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Anno 113 - N. 24
17 giugno 1977 - L. 200
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOHRB PEIL ICE
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PER UNA ATTESA LABORIOSA DEL REGNO
Il cammino della speranza
Autorità
L’unica possibilità di superare la crisi deH’umanità consiste nel perseguire la politica dell’agàpe che ha il suo fondamento in Gesù Cristo
e servizio
I tempi che ci stanno dinanzi
sono brevi. L’umanità passa per
una crisi profondissima sotto
tutti gli aspetti: crisi di cultura
perché si sta perdendo il senso
dell’umano e quindi della vita.
Vedi la recrudescenza della crudeltà; la diffusione dei metodi di
tortura ovunque non ne è che un
segno. Crisi deireconomia per
l’esaurimento del sistema capitalistico senza che sia ancora limpido quale sistema possa sostituirlo. La massa degli affamati
cresce a vista d’occhio e tutti i
rimedi non tengono dietro all’aumento terrificante della popolazione mondiale. Crisi politica perché l’accordo fra le .nazioni
e fra le varie tendenze ideologiche è sempre più lontano oltreché minato dai sospetti reciproci. Crisi della morale perché questa è individuale senza un contesto umano e culturale che la sostenga. Ormai, anche lasciando
da parte il pericolo di una guerra nucleare, pur semore possibile, è evidente che il mondo corre
verso il suicidio se non cambia,
nettamente, la sua direzione di
marcia con un mutamento radicale di sistema di vita. Son queste le considerazioni che mi spingono alla ricerca delLessenziale
per una messa a punto della nostra vocazione.
Punto di partenza
di Dio che è
stro Signore
in Cristo Gesù,
> (Rom. 8).
Il punto di partenza è la croce
e la resurrezione di Gesù Cristo.
Non credo che ve ne possa esser
altro. Questa è la sola confessione di fede cristiana. È la stessa
degli apostoli il giorno della Pentecoste « quel Gesù che voi avete
crocifisso... Iddio lo ha risuscitalo » (Atti 2). Non vi è altra confessione di fede cristiana. Tutto
il resto è contorno che può esser
lasciato aH’opzione libera di ciascuno. Ognuno può esprimere
questa sua fede a modo suo, ogni
chiesa la esprime secondo la sua
storia particolare e secondo il
terreno culturale da cui è sorta.
E lo sappiamo: gli africani nel
canto liturgico, nelle preghiere,
hanno modi ben diversi dai nostri, così gli asiatici, così ancora
i fratelli dell’America Latina. Imporre a tutte le chiese e credenti
un unico standard di espressione non sarebbe solo colonialista,
ma anche assurdo e culturalmente umiliante. Non è nelle liturgie
e nelle manifestazioni religiose
che si cerca l'unità ma solo nella
sostanza della confessione di
fede che è quella che abbiamo
detto, altrimenti avremmo l'arroganza di pensare che il nostro
modo di esprimerla vai più di
quello degli altri ed è più gradito
a Dio che non l’altrui.
Ma che vuol dire che Cristo
crocifisso è risuscitato? Vuol dire che la Sua Parola e la Sua Persona, che sono tutt’Uno, continua l’opera iniziata in Galilea e
Giudea e la continua in tutto il
mondo. Non lo vediamo come lo
vedevano gli apostoli, ma il Suo
Spirito, cioè la Sua presenza
continua ad agire ed a condurci;
ad essere il Signore. Ciò significa che Egli è il Vivente Signore
della storia e che il potere che
oggi la domina è destinato al
fallimento totale mentre il suo
« nuovo mondo » deve emergere
per sempre, perché nepnure la
tomba lo ha trattenuto.
Ma, allora, se è così, è anche
vero che noi non siamo soli e
che non dobbiamo più temere
« né morte né vita, né cose presenti né cose future »... « perché
nulla potrà separarci dall'amore
Il cammino
Il cammino è arduo, difatti è
dato dal compito affidatoci di annunziare la morte e la resurrezione di Cristo (cioè quel che ne
esce: il suo nuovo mondo) nelle
strutture opache e spesso nemiche del mondo degli uomini. Qui
il compito nostro come persone
e come chiese è di far politica,
molta politica, ma la vera politica, quella dell’agape. Far politica
cattiva è presto fatto, basta non
voler far politica, così si subisce
la politica di questo mondo e se
ne è coscienti o incoscienti strumenti effettivi. La chiesa ha da
indicare la politica unica che può
salvare il mondo, quella dell’agape, non in astratto ma nelle
cose concrete, le quali piccole o
grandi devono avere una direzione unica: quella indicata dalla
persona e dalla parola del Cristo,
Pensiamo che Egli non abbia proprio nulla da dire nei rapporti
economici fra Nord e Sud? Che
non abbia più che mai da richiamare .gli uomini e i popoli alla
riconciliazione? Che non sia un
avvertimento ben forte e grave
contro ogni manifestazione di
violenza sia essa militare o economica? Queste parole, dette così, sembrano astrazioni che non
incidono nella vita, però nella
trattazione di precisi problemi
economici, politici, sociali, hanno delle implicazioni rivoluzionarie di tale portata che possono
cambiare il corso della storia attuale. Forse che noi cristiiani ci
sentiamo esonerati da questo
compito? Q è esso, oggi, proprio
quello specifico che ci è affidato,
senza bisogno di mimetizzarci,
per falsi complessi, con altri
mossi da varie ideologie? E ciò
anche se con gli « altri » lavoriamo volentieri, dando e ricevendo; partecipando il « tesoro » che
abbiamo scoperto e ricevendo a
nostra volta la giusta critica e
quei richiami che ci son necessari per non distaccarci dalla realtà quotidiana.
Dinanzi a Gerusalemme, Cristo
disse piangendo: « Qh se tu pure avessi conosciuto ciò che è
per la tua pace! » e sapendo che
Gerusalemme non voleva, nella
sua politica d’allora, conoscerlo
poteva aggiungere « non lasceranno in te pietra sopra pietra »
(Le. 19). La nostra situazione è
la stessa: avvertire il mondo che
se non accetta la VIA — la politica deiragape — è destinato alla
rovina, alla catastrofe estrema.
Penso che nessuno ci possa dire
di esagerare. Però il cammino è
arduo perché tacere non possiamo e, d’altra parte, ci troviamo
pur sempre di fronte allo stesso
potere che ha messo fuori città
ed ucciso il Cristo.
« Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, perche non vè autorità se non da Dio» (Rom. 13: 1).
Un arrivo
Considerando il mondo in cui
viviamo possiamo ben concludere che la battaglia è enorme. Il
cammino sembra senza uscita. E
lo sarebbe davvero se... Cristo
non fosse risuscitato! Cioè se
la vittoria sul potere non fosse
già avvenuta e la potenza di
questa vittoria non facesse di
noi degli strumenti per un mondo nuovo. In fondo, vi è ragione
di lottare solo perché « Lagape
non verrà mai meno » ( 1 Corinzi 13: 8) ed alfine trionferà su
tutte le potenze malvage del
mondo attuale. Strumenti dunque dell’opera Altrui, Suoi. Ed allo strumento, che da sé non può
Tullio Vlnay
(continua a pag. 8)
Poche parole del Nuovo Testamento, come queste, sono state
e sono ancora motivo di discussione e di contestazione. Si passa
facilmente da un estremo all'ciltro: cioè dal puro e semplice riconoscimento di una doverosa
sottomissione alle « autorità superiori » alla rappresentazione
di uno Stato totalitario e demoniaco, come esso appare nel
cap. 13 dell’Apocalisse, sotto forma di una orrenda bestia dalle
dieci corna e sette teste, raffiguranti l’impero romano con la
sua potenza ed il suo orgoglio
illimitato.
La parola Stato, in quanto istituzione politica e giuridica, non
esiste nel Nuovo Testamento.
Esistono invece qua e là dei riferimenti allo Stato e ad alcune
sue funzioni come nel testo biblico di Rom. 13 che parla della
sottomissione alle « autorità superiori»: una sottomissione, però, non incondizionata, non accettata ad occhi chiusi e non per
paura di una punizione, ma per
« motivo di coscienza ».
Lo Stato non è divino per sua
natura, la sua durata non è eterna ed immutabile, ma provvisoria, finché non sia venuta la nuova Gerusalemme, il Regno di Dio
per mezzo di Gesù Cristo.
Paolo esorta i cristiani del suo
tempo a sottomettersi alle autorità che rappresentano lo Stato
nell’esercizio delle sue funzioni.
Esse sono volute da Dio, affinché la società umana possa vivere nella libertà e nella pace.
Ciò non significa che il cristiano
debba accettare, senza possibilità di scelta, qualunque autorità
e qualsiasi sottomissione. Per
quanto qui si parli di « autorità
superiori » e di sottomissione a
quelle autorità, il legame che
A PROPOSITO DI ALCUNE DICHIARAZIONI DI LUKAS VISCHER
Il disappunto del segretario
Come saranno valutate le risposte al documento « Battesimo, eucaristia e mutuo riconoscimento dei ministeri », conosciuto più brevemente col nome
di « documento di Accra », che
la nostra chiesa ha affermato di non poter accettare integralmente?
Un incontro teologico, promoss®: dalla Commissione « Fede e Costituzione », ha avuto
luogo a Losanna nella settimana successiva alla Pentecoste
con lo scopo di studiare e valutare queste risposte. Mentre
attendiamo dalla stampa ecumenica i risultati di questo incontro ecumenico, notiamo che
il segretario Lukas Vischer ha
affermato — secondo quanto riporta il SOEPI — che le risposte al documento ricevute da circa 8-5 chiese (circa un terzo delle chiese-membro) sembrano indicare che molte chiese « si sono trovate in imbarazzo a dover
rispondere a delle proposte concrete». Per parte sua il servizio
stampa protestante della Svizzera romanda (SPP) riferisce la
stessa osservazione di Vischer
aggiungendo che nelle loro risposte le chiese non si sarebbero confrontate con il documento di Accra ma avrebbero piuttosto riaffermato le loro posizioni tradizionali.
Non abbiamo ovviamente gli
elementi necessari per valutare
sia 1’« imbarazzo » delle chiese
sia l’affermazione secondo cui
le chiese avrebbero risposto non
tanto al documento sottoposto
alla loro attenzione quanto... a
se stesse. È chiaro tuttavia che
da questi rilievi emerge il disappunto del segretario di « Fede e
Costituzione » per risposte che
gli sano nettamente sgradite.
Uguale disappunto ci sembra
di cogliere in un’intervista che
L. Vischer ha rilasciato al settimanale svizzero « La Vie protestante». Ad una domanda sull’apporto specifico dei riformati al dialogo ecumenico, Vischer
ha sottolineato non tanto rapporto positivo quanto gli aspetti negativi. « La tradizione riformata — ha affermato il teologo
svizzero — ha anche le sue debolezze. Generalmente i riformati sono molto forti quando si
tratta di fare dei progetti per
l’unità, ma quando si giunge allo stadio delle realizzazioni... sono già altrove, ciò che provoca
spesso una certa irritazione tra
gli altri interlocutori del dialogo ecumenico.
D’altra parte — proseguiva la
risposta di L. Vischer — le chiese riformate a causa delle loro
strutture arrivano a fatica a
prendere delle decisioni. Certo
la dottrina della riforma continua è una dottrina che è loro
cara, ma si ha talvolta l’impressione che esse non riescano veramente a metterla in pratica ».
(Qui e nelle citazioni che seguono, le sottolineature non sono
nel testo).
Ma i rilievi del segretario di
« Fede e Costituzione » ci lasciano perplessi se — come sembra
probabile — si riferiscono a ciò
che sta al centro del lavoro di
« Fede e Costituzione » : le risposte delle chiese al documento di
Accra. È davvero pensabile —
come lascia intendere la chiusa
della risposta di Vischer — che
la riforma continua delle chiese
riformate consista oggi nella
disponibilità ad accettare un
consenso dottrinale fortemente
tinto di cattolicesimo come quello rappresentato dal documento
sul battesimo, l’eucaristia e il
riconoscimento reciproco dei ministeri?
Ma c’è un’altra domanda che
emerge dalle osservazioni di
L. Vischer. Cosa significa l’accenno ad una difficoltà strutturale nel prendere le decisioni,
difficoltà che sarebbe caratteristica delle chiese riformate? Cosa significa affermare — come
ha fatto Vischer nella conferenza stampa di Losanna — che « se
si vuole avanzare ora in questo
Franco Giampiccoli
unisce (o che dovrebbe unire) le
autorità ai cittadini di uno Stato
degno di quel nome, non è il comando o l’imposizione che scendono dall’alto, ma il « servizio ».
Le « autorità superiori » non sono « ordinate » da Dio per diventare dei piccoli o grandi gerarchi
ai quali vengono conferiti speciali poteri e funzioni nella società;
sono degli uomini come noi i
quali svolgono i loro compiti per
il « servizio » degli uomini, non
per lo sfruttamento e il disprezzo di tante creature umane. Parlando dei « magistrati »,
Paolo dice che « il magistrato è
un ministro di Dio per il tuo bene ».
L’ordinamento sociale e politico ha (o dovrebbe) avere per
suo fine il servizio di Dio a favore degli uomini, dunque per il
loro bene. Questa è la ragione
per cui l’apostolo Paolo esorta i
cristiani a sottomettersi alle autorità, collaborando con la loro
condotta alla realizzazione di
quel vero bene che corrisponde
alla volontà di Dio. In questo
senso, la sottomissione alle autorità superiori, non può diventare cieca e servile, non rifugge
dalla critica e dal giudizio; anzi,
in certe situazioni, rivestirà il
carattere di un rifiuto e persino
di una resistenza.
Lo Stato, grazie a Dio, non è
sempre e dovunque la bestia dell’Apocalisse, lo Stato dittatoriale
e tirannico; il servizio di Dio e
degli uomini perciò deve ricevere dai credenti il contributo della loro operosità, della loro testimonianza cristiana non fìnta né
strisciante. Un giorno lo Stato
passerà con tutte le sue strutture e verrà il Regno di Gesù Cristo. Perciò nessuna adorazione
0 adulazione dello Stato è concepibile da quanti vogliono essere
fedeli al loro Signore, nelle lotte
sociali e politiche del nostro tempo. Anzi, una maggiore fedeltà al
Signore è necessaria, una piena
libertà di parola e di testimonianza dev’essere garantita; per
sino la preghiera per le autorità
deve avere il suo posto: quella
preghiera che spesso è considerata come una sorta di infedeltà
della Chiesa, come un segno di
adulazione verso i potenti del
mondo e di dedizione passiva all’ordine stabilito. E poiché ciò è
stato il caso infinite volte, potrebbe esservi qualche scrupolo a difenderne la legittimità.
Non per nulla, in un’altra epistola (I Tim. 2: 1) Paolo esorta
1 credenti a pregare « pet quelli
che sono in autorità »; in certi
casi quella preghiera rimane
l’unica e l’ultima arma di cui la
chiesa possa servirsi, in una nazione oppressa dai despoti e dai
dittatori. Bisogna ad ogni modo
servirsene, in ogni tempo, affinché la Parola di Dio liberi le coscienze delle autorità e dei cittadini da tutto ciò che incrementa
il male ed ostacola nella vita degli uomini l’adempimento della
volontà di Dio.
Ermanno Rostan
(segue a pag. 8)
NEL PROSSIMO
NUMERO
Come tutti gii italiani siamo
stati colti di sorpresa dal veto del
Senato che ha bloccato la legge
sulTaborto. Ci proponiamo dì
commentare questo avvenimento
nei prossimo numero.
2
17 giugno 1977
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a colloquio con I leflori
IN MERITO ALLA LETTERA A DARIO FO
Fo e Sappé
(...) Che « Mistero buffo » presenti
veramente la figura del Cristo dei Vangeli non ci sembra esatto; i testi medioevali su cui si basa esprimono piuttosto l’ignoranza di chi li ha scritti;
ignoranza in cui, possiamo ammetterlo, . la gente era tenuta dalla Chiesa
ufficiale e dal potere politico; eppure,
anche in tale epoca di ignoranza, c’è
stato chi ha saputo parlare di Cristo
in maniera ben diversa : o vogliamo
dire che il Cristo di Fo o il Cristo di
Valdo sono lo stesso?
Per di più, ci sono nell’articolo di
Sappé alcune espressioni che non si
possono accettare; per esempio dove
dice che « (le) masse riscoprono nel
"Cristo” del "Mistero Buffo” un compagno di lotta e di baldoria, uno sfruttato come loro » e <c un Cristo che assomiglia molto a quello dei Vangeli,
che là caccia i mercanti dal Tempio, e
qui prende a calci addirittura un Papa! ».
Che Cristo sia stato un compagno
di lotta i Vangeli non lo dicono: vivendo in una patria occupata dai romani, non ha mai preso le armi né
incitato alla rivolta : perché « il suo
Regno non è di questo mondo ».
Quanto all’espressione « compagno
di baldoria », ci sembra un’espressione
quanto meno irriverente: i Vangeli ce
l’hanno presentato a tavola con i discepoli, certo, ma non ubriaco come
nel « Mistero buffo »!
E se Sappé ricorda l’episodio della
cacciata dei mercanti dal tempio, ricorda l’unico gesto « violento » di Gesù; e tralascia tutto il resto, che lot
almeno lotta in senso umano ___
non è stato : fino all’accettazione della
croce.
Gesù uno sfruttato? Certo è stato
strumentalizzato da una certa chiesa
ufficiale; ma lo è altrettanto da quanti lo vogliono far passare per un portabandiera della lotta di classe, per un
guerrigliero o un partigiano; ruoli che
possono essere oltremodo positivi, ma
che sono su un piano ben diverso da
ciò che veramente è stato Cristo; e ci
sembra che fra coloro che in tal modo
vogliono snaturare la figura di Cristo
CI siano anche Fo e Sappé.
Roberta Colonna Romano, Mestre, e altre nove firme.
Uno dei molti
Lettera aperta del Consiglio di Chiesa di Savona e Albenga al
— Vicemoderatore della Tavola Valdese;
Presidente della Conferenza Metodista;
— Direttore de La Luce.
Cari fratelli,
desideriamo rallegrarci vivamente
con il Vice Moderatore ed il Presidente per l’iniziativa presa con l’invio della lettera aperta a Dario Fo in occasione delle note polemiche suscitate
dalla trasmissione televisiva del « Mistero Buffo », e con il direttore deUa
Luce per il modo con il quale la questione e stata affrontata e trattata dal
giornale delle nostre chiese sul n. 18
1977 (ed anche per la vivace impostazione della prima pagina di tale numero, che ci ha consentito una felice
utilizzazione del periodico per il noSiro quadro murale).
Ci sembra infatti che la lettera aperta del Vicemoderatore e del Presidente ha colto un aspetto centrale del problema ancora una volta suscitato dai
pesanti interventi vaticani, e cioè la
perdurante presenza neUa nostra legislazione penale dei reati di vilipendio
in generale e di quello di vilipendio
alla religione deUo stato in particolare, che rappresentano una costante minaccia, molto più concreta di quanto
usualmente non si pensi, aUa libera
manifestazione del pensiero ed alla liberta religiosa.
La solidarietà a Dario Fo per la denuncia per vilipendio alla religione
dello stato era la doverosa solidarietà
di chi in tal modo si è visto nel passato denunciato per aver contrapposto
alla dottrina romana le ragioni dell’E
In memoria
di Davide Abate
Per la Facoltà V.T.; Adriano
e Roby Janavel L. 5.000 • Erica
Avondetto 5.000; Renata’e Sergo Gay 5.000; i genitori, Elsa e
Domenico Abate 70.000.
Per la Biblioteca delia Facolta; Erica Avondetto 5.000; Elsa
e Domenico Abate 30.000 • Valdo, Sergio e Mirella Abate
50.000.
vangelo o anche soltanto quelle della
verità storica. Evidentemente chi nel
nostro paese sostiene che 0 papato
non è stato istituito da Gesù Cristo
(uno degli spunti del « Mistero Buffo ») rischia di essere denunciato, incriminato ed anche condannato (vedi
ad es. la sentenza della Corte di Cassazione del 6/6/1961) per vilipendio
alla religione dello stato.
Ci sembra anche che la lettera aperta del Vicemoderatore e del Presidente e la pagina de La Luce dedicata
al caso siano un beU’esempio di come
si possa dire una parola autenticamente protestante in un dibattito « italiano » e perciò sempre condizionato dalla cultura cattolica dominante (scherza coi fanti e lascia stare i santi), una
parola cioè di libertà ed anche di coerente fedeltà a quei fratelli e padri, i
valdesi del medioevo o gli evangelici
italiani dell’ottocento, che non venivano certo considerati meno « dissacranti » o « vilipendiosi » al loro tempo di
quanto oggi non venga considerato
Dario Fo. Il Vice Moderatore ed il
Presidente, così facendo, hanno dato,
del resto, tempestiva e puntuale attuazione ai mandati sinodali, ampiamente
citati nella loro lettera.
Fraterni saluti.
per il Consiglio di Chiesa di Savona
Franco Becchino, presidente
Scandalo
e carità
Caro Sig. Direttore,
Nel n. 19 della Luce il fratello Blandino, parlando in generale sulla trasmissione cc Protestantesimo » la definiva « di scandalo per quei pochi rimasti fedeli alla parola di Cristo ».
Quanta carità si nota nel suo gratuito
giudizio nei riguardi di quei molti
fratelli che non la pensano come lui.
Non mi piace polemizzare con nessuno e tantomeno con un fratello nella fede, però mi domando (io che umiJmente appartengo a quei molti) : il
fratello Blandino ha letto qualche volta con spirito di preghiera I Corinzi
13: 4 la carità.... Matteo 7:1 non giudicate... Le sue espressioni mi fanno
ricordare il Fariseo e il Pubblicano, di
Luca 18: 9-14. Che Dio voglia che
non solo in Protestantesimo, ma anche dai nostri pulpiti si affrontino certi problemi.
Il Signore ci ha messo nel mondo
non fuori del mondo. Perciò i problemi del mondo che ci circonda devono
essere i problemi della chiesa. Non
posso immaginare Cristo chiuso fra le
4 pareti di una chiesa senza finestre.
Basta leggere i Vangeli e vedere dove
svolse la sua missione. Certo a Dio il
primo posto « ama il Signore Iddio
tuo », ma se la chiesa si limita solo a
questo, se è capace solo a dire mea maxima culpa, alleluia e amen, la sua
predicazione non sarà che una predicazione mutilata.
Alcibiade Callaneo, Genova
Chiarimenti dei firmatari
Sarebbe spiacevole se qualcuno non avesse inteso la realtà (Jel fatto
di integrazione - Come esigere il diritto di testimoniare di Cristo
La lettera che abbiamo inviato
a Dario Fo ha suscitato delle riserve da parte di alcuni fratelli.
A questi abbiamo personalmente
risposto. Desideriamo tuttavia
chiarire a quanti hanno avuto
occasione di leggere quella lettera, che con essa abbiamo ritenuto di dover rendere la testimonianza delle chiese valdesi e metodiste a un concittadino italiano circa l’accusa a lui rivolta di
vilipendio della religione dello
Stato.
Lo abbiamo fatto nel convinciménto di esprimere il sentimento
delle nostre chiese perché queste
fin dal 1969 avevano riconosciuto
nel loro sinodo la necessità di testimoniare contro il preteso delitto di vilipendio della religione
(art. 14 del Sinodo ’69). E noi, attualmente responsabili degli esecutivi, abbiamo ritenuto nostro
dovere, come è accaduto in precedenti occasioni, dare esecuzione al mandato sinodale in ordine
aH’azione ecclesiastica da svolgere per la denuncia di questo presunto delitto.
Se abbiamo adoperato per la
circostanza una carta intestata
« Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste » non è per la pretesa
di sostituirci alle assemblee decisionali delle nostre chiese, ma
perché in ossequio alle nostre discipline, sappiamo che l’esecutivo rappresenta (e ovviamente
non sostituisce) il sinodo tra una
sessione e l’altra, fin dal più antico tempo.
Del resto, proprio nella consapevolezza di questa realtà, la Tavola e il Comitato Permanente
Metodista in considerazione della avvenuta definizione ed approvazione del Patto di Integrazione
hanno deciso che, nell’attesa che
il Patto stesso venga applicato
anche al livello degli esecutivi e
che quindi la Tavola assuma le
funzioni esecutive anche nei confronti delle chiese metodiste, venisse usata per gli atti da produrre per l’esterno una carta intestata al « Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste », realtà prima e fondamentale dell’integrazione valdo-metodista.
Potrà a taluno aver fatto effetto il vedere la firma degli esecutivi sotto una carta intestata al
Sinodo, ma lo spirito del Patto
di Integrazione, nel suo divenire
ed in atto, non può ad oggi trovar diversa espressione. Tant’è
che con questa stessa carta intestata è stata svolta l’azione verso
il governo italiano ad es. per
le promuovende intese decise dal
« Sinodo » (sessione congiunta)
fin dal 1973. Non pensiamo che
vi sia chi possa ritenere di avere alcunché da censurare per il
fatto che si sia indirizzato il nonostro avviso a un ben noto attore sulla stessa carta intestata
che per esempio abbiamo adoperato per scrivere al sen. Gonella.
Il sinodo 1969 (a quel tempo
composto solo da membri delle chiese valdesi e dalla delegazione metodista) costituisce
quell’essere delle nostre chiese
che il Patto di Integràzione ha
certificato in conformità della
grazia che le nostre chiese valdesi e metodiste hanno ricevuto
dallo spirito del nostro comune
Signore Gesù Cristo (art. 1, 2, 4);
per cui il passato degli uni è divenuto insieme al passato degli
altri comune retaggio in vista di
un presente e di un futuro comune.
Questa è la realtà del Patto di
Integrazione e sarebbe davvero
spiacevole che taluno non l’avesse intesa.
•k "k "k
E’ ovvio per chiunque ha letto
la nostra lettera al di fuori di
schemi preconcetti, che in essa
non v’è parola alcuna di elogio o
di acquiescenza al contenuto dello spettacolo di Dario Fo, che ci
siamo ben guardati dal valutare
in sede ecclesiastica, al di là del
nostro interesse e delle nostre
riserve e critiche personali. Abbiamo inteso soltanto asserire —
e lo abbiamo scritto in termini
che ci paiono inequivoci — che
la libertà di discussione e di rappresentazione anche in tema di
religione, in una società democratica pluralistica, deve essere
assoluta per qualsiasi corrente
di idee, per la costruzione della
società e per lo sviluppo della
persona umana.
Solo difendendo queste esigenze i cristiani possono esigere il
diritto di testimoniare ciò che
Gesù Cristo è per essi e per la redenzione del mondo: questo, in
definitiva è Tintento a cui si sono
adoperate da secoli le nostre
Chiese. E se abbiamo parlato dei
valdesi nel concerto delle esperienze cristiane nel Medio Evo,
è perché queste ultime erano state evocate da Fo nel suo spettacolo, trascurando invece la realtà della testimonianza valdese.
E a tal proposito abbiamo inteso
ricordargliela.
Giorgio Bouchard
Sergio Aquilante
COMUNICATO
A TUTTI I MEMBRI DELLE CHIESE
METODISTE E VALDESI
Ecumene^ 12 giugno 1977.
Cari fratelli,
La Tavola e il Comitato Permanente
nella loro riunione congiunta di oggi
hanno ricevuto una esauriente informazione sulle conseguenze sociali ed umane del nubifragio che ha colpito la popolazione delle Valli Valdesi.
Tavola e Comitato desiderano anzitutto esprimere a nome di tutta la Chiesa
la più profonda solidarietà con tutti coloro che sono stati colpiti nelle loro case, nei loro beni o nella vita dei loro
Cari.
Molti fratelli e chiese di varie partì
d'Italia ci hanno chiesto come potrebbero anch'essi esprimere concretamente la
loro solidarietà cOn le Valli Valdesi : li
invitiamo a partecipare direttamente alla
sottoscrizione indetta dalia Commissione Esecutiva del Primo Distretto e segnalata dalla circolare del Presidente
della Federazione, inviando le loro offerte a :
C/C n. 2/25167 Comm. Distrettuale Valli Valdesi - 10066 Torre Pellice (indicando la causale del versamento ) ;
LETTERA APERTA
Perché la T.E.V.?
Ho ricevuto nei giorni scorsi dal Movimento « Testimonianza Evangelica
Valdese » (noto colla sigla Tev) un
dépliant con annessa scheda di adesione da eventualmente sottoscrivere. Nel
ringraziare gli organizzatori di questo
Movimento per avermi inviato quanto
sopra unitamente ad alcune circolari
« personali », vorrei approfittare della
ospitalità del nostro settimanale per
far pervenire loro questa « lettera aperta ». Ciò, per due motivi essenziali. In
primo luogo, non conoscendo o, meglio, non sapendo bene chi siano i promotori, desidero inviarla in generale
al Movimento ed in secondo luogo, rivolgere alla Tev una semplicissima domanda dopo aver fatto alcune considerazioni.
Innanzi tutto rispondo in modo
negativo alla offerta di adesione al
Movimento. Questo rifiuto non è dovuto ad un dissenso dai punti programmatici della Tev. infatti come ci si
potrebbe dissociare dall’esigenza di un
« rinnovamento spirituale »? oppure
dall’intendimento di « mettersi in ascolto della Parola di Dio »? o dalla
fondamentale esigenza di « riconoscere in Gesù Cristo il proprio Salvatore
e Signore » ed anche dalla proclamazione, da parte della Chiesa, della
« propria indipendenza di fronte a
qualsiasi partito politico » in quanto
convinti della « superiorità e potenza
dell’Evangelo » su qualunque altra
ideologia umana?
Ciò premesso, sarebbe allo stesso
tempo assurdo disconoscere che vari
sono i modi di interpretare la Scrittura e che quindi diversi sono i modi di
impegnarsi nella propria fede, per cui
vi sarà, da una parte, ehi porrà maggiormente l’accento del proprio impegno, della propria testimonianza ponendo « la preghiera quale base e guida » alla propria azione (cito ancora la
Tev) mentre, da un altro canto, vi sarà chi, alla preghiera, cercherà di affiancare una costante azione di solidarietà ed appoggio alle lotte di coloro
che per motivi di classe, di razza, di
sesso, di politica (si pensi alle dittature
ed ai regimi autoritari) cercano di salvarsi da quel mare di egoismo, di crudeltà, di oppressione che sommerge
buona parte del mondo in cui viviamo. Ne deriva di conseguenza il concetto (già più volte dibattuto anche nel
nostro settimanale) della « diversità
nell’unità della Chiesa », che ne costituisce anche il lievito.
Ed ecco allora che sorge naturale,
ma allo stesso tempo meditata, ed Umile, la mia domanda ai promotori ed
agli aderenti a questo Movimento:
perché la Tev? Perché è necessario
creare una « sigla », un « partito » che
chiede adesione e simpatizzanti? Perché volersi « distinguere » dagli « altri » e dichiararsi « disponibili » ai
concistori delle varie parrocchie per
illustrare le proprie finalità (comunicato Tev su Eco/Luce del 18/3)? Questo veramente non lo capisco e, scusate la mia presunzione, penso che a
maggior ragione tante altre migliaia
di confratelli non lo capiscano. In una
parola, non contesto a dei credenti che
appartengono alla mia stessa Chiesa
di esprìmere e di partecipare agli altri le loro convinzioni, ma non posso
proprio comprendere come per manifestarle sia necessario farlo attraverso
ad un tesseramento, ad una iscrizione.
Non occorre, a mìo parere, chiedere
dei permessi ai concistori per riunirsi
a discutere ed a confrontarsi : vi sono
già a questo scopo le assemblee di chiesa, i culti stessi, le Conferenze, cento
altri modi di incontro.
Perché la Tev? Anch’io spero alle
volte, pur nelle mie infedeltà di credente, di poter dare una « testimonianza evangelica valdese » senza con
questo dover aderire ad un movimento che — sia pure contro le sue intenzioni — porta confusione e minaccia divisione. Queste poche cose dicevo
l’altro giorno ad una aderente alla Tev
ed ella (spero non l’abbia fatto per
compiacenza) non ha potuto che assentire.
Termina qui la mia « lettera aperta ». Penso che molti, nel leggerla, la
giudicheranno ovvia e scontata. Ma,
a volte, per non voler dire cose troppo ovvie, si finisce per consentire il
manifestarsi di situazioni, di fatti che
nuocciono alla nostra « unità » pur
nella « diversità ».
Roberto Peyrot
oppure :
C/C n. 2/39878 Roberto Peyrot - Corso
Moncalierì 70 - 10133 Torino (indicando la causale del versamento).
Vorremmo anche segnalare che questa sottoscrizione dovrebbe coinvolgere
direttamente le chiese locali e non solo
i sìngoli fratelli.
Sappiamo che le Autorità Amministrative stanno provvedendo alla necessaria
ricostruzione delle infrastrutture incoraggiando così le popolazioni che dì questa
ricostruzione avevano già preso l'iniziativa : ci sembra però che restino aperti
molti problemi di solidarietà verso le
persone o i centri che non saranno oggetto di rapido intervento amministrativo.
E' col pensiero rivolto in particolare
a queste situazioni che vi esortiamo a
manifestare la vostra fraternità verso le
Valli colpite dal disastro.
E' possibile che dalle Valli vi pervenga anche un invito ad incoraggiare la
partecipazione di giovani volontari a
singole opere di ricostruzione : nel caso,
vi preghiamo di caldeggiare questo invito presso i giovani delle nostre chiese.
Per la Tavola Valdese
IL MODERATORE
Per il Comitato Permanente:
IL PRESIDENTE
Facoltà Valdese
di Teologia
Anche quest’anno la Facoltà
ha organizzato una serie di lezioni e dibattiti pubblici nell’Aula Magna dopo Pasqua
Ha aperto la serie il « nostro »
prof. Amedeo Molnar, Decano
della Facoltà Comenius di Praga, il quale ha parlato su I Vaidesi e la Riforma del XVI secolo, facendo il punto di questa
questione sempre viva.
Il 30 aprile l’Aula si è riaperta per un dibattito su Le chiese
europee fra conservazione e socialismo. Ospite d’onore era il
prof. Massimo Salvadori della
Università di Torino, al quale —
come storico — hanno posto
delle domande significative dal
punto di vista della chiesa e della teologia il prof. J. Ramos Regidor, di Idoc-Internazionale, e
il pastore Giorgio Girardet.
Il terzo incontro è stato una
conferenza del prof. W. C. Van
Unnik dell’Università di Utrecht,
che si è interrogato sul significato dell’espressione biblica :
« Tutti quelli che invocano il nome del Signore nostro Gesù
Cristo» (I Cor. 1, 2) alla luce
dell’uso del verbo « invocare »
nell’A.T. e nei deutero-canonici.
La serie, benché breve, ha suscitato interesse, e lo ha dimostrato il numeroso pubblico anche non protestante che ha frequentato le tre manifestazioni.
3
17 giugno 1977
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_____________MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETÀ’ A MILANO
Una voce nel deserto cileno
Il Cristianesimo neutrale - ha affermato il vescovo luterano Helmut
Frenz - è il primo traditore dell’Evangelo di Cristo
Helmut Frenz: una voce che
ha gridato nel deserto. Un credente persuaso delle difficoltà
imposte dalla fedeltà evangelica,
consapevole dei rischi a cui si
va incontro neH’impegno quotidiano di far collimare i termini
della tensione fra potere politico e giustizia verso il prossimo.
Il vescovo luterano cileno, di
origine tedesca, è stato ospite
nella Sala valdese di Milano la
sera del 20 maggio, nell’ambito
di una manifestazione di solidarietà, promossa dalle Chiese
evangeliche cittadine e da Amnesty International. Le tappe più
significative della missione di
Frenz sono note: a Concepción
dal 1965, poi — cinque anni più
tardi — a Santiago, infine, vescovo della piccola comunità luterana in Cile. Dopo il cruento golpe che nel 1973 pose fine all’esnerienza socialista, in collaborazione con alcuni vescovi cattolici,
fondò i! « Comitato per la pace »: un organismo che divenne
l’ancora di salvezza per circa
seimila persone. La sua decisa
azione per il rispetto dei diritti
umani gli alienò le simpatie degli stessi correligionari, desiderosi di patteggiare la pace sociale con le autorità che avevano
usurpato il potere. Nel 1974 le
Nazioni Unite accordarono a
Frenz un riconoscimento, tanto
che nell’anno successivo, mentre
si trovava fuori sede, il governo
di Pinochet gli impedì di rimettere piede a Santiago. Il personaggio era divenuto troppo scomodo per la coerente denuncia
dei crimini commessi dalla Giunta militare. Da allora il vescovo
vive in Germania, ricoprendo la
carica di segretario generale
dell’Amnesty International tedesca.
Quali condizioni esistono .attualmente in Cile? Un breve filmato è stato eloquente. Accanto
a centinaia di prigionieri politici,
ogni settimana aumenta il numero degli « scomparsi ». Il governo
nega che i « desparecidos » si
trovino in stato di detenzione,
mentre i congiunti ritengono
giacciano nei campi di concentramento o siano già stati eliminati. Sciolto d’autorità il « Comitato per la pace », nell’opera umanitaria è subentrato il « Vicariato di solidarietà », di ispirazione prettamente cattolica. Da un
certo punto di vista i numeri
sembrano facilitarne il compito,
in quanto la religione cattolica
viene professata dalla stragrande maggioranza della popolazione. Ma esiste sempre il pericolo che si cela dietro il paravento dell’apoliticità. Pinochet difficilmente avrebbe accresciuto la
sua autorità, se I’intera struttura
cattolica si fosse concordemente
schierata contro il governo militare.
Ed è proprio dalla constatazione di poter parlare a un pubblico « politicizzato » che ha preso
le mosse l’intervento di Frenz,
una limpida testimonianza della
fallacia di un Cristianesimo troppo spesso prono alla logica compromissoria del potere. Nella
Bibbia il termine « diritto umano » non esiste. Si parla invece
del « diritto divino », la cui fondamentale espressione sono i dieci comandamenti.
Ma quale concetto compendia
la volontà del Signore meglio
deH’amore per il prossimo? L’esercizio dei diritti dell’uomo è
dunque l’effetto di una corretta
applicazione della legge divina,
come testimonia il buon samaritano. Purtroppo i Cristiani sono
rimasti con le mani in mano, mimetizzandosi in una tattica attendista facendosi sottentrare
da altre istanze. Così sono state
le Nazioni Unite e non la Chiesa
a proclamare la « dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo ».
Ma anche qui, lo spirito predominante è quello dei popoli ricchi, europei e nordamericani,
monopolizzatori delle leve economiche e culturali: che significato avrebbe parlare di libertà di
stampa a popolazioni con un tasso di analfabetismo superiore al
90% ?
Particolarmente toccanti, a
questo proposito, i racconti dei
tentativi condotti dal governo
di Allende nella battaglia contro il sottosviluppo. Istruzione
per tutti, giovani e anziani, generi di prima necessità gratuitamente distribuiti per allevare i
neonati, perequazione ripartita
delle risorse nazionali. « Mi avete invitato a parlare sulla coscienza cristiana e democratica,
in rapporto ai diritti umani, —
ha osservato Frenz — ma esiste
davvero una simile consapevolezza? La storia insegna che i
funzionari delle chiese sono quasi sempre emersi da una fascia
sociale d’élite, consolidando una
classe spirituale legata a filo
doppio col potere, espressione di
una supremazia intellettiva sul
popolo minuto ».
Cristo invece indicò una strada opposta. L’abbandono dei privilegi e la piena identificazione
con i derelitti e i sofferenti. Osservando questi precetti, ne consegue l’ineluttabilità di una lotta. « La lotta di classe — ha proseguito l’esponente luterano ■—
non è una propaganda fine a se
stessa, né il metodo per assicurare suffragi ad un programma
politico, ma una verità che chiunque « ama il prossimo suo »
può toccare con mano: chi è povero muore più povero e chi è
ricco lascia questa terra dopo aver accumulato maggiori dovizie ». Cade così rillusione di una
chiesa e di un vangelo « apolitici ». « I Cristiani — è sempre
Frenz che parla — sono una comunità politica, il cui fine precipuo è la realizzazione della pace
e della giustizia. Una giustizia
priva dei buoni angioletti del
cielo, ma che si scontra con le
contraddizioni socio-economiche.
Il Cristianesimo neutrale è il primo traditore deH’Evangelo di
Cristo ».
Parole che impongono un momento di riflessione a quanti agiscono ossessionati daU’apprensione di vedere la mano di Satana in tutto ciò che odora di « politico ».
Marco Rossi
PROTESTANTESIMO » IN TV
Nella trasmissione « Protestantesimo » del 12-6-1977 il Past. A. Com-ba ha introdotto la discussione sul
tmna « Quale significato religioso
ed ecumenico dare alPincontro fra
l’arcivescovo di Canterbury della
Chiesa Anglicana e il Papa e quali
problemi tale incontro può aver risolto o sollevato ». Il dibattito si è
svolto fra il prof. Paolo Ricca della
Facoltà di Teologia di Roma e 3
giornalisti che hanno posto quesiti
e espresso opinioni. La giornalista
americana presente ha rivolto la
prima domanda a Paolo Ricca «hiedendo i motivi per cui i protestanti
non si ritengono soddisfatti di questi tipi di incontro. Paolo Ricca ha
si mostra molto scettico sulla definiiione di papato diverso. Infatti
il papato ha ancora un potere eccessivo per simboleggiare l’unità della
Chiesa : eventualmente solo un
concilio universale potrebbe rappresentare l’unità dei credenti. Il
giornalista Zizzola si domanda se
il popolo di Dio sarebbe andato
così avanti nel processo dell’unità
dei cristiani senza le tappe marcate
da incontri teologici fra i capi delle chiese- Non pare a Paolo Ricca
e al Pastore Comba che siano gli
abbracci che fanno storia, ma piuttosto gli incontri tra credenti che
realizzano insieme la lettura della
Bibbia e Tintercomunione senza
quale ecumenismo?
spiegato chiaramente come i protestanti non « vedano bene » questo
genere di incontri che passano sotto l’etichetta ecumenica, per due
motivi :
1) perché si tratta di incontri
di vertice, cioè di convergenze istituzionali, mentre i credenti che sono la Chiesa restano sullo sfondo e
non sono visti come i protagonisti.
2) Perché questi ripetuti « pellegrinaggi a Roma » inducono a
considerare il papato come una
struttura della Chiesa ecumenica e
non come una struttura della chiesa romana.
Secondo i giornalisti il problema
sollevato da Paolo Ricca dovrebbe
essere ridimensionato in quanto
dopo Giovanni XXIII starebbe nascendo un papato « diverso », verso
cui gli anglicani, i luterani, gli ortodossi hanno dimostrato disponibilità. Essi chiedono quindi che cosa
ne pensano i Protestanti. Paolo Ricca risponde che questo problema
non è stato ancora affrontato dalla
Alleanza Riformata Mondiale, ma
bisogno di preventive autorizzazioni
ecclesiastiche. Personalmente penso
che questa sia stata senza dubbio
una trasmissione ricca ed interessante. Molti gli interrogativi che
avrebbero avuto bisogno di più tempo per poter essere ripresi e discussi. Comunque anche se siamo
consapevoli che in seno al cattolicesimo c’è un forte ripensamento
rimane il fatto che da parte nostra
il papato in quanto tale non riveste
una funzione evangelica.
Prendiamo anche nota dello sfacciato ritardo con cui è solita andare in onda la trasmissione questa
volta ben 35 minuti rispetto all’ora
indicata sui programmi) il che autorizza il sospetto di un vero e
proprio boicottaggio da parte della
RAÌ. Rileviamo anche che « Protestantesimo » (come la parallela
« Sorgente di vita ») è l’unica trasmissione che viene messa in onda
la sera dopo il Telegiornale. Non
sarebbe possibile pubblicizzare un
po’ il nostro malcontento?
Myriam Bein Buzzi
I CRISTIANI E LO
SVILUPPO DELL’ASIA
I cristiani rappresentano una
minoranza nel quadro politico,
ideologico, economico, sociale,
culturale, religioso e razziale dell’Asia. Malgrado queste considerazioni essi partecipano in maniera critica e costruttiva allo
sviluppo del loro paese. Così ha
dichiarato, il 31 maggio scorso,
nel corso della seduta di apertura della sesta assemblea generale della Conferenza Cristiana
dell’Asia (CCA), uno dei suoi
presidenti e presidente del CEC,
P. T. Simatupang.
A questa assemblea partecipano circa 450 tra delegati, osservatori e invitati, in rappresentanza di 92 chiese non-cattoliche
provenienti da 15 paesi d’Asia,
Australia e Nuova Zelanda. I delegati delle chiese di Birmania e
Laos non hanno ottenuto dalle
autorità del loro paese il permesso di partecipare a questo
incontro. Anche ij governo delle
Filippine ha negato il visto ad
uno dei suoi oppositori e co-presidente della CCA, signora Jurgette Honculada.
Tra i temi di cui si occupa questa assemblea merita di essere
segnalato il dialogo tra il cristianesimo e le altre religioni asiatiche. Particolarmente vivo è diventato anche jl dialogo con la
ideologia socialista, a seguito
dei cambiamenti politici in Laos,
Vietnam e Cambogia. Si tratta
quindi di esaminare le nuove
possibilità e i nuovi modi di portare la testimonianza cristiana,
tenendo presenti le nuove realtà.
È probabile che gruppi di membri di chiesa chiedano di potersi esprimere su questi temi, in
maniera più libera e aperta di
quanto non facciano solitamente i responsabili delle chiese.
Sono presenti il segretario generale del CEC pastore Ph. Potter e il segretario della conferenza delle chiese di tutta l’Africa canonico Burgess Carr.
TRIBUNA LIBERA
Referendum di ieri e di oggi
Vogliamo chiederci quali partiti hanno contribuito a lasciare la legislazione fascista ed i vari codici penali e
militari, quando subito dopo la Liberazione avrebbero avuto la possibilità di
disfarsene subito? Ivi compreso il famigerato Concordato?
Gesù, forse non faceva politica
quando scacciò dal tempio di Gerusalemme i mercanti, i farisei, i cambiamonete? a me pare che Gesù abbia un
linguaggio molto chiaro su chi detiene il potere e sugli intrallazzi che ne
susseguono. Quindi se siamo governati dalla DC che cerca alleanze con
PRI, PSDI, PSI, PLI ed ogni tanto
si trova persino d’accordo con MSI,
(ma la DC non aveva fatto la resistenza?) e dulcis in fundo cerca addirittura di spartirsi il potere con il
PCI, ebbene come credenti abbiamo il
dovere di occuparci di queste cose, di
discuterne e di aprirci gli occhi, anche se ciò vuol dire far politica.
Altra domanda : per depenalizzare
l’aborto non erano state raccolte qua
si 800.000 firme? Ma il referendum
non è stato fatto e ora ne paghiamo le
conseguenze. La nostra legislazione
continua a permettere alla forza pubblica di imprigionare la donna che
pretende, e ne ha diritto, semplicemente di gestire per conto suo un
atto che mi pare sia di sua competenza; in Olanda, paese protestante e socialista, l’aborto è pagato dalla mutua.
Esiste in questo momento la possibilità democratica e nonviolenta per
fare qualcosa contro chi detiene il potere, contro chi forse vorrà detenerlo
un domani, esiste una proposta di un
partito democratico di 8 referendum
abrogativi di quelle leggi famose fasciste del 1930, penali, militari, contro
il concordato, ecc. ma guarda caso il
partito che ha osato proporre una cosa del genere si trova tutti contro a
cominciare dal PCI. Strano, il PCI
non dovrebbe difendere i lavoratori e
le libertà? Senza parlare poi di tutti
gli altri partiti che bene o male raz
zolano tra una fetta di potere e l’altra, quindi se qualcuno tenta semplicemente di fare applicare la Costituzione in pieno, apriti cielo, poi vengono fuori troppe magagne e molti ministri dovrebbero finire i loro giorni
in galera, vedi scandalo Lockheed e
sequestri vari.
Concludo rendendomi conto che forse ho affrontato troppi problemi, ma
mi pare che vadano tutti presi globalmente poiché sono tutti insieme un
modo di vedere le cose ed una conseguenza di un certo sistema; faccio qui
tesoro degli insegnamenti del Cristo
che esorta ad essere umili e semplici,
e ad essere come i piccoli fanciulli, in
modo da non subire i condizionamenti
del potere, e avere un comportamento
evangelico sempre, nella vita di tutti
i giorni, con il prossimo ecc. poiché
l’insegnamento di Gesù Cristo è molto
semplice e chiaro, ma se noi siamo,
o siamo forzati ad essere, complicati
non arriveremo mai ad afferrarlo.
Fraternamente .Attilio Sibille
I LUTERANI
FINLANDESI
NON ACCETTANO
L’ACCORDO
DI LEUENBERG
Il Sinodo della chiesa evangelica luterana di Finlandia ha deciso di non sottoscrivere gli accordi di Leuenberg tra Luterani
e Riformati, perché « non è stato raggiunto un accordo soddisfacente sulla interpretazione dei
medesimi ».
L’accordo, raggiunto nel 1973
da apposite commissioni di studio, mira alla piena comunione
tra le chiese di tradizione luterana, calvinista e unite ed è stato sottoscritto finora da 68 delle 89 chiese d’Europa (est e
ovest).
Il sinodo della chiesa finlandese ha nello stesso tempo dichiarato di voler continuare la discussione su « punti che necessitano una interpretazione ». A
giudizio del Sinodo i colloqui
che hanno condotto all’accordo
non hanno studiato sufficientemente il senso della comunione
inter-ecclesiastica e i suoi riflessi sull’identità luterana e la sua
caratteristica ecumenica.
LA GIUSTIZIA
E’ NELL’INTERESSE
DI TUTTI
« Anche il lombrico può rivoltarsi, le persone disperate usano
mezzi disperati per ottenere la
loro libertà e il loro diritto alla
autonomia ». Così ha scritto al
premier Vorster del Sudafrica il
decano anglicano di Johannesburg, prima della rivolta di Soweto.
« I negri non odiano i bianchi
perché sono bianchi. No, odiano
un sistema bianco in cui predominano Tingiustizia e l’oppressione. E’ questo che deve cambiare
o essere rovesciato per il bene
dell’Africa del Sud, nell’interesse
di tutta la popolazione nera e
bianca ».
Purtroppo le sue parole sono
cadute nel vuoto ed il governo
sudafricano continua la sua opiera di repressione, colpendo anche tutte quelle istituzioni ecclesiastiche che cercano di predicare e testimoniare l’amore di Cri
sto che supera le barriere razziali e vuole giustizia per ogni creatura umana.
SOSPENSIONE
A DON GIRARDI
Il 19 maggio scorso è stato
comunicato a don Giulio Girardi che doveva considerarsi sospeso dalla Congregazione Salesiana e quindi astenersi da ogni
atto sacramentale.
Questa decisione dell’autorità
ecclesiastica è l’ultimo di una
lunga serie di provvedimenti che
sono stati adottati negli anni
scorsi nei confronti di questo
sacerdote che ha avuto il torto
di non volersi considerare parte
integrante del processo di oppressione di cui la chiesa è, sia
pure non sempre consapevolmente, parte.
È uno dei maggiori studiosi
del fenomeno marxista e proprio
per questa sua qualificazione era
stato chiamato ad insegnare prima a Roma, poi a Parigi e Lovanio da dove era stato allontanato proprio per le sue prese di
posizione non sufficientemente
ossequienti all’autorità ecclesiastica.
MISSIONE
CONTRO LA LEBBRA
Cari fratelli ed amici,
come siamo stati solleciti nel
domandare a suo tempo ai Pastori, alle Chiese e ai fratelli e
sorelle di tenere presente la 24*
Giornata mondiale della lotta
òontro la lebbra e di manifestare fraterna solidarietà verso
quelli che nel mondo soffrono di
questo male, e verso coloro che
con abnegazione lavorano in
mezzo a loro, così, ora, vogliamo
essere altrettanto solleciti nel
ringraziare coloro, e sono numerosi, che aderendo al nostro appello ci hanno dimostrato la loro adesione in modo concreto.
Ogni contribuzione, dalla più
piccola di 500 lire alla più grande di 500.000, ha avuto per noi
un medesimo significato: l’amore per degli uomini sofferenti,
lontani e sconosciuti nei quali
però sono stati ravvisati dei fratelli con i quali il Cristo si è pienamente identificato: « In quanto lo avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete
fatto a me ».
Ringraziamo pertanto quanti
ci hanno così aiutati e incoraggiati, e estendiamo il ringraziamento a quanti, non avendone
avuta finora l’opportunità, vorranno ancora unirsi ad essi.
Past. Guido Mathieu
4
17 giugno 1977
TRADUZIONI ITALIANE DELLA BIBBIA
Una Bibbia su misura
Sulla versione dei Testimoni di Geova grava il
tiche che forzano il testo biblico ritradotto dall
La setta dei testimoni di Geova
ha una sua propria traduzione
della Bibbia che è chiamata:
« Traduzione del Nuovo Mondo
delle Sacre Scritture » e che è
diffusa in moltissime lingue tra
cui anche Fitaliano.
La prefazione aH’edizione inglese sostiene che questa traduzione
dà « alle Scritture quella chiarezza che altre traduzioni non
sono riuscite a rendere loro » e
che è stata eliminata « l’influenza ingannatrice delle tradizioni
religiose che affondano le loro
radici nel paganesimo ». L'idea
che sta alla base è che tutte le
traduzioni delle più diverse confessioni cristiane sarebbero « deviate » da preconcetti dogmatici
che devono essere aboliti.
La traduzione italiana
La traduzione italiana, che è
quella che qui ci interessa, compare nella sua prima edizione
nel 1967 in una tiratura di 150
mila copie, segno evidente della
volontà di far proseliti che anima la setta dei Testimoni di Geova.
Questa traduzione è però ba-.
sata non sulle lingue bibliche originarie, ma sulla precedente traduzione inglese del 1961. E’ quindi in senso improprio che parliarno di una traduzione. In realtà
si tratta di una trasposizione in
italiano di un'altra traduzione. In
più, questa trasposizione è compiuta con il metodo del più pesante letteralismo. Già a partire
dal secondo versetto della Bibbia si legge ad esempio: « ...e
c'erano le tenebre sulla superficie
delle ondeggianti acque » (l'aggettivo anteposto al sostantivo è
una chiara traccia della traduzio- .
ne letterale dalTinglese). Se può
essere messa in discussione la
traduzione letterale dal greco e
dall'ebraico (per il fatto che la
traduzione letterale non è necessariamente la più fedele al testo)
è del tutto inammissibile la trasposizione da una lingua moderna ad un'altra con questo criterio.
La critica biblica
D'altra parte, i Testimoni di
Geova, quasi in contrasto con il
loro particolare fondamentalismo, non rifiutano la critica biblica testuale, non rifiutano cioè
di affrontare e studiare i testi
greci ed ebraici dell'Antico e del
Nuovo Testamento. Al contrario
fanno della competenza in materia uno dei loro punti di maggior
vanto. Essi affermano che andando a fondo della questione riscoprono delle verità bibliche che
le chiese cristiane hanno sempre
voluto tener nascoste o ignorate.
« Nell’ insegnamento delle Sacre Scritture si sono introdotte
cose incompatibili ed irragionevoli al solo scopo di appoggiare
un’idea religiosa particolarmente
cara. Proprio come insegna il Figlio di Dio, le tradizioni di uomini legati ai propri credi avevano
annullato i comandamenti e gli
insegnamenti di Dio. L’opera che
si è proposta il Comitato di Traduzione è quella di evitare questo
laccio del tradizionalismo religioso ». Così' si esprime la prefazione alla traduzione inglese. In
realtà essi fanno proprio ciò che
affermano di voler combattere,
cioè in alcuni passi distorcono
il testo biblico originario per sostenere. le convinzioni proprie
della loro « dogmatica ».
Alcuni esempi
Vediamo alcuni esempi di traduzioni che differiscono sostanzialmente da tutte le traduzioni
delle varie confessioni cristiane
e che rispondono a criteri dogmatici.
GIOVANNI 1 ; 1
Testimoni Geova Riveduta
Nel principio era Nel principio era
la Parola e la Pa- la Parola e la Paro
roia era con il Dio la era con Dio e
e la Parola era dio la Parola era Dio.
( oppure un dio ;
NdA).
Questo inizio del Vangelo di
Giovanni è uno dei più classici
esempi delle cavillosità della
Traduzione dei Testimoni di Geova. Traducendo infatti « la Parola era dio » o « era un dio » si
mette appositamente la parola
« dio » al minuscolo per far vedere che Gesù pur essendo un
dio non era il « vero » Dio.
COLOSSESI 1:16
Testimoni Geova Riveduta
Perché per mezzo Poiché in lui sono
di lui tutte le (al- >state create tutte
tre ) cose furono le cose che sono
create nei cieli e nei cieli e sulla
sulla terra... terra...
Abbiamo qui un esempio di come i Testimoni di Geova traducono alcuni brani della Bibbia
per appoggiare la loro tesi che
nega la Trinità. Nel caso di
Col. 1: 16 la parola «altre» tra
parentesi, non presente nel testo
greco, è aggiunta per intendere
« tutte le cose oltre a lui. Cristo », i^r comprendere cioè anche Cristo nelle cose create.
Si potrebbe fare ancora una
infinità di esempi di traduzioni
intese a sostenere una teoria particolare dei Testimoni di Geova
o di passi semplicemente mal tradotti e poco comprensibili (che
non sono pochi). Si potrebbe esaminare la teoria secondo cui
partendo dal nome ebraico di
Dio (YHWH) i Testimoni di Geova si sentono incaricati di rimettere al suo posto anche nel N.T.
il « vero » nome di Dio che sarebbe, secondo loro, appunto Geova. Non è tuttavia necessario un
lungo discorso per riscontrare la
fondamentale differenza tra questa traduzione e le traduzioni cri
SERVIZIO
Dobbiamo riconoscere e affermare come facenti parte dell’Evangelo, alcune cose che possono sembrare strane. Dobbiamo dire che ogni lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia
ha un futuro. In quarito la lotta contro l’avidità capitalistica
e contro la disumanizzazione della burocrazia collettivista,
fa parte del nostro servizio a Gesù Cristo; e ne fan parte altresì la sostituzione dei monopoli e delle rriultinazionali con
un’economia messa al servizio dell’uomo; gli sforzi per preservare il creato dalla distruzione e dallo spreco della società
dei consumi; gli sforzi per organizzare politicamente la comunità umana in un’uguaglianza vera e non fittizia, dove gli
uomini abbiano tutti lo stesso peso, non su un piano astratto
di cittadinanza ma sulle concrete possibilità di sviluppare le
loro capacità, di disporre del loro lavoro e della loro vita. Fa
parte del servizio a Gesù Cristo la lotta per la liberazione
della donna dall’essere considerata un oggetto, uno dei tanti
prodotti della nostra società, affinché entri a far parte integrante dell’unità umana («li creò uomo e donna»). Fa parte
di questo servizio la trasformazione dell’educazione in un’occasione di gioia e di umanizzazione per il bambino. Tutto ciò
è lotta contro il peccato e dunque fa parte della creazione
del Regno di Dio.
José Miguez Bonino
peso di scelte dogma'inglese
stiane della Bibbia. Non si tratta
qui solo di interpretazione biblica diversa (c’è anche ovviamente questo fattore), ma si tratta
di traduzione diversa della Bibbia ed in parecchi casi, e questa
è la cosa più grave per noi riformati, si fanno dire alla Bibbia
cose che non dice.
Guai a noi infatti se il nostro
interesse per la Scrittura è solo
determinato da ciò che possiamo
farle dire e non da ciò che essa
ci può dire. L’uso della critica
biblica, lo studio dell’esegesi, la
necessità di nuove e più moderne
traduzioni, vanno tutte nel senso
di farci comprendere meglio ciò
che la Scrittura ci vuole dire. Se
noi usando questi strumenti pieghiamo la Bibbia e la distorciamo facendole dire ciò che vogliamo, passiamo un limite invalicabile e questo limite ci pare sia
stato superato dai Testimoni di
Geova in questa loro traduzione.
Claudio Pasquet
CHI SONO I TESTIMONI DI GEOVA
/ 144.000 giusti
I Testimoni di Geova sono
un movimento recente. Il
fondatore: C. Taze Russel
nacque a Pittsburg (U.S.A.)
nel 1852. Russel profetizzò il
millennio ed il ritorno di Cristo per l’anno 1914 ritorno
che secondo i Testimoni di
Geova sarebbe avvenuto, seppure in forma invisibile. La
dottrina di questa setta è
fondata su una storia della
salvezza che interpreta arbitrariamente la Bibbia. Satana
sarebbe infatti alleato con le
autorità civili, politiche e religiose di tutto il mondo, per
cui l’umanità può essere liberata solamente distruggendole. Da qui nasce il rifiuto della partecipazione alle
attività socio-economico-politiche del mondo da parte
dei Testimoni di Geova.
Forti sono i toni apocalittici che dominano l’attesa di
questa setta: la battaglia finale tra Geova e Satana, i
144.000 giusti con Cristo, la
partecipazione dei testimoni
finali alla gloria del Regno
millenario, ecc.
Tipici sono poi il rifiuto
della fede nella Trinità, il rifiuto del dialogo con qualsiasi
confessione cristiana, il rifiuto delle trasfusioni di sangue.
L’organizzazione è strettamente verticistica e fa capo
ad un presidente eletto a vita coadiuvato da un comitato
di 7 persone.
I Testimoni di Geova sono
circa 1.000.000 nel mondo e
sono in continuo aumento
grazie alla loro forte opera
di proselitismo. La loro « predicazione » fa soprattutto
presa sulle classi più emarginate grazie al messaggio basato su pochi e precisi «slogan » che tendono a dare
una sicurezza a chi appum
to in questo mondo ne ha
poca o nessuna.
È in ultima analisi un tipico esempio di alienazione
religiosa che fa leva sul « bisogno religioso » che altre
confessioni cristiane non possono e non vogliono accontentare.
CATTOLICESIMO ODIERNO
Rilancio religioso
Sul Corriere della Sera del
29 maggio Francesco Alberoni
esamina i modi con i quali il
cattolicesimo (non solo in Italia, ma soprattutto qui tra noi)
cerca di far fronte alla innegabile perdita di potere che affligge la Chiesa come istituzione.
Perdita di potere che si verifica, come chiunque vede, non solo nei confronti del mondo civile, ma anche all’interno della
Chiesa stessa nel rapporto tra la
gerarchia istituzionale e la massa dei fedeli. Secondo Alberoni
il cattolicesimo ha trovato nelle
sue tradizioni almeno tre modi
validi a mantenere la forza della
fede anche di fronte alla crescente debolezza della istituzione.
Il primo è la comunità intesa
non nel senso delle comunità istituzionali (conventi e simili) la
cui crisi al contrario permane,
ma come libere comunità di famiglie e di persone che cercano
in un rapporto diretto la possibilità di vivere la propria fede anche senza, o perfino contro, l’istituzione. E tali sono non solo le
ben conosciute « comimità di
base», ma anche comunità che
riferendosi alla parrocchia hanno mantenuto un rapporto organico con la chiesa, ma vivono
la vita parrocchiale in modo autonomo e spesso polemico con
la istituzione. A Milano sono
note in questo campo la parrocchia di S.ta Maria Incoronata e
quella di piazza Wagner, oltre a
parrocchie della larga periferia.
Il secondo è quello della missione, che così si può definire
non solo perché rappresenta una proiezione verso l’esterno assimilabile alla evangelizzazione,
ma perché il missionario non
può condannare chi si comporta in modo che a lui non piace
« ma deve cominciare la sua opera con umiltà, agendo in modo caritatevole, facendo cose utili, insegnando, aiutando, proteggendo e dando l’esempio». Solo dopo, quando ha raggiunto il
potere sui suoi evangelizzati
« giudica e condanna ». Secondo
l’Alberoni il cattolicesimo si è
creato molto spazio missionario,
così, inteso, sia a livello di parrocchie, che in istituzioni parallele, fra cui egli cita le Adi
post 1968.
Ed infine il terzo è quello dell’asilo, già avviato alla fine dell’ultima guerra nei confronti di
non pochi antifascisti che cattolici non erano e non sono diventati (ma qualcosa è comunque
rimasto). Oggi il cattolicesimo
ricomincia a svolgere questa funziono e, secondo l’Alberoni, non
solo verso chi ne ha evidente
bisogno, come i drogati, ma anche nei riguardi di « molti reduci dall’insuccesso dei movimenti, quando crollò in loro la
speranza dello stato nascente e
la gente si sentì sperduta e triste ».
Conclude l’Alberoni di non
credere « a un processo unidirezionale di secolarizzazione della
società ». E non si nasconde il
rischio che questi movimenti
corrono, come è avvenuto per
Comunione e Liberazione, di
essere buttati nella lotta politica
per ritrovarvi ragioni di divisioni e di conflitto. Ma ritiene
che la ricerca della soluzione
« religiosa », anche se non nelle
forme rituali consuete, sia una
delle possibili conclusioni della
« crisi della società industriale
(capitalista o comunista) » di
fronte a catastrofi ecologiche
che condurranno inevitabilmente alla « rimeditazione dei valori
ultimi ».
Nei limiti in cui l’analisi delTAlberoni è accettabile (ed a me
essi sembrano assai ampi) vai
la pena di rilevare come la ricerca di un suo rilancio il cattolicesimo sembra svolgerla non
in direzione unicamente sociopolitica, ma in direzione più
strettamente « religiosa », sia
pur aperta al mondo esterno e
alla possibilità di agire in esso.
Che poi avvenga, come è avvenuto ad esempio nel caso del divorzio, che i « cattolici » acquistino una notevole indipendenza,
proprio in campo sociopolitico,
nei confronti della istituzione
« Chiesa » e che alla lunga essi
possano sperare di arrivare a
profonde modifiche di molti aspetti di tale istituzione, sembra
essere la conferma di quella che
Gramsci riteneva essere la inter-azione delle sovrastrutture
(le tre modalità di azione sovraindicate) sulle strutture (la Chiesa stessa).
Conclusioni per noi?
Io saprei tirarne solo una : che
mi piacerebbe tanto poter leggere, magari non sul Corriere
ma sulla Luce, un articolo che
segnalasse e studiasse un simile
risveglio alTinterno delle nostre
comunità, non limitato a Riesi,
a Villa San Sebastiano o a Cinisello, ma che le implichi tutte.
Niso De Michelis
Chiese di Cristo a convegno
Si è tenuto recentemente a Genova
il 2® Convegno di studio e collaborazione tra le chiese di Cristo del Centronord Italia sul tema : « Uidentità delle chiese di Cristo e testimonianza
nella società italiana di oggi », organizzato dalla comunità cristiana di Via
Marina di Robilant, che da alcuni mesi è impegnata in una campagna per
chiarire le ragioni del a no » all’ora di
religione nelle scuole.
Secondo Lino De Bonetti direttore della rivista « Cristianesimo oggi »,
dal Convegno sono emerse le seguenti
indicazioni :
1) Si è riaffermata la necessità
deH’impegno politico di ogni credente
che si effettua nella attiva partecipazione nelle varie organizzazioni politiche, sindacali ecc.
2) Si è ribadita la assoluta priorità della signoria di Dio sulla storia,
per cui l’eticità dei credenti non va
confusa con l’iniziativa originale di Dio
di annunziare in Cristo la buona notizia del Regno.
3) Si è sottolineata l’esistenza del
problema molto importante della
comprensione della Bibbia che, anche
se non va letta secondo le varie mode del tempo, va tuttavia compresa a
partire da una indagine critica che
tenga conto dei condizionamenti umani di ordine storico, psicologico, sociale, ecclesiale.
novità Claudiana
SERGIO RIBET
Il nodo del conflitto libanese
tra resistenza palestinese e destra maronita
Introduzione di Giorgio Girardet
con Appendice di documenti
(«Nostro tempo» 23), pp. 196, L. 2.800
— Il mondo si è commosso per Teli el Zaatar, ma poi è calato il « silenzio stampa ». è legittimo parlare di un « complotto internazionale » contro il Libano? Quale avvenire
si profila per l’ultima trincea del popolo palestinese?
-— Capire il Libano è importante, come caso esemplare di
una « strategia della destrutturazione » ben nota anche in
Italia.
— Una vicenda cui non possiamo sentirci estranei finché saremo chiamati in causa come cristiani.
Un libro documentato che risale alle cause profonde del conflitto.
CLAUDIANA ■ Via Principe Tommaso 1 - 10125 TORINO c.c.p. 2/21641
5
17 giugno 1977
INTENSA ATTIVITÀ' PER IMPOSTARE IL LAVORO DELLA FEDERAZIONE
Il nuovo corso della FCEI
Il rilancio e la riorganizzazione dei servizi - Lo
federazioni regionali - I rapporti con le chiese
movimento del nostro paese
dei programmi per conto proprio, ben fatti e molto ascoltati.
Però non c’è ancora un collegamento a livello regionale e, se
possibile, nazionale di tutte queste trasmissioni. Nella prossima
riunione dovremo vedere questo
aspetto delle trasmissioni radio
televisive e vorremmo un collegamento con il servizio STR della Federazione.
Stampa, radio
televisione
F. Rocco
Iniziamo centrando l’attenzione sui servizi che sono l’espressione principale del lavoro della
Federazione.
Il servizio Stampa-TelevisioneRadio (STR) è stato riorganizzato a tre livelli. Vogliamo dare
una descrizione di questa articolazione funzionale che intende
migliorare e rendere più efficace
l’attività del servizio?
M. Girardet
L’idea è stata quella di riorganizzare in modo più funzionale il servizio soprattutto migliorando il contatto diretto con
le chiese e a questo scopo si è
pensato di costituire un comitato generale del servizio in cui le
chiese siano rappresentate direttamente dalle loro dirigenze. E
questo allo scopo di instaurare
un rapporto più diretto con le
realtà che sono espresse dalle
nostre comunità nelle varie federazioni. Si è così pensato di
far funzionare il servizio a tre
livelli: un comitato generale che
dovrebbe dare la linea generale
teologica e anche ideologica della nostra presenza nei vari settori del servizio, impostando in
linea generale i programmi, valutando quello che è stato svolto nel passato per trarre indicazioni per il futuro (la novità è
che in questo comitato entreranno a far parte i rappresentanti
delle federazioni regionali e i
rappresentanti delle dirigenze
delle chiese federate oltre a
quelli che attualmente già lavorano). Come secondo livello abbiarno i gruppi operativi per la
radio e per la televisione. C’è
infine lo staff che attualmente
opera nel servizio a pieno tempo.
F. Rocco
Parlando del settore STR sono state giustamente messe in
questione anche le attività delle
federazioni regionali che si esprimono, come è stato ribadito in
tutte le relazioni dei rappresentanti delle fed. reg., attraverso
radio e TV libere. Una parte cospicua dell’attività regionale è
destinata a questa nuova forma
di evangelizzazione. Ma vediamo
innanzitutto quante sono e come
si configurano queste federazioni reeionali.
Federazioni
regionali
B. Colombu
Le fed. reg. attualmente sono:
al nord la ligure e la lombarda
e il triveneto; al sud l’apulo-lucana e la siculo-calabra. Rimane la zona centrale che è completamente scoperta in questo
senso. Io posso parlare per conoscenza diretta della Federazione di Puglia e Lucania. Essa è
nata subito dopo la costituzione
di quella nazionale. Ha circa 7
anni di attività ed è nata in seguito ad un continuo e capillare
lavoro di convegni che miravano
a cercare una linea comune che
unisse tutte le comunità federate. Ci siamo arrivati e fino ad
ora i risultati sono buonj; l’attività è ricca e molteplice e ai vari convegni partecipano quasi
tutte le comunità. Oggi ci troviamo di fronte ad alcuni grossi
problemi come il rapporto con
i non federati soprattutto dopo
l’assemblea di Bari: intendiamo
verificare quali sono le effettive
possibilità di un lavoro comune
con le comunità non federate
nella nostra realtà locale. Un altro problema è la diffusione della nostra presenza nella regione
e questo attualmente sta avvenendo tramite le radio e le televisioni locali, oltre che la televisione regionale. Alcune chiese
locali già trasmettono e fanno
Servizio studi
F. Rocco
Un altro servizio che richiede
un più efficace raccordo tra attività locali e attività nazionali
per il rilancio della Federazione
è senza dubbio il servizio studi
che ha un programma a breve,
medio e lungo termine. Alcuni
aspetti di esso sono già emersi
dalla prima impostazione che il
consiglio ha dato a questo settore.
S. Ribet
Credo che il raccordo tra le
realtà regionali e locali e il livello del lavoro fatto nazionalmente si colloca soprattutto sui
vari centri in attività, ad esempio San Fedele Intelvi, Ecumene, Agape ecc. Essi già svolgono
un lavoro in accordo con le federazioni regionali o comunque
al servizio di tutte le Chiese dove non ci sono delle federazioni
reg. Si tratta come servizio studi non tanto di fare qualche cosa ex novo ma proprio perché la
Federazione non è una super
chiesa ma una serie di servizi offerti alle Chiese, si tratta di
coordinare quello che già c’è, di
rnettere a disposizione delle varie Chiese l’attività che ogni Chiesa svolge per conto suo e inserirlo nel giro di tutte le Chiese
evangeliche. Anche qui vale il discorso con i non federati. Ho
l’impressione che si tratta di riprendere l’ispirazione originaria
della Federazione dal congresso
del ’65 per fare in modo che ogni
persona, ogni chiesa o gruppo di
chiese si esprima su quello che
gli sta a cuore: è l’unica possibilità di evitare che le chiese
con maggiore tradizione, storia
e cultura abbiano una specie di
egemonia, perché quando uno
parla di quello che gli sta a cuore è ad armi pari rispetto a
chiunque. Questo è un compito
che può essere in qualche modo
coordinato da un servizio studi
indipendentemente dalle Chiese
e dalle sfumature denominazionali.
F. Rocco
Se ne può desumere che, in
pratica, tutti i servizi della Federazione hanno questo duplice
aspetto: si rivolgono all’interno
verso le chiese per rendere loro
un servizio ma anche verso l’esterno per tenere un rapporto
nuovo con le varie realtà emergenti. Anche il servizio istruzione e educazione forse più degli
altri ha questa caratteristica,
perché vuole da un lato provvedere alle esigenze comuni delle
chiese aderenti alla Federazione
per certi servizi che mette a disposizione e che cerca dall’altro
di instaurare un rapporto verso
la realtà esterna di tutto il mondo della scuola e dell’istruzione
così gravemente in crisi nel nostro paese.
Servizio istruz.
e educazione
V. Benecchi
Il servizio — che ha origini
molto lontane — consiste nel
fornire materiale di lavoro per
le nostre scuole domenicali. Ma
in questi ultimi tempi, oltre a
questo tipo di lavoro tradizionale, si è andato sviluppando un
altro tipo di lavoro molto importante che si inserisce molto bene in un dibattito più ampio. Il
sviluppo del lavoro di base e delle
non federate e con la realtà in
lavoro che svolgiamo lo consideriamo un po’ una controscuola; una attività che si propone
innanzitutto di togliere dalla
mente dei nostri ragazzi, e quindi dalla loro cultura e dalla loro
preparazione, tutto ciò che nell’ambito della scuola ricevono di
alienante dal punto di vista religioso. Mi riferisco in modo
particolare non solo all’ora di
religione, ma anche a tutta l’impostazione che viene data ai programmi della scuola che sono
determinati certamente da una
visione culturale cattolica. Attraverso il nostro lavoro cerchiamo
anche di fornire degli strumenti
critici per poter analizzare questa situazione; da una parte
strumenti biblici, e dall’altra le
analisi dei vari aspetti della cultura cattolica. Per esempio nella rivista « La Scuola domenicale » negli ultimi tempi ci siamo
occupati in modo specifico di
momenti tipici di questa cultura
come il diavolo, i santi, cose che
appaiono non casualmente in
certi momenti politici e culturali nel nostro paese con obiettivi molto precisi.
Servizio
migranti
F. Rocco
L’altro servizio della Federazione che si trova ad affrontare
uno dei momenti più delicati della vita nazionale è il serv. migranti. Siamo tra l’altro in un
momento di riflusso del movirnento migratorio. Senza proporsi obiettivi ambiziosi e non realistici questo servizio ha però
una funzione ancora più marcata in questo momento della vita
nazionale.
A sei mesi daH’Assemblea di Bari è forse
prematuro parlare di bilancio dell’attività
della Federazione. Tuttavia in questo periodo iniziale l’attività è stata molto intensa
(con diverse riunioni della Giunta e tre riunioni del Consiglio) e questi elementi ci
sembrano sufficienti per dare almeno un
quadro completo del lavoro di impostazione
della Federazione che si trova a definire in
questo momento alcune questioni di fondo
che riguardano la sua esistenza e la sua attività. In occasione della terza riunione del
Consiglio ad Ecumene, la redazione romana
dell’Eco-Luce ha organizzato una tavola rotonda a cui hanno partecipato:
Lìdia Aquilante (rappresentante FDEI),
Piero Bensì (presidente). Bruno Colombu
(fed. apulo-lucana), Valdo Benecchi (segr.
Servizio istruzione e educazione). Maria Girardet (segretaria del Consiglio), Pino Mollica (segr. servizio migranti), Sergio Ribet
(segr. servizio studi), Aurelio Sballi tesoriere). Ha condotto Fulvio Rocco (vice presidente).
P. Mollica
Il servizio migranti si propone
di cercare in fase di studio, di
meditazione, di confronto, le
cause e le conseguenze di una
situazione che costringe tante
persone à emigrare per potersi
guadagnare il pane. Naturalmente non si può pensare di poter
contribuire in modo determinante a risolvere problemi tanto
grossi; ma ci proponiamo di fare un’opera di informazione e
sensibilizzazione non solo nelle
zone di emigrazione, ma di tutte
le nostre comunità ricollegandoli
anche alle chiese estere. Ovviamente questo comporta collegamenti, rapporti costanti e ci impone anche di stimolare quello
spirito di cooperazione, quel nuovo modo di affrontare i problemi in zone dove culturalmente
esiste un esasperato individualismo ed una radicata sfiducia
nei confronti di ogni autorità
esterna per cui certi tipi di lavoro in comune non sono neanche pensabili. Non ci limitiamo
cioè ad una assistenza agli emigrati ma cerchiamo di aiutare
quelli che rientrano à prendere
coscienza delle cause del fenomeno e ad affrontare i problemi
localmente, nelle zone povere,
nelle zone depresse, non solo del
meridione ma anche per es. del
triveneto.
Rapporti esterni
F. Rocco
Questa panoramica sull’attività dei servizi ripropone la necessità del coordinamento generale, di una impostazione organizzativa più efficace che dia
sempre più un’immagine precisa
e chiara della Federazione nei
suoi rapporti con le chiese che
ne fanno parte, nei suoi rapporti esterni e nei suoi rapporti internazionali. Sono stati fatti dei
passi avanti in questa direzione
e che cosa ci si propone di fare
in sede di coordinamento?
P. Bensì
È evidente che tutto il lavoro
che fanno i servizi deve essere
coordinato in qualche modo dal
consiglio della Federazione e que
sto è il compito che esso si propone e porta avanti con estrema
semplicità e democraticità. I servizi sono presenti con i loro segretari alle sedute del consiglio
per quella parte che li riguarda
e in quella sede vengono discussi tutti i loro problemi. Il consiglio interviene soprattutto per
dare indicazioni e l’aiuto che può
essere necessario. Accanto ai
servizi però c’è tutta una attività che compete direttamente e in
modo specifico ai funzionari, ai
servitori della Federazione. Alludo particolarmente agli interventi nel Friuli, dove sono state
fatte delle visite dal presidente,
dal vice presidente e dal cassiere della Federazione; abbiamo
cercato di studiare insieme ai
fratelli di lassù quali erano gli
interventi migliori e che cosa si
poteva fare. Fino ad ora qualche cosa è stato fatto: recentemente sono state consegnate 5
case a 5 famiglie e mi fa piacere sottolineare che si tratta di
famiglie cattoliche, molto bisognose, le quali non hanno nulla
a che vedere con le nostre chiese
evangeliche. A Lestans è stata
consegnata ima scuola materna
di alto livello dal punto di vista
della costruzione e contributi sono stati dati per altre iniziative.
È stato rifatto completamente
un centro sociale che per il momento ospiterà alcune famiglie
(Tramonti di sopra) e quindi sarà restituito alla sua funzione
naturale di centro di incontri e
di studi. Questi aiuti sono stati
assicurati da offerte delle nostre chiese e da doni dall’estero.
Per ciò che riguarda le offerte
delle nostre chiese, devo dire che
sia per il Friuli sia anche per la
Romania i doni sono stati fino
ad ora al di sopra di ogni aspettativa e abbiamo potuto in questo modo testimoniare della nostra solidarietà con popolazioni
che hanno fortemente sofferto,
solidarietà motivata dal solo
fatto che hanno sofferto, non dal
fatto che condividono con noi
delle opinioni religiose.
I non federati
F. Rocco
Come si muove la Federazione
nei confronti dèlie chiese non
federate?
P. Bensì
I rapporti con i non federati
sono stati affidati in modo
particolare alla cura del presisidente. Sono rapporti non sempre facili ma che tuttavia finora
si sono dimostrati estremamente
utili perché per la prima volta
dal congresso del ’65 evangelici
di denominazione e di impostazione teologica e biblica molto
diverse hanno trovato il tempo
e il desiderio di stare insieme
per qualche ora per vedere fino
a che punto è possibile collaborare e presentare agli italiani un
volto abbastanza uniforme della
testimonianza evangelica. Le
chiese che hanno partecipato a
questi colloqui per i] culto radio
sono ia chiesa apostolica, avventista, pentecostale, i fratelli, la
comunione delle chiese libere.
F. Rocco
Mi sembra però che al di là
dell’enunciazione della comune
volontà di rafforzare e migliorare le attività dei servizi, ciò che
più conta è la risposta che la
Federazione deve dare alla richiesta più importante emersa
dall’assemblea di Bari, quella
cioè di una riscoperta da parte
della Federazione di quel senso
vocazionale che si era manifestato al congresso del ’65.
B. Colombu
Sì; direi, a questo proposito
che ciò che è mancato fino ad
ora e che va recuperato è un
rapporto diretto della Federazione anche con le singole comunità; perché l’esperienza di tutti i
giorni ci dice che sono numerosissime le comunità che sentono la Federazione come un organismo « esterno », e qualche
volta addirittura « estraneo » alla loro vita.
Sensibilizzare
le comunità
L. Aquilante
Per raggiungere questo obiettivo occorre che la Federazione,
senza diventare una « superchiesa », riesca a sviluppare in maniera puntuale e continua un’opera di sensibilizzazione delle
comunità che la compongono
sui grandi temi suggeriti dalla
attualità su cui il paese nel suo ,
insieme è giornalmente costretto
a confrontarsi. Occorre, insomma, che la Federazione pur non
sovrapponendosi alle chiese e
lasciando ciascuna delle chiese
pienamente libere di esprimersi
e di prendere tutte le iniziative
che ritengono necessarie, si esprima attraverso prese di posizione e contatti con la realtà politica e sociale del paese; e, naturalmente, ricerchi la possibilità di rendere pubbliche queste
prese di posizione attraverso i
pròpri strumenti di informazione.
F. Rocco
Già, ma perché questo sia possibile occorrerebbe che la raccomandazione dell’assemblea di
Bari circa la creazione di un
servizio di informazione efficiente anche nei confronti del mondo esterno sia realizzata al più
presto.
A. Sbaffì
D’accordo, tuttavia non dobbiamo ripetere quello che già
fanno i nostri giornali ecclesiastici, o quello che fa Com/Nuovi Tempi. Io credo che dovremmo arrivare per il momento se
non altro alla creazione di un
gruppo di lavoro che configuri
chiaramente i compiti di un
servizio stampa che realizzi questo collegamento tra la Federazione, le chiese e il mondo esterno.
M. Girardet
Credo che non dobbiamo dimenticare che esiste non soltanto un problema di rapporti
con le comunità ma anche con
forze magari non classificabili
come gruppi ecclesiastici e che
pure in questo momento assumono il significato di un nuovo modo di intendere il cristianesimo e di militare come cristiani; mi riferisco a titolo di
esempio a Crisiani per il Socialismo e a molte comunità cattoliche di base. Io sono convinta
che se la Federazione si isolasse
rispetto a questa area, mancherebbe ad un suo compito e si
estranierebbe nei confronti del
mondo cristiano d’oggi più in
generale.
(continua a pag. 8}
6
17 giugno 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
INTERVISTA AL SINDACO DI BOBBIO P ELLICE
Aiuto alla I problemi da risolvere sono tanti
montagna
a colpi
di mortaio
Mentre scrivo il vallone di Rorà rimbomba sotto i colpi di
mortaio dell’artiglieria dell'esercito italiano in esercitazione. Le
sentinelle controllano tutte le
strade di accesso alla zona di
Rumer fatta evacuare perché situata sotto il tiro dei mortai che
hanno come obiettivo il monte
Cavallo.
Roreì non è l'unico comune
delle valli ad essere interessato
a queste esercitazioni di tiro:
Vitlar e Bobbio Pellice con gli
alpeggi del Liussa e la Conca dei
Carbonieri si trovano nella stessa traiettoria.
I contadini che salgono agli
alpeggi, oltre alle grosse difficoltà che incontrano normalmente
nel loro lavoro, quest’anno aggravato dall’alluvione, devono
sopportare anche le conseguenze del tiro al bersaglio dell’esercito. Il che vuol dire evacuazione o restale chiusi in casa con
il bestiame^
Sono anni e anni — mi dice
una contadina di Rumer — che
siamo costretti ad evacuare col
nostro bestiame. Ieri c’era l’obbligo di restare chiusi in casa:
proprio adesso con tutte le cose
da fare! I rimborsi che ci dà
l’esercito sono ridicoli rispetto al
disagio che ci crea...
Quest’anno, dopo l’alluvione,
vi erano fondati motivi per chiedere la sospensione delle esercitazioni militari. Ed è stato fatto. Ma l’esercito è l’esercito ed
ormai i programmi erano stati
preparati meticolosamente; non
potevano sfumare a causa di
un’alluvione. In fondo il monte
Cavallo su cui si continua a sparare non è stato toccato dall’alluvione: il bersaglio è garantito!
Non bastavano le frane, gli
smottamenti della recente alluvione, i danni valutati in decine
di miliardi; ora arriva l’esercito
a sparare sulla montagna. L'ufficio tecnico della Comunità Montana ha segnalato, nel perdurare delle piogge, i pericoli di nuove frane, ma il Comando militare ha fatto finta di non sentire.
Così, mentre da una parte si
fanno accertamenti geologici,
dall’altra il cannone tuona contro la montagna. E tutto si deve fermare per far posto all’esercito.
In diverse zone in cui l’opera
di ricostruzione procedeva a ritmo intenso, nonostante i continui rovesci di pioggia, si è stati
costretti ad interrompere il lavoro per permettere l’esecuzione
del tiro al proietto.
Sabato 4 giugno a Torre Pellice vi è stato un incontro dei
sindaci della valle con il senatore Vinay per accertare i danni e fare il punto sulla situazione. In questo incontro è stato
deciso l’invio di un telegramma
al Comando militare della Regione Nord-Ovest e alla Regione
Piemonte per chiedere la sospensione dell’esercitazione. La richiesta era motivata: evitare altri disagi ai contadini che già
erano saliti negli alpeggi e che,
dopo la dura esperienza dell’alluvione, avrebbero dovuto evacuare per motivi di sicurezza. I
risultati sono stati magri: sembra che l’unica concessione sia
stata quella di non far evacuare
la Comba dei Carbonieri, dichiarata zona. non pericolosa.
L’insensibilità dei Comandi militari ha fatto balenare a qualcuno l’idea di organizzare l’occupazione degli alpeggi per impedire il tiro dei mortai; ma
questo può essere fatto soltanto
dopo aver informato e sensibilizzato la popolazione, e il tempo è mancato. Ma è un’idea da
prendere in considerazione per
il prossimo anno. Ed anche il
monte Cavallo griderà riconoscenza.
Ermanno Genre
Gli interventi devono essere tempestivi, se si vuole dare fiducia alla gente più colpita
ni più gravi alla viabilità e all’agricoltura
I dan
— Ritiene che sarebbe stato
possibile, almeno in parte, evitare le conseguenze disastrose
delle piogge torrenziali dei giorni scorsi?
— Non è tacile rispondere a
una domanda del genere, visto il
disastro e soprattutto i danni
causati da quest’alluvione. Avevo, qualche tempo fa, segnalato
al Genio Civile la opportunità
che il letto del Pellice fosse adeguatamente ripulito, almeno in
alcuni punti critici, perché le
acque potessero defluire più ordinatamente. Mentre nella bassa
Valle le escavazioni per il prelievo di ghiaia e ghiaione costituiscono indubbiamente un pericolo, ritengo che simili operazioni siano utili e opportune,
nella nostra zona, per evitare
eventuali intasamenti nel letto
dei corsi d’acqua. È ovvio che
questo deve essere studiato attentamente e pianificato, in modo da prevedere apposite sacche
che interrompano il flusso della corrente, per evitare danni alla pianura.
In fondo, i grossi danni sono
stati provocati per la massima
parte da intasamenti dovuti all’accumulo di alberi e altro materiale, che hanno creato veri e
propri sbarramenti e spostato
completamente il letto del torrente; inoltre quando questi
sbarramenti hanno ceduto si è
determinata una forza d’urto insostenibile per ponti e altre
opere.
Ad esempio, anche il ponte di
Via Purea, costruito pochi anni
fa dal Genio Civile e considerato « sicuro » : la spalla sinistra è
stata lesionata proprio perché il
corso dell’acqua si è spostato interamente da quella parte.
— Indipendentemente dalla valutazione immediata dei danni,
ritiene che questa alluvione potrà avere conseguenze negative
sullo sviluppo del paese da Lei
amministrato, in un futuro più
lontano?
— Innanzitutto devo dare atto
all’Amministrazione Provinciale
che, nella sua presidenza e nei
diversi assessorati, coordinati
dalla Comunità Montana, si è
dimostrata molto sensibile alla
situazione di grave disagio venutasi a creare ed ha disposto
immediatamente, sia con stanziamenti di fondi, sia con il mettere a disposizione mezzi meccanici e personale tecnico, un in
Una veduta del
ponte di Malbec, sulla strada
Bobbio - Villanova, costruito
solo lo scorso
anno. La violenza delle acque
ha eroso il terrapieno di accesso
e completamente ostruito la
luce del ponte,
per cui esso è
stato del tutto
sommerso (foto
Mario Melli).
Una visione del piccolo affluente del Pellice, sopra Malbec. Vicino ai pali
dell’elettrodotto, che ha subito notevoli danni, passava la carrozzabile BobbioVillanova. (foto Mario Melli).
tervento efficace. È chiaro che i
mezzi e le forze (jli cui la Provincia può disporre non sono
sufficienti a risolvere tutti i problemi e che altri interventi devono essere previsti dallo Stato
attraverso la Regione.
Credo che, proprio vedendo la
tempestività dell’intervento, manifestazione chiara di una volontà di ricostruzione, molti abitanti della montagna possano
sentirsi non abbandonati, possano anzi sentire la solidarietà
reale di tutti, e questo li può
aiutare a sopportare i disagi che
certamente dovranno affrontare.
Ora si sta cercando di eliminare
per quanto possibile le difficoltà, per esempio delle comunicazioni, con opere provvisorie, ma
è evidente che occorrerà purtroppo parecchio tempo prima
che la situazione possa tornare
alla completa normalità. Con la
ricostruzione di strade e ponti
andati distrutti o gravemente lesionati, come il ponte dei Cairus. Di questo si sta già occupando, con un fattivo interessamento il Genio Civile, almeno
per il tratto di strada BobbioVillanova.
A questo proposito credo necessario sottolineare il contributo veramente significativo che
è venuto da parte di molti volontari, sia del Comune sia di
altre zone, che hanno già lavorato alcune giornate per compiere quelle opere che non pos
Mappa dei disastri
Dati provvisori al 26 maggio 1977, mancando ancora informazioni sulle zone
più lontane dal Concentrico :
a) ENTITÀ’ DANNI AD OPERE PUBBLICHE
1) Strade: Bobbio-Villanova e strada per la Valle Carbonieri
2) Ponti: Malbec - Rounc - Biava - Payant - Giornà - Ferrera - Cairus - Bossolin - Arbaud - Lautaret - Romana Pautas - Giraudin e la passerella del Pian della Ruà
3) Argini da ricostruire nelle seguenti località; Via Fourca Gourghinau - Rostagni e Comba Carbonieri
4 ) Canali
5) Acquedotto
6) Elettrodotto
b) ENTITÀ’ DANNI SUBITI DALLE AZIENDE
8 ) Artigianali
9) Commerciali
c) ENTITÀ’ DANNI SUBITI DA AZIENDE AGRICOLE
10) Piantagioni
11) Prati e Campi
12) Boschi e Pascoli
13) Sementi ed attrezzi
14) Fabbricati
sono essere eseguite con mezzi
meccanici. La conformazione
stessa della zona non consente,
se non in parte, l’impiego di
mezzi meccanici: per molti settori è indispensabile un lavoro
manuale, come per esempio per
l’apertura della mulattiera che
congiunge Villanova al Fra, che
è stata ripristinata nel punto
maggiormente danneggiato, nella
zona del forte di Mirabuc.
— QuaU sono i problèmi più
immediati che si pongono alia
Amministrazione Comunaie?
— Uno dei rami dell’acquedotto comunale è stato danneggiato con scoprimento dei tubi
(che sono stati anche piegati e
schiacciati) per un tratto di 150
metri, i; stata anche danneggiata l’opera di captazione della
sorgente che è stata ora riparata provvisoriamente. Anche numerosi acquedotti privati o consorziali sono stati danneggiati.
Della viabilità già è stato detto. Si deve aggiungere la difficoltà di accesso agli alpeggi, essendo le mulattiere state erose in
più punti.
Proprio stasera abbiamo una
riunione della Giunta per esaminare il problema dei rifiuti solidi urbani. Finora avevamo risolto il problema con una
fossa non lontana dal ponte di
Via Furca in cui i rifiuti venivano bruciati. Essendosi spostato il
letto del Pellice, quella soluzione non è più idonea e non è facile trovare una soluzione alternativa.
Certamente i danni sono stati ingenti, alla viabilità ed alla
agricoltura in ogni senso. Non
dobbiamo dimenticare che l’elettrodotto della Ferrera è rimasto seriamente danneggiato e
che la riparazione provvisoria
non è in grado di resistere a
lungo.
— Si era anche pensato che
fosse possibile proprio per le
opere che richiedono i’intervento di manodopera, la collaborazione di reparti dell’esercito. È
avvenuto?
— Sì, su richiesta della Comunità Montana vi è stato per qualche tempo una collaborazione
di una squadra di militari che
hanno lavorato nella Comba dei
Carbonieri verso l’alpeggio della
Gianna, ma ora sono stati ritirati, per difficoltà di carattere
burocràtico-ammistrativo. Intanto però continuano le esercitazioni di tiro sul poligono del
monte Cavallo. C’è da chiedersi se non sarebbe possibile utilizzare in modo migliore le risorse
finanziarie e di uomini!
ALL’ISTITUTO « BUNIVA » DI PINEROLO
Corsi serali
per ragionieri e geometri
L. 350.000.000
315.000. 000
800.000. 000
12.000.000
30.000. 000
50.000. 000
5.000. 000
5.000. 000
10.000. 000
700.000. 000
300.000. 000
10.000.000
50.000.000
TOTALE L. 2.637.000.000
Noi, lavoratori studenti, frequentanti i corsi per Geometri
e Ragionieri, che si svolgono da
due anni presso l’Istituto Statale «M. Buniva» in Pinerolo,
intendiamo informare e sensibilizzare l’opinione pubblica locale sull’utilità ed importanza deiresistenza di questo tipo di
scuola. Purtroppo il nostro è
l’unico corso serale di media superiore statale esistente nel comprensorio di Pinerolo e, poiché
lo riteniamo un ottimo mezzo
per il raggiungimento di un discreto livello di maturazione socio-culturale, vorremmo che altri lavoratori, giovani e non più
giovani, avessero l’opportunità
di frequentarlo valendosi del diritto allo studio, sancito dalla
Costituzione che spetta a tutti
i cittadini.
Con questo scritto vogliamo
appunto rimediare alla impossibilità che ha-l’istituzione scolastica statale di pubblicizzare i
vantaggi di questa scuola contrariamente a quanto nuò fare quella privata che, allettando con il
miraggio del diploma sicurò e
in poco tempo, sfrutta economicamente con rette esose gli studenti, i quali, il più delle volte,
si presentano a sostenere gli esami non sufficientemente preparati.
Ci rivolgiamo a tutti i lavoratori che intendono migliorare le
loro condizioni (sociali, culturali ed economiche); in possesso
della licenza di scuola media inferiore compresi coloro che hanno frequentato le 150 ore. Si
rammenta a tutti che, per facilitare la frequenza ai corsi serali, i datori di lavoro sono tenuti a concedere delle facilitazioni
di orario ai lavoratori studenti.
Richiediamo infine la collabc>
razione delle autorità scolastiche e politiche, nonché quella
degli amministratori dei Comu
ni del Comprensorio affinché
non vengano istituiti corsi serali
analoghi ai nostri sovvenzionati
con denaro pubblico e che si
provveda ad informare effettivamente la popolazione interessata che sono aperte le iscrizioni per le classi I, II, III Geometri e Ragionieri per l’anno scolastico 1977/78 presso l’Istituto
Statale « M. Buniva » di Pinerolo.
I lavoratori studenti
del Buniva
Tutti gli interessati si possono rivolgere presso la segreteria
dell’Istituto «M. Buniva» in via
dei Rochis - Pinerolo al più presto possibile (entro il 28 giugno).
Cambio di indirizzo
Dal 15 giugno l’indirizzo del
pastore Giorgio Toum è il seguente :
Via Beckwith 4
10066 Torre Pellice (To)
Tel. (0121)91.305.
AVVISO
Si rende noto che gli uffici amministrativi degli Istituti Ospitalieri Vaidesi si sono trasferiti in Via Beckwith
n. 3 (ex Convitto) - Torre Pellice - dal
1° giugno corr.
Il Presidente:
E. Aime, pastore valdese
Per le famiglie più colpite dall’alluvione la CED del I Distretto ha aperto una sottoscrizione:
c.c. n. 2/25167 Comm. Distrettuale Valli Valdesi - 10066 Torre
Pellice (To), specificando la causale.
Le offerte possono anche essere congegnate direttamente ai
pastori che provvederanno al
relativo inoltro alla CED.
7
17 giugno 1977
CRONACA DELLE VALLI
_______ECHI DELLA CONFERENZA - 1
Dibattito sui minori
Non è la prima volta che una
Conferenza distrettuale si accorge, durante le ultime battute, di aver sciupato del tempo
prezioso che viene a mancare
quando è il momento di approfondire un argomento. È successo appena si è affrontato il problema dei minori. Nessun ordine del giorno ha potuto essere
votato né erano sufficientemente
chiare a tutti i membri della
conferenza le alternative possibili.
La discussione è avvenuta essenzialmente in riferimento alla
esperienza dei due gruppi famiglia di Via Angrogna e relativa
proposta di trasferimento in altra sede. Perché questo? Si è
detto — ed era scritto nella relazione alla Conferenza — che
ci si trova di fronte ad una impossibilità di continuazione a
causa della mancanza di persone
disponibili per questo tipo di
lavoro e a motivo deU'inadeguatezza dello stabile così com’è allo stato attuale. La riduzione del
lavoro coi minori avvenuta in
questi ultimi anni sembra, per
forza di cose, doversi ancora accentuare.
La Conferenza non è entrata
in merito ai dati tecnici di un
eventuale trapianto dell’esperienza svolta in Via Angrogna in una
diversa sede più appropriata; le
preoccupazioni erano invece volte ai minori, sapendo che le necessità sono ben maggiori delle
disponibilità.
Innanzitutto perché i progetti
della Comunità Montana stentano a concretizzarsi a motivo di
difficoltà oggettive; per cui le
due comunità alloggio di Via
Angrogna sono state in questi
anni l’unica risposta concreta
accanto ai casi singoli (pochi
purtroppo ma è su questa via
che occorre procedere) di affidamento familiare.
In secondo luogo sarebbe anche segno di irresponsabilità
guardare esclusivamente alla situazione contingente senza riflettere sulla disgregazione che
continua a colpire moltissimi
minori indifesi. L’aver affermato
______________________ANGROGNA
La strada in direzione ponte
di Salabestrand per Cacet è nuovamente transitabile grazie al
tempestivo intervento degli Amministratori e del tecnico comunale per decidere e dirigere i lavori e fare il prezioso trasporto del materiale, e ai comprensivi e bravi lavoratori della Beloit che hanno offerto le loro
giornate e naturalmente agli
operai del posto e ai pochi utenti locali.
Il lavoro più importante è fatto, non ancora del tutto ultimato ; comunque la nostra sentita
riconoscenza e grazie a tutti coloro che si sono prestati per ripristinare il transito per Cacet.
N’Angrugnin
R O R A ’
Giovedì 2 giugno ha avuto
luogo un dibattito sugli 8 Referendum proposti dal partito radicale. Il Sig. Gustavo Comba
di Torre Pellice ha presentato
questa iniziativa ed i problemi
in questione. La presenza del
Giudice conciliatore del comune ha permesso anche la libera
sottoscrizione.
• Mercoledì, 8 abbiamo accompagnato al cimitero Bernardo
Durand, di 77 anni, deceduto
dopo lunghe sofferenze. Aveva
subito l’amputazione di una
gamba e poi anche dell’altra ed
era costretto a continui ricoveri
in ospedale. Ai familiari la nostra simpatia cristiana.
BOBBIO PELLICE
Il culto della domenica 12 maggio è stato presieduto da un gruppo di giovani della chiesa di Pomaretto. Essi erano a Bobbio per
partecipare ad un convegno indetto dalla Federazione Giovanile Evangelica Italiana che si è
tenuto presso il Centro Ricreativo dell’Esercito della Salvezza.
La Comunità. li ringrazia per
la loro collaborazione e per il
messaggio che le hanno dato.
da anni che il settore minori è
un ambito della diaconia della
chiesa non può ora essere pacificamente accantonato quasi non
ponesse problemi di alcun genere.
La tendenza (in buona parte
giustificata) degli Enti locali a
pensare alle necessità del territorio, non dovrebbe però diventare una forma di razzismo alla
rovescia, per cui se un minore
è al confine del nostro territorio a noi non deve più interessare. Non si può far ricadere sulle famiglie e sui minori le cause
dello spopolamento delle nostre
vallate. Non è comunque con
questo spirito che ci si è dati
certi regolamenti.
Queste ed altre perplessità sono emerse nella Conferenza che
si è però trovata di fronte ad
una richiesta urgente di trovare
delle persone disposte a lavorare con i minori e all’impossibilità di agire nella struttura attuale di Via Angrogna.
e. g.
TORRE PELLICE
Domenica 19 giugno, alle ore
15, al Foyer « Villa Elisa », di via
Angrogna, avrà luogo l’annuale
vendita di beneficenza a favore
delle opere assistenziali della
U.C.D.G. Parteciperà il Coretto
del Collegio Valdese.
Tutti sono cordialmente invitati ad intervenire.
• Venerdì 17 giugno, alle ore
20,30, presso il Centro d’incontro dei Bouissa, Tavola rotonda
sugli
ANTICONCEZIONALI
Il Gruppo Donne Val Pellice
invita tutte le donne della zona
a partecipare al dibattito. Introdurrà l’argomento un’infermiera del Centro Salute della donna di Pinerolo.
SAN GERMANO
• Domenica 29, dopo il culto di
Pentecoste con Santa Cena, abbiamo avuto nel pomeriggio il
simpatico saggio della Scuola
materna, con un vasto pubblico
di genitori ed amici. Cogliamo
questa occasione per ringraziare
l’insegnante Loredana Beux e le
sue valide aiutanti Ornella Monne! e Marilena Long, per tutto
il lavoro svolto. Un grazie particolare alla sorella Amilda Rostan, grazie alla quale la nostra
scuoletta è sempre stata impeceabilmente pùlita ! Le signore
del comitato apposito hanno
svolto un lavoro poco appariscente ma essenziale e ne siamo
loro riconoscenti. Attendiamo
ora con una certa impazienza di
sapere quale sarà l’avvenire della progettata scuola materna
statale.
• In occasione della Conferenza distrettuale, al culto di domenica 5 giugno la predicazione è
stata tenuta dall’anziano Flavio
Micol, al quale si«mo riconoscenti per il suo solido messaggio. In quell’occasione è stato
battezzato Demis Gönnet, di
Bruno e di Olga, nata Godin. I
nostri migliori auguri a questo
bimbo ed ai suoi.
Grazie ad un’équipe di volontari abbiamo potuto rifocillare i
membri della conferenza. I delegati hanno espresso la loro riconoscenza per questo servizio
svolto in modo assai efficiente.
Lunedì 6 giugno abbiamo ricevuto un telegramma del pastore Monsarat, di Lione, con i saluti fraterni delle chiese riformate del Sinodo regionale a noi
più vicino geograficamente... per
la ormai defunta conferenza distrettuale! Anche i telegrammi
vanno adagino da noi.
• I lavori di rifacimento delle
grondaie del presbiterio (che si
sono rivelati più estesi di quanto si credeva) stanno volgendo
al termine. Ci rallegriamo per
l’accurato lavoro svolto dalla
« impresa Ferrier ».
• Al fratello Ivo Avondet, che
ha prestato gratuitamente la sua
opera qualificata, il nostro grazie sincero per aver ricostruito
il camino del riscaldamento del
tempio, che era pericolante e che
causava ulteriore umidità allo
stabile. Per tutti questi lavori la
generosità di tutti è vivamente
incoraggiata!
LA FEDERAZIONE UNIONI VALDESI ANNI ’60
Coscienza storica
e chiarezza evangelica
Il problema dei giovani e della
loro parte di responsabilità nella
chiesa è stato varie volte e in
molti modi riproposto all’attenzione in questi ultimi tempi.
Il nostro collaboratore Claudio
Tron, in passato segretario nazionale della FUV, abbozza in
questo suo intervento una prima
valutazione della situazione di
"crisi" e delle cause che l’hanno
determinata. Pensiamo nei prossimi numeri di poter presentare
altri interventi che ci aiutino a
capire meglio quel che siamo e
ci aiutino a nutrire la speranza
di cui parla Claudio Tron.
Secondo la pregevole « Inchiesta sulla Comunità di Luserna
S. Giovanni » effettuata dal locale gruppo FGEI i membri tra
i 26 e i 40 anni sono il 25,6% del
totale, ma tra i partecipanti ai
culti questa classe di età scende
al 16,9%, mentre nelle varie attività della chiesa c’è una partecipazione della stessa per il 26,2
per cento, cioè una partecipazione più o meno uguale alla
proporzione che essa occupa tra
i membri di chiesa.
Che cosa sono stati in gioventù questi adulti per i quali la
partecipazione alla vita della
chiesa avviene preferibilmente in
altre forme che con la partecipazione ai culti domenicali? Per
rispondere a questa domanda si
deve fare la storia del movimento valdese giovanile negli anni
’60. Anni per un certo verso felici, per la chiesa come per il
paese. Il centro-sinistra aveva
bene o male permesso una circolazione di idee sconosciuta nel
decennio precedente; d’altro lato la Chiesa Cattolica viveva nel
Concilio Vaticano II uno dei
suoi momenti di speranza. Pur
nell’esiguità del numero dei suoi
componenti la gioventù valdese,
sempre più integrata con quella
metodista e battista, visse quegli anni con coscienza storica e
chiarezza evangelica apprezzabili.
Coscienza storica. Erano gli
anni in cui le esperienze scolastiche di Don Lorenzo Milani
venivano rese note col suo libro
« Esperienze pastorali ». Pur non
essendo queste un modello imitabile, le unioni, sotto la spinta
del Comitato Nazionale, si impegnarono per un rinnovamento
dei loro studi, attraverso i « quaderni FUV », che affrontavano
argomenti storici e teologici in
modo popolare : milanizzazione
delle unioni, si diceva scherzosamente.
Anche sul piano dell’azione ci
furono esperienze interessanti:
prese di posizione in manifestazioni pubbliche, per esempio
contro la guerra del Vietnam;
tentativi di impostare il dialogo
col cattolicesimo in maniera teologica prima di accettare esperimenti liturgici comuni; nel ’68,
poi, anno della contestazione studentesca, alcuni cercarono, pur
con espressioni che oggi non si
ripeterebbero nella stessa forma, di rendere attente le comunità ai problemi dell’ora, anche
nel corso di assemblee cultuali.
Un particolare interesse fu portato al problema dell’obiezione
di coscienza, studiato poi in sinodo su richiesta di un convegno giovanile, anche se, a nostra
conoscenza, un solo giovane valdese rifiutò la divisa militare.
Dimensione evangelica. Una
semplice enumerazione di attività può darne un’idea: colportaggio, attività di servizio e collette (in particolare per Riesi e
Adelfia), studio su Riforma Pro
RINGRAZIAMENTO
La moglie, le sorelle e i familiari
tutti di
Luigi Campese
ringraziano vivamente tutte le gentili
persone che hanno loro dimostrato simpatia ed affetto in questa dura prova.
Pinerolo, 2 giugno 1977.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho serbato la fede ».
(2 Tim. 4: 7).
testante, lettura della Bibbia, sul
cattolicesimo, sull’avvenire del
protestantesimo italiano, sulla
storia valdese, in vari convegni
e campi valdesi o interdenominazionali. Il Congresso del 1965
lanciava la « riforma delle unioni» per farne dei centri di studio della Parola; negli anni seguenti si cercava di strutturarne
meglio le attività nelle direzioni del « servizio, della testimonianza e della comunione fraterna » (quella che veniva detta
scherzosamente la teologia delle
tre parole).
Eppure anni di crisi. Non solo
la riforma delle unioni aveva un
seguito piuttosto modesto, ma
parecchi problemi posti e riposti non trovavano soluzione: per
esempio quello dell’attività dei
cadetti o quello dei pastori incaricati specificatamente delle
attività giovanili (pastori dei
giovani).
Crisi soprattutto numerica. Si
veda la seguente tabella:
Numero Totale Partee.
unioni membri ai culti
1960-61 75 1632 7366
1961-62 70 1452 6979
1962-63 67 1383 6598
1963-64 66 1442 6005
1964-65 72 1459 6019
1965-66 70 1426 5527
1966-67 94 1240 5399
1967-68 58 1089 5159
1968-69 55 927 5011
La diminuzione complessiva
sull’arco dei nove anni è simile
per il totale dei partecipanti ai
culti nella Chiesa Valdese in Italia e per i giovani delle unioni,
anche se la curva ha un andamento im po’ diverso. Mentre i
giovani « tengono » fin verso il
’66, i culti seguono una parabola discendente più regolare.
La colpa di questa situazione
è addossata oggi da alciini alla
politicizzazione della predicazione; da altri al rifiuto opposto
dalle comunità agli stimoli giovanili. I giovani che hanno lasciato la chiesa in modo più percepibile e drastico danno forse
una parte maggiore di ragione
a questa seconda ipotesi. Ma fin
dal 1964-’65 im’inchiesta condotta su vasta scala tra la gioventù
valdese mostrava come l’abbandono della chiesa, allora limitato a poco più di 1/3 dei giovani
intervistati, era il risultato visivo di un mare di indifferenza
che colpiva anche coloro che non
l’avevano abbandonata. La FUV
che confluiva nella FGEI nel
1970 era un « piccolo resto »
scampato a quest’indifferenza,
coi connotati anche della speranza che questa nozione riveste
nella predicazione profetica. Il
lavoro di un gruppo FGEI, a cui
alludevamo all’inizio, mostra che
questa speranza è tuttora viva.
C. Tron
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Mese di aprile
Comitato di Zurigo (Hans Bachofen)
238.000; Elsa e Giovanni Boero Rol,
in mem del caro Arnaldo Boero Rol
10.000; Luciana e Patrizio Boero Rol,
in mem. caro Arnaldo Boero Ról 5.000;
famiglia Lapisa e Boero Rol, in mem.
di Chiavia Mary ved. Lapisa 10.000;
i figli e le loro famiglie, in mem. di
Adriana Tagliabue 100.000; in mem.
di Lageard Amalia, Elda e Dina (T.P.)
10.000; in mem. di Maria Mazzolini,
Cocorda Niny e Susetta (T.P.) 30.000;
in mem. di Carlo e Romana Armand
Hugon, Emma Armand Hugon (T.P.)
10.000; in mem. di Lageard Amelia, il
personale « Nuova Satif » di Saluzzo
139.000; in mem. di Ida Pàschetto,
Alharin, Roman, Piero e Erica (T.P.)
3.000; N.N. e N.N. (T.P.) 7.800.
Ezio De Petris (T.P.) 5.000; Bein
Ernesto e Mirella (T.P.) 6.000 Mons.
et Madame Shaer (Berna) 138.000;
Breuza Renato (Pinerolo) 20.000; Laura Avondetto-Rostagno (To) 50.000;
Unione Femminile di Pinerolo, colletta in occ. proiez. film « Cevenne »
da parte del Sig. Boer 70.000; Rivoir
Ilda, in mem. di Maria Bertone-Casabeltrame (Asilo) 25.000; Alberto Besson e Malan Fanny, in mem. di Buffa
Stefano 10.000.
Doni PRO DEFICIT pervenuti nel
mese di aprile;
Albarin Mario (Asilo) L. 20.000; fa
miglia Rinesi 15.000; in mem. di Guido Robba, la moglie e le figlie 50.000;
Rinalda Motroni-Albarin 30.000; Monnet Silvio e Flora 5.000; Adele Rivoira-Goss 24.000; Signorotti Mina
8.000; Pelizzaro Edvige (Asilo) 2.000;
Visentini Maria (Asilo) 5.000; Ricca
Roberto 2.000.
Depetris Rosine e Pier Dario 8.000;
Pavarin Domenica Adele 10.000; Gay
Enrico 25.000; Tourn Angiolina in
Goss 4.000; Mourglia Giovanni e Lidia
12.000; Volpe Renato 12.000; Malan
Rina in Volpe 12.000; Danna Lina
10.000; Benecchio Albino e famiglia
10.000; Agli Giulio (Asilo) 22.000;
Mirabile Renato e Elena 2.000.
Durand Maddalena 6.000; Boero
Rol Luciana 3.000; Helene ChauvieGeymonat (Asilo) 10.000; Cangioli
Margherita 6.000; Gaydou Emma ved.
Costantino 6.000;Rostan Albina (Asilo) 25.000; Re Giancarlo 10.000; Bouchard Davide e famiglia 10.000; Benedetto Enzo e Susy 2.000; Gay-Charbonnier Jeannette 2.000; Charbonnier
Paolo e Costanza 2.000.
Parise Giuseppe 2.000; Buffa Edvy
6.000; Peyrot Mary 12.000 Travers
Giuliana 2.000; Clot Edoardo 25.000
Elva e Enrico Durand 2.000; Catalin
Nilde 15.000; Malan-Long Lina, in
mem dei suoi cari 24.000; Revel Guido e famiglia (Luserna) 10.000; fratelli e sorelle Rivoira 18.000; Gonin
Emma (Asilo) 44.000; Sorelle Corlando, in mem. della sorella Elisabetta
Cariando ved. Maiotti (Genova-Pegli)
100.000.
Mese di maggio
Charbonnier Paolo e Costanza, in
mem. di Franco Gay L. 10.000; Giampiccoli Giuliana e Luisa, in mem. della
mamma (Torino) 30.000; Grill Paimira ved. Gaydou, in mem. del marito
e dei genitori 10.000; Castagna Caterina (S. Germano Chisone) 20.000; Ricordando la cara Sig.ra Adriana, Alberto Sciti e la zia (Torino) 15.000.
La Società di cucito di Luserna S.
G., in ricordo della Sig.ra Mourglia
Hugon Maddalena 50.000; Lina AgliBuffa, in mem. deUa cognata Anna
Bosco Agl) 5.000; Unione Femminile
Chiesa Evangelica di Zurigo 173.250;
Colletta Comunità di Brienz (Berna) a
mezzo Pastore Schär 276.000; Aurora
Bastia Albarin, in mem. di Tienette
Goss 10.000; Renata e Rino Coisson,
in mem. cugino Mario Eynard (Torino) 20.000.
Pastore Hans G. Schweigart (Buchschlag -Germania) 937.734; FreundesKreis des Waldenser Kirche (Germania) 1.910.088; Tamburini Rosa (Livorno) 10.000; Rostaing Rachele (Svizzera) 10.000; Bianconi Mario (Roma)
5.000; Madeleine e Barbara (BrienzBerna) 10.000.
Bellion Matilde, un fiore in mem.
di Enrica e Mario 10.000; Emma e
Edmond Beux, in mem. di Elise Jalla
10.000; Collecte de l’Asile di Brienz,
(Svizzera) pour l’Asile de St. Jean
104.400.
Doni « Pro Deficit » pervenuti a moggio:
Martina Wilma L. 25.000; Albarin
Adriana 4.000; Albarin Toselli Alda
4.000; Odino Leontina ved. Rivoira
12.000; Costabel prof. Gino 20.000;
Reynaud Lea (Ospite Asilo) 4.000; Ricca Roberto 2.000; Albarin Maria,
4.000; Parise Giulia e Feroglio Silvio
16.000; Benedetto Susy e Enzo 2.000;
Guy Jeannette 2.000; Charbonnier Paolo e Costanza 2.000; Culasso Egidio e
famiglia 4.000; Bonnet Franco e Lea
6.000; Pavarin Giacomo e moglie 10
mila; Mirabile Renato e Nene 2.000;
Renata Schär 2.000; Scuola Domenicale dei Peyrot 30.000; Parise Ivo e
Malan F. 25.000.
Durand Ester 5.000; Gaydou Guido e Laura 4.000; Benech Giulio e
Rita 4.000; Alilo Ivonne 15.000; Benech Alfredo 8.000; Pons Luigi (Ospite Asilo) 24.000; Noemi e Emma Arnoulet 8.000; (jamba Ada ved. Costantin 4.000; Gonin Emma (Ospite
Asilo) 2.000; Beux Liline 10.000; Famiglia Bellandi 30.000; Durand Enrico e Elva 2.000; Niny Besson Capello
10.000. Grazie!
8
8
17 giugno 1977
IL ’’SOCIALISMO” IN ETIOPIA
Non basta il nome
Prese di posizione e denunce del Segretario del CEC e di Amnesty
International
Per i fatti sanguinosi avvenuti recentemente in Etiopia, è intervenuto direttamente il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, past. Philip Potter, con una lettera, inviata al colonnello Mengistu
Hailé-Miriam, presidente del
Consiglio militare provvisorio,
ad Addis-Abeba. Del testo di
questa lettera, pubblicata a Ginevra il 2 giugno, ci dà notizia
immediata il SOEPI.
Il segretario generale del CEC
fa appello al governo etiopico
perché cessi la violenza e l’aggressione brutale a civili innocenti, e l’esecuzione per opinioni politiche sospette, richiamandosi ai diritti dell’uomo, calpestati e violati in misura sempre
crescente. Questo appello in difesa della giustizia e della dignità dell’uomo viene fatto in
nome dell’Evangelo, cui il CEC
cerca di essere fedele, senza essere legato ad una ideologia particolare.
Philip Potter riconosce che nel
processo di trasformazione in
atto nella società etiopica — da
uno stato feudale a uno stato
di tipo socialista — possano esistere delle tensioni, ma non ritiene ammissibile che queste
spingano inevitabilmente al terrore e alla condanna arbitraria,
agli eccidi. E la lettera termina
enumerando dei dati ufficiali —
agghiaccianti — riguardanti i
massacri in Etiopia : 971 « controrivoluzionari » «liquidati» nella
provincia di Gondar ; 3000 « ribelli » uccisi dalle forze militari
nel 1976; 300 giovani massacrati
il lo maggio ad Addis Abeba. Cifre indicative, dice Philip Potter: in realtà le perdite di vite
umane sono ancora maggiori.
Anche Amnesty International,
nel suo rapporto alla sotto-commissione per l’Africa al Congresso delle Nazioni Unite del 28
marzo, denuncia il DEBG — il
regime militare etiopico — per
sistematiche violazioni ai diritti
dell’uomo.
Secondo questo documento sono circa 8.000 — uomini, donne
e bambini — i detenuti senza
specifica condanna, fatti vivere
in condizioni disagiate e deplorevoli dal punto di vista sanitario, in locali sovrappopolati, senza assistenza. Oltre a questi si
ha notizia di 362 prigionieri politici.
Vengono denunciate esecuzioni sommarie e massacri di numerose persone, sospettate per
« crimini antirivoluzionari ». Nel
solo mese di marzo più di 2000
persone sono state sottoposte
ad « esecuzione sommaria » da
parte delle forze dell’ordine e
delle « milizie popolari ».
Il documento denuncia pure
l’uso della tortura.
Inoltre, il 4 aprile, Amnesty
International ha inviato un tele
Comìtato di Redazione : Bruno
Bellion, Brmanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
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Rag. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
gramma al presidente del DERG,
per protestare contro l’esecuzione pubblica, avvenuta il 2 aprile, di sei presunti « controrivoluzionari », condannati a morte
da un tribunale militare. Si tratta della prima esecuzione pubblica ordinata dal DERG: migliaia di persone hanno assistito al tristissimo episodio.
Il bollettino della Federazione
Luterana mondiale dà notizia
della nazionalizzazione de « La
Voce del Vangelo », una emittente evangelica di Addis Abeba, fondata nel 1963 dalla Federazione Mondiale Luterana e gestita in collaborazione con l’Associazione Cristiana per le Comunicazioni.
Questa stazione-radio evangelica diffondeva i suoi programmi in alcune lingue africane, in
inglese e francese. Due terzi delle trasmissioni concernevano argomenti di carattere generale,
con uno scopo formativo nei
confronti del popolo. L’altro terzo delle trasmissioni era dedi
cato alla proclamazione dell’Evangelo. Era una stazione radio
molto potente, che raggiungeva
tutta l’Africa, il vicino Oriente
e gran parte dell’Asia.
Dal 12 marzo remittente evangelica « La Voce del Vangelo » è
stata trasformata nella « Voce
della Rivoluzione in Etiopia ».
La Federazione Mondiale Luterana non ha più accesso all’emittente.
Un periodico in lingua italiana, pubblicato all’Asmara, dà
notizia della nazionalizzazione
della « Voce del Vangelo » con
un articolo intitolato «La decisione è una diretta conseguenza
del servizio contrario al socialismo ». Persona amica ha fatto
pervenire fotocopia di questo
articolo alla nostra redazione.
L’articolo riporta le decisioni
del Governo militare provvisorio
riguardo alla nazionalizzazione
della emittente evangelica di Addis Abeba, enunciate in un comunicato.
« Il servizio radio è uno dei
mezzi più importanti per lo sviluppo delle masse — dice il comunicato. — Nel passato questo
servizio era stato usato per il
dominio delle vaste masse, a disposizione della classe dominante, ma nell’Etiopia Rivoluzionaria il servizio radio, come la
stampa, ha un ruolo importante
da svolgere, per la diffusione
dell’ideologia socialista, i cui
obiettivi sono il risveglio e il benessere della classe lavoratrice,
e dei contadini, che per secoli
sono stati soggiogati dalla classe dei nobili e dei principi... L’Etiopia socialista che ha proclamato l’eguaglianza non può continuare a tollerare l’esistenza
del servizio radio di un’istituzione che riflette ancora il sistema
del vecchio ordine sociale, e non
rappresenta i veri interessi delle vaste masse... ».
L’articolo — anonimo — termina con lo slogan « Etiopia
Tikdem », « L’Etiopia prima di
tutto » e : « Viva il socialismo ».
Come è noto, il « socialismo »
di Mengistu è di fresca data ed
è consistito nel passaggio, lo
scorso marzo, dall’area americana (che non intendeva più appoggiare un regime di terrore)
a quella sovietica che ha aperto
le porte dell’opportunismo tattico. Questa « conversione » non
sembra peraltro aver portato
sensibili cambiamenti : il lupo
etiopico perde il pelo ma non
il vizio.
Lietta Pascal
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Il disordine regna a Varsavia
Sotto questo titolo. Paolo
Flores D’ Arcáis pubblica (su
« L’Espresso » del 29.5) un interessante articolo sulla situazione
attuale della Polonia K
« ...E' il disordine della repressione. Fra gl’intellettuali dissidenti, ogni giorno nuovi arresti.
In carcere ormai gli uomini più
prestigiosi della cultura polacca.
Qualche nome: Jacek Kuron, sociologo, nel 1956 dirigente della
gioventù socialista, già due volte
in prigione per complessivi cinque anni; Adam Michnik, storico,
due anni di prigione per le manifestazioni studentesche del '68;
Piotr Naimski, biochimico; Jan
Lytinski matematico; Henryk
Wyec, dell’Accademia delle scienze; Se-weryn Blumsztajn e Boguslawa Blajfer già condannati nel
’68; insieme a loro tanti altri di
Varsavia, Cracovia, Lodz, in numero crescente.
Quella che Gierek, dopo mesi
di carota più che bastone, ha deciso di colpire in modo massiccio, non è un’opposizione di intellettuali, ma la testa di un movimento di opinione che è venuto trasformandosi in movimento
politico. Il regime gioca la carta
dello scontro frontale. Ma in
questi mesi la dissidenza ha messo radici, si è rafforzata, e non è
detto che il potere, riempiendo
le carceri, non finisca per riempire anche le piazze.
Il centro della dissidenza è il
KOR ( = Comitato di difesa degli
operai), fondato da una ventina
fra i più noti intellettuali di Polonia. Nasce nel settembre del
’76, dopo le accese proteste operaie contro l’aumento dei prezzi.
Gli aumenti vengono revocati,
ma, insieme, comincia una durissima repressione.
Agli operai colpnti dalla prigione, dai licenziamenti, in taluni
casi dalla tortura, il KQR fornisce assistenza legale e materiale,
sostegno morale e politico. Soprattutto informa, su ogni abuso
di potere, su ogni violazione della legalità che il potere compie.
Ottiene un primo risultato, una
parziale amnistia. Grazie ad essa
tornano a casa operai condannati fino a 9 anni. Ma la repressione non è cessata. Sceglie forme
meno clamorose, le intimidazioni, i licenziamenti, le aggressioni.
E non cessa l’attività del KOR,
che, puntualmente e periodicamente, documenta e denuncia.
E’ evidente che il Comitato
considera un ’’diritto” quello che
il potere tollerava come temporaneo e reversibile ’’privilegio”.
Una lezione s’impone. Una violenta campagna di stampa denuncia i dissidenti come ’’nemici della Polonia e del socialismo
al servizio di organizzazioni straniere”. Si moltiplicano fermi, interrogatori, perquisizioni contro
Il cammino
della speranza
(segue da pag. 1)
far nulla, è richiesto solo di lasciarsi maneggiare, adoperare. E
per questo anche che (jesù dice
ai discepoli « quando avete fatto
tutto ciò che vi è comandato dite: Siamo soltanto servitori. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare» (Le. 17: 10), poiché in
ultima analisi è Lui che agisce.
L’esempio più chiaro la prima
chiesa lo citava nel fatto della
moltiplicazione dei pani. Ai discepoli era richiesto di dare quel
che avevano, non altro... ma certo con i loro cinque pani non
potevano sfamare la folla immensa. Il miracolo lo fece Gesù.
E con quel niente che essi portarono tutti ebbero da mangiare
in abbondanza. Ora la speranza
cristiana sta proprio neH'intervento decisivo di Cristo nella
storia, l’imprevisto ch’Egli rappresenta.
Ciò non ci può lasciare passivi
e sonnacchiosi come chi non ha
amore né tensione verso il nuovo,
ma al contrario ci dà forza e stimolo per una attesa laboriosa ed
impegnata, piena di amore verso
Colui che viene e che è fra noi
per sostenerci e guidarci.
FCEI
{segue da pag. 5)
P. Bensì
Mi preme in conclusione di
sottolineare che il lavoro che
desideriamo fare non vuole essere soltanto un lavoro amministrativo e burocratico ma soprattutto un lavoro al servizio
delle comunità che compongono
le chiese e di testimonianza della nostra unità in Cristo nel nostro paese.
Ci rendiamo perfettamente
conto delle nostre deficienze e
delle nostre manchevolezze su
questo punto tuttavia ci sorregge la fiducia che la parola di
Dio ci accompagna in questa nostra ricerca. Non siamo delle
persone che si reputano giunte
al traguardo ma persone che
camminano insieme verso un
traguardo nella coscienza degli
estremi limiti della propria umanità ma anche nella certezza
che il Signore ci ha indirizzati
su questa strada.
gli esponenti del Comitato.
Infine, dalle parole ai fatti: Jacek Kuron, Adam Michnik e Jan
Josef Lipski vengono formalmente incriminati in base all’art. 132
del Codice penale che dice: ’’Contatti con persone o organizzazioni straniere che attentano agl’interessi della Polonia popolare".
Da sei mesi a cinque anni. Non
è tradimento, ma quasi. E nei
giorni successivi anche questa
parola farà la sua comparsa sui
giornali del regime. Tuttavia gli
imputati restano a piede libero.
Il potere è incerto e diviso. L’accusa è palesemente pretestuosa.
Il KQR ha sempre agito alla luce
del sole, ha distribuito i suoi comunicati ai giornali stranieri
apertamente. Jacek Kuron ha inviato una lettera a Berlinguer,
con copia a ”Le Monde” che ne
ha pubblicato ampi stralci. Adam
Michnik, prima di rientrare a Varsavia il 3 maggio, ha incontrato,
negli 8 mesi trascorsi in Occidente, numerosi dirigenti della
sinistra. In Italia, fra gli altri,
Pajetta, Craxi e Trentin.
Nessuna ’’intelligenza col nemico”, dunque, se per nemico
Gierek non intenda Pei, Psi, ...E
allora? Il potere imputa altri delitti al KOR. Aver difeso il diritto
di sciopero, il diritto all’informazione, aver creato un’embrionale
solidarietà fra operai, studenti,
intellettuali, e di averlo fatto con
l’azione diretta, rompendo il muro della paura e coinvolgendo migliaia di cittadini. Utilizzando la
stessa legalità del regime, dimostrando che il potere calpesta le
leggi che esso stesso si dà.
Ed ora l’episodio che decide il
regime alla repressione massiccia. Stanislao Pyjas, studente di
Cracovia legato al KOR, viene
trovato morto nella notte fra il
6 e il 7 maggio, in un appartamento non suo (...). Caduto per
le scale in stato d’ubriachezza,
dice la polizia. Ma Jacek Kuron,
appena rilasciato dopo uno dei
numerosi fermi subiti in questi
mesi, denuncia alla stampa estera l’episodio come ’’oscuro” e
avanza, a nome del KOR, pesanti
dubbi sulla versione ufficiale ».
L’articolista continua accennando ai funerali di Pyjas e alle
sue gravi conseguenze e così conclude:
« Resta da chiedersi se sia fatale che la sinistra italiana, Pei
in primo luogo, aspetti il dramma, prima di schierarsi apertamente. e con tutto il suo prestigio. dalla parte dei democratici
di Polonia ».
' II titolo richiama, per antitesi, una
affermazione storica (« L’ordre règne à
Varsavie ») che. con parole leggermente
diverse, venne pronunciata alla Camera francese dei deputati il 16.9.1831, in
seguito alla terribile repressione zarista
della rivoluzione polacca del 1830-31.
La Seveso
delle armi
Un nuovo scandalo internazionale sta coinvolgendo Svizzera e
Italia: questa volta, invece che
di diossina, si tratta di armi vere e proprie.
Dieter Buhrle, umanista, grande
collezionista di espressionisti
francesi, è anche proprietario
della fabbrica d’armi « Oerlikon
Buhrle Centraves » (Oerlikon è
un sobborgo di Zurigo). Il fatto
è successo in occasione della
« Fiera^mercato delle armi » in
Sudafrica. NeH'esposizione delrarmamento sudafricano, accanto ad un elicottero e ad un aereo « Mirage » costruiti in Francia, figuravano in bella mostra
alcuni cannoni antiaerei recanti
il marchio della suddetta fabbrica.
Come è noto, la repubblica sudafricana è colpita da embargo
per la sua politica razzista, in
base ad una convenzione internazionale deirONU del 1965. Come mai allora la Svizzera ha venduto armi a quello Stato? La Società ha smentito seccamente la
cosa e nel contempo non ha avuto difficoltà ad ammettere che,
essendo essa una Ditta multinazionale, le armi in oggetto erano
state fornite da una filiale italiana « situata dalle parti di Milano » : insomma, sarebbe la Seveso delle armi. Quindi la Casa-madre è del tutto estranea e sono
fatti che interessano la legislazione italiana!
In Italia, fino al momento in
Cui scriviamo queste righe, non
si sa nulla: nessun intervento ministeriale, nessuna interrogazione. Certamente la cosa avrà comunque un seguito, nella speranza che questo ulteriore scandalo,
particolarmente odioso per le
implicazioni che esso comporta,
non subisca la stessa sorte dei
precedenti.
R. P.
Il disappunto
del segretario
(segue da pag. 1)
campo è necessaria un’altra atmosfera perché coloro che devono prendere delle decisioni si
sentano sostenuti dalla base»?
E cosa significa di conseguenza
rivolgere un appello ad una partecipazione di massa alla ricorrenza del cinquantenario di Losanna « per dar coraggio a coloro che si adoperano per l’unità e devono prendere deUe decisioni capitali »? Ci domandiamo
se si intende contrapporre alla
lentezza o all’incapacità decisionale delle chiese la responsabilità decisionale di vertice della
Commissione « Fede e Costituzione ». Ci domandiamo ugualmente — e questo sarebbe sorprendente in un teologo rifor
mato — se in questa contrapposizione non vi sia una certa nostalgia per un meccanismo decisionale più agile, più rapido, più
accentrato...
Non vorremmo dare troppa
importanza ai particolari di un
paio di interviste, ma questi interrogativi res-tano aperti. Attendiamo i risultati dell’incontro teologico di Losanna e notiamo — concludendo — che non
possiamo appunto far altro che
attendere: non abbiamo la possibilità di intervenire, di essere
tra coloro che « devono prendere delle decisioni capitali », perché la Chiesa valdese — una delle 85 chiese che si sono pronunciate sul documento di Accra —
a quanto ci consta non ha ricevuto l’invito a inviare un suo
rappresentante alla riunione in
cui queste risposte vengono valutate.
La rivista del CEC « One
World », dedicando nel suo ultimo numero un articolo a « Come una chiesa ha risposto » al
documento di Accra, pubblica la
foto del pastore Gustavo Bouchard che legge la Bibbia con
un’anziana sorella di Rorà. Non
pretenderemmo certo che a costituire l’esempio di come una
chiesa ha risposto fossimo noi
valdesi anziché i metodisti uniti
degli Stati Uniti di cui si parla
nell’articolo. Ma la vecchia foto
di repertorio che ogni tanto ricompare ci dà in questo contesto la sgradevole sensazione che
la nostra presenza in questo dibattito sia una presenza in fondo limitata al settore archivio e
all’uso folkloristico.