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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
SKgiirndo It verilà nella carilà
Kr«». IV. IS.
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Fer cadun Numero ceutesimi 10. — Fer caduna linea d’inserzione cenlesimi 20,
Condizioni d’AsHoriazione t
Per Torino - Un Anno L. S. —Adomicilio L. <t ■ — Provikcig L. 8 «o.
Sei mesi > S. — • S ft« — • S >S.
Tre mesi > t. — • t t& — • « s*.
Per Francia e Srizzera franco a destinazione, e per l'Inghilterra franco al confine lire > C*
per UD anno, e lire S per sei mesi.
Le ÀMOciaiioni si ricerono; in Toai'ioall'llllli’.lo <lol «¿Inrnair.viale dol Re, nun.tl.
— A Genova, alla frappelln « aldrMe. mura di S. Chiara.
Nelle provincie, presso tulli gli f’/pcii ¡M4tali per mezzodi Va'/lln, i-lie dovranno «»sere Inviali
franco al Diretlore della Bi oia Niivr.i.L« r non allrinienti.
AU’estero, ti seguentilndlrizzi: Loiidiia, dai aigii. Niatlieil e C. librai, ai Beriiert-slreet;
P*mui, dallalibreriaC. Meyrucis, rue Tronchet, 2; Nimes, dal sig. Poyrot-Tinel libraio: I.ionis;
dai sigg. Denis et Pelit Pierre librai, rue Neuve, I»; GiKZVRA,dal aig. E. Heroud librai»
Liisaiina, dal sig. DcUrunuine libraio.
Soiiiiiiario.
Anno VI deUa BUONA NOVELLA. — La Santa
Cena. — Riflessioni snl papato. — Notizie.
— Annunzi.
ANNO SESTO
DELLA BUONA NOVELLA.
Quando, ora fanno cinque anni, fu pubblicalo
il primo numero della Buona Notella, la di lui
«pparizione venne quasi considerala come un
awenimenlo , a motivo che era la prima volla
cerlamenle, dopo l’invenzione della slampa,
chc un periodico italiano scritto nel senso delle
<iotlrine evangeliche vedeva la luce in Piemonte.
A dar nascila ad un lai foglio parécchie necessità erano concorse :
1. Quella di disperdere i pregiudizii olire
ogni dire numerosi, in allora vigenti in seno
alle nostre popolazioni, intorno alle dottrino
evangeliche ed ai professori di queste.
2. La necessità di difendere dagli incessanti e calunniosi attacchi dei clericali l’opera
nascente di evangelizzazione che si era intrapresa.
3. Quella di far risaltare l’immensa differenza che passa tra la dottrina cristiana quale
venne dal Concilio di Trento formolata, e quella
stessa dottrina attinia alla pura e viva sorgente
deli’Evangelo.
4. La necessità infine di manifestare in
modo tale da non lasciar dubbio veruno, l'opinione ed i sentimenti degli evangelici italiani
in ordine alle libertà primarie, dell’acquislo e
dello sviluppo delle quali si mostra così giustamente geloso il paese.
Come, durante i cinque anni di sua esistenza,
abbia disimpegnalo un tal mandato il noslro
giornale, non sla a noi il dirlo ; o se qualche
cosa diremo in proposito, ei sarà il noslro vivo
rincrescimento di essere rimasti di tanto inferiori al còmpito che ci oravamo proposti.
Checché ne sia di ciò, d’allora in poi i tempi
si sono mutati assai : i pregiudizii che dall’universale si nutrivano coniro alle dollrine evangeliche, hanno notevolmente scemalo ; la convinzione che tra gl’ insegnamenti dei preti di
Roma e la pura dottrina di Orsù Crislo e degli
aposloli passa una difTerenza stragrande, ormai
è diventala presso che generale infra quelli
che riflettono ; come non v’ha piti chi dubiti
che tutte le legittime libertà , retaggio lascialo
da Dio ali’uman genere , abbiano nei cristiani
evangelici zelanti e fervidi patrocinatori.
A quesli varii riguardi dunque le necessità
che aveano dato origine al nostro giornale, so
non sono scomparse, non sussistono piü allo
stesso grado nò colla sles»a intensità.
Ma ecco che mentre andavano scemando
queste, altre ne sono surte, che non mono imperiosamente delle prime richieggono soddisfacimento. Dal primo apparir della Buona Notella in poi l’Evangelo ha fatto in Piemonle
progressi consolantissimi e superiori a quanlo
si sarebbe potuto sperare; chiese piccole o
grandi sono nate e durano in una quantità di
luoghi ove, qualche anno addielro, non si sa|iea
nemmeuo che cosa fosse Vangelo; e colai movimento anziché rallentarsi è in via di farsi piìi
rapirlo e pih diffuso di in pomo.
Ora queste chiese nascenti richieggono coltura, richieggono cibo, ad impartir loro i quali
si fa sentir ognor piii indispensabile l’e-sislenza
di un foglio che, realizzando la condiziono essenziale del buon mercato, si proponga altresì
il triplice scopo :
a) di addentrarle vieppiü nell' intelligenza
della divina Parola, svolgendone con semplicità e chiarezza le verilà più importanti ;
b) di edificarle, sia con ragionamenti alla
portata dei più semplici, sia col racconto di
fatti in cui apparisca in allo la divina cd impareggiabile efficacia deli'Evangelo in quelli
che sinceramente lo ricevetlero ;
c) di mantenerle in islretta comunione tra
di loro e colle cbiese tutte che , a qualunque
denominazione appartengano, nella sostanza
professano le stesse credenze, col porre loro
sott’occhio gli avvenimenti fortunali o tristi che
succedono in ciascuna di esso, e nello varie
provincie del regno di Dio.
Ma il foglio che questi nuovi bisogni imprenda ad appagare, può egli essero lo stesso
che seguili a far fronte alle antiche necessità
di cui abbiam detto, che sebbene scemate non
erano ancora del tutto scomparse?
Noi l’avevamo sperato; ma dalla prova che
ne abbiamo tentata abbiamo dovuto persuaderci
il contrario , la convenienza cioè di un doppio
giornale per queslo doppio fine.
Ora quella parte dell’opera che consiste a
mantener viva la lotta coi clericali, a far palesi
i loro errori, a rintuzzare e sbugiardare le loro
calunnie, a di.‘!perdere i pregiudizii cho contro
di noi si sforzano di mantener vivi in seno allo
popolazioni, troverassi egli chi si senta chiamalo ad assumersela? — Noi lo speriamo, anzi
ne siamo quasi sicuri ; e siamo sicuri che venendo le nostre previsioni ad avverarsi, la santa
causa della verilà e della libertà avrà nel nuovo
periodico-uu avvocalo assai più valente o risoluto di quello che, attesa la nostra dappochezza,
ci sia sialo dalo di esserlo noi stessi.
Ma fosso pure cho avessero da andar deluso
10 nostro speranze a tal riguardo, noi non saremmo perciò mon decisi a dedicarci tuli’intieri alla seconda parte deH'opora , qualo l’abbiamo accennata , come quella che è pili alla
nostra portata non solo, ma cho ci apparo altresì nelle attuali circoslanze la più urgente o
la pili essenziale.
E siccome al conseguimerilo dol noslro intento, importa, l’abbiam detto di già, il buon
mercato, volendo queslo conseguire, ci siamo
decisi a pubblicare il noslro giornale invece di
quaUro volle al mi-se, due volli- snliimenle.eioA
11 secondo e quarto venerdi di ogni mese, a fascicoli di 16 pagine in-S”, formanti alla fino dell’anno un volume di oltre 400 pagine, e riducendono il costo alla metà appena, ossia a 3 fr.
all'anno, porto pagato fino al confine.
In quanlo a redazione , lo promesse di cóoperazione che abbiamo sollecitate ed ollenute
da parecchi nostri amici, ed il carteggio regolare che siamo riusciti a stabilire con varie persone fidale e perfettamente a giorno dello stato
dell’opera d’evangelizzazione in Piemonte ed
in allre provincie d’Halia , ci sono pegno cho
questa seconda serie del nostro giornalo non
riescirà di troppo inferiore alla giusta aspettazione dei noslri lettori.
Ed ora tragga Colui che è il Signore di tulli,
ed al quale sinceramente desideriamo servirò,
quel frullo ch'Egli stimerà conveniente da quesla noslra fatica. Per Lui anzitutto noi l’imprendiamo ; a Lui la dedichiamo, epperciò a Lui,
alla sua sapienza, alla sua grazia, no abbandoniamo fidenti il successo.
Lo Associazioni alla Buona Notella continueranno a riceversi :
In Torino all’Uffizio del Giornale , Viale del
Re, n. 31.
Val rimanente ddl^ Stalo pervia di taglia
postali mandali franco al Direttore della Buona
Nocella a Torino.
Per la Svizzera dai signori Béroud e C., librai in Ginevra.
Perla Francia dai signori C. MetRceisoC.,
librai, ruc Tronchet, 2, Parigi.
2
Le associazioni provenienti AaW'Inghilterra
potranno prendersi direttamente aW'Vffizio del
Giornale, col mezzo di franco bolli inglesi inviatici franco in uno col nome e l’indirizzo
dell’associato.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE.
Per lo Stato, franco a destinazione . F. 3 »
Per la Svizzera e Francia, id. . . » 4 25
Per I’Inghilterra. id......> 5 50
Per altri paesi, franco fino al confine. » 3 »
Non si ricevono associazioni per meno di un
anno.
LA SANTA CENA
Negli ultimi tempi del viver suo, il venerando Adolfo Monod, di cui la Chiesa ne piange
tuttora la perdila, affranto dalle sofferenze,
cercava qualche nuovo sollievo : un amico lo
consigliò di comunicarsi più spesso ; il morente
accolse queslo pensiero con gioia, e riunì d’allora in poi tutte le domeniche, dintorno al suo
letto di patimenti, un piccolo uditorio d’amici;
partecipò con essi e la famiglia alla cena del
Signore, e trasse da queste commoventi riunioni un tesoro di consolazioni.
Diceva : « Miei cari amici, fratelli e sorelle
< dilette, io sono assai felice, assai riconoscente
e di poter ricevere con voi la carne e il sangue
« del noslro Salvatore ; carne ch’ò realmente
«cibo, sangue ch’è realmente bevanda, purché
« si ricevano con fede pel Santo Spirito. Amici
€ miei carissimi, io voglio che sappiate che,
t prendendo di frequente la comunione durante
€ la mia malattia, vi trovo molte dolcezze e
«spero altresì molti frutti. È gran male che la
« comunione sia celebrata co.« di rado nella
«noslra chiesa ; un male cui si mira da lutte
(parti di rimediare. I noslri riformalori, nello
«stabilire il vigente ordine di cose, ebbero
« cura di prevenire che lo facevano sollanto
< per un tempo e per riparare agli abusi assai
« gravi introdottisi nella piìi parte delle chiese
« nostre. Finalmente noi tocchiamo l’epoca nella
« quale ci sarà resa la comunione frequente».
Cristiani, fratelli carissimi e carissime sorelle che leggete coleste linee, Natale s’avvicina , la mensa del Padre di famiglia s’apparecchia dinanzi a voi, sarà col medesimo fervore, colla medesima fame e sete di giustizia e
di consolazione che noi vi ci approssimeremo?
Potremo noi dire come quel grande patriarca
della Chiesa e con GesU Cristo : « Ilo ardentemente desiderato mangiare cotesta Pasqua
prima di morire». Vi trarremo noi, al pari del
morente, un tesoro di consolazioni e di gioie?
Ah ! ecco già che sta per nascere Colui che tutti
gli angeli di Dio adorano; ai piccioli Egli si
mostrerà così piccolo, che saranno obbligati a
riconoscerlo per fratello ; agli uomini stanchi
della vita Egli si mostrerà così ricco e divino,
che sentiranno quanto valga il vivere per un
Maestro simile ; ai peccatori curvi sotto il peso
de’ peccati Egli mostrerà la sua fronte coronata
di spine , e dirà loro : « Io mi caricai de’ tuoi
peccati t »
E se noi domandiamo un pegno visibile di
tutte coleste grazio che il divino Fanciullo recò
dal cielo, Egli consente a darcele nella Santa
Cena.
« Quando io penso alla cena del Signore,
«provo ad un tempo immensa gioia e dolore
« profondo. La gioia mi nasce dal pensiero del
« mio Salvatore e dell’amor suo inesprimibile,
« e non posso, no, saziarmi di riflettervi : tutto
«ciò che il Figlio di Dio ha meritato per tanti
« patinwpnti ed ignominie — tutto ciò Ei ce lo
« dona nella comunione. L’anima mia ammira
« lale mistero ; non .solamente abbandonò per
« noi il suo corpo alla morte e sparse il suo
« sangue , ma eziandio ci ha comandalo di ci« barcone come di un alimento e di una be« vanda : ma io sono altresì profondamente af« flitlo nel pensare alla turpe ingratitudine del
« mondo ; i sapienti fanno del cenacolo d’amore
« un cenacolo di discordia colle loro disputa« zioni; gli empii lo scherniscono ; gli ipocriti
« si mascherano , facendo mostra di esser pii
« col partecipare ai simboli esteriori del corpo
« e del sangue di Gesù Cristo. Oh! mondo empio
« 0 malvagio ! Che cosa potrebbe Iddio fare an« cora per le !
« Ma voi, miei cristiani amici, ammirate il
« prodigio dell’amore di Gesù Cristo che ha in« stituilo una tal cena per noi ! Imperciocché
« Egli sapeva benissimo che un’anima immor« tale come la noslra non può essero nutrita nò
« soddisfatta se non con beni immortali, eterni
« e divini, e che il nostro corpo stesso, affetto
« dal verme roditore della morte, non può tro« vare più efficace rimedio del frutto deH’albero
« divino ch’é nel paradiso di Dio. Per ciò Egli
« medesimo ha voluto riassumere tutte le grazie
« divine e celesti nel suddetto augusto mistero,
« e ci ha preparato il corpo suo per nutrimento,
« e il sangue per bevanda, afllnchè fossimo rav« vivati e saziati da Lui. Egli è come una madre
(lattante cho non va cercare da lunge l’ali« mento ch’ella offre al suo tenero bimbo, ma
* lo trae dal suo proprio seno ; e tuttavia colesla
« immagine, come ogni allro paragone, é troppo
« debole a rappresentare Gesù Cristo e l'amor
«suo nella Santa Cena. E infatti, a che parago« nare ciò ch’è incomparabile? Allorquando la
« parola di Dio ci parla della bontà di Colui
«che solo riempie tutte le cose, ella si esprime
« così — E per l’impulso del tuo cuore che cj
« hai fatte tutte queste cose — E Iddio medesiqjo
«così dice — Il mio cuore si spezza alla vista
« del mio popolò ; ma io prenderò ancora il mio
« compiacimento, col fargli del bene, e voglio
« stabilirlo in questo paese colla fedeltà di lutto
« il miocuoreedituttaranima mia.(JER,, XXXI,
«20,—XXXII, 41). — E mi piace figurarmi il
«Signore Gesù seduto a mensa co’ suoi disce« poli, che rompe loro il pane e benedice il vino;
« e vorrei porvi questo molto — Con tutto il mio
« cuore e con tutta l’anima mia I — ».
Ah ! se altresì noi ci avvicinassimo a cotesta
cena d’amore dicendo seriamente — con tutto
il mio cuore e l’anima mia, io mi confido in le,
io t’amo, io mi ti consacro, diletto Salvatore!
Oh I Signore Gesù, abbi pazienza in verso di meJ
Il tuo amore è troppo grande e il mio povero
cuore troppo ristretto 1 Io non posso contenere
fiume così potente in vaso così angusto ! Ah I
dammi un cuor saggio ed ampio affinché possa
ricevere molla di quella vita ch’é in Te, ed
aiutami ad entrare^nel tuo regno celeste, ove
noi tutti potremo comprendere ogni cosa ed ove
ti ameremo, ti lauderemo, ti benediremo in
eterno, con tutto il cuore e l’anima noslra! —
RIFLESSIOM SUL PAPATO
Da che mai proviene che alcuni sinceri cattolici romani, i quali riconoscono pure i molti errori esistenti nella chiesa loro , tuttavia sostengono il papato, che è il principio o la causa di
quegli errori? Noi crediamo di poter rispondere
a cotesta domanda col dire, ch’eglino si formano
dell’istituzione del papato un’idealità troppo
vasta e grandiosa, e che appunto come tale non
regge in pratica. E in fatti il lato assai lusinghiero, senza entrare in certe particolarità, sotto
il quale specialmente considerasi il papato, si è
quello di una rappresentanza dell’unità della
specie umana e di una paternità spirituale ed
universale ; noi conveniamo di buon grado, se
vuoisi, in questa sublime idea , nell'astrattezza
indicata già colla parola papato; ma concretizzando la detta idea, che cosa troviamo? Il papa,
vale a dire un individuo ; e come mai un’individualità può pareggiare tutta la specie? Si dirà
che bisogna badare all' istituto e non a chi lo
rappresenta : ed ecco allora che si cade nell’ideale, cioè nell’astratta universalità, abbracciante
tutti gl’individui. E l’azione del papa essendo
concreta, individuale, é forse nel caso di comprendere la sostanziale universalità dell’istituzione significata col nome di papato? Si dirà ancora ch’egli lo potrà riunendo insieme gl’ individui che l’hanno rappresentata degnamente
prima di lui, compiendo i mancamenti di ognuno
dì essi e formandosi in tal modo la meno possibile imperfetta notizia della cosa generale : ed
ecco di necessità caduti in un’astrattezza più
elevata ancora. Certo, colla mente noi possiamo
effigiare un papa ricco di doti eccellenti, degno
di essere chiamato la paternità spirituale dell’uman genere; noi possiamo effigiare in somma
l’uomo tipico : ma a che prò tali sforzi dell’immaginazione? Pur troppo! i fatti sono tali che
ci obbligano a passare dalla idealità alla realtà :
e nel papato noi siamo costretti a vedere il papa
com’è, colle sue imperfezioni comuni a tutti gli
uomini, e per cui non può attuare in sé l’imagine
dell’accennata sublimità, bellezza e perfezione.
Pure l’unita è la logge più importante dell’universo, e fra le varie specie di unità, la più eccelsa è la concordia delle credenze; nè può
avervi unità che negli ordini spirituali ; nè gli
spiriti o gli animi ottenerla senza riconoscere
appunto una paternità spirituale che li guidi,
li signoreggi e li assommi : in oltre, e la detta
paternità e la rappresentanza dell’unità della
specie umana, per conseguire lo scopo non devono essere astratte, ma positive, reali , visibili : or dove troviamo noi tutto questo ? In Gesù
Cristo ; ciò che nel papa è una follia e nel papato una visione, nel Dio-Uomo è un fatto, la
(josa apparisce concreta ; Egli è il rappresentante
assoluto dell’umanità, il tipo perfetto che ci è
3
offerto da imitare. l'Adamo secondo che nella
sua qualità di principio contiene potenzialmente
tutti gli uomini che lo vogliano accettare come
Salvatore; Egli è che recò ai mortali l’uDÌtà, la
pace e l’amore coU’istituire la sua religione e la
sua Cbiesa.
Ma i sinceri cattolici romani soggiungeranno:
— Non potete negare che il papato ha ottenuto
un’ammirabile unità. — Ebbene , esaminatela a
fondo cotesta unità, e troverete che non è altro
che unità legale, governativa, politica, simile agli
ordini della civile gerarchia ; i papi, i cardinali,
i vescovi, i parrochi , corrispondono perfettamente ai re, agli imperatori, ai lor ministri, ai
lor delegati nelle provincie e nei comuni. È
questa forse la vera unità in materia di religione
e di coscienza? Badisi bene aH’assioma incontestabile che — ogni unità è spirituale, e che nelle
cose di fede è la sola persuasione che produce
l’unione dei cuori e degli spiriti ; — non può essere altrimenti. Dall’avere il papato sostituita
l’unità legale alla spirituale ne avvenne che la
religione interiore e libera della coscienza, quale
è veramente la religione di Cristo, si mutò in
religione di Stato , del tutto esteriore, comandata, arbitraria; e alla formula, Dove Critto ivi
è la Chiesa, con cui viene stabilita la divina cattolicità. fu sostituita l’altra. Dove il papa, ivi è
la Chieta.
£ d'uopo nel Cristianesimo distinguere la manifestazione sovrana dell’amore di Dio , dal governo di esso in mezzo alle civili società. Nel
primo aspetto è un’opera perfetta di redenzione;
Gesù Cristo realizzò quello che tutti i popoli
compreso il popolo ebreo , cercavano coi lorc
sacrificii e mediatori sacerdotali, cioè la riconciliazione col cielo; quindi Gesù Cristo è chiamato il Salvatore, e noi uomini i salvali o redenti dalla condannazione antica , per la quale
avevamo, frale altre cose, perduto la individuale
comunione coi Dio : ora, se Gesù Cristo é il Salvatore, naturalmente perfetto, e noi i redenti, i
perdonati, ne risulta che per Lui ognuno ricuperò la grazia , in ordine a Dio, e il diritto , in
ordine agli altri uomini, di avvicinarsi al Padr-^
celeste ; in guisa che dal giorno in cui la sant
vittima del Calvario fu immolata, l’umanità
credente divenne libera; cessò il bisogno della
clerocrazia o degli intermediarii, simboleggianti.
l’uomo indegno di accostarsi aH’Elerno; e iu
vece surse il ministerio apostolico, vale a dire
l’opera semplice di annunziare la suindicata e
portentosa riconciliazione e salvezza. Ecco in
poche parole il vero carattere del Cristianesimo;
or, se la fede in esso non penetra nel cuore e
nello spirito, a che possono mai valere i più squisiti sistemi di reggimento? e se questa fede non
è individuale, prima, come si formerà, di fatto
e non di nome soltanto, il Cristianesimo collettivo o sociale?
Il papato conserva appunto un cristianesimo
sociale di nome, perchè manca nell’individuo il
cristianesimo interiore e spirituale; queslo manca
nell’individuo , perchè gli è negata la libertà ,
quella libertà infine su cui si fonda il Cristianesimo stesso; e non gli si accorda la libertà, per
la ragione che a tener legati insieme gli sparsi
elementi della società cristiana si ravvisa necessario un potere bene ordinato e forte. Ma che
cosa è d’uopo concludere da ciò? Che i partigiani del papato considerano il Cristianesimo
nulla più che un governo, per cui l’esteriore della
religione è tutto o quasi tutto, e l’autorità assoluta 6 la completa schiavitù della coscienza diventano i dogmi principali. Il congegno della
macchina papale è mirabile, non v'ha dubbio ;
l'autorità e la schiavitù sono congiunte nei me~
desimi individui componenti la gerarchia cattolico-romana : a cagion d’esempio , i parrochi (e
ve ne sono di buoni) esercitano un potere assoluto sovra i parrochiani, ma sono schiavi dei
vescovi; i vescovi (alcuni stimabili), imperano
sui parrochi, ma dipendono indebitamente e servilmente dagli oligarchi di Roma, i cardinali, che
sono davvero i cardini del dispotismo , di cui il
papa non è altro che la semplice personificazione,
il necessario rappresentante deJl'idca, l'unificatore voluto, onde potere in nome suo (poiché
un nome concreto, e non astratto . è richiesto
dalla cosa) attuare appieno il governo clerocratico. Né vogliamo credere che tutti i cardinali
sieno animati dal medesimo spirito ; ma chi non
lo è si trova schiavo egli pure del sistema, della
consuetudine ; si trova attaccato, quale anello,
alla lunghissima catena, ed impotente, per mancanza di convinzioni profonde, a disunirsi da
quella; rimangono gli altri cardinali che operano
per vero spirito di dominaiione, ossia, spirito
gesuitico ; e questi, ramo della consorteria loiolese, sono quelli che hanno i pieni poteri nella
clliesa romana, in guisa che il papato, anziché
estere il governo di un padre spirituale , è il
regno del gesuitismo, vale a dire il regno dell'anticristo.
Dopo le osservazioni fati«, c riconoscendo nel
Cristianesimo la virtù somma civile, appunto
perchè uni versale,di piegarsi proporzionatamente
alle condizioni e ai bisogni dei tempi, non abbiamo difficoltà di aggiungere cbe il papato ,
come governo, ebbe la sua epoca di opportunità,
quando si trattava di riscuotere la Cristianità
dalle oppressioni degli infedeli e di preparare
ina novella armonia sociale in mezzo alle disgre{azioni dei popoli, ecc.; a questo line giovò un
joverno forte, atto a rimuovere gli ostacoli che
*i si frapponevano; giovò l'autorità somma che
¿vescovi di Roma ereditarono dagli imperatori,
come, prima, ha giovato l’unità dell’impero romano per ricevere il Cristianesimo, tanto che si
può ritenere, senza tema d’errare, che l’impero
romano fu dalla Provvidenza preparato per determinare il tempo della venuta del Redentore,
allorché molte nazioni di paesi, di costumi e di
linguaggi svariatissime si trovavano riunite in
fascio sotto lo scettro imperiale.
Ciò poi che fu buono allora, anzi diremo provvidenziale (e notisi che il papato non era ancora
il gesuitismo, ma la continuazione , sotto altre
sembianze, dell’impero), è mai possibile che regga
oggidì?Scomparve ogni reliquia dei Cesari,scomparve, non è molto, anche il semplice titolo d'imperatore, e nondimeno si pretende di conservare
la piena potestà dell'impero, e, quel ch’è peggio,
non come diritto politico , perchè i prelati non
potrebbero in questo caso esercitarla, ma come
liritto sulle coscienze e in nome di Cristo. Ma
^esù Cristo ha dato in vece il diritto alle cocienze, affrancandole, stabilì la pace fra Iddio e
li uomini, e da schiavi del peccato e della
orte ci rese liberi : sotto poi l’aspetto civile, il
ristianesimo stesso creò una società novella cho
)u è più rozza e barbara, e che tende ad amiarsi e stringersi viepiù coi vincoli dell’amore.
Finalmente, dalle cose dette ne viene forse
9 si debba escludere qualsiasi governo nella
iesa? No certo, ma che, prima di tutto, s'abbia
•stinguere nel Cristianesimo l’opera salvatrice
‘Redentore , la fede in essa, la libertà di coriza nei credenti, la franchigia del cullo e la
Sspiritualità, s'abbia, ripetiamo, a distinguere
ciò dal governo necessario alla Chiesa; e
<lli si fondi un governo che armonizzi colle
condizioni e i lumi del tempo attuale. O «inceri
cattolici romani , cominciato almeno la riforma
col ripristinare i concilii, ma non come a questo
vostro desiderio si piegherebbero forse i clericali,
cioè il sacerdozio gesuitico che noi distinguiamo
dai sacerdoti pii ed onorevoli che vi si trovano
mischiati; cominciate, diciamo, la riforma co}
ripristinare i concilii quali ci vengono additati
ad esempio dagli Atti apostolici, capo XV, in cui
si vede che le misure nel primo concilio furono
prese dagli apostoli, dagli anziani o vescovi (imperciocché le due parole sono identiche) e da
tutta la Chiesa, vale a dire da tutti i fedeli in
Cristo Gesù, unico nostro Salvatore , Pontefice
e Re.
Torino. — Lettera del pastore evangelico reverendo Dert al sindaco di Settimo Torinese per
¡scandali religiosi ivi accaduti.
III. si<jnoT Sindaco,
Alcuni individui di Settimo Torinese e di
S. Mauro, i quali professano la religione cristiana del rito evangelico,hanno preso a pigione
una camera nel luogo di Settimo acciò potere
raunarvisi la domenica, ed ivi leggere assiemo
la parola d’iddio, meditarla e pregare per la salute delle anime loro, e per la patria piemontese
e le varie autorità che la reggono.
Essi, o signore, hanno il diritto di ciò fare a
norma delle leggi cui siamo sottoposti, e nessuno può arbitrarsi di recar loro il minimo inciampo nel libero possesso d’un sacro privilegio
costituzionale, Tessere padroni, cioè, nel)« propria casa , e padroni ancora di professare privatainente e pubblicamente la fede che maggiormente vi talenta.
Ora, poche domeniche addietro, accadde che
un mio confratello, il rev. Ant. Gaj, a richiesta
de' suddetti essendosi portato a Settimo onde,
con essi loro, privatamente edificarsi e pregare,
venne accolto pubblicamente da fischiate, da urli,
da sassate per parte di una caterva di monelli
ed altri scatenati contro di lui e dei suoi correi:„;-----■ <• '
______ wwxjnu ui lui e dei suoi correligionari ; fu la camera invasa da una turba di
uomini e di giovinotti ad ogni tratto fischianti e
contenentisi nel modo più indecente , e quando
sì chiudeva l’uscio , esso veniva aperto da fuori
a furia di sassate, frammezzo agli urli e le risa
del popolaccio.
Toccava, ieri, a me la stessa e medesima sorte,
sebbene usassimo la massima carità, e ad ub
tempo ferma ed energica prudenza : il mio cuore
n’è ancora tutto commosso di vergogna per il
mio paese, in cui a mezz'ora dalla capitale!! possono succedere a’dì nostri delle scene di tal fatta,
ed arrossisco a motivo della ignoranza gretta e
de’pregiudizi delle nostre più infime popolazioni.
Piaccia a Dio che a poco a poco la luce penetri
infra le masse popolari, e che mercè la istituzione di buone scuole e lo avere a capo delle
varie amministrazioni uomini provetti e cristiani
secondo Cristo, diveniamo un popolo modello
per i lumi, la fede ed i costumi.
Intanto io vengo, onorevole signoro, io vengo
a rivendicare appo lei quella protezione che ci
deve l’autorità costituita, e metto sotto la tutela
delle leggi della cara nostra patria le famigliari
adunanze di Settimo e gli individui che ci intervengono, persuaso che la 3. V. cogli onorevoli
4
colleghi del Municipio cui ella si degnamente
presiede, farà si che, per lo avvenire, siano rispettati i diritti di ciascuno, e rimanga illesa la
fama degli abitanti tutti del suo paese.
Gradisca, signor sindaco, i sensi dell’alto mio
rispetto.
Il Pastore presidente del Concistoro Valdese
di Torino, Amedeo Bert.
A questa lettera del pastore Bert faceva l’onorevole sindaco di Settimo la seguente risposta
che ci affrettiamo a riportare ;
Settimo, 17 dicembre 1856.
III.'’ Signore,
A riscontro della gentilissima di lei lettera
in dala 15 corrente mi pregio di assicurare la
S. V. 111.“* che si prenderanno in avvenire le
opportune misure per ottenere clip non si abbiano più a riprodurre gli inconvenienti che si
ebbero a lamentare nella scorsa domenica, intanto che io starò indagando come abbiano
avuto luogo quei disordini, e quali ne siano
stati gli autori, per quelle disposizioni che saranno del caso a termini di giustizia.
Accolga 111.“® Signore li sensi della più distinta mia considerazione.
Dev.”“ servo
SOHBRLINO, sindaco.
Parva. — Deplorabili effetti di missioni gesuitiche. — Abbiamo in questa città una compagnia
di missionari, che il vescovo ha chiamata, giudicando, a quanto sembra, i Parmigiani per tanti
lazzaroni. Questi commedianti (non saprei chiamarli con altro nome) tengono o, a dir più giusto, tenevano conferenze notturne nel duomo, e
là agitavano il cristo, fii battevano il petto , si
percuotevano con catene , insomma davano il
più strano spettacolo, a segno che alcune donnicciuole, perduta la bussola, prorompevano ia
pianti ed urli da forsennate ; e una è definitivamente impazzita,e trovasi nel manicomio. Queste
farse, che non sono nè dei nostri tempi nè dei
nostri luoghi, hanno prodotto uno scandalo gravissimo. e fu per questo che la sera del 12 corrente i missionarii sono stati sonoramente fischiati da un concorso innumerevole di persone
nel recinto stesso della chiesa, e nell'atto che
sporgevano un cristo perchè fosse baciato, e lo
ritraevano insieme, come se sdegnasse di avere
il bacio dei peccatori. I fischi hanno accompagnato a casa il vescovo che pure si trovava in
chiesa.
Ed hanno poi anche più solennemente salutato
il corteggio che riconduceva i missionari col
cristo, in mezzo alle torcie accese, alle stanze
del vescovado. Questo scandalo grave e prolungato ha afflitto tutte le persone sinceramente
religiose, le quali deplorano codesta manìa reazionaria, che non intende nulla dei tempi presenti, e crea effetti, non che diversi, contrarii al
s)uo intento.
[Corrispondenza dc/fOpinione)
ViBNNA.— Movimento evangelico. — Corre già
Ua lungo tempo voce in citlà che molti cattolici
si vanno convertendo alla Chiesa protestante; ma
uon si potè avere un’informazione pienamente
attendibile a questo riguardo prima d’ora. Le
domande fatte ai soprintendenti delle confessioni
d'Augusta ed elvetica, luterana e calvinista, per
informazioni e per religiosa istruzione sono cosi
numerose, che essi non sanno letteralmente da
che parte volgersi. L’intenso disgusto cagionato
dalla nuova legge sul matrimonio è la ragione
principale per cui tante persone desiderano separarsi dalla Chiesa romana.
("Corrisp. del Times.)
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