7, ore 21, Beautiful; sabato 8 marzo, ore 21, Panarea; da domenica 9 (15, 17,
19, 21) a giovedì 13 Michael;
feriali spettacoli ore 21; chiuso il mercoledì.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla sala
«5cento», Jerry Maguire; feriali 19,45 e 22,20, prefestivi
19,45 e 22,30, festivi 14,30,
17,15, 19,45, 22,20. Alla .sala
«2cento» è in visione L’uomo
d’acqua dolce; feriali 20,25 e
22,20, prefestivi 20,25 e
22,30, festivi 14,30, 16,30,
18,25, 20,25 e 22,20.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
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L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
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Vita Delle Chiese
^ Il pastore battista scomparso avrebbe compiuto 90 anni alla fine di marzo
Carmelo Inguanti^ 65 anni di ministerio
In tutte le situazioni in cui ha lavorato^ ha dedicato la sua vita e i suoi doni
interamente alla testimonianza e alla promozione delle comunità dei credenti
PAG. 7 RIFORMA
PIERO bensì
Nato a Florldla il 31 marzo 1907 e battezzato nella chiesa battista di quella
cittadina, dopo aver conseguito la maturità classica,
Carmelo Inguanti entrò nella
nostra Scuola teologica battista di Roma nel 1927 ottenendo la licenza teologica nel
1931. Dopo un anno di specializzazione a Oxford, nel
1932 venne inviato come pastore a Cagliari in sostituzione del pastore Manfredi Ronchi. Fu strumento per un notevole sviluppo della comunità sarda e la creazione della
diaspora di Carbonia.
Il suo sogno era di dotare la
comunità di Cagliari (cbe si
riuniva in un infelice locale in
affitto) di un bel tempio. Non
fece in tempo, ma mise le basi per questa operazione, acquistando molto tempestivamente un terreno in posizione strategica in centro alla
città, trasferito poi a Milano,
nel 1949 il pastore Inguanti
sviluppò una grande attività
evangelistica e di cura d’anime, occupaociosi anche di
Lodi e formando con alcuni
immigrati dai Sud il primo
nucleo di quella che sarà la
comunità di Casorate (Pv).
Durante il lungo ministero
a Milano (1949-80), il pastore
Inguanti fu per oltre 20 anni
professore di Storia del cristianesimo presso la p, >stra
Scuola teologica di Rivoli,
piaggiando ogni settimana da
Milano a Rivoli. Nello stesso
tempo fu presidente deH’Umone battista (1907-74) e
membro di vari comitati in
ItaJiae all’estero. Andato in
emeritazione nel 1980, senza
prendersi un solo giorno di riposo, si gettò corpo e anima
(è proprio il caso di dirlo) nella cura del gruppo di Casorate, che trasformò in una bella
comunità battista fiorente,
riuscendo a ottenere dal Comune un bel terreno, su cui
l’Unione ha costruito un accogliente locale di culto, che
,rimarrà come testimonianza
ideilo zelo infaticabile di que'sto servitore del Signore.
Ingfia nti mi aveva spesso
conFdap i la- avrebbe desi' deratu ■ > v ; (■ sul pulpito e si
può dire , il - Slato esaudito:
ha ance :. ' -¡eduto i culti a
Natale i ■ ■ H>odanno a Casorate e ili /inoaio volle ancora presiederò il Consiglio
di chiesa pur da) suo letto d’
ospedale, tia terminato la sua
corsa terrena il 21 febbraio,
dopo un ministero ininterrotto di 65 anni, molto pro, hábilmente un record assoluto in Italia. Durante il ministero sardo aveva trovato la
forza di laurearsi in Filosofia
presso l’Università statale il
che gli permise, negli anni
tristi della guerra in cui non
I Smungevano gli onorari pasto, tali, di mantenere la sua famiglia insegnando per alcuni
, ^ni letteratura italiana e laI dna in un liceo di Cagliari,
i Inguanti non si occupava
j d* problemi politici e sociali:
d suo unico interesse era predicare Gesù Cristo per la saldezza delle creature umane,
era un innamorato di Gesù
Cristo e geloso delle «sue» comunità come una leonessa
del suoi leoncelli. Qualunque
eosa trascurava per curare la
comunità; non sopportava
'dea di predicare alle panne vuote e infatti le comudà curate da Inguanti erano
I tempre ben frequentate. Visi1 ^eva regolarmente ammalati
; ddziani e se qualcuno manj eva due volte di seguito ai
I dlù poteva essere certo di rivere un richiamo dal padre. Più volte ci siamo tro
II pastore Inguanti interviene aH’Asseniblea Ucebi nel giugno 1996
vati a trascorrere qualche settimana di vacanza, con le nostre famiglie, a Rivoli durante
l’estate, ma il mercoledì e la
domenica Inguanti non c’era;
si trovava a Milano per lo studio biblico e il culto; «Non bisogna mai abbandonare la
comunità», mi rispondeva
quando lo rimproveravo per
le sue fughe milanesi.
Così il past. Carmelo Inguanti concepiva l’evangelizzazione: una cura intensa,
perseverante, della comunità
con l’intento di farla crescere
in modo costante. Le altre cose erano fuori dal suo orizzonte. Ben può applicarsi a
lui il testo: «Guarda di conoscere bene lo stato delle tue
pecore, abbi gran cura delle
tue mandrie» (Proverbi 27,
23). Questo è il messaggio che
ci ha lasciato, in un tempo in
cui molti pastori trovano più
gratificante correre per le
città d’Italia a fare conferenze
di alta cultura e non si accorgono che le loro chiese sono
semivuote. Un messaggio sul
quale dobbiamo, credo, rimeditare attentamente.
La nostra simpatia affettuosa va alle due figlie Marisa
e Irene e ai loro familiari; in
modo del tutto particolare alla moglie Maria, la compagna
fedele, intelligente, umile, silenziosa, sempre disponibile,
senza le cui sollecitudini premurose, finché le forze glielo
hanno permesso, il pastore
Inguanti non avrebbe potuto
fare tutto quello che ha fatto.
A lei vanno in questo momento di malattia e di sofferenza il nostro pensiero e la
nostra preghiera.
Un saluto fraterno e commosso
Riconoscenza al Signore per
il lungo e intenso servizio
Lunedì 25 febbraio, nella
chiesa battista di Milano Pinamonte è avvenuto il funerale del pastore battista Carmelo Inguanti. Era nato a Fioridia (Sr) il 31 marzo 1907 e
dunque aveva quasi 90 anni.
Giovane studente aveva conosciuto l’Evangelo, si era convertito a Gesù Cristo ed era
stato battezzato dal pastore P.
Panachia. Accolta la vocazione al ministero pastorale, aveva frequentato la Facoltà battista di Roma e aveva studiato
per un anno accademico in
Gran Bretagna (Oxford). Era
stato pastore di grande capacità aggregante, esercitando
una pastorale assidua, personale, disciplinata. Aveva sentito sempre forte questo slancio, tanto che si prodigò nel
ministero sino a dieci giorni
prima della morte. La chiesa
di Casorate Primo (Mi) fu raccolta da lui e costituisce una
delle comunità più legate alla
sua persona.
Il culto di lunedì, durante il
quale il pastore Inguanti è
stato salutato da una folla numerosa e riconoscente al Signore per un ministero tanto
intenso e fruttuoso, è stato
presieduto dal pastore Paolo
Spanu; ha pronunciato una
sentita testimonianza il presidente dell’Unione, Renato
Maiocchi, e ha predicato la
Parola il pastore Piero Bensi.
Erano presenti, oltre a membri di chiese battiste locali di
Milano, rappresentanze delle
chiese metodista, valdese,
delle chiese battiste della
Lombardia, dellq.chiesa battista di Lugano, di diverse chiese evangeliche della città e
una qualificata rappresentanza della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il
dialogo.
Il presidente di questa commissione, il vescovo Francesco Coccopalmerio, aveva inviato un fraterno messaggio
di saluto. Il card, arcivescovo
di Milano, Carlo Maria Martini, aveva fatto visita al past.
Inguanti in ospedale pochi
giorni prima della morte. Il
tributo più sentito è stato
quello del popolo evangelico
della città che gremiva il
tempio e che numeroso ha
accompagnato la salma sino
al luogo dell’inumazione nel
cimitero maggiore di Milano.
Solo a Dio sia la gloria per
l’opera pastorale di questo
suo servitore.
Cambio di presidenza al Consiglio locale delle chiese cristiane di Venezia
Per diventare ecumenici occorre anche il sostegno delle proprie chiese
________SANDRA RIZZI________
Nel giugno del 1993 i rappresentanti delle sette
chiese cristiane presenti sul
territorio del Comune veneziano firmarono la prima stesura dello statuto del Consiglio locale delle chiese cristiane di Venezia. Veniva
espressa la volontà di ricercare modalità di lavoro comune, di approfondimento delle
conoscenze e rispetto reciproco unitamente al riconoscimento delle rispettive specificità denominazionali.
Le sette chiese (anglicana,
battista, cattolica, luterana,
ortodossa, metodista e valdese) sono per ecclesiologia,
per situazioni storico-sociali
e per espressione estremamente diverse tra loro. Alcune vantano già approcci e
percorsi di preghiera comuni, altre invece sono alla loro prima esperienza di lavoro ecumenico considerando
sempre il territorio del Comune veneziano.
Certo il percorso ecumenico è arduo per chiese o gmppi di credenti che «soffrono»
di un vissuto anche di contrapposizione accentuata: nel
Consiglio veneziano sono
presenti chiese che riconoscono il pastorato femminile,
altre che non lo permettono,
chiese che riconoscono la
tradizione come verità di fede, altre no.
Anche se nello statuto, al
l’art. 1, si legge: «Il Consiglio
locale delle Chiese cristiane
di Venezia è una comunità di
Chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio
e Salvatore secondo le Scritture e per questo cercano insieme di adempiere alla comune vocazione alla gloria di
Dio, Padre, Figlio e Spirito
Santo», la realtà delle relazioni tra cristiani veneziani non
è tale e di questo dobbiamo
tenere conto. Ciascuna chiesa individuerebbe una diversa pista per affrontare questa
problematica. Perché negare
che dobbiamo confrontarci
anche con l’entità numerica
delle nostre chiese oltre che
con le diverse ecclesiologie?
Illustrare che cosa è stata
LA TAVOLA INFORMA
Finanze in deficit
Le sedute della Tavola a
Torre Pellice sono solitamente caratterizzate da molti appuntamenti, con comitati e persone. Anche quest’
anno vi sono state molte occasioni di incontro: in particolare con il Comitato del
Collegio e con la Csd. Nella
settimana del 17 febbraio il
moderatore ha anche incontrato il presidente del Rifugio re Carlo Alberto, la presidente della Ciov, alcuni
pastori e diaconi, i coniugi
Edelweiss Pons e Jurge Boronat del Rio de la Piata in visita al I distretto, la responsabile deU’archivio della Tavola, il capo dell’Ufficio catalogazione della Sovrintendenza ai Beni culturali del Piemonte, oltre a colloqui con il
personale degli uffici di Torre Pellice. Dal 1° gennaio Pina Garufi si è aggiunta allo
staff del nostro ufficio con
l’incarico della gestione di
tutti gli affitti, che così viene
centralizzata con evidenti
vantaggi per l’equilibrio della nostra cassa.
La Tavola ha discusso a
lungo la situazione finanziaria: con l’apporto degli stabi
li il deficit previsto si è ridotto a circa 130 milioni, sempre tanti. Sono mancati quasi 300 milioni di contribuzioni, troppi per permettere un
ricupero e tentare un pareggio, nonostante i risparmi
che la Tavola ha deciso di fare. Il rinviare le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, in presenza di obblighi di legge che costringono a pesanti aggiornamenti
degli impianti, rappresenta
una scelta forzata e certamente non voluta, e neppure saggia. Anche per il 1997
la situazione si presenta difficile, per i tagli che alcuni
distretti hanno apportato al
bilancio preventivo della Tavola, approvato dal Sinodo.
La Tavola ha quindi deciso
di rinviare i previsti aumenti
al personale di ruolo. Anche
la situazione debitoria della
Tavola è pesante, e sono
quindi state decise alcune
vendite immobiliari.
I Sinodi del 1994 e del
1995 (area rioplatense e europea) avevano chiesto alla
Mesa e alla Tavola di organizzare un programma di
scambi pastorali fra le due
aree della nostra chiesa. Dopo aver interpellato i pastori
e le comunità, si sono avute
le disponibilità di un pastore
dell’area rioplatense, Miguel
Angel Cabrerà, e di un pastore dell’area europea, Sergio
Ribet. Si stanno ora prendendo gli accordi necessari e
questo primo esperimento
dovrebbe andare in porto a
partire dal 1998, per un paio
di anni. Le chiese interessate, Fray Bentos (Uruguay) e
Pomaretto, stanno mettendo
a punto con gli interessati e
con Mesa e Tavola il programma di dettaglio.
Nelle sedute di marzo, che
la Tavola terrà a Palermo, la
Commissione «Otto per mille» presenterà le proprie raccomandazioni per i progetti
da approvare (o da rinviare,
in funzione degli ammontari
che saranno resi disponibili
e della priorità dei progetti
stessi). Si stanno anche cercando presso gli organi competenti le informazioni relative all’ammontare dell’otto
per mille che dovrebbe essere disponibile entro il prossimo mese di giugno.
La situazione del campo di
lavoro permane critica in diverse aree, e si spera di poter
arrivare a delle decisioni
operative entro marzo.
l’attività del Consiglio in
questi anni in modo asettico
o impersonale mi è impossibile. Ciascuno di noi valuta
in base al proprio bagaglio di
esperienze; e io appartengo a
una comunità riformata.
Comprensibile quindi, credo, il mio desiderio di un
maggior confronto assembleare con le comunità delle
altre chiese che si riferiscono
al Consiglio.
In questi anni di lavoro e di
approfondimento della conoscenza reciproca attività
pregnante è stata la preparazione della Settimana per
l’unità dei cristiani e l’incontro di preghiera in occasione
della Pentecoste. Sono stati
poi attivati periodici incontri
con l’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino; ci sono
stati contatti con la Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est e con altre
realtà cristiane del Veneto.
Le modalità di lavoro sono
estremamente tutelanti: la
presidenza è annuale con
cadenza alfabetica; le espressioni pubbliche devono essere votate all’unanimità. Ricordo con piacere la solidarietà espressa alla Comunità
ebraica e al prosindaco Bettin; la fraternità dichiarata al
patriarca ortodosso Bartolomeo I in occasione della sua
visita a Venezia. Momento alto di affermazione dell’uguaglianza di tutti i cittadini di
fronte allo stato in materia
religiosa è stato il comunicato all’allora presidente della
Camera, Pivetti.
Con la Settimana per l’unità dei cristiani termina il
mandato presidenziale metodista- valdese; presidente per
il 1997 è stata nominata la
cattolica Gabriella Cecchetto.
Che cosa auspico per il futuro lavoro? Sicuramente l’attivazione di un percorso ecumenico tra comunità diverse
(parrocchie e comunità locali) che agiscono in uno stesso
quartiere, per crescere insieme alla luce del testo biblico,
per confrontare stili di vita
comunitaria, catechesi e liturgia. Mi auguro che ciascuna denominazione cristiana
attivi una catechesi tesa all’ecumenismo. Non possiamo pensare che ciascun credente «diventi ecumenico»
senza una precisa volontà a
questo percorso assunta dalla chiesa a cui lo stesso credente fa riferimento. Voglio
sperare in un chiaro e sereno
confronto sui temi dell’educazione religiosa e sulla testimonianza della fede professata dal nucleo familiare.
Tutto questo non nell’ottica di una possibile omologazione ma verso la consapevolezza che pur nelle diversità,
pur nelle specificità di ciascuna chiesa la professione di fede nel Cristo Salvatore è fondamento comune a tutti noi.
Ricerca di immagini
per il calendario «Valli Nostre»
La Claudiana Editrice è alla ricerca di immagini delle valli
valdesi e della diaspora valdo-metodista per illustrare il
calendario «Valli Nostre».
Servono immagini a colori, obbligatoriamente orizzontali
(ovvero con la base maggiore dell’altezza), possibilmente
diapositive altrimenti ottime stampe perfettamente a fuoco, che illustrino le Valli e la diaspora valdo-metodista in
ogni stagione dell’anno in ogni loro aspetto geografico,
etnografico, storico, e culturale con particolare attenzione
alle realtà valdese e metodista in tutta l’Italia.
Si richiede che ogni fotografia sia contrassegnata in modo da poter sapere chi è Tautore/trice e abbia una didascalia che spieghi Timmagine stessa.
Il calendario citerà I nomi degli autori/trici a titolo di ringraziamento. 11 materiale dovrà pervenire alla Claudiana
Editrice, via Principe Tommaso 1, 10125 Torino, telefono
011-668.98.04, entro il 21 marzo 1997. Vi ringraziamo
fin d’ora per la fraterna collaborazione.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 7 MARZO igffJ^ER
La «Settimana» a Vercelli
Massiccia adesione
alle iniziative ecumeniche
SERGIO MARGARA
Quando di comune accordo con il Consiglio di
chiesa ho preso i contatti con
il responsabile della Commissione diocesana per l’ecumenismo per organizzare
un programma per la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, non mi sarei
aspettato un’adesione così
massiccia da parte cattolica a
questo tipo di avvenimento.
Avevamo proposto una
conferenza e un culto ecumenico. Non solo i cattolici
hanno dato la loro adesione
piena e fraterna alle nostre
iniziative, ma addirittura ci
hanno comunicato che l’arcivescovo, Enrico Masseroni,
sarebbe stato ben lieto di poter intervenire al nostro culto
ecumenico e unirsi con noi
in preghiera. Così in un clima
sereno, impregnato di vera
amicizia e di cordiale fraternità, ci siamo apprestati a vivere intensamente come singoli e come comunità questa
Settimana sotto il segno della
riconciliazione, tema dominante di questo cammino
ecumenico.
Mercoledì 15 gennaio il nostro salone ha faticato non
poco a ospitare 80 persone in
occasione della conferenza
«Il cammino ecumenico in
Italia... tra dubbi, incertezze e
speranze». Sono intervenuti
Guido Dotti, della comunità
di Bose, e Sergio Manna, pastore a Milano. Guido Dotti
ha esordito con l’affermazione che il suo intervento tendeva a recuperare «piste di
speranza» ricordando l’accordo raggiunto sui matrimoni misti. A partire dalle
piccole comunità valdesi del
Pinerolese e citando più volte
il teologo Paolo Ricca, ha
spiegato che riconciliarsi significa recuperare un rapporto che già esisteva e che a un
certo punto è stato interrotto,
significa cambiare atteggiamento, diventare altro passando dal vecchio al nuovo.
Sergio Manna ha parlato sull’enciclica di Giovanni Paolo
II «Ut unum sint» eviden
ziandone alcuni contenuti
positivi. La serata è poi continuata per un interessante e
pacato dibattito.
Sabato 18, il culto ecumenico; un fatto storico per Vercelli, in quanto per la prima
volta nella storia della nostra
città un arcivescovo è entrato
nella nostra piccola chiesa
metodista a pregare con noi.
La chiesa era stipata, e molta
gente in strada. La liturgia è
stata tenuta da Sergio Margara, dopodiché il pastore Jonathan Terino prima e Masseroni dopo ci hanno condotto nella riflessione «Insegnaci
a pregare». AI termine di questo culto ecumenico, vissuto
con una certa commozione,
un piccolo rinfresco offerto
dalla comunità ai presenti ha
permesso un ulteriore incontro di fraterna amicizia, di
cordialità e di rinnovato impegno per il futuro.
Questo incontro di preghiera, sempre con l’arcivescovo, si è ripetuto sabato 25
nella chiesa del Seminario.
Masseroni e Terino hanno
impostato la loro riflessione
su «Insegnaci ad amare». Anche in questa occasione la
chiesa del Seminario era gremita e tutta la funzione è stata seguita con molta attenzione. Anche in questa sede
un sobrio rinfresco ha suggellato la chiusura di questo
avvenimento. Alla fine di
questi «tre giorni» posso serenamente rilevare la voglia
manifestata a tutti i livelli di
vera riconciliazione che si è
impossessata di tutti noi, cattolici e evangelici.
L’arcivescovo per primo si
è augurato che tutto non finisca con questa Settimana,
ma ha auspicato che esperienze di questo genere debbano diventare abituali
all’interno della chiesa vercellese. Di questa dichiarazione noi evangelici prendiamo atto; la condividiamo invocando il Signore di tutti affinché possa aiutarci in questo cammino di fraternità e
rispetto e che la riconciliazione da semplice parola possa
divenire presto una realtà.
3- Seminario per predicatori
E MINISTRI LOCALI
Casa Cares
Il terzo appuntamento, organizzato dal 10® circuito delle chiese valdesi e metodiste e dall’Associazione delle chiese battiste della Toscana, si svolgerà a Casa Cares, che si trova vicino a Firenze, nel
Comune di Reggello, nei pressi di Pietrapiana, il 5 e 6 aprile.
Programma
Sabato 5 aprile
ore 15; «Il messaggio dell’apostolo Paolo» a cura del pastore Gino Conte;
18,30; «Come parlare ai giovani» a cura della dott.sa Jolanda
Marsiglia;
21; «Karl Barth e le sue battaglie» a cura del pastore Piero
Bensi.
Domenica 6 aprile
ore 9;
12;
15:
«L’animazione biblica: teoria e prassi» a cura del pastore
Carmine Bianchi;
culto;
«Come si costruisce un sermone: esercitazioni pratiche»
a cura del pastore Piero Bensi.
Costo:
Il costo per la partecipazione, vista la rilevanza che assume la preparazione per i predicatori e i vari ministri locali per le nostre comunità (insegnanti di scuole domenicali, catechisti e responsabili gruppi giovanili) è eccezionalmente fissato in £ 50.000 e comprende cena, pernottamento, colazione e pranzo (sono escluse le bevande alcoliche).
Informazioni:
Gli interessati, i pastori e i responsabili delle Comunità possono rivolgersi direttamente per maggiori informazioni relative ai contenuti del corso al coordinatore, pa.store Piero Bensi (Tel. 055-294902).
Prenotazioni;
La partecipazione al seminario a Casa Cares dovrà avvenire previa
prenotazione al direttore della Casa, Paul Krieg (tei. 055-8652001,
055-8652305; ore 18-19) o a David Buttitta (tei. 055-41 5621 ore
serali) entro il 2 aprile.
Riuscito dibattito a Milano
La comunità credente
testimonia la riconciliazione
SERGIO RONCHI
La ricorrenza della concessione dei diritti civili a
ebrei e valdesi nel regno sabaudo il 17 febbraio 1848 costituisce per il protestantesimo italiano una rinnovata
occasione per interrogarsi
sulla propria presenza all’interno della società. Quest’anno, tema comune (e d’obbligo) è stato quello fornito dall’Assemblea ecumenica europea che si terrà a Graz il
prossimo giugno su «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova».
Su «Percorsi di riconciliazione. Verso Graz ’97» si è discusso a Milano, presso la
chiesa valdese, in un incontro pubblico promosso dal
Centro evangelico culturale e
dalle comunità evangeliche
battiste, metodista e valdese.
Alla tavola rotonda hanno
preso parte don Gianfranco
Bottoni (responsabile dell’
Ufficio ecumenismo e dialogo della curia dmbrosiana) e
il pastore battista (via Pinamonte) Paolo Spanu.
Due volti del cristianesimo
(il terzo, l’ortodosso, era assente per un impegno improvviso di padre Dimitri
Fantini), ma una sola voce
che ha parlato, con sfumature e integrazioni, sulla e della
identità cristiana «in un contesto particolare - come ha
sottolineato Bottoni - per
ogni autentico democratico e
Il pastore Paolo Spanu
per ogni autentico cristiano»;
un contesto in cui ritroviamo
tra l’altro una chiesa con una
lunga tradizione di intolleranza e un’altra chiesa che di
tale tradizione ha fatto a lungo le spese.
L’identità cristiana (che
per Paolo Spanu è una «relazione nella sua duplice dimensione diacronica e sincronica») affonda le proprie
radici, ha precisato Bottoni
«nella realtà della croce di
Cristo». Dell’evento della riconciliazione, dunque, la comunità credente deve essere
testimone; e deve saper essere aU’interno di situazioni di
conflitto; «La riconciliazione
non è rimozione - ha detto
ancora Bottoni - ma dislocazione del conflitto, nel cui
spazio i cristiani devono saper offrire lo shalom di Dio».
Solo intraprendendo tale
percorso si potrà essere costruttivi aprendo nel civile
alla realtà del servizio.
Pertanto le chiese devono
saper portare la propria specifica responsabilità nei confronti del mondo intero perché, ha detto Spanu, «dobbiamo partire da un riconoscimento pubblico, biblico, fraterno di quanto Dio ha
fatto per il suo popolo». I
suoi atti di liberazione devono essere proclamati; solo
così si potrà gridare con la
voce della fede: «Soli Deo
gloria». Una confessione,
questa, che si nutre di quella che Spanu ha definito la
«conservazione della memoria»; memoria del dolore del
conflitto, della contraddizione insita nel conflitto, del volere operare per il bene e optare invece per il male.
Che cosa devono quindi
aspettarsi le chiese da Graz?
Che l’Assemblea sia un evento interno a quel processo
«che ci turba impedendoci di
vivere in una pace egoistica»
(Bottoni). E che «non produca documenti, ma si riveli
come provocazione tesa a un
confronto ineludibile con
l’Evangelo, a una esistenza
che sa nutrirsi della sola grazia di Dio» (Spanu).
Í Chiese di Puglia e Basilicata
Festa del XVII Febbraio
FRANCESCO CARRI
PER i festeggiamenti del 17
febbraio in Puglia e Basilicata si è giunti alla seconda
edizione di un incontro di zona. Anche quest’anno ha visto nella città di Cerignola
convergere membri delle
chiese metodiste di VenosaRapolla, valdesi di Foggia-Orsara di Puglia. Per l’occasione
la comunità valdese di Cerignola ha organizzato nella
giornata di sabato 15 febbraio una conferenza pubblica nella sala del municipio
presieduta dal prof. Ermanno
Genre sul tema: «Riconciliazione, tappe e sviluppo di un
cammino con Dio e con gli
esseri umani».
La conferenza-dibattito ha
ben costituito un prosieguo
alla serie di attività ecumeniche promosse nel corso della
recente Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Nei corso del dibattito sono intervenuti sacerdoti e
fratelli e sorelle cattolici con i
quali i membri della locale
Chiesa valdese condividono
momenti di testimonianza e
servizio nella realtà cittadina.
Inoltre hanno animato il dibattito con la loro presenza
anche alcuni rappresentanti
delle forze politiche, in particolare quelle del Pds e di
Rifondazione comunista. Domenica 16 febbraio il culto,
molto partecipato, ha avuto
una dimensione di lode al Signore molto significativa. Gli
inni sono stati gli stessi che
venivano cantati dai fratelli e
sorelle di Beaver Butler In
Pennsylvania (Usa). Inoltre,
in riferimento alla contemporanea apertura del Sinodo
rioplatense nella città di Dolore in Uruguay, il culto ha
costituito un importante momento di «essere chiesa insieme»: il pensarsi e il ripensarsi non da soli allontana
certamente possibili forme di
egoismo storico-religioso.
La gioia di una fratellanza
condivisa è stata vissuta dopo il culto nel corso dell’agape organizzata magistralmente dalle donne con ricette di una gustosa cucina cerignolana molto apprezzata
dai partecipanti. Al culto come all’agape c’è stata la presenza di gruppi di evangelici
simpatizzanti di Manfredonia, quella di una delegazione del comitato per le attività
ecumeniche della diocesi di
Barletta-Trani. Nel corso del
pomeriggio poi sono state
proiettate delle diapositive illustrate dalla pastora Adelaide Rinaldi di ritorno da un
recente viaggio a Gerusalemme e dintorni.
Dalla Calabria a Angrogna H L
Una visita fraterna ai luoghi/on
storici e intorno al falò irot
WANDA SCORNAIENCHI
yy C E ci amiamo gli uni gli
altri. Iddio dimora in
noi....» (1 Giovanni 4, 12). Anche quest’anno, come Tanno
scorso, una delegazione delle
comunità del 15° circuito si è
recata alle Valli in occasione
del 17 febbraio. La gita, organizzata dal Consiglio di circuito, è divenuta da alcuni
anni una prassi abituale. Il
gruppo è stato ospite della
comunità di Angrogna dove il
pastore Franco Taglierò, con
la sua famiglia, insieme ai
membri del Concistoro, si è
prodigato nell’ospitalità e
nell’organizzazione del soggiorno. Sono stati per noi cinque giorni all’insegna del bel
tempo e quindi delle bellissime e interessanti escursioni
per i sentieri dei luoghi storici di Angrogna. Momento
molto significativo ed emozionante è stato il concerto
delle corali di Bobbio e Villar
Pellice, Angrogna, Torre Pellice e Rorà, tenuto nella chiesa di Villar Pellice la sera del
15 febbraio.
Il ricavato della colletta è
stato devoluto alla ristrutturazione dell’ex chiesa cattolica, acquistata dalla curia di
Cosenza, che sarà la nuova
chiesa di Dipignano. Altri
momenti importanti del viaggio alle Valli sono stati i falò la
sera del 16 febbraio agli «Stailiat» e agli Odin, il culto la sera stessa (in cui il sovrintendente del 15° circuito, Francesco Viapiana, ha tenuto la
liturgia e il candidato Andreas
Kòhn la predicazione), il corteo storico il mattino del 17
febbraio, il culto presieduto
dal pastore Alberto Taccia e
l’agape fraterna nella sala
unionista di Angrogna, dove è
stato proposto agli angrognini di visitare le comunità calabresi. Scopo del viaggio, come sempre, oltre a dare l’opportunità di riabbracciare
vecchie conoscenze, è quelle in
di un confronto con le comi è
nità delle Valli che hanno ulmzia pi
realtà sociale e culturale #ha spi)
versa da quella che contrajie
distingue le realtà delle chifa legge
se del Sud, cònfronto che ^epubbl
fine è un reciproco arricclMi<^he®i
mento in quella che è la feiiene sei
in Gesù Cristo. famiglia
Al pranzo sono se
co
molti altri interventi inter'^eUe
santi del pastore Taccia, piySltìto
vicemoderatore della Tavid®*
valdese. Franco Becchiif®*^^
della presidente delLi CiifF'*®” ^
Franca CoTsson, delle preffi''®‘^°
dente del Concistoro, Mari
Bertin, di Ethel Bonnetef
ha fatto una veloce carreM
sui personaggi femminili di
la storia valdese, e di Siili
Bertin, che con Tattesa pii
sia ha dato un chiai o sug
rimento al Concistoro
questione della campana (
tempio del Serre, sempre i
getto almeno di curiosità,!
non di vere e proprie polen
che. La serata, offerta i
gruppi della chiesa (catq
meni, corale e filodramn
ca), nell’affollatissima J
unionista, ha conclusd
modo molto semplice e i
miliare la lunga giornata,
comunità del 15° circuì
ringraziano fraternamente|
comunità di Angrogna |
l’ospitalità.
Ichael V(
n s
US
ilò de
PINEROLO — La ricorrenza del 17 febbraio è stata in parie ani
cipata a domenica 16 con il culto, acni ha partecipalo il sii
daco della città, Alberto Barbero, con il canto della con
seguito da un’agape fraterna con più di cento persone, pi
parata con cura da un gmppo di sorelle. Nel pomeriggio
no stati presentati i libri di due membri di chiesa: «l.a guei
di Bastian» di Pier Francesco Gili, e «Le galline non hai
confini» di Paola Geymonat D’Amore. Alla sera si sono ac^®rti d
si i falò: alla Gioietta con partecipazione attiva di giovile sen
della Fgei e al Besucco dove, per la prima volta, era prese# ®omu
un gruppo della parrocchia di San Lazzaro. Prima ha patl®^ ^
il pastore Paolo Ribet e poi don Mario Polastro, che har™o ir
portato le parole che il Cardinal Giuseppe Chiaretti avefljonio a
pronunciato poche ore prima nel tempio di piazza Cavoui?™
Roma. I due falò si sono poi conclusi con un rinfresco e ai^®®uto a
cora tanti canti. Una numerosa assemblea si è riunita r^^^anni
tempio lunedì 17 per un solenne culto di Santa Cena, ali® ®1 U
ha anche partecipato il parroco di una comunità cattolica|™®and
frtanza
PRAROSTINO — La comunità esprime le più sentite conwtoinnai
glianze alle famiglie di Guido Simond, deceduto recenfene
mente, e alla sorella Silvia Codino, che ha perso il palli diffìcili
nella certezza della Resurrezione in Cristo Gesù. inia port
ANGROGNA — Dopo la piacevole esperienza del viaggio
piuto da un gruppo di fratelli calabresi nella nostra coffl ^
nità in occasione del XVII Febbraio, si è deciso di ricambii ■
la visita con un viaggio che si svolgerà nella prima settima di settembre. Chi fosse interessato può rivolgersi al pastot :
MESSINA — In preparazione della II Assemblea ecumenica
Graz, nella sala delle attività della chiesa valdese, alle
17,30, il past. Salvatore Rapisarda terrà una conferenza
titolo «Riconciliazione, frutto della libertà».
cercate Riforma?
ecco gli esercizi commerciali che lo vendono
Librerie CLAUPIANA
Milano: via Francesco Sforza, 12/A; Torino: via Fnneipe Tommasfl
Torre Pellice: piazza deila Libertà, 7; Roma: Libreria di cijiturajj^
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■ordina
•ridotto
•«ostar
•semes
■cumuli
13
RZO IqffNF-RPÌ 7 MARZO 1997
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
H Lo sciatore e la stampa
oghi/on Gruenigen: «Essere
jrotestanti è normale»
ANNE ZELI
ON fa il segno della cro^ ce come tanti atleti itaprima della partenza: lo
Michael von Gruen■yincitore dello slalom
a Sestriere, è proteinformato. Ventisetletìie^i Schònried, località
gl «raggi di Gstaad, nell’
ij^nd bernese, ha perso i
,gi|ori prima di compiere
i anni, ed è stato allevato
le sue sorelle maggiori; è
osato con una amica di
ghia data, Anna, che ine al figlio di due anni lo
'.e, è que^e in intte le gare,
m le com Non è stata però la sua inhanno ujinzia piuttosto difficile che
litorale delia spinto ad aderire alla fele contraie protestante, come si potedelle cl#a leggere in un articolo di
Ito che ¡Repubblica del 13 febbraio;
o arric#ichael von Gruenigen prole è la fepene semplicemente da una
famiglia di tradizione rifor,0 seg#iata, come la maggioranza
Iti jnterd®1^6 P®*^®nne nel suo paese,
faccia piveitito dall’interpretazione
3lla fgyjdei giornali, racconta: «Da
è mrmale essere riformalell't Ci(f*' riflette neanche
pii- nroSià» e confessa che non è uno
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nclusi
alice e
ornata.
^ circuì
amente
rogna
i va spesso in chiesa». Alla
nda se il suo essere prosante incida in un qual
i modo su come vivere lo
Sri, l’essere atleta, non sa
Sondere subito, poi spiega
la sua etica: «Che cosa significa per me essere atleta? Ritengo che sia importante affrontare tutte le sfide, tutte le
gare con serietà e non soltanto le gare di prestigio (e con
ricchi sponsor, ndr) come ha
fatto Tomba. Un comportamento simile rovina lo sport.
È questo che avevo detto anche ai giornalisti dopo la gara
di slalom gigante. Dovevo
commentare l’immagine della sconfitta di Tomba e ho solo espresso apertamente il
mio pensiero: Alberto non era
all’altezza, non sciava bene,
non potevo dire il contrario!
Purtroppo i giornali italiani
ne hanno fatto subito una
storia di conflitto, ma personalmente non ho niente contro Tomba: gli italiani erano
delusi da lui e allora hanno
usato le mie parole aperte per
dargli una lezione».
Michael von Gruenigen ci
tiene a correggere l’immagine negativa che di lui hanno
fatto i giornali italiani. Dopo
questo breve incontro a bordo pista, dove si allenava {!’
unico posto dove potevo rintracciarlo) l’atleta svizzero si
dedica gentilmente e con pazienza ai fan, che nel frattempo sono riusciti a raggiungerci: un atleta che è rimasto
una persona normale e disponibile, che non ha bisogno di atteggiarsi a star.
La «Settimana» a Perugia
La riconciliazione
parte dalla grazia di Dio
ERMANNO CIOCCA
N
EL quadro delle iniziatide
Ichael Von Gruenigen a Sestriere
ve della Settimana per
l’unità dei cristiani, sabato 25
gennaio si è svolto nella cattedrale di Perugia un culto
ecumenico tenuto dall’arcivescovo monsignor Giuseppe
Chiaretti e dal pastore Archimede Bertolino. Mons. Chiaretti ha celebrato la messa, il
pastore Bertolino ha pronunciato il sermone sul concetto
di riconciliazione come è
espresso in II Corinzi 5, 1621. Premesso che la riconciliazione avviene dove si produce la pace tra parti avverse, dove si ricompone ciò che
si è sgretolato nei rapporti
umani, dove un rapporto di
amore supera e cancella l’odio e l’indifferenza, il pastore
Bertolino ha sottolineato che
il discorso diviene imbarazzante perché la parola riconciliazione va vista nella sua
giusta dimensione, senza
cercare di banalizzarla entro i
nostri piccoli schemi quotidiani. Come si può parlare
oggi di riconciliazione, quando milioni di persone sono
vittime di conflitti sociali, politici e anche religiosi?
Purtroppo noi non conosciamo il mutamento radicale
dei nostri rapporti, ma privilegiamo il compromesso, la
«buona volontà» che conduce
a un incontro a metà strada.
Ma questo non significa «riconciliazione», perché i contrasti non vengono eliminati,
non si crea amore. Paolo ci
dice che Dio ci ha riconciliati
a sé per mezzo di Cristo, ha
annullato la nostra inimicizia
verso di lui per mezzo della
croce. E questo lo ha fatto
non incontrandoci a metà
strada, né aspettando un gesto di buona volontà da parte
nostra, ma solo per grazia. Un
discorso reale sulla riconciliazione può essere condotto
partendo da questo suo atto
di grazia verso di noi.
Attraverso Gesù Cristo, Dio
non ci abbandona nel nostro
peccato e nella nostra condanna, ma ci offre un nuovo
inizio di vita. Questo significa che la riconciliazione è
possibile perché non dobbiamo crearla noi, ma soltanto
riceverla dalle mani di Dio.
Essa ha un nome: Gesù Cristo, perché in lui possiamo
avere la pace con Dio e con il
prossimo. Dio, attraverso Gesù Cristo, ci ha liberati dalla
nostra vita sbagliata.
Tuttavia per compiere l’intero cammino verso Cristo
per accettare la vita nuova in
Cristo, dobbiamo abbandonare tutte le nostre convinzioni, tutti i nostri buoni e
sani ragionamenti umani. Se
riusciremo a farlo, saremo
gli ambasciatori di Cristo nel
campo ecumenico. Bertolino
ha fatto notare che sono ormai lontani i tempi delle
persecuzioni e delle polemiche; ormai la forza dello Spirito soffia nelle nostre chiese: pensiamo al grande incontro che in giugno avrà
luogo a Graz proprio sulla riconciliazione.
Mons. Chiaretti durante il
Sinodo valdese dell’agosto
1996 aveva affermato: «Il
viaggio verso l’unità sarà lungo, tortuoso, doloroso, ma è
un viaggio senza ritorno». E il
Sinodo aveva affermato: «Si
comincia a dialogare e conoscersi, lentamente si dissolvono i pregiudizi e i risentimenti, sino a scoprire una
fraternità possibile e cominciare a viverla almeno a frammenti». Spesso si ha paura di
perdere di fronte all’altro, e
quindi ci si chiude. Ma la
paura nacque dalla ribellione
a Dio, mentre la riconciliazione nasce dal perdono di
Dio offerto come atto d’amore attraverso Cristo, come
apertura verso il fratello. Oggi, ha concluso Bertolino, lo
Spirito soffia: che nessuno
osi spegnerlo.
.Jil
pa’ le anj
pa^o ilsij
ella cora
‘ Ernesto Olivero ospite a San Secondo per la festa del XVII Febbraio
|n sogno da concretizzare nella fede in Gesù Cristo
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iunitai^®^®Mo permesso di giuniena, ^ 17 febbraio 1848, sotattolica.L^'^'^^ndo la particolare Imdi un cammino viste coniato innanzitutto come voca3 recenfene alla libertà; un cammio il pa» difficile, non senza perico[®a portatore di frutti, come
elio della riconciliazione.
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tra coni
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La serata è stata allietata dalla
partecipazione di un gruppo
di coralisti che con altri hanno espresso attraverso il canto la loro gioia al Signore. Un
grazie particolare va alla famiglia Griglio per la gradita
ospitalità e alle famiglie che
hanno collahorato per la preparazione del falò.
Il mattino del 17 il culto, in
un tempio gremito, ha visto la
partecipazione della corale (le
cui componenti femminili indossavano il tradizionale costume valdese) e dei bambini
della scuola domenicale. Dopo il culto la comunità si è
riunita nella sala adiacente il
tempio per il pranzo comuni
;renza
Regala
un abbonamento a
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ridoni
■vmaso,
IturaJÌ
-65T^‘
ABBONAMENT11997
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■ominarlo £ 105.000
•ridotto £ 85.000
■sostenitore £ 200.000
■semestrale £ 55.000
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- via aerea
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• semestrale
■oumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
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I Perabbonars/: versare l’importo sul ccpn. 14548101
Il a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
tario, preparato con cura dal
gruppo cucina e con la collaborazione dell’Unione femminile. Anche quest’anno non
è stato difficile trovare diversi
giovani disponibili a dare la
propria collaborazione.
Al termine del pranzo, dopo il saluto del sindaco, Luciano Martinat, il pomeriggio
è stato interamente occupato
dall’intervento di Ernesto
Olivero, ex bancario torinese,
che ha dedicato la sua vita
per il servizio verso gli ultimi
fondando nel 1964 il Sermig
(Servizio missionario giovani) che ha sede, dal 1983, nel
vecchio Arsenale militare di
Torino, chiamato ora «Arsenale della pace». Con fare
umile ma con un dire che sa
imporsi all’uditorio. Olivero
ha raccontato la sua esperienza, l’impegno profuso nel
tentativo di concretizzare un
«sogno»: quello di eliminare
la fame e le grandi ingiustizie
del mondo. Attorno a questo
obiettivo si è radunato un
movimento internazionale di
uomini e di donne di buona
volontà uniti nella ricerca
della pace, della giustizia,
della solidarietà, del bene comune, con al centro una fraternità che tenta di vivere la
radicalità dell’Evangelo. Ciò
che colpisce nella personalità
di quest’uomo, al di là delle
capacità e dell’apertura che
lo contraddistinguono, è la
profonda motivazione di fede
che è posta alla base di ogni
intervento, dal più piccolo al
più grande. «La fede in Gesù
Cristo, la meditazione della
sua Parola, la preghiera, sono
gli elementi che permettono
ogni nostro pensare e ogni
nostro agire, e che dirigono a
buon fine le iniziative a cui
l’uomo può dare vita».
L’appassionata esposizione
dell’attività del Sermig in Italia, a favore dei tossicodipendenti, dei detenuti, dei malati
di Aids, degli immigrati e in
altri paesi attraverso progetti
ambiziosi in Ruanda, in Brasile per alleviare e cambiare
le situazioni drammatiche in
cui centinaia di bambini sopravvivono, gli interventi umanitari a favore delle popolazioni in guerra, ecc. ha suscitato l’interesse di molti fra
i presenti, in particolare di un
gruppo di giovani con i quali
Olivero si è intrattenuto per
raccogliere e discutere le diversità di opinione emerse.
Nell’insieme una giornata
trascorsa in modo fruttuoso
e, crediamo, ricco per una riflessione sui tanti aspetti che
un cammino verso la libertà e
la riconciliazione comporta.
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casa in riva al lago di Como (S. Giovanni di Bellagio) 5-6 posti letto, accesso privato alla spiaggia. Disponibile da subito per tutto l’anno, come
pure per periodi estivi.
Tel. e fax 02-6600414
Agenda
TORINO — «Le donne: i nuovi soggetti storici
dal conflitto alla riconciliazione» è il titolo del
convegno, introdotto da Graziella Bonansea,
storica, Giancarla Codrignani, del Centro documentazione Casa della donna di Bologna,
e Maria Varano, psicoioga, che si terrà nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II23, alle ore 15,30.
Introduce Piera Egidi, giornalista. Organizza l’incontro il
Centro evangelico di cultura «Arturo Pascal» in collaborazione con le comunità cristiane di base, il corso per animatori biblici, il gruppo donne credenti, la redazione del «Foglio», il Sae e TYwca. Per informazioni tei. 011-6692838.
MESTRE — Presso la sede di Villa Elena in via
Castellana si svolge, con inizio alle ore 9,30, il
convegno primaverile dei gruppi Triveneto
del Sae. Dopo una breve meditazione del pastore Dell’Aquila, i teologi Frithjof Rock e
Renzo Bertalot parleranno su «La chiesa di
il contributo delle chiese della Riforma al dia
Gesù Cristo:
logo ecumenico sull’unità della chiesa. La Concordia di
Leunenberg». Per ulteriori informazioni tei. 041-950340.
ROMA — In occasione del ciclo su «Gesù fondamento e
meta del cammino ecumenico», il gruppo Sae di Roma promuove un incontro sul tema «Insieme, in ascolto della sua
parola», che si terrà alle ore 16 presso le Suore missionarie
di Maria in via Giusti 12. Intervengono il prof. Yann Rédalié
e s.uor Emmanuelle Marie; in apertura riflessione biblica di
don Andrea Lonardo.Per informazioni tei. 06-70453555.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale col patrocinio del Comune di Santa
Margherita, alle ore 16,30 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago» in via Corvetti Vignolo 25, il pastore
Franco Scaramuccia parlerà su «La Riforma in Italia».
TRIESTE — «La Riconciliazione nelle lettere di Paolo» è il
titolo della lezione che Liberante Matta tiene alle 18,30 in
via Tigor 24, per il ciclo di riflessioni sulla riconciliazione in
vista dell’Assemblea di Graz organizzato dal Gruppo ecu
menico di Trieste. Per informazioni tei. 040-303715.
NAPOLI — Per «Gli incontri del martedì»
all’Oasi di via Bausan 30, organizzati dall’associazione Partenia, alle ore 18,30 il teologo
Paolo Gajewski parlerà su «Secolarizzazione:
una minaccia o una chance?». Per ulteriori
informazioni telefonare allo 081-668846.
MONTESPERTOLI — Per il ciclo di conferenze su «Le religioni monoteistiche presenti
in Europa», organizzato dal Comune in collaborazione con l’associazione Auser Verdeargento, alle ore 17,30 alla saletta Machiavelli in piazza Machiavelli 13, Mohamed
Ebid, del Centro culturale islamico di Firenze, terrà una
conferenza dal titolo «Introduzione all’Islam».
SONDRIO — «Parlare di Dio ai bambini» è il titolo della
conversazione che la psicoioga doti. Rita Gay tiene al Centro evangelico di cultura, in via Malta 16, alle ore 21.
BOLOGNA — Il Centro culturale protestante
«A. Gavazzi» organizza alle ore 21, nei locali
della Chiesa evangelica metodista in via Venezian 1, un incontro sul tema «Le frontiere
dell’etica di fronte alle nuove sfide scientifiche e culturali». Relatori Carlo Flamigni, direttore dell’Istituto di clinica ostetrica e ginecologica «Sfameni» dell’Università di Bologna, e Sergio Rostagno, docente di Teologia sistematica della Facoltà valdese di teologia di Roma: presiede Vittorio Valentini, direttore del
Centro culturale. Per informazioni tei. 051-239227.
BERGAMO — Per il ciclo di incontri sul tema «La figura
dell’altro nelle religioni non cristiane» proposto dal Centro culturale protestante, alle ore 18 presso il Centro La
Porta in viale Papa Giovanni XXIII 30, Sergio Manna parlerà su «L’induismo». Per informazioni tei. 035-238410.
ANCONA — «Agape e tenerezza come rivoluzione di Dio nel pensiero e nella vita politica
di Tullio Vinay» è il titolo del convegno che il
Segretariato attività ecumeniche propone
per il ciclo «Incontri ecumenici di cultura, fede e politica», alle ore 17 nella sala consiliare
della Provincia di Ancona in corso Stamira. Parlerà il pastore Paolo Ricca, ordinario di Storia del cristianesimo e
decano della Facoltà valdese di teologia di Roma.
PESCARA — Presso la sala della Camera di Commercio in
via Conte di Ruvo 2, alle ore 18 si tiene la conferenza di
presentazione, con interventi dei biblisti Giancarlo Rinaldi
e Marcello Mammarella, della mostra sulla Bibbia, esposizione di molti testi antichi e moderni e in particolare del
Codex Purpureus Rossanensis, del VII secolo. La mostra è
aperta al pubblico fino al 31 marzo nella chiesa metodista
in via Latina 32 e dal 1° al 10 aprile presso la parrocchia
«B. V. Maria Regina della Pace» in via Raffaello 1, tutti i
giorni dalle ore 9,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19. Per ulteriori informazioni telefonare allo 085-4912314.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Fcel, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 8,15
circa. Domenica 9 marzo: «Donne, preghiera,
ecumenismo»; «Facoltà valdese di teologia»;
incontro con: «I protestanti nel mondo».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 7 MARZO u
Riforma
Il condannato Rushdie
Paolo Fabbri
Ci sono campagne di opinione che partono da principi,
valori fondamentali, sulla cui interpretazione si dividono
le persone e i popoli. Quando un movimento riesce a rendere tutti, favorevoli e contrari, sensibili al problema sollevato, si può dire che ha raggiunto comunque l’obiettivo
che si era prefisso. È il caso della battaglia a favore di
O’Dell che, con l’autorevole intervento del papa, è riuscita
a farne sospendere l’esecuzione, per consentire che le
prove in suo favore vengano considerate in modo esauriente. Campagne come questa diventano aliora un punto
di riferimento, una base di partenza per altre battaglie simili. Alla campagna in favore di O’Dell e ai prestigiosi interventi che sono stati fatti vogliamo ricollegarci per ramrnentare alla coscienza di cristiani, laici, islamici, credenti
di altre religioni, che esiste un uomo in attesa da otto anni
delle esecuzione capitale. Quest’uomo è Salman Rushdie,
scrittore di cittadinanza inglese. La sua colpa è quella di
avere scritto un romanzo, «1 versetti satanici», considerato offensivo per la religione islamica dell’ayatollah Khomeini. In realtà la vera colpa dello scrittore è di avere usato l’ironia per analizzare i conflitti sociali e personali del
nostro tempo, mettendo implicitamente in ridicolo il clero islamico. Un peccato imperdonabile che, con gli ayatollah al potere, è stato punito col massimo della pena; la
fatwa, la maledizione che segna la morte per chi ne è destinatario e l’indulgenza per chi la esegue. Sia detto per
inciso, in generale l’ironia non pare sia ben digerita da
nessun «clero», compreso quello cattolico italiano.
Qui però si tratta di una forma di intolleranza punita
con la morte. Dove è flnlta la splendida civiltà dei califfi
di Granada e Cordoba dove musulmani, cristiemi, ebrei,
convivevano pacificamente e facevano grande cultura
con gli Mchitetti, coi fllosoñ come Averroé? Sembra tutto
dimenticato in nome di un fondamentalismo che nasce
da interpretazioni, a volte anche autorevoli, ma sicuramente di parte, che vaimo approfondendo sempre di più
U solco con i movimenti che nel mondo cercano di affermare i valori del rispetto della persona umana, della libertà di espressione, del rispetto per l’ambiente, della pace. A sottolineare l’ottavo anniversario della maledizione,
l’_3y^toUah Sanei ha elevato la taglia su Rushdie a due milioni e mezzo di dollari (circa 4 miliardi di lire) e quasi
nessuno ha accennato la minima protesta.
Lo scrittore vive in una cella dove, al posto delle sbarre,
ci sono le lame invisibili del terrore che qualunque persona gli si avvicini sia il sicario venuto a eseguire la sentenza. Una situazione angosciante di fronte aUa quale si devono dare due tipi di risposta. Sul piano ecumenico, ai
fratelli musulmani che dialogano con noi e a quelli che
appoggiano al condanna di Rushdie un umile invito al
perdono e alla tolleranza da parte di chi la intolleranza
ha subito per secoli e ha scelto di percorrere la via del
dialogo, spesso faticosa, ma sicuramente diretta verso la
pacifìca convivenza. Sul piano politico, flnora si è semplicemente ignorato il problema, tenendo conto solo del business con l’Iran e il suo petrolio. 11 ministro degli Esteri,
Dini, quando l’Italia aveva la presidenza di turno
dell’Unione europea, rifìutò perfino di rispondere formalmente alle lettere di Rushdie. Il ministro degli Esteri
della potente Germania (il più forte partner commerciale
dell’Iran) si tiene in disparte: i diritti umani valgono meno del petrolio. La Danimarca, con la scusa della sicurezza, ha negato il visto d’ingresso (in nome delle sue esportazioni di formaggio) al cittadino inglese Rushdie. L’Irlanda, durante la sua presidenza di turno della Ue aveva
promesso un comunicato. Non lo ha mal fatto.
A questo punto viene lecito chiedersi: verso quale seconda Repubblica stiamo andando? Quale Europa stiamo
costruendo? Posto che sul fronte della nuova moneta europea ci sia scritto Euro con un numero, se sul verso non
saremo capaci di scrivere «Diritti umani», nessuno ci garantirà che in futuro, in nome delle supreme esigenze del
mercato, qualcuno di noi o molti di noi non vengano
messi a tacere perché disturbano gli affari e il pacifico
consumismo della gente.
Ritorma
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - lei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 PInerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Malfai. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa NM, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) E 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola E1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
Il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 8 del 28 febbraio 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledi 26 febbraio 1997.
I Iniziamo un dibattito sulla situazione delle chiese evangeliche in Italia^ |
Domande dì fine secolo c'è
Ora che il secolo volge al termine è il momento di capire chi siamo e quali ^
strumenti hanno le nostre chiese per affrontare le nuove sfide del domani JK
GIORGIO GIRARDET
Al chiudersi incerto di
questo secolo amaro e
tragico sono molte le domande che si pongono, anche a
noi, chiese evangeliche in
Italia. Dobbiamo tentare un
bilancio? È un bisogno che
sento, urgente.
Sì, è stato un secolo amaro
e tragico, che è passato per le
prove più severe della storia
umana, e che ha dovuto creare parole nuove e tremende
per descriverne gli orrori, parole come carne da cannone,
totalitarismo, lager, gulag,
genocidio, olocausto, deterrenza nucleare, catastrofe
ambientale. Eppure è stato
un secolo coraggioso e incredibilmente creativo, sul piano tecnico e umano, che ha
reso possibile, in quella parte
del mondi in cui viviamo,
vincere la fame, prolungare
la vita, responsabilizzare la
procreazione, estendendo
all’intera umanità l’aspirazione di una società più giusta
che assicuri le libertà individuali, le forme democratiche,
i diritti della persona, l’accettazione delle diversità.
È in questo secolo e immerse nelle sue vicende che
le chiese evangeliche italiane
sono vissute: in parte condividendone i drammi, in parte
assumendosi responsabilità
pubbliche e culturali nuove;
e in parte, in buona parte, costituendosi a difesa di un
proprio mondo e tradizioni e
cultura, in un recinto protetto e isolato dalle minacce e
dalle domande del secolo
amaro. Ma ora che il secolo
volge al termine e che il domani, imprevedibile come
tutti i domani, sarà comunque diverso, è il momento di
capire chi siamo e quali sono
gli strumenti che abbiamo
per confrontarci con le nuove
sfide. È qui che si pongono le
nostre domande sul compito
delle nostre chiese.
Il nostro primo strumento
di analisi, come vuole lo stile
del tempo, sarà sociologico.
Qui, su questo piano, la macchina funziona. Le nostre
chiese, pur di dimensioni irrisorie (ha senso occuparsi di
qualche decina di migliaia di
persone sparse in tutto il
paese?) hanno strutture e nome e dignità che danno loro
credito, nel paese e fuori. La
formazione dei pastori e diaconi è adeguata, l’editoria è
buona e la stampa periodica
sufficiente, l’impegno culturale è onnipresente, le imprese di assistenza, le cosiddette
opere di «diaconia», sono largamente sviluppate, la presenza nell’incontro con le altre chiese è dignitosa, la tenuta istituzionale è addirittura eccellente. Mentre le comunità, la vita e la crescita
dei credenti, bene o male,
vanno avanti. Bene o male:
su questo bisognerà tornare.
Vi è di più. Di questa realtà
protestante positiva i responsabili della vita ecclesiastica
sono perfettamente consapevoli, e orgogliosi, come si vede quando ci autopresentiamo, corredati da tutti i nostri
nomi storici (valdesi, metodisti, battisti...), 0 quando parliamo della nostra storia, o
quando diamo quasi un’aura
di santificazione a tutto ciò
che nel mondo, passato e
presente, è «protestante».
La macchina funziona e va.
Ma dove va? Qui cominciano
le mie riflessioni, non senza
una punta di amarezza perché, guardando indietro, mi
rendo conto che se in questo
quadro vi è qualcosa che non
va, vi ho avuto anche io la
mia parte di responsabilità.
L’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia del 1994
Dove va la macchina? 11 diamo alla formazione al culmandato, certo, è quello di to, alla preghiera, ai progetti
sempre, iscritto nelle nostre di una vita vissuta in modo
carte di fondazione: annun- coerente con l’Evangelo?
ciare l’Evangelo, testimoniare della verità della parola di
Dio. Ma come, con quali parole? E, soprattutto, per quali
azioni? Quali sono le interpretazioni che offriamo, alla
società e alle nostre comunità, quali sono le nostre
proposte di azione, nel contesto di questo secolo amaro
e coraggioso che sta per finire? Quali sono le nostre proposte creative di fronte alle
domande di questa fine secolo? Proposte per i giovani, i
disoccupati, gli immigrati;
per tutti coloro che si sentono disorientati e che guardano con ansia al domani?
Se la macchina non sa bene dove andare non sarà forse (è una mia ipotesi che propongo alla discussione) perché tutto sommato si è inserita, di fatto, nello spirito del
tempo e vi si è uniformata?
Certo, siamo solidali con tutti
i «progressisti» del nostro
tempo, con i quali ci identifichiamo, ma non sarà questa
una conformità del tipo di
quella che Paolo chiamava la
«forma», ovvero la struttura e
la mentalità del tempo? Non
sarà che, come la seppia, abbiamo preso il colore della
sabbia su cui siamo posati?
Prendiamo la rinnovata
preoccupazione per la spiritualità: in che modo essa incide sul modo di svolgere il culto, di pregare, di confrontarci
con i misteri della nostra vita
e degli altri, e dell’universo in
cui viviamo? Alcuni, forse
molti, lasciano le nostre chiese per seguire i sentieri della
meditazione e della ricerca di
un sé profondo, quelle cose
strane alle quali ci si avvicina
con la contemplazione e il silenzio... e noi?
L'ecumenismo e l'etica
Alcune domande
Perché abbiamo difficoltà a
dire la nostra fede, a renderla
esplicita nelle nostre chiese e
nella nostra predicazione, e
nella società, e alla gente?
Non saremmo, per citare il titolo di un articolo famoso apparso alcuni anni fa sul «Christian Century» di Stanley
Hauerwas e William H. Willimon, «imbarazzati dalla presenza di Dio»? Prendiamo la
nostra predicazione. È curata
e corretta, senza dubbio, come si vede da quello che se
ne pubblica sulla seconda
pagina di Riforma-, ma non è
forse una predicazione che
tende soprattutto a informare, e non a formare, che non
«muove» la gente e che, come
lo specchio di cui parla Giacomo nella sua lettera, permette di vedersi come siamo,
ma non ci cambia? Non sarà
che noi predicatori diventiamo come i farmacisti, che conoscono le ricette appropriate, ma che non ritengono, ovviamente, di doverle provare
su se stessi?
Prendiamo l’istruzione e la
formazione che diamo a
bambini e ragazzi e ragazze.
A parte il fatto un po’ singolare che non abbiamo alcun
programma di base per il catechismo, e neppure testi adeguati, e neppure deliberazioni sinodali, constatiamo
che anche qui facciamo un
buon lavoro informativo, sulla Bibbia e sulla storia e identità nostre..., ma quale posto
Prendiamo l’ecumenismo,
il nostro confronto con i cristiani di altre chiese. Abbiamo resistito per decenni al
confronto affermando che
nella Chiesa cattolica nulla
era cambiato né poteva cambiare, ci siamo creati un’immagine ottimistica di noi
stessi e del protestantesimo,
rischiando talvolta di essere
più protestanti che cristiani.
Ma dove e quando ci poniamo quella che dovrebbe essere oggi la domanda di fondo: davanti ai mutamenti che
sono in corso nel popolo cristiano cattolico, qual è il nostro compito specifico (e
nuovo) di noi cristiani di formazione protestante?
Infine, prendiamo la questione dell’etica, ovvero del
senso e dell’impostazione di
quella che i nostri padri avrebbero definito la «vita del
cristiano», sì, la vita particolare e diversa e riconoscibile
del cristiano. Una riflessione
sul nostro modo di occuparci
di etica andrebbe maggiormente sviluppata. Si ha talvolta l’impressione che fino
ad oggi (o a ieri) sia prevalsa
una certa nostra assimilazione alla forma e mentalità del
tempo: diciamolo pure apertamente, una certa secolarizzazione del nostro ■vivere, seguendo gli schemi del tempo.
Chiediamoci allora se il nostro discorrere di etica non rischi di rimanere sul piano
«contemplativo» (nel senso
cioè di guardare a quello che
gli altri fanno e dicono di doversi fare) e «casistico» (che
cosa fare in questo caso e in
queste circostanze...) trascurando invece quella che è la
molla dell’etica, la sua motivazione prima, cioè la ragione
stessa, profonda, esistenziale,
che mi spinge non a fare questo e non quello, ma a impostare tutta la mia vita in un
modo tale che... poi, quando
il caso si dovesse presentare,
mi lascerei guidare da questo
e non da quel criterio.
Affermiamo con soddisfazione, e probabilmente con
ragione, che «non esiste
un’etica cristiana», ma rischiamo in tal modo di trasmettere il messaggio che
tutto il discorso sia finiti
che tutta l’etica si riduci
senso comune, dimentio’'
do che manca ancora la fi
■venire.
principale, quella che
«esiste però un modo crisi jg ^
no di impostare la pi opriaj^ j
ta», da cui nascerebbe anii
potrebbe nascere, una dii
sità di scelte. Da un disd
etico contemplativo dovr^
mo passare a un’azione, t
stare seduti al cammini
non dimentichiamo cha
«via» è da sempre la metaf|
per tutti i cammini etici, j
che quelli cristiani.
Qui è evidente che lo si
mento sociologico non è [
sufficiente. Perché il puj
debole è l’incertezza di
nostra fede o del lingua|
che usiamo per esf ____
di tutte e due le cose insi^’^^gjì^
Questo si rispecchiai
nostra realtà evangelia paesi'™
nelle comunità, nel popid sono
evangelico, cioè nella vitimia Witr
crescita dei credenti, nella! pg jnc
rietà del loro impegno di 'j^noni
e nella loro testimonianzsfoa
qui, credo, che si deve ma|yQgj.j^
festare un modo nuovo di^ni ]’£
vere ed esprimere la nosljeQjj jg
fede e di impostare le prio4 è u j;
del lavoro ecclesiastico, vaE’gj
rizzando il dialogo reale f
formazione (e non solo I
formazione e le conosce!
bibliche, teologiche, sta
che), valorizzando gli inci
tri fra persone e il recipri|
sostegno in un cammino c
rente (sì, proprio le scelte i
che), insieme con la soli|_____
rietà e la preoccupazionefocchi
i più deboli o per chi inifcovo n
appena oggi il suo cammiifc
Non dovremmo allora &ate le
rientarci su questi obiettane eh
Sarebbe un cambiameiftosidall;
grosso, una specie di conj|)arttto-c
sione; ma se cominciassiStri evai
a girare in quella direziéonfondi
potrebbe anche avvenire lemo co
dei nostri membri di chifico. La
non subiscano più il fasipiende
di altre chiese o gruppi pma Serg
meno evangelici, dove lai" ■
ria è assente, la dottrina p
essere incerta e la predicai
ne spesso banale, ma dij
l’uomo e la donna vengfl
incontrati nella loro sem|
cità e verità umana di pai
ne in ricerca e in camini
verso un Dio vero e vivo f
viene incontro.
Certo, questo vorrebbed
adottare un linguaggio e di [elo co:
priorità diverse, non coni It
mi a quelle del «secolo» lon è 1’«
tuttavia sarebbe un modo! Iconosc
ritrovare il nostro linguagi toni hq,
che è il linguaggio tutto p® Imbonì
colare, di una fede che si ciocco
tua davanti a Dio. Noni dalche i
trebbe essere questo il nop ita e da
contributo specifico (ched o, che f
nessuno può dare al pò* i®Uanor
nostro) per ricuperare il ** ^ti
so profondo della vita, pai >tse è p
prossimo secolo, che vog! Slori cl
mo aiutare a concepii'' ®mune
trettanto costruttivo e cod ter noi i
gioso, ma meno amaro e H Esercizi
gico di questo? den
15
^RZO IQ
7 MARZO 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Italia^ Note a margine del recente Congresso del Pds
C'è una via italiana al laburismo?
quali
lani
___SERGIO N. TURTULICI
n I può non stare dalla stessa parte di un leader poliico e apprezzarne, quando
il caso, Tintelligenza delle
jtuizioni, la sapienza delle
Icelte, degli obbiettivi. Il dilorso di Massimo D’Alema
^ ehiusura del congresso del
mi è sembrato importane. Per d paese, non solo per
1 i>ds e per l’Ulivo. Staremo a
-edere se alle parole seguito i fatti. Tre elementi del
jswrso mi sono sembrati
portanti, anche nella proiettiva nostra, evangelica,
elezioni per noi.
D’Alema, lo ha colto con
nsueta acutezza Barbara
olii (in «La Stampa», feb’aio), è partito dall’«esisten», La sinistra italiana (queldi D’Alema) va a celebrare
irse la sua Bad Godesberg,
tome aveva fatto anni fa la
tedesca. Dà l’addio ai vecchi
. f. . sogni menzogneri, ai vaghegsia tinitijgiajjjenti di tempi messianici,
SI *'duci [¡jjgenetici, ai soli dell’avlimentig^gjjjj.g^ ai paesi dei balocchi.
cora la g^Q infantilismo in
cantato. Alla sinistra sindacalodo cnsjg^(^Qg-g].a^j^ a quella ideo^ P^P™Jogicadi Bertinotti, arroccato
^ quelli che la Spinelli ha
' ihiamato i «villaggi Potemkin
iella vecchia sinistra», D’Alena dice alla buonora quello
jieandava desio. Dice in soJanza che la storia moderna
«dentale è la storia del liiro mercato e della civiltà
dubbio. Lo è stata (dico
almeno e senza soluzione
continuità dal ’500 dei
nquistadores» cattolici e
protestanti puritani che
vano impresa a lode di
to. Perché escano dal tirdelia miseria ed entàno
quello della produzione e
icchiam àsAaticchezza distribuita i
angeliq paesi pareri del mondo non
nel poptci sono alternative all’econo^^ ^taa di mercato.
Iti, nellai La mondializzazione dell’
egno di iconomia, che vede già quasi
ionianza|,tta l’Asia, buona parte deldeve m^America Latina, forse doluovo di^i i’gg{ europeo affrancar'^?*|icon fatica dal sottosvilupe le priofc^ è il mercato che si estenistico, al mondo intero. IL mer
0 reale f funziona con le leggi del
n solo 1 ercato. A Cofferati che rionoscei ja la flessibilità del lavoro
che, sto ielle paghe, D’Alema ri) gli inc( onde che il bel contratto
1 recipn aonrèe
omino CI ujq , ( ,.c
e scelte I ,
una dii
un disci
ivo dovri
izione, di
am mini
amo chi
la metal
ni etici,
i.
che lo si
0 non è
hé il pu|
tezza di
linguai
sprimei
)se insili]
aprir ,r
1 la soliftua di ¡avo
» mettiamo in
de! Sud non
ciUo nessuna
; Non valgono
Vii, siamo di
■ iTio, dobbia-c ada, le coor'¡oui. l’rimale
lazionej yecchi ■ i
r chi ini aovQ jjei c
cammii o cercare i.
allora %ate, leso’
i obiettgone che D'Alema, liberanbiameiosidaUa ciiitura del vecchio
di con^aitìto-chiesa, dà a quei noinciassi|tri evangelici che ancora
‘^'^®^%ufondono la sinistra al gocon il Regno escatoloi di chi|ico. La luce della Parola
i il fasORtlende nelle tenebre, insea Sergio Rostagno ai suoi
udenti di teologia, ma
fende in un mondo che rea oscuro, lavoriamo per il
agno in un mondo contradIttorio dove un problema si
“ìlve e un altro se ne crea.
) Per andare verso l’Eurounita di Maastricht, ha
fio D’Alema , per sanare i
'Uti pubblici tutto il paese
’Ve lavorare insieme. Il dii*lo con Bertinotti, con la
®zza Italia che vota il Polo
secolo» OH è r«inciucio». È forse il
i modo 'Conoscimento che Berlulinguag Coni non è il Male assoluto,
'etto P. 'Imbonitore mediático, lo
' che s locco alieno dipinto da
• Non I «alche integralismo di sìnito il tio I _ a e da qualche media ami0 , forse quella metà d’
® ul P non è tutta fatta di evaute n ^ fiscali e liberisti selvaggi,
’ttU’ P , è portatrice di idee, di
’he che servono al bene
*mune. Seconda lezione
o e c A noi evangelici. Che alll ®tcizio deH’intolleranza,
fiemonizzazione del
iippi p"
love la
ntrina
Dredici
, ma di
a vengi
ro semi
a di pe|
camm!
e vivo
rrebbed
ggioe
on cor
naro e
l’avversario politico abbiamo
nell’ultimo quinquennio dato il nostro sostanzioso contributo.
3) Massimo D’Alema ha delineato nel suo discorso due
obiettivi tra gli altri. Fare della sinistra qualcosa di simile
al laburismo inglese e razionalizzare lo stato sociale perché concretamente aiuti i bisognosi. Nel retroterra del
Labour-Party, noi sappiamo,
c’è qualcosa che è mancato
alla sinistra italiana: il metodismo. Il metodismo ha fatto
cose bellissime per i poveri,
gli sfruttati nell’Inghilterra
della rivoluzione industriale.
Le ha fatte con l’impegno
personale dei credenti, con
l’uso metodico della responsabilità individuale, puntando sulla mano tesa delle famiglie ai bisognosi e non
puntando, come la nostra si
nistra, a tutele collettive. Sullo stato sociale Massimo
D’Alema dice in congresso le
stesse cose che dice Innocenzo Cipolletta, direttore di
Confìndustria, in un pamphlet, «La responsabilità dei
ricchi», da qualche giorno
nelle librerie.
Lo stato sociale ha finito
per proteggere 1 finti poveri, i
più o meno benestanti, la
stragrande maggioranza del
paese, ha alimentato il debito pubblico, lasciando ai poveri veri solo le briciole dell’assistenza pubblica. Occorrerà quindi che allentiamo le
nostre protezioni, riscoprire
la nostra responsabilità di
ricchi, la responsabilità individuale verso i poveri, se vogliamo se la nostra conclamata solidarietà non sia puro vento. Ed è la terza lezione per noi cristiani.
Posta
I fuochi
della libertà
Ho partecipato qualche
anno fa, non senza emozione, al rito dei fuochi che dalla vai Penice ricordano l’odissea dei valdesi e la lotta
per la conquista della libertà
di culto e la cessazione delle
persecuzioni. Ho avuto modo di approfondire la storia
della minoranza religiosa cui
appartenete sia attraverso i
luoghi storici delle valli vaidesi della nostra provincia,
sia con la conoscenza degli
analoghi luoghi nel cuore
delle valli del Massiccio Centrale francese.
Che oggi parta dal popolo
valdese perseguitato, questo
forte richiamo alla riconciliazione mi pare di particolare
significato. Mentre abbiamo
ancora negli occhi le immagini che hanno trasformato in
cinematografia «La tregua» di
Primo Levi, e la nostra mente
ci porta a tragici ricordi, è
giusto guardare avanti, senza
dimenticare, ma disponibili a
costruire il futuro. Abbiamo
di fronte a noi tanti motivi di
riconciliazione.
Riconciliazione tra di noi,
contro gli istinti suicidi di un
secessionismo senza futuro a
cui dobbiamo con forza opporre un intenso lavoro per
costruire un’Europa dei popoli che comprenda il valore
delle diversità come risorsa
per tutti e non come limite o
barriera. Riconciliazione con
la nostra comune casa che è il
pianeta Terra, con un ambiente naturale considerato
troppo spesso ostacolo allo
sviluppo (ma domandiamoci,
quale sviluppo?) e non nido
di vita.
Riconciliazione con lo sviluppo, che sia davvero sostenibile non solo nei confronti
della natura ma anche nei
confronti deH’equilibrio tra
Nord e Sud del pianeta. Riconciliazione con quei 4/5
delle popolazione che non
possiamo continuare a emarginare ai limiti della sopravvivenza per esaudire i nostri
bisogni superflui. E le recenti
determinazioni del congresso
mondiale sulla fame della
Fao, tenutosi a Roma, sono
vergognosamente distanti da
questa indispensabile riconciliazione.
Riconciliazione perché la
religione, le religioni, siano
occasione di riflessione e di
arricchimento spirituale per
ogni uomo, laico o credente,
e non siano più occasioni di
odi, di sopraffazioni, di persecuzioni, di guerre, per il predominio dell’una sulle altre.
Riconciliazione contro i fondamentalismi, nel reciproco
riconoscimento che ciò che
distingue l’uomo da Dio è
proprio la sua incertezza, la
sua mancanza di assoluto, la
sua ricerca costante e continua di una verità che può solo avvicinare perché non può
appartenere agli uomini.
Accontentiamoci dunque
di seminare dubbi, di smuovere le coscienze salvandole
dall’indifferenza, di stimolare
MARZO 1997
Sulla frontiera
della pace più difficile
Secondo seminario itinerante in Israele
e nei territori occupati
Sono previsti incontri
sui temi deireducazione alla pace
e del dialogo interreligioso.
Visite a Grerusalemme, Gaza,
Ramallah, Gerico, Akko, Tel Aviv.
Chiedete a Confronti il programma dettagliato
Confronti', utia copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 85.000;
{sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tmnpi» via Fircaize 00184 Berna.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820603, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Httpy/hella.stm.it/market/sct/home.htm)
Le molte strade della testimonianza cristiana
Gli studi e la vocazione
CECILU DUPRÉ
SUL numero 2/97 di «Riforma» ho letto la
lettera di Dario Saccomani «Le chiese
sostengano i costi degli studi», in cui viene
detto che chi studia teologia lo fa per un servizio «superiore», perché segue una chiamata del Signore, mentre chi fa altri studi lo fa
solo per motivi di carriera e di professione.
Questa affermazione e l’intera lettera non
mi sono piaciute affatto, e voglio spiegare
perché.
1) Non è possibile che anche la scelta di
un'altra professione sia una «chiamata» o
vocazione? Non possiamo testimoniare la
nostra fede altrettanto bene o male in tutte
le professioni, compresa quella del pastore o
della pastora? •
2) La mia scelta di Botanica è forse più facile di quella della Teologia? Mi darà mapiori garanzie di trovare lavoro, di fare carriera?
Io ho fatto la mia scelta per la difesa del creato e l’ho fatta ancora prima della scuola superiore: non è anche questo importante per
la testimonianza? Non abbiamo tutti ricevuto doni altrettanto buoni dal Signore, non
siamo chiamati a metterli a frutto?
3) La scelta di fare il pastore non sarà facile, ma oggigiorno non va sottovalutato il fat
to che, in una situazione di disoccupazione
drammatica per quasi tutti i giovani, lo spettro della disoccupazione è molto meno
preoccupante per chi ha studiato teologia.
4) Se è vero quanto detto sopra, non si dovrebbe aiutare tutti i giovani, qualunque professione scelgano, se lo fanno per motivi di
testimonianza cristiana? In realtà mi sembra
piu realistico aiutare in base a criteri come la
situazione economica della famiglia o dello
studente stesso. 6 comprensibile che una
chiesa decida di sostenere economicamente
persone che intendano lavorare per essa, se
questa chiesa non ha abbastanza pastori o
diaconi; ma si tratta di una normale scelta
nelTambito della «politica» del personale di
questa stessa chiesa. Valutare certe scelte
professionali «migliori» di altre mi sembra far
parte di una certa cultura cattolica: io ho
sempre pensato che nelle nostre chiese si rispettino tutti 1 doni nello stesso modo. Uno
ha il dono che lo porta a testimoniare come
pastore, un altro come botanico.
Voglio credere che si possa servire il Signore in ogni professione o mestiere. Non
c’è un meglio o un peggio, né un più facile o
un più difficile, ma ognuno ha il proprio dono con cui dare testimonianza, l’uno come
pastore, l’altro come botanico.
la ricerca della verità. Guardiamo all’Europa e al Mediterraneo come laboratori di
riconciliazione, di dialogo, di
conoscenza reciproca. In primavera saranno a Torino giovani artisti di questo grande
bacino. Con il linguaggio universale dell’arte porranno le
basi per la costruzione della
società del nuovo millennio,
multirazziale e multiculturale. Una sfida di riconciliazione che non può essere lasciata solo a loro oppure solo alle
chiese ma che tutti insieme,
donne e uomini di buona volontà dobbiamo raccogliere.
Walter Giuliano
assessore alle Risorse
naturali e culturali
della Provincia di Torino
«Iantine»
Tanti anni fa, alle valli vaidesi, c’era un maestro elementare, che era anche maestro del coro nella chiesa; si
chiamava Eli Long e aveva
una moglie minuta e riservata, Maria, che si occupava
della casa, della stalla, dell’orto e di cinque figli (una
sesta era morta appena nata).
I luoghi della loro vita comune furono un paesino di
montagna di nome Pramollo
e, in una seconda fase, Villar
Pellice.
Dei tre figli maschi, il maggiore fu mandato al Collegio
di Torre Pellice, perché studiasse per diventare pastore,
il secondo fu carabiniere, il
terzo avviato alle magistrali.
Le due ragazze ebbero la loro
istruzione ginnasiale a Torre
e poi andarono giovanissime
a fare le istitutrici di madrelingua francese in famiglie
aristocratiche o alto-borghesi
in giro per l’Italia: una solo
per un paio d’anni prima del
matrimonio, l’altra per tutta
la vita.
Una storia antica, con caratteristiche tìpiche delle Valli d’un tempo: molto rigore,
austerità, parsimonia, amore
per «Téglise», visione laica e
liberale dello stato, grande
importanza riconosciuta all’istruzione, considerata un
diritto ma anche un privilegio da «meritare». Di qui cinque storie diverse, intrecciate
con le storie di altri uomini e
donne, figli, nipoti, idee,
esperienze, passioni e affetti
diversi, diverse responsabilità, sconfìtte, desideri...
Una ad una queste storie
umane sono finite: giorni fa è
morta a Torino Alma, la più
giovane. Per noi nipoti era
«Tantine», zietta. Quando ero
bambina ne ero affascinata e
intimidita: era bella, elegante, allegra, anticonformista.
Aveva sempre storie da raccontare: vicende vissute, trame di romanzi, usi e costumi
di ambienti a me estranei.
Era curiosa e affettuosa, libera nei giudizi e sicura di sé.
Soprattutto ti faceva sentire
importante. Potevi essere
una ragazzina scontrosa ma
lei, con il suo modo diretto,
con la sua capacità di ascoltarti, ti trasmetteva fiducia in
te stessa: ti dava valore. Questo è il grande debito che io
ho con lei.
OPERA BALNEARE VALDESE G. P. MEILLE
BORGIO VEREZZl (Sv)
SOGGIORNO MARINO 1997 per ragazzi/e
Sono stati fissati i due turni del soggiorno marino 1997 per ragazzi e
ragazze a Borgio Verezzi presso lo Coso balneare valdese, corso Italia n. ì 10 - 17027 Pietra ligure (Savona)
1 ° turno
2° turno
dal 13 giugno ai 27 giugno età ó-9 anni
(noti tra il 1.01.88 e il 31.05.91 )
dal 27 giugno al 11 luglio età 9-11 anni
(noti fra il 1.01.86 e il 31.12.88)
I moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso la segreteria
della Chiesa valdese di Torino, via S. Pio V n.15 -10125 Torino. Telefono On/669.28.38
Termine delle iscrizioni 15 maggio 1997
Si accettano anche domande per personale volontario
(infermiere/i. - monitrici/vigilatrici, monitori/vigilatori).
Chi fosse interessato faccia domanda scritta alla commissione, sempre presso la segreteria della Chiese valdese di Torino, via San Pio V
n. 15 - 10125 Torino - entro il 15 aprile 1997
i membri dèi comitato sono a disposizione
per ogni ulteriori^hrmazione
Nel corso della vita le mie
opzioni politiche, certo diverse dalle sue, non le hanno
mai impedito di incoraggiarmi a prendere posizione, ad
assumermi responsabilità
nella chiesa e fuori. Un giorno lontano mi ha detto: «Tu
devi scrivere. È la tua vocazione». Ora che non è più
con noi, scrivo queste poche
parole per lei, intrecciando il
suo ricordo con quello di sua
sorella Anita e dei suoi fratelli, come, credo, le sarebbe
piaciuto.
Franca Long- Roma
«Sii fedele fino alla morte
e io ti darò la corona detta vita»
Apoc/10, 10
Ha concluso la sua vita terrena
Margherita Gay Meynier
Con tristezza, ma serenamente
per la pace raggiunta dalla loro
cara, lo annunciano le figlie Fiammetta con Luciano Parisetti e Donatella con Giorgio Rochat, i carissimi nipoti Marco, Nicola e Stefania con Stefano Selva, la cognata Lily GawGiampiccoli e la
cugina Bianca^ecker Meynier.
Eventuali fiori in memoria siano
offerti alle opere sociali della Ymca-Uedg.
Milano, 24 febbraio 1997
La presidente, il Consiglio direttivo, le socie deH’Ymca-Udg e il
comitato di redazione di «Impegno» partecipano con profonda
commozione al lutto per la scomparsa della dott.ssa
Margherita Gay Meynier
già presidente nazionale e direttore responsabile della rivista sociale.
Torre Pellice, 27 febbraio 1997
RINGRAZIAMENTO
Le cognate Romola e Sandra, i
nipoti Alabiso, Long, Mathieu,
Mazzarella, Peyronel, Vola e parenti tutti della cara
Alma Long
ringraziano quanti sono stati loro
vicini in questo momento e in modo particolare i pastori Giuseppe
Platone e Bruno Rostagno per loro testimonianza.
Torino, 28 febbraio 1997
I necrologi
si accettano entro
le ore 9
del lunedi.
Telefonare al
numero
011-655278
fax
011-657542
16
PAG. 1 2
RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 7 MARZO 19^
■ Per attuare la controversa riforma del «Welfare state)
Bill Clinton chiede il sostegno delle chiese
Terrà il suo congresso a Strasburgo dal 28 al 30 marzo
Il Fronte nazionale sfida anche l'Alsazia
Il presidente degli Stati
Uniti, Bill Clinton, ha chiesto
alle chiese di sostenere il suo
programma di riforme sociali
che mira a diminuire il numero di coloro che usufruiscono di una protezione sociale e a reintegrarli nel mondo del lavoro.
Bill Clinton ha scelto Riverside Church, chiesa di una
grande comunità interconfessionale di New York, che
da tempo milita a favore della causa liberale negli Usa,
per lanciare, lo scorso 18 febbraio, il suo appello alle chiese. Clinton, che ha voluto
presentarsi come un democratico di nuovo stile, più
centrista, è stato molto criticato lo scorso anno da suoi
sostenitori liberali, nelle
chiese e altrove, per aver firmato un progetto di legge
adottato dal Congresso (controllato dai repubblicani),
che mira a porre fine alle garanzie tradizionali di assistenza pubblica.
Riconoscendo che è necessario creare più posti di lavoro per coloro che non potranno più usufruire della protezione sociale, Clinton ha lanciato un appello alle chiese,
alle organizzazioni senza fine
di lucro e alle imprese affinché favoriscano la creazione
di posti di lavoro. Anche se
solo il 50% delle maggiori
chiese assumesse una persona che attualmente usufruisce dell’aiuto sociale, ha dichiarato Bill Clinton a Riverside Church, una tale iniziativa lo aiuterebbe a realizzare il
programma di riforme.
Sembra che Bill Clinton abbia scelto Riverside Church
dopo essere stato informato
dal pastore principale di questa chiesa, James A. Forbes
FRANCO CALVETTI
Una famiglia nello stato del New Mexico
Jr., che la comunità assumeva già un certo numero di ex
assistiti sociali ed aveva lanciato un nuovo programma
di «partenariato di speranza»
per aiutare i disoccupati a
trovare un lavoro. La chiesa si
dichiara pronta a collaborare
con il presidente per trovare i
mezzi per uscire dalla povertà, ha annunciato il pastore Forbes. Paul H. Sherry,
presidente della Chiesa unita
del Cristo, ha ricordato a Bill
Clinton che le chiese desiderano sostenere questo progetto ma, ha aggiunto, occorre spiegare al paese la gravità
del problema della povertà e
garantire la responsabilità
nazionale per quanto riguarda «il benessere delle famiglie e dei bambini».
Per rispondere a certe critiche, questo progetto potrebbe tra l’altro distruggere una
«rete di protezione» indispensabile per un gran numero di persone. Bill Clinton
ha spiegato perché aveva firmato il progetto di legge pur
riconoscendo che esso andava modificato per ristabilire i
vantaggi che verrebbero tolti
agli immigrati legali. Si è
inoltre detto contrario alle
proposte che spingerebbero
gli studenti che ricevono sussidi ad abbandonare gli studi
per trovarsi un lavoro.
Una delegazione del Comitato esecutivo del Consiglio
nazionale delle chiese (Ncc),
che teneva la propria riunione non lontano da Riverside
Church, è stata invitata ad
unirsi alle circa 200 persone presenti in occasione della
visita presidenziale. Il vescovo Craig B. Anderson, della
Chiesa episcopale (anglicana), futuro presidente del
Ncc, ha giudicato l’evento
«utile» e il presidente «aperto» ma, ha detto, «la chiesa
può fare certe cose, ma non
può portare il peso di tutto
ciò che le viene chiesto», (eni)
Nella stessa direzione
dello sconcerto manifestato da Michèle Girard circa
la vittoria del Fronte nazionale (Fn) alle elezioni comunali
di Vitrolles (Riforma del 14
febbraio ’97), desidero segnalare un altro episodio allarmante per la democrazia nella Francia della V Repubblica.
Ho incontrato recentemente
a Parigi la prof.ssa Andrée Tabouret-Keller, socio-linguista
di fama internazionale, docente all’Università di Strasburgo, che all’inizio di una
seduta di lavoro ci ha fatto
partecipi del suo sdegno e del
suo timore per l’arroganza divenuta incontrollabile dell’estrema destra di Le Pen.
Occorre ricordare che la regione di Strasburgo ha registrato nelle ultime amministrative francesi una’ vittoria
dell’estrema destra che ha
impressionato tutti: il 40%
degli elettori della regione,
specie quelli delle zone rurali, ha votato il partito di Le
Pen. Forse anche per questo
Strasburgo è stata scelta per
celebrare il congresso nazionale del Fn, con la presenza,
si presume massiccia, dei lepenisti francesi: l’appuntamento è per i giorni 28, 29 e
30 marzo prossimi. I democratici della zona si stanno
mobilitando per evitare che il
congresso sia un’occasione
di rafforzamento per Le Pen e
i suoi seguaci. Sono stati preparati manifesti e volantini
per mettere in guardia i cittadini dalle idee che l’estrema
destra porta avanti.
Il documento di opposizione che abbiamo sottoscritto,
seduta stante, riporta in intestazione il primo articolo del
la Dichiarazione dell’uomo e
del cittadino: «Tutti gli uomini nascono e vivono liberi e
uguali nei loro diritti». Segue
la denuncia contro le dichiarazioni di Le Pen: «Le Pen afferma che esiste l’ineguaglianza delle razze.
Gli stranieri non sono i soli
a essere presi di mira. Le Pen
rimette in causa i diritti delle
donne a occupare un posto di
lavoro, vuole vietare l’aborto,
i suoi militanti partecipano ai
commandos anti Ivg (interruzione volontaria della gravidanza): Le Pen attenta ai diritti dei lavoratori, rimette in
causa il diritto di sciopero e
le libertà sindacali. Il sindaco
di Tolone ha tentato di far
chiudere la Borsa del lavoro...
Le Pen cerca di frenare le
espressioni culturali: a Grange, a Tolone, certi libri e certi
gruppi musicali d’avanguar
dia sono caduti sotto il
interdetto».
Da buona ugonotta pra«.
matica, la professoressa T»
bouret-Keller ci riferiva chei
Strasburgo si lavora sodo, (j
questi tempi, per organizzj
re, durante le fatidiche tj
giornate nazionaliste di ma{
zo, una serie imponente j
manifestazioni alternative
tutti gli spazi della città sj
ranno teatro di iniziativi
culturali, ricreative e politi
che perché la gente sia coj
vegliata a manifestare il stii
no deciso a Le Pen e a chi ì
pensa come lui.
Tuttavia, se la Francia dt
mocratica piange, l’Italia clj
si avvia alla seconda Repui|
blica non ride: si assiste, ogi
giorno in ascesa, a fatti in ci
l’arroganza, la mancanza:
solidarietà e di rispetto per
diverso la fanno da padrone,
Raccolti negli ultimi due anni
38 milioni dagli evangelici
italiani per il Ruanda
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei),
tramite le sue chiese membro, ha raccolto negli ultimi
due anni 38 milioni per aiuti
umanitari alla popolazione
del Ruanda. La somma trasferita va a finanziare i programmi di aiuto messi in atto
nella regione dei Grandi Laghi da «Action by Churches
Together» (Act): si tratta di
una rete su scala mondiale di
chiese aderenti al Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
lo
re
1
rr,
P‘
lù
Si
di
a
&
il
e alla Federazione luterà-'
na mondiale (Firn) che coori
dina gli aiuti umanitari in zone di conflitto. Parte dei fon
di raccolti dalla Fcei andrà
bambini e donne vittime d:
massacri del 1994 e precisa
mente alla Fondazione «Ba
rakabaho» (parla ti ascolto!
membro dell’Act e del Consf
glio protestante del Ruand
formata da un gruppo di doJ
ne che si occupa della salnll
mentale e fisica di 156 vedi^
e 748 orfani di guerra.
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Il sogno di una casa, di cibo
a sufficienza, di una buona
istruzione, di un lavoro.
Per un bambino del Terzo
Mondo questi sogni si
avverano molto più
difficilmente che per un suo
coetaneo del Primo Mondo.
Per colpa delle guerre, delle
carestie, dell’alterazione del
clima, del sottosviluppo di
questo grande continente.
Per questo le chiese valdesi
e metodiste hanno deciso
di investire una quota deM’8
per mille, a loro
esplicitamente destinato
dai contribuenti, per
sostenere progetti di
cooperazione allo sviluppo
nel Terzo Mondo realizzati
in collaborazione con
organismi ecumenici,
istituzioni locali,
associazioni di volontariato.
ambini
Tutti / fondi
deiT8 per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste
saranno
investiti
esclusivamente
in progetti
sociali,
assistenziali,
umanitari e
culturali in Italie
e all’estero.
Chiesa evangelica valdese (Unione deile Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324
SI
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