1
spedizione in abb. postale
gruppo II A/70
In caso di mancato recapito
si prega restituire a
via PioVn. 15
10125 Torino
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ P OTTOBRE 1993
RUSSIA
POCHI SEGNI
DI SPERANZA
ANTONIO MOSCATO
Tutti i governi occidentali
(ma anche quelli dell’
Est, a partire da Walesa) hanno espresso solidarietà e anzi
apprezzamento per l’iniziativa con cui Boris Eltsin ha risolto bruscamente il lungo
conflitto con il Parlamento
russo, indicendo per l’il dicembre nuove elezioni con
regole ancora da definire. Lo
ha fatto anche Andreatta, lo
ha fatto Ciampi. Ma non riusciamo più a scandalizzarci.
Ci sembra anzi naturale il sostegno offerto alla strana «democrazia» di Eltsin, alla luce
di quel progressivo esautoramento di ogni istituzione rappresentativa che sta andando
avanti anche da noi.
Ma al di là di queste considerazioni sull’ipocrisia dei
governanti occidentali, ci
sembra necessaria una riflessione su quel che sta accadendo nei paesi dove la «caduta
dei muri» avrebbe dovuto
aprire una fase di trionfo della democrazia, di estensione
del benessere, di sviluppo impetuoso dell’economia. Gli
stessi scontri politici non sono mai chiari e comprensibili,
ma assumono i connotati di
scontri personali alimentati
da calunnie e accuse infamanti, o si nascondono direttamente dietro uno schermo
artificiale di motivazioni etniche, religiose, ideologiche di
dubbia coerenza.
È quel che è accaduto soprattutto nella ex Jugoslavia,
ma anche nelle tre repubbliche caucasiche o nel Tagikistan: bande armate (quasi
sempre sotto la guida di esponenti della vecchia nomenklatura riciclati) si contrappongono in nome dell’Islam o di
un’etnia riscoperta o inventata. Perfino il più intelligente e
occidentale dei collaboratori
di Gorbaciov, Shevardnadze,
è divenuto il capo di un movimento nazionalista contro
altri che si combattono sul
suolo georgiano con metodi
feroci.
Lo scontro tra Eltsin e i
suoi rivali Khasbulatov e soprattutto Rutskoj va inquadrato in questo contesto. Ci sono
state da tempo accuse reciproche di corruzione, e soprattutto di violazione, da una
parte e dall’altra, dell’ambigua Costituzione. Le accuse
sono tutte fondate, anche perché la Costituzione, emendata
decine di volte anche a distanza di poche ore in modo
contraddittorio, è in realtà
inemendabile e soprattutto
inutilizzabile: è ancora quella
scritta nel 1978, negli anni
del decennio brezneviano, a
sua volta ricalcata su quella
staliniana del 1936. Violarla è
praticamente inevitabile, dato
che non ha nulla di praticabile, perché era stata concepita
in un tempo in cui tra quel
che si scriveva e quel che si
faceva non esisteva neppure
una minuscola corrispondenza, e in cui a nessuno veniva
in mente di fare appello a una
legge per difendersi.
Ma di queste accuse la popolazione non si interessa minimamente: non a caso non
c’è stata nessuna mobilitazione a favore o contro Tuna o
l’altra parte, ben più che
nell’agosto 1991 quando a
mobilitarsi contro il golpe fu
una parte modesta ma non insignificante parte della popolazione delle grandi città
(mentre a favore non si
schierò praticamente nessuno
come nessuno, tranne l’ex
dissidente Roy Medvedev, difese il Pcus, liquefattosi in un
giorno).
Questo è il dato più inquietante della fase attuale: la totale passività delle masse, indifferenti e rassegnate, preoccupate solo di sbarcare il lunario in qualche modo. E il
dato che risulta anche in tutti
gli altri paesi dell’ex «socialismo reale», e che è confermato dalle elezioni polacche,
che hanno visto ancora una
volta il tasso dei votanti introno al 50%, e che si era già
manifestato anche in Russia
pochi mesi fa con il referendum. Eltsin aveva vinto nettamente, ma con una tale percentuale di astensioni che la
sfiducia al Parlamento, che
aveva ottenuto la netta maggioranza dei voti espressi,
non era divenuta operativa. 11
Parlamento e la Corte Supre
SEGUE A PAGINA 12
1^1
Di fronte al dolore e alla sofferenza che uomini e donne lamentano
Consolate ¡1 mìo popolo, dice il Signore
ANNO I - NUMERO 37
_____________STEFANO MELONI ___________
«Consolate, consolate il mio popolo,
dice il vostro Dio. Parlate al cuore di
Gerusalemme, e proclamate che il tempo
della sua servitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che ella ha
ricevuto dalla mano dell’Eterno il doppio
per tutti i suoi peccati. La voce di uno
grida: “Preparate nel deserto la via
dell’Eterno, appianate nei luoghi aridi
una strada per il nostro Dio! Ogni valle
sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano abbassati; i luoghi erti siano livellati,
i luoghi scabri diventino pianura. Allora
la gloria dell’Eterno sarà rivelata, ed
ogni carne, ad un tempo, la vedrà; perché la bocca deli Eterno iha detto’’ ».
(Isaia 40, 1-5)
onsolate il mio popolo, dice
l’Eterno». La sua sofferenza è
grande, dura è la sua solitudine. Un piccolo resto di uomini, donne e bambini,
lontani da casa, vive la stagione della fine
delle speranze di riscatto, gli anni della
deportazione, della perdita di libertà e di
identità.
Ma lo sperare contro speranza è una
vocazione per Israele. Il suo Dio, deriso e
bestemmiato, assente, viene ancora una
volta incontro alla sua gente e prende la
parola. Ed è una parola di consolazione e
di liberazione. È una promessa che lui
manterrà. Quelle genti prostrate, sfinite e
disperate, torneranno ad essere un popolo, il popolo di Dio. Ma urge ravvedersi
(non è solo Babilonia che impedisce il ritorno) e spianare la strada al Signore; solo allora si aprirà la via verso casa, attraverso il deserto, tenuti per mano dalla misericordia di Dio.
Il Signore chiede e promette consolazione al suo popolo sofferente. E la voce
umana che annuncia questo messaggio
può essere solo profetica. Quale opera di
con.solazione può, infatti, essere compiuta
dagli esseri umani di fronte al dolore e alla sofferenza che donne e uomini lamentano? Quali parole e quali gesti di fronte
al male di cui geme la creazione intera?
Così, è facile cogliere una somiglianza
tra il popolo di Israele in esilio a Babilonia, solo, disgregato, disperante e l’umanità e la creazione tutta che è esiliata,
lontana dal seno materno, dalle braccia,
dalle ginocchia di Dio su cui sedersi ed
essere carezzata (Isaia 66, 12). Esiliati,
lontani (per scelta e per colpa) da Dio,
lontani da chi ci ha generati, da chi ci ha
messo al mondo, da chi ci ha messo le
parole in bocca, come da nostra madre.
Troppo a lungo in esilio, su questa terra,
da chi fonda il senso della nostra esisten
Raidue
Conoscere
la Bibbia
Avrà inizio lunedì 4 ottobre, alle 6,55, la nuova rubrica televisiva di Raidue «Conoscere la Bibbia» che ogni
mattina, dal lunedì al venerdì
e fino al 1° luglio, proporrà
in cinque minuti una lettura e
un commento sulla Bibbia,
curato a turno da cattolici,
protestanti ed ebrei.
La prima settimana di trasmissioni sarà affidata al diacono cattolico Enrico Tuccillo, di Napoli, a cui seguirà,
daini al 15 ottobre, la pastora battista e nostra redattrice Anna Maffei (Napoli) e,
dal 18 al 22, il rabbino Riccardo Di Segni (Roma).
Oltre ad Anna Maffei, i
commentatori evangelici sararmo Domenico Maselli (pastore delle Chiese libere e
docente di storia del cristianesimo all’Università di Firenze) e Paolo Ricca (pastore
valdese e decano della Facoltà valdese di teologia di
Roma).
«L’obbiettivo di Conoscere la Bibbia - ha dichiarato il
pastore Giorgio Girardet, che
collabora come consulente
alla trasmissione - è quello
di permettere un primo incontro diretto col testo biblico. È significativo che questo
avvenga su base ecumenica;
sarà così possibile vedere le
convergenze e anche le divergenze di cristiani (cattolici e protestanti) e di ebrei.
Ovviamente un’iniziativa a
tre voci sarà limitata alla
Bibbia ebraica».
La trasmissione si inserisce
in un quadro nuovo e in un
clima di apertura a cui la Rai
intende dar corso: da alcuni
mesi si parlava infatti di una
maggior attenzione e di un
maggior coivolgimento delle
realtà religiose non cattoliche
presenti nel nostro paese.
È anche questa un’occasione di pluralismo culturale.
za. Troppo distanti dal Signore, senza
possibilità di ascoltarlo e di rivolgergli
parola, troppo vagabondi e fuggiaschi
sulla terra perché non si possa e debba
gridare a lui perché ci riporti a casa, attraverso il deserto.
Un altro uomo, ora, se n’è andato. Altri
occhi di bimbi, ora, si sono chiusi. Altro
dolore, in questi tempi, reclama risposta,
sollievo, cura, compassione. Altri uomini
uccidono, con o senza armi, altre donne
piangono. Sono forse quelle lacrime la
Parola di consolazione che il Signore ci
chiede di dire?
Quali parole e quali gesti possono, infatti, uscire dalla nostra bocca e dalle nostre mani che non siano un balbettio confuso e indistinto? Eppure è «consolate il
mio popolo» ciò che il Signore ci chiede
di dire. Ancora attendiamo con ansia che
l’Eterno compia la sua opera di consolazione, di ritorno a casa, di redenzione.
Per noi l’invito al ravvedimento, a contrastare il peccato, a spianare la strada, a
guardare oltre le nostre azioni e le nostre
inadeguate risposte. A lui la Parola liberatrice che consola. «... e voi sarete allattati, sarete portati in braccio, carezzati
sulle ginocchia. Come un uomo che sua
madre consola, così io consolerò voi, e
sarete consolati in Gerusalemme. Voi lo
vedrete».
Protestanti
nello Zaire
pagina 2
All’.Asc()lto
Della Parola
/ ministeri
nella chiesa
pagina 6
Casa materna:
chiacchiere
0 realtà?
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ V OTTOBRE I993
Un appello della Chiesa di Cristo e di altre chiese riformate del paese africano
Zaire: le chiese protestanti chiamano i loro
membri a porre fine alla dittatura di Mobutu
Il Comitato esecutivo nazionale della Chiesa di
Cristo in Zaire ha chiamato i
protestanti a porre fine alla
dittatura del paese e a lottare
per il ripristino di un sistema
politico giusto. Lo riferisce
un rapporto pubblicato dal
servizio stampa delle Chiese
d’Africa il 23 agosto scorso.
Riunito nella capitale zairese dal 29 luglio al 6 agosto,
il Comitato nazionale ha dibattuto sulla crisi socio-politica dello Zaire e ha pubblicato una dichiarazione nella
quale riafferma il proprio appoggio ai «cambiamenti radicali» e a una «transizione pacifica da un sistema dittatoriale a un regime democratico». Affrontando i problemi
specifici di funzionari non
pagati e di bambini impediti
di andare a scuola, i responsabili ecclesiastici hanno
esortato il governo a pagare
regolarmente i funzionari e a
garantire l’educazione dei
bambini a ogni livello.
D’altra parte l’organismo
protestante svizzero «Eper»
ha pubblicato in agosto un
rapporto dal quale risulta che
la situazione è catastrofica
nel Nord Kivu, una delle regioni piii ricche e polmone
agricolo dello Zaire che rifornisce non solo Kinshasa e
le grandi città ma anche il
Ruanda. Il rapporto dell’Eper
denuncia «la politica aberrante perseguita da Mobutu e
dalle autorità a lui sottomesse» , che ha provocato disordini e massacri: da 3.000 a
6.000 morti e circa 250.000
rifugiati o dislocati. «Siccome la mietitura non ha potuto
aver luogo e non ci sono più
semi da piantare per la stagione delle piogge che è appena incominciata, una grave
carestia sta spuntando all’
orizzonte».
I disordini interetnici sono
scoppiati, precisa l’Eper, alla
fine del ’92 dopo che due catastrofi naturali avevano già
investito il Nord Kivu:
un’eruzione vulcanica e un
Kinshasa: Il presidente dittatore dello Zaire, Mobutu, attorniato dalla sua guardia
uragano. In pochi mesi questa regione ricca e produttiva
è stata preda di orrendi conflitti etnici. Eppure, lamenta
il rapporto, l’Occidente, in
nome della non ingerenza,
continua a ignorare le epurazioni etniche e i trasferimenti
massicci delle popolazioni,
nonché la crescente miseria
del Nord Kivu.
Un comitato ecumenico di
coordinamento raggruppante
varie organizzazioni non governative (Ong) e diverse
chiese ha individuato i bisogni più urgenti, ognuna di
queste assumendosi la responsabilità di un settore: si
tratta di aiuto alimentare alle
famiglie dislocate (Oxfam),
di medicine («Médecins sans
frontières», Belgio).
L’Eper, che sosteneva già
programmi di soccorsi dopo
le catastrofi del vulcano, si
occuperà principalmente di
una banca di cereali per garantire la sicurezza alimentare con semi selezionati di
manioca, della formazione,
delle scuole, dell’educazione
civica per il ripristino della
pace e di un progetto di aiuto
alle donne di Coma. Il mensile «News Africa», pubblicato
a Londra, ha riportato in settembre che i collaboratori
della Caritas, in una lettera
inviata al vescovo cattolico
Faustin Ngabu, di Coma,
hanno precisato che i primi
massacri nella regione di Kivu erano avvenuti il 20 marzo
scorso quando i «banyarwandas», popolazione che si trova in Ruanda, Zaire e Uganda, sono stati attaccati al mercato di Ntolo e in altri luoghi.
Durante l’attacco tutti i membri di una chiesa di Buoyi sono stati uccisi. Tali attacchi
erano stati eseguiti da membri delle tribù Hunde e Nyanga e da soldati dell’esercito
zairese. I ruandesi dello Zaire
sono stati accusati di aver
progettato l’annessione di
questa regione al Ruanda.
Secondo il servizio stampa
dell’Alleanza battista mondiale a Washington, i battisti
dello Zaire hanno posto l’accento sull’importanza della
pace durante la visita in giugno di Eleazar Ziherambere,
segretario generale dell’Unione delle chiese battiste
del Ruanda e segretario regionale di un gruppo di 21
paesi della Comunità battista
di tutta l’Africa. Il paese si
trova in «una situazione disperata», ha detto Ziherambere, e la città di Kinshasa è
messa a sacco dai soldati.
L’istituto teologico battista è
stato saccheggiato in gennaio
quando «più di 300 soldati,
accompagnati dalle loro famiglie, hanno attaccato il collegio, portando via tutto ciò
che trovavano». In quell’occasione uno studente è stato
ucciso.
Secondo un comunicato
della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti, a Louisville,
nel Kentucky, la comunità
presbiteriana dello Zaire ha
chiesto l’intervento dell’Onu
per far cessare le violazioni
dei diritti umani. I presbiteriani dello Zaire «hanno deciso di disobbedire alle leggi
ingiuste e di incoraggiare la
liberazione del loro popolo
vittima dell’oppressione».
(Soepi)
Arabia Saudita: Amnesty International denuncia la grave situazione di intolleranza
Dura repressione contro cristiani e sciiti
Dopo la crisi del Golfo nel
1990, le persecuzioni di cui
sono vittime le minoranze religiose in Arabia Saudita si
sono nettamente accentuate.
Lo denuncia un rapporto di
Amnesty International pubblicato a Londra il 14 settembre scorso. Oltre ai cristiani,
la minoranza sciita del paese
(circa il 10% della popolazio
Gttadella di Assisi
A 30 anni dalla
Pacem in terris
Dal 14 al 17 ottobre alla
Cittadella di Assisi si svolgerà un convegno in occasione del trentennale dell’enciclica «Pacem in terris». In tale occasione il pastore Eugenio Stretti farà una relazione,
domenica 17, sui rapporti fra
pacifisti cattolici e valdesi nel
periodo dalla prima alla seconda guerra mondiale.
ne) non può praticare liberamente la propria fede e sta subendo una dura repressione.
Il rapporto chiede all’Arabia Saudita di conformarsi alle norme relative ai diritti
umani che garantiscono il diritto di ogni persona alla propria libertà di pensiero, di coscienza e di religione, e proibiscono la tortura e i maltrattamenti inflitti ai prigionieri.
Secondo le informazioni
raccolte da Amnesty International, la persecuzione contro
i cristiani (per lo più lavoratori immigrati) si è nettamente
accentuata. Centinaia di uomini, donne e bambini sono
stati arrestati, quasi sempre
senza capi di accusa né processi, e maltrattati dalla polizia religiosa. In molti casi, le
persone arrestate vengono poi
espulse dal paese che è in
maggioranza sannita, di obbedienza wahabita.
«I musulmani sciiti e i cristiani in Arabia Saudita sono
costretti a praticare la loro religione in segreto, terrorizzati
dal pensiero di essere scoperti
dalla polizia religiosa», rileva
il rapporto. Devono quindi
esercitare le loro attività religiose nella clandestinità. La
polizia religiosa ha infatti
pieni poteri per entrare nelle
case e arrestare coloro che
stanno pregando o che vengono trovati in possesso di rosari, di immagini di Cristo, di
opere religiose sciite o cristiane o della pietra che serve
per le preghiere degli sciiti,
chiamata «turba».
L’intolleranza religiosa in
Arabia Saudita non riguarda
soltanto i non musulmani, infatti l’islam sciita viene considerato come incompatibile
con l’islam wahabita. La discriminazione approvata dalle
autorità nei confronti della
minoranza sciita significa
praticamente che gli sciiti
vengono considerati come
dissidenti politici. Alcuni sono stati perfino accusati di
apostasia e condannati a morte in seguito a processi iniqui,
come lo sciita Sadiq Abdul
Karim Malalah, decapitato in
piazza nel settembre ’92 a al
Qatif.
Considerandosi come «una
grande moschea», il paese
proibisce ai non musulmani
ogni pratica religiosa, sia
pubblica che privata. Viene
vietato loro il possesso di
luoghi di culto e delle sacre
scritture, e ogni oggetto religioso viene confiscato alla
dogana.
I cristiani, per lo più immigrati che lavorano nel paese
per qualche tempo, hanno
fondato piccole comunità private le cui riunioni vengono
represse. Su 329 cristiani di
cui Amnesty ha saputo
deH’arresto dall’agosto 1990,
325 provenivano da paesi in
via di sviluppo e soltanto
quattro venivano dall’Europa
occidentale o dall’America
del Nord.
Gli osservatori rilevano che
mentre l’Arabia Saudita finanzia con milioni di dollari
diecine di moschee e di centri
islamici in Occidente (come a
Roma o a Madrid), è vietato
diffondere la Bibbia in Arabia Saudita o aprire un luogo
di culto cristiano, anche se
vari immigrati cristiani risiedono lì. (Spp)
Nuovo statuto per il Seminario
teologico battista
RÜSCHLIKON — Il Seminario teologico battista (Bts) di
Riischlikon, nel cantone di Zurigo, è stato promosso al rango
di Facoltà privata di teologia. Tale decisione è unica nel sistema di formazione svizzera. Le sette Facoltà di teologia delle
università di stato e le due Facoltà cattoliche private di Lucerna e di Coira riconosceranno d’ora in poi i corsi e i titoli accademici del seminario teologico battista di Riischlikon. Il decreto è stato firmato dai direttori di ogni Facoltà nel maggio scorso e attestato ufficialmente in giugno dalla Commissione svizzera per la formazione superiore. Il Bts è la prima scuola privata ad ottenere in Svizzera uno statuto di Facoltà superiore.
Ungheria: lo stato restituisce
i beni delle chiese
BUDAPEST — Da un anno e mezzo le chiese d’Ungheria
hanno ricuperato 705 edifici religiosi espropriati dallo stato
comunista. Secondo il quotidiano di Budapest «Magyar Nemszet» 13 comunità religiose hanno stabilito un elenco di 6.200
«beni» che andrebbero restituiti alle chiese. Esse ne chiedono
allo stato la restituzione pura e semplice: 478 restituzioni sono
state effettuate nel 1992 e 227 nella prima metà del 1993; per
alcuni immobili, le chiese sono state indennizzate. Secondo
«Magyar Nemszet» lo stato ha già versato 1,7 miliardi di fiorini (circa 27,5 miliardi di lire) alle comunità religiose per tali
indennizzi. Circa la metà dei beni rivendicati appartengono alla Chiesa cattolica. L’altra metà spetta alla Chiesa riformata e
alla Chiesa luterana. Dall’entrata in vigore della legge sulla
restituzione, il numero delle scuole secondarie a carico delle
chiese è raddoppiato. Rispetto al totale, la proporzione delle
scuole secondarie confessionali è del 4%. Per le scuole elementari la percentuale è dell’1,5%. Il quotidiano ungherese ricorda che nel 1945, il 60% delle scuole elementari e il 33%
delle scuole secondarie erano confessionali. Attualmente le
scuole materne gestite dalle chiese sono in forte crescita. Inesistenti nel 1989, oggi ce ne sono 22. Le chiese ungheresi sono anche interessate alla formazione delle élite; 26 università
o scuole superiori appartengono alle comunità cristiane
d’Ungheria.
Haiti: i comunicatori cristiani
solidali con il popolo haitiano
PORT-AU-PRINCE — Di fronte alla situazione del popolo
haitiano e perché i mezzi di comunicazione alternativi possano
funzionare efficacemente in quel paese, la regione America
Latina e Caraibi dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc/Al/C) ha deciso di istituire un Comitato
di solidarietà con Haiti onde rafforzare il legame con i comunicatori cristiani haitiani e promuovere la loro azione a favore
della democratizzazione. Una rappresentante di questo Comitato, Candida Gonzales Lopez, di Porto Rico, rappresentava la
Wacc/Al/C al primo congresso di solidarietà cristiana organizzato dal Consiglio nazionale religioso delle chiese di Haiti, sul
tema: «Aprire la via per Haiti». 1 partecipanti, provenienti anche da altri paesi caraibici, dall’America Latina e dagli Stati
Uniti, hanno discusso dei «diritti della persona», dei «modi di
partecipazione cristiana nei meccanismi di cambiamento (nonviolenza attiva)», della «importanza del dialogo sud-sud tra le
chiese», della «partecipazione della donna nel processo di
cambiamento». La delegata di Porto Rico ha sottolineato la necessità di appoggiare l’azione delle chiese a favore dell’educazione alla democrazia, del rispetto dei diritti umani, della sensibilizzazione dei pastori e dei preti al loro ruolo nel processo
di trasformazione.
Namibia: appello del Cec
all'unità delie chiese
WINDHOEK — Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), il pastore Konrad Raiser, ha raccomandato l’unità delle chiese della Namibia come mezzo per
promuovere l’unità della nazione. In un messaggio indirizzato
alla Chiesa evangelica luterana della Namibia in occasione del
suo 15° Sinodo, dal 5 al 9 settembre, il segretario generale del
Cec ha posto l’accento sul desiderio di unità delle chiese luterane della Namibia. «Vorrei incoraggiare i vostri sforzi in vista
di sormontare le divisioni del passato - ha scritto -; riavvicinandosi di più, le chiese porteranno un contributo importante
all’unità del popolo namibiano». Konrad Raiser ha inoltre ricordato che il Cec si era «sforzato di testimoniare la sua solidarietà con voi» durante gli anni di lotta per l’indipendenza.
«Oggi il Cec - ha concluso -vuole essere a fianco delle chiese
della Namibia nel momento in cui siete impegnati neiredifica"
zione della vostra nazione e di una società giusta in cui tutti
avranno uguali possibilità di educazione e di sviluppo».
300.000 Nuovi Testamenti
inviati in Romania e Bulgaria
TAIZÉ — La comunità di Taizé ha inviato 300.(X)0 copie di
testi scelti del Nuovo Testamento ai giovani della Chiesa ortodossa di Romania e di Bulgaria. All’inizio del 1989, Taizé aveva già inviato un milione di Nuovi Testamenti alla Chiesa ortodossa di Russia e 300.000 copie di testi scelti nel 1992.
3
\/FNERDÌ 1- OTTOBRE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Il diffìcile
campo dì lavoro
Nella sua seduta post-sinodale la Tavola,
come del resto è tradizione, si è occupata innanzitutto della nomina delle varie commissioni e comitati che sono riportati negli
Atti della Tavola inviati ai pastori, agli anziani e diaconi, ai direttori di istituti e servizi e
ai membri delle varie commissioni e comitati. La Tavola si è incontrata con la Commissione sinodale per la diaconia (Csd) per trasmettere le opportune informazioni relative
alle nomine per i comitati delle opere, ora dipendenti dalla Csd dopo la decisione sinodale. Non a tutti i presidenti si è riusciti
quest’anno ad inviare le lettere di nomina
delle rispettive commissioni o comitati. Speriamo Tanno prossimo di fare meglio. A tutte
le sorelle e a tutti i fratelli chiamati a una responsabilità in seno a comitati e commissioni
la Tavola esprime Taugurio di buon lavoro.
Campo di lavoro
La Tavola si è anche occupata del «campo
di lavoro», inserendo il past. Antonio. Squitieri nel proprio ruolo in base alla decisione
del Sinodo, riconoscendolo come pastore locale e assegnandolo al XIII circuito del IV
distretto, con la cura della chiesa di Ottaviano accolta con gioia dal Sinodo come chiesa
metodista. La Tavola ha anche proclamato, a
vari titoli, la vacanza di alcune chiese autonome; Villar Penice, Luserna San Giovanni, Rorà, San Secondo, Napoli via dei Cimbri; la designazione dei nuovi pastori di queste chiese dovrà essere fatta, secondo i regolamenti, entro la fine dell’anno. La Tavola,
per trovare un’adeguata soluzione ai vari casi
di carenza di pastori nelle numerose chiese
non autonome e prive di pastore, deve quindi
attendere che le chiese autonome esprimano
le loro designazioni, dopo di che procederà al
consolidamento delle altre posizioni.
Quest’anno la coperta è davvero corta! Con
molta gioia, e anche con qualche preoccupazione, la Tavola ha posto in congedo per maternità alcune pastore: la loro sostituzione per
i mesi di congedo non sempre è stata facile,
tanto che per alcuni casi si è ancora alla ricerca della soluzione migliore. In altri casi, la
solidarietà di amici e amiche è riuscita a risolvere il problema. A Torino si e raggiunto
un accordo con il Concistoro per il prolungamento di un anno del ministero del past. Alberto Taccia.
Incarichi e amministrazione
Al proprio interno la Tavola ha distribuito
alcuni incarichi: Maddalena Giovenale Costabel e Luca Zarotti sono i revisori interni, il
past. Sergio Ribet è segretario della Tavola e
anche delegato della Tavola per il I distretto,
Maddalena Giovenale Costabel è la delegataper il II distretto, Gianni Rostan è il delegato
per il X circuito, il past. Aurelio Sbaffi è il
delegato per TXI e il XII circuito, la pastora
Gianna Sciclone è la delegata per il IV distretto. Per quanto riguarda le decisioni in
campo amministrativo, si è deciso che il pagamento degli stipendi dei dipendenti degli
uffici e degli iscritti al ruolo diaconale sia effettuato dal Centro servizi, a Torre Pellice. Si
è anche proceduto all’ottimizzazione delle
agenzie bancarie di cui la Tavola si serve,
aprendo un nuovo conto corrente presso
l’Agenzia n.4, a Roma, dell’Istituto bancario^
S. Paolo di Torino (cc n.ll44, Abi 01025,pCab 03203). Il conto corrente presso i agén-^
*zia di Roma della Cariplo è in via di estinzione, e non deve più essere usato. Altro conto
corrente sul quale le chiese possono versare
le proprie contribuzioni è quello esistente da
tempo presso la Cariplo di Torre Pellice (cc
n. 56750, Abi 060T0. Cab 1070). Alle chiese
il sinòaoTitrCfiiestomfare un ulteriore sforzo, per un totale di 100 milioni, per chiudere
in pareggio il 1993. La Tavola dal suo canto
dovrà reperire fondi (risparmi) per 60 milioni. La Tavola raccomanda ai responsabili e a
tutti gli interessati di prendere nota delle date
delle proprie sedute, per evitare coincidenze
di date e per sfruttare al meglio la presenza, a
Roma come a Torre Pellice, dei membri della
Tavola: 15-18 ottobre a Roma, 26-28 novembre a Roma; 3-6 gennaio a Roma; 12-14 febbraio a Torre Pellice; 16-18 aprile (da destinare); 7-8 maggio a Roma; l°-4 luglio a Ecumene; 17-18 agosto a Torre Pellice. La Tavola ha anche deciso di avviare, a seguito della
decisione sinodale, contatti diretti con il comitato spontaneo per Villa Olanda e con i responsabili delle Chiese avventiste per verificare una possibile ipotesi di soluzione per
Villa Olanda.
Pentecoste 1994
Come alcuni già sanno, a Pentecoste 1994
vi sarà un grande convegno a Firenze, a cui
parteciperanno tutte le chiese evangeliche
italiane. L’organizzazione si sta avviando, è
importante che tutte le chiese tengano conto
di questa data e di questo incontro, che rappresenta un’occasione unica per ritrovarsi
insieme.
Riforma
Un’ultima cosa (per il momento) ha discusso la Tavola: la campagna di abbonamento
per «Riforma», che va sostenuta da tutti con
fantasia, perseveranza e impegno. I risultati
del 1993 sono buoni ma non ancora sufficienti a garantire Tequilibrio del bilancio del
giornale. Tutte le famiglie evangeliche dovrebbero abbonarsi per contribuire tutti insieme, con uno sforzo ripartito e quindi sopportabile, al successo dell’iniziativa.
Il presidente dell'Ucebi preoccupato per il ritardo del Parlamento
Un'esasperante lentezza
nell'esame delle Intese
Facoltà valdese di teologia
INAUGURAZIONE DEL 139° ANNO ACCADEMICO
Sabato 16 ottobre - ore 17,30,
Aula magna della Facoltà
(via Pietro Coesa 40, Roma)
Prolusione del prof. Bruno Corsani:
Messaggio e coscienza profetica neiV
orizzonte deii’Apocaiisse di Giovanni.
Il culto di apertura del nuovo anno accademico
sarà presieduto dal pastore Eugenio Rivoir, domenica 17 ottobre nel tempio di via IV novembre
107 in Roma alle ore 10,45, e sarà in comune
con le due comunità di lingua italiana e di lingua
francese.
Le lezioni inizieranno lunedì 18 ottobre.
La sessione di esami di ottobre è fissata per i
giorni 15 e 16.
Il convitto è a disposizione degli studenti a partire
dal 15 ottobre.
Segreteria, tei. 06-3210789; Fax 06-3219729.
Convitto, tei. 06-3611649 (ore 9-13).
Grande archeologo
F. Deichmann
Il 13 settembre, nella sua
bella casa di Mentana dove
risiedeva da tempo, è mancato il prof. dr. Friedrich
Wilhelm Deichmann, all’età
di 83 anni.
Il servizio funebre si è
svolto nella chiesa luterana
di Roma il 18 settembre,
mentre il 9 dicembre prossimo l’Istituto archeologico
germanico di Roma rievocherà in un’apposita seduta
questa figura insigne di studioso, i suoi lavori e i risultati delle sue ricerche nel
campo dell’archeologia cristiana e in quello della storia
dell’arte bizantina.
Eccelleva in entrambi e in
entrambi era diventato
un’autorità. La città di Ravenna, capitale dell’arte bizantina in Italia, gli aveva
conferito, in segno di onore
e apprezzamento, la cittadinanza onoraria.
La Facoltà valdese di teologia si associa al rimpianto
per la sua scomparsa, ricordando con gratitudine gli anni di insegnamento da lui
svolti presso la nostra Facoltà, su invito del decano di
allora, prof. Valdo Vinay.
FRANCO SCARAMUCCIA
La notizia che la recente
Intesa fra la Tavola valdese e la Repubblica italiana
è divenuta legge dello stato ci
riempie di gioia come evangelici perché vediamo con
compiacimento il riconoscimento fatto a nostre sorelle e
fratelli del loro diritto e come
cittadini italiani perché vi
leggiamo la volontà dello stato di adempiere al dettato costituzionale.
La nostra soddisfazione è
però offuscata dalla considerazione della complessiva ed
esasperante lentezza con cui
la Repubblica affronta il problema dei rapporti con le
confessioni acattoliche e della mancata risposta alle legittime aspettative di chi ancora
attende niente più che il rispetto di una norma costituzionale. Giova ricordare infatti sia le due Intese (quella
con l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Ucebi,
e con la Chiesa luterana in
Italia, Celi) già sottoscritte
dal governo e dai rappresentanti delle confessioni, sia coloro che le Intese hanno chiesto e stanno ancora trattando
o addirittura non hanno ricevuto alcuna risposta, sia la
necessità di definire la posizione di chi le Intese non
vuole o non può (a motivo
della sua fede) stipulare.
Per quanto riguarda l’Intesa
con T Ucebi, vorrei ricordare
che non si tratta soltanto, come bene afferma Fon. Lino
De Benetti in una sua dichiarazione, di consentire agli
evangelici battisti la defiscalizzazione delle libere offerte
individuali. Mi piace ricordare, fra i tanti motivi di attesa,
soprattutto il fatto che la legge deve intervenire a sancire
il principio che non solo i ministri di culto, come recitano
le leggi vigenti risalenti al periodo fascista, ma che tutti i
ministri delle chiese, poiché
nelle comunità batòste regna
il principio della molteplicità
dei ministeri, hanno diritto di
accesso a carceri, ospedali,
caserme, ovviamente secondo
le modalità concordate con le
competenti autorità. Il ritardo
nell’approvazione del disegno di legge predisposto dal
governo costituisce dunque
un oggettivo intralcio al libero esercizio delle pratiche
della fede da parte degli
evangelici battisti italiani.
Vedo bene che il nostro
paese attraversa un momento
pesante caratterizzato da gravi problemi (disoccupazione,
squilibrio Nord-Sud, mafia,
corruzione a tutti i livelli),
che il Parlamento sta cercan
Franco Scaramuccia
do con fatica di affrontare e
risolvere e comprendo che vi
si debba impegnare a fondo.
Tutto ciò però non deve distogliere l’attenzione anche
da quei problemi che, forse
minori da un punto di vista
quantitativo riguardo ai precedenti, riguardano i diritti
essenziali di esercizio della
libertà da parte dei cittadini.
Ricordo infatti che la civiltà
di una nazione si misura proprio dal grado di libertà effettiva delle minoranze e che la
vera democrazia nasce dal rispetto di chi è quantitativamente inferiore e ha meno
peso politico nel reclamare
ciò che gli spetta.
Il Campo famiglie del Villaggio della gioventù di Santa Severa
Come dici il Padre Nostro
nella vita dì tutti ì giorni?
HERBERT ANDERS
Dal 15 al 31 agosto ha
avuto luogo a Santa
Severa il secondo Campo famiglie: è un periodo in cui
molte famiglie vengono al
Villaggio della gioventù per
combinare le ferie con lo studio per approfondire temi
centrali della vita evangelica.
Il motto del campo «Come
ci parla la Bibbia oggi» è stato concretizzato in un dettagliato studio sulla preghiera
come fonte della nostra vita
di fede. Un tema non facile
da affrontare, stretto tra i rischi di cadere nell’affermazioni di vecchi ma vuoti cliché o di scivolare su super
analisi dell’argomento in modo da toglierne alla fine ogni
significato. Fuori dal trattamento nell’ambito carismatico-spirituale, spesso superficiale, la preghiera riceve infatti poca attenzione. Come
scrive il teologo G. Ebeling
in un articolo: «Il pregare è
divenuto estraneo al pensare
e il pensare è divenuto ostile
al pregare, non perché è stato
pensato troppo, ma perché si
è pensato troppo poco sul
pregare». «E - aggiunge
Hans Martin Barth - perché
nei riguardi del pensare si è
pregato troppo poco».
Gli studi del Campo hanno
reso omaggio alle parole dei
teologi e i campisti si sono
confrontati per 16 giorni con
passi biblici, affermazioni
teologiche, studi sistematici e
meditazioni pratiche per rintracciare quanto e come la
preghiera può essere fonte e
base della vita del credente.
Uno dei molteplici stimoli
per la discussione è stato il
«Padre Nostro». Esaminandolo ci siamo accorti che nel recitare questa preghiera modello spesso ci sfugge il suo
ampio significato. Perciò abbiamo dedicato due incontri
al tentativo di esprimere con
parole nostre (che spesso rimanevano molto povere rispetto al testo originale) quello che avevamo percepito
della frase biblica:
Padre nostro, che sei nei
cieli
Dio creatore, tu sei divenuto nostro padre per merito di
Gesù Cristo. E vero che tu sei
il Dio che sta sopra a tutti,
quindi anche sopra ai signori
della guerra e ai padroni
dell’odio razziale, ma sei il
padre soltanto di coloro che ti
riconoscono come tale.
Sia santificato il tuo nome
Ti percepiamo come il Dio
che non si lascia classificare,
come quello a cui ci avviciniamo con lode e adorazione
per portare davanti a te tutta
la nostra persona e per affermare la tua signoria che ci fa
riconoscere la tua presenza in
mezzo a noi.
Venga il tuo regno
Viviamo in attesa della
pienezza del tuo regno che in
parte già stiamo gustando e
per il quale cerchiamo di impegnarci con la nostra vita.
Sia fatta la tua volontà anche in terra com'è fatta nel
cielo
Noi cerchiamo il compimento della tua volontà e
conseguentemente il cambiamento del nostro comportamento, affinché il nostro mo
do di essere sia modellato
dall’insegnamento di tuo figlio: desideriamo che la tua
volontà si manifesti nel donarci al nostro prossimo su
tutta l’umanità, poiché aspettiamo ardentemente il tuo regno di giustizia.
Dacci oggi il nostro pane
quotidiano
Dacci oggi la tua sapienza
per soccorrere al nostro immenso bisogno: per poter vivere in armonia col creato,
per potere dividere equamente le ricchezze di cibo e di lavoro nei paesi della terra, per
poter interrompere la spirale
di violenza che fa tremare
bambini e anziani, donne e
uomini e tutto il popolo di
questo mondo. Sovvieni al
nostro spirito affinché, nella
debolezza della nostra fede,
non perdiamo di vista qual è
il tuo ordine del mondo.
Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori
Perdona la nostra arroganza, dandoci la capacità di perdonare come tu perdoni noi.
Non ci esporre alla tentazione
Sostieni la nostra forza e
vieni in aiuto alla nostra paura, affinché possiamo eseguire
il comandamento di conquistare «nuova terra» che hai
dato a Giosuè: «Sii forte e fatti animo; non ti spaventare e
non ti sgomentare perché
l’Eterno, il tuo Dio, sarà teco
dovunque andrai» (Gios. 1,9).
Liberaci dal maligno
Affinché il mondo, che tu
tanto ami, sia ricolmo d’amore, di pace e di giustizia.
Amen
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ is OTTOBRE 1993
IL COMITATO ESECUTIVO DELL'UCEBI INEORMA
Iniziative per
sbloccare hntesa
Il Comitato esecutivo si è riunito a Santa
Severa, nel Villaggio della gioventù, nei
giorni 16-19 settembre 1993. La seduta è
stata dedicata all’esame soprattutto di alcune
questioni interne, che attendevano da tempo
un approfondimento e ne è stata avviata la
soluzione, che ci si augura possa essere di
soddisfazione per tutti. In particolare, una
giornata è stata dedicata ali’incontro con i
comitati dei dipartimenti di evangelizzazione e di teologia per esaminare con loro, oltre
ai problemi di coordinamento del lavoro, la
rilocazione di ambedue le sedi nei locali di
proprietà dell’ente patrimoniale a Roma
Centocelle, nell’ambito della volontà di potenziamento espressa dall’Assemblea generale del 1992. Dopo ampia e franca discussione, si è dato mandato di provvedere alla
definizione dei dettagli a un piccolo gruppo,
comprendente il progettista, l’esecutore, un
rappresentante del Comitato e un rappresentante ciascuno per i due dipartimenti.
Dimissioni del presidente
Il presidente, past. Scaramuccia, ha rassegnato le sue dimissioni per motivi di salute
al rientro dal congedo. Il Comitato, dopo
ampia discussione, lo ha invitato a mantenere l’incarico almeno fino alla prossima Assemblea generale, che sarà convocata nella
primavera del 1994, impegnandosi ad affiancarlo nel suo lavoro mediante l’impegno
personale dei suoi membri. Il presidente ha
accettato, ovviamente compatibilmente con
il permesso del medico curante e con i controlli periodici a cui si sottoporrà.
Intesa
Il Comitato, dopo avere ascoltato una relazione del presidente sull’iter dell’Intesa
firmata il 29 marzo, ha manifestato viva
preoccupazione per la lentezza con cui il
Parlamento sta adempiendo al suo dovere di
esaminarla e trasformarla in legge. II Comitato ha preso atto con soddisfazione degli
sforzi dei deputati evangelici per aiutare e
sospingere il corretto svolgimento del percorso parlamentare del disegno di legge governativo, e in particolare del notevole impegno profuso nell’impresa dall’on. De Benetti. Sono stati esaminati i possibili passi
da esperire, ivi comprese visite all’on. Napolitano e al sen. Spadolini, e il presidente
ha ricevuto ampio mandato in merito.
Istituto «G. B. Taylor»
Il Comitato ha dedicato molto tempo alla
discussione della grave crisi economico-finanziaria dell’Istituto «G. B. Taylor» e al
tentativo di rovesciare la tendenza in atto
eliminando le cause alla base del deficit
strutturale, che negli ultimi due anni ha raggiunto proporzioni notevoli. Sono stati esaminati i piani di risanamento predisposti dal
gruppo operativo, a cui è stata delegata
l’amministrazione dell’istituto a norma del
regolamento deU’Unione: i provvedimenti
intrapresi e quelli che verranno adottati consentono di intravedere la possibilità di inversione del dato negativo già dai primi del
1994. Il Comitato ha confermato pieno appoggio all’operato del gruppo che cura la
gestione ma al tempo stesso ha manifestato
fiducia nel sostegno delle chiese di Roma
nel tentativo di trovare soluzione ai vari problemi e, nell’attesa della risposta preannunciata dalle chiese, ha differito l’operatività
di alcuni provvedimenti necessari.
Visita del dr. james Scott
È stata data esauriente informazione sulla
visita effettuata in Italia dal dr. James Scott,
presidente delle American Baptist Churches
in thè Usa (Abc) dal 1 ° al 4 agosto. Durante
rincontro del 3 in particolare sono state
esplorate le possibilità di cooperazione fra
Abc e Ucebi nel prossimo futuro e sono stati
individuati i seguenti ambiti nei quali potrà
aprirsi una collaborazione: borse di studio
per studenti italiani in facoltà «nere» di teoiogia, ospitalità reciproca di pastori per anni
sabbatici, la visita in Italia per una tournée
di un coro di circa 30 persone e soprattutto
l’invio in Italia di pastori neri per il lavoro
fra gli immigrati nel nostro paese.
Il colloquio è servito per sgombrare il
campo da ogni dubbio per una prima intesa
di massima e ha permesso di constatare la
piena fiducia dell’Abc nell’Ucebi e la volontà di collaborare concretamente nel futuro. E stato fissato un appuntamento a ottobre
in Italia con la vicesegretaria dell’International Ministries (l’organo dell’Abc che si occupa concretamente della missione), rev.
Joan Parrot, per concretare l’accordo nei
particolari e sottoscrivere il protocollo d’intesa.
Internazionali
Il Comitato, accogliendo la proposta della
segretaria del dipartimento di evangelizzazione, ha deliberato di ospitare in Italia,
presso il Villaggio della gioventù di Santa
Severa, il Convegno dei dipartimenti di
evangelizzazione europei, da tenersi dal 25
al 30 maggio 1994.
E stato deciso di mantenere il sostegno alla Cepple, riconosciuto organo di collegamento e di incontro del protestantesimo sudeuropeo, auspicandone ìa continuità e deliberando l’invio di delegati alla prossima assemblea in Portogallo nel 1994. In occasione della riunione del 19-21 settembre a Kishinev, in Moldavia, del Consiglio della Federazione battista europea, il past. Italo Benedetti è stato indicato quale sostituto del
presidente e inviato quale rappresentante
dell’Unione.
Santa Severa, 22-24 ottobre: Convegno delle chiese battiste
La vocazione al pastorato
EMMANUELE PASCHETTO
L? Assemblea generale
deirUcebi dell’ottobre
1990 dava mandato al Dipartimento di teologia di organizzare, in collaborazione
con il Dipartimento di evangelizzazione e il Collegio pastorale, per il 1993 un convegno «sui senso della vocazione pastorale, sul ruolo e sul
rapporto pastore-chiesa del
ministero pastorale, nell’attuale società italiana, e sullo
status giuridico-contrattuale
dei pastori».
Il convegno, programmato
in un primo tempo per la primavera del ’93 e poi rinviato
a settembre, è stato infine
convocato per il 22-24 ottobre.
È ormai prassi per i battisti
italiani alternare le Assemblee generali negli anni pari
con i convegni monotematici
o le assemblee straordinarie
negli anni dispari: così è avvenuto per il 1983 (convegno
sull’ecclesiologia), 1987
(evangelizzazione), 1989
(ecumenismo) e per il 1985 e
1991 (assemblee straordinarie sulle Intese e sugli ordinamenti dell’Unione).
Ai convegni ovviamente
non si delibera e non si vota:
sono momenti di studio, riflessione e approfondimento
su questioni rilevanti per la
vita delle chiese. Per la partecipazione si rispettano in
genere le proporzioni stabilite per le assemblee: ci sono i
pastori, i rappresentanti delle
chiese, i diversi organi
dell’Unione, i responsabili
dei dipartimenti e delle istituzioni. Più ampio spazio è
dato agli osservatori.
Il tema è senza dubbio interessante e attuale. Alle
chiese sono arrivate da tempo le sei relazioni che costituiranno l’ossatura del convegno stesso e che sono state
preparate da sei pastori. La
prima relazione, introduttiva,
è di Salvo Rapisarda, segretario del Dipartimento di teologia.
Nella relazione si esaminano i concetti di vocazione,
ministero e ruolo e i problemi relativi alla figura del pastore. Nei due contributi successivi, di Elizabeth E.
Green e Anna Maffei, si presentano i presupposti biblici
e teologici del ministero pa
f
Nell'Eggys le delegate Ywca-Ucdg si interrogano sul ruolo delle donne
Toccare è cambiare, ciò che lei tocca cambia
_______EMMA OLIVIERI____
Nell’Eggys le delegate
Ywca/Ucdg si interrogano sulla donna: «Toccare è
cambiare; tutto ciò che lei
tocca, cambia».
Da 10 al 26 luglio si è tenuto in Brasile, a Mendes,
l’Eggys, ossia rincontro
ecumenico mondiale per giovani e studenti. Ad es.so hanno partecipato circa 600 ragazzi/e di cui 50 erano delegate delle varie associazioni
nazionali dell’Ywca/Ucdg.
Per la prima settimana i partecipanti sono stati divisi in
gruppi di 25-30 persone e inviati nelle diverse regioni del
paese.
Per comprendere questa
scelta, riporto l’esperienza
del mio gruppo nel Mato
Grosso, dove è venuto in
contatto con la popolazione
indigena Kura Bakairì: la loro vita sociale fu stravolta
108 anni fa dai colonizzatori
bianchi; essi controllavano,
attraverso il locale servizio
governativo per gli indiani,
qualsiasi aspetto della cultura
indigena. Attualmente la popolazione Kura Bakairì, per
superare gli effetti devastanti
della colonizzazione, ha dato
forte impulso all’educazione
scolastica. Questo affinché i
giovani imparino a difendere
la propria identità e la propria
cultura.
I principali effetti di questa
azione sono che tutti gli insegnanti della scuola elementare e media sono indigeni,
che nel luglio ’92 è stata
creata un’associazione civica
per il governo del proprio territorio e una donna Bakairì ha
assunto la direzione del locale servizio governativo per la
protezione degli indiani. È
importante sottolineare quest’ultimo risultato, perché tale tribù, pur se economicamente debole, ha visto
nell’operato di una donna la
possibilità della propria evoluzione sociale.
Dopo l’esperienza con i
Kura Bakairì, importante è
stato rincontro con la teologa coreana Chung Li, nella
seconda parte dell’Eggys.
Tre .sono stati i punti salienti
del suo discorso: la compassione, il ricordo, l’azione.
La prima è intesa come immedesimazione nel dolore
dell’altro. Il secondo, frutto
della compassione, è l’analisi
del proprio passato. Entrambi, combinandosi, determinano l’azione. Particolarmente
nella donna, oggetto per secoli di discriminazione, la
compassione e il ricordo so
no i presupposti per la riabilitazione e l’incisività della
sua azione. Proprio questo è
accaduto col popolo Kura
Bakairì, il quale ha eletto a
suo capo, appunto, una donna. A tale proposito il canto
insegnatoci dalla teologa
Chung chiarisce il suo pensiero: toccare è cambiare,
cambiare è toccare, tutto ciò
che lei tocca cambia.
Le delegate dell’YwcaUcdg, prendendo spunto da
queste due esperienze, si .sono confrontate su una progettualità futura di lavoro. È
emersa, quindi, la necessità di
promuovere interscambi culturali, partendo da un principio fondamentale: il valore
delle cultura di donne provenienti da altri paesi emerge
anche quando si perde il contatto esistenziale con la propria terra d’origine.
storale evidenziando, fra l’altro, come le nostre chiese si
siano impoverite per aver
concentrato incombenze e
aspettative su un unico ministero.
Nella quarta relazione Domenico Tomasetto suggerisce i punti essenziali di una
deontologia pastorale. Seguono un’analisi dei risvolti
psicologici del ministero pastorale, condotta da Adriana
Pagnotti, segretaria del Dipartimento di evangelizzazione, e un intervento conclusivo di Franco Scaramuccia, presidente dell’Ucebi,
che delinea la figura del pastore nell’ordinamento interno battista e in quello statale.
Al convegno ognuno dei
sei relatori sarà affiancato da
un «censore». Così sono state definite scherzosamente
sei altre persone che avranno
il compito di evidenziare i
punti salienti delle relazioni
o eventuali lacune, fornendo
ai convegnisti degli stimoli
per la discussione. Si formeranno quindi quattro gruppi
di lavoro che analizzeranno
relazioni e controrelazioni e
porteranno poi in assemblea
plenaria le loro conclusioni.
Come si è detto il convegno non ha voce deliberativa, ma è comunque lecito attendersi da esso un contributo rilevante per il futuro del
battismo italiano. Sempre
che le indicazioni e i suggerimenti che i partecipanti al
convegno porteranno con sé,
come frutto della riflessione
e dell’esperienza delle comunità, possano ritornare alle
stesse comunità irrobustiti e
arricchiti dal dibattito, dal
confronto e dalla chiarificazione degli obbiettivi che le
chiese battiste in Italia si
propongono nella loro testimonianza.
SAN GERMANO — Durante l’estate è stato battezzato Simone Bounous, di Piero e di Patrizia Long. Le benedizioni del Signore accompagnino sempre il caro bimbetta ai
cui genitori auguriamo di mantenere fedelmente le loro
promesse e di aver la gioia di vedere crescere il figliolo
sotto il segno della grazia di Dio.
• Domenica 19 settembre, durante il culto, la benedizione
del Signore è stata invocata sul matrimonio di Giorgio
Bare! e Beate Scheidegger. Agli sposi, che sono stati festeggiati da molti amici italiani e svizzeri oltre che dal
gruppo degli ospiti dell’Asilo dove Giorgio e Beate sono
molto apprezzati per il loro sevizio, giunga ancora da parte
della comunità il più fraterno e sincero augurio di ogni bene del Signore.
• Ci hanno lasciato in questi ultimi mesi la sorella Ida Rivoira ved. Durand, sofferente da lungo tempo, e i fratelli
Daniele Fraschia, ospite del nostro Asilo, e Nino
Bleynat, spentosi all’età di 57 anni dopo parecchi mesi di
malattia.
• Il 28 agosto un folto stuolo di parenti e amici si era riunito nel nostro tempio per meditare la Parola del Signore ricordando Max Rostan, di origine sangermanese ma appartenente alla comunità di Milano, spentosi alcuni giorni
prima nella Casa di riposo di Malnate. A tutte le famiglie
in lutto il pensiero affettuoso della nostra comunità che
esprime ancora a ognuna di esse la sua cristiana simpatia
ricordando le parole di Gesù; «Chi crede in me anche se
muore vivrà». Un pensiero fraterno giunga pure ai coniugi
Samuele Peyran e Ali Unuso Madina, che non hanno potuto rallegrarsi per la nascita della piccola Ghadiga, scomparsa venendo alla luce.
VILLASECCA — La comunità è riconoscente al Signore per
aver potuto nuovamente incontrare il pastore Alfredo Janavel che ha presieduto a Chiotti il culto del 19 settembre.
• Un grave lutto ha colpito ancora la nostra comunità con
la dipartenza di Olga Bounous Noacco, residente a Pino
Torinese ma assai legata alla sua chiesa di origine e in particolare al quartiere dell’Albarea in cui trascorreva le vacanze e le giornate di libertà. Possa la fede in Cristo, che
essa professava con convinzione, farci capire ancora una
volta che nel Signore la vera fragilità non è quella della vita umana, ma quella della morte, che è stata sommersa nella vittoria.
NAPOLI — La chiesa valdese di via dei Cimbri 8 ha organizzato un ciclo di studi biblici fino a dicembre. Questo il
programma: ottobre 1993: 9: studio degli Atti degli Apostoli - inizio. (G. C. Rinaldi); 16: «Lettura della Bibbia letteralismo o critica storica?» (G. C. Rinaldi); 23: «L^
donna nel Nuovo Testamento» (L. Baglio); 30: «Il significato di “peccato” nella Scrittura» (G. C. Rinaldi). Novembre 1993: 6: studio degli Atti degli Apostoli - continuazione. (G. C. Rinaldi); 13: «Le origini del papato» (L. Baglio); 20: «A sua immagine e somiglianza - santificazione
e risveglio». (G. C. Rinaldi); 27: «I figli di Abramo: ebrm,
cristiani, musulmani» (G. Bouchard). Dicembre 1993: 4.
studio degli Atti degli Apostoli - continuazione. (G. C- B*'
naldi); 11 : «La confessione auricolare» (G. C. Rinaldi). Lo
riunioni avranno luogo alle ore 17 nei locali della chiesa
valdese di via dei Cimbri
TORINO — Sabato 9 ottobre, presso la Chiesa battista di via
Bertola, iniziano i corsi di formazione teologica organizzati dal IV circuito valdese e dalle chiese battiste del Piomonte. Il corso inizia affrontando la teologia dell’Antico
Testamento. Per informazioni rivolgersi al pastore Emmanuele Paschetto, tei. 011-9534752
ASSEMBLEE DI CIRCUITO — Stanno riprendendo le attività nelle chiese valdesi e metodiste. Un momento itaportante della «ripresa» sono le Assemblee di circuito. Ecco il calendario di quelle di cui abbiamo avuto notizia:
• V vircuito: si ritrova sabato 16 ottobre, a Savona.
• VI Circuito: si ritrova a Milano, sabato 9 ottobre alle ore
9,30 (sala Claudiana).
5
.rcN^PÌ r- OTTOBRE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
In vista del convegno dell'Ucebi sul ministero pastorale del 22-24 ottobre a S. Severa
Le chiese devono rivalutare i ministeri locali
CARMINE BIANCHI
La chiesa di Ferrara, in vista del convegno Ucebi
sul ministero pastorale, ha riflettuto e sta tuttora discutendo sul tema dei ministeri. Ha
ascoltato e discusso una prima
riflessione di Gianni Frabetti,
un non pastore e forse per tale
motivo più obbiettivo, pubblicata a pagina 7, e ne ha tratto
alcune conseguenze di ordine
pratico.
Se le chiese dell’Ucebi hanno chiesto un convegno sul
ministero pastorale significa
che sentono l’esigenza di focalizzare meglio i compiti del
pastore. Probabilmente le
chiese si rendono conto che
qualcosa non va nel ministero
pastorale, così come oggi è inteso e praticato, e che siamo
arrivati a una situazione di crisi. Inoltre si parla sempre di
pluralità di ministeri, ma in
pratiea il pastore è e rimane il
ministero unico e, con la sua
preparazione e competenza,
spesso superiore a quella di
ogni membro di chiesa, inibisce - anche involontariamente
- la nascita di ministeri locali.
L’anziano diventa spesso il
sostituto del pastore quando
questi non c’è e i diaconi svolgono un ruolo puramente amministrativo. Si viene a creare
una mentalità della delega,
estranea al pensiero protestante. Nonostante da più parti si
senta l’esigenza di una pluralità di ministeri e di una vitalità delle nostre chiese, sembra di vivere in una situazione
di stallo.
La crisi non riguarda unicamente il pastore ma investe
Un gruppo di delegate battiste all’ultima Assemblea. Le donne svolgono ministeri importanti per la vita delle chiese
tutte le chiese e riveste vari
aspetti. Si nota innanzitutto
una crisi di vocazioni, di cui
non possiamo qui elencare le
ragioni. Le voci profetiche
nelle chiese sono assenti: le
chiese non sono più capaci di
affermare e compiere gesti significativi contro la guerra, i
mali sociali, ecc. Si assiste
sempre di più a uno scollamento fra le chiese ed è entrato in crisi il concetto di «unione», almeno così come è concepita in questo frangente.
Manca completamente la vocazione missionaria. Siamo
bloccati dal punto di vista
economico e amministrativo.
Dall’altro lato vediamo però
alcune chiese che sono in netta ripresa; chiese vivaci, molte
delle quali condotte da pastori
locali.
La soluzione alla nostra crisi ci viene prospettata dal
Nuovo Testamento che evidenzia come ogni chiesa debba essere governata dai mini
stri locali, anziani o pastori locali e diaconi, mentre i ministri itineranti hanno un compito di lavoro interecclesiale.
Le linee guida tratte dal
Nuovo Testamento ci danno
alcuni spunti. Gli attuali pastori dell’Ucebi dovrebbero
svolgere un lavoro itinerante,
scegliere un campo di lavoro
specifico e mettersi al servizio
non più della singola chiesa
locale ma, in prima istanza, di
un gruppo di chiese (associazioni di zona) e in seconda
istanza di tutte le chiese battiste.
Gli attuali pastori dell’Ucebi dovrebbero esercitare, a seconda dei loro carismi, ministeri di evangelista, di dottore
e di profeta. Gli evangelisti
avrebbero il compito di fondare nuove chiese, in collaborazione con le chiese già esistenti in zona. Una volta formate farle governare autonomamente dai ministri locali,
mantenendo su di esse solo
La memoria dei doni che lo Spirito sparge nelle nostre chiese
Berta e Guido Saccomani
PAOLO SPANU
1^ trascorso circa un anno
da quando Berta e Guido
Saccomani sono stati tolti al
nostro affetto di battisti italiani. Berta terminava la sua penosissima lotta contro la malattia il giorno 10 ottobre
1992, all’età di 79 anni, e
Guido la seguiva poco dopo,
il 20 dicembre dello stesso
anno, al 78 anni. La notizia di
questo evento mi è arrivata
soltanto da pochi giorni forse
perché, a causa della mia malattia, è stata architettata una
benevola congiura del silenzio 0 forse perché c’è stata
qualche negligenza. Ad ogni
modo vorrei, anche se con ritardo, offrire ai lettori una
piccola ma spontanea e affettuosa testimonianza.
Io non so dire nulla di loro
che in qualche modo non sia
ugualmente riferito ad ambedue. Avevano realizzato un’
unione che per tutti noi,
quando eravamo ragazzi, costituiva un esempio di amore
profondo, delicato e semplicemente bello. Non so valutare, ovviamente, gli aspetti reconditi del loro rapporto ma
la loro fede, la loro dedizione
al servizio del Signore nella
chiesa, presso i giovani, e soprattutto il loro impegno nella
costruzione del Villaggio della gioventù, sono sempre stati
di grande ispirazione per noi
tutti.
Di Guido però devo dire
qualcosa di più specifico. Era
un moralista intransigente,
specialmente con se stesso.
Berta era dolcemente aperta a
considerare le particolarità
Berta e Guido Saccomani In una foto del 1990
delle situazioni umane. A noi,
che abbiamo per anni collaborato con lui a costruire il
Movimento giovanile battista
e il Villaggio, il rigore morale
di Guido dava un po’ fastidio,
ma a distanza occorre ammettere che proprio quella sua
saldezza ci ha permesso di
contare su qualcosa che ha
avuto valore poi e di contare
su qualcosa che era a suo modo una testimonianza viva di
fede evangelica. Proprio per
questa dialettica forte abbiamo fatto molte battaglie, senza mai scadere nell’offesa
personale e senza mai mancare di vedere nell’avversario
un combattente onesto e di
alto rango morale.
Berta e Guido hanno fedelmente lavorato anche nelle
chiese locali in cui hanno
avuto parte non piccola. L’ultima volta che potei vederli,
quando Berta era afflitta da
tormentosa malattia, erano
ancora innamorati l’uno
un’autorità morale e spirituale. I dottori non dovrebbero
agire esclusivamente nelle facoltà teologiche ma operare in
maniera itinerante, nel senso
di non legarsi a una chiesa
particolare ma di esercitare il
loro ministero in varie chiese
o nelle scuole di formazione
per i ministeri locali che le
chiese mettono su in determinate zone strategiche.
Il ministero di profeta è
quello più carismatico di tutti.
Si tratta di persone con il coraggio di testimoniare e contestare «il mondo» e trascinare
con sé la chiesa. I ministeri locali dovrebbero invece svolgere funzioni di tipo pastorale,
amministrativo, di predicazione ordinaria, di governo locale. I ministeri locali si possono
a loro volta diversificare come
visitatori, pastori, evangelizzatori, ecc. Strutturando i ministeri in questo modo non
avremo più la crisi di vocazioni. Ogni chiesa infatti avrà i
suoi ministri locali e potrà
usufruire del servizio dei ministri di zona. Questi ministri
di zona creeranno un collegamento fra le varie chiese locali e inoltre potranno lavorare
in équipe tra loro e con i ministri locali.
I ministri di zona potranno
concentrarsi sull’apertura di
«campi nuovi» e rilanciare la
vocazione missionaria nelle
chiese locali, ridando così vitalità a tutto il lavoro delle
chiese che spesso sono troppo
concentrate su se stesse. E
chiaro che tutte queste idee
vanno approfondite e sarà necessario elaborare alcuni progetti pilota in alcune zone
dell’altra e ancora innamorati
dell’Evangelo.
Ci darà Iddio di avere altre
persone così salde nella fede
e così umanamente coinvolte
nella maturazione delle nostre chiese? Ora che loro non
ci sono più e che per una circostanza veramente fortuita
le loro spoglie giacciono significativamente vicine, proprio come loro hanno sempre
vissuto, mi viene un duplice
impulso nel cuore: la riconoscenza a Dio per quanto Berta e Guido hanno fatto per
noi, giovani emergenti dall’
esperienza della guerra e vittime della dispersione battista
di quegli anni; ma poi anche
una preghiera al Signore perché lo Spirito non cessi di dare a tutta la chiesa doni di
servizio perfettamente laici e
al tempo stesso totalmente
consacrati.
A Patrizia e a Ettore, a Lucilla e Giulio e alle loro figlie
tutto il mio fraterno affetto.
Rimini
Giornate
di festa
L’Interno della Chiesa valdese di Rio Marina
Attorno alla «Casa» riprende vita la chiesa
I valdesi delKElba
CARLO GAY
Il 28 agosto a San Leo, località di alta collina prospiciente
San Marino dove è la rocca in
cui fu imprigionato Cagliostro,
c’era più gente del solito: non
in cerca di ricordi storici, ma
per circondare con affetto e in
preghiera Sara Rossi e Markus
Mack che celebravano le loro
nozze interconfessionali nella
Pieve di San Leo.
Molti parenti e amici dello
sposo provenivano dalla Germania e così la cerimonia ha
seguito la liturgia interconfessionale preparata per questi
casi da un’apposita commissione mista, naturalmente tradotta in tedesco come l’omelia
del parroco e il sermone del
pastore. Agli sposi va l’augurio che il loro matrimonio interconfessionale possa essere
un’occasione di vita coniugale
che porti frutto di autentico
ecumenismo nella ricerca dell’
agape di Cristo che abbatte anche i muri di divisione fra i
credenti.
La comunità evangelica è
stata in festa anche il giorno
dopo, alla presenza anche dei
pastori precedenti. Al culto in
tedesco presieduto da Gunther
Leibbrand, il nostro piccolo
tempio era pieno di amici dello sposo, mentre alle 10,30
quello in italiano, presieduto
da Iginio Carera e dal past.
Leibbrand, ha visto una vera
«folla».
Nello spazio di poco più di
48 ore hanno vissuto momenti
di autentica riconoscenza a
Dio che, veramente, fa sentire
la sua presenza dove sorelle e
fratelli in Cristo si radunano
nel suo nome.
Tornare a Rio Marina è
per me tornare in una
comunità nuova e antica,
spontanea e tradizionale e
predicare in quella chiesa le
parabole del Regno significa
l’eco di un passato mai spento. Ritrovo degli amici, che
non dimenticano: ricorrono i
nomi dei Cignoni e dei Quattrini, dei Banchetti e degli
Acinelli, Taddei, Barbetti,
Valeriani, uomini di mare e
uomini di scoglio.
I Cignoni ti ricordano Tinizio della comunità con l’incontro, a Nizza nel 1850, con
i colportori franco-italiani e
l’incontro con gli esuli «per
religione» dalla Firenze guicciardiniana.
Alcune riviste rievocano
oggi l’epopea del comandante Fulvio Cignoni, che porta
sul suo vascello fantasma i
suoi marittimi e scarica, con
loro, tonnellate di carbone e
ferro fra Rio Marina e Liverpool (ricordo sua sorella. Lina Acinelli nata Cignoni, che
aveva accanto a sé una fotografia del magico Conte Rosso). Autodidatta, fra i frizzi
del nostromo, aveva imparato l’inglese e l’arabo. Il canto
preferito della famiglia era il
vecchio inno Quale un faro
risplendente...
La storia della comunità ricorda, fra i flagelli che la
Chiesa valdese ha subito oltre alla morte e al colera, anche la realtà dell’emigrazione: pensiamo alle valli valdesi, a molti credenti del Molise e dell’Abruzzo. Partire e
ricostmirsi, con altri credenti, spesso legati ad altre denominazioni, delle comunità
evangeliche. Per le valli furono terre d’approdo l’Uruguay e l’Argentina, il Nord
America, per i siciliani (da
Riesi, Grotte, Catania...) e
per i pugliesi furono Kansas
City, New York, Toronto.
Per gli elbani, oltre le vicine
Piombino e Livorno, furono
il Texas e l’Australia.
Oggi a Rio Marina sei con
quelli che sono partiti e con
quelli che sono restati: una
comunità ideale, che rischia
di diventare un mito, ma è
pur sempre una pianta che
porta i suoi frutti in ogni stagione: a Rio Marina non è
spenta l’eco dei Banchetti e
della maestra Priscilla e della
Mattel. E la comunità civile
accoglie gli evangelici, che
vanno e vengono, come degli
amici con cui si partecipa.
Il vecchio tempio, sorto nel
lontano 1862, in quello stile
che stile non è esprime, con
il pulpito, il senso di una parola che annunzia la Parola
di Dio e, con il tavolo, la
realtà della comunione che ti
affratella in Cristo. Oggi la
comunità ti accoglie con il
canto e TEvangelo nel vecchio tempio, ma insieme alle
comunità evangeliche della
Toscana, del Lazio e di La
Spezia, con l’aiuto delle
chiese della Renania, nella
nuova Casa valdese.
Là dove erano le scuole,
che tanto diedero allo «scoglio», insieme ai loro maestri
e pastori, ora la Casa valdese, rifatta, ha sostituito le
vecchie mura e ti accoglie,
come ospite. E un’accoglienza calda e fraterna. Le stmtture sono costituite dal refettorio e da sale e cucina al
piano terreno, da camere con
4, 3, 2 letti al primo piano, e
dal giardino con i suoi mandarini, aranci, limoni, melograni, che dà respiro a tutta
la casa.
Quest’ultima non è un contenitore vuoto, ma ti accoglie
con il sorriso e l’affetto di
una compagna di viaggio:
Ornella Rovelli, confermata
a Milano dal pastore Alberto
Ribet, si trasferì poi in Germania e vi lavorò per oltre
20 anni sposandosi con
Eckart Grein, luterano. Desiderosa di servire la chiesa,
con i suoi doni professionali
e culturali rispose al comunicato della Tavola e fu nominata direttrice della Casa.
Da sempre le chiese di minoranza esprimono, accanto
alle chiese e ai culti, i centri
giovanili, le case per ferie, gli
ospedali e le case di riposo,
l’opera diaconale. Intanto la
pastora Ursel Kònigsmann,
dopo la supplenza estiva di
Gay e Briante, guiderà in
modo continuato la cura pastorale della comunità.
Nei giorni della mia permanenza si sono susseguiti a
Rio un incontro di sindaci e
assessori regionali per discutere con la popolazione il
progetto regionale di un parco nazionale dell’Arcipelago
toscano. Si è svolto nel giardino della Casa con 50 persone: non siamo un ghetto
sacro, ma una comunità lieta
di salutare amici, compaesani o forestieri. Poi una conferenza del dott. Andrea
Mannucci su Società e handicap. Hanno partecipato in
molti, con discussione e proposte. E ancora un incontro
sul tema Chiese evangeliche
in Italia nel dopoguerra davanti alla nazione e davanti
allo stato.
Così, con i culti, i convegni, gli studi biblici intendiamo continuare un’opera di ricerca con questa cittadina,
amata e rispettata da un secolo e mezzo.
Questo è l’impegno.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 1^ OTTOBRE 199.':^
I MINISTERI
NELLA CHIESA
GIOVANNI BATTISTA FRABETTI
Da qualche tempo nella Chiesa battista di
Ferrara, forte della sua vocazione interdenominazionale, si discute dei ministeri ecclesiali.
Il presente articolo è frutto di questa ricerca e
ricalca in modo sintetico il testo di una conferenza dedicata all’argomento. Lo scopo è di
spostare l'accento del tema che sarà l’oggetto
del prossimo convegno Ucebi di S. Severa:
non il «ministero pastorale» bensì «quali ministeri» servano alla chiesa per la diffusione
dell’Evangelo. La modifica non è di poco conto: sorvolando le critiche che pure si potrebbero fare alle relazioni introduttive (ad esempio una certa confusione fra vocazione cristiana in generale e vocazione pastorale; il
problema della deontologia pastorale, quasi il
pastore fosse un professionista dello Spirito),
vuole essere un contributo per risolvere il vero nodo del problema: non un ministero unico, bensì vari ministeri, biblicamente fondati.
Il ministero è un tema centrale non solo dell’ecclesiologia ma della Riforma
poiché non vi sono che due
modi di risolvere la questione:
1) impostare una serie di
servizi in base alla situazione
storica e a un progetto determinante (qualunque ne sia la
giustificazione teologica);
2) riscoprire i ministeri
quali sono nel Nuovo Testamento, in rapporto dialettico
con gli sviluppi posteriori.
Queste due opzioni di fondo
sono espressione di due
ecclesiologie contrapposte: T
ecclesiologia cattolica e l’ecclesiologia riformata. Apparenza di immobilismo a parte,
il ministero cattolico è frutto
di lunghe trasformazioni e
adattamenti (in positivo e in
negativo) a mutate esigenze
storiche, che la Riforma ha
cercato di scalzare appellandosi al Nuovo Testamento.
Sintetizzando si può dire che
la Chiesa cattolica si aggiorna
store, ministero non biblico,
ricalcato di volta in volta sul
parroco cattolico o sul rabbino giudaico (anche se l’involuzione è stata più problematica: ancora nel 1678 l’Orthodox Creed battista conosce
vescovi, anziani e diaconi).
Il dibattito sui ministeri ha
ricevuto nuovo impulso, purtroppo quasi solo a livello accademico, con la scoperta
della Didaché, un manualetto
del I-II secolo d.C. che presenta in forma sintetica l’organizzazione della chiesa.
Il commento approfondito
di Harnack (con varie discussioni di luterani e anglicani, come Lietzmann, Robinson, ecc.) ha dimostrato
che i ministeri della Didaché
sono gli stessi del Nuovo Testamento, sia pure con qualche differente sfumatura terminologica, cioè una serie di
ministeri carismatici permanenti (apostoli, profeti, dottori) non limitati a una comu
«Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se
dunque iOy che sono il Signore e il
Maestro, v’ho lavato i piedi, anche voi
dovete lavare i piedi gli uni agli altri».
(Giovanni 13, 13-14)
secondo i segni dei tempi, la
chiesa evangelica si riforma
secondo la Parola di Dio.
Va anche aggiunto che ripensare i ministeri non vuol
neppure dire riesumare acriticamente i tentativi dei nostri
predecessori: essi vanno visti
piuttosto come un contributo
di cui tener conto in una comune ricerca ideale, e non
come esempi normativi, poiché il vero spirito e programma della Riforma non è
la chiesa riformata (in pratica
una sua qualche forma storica
da scegliere come modello)
bensì la «ecclesia reformanda», la continua conversione
alla Parola di Dio.
Il problema della esatta articolazione dei ministeri, reso
difficile dall’assenza nel
Nuovo Testamento di una
sua trattazione sistematica, è
stato in verità un po’ sottovalutato dai riformatori, tutti
presi dalla polemica con Roma, salvo i due punti fondamentali: il sacerdozio universale dei credenti e l’assenza di uno status sacerdotale
ministeriale (ma già Zwingli
aveva visto nel profeta il ministro cristiano).
Un dibattito accademico
In pratica però le cose sono
andate molto diversamente: le principali attività della
chiesa, compresa la più
importante di tutte cioè la
predicazione della Parola
(spesso ridotta al sermone
domenicale), sono state concentrate nella persona del pa
nità particolare (e da non
confondere con altre manifestazioni carismatiche quali
glossolalia, guarigioni, ecc.),
e dei ministeri locali (vescovi
e diaconi) espressione della
chiesa locale. Nelle comunità
più contigue alla sinagoga i
ministri locali vengono chiamati anziani, identificati con i
precedenti in Atti e nelle Pastorali; qui e in Efesini l’apostolo viene chiamato evangelista per distinguerlo dai Dodici apostoli (Bultmann, Teologia del Nuovo Testamento,
pag. 433).
Il ministero cristiano
Riscoprire il ruolo e la
configurazione dei ministeri neotestamentari non è
mera archeologia (almeno non
più di altre tematiche della
Riforma), poiché il ministero
è parte della ecclesiologia,
cioè del rapporto dei cristiani
con Cristo e fra loro; può essere invece parte importante
di un programma di riforma
integrale e di superamento denominazionale in prospettiva
ecumenica. In questo quadro
generale vorrei sottolineare alcuni punti caratterizzanti del
ministero cristiano, cominciando dal suo significato generale. Nel Nuovo Testamento manca un termine corrispondente al nostro vocabolo
«ufficio» per indicare il ministero cristiano. Esiste però nei
sinottici una serie di testi che
lo definiscono in senso molto
generico nel contesto, non casuale, della disputa dei disce
poli sul primato (Marco 9, 33
ss; 10, 41 ss; Matteo 20, 24
ss; Luca 22, 24 ss); in questo
senso generale il ministro
viene definito «diakonos»,
equivalente tecnico di «doulos» (servo), e il suo verbo
«diakonéo» (servire). Il ribaltamento prospettico operato
da Gesù è tanto più significativo perché pone la sua comunità sotto questo aspetto in
antitesi ai regni pagani: la gara per il primo posto, il dominio sulla comunità e i titoli
adulatori dei re ellenistici
(«euerghétai», benefattori)
sono l’esatto contrario del
ministero cristiano; «non sia
così tra voi» è una nota distintiva della comunità dei discepoli.
In Matteo, nel contesto del
giudeo-cristianesimo, troviamo anche un altro modello negativo, da cui i discepoli
devono guardarsi, il rabbino
giudaico (23, 1-11). L’altra
tentazione era di organizzare
la comunità attorno ad una
autorità teologica e morale
parallela al rabbino. L’obiezione di Gesù va più in
profondità della critica alla
vanagloria: contestando i «titoli» rabbinici (Strack-Billerbeck 1, 918; 3, 340), Gesù rifiuta la «halakà», la legge
orale, più importante per gli
ebrei della legge scritta perché li distingue dai «minin»,
gli eretici cristiani (Num.
Rabbah 14, 10). Ma storicamente essa altro non è che la
«summa» canonizzata delle
opinioni rabbiniche: così il
maestro fà la verità, e il suo
parere teologico e morale diventa legge. Rifiutando questo modello di ministero, Gesù estende il concetto di servizio anche alla teologia.
I ministeri carismatici
In secondo luogo, qualche
osservazione sui ministeri
«carismatici»^ (apostoli, profeti, dottori). E errato ritenere
che appartengano a una fase
antica ma transitoria della
chiesa; a differenza di altri
doni quali miracoli e guarigioni (distribuiti comunque
«secondo la sua volontà».
Ebrei 2, 4) rappresentano un
servizio costante fino all’inizio del II secolo, e sono stati
scalzati solo dal sorgere
(combattuto) dell’episcopato
monarchico, ad opera di
Ignazio di Antiochia (egli
stesso profeta prima che vescovo, cfr. D. Williams, «The
Ministry in Historical Perspectives» , pag. 30); ma ancora al tempo di Erma (persecuzione di Traiano) sono
ben presenti «apostoli, vescovi, dottori e diaconi, dei quali
alcuni sono morti e altri sono
ancora vivi» (Vis. 3, 5, 1).
Le obiezioni più note sono
forse quelle di E. Schweizer
(«Gemeinde und Gemeinde
Ordnung im N.T»., traduzione italiana e inglese) ma difettano di metodo e del necessario approfondimento
esegetico. Schweizer afferma
che nel NuovoTestamento ci
sono solo tracce di tale divisione; ma il Nuovo Testamento non è né il Talmud né
una costituzione ecclesiasti
II Logos che progetta l’essere umano, scultura In pietra. Cattedrale di Chartres, Francia, XIII secolo
(Tratto dal libro Emmanuel «Oggi vi è nato un Salvatore», Claudiana, 1986)
ca, e neppure un manualetto
come la Didaché. Tutto sta
nel verificare la consistenza
di queste tracce. Quanto ai
casi concreti, lo spazio mi
obbliga a pochi esempi: in
Romani 12, 7 scambia la
diakonia con il ministero di
diacono; I Tess. 5, 12 indica
le stesse persone, ma sono
ministri locali (cfr. l’esortazione a non disprezzarli parallela a Didaché 15, 2).
Quanto a Efesini 4, 11, è ovvio che alla edificazione della chiesa concorrano tutti i
ministeri.
Altra obiezione è che i carismatici in quanto tali non potrebbero costituire un vero
ministero (così ad esempio R.
Bultmann, Teologia del NuovoTestamento, pag. 431). Vi
sono invece dei passi in cui
diakonia non indica né il ministero in generale né il diacono, bensì il ministero
dell’apostolo: I Cor. 16, 15;
Rom. 12, 6-8; Ef. 3, 7; 1 Tim.
1, 12; dell’evangelista : I
Tim. 4, 6; II Tim. 4, 5). Di
tutti i ministeri, quello dell’
apostolo/evangelista è in certa
misura il ministero per eccellenza, e in tal senso Timoteo
può essere definito «uomo di
Dio» ( Tim. 6, 11; II Tim. 3,
17). Che anche qui non si
tratti di ministero unico lo si
deduce da due fatti: Timoteo
è indicato al’ministero dalla
profezia, distinta da lui (1
Tim. 1, 18; 4, 14) e ha il compito di vigilare sulle dottrine
dei dottori (I Tim. 1, 3; 2
Tim. 4, 3).
Infine un’ultima considerazione su Efesini 4, 11. Qui
pastori e dottori sono stati
spesso intesi come un ministero unico e applicato al pastore evangelico, ma a torto:
la congiunzione è piuttosto
una disgiunzione lieve (e=o):
così ha inteso la Peshitta siriaca, e ancor più la versione
etiopica: «Il ministero dei pastori e il ministero dei dottori». Sembra anche che vi
sia stata una tendenza a dissociare i dottori dagli apostoli
e profeti (cfr. Mt. 23, 37; Ef.
2, 20; 3, 5; Ap. 18; 20; già
Rom. 12, 7) e associarli ai
ministeri locali (oltre Ef. 4,
11 cfr. Col. 3, 16, se insegnare e ammonire sono termini tecnici dei dottori e degli anziani/vescovi).
I ministeri locali
Passiamo ora ai ministeri
locali. Pastore è sinonimo
di anziano o vescovo in At.
20, 28; 1 Pt. 2, 25; 5, 2; in Erma (Sim. 9, 31, 5) comprende
tutti i ministeri, come conduttori (Eb. 13, 7 ecc.). I ministeri locali sono più antichi dei
titoli che li designano; li troviamo già in I Tes. 5, 12;
Rom. 12, 6-8; I Cor. 12, 28
ss). L’assenza dei titoli è
compensata dall’indicazione
delle funzioni: presiedere e
ammonire (termine tecnico
ancora in Erma e 2 Clemente), avere misericordia (disciplina penitenziale?); assistere
e dare (i futuri diaconi). Si
tratta già di veri e propri ministeri. Resta un interrogativo: il rapporto con la predicazione (ad esempio le Chiese
di Cristo negano agli anziani
la possibilità di predicare).
Per il periodo più tardo la risposta è senza dubbio affermativa (I Tim. 5, 12; Didaché
15, 1); ma il verbo faticare
suggerisce che fin dall’inizio i
ministri locali erano impegnati anche nella predicazione,
anche se nell’ambito della comunità locale («fra voi» 1
Tes. 5, 12; «per voi» Didaché
15, 1).
Un servizio
nella sequela di Cristo
I ministeri, sia carismatici
che locali, non costituiscono uno «status» sacerdotale
né, in linea di principio, sono
cariche a vita (cfr. I Tim. 3,
13). Che Paolo venga chiamato nelle pastorali apostolo e
dottore non è né opera del caso né confusione di ministeri.
Secondo studi recenti Paolo
avrebbe diretto una vera e
propria scuola cristiana a Efeso (cfr. Vielhauer, «Geschich
te der urchr. Literatur», pag.
70); inoltre l’insegnamento
potrebbe essere stato il suo
ministero verso la fine della
sua vita (Atti 28, 30-31).
Essi rimangono un servizio
nell’ambito della sequela di
Cristo: solo Cristo è il vero
inviato, il profeta e il maestro,
ma è anche il sommo pastore
e vescovo delle anime (I Pt. 2,
25), il diacono dei discepoli
(Le. 22, 27). I chiamati al ministero sono solo dei delegati
al servizio dell’Evangelo, per
diffondere la Parola ed edificare le comunità. I danni provocati dalla riduzione dei carismi al ministero unico sono
difficilmente calcolabili; benché l’idea sia partita da una
nobile intenzione (la lotta di
Ignazio di Antiochia contro la
gnosi), il danno ha superato di
molto il guadagno, come sempre succede quando si abbandona il modello apostolico.
Anche in campo protestante
e battista è successo sostanzialmente la stessa cosa,
trascurando le pur ottime osservazioni di John Smyth, secondo cui se una chiesa ha un
unico ministro, i doni degli
altri saranno sciupati.
Ma il ministero unico è anche la spia di una chiesa che
ha abdicato ad alcuni doveri
fondamentali: l’assenza di
uno specifico ministero missionario trova la spiegazione
nell’idea della «società cristiana» dove cristiani si nasce e non si diventa; l’assenza di voci profetiche, sua
conseguenza, tradisce l’adeguamento della chiesa al sistema del «mondo». Lo stesso discorso vale per la «cultura» cristiana: sviluppatasi
nel chiuso delle università
statali e al di fuori della chiesa, non ha saputo creare una
solida coscienza cristiana dj
fronte a fenomeni quali il
razzismo, il nazifascisrno, »
capitalismo, il comunismo
ateo, nati al di fuori del cristianesimo e contro di esso,
ma troppo s’pesso digeriti e
assimilati dai cristiani con
estrema tranquillità.
7
Spedizione in abb. posi, Gr 11 A/70
In caso di mancato recapito rispedire-a:
CASELLA POSTALE 10066
torre PELLICE
Fondato nel 1848
■■ < Í1 1 “1 <1
LA. LA.
^LLI AÀLDESI
7j]
VENERDÌ P OTTOBRE 1993
ANNO 129 - N. 37
URE 1300
Il 3 ottobre la festa dell'uva di Prarostino è anche il momento per fare il punto
Doux d'Henry, plassa: il vino è doc, ma le
regole economiche limitano la produzione
________MAURO OARPIOL________
Siamo ormai arrivati alla
fase finale, la vendemmia;
preparate le attrezzature, si
programmano le date per la
raccolta dell’uva, possibilmente di domenica, magari
così si riesce ancora a reperire
l’aiuto di qualche volontario
disinteressato, disposto a lavorare (gratuitamente) per
una bella scorpacciata d’uva
buona.
Intanto, per domenica 3 ottobre, a Prarostino è prevista
la Festa deH’Uva, festa ormai
tradizionale che conclude la
" stagione di attività della Pro
Loco e delle varie associazioni che ne fanno parte e
che, tempo permettendo, proporrà una giornata densa di intrattenimenti, offrendo tra l’altro la possibilità di acquistare
i vari prodotti locali esposti
alla mostra: le uve (doux
d’henry, plassa, ecc.), le mele,
i prodotti dell’orto; di gustare
a pranzo le specialità prarostinesi e poi nel pomeriggio assistere alla sfilata dei carri appositamente allestiti. Il raccolto di quest’anno si presenta
ottimo sotto il profilo della
qualità; è abbastanza contenuta invece la quantità, molto inferiore rispetto all’anno scorso
quando però il prodotto aveva
risentito delle abbondanti
piogge che si erano avute nel
periodo immediatamente precedente la vendemmia.
Purtroppo quel bel vigneto
che era la collina di Prarostino
subisce una trasformazione in
negativo, iniziata anni fa, che
prosegue inesorabile: secondo
i dati disponibili, anche se approssimativi, sono 1.200 i
quintali di uva prodotti nel
’92. I molti problemi che affliggono la viticoltura e l’agricoltura in generale hanno logorato quella che era in passato una fonte di reddito essenziale per molte famiglie, e ormai a vinificare direttamente
sono pochissime aziende agricole; infatti norme severe
regolano questo tipo di attività, sia nella fase produttiva
che in quella successiva di
conservazione e vendita.
Inoltre esistono le difficoltà
di commercializzazione del
vino che generalmente avviene in damigiana, sistema che
si adatta a ben pochi consumatori. Parecchi sono i coltivatori che conferiscono l’uva
alla Cantina sociale di Bricherasio, che poi toma a Prarostino trasformata in vino venduto dalla locale cooperativa
agricola.
Ma molti di più sono quelli
che per impossibilità di vario
genere (età, altro lavoro, ecc.)
sono stati costretti a ridurre
drasticamente la superficie
coltivata, limitandosi a produrre solo per il loro fabbisogno, oppure abbandonando
definitivamente la vigna.
E così, lentamente, le coltivazioni un tempo ordinate nei
bei filari puliti, in mezzo ai
quali si alternavano segale e
patate, hanno già ceduto il
passo ai rovi e alle piante selvatiche, ai cinghiali e animali
vari sulla cui abbondanza e
utilità, soprattutto a livello
ambientale, ci sarebbe molto
da dire. Una situazione del
genere lascia poche speranze
per il futuro, il settore viene a
trovarsi sempre più in difficoltà e abbandonato a se stesso, non potendo contare sul
sostegno degli enti pubblici;
non si potrà nemmeno più
contare sugli aiuti finora previsti in caso di gravi danni
causati dalla grandine.
Il programma di domenica 3
ottobre prevede, alle 9,30,
l’apertura del Museo della viticoltura e la mostra artigianale e commerciale; alle 10 la
vendita dei prodotti agricoli a
cura della Pro Prarostino; alle
10,30 il raduno delle trattrici
agricole antecedenti il 1960;
alle 12 il pranzo gastronomico; alle 14 la sfilata dei carri
allegorici, che partirà dalla
Borgata Rocco; alle 16 la
premiazione degli espositori
artigianali, commerciali e
agricoli e alle 20 la cena finale della vendemmia presso la
trattoria Marino (è gradita la
prenotazione).
IL FUTURO DELLE COMUNITÀ MONTANE
PIANIFICARE
SENZA SOLDI?
PIERVALDO ROSTAN
La Regione ha definito gli
ambiti delle nuove Ussl.
Com’è noto, le tre unità sanitarie del Pinerolese saranno
unite in un’unica area più
grande. Ci sono naturali preoccupazioni circa il futuro di
alcuni servizi, specie se l’ospedale di Pinerolo (questo è
uno dei rischi) finirà per fagocitare gran parte delle risorse destinate alla sanità del
Pinerolese.
Ma c’è un altro interrogativo che andrebbe posto con
una certa urgenza: quale sarà
il futuro delle Comunità montane?
In alcune di esse (ed è il caso sicuramente della vai Pellice) gran parte dell’azione
politica ha puntato molto sul
socio-assistenziale, in una linea che vedeva nella coincidenza territoriale Comunità
montana-Ussl anche un valore funzionale. Anche i bilanci
talvolta vedevano una forte
integrazione e interazione fra
i due settori; in questa tendenza c’era anche un progetto
A Bobbio Pedice i rappresentanti della vai Pedice, della Provincia e del Queyras
Un traforo per superare le barriere
________ANDREA MEtLI________
I promotori del progetto di
traforo al Colle della Croce in alta vai Pellice (il District du Queyras e la Provincia di Torino) in collaborazione con il Comune di Bobbio Pellice hanno organizzato
un convegno-dibattito che si
è svolto il 24 settembre a
Bobbio. Erano presenti una
delegazione della Provincia
guidata dal vicepresidente,
Bonansea, alcuni rappresentanti della Regione, gli amministratori locali (pochi, per la
verità) e un francese, membro
dell’Associazione traforo
Colle della Croce.
La storia del traforo del
Colle della Croce necessita di
alcune premesse di tipo storico. La prima riguarda le popolazioni dei due versanti che
sono legate da affinità culturali e linguistiche e, attraverso il Colle della Croce e il
Colle deirUrina, nel corso
dei secoli hanno sempre avuto rapporti di reciproco scambio. Sotto questo punto di vista, le Alpi rappresentano indubbiamente un ostacolo e la
ricerca di un collegamento
più agevole appare assai opportuna.
La seconda premessa riguarda la storia di un traforo
di cui si parla da più di 150
anni, ma che non è mai andato oltre la fase di progettazione, spesso per mancanza di
mezzi, qualche volta anche a
causa di un pizzico di sfortuna. I progetti che si sono
susseguiti neH’ultimo secolo
sono molto diversi fra loro,
rispecchiano le esigenze di
traffico del periodo in cui so
no stati elaborati e difficil
mente sarebbero riproponibili
oggi. Fatte queste premesse,
occorre ancora dire che ogni
volta che l’idea viene tirata
fuori dal cassetto, non manca
di suscitare dibattiti tra la popolazione che si divide tra
scettici e convinti assertori
dell’opera.
L’occasione più recente per
parlare del traforo è venuta
quando, nell’ambito di un programma Cee denominato Interreg 1 è stata predisposta
l’elaborazione di uno studio
preliminare per lo sviluppo
economico ed ambientale delle valli Pellice e Germanasca.
e Queyras-Guillestrois. Il progetto ha essenzialmente finalità di studio e di verifica del
potenziale turistico delle due
zone, per cui non si parla direttamente del traforo, la cui
costruzione verrebbe eventualmente finanziata da un secondo piano, rinterreg 2, nel caso
in cui gli studi attualmente in
corso vengano valutati positivamente a livello Cee.
Nel corso dell’incontro sono state presentate su cartine
geografiche tre varianti di un
possibile traforo, con le relative vie d’accesso: si tratta di
tre varianti di tipo stradale e,
visto che si tratta di progetti
di massima, c’è stato chi si è
chiesto perché non sia nemmeno stata presa in considerazione l’ipotesi di un collegamento di tipo ferroviario,
che consentirebbe il passaggio di uomini e merci con inquinamento minimo.
Il dibattito è stato interessante e ha visto l’emergere di
alcune posizioni ben delineate. L’opportunità di costruire
il traforo ha trovato ampio
consenso fra i partecipanti,
che hanno ribadito unanimemente l’individuazione di una
possibile utenza nel traffico
ieggero, locale e non.
Sugli aspetti più concreti, si
sono invece verificate alcune
divergenze: in particolare riguardo alla viabilità di accesso. Una parte dei convenuti,
fra cui Bonansea, considera il
problema di secondaria importanza rispetto alla necessità di costruire il collegamento italofrancese, mentre la
maggioranza degli amministratori locali ha preso una
posizione precisa esprimendo
un parere negativo su un collegamento di tipo autostradale
che, in una valle stretta come
la vai Pellice, potrebbe creare
grossi problemi in termini di
impatto ambientale.
La parte francese era rappresentata da una sola persona: Oltralpe si alternano momenti di disponibilità ad altri
di chiusura e, a certi livelli,
mostrano una certa freddezza
verso il progetto. Da parte italiana il comitato promotore,
prima di pensare e battere la
concorrenza rappresentata dagli altri trafori in fase di studio lungo l’arco alpino, dovrebbe anzitutto preoccuparsi
di acquisire una certa credibilità presso la popolazione locale e i suoi amministratori.
La questione è molto importante e quanto mai è aperta
se si pensa che, al convegno a
cui erano stati invitati tutti i
sindaci del Pinerolese, non
erano rappresentati neanche
tutti i sindaci della vai Pellice.
Per quanto riguarda quest’ultima, forse ne sapremo di
più dopo che la Comunità
montana si sarà riunita per discutere ed eventualmente
esprimere un orientamento in
materia: secondo il presidente, Cotta Morandini, che si è
impegnato a convocare una
riunione apposita, tutto questo dovrebbe avvenire in tempi brevi.
Quanto alla popolazione, la
cui diffidenza è motivata da
un passato di trafori mai fatti
e da un presente che non garantisce neppure una viabilità
dignitosa per il Pinerolese, se
dal progetto non scaturirà
qualcosa di concreto non esiterà a pensare che si tratta
dell’ennesima occasione perduta o, peggio, della solita
trovata preelettorale.
condivisibile.Ora però ci si
trova davanti al fatto nuovo e
le due amministrazioni si separano in modo netto.
La Comunità montana di
per sé non può contare su bilanci consistenti; ha poche risorse. Eppure è vitale riprendere a pensare, fuori da
determinati settori come il sociale, in un’ottica di programmazione di valle. È necessario che questi enti montani
non vengano messi nelle condizioni di limitarsi ad automantenersi senza poter incidere sul territorio.
Ci sono uffici che hanno
svolto o svolgono interessanti
moli propositivi, di consulenza, di coordinamento fra Comuni: la politica giovanile, il
mondo agricolo, la cultura
hanno bisogno di risposte ed
esse possono venire da un ente di valle. La pianificazione
territoriale dovrebbe poter
contare su uffici attrezzati
(quanti dei nostri Comuni
non hanno un ufficio tecnico
e si contendono poche ore di
qualche professionista?).
Questi possono essere alcuni settori su cui puntare per rilanciare il ruolo delle comunità montane: ma c’è un altro,
non secondario, problema.
Non bastano gli uffici; occorre
anche chi ha voglia e capacità
di progettare e pensare dal
punto di vista amministrativo.
Ho l’impressione che una
classe politica sia giunta al
capolinea: chi ha «gestito il
potere» in questi anni in modo propositivo sembra stanco
altri, i cui riferimenti provinciali o regionali oggi devono
fare i conti con l’evidenza di
Tangentopoli, dovrebbero
sentire almeno il bisogno di
un’autocritica che non si vede. Anche chi ha condotto
battaglie di opposizione si
trova su posizioni ormai troppo radicate che non favoriscono lo sblocco di una politica in senso propositivo.
C’è un forte bisogno di una
classe politica che voglia di
nuovo appassionarsi al far
politica in queste zone,
marginali eppure per altri
versi ancora vitali.
Assemblea generale del Cotrao
Ambiente e montagna
«Qualsiasi iniziativa per tutelare l’amhiente deve tener
conto delle esigenze delle popolazioni che lo abitano».
Questa è la determinazione assunta dalla Comunità di lavoro Alpi occidentali (Cotrao) al
termine dell’Assemblea generale svoltasi a Aigle Leysin,
nel cantone svizzero di Vaud,
che ha esaminato tra l’altro la
«Convenzione per la tutela
delle Alpi occidentali» siglata
nel 1991 dai ministri dell’Ambiente di Italia, Francia e
Svizzera.
«Il documento, che deve essere ancora ratificato dai rispettivi parlamenti - ha detto
il segretario Edoardo Martinengo - suscita alcune perplessità, in particolare nelle
regioni italiane della Cotrao.
Le principali riguardano le attività di protezione delle Alpi
che, se mal gestite, potrebbero
rivelarsi dannose. Se non si
consente agli uomini che vivono sul sistema alpino, di lavorare e avere previsioni di .sviluppo socio-economico la sola
protezione non è .sufficiente».
8
T
PAG. Il
Una caratteristica baita dèlia zona valligiana
Cronache
OK ALL’AMPLIAMENTO DELL’OSPEDALE — Dopo una
prima riunione del Consiglio comunale di Torre Pellice in cui
per l’approvazione delle modifiche del progetto di ampliamento dell’Ospedale valdese di Torre Pellice si era reso necessario un supplemento di informazione, i consiglieri si sono
ritrovato martedì 21 settembre: le deroghe urbanistiche sono
state approvate aH’unanimità.
MOLTA ACQUA MA POCHI DANNI — Le intense precipitazioni dello scorso fine settimana hanno considerevolmente
innalzato il livello di tutti i torrenti ma non si sono registrati
danni significativi. Vi sono state alcune frane di limitate dimensioni e la centralina idroelettrica di Malbec, in alta vai
Pellice, ha subito danni avendo il bacino di captazione sfondato dalla piena del Pellice. La situazione generale dei torrenti delle valli non è comunque buona ed interventi, più volte
sollecitati, da parte del Magistrato del Po sarebbero quanto
mai opportuni.
NUMERI VINCENTI DELLA SOTTOSCRIZIONE
DELL’ASILO — Si potranno ritirare fino al 31 ottobre i premi estratti al termine della sottoscrizione a favore dell’Asilo
dei vecchi di san Germano. Ecco i numeri vincenti: 25; 54;
228; 291; 3821; 4043; 4652; 5240; 5253; 5382; 5631; 5803;
5954; 5995; 6420; 6594; 8637; 8668.
CORSO DI SPELEOLOGIA — Il Cai di Pinerolo organizza il
terzo corso di speleologia; il programma del corso prevede
svariate lezioni a partire dal 12 ottobre e si propone di fornire
gli strumenti per una normale attività. Il successivo inserimento in gruppi già costituiti potrà offrire le occasioni per più
specifiche iniziative. Il corso verrà presentato ufficialmente il
29 settembre alle 21 presso la sede del Cai, in via Sommelier
26; nella medesima sede si raccolgono le iscrizioni.
I
.Í A
Nelle
Chiese
Valdesi
PINEROLO — Gli incontri «G. Miegge» proposti dal
Centro culturale valdese riprenderanno il 2 ottobre alle
17,30 nei locali del tempio.
Continuando la riflessione
sulla Riforma, verrà precisato
il programma ’93-94, che
verterà sull’opera e sul pensiero di Calvino.
FERRERÒ — Domenica
3 ottobre, alle ore 10, viene
celebrato il culto di inizio attività.
ANGROGNA — Con il
mese di ottobre riprendono le
riunioni quartierali. Il tema
di questo primo ciclo è «Il documento elaborato dalla
Commissione sinodale valdese e metodista e da una Commissione della Cei sui matrimoni misti». Martedì 5 alle
20 ai Jourdan; mercoledì 6 alle 20 a Pradeltomo; giovedì 7
alle 20,30 al Baussan; lunedì
11 alle 20 al capoluogo; martedì 12 alle 20 al Martel; sabato 16 alle 20 agli Odin Bertot; lunedì 18 alle 20 al Serre;
martedì 19 alle 20 a Buonanotte e giovedì 21 alle 20,30 a
Prassuit-Vemé.
LUSERNA SAN GIOVANNI — L’assemblea di
chiesa è convocata nel tempio
domenica 3 ottobre, per partecipare al culto di inizio attività e per uno scambio di idee
sulla relazione del Concistoro
in merito ai contatti presi con
alcuni pastori per la successione al pa.store Bellion,
Presieduto dal pastore Bellion, domenica 3 ottobre,
presso la cappella dei dalla,
avrà luogo un culto di Santa
Cena che concluderà il ciclo
delle predicazioni estive mensili nella .sala. In seguito al ripristino dell’ora solare il culto
avrà luogo alle 17.
Inaugurazione
Una nuova
ambulanza per
la Croce Rossa
in vai Pellice
Da domenica 26 settembre
la Croce Rossa di Torre Pellice è dotata di una nuova
ambulanza per la rianimazione. L’inaugurazione del
mezzo è avvenuta davanti a
una folla di cittadini, amministratori locali e volontari
impegnati quotidianamente
nel soccorso.
- Che cosa rappresenta
questa nuova ambulanza per
la Croce Rossa di Torre Pellice e per la vai Pellice?
«Per noi - spiega Arnaldo
Bracchi, presidente della
Croce Rossa di Torre Pellice
- significa che i nostri sforzi
si sono infine concretizzati
nell’acquisto di una seconda
unità mobile di rianimazione
che, come è facilmente immaginabile, è molto utile alla
comunità».
- Quanto costa attrezzare
un’ autoambulanza come
questa?
«Più di 90 milioni solo per
le apparecchiature strettamente necessarie; per un’attrezzatura completa si spendono circa 130-140 milioni».
- Per l’acquisto di questa
ambulanza è stato determinante l’aiuto della Cassa di
Risparmio di Torino...
«Sì; i primi 80 milioni sono stati dati dalla Cassa di
Risparmio; la somma che ancora ci occorre sarà raccolta
come al solito fra la cittadi
Eco Delle Aàlli ¥ìldki
VENERDÌ r- OTTOBRE 199.q
Intervista ai pittori Andrea Balzola e Paolo Guasco, fra i promotori degli «Amici:
La Civica galleria d'arte contemporanea:
i progetti di mostre e le altre iniziative
CARMELINA MAURIZIO
Un anno fa, per volontà e
su iniziativa di Filippo
Scroppo e di un gruppo di
cultori, esperti e appassionati
di arte contemporanea, nasceva a Torre Pellice l’associazione culturale degli Amici della civica Galleria di arte
contemporanea di Torre Pellice. In occasione di questo
primo anniversario, abbiamo
chiesto ad alcuni dei suoi
rpembri di fare il punto della
situazione, parlando di quanto sinora è stato fatto e dei
programmi e dei progetti in
corso.
locali sino a poco tempo fa
utilizzati dall’istituto professionale “Bosso” per le
esercitazioni pratiche e ora in
disuso».
«Il nostro obiettivo principale nel corso di quest’anno
- spiega Andrea Balzola - è
stato quello di trovare una sede per la nostra associazione,
ma soprattutto per dare finalmente un posto alle circa 400
opere di arte contemporanea
di proprietà del Comune di
Torre Pellice, e per rendere
quindi finalmente operativa
la delibera del 1975 che già
allora prevedeva Desistenza
di una galleria d’arte
Fino ad oggi abbiamo ricevuto soltanto tanti incoraggiamenti, abbiamo reperito
dei fondi e tuttavia, a parte
una promessa, la sede non ci
è ancora stata assegnata. Il
nostro principale interlocutore è ovviamente l’amministrazione comunale, che ci ha
appunto promesso di verificare la disponibilità di alcuni
Paolo Guasco, altro attivo
rappresentante del gruppo degli Amici della Galleria civica, dice: «Nel frattempo ci
stiamo dando da fare per
mettere in ordine il materiale
a disposizione che, una volta
che avremo la sede, potrà essere finalmente esposto. Per
fare una prima catalogazione
e fotografare le varie opere
siamo riusciti a reperire dei
fondi, ma il cammino è ancora lungo».
Se l’obiettivo primario
dell’associazione è quello di
avere la sede per aprire la
Galleria di arte contemporanea, ve ne sono poi molti altri, alcuni dei quali potrebbero diventare operativi da
un momento all’altro.
«In effetti - dice ancora
Balzola - il nostro impegno è
anche orientato verso una
maggiore sensibilizzazione
del territorio e verso un coinvolgimento sempre più ampio di tutte le forze culturali
della vai Pellice. In questo
senso va vista la mostra sulle
acqueforti dei maestri italiani
del Novecento da poco conclusa e che ha riscosso un
buon successo, e che ora diverrà itinerante per la nostra
regione; in quest’ottica va visto anche il prossimo seminario che si terrà a Torre Pellice
Un’Incisione di Sergio Saroni della mostra di luglio
a novembre sulle tecniche di
incisione grafica».
Tra i progetti segnalati dagli Amici della civica Galleria di arte contemporanea vogliamo ricordare quello che
prevede la pubblicazione di
un libro sui fotografi della
valli valdesi, prevista per il
prossimo anno con la collaborazione del Museo nazionale della montagna. Non va
poi dimenticato l’impegno,
perseguito dallo stesso
Scroppo, di far sì che l’associazione e la galleria, una
volta aperta, possano diventare un punto di riferimento
dell’intera zona per quanti,
soprattutto giovani, vogliano
accostarsi all’arte e rivalutare
le espressioni artistiche delle
nostre valli, contribuendo nel
complesso a fare di Torre
Pellice un luogo importante
dell’itinerario artistico nazionale.
Affinché i tanti buoni propositi e le idee di quanti sin
qui hanno aderito all’associazione (circa 60 persone, tra
cui docenti universitari, storici dell’arte e docenti dell’Accademia delle Belle Arti
di Torino) non restino intentati dall’invito per tutti coloro che harmo voglia di dare
il proprio contributo alla diffusione della sensibilità artistica è quello di contattare gli
Amici della civica Galleria,
rivolgendosi all’assessorato
alla Cultura del Comune di
Torre Pellice.
Fino al 10 ottobre si svolge la rassegna con il contorno di altre iniziative
nanza».
A Saluzzo artigianato incontri culturali,
musica lirica e libri antichi da riscoprire
Dal 25 settembre al 10 ottobre a Saluzzo viene proposta al pubblico, in concomitanza con la 55- mostra nazionale d’Artigianato, una serie di iniziative culturali.
Nel cortile d’onore dell’ex
caserma Musso viene allestita
una mostra sul bonsai, in cui
vengono esposte le realizzazioni del club «Amici del
bonsai» di Saluzzo, uno dei
pochi in Europa riconosciuto
dai maestri giapponesi, primi
creatori dell’arte del bonsai.
Sempre nel cortile dell’ex caserma si può visitare la mostra bibliografica delle Edizioni di Giambattista Bodoni,
che costituiscono il nucleo
più importante del fondo sto
rico della biblioteca civica di
Saluzzo. Di Bodoni (17401813), stampatore saluzzese
di fama internazionale, vengono presentate al pubblico le
edizioni stampate nel 1793 e i
primi sette volumi, peraltro
già sottoposti ad un’opera di
restauro conservativo.
Fra le altre esposizioni allestite nel cortile dell’ex caserma Musso troviamo la mostra
«Gli studenti disegnano i
mondiali», la mostra sulla
«Ceramica di Mondovì», che
presenta un’antologia di pezzi caratteristici della ceramica
«vecchia Mondovì» e opere
di ceramisti conosciuti a livello nazionale. Non manca
una mostra dedicata aIl’«Ar
■
COLLEGIO VALDESE
10066 TORRE PELLICE
VIA BECKWITH, 1 - TEL. 0121/91260
GINNASIO LICEO CLASSICO PAREGGIATO
D.M. 9.8.1890 e D.M. 8.8. 1898
con opzioni sperimentali classica - linguistica D.M. 11.8.84 e s
Corsi di lingue straniere
tedesco
inizio 20 ottobre; 2 ore settimanali
inizio 22 ottobre; 2 ore settimanali
spagnolo
(Colegio Salamanca)
Inglese inizio 20 ottobre; 3 ore settimanali
Per informazioni e iscrizioni telefonare al numero
0121/91260 (oppure lasciare i propri dati in segreteria
telefonica).
tigianato oggi», che si basa
suH’esperienza delle aziende
di piccole dimensioni che a
Saluzzo costituiscono il 60%
delle attività lavorative;
«L’arte della liuteria», che
presenta pezzi antichi perfettamente restaurati; la mostra
fotografica e documentaria
«Le ale della provincia di Cuneo», e la mostra sull’«Iconografia di San Chiaffredo», dedicata alle raffigurazioni di
ogni epoca del santo patrono
della diocesi di Saluzzo, in
gran parte esposte per la prima volta al pubblico.
Tutte le mostre sono ad ingresso libero, e sono aperte
nei giorni feriali dalle 15 alle
20, il sabato dalle 10 alle 23 e
la domenica dalle 10 alle 20.
In occasione dei campionati
mondiali di bocce, sempre a
Saluzzo, sono organizzati due
concerti di musica lirica, ad
ingresso libero, che si terranno al Teatro Politeama civico. Il primo è previsto per lunedì 4 ottobre alle 21: «Dal
canto greco a Madonna - brevi cenni sull’universo della
voce», prodotto dal Teatro
Regio di Torino; soprano Liliana Olivieri, pianoforte Graziella Basso, voce narrante
Vanni Zinola. Martedì 5 ottobre si terrà, sempre alle 21,
«Coro dalle opere di Giuseppe Verdi», eseguito dal coro
del Teatro Regio di Torino
diretto da Massimo Pairetti.
FONDAZIONE
bÒTT^ ENRICO GARDIOL
BANDO DI CONCORSO
per rassegnazione di borse di smdio per TUniversità.
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli studi
universitari per esercitare nelle Valli le professioni di
medicò, notaio, avvwato, segretario comunale, possono richiedere una borsa di studio indicando:
- i risultati conseguiti negli studi medi superiori
“• la Facoltà universitaria prescelta ‘ ’
- le condizioni economiche personali e familiari
- la previsicMie delle spese che intendono pagare con
la borsa di studio ’
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla presidenza
del Collegio valdese di Torre Pellice, tei 0121-91260
9
,/PNFRDÌ OTTOBRE 1993
Pinerolo: l'iniziativa «Il cantiere»
A scuola di teatro
Riapre ad ottobre a Pinerolo la scuola di teatro «Il cantiere» che, seguendo un progetto di creazione e diffusione del teatro a livello locale,
da oltre un anno è presente
sul territorio con un corso
biennale di formazione per
l’attore, proponendo anche
iniziative pedagogiche con laboratori e seminari. Il corso si
appoggia a «Nonsoloteatro»,
una struttura amministrativa e
organizzativa che offre anche
attività di consulenza per
scuole e altri enti, e organizza
rassegne di spettacoli e corsi
di breve durata aperti a tutti.
Il primo anno del corso
biennale di preparazione per
attori, tenuto da Guido Castiglia e Federico Vallillo, due
professionisti del settore, prevede lezioni di due incontri
settimanali di tre ore ciascuno su vari temi sia teorici, di
approfondimento di letteratura, storia del teatro, linguaggi e modelli, sia di pratica sul palcoscenico come il
;ta
Ricorre quest’anno il cinquantenario dell’internamento nei lager nazisti di 600.000
militari italiani che rifiutarono di collaborare con i nazifascisti: 40.000 di questi nostri
fratelli morirono di fame,
maltrattamenti e torture. Ricordando questi tragici eventi, che ho vissuto in prima
persona, vorrei lanciare un
appello, 0 meglio una proposta, a tutti i pastori delle nostre comunità di considerare
l’opportunità di menzionare
in qualche modo ai funerali di
ex internati la dura esperienza
vissuta dal fratello defunto.
Mi pare che sarebbe comunque informativo e anche educativo.
Aldo Malan - segretario
Associazione nazionale ex internati vai Pellice
training corporeo, il mimo, le
maschere, la lettura e interpretazione dei testi, senza dimenticare l’importanza della
fonetica e della dizione. Inoltre, durante l’anno verranno
organizzati due week-end di
lavoro su argomenti specifici
e due week-end di prove per
il saggio di fine anno. Le dispense per lo studio individuale verranno anche fomite
dalla scuola.
A conclusione dell’anno
sarà presentato al pubblico un
saggio teatrale, sintesi del lavoro svolto. Le tematiche e le
sperimentazioni iniziate nel
primo anno verranno completate e integrate con altri insegnamenti durante il secondo
anno, che prevede un incontro settimanale di tre ore, un
incontro mensile di approfondimento teorico, quattro
week-end di lavoro intensivo
e un seminario di 15 ore condotto da un professionista di
teatro esterno alla scuola, oltre ai consueti due week-end
di prove per l’allestimento di
fine anno. Tra le materie affrontate nel secondo anno ci
sono la tradizione comica e la
commedia dell’arte, i clowns,
le ipotesi drammaturgiche e
la scrittura teatrale.
Il corso è aperto ai maggiori di 16 anni e si svolge in
due quadrimestri, da metà ottobre a metà giugno; le lezioni ordinarie si tengono dalle
19,30 alle 22,30.
Oltre al corso biennale, la
scuola di teatro organizza «Il
cantiere azzurro», una serie
di laboratori dedicati ai bambini dai 4 ai 7 anni. L’insegnante, Annalisa Manassero,
introdurrà i piccoli allievi al
ritmo, alla percezione del
suono, ai giochi cantati e di
rappresentazione, all’imitazione e alla narrazione su basi ritmiche e melodiche. Il
corso si svolge da metà ottobre a fine aprile.
Le iscrizioni ai corsi sono
aperte presso «Il ciliegio fiorito» in via Monviso 1, Pinerolo.
E Eco Delle Yaìii ¥ildesi
L'annuale rassegna a Angrogna
Un «autunno» ricco
per riflettere insieme
PAG. Ili
CARMELINA MAURIZIO
Inizia il 3 ottobre prossimo
la XV edizione dell’Autunno in vai d’An^ogna, con
un programma fitto e variegato che coprirà tutto il mese di ottobre. «Rifletteremo e
solidarizzeremo con chi soffre
nella ex Jugoslavia, discuteremo sulla soppressione della
nostra Ussl decisa dalla giunta
regionale e sul futuro del nostro ospedale», spiega il sindaco di Angrogna, Franca
Coi'sson, parlando di questo
autunno angrognino, e aggiunge: «Presenteremo le nostre
iniziative in campo turistico,
ecologico e culturale sulle risorse della nostra valle, presenteremo le luci e le ombre
incontrate per la realizzazione
del nostro programma di amministratori pubblici in lotta
con le finanze che diminuiscono, le leggi che costringono,
le esigenze che premono».
Scorriamo allora velocemente il programma presentato in questi giorni, dando
uno sguardo agli appuntamenti più significativi. Si comincia con la festa di Pradeltomo il 3 ottobre, si andrà poi
avanti con la consueta fiera
autunnale al capoluogo. San
Lorenzo, ci saranno varie mostre (artigianato, mercatino
biologico, funghi, fotografia)
ci sarà il coro della vai Susa e
poi alcuni incontri importanti
su temi legati al territorio e
all’ambiente. In particolare è
da segnalare il dibattito previsto per giovedì 14 ottobre
sull’assistenza sanitaria in vai
Pellice, rincontro-dibattito
del 28 ottobre fra gli angrognini e l’amministrazione comunale per fare il punto su
quanto finora è stato o non è
stato realizzato e ancora sabato 23 ottobre si parlerà della
ex Jugoslavia, con la presentazione di alcune storie, racconti
e testimonianze.
Uno scorcio della borgata OdlnBertot
Non mancheranno gli appuntamenti dedicati al teatro,
con la consueta partecipazione
del Gruppo teatro Angrogna e
con quello del Centre culturel
de Cucuron.
Uno spazio importante avrà
anche lo sport, con varie gare
(thriatlon, mountain bike) e
diversi appuntamenti saranno
dedicati alla valorizzazione
del territorio. In questo senso,
tra i momenti più importanti
ci sono da segnalare la ripetizione di un’iniziativa di successo che viene appunto riproposta in occasione dell’Autunno in vai d’Angrogna, ovvero
il programma Treno e Turismo, a cura dell’associazione
«La Jumarre», che porterà i
turisti fino a Pradeltomo il 24
ottobre. Ricordiamo poi la
presentazione degli itinerari 5,
6, 7 «A spass per Engroenha»
il 20 ottobre presso la scuoletta del Martel; la festa al Serre
Malan, che diventerà un posto
tappa escursionistico, e l’inaugurazione di una fontana a cura degli alpini; in onore della
tradizione locale, poi, il 23 ottobre verrà presentato un altro
quaderno del Centro di documentazione sui detti popolari.
Da non dimenticare infine,
il ballo tradizionale sotto l’ala
il 24 ottobre, i cori locali e polentate e castagnate varie.
Torre Pellice
Film d'autore
Si apre al cinema Trento di
Torre Pellice, giovedì 30 settembre, la dodicesima Rassegna di
cinema d’arte e cultura. I film
proposti quest’anno sono: Il cattivo tenente (di Abel Ferrara,
Usa, ’92) giovedì 30 settembre,
venerdì 1® e sabato 2 ottobre;
Ballroom (di Baz Luhrmann, Australia, ’92) giovedì 7 e venerdì 8
ottobre; I protagonisti (di Robert
Altman, Usa, ’92) venerdì 15 ottobre; El Mariachi (di Robert
Rodriguez, Messico, ’93) venerdì
22 ottobre; Come l’acqua per il
cioccolato (di Alfonso Arau,
Messico, ’92) giovedì 28 e venerdì 29 ottobre; Fiorile (di Paolo
e Vittorio Taviani, Italia, ’93) venerdì 5 novembre; La lunga strada verso casa (di Richard Pearce,
Usa, ’93) venerdì 12 novembre;
Jona che visse nella balena (di
Roberto Faenza, Italia-Francia,
’93) venerdì 19 novembre; Magnificat (di Pupi Avati, Italia,
’93) venerdì 26 novembre; Ultimi giorni da noi (di Gillian Amstrong, Australia, ’93) venerdì 3
dicembre; Il lungo silenzio (di
Margarethe Von Trotta, Italia,
’93) venerdì 10 dicembre; Il
viaggio (di Ferdinando Solanas,
Argentina, ’91) venerdì 17 dicembre. Tutti gli spettacoli comincitino alle 21,15 e l’ingresso
costa 7.000 lire. L’abbonamento
per 12 film è invece di 36.000 lire
e si può effettuare presso la cassa
del cinema Trento (tei. 933096
oppure 909352).
TORRE PELLICE — Il cine
ma Trento ha in programma giovedì 30 e venerdì 1° ottobre, ore
21,15 e sabato, ore 20 e 22,10,11
cattivo tenente; domenica, ore 20
e 22,10 e lunedì, ore 21,15 Tina.
BARGE — Il cinema Comunale propone, giovedì Eroi per
caso; venerdì, Johnny Suede; sabato, Scomparso; domenica, ore
15, 17, 19, 21, lunedì, martedì e
mercoledì. Hot shots 2; le proiezioni iniziano alle 21.
PINEROLO — Il cinema Italia ha in programma per la prossima settimana Jurassic Park; feriali ore 20 e 22,20, sabato ore 20
e 22,30 e domenica ore 15, 17,30,
20 e 22,30.
Dal 1“ al 3 ottobre — PORTE: presso gli impianti sportivi,
in località Malanaggio, è allestita la terza Mostra mercato
dell’artigianato e agricoltura
delle valli Chisone e Germanasca. In occasione della mostra è
presentata l’esposizione intemazionale sul tema «La miniera, il
suo passato e le nuove prospettive di valorizzazione turistica».
Fra i vari appuntamenti, venerdì
1- ottobre alle 18,30 si avrà
l’inaugurazione della Mostra e
alle 20, presso l’albergo Ostu
del Pòvr’òm, in via Provinciale
a Inverso Pinasca, si terrà la prima serata dell’itinerario gastronomico «Sapori e musiche dei
paesi del Monviso»; sabato 2 alle 14 la gara a bocce libera a tutti e alle 21, a Perosa Argentina
in via Teatro Piemont e in via
Roma 26, si potrà assistere alla
seconda edizione di «Valli in
passerella»; domenica 3 alle 15
il karaoke e, a seguire, il concerto del gruppo rock «Notte fonda».
Domenica 3 ottobre — BIBIANA: parte la Bibiana-Nizza
in bicicletta, rinviata a causa
della caduta di un ponte che ha
interrotto la strada per il Col di
Tenda. Partecipano gli organizzatori della prima edizione, tenutasi 20 anni fa, e una cinquantina di ciclisti, fra cui 6 medici e
7 donne.
Martedì 5 ottobre — PINEROLO: l’Anapaca (Associazione nazionale assistenza psicologica ammalati di cancro) organizza un corso gratuito di formazione per volontari, con il patrocinio deirUssl 44, presso la
Scuola infermieri dell’Ospedale
civile di Pinerolo, in via Trieste
42. Martedì alle 20,30 si terrà
l’inaugurazione e la presentazione del corso e dell’attività dell’Anapaca; seguirà una
lezione sul cancro tenuta dal
dottor Ventriglia.
Per la pubblicità
su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriali s.a.s.
tei. 0121-32.36.38
Ferrovia Torre Pellice - Torino - Torre Pellice. Orario invernale
K.
TORINO P. N.......p
Torino P. Susa......
Torino Lingotto.....
Sangons.............
Nichelino..........
Candiok)............
None...............
AIRASCA...........i?
Piscina di Pinerolo.
Riva di Pinerolo...
PINEROLO...........
PINEROLO...........p
Bricherask).........
Bibiana.............
Lusema S. Giovanni..
TORRE PELLICE.... a
2cl.
03S
I
04S
052
059
105
1 12
120
121
131
136
140
5 4134
4311 4307- es 4283 4135
feriale feriale festivo feriale 33045 feriale
2d. 2d. 2 Gl. 2d. 2d. 2d.
6 47
• -V.. 1 968 01
653 I 810
658 1816
7 01 |819
710 |823
7 15 1832
719 |836
723 |8 37
727 l8 41
7 31 i 1
738 |848
4313 I
2 Gl.
X5 40 X6 04 ♦635 966 36 743 1852
1553 [6 21 f 650 |654 7 59 |9 05
1 5 57 825 1655 l658 803 |909
18 01 630 Ì700 17 02 8 07 1913
:K6 03 ^6 33 1*705 Ä7 05 810 X916
33047
2 Gl.
9 10
I
916
9 21
9 24
928
933
9 37
938
943
I
950
4315
2d.
955
1008
1012
1016
10 20
4285
fonale
2d.
33049
2d.
1233
I 1
12 391
12 441
12 461
12 521
12 561
13 001
13 01
13 05
I
13 12
festivo
2d.
4319
fonale
2d.
Xl3 20ltf320
13 321
13 351
13 391
1335
1340
134$
4303
feride
2d.
X1325
13 30
1333
13 40
1345
13 48
13 49
13 54
13 58
14 04
13 42|ft3 5Öl
10199
2d.
1412
I
1418
14 24
14 27
14 35
14 40
1444
1445
14 50
I
14 58
33051
2d.
1525
I
15 31
15 36
15 39
15 44
1549
15 53
15 54
1559
I
18 07
4323
2d.
1612
1625
16 28
16 33
16 36
9178 9
4138 9177 es 3
4137 feriale 33053 4327 4335 33055 festivo 4333 est
2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d.
17 43 18 17 18 46 19 50 22 46
16 40 J61714 1 1 1 1 1
16 50 17 25 17 51 18 24 18 53 19 56 22 55
16 55 17 56 18 30 19 01 20 01 23 00 . . .
16 58 ^ • 17 59 18 33 19 04 20 04 23 03
17 02 18 04 18 39 19 09 20 09 23 07
17 07 •; 17 42 18 09 18 44 19 15 2014 2312
1711 •: 1746 1813 18 48 1919 2017 . 2316
1712 Í17 47 18 14 18 53 19 20 2018 2317
1716 1819 18 58 19 25 20 22 23 22
1 18 23 1 19 29 1 23 26
17 23 •: 17 58 18 28 19 05 1935 20 29 23 31
* 4329
4325 fenale
2d. 2d.
17 27 •:17 59 18 34 19 08 9620 35 *}20 35 2336
17 39 1812 18 46 19 22 |:20 46 •2050 2351
17 43 ■: 1816 18 50 19 25 |20 52 ¡2055 2356
17 47 il 18 20 18 54 19 29 ;:20 56l ¡21001 0 01
17 50 X18 23 18 57 19 32 X20 591 t21 05 056
• 8
4328 4286 4130 4290
feriale 10322 feriale 4330 4332 4288 4131 feriale festivo
2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. -
961347 9615 37 16 53 17 58 19 07 20 02 9621 07 f21 10
113 50 |15 40 16 56 18 01 1910 20 05 •21 10 \21 15 • • >
113 54 115 43 1700 18 04 1914 20 09 i:21 13 ¡2120 • • •
113 58 11548 17 04 1813 19 24 2013 •: 21 17 ¡2125 , , ,
Ä1410 Ä16 01 -1718 18 25 19 38 20 26 X21 30 T21 40 ...
33056 33088
33052 ÜMIU feriale festivo
2d. 2d. 2d. 2d.
1413 15 02 1617 17 25 18 38 20 32 9621 41 4 ^157
1 1 1 1842 1 1 22 02
14 20 15 08 16 23 17 32 1846 20 39 214« : 2207
14 24 1512 16 27 17 36 18 51 20 43 121 52 : 2211
14 25 1513 16 28 17 37 18 54 20 44 :21 53 ; 2217
14 29 1518 16 32 17 41 18 59 20 46 22 0( 22 22
14 34 15 23 1837 17 45 1913 20 54 2212 : >22 27
143i 15 28 1642 17 50 1919 20 59 Ì221S : ‘22 33
1443 15 32 16 45 17 53 19 24 21 03 122!» :22 38
14 4( 15 37 16 50 17 58 19 30 21 08 22X Í22 43
1 1 1 1 9621 18 ■ 1 ' 1
145S 15 46 16 58 1 18 06 19 37 1 • 622 42 l i ^22 50
10
es
2d
TORRE PEaiCE....p
Lusema S. Giovanni..
Bibiana............
Brichorasio........
PINEROLO .........a
PINEROLO...........p
Riva di Pinerolo...
Piscina di Pinerolo_
AIRASCA...........[p
None...............
Candido............
Nichelino..........
Sangone............
Torino Ungono......a
Torino P. Susa.....a
TORINO P. N........a
®4 15
423
433
434
443
450
4 56
503
5 10
, I
^520
2 9178 4
SS 4282 diretto 4318 BS5 4320
4312 4314 festivo feriale 10140 fenale fetide festivo fenale 4322
2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d. 2d.
*500 966 08 966 40 967 11 ♦735 967 45 925
|605 |811 1 643 1714 ¡740 1746 928
¡610 1615 1 8 47 |7 18 ¡745 17 52 9 32
¡615 1619 |652 1723 ¡750 17 57 936
f6X Ä6 31 1705 967 34 ^8 05 Ä8 10 948
33046 33048
2d. 2d.
525 610 643 1708 7 41 8 13 958
1 614 1 1 817 1
5 31 819 6 51 7 47 8 21 10 05
535 623 655 I 7 21 7 51 8 24 10 08
538 625 656 1722 752 825 10 09
540 630 702 756 830 10 13
545 636 709 8 01 834 1019
549 642 714 806 839 10 24
5 52 646 718 809 843 10 27
558 650 723 17 37 813 846 10 33
1 1 Ä7 47 1 1 1
608 . . . 7 30 . 8 21. 853 10 43
4324
feriale
2d.
Ä11 54
11 57
12 00
1204
1216
1219
I
12 28
: 12 33
i 12 35
12 41
12 51
12 56
i 12 59
(13 03
33050
2d.
13 58
9 Nei giorni feriali arr. a Torino Porta Susa e prosegue per Torino Dora arr. 21 23 e Torino Stura arr. 21 28.
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ¥vldesi
VENERDÌ le OTTOBRE 1993
Intervista al presidente della squadra, Gualtiero Mina
A Pinerolo la pallavolo è anche
uno sport femminile
PIEHVAIPO ROSTAN
Pinerolo città della pallavolo. Dopo la formazione
maschile presentiamo questa
settimana quella femminile.
Anch’essa disputa la Bl, dopo
un recente passato in A2.
Gualtiero Mina ne è il presidente; il campionato comincia
tra qualche settimana: quali
sono le prospettive?
«La squadra allestita quest’anno dovrebbe consentire di
fare un campionato di mediaalta classifica senza peraltro
mettere fra gli obiettivi l’immediata risalita in A2».
- Comunque, anche sotto il
profilo delle trasferta l’impegno non sarà secondario...
«Il nostro girone comprende
quattro società piemontesi,
quelle liguri e di una parte
della Lombardia e soprattutto
ben sei trasferte in Toscana. Si
giocherà una volta sola la set
ANTICHITÀ, mobili, oggetti
vari privato acquista. Telefonare
0121-40181 dopo le ore 18.
TORINO mansarda libera mq
120, prossimità Largo Bernini,
ristrutturata, vendo prezzo interessante. Tel. ore pasti 0184557294.
IMPRESA Pinerolo cerca due
muratori e due carpentieri. Tel.
0121-73876.
timana; per quanto riguarda
gli incontri casalinghi a Pinerolo essi saranno il sabato alle
21».
- Un campionato dunque
più adatto anche a chi non pratica lo sport come professione
ma è, come per molte delle
atlete del Pinerolo, studente.
La pallavolo pinerolese coinvolge dunque molti giovani;
come valuta il mondo del volley in città?
«Il movimento pallavolistico
femminile a Pinerolo è sempre
stato molto buono sia sul piano qualitativo che numerico.
In questi ultimi anni l’attività
sportiva per le ragazze si è anche arricchita di altre discipline, eppure il volley continua
ad avere un grande seguito».
- Oltre alla prima squadra
avete anche delle formazioni
giovanili?
«Abbiamo tre formazioni
giovanili (júniores, ragazze,
allieve) che disputeranno i rispettivi campionati. Sono poi
in corso le iscrizioni con i corsi di avviamento alla pallavolo».
- Quanto costa oggi mantenere in piedi un’attività come
la vostra?
«Con una situazione ottimale si viene a spendere parecchio: la vincitrice dello scorso
campionato di serie B credo
non abbia speso meno di 6700 milioni. Sono naturalmente possibili determinate “limature” che ognuno di noi cerca
di fare per ridurre i costi».
- Nella vostra formazione vi
sono atlete locali ed altre provenienti da fuori; può farci il
nome di una promessa locale
su cui puntare?
«Dopo le,iyjcissitudini dello
scorso anno siamo ripartiti su
una base di quattro atlete locali: Tosello, Mourglia, Reale
oltre alla Pizzighello che prelevammo alcuni anni fa da una
formazione minore di Biella.
Da fuori abbiamo chiamato la
De Lorenzi che ha alle spalle
un decina di campionati di AI
e A2 oltre ad alcune ragazze
piemontesi e un paio provenienti da fuori zona, tutte
abbastanza giovani».
- Il Pinerolo Calcio lamenta
una scarsa affezione del pubblico; anche voi siete nelle
stesse condizioni?
«Abbiamo passato alcune
vicende che ci hanno penalizzato. I maggiori risultati li abbiamo conseguiti quando giocavamo in serie A al sabato
sera alle 20,30; con lo spostamento alla fascia pomeridiana
abbiamo perso pubblico. La
stessa cosa è successa col passaggio alla domenica. Ora
speriamo di tornare ai vecchi
livelli giocando il sabato sera.
Naturalmente molto dipenderà
da quello che riusciremo a fare in termini di gioco».
Un campionato nuovo dunque è alle porte (l’inizio è per
novembre, ma prima ci sarà la
coppa di Lega) se la stagione
sarà più tranquilla o riserverà
addirittura delle sorprese positive saranno i prossimi incontri
a segnalarlo.
LT
Pallavolo
La pallamano conferma Graphicart
Sono ripresi a pieno ritmo gli allenamenti delle formazioni
lusemesi di pallamano che saranno impegnate in quattro campionati.
La formazione assoluta maschile, guidata dal professor Massimo Goss, parteciperà al campionato regionale di serie D,
mentre a livello giovanile sono state iscritte le squadre juniores
e cadetti. In campo femminile, dopo il positivo esordio della
stagione passata, le ragazze parteciperanno al campionato interregionale di serie C. È stato confermato l’abbinamento pubblicitario con la ditta Graphicart.
Mini volley a Luserna San Giovanni
Inizierà lunedì a Luserna San Giovanni, con l’organizzazione
del 3S, l’attività di mini volley che, a partire da questa stagione, sarà seguita dal professor Paolo Rivoire coadiuvato dell’allievo istruttore Andrea Luserna. Per informazioni e iscrizioni
telefonare all’ufficio segreteria al 902146.
Calcio
Cade all’ultimo posto il Pinerolo nel proprio girone del campionato dilettanti di calcio. La squadra biancoblù è ancora a digiuno di vittorie e, seppure in condominio con altre tre formazioni, resta sull’ultimo scalino. Neppure a Pietrasanta la formazione diretta da Cavallo è riuscita ad esprimere un gioco accettabile e poche volte è riuscita a mettere in difficoltà il portiere
di casa. I liguri, a loro volta ultimi fino a domenica, hanno trovato il gol della vittoria proprio allo scadere del primo tempo
con una bella azione finalizzata da Bennati. I secondi 45’ non
hanno portato nulla di buono per i pinerolesi che anzi hanno
ancora rischiato in un paio di occasioni. Domenica, al Barbieri,
con inizio alle 15, il Pinerolo affronterà la Colligiana, squadra
fin qui abbonata ai pareggi; sarà l’occasione per incamerare i
primi due punti?
Tennis tavolo
Si è disputata la seconda giornata del girone A della serie C
nazionale dei tennis tavolo tra la Polisportiva Valpellice e il
Crdc di Torino, con il risultato conclusivo di 3 a 5. Giornata
nera per Garofalo, buona invece la prestazione di Malano e di
Rosso, che segnano rispettivamente 2 e 1 punto.
Nella serie DI, prima giornata di campionato per la Polisportiva Valpellice, che ha vinto il Dopolavoro Poste di Torino con
il risultato di 5 a 2. Ottima prova di Gay, che ha segnato 3 punti; Giuliano e Sergio Ghiri 1 punto a testa contro i più quotati
avversari. Anche il San Germano, con Artero-Damiano e Velo,
vince contro il Fiat Torino per 5 a 2.
»ERVIZI
USSL 42
CHiSONE 9 ^ìERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
DOMENICA 3 OTTOBRE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei
51017
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 4S > VALPELLICE 'f
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 3 OTTOBRE
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricheraslo, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti,
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
L’Eco Delle Valli Valdesi
via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolon. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisieriana Mondovì
Spedizione in abb. post.; Gr 2/V70
A Torre Pellice, nel 1886, Giuseppe
Morè, abile pasticcere pinerolese,
apre un laboratorio di pasticceria a
cui affianca, dopo i primi faticosi anni
di lavoro, un negozio di vendita con
annesso caffè.
Il prodotto che sin da quegli
anni si afferma è di grade qualità.
La Tradizione delle Valli Valdesi
^ 2kg di procioni
‘■"ti assortiti More
mÉM
L.36.000
lin produzione
tutto l'annoi
:■ CI
Í* . ■■ .
li
2,2kgdi prodotto
separato: croccantini, iondants
gelatine di frutta, cri-cri con il
cuore di nocciola,
tartufi, torroncini.
L48.000
lin produzione da settembre a marzoi
Gli ingredienti sono tutti naturali
delle campagne della Val Pellice.
Il marchio Morè, sempre più noto e
apprezzato, viene depositato per la
prima volta nel 1933. Da allora i due
valletti che portano il vassoio con le
caramelle contrassegnano le
confezioni Morè.
Molte delle persone che oggi
lavorano alla Morè hanno tradizioni
familiari legate all'Azienda e hanno
appreso dai loro padri l'arte dolciaria
le misure, i tempi e la pazienza
artigiana per preparare il
prodotto e seguirne con
amore la realizzazione.
L'avvento della méccanizzazione non ha cambiato la
qualità dei prodotti Morè.ll gusto
caratteristico dei fòndants, la
vellutata bontà delle gelatine alla
frutta e la spiritosa fragranza dei cricri sono sempre gli stessi e
rimarranno inalterati, sicuramente
ancora per un altro secolo.
Oggi Morè presenta la prima serie dei
suoi cofanetti regalo con le preziose
litografie dei luoghi valligiani tanto
cari alla nostra memoria, con il
commento di Osvaldo Coisson, tratte
dal volume "The Waldenses" di
William Beattie. Possono essere un
bel regalo per Natale o per ogni
circostanza dove occorre portare,
anche a chi é lontano da Torre Pellice
un pò delle nostre tradizioni.
Vogliate compilare correttamente il Buono d’Ordine e spedire in busta chiusa a:
MORÈ - Via Filatoio, 16 -10066 Torre Pellice/To - Tel. 0121/953222-91271 - Fax 0121/932934
Cofanetto "Antica Torre Pellice "
desidero ricevere N......cofanetto/i del tipo:
ad bD
Cofanetto "Antica Stampa delle Valli Valdesi "
desidero ricevere N.....cofanetto/i del tipo:
aD bD
Nome.
Cognome................................................................
Indirizzo...........................................................n.,
Città.......................................................C.A.P......
Provincia......................................Telefono................
Irtconsegna dal 18 ottobre IW - Spese trasporto in Italia L I 7.000 ICalabna e Isole L 25.0001 •
Pagamento mezzo contrassegno alla consegna delle confezioni. Estero: pagamento all'oidine più spese trasporto,.
11
v/ENERDÌ P ottobre 1993
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
Esperienze di vita nella Sicilia in cui è difficile esercitare i propri diritti
Sebastiano: l'handicap e i rapporti con gli altri
RAFFAELE VOLPE______
Sebastiano l’ho conosciuto
per caso, in una delle tante strade impraticabili di Lentini. L’ho conosciuto provando quella sensazione di pena
infinita, resa infinita da quelle strade, da quelle scale, da
quell’autobus che ogni giorno diventano per qualcuno o
per qualcuna una scommessa
sulla vita. E ho provato vergogna dopo la pena, vergogna per questi spazi che anch’io ho costruito, abile apparentemente ma handicappato profondamente.
Sebastiano l’ho conosciuto
per merito suo, perché è una
persona molto socievole, e
ho voluto fare questa intervista perché lé cose che ha da
dire sono importanti per tutti
noi.
- Raccontami un po’ della
tua vita...
«Ho 26 anni e sono spastico. Non camminavo, e sono
stato sulla sedia a rotelle fino
a cinque anni. Poi, pian piano, in un centro di terapia,
ho cominciato a camminare.
Fino a 12 anni non capivo
ancora, ma uscendo dal centro per me è nata una nuova
vita. Pian piano capivo qual
era la mia condizione, ma
pensavo anche che potevo
migliorare e portare avanti
la mia vita, essere come gli
altri, anzi: aiutare gli altri. A
13 anni ho finito la scuola
elementare e a 17 la scuola
media».
- E poi che cosa hai fatto?
«1 guai sono cominciati
quando mi sono iscritto
Sebastiano e il suo computer, che gli permette di avere una vita di
relazione quasi «normale»
all’istituto professionale per
il commercio. Il vicepreside
“non ci voleva cumhattere
cu mia” perché creavo problemi nell’aula. Gli amici di
.scuola mi aiutavano, ma tutti
gli altri no. lo chiedevo un
mio diritto, l’insegnante di
sostegno, ma qua i diritti
contano solo se hai amici
che contano».
- E tu che cosa hai fatto?
«Per 4 anni ho cercato di
andare a scuola, ma mi hanno rifiutato. Ho fatto ricorsi,
articoli sui giornali, e solo
dopo 4 anni assolutamente
persi ho finalmente avuto
rinsegnante di sostegno. Ora
posso tornare a scuola».
— Che cosa significa vivere
in Sicilia con una disabilità?
«In Sicilia vivo malissimo.
Dopo l'accordo tra l'Olp e Israele
Soddisfazione delle
chiese nel mondo
Soddisfazione per raccordo tra Israele e l’Organizzazione per la liberazione della
Palestina (Olp), firmato a
Washington il 13 settembre,
è stata espressa dal Comitato
esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
riunito a Sigtuna (Svezia) dal
14 al 20 settembre.
Il Comitato esecutivo del
Cec, si legge nella dichiarazione, «accoglie con soddisfazione» un accordo che costituisce «un passo significativo nella direzione per cui il
Cec ha sperato e pregato sin
dalla sua nascita, 45 anni fa».
Tuttavia l’accordo non garantisce automaticamente la pace e la giustizia: «Da entrambe le parti permangono serie
e persino potenzialmente violente divisioni. La chiave afferma il Comitato esecutivo
del Cec - è la sua piena attuazione. La “Dichiarazione
di principi” sottoscritta dai
leader dell’Olp e dello Stato
di Israele costituisce un impegno a un negoziato continuo, il cui obbiettivo è
l’adempimento delle risoluzioni 242 e 338 del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu».
Molti problemi, per il Cec,
restano da risolvere: fra questi, «il completo ritiro di tutte
le forze israeliane dai territori
occupati, il futuro degli insediamenti israeliani, il reinsediamento dei rifugiati, il ristabilimento dei pieni diritti
del popolo palestinese, il futuro status di Gerusalemme».
Anche il Segretario generale del Consiglio delle chiese
del Medio Oriente (MiddleEast Council of Churches,
Mecc), Gabriel Habib, ha
espresso soddisfazione per
l’accordo e, al tempo stesso,
ha sottolineato che «esso è
solo un inizio significativo
del processo di liberazione
del popolo palestinese e
dell’attuazione dei suoi legittimi diritti politici e umani.
Esso è anche una indicazione
incoraggiante della disponibilità di Israele a ritirarsi da
tutti i territori arabi occupati,
in vista di una pace globale
nell’intera regione del Medio
Oriente.
Inoltre - ha aggiunto Habib
- mentre testimoniamo questo miracolo di una trasformazione da un passato di
paura e guerra verso un futuro di possibile fiducia reciproca per la pace, desideriamo affermare ancora una volta la centralità di Gerusalemme per tutti i popoli e le comunità religiose interessate.
A questo proposito rifiutiamo
tutti i tentativi di un controllo
esclusivo sulla città da parte
di qualunque entità religiosa
o politica, ed auspichiamo
un’autentica collaborazione
tra ebrei, cristiani e musulmani nella definizione del
destino della città santa della
pace».
Il Mecc, fondato nel 1974,
è costituito dalle chiese ortodosse, cattoliche e protestanti
della regione.
Sono stato a Ancona per un
po’ di tempo e lì le cose funzionavano, qui no. Non voglio essere trattato come un
animale, ma essere un cittadino come tutti gli altri. Il
Centro di assistenza per i disabili (Aias) a Lentini non
funziona, avevo chiesto
un’assemblea di tutti i disabili per migliorare la nostra
cultura, la nostra vita, ma il
direttore non l’ha ancora organizzata dopo tanto tempo.
Se la terapista si ammala non
c’è chi la sostituisce, nessuno
ci viene a prendere. Ho chiesto un pulmino, anche per
questo niente. Mi sento preso
in giro. Manca una cultura
all’interno di questa società,
qualcuno responsabile che si
occupi di questi ragazzi. Ho
litigato nel 1982 con il Cen
tro di assistenza di Lentini
perché volevo un ambulatorio a orario continuato, mi
hanno fatto capire che davo
fastidio e mi hanno detto:
perché non te ne vai?».
- Che cosa ti aspetti dal futuro?
«Sono cresciuto aiutando
gli altri, sono contento di essere una persona onesta, la
vita è bella e non bisogna
fermarsi. La speranza c’è e
io, appena finisce la scuola,
voglio lavorare a tempo pieno per aiutare i disabili,
quelli più sfortunati di me.
I politici ci vengono a cercare quando hanno bisogno
del voto. In quel caso si ricordano che noi siamo degli
esseri umani e non bestie,
poi, dopo il voto, anche la
memoria se ne va. A me il Signore ha fatto capire che nella vita si può scegliere la
strada buona e che lui non
ha colpa per il mio stato fisico, anzi, lui può darmi una
speranza. Voglio un domani
in cui la società cambi, non
si può vivere così».
- Ora che cosa fai?
«A casa ho un computer,
ho fatto un corso di informatica e faccio lezioni a un ragazzo disabile. Con il computer per me è possibile scrivere, e lo è per molti come me.
Io continuo la mia lotta,
spesso da solo, la lotta contro il Centro di assistenza,
contro il Comune, contro i
politici, contro la cultura di
questa società. Finora ho
sempre avuto la forza di
cambiare, spero di averla
sempre».
Torino: il degrado delle periferie
Alla ricerca
di luoghi d^ncontro
MANFREDO PAVONI
Torino, 15 settembre, ore
tre del mattino; davanti
all’ex asilo Principessa Isabella in via Verolengo un
gruppo di giovani, studenti e
lavoratori, di Torino si sono
dati un appuntamento:
l’obiettivo è di occupare il
vecchio asilo Principessa Isabella, che da più di cinque anni resta in uno stato di totale
degrado e abbandono.
L’idea è di costruire un
Centro sociale polivalente per
restituire un’area dismessa alle donne e agli uomini del
quartiere Lucente, quartiere
di immigrati che negli ultimi
anni è stato totalmente abbandonato dalle istituzioni. L’occupazione ha funzionato e da
parte delle forze dell’ordine
c’è stato un atteggiamento
morbido e di attesa. Nei prossimi giorni partiranno le trattative con il Consiglio di circoscrizione e in seguito forse
anche con il sindaco Castellani. Durante l’incontro, che
d’ora in poi avrà un carattere
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 10 ottobre
ore 23,30 circa - Raidue
Replica: lunedì 18 ottobre
ore 9,30 circa - Raidue
Due popoli, una speranza
Cristiani palestinesi dopo
la firma di Washington
di assemblea permanente, si
sono espressi a favore
dell’iniziativa molti giovani
del quartiere che hanno più
volte sottolineato l’esigenza
di ottenere luoghi di incontro
e aggregazione in un quartiere disastrato oltre che dalla
mancanza di infrastrutture,
anche dagli spacciatori locali.
Paolo Ferrerò, di Rifondazione comunista, ha proposto un
accordo con la circoscrizione
che garantisca agli occupanti
l’uso degli spazi insieme a
tutti coloro che vivono nel
quartiere in attesa di un sostegno economico per ristrutturare le parti pericolanti del
Centro. Un Consiglio di circoscrizione aperto discuterà
sulle diverse proposte rispetto
al Centro sociale ma ciò che
sembra fin d’ora chiaro è che
gli occupanti, di cui fanno
parte diverse anime della sinistra antagonista e autorganizzata, sono intenzionati a
continuare l’occupazione affinché l’ex asilo venga finalmente riconsegnato agli abitanti del quartiere.
Anche i consigli di fabbrica partecipano alla marcia
La marcia per la pace Perugia-Assisi
Impegni concreti
per il popolo pacifista
_______ALBERTO CORSANI_____
jy ingraziamo il presi\\J\. dente Scalfaro per le
parole di incoraggiamento ha detto Flavio Lotti, dal palco della Rocca di Assisi, a
conclusione della marcia per
la pace partita da Perugia alcune ore prima, domenica 26
— ma vorremmo che le nostre
autorità prendessero in considerazione l’idea di dare
una svolta alla nostra politicaestera».
È trascurata, infatti, la nostra politica estera; da troppi
anni è servita a sponsorizzare
le nostre aziende sui mercati
Verdi in Parlamento
Sbloccare le
Intese con i
protestanti
Il vicepresidente dei deputati Verdi, on. Lino De Benetti, ha rivolto il 20 settembre
«un appello di civile responsabilizzazione a tutti i gruppi
parlamentari» per l’immediata
approvazione dell’Intesa con
l’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia (Ucebi), che
prevede tra l’altro la defiscalizzazione delle offerte. Se il
provvedimento, ancora fermo
alla Commissione affari costituzionali della Camera, non
sarà approvato in tempi brevi,
ha affermato De Benetti, «salteranno tutti i positivi effetti
dell’Intesa» e la sua applicazione, per quanto riguarda la
materia finanziaria, slitterà di
un anno. Come pubblichiamo
a pag. 3, anche il presidente
dell’ Ucebi, pastore Franco
Scaramuccia, rallegrandosi
per l’approvazione dell’Intesa
su otto per mille e defiscalizzazione con la Tavola valdese,
ha espresso preoccupazione
per la lentezza con cui il Parlamento sta esaminando le Intese già firmate con l’Ucebi
(29 marzo 1993) e anche con
la Chiesa evangelica luterana
in Italia (20 aprile 1993).
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
ANNO 48, 1993-N. 3
G. Cirardet, Il primo evangelo scritto M.C. Laureni, Linguaggio, soggetto, laicità A. Cassano, Verità ed ermeneutica in Macquarrie e Pareyson - Studi crìtici: R. Ciappa, Gesù storico e biblico - Rassegne: S.
Rostagno, Coerenza e discontinuità dei discorso biblico - Incontri:
Paul Ricoeur Recensioni.
intemazionali, oppure a consentire traffici di armi più o
meno leciti.
È insufficiente la nostra politica di aiuto ai popoli dell’
ex Jugoslavia: «La ministra
degli Affari sociali Contri ha detto Raffaella Bolini, del
Consorzio italiano di solidarietà — ci ha spiegato che la
legge non prevede aiuti per
gli enti locali o per gli organismi di volontariato che si
stanno adoprando da mesi,
per conto loro, in loco o allestendo dei campi in quella
terra di guerra per accogliere profughi, donne, bambini.
La ministra si è impegnata a
ricorrere al Consiglio di Stato...».
Già, ma intanto bisogna fare presto: «L’inverno è alle
porte: i governi europei devono rendersi conto che dovranno investire del denaro
per fare della Bosnia qualcosa di diverso», ha detto Sonja
Licht, pacifista di Belgrado,
copresidente dell’Associazione dei cittadini di Helsinki.
Iniziative concrete, dunque,
come concreta è stata la presenza delle ormai molte carovane per la pace nell’ex Jugoslavia e come anche la grande
stampa, quella pronta a denigrare e tacciare di velleitarismo le iniziative pacifiste, ora
riconosce.
La marcia, organizzata
dall’Associazione per la pace
e da altri movimenti fra cui i
«Beati i costmttori di pace»,
a cui ha aderito la Commissione delle chiese battiste,
metodiste e valdesi per la pace e il disarmo, si è sviluppata nel classico percorso da
Perugia a Assisi: fra 25.000
persone (tanti i giovanissimi,
oltre alle famiglie) hanno intonato canti, ballato, scandito
slogan. Relativa e non invadente la presenza dei partiti
(Rete, Pds, Rifondazione comunista, Partito radicale,
Verdi); nutrita la partecipazione cattolica, dagli scout
dell’Agesci alle Adi a Pax
Christi, suore in marcia e i
frati a accogliere la carovana.
Il saldo finale è positivo,
non tanto per la consistenza
numerica, pur superiore alle
passate edizioni, quanto per
la presenza di nuovi soggetti:
ragazzi e ragazze che, indipendenti e slegati dalle forze
politiche «ufficiali», non hanno trovato disagio nel marciare al loro fianco. Con tutte le
distanze e le diversità di pensiero, gli scetticismi e le opinioni personali, questo è un
segnale di nonviolenza attiva
in un momento in cui si fa di
tutto per provocare il disgusto
verso la politica.
12
PAG. 8 RIFORMA
i;s
VENERDÌ jg OTTOBRE IQQcì
Un’immagine di interni di Jean-Marc Tingaud
Il Mediterraneo al centro delle mostre
C'è stato tutto e
il contrario di tutto
«Per la verità non sappiamo neppure fin dove il Mediterraneo si estenda (...). I
suoi confini non sono definiti
né nello spazio né nel tempo
(...) sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali né nazionali».
Lo scrittore e studioso croato
Predrag Matvejevic, curatore
dei testi di presentazione della mostra insieme allo scrittore marocchinò (ma residente
e attivo in Francia) Tahar Ben
Jelloun, così inizia il suo Mediterraneo. Un nuovo breviario (II ed. Garzanti, 1993).
Questa congerie di popoli,
paesaggi, culture e tradizioni è
al tempo stesso sfuggente e
intrigante: non si riesce a definire ma attira lo sguardo di chi
vi vede delle coordinate comuni; piene zeppe di contraddizioni. L’analfabetismo va
dai paesi con meno del 5%
(Francia, Israele, Italia) al
51% del Marocco e al 52%
dell’Egitto, la mortalità infantile dal 7% della Francia al
64% dell’Algeria. Il Prodotto
interno lordo per abitante va
dai 610 dollari dell’Egitto ai
20.380 della Francia. 2 milioni e mezzo di kmq per 24 stati
su una lunghezza di 3.800 km.
«L’Europa, il Maghreb e il
Levante; il giudaismo, il cristianesimo e l’Islam; il Talmud, la Bibbia e il Corano;
Atene e Roma; Gerusalemme,
Alessandria, Costantinopoli,
Venezia; la dialettica greca,
l’arte e la democrazia; il diritto romano, il foro e la repubblica; la cultura araba, la
poesia provenzale e catalana;
il Rinascimento in Italia; la
Spagna delle varie epoche,
straordinarie e atroci; gli
Slavi del sud dell’Adriatico e
molte altre cose ancora (...).
La retorica mediterranea è
servita alla democrazia e alla
demagogia, alla libertà e alla
tirannide. I suoi effetti hanno
occupato il foro e il tempio,
la giustizia e il sermone».
«Il Mediterraneo - conclude Matvejevic nell’introduzione - ha innalzato monumenti alla fede e alla superstizione, alla grandezza e alla
vacuità...». E una chiarificazione da tenere presente. Il
Mediterraneo è divenuto ultimamente un oggetto di studio
e di apprezzamenti spropositati, drogati e spesso fuori misura: si cerca di riunire sotto
questo cappello forme espressive e tradizioni, molte volte
perché fa comodo riunirle e
inventarsi un’etichetta capace
(!) di riassumerle.
Si è fatto un gran parlare,
per esempio, nell’ambito delia canzone d’autore di «blues
mediterraneo» di musica mediterranea. Ma che cosa voleva dire? Esistono, questo è
vero, «sonorità» mediterranee, strumenti tipici (dalla
Sardegna ai paesi arabi) ma
molte volte si corre il rischio
di inventare dei veri e propri
generi che altro non sono che
rielaborazioni, magari elettroniche, di materiali sonori presi a prestito qua e là.
Un rischio che le mostre di
Torino sembrano non correre,
poiché l’esigenza della documentazione fa da sfondo «etico» anche al lavoro più creativo e poetico.
Appuntamenti
Sabato 16 ottobre — BERGAMO: Alle ore 16, nella sala
dell’Archivio di stato (via Torquato Tasso 84) si tiene l’inaugurazione ufficiale del Centro culturale protestante.
Giovedì 30 settembre e giovedì 7 ottobre — VENARIA: alle
ore 20,45, presso la chiesa battista di via Zanellato 53, l’ing.
Davide Valente terrà due conferenze, con proiezioni, sul tema:
«Bibba e archeologia».
Domenica 3 ottobre — MONDOVÌ: La Chiesa evangelica
invita la cittadinanza per alle ore 20,30 al Salone comunale
delle conferenze (corso Statuto 13), dove il prof. Giorgio Spini
parlerà sul tema: «I protestanti e le rivoluzioni del nostro tempo». Introduzione del prof. Stefano Sicardi.
La Biennale internazionale di Torino propone una serie di mostre di grande rilevanza
«Mediterranea»: mille foto per scoprire luoghi,
persone e culture vicine e lontane
ALBERTO CORSAMI
Europa, Maghreb , Levante. Chissà che cosa
avrebbe pensato Pier Paolo
Pasolini di fronte alla serie di
mostre sul Mediterraneo organizzata nell’ambito della V
Biennale internazionale di fotografia di Torino dall’associazione «Torino Fotografia»? Il suo interesse per le
culture nordafricane, per un
mondo che riteneva incontaminato dal livellamento culturale delle borghesie europee (in una visione che poi
sconfessò negli ultimi anni)
avrebbe trovato riscontro nelle oltre 1.000 immagini che
riuniscono le diverse regioni
affacciate sul «Mare nostrum».
Immagini di attualità, di reportage, di paesaggio, di documentazione sociale, di poesia pura, a seconda delle circostanze e dell’inventiva dei
fotografi.
Il paesaggio parte da Africa
del Nord 1880, una serie di
foto che venivano riunite in
album a uso dei turisti che
accorrevano sull’appena realizzato Canale di Suez: tecniche vecchie, tempi lenti nello
scatto, che lasciano scorgere
il movimento delle persone.
L’imperfezione tecnica produce e alimenta in questo caso il fascino dell’antico
dell’evidenza del passare del
tempo, quello del mezzo secondo di scatto e quello di un
secolo di storia.
Poi ci sono i luoghi dell’
Antico Testamento nel Mediterraneo di Francis Frith
(1866), i paesaggi contemporanei dell’olivo (Fin dove
cresce l’olivo)-, pianta carica
di simbologie classiche e bibliche, contorta, aggrovigliata anch’essa dal tempo, convive con i paesaggi marini o
collinari in Liguria e Toscana, ma anche con le ciminie
re delle raffinerie pugliesi.
Poi c’è l’immagine classica,
il Turismo per immagini - Lo
stile Touring, che appare più
interessante nell’epoca più
datata, come le foto dell’Algeria (1910), in un bianco e
nero che non doveva fare i
conti con l’overdose di pubblicità odierna.
Il reportage è affidato nei
suoi esiti migliori a Fernando
Herraez (Ritos ibericos), che
in un bianco e nero sempre
drammatico ritrae riti funebri, feste patronali, carnevali,
e a Jean Dieuzaide, che nella
sua personale raffigura lavori, ambienti, persone del Midi
della Francia. Ma ci sono anche la Sicilia fotografata dallo scrittore Fosco Marami, il
gruppo di studenti «La grana
grossa» che ha svolto l’interessante operazione di ritrarre
il trasferimento in Occidente
di architetture, stili di «luoghi
santi» (chiese, conventi) tipici della Palestina: edifici che
siamo abituati a vedere sotto
i nostri occhi, ma di cui non
sempre cogliamo l’origine. E
c’è l’inquietante pesce in una
boccia d’acqua (dolce?) su
un balcone affacciato su una
baia nCÌVHellas, la Grecia di
Herbert List, fotografo che
frequentava Cocteau e Mirò,
Picasso e Morandi.
Ma il meglio della mostra
sta nelle opere più visionarie
e poetiche. Per esempio nei
Frammenti di una civiltà allo
specchio. Fotografi del Maghreb . Ben oltre l’oleografia
e i luoghi comuni, c’è una
creatività estrema, che va dal
«quasi bianco» con cui Jellel
Gasteli raffigura il muro della Medina di Tangeri, ai Trittici di Touhami Ennadre, che
astrattizzano le forme di particolarissime nature morte.
Poi ci sono gli Interni di
Jean-Marc Tingaud: Napoli e
Marrakech, città altamente
evocative, fino a non poterne
La Sicilia in una foto dello scrittore Fosco Maraini
più, rivivono qui in foto di
Maradona e santini, cuscini,
pareti e quadri. Insomma tutto ciò che dentro alle case di
una determinata località concretizzano e situano l’appartenenza a una cultura. Un
paesaggio di secondo grado.
Allo stesso modo funziona
VAtlante di Luigi Ghirri, che
fotografò nel 1973 i luoghi
del Mediterraneo... sulla carta geografica. È uno straordinario impasto di colori, quelli
che, nelle interrogazioni di
geografia cercavamo di associare, sulla cartina muta, a
mari, deserti, ecc. Il colore
astratto, il colore simbolo,
perfino la parola («Désert»,
ocra, «Oceano», ovviamente
blu) si sostituiscono ai paesaggi che vediamo mentalmente e con la fantasia.
Suggerire, accennare a un
passato e a una civiltà (anzi a
più civiltà) è invece quanto si
prefiggono le immagini di
Mimmo Jodice. Siamo di
nuovo a Napoli e dintorni:
luoghi di emozione, arcani,
ancestrali come la solfatara
di Pozzuoli, le geometrie urbane della città di Ercolano.
E poi ancora maschere, sta
tue, mosaici, frontoni, allegorie... Una visione indiretta,
anche questa, ma proprio per
ciò più evocativa, die parte
dal dettaglio, che isola il reperto, ricettacolo di una cultura stratificata che parla ancora. Anche se la statua in
primo piano è volutamente
sfocata, e ben nitide sono le
sue misteriose ombre sullo
sfondo.
Una vittoria dell’immagine
allo stato puro, una rivincita
della foto sulla Tv che scorre,
passa, che non vive di materialità propria ma di quella
che il pennello elettronico le
presta per un brevissimo
istante, come ha sostenuto
anche il critico d’arte Germano Celant («L’Espresso» del
12 settembre).
E poi è anche una vittoria
del ragionamento; perché fotografare astraendo, sfuggendo alle logiche della documentazione banale, da cartolina, da spot, da agenzia di
viaggi, vuol dire indagare le
civiltà, le tradizioni, scavare
e cercare di capire che cosa
costituisce l’essenziale di un
popolo, delle sue passioni e
dei suoi retaggi.
Sei famosi fotografi interpretano la rovina della città sconvolta dalla guerra
Beirut^ radiografia di un centro distrutto
Un muro a Beirut è un muro sventrato. Quando si va
appena al di là di questa
«normalità» un muro è un
muro ricoperto e come farcito di sacchi di sabbia a costituire una provvisoria barricata. Ma anche il termine provvisorio è sbagliato. Che cosa
è provvisorio, che cosa è definitivo e che cosa è eterno,
nella città martoriata dalla
guerra nel 1975 e oltre? Le
strade, i cinema crivellati di
colpi di mortaio? Per quanto
tempo ancora il paesaggio
resterà questo?
Di fronte a questo spettacolo terribile, sei grandi fotografi sono stati sollecitati a
parlare per immagini. Ne risulta la sezione più densamente pregnante della Biennale Fotografia; Beyrouth
centre ville 1991 (la mostra è
stata ottenuta dalla Francia,
che aveva commissionato ai
sei autori la ricerca).
Un primo dato evidente e
quasi inesorabile sta nella
scelta dei titoli delle opere:
in una città sembra una scelta obbligata, ma la lunga teoria di nomi di strade (rue Allenby, place des Canons, rue
de Damas, place del l’Etoile,
rue Beyhum...) ha tutta l’aria
degli elenchi dei caduti che
sui monumenti sanciscono il
ricordo della cittadinanza ai
suoi figli compianti.
E per di più queste strade
sembrano non condurre da
nessuna parte: a livello pratico, perché interi quartieri sono impraticabili e i palazzi
chissà quando potranno essere abbattuti (unica operazione
possibile!); e a livello estetico, perché nelle opere di
Raymond Depardon, René
Burri, Gabriele basilico, Robert Frank, Josef Koudelka e
Fouad Elkouri si vede che i
bombardamenti e le cannonate hanno sconvolto gli assetti
urbanistici e questo sconvolgimento si traduce in uno
straniamento visivo carico
d’angoscia, ben oltre quella
del reportage d’attualità.
Prevale il drammatico
bianco e nero, fatto di rimandi e stratificazioni (Elkouri
fotografa una foto che sta in
terra, due ragazze in costume, e Robert Frank stampa
una negativa trovata anch’
essa per la strada), in place
de l’Etoile (Koudelka) appare, al centro, un colonnato di
alcuni metri inferiore alla se
Una foto dello spettrale centro città di Beirut
de stradale, memoria di epoche di passate civiltà: è miracoloso che abbia resistito e
che ancora parli il suo linguaggio di cultura e tradizione.
Ma c’è anche il colore:
quello di Burri, che fra i muri fracassati scopre un terrazzo con dei panni stesi al sole,
e quello di Depardon, che in
una serie di rovinosi paesaggi tutti tra l’ocra e il rosso
giallo dei tramonti romani
scopre piante e alberelli e
anche, all’interno di ciò che
resta dell’hòtel Marika, un
divano foderato in rosso...
Ma l’impressione più forte
è probabilmente quella dei
muri, delle facciate ormai
senza vetri, ridotte a astratte
composizione geometriche,
freddamente geometriche.
Era il 1991, pel centro di
Beirut.
13
t/FNERDÌ 1° OTTOBRE 1993
PAG. 9 RIFORMA
„.................... V
I nostri atteggiamenti di fronte alle minoranze sociali: il caso degli immigrati
L'attualità della favola del porcospino:
come ci rapportiamo all'«altro»?
PAOLA SCHELLENBAUM*
La coabitazione tra persone portatrici di culture
diverse non è un fatto nuovo
per la nostra società. Da sempre i movimenti migratori interni e internazionali hanno
fatto sì che i popoli si mischiassero. Negli ultimi anni
però la visibilità sociale degli
immigrati ci ha fornito l’occasione, che è anche una sfida, per riflettere criticamente
sulle nostre istituzioni quali
la scuola, la famiglia, le forme di organizzazione sociale.
Le numerose occasioni di
incontro con stranieri suscitano svariate reazioni, sia in noi
che in loro. Già da qualche
tempo ci siamo resi conto che
l’osservare comporta l’essere
osservati, e che quindi quando parliamo di società multietnica dobbiamo pensare
agli sguardi reciproci con cui
autoctoni e stranieri si scrutano vicendevolmente. Sguardi
talvolta animati da curiosità e
volontà di avvicinamento, talvolta lanciati come minaccia
per comunicare l’impossibilità di un dialogo.
Di fatto la presenza degli
stranieri che quotidianamente
interagiscono con noi nei luoghi di lavoro, a scuola, per
strada, nei mercati, ci ha permesso di pensare criticamente
a come ci poniamo nei confronti di chi è diverso, di chi
è «altro» per cultura, tradizioni, vissuto, ecc.
La categoria di diversità potrebbe, è vero, abbracciare numerose persone, dai portatori
di handicap agli emarginati, a
chi non accetta la normalità,
in una parola: i devianti. E
spesso la nostra rappresentazione sociale di immigrato si
sovrappone parzialmente a
quella dello spacciatore o del
senzatetto. Qualche volta si
sente dire che i figli degli immigrati soffrono di carenze e
deficit tanto da necessitare di
un sostegno, magari in classi
differenziali. In altri casi accade che giovani donne e uomini non si pongano nemmeno la questione, e pensino agli
immigrati solo come ai venditori ambulanti. Quanti di noi
si trovano nella condizione,
forse privilegiata, di aver condiviso percorsi di vita con
persone provenienti da paesi
lontani e di essere quindi in
grado di scambiare vissuti ed
esperienze su un piano di reciprocità? Eppure le occasioni
di incontro si moltiplicano
sempre più.
Non penso che a ostacolare
la reciproca conoscenza sia
solo l’ignoranza o l’etnocentrismo in seguito al quale
continuiamo a percepirci al
centro del mondo. I fenomeni
razzisti, dal canto loro, seppur di gravità estrema, sono
limitati a settori ristretti della
popolazione e possono essere
messi in relazione alle dinamiche macrosociali che insorgono allorquando gruppi etnici diversi si spartiscono le risorse, magari limitate, come
sempre più accade in momenti di crisi economica.
Penso piuttosto alla gamma
di atteggiamenti, anche individuali, che mettiamo in campo quando ci troviamo a interagire con gli altri, a maggior
ragione quando si tratta di
persone portatrici di culture
diverse dalla nostra. Le modalità di queste interazioni
vaiano naturalmente al cambiare dei contesti e sono condizionate dall’ambiente sociale in cui si collocano. Ma
Una famiglia turca in Germania
molto dipende dalla rappresentazione sociale che abbiamo degli uomini e delle donne straniere, che conducono
una vita variegata e complessa, tanto quanto variegata e
complessa è la nostra vita
nelle località di residenza.
Eppure spesso queste donne e questi uomini si trovano
da noi costretti entro confini
rigidi, entro categorie immodificabili, quali quelle di «extracomunitario» (che li colloca fuori dai confini territoriali) oppure di «minoranza»
(che pone l’accento sull’appartenenza a un gruppo etnico diverso da quello dominante) oppure di «immigrato» (che sottolinea il movimento, talvolta oscillatorio,
tra paese di provenienza e
paese di arrivo).
In realtà svariate sono le
etichette verbali con cui definiamo queste persone e
ognuna di tali definizioni pone dei confini. Questi confini
tra un «noi» e un «loro» sono
spesso percepiti come fissi,
tanto da far coincidere il
«noi» con l’identità e il «loro» con r alterità. Continuando con queste dicotomie si
potrebbe anche facilmente
aggiungere che spesso l’alterità ha delle connotazioni negative, che infondono timore
e paura mentre l’identità assume i contorni di un soggetto forte e solido.
Un opuscolo
L'Evangelo
e le frontiere
L’Evangelo tra le frontiere
è il titolo di un opuscolo curato da Sauro Gottardi e dal
Centro culturale valdese sugli evangelici di Fiume, Abbazia e Fola, dove valdesi e
metodisti erano presenti negli anni fra le due guerre.
La pubblicazione propone
una raccolta di dati e di ricordi. Vi si trovano i sentimenti di chi è stato cacciato
dalla terra degli avi e la speranza dell’evangelico, che
gli consente di partecipare
con speranza alla nuova fase
della risorta comunità protestante fiumana e di intuire in
essa la possibilità di un contributo alla fratellanza dei
popoli.
Le ordinazioni e i pagamenti vanno indirizzati al
Centro culturale valdese, via
Beckwith 3 — 10066 Torre
Penice (To), tei. 0121932179-ccp 34308106.
Una copia £ 10.000 (12 copie £ 100.000).
Ma questo confine che
sembra delimitare il «noi» e il
«loro» non può più essere
pensato in questi termini. La
sfida che viene dalla società
multietnica è proprio questa:
pensare a un «noi», ossia a un
gruppo di appartenenza, non
più come a un soggetto forte,
omogeneo, delimitato da confini netti, ma come a un agglomerato di identità e diversità, un insieme di persone
con esperienze diverse che in
parte condividono delle cose,
in parte si differenziano nettamente gli uni dagli altri.
Una celebre favola, quella
del porcospino, può venirci in
aiuto per comprende l’importanza della natura oscillatoria
del rapporto con l’altro: «In
una notte buia e fredda due
porcospini scoprono che avvicinandosi avrebbero avuto
meno freddo. Si avvicinano
sempre più ma, ahimè, sono
porcospini e finisce che si
pungono reciprocamente.
Spaventati si ritraggono.
Quando sono lontani rimpiangono però il calore perduto, ma nel contempo temono ancora di pungersi». La
distanza a cui i porcospini si
attestano, alla fine, non è che
la metafora dell’istituzione.
Le istituzioni umane infatti
regolano i rapporti in modo
che le persone possano cooperare senza essere soggetti
alla minaccia dell’altro.
La natura contraddittoria
del rapporto con l’altro, talvolta la sua natura conflittuale, ci ricorda che ci troviamo
davanti a persone in carne e
ossa, che possono trovarsi
nella condizione di bisogno,
ma con le quali dobbiamo saperci relazionare su basi di
reciprocità e di mutua conoscenza.
Spesso i nostri comportamenti celano degli atteggiamenti, magari non intenzionali, che costringono il nostro interlocutore in una posizione di subalternità. Quante volte ci è capitato di alzare
il volume della voce di fronte
a uno straniero che mostrava
di non capire le nostre parole, e quante altre volte ci siamo posti nei suoi confronti
come se fosse un bambino
indifeso, privo di ogni conoscenza, una sorta di «tabula
rasa» da arricchire con elementi completamente nuovi... Così facendo, anche
quando siamo animati dalle
migliori intenzioni, continuiamo a pensarci in maniera
«autoriferita», collocandoci
al centro del mondo, e pretendiamo che a cambiare siano gli altri.
La capacità di percepire la
natura oscillatoria dei confini
che si frappongono tra noi e
gli altri ci aiuterebbe a superare sia quegli atteggiamenti
di eccessivo pietismo («poverini, hanno bisogno di me»)
verso chi è portatore di una
cultura altra, sia quegli atteggiamenti estremamente razionali e rigidi («starebbero meglio a casa loro»). Queste posizioni rappresentano due
estremi, caratterizzati però da
una medesima percezione
della diversità: colui che è diverso non ha nulla da dare,
ma ha tutto da imparare.
Proviamo a pensare invece
a come potrebbe essere un
ambiente in cui le relazioni
tra «tanti altri» avvengano in
un clima in cui è possibile
esplorare la reciproca differenza: prestare ascolto a ogni
voce e lasciare che ci dica
qualche cosa.
* antropoioga
Le «Giornate di studio» nel Lubéron
Povertà medievale
Nei giorni 28 e 29 agosto
hanno avuto luogo a Ménerbes (Vaucluse) le X giornate
di studio promosse dall’/lsiociation d’études vaudoises et
historiques dii Lubéron
(Aevhl). Queste giornate si ripetono ogni due anni, a partire dal lontano 1975, tenendosi
alternativamente nei luoghi
più prestigiosi di quella regione, resa tristemente nota dal
massacro dei valdesi del
1545. Ménerbes è un borgo
situato a nord di Mérindol, e
nel suo territorio spiccano sia
la ex Abbaye de St.-Hilaire,
fondata dai carmelitani nel
1254, oggi proprietà privata,
sia un impianto modernissimo
di vinificazione che non ha
eguali in tutta Europa, con annesso un «Musée du tire-bouchon». Quattro sono state le
relazioni presentate al convegno, sotto la moderatura del
pastore Christian Mazel, presidente dell’Aevhl, sul tema
generale della Povertà nei se
Una raccolta di testi a cura di Paolo Naso
Interrogati da
Martin Luther King
MAURIZIO GIROLAMI
coli XII e XIII nelle spiritualità catara, valdese e francescana: Jean Duvemoy (Tolosa) si è riferito, da specialista,
alla vicenda dei catari; una
giovane ricercatrice di Castres, Isabelle Olekhovoth,
che è anche pastore, ha parlato su Valdesio di Lione; Jean
Paul, dell’Università di Aixen-Provence, si è diffuso sul
tema generale, con particolare
riguardo agli ordini monastici; Giovanni Gönnet ha parlato dei Poveri di Lione a partire dal «proposito di vita» di
Valdesio (1180).
Buona l’affluenza e incisivi
gli interventi nel dibattito. Un
culto all’aperto con Santa Cena, celebrato dal pastore Michel Jas, di Nîmes, ha impegnato i partecipanti, protestanti e cattolici, nella meditazione degli aspetti positivi e
negativi, per i credenti di oggi, del discorso di Gesù sulla
profetizzata distruzione di
Gerusalemme (Matteo 24).
Per molti, in Italia, «il
nuovo che avanza» non
ha un bell’aspetto. E neanche
nuovo. Sugli immigrati extracomunitari soffia sempre
più robusto il vento del razzismo; sulle fasce deboli della
società (anziani, operai a
bassa qualificazione, giovani
espulsi dalla scuola e donne
del Meridione) imperversano
politiche di cosiddetto «risanamento» che, creando disoccupazione e rendendo più
eari (ma non migliori) i servizi pubblici primari (sanità,
istruzione), accrescono la povertà; l’esercito italiano, alla
faccia della Costituzione,
partecipa direttamente a operazioni di guerra pittoresche
nei nomi («Tempesta nel deserto», «Restaurare la speranza»...), costose e sanguinose negli esiti. La solidarietà di chi ha potere e benessere scarseggia. Quella di coloro che sopportano tutto è
pressoché obbligata; (ma per
quanto?).
La bomba più pericolosa
L’impegno contro il razzismo, la povertà e il militarismo, la convinzione che questi tre aspetti della società
americana, l’egoismo che ne
è la base, siano la vera e più
pericolosa «bomba atomica»,
sono i lineamenti, pressoché
sconosciuti in Italia, del Martin Luther King a cui è dedicato il bel libro di Paolo Naso pubblicato dalla Claudiana*, che è di grande interesse
per gli evangelici, per i cristiani in generale, per chiunque lotti per la pace, per la
giustizia sociale e civile, per
chi voglia meglio comprendere le cause di rivolte come
quella di Los Angeles, di cui
ricordiamo le impressionanti
immagini televisive.
Il libro, strutturato in una
documentata ed esauriente
introduzione di Naso, seguita
da un’antologia di scritti di
M. L. King in buona parte
inediti in Italia, ripercorre le
fasi della vita di King. La prima (1954-56) quando egli,
persuaso che «...la dottrina
cristiana dell’amore operante
attraverso il metodo gandhiano della nonviolenza era una
delle armi più potenti a disposizione della gente oppressa nella sua lotta per la
libertà» viene scelto, «chiamato», a portavoce e leader
del nascente movimento antisegregazionista.
Il movimento in crescita
La seconda (1957-65) è
quella della crescita del movimento negli stati del Sud,
con le sue metodologie tipiche: il boicottaggio dei trasporti pubblici segregazionisti, i «sit-in» nei locali vietati
ai neri, le marce di protesta.
King e il movimento hanno
fiducia nella capacità potenziale del sistema americano
di rispondere positivamente
al movimento, e di realizzare
la promessa contenuta nella
Dichiarazione di indipendenza e nella Costituzione, di
garantire a tutti gli uomini,
bianchi e neri, i diritti alla vita, alla libertà, alla ricerca
della felicità. E la loro iniziativa, mettendo sistematicamente in evidenza il contrasto tra principi costituzionali
generali di eguaglianza, ribaditi generalmente dalla Corte
Suprema, e le leggi segregazioniste degli stati del Sud
difese spesso armi alla mano
dalle autorità locali, ottiene
risultati importanti: come se
in Italia un movimento riuscisse a far emergere e risolvere a suo favore il contrasto
fra i principi costituzionali
(diritto al lavoro, alla tutela
della salute, all’istruzione
ecc. ) e le politiche governative che accentuano le differenze fra i cittadini nel godimento di questi diritti.
La povertà
Nella terza ed ultima fase
(1965-68), quella meno nota
in Italia, M. L. King si pone
il problema della povertà e lo
collega, in una visione complessiva, alla guerra del Vietnam, nella convinzione che
«VAmerica non avrebbe mai
investito energie e fondi per
la riabilitazione dei suoi poveri finché le avventure come
quella del Vietnam avessero
continuato a distruggere uomini, competenze e denaro».
È qui che la grande stampa
Usa lo attacca chiamandolo
Martin Loser (perdente). Il
«sogno» del celebre discorso
del 1963 inizia a trasformarsi
in un «incubo»; l’America
gli sembra sempre più una
«società moralmente malata», l’obbiettivo politico si
allarga fino a comprendere i
grandi ghetti urbani del
Nord, dove si concentra la
miseria e l’umiliazione sociale dei neri. In uno scritto
pubblicato postumo King
1958: Martin Luther King viene
arrestato a Montgomery
teorizza una «rivoluzione»
nera capace di denunciare «i
mali profondamente radicati
nell’ intera organizzazione
della nostra società» e di
promuovere una sua «ricostruzione radicale». Il capitalismo viene considerato ormai incapace di rispondere al
sogno di libertà e democrazia
nato alle origini della storia
degli Stati Uniti.
Durante la marcia del Mississippi contro la povertà
King, pur tenendo rigorosamente fede alle metodologie
nonviolente, si rifiuta di condannare il «separatismo» nero del Black Power, comprendendone meglio le ragioni anche alla luce del rifiuto,
da parte dell’opinione «liberal» bianca, della nuova prospettiva che collega razzismo, oppressione sociale e
guerra.
Il King che esce dal libro
di Paolo Naso ha ben poco a
che vedere con l’immagine
oleografica di novello Zio
Tom confezionata a suo tempo dai grandi organi di informazione. Un M. L. King che
ancora ci interroga e ci dà
speranza.
(*) L’«altro» Martin
Luther King. A cura di Paolo Naso. Torino, Claudiana,
1993, pp 229, £ 28.000.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ jg OTTOBRE 1993
UNA INCHIESTA DE «IL GIORNALE.
LE CHIACCHIERE
E LA REALTA
GIORGIO GARDIOL
// giornale, quotidiano diretto da Indro Montanelli, nella
sua edizione di martedì 21 settembre ha iniziato una inchiesta sul tema dell’adozione: un «viaggio nel mondo difficile dei ragazzini abbandonati dalle famiglie e ignorati dalle
istituzioni». «Un mercato umano: i figli di nessuno». Questo
il titolo dell’inchiesta di Tiziana Abate che parte con l’analisi degli istituti dell’area napoletana per cercare di capire cosa significa «oggi vivere in un istituto, non avere una famiglia, esserne tenuti lontani da gelidi cavilli burocratici 0 da
una indifferenza colpevole»
Comincia, la giornalista, dalla fondazione «Villaggio del
fanciullo» di Maddaloni, diretta da don Salvatore d’Angelo,
che accoglie 1.200 ragazzi maschi tra i 6 e 18 anni. La descrizione che ne fa è quella di una istituzione totale. Tutto è
«moderno e funzionale, odoroso di Cif» ma per «300 ragazzi le porte si aprono solo la domenica... dormono in camerate da sessanta Ietti... controllati a vista da un sorvegliante».
«Una vita nel limbo, segregata nell’apartheid di casermoni
magari puliti ed efficienti, ma dove le ore sono scandite dal
gelo impersonale dei turni e delle regole e il rituale di giornate sempre uguali che spalanca abissi di solitudine impensabile» è la dichiarazione di una assistente sociale del Tribunale dei minori di Napoli. «Un centro di potere clientelare —
afferma un’altra assistente sociale - catene di favori, imprese, business da vertigine». Tutto ciò avviene nell’indifferenza burocratica dei più, magistrati compresi. E i minori sono
oggetti di violenze di ogni tipo: «La malavita ha tutto l’interesse a mantenere in vita questi istituti. Quando escono a 18
anni i ragazzi sono facile preda della delinquenza - è il parere della responsabile dell’Anfaa di Taranto - e nella migliore delle ipotesi finiscono a contrabbandare sigarette»
In questo contesto l’inchiesta del Giornale parla anche
dell’attività di Casa materna, l’istituto fondato da Teofilo
Santi e che riferisce della sua attività annualmente al Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste. Così apprendiamo daH’articolo che è «uno degli istituti che gli assistenti sociali citano
scuotendo il capo»; che «ufficialmente l’istituto è laico, ma
la maggioranza dei bambini si converte all’evangelismo,
molti non vogliono andarsene neppure dopo i 18 anni. “Se
resto mi hanno promesso di farmi lavorare come analista
all’ospedale’’ si lascia scappare Susy, 16 anni, in istituto da
11». E nello «strillo» a fianco si parla ancora di Casa materna, raccontando la storia di Erancesca (con tanto di fotografia) ragazza «strappata» a Casa materna.
Possibile? mi sono chiesto. La Chiesa metodista di Portici, la Conferenza del IV distretto e il Sinodo non si siano
mai accorti di cosa stava succedendo? Se le cose fossero
veramente così anche noi, metodisti e valdesi, dovremo
scuotere il capo e forse anche la polvere dai nostri calzari e
andarcene...
Già ma le cose stanno veramente così? O la giornalista si
è lasciata prendere dall’esigenza di scrivere un «pezzo ad effetto» allo scopo di propagandare le adozioni? Le nostre
informazioni ci fanno dire (si vedano gli articoli in questa
pagina) che c’è istituto e istituto, che quando si fa un’inchiesta sarebbe bene cogliere le differenze, e che certamente Casa materna non abita nel «paese dei celestini».
Certo, 40.000 ragazzi e ragazze italiani ricoverati in istituto sono un problema che deve essere affrontato. Le nostre
chiese lo hanno affrontato, secondo le loro forze, concorrendo a sviluppare una mentalità favorevole all’accoglienza in
famiglia. Lo abbiamo fatto trasformando, venticinque anni
fa, i nostri istituti in case-famiglia e arrivando anche alla loro chiusura quando non rispondevano più alle esigenze sociali del territorio, nonostante le istituzioni pubbliche di altre
zone premessero per la loro continuazione. Le nostre chiese
hanno detto no, l’istituto, la casa-famiglia serve solo per le
emergenze del territorio, non si sostituisce all’affido o
all’adozione.
Abbiamo informato sugli affidi e ci auguriamo che Tiziana Abate nel prosieguo della sua inchiesta informi anche i
suoi lettori sul numero percentuale delle famiglie evangeliche, anche del Napoletano, che hanno accolto un ragazzo o
una ragazza in difficoltà. Senza clamori né per voglia di proselitismo, ma semplicemente per testimoniare l’agape di
Cristo.
Casa materna è nata così. «Aggiungi due posti a tavola»
ha detto il past. Riccardo Santi a sua moglie quando ha incontrato nel 1905 Angelo e Rosetta, due piccoli fiammiferai
napoletani, orfani di padre, che dormivano nella galleria della stazione Garibaldi. Così è nato l’istituto che oggi, in condizioni diverse, continua ad «aggiungere posti a tavola»
quando bussano alla sua porta i figli degli immigrati che non
interessano nessuno perché non procurano voti di scambio,
o quando bussano le assistenti sociali che non sanno come
affrontare il «caso sociale».
Il problema degli affidi e delle adozioni non è solo gli istituti, ma la cattiva gestione politica e burocratica che viene
fatta del problema. Il Parlamento non approva le legge di
riforma dell’assistenza sociale; le Regioni non legiferano in
materia pur avendone le competenze; le assistenti sociali
trovano più comodo piazzare un ragazzo in istituto che ricercare una famiglia affidataria, la scuola non promuove specie al Sud - una cultura dell’affido.
I quotidiani, e // giornale non fa eccezione, non esitano a
gettare ombre sulle famiglie adottive (o abbiamo già dimenticato i servizi su l’assassino di Foligno e i suoi traumi di
bambino adottato?) quasi a dire: fate attenzione ad adottare i
grandicelli, quelli che hanno subito violenze. Così si continua a ricorre agli istituti.
Come dice un vecchio proverbio, caro a Montanelli: «Con
le chiacchiere non si fa la farina».
Lettera a Indro Montanelli direttore de «Il Giornale»
Casa materna una scuola di libertà
CLAUDIO MARTELLI*
Caro dottor Montanelli, ho
letto con sconcerto l’articolo apparso sul quotidiano
da lei diretto nell’edizione di
avant’ieri 22 settembre e particolarmente la parte dal titolo
«E nel Sud la camorra aspetta...» nel corpo del quale vengono riportate alcune frasi attribuite al sig. Luigi Capuano
- descritto tra l’altro a tinte
degne di un serial Tv della
peggior specie - e menzionato il nostro istituto per minori
Casa materna di Portici (Napoli) in modo tale da accreditarne un’immagine falsa, in
ogni caso fuorviante e denigratoria. A parte il fatto che la
serietà o meno delle idee delle persone non può misurarsi
dalla tinta dei loro capelli o
dal loro modo di vestire, credo sia dovere di chi vuol dare
notizie o commentare fatti e
situazioni - sono iscritto da
35 anni all’Ordine e parlo per
esperienza - riportare con un
minimo di obiettività le cose
che ha visto e non stravolgerle per sostenere tesi preconcette.
Casa materna di Portici è
un istituto con quasi 90 anni
di storia gloriosa. Fondato nel
1905 dal pastore metodista
Riccardo Santi, ha accolto
nelle sue stmtture migliaia e
migliaia di bambini - orfani e
di famiglie in difficoltà - offrendo loro un luogo sereno,
un’educazione, i mezzi morali e culturali per il loro inserimento a pieno titolo nella vita. Il pastore Emanuele e il
dottor Teofilo Santi, sulle orme del loro padre, hanno speso la loro vita in questa missione e l’ospedale di Ponticelli «Villa Betania», che tra le
righe viene menzionato, è stato fondato proprio dal dott.
Santi ed è a tutt’oggi il solo
presidio sanitario a disposizione di una popolazione di
oltre 100 mila abitanti abbandonati dalla malasanità pubblica e consegnati da questa
in mano alle innumerevoli
cliniche private della zona.
La storia di questa Casa
onora il nostro paese e una
città così spesso denigrata e
umiliata come Napoli dimostrando come sia possibile,
per mezzo dell’amore e della
solidarietà, mettere in condizione anche i meno favoriti e
i più emarginati di affrontare
la vita al pari degli altri. Migliaia e migliaia, signor Direttore, di bambini e bambine
sono stati amati, nutriti, vestiti, istruiti a Casa materna. Da
là sono partiti per ogni parte
del mondo affrontando la vita
con onestà e senso del dovere. E con questa Casa, la loro
unica casa, hanno continuato
ad avere legami, sono tornati
per sposarsi, hanno costituito
associazioni di ex allievi per
sostenerla affiancandosi ai
gruppi che in Gran Bretagna,
Usa, Olanda, Germania, Svizzera, Italia, Australia, dopo
aver visto ciò che Casa materna fa, le consentono di continuare il suo lavoro fornendole
i mezzi finanziari e il personale volontario con i quali integrare le 10-15.000 lire per
bambino versate con anni di
ritardo dagli enti pubblici che
si servono della Casa per i loro compiti istituzionali.
Perché, signor Direttore,
quando si vuol denunciare le
cose che non funzionano non
si ha il coraggio di uscire dal
generico e non si evita di sparare nel mucchio finendo con
il ferire anche chi non ha nulla a che fare con ciò che l’articolo vorrebbe indicare? Perché gettare un’ombra su una
Casa che ha operato e opera
con spirito di servizio, senza
discriminazioni di nessun genere?
Sarei molto grato di sapere
chi sarebbero questi anonimi
SCHEDA
Un gruppo di bambini di Casa materna con ii dr. Teofiio Santi negli
anni '40
assistenti sociali che scuotono
il capo nei confronti di Casa
materna. Sarei anche grato di
sapere chi ha dato alla sua
collaboratrice l’informazione
che Casa materna è un istituto
laico e con quale diritto venga
lasciato intendere che sui
bambini siano attuati ricatti
religiosi a fini di proselitismo
o pressioni per rimanere nella
Casa al di là del tempo necessario.
Caro signor Direttore, Casa
materna non è tra gli istituti
che hanno il fiato corto e che
temono inchieste di alcun genere o chiusure a breve termi
Casa materna a Portici
Casa materna è un istituto appartenente all’Opera delle chiese
metodiste in Italia (Opcemi) che
si occupa dell’assistenza a minori in difficoltà.
Attualmente ospita 80 ragazzi
e ragazze così suddivisi:
- 6 maschi tra i 3 e i 5 anni;
- 40 maschi tra i 7 e i 13 anni;
- 20 maschi tra i 14 e i 19 anni;
- 20 ragazze tra i 4 e i 18 anni.
Tutti gli ospiti sono suddivisi
in gruppi-famiglia, strutturati diversamente a seconda delle esigenze educative.
Il gruppo dei ragazzi grandi
(14-19 anni) è seguito da due
istitutori; le ragazze da due istitutrici; i piccoli (3 -5 anni) da
due istitutrici; i 40 ragazzi tra i 7
e 13 anni vivono in 4 gruppi-famiglia con 10 ragazzi e 2 istitutori. In totale operano direttamente con gli 80 ospiti 14 istitutori. A questi vanno aggiunti 5
addetti alla cucina, 7 addetti alla
pulizia, una guardarobiera, un
infermiere, un medico, uno psicologo, che forniscono il supporto «tecnico» indispensabile per
la vita dei gruppi-famiglia.
Circa il 10% degli o.spiti sono
ragazzi o ragazze provenienti da
famiglie di immigrati del Terzo
Mondo: per essi non vi è alcun
sussidio pubblico. Il restante
90% è costituito da ragazzi e ragazze affidati a Casa materna
dal Tribunale per i minorenni di
Napoli o da decisioni dei servizi
sociali dei Comuni di Napoli,
Portici, Ercolano, San Giorgio e
altri Comuni limitrofi. Per
l’ospitalità, gli enti pubblici pagano una retta media giornaliera
di 15.000 lire insufficiente per
far fronte ai costi di mantenimento. II resto viene dalle offerte che provengono dalle chiese
evangeliche italiane ed estere.
Casa materna è l’unico istituto a
cui possono ricorrere per le
emergenze i Comuni di una fascia di 300.000 abitanti.
Oltre all’ospitalità ai minori in
difficoltà Casa materna organizza anche una scuola materna e
una scuola elementare dirette sia
agli ospiti che ad esterni del
quartiere. Attualmente sono formate una classe di scuola materna e 5 classi di scuola elementare. Tutte svolgono il «tempo pieno» dal lunedì al sabato. Sia la
scuola materna che la scuola elementare sono regolarmente autorizzate dal ministero della Pubblica Istruzione ehe esercita anche la sorveglianza. Sono impiegati in questo servizio educativo
un giardiniere, due autisti, un
portiere, un contabile amministrativo, 10 insegnanti, 4 bidelli,
un direttore.
Nella scuola materna e nella
scuola elementare non è previsto
l’insegnamento della religione
cattolica. Al di fuori dell’orario
scolastico e per chi lo desidera,
al mattino può partecipare, a volte insieme ai genitori, a un breve
servizio di lode al Signore sotto
la guida del pastore di Casa materna o di membri della chiesa di
Portici che consiste in una lettura
biblica, canti di lode e nella preghiera del Padre Nostro. Gli
ospiti che frequentano la scuola
media o la scuola superiore scelgono liberamente (in accordo
con i loro genitori quando esistono) se avvalersi dell’Irc o meno.
Airinterno della struttura di
Casa materna (34 ettari, 4 edifici principali, una falegnameria,
un’officina meccanica, una foresteria, un grande campo coltivato) si trovano anche un liceo linguistico parificato, una scuola di
musica, corsi professionali di falegnameria, di saldatura, di cucito e di ceramica a cui possono
accedere gratuitamente tutti gli
ospiti.
Casa materna ha anche organizzato un’associazione sportiva
con due squadre di calcio che
partecipano ai campionati dilettanti. Presso la struttura di Casa
materna ha sede anche l’associazione «Isola», l’unica associazione di familiari di bambini
portatori di handicap che opera
nella zona e che non ha trovato
ospitalità in alcuna struttura pubblica.
Per la molteplicità delle sue
attività Casa materna è «controllata» nel suo funzionamento da
vari organismi pubblici (il Tribunale per i minori, i Comuni, la
Usi, il direttore didattico, il
Provveditorato agli studi, la Provincia di Napoli, la Regione
Campania) e, in conseguenza del
suo inserimento nell’ordinamento valdese come «istituto autonomo», anche dal Sinodo valdese.
ne. Come cristiani evangelici
non obblighiamo nemmeno i
nostri figli ad accettare passivamente la fede e li lasciamo
liberi, una volta in grado di
valutare con responsabilità, se
essere credenti o meno, evangelici o meno. Certo offriamo
un’educazione religiosa su
base biblica, insegniamo loro
l’Evangelo dell’amore ma
non questa o quella via confessionale. Se i bambini di
Casa materna fossero diventati evangelici, come è stato
scritto, in questi anni avremmo a Portici la più numerosa
comunità d’Italia; ma essi,
grazie a Dio, hanno imparato
a Casa materna a essere liberi
e non condizionati dal potere
altrui, spirituale, economico 0
camorristico che sia.
Fino a oggi, signor Direttore, la camorra è stata fuori
dalle mura di Casa materna e
così ci auguriamo che sia nel
futuro. Perché allora dare
l’impressione che il lavoro
che svolgiamo non sia in
grado di dare ai ragazzi i
mezzi morali non solo a riconoscerla ma a rifiutarla come
sistema di vita? Perché sostenere quest’assurda crociata
che ancora una volta, con superficialità sconcertante,
contrappone Nord e Sud demonizzando il Sud? Ma la
sua collaboratrice è veramente così prevenuta verso
Napoli e così scarsamente
informata di ciò che anche al
Nord non va o persegue fin*
diversi dall’informazione
giornalistica?
Io sono triestino, signor
Direttore, e perciò non sospetto di campanilismo marni creda, tali articoli anziché
dare un contributo al migl***'
ramento della coscienza morale e civile non onorano *•
suo giornale, ne minano la
serietà e offendono invece
non solo Napoli ma tutta la
nostra Italia.
La invitiamo a far visita alla Casa assieme a persone di
sua fiducia, a giornalisti che
oltre a mettere giustamente in
luce ciò che è marcio sappiano non fare di tutt’erba un fascio e abbiano ancora la capacità di scorgere il bene e di
evidenziarlo facendo il loro
mestiere con umiltà e onestà
intellettuale.
* Presidente dell’ Opcemi
15
^/fNERDÌ 1- OTTOBRE 1993
PAG. 1 1 RIFORMA
Riunioni
di preghiera
Tra i vari resoconti sinodali pubblicati sul numero del
3 settembre mi hanno colpito
quelli relativi alla corresponsabilità dei credenti nella crisi italiana (Michele Rostan)
e alla necessità di riorganizzare le nostre chiese che vedono progressivamente diminuire i loro membri (Eugenio Bernardini).
1) Se fossi stato tra i deputati al Sinodo, avrei proposto
un ordine del giorno che,
con riferimento a quello di
Vittorio Subilia del lontano
1943, allargasse la nostra riflessione alla situazione
mondiale e precisasse le nostre responsabilità di membri
dell’ecumene cristiana in riferimento a tutte le zone del
pianeta dove comunità di uomini, donne e bambini soffrono ancora desolazione e
morte per razzismo, epurazione etnica, nazionalismo
esasperato, intolleranza religiosa, ecc.: curdi, palestinesi, bosniaci musulmani, baschi, irlandesi del Nord,
sahariani del Polisario e tutti
quegli altri popoli per i quali
il lottare per la propria libertà e indipendenza ha lo
stesso significato che ebbe
per gli svizzeri nel 1291 o
per gli anglo-americani nel
1776.
2) La faccenda del calo
numerico delle nostre comunità è indubbiamente preoccupante ma, oltre a indicare
qualche rimedio, perché non
chiedersi se tra le cause non
ce ne sia una di natura squisitamente spirituale, quale la
«mancanza di coerenza tra
fede e fede» riscontrabile a
tutti i livelli, compreso quello pastorale? Qui non si vuol
fare del facile moralismo,
ma quando sento dire che la
vita privata dei fedeli o del
loro conduttore non deve riguardare la comunità, mi ritornano in mente certe raccomandazioni che Lutero fece nel prologo della sua ope
PER UNA OPERAZIONE URGENTE
APPELLO
Ciao, sono Emanuela Di Marzio e abito a
Roma; sono nata 9 anni e mezzo fa al San
Camillo e non ho avuto la fortuna e la gioia
di conoscere la mia mamma che è deceduta
dopo avermi partorito. Pesavo 1 kg e sono
stata in incubatrice per tre mesi: con molte
difficoltà sono riuscita a sopravvivere.
Dopo un anno hanno dato a mio padre la
tragica sentenza, la mia diagnosi; «Tetraparesi spastica distonica neonatale». Ciò significa handicappata grave, senza la possibilità
di ricupero, condannata alla sedia a rotelle,
impossibilitata a usare entrambe le mani e a
stare seduta o in piedi da sola. Un armo dopo uno sprazzo di luce: ho avuto la fortuna
di avere un’altra mamma e due fantastiche
sorelle che mi hanno stimolato in mille modi e ora sono una bambina serena che ha imparato mille cose.
Da circa un anno siamo venuti a conoscenza di un professore greco che opera in
America, siamo stati da lui a Atene e lui mi
ha dato buone speranze di recupero. Abbiamo anche conosciuto un bambino che è sta
to operato questa primavera e che prima stava molto peggio di me e ora sta seduto e in
piedi da solo e la cosa più importante è che
usa tutte e due le mani, e questo è importante per l’autonomia! Quindi non possiamo
non prendere in considerazione questa grande opportunità. Dovremo stare in America
per tre mesi e in tutto ci verrà a costare sui
140 milioni. Noi siamo una famiglia di 5
persone dove lavora soltanto mio padre,
quindi da soli non potremo mai farcela e abbiamo bisogno della solidarietà della gente!
Se volete aiutarci Lindirizzo è; Giovanni
Di Marzio - via dell’Impruneta 26 E/18 00146 Roma. Telefono per ulteriori informazioni 06-5500534.
Aderendo all’appello il Comitato esecutivo dell’Unione delle chiese battiste prega i
lettori che volessero sottoscrivere di farlo
versando la loro somma sul conto corrente
postale n. 23498009 intestato a Ente patrimoniale U.C.E.B.I., piazza S. Lorenzo in
Lucina 35, 00186 Roma, specificando nella
causale «per Emanuela».
ra del 1526 sulla Deutsche
Messe'. «Coloro che vogliono seriamente essere cristiani e professare l’Evangelo
con gli atti e con le parole,
scrivano i loro nomi in un
registro e si riuniscano a
parte, eventualmente in
qualche casa, per pregare,
leggere la Scrittura, celebrare il battesimo, ricevere la
Santa Cena e impegnarsi in
qualche attività cristiana,
dove sarà facile riconoscere
coloro che non si comportano da cristiani, riprenderli,
escluderli dalla comunione,
secondo Matteo 18,15-16» .
È noto che Lutero non riuscì a organizzare simili riunioni, ma esse ebbero una
pratica attuazione sia con
Bucero a Strasburgo, sia con
i «Collegia pietatis» dello
Spener nel 1670, sia durante
il Risveglio alle valli valdesi
con l’arrivo di Félix Neff nel
1825. So anche che questo
tipo di riunioni di preghiere
si tengono oggi in qualche
nostra comunità alle valli e
altrove. Del resto si comportavano così i primi valdesi
sul finire del XII secolo, se è
vero quel che scrisse a loro
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Peilice - tei. e fax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ABBONAMENTI 1994
ITALIA
ESTERO
-ordinario £ 65.000 -ordinario £ 110.000
-sostenitore £ 150.000 -via aerea £ 170.000
■ semestraie £ 33.000 - sostenitore £ 200.000
- cumuiativo Riforma + Confronti £ 100.000 (so\o Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
Chi si abbona ora per il 1994 (escluso semestrali e cumulativo) riceve il settimanale per il periodo restante del 1993.
euabbonaaa tìtfom ricevono L’eco delle vtìll valdesi
sema aloun supplemento di preso e viceversa.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800
Economici: a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1° gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Il lavoro dell'uomo.
riguardo VAnonimo di Laon
nel 1220, che essi solevano
«ammonirsi sia in privato
che in pubblico, confessandosi l’un l’altro i propri peccati».
Giovanni Gönnet
Roma
Ho scrittto
al Corriere
Al direttore del
«Corriere della sera»
Egregio direttore,
con la presente vengo a
dirle che non sono rimasto
affatto contento del «servizio» fattoci dal Suo giornale
con l’articolo intitolato La
babele delle mille religioni,
a firma di Camillo Facchini,
pubblicato il 12 settembre.
Non mi è piaciuto per niente
il minestrone con cui noi cristiani non cattolici romani
(come valdesi e altri evangelici) veniamo messi nello
stesso mazzo, mescolati a religioni non cristiane e a filosofie orientali, per formare
appunto quella «babele delle
mille religioni», da cui però
l’articolo sembra escludere
la religione cattolica romana.
Infatti sopra il titolo c’è
scritto che si tratta delle «altre» religioni.
In realtà, però, anche quella cattolica romana fa parte
di questa «babele» e non ne
è affatto fuori perché il Lombardia, in Italia e in qualche
altro luogo è più massicciamente presente e da secoli.'
La mole e la vetustà di
un’istituzione religiosa e tanto meno la sua presunzione
non la mettono fuori dal coro
delle altre voci, né garantiscono che la sua sia la voce
della verità in assoluto; perché ogni corrente e ogni organizzazione religiosa ha i
suoi limiti, la sua parzialità e
le sue pecche, anche quando,
grossa o piccola che sia, si
autoassolutizza, mettendosi
al di fuori o al di sopra delle
«altre religioni», seguendo
l’esempio, biasimato da Gesù, del noto fariseo della parabola riportata in Luca 18,
9-14.
Ma, tornando alla «babele», di cui tutti facciamo par
Nel pubblicare un nuovo elenco dei doni pervenutici, ricordiamo ai lettori le attuali finalità del Fondo.
La Cooperativa agropastorale di Kansounkpa in Bénin (Afri-ca): progetto a cura della locale gioventù metodista che cerca di
favorire l’occupazione e la lotta alla fame con l’adozione di moderne tecniche agricole e di allevamento del bestiame. Il progeL
to vuole anche costituire una guida e un aggiornamento per gli
abitanti.
L’Unione per la lettura della Bibbia a Ngwo, Nigeria: è l’iniziativa segnalata e seguita da fratelli nigeriani in Italia inseriti
nella Chiesa battista. L’Unione opera da oltre vent’anni nel campo dell’evangelizzazione. Essa ha avuto in dono un terreno sul
quale intende edificare uno stabile per potenziare la sua attività.
È inoltre sempre aperto un Fondo di emergenza che consente
di poter intervenire a fronte di improvvise calamità naturali o
umane, mentre ci stanno pervenendo anche alcune offerte per i
bambini di strada in Romania. A questo proposito ci riserviamo
quanto prima di tornare in argomento, data la gravità di una situazione assai meno nota di altre.
I doni vanno inviati al conto corrente postale n. 11234101 intestato a La luce - Fondo di solidarietà, via Pio U 15 - 10125
Torino, possibilmente con la causale del versamento.
OFFERTE PERVENUTE IN LUGLIO E AGOSTO
£ 300.000; Maria e Lidia Vay; £ 100.000; Mirella Argentieri
Bein; £ 70.000; Alessandro e Claretta Vetta; £ 60.000: Sara e
Sauro Gottardi; £ 25.(X)0: Simone Bettiolo.
Totale £ 580.000; totale precedente £ 5.791.999; in cassa £
6.371.999.
Piccoli Annunci
NUOVI INDIRIZZI - Il pastore Archimede Bertolino e signora comunicano che il loro provvisorio recapito è; via Coppieri 10 - 10066 Torre Peilice (To); tei. 0121-953259.
• Il nuovo indirizzo del pastore Donato Giampetmzzi è: piazza G. Vico 36 - 80137 Napoli. Tel. 081-7807470.
te, da cristiano devo dire a
chi eventualmente mi legge
(...) che c’è una «buona notizia», che ci viene dall’Evangelo, che ci fa sapere che la
storia della babele raccontata
nell’Antico Testamento ha
un seguito e, grazie alla venuta e all’opera di Cristo, ha
un felice esito, testimoniato
nel Nuovo Testamento; quello di Pentecoste!
Lì lo Spirito Santo si compiacque di operare nei credenti nel Signore risorto e
vivente, e anche in quelli che
ascoltavano la loro testimonianza, facendo sì che, nonostante la molteplicità e la diversità delle lingue, delle
culture e delle provenienze,
tutti intendessero «le cose
grandi» operate da Dio in
Cristo per la salvezza di tutta
l’umanità.
Nacque così la chiesa che,
secondo il Nuovo Testamento, non coincide sic et simpliciter con la sola istituzione gerarchica e papale di Roma, ma con la comunità universale dei credenti in Gesù
Cristo, che pur nella varietà
dei modi di vivere e di esprimere l’unica fede, è un solo
popolo perdonato e redento
dall’unico Salvatore e Signore di tutti, ed è chiamato a
manifestare la sua unità non
tanto nell’uniformità monolitica della sua struttura,
quanto nella fraternità, nel
rispetto e nell’amore effettivo degli uni per gli altri, anche per i «diversi», perché,
appunto come dice Gesù,
«da questo conosceranno
tutti che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per
gli altri» (Giovanni 13, 35).
Pertanto non mi preoccuperei per la presenza delle
«altre» religioni che «dilagano» nella nostra regione o altrove, non lancerei gridi di
«allarme».
Piuttosto mi adopererei a
dare una buona e onesta
informazione e istruzione a
tutti i membri della mia chiesa, perché ognuno abbia una
fede personale convinta,
aperta al confronto con gli
altri, disposta a essere messa
in questione, per potersi così
rinnovare, approfondire e
crescere, e non più una fede
pigramente e piattamente
adagiata su dati ricevuti per
pura tradizione, acriticamente, senza verifica e senza riscontro.
Sono infatti persuaso che
nel dialogo e nel confronto,
se fatto con onestà, con sincerità, con apertura vera, con
adeguata preparazione, nell’
ascolto e nel rispetto effettivo degli altri, dei «diversi»
non c’è niente di male o di
dannoso, anzi può esserci
una buona occasione di crescita e di maturazione per
tutti, in cui ognuno riceve e
dà quello che ha.
E proprio ora che abbiamo
in casa questi «altri», provenienti dalle regioni che i nostri padri hanno cercato di
evangelizzare mandando loro dei missionari, non dobbiamo perdere la buona occasione di evangelizzarli noi
stessi, abbandonando ogni
paura, ogni chiusura, ogni
ostracismo e ogni tipo di
crociata religiosa o razzista.
Lasciamo, dunque, che i
Testimoni di Geova vengano
a bussare alle nostre porte,
che i propagandisti di altre
religioni diffondano la loro
fede e che i seguaci dell’
Islam diventino sempre più
numerosi fra noi.
Impariamo ad amarli, a rispettarli, ad ascoltarli; e non
dimentichiamo che anche
noi abbiamo un messaggio
di fede da annunciare e testimoniare a loro! In questo io
non vedo alcuna minaccia
per nessuno, ma sicuramente
del bene per tutti.
Agostino Garufi
pastore valdese di Brescia
La «militanza»
Caro direttore,
la «militanza» (una volta
si sarebbe forse detto «vocazione») di Franco Peyronel
si manifestava nello spirito
di servizio e nella gentilezza
con cui attendeva alle esigenze, anche le più imprevedibili, degli anziani ospiti di
Villa Olanda. Può darsi che
il fatto stesso di non aver sistemato la sua posizione amministrativa rientri in questa
militanza.
Che poi a un atteggiamento di servizio sia subentrato
uno di rivendicazione, dipende forse da fattori psicologici. Il fatto stesso della
chiusura dell’istituto in cui
aveva servito può essere stato interpretato come una dichiarazione di vanità o di
inutilità dell’impegno esercitato fino a quel momento.
Villa Olanda è stata molto
marginalizzata nella vita ecclesiastica valdese; forse
perché era venuta come un
dono e non era stata creata
dall’impegno dei valdesi
stessi?
Bruno Corsani — Roma
RINGRAZIAMENTO
«lo so in chi ho creduto»
Il Timoteo 1,12
Le figlie e i familiari tutti della
cara
Maria Richard ved. Rostan
riconoscenti per la dimostrazione di affetto, ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro
dolore.
Un particolare ringraziamento
al medico curante dott. Rol per
l'assidua assistenza prestata, al
pastore Plescan e alla signorina
Elda Grill.
Frali, 17 settembre 1993
RINGRAZIAMENTO
«Benedetto sia l'Eterno
perché ha udito la voce delle
mie supplicazioni»
Salmo 28, 6
Il 21 settembre è mancata all'affetto dei suoi cari
Olga Bounous Noacco
di anni 65
Ne danno II triste annuncio il
marito Valter e le figlie Danila,
con il marito e il piccolo Eric;
Claudia e Marco; la mamma, Eugenia Peyronel; le sorelle Ester,
Margherita e Virginia; i nipoti
Massimo, Marco, Paolo, Andrea,
Paola, Silvia e I piccoli Elena e
Davide.
I familiari ringraziano il pastore
Claudio Tron e tutti coloro che
hanno espresso in vari modi il loro affetto e la loro simpatia nella
triste circonstanza.
Pino Torinese- Riclaretto,
23 settembre 1993
RINGRAZIAMENTO
I figli Orietta con Gianfranco
Cerrina Peroni, Fabrizio, Marzio e
Vivian, e I nipoti Francesca e Simone con Debora e Daniele, di
Nella Comba
ved. Vacatello
deceduta improvvisamente in
Torre Peilice il 12 settembre
1993, ringraziano con riconoscenza e affetto tutti quelli che li hanno specialmente assititi e confortati e hanno partecipato al loro
dolore.
Après tant de mot et présence,
dans la maison tout est sitence;
la photo est sur la cheminée;
tout est bien, tout est terminé.
Milano, 1 ° ottobre 1993
I necrologi si accettano entro le ore 9
del lunedì. Telefonare al numero
011-655278 - fax
011-657542.
16
PAG. 12 RIFORMA
ma
Villaggio Globale
VENERDÌ la OTTOBRE I993
Un articolo del vescovo Làszió Tòkés, r«eroe» della rivolta di Timisoara nel 1989
Romania: luci e ombre di una transizione
democratica che rimane ancora ambigua
LÁSZLÓ TÒKÉS
Nel 1989, l’anno della
svolta nei paesi dell’Europa orientale, il giudizio internazionale sulla Romania
era probabilmente il più lusinghiero fra quelli che venivano espressi sui paesi ex
comunisti. La sorpresa destata dagli eventi, il coraggio
degli insorti a Timisoara, la
trasmissione «in diretta» televisiva della rivoluzione a
Bucarest, la «caduta» della
coppia di dittatori, il cmdele
bagno di sangue e le imponenti manifestazioni di massa scossero l’opinione pubblica mondiale. Da un giorno
all’altro la Romania si era
conquistata sul campo un indiscusso riconoscimento intemazionale. Con questo poderoso capitale morale e politico il paese, e quindi la sua
nuova dirigenza, poteva intraprendere il cammino del
rinnovamento e dello sviluppo democratico.
Questo capitale, che era
costato un alto prezzo di vittime e aveva assicurato al
paese una posizione vantaggiosa nella situazione generale, si è tuttavia assai ridotto
negli ultimi tre anni. Dal
punto di vista economico e
politico la Romania è ripiombata di nuovo fra i paesi
«in debito».
Se già non è facile fare un
bilancio esatto e autentico
dei cambiamenti avvenuti in
Romania in questi ultimi
tempi, la politica statale ambigua condotta dall’attuale
regime e le enormi contraddizioni della situazione romena rendono la cosa ancora
più difficile.
La prassi della disinformazione instaurata dal regime
di Ceausescu, allo scopo di
non far sapere la verità su ciò
che accade realmente all’interno, continua imperterrita.
Si vuole dare un’immagine
positiva del paese per cercare
di carpire vantaggi politici ed
economici. Per questo, per
esempio, il Parlamento romeno ha reagito duramente
l’autunno scorso contro il
Congresso degli Stati Uniti,
perché non aveva concesso
al nostro paese lo status di
«nazione maggiormente favorita» e, più recentemente,
è stato aspramente criticato
l’ambasciatore olandese a
Bucarest per aver contribuito
a diffondere nel mondo una
«immagine distorta» della
Romania, con alcune sue dichiarazioni.
I partiti e i rappresentanti
dell’opposizione democratica sono sottoposti quotidianamente ad attacchi massicci, e questo vale particolarmente per l’Unione dei democratici ungheresi in Romania, perché non è disposta
ad accettare e a lodare acriticamente le relazioni sociopolitiche attuali facendo gli
interessi del regime. Il governo e il presidente neocomunista non solo non prendono posizione nei confronti
delle forze antidemocratiche,
ma le sostengono indirettamente e anche direttamente,
aiutando la nomenclatura ex
comunista a recuperare a poco a poco le sue posizioni e
incoraggiano il nazionalismo
estremista. Allo stesso tempo
attaccano tutti coloro che denunciano questa situazione e
vi si oppongono.
Questo atteggiamento fortemente nazionalistico lo si
riscontra nel comportamento
Un’immagine di Bucarest: i’ex dittatore Ceausescu aveva traformato ia capitaie in un immenso cantiere
che il Partito dell’unità nazionale romena, collegato
con il partito al governo, ha
nei confronti dell’opposizione democratica ungherese.
Da questo partito provengono minacce contro i dirigenti
dell’opposizione ungherese
che protestano per le manifestazioni ostili contro l’Ungheria.
A Kolozvar questo partito
emetteva un proclama contro
coloro che protestavano nei
confronti del presidente e del
famigerato sindaco della
città, Gheorghe Fuñar, minacciando di chiamare a raccolta i contadini del Mócer
perché insegnassero ai dimostranti i loro doveri verso i
romeni: un accenno inequivocabile ai contadini romeni
aizzati nel marzo del 1990 e
László Tókés
che portarono a sanguinosi
scontri etnici a Marosvàsàrhely.
Analoghe minacce sono
state rivolte lo scorso gennaio dalle autorità governative alla leader dell’opposizione romena Doina Cornea.
Così è per la denuncia per
tradimento del paese che ho
ricevuto da parte del Partito
dell’unità nazionale. Il regime e i nazionalisti estremisti
sono pronti, con la complicità delle autorità, a imbastire dei processi contro l’opposizione democratica, in particolare contro quella ungherese, ma in generale contro i
critici e gli oppositori della
politica ufficiale. E ciò perché l’«immagine» positiva
elaborata dalla propaganda
comunista non venga intaccata e il loro potere rimanga
ben saldo.
Come ho già detto la contraddittorietà eccezionale
della situazione romena rende molto difficile stendere un
bilancio dei cambiamenti. Da
parte occidentale i politici, le
commissioni tecniche, coloro
che hanno steso rapporti - e
tutti hanno lavorato insieme
alla delegazione romena al
Consiglio d’Europa - c’è stata troppa indulgenza nel giudicare la realtà romena. Io
stesso l’ho sperimentato recentemente in Olanda dove
generalmente i risultati conseguiti sul piano della democratizzazione del paese vengono considerati soddisfacenti e si sostiene l’accoglimento della Romania nel
Consiglio d’Europa. Le autorità politiche francesi invece
guardano alla situazione romena in modo molto più critico e si sottolinea la notevole discordanza fra l’immagine del paese che viene
propagandata e l’ottimismo
del presidente Iliescu da una
parte e fatti come la reazione
dei minatori di Bucarest, gli
avvenimenti sanguinosi di
Marosvásárhely o la caccia
agli oppositori del sindaco
Fuñar dall’altra. Ma l’Europa
democratica, nel complesso,
sembra disposta a chiudere
un occhio su questa situazione traballante e contraddittoria e pare che voglia accogliere entro quest’anno la
Romania nel Consiglio d’Europa.
Accanto a queste contraddizioni e ai cambiamenti di
questi ultimi anni che appaiono negativi, ci sono però
anche dei segni positivi che
vanno nel senso di un mutamento verso la democrazia.
Il sistema parlamentare, nonostante la presenza dei comunisti e dei nazionalisti più
accesi, sembra funzionare. E
nata una stampa libera e i
media hanno la loro indipendenza, anche se lasciano
troppo spazio alla propaganda antidemocratica e allo
sciovinismo di chi propugna
la «Grande Romania». Siamo ancora lontani da una situazione che permetta di avere elezioni veramente libere
e non manipolate, tuttavia
abbiamo avuto delle votaziosufficientemente de
ni
mocratiche dal punto di vista
formale, che purtroppo sono
state vantaggiose per i comunisti.
È stata proclamata l’economia del mercato libero, ma
per ora la popolazione ne ha
sperimentato solo gli aspetti
negativi, l’inflazione e la disoccupazione: abbiamo ora
delle istituzioni democratiche, ma o funzionano alla
vecchia maniera o non funzionano del tutto. Il comuniSmo è stato rovesciato e la
crosta di ghiaccio che aveva
disteso sul paese si va sciogliendo lasciando intravedere
i semi della società borghese.
Le minoranze nazionali possono reclamare i loro diritti,
anche se per ora non hanno
avuto molto successo. Anche
le chiese possono percorrere
con rinnovato vigore la via
della liberazione e del rinnovamento contro la prassi della politica ecclesiastica centralizzata che resiste ostinatamente.
Queste indicazioni sono
ovviamente incomplete. In
tutti i settori c’è stato movimento o almeno apertura, ma
i cambiamenti sono comunque ambigui e contraddittori
per gli intrecci anacronistici
tra il passato e il presente.
Senza dubbio ciò che è stato non ritorna più. Il problema è capire in che modo,
con quale velocità e a che
prezzo si può andare avanti.
Fino a quando questo trapasso dovrà fare i conti con
le rigidità del passato e con i
contraccolpi della reazione?
E possibile accelerare il processo o dobbiamo aspettarci,
per avere un futuro migliore,
altre sofferenze, disagi ancora più gravi, forse ancora
sangue? Sono queste le domande che ci poniamo anche
alla luce delle vicende dei
nostri vicini: dalle enormi
tensioni che percorrono l’ex
Unione Sovietica alla guerra
civile in cui è caduta l’infelice ex Jugoslavia.
È ormai assodato che
quanto è accaduto nel 1989
nell’Europa centrorientale, a
differenza di quello che ci attendevamo, non ha prodotto
mutamenti univoci e definitivi ma è stato solo l’inizio di un lungo processo di
trasformazione. Questo processo non è necessariamente
una strada a senso unico che
punta dritta verso la meta e
dove non ci sono difficoltà.
E un percorso disseminato di
ostacoli, deviazioni, regressi,
avversità atmosferiche e pericoli. Non c’è la garanzia di
un decorso favorevole né la
sicurezza dell’esito. Potremmo anche andare incontro a
una tragica sconfitta come è
avvenuto per i popoli sofferenti della Jugoslavia. Tuttavia, come il popolo d’Israele
è giunto alla Terra promessa,
così anche noi possiamo sperare di giungere, sia pur con
difficoltà, al traguardo. Non
l’utopia o la «Bosnia», ma
l’Europa.
(traduzione di Emmanuele
Paschetto da Rkz, 8/93 j
Storia singolare di un credente in Siberia
«Non avevo mai
visto una Bibbia»
«Ah, è questa la Bibbia?
Non l’avevo mai vista!» dicevano molti parenti anziani
di Pavel Tolmachev.
Tolmachev è un contadino
di 40 anni che ha vissuto per
un anno negli Stati Uniti e lì
è diventato cristiano. Prima
di questo suo viaggio aveva
delle idee molto vaghe su
Dio e sulla Bibbia. Ma dopo
aver trovato la fede gli si sono aperti nuovi orizzonti ed è
diventato un’altra persona.
I suoi amici americani gli
hanno regalato delle Bibbie
che ha distribuito fra gli amici e i vicini di casa, e lui si
sente come una specie di
missionario. «Adesso - dice
Tolmachev - la vita spirituale in Russia è molto importante. Siccome lavoro in solitudine e non ho nessuno con
me mi sento più vicino a Dio.
Leggo la Bibbia quasi tutte le
sere. Ci porta realmente la
verità.
Se tutti si lasciassero guidare dalla Bibbia, le cose filerebbero per il verso giusto
nel mondo. Non ci sarebbe
bisogno di altre cose, né di
sistemi come il capitalismo o
il socialismo. Basterebbe la
Bibbia.
Un tempo la Russia era famosa per la sua vita spirituale, e adesso questa riaffiora di nuovo. Qui dove io vivo
la Bibbia è un libro raro.
Ogni tanto si trova qualche
Nuovo Testamento, ma la
Bibbia intera, con l’Antico
Testamento, è molto difficile
trovarla. Le Bibbie che ho
portato con me dagli Stati
Uniti e quelle che i miei amici ogni tanto mi mandano sono molto importanti, non solo
per le persone della mia generazione, ma anche per mia
zia, mio zio e i parenti più
anziani. Mi dicono:“Ah, è
questa la Bibbia? Non l’avevo mai vistai”. Ecco perché
abbiamo bisogno della Bibbia».
Pavel lavora nella fattoria
di suo zio e abita in un container. La sua famiglia sta a
più di 1.600 km di distanza
dove i figli possono frequentare la scuola e la moglie ha
un lavoro. Ogni quindici
giorni Pavel va a trovarli e
d’estate i bambini lo raggiungono alla fattoria.
DALLA PRIMA PAGINA
POCHI SEGNI DI SPERANZA
ma avevano infatti introdotto
la clausola che la maggioranza
assoluta doveva essere calcolata sugli aventi diritto al voto
anziché sui votanti: una regola
che se applicata per esempio
nelle elezioni presidenziali
americane avrebbe lasciato da
oltre un secolo gli Usa senza
presidente!
Eltsin ha proceduto dopo
quel successo continuando a
delegittimare gli avversari, a
toglier loro prerogative e perfino le auto di rappresentanza.
Ha continuato, come aveva
fatto Gorbaciov negli ultimi
due anni, a governare a colpi
di decreti che nessuno ha applicato. Chi ha parlato di dualismo di poteri per definire il
conflitto tra Eltsin e Khasbulatov ha usato un’immagine
che non corrisponde alla
realtà: nessuno dei due conta
molto. Khasbulatov appare
all’opinione pubblica come il
portavoce di un Parlamento
eletto nel lontano 1990 (in una
Russia che non era indipendente, e in forma solo parzialmente democratica), ma che
non vuole sottoporsi a una verifica elettorale; egli viene anche bollato come «mafioso»
perché di nazionalità cecena
(con la logica assurda di chi in
Italia definisce mafioso ogni
siciliano). Anche Eltsin tuttavia ha logorato tutto il suo
vecchio prestigio, e nessuno
crede più troppo al suo scaricabarile: ieri dava la colpa al
boicottaggio di Gorbaciov
dall’alto, oggi a quello del
Parlamento. In ogni caso i risultati della sua politica appaiono fallimentari. E in ogni
parte della Russia, di fronte
allo sfacelo e all’incapacità
del governo, ogni potere locale si è autonomizzato, pretendendo per sé le ricchezze del
sottosuolo e della terra, e provocando una specie di «anarchia feudale» a cui non si sottrae più neppure lo stesso
esercito, minato da scandali,
demoralizzazione e diserzioni
in massa.
I segni di speranza sono pochi: le opposizioni vere (fuori
dal gioco delle rivalità tra politici di mestiere, e a parte i residuati nostalgici) sono ancora
assai deboli e senza accesso ai
mass media, controllati da pochi come qui da noi. La maggior parte della gente non segue più lo scontro perché deve
lottare per arrivare al giorno
dopo. Á volte trova solo la
forza di dire no, il che è già
qualcosa.
E quel che è successo in Lituania prima, in Polonia ora.
Sbaglia chi lo ha interpretato
come un ritorno al passato:
nei due paesi gli ex comunisti
sono nel migliore dei casi socialdemocratici, come si definiscono, e vogliono continuare la politica economica dei
predecessori. È tuttavia un segnale inequivocabile della delusione delle masse per il nuovo corso verso il «mercato».
E all’interno del voto di
protesta, un dato piccolo ma
significativo: il risultato
dell’Unione del lavoro di
Modzelewski, leader dell'opposizione comunista negli anni ’60, poi promotore di Solidarnosc. Insieme ad altri due
quadri storici del sindacato indipendente, Bugaj e Bujak, ha
rappresentato l’unica opposizione netta alle privatizzazioni
ma anche allo strapotere della
Chiesa cattolica, costruendo
un comitato in difesa del diritto all’aborto e al divorzio. Il
suo 7,4% può sembrare insignificante, ma è l’unico segno
di una presenza di una sinistra
vera, non trasformistica e al
tempo stesso antidogmatica.
Ne avrebbe bisogno anche la
Russia dilaniata oggi dagli incomprensibili scontri tra vecchi burocrati riciclatisi come
nuovi boiardi.
1 pu
RIFORMA
rRS
via G. B. Fauché, 31
20154 Milano
tei. 02/314444-316374
fax 02/316374