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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero r anno L, 5 j — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Difettofe e flfflinliiisti<atoi<e : Seovenuto Celli, Via magenta 1Ï. 18, HOffiH
Koma, 27 ©ttobre = :^.nno m = Xi. 4^
♦ Pensieri funebri — Gherardo
OlillilCil-IO « Segarello —Haeckelii finis —
Una nuova traduzione del Nuovo Testamento —
Cronaca pacifista — Notizie carine — La repubblica nelle colonie — Un saggio di storia alla
cattolica ~ Ignoranza e Papismo — Il papismo teme
la Bibbia — Si moltiplichino 1 — Il problema sociale
a Sainte-Croix — Importantissimo — Numero speciale
— L’arte e la riforma — Moralista soltanto ? — Pronti
a morire — Introspezione — Un’istituzione e un concorso — Fra i Giovani — Parole d’Amici — Da le
antiche province — Nella città dei fiori — Facoltà
di Teologia — Corriere Siculo — Notizie estere —
Cose di Germania — In sala di lettura —Libri e periodici ricevuti — Sotto l’incubo!
Pensieri funebri
« L’ora del tempo e la triste stagione » risvegliano più assidui nella mente pensieri di morte e
riconducono più numerosi i pellegrini della vita verso
la città dei morti.
Gaetano Negri scriveva che • la necessità di sciogliere il problema della morte è, neH’uomo, sentita
più fortemente ancora della necessità di sciogliere
il problema della vita ». E aggiungeva : * è il modo
di comprendere e di spiegare la morte che determina, in gran parte, l’organizzazione e lo svolgimento della vita ».
Quel problema, non abbiam la pretesa di scioglierlo ; sentiamo soltanto ciò che di esso alcuni uomini hanno pensato e detto.
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir della terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia,
chiedeva angosciosamente il poeta delle tristezze infinite e dell’ « infinita vanità del tutto ». E salutava la morte « bellissima fanciulla, dolce a veder »,
sorella d’amore, e l’invocava « pietosa » , . ai mali
unico schermo ». Pel Metastasio, essa è * sollievo
dei mortali — che son stanchi di soffrir ». Leconte
de Lisle la chiama « divina », dal « seno stellato »,
in cui « tutto rientra e svanisce ». Il poeta inglese Pope canta il dolore e la beatitudine del morire, con accompagnamento di concenti angelici e
visione di cieli aperti.
Le citazioni potrebbero continuare, ma le credo
sufficienti, perchè ci siamo già convinti che l'uomo,
quando parla della morte, fa volentieri della retorica e si abbandona a voli lirici, forse per non vedere
la lugubre realtà.
Sentiamo alcuni altri meno poeti e che sembrano
aver parlato, fino a un certo punto, per esperienza.
Parecchi scienziati dicono che la morte non è do- .
lore, ma sollievo, dolcezza. Passata l’ultima lotta, i ^
nervi perdono la loro sensibilità e un senso di calma i
profonda, di beatitudine invade l’essere. Cuvier tentò,
sul punto di morire, di contare i battiti del suo polso.
Il celebre Penn, neU’nltima ora, disse : « Come è
facile morire! Potessi scrivere la dolcezza delle
morte I ». Luigi XIV, pochi istanti prima di spirare, esclamò : « Credevo la morte più spaventosa ! ».
Taluni, scampati da morte violenta, hanno descritto
le sensazioni provate prima di perdere conoscenza,
e hanno detto che erano dolci e piacevoli. L’ammiraglio
Beaufort, salvato mentre stava per annegare, disse :
« Non mi pareva più che l’annegare fosse una sventura, anzi le mie senzazioni diventavano d’istante in
istante più piacevoli ». *
Pare dunque che l’atto del morire non sia fisicamente cosi doloroso e tremendo come generalmente
si stima ; anzi molte persone muoiono senza agonia,
in una calma foriera della grande pace in cui stanno
per entrare, oppure hanno perduto la coscienza e
non sentono j)iù nè pena nè timore.
I grandi intelletti hanno sempre guardato in faccia
alla morte con serenità. Socrate gridò ai suoi giudici ; « Se cessano tutte le sensazioni e se il sonno
eterno non ha sogni, perchè la morte non sarebbe
un benefizio? ». E Cicerone: « Andiamo alla morte
lietamente, riconoscenti, come uscendo da un carcere, come sciogliendoci dai ceppi, poiché o entriamo
nella patria eterna o ci togliamo ad ogni dolore ».
Guglielmo di Humboldt stima la morte un « fenomeno dolcissimo », e Schopenhauer la paragona al
« risveglio da un incubo ». Infine Goethe scrive queste
assennate parole : « La morte non è spavento al
saggio e non fine al pio : l’uno impara da essa a
vivere e l’altro si rinvigorisce nella speranza : per
tutti e due la morte è vita ».
Che cosa pensarono e scrissero al riguardo gli
uomini dell’Antico Testamento ? I savi, gli stolti e
le bestie muoiono tutti ad un mode ; se ne « tornano in polvere », vanno sotterra, nel « luogo della
perdizione », nella « terra dell’oblio », delle « tenebre e dell’ombra di morte », dove non sanno
nulla e non si ricordano di nulla, dove non vi è
« premio per loro ». I morti sono « recisi dalla
mano di Javeh » ed Egli « non si ricorda di loro».
« Chi scende nel sepolcro, non ne salirà più fuori,
non ritornerà più a casa sua e il suo luogo non lo
riconosce più, ma perirà in perpetuo, si dileguerà
come una visione notturna, non si desterà dal suo
sonno finché non vi sieno più cieli ». Pertanto,
« la condizione d’un cane vivo è migliore di quella
d’un leone morto ».
Nel Nuovo Testamento, il sepolcro s’illumina di
un raggio celeste e Gesù Cristo produce « in luce
la vita e Timmortalità ». La morte è un « ritorno
a casa » per < essere sempre col Signore » ; pertanto essa è « guadagno », e chi « muore nel Signore », autore e datore della vita, vien proclamato
♦ beato ». Per il credente, la morte è ianm vitae,
anzi, nel significato antico, essa non esiste più :
« chi crede in me, non morrà giammai in eterno
e benché sia morto vivrà », dice il Vivente nei secoli, il Vincitor della morte.
Nel suo aspetto materiale, la morte è dunque per
taluni angelo liberatore, dal mesto sorriso ; per il
maggior numero, è il « re degli spaventi », la pallida dea ischeletrita, armata di falce ; per tutti è
liberazione dai mali della vita, sonno, riposo. « Morir,
dormire, forse sognaré ».
Comunque, è sempre una crisi dolorosa, contraria
alla vera natura dell’uomo e davanti alla quale egli
prova sgomento e timore. * L’uomo nasce per morire e si sente immortale » : donde il conflitto, la
ripugnanza, lo strazio.
Già in sul meriggio, che può precedere di poco
la sera, e più ancora quando il giorno declina, è
opportuna la preghiera, fatta con intensità di desiderio :
Nous avons peur et froid dans la nuit qui s’avance ;
Reste avec nous, Seigneur !
Ennieo Rivoine
GHERARDO SEGARELLO
La democrazia parmense, commemorando, il 13 corrente, Francisco Ferrer, gli ha associato fra Gherardo
da Parma. Benché non vi sia, tra quei due personaggi,
altra analogia che di essere stati entrambi anticlericali e di essere morti vittime del clero e martiri delle
loro teorie, è interessante di veder rievocata quella figura del 13“ secolo.
Quel che si sa di Segarello è quasi tutto dovuto al
francescano Salimbene, non sempre imparziale.
Correva voce nella cristianità che 1’ anno 1260 dovesse iniziare una nuova era, quella dello Spirito Santo;
la quale credenza eccitò il fanatismo di parecchie menti
mistiche, che deploravano gli abusi del clero. Così fu
di Gherardo Segarello, che pare fosse nativo di Alzano,
nel Tortonese.
Respinto ripetutamente i minoriti di Parma, nel cui
convento voleva pronunziare i voti, perchè di umile
nascita, illitterato e goffo, si diede nel 1249 ad imitare, anche nel vestire, gli apostoli che vedeva dipinti
nella chiesa di quei frati francescani. Indossò un ruvido manto di tela bianco, si cinse d’nna corda, calzò
zoccoli, poi, venduto il suo piccolo podere, ne gettò il
prezzo sulla piazza pubblica, gridando: « chi vuole,
prenda e se lo tenga ».
Si diede quindi ad andare attorno, predicando la penitenza, recitando preghiere e cantante inni sacri. Ebbe
tosto raccolto una trentina di aderenti ai quali, osserva
il Salimbene, i Parmensi facevano larga limosina più
volentieri che ai frati.
I nuovi Apostoli, come si dissero e furono chiamati,
percorsero pure parte delle città e delle campagne modenesi e romagnole.
La loro fama crebbe a tal punto che la Curia Romana se ne impensierì, temendo che le folle fossero
colpite dal contrasto tra la vita semplice di quegli
Apostolici ed il lusso sfacciato e scandaloso dell’alto
clero. Ond’è che Gregorio X, trovandosi nel 1274 a
Lione, dove aveva convocato un concilio, condannò vari
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LA LUCE
ordini nuovi non ancora approvati, tra, i quali c la
riunione o piuttosto dispersione di quei rustici e ribaldi che si dicono Apostoli, ma che sono precursori
dell’Anticristo, e cui diè principio Ghirardino Segarello, in Parma ».
Minacciati, gli Apostolici, si strinsero viemmeglio
tra loro, organizzandosi, e poiché Gherardo non ambiva
alcuna carica nè era vi idoneo, certo Guido Putagi prese
la direzione degli affari, e la tenne parecchi anni, pur
serbando al Segarello il posto del primus inter pares.
Nel 1279, i Parmigiani, sdegnati pel supplizio del
rogo inflitto a donne incolpate di eresia, invasero il
convento degl’inquisitori,malmenarono i Padri, di cui uno
rimase ucciso, e li scacciarono dalla città. Segarello, tornato a Parma, si vide circondato da un numero crescente di discepoli che egli, fra acclamazioni entusiastiche, sottometteva alla cerimonia della vestizione.
Riguardo a quella formalità Salimbeue insinua sospetti
di atti sconci, ma senza poter addurre alcuna prova.
Nel 1280, il vescovo di Parma, Obizzo da San Vitale, incarcerò Segarellp; ma poi, tenendolo per pazzo
più che altro (e fu torse una finta dell’apostolo) lo liberò e lo tenne nel suo palazzo, perchè lo divertisse
colle sue scempiaggini. Segarello a poco a poco tornò a
vedersi affollato di discepoli che egli, nel 1284, rivesti e mandò a predicare in ogni direzione.
Ma nel 1286, il vescovo li espulse, forse per risparmiare loro d’incontrarsi coll’ Inquisizione che tornava
a Parma, accolta onorevolmente dalle autorità. Ma i
bracchi di S. Domenico seppero rintracciare Gherardo,
che, minacciato del rogo, ottenne coU’abiura, di essere
solo condannato al carcere perpetuo. Ne usci ancora,
non sappiamo come ; tornò a predicare, arruolò nuovi
e ferventi discepoli, fra i quali il celebre fra Dolcino.
Pontificava allora il celebre Bonifacio Vili di cui i
contemporanei dissero che pervenne sul trono da volpe,
vi regnò da leone e fini da cane. Egli, nel 1300, l’anno
in cui istituì il Giubileo, fe'ce, con zelo farisaico, riprendere vari processi per eresia, anche sopra cadaveri appositamente disseppelliti. Segarello, essendo ricaduto in potere dell’Inquisizione, non ebbe più via di
scampo e fu arso vivo a Parma il 18 luglio.
La sua morte provocò un nuovo tumulto contro l’inquisitore, il quale però fini collo spuntarla e mandare
a morte molti Apostolici d’ambo i sessi.
Cosi finì la setta degli Apostolici in Parma. Rinacque
però con fra Dolcino nella Valle Sesia, finché nel 1307,
una feroce crociata ne fece uno scempio atroce e spietato, sempre ad majorem Dei gloriam !
Tolte alcune pratiche che sanno di fanatismo e di
di stranezza, le dottrine degli Apostolici sono in gran
parte bibliche. Riassumiamole brevemente, prima di
chiudere questo rapido cenno.
I papi ed altri membri del clero, compresi i frati,
persino i cosiddetti mendicanti, sono corrotti nella fede
e nei costumi. Son dunque vane le loro pretese alla
successione apostolica, vane le loro assoluzioni quanto
le loro scomuniche. Iddio li ha reietti ed ha suscitato
un nuovo apostolo, fra Gherardo, che ristabilisce la
vera chiesa. E’ più perfetta la vita senza i voti monastici ; ogni luogo, una stalla, quanto una chiesa, può
essere un santuario per adorarvi Dio. A chi è dovuta
l’obbedienza, sien pagate le decime.
Fu loro attribuita la comunanza dei beni, e pare con
ragione. Ma è una mera calunnia che praticassero pure
la comunanza delle donne, calunnia che i pagani mossero contro i primi cristiani, ed il clero romano contro
i suoi oppositori nel Medio Evo.
Ma non se ne hanno altre prove che le confessioni
strappate agl’inquisiti da orrende torture, in processi
sotterranei dove v’è campo all’accusa, non mai alla difesa. Che quel sistema di giudicio sia caro alla Chiesa
di Roma lo prova il fatto di Ferrer, che ha servito di
punto di partenza alla commemorazione del martire di
Parma.
Giovanni Jalla.
Maccl^clii finis
Non vogliamo dire che sia morto, pover uomo ! gli
auguriamo, anzi, che si converta e che viva ; ma come
scienziato, come filosofo, come uomo serio, egli è oramai squalificato. Già me l’avevan detto parecchi miei
amici Professori in varie università della Germania,
ma una grande assemblea tenuta a Berlino, la sera del
10 c.te, ha posto il suggello del pubblico sul verdetto
di singoli dotti.
Erano in presenza, l’un dell’altro, il Keplerbnnd e
11 Monistenbund, istituzioni già note ai lettori della
Lace. Rappresentava il Keplerbnnd il Dr.med. Sachs
di Charlottenburg : il Monistenbund il Dr. Vielhaber
presidente del gruppo di Berlino.
Aperse la seduta il Dr. Sachs col dare al pubblico
alcune spiegazioni sull’origine del Keplerbnnd e sullo
scopo ch’ei si prefigge di trattare tutte le quistioni
scientifiche nel modo più imparziale, senza idee preconcette, senza premesse filosofiche o teologiche, mentre, per contro, i Monisti si servono della scienza per
dimostrare un dogma, ch’è la negazione di Dio. Il
gran Pontefice Haeckel professa un odio molto marcato contro il Keplerbnnd e non tralascia mai l’occasione di ingiuriarlo nel modo più plateale, nei giornali dei quali egli è collaboratore, mentre perfino il
suo successore sulla cattedra universitaria, il Prof.
Piate, ha lealmente riconosciuto l’onoratezza e la sincerità scientifica dei Kepleriani.
Prese quindi'la parola un Sr. Jttngst (tout court)
di Dresden, per dire ch’egli, laico in fatto di scienza,
era stato entusiasta di Haeckel e in lui aveva riposto
la fiducia più assoluta ; ma a poco a poco, moltiplicandosi le critiche e le accuse a lui mosse da altri scienziati, segnatamente l’accusa di falsario, egli (Jtingst)
s’era sentito scosso nella sua venerazione pel maestro;
quello poi che diede il tracollo alla sua fede fu
questo fatto che, alle accuse dì falsificazioni, Haeckel
rispose con una lunga pappolata inconcludente, poi finalmente dovette confessare di aver fatto uso di falsificazioni per dimostrare la verità della sua teoria
sull’evoluzionismo (ultradarvinismo);] ma adduceva, a
sua scusa, che di simili falsificazioni fanno uso tutti
gli scienziati.
Una simile confessione è oltremodo nociva al rispetto che il volgo deve professare per la scienza,
tanto più deplorevole poi pel fatto che Haeckel è il
filosofo popolare, più di qualunque altro ; ma ora il
volgo, al par dell’oratore, deve persuadersi che ciò che
Haeckel insegna non merita il nome di scienza, ma è
una fede come un’altra. Tuttavia ei crede che il Monismo possa concorrere a dare una spinta a un risveglio del sentimento religioso. Quel Sr. Jttngst ha pubblicato un libro intitolato ; « Il capitombolo di Haeckel »
(Der Sturz Haeckels).
Durante la discussione, che si protrasse sino alla
mezzanotte, un Dr. Hauser disse che sul terreno scientifico la quistione è liquidata, ma sul terreno morale
egli nega a Haeckel il diritto di muovere al Keplerbund (che conta ben 8000 membri tutti quanti appartenenti alla classe colta) l’accusa di mancanza di veridicità. Prese poi la parola il Dr. Vielhaber, presidente del Monistenbund, per dichiarare ch’egli non è
punto pedissequo di Haeckel e che i suoi due più decisi difensori, Schmidt e Breitenbach, hanno battuto
in ritirata e ch’egli (Vielhaber) deve anche fare altamente le sue riserve sul conto di Haeckel, che però
la teoria dell’evoluzionismo quale la precorsero Giordano Bruno, Herder e Schleiermacher, offre un terreno sul quale possono unirsi il Keplerbund e il Monistenbund. Del resto ei non crede che Haeckel sia
materialista, egli è semplicemente Monista, ma di
sciocchezze ne ha già dette molte.
Il Pastore Dr. Qrossmann aggiunge che, anche ammettendo che Haeckel non sia materialista, bisogna
riconoscere che le conseguenze logiche del suo sistema conducono direttamente al materialismo.
Ei non vuole, però, veder confusi col Monismo di
Haeckel i grandi pensatori protestanti cui s’è accennato. In ultima analisi è monista anche il monoteismo cristiano, perchè considera il Dio vivente e vero
qual solo ed unico autore del tutto (insistenti applausi).
Di questo rimarchevole contradditorio, nella città
dei lumi, si può dire ch’ei segna l’affermazione della
decadenza di Haeckel.
Paolo Calvino.
Una nuova traduzione del Nuovo Testamento
Oscar Cocorda, ben noto in mezzo a noi per i suoi
studi biblici pubblicati in giornali e riviste, e specialmente nella sua Ape Biblica, ci dà ora una nuova versione del Nuovo Testamento, alla quale è pure unita
quella dei Salmi.
Questa versione si distingue dalle antiche versioni
nostre e da quelle che si stanno facendo per una più
esatta interpretazione del testo originale, la cui recensione è compilata dietro quella del Tischendorf, di
(1) Il Nuovo Testamento tradotto sul testo originale
e i Salmi. — Libreria II Risveglio — Torino, 1910
- L. 1,50.
Westcott e Hort e di Weymouth, in modo che, dice
il traduttorei « per quanto concerne la parte critica
del testo, il lavoro non potrebbe avere una migliore
base ». Quale il criterio cui è informata questa traduzione ? Giustamente — osserva il Cocorda --le vecchie versioni sono, per lo più ed in molti luoghi, non
traduzioni, ma parafrasi e commentarii. Ora egli ha
seguito il metodo storico-grammaticale che lascia ai
vocaboli il loro senso naturale e rende le frasi secondo
le regole della grammatica e della sintassi, avvertendo
però che conviene evitare i due eccessi di un soverchio letteralismo e di un liberalismo esagerato. Ma —
osserva ancora il Cocorda — siccome i pericoli di quest’ultimo sono di gran lunga maggiori di quelli del
letteralismo, così è più prudenza attenersi di preferenza al senso letterale, tranne in poche eccezioni, e
principalmente quando la traduzione letteraria riesca
incomprensibile.
Tutto ciò si legge nella Prefazione, la quale è interessantissima, e ove l’egregio traduttore dimostra la
sua vasta erudizione biblica. Si vede che egli ha fatto
uno studio accurato, oltre chè del testo, anche delle
antiche e nuove versioni, e delle varie revisioni. Il
quale studio gli è stato di grande giovamento ed aiuto
in questa nuova traduzione.
Nella Prefazione inoltre, il Cocorda, sempre preoccupato della necessità di tradurre semplicemente e fedelmente il testo, lasciando alle frasi e alle parole bibliche il loro senso naturale e genuino, reca parecchi
esempi di parole mal tradotte come psgché in Matt.
XVI, 25-16, che va tradotta per vita nei due casi, come
synteleia tou aiònou in Matt. XXIV, 3, che generalmente sono tradotte : la fine del mondo, mentre il senso
fondamentale è « secolo o età » ; e qui trattandosi del
Ritorno o della Presenza di Cristo, convien tradurre,
dice il Cocorda ; « La fine, o la consumazione del secolo »,
Sono pure nella Prefazione notate espressioni imporranti generalmente mal tradotte. Un esempio tipico è
dato dalla parola Hadés, che generalmente nelle antiche versioni è stata tradotta in tre modi diversi e
tutti erronei : « Inferno », « sepolcro » e « fossa »,
mentre tale parola si rende perfettamente colla perifrasi « il soggiorno dei morti », e cosi leggono, fra
gli altri, Segond e Stapfer. « Alterando quelle voci,
dice il Cocorda, le versioni comuni hanno rovinato nel
pubblico la dottrina dello stato intermediario ».
L’egregio traduttore ragiona ancora di vocaboli del
Nuovo Testamento che non furono tradotti, ma trapiantati dal greco e dal latino nelle versioni, e ciò
senza necessità e a danno del senso originale, come
tabernacolo, avvenimento o avvento, carità, evangelo,
chiesa, battezzare, apostolo, vescovo, ecc., e di altri vocaboli che non si possono nè si debbono tradurre, come
Messia, Satana, Geenna, ecc. Forse qui, cioè relativamente ai vocaboli trapiantati dal greco e dal latino
nelle lingue moderne, si può dissentire dal Cocorda. Come
già osservò Luigi Bonnet nel suo Nuovo Testamento ;
« Non si può modernizzare, con espressioni nuove, certe
nozioni evangeliche che, sotto altri termini, dei quali
sono oramai inseparabili, hanno ricevuto la consecrazione, del tempo, dell’uso universale, del sentimento
religioso, e diciamo tutto, dello Spirito di Dio nella
Chiesa (1) ».
Generalmente il Cocorda ha tenuto conto nella traduzione delle varianti non introducendole nel testo, ma
relegandole nelle note. Ha conservato pure certi passi
dubbi come Giovanni V, 40, ma interpretando la parola anghelos come una « emissione » ; emissione, cioè,
di sangue e di materie fecali delle vittime dei sacrifizi, proveniente dalle cisterne del tempio che comunicavano colla piscina mediante un canale emissario che
si vede ancora.
In conclusione, abbiamo in questa nuova traduzione
del Nuovo Testamento un buon lavoro, frutto di ricerche
e di studi fatti con grande diligenza e con non meno
grande amore, e perciò lo raccomandiamo agli studiosi
non solo, ma a tutti quelli che desiderano conoscere i
nuovi risultati della critica del testo « che oggi è giunto
ad grado di perfezione quasi insuperabile ».
Hnt>leo Hleynlef.
(1) Ad esempio, fa un certo effetto leggere a proposito del battesimo di Paolo « fu immerso » : e così si
dica di tutti gli altri passi in cui ricorre la medesima
parola.
Distinta famigiia Valdese riceve giovani in pensione. — Rivolgersi al Signor E. Giampiccoli — pastore. — Via Pio Quinto, 15. TORINO
3
LA LUCE
CRONACA PACIFISTA
Nel N. 2 dell’ < Opera pacifista italiana, notiziario
trimestrale » pubblicato da la « Società per l’Arbitrato Internazionale e per la Face, di Torino > troviamo, tra le altre importanti notizie, le seguenti :
« Torre Pellice. — Cronaca Pacifista. — Il Comitato per la Pace, di Torre Pellice, è stato rappresentato al Congresso di Stoccolma dell’egregio consocio
Sig. Giovanni Pietro Vinaj, professore del collegio
Valdese (Liceo Ginnasio pareggiati), il quale esplicò
efficacemente il mandato ricevuto presenziando a
tutte le adunanze ed apportandovi grande entusiasmo e preziosi consigli.
Al Congresso Nazionale di Como lo rappresentarono il sig. Bartolomeo Revel, pastore valdese a Como
(delegato dal Sinodo ad ufficialmente rappresentarvi
la Chiesa Valdese) e il sig. Paolo Calvino, pastore
valdese a Lugano, soci del comitato di Torre Pellice.
Proposta Falchi, — Su proposta del prof. Falchi Mario, presidente del Comitato pacifista, il Sinodo Valdese (annua assemblea legislativa della Chiesa
Evangelica Valdese) il quale già da alcuni anni aveva
stabilita la Domenica della Pace, decise che la Chiesa
Valdese aderisca ufficialmente a\\’Ufficio Internazionale della Pace sedente in Berna, con l’annuo
contributo di lire 10. — Le pubblicazioni, che saranno ricevute dal Bureau di Berna, verranno trasmesse
alla biblioteca della Scuola di Teologia a Firenze,
dimodoché gli Studenti in Teologia avranno agio di
conoscere meglio il Movimento Pacifista Mondiale ».
Dal resoconto sul VI Congresso tenuto a Como, apprendiamo con piacere che al banchetto con cui si
chiuse detto Congresso, dopo un « magnifico discorso »
del prof, conte De Gubernatis, parlarono « applauditissimi » parecchi oratori, tra i quali anche « il
pastore evangelico Revel ».
h 0 T I Z1E_C^ RI h E
In Germania, un vescovo cattolico romano, ridestando imprudentemente il can che dorme, riparla
dell’infelice Editae saepe, dicendo che tra cinque secoli sarà ancora letta, mentre le proteste mosse contro di essa saranno da tutti dimenticate. Che bomba!
E il vescovo si scaglia contro quel « pigmeo » cattolico re di Sassonia che ebbe il coraggio di alzare
anche la sua voce di protesta contro il Papa, il
quale ha sotto di sé un gran numero di vescovadi,
ecc. eco. Gli è che i pigmei qualche volta valgon più
dei supposti giganti!
Siamo in Germania: restiamoci nn altro momento.
Vi udiremo i franchi accenti del sindaco di Görlitz;
il quale ripete ai suoi bravi concittadini evangelici
il discorso del sindaco Nathan, con qualche variante... naturalmente. Il giornale la « Germania » se ne
adonta, pur soggiungendo che « il borgomastro di
Görlitz ha una scusante che mancava a Nathan : egli
parla a un pubblico di protestanti ». Oh, che il sindaco di Roma parlò innanzi a un pubblico di seminaristi ? domanda con molto buon senso il Giornale
d’Italia.
Andiamo a Praga. Quivi daremo un’occhiata alla
famosa statua di cui ai è tanto parlato in questi
giorni. Ne hanno parlato specialmente Domenico Oliva e Salvatore Minocchi. La statua che sorge sur
un ponte di Praga rappresenterebbe l’effige dell’eretico Giovanni Huss, arso vivo da la Chiesa romana;
ma i Gesuiti l’avrebbero battezzata col nome di un
santo di loro iiivenzione : San Nepomuceno. Se la
storia è vera (il Minoccbi lo nega),carina davvero!
A proposito di arsi vivi, YAraldo Cattolico ci ha
gentilmente spedito copia del suo ultimo numero ;
in cui è la riproduzione in facsimile d'una lettera
scorretta, che porta per firma queste parole « Un
vero evangelico di Roma ». Nella lettera, che è indirizzata 2i\VAraldo stesso, il « vero evangelico » dice:
« Avete visto il Portogallo ? Se seguitate ve faremo
a spicchi ». A queste parole del « vero evangelico »,
che sarà magari * vero » com’io son Croato (andate a
fidarvi degli anonimi!) VAraldo si sente un brividlno
tra carne e pelle; si vede già squartato in spicchi
come un'arancia, e si sfoga in nobili invettive contro
gli Evangelici ohe vogliono far « a spicchi » il prossimo. < A spicchi ! » Figuratevi ! Se si trattasse di
arrostir 10000 persone vive come fece -l’Inquisizione
in Spagna durante meno di vent’anni, sarebbe un
tutt'altro par di maniche, perchè la Chiesa ha,,, orrore del sangue, ma < a spicchi » !...
Se non che ecco la nota àllegra, destinata a riconfortarci un poco e a farci obliare quel birbone d’un
« vero evangelico » In una chiesa cattolica romana,
a Parma, l’organista sta sonando, quando entra la
regina Margherita, in giro artistico. Detto fatto :
l’organista smette il pezzo incominciato e attacca la
marcia reale. In chiesa!.,. Ohe orrore! ■:
Credevamo che 1 tempi di quel tal papa di nomo
Gregorio VII, il quale si credeva da più di principi,
re e imperatori, fossero passati per sempre ; ma ecco
che il Vaticano, per mezzo del suo officioso organo.,
di carta YOsservatore romano, riaffaccia pretese che
— via ! — non farebbero poi tanto brutta figura nemmeno in bocca a quel tal pontefice medievale. Sentite ;
« Senza dubbio lo Stato ha il diritto di fondare
proprie scuole per l’insegnamento delle scienze e
delle arti profane e di ordinarle e dirigerle con analoghe leggi. Ma anche su queste scuole fondate dallo
Stato la Chiesa ha il diritto proprio e nativo:
« 1. di ordinare e dirigere positivamente e negativamente l’istruzione e l’educazione religiosa;
« 2. di invigilare anche sull’istruzione letteraria e
civile, ad esempio quanto ai maestri, ai libri di testo, ecc.: e ciò per rimuovere i pericoli che da un
insegnamento antireligioso o immorale potrebbero
derivare alla fede e al costumi della gioventù. »
Chiaro è che non si è ancor ben usciti dal Medio
Evo. Ne volete un’altra prova? Oh, a Bisceglie, laggiù nelle Puglie, ove il colera ha dato la sua prima
capatina, e dove occorrerebbe grande nettezza, il popolo cattolico romano non si è forse ribellato e non
ha commesso tumulti e disordini, perchè si voleva
far un po’ di disinfezione in chiesa, ove ce n’era
tanto bisogno ? Ci fu anche un morto !
Non vi par dunque che noi Cristiani- evangelici
abbiamo una vera e importante missione cui attendere in Italia di fronte al Vaticano e in mezzo al popolo, non ben usciti ancora nè l’uno nè l’altro dai
tempi di mezzo, come si soglion chiamare ?
La repubblica nelle colonie
A Lourengo-Marquez, capitale della colonia portoghese di Mozambico (Affrica), la repubblica fu proclamata tra segni di vivo entusiasmo. In quella colonia, missionari evangelici svizzeri, già da anni, predicano con buoni risultati l’Evangelo. I libri scolastici da loro composti in portoghese sono stati adoperati anche nelle scuole governative.
Un saggio dijtoii^U cattolica
Il « Calendario della Parrocchia dell’ Assunta, (di
Chicago, Stati Uniti d’America) volume (?!) VII, luglio
1910, N. 4 », tra le altre corbellerie, dice che in Italia
una Chiesa evangelica lavora dal 1870, ma che « dopo
60 anni di fatiche » ha ottenuto pochi risultati. Eipetutamente insiste il « Calendario » sui « 60 anni »
di fatiche ' Che in America i Cattolici romani si servano di un’altra specie d’aritmetica?
Da lo stesso periodico togliamo il brano seguente;
« Scrivendo contro gli eretici dei suoi tempi, S. Ambrogio sentenziò: « Italia saepe temptata, sed nunquam mutata » (l’Italia fu spesse .volte tentata ma
non mutò mai). Sedici secoli non .sono riusciti a smentire questa sentenza. (Sfido io ! con l’Inquisizione in
casa 1) Come lo era ai tempi di Ambrogio, nonostante
che quasi tutto il mondo fosse divenuto eretico (?!?!),
l’Italia è ancor oggi, a dispetto dei Protestanti, Cattolica, Apostolica, Romana » (e fredda, scettica, schiava
del prete e al tempo stesso senza religione — aggiungiamo noi per rettificare un po’ questo cenno storico
« ad usum Delphini »).
Ignoranza c Papismo
Un giorno del corrente mese, trovandomi nel passetto dì Maletto (prov. di Catania) per la mia missione di colportore, offrii la Bibbia ad un certo Signor B......i, ricco commerciante del, luogo, il
quale mi disse che prima di comprarla, avrebbe voluta farla vedere a qualcuno, per sapere se ne valeva la pena. La mostrò al prete e questi, manco a
dirlo, lo consigliò di rifiutarla, perchè non ne era
permessa la lettura. Il Buonaccorsi stavaper restituirmi la Bibbia, quando arrivò un suo figlio, studente liceale, il quale, informato del fatto, ricordò al
padre aver egli pagata al santo Papa la tassa necessaria in L. 4,35 per ottenere il permesso di leggere
qualunque libro; permesso che io ho veduto ed ho
letto. Il Signor Bonaccorsi, avendo trovato giusta
l’osservazione del figlio, comprò la Bibbia.
Alla scena erano presenti altre persone, le quali
avrebbero voluto acquietare esse pure la Bibbia, ma
non avendo pagata la tassa al santo Papa, per ottenere il permesso di leggere qualunque libro, non
si sentirono autorizzate a farne acquisto.
Ecco come si vive ancora, in alcuni paesi della Sicilia; pare impossibile, eppure è vero, che tuttavia ci
sìeno delle persone colte, le quali rinunciano volontariamente alla loro volontà, alla loro coscienza, alla
loro ragione, per agire come automi secondo la volontà, secondo la coscienza e secondo la ragione degli
altri ; è cosi realizzato il sogno di Loyola :
« ridurre l'uomo ad un cadavere ».
Egregio e Rev. Semeria, potete ben predicare ai
cattolici romani che la Bibbia è il libro per eccellenza, il libro che ogni famiglia dovrebbe aver nelle
mani ogni giorno; ma se il Santo Papa non dà il
permesso di leggerla, che previa una tassa di Lire
4,35.. Ah povera Italia, e poveri Italiani !
Giuseppe Greco.
Il PapisiM lEinB la Bibbia
Nel 1553, Papa Giulio III, non sapendo più qual
ostacoli opporre al progresso della riforma religiosa,
sentiva in sul capo vacillarsi il triregno. Allora pensò
coraggiosamente a provvedere. Fece riunire in Bologna
i tre più dotti vescovi di quel tempo, col mandato di
consultare seriamente, e proporre al papai rimedi opportuni per sostenere la curia romana. — I tre Eccellentissimi prelati, dopo lunga deliberazione, presentarono al papa il loro consiglio, che finiva con questo
suggerimento: (1)
« Finalmente, fra tutti i consigli che noi possiaiho
dare a Vostra Beatitudine, abbiamo lasciato per l’ultimo il più necessario, In questo devono bene aprirsi
gli occhi e porre tutte le forze, che cioè per quanto
meno si potrà, non si permetta la lettura del Vangelo, specialmente in lingua volgare, in tutti quei
paesi cho sono sotto la Vostra giurisdizione. Basti
quel pochissimo che suol leggersi nella Messa, nè più
di quello sia permesso di leggere a chicchessia.
Fino a che gli uomini si contentarono di quel poco,
i Vostri interessi prosperarono; ma quando si volle
leggere di più, allora incominciarono a decadere. Quel
libro, insomma, è quello che più di ogni altro ha suscitati contro di noi quei turbini e quelle tempeste, per
le quali siamo stati quasi perduti. Ed, invero, se qualcuno lo esamina deligentemente e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre
chiese, si avvedrà tosto della discordanza, e vedrà la
nostra dottrina molte volte diversa, e, più spesso
ancora, ad essa CONTRARIA. La qual cosa, se si
comprende dal popolo, non cesserà di reclamare contro
di noi fino a tanto che non sia il tutto divulgato, ed
allora noi diverremo l’oggetto del disprezzo e dcll’odio universale. Perciò, bisogna sottrarre laBib^
bia alla vista del popolo ; ma con grande cautela, per
non suscitare tumulti ».
Bononiae, 20 Octobris, 1553.
Firmati : * Vincentius De Durantibus, Episc. Termulorum Brixiensis. — « Egidius Falceta, Episc. Caprulenus. — « Gherardus Busdragus, Episc. Thessalonicensis.
(Da un foglietto a stampa pubblicato di recente a
Malta, sotto il titolo « Saggi Consigli di tre Eccll.“*
Vescovi suggeriti a Papa Giulio III per impedire la
propagazione del Protestantesimo »).
(1) Il prezioso documento esiste nella biblioteca imperiale di Parigi — in foglio B n. 1088, voi. 2. pagg.
641-650. Esso porta il titolo: Avvisi sopraimezzi più
opportuni a sostenere la Chiesa Romana.
Si moltiplichino!
Quanto spreco, ai di nostri, di carta e d’inchiostro !
E quanto poco si stampa in omaggio al Vero, al Bello
ed al Bene ! Tant’è che proviamo una specie di sorpresa — dolce sorpresa — quando ci capita sott’occhio
una pubblicazione come questa che mi sta dinanzi. Lasciate ch’io ve l’additi ; se potete, procnratevela, meditatela, e non dubito che meco esclamerete ; Oh si
moltiplichino simili pubblicazioni, a ridestare nei giovani petti nuove aspirazioni verso nobili ideali!
Non sono che 53 pagine, ed è peccato ! Son dovute
alla penna del Prof. Luigi Gerboni, egregio Insegnante
dell’Istituto Tecnico di Chieti. Il titolo è suggestivo ;
Il « Governo dei Preti » e l'Umbria redenta ». (1).
Argomenti : Le tristissime condizioni di quelli che il
prete chiama oggi ancora » i felicissimi stati » prima
del 1860 ; l’infame crociata pontificia che nel '59 sparse
terrore e morte un po’ dovunque, ma specialmente in
Perugia, dove riprodusse le « dragonnades » di truce,
memoria ; — e finalmente, la liberazione.
Papa e papisti additerebbero quelle pagine come nn
tessuto di menzogne e d’insulti. Ma è la Storia che
parla; e non già la Storia di colore incerto, o rivestita di veli pietosi, o tanto delicata da tralasciare
certi particolari che ferirebbero taluni orecchi, attraendo
sul narratore il sospetto di empio, di eretico e peg
4
LA LUCE
gìo; no, ma parla la Storia sicura di sè, fondata su
documenti di valore, con accenti di profonda verità,
ed integra. Onore al Prof. Gerboni che non segue l’esempio... dei più !
Spigoliamo. La pag. 26 è bellissima-Narrato come dopo
l’infame strage di Perugia il cardinale Pecci celebrasse
in Duomo un solenne funerale in suffragio dei ribaldi
pontifici caduti, ed orrendamente bestemmiasse coll’apporre al catafalco l’epigrafe : Beati qui in Domino moriuntnr », il Prof. G. esclama : « Ah, eminentissimo,
« foste imprudente in quel giorno, e il santo zelo vi
« tradì. Come ? gli assassini, i guastatori, i predoni, i
€ saccomanni, gli stupratori, i profanatori, i sacrile« ghi muoiono nell’amplesso di Dio ? E che Dio è mai
« il vostro ? Non certo il Padre di quel dolce Profeta,
« che pose a fondamento della sua legge il perdono e
« l’amore ; il Padre celeste di quel Gesù che, oppresso
« anch’egli dai sicari de’ sacerdoti, vietò a Pietro di
c nudare la spada in sua difesa... Il vostro Dio è il
« feticcio sanguinario d’nna tribù di cannibali ».
L’egregio A. rivolge, a pag. 20, un appello che
vorrei fosse udito da molti, da tutti. Giovani leggeri,
uomini indifferenti, donne fanatiche e bigotte, perchè
ignoranti ostinate della Storia, udite il grido d’un
cuore che anela alla vostra redenzione; Leggeteli, o
« giovani, leggeteli questi libri (di Storia patria in
« cui il pianto di chi vide e soffri trabocca nel cuore
« di chi legge, destandovi fremiti di santo sdegno e
< educandovi una salda e operosa coscienza civile.
< Leggeteli, questi libri, o donne gentili, o madri buone;
« leggeteli invece del romanzo insulso e lascivetto, e
« fateli leggere ai figliuoli vostri, se vi preme che la
« patria nostra, che il sangue de’ nostri vecchi fece
« libera e che il nostro lavoro pacifico va facendo pro« spera e grande, non torni, mai! preda e trastullo di
« chi sogna già di riacci uffaida, e specula, per attuare
< il tristo disegno, sulla rozzezza che ignora e sulla
« apatia che dimentica. Leggete e fremete, imparate
« e ricordate ! Cosi, solo cosi sarete civili e forti, il« luminati e saggi, e non avrete sul collo il piede del
€ prete mai più ».
Ed ecco un nuovo bel libro da leggersi ! E ne vengano altri, in cui si legga un amore vivo per la nostra cara gioventù, cui l’egregio A. principalmente si
^volge. Mi torna a la mente un articolo che il nostro
Prof. Enrico Kivoire scriveva su queste colonne : « Gioventù frolla ». Sì, purtroppo, la gioventù è frolla ! Ma
perchè ? Le cause saranno molte, ma eccone una ch’io
reputo di capitale importanza : i nostri Professori —
salvo nobilissime ma rare eccezioni — non sanno il
loro dovere ! Si ricordano — e nemmeno tutti arrivano
a tanto — si ricordano di essere insegnanti-, ma chi,
oh chi ancora si ricorda di dover essere altresì un educatore? Ed una domanda affannosa si pre.senta a la
mente .• Chissà che essi stessi non sieno privi di ideali
nobili, generosi, tali da riscaldare gli animi, e muoverli su sentieri da loro mai battuti ? Ora è certo che
non si può dare ciò che non si ha !
Si moltiplichino dunque anzitutto i professori memori di tutti i loro doveri, consci della responsabilità
immane che grava su di loro, consci del miglioramento intellettuale e morale, che aspettano da loro la
famiglia, la patria, la società ; e quindi — essi che lo
possono — seguano l’esempio che oggi loro additiamo;
consacrino le ore disponibili a svelare al nostro pubblico, che ancor le ignora, le angoscio di cui è stato liberato, come pure gl’inganni di cui ancora è vittima.
E cosi avvenga per l’Italia nostra il « Risorgimento »
vero e completo !
G. Bertinat.
(1) Città dì Castello, Unione Arti grafiche, 1910.
Prezzo: L. 0,50.
Il problema jocialej^^
All’ annua adunanza di studenti cristiani tenutasi
anche quest’anno — come sappiamo — a Sainte-Croix
(Svizzera) il Padre Giacinto indisposto non potè intervenire ; lo supplì nel culto d’apertura il prof. Luciano
Gautier, il quale poi anche espose un bel lavoro intorno ai capitoli dal 40® al 55® del profeta Isaia. Il
prof. T. Flournoy disse del suo defunto amico, lo psicologo americano William James, descrìvendone la nobile vita e il bel carattere e indicando le ragioni onde
ebbero origine i concetti del James stesso sul « Pragmatismo » e sul « Pluralismo ». Particolarmente importante poi ia conferenza tenuta dal pastore Sablet
di Vallorbe, direttore dell’ « Esser ». A questa seduta
presiedeva il deputato di Ginevra de Meuron, il quale
l’aperse con uno stringentissimo studio biblico. Sorse
quindi a parlare il Sablet sul tema : « Ideale spirituale
e le condizioni economiche ». L’ideale spirituale è l’ideale che ogni cristiano si prefigge e che ad ogni uomo
da l’Evangelo del Cristo è prefisso. Le condizioni economiche di migliaia d’uomini e di donne costituiscono
un ostacolo, talora invincìbile, all’attuazione dell’ideale
morale. Incombe quindi ai cristiani il dovere di mutare le suddette condizioni economiche.
IMPORTÄNTlSSiM©
Per accordi fatti col valoroso periodico italiano L’ ARALDO, che si pubblica a Brooklyn
N. Y. (America) potremo offrire un abbonamento
cumulativo che costerà per l’Italia L. 8 l’anno,
per l’America dollari 1,60. Con otto lire potrete
avere per tutto il 1911 due periodici evangelici
settimanali : LA LUCE e L’ARALDO.
Numero spedale
Tra breve pubblicheremo un numero speciale tutto
dedicato alla distrutta Messina, ove sta per essere
inaugurato un nuovo tempio evangelico. Il numero
speciale conterrà scritti di molti collaboratori vecchi
e nuovi, evangelici e non evangelici. Tra gli evangelici notiamo : il pastore Augusto Malan, fondatore
della Chiesa di Messina ; i pastori Francesco Rostan,
6. D. Buffa, V. Alberto Costabel, Giuseppe Banchetti,
Pietro Chauvie, Corrado dalla; iprofessori Giovanni
dalla e Enrico Rivoire; l’avvocato Salvatore Mastrogiovanni ; i professori della Facoltà teologica di Firenze dottor Giovanni Luzzi e Giovanni Rostagno ; la
signora Berta Turin e la signorina Santina Passalacqua.
Tra i non evangelici : il poeta piemontese Corrado
Corradino, il poeta siciliano Tommaso Cannizzaro e
il deputato di Messina onorevole Lodovico Pulci. Poi
adesioni di colonie evangeliche estere, e di chiese sorelle, e uno scritto postumo del pastore Adolfo Chauvie, che lasciò la vita neH’immane catastrofe.
La richiesta straordinaria di copie dev’esserci fatta
immediatamente; perchè la tiratura del numero speciale non supererà la richiesta stessa.
Apprendiamo che anche il Presidente del Comitato
d’Evangelizzazione, sig. Arturo Muston, eollaborerà
al nostro numero speciale.
L’ARTEJEJ^IfORMA
Lutero diceva: « L’Evangelo vuole, non già distruggere le arti belle, ma porle al servizio di Colui che
le ispira ». E Lutero invitava i ricchi ad acquistare
quadri d’argomento religioso e a pubblicare Bibbie con
illustrazioni. Era stretto d’amicizia coi pittori Cranach e Dürer. Arpista e compositore, preparava concerti coi cantori della cappella dell’ Elettore Sassone;
e fu così precursore di Sebastiano Bach, dì Haendel,
di Haydn. La libreria Carlo Krabbe di Stoccarda ha
pubblicato 37 inni di Lutero, dando al volume per
titolo L’usignolo di TFiffewfeerp. Questo è il nome dato
al Riformatore dal suo discepolo il poeta Giovanni
Sachs. Nella sua versione dei Salmi e specialmente dei
Salmi 42 e 46, Lutero si leva all’altezza di Racine e
di Schiller per ciò che s’attiene all’armonia imitativa
e al ritmo musicale. A Lutero la Germania deve i suoi
oratori, i suoi autori classici e un milione di inni
religiosi con 2000 differenti melodie. (Dal Ghrétien).
MORALISTA SOLTANTO ?
Tanti fra coloro che inneggiano entusiasti a Gesù
Cristo, lo stimano unicamente come un profeta o
come un filosofo moralista della vita individuale,
della vita sociale. Si sentono attratti da Lui, perchè
in Lui scorgono un maestro sublime di morale privata e di morale pubblica.
Certo, Gesù Cristo è un moralista, un gran moralista. Anzi, come moralista, non solo supera tutti gli
altri ; ma se ne stacca compiutamente : è un moralista sui generis, unico.
Nè basta riconoscerlo tale. Gesù Cristo non è soltanto un moralista unico: è un rivelatore. La sua
rivelazione è triplice. Rivela Dio. Rivela Vuomo : quel
che l’uomo è e quel che l’uomo deve essere. E rivela
il mezzo onde l’uomo possa divenire quel che dev’essere.
Moralista e rivelatore. Unico come moralista e unico come rivelatore.
11 mezzo, mercè del quale l'uomo diviene ciò oh’e’
dev’essere, è Lui, è Gesù Cristo stesso.
Gesù Cristo è dunque un salvatore, ed è unico come
salvatóre, a quella guisa ch’Egli è unico come moralista e come rivelatore.
lo ce l'ho con quei cristiani, intellettualisti lino
all’ossa, che, quando han da nominare Gesù Cristo,
gli attribuiscono l’epiteto di < maestro » sempre ed
esclusivamente. Sicuro, Egli è un maestro, e quale
maestro ! ma quanto di più non è Egli mai per ehi
lo contempli senza preconcetti nei Vangeli ; per chi,
come l’apostolo Giovanni, ne senta palpitare il cuor
riboccante d'amóre.
Maestro di morale. Rivelatore, Salvatore ; e non basta ancora : bisogna aggiungere un’ altra parola : Signore ! Immolandosi su l’altare del proprio amore.
Egli ci salva. Ha dunque pieno diritto di ottenere un
ricambio riconoscente d’intenso amore ; ha diritto di
regnare su di noi. — Egli ci salva, non col sacrifizio
di sè solamente ; ci salva regnando nelle anime nostre.
E’ Re, è Signore.
Moralista perfetto, Rivelatore perfetto. Salvatore
perfetto. Signore delle anime nostre ! Questi sono i
nomi che si addicono a Gesù Cristo.
Discipulus.
Pronti a morire
Bisogna poter dire sinceramente, quando si è soli,
nel cospetto di Dio : « Sono pronto, o Signore ». Ma
per poter dir questo, bisogna — dopo aver provato il
morso crudele del peccato — sentire che Dìo è Padre.
Nè basta. Dio è cosi grande ! Ci rimarrebbe pur sempre un resìduo di timore. Per esser pronti a morire,
bisogna ospitar Gesù nel cuore ; averlo scelto ad amico.
Con Gesù Cristo a fianco, si, è possibile dire : « Son
pronto a morire ! »
Misticismo? — No, ma dolce amicizia, la più dolce
e ineffabile amicizia.
Sorgente e pretesto d’inerzia. contemplativa ? — No,
tutt’altro 1 II misticismo visionario sul genere di quello
tanto in voga nel Medio Evo specialmente, produrrebbe
tali effetti, non lo nego; ma il misticismo a cui io
penso è principio e motore d’azione continua, infaticabile. E la cosa si spiega benissimo. Dopo lo sconvolgimento che il senso di peccato ha prodotto nell’anima,
una gran pace nell’anima è subentrata, una pace soave,
profonda, la pace che Gesù Cristo ha offerto e offre ai
suoi, dicendo : « Vi dò la mia pace ; io non ve la dò
come il mondo la dà ». In grazia di cosi intensa pace,
tutta speciale, ci si sente pronti ad affrontare il « re
degli spaventi », e si diviene al tempo stesso atti a
vivere, come non si fu mai.
E’ imperturbabile questo stato di pace cristiana ? Oh,
no! Nulla di perfetto è quaggiù, nemmeno nello spirito rigenerato del discepolo di Cristo. Le perturbazioni
potranno sopravvenire e dipenderanno non solamente
da stati dell’ anima stessa, ma perfino da condizioni
del corpo, cioè della parte fisica del nostro essere.
Oggi più che mai si insiste e con molta ragione —
come fa Duraud-Pallot nel suo recente libro « La cure
d’àme moderne et ses bases religieuses et scientifiques —
si insiste su l’operare del corpo rispetto all’ anima. E
che per ciò ? La bonaccia dopo la tempesta torna, e
torna serenamente dolce come prima e più ancora ; e
noi allora ci sentiamo, come mai, pronti a morire e,
come mai, atti a vivere, pei nostri Fratelli, in questo
mondo che ha da essere rinnovato dai discepoli di Gesù
Cristo, dai figlioli di Dio.
Tommaso.
Introspezione
Giova, crediatelo, giova assai guardare in sè stessi ;
ì'introspe&ione è utilissima. Siamo per solito troppo
simili a quelle donnicciole sfaccendate che se ne stanno
per ore ed ore alla finestra a guardar chi passa nella
via, osservandone tutti i difetti. Che andatura goffa!
Che curiosa foggia di cappello sul capo di quella signora! Toh! quello là, che par che cammini su le uova!
Uh ! che brutta faccia !
E così via, via, come sa fare ogni lingua che tagli
e cucia a dovere. Ab, donnicciole mie, se, invece di
starvene appiccicate al davanzale della finestra, vi
voltaste a dare un’occhiata alla vostra casa sudicia,
in disordine, da far pietà !
Noi guardiamo fuori, sempre affacciati sul mondo
che ci circonda, e quanto di male vediamo! Ma, se guardassimo un po’ in noi, di tanto in tanto almeno, che
cosa non vi scorgeremmo ! Aspirazioni alte, sì, fors’anche altissime; ma poi sentimenti triviali, duro
egoismo, freddezza truce. C’è in noi l’angiolo e l’animale, anzi il dèmone ; e, se guardassimo, ve li distingueremmo nettamente e proveremmo forte il bisogno
di espellere l’animale, il dèmone, per convertirci in
creature tutte spiritualmente belle, tutte sante, tutte
amorevoli; e, non trovando in noi nè il modo nè la
forza di assorgere a maggiori altezze, grideremmo al
soccorso, invocheremmo il Salvatore. Sorretti da Lui,
ogni ascensione ci parrebbe e cl riescirebbe possibile.
'i- X.
5
LA LUCE
CJo’Ì5tìtti3Ìor)c e CIP) coocorço
Egregio Signor Direttore,
La fondazione dell’ Opera Pia Elisa Crema in Firenze ha per scopo di promuovere ed incoraggiare
il risparmio nei fanciulli delle scuole della città di
Firenze e premiare ogni cinque anni un’opera diretta
a migliorare le condizioni materiali e morali della
classe povera.
Questo premio è abitualmente di L. 2500. Per un
concorso di circostanze, questa volta esso raggiunge
la bella somma di L. 4200* nette.
Dallo spirito stesso della fondazione riteniamo che
l’idea del risparmio e del dovere d’essere previdenti
debba specialmente essere messa in luce nell’opera
posta al concorso, quindi sarebbe bene che l’autore
accennasse a tutto quello che si mostra avverso, nemico della previdenza, e che rende impossibile il
risparmio (alludo qui all’ alcoolismo, e a quanto
questa mesta espressione inelu<}e).
Quantunque il concorso sia stato da lungo tempo
annunziato, due sole persone vi hanno per ora risposto ; ma, non essendosi attenute alle condizioni del
concorso promosso dal Comitato Amministrativo dell’Opera Pia Elisa Crema, crediamo sapere che il concorso rimane affatto libero. — La detta opera dovrebbe
essere consegnata alla Commissione giudicatrice prima
della fine di giugno 1911.
Le invio. Egregio sig. Direttore, l’avviso del Concorso indicandone le condizioni, con la speranza che
fra i suoi numerosi lettori si troverà più d’uno spinto
a concorrere ad un’opera che può essere di sovrano
vantaggio alle classi povere.
Con cordialissimi saluti,
Dev.mo
Giovanni Rochat.
Fra IjQìovanì
BULGARIA. — Dal 17 al 20 luglio u. s. si riunì a
Sofia il primo congresso nazionale della gioventù evangelica. Vi parteciparono 75 delegati, in rappresentanza di 20 associazioni. Le sedute, presiedute a turno
da pastori e da membri laici bulgari, furono animate
da uno spirito di preghiera e da molta vita. Nella settimana precedente al Congresso si tennero riunioni
speciali di preghiera in tutte le chiese evangeliche
del paese. Il Congresso decise le costituzione dell’ Alleanza nazionale bulgara, e la pubblicazione di un periodico mensile. Subito dopo il Congresso il sig. Phildius del C. U. di Ginevra, che vi partecipò, tenne un
corso di lezioni unioniste, al quale parteciparono circa
quaranta persone fra presidenti, segretari e membri
delle Associazioni.
AMERICA. — Il sig. Phildius è partito per l’America del Nord allo scopo di assistere al Congresso delle
A. C. D. G. che si terrà a Toronto.
In quel Congresso sarà trattata in modo speciale la
questione degli emigranti, ed il sig. Phildius visiterà
alcuni dei principali porti americani, dove l’opera è
stata organizzata. Al suo ritorno verrà in Italia, e si
tratterrà qualche giorno a Napoli ed a Genova.
INGHILTERRA. — L’ opera unionista ha perso un
amico valoroso nella persona del sig. W. H. Mills, deceduto a 67 anni d’età, dei quali una parte notevole
consacrata al lavoro in mezzo alla gioventù. Egli fu
segretario generale della grande A. C. D. G. di Londra, e quindi segretario del Comitato Nazionale inglese, e membro influente ed apprezzato del Comitato
Universale di Ginevra.
— La vita di Sir Georges Williams, il fondatore dell’opera unioniàta, è stata scritta dal proprio figlio, e
tradotta recentemente in francese da L. Sautter. L’interessante biografia di quel cristiano eminente, il cui
motto era * God First » (anzitutto Dio), dovrebbe esser conosciuta anche in Italia.
AUSTRIA. — A Vienna si sta lavorando per istituire una grande A. C. D. G. Si sono già raccolti i
fondi per costituirle una sede conveniente.
A Vienna si terrà nel prossimo anno la seduta plenaria del C. U., seduta che alcuni amici avrebbero
desiderato fosse convocata in Italia. Ma l’invito di
Vienna ha avuto la precedenza anche per dar modo
al membri del Comitato di recarsi in seguito a Costantinopoli dove si terrà il Congresso degli studenti
cristiani.
FINLANDIA. — La prossima conferenza universale
delle A. C. D. G. sarà convocata nel 1912 a Helsinfors
probabilmente nel mese di giugno. I fratelli finlandesi si preparano fin d’ora a ricevere cordialmente i
delegati d’ognl paese, che vorranno partecipare alla
conferenza.
ITALIA. — Il mese di novembre dovrebbe segnare
la ripresa dell’attività in tutte le nostre A. C. D. 6.
Le riunioni speciali della 2” settimana di novembre,
a cui siamo invitati dal C. Ü. di Ginevra, e del quale
pubblicheremo prossimamente il programma, dovrebbe
segnare il principio di tale periodo. Sappiamo che le
A. C. D. G. del Piemonte, ci propongono di tener le
loro riunioni di gruppo a Pomaretto. Ad essa assisterà
il sig. Em. Sautter, segretario del C. U. di Ginevra,
che visiterà pure Torino e Milano. E. Eynard.
Parole d'Amici
Dr. Marquis. — Discendente di Ugonotti, vi porto
il saluto della Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti
e del Congresso missionario di Edimburgo. Il Cristianesimo è come una ruota di cui Cristo è il centro e noi siamo i raggi; dobbiamo lavorare tutti a
farla girare, intensificando l’opera di evangelizzazione nel mondo, seguendo gli esempi di P. Valdo e
delle Chiese evangeliche della Corea. La Chiesa dev’essere evangelizzatrice o non essere.
Pastore Giuseppe Bruuu. — Da ragazzo udii, in
mezzo ad una scena selvaggia d’intolleranza, predicare l’Evangeio da un certo sig. Pons nel mio
villaggio natio di Andreis ; quel seme germogliò e
mi fece ciò che sono. Vi porto i saluti e gli auguri
dell’America, della Chiesa Presbiteriana degli Stati
Uniti, del mio presbiterio, il primo Consesso Americano che abbia eletto un presidente italiano, e
della Unione dei Ministri presbiteriani italiani. Noi
in America e voi in Italia lavoriamo alla medesima
opera, e occorre rafforzare i legami che ci uniscono.
Abbiamo bisogno di libri e di unità di lavoro, per
accogliere come si conviene i vostri fratelli quando
essi arrivano da noi. Quei d’Italia in America vi salutano.
Signor J. Weisser. — Vi reco i saluti fraterni e sinceri della mia Chiesa Nazionale Evangelica del Gran
Ducato di Baden e del suo Prälat sig. Schmitthenner.
Ho ammirato la bellezza dei vostri monti e letto con
commozione profonda la vostra storia sui volti seri
e intelligenti dei vostri montanari, che combattono
non solo per 1’esistenza materiale, ma anche per
quella dello spirito. Oh, se sorgessero uomini come
Arnaud e coinè Lutero ! Auguro alla vostra Chiesa
di divenir vie più fautrice di riforma, in Italia e
fuori.
Pastore Duelos. — Vi porto i saluti della Chiesa
Presbiteriana del Canadá, la quale comprende 3000
Congregazioni e ne aggiunge 30 o 40 ogni anno. Essa
è lieta della vostra fedeltà al Cristo vivente e della
vostra antichità storica che fa di voi l’anello di congiunzione tra i primitivi tempi e la Riforma. Il Canadá ha innanzi a sè un grande avvenire. Può dar
pane a 150 milioni d’abitanti, e ogni settimana accoglie da 18 a 20 mila immigranti, dei quali la nostra
Chiesa si prende cura, per quanto le sia possibile. Non
avete voi. Valdesi, pensato mai al Canadá, per andarvi
a stabilir colonie come quelle che già avete nell’America del Sud? Quello sarebbe un paese adattatissimo e voi vi trovereste tra amici buoni. Ci rendiam
conto della grandezza della vostra opera religiosa in
Italia e vi seguiamo con viva simpatia.
])a ìe anUch^ province
ITBEA. — Il delegato signor Bonnet, figlio del rimpianto pastore di Cuorgnè, si distinse in un atto di
salvataggio nel piano di Carema ; dove l’officina elettrica, che dà la forza a molti stabilimenti del Biellese, ebbe asportati i motori e fu distrutta. Un vecchio e un ra'gazzo assediati in una casupola inondata
e flagellata dalle acque irrompenti stavano per essere travolti ; quando il Bonnet, cintasi una fune alla
cintura, si slanciò nelle onde portando a salvamento
il ragazzo prima, e il vecchio in seguito. Ma questi,
pauroso, non voleva abbandonare la casetta. Allora
il B. — capito che la paura tratteneva il disgraziato
— si tolse la fune, ne avvinse il vecchio e lo sospinse
innanzi a sè, tra la furia delle acque, a salvamento.
G. D. Maurin
CASALE MONFERRATO. — É morto uno dei più
ricchi e dei più felici abitanti di Casale !
Non havvi nulla di più confortante per un servitore di Dio che di poter vedere la potenza della fede,
e quella della grazia di Dio manifestarsi sul letto di
morte di un fratello nella fede. Là dove tutto ciò che
il mondo può offrire di bello e di buono manca, dove
tanti e tanti dicono: Tutto è perduto, tutto è finito,
colui ohe può dire per esperienza che in Cristo egli
è passato dalla morte alla vita non perde nulla poiché la morte gli è un guadagno, ed invece di perdita
e di disfatta si può parlare al suo letto di morte di
vittoria e di vita eterna. Ecco ciò che io pensavo assistendo in questi ultimi giorni un caro umile fratello negli ultimi momenti delia sua vita terrestre.
A. Marchese era da 54 anni cantoniere municipale
della città di Casale, e morì, si può ben dire, sulla
breccia, a 81 anni, non avendo cessato di lavorare,
fino al momento in cui lo colse il crudele morbo che
doveva por fine ai suoi dì. Quando visitavo il buon
vecchietto e la sua moglie nella loro povera capanna.
li trovavo spesso occupati a leggere la loro grossa
Bibbia, e bisognava sentire le espressioni di gioia e
di riconoscenza, che essi avevano nel loro dialetto, per
avere trovato 1’ Evangelo di G. Cr. Essa era tempo
fa « figlia di Maria >, ed avendo sentito dire ripetutamente dal suo prete che tutti i protestanti andavano
nell’inferno, fu presa di compassione, e si mise a recitare ogni giorno alcune Ave Maria e il Pater per la
nostra salvazione. Un giorno sentì un pastore parlare
ad una sepoltura di Cristo e dell’Evangelo, invitando
caldamente le anime dei suoi uditori a venire al Salvatore e lasciarsi emancipare da Lui da ogni peccato
e superstizione. Fece la conoscenza del caro collega
G. T. ed i suoi occhi furono aperti. Essa abbracciò con
tutto il cuore l’Evangelo. Lui pure, profondamente
convinto, non mancava mai di rendere testimonianza
della sua fede. « Non si trova più un uomo tanto sincero, onesto 6 buono », mi disse l’uno dei cantonieri
che era venuto coi suoi compagni per rendere un ultimo tributo di affetto all’amico estinto. Solo col suo
Dio il M. parlava italiano, altrimenti sempre piemontese.
< Mi peuss nen esse abbastanza riconosoent d’avè
trouvà l’me Salvatour Gesù Crist e l’so Sant’ Evangeli : Chi mi separerà dall’amor di Dio ? eh’ am diou
pure i preivi che i soun un eretic, dannà, a iè gnun,
ne papa ne diau, ch’a peussa tolme lon ch’ai trouvà ! »
« Chi ha il Figliuol di Dio, ha la vita ! • aggiungeva
egli, citando il suo passo di predilezione.
E quando lunedì, poche ore prima della sua morte,
stavo seduto silenzioso vicino al suo letto, e che non
mi vedeva, scorsi ohe giunse le sue mani dimagrite e
sentii dalle labbra agonizzanti una preghiera, che non
mi avrebbe fatto maggiore impressione se fosse stata
pronunziata da un predicatore di corte : « O Signore
Iddio! Il tuo servitore viene nel tuo cospetto. Abbi
pietà di lui ! Se lo vuoi, puoi togliergli il suo male.
Ma sia fatta la Tua santa volontà per Gesù Cristo!
Amen ».
Non avevo ragione di dire ohe è morto uno dei
più ricchi e felici Casalesi, benché uno dei più poveri
ed infelici a vista umana ? Quanti marchesi autentici,
e quanti ricconi non sono che pezzenti accanto all’umile servitore di Cristo !
Sia la mia fine simile alla sua ! D. Peyrot.
SANREMO. — (Remopolitanus). Una famiglia, che risiedette per parecchi anni in Sanremo ed appartenne
a questa nostra congregazione, ci ha fatto regalo di
una splendida colonna in marmo e coppa di alabastro,
artisticamente molto pregevole per la sua forma, da
servire come fonte battesimale. Tra pochi giorni il
nuovo battistero sarà collocato nel Tempio, e noi lo
conserveremo come ricordo gradito di quella famiglia,
che, per parecchi anni, occupò un posto distinto nella
nostra comunità.
— Domenica 16 venne consacrato il nuovo anziano
sig. Montella. Il servizio riuscì solenne e molto edificante. Da alcune domeniche i culti hanno ripresa
la fisionomia normale ; le sedie sono state aumentate
e talvolta si sono mostrate insufficienti.
— Venerdì 4 novembre sarà aperta la campagna invernale con una conferenza speciale del pastore (che
sarà annunziata al gran pubblico per mezzo dei giornali, con avvisi sui muri e con inviti personali) sul
tema seguente : <■ Il carattere permanente del principio cristiano considerato alla luce della scienza e della
filosofia moderna ».
Ideila città dei fiori
Abbiamo sott’oochio la Relazione (1- luglio 1909 —
30 giugno 1910) pubblicata dal Consiglio della nostra
Chiesa di Via dei Serragli, in Firenze. Ne risulta che
quell’opera, religiosa e al tempo stesso sociale, é progredita nell’anno passato. Non riferiamo notizie rallegranti, che gli assidui Corrispondenti fiorentini hanno
già via via partecipate ai nostri Lettori, e ci restringiamo a esprimere augurii cordiali per altri e continui progressi.
Facolta’ di Teologia
Solenne inaugurazione^^ accademico
Martedì, 18 ottobre corrente, ha avuto luogo l’apertura solenne della Facoltà Teologica Valdese, coll’intervento d’un pubblico numeroso e colto. Il Presidente del Comitato d’Evangelizzazione Sig. Muston
lesse alcuni versetti biblici, ricordò come ricorra in
quest’anno il cinquantenario del trasferimento della
Facoltà dalle Valli in Firenze, rivolse alcuni consigli
agli studenti, e cedette poi la parola al prof. Rostagno, incaricato della prolusione; il quale svolse
questo argomento: Un Salterio Giudeo-Cristiano del
1. Secolo, recente scoperta, documento importante per
la storia ecclesiastica e che getta non poca luce sulle
vicende del cristianesimo primitivo. L. if.
Apprendiamo da altra fonte che tra il pubblico
che assistette all’inaugurazione si potavano egrege
6
6
LA LUCE
persone; che il discorso del Presidente, sig. A. Muston si aggirò su punti capitali concernenti la voca»
zione dei giovani studenti, e che la prolusione del
prof. Giovanni Rostagno (che sarà pubblicata nella
Rivista Cristiana) riesci attraentissinia.
Sarebbe desiderabile che i nostri Corrispondenti
fiorentini ci mandassero più ampie notizie, quando
si tratta d’un avvenimento così importante, com’è
l'inaugurazione della nostra Facoltà di Teologia, che
può vantare valentissimi insegnanti.
La Direzione
Corriere
Ritorno da Trapani — ove mi recai per l’inaugurazione di una sala di culto — alquanto infiacchito
dal terribile scirocco che da nove giorni flagella l’ìsola,
ma non tanto da dimenticare l’invito fattomi dall’amico
Direttore l’ultima volta ohe c’incontrammo.
Trapani, l’antica Drepanon che in lingua greca significa falce, prende il suo nome dalla forma curva
del promontorio su cui essa sorge. Deve la sua origine ad Amilcare Barca il capitano cartaginese che
al principio della prima guerra punica (anno 260 a. C.)
fortificò quel promontorio e vi costruì una città trasferendovi gli abitanti della vicina Erica da lui di"
strutta. Sotto i Romani l’importanza di Drepano fu
eclissata dalla emula Lilibeo, ora Marsala. Riprese
però nuova importanza nel Medio Evo sotto i re aragonesi e spagnuoli che le conferirono molti privilegi
e la denominarono Invittissima e Fedelissima. Fu
allora che, entro le sue mura, si moltiplicarono quei
conventi e quelle chiese che costituiscono una delle
sue maggiori caratteristiche. Oggi è la città più fiorente della parte occidentale della Sicilia ed è nota
specialmente per l’estensione e l’importanza delle sue
saline.
A poca distanza ergesi maestoso ad un’altezza di
800 m. Il Monte di S. Giuliano, l’antichissima Erix
dei Fenici e dei Greci. Sulla sommità del monte, ove
vi trasporta in un’ora e mezzo l’automobile postale
percorrendo una bellissima strada a zig-zag, giace il
grazioso paese che porta lo stesso nome della montagna. Dall’alto delle rocche si domina e si gode un
panorama meraviglioso ': Trapani che si stacca in lunga
striscia dalle falde del monte e si protende nel mare,
dinanzi a voi le isole Egadi dagli svariati contorni
delineantisi nettamente in mezzo alle onde turchine,
a destra il mare Tirreno, a sinistra quello d’Africa’;
laggiù con le sue case biancheggianti adagiata sulla
spiaggia la città di Marsala e l’Isola di Pantelleria
di fronte, mentre a tergo verso Oriente lo sguardo
s’inoltra lontan lontano fino alle montagne di Calatafimi e di Alcamo sui confini della provincia di Palermo : e quelle isole, quei mari, quelle città, quei
paesi, quelle montagne contemplate sotto il fulgore
di un cielo purissimo procurano un incanto ed un
godimento tale che il ricordo dall’animo vostro più
non si cancella.
L’antica cinta di mura che gira il fianco del paese
a settentrione resta a far fede della sua primitiva
importanza. Il tempio di Venere Ericina fu famoso
presso tutte le colonie greche della Sicilia e più tardi
presso i Romani come lo prova la bella leggenda di'
Enea ed Anchise illustrata da Virgilio. Dell’antica
città nulla più vi resta salvo le mura ciclopiche summentovate, il pozzo di Venere, ed un vecchio rudere
del ponte di Dedalo ; ma quello che permane è la grandiosità della natura e la purezza dell’aria che lassù si
respira.
L’antica Erice dovrebbe, a parer nostro, costituire
la prima stazione sanitaria della Sicilia.
Ma lasciamo l’antichità e la natura per ragionare
brevemente di quanto c’interessa più da vicino. Fu
nel 1871 che, in risposta ad una petizione di cittadini
il pastore Malan venne da Messina per tenere a Trapani la prima adunanza evangelica. L’anno dopo il
Comitato vi mandò un operaio fisso nella persona
del signor Gaetano Fasnlo, padre del nostro collega
di Catania, il quale appunto a Trapani trasse i natali
L’attiva propaganda del signor Fasulo, le cui conferenze erano affollatissime, suscitò le ire del vescovo,
che riuscì a scatenare contro il ministro evangelico
ed i suoi adepti tutto l’odio e il fanatismo clericale,
sì da mettere in pericolo la loro vita.
Nonostante la persecuzione e le molte difficoltà
l'opera fu proseguita con alternative di progresso e
di regresso. Al signor Fasulo seguirono ivi nella lotta
pel trionfo dell’ Evangelo i ministri G. G. R. Tron,
G. Lala, P. Giardina, G. Arnao, V. Clerico, e da un
anno a questa parte vi lavora con amore e zelo il signor P. Zuliani.
Non accennerò alle molteplici cause che resero particolarmente arduo il compito di questi nostri commilitoni. Rileveiò soltanto il fatto che ivi forse, più
che in altre città, la popolazione si divide nettamente
nei due opposti elementi del bigottismo e fanatismo cle
ricale e del materialismo ateo. Pare tuttavia manifestarsi ora un certo risveglio del pensiero religioso libero fra l’elemento giovanile, che fornisce alle nostre
adunanze un buon contingente di uditori.
Era vivamente sentito il bisogno di un nuovo locale più confacente all’alto e nobile fine. Quello antico situato nella via che conduce alla stazione ferroviaria, oltre all’essere la negazione dell’estetica presentava tutti gl’inconvenienti di un luogo rumoroso
per il continuo andirivieni di carri e di carrozze. Il
signor Zuliani, dopo non poche ricerche, ne adocchiò
e tolse in affitto uno in posizione centrale nel Corso
Vittorio Emanuele, che è bensì l’arteria principale della
città, ma pochissimo battuta da veicoli. L’ampia sala,
che può contenere comodamente 160 persone, da sede
di rappresentazioni cinematografiche che era, venne,
mediante opportune modificazioni e restauri, trasformata in decoroso locale di culto recandovi il signor
Zuliani il suo contributo personale. Ed invero il nostro caro evangelista (perchè non lo diremmo) sa non
solo spezzare il pane della vita ai suoi uditori, ma
sa pure all’occorrenza maneggiare con maestria la
squadra ed il pennello, del che fanno fede l’elegante
tabella collocata al di sopra della porta d’ingresso,
lo stemma della Chiesa Valdese, che ammirasi nel fondo
dietro al pulpito e le iscrizioni bibliche che adornano le pareti della sala.
L’annunzio dell’adunanza inaugurale, fatto con l’affissione aH’esterno d’un semplice cartellone, bastò per
fare affluire la sera del 12 ottobre una vera piena di
uditori, ai quali lo scrivente ebbe il privilegio di rivolgere la parola, come pure la sera seguente.
Tutto procedette in perfetto ordine : rispettoso il
contegno degli astanti e vivissima l’attenzione. Tentò
bensì di darci molestia un gruppo di ragazzacci, messi
su dai ben noti nostri avversari, ma bastò l’approssimarsi di due keppì della benemerita per farli squagliare senza ritorno. Un professore di lingue moderne
ci diceva tutto il suo rincrescimento per essere stato
nell’impossibilità d’intervenire la prima sera, e con
piacere constatammo alla seconda conferenza la presenza di parecchi simpatici visi, che avevamo notato
alla prima. Ciò rileviamo a conferma della nostra osservazione circa ad un risveglio del pensiero e della
coscienza religiosa fra l’elemento giovane.
JLa visita fatta a Trapani ci ha lasciato un buon
ricordo, ed ha aperto l’animo nostro alla speranza di
giorni più sereni e più lieti, di frutti migliori per
l’avvenire dell’opera nostra, di maggiori incoraggiamenti per colui che vi lavora quale messaggero della
Buona Novella, ed al quale rinnoviatno di cuore i nostri più fervidi voti.
Palermo.
Luigi Rostagno.
GROTTE. — (B. Russo). L’A. C. d. G. ha con entusiasmo commemorato Francisco Ferrer. II prof. Gerolamo Moggia, innanzi a numeroso plaudente uditorio, disse una bella conferenza sul martire spagnolo,
accennando anche al risveglio liberale della Spagna
e del Portogallo.
NOTIZIE ESTERE
Svizzera
Lugano. — Siamo stati, per circa 6 mesi, onorati
dalla presenza di un missionario sabatista, che anch’egli ha fatto l’esperienza della refrattarietà dei Luganesi di fronte a idee nuove, e se n’è andato.
Ora, da alcune settimane, i salutisti hanno aperto
ed arredato, con gusto e modestia, uu bel locale ed
affidato a due gentili signorine la Missione in questa
città. Esse sono rallegrate da un bell’uditorio, composto in massima parte di donne che sentono volentieri cantare e spiegare l’Evangelo. La popolazione si
comporta a loro riguardo in modo degno della Lugano civile e liberale. Paolo Calvino.
Zurigo. — A. Mohn, egregio pastore della Chiesa
Vallone dell’Aia, noto come conferenziere e scrittore
evangelico, lascia l’Olanda e si trasferisce a Zurigo,
ove sarà il conduttore spirituale di quella congregazione di lingua francese. (Dal Refuge).
Francia
Ha visto or ora la luce il quarto volume della colossale opera di Emilio Doumergue sul riformatore
Giovanni Calvino.
Nantes. — Si annunzia pei giorni 8 novembre e seguenti, un Convegno cristiano evangelico, a cui presiederà il ben noto pastore Saillens.
Laptes (Alta Loira). — Ecco un borgo che può dirsi
ancora cattolico romano 1 Secondo il Christianisme, 26
preti, tuttora viventi, sarebbero nati a Laptes.
Belgio
Lonftémont. — L’abate Victor Colard, già professore
a Dinant, ha abbandonato la parrocchia, per recarsi
in Isvizzera a studiare teologia evangelica.
COSE DI aERMAKIA
Grandiose feste celebraronsi a Berlino, dal 10 al 12
ottobre corr., in occasione del Centenario della fondazione di quella Università. 52 erano allora i Professori, oggi 508; 256 gli studenti, oggi 8000.
Nel gran Duomo — troppo piccolo per la circostanza
— tenne il discorso teologico ufficiale, il prof. Kaftan
su i Cor. 12,4-6. Ogni opera umana è frammentaria,
da Dio viene l’adempimento. L’Università ha molte
membra, che costituiscono*il suo corpo, ed essa stessa
è un membro di quell’organismo costituito dal popolo
e dallo stato e deve contribuire al bene di ambedue,
ma Iddio solo ci dà la garanzia che la verità non
tramonterà mai.
Nell’aula magna il Kaiser pronunziò un discorso,
che vien considerato come uno dei migliori che siano
usciti dal suo labbro. Rese il dovuto omaggio alla
memoria del grande Guglielmo Humboldt che, insieme
col re Fed. Guglielmo III, fu il fondatore dell’ Università. Il Kaiser proclamò la necessità di progredire
completando l’Università con alcuni istituti, che tuttora le mancano e pei quali alcuni suoi amici hanno
già posto a sua disposizione la bella somma di 10
milioni di M. Communis hominum thesaurus situs
est in magnis veritatibus! Ogni verità proviene da
Dio e lo spirito di Dio riposa sopra ogni opera che,
nata dalla verità, ad essa conduce.
Al Kaiser nella sua qualità di Re di Prussia venne
conferito in quell’occasione il diploma, honoris causa,
di Dottore in ambobus. E se l’è ben meritato 1 Fra
tanti altri laureati honoris Causa, notiamo il Prof.
Rothlisberger di Berna e il cancelliere BethmannHollweg.
Faremo anche parola del terzo congresso coloniale
germanico tenuto anche testé a Berlino ed al quale
presero parte dei viaggiatori esploratori, dei negozianti, dei medici, dei missionari cattolici ed evangelici, degli agronomi, nonché dei ministri, dei generali
e molti impiegati governativi nell’ impero coloniale.
Fra le tante cose interessanti che colà vennero dette,
notiamo il discorso dell’ispettore Axenfeld sul pericolo
da cui l’Africa è minacciata per parte delle missioni
maomettane,che vanno ogni giorno guadagnando nuovi
territori e sono assai gradite dai negri, perchè lascian
loro due cose: la poligamia e la superstizione,e non
educano il popolo al lavoro. Prima assai che non si
creda,dovrà decidersi la gran quistione se l’Africa
ha da essere maomettana o cristiana; se sarà conquistata al maomettismo, sarà perduta per la civiltà e
pel Cristianesimo.
Il Negro diventato maomettano è, più che mai, refrattario all’influenza del Cristianesimo; tuttavia i
risultati della missione scozzese e di quella anglicana
sono una dimostrazione della potenza dell’Evangelo.
Pareva che VUganda dovesse diventar preda dell’Islamismo, invece essa trovasi al presente intieramente
sotto l’influenza del Cristianesimo. L’Islamismo non
è per nessun popolo un elemento di cultura e di progresso. L’oratore non domanda che lo Stato si faccia
missionario nelle sue colonie, bensì ch’egli lasci piena
libertà di religione e di culto e non metta alcun impedimento all’opera dei missionari cattolici o evangelici, col favorire direttamente o indirettamente l’Islamismo.
Il dott. Becker, di Amburgo, parlò del fanatismo
da cui sono animate certe tribù Maomettane come
p. es. i Somali e, pur riconoscendo qualche meritoairislamismo, che a certe tribù africane ha insegnatoa vestirsi, desidera che nessuno stato cristiano si
metta, per malauspicata politica, sulja via dei compromessi coll’Islamismo come l’han fatto talvolta l’Inghilterra, la Francia e l’Olanda.
Il Padre Hubert Hansen, pur costatando il pericolo
islamitico, ritiene che la partita non sia ancor perduta e che il Cristianesimo, che ha vinti ben altri
nemici, vincerà anche questo, se lo stato non si farà
il protettore dell’ Islamismo e se i colonizzatori cristiani verranno in aiuto ai missionari.
Parlarono, applauditissimi al par dei tre oratori
su Rodati, ancora molti altri Cattolici ed Evangelici
come il Conte Hoensbrook, (ex-gesuita) il dott. Kahl,
il prof. Meinhof, l’abate Benedettino Norberto e il
Superiore provinciale Dottore Froberger. Quest’ultimo,
sui danni cagionati dalla poligamia al progresso
dei popoli. L’Islamismo, ei dice, colla pratica della
poligamia è nemico mortale della famiglia e della
donna. Nei matrimoni poligamici regna, in modo as*
soluto, l’egoismo dell’uomo. L’educazione dei fanciulli
diventa cosa impossibile, la donna è degradata, per
cui dovrebb’essere un punto d’onore, per le donne
cristiane, l’interessarsi alle missioni, in vista del rialzamento della donna. La Poligamia contribuisce allo
spopolamento dei paesi dov’essa regna : sì è fatta in
Usambiro (Africa orientale tedesca) una curiosa osservazione; di 840 donne che vivono in poligamia,
414 sono sterili e mentre 370 donne in matrimoniomonogamico contano insieme 406 figli, 375 donne in
poligamia non ne contano che 296.
7
LA LUCE
Oltre all’impoHianza intrinseca di quei discorsi, ai
quali abbiam quasi soltanto accennato, ve n’ba un’altra degna di osservazione: che bello spettacolo divedere tanti uomini diversi per posizione sociale, per
tendenza politica, per professione religiosa, concordi
sulla superiorità della civiltà europea sull’islamitica,
e sull’importanza della religione cristiana, qual base
e causa di civiltà superiore e fautrice principale di
vera civiltà, per mezzo della modesta, spesso ingrata
e pur sempre benedetta, opera dei missionari cristiani.
E inoltre quanta larghezza di cuore e di mente per
parte dei missionari delle due principali confessioni
cristiane 1 Se potesse sopprimersi lo spiritò intransigente ed assolutista che soffia dal vaticano, oggi più
che mai, con violenza inaudita, sono certo che i missionari cattolici, che lavorano in mezzo ai popoli pagani, sarebbero in gran maggioranza disposti a coltivare raporti di amicizia e di reciproca stima coi loro
colleghi e collaboratori, i missionari evangelici.
Fortuna che gli uomini sono spesse volte migliori
assai del sistema, altrimenti quando si leggono le proibizioni draconiane che il Signor X. del vaticano
infligge, senza posa, ai suoi dipendenti, ci sarebbe
da aspettarsi, tosto assai, una rottura assoluta di relazioni tra Cattolici romani ed Evangelici.
Ci torna in mente un articolo della Koelnische Volkszeitung che mette in guardia i suoi lettori sur un
pericolo che s’avanza adagio, adagio (schleichende
Gefahr) e che consiste nelle relazioni di amicizia che,
segnatamente nelle piccole città, vengono intavolate
tra Cattolici ed Evangelici, magari attorno a un bicchiere di birra, e che possono deporre nell’anima del
cattolico dei bacilli di libero pensiero e d’indipendenza dal confessore.
Il sullodato Signor X vuol mettere una cappa di
piombo sulle anime a lui devote ed egli è coerente,
ma incoerenti sono quei milioni di Cattolici che s’atteggiano a liberali e pur non sanno uscire dalla
schiavitù di Egitto.
Paolo Calvino.
IK SA LÀ DI LKXTURÀ
Cause d’incredulità di Felice Cacciapuoti — Roma _
Casa Editrice Metodista — 1910.
Questa pubblicazione comprende quattro conferenze
dette dall’egregio sig. Cacciapuoti à la Maison du
Peuple di Losanna in risposta agli oratori d’un Comizio popolare antireligioso.
Gli argomenti di queste conferenze sono: l’incredulità causata dagli scandali dei credenti: l'incredulità causata dal contenuto della Bibbial’incredulità causata dal presupposto conflitto tra scienza
e fede: l’incredulità causata dal domma fondamentale della fede cristiana: la risurrezione di Cristo.
Si tratta dunque di un piccolo trattato di apologetica che contribuirà ancora esso a dissipare molti
dubbii, a combattere i pregiudizi, ad affermare la verità cristiana.
E. M.
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO E IL SUO SISTEMA
SCIENTIFICO del prof. Giorgio Bartoli; — FRANCESCO
CRISPI dell’avv. Salv. Mastrogiovanni. — FILOSOFIA
DELLA SCIENZA, Numeri 8, 9 e 10, contenenti scritti
di Ernesto Senàrega. — Di tutti questi lavori comparirà quanto prima un cenno di recensione. — CULTURA MODERNA, rassegna mensile di studi scientifico-religiosi. Anno III, N. lù. —LA RIFORMA LAICA,
N. 10.
Ultim’ora
LUGANO. — La sera del 23 corrente (Domenica) il
signor Moetteli, Pastore della Congregazione di lingua
tedesca, tenne in questa Chiesa Evangelica una magnifica conferenza su Enrico Arnaud, il « Rimpatrio
dei Valdesi e l’ultimo editto di esilio ».
Vi sono nel Canton Ticino tre Pastori di lingua tedesca : uno a Bellinzona e due a Lugano (Boll e Moetteli) che hanno curadi 3000 correligionari in parte
dispersi in Leventina, in Valle Maggia e nel Sottoceneri, in parte raggruppati nei principali centri : Bellinzona, Locarno, Biasca, Faido, Airolo, Lugano, Chiasso, nonché Luino. Per i Ticinesi di lingua italiana e
i 25 mila Italiani stabiliti net Cantone vi sono opere
di evangelizzazione a Lugano, Novaggio, Biasca, Chiasso, Arogno e Locamo.
P. C.
Soiio VimuBoì
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
Estrasse dal petto un portafogli e ne tolse due carte,
che tenne per un momento strette fra l’indice e il
pollice dinanzi agli occhi della sorella.
— Eccoti... — continuò. — Questi vi ridurranno
forse a miglior consiglio.
— Non lo sperate. Paolo ; nulla potrà mai indurmi...
Ma, Dio mio ! perchè mi guardate così ? Che cosa sono
codeste carte ? che cosa contengono ?... Voi mi fate
paura...
C’era infatti sul volto del prelato un’ espressione
così terribilmente severa,da mettere i brividi nelle ossa.
Egli abbassò gli occbi, ricollocò con lento gesto le
due carte nel portafogli, lo richiuse e vi appoggiò
sopra distesa la mano.
— Ascoltate, Luisa, — disse, e sembrava quasi commosso — io ho pietà di voi... io non ve li mostrerò
questi documenti... io li abbrucerò qui sotto i vostri
occhi e voi non saprete mai...
— Ma che cosa ? che cosa P — chiese impaziente la
Marchesa, acni lo strano contegno del fratello cominciava ad incutere un vero terrore.
— Cedete, Luisa —- rispose il prelato. — Non mi
chiedete nulla. — Cedete 1 Datemi il vostro consenso,
che mi è necessario. Nella famiglia del Cardinale Vergati non vi debbono essere discordie, di cui il mondo
si scandalizzerebbe. Cedete ed io dimenticherò tutto,
e ritorneranno i bei giorni per la Casa dei Campovenatico.
— Mai ! — ribattè secca la Marchesa. — Non insistete più oltre. Ma... quelle carte, quelle carte... voglio
vederle... voglio sapere... orsù, non mi tenete sulle spine.
Datemele, Paolo, datemele...
— L’avrete dunque voluto, Luisa... — disse il Cardinale, e le porse i due foglietti. La sua mano tremava
un poco ; tutti i muscoli del suo volto erano contratti.
La Marchesa lanciò una rapida occhiata sui due piccoli pezzetti di carta e li gettò subito con fare sprezzante sul tavolino.
— Ebbene ? — disse ironicamente. — Voi gli avete
prestato denaro ? Avete garantito per lui ? Avete dovuto pagare per lui ? È tutto qui P
— Tutto qui, voi dite ? — esclamò il Cardinale a denti
stretti — sì, ho pagato... ho pagato per evitare uno
scandalo enorme... ho pagato' per fare onore a questa
firma... ma questa filma, Luisa... — S’interruppe e la
fissò con uno sguardo cosi pieno di significato, che
la Signora divenne pallida come una morta.
— Questa firma... — mormorò — ebbene ?... questa
firma è la vostra...
Il prelato scosse il capo.
— No, non è la mia... Vostro figlio l’ha...
— Oh, non dite l’orribile parola ! Non la dite, non
la dite — urlò la Marchesa, stringendosi disperatamente le tempie. — Non la dite, perchè non è vera...
perchè non è possibile... Ah, voi volete ingannarmi...
voi volete farmi credere... voi volete farmi morire di
vergogna... No... un Campovenatico !... no, no...
— Non vi agitate così — le disse il Cardinale — e
le andò accanto e la ricondusse a sedere. — Siate forte,
Luisa. L’ho salvato due volte e nessuno al mondo finora ha sospetto di nulla.
La Signora si accasciò sulla poltrona.
— Ma dunque è vero? — mormorò fra le lagrime.
— Mio figlio! un Campovenatico!... O, che miseria...
che vèrgogna!... E come osa ancora venirmi dinanzi ?...
Oh, Paolo, ditemi che non è vero, che sogno, che avete
solo voluto spaventarmi...
— È la verità... l’ho salvato due volte, per salvare
il mio onore ed il vostro ; ma ora, ora basta !
— Oh, egli sarà pentito... egli non ricadrà mai più...
ve lo giuro in nome suo... — Tremava tutta come scossa
da convulsioni : il suo volto passava nello stesso minuto dal rossore più cupo al pallore d’un cadavere :
i denti le battevano come per febbre.
— Non giurate in nome suo, Luisa — continuò il
prelato — perchè egli non è pentito ed è ricaduto.
Egli stesso me l’ha confessato. Altri tre foglietti come
questi sono nelle mani degli strozzini di Roma, capite? Altri tre, per somme enormi e portanti la medesima firma... E, sul mio onore, vi assicuro che io
non la riconoscerò. Non sono pazzo io...
La Signora si portò tutt’e due le mani al cuore ed
emise un gemito straziante.
— Oh, salvatelo... salvatelo...
— Nè le vostre lagrime — proseguì inesorabile il
Cardinale, uè il pensiero stesso dello scandalo a cui
andrà unito il mio nome avranno forza di farmi mutar di risoluzione. V’ha un limite per tutto. Vi ripeto
che non farò onore a quelle firme, che non sono mie...
ABBONAMENTI PAGATI : — Scaramucci Costantino. —
Piccolino avv. Michele. —■ Canepa Achille. —- Danna Giuseppe.—
Bona Onofrio. — Calogero Calamita, — Weber Dott. S. — Bartoli (Forano). — Bungalow Annie. — Buffa Ernesto. — Nìcastri
Pietro fu Ferdinando. — Slgnorelli Gaetano. — Guerci Davide. — Bolognini Ferruccio. — Hugon G. D. — Magliana
Pietro. Rossi Domeni ò. — Wälder Johanna. — Toscano
Maddalena. — Diemoz Pietro. — Vicino M. — Mariani Giovanni. Pastore Antonio. ■— Griselin Egidio. — Renzetti
Michele. Visconti Carlo. — Fazio P. — Molinari Amedeo.
— Luchiechi Giuseppe. — Del Taglia Tito. — Boella Clementina. — Iwarsou J. — Adani Petronio (pel 1911). —
Gransky prof. F. — Landry A. — Carrozzo Vito — Saccomani — Moschner — Pascli Salvatore — Stallone P. —
Long Giuseppe — Revel Davide — Turin Margherita — Rossi
Cav. — Grill Antonio — Levi Giacomo — Santa Cruz
Francesco — Cirlevale — Fiorentino Giuseppe — Goetzlof
Oscar — Turin Ernesto — Bivona Attilio — Ventura
Policarpo — Licciardelli John — Moncada — G. Micheioni —
Cerù Teresa — Corbe A. — Gambino N. — Roncone A. —
Bisceglie B. — Vaiolo W. J. — Matarazzo Raffaele — Pastre Erm. — Long Teodoro — Dante di Santi Danese —
Gay Mai’gherita.
Svizzera, Germania, Scandinavia
Per abbona
I, UHI iiiuiiiii, UUIIIIIIIIIIIHIII menti alla
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
Agli Amici d’America;
I nostri Lettori d’America possono pagare il
loro abbonamento (un dollaro) al prof. A Clot, 86 Romeyn St. Rochester N. Y. — Preghiamo tutti quei nostri fedeli Lettori e Amici di procurarci ciascuno un
nuovo abbonato per l’anno 1911.
F.y rnlnnltnnp tuttora pieno di forza e bramosisUA UUI|illliUI B, simo di lavorare, chiede a Società
od a privati occupazione di qualunque specie nell’opera del Signore, in Sicilia sua patria o altrove. Scrivere al Sig. A. Deodato, Via Finanze 3, Torino.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Romr.
e tutta Roma e tutta Italia sapranno, fra qualche
giorno, che il Marchese di Campovenatico...
Donna Luisa alzò supplichevole le mani verso di
lui : non poteva parlare, solo implorava col gesto. Ma
il Cardinale non sembrava occuparsi del suo dolore
disperato. Si chinò, accostò la sua faccia a quella di
lei e mormorò sottovoce :
— A meno che... a meno che sua madre... non scelga
per lui 1’ unica via di salvezza. La sua sorte è nelle
vostre mani, Luisa : scegliete.
La Marchesa ansava e batteva l’aria colle braccia
tese in avanti, come chi sta per affogare.
La mia pazienza è al colmo — proseguì il prelato. Sono anni e anni che vedo arrivare la rovina
dei Campovenatico e che faccio sacrifizi per aiutare
la vostra famiglia indegna... indegna, sì, lo ripeto, perchè il padre morto non valeva più del figlio vivo, e
voi lo sapete. Sono anni e anni che vado escogitando
un mezzo per rialzare le sorti di questa casa, per darle
nuovo lustro, per scongiurare la catastrofe che la minaccia. Ed ora che finalmente questo mezzo è nelle
mie mani, voi, per sciocchi pregiudizi, per ridicole
paure, per ostinata superbia, volete rovinare tutti i
miei disegni ? No, Luisa ; sono abituato a vedere tutte
le volontà piegarsi dinanzi alla mia e vi giuro che
anche la vostra si piegherà. Mi occorre il vostro consenso. Datemelo, datemelo subito, se non volete ohe il
vostro nome sia ricoperto di disonore e di vergogna.
La Marchesa singhiozzava disperatamente.
— Domani... domani... — mormorò.
— Domani sarà troppo tardi. Ora, subito lo voglio.
Non c’è da esitare. Ogni minuto che passa può esser
fatale... ve l’ho detto, ve l’ho spiegato... decidetevi.
Le parole cadevano dalla bocca del Cardinale fredde,
taglienti ; penetravano come la lama d’un pugnale nel
cuore della Marchesa.
E poi e poi... — continuò il prelato, accostando le
labbra all’orecchio della sorella — credete, Luisa, che
io non sappia come anche la Marchesa di Campovenatico, la più pia, la più virtuosa signora)di Roma, abbia
nel suo passato qualche cosa da nascondere ?... E se...
Donna Luisa gettò un urlo, rovesciò la testa all’indietro e parve vicina a svenire.
(Continua).
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