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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
: venerdì 9 GIUGNO 1995
ANNO 3 - NUMERO 23
L'ENCICLICA «UT UNUM SINT»
IL PARADOSSO
DI ROMA
PAOLO RICCA
L9 enciclica ecumenica di
Giovanni Paolo II intitolata programmaticamente
i/i unum sint («che [tutti] siano uno») ripropone con forza
quello che può essere chiamato il paradosso di Roma.
Che è questo: da un lato Roma vuole appassionatamente
l’unità (Penciclica ne è un’
ennesima attestazione con il
suo vibrante appello, quasi
un’implorazione, a stringere i
tempi e a imprimere al movimento ecumenico un’accelerazione coraggiosa e risolutiva); d’altro lato Roma, con la
sua concezione vecchia più
di 1.500 anni di un’unità cristiana innestata sul primato
non solo d’onore del vescovo
di Roma è, come tutti sanno
e i papi stessi ormai riconoscono, l’ostacolo maggiore al
raggiungimento dell’unità.
Il papato, in altri termini, impedisce quello che vuole; ostruisce la strada che tanto
insistentemente ci invita a
percorrere.
Il pontefice romano ritiene
di aver ricevuto da Dio stesso
il mandato specifico di riunire tutte le chiese, in modo
che vi sia di nuovo un unico
ovile, ma i poteri di cui dispone, dogmatizzati dal Vaticano 1 e ribaditi dal Vaticano
II (sia pure nel nuovo contesto della collegialità episcopale), che ai suoi occhi sono
lo strumento provvidenziale
per attuare la missione ecumenica che egli si attribuisce,
agli occhi delle chiese ortodosse e protestanti sono la
grande pietra d’inciampo sulla via dell’unità. Ecco allora
il paradosso di Roma: colui
che, secondo lei, incarna e
svolge per tutte le chiese il
«ministero dell’unità» è per
le altre chiese l’impedimento
principale a raggiungerla.
Non dubitiamo che l’appello del papa all’unità sia sincero e convinto. Karol Wojtyla,
che giunse al papato senza alcuna vera esperienza ecumenica alle spalle, ne ha fatte diverse durante i 17 anni del
suo pontificato. È come papa
che Wojtyla ha scoperto l’ecumenismo e le altre chiese.
L’enciclica rispecchia la forza e la portata di questa scoperta, anzi sembra nascere da
essa. E proprio perché alla
base del documento c’è, pensiamo, una vera scoperta, il
discorso del pontefice ha un
timbro particolare di autenticità, di calore e di urgenza.
D’altra parte si ha l’impressione (abbastanza netta)
che il modello di unità proposto dall’enciclica agli altri
cristiani sia, ancora una volta, imperniato sul papato, di
cui ortodossi e protestanti rifiutano il primato, che Roma
invece ha dogmatizzato. Ora
non siamo certo così ingenui,
0 così sprovveduti, da ritenere che non sia possibile isti
tuire una comunione effettiva
con la chiesa di Roma (qualora l’eventualità si verificasse), senza fare i conti con il
papato, che dell’unità di
quella chiesa è, come ha ripetuto il Vaticano II, «il
principio e fondamento perpetuo e visibile».
L’enciclica ovviamente non
chiede a protestanti e ortodossi di sottomettersi al papato (come accadeva un tempo).
Chiede però di riconoscerlo,
dato ehe per essa la comunione con il vescovo di Roma è
addirittura «un requisito essenziale [il corsivo è nostro] nel disegno di Dio - della comunione piena e visibile» (n.
97). Ma che cosa vuol dire riconoscere il papa se non riconoscere il primato che egli rivendica? E che cosa significa
riconoscere questo primato se
non, in una forma o nell’altra,
sottomettersi al papa? È davvero questo il «disegno di
Dio» per l’unità cristiana?
Pensiamo francamente di no.
L’enciclica contiene molte
pagine belle che si leggono
con profitto e partecipazione
e con le quali consentiamo tato corde: si vedano in particolare le ampie e ispirate riflessioni sul dialogo e le sue
SEGUE A PAGINA 7
La pace
in ostaggio
Da sempre l'uomo chiede a Dio che cosa sia giusto fare, come comportarsi nella vita
Giustificati in Cristo Gesù^ per sola fede
LIDIA GIORGI
«Chi è degno Signore, di stare nella
tua casa, di abitare sulla tua santa montagna? Chi si comporta onestamente,
pratica la giustizia, parla con sincerità.
Non usa la lingua per calunniare, non fa
torto al suo prossimo, non parla male
del proprio vicino. Disprezza chi non è
gradito a Dio, ma stima chi teme il Signore, mantiene la parola data anche a
proprio danno. Non presta danaro a
usura, non accetta doni contro l’innocente. Chi agisce in questo modo vive sicuro, per sempre»
(Salmo 15)
Ogni giorno riceviamo, attraverso televisione, radio e giornali, notizie
raccapriccianti sulle azioni efferate di esseri umani contro altri esseri umani...
Intanto, nel nostro paese c’è il telefono
azzurro, rosa, viola e pure quello antiusura. Peccato che non sia un gioco! Infatti questi sono telefoni di emergenza ai
quali si rivolgono persone sole, maltrattate, violentate, in cerca di aiuto: consulenza legale, medica o psicologica, con
la speranza di uscire al più presto dall’inferno in cui sono piombate. Per il diritto
l’omicidio, lo sfruttamento, la falsa testimonianza, l’usura sono azioni illegali e
perciò punibili. Anche noi credenti le
consideriamo inique; ma che cos’è che ci
spinge a interrogarci, in un tempo di relativismo etico generale?
Noi ci interroghiamo e interpelliamo
Dio sempre e lo facciamo perché altri
l’hanno fatto prima di noi. Si tratta del
popolo d’Israele il quale, nelle varie tappe della sua storia, ha continuamente avvertito l’esigenza di scrutare quale dovesse essere la propria condotta verso
Dio e verso il prossimo desiderando sinceramente vivere ed agire in conformità
alla sua parola, considerata guida autorevole, luce sul proprio cammino. La domanda appassionata del salmista (v. 1 ) la
ritroviamo al tempo di Gesù quando il
giovane ricco chiede: «Maestro buono,
che cosa devo fare per ottenere la vita
eterna?» (Marco 10, 17b). Ed è ancora la
domanda di Paolo dopo che il Signore
gli apparve sulla via di Damasco: «Che
cosa devo fare Signore?» (Atti 22, 10).
Chi e che cosa è giusto? Da chi andare? Che fare? La risposta si trova appunto nel nostro salmo, in linea perfetta con
il messaggio dei profeti (cfr. Isaia 33,
14-16; Michea 6, 6-8) intenti a richiamare il popolo d’Israele alla fedeltà al Signore, quel Signore che volle stabilire un
patto eterno d’amore e di giustizia, dai
primordi, dal tempo delle tavole della
legge... (Esodo 20, Iss). Gesù metterà
poi in risalto il nocciolo del «codice di
comportamento»: «Ama il Signore tuo
Dio con tutto il tuo cuore... ama il tuo
prossimo come te stesso».
Dunque la rettitudine di fronte a Dio
implica scelte etiche concrete, giuste,
nell’impegno quotidiano verso il prossi
mo, ed è con questa energica premura
sociale che si chiude la lista dei doveri
del vero fedele. Il salmo termina con una
promessa: «Chi agisce in questo modo
vive sicuro, per sempre». Diciamo la verità, a noi pare di soccombere sotto il peso non facile di queste brevi ma solide
prescrizioni; come potrà l’essere umano
con la sua sola volontà ed energia adempiere la legge? Non solo, talvolta gli
sforzi, pur apprezzabili, che alcuni compiono per osservarla, fanno insuperbire e
tracciare linee di separazione tra i virtuosi e i deboli inadempienti. Anche nel salmo è evidenziata la dissociazione del
giusto dal malvagio che Dio stesso rigetterebbe da sé. Qui c’è yn limite che deve
e può essere superato con il messaggio
dirompente di Gesù. Egli va proprio in
cerca del peccatore, dell’imperfetto e
dell’inadempiente per salvarlo e renderlo
capace davvero di amare gli altri! Tutti
sono peccatori. Anche noi ci sentiamo
tali, anzi siamo al tempo stesso peccatori
e giustificati. Non è più per i nostri sforzi o meriti che siamo in grado di vivere
in accordo con la parola di Dio, ma è per
l’opera di Cristo in noi. Ora ci sentiamo
sollevati, liberati! Ora possiamo amare,
operare la giustizia, dire la verità, fare il
bene, mantenere la parola data, prestare
il nostro denaro a chi è nel bisogno perché abbiamo compreso che l’amore per
il mondo è stata la scelta suprema di
Dio. Solo il giustificato potrà vivere sicuro, per sempre.
Referendum
Oltre
il sì e il no
Domenica 11 giugno voteremo per 12 referendum. Voteremo in base alle nostre
convinzioni sulle materie sottoposte al nostro giudizio, ma
anche con la convinzione che
il nostro voto non sarà così
determinante per la soluzione
che il Parlamento adotterà
per «governare» tutte quelle
materie. La dinamica del voto è infatti molto più politica.
Non si tratta solo di dare una
soluzione a problemi specifici molto importanti (il duopolio radiotelevisivo, la democrazia nei luoghi di lavoro, il sistema elettorale comunale, il rapporto tra governo
locale e la libertà di mercato
in fatto di commercio, il rapporto tra lotta alla criminalità
e il soggiorno cautelare) ma
anche di scegliere tra le posizioni dei due schieramenti
politici maggiori, di centrodestra e di centro-sinistra. I
risultati influenzeranno anche
la deeisione circa il voto politico anticipato. Di qui l’importanza del voto.
Il referendum che dovrebbe
essere lo strumento sul quale
consultare il «popolo sovrano» su grandi questioni, è diventato sempre più un «grimaldello» in mano ai partiti
politici (che, pur in crisi, sono gli unici ad avere un’organizzazione in grado di raccogliere le 500.000 firme neeessarie per promuoverli) per
scavalcare le funzioni proprie
del Parlamentò e modificare
(o stravolgere) le leggi. Così
sul piano politico si è proceduto a colpi di referendum a
modificare la legge elettorale
e il sistema di rappresentanza. Così, sempre a colpi di
referendum, si è modificato il
rapporto tra pubblico e privato in termini di potere finanziario (e di questo si parla
poco). Il referendum è ormai
uno strumento di lotta politica e c’è chi, con molta preoccupazione, comincia a parlare per il nostro paese di «democrazia plebiscitaria».
Reazioni
airEncidica
sull’ecumenismo
pagina 2
All’Ascolto
La Pentecoste
pagina 6
Louis Pasteur
e la scienza
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 9 GIUGNO 1995
L'agenzia di stampa «Eni» ha raccolto i primi commenti in ambito ecumenico
L'enciclica provoca reazioni contrastanti
I responsabili delle chiese
cristiane hanno fatto buona
accoglienza all’impegno ecumenico di Giovanni Paolo II
espresso nella recente enciclica. Alcuni però hanno manifestato la propria delusione
per l’insistenza del papa sul
suo ruolo di guardiano principale della fede cristiana e di
centro di unità delle chiese. Il
ruolo del papato cattolico romano è stato fonte di amara
controversia e di divisione
nella storia delle chiese cri
stiane.
Milan Opocenskij, segretario generale dell’Alleanza riformata mondiale (Arm) ha
detto che è «impensabile accettare il papato come simbolo di unità fra i cristiani. Abbiamo bisogno di una nuova
forma di ecumenismo che non
sia legata a questa ambigua
istituzione. L’ecumenismo di
domani non può significare il
predominio, aperto o mascherato, della Chiesa cattolica romana». Opocenskij ha accolto con calore l’iniziativa di
rafforzare e di approfondire la
cooperazione ecumenica ma
ha aggiunto; «Purtroppo, in
alcune parti del mondo, la
comprensione ecumenica è
ancora piuttosto rudimentale.
A volte, la gerarchia cattolica
romana ostacola attivamente
l’ecumenismo». Opocenskij
ha ancora chiesto di attuare
una cooperazione ecumenica
«che includa le questioni fondamentali dell’umanità: giustizia, pace e ambiente» e ha
concluso; «Dobbiamo lottare
e pregare per raggiungere un’
autorità interiore e una credibilità che non appartiene ad
alcuna istituzione, ma che è
un dono dello Spirito Santo.
Dobbiamo quindi impegnarci
nell’azione comune, in una
comunione conciliare, e fare
piccoli passi verso la giustizia sociale e la responsabiUtà
ecologica».
In una prima risposta, la
Chiesa d’Inghilterra ha detto
che «molti punti dell’enciclica possono essere apertamente condivisi dagli anglicani».
La Chiesa anglicana ha promesso «di affrontare insieme
alla Chiesa cattolica romana i
temi sui quali rimangono differenze e ai quali si allude nel
testo [dell’enciclica]» e ha dichiarato di impegnarsi a «esa
Giovanni.Paolo II mentre firma l'enciclica «Evangelium vitae»
minare più a fondo il ministero di unità che appartiéne al
vescovo di Roma».
«In un tempo in cui vi è una
impazienza crescente all’interno del movimento ecumenico e una tendenza ad arrendersi nella ricerca dell’unità
visibile, questo appello urgente del papa a proseguire lungo
un sentiero che è difficile ma
anche pieno di gioia ci incoraggia a continuare con maggiore determinazione» ha
concluso la Chiesa anglicana.
Georges Lemopoulos, segretario esecutivo per la chiesa e
le relazioni ecumeniche del
Consiglio ecumenico delle
chiese, ha affermato: «In primo luogo, ho letto l’enciclica
come un documento personale del papa, e l’ho apprezzato
moltissimo, soprattutto per il
suo Stile che unisce riflessione
teologica, intuizioni spirituali
e alcune evocazioni di importanti avvenimenti del movimento ecumenico. Ma l’ho
apprezzata ancora di più in
quanto chiaro incoraggiamento del papa nei confronti della
Chiesa cattolica per un impegno ecumenico». Continua
Lemopoulos: «Due espressioni usate dal papa sono, credo,
importanti; iì movimento ecumenico non è “reversibile” e
il movimento ecumenico non
può essere considerato come
“un’appendice” nella vità della chiesa ma come una parte
integrante della sua vita e del
suo lavoro».
Georges Lemopoulos ha
detto che insieme a due recenti documenti del Vaticano,
Tertio Millennio Adveniente e
Orientale Lumen, l’ultima enciclica presenta una «immagine più forte dell’impegno
ecumenico del papa»: «Ci saranno differenti interpretazioni di questo impegno, ma non
si può trascurare l’importanza
di tre documenti dedicati
all’ecumenismo. In secondo
luogo, ho letto l’enciclica come un documento ecclesiale,
una sorta di conunento autorevole sul Concilio Vaticano
n (1962-65), e quindi ho apprezzato il suo senso di realismo perché viene detto implicitamente che dopo 30 anni la
Chiesa cattolica romana sta
ancora lottando per appropriarsi degli insegnamenti del
concibo».
Tuttavia, Lemopoulos si è
detto «rammaricato» per due
omissioni nel documento:
«Riferimenti al dialogo di vita tra cristiani che soffrono
insieme in molte parti del
mondo» e «riferimenti alle
strutture ecumeniche esistenti
a livello nazionale e regionale, nelle quali viene portato
avanti un lavoro significativo
con la partecipazione della
Chiesa cattolica romana».
Lukas Vischer, teologo
riformato svizzero ed ex direttore della Commissione
«Fede e Costituzione» del
Consiglio ecumenico delle
chiese, ha detto che l’enciclica presentava un «dilemma»
per le chiese della Riforma.
«Da un lato non possiamo
che accogliere favorevolmente le convinzioni fondamentali contenute nel testo. In gran
parte esse corrispondono alle
convinzioni dichiarate dal
Consiglio ecumenico delle
chiese nel corso degli anni ha scritto Vischer in un artìcolo per il quotidiano cattolico francese «La croix» -.
Dall’altro lato, il testo proviene dalla suprema autorità della Chiesa cattolica romana in
cui, secondo la dottrina cattolica, il ministero del papa è
cruciale per il ristabilimento
dell’unità, per cui l’enciclica
diventa necessariamente un
appello a favore del “ministero di unità” del papa».
Vischer si è chiesto se la
visione del ministero di unità
del papa che può essere posto
al servizio della chiesa «corrisponde al pontificato di papa Giovanni Paolo II... non è
esso di fatto un modello mol-.
to più autoritario e centralizzatore? Le chiese della Riforma non possono in coscienza
associarsi alla visione di unità
diffusa dalla Chiesa cattolica
oggi». L’anno scorso, però,
un noto teologo riformato
chiese ai protestanti di «esaminare molto più attentamente» se una forma di papato
«potesse rappresentare «il centro della comunione intemazionale dei cristiani».
Bernard Thorogood, ex segretario generale della Chiesa
riformata unita del Regno
unito ed ex membro del comitato centrale del Cec, ha
ammesso che «quando questo
argomento verrà sollevato, ci
saranno sicuramente proteste
di slealtà» e che «il carattere
illiberale e centralizzatore
dell’attuale regime papale
rende questa questione molto
difficile». Tuttavia, ha detto
ancora Thorogood, Giovanni
Calvino ha rigettato il papato
non perché «non ci debba essere un unico centro di unità
a Roma ma perché la sua funzione era diventata compietamente corrotta».
La Federazione protestante
di Francia ha ribadito il proprio impegno ecumenico ma
ha sottolineato che «una comunione reale di chiese deve
preservare la pluralità di
espressioni della fede cristiana». In una dichiarazione, la
Federazione ha detto di non
potere condividere tutte le affermazioni fatte nell’ultima
enciclica del papa. (eni)
Svizzera: un convegno internazionale organizzato dalle donne metodiste americane
Quando la moneta perduta viene ritrovata
KRIEMHILD SIEWECK
75 donne metodiste, provenienti da 22 paesi europei e dagli Stati Uniti, si sono incontrate dal 5 all'11 marzo ad Hasliberg-Reuti, in Svizzera, per un
convegno intemazionale. L’iniziativa è partita dalla Women’s
Division degli Usa, che in occasione del 100° anniversario
della sua fondazione aveva lanciato l’idea di avere degli incontri di donne metodiste raggruppandole per regioni: una
delle partecipanti racconta.
Circondate dal fiabesco
panorama montagnoso
deU’Oberland bernese abbiamo partecipato a questo convegno, l’ultimo di una serie di
otto. II tema era; «Donne metodiste in dialogo - Alla ricerca della dramma perduta».
Abbiamo lavorato intensivamente per una settimana studiando la Bibbia, nelle conversazioni di gruppo, nei laboratori. È stata una sfida, ma
anche una grossa opportunità
che ci ha permesso di scoprire
i diversi modi in cui le donne
metodiste si impegnano nelle
loro comunità. La partecipazione di sorelle che venivano
dai paesi europei dell’Est
(Estonia, Bulgaria, Macedonia, Russia e, per la prima
volta, dairUcraina e dalla
Lettonia) è stata per noi un regalo eccezionale. Abbiamo
paragonato la loro presenza al
ritrovamento di una moneta
perduta deciiìe di anni fa.
Anche nella Bibbia abbiamo fatto delle scoperte. Ci
siamo imbattute in donne leader come Debora (Giudici 4)
e Abigail (I Samuele 25), che
agiscono in modo coraggioso
e deciso assumendosi anche
responsabilità politiche. Ci
sono state ricordate le donne
di Grosny che hanno protetto
i loro figli con grande coraggio e con capacità di agire
politicamente. E altre cose simili sono successe in Macedonia nel 1992: quando un
soldato macedone fu assassinato, le donne ritirarono i loro figli dall’esercito e si ri
volsero al Parlamento e tutti i
soldati macedoni furono fatti
rientrare in patria.
Le donne come vittime: conosciamo tanti esempi di violenza esercitata contro le
donne. Ciò avviene già prima
della nascita, durante la gravidanza, ora che si può conoscere in anticipo il sesso del
nascituro: si riscontra negli
aborti procurati che i feti
femminili sono in numero
molto più alto di quelli maschili; l’infibulazione è una
triste pratica ancora in molte
parti dell’Africa; la «morte
per dote» è proibita in India,
eppure è praticata su larga
scala; molte donne vengono
derubate della loro dote,
scacciate e spinte alla morte.
Donne in dialogo: un esempio ci viene da un gruppo
di donne irlandesi che si
preoccupano dei «Travellers», zingari che vivono in
condizioni subumane. Le
donne metodiste si interessano di loro, che sono disprezzati dai più, ed è come ritro
Dicìotto milioni di Bibbie
sono state distribuite nel 1994
vare una moneta perduta. Gaiina, di Samara, in Russia, ci
ha raccontato della sua collaborazione nell’offerta di un
pasto caldo, con il quale vengono rifocillate da 200 a 300
persone il giorno; e accanto a
questo lavoro c’è anche la
preparazione di pacchi per i
poveri.
In questi giorni abbiamo
riflettuto su quanti aspetti di
noi stesse, che abbiamo perso, vorremmo recuperare
(coscienza di sé, coraggio,
espressione dei sentimenti).
Abbiamo trovato fra noi, nel
nostro stare insieme, molte
cose di valore. Nessuna di noi
è tornata a casa senza aver ricevuto qualcosa. Cosa vogliamo conservare? La moneta ritrovata, come un tesoro di
gran valore, con il quale vale
la pena di lavorare nelle nostre comunità e nei nostri
gruppi. Abbiamo riscoperto
una comunione a livello europeo, che ci avvolge come una
rete e ci unisce nell’amore di
Cristo. (emkaktuell)
VILLIERS-LE-BEL — Le società bibliche dell’Alleanza biblica universale hanno distribuito 18,4 milioni di Bibbie e 13,5
milioni di Nuovi Testamenti nell’anno 1994. Le due cifre sono
in aumento rispetto all’anno precedente. Nella regione Asia-Pacifico, la diffusione è aumentata del 21,6%, in gran parte grazie
al numero crescente di Bibbie stampate in Cina dalla stamperia
dell’Amicizia, Nella regione Americhe, la diffusione è stata di 3
milioni di Nuovi Testamenti, il che rappresenta un aumento del
23,4% rispetto al 1993. In Africa, anche se le cifre sono in calo,
le società bibliche africane si sono avvicinate al loro obiettivo.
Nella regione Europa-Medio Oriente, lo sforzo maggiore di diffusione è avvenuto nei paesi dell’ex blocco sovietico. La domanda rimane forte sia nei grandi paesi, Russia, Ucraina e Bielorussia, sia nelle repubbliche dell’Asia centrale. John D. Erikson, segretario generale dell’Alleanza biblica universale, commenta questi risultati in questo modo: «In un mondo popolato
da 5 miliardi di persone, le società bibliche sono impegnate a
fare scoprire la parola di Dio a ciascuno ma la diffusione della
Bibbia non è solo una questione di cifre, si tratta soprattutto di
soddisfare la fame spirituale di ogni persona». (bss)
Francia: visita di Ishmael Noko
PARIGI — Il pastore Ishmael Noko, segretario generale della Federazione luterana mondiale (Firn), è stato ricevuto l’8
maggio scorso nella sede della Federazione protestante di Francia, a Parigi, dai pastori Jacques Stewart, Michel Bertrand,
Marc Chambron, Henri Frantz e Jean Tartier. Il pastore Noko
ha fatto inoltre visita a mons. Jérémie, presidente del comitato
interepiscopale ortodosso in Francia e a mons. Frickard, vescovo ausiliario di Parigi. A livello globale, la Firn è impegnata in
numerosi dialoghi bilaterali, in particolare con la Chiesa cattolica romana, con la quale sta dibattendo la questione della giustificazione. Attualmente, un documento viene sottoposto alla
riflessione delle chiese membro allo scopo di essere adottato a
Hong-Kong nel 1997, in occasione della 9“ Assemblea della
Firn Dal 16 al 20 settembre prossimo la Firn organizzerà a Parigi un incontro europeo sul tema: «Cristiani in una megalopoli,
una minoranza creativa». (hip)
Danimarca: vagoni ferroviari
per i senzatetto
COPENAGHEN — Alcuni membri della Chiesa metodista
di Copenaghen hanno trasformato tre vetture ferroviarie in un
albergo per i senzatetto. I vagoni sono parcheggiati in una zona
della stazione di Norrebro e costituiscono il punto di incontro
per i circa 600 senzatetto della capitale danese. Due vagoni sono allestiti per il pernottamento e offrono 16 spazi a più letti,
nel terzo vagone si trovano un bar, uno scomparto per consulenze e spazi per il personale. Il lavoro è condotto volontariamente da membri e amici della Chiesa metodista. (emk aktuell)
Russia: il governo restituisce
i «locali dei patriarchi»
MOSCA — I «locali dei patriarchi», situati nel palazzo del
Cremlino e messi in passato al servizio dei patriarchi di Mosca,
sono stati restituiti alla Chiesa ortodossa russa. Il patriarca Alessio II e il presidente Boris Eltsin hanno partecipato il 24 aprile
scorso alla cerimonia di restituzione, in occasione dello scambio
di auguri per le feste della Pasqua ortodossa. (spp/apic)
Cile: evangelici discriminati
SANTIAGO DEL CILE — In Cile, paese tradizionalmente
cattolico, la libertà religiosa è garantita ma continuano pregiudizi e discriminazioni nei confronti degli evangelici, nonostante
essi siano oggi oltre tre milioni, e cioè più del 20% della popolazione. I battisti non sono numerosi, circa 30.000, ma sono in
crescita costante. L’attuale presidente della Convenzione evangelica battista cilena è il pastore Victor Olivares. (Bwa News)
Sud Africa: battisti in crescita
JOHANNESBURG — Per il periodo 1990-94 l’Unione
battista del Sud Africa si era posta l’obbiettivo di far nascere
95 nuove chiese. Sono passati i cinque anni e l’obiettivo è stato quasi centrato in pieno, essendone state istituite 91, delle
quali 16 sono divenute già membro dell’Unione. Il segretario
generale, Teny Rae, informa che poiché dopo le elezioni nazionali sudafricane dell’anno scorso lo stato indipendente del
Transkei è rientrato nell'Unione sudafricana, anche l'Unione
battista del Transkei, il 25 marzo scorso, è confluita nell’Unione battista del Sud Africa, la quale ora conta 620 chie.se e oltre
42.000 membri. (Bwa News)
India: i battisti di Tripura
TRIPURA — Il Tripura è uno stato dell’India, fa parte delle
cosiddette «sette nazioni sorelle» che si trovano nel nord-est
dell’India, fra il Bangladesh e il Myanmar. In questo stato esiste l’Unione cristiana battista del Tripura, che conta 360 chiese
e oltre 28.000 membri. Il segretario generale di questa Unione
battista, R. Kaipeng, riferisce che nel 1993 si sono avuti 2-250
battesimi e nel 1994 2.500. In questo momento i battisti dei
Tripura sono impegnati nell’evangelizzazione delle tribù interne che hanno scarsi contatti con il mondo esterno. (Bwa News)
3
venerdì 9 GIUGNO 1995
CAPPI
PAG. 3 RIFORMA
Viaggio nella normale anormalità della ex Jugoslavia dove la guerra è triste realtà
A Slavonski Brod un profugo ogni 3 abitanti
RENATO COÏSSON
Slavonski Brod è una bella
cittadina di 60.000 abitan' , ti sulle rive della Sava, il fiu■ ' " me che segna il confine fra la
Slavonia e la Bosnia. 11 suo
nome, assieme a quelli di
' Osijek, Vinkovci, Vukovar,
era apparso spesso nei primi
,• resoconti della guerra che da
quattro anni sconvolge la ex
Jugoslavia. Per oltre un anno
. la città è stata sotto il tiro delle granate che hanno lasciato
morte e distruzioni. La città
. ; era unita alla città bosniaca di
'■ Bosanski Brod da un bel pon'■ te di ferro, che dava vita a un
intenso scambio tanto che le
due città vivevano in simbiosi. Il ponte ora è distrutto e
dalle due parti della Sava si
. vedono case distrutte, incendiate e deserte. Le distruzioni
sono visibili anche per tutta la
città di Slavonski Brod e mol■ te delle case abitate hanno ancora oggi, a distanza di due
anni (e perciò due inverni) i
vetri rotti sostituiti da sacchi
?^.*di plastica nera.
Il tempo dei bombardamen^|.:ti è ricordato come un incubo,
con le sirene che suonavano
quando già le granate erano
cadute, tanto che pochi correvano nei rifugi, per cui si era
giunti a convivere con questa
realtà con molto fatalismo:
; «Avevamo la stessa possibi^Utà di morire sotto una granata quanta voi ne avete di
,incorrere in un incidente
, stradale, non per questo voi
'i'non andate più in automobile!», commentano con fredda
ironia. Uno dei ricordi più
impressionanti, ci racconta il
pastore Mrcella è quello di un
funerale quando, al momento
in cui la bara veniva calata
nella fossa, hanno cominciato
a suonare le sirene e a scoppiare le granate, «nessuno si è
mosso. Tutto intorno parlava
pesantemente di morte, ed io
dovevo parlare di risurrezione e di vita eterna!».
Dalla fine del 1992 i bombardamenti sono cessati, ma
quasi ogni giorno qualche
colpo sparato in lontananza
ricorda che la partita non è
ancora chiusa, e che da un
momento all’altro tutto può
ricominciare, ed è questa incertezza, questa attesa di tutto
t di niente che diventa pesante e accompagna una vita che
apparentemente va avanti nella più completa normalità ma
in una anormalità assoluta. La
città ospita ben 18.000 profughi, più o meno assistiti dalle
autorità politiche, da parenti o
amici. I bambini vanno a
scuola, i giovani si ritrovano
^ la sera al bar dove la musica
viene ascoltata a tutto volume, i mezzi pubblici funzionano in perfetto orario, ma i
disoccupati sono numerosi
perché le fabbriche o sono
chiuse 0 lavorano a ritmo ridotto, e molti sono i soldati
per le strade e, fra loro, anche
dei ragazzini da poco maggiorenni.
A Slavonski Brod è presente una comunità luterana cutata dal pastore Mrcella Jovan, di origine dalmata e dal« moglie Marija, missionaria
finlandese. Sono arrivati nel
1989, trovando una piccola
comunità, erede di una lunga
storia, che si stava aprendo
alla nuova realtà del paese in
CUI si riscopriva interesse per
la religione. Il precipitare degli avvenimenti ha portato la
comunità a nuove responsabtlità, per l’assistenza matenale e spirituale ai profughi e
ai poveri, e come centro di
predicazione. Grande impressione ha suscitato la costante
presenza della coppia pastofale anche nei momenti più
La chiesa luterana di Slavonski Brod
drammatici. Oggi la comunità raccoglie un-crescente
numero di credenti fra cui
ben 60 bambini della scuola
domenicale, appartenenti a 7
nazionalità diverse, ponendosi così come un segno di speranza e una parabola di convivenza in un mondo di nazionalismi spinti.
L’assistenza ai profughi
raggiunge oltre 180 famiglie,
ma purtroppo gli aiuti umanitari in questi ultimi mesi sono
diminuiti drasticamente: se fino a dicembre riuscivano a
fare due distribuzioni al mese, da gennaio ad ora ne hanno potuto fare soltanto due.
Assieme al pastore Lino
Lubiana, di Fiume, mi sono
recato a Slavonski Brod, il 18
e 19 aprile, per conoscere la
situazione e stabilire dei rapporti con la comunità luterana
a nome del Servizio rifugiati
e migranti della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, che porta avanti tutta
una serie di interventi di aiuto
umanitario nell’ex Jugoslavia. Non ho potuto prendere
impegni precisi, al di là di
una presa di contatto e una
dimostrazione di solidarietà
che è stata molto apprezzata.
Si tratta ora di vedere come
concretizzare questa solida
rietà con l’invio regolare di
un aiuto che possa permettere
a questi fratelli di continuare
la loro opera di assistenza ai
profughi. Data la lontananza
e la complessità dei problemi
doganali l’aiuto può avvenire
sotto forma di denaro, da usare, in loco per l’acquisto di
generi alimentari.
Il viaggio, effettuato con
autobus di linea, mi ha inoltre
permesso di capire meglio
quell’atmosfera di «normale
anormalità» che si vive oggi
in Croazia. Volti tesi, passeggeri silenziosi mentre l’autobus corre per l’autostrada nel
tratto sotto tutela dei caschi
blu dell’Onu, sguardi distratti
ai villaggi bombardati e deserti, ascolto attento del notiziario radio che parla di bombe su Dubrovnik (dopo due
anni di calma). Un papà accompagna il giovane figlio,
dal volto ancora di ragazzino
ma indossante una fiammante
divisa militare, e gli fa vedere
il suo regalo: una scatoletta
da gioielliere con dentro una
catenina d’oro e forse una
medaglietta. Parlano piano,
non so cosa dicano, ma la
scena mi ha colpito per l’assurdità di questa guerra, per il
bagaglio di sofferenza e di
tragedia che nasconde ad
ogni momento, per quell’incertezza che, come diceva il
pastore Mrcella, pesa sulla vita di ognuno e di ogni giorno.
Dieci giorni dopo l’autostrada su cui eravamo passati
veniva chiusa al traffico e
l’azione lampo dei croati
avrebbe riacceso un fronte
che sembrava tranquillo. Ma
cosa nasconde il successo
croato di oggi? Quale sarà la
prossima mossa sullo scacchiere dei Balcani? Ci sarà
una fine a questa guerra?
Il progetto di aiuto ai profughi della Federazione delle chiese
Non solo aiuti materiali
Sin dall’autunno del 1991
il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei) ha promosso,
tramite il gruppo operativo
di Trieste, coordinato dal pastore Renato Coì'sson, e in
collaborazione con varie
chiese evangeliche italiane
un progetto di solidarietà
sintetizzato qui di seguito.
Area di intervento
Croazia e zone di confine
che possono essere raggiunte
dalla Croazia.
Partner locali
Chiesa evangelica di Fiume
(Rijeka): responsabile pastore
Lino Lubiana;
Duhovna Stvamost: responsabile M. Vasek.
Centri di distribuzione
in Croazia: Fiume, Zagabria, speriamo prossimamente
a Slavonski Brod;
in Italia: Trieste.
Criteri elaborati durante il
convegno «Non impareranno
più la guerra» tenutosi a cura
della Fcei a Firenze dal 7 all’8
novembre 1993 e seguiti per
il progetto:
- sostenere iniziative locali
di diaconia e riconciliazione
portate avanti da chiese e organizzazioni diaconali dell’ex
Jugoslavia;
- evitare ogni atteggiamento paternalistico promuovendo al contrario l’assunzione
diretta di responsabilità da
parte dei partner croati;
- intervenire concretamente
senza alcun pregiudizio o
esclusione di persone o situazioni specifiche;
Anne Marie Dupré, del Servizio migranti della Fcei, e Enrico Bradaschia, di Trieste, e Lino Lubiana, di Fiume, incontrano i responsabili
dell’orfanotrofio di Novi Vinodoiski (Croazia)
- raccomandare la cooperazione con organizzazioni di
volontariato laiche e religiose;
- agire come comunità di
fede senza alcun riferimento
nazionalistico.
Obiettivi
Aiuto umanitario a sostegno
e in cooperazione con gruppi
locali. Il progetto sostiene iniziative dove sono necessari
interventi rapidi e flessibili e
per le quali le grandi agenzie
non possono intervenire.
Servizi
Distribuzione di pacchi con
cibo, vestiario, materiale sanitario, didattico, ecc. per
- circa 150 famiglie nell’
area di Fiume;
- circa 500 famiglie
nell’area di Zagabria;
- 4 orfanotrofi e un istituto
per persone portatrici di handicap nell’area di Fiume.
Altre iniziative
- organizzazione di campi
estivi, a Vallecrosia, per giovani vittime della guerra;
- programma coordinato
dal past. Lubiana di conoscenza e fraterna solidarietà
fra chiese evangeliche italiane
e famiglie di Fiume;
- assistenza in Italia a rifugiati provenienti^dall’ex Jugoslavia.
Alcune chiese evangeliche
italiane in collaborazione con
il Consorzio italiano di solidarietà (Ics) gestiscono una serie
di iniziative di solidarietà a
Pola con distribuzione di pacchi a famiglie, a un orfanotrofio e a una casa per anziani.
L’iniziativa, di cui Riforma
ha fornito in passato ampia
informazione, è coordinata in
loco da Nievo Bacac. Il Srm
della Fcei fornisce appoggio
legale e di informazione.
Il Consorzio italiano di solidarietà
L^assìstenza ai
profughi: una priorità
_________ANNA MAFFEI_________
A Gianfranco Schia'voni,
esperto delle questioni
inerenti al conflitto nell’ex Jugoslavia e coordinatore per
conto del «Consorzio italiano
di solidarietà» (Ics) delle iniziative di assistenza ai rifugiati dall’ex Jugoslavia, abbiamo
rivolto alcune domande.
- Perché oggi questa recrudescenza del conflitto sia
in Croazia che in Bosnia-Erzegovina? *
«Per quanto riguarda la
Croazia è dovuta a un contenzioso aperto su un territorio
occupato dai serbi, che per
molto tempo era rimasto latente ma che non si era in
realtà mai risolto nonostante
la permanenza di truppe Gnu
nella zona. In Bosnia-Erzegovina assistiamo a una prosecuzione degli scontri che non
sono mai di fatto cessati nonostante le tregue».
- Quanto pesa l’appartenenza religiosa nel conflitto?
«Il fattore religioso non è
secondo me un motivo fondante, però rientra senz’altro
nelle diverse concezioni della
memoria storica collettiva
che i vari popoli hanno di se
stessi. Certo nell’ex Jugoslavia, fra la parte cattolica e la
parte ortodossa soprattutto,
non c’è mai stato un grosso
dialogo. È indiscutibile, per
esempio l’appoggio ideologico e anche pratico al conflitto
da parte della Chiesa cattolica
in Erzegovina».
- Le organizzazioni umanitarie e i gruppi di volontariato presenti nei territori dell ’ex
Jugoslavia possono contribuire concretamente a un processo di riconciliazione ?
«Sì e lo stanno facendo
dall’inizio del conflitto. In
una guerra che ha come principale obiettivo la popolazione civile, il costringerla alla
fuga, il “ripulire” il territorio,
l’intervento cosiddetto umanitario, se portato avanti con
correttezza, diventa un intervento politico, in difesa della
pace e della giustizia perché
scompagina i piani di chi
vuole questa guerra. Inoltre
organizzazioni non governative portano all’esterno le voci
di quelle altre aggregazioni
politiche, religiose, sindacali
che pur volendo il dialogo rimangono sempre fuori dai
negoziati ufficiali».
- Quale politica di accoglienza ai profughi sta svolgendo l’Italia ?
«Due: una praticata dal governo italiano nei campi profughi, limitatissima nei numeri, si parla di circa 2.000
persone, e pessima nella qualità. L’altra è quella degli enti locali e delle associazioni e
gruppi di volontariato che
coinvolge molte più persone,
con una qualità dell’accoglienza molto maggiore, e
che dà attuazione alla legge
390 del 1992. In questi anni,
rispetto alla legge che prevede l’impegno preciso dell’
Italia di accoglienza ai rifugiati dall’ex Jugoslavia il governo si è dileguato e ha fatto talmente poco che si può
dire che, da parte governativa, questa legge non è stata
mai attuata».
Per l'aiuto dei lettori
Ricordiamo ai lettori che è possibile contribuire finanziariamente alle attività di solidarietà di cui si dà informazione in questa pagina, sostenendo in particolare il nuovo
progetto di Slavonski Brod, a cui per il momento la Fcei
ha fornito solo un aiuto una tantum di L. 5.000.000, Lo si
può fare con versamenti sul c. c. postale n. 38016002, intestato a: Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via
Firenze 38, 00184 Roma, specificando la causale: solidarietà in favore dell’ex Jugoslavia.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 9 GIUGNO 1995
Ricordato a Cinisello Balsamo il «protestante nella Resistenza» a 50 anni dalla morte
Lombardini: un testimone dell'Evangelo
MAMFBEPO PAVONI tuirà un grande cruccio. Fra 7 —'“''i lettini del Comando su
/4iio rriiotfi» le» ! (yfttmSnÌCO. COTI IB. CBDS
_ MANFREDO PAVONI
Jacopo Lombardini; un uomo, un protestante, un
mito. Potrebbe iniziare così
una commemorazione per i
50 anni della sua morte e della sconfitta del nazifascismo
ma in una linea più sobria,
meno trionfalistica e dunque
molto protestante, il pastore
Giorgio Bouchard ha tratteggiato la figura evangelica,
politica e culturale del maestro toscano, predicatore laico, morto a Mauthausen nel
giorno della liberazione, il 25
aprile 1945. L’incontro è avvenuto naturalmente nel Centro culturale «Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo lo scorso 29 aprile.
Lombardini, ha ricordato
Bouchard, «era figlio di una
famiglia di minatori molto
poveri, che sovente saltavano
i pasti. Una delle cose che
più mi colpì di lui era la sua
straordinaria magrezza e la
sua lingua ricca di metafore e
di aggettivi coloriti, così diversa dal nostro piemontese,
che ci affascinava quando lo
ascoltavamo predicare nelle
valli valdesi».
Mandato a studiare con
enormi sacrifici, Lombardini
diventa maestro elementare;
negli stessi anni entra a far
parte di quella cultura laica e
progressista rappresentata allora dal Partito repubblicano.
«E badate bene - ha aggiunto
l’oratore - essere repubblicano nell’Italia liberale di Giolitti e Cavour non era poi tanto facile». Nel 1915 chiede di
essere arruolato per la guerra,
ma verrà scartato per insufficienza toracica, ciò che costi
tuirà un grande cruccio. Fra
le due guerre compirà la scelta antifascista, sarà emarginato dall’insegnamento, bastonato e costretto a ingoiare 1’
olio di ricino.
Nel 1922, l’anno della marcia su Roma, era entrato per
caso in una chiesa evangelica
a Pisa, dove predicava il pastore Seiffredo Colucci: ne
rimane affascinato e decide
di diventare evangelico; resterà un convinto repubblicano, ma arricchirà la sua scelta
politica con la spiritualità
evangelica e deciderà di
iscriversi alla Facoltà valdese
di teologia. Studierà per qualche anno e poi abbandonerà
in seguito a una profonda crisi soggettiva, che lo sconvolgerà al punto di cercare il
suicidio gettandosi nel Tevere. «Riesce a salvarsi - ha
raccontato Bouchard - e forse per il resto della vita sublimerà quella crisi di identità
continuando la sua attività di
maestro nelle valli valdesi».
Una personalità complessa,
con una fede vissuta nella
prassi e nella «pietas cristiana» che lo portò a ospitare e
confortare un fascista che lo
aveva costretto all’olio di ricino e che nel frattempo aveva perso il lavoro. Una fede
che nell’ambito delle chiese
evangeliche, non sempre e
non tutte chiaramente schierate contro la dittatura fascista, si caratterizza per una
grande dialettica e apertura.
Bouchard ha ricordato di
averlo conosciuto all’età di 12
anni, a Torre Pellice, dove Jacopo Lombardini insegnava. «Mentre correggeva i
compiti, diceva di voler scri
Jacopo Lombardini
vere una storia del ’900 con
gli occhi di una donna di
campagna...». Poi lo ha ricordato a San Germano nel 1942,
in un memorabile sermone
pronunciato mentre l’armata
del generale Von Paulus marciava varso Stalingrado e
Rommel su E1 Alamein. Bouchard ricorda che quel giorno
Lombardini fu invitato a
mangiare dai suoi genitori:
durante il pranzo, commentando una notizia che diceva
di come i tedeschi facessero
lavorare in Germania donne
polacche per una paga miserevole e con tre sole ore libere per settimana, Lombardini
spiegò che questo significava
reintrodurre la schiavitù in
Europa. Un’analisi ancora attuale se si pensa a che cosa
succede di questi tempi...
Ciò che colpiva in lui era la
capacità straordinaria di leggere e intravedere il tragico
futuro che si stava avvicinando in Europa. «Nessuno meglio di lui commentava i bol
lettini del Comando supremo
germanico, con la capacità di
leggere al di là del testo e
comprendere l’esatto messaggio» ricorda ancora Giorgio Bouchard. Un bollettino
per esempio dichiarava che i
tedeschi a Stalingrado avrebbero utilizzato soprattutto
l’artiglieria e che dunque la
battaglia sarebbe durata a
lungo. Lombardini spiegava
agli studenti più grandi del liceo valdese che questo significava che i tedeschi non
avrebbero più potuto conquistare Stalingrado, e dunque
stavano cominciando a preparare l’opinione pubblica.
«Raccontava queste cose ha proseguito Bouchard -,
leggeva, commentava e insegnava, e quando arrivò l’inverno del ’43 capimmo che
aveva ragione». Mentre continuava la sua attività di predicatore vennero l’8 settembre e
lo sbarco degli alleati: il 12
Lombardini salutò i suoi allievi e spiegò che aveva deciso,
a 52 anni, di andare in montagna per accompagnare i partigiani, predicando e parlando
in qualità di commissario politico della 5 Divisione Gl.
Nel ’44 venne catturato in
seguito a un rastrellamento; fu
condotto a Fossoli e poi a
Mauthausen. Nel libro di Salvatore Mastrogiovanni Un
protestante nella Resistenza
(Claudiana, II ediz. 1985) si
trovano diverse testimonianze
su come Lombardini sia stato
torturato, su come fosse ridotto fisicamente allo stremo delle forze, malnutrito e fragile e
di come sia morto, da uomo
povero e lucido, coraggioso e
con le idee molto chiare.
Assemblea del XVI circuito
Le chiese in Sicilia
NINO GULLOTTA
L? Assemblea primaverile
del XVI circuito ha
avuto luogo a Pachino (Sr)
gli scorsi 20 e 21 maggio. Il
culto della domenica è stato
presieduto dal pastore Giuseppe Platone (che a settembre lascerà il circuito) e la
colletta è stata devoluta a Ruben Ramírez, come piccolo
segno di solidarietà per questo bambino ammalato di
granulomatosi cronica.
Dalle relazioni delle chiese
è stato rilevato come ogni comunità abbia non solo la sua
specificità, ma cerchi anche
di essere presente significativamente nel territorio in cui
vive (opere, iniziative sociopolitiche insieme ad altre forze locali, servizi per immigrati; centri culturali, associazioIni ecc.). Purtroppo è stato notato come tali sforzi vengano
spesso compiuti solo da una
minoranza (a volte esigua) e
non dalla comunità nel suo
insieme, che anzi sovente non
si dimostra direttamente interessata. Una realtà quindi
contraddittoria che bisogna
gradualmente e con l’aiuto di
Dio superare, se vogliamo
che le nostre comunità si rinnovino e si fortifichino.
cóme afferma la relazione
del Consiglio di circuito:
«Senza apertura verso l’esterno e senza questo impegno
(di evangelizzazione e di testimonianza), non crediamo
che si possa risolvere l’ormai
annosa questione della nostra
identità, perché questa si conquista “sul campo’’ e nel
rafforzamento della comunità
al suo interno». Per quanto
riguarda il campo di lavoro,
si sono auspicate delle soluzioni definitive o almeno durature per Scicli, Agrigento e
Adelfia. Per quest’ultima si è
ribadito che è necessario che
il centro sia più seguito, attraverso un direttore-animatore, affinché possa essere
aperto anche in periodi non
estivi e affinché non rimanga
incustodito e senza manutenzione durante l’anno. Per
quanto riguarda il circuito, si
ripete agli organi centrali di
lavorare per un «progettualità
globale della nostra chiesa
per il Sud», si esortano le comunità a valorizzare maggiormente il circuito come
strumento di coordinamento
e di interscambio.
L’Assemblea ha approvato
un ordine del giorno in cui si
sollecitano le comunità ad
impegnarsi concretamente e
non solo per iniziative interne. Il nuovo Consiglio di circuito è formato da Arturo Panascia (sovrintendente), Giuseppe Ficara, Gianna Mazzarella, Alessandra Trotta, Vivian Omolulu Wiwoloku. A
loro l’augurio di un buon lavoro benedetto dal Signore e
alla comunità di Pachino un
ringraziamento per la cortese
ospitalità.
OTTO PER MILLE,
DESTINÁZI0NE TERZO MONDO
(ITALIA COMPRESA).
Eccoci di nuovo, per il secondo anno, sulle pagine dei giornali per chiedervi di affidarci l'otto per mille
del reddito IRPEF. E per ribadire il nostro impegno a rendere noto, attraverso i più autorevoli organi di informazione, il modo in cui impiegheremo i soldi raccolti e che arriveranno solo dal 1997. Una cosa è certa; non li spenderemo per le chiese e per le opere di culto, ma li investiremo per opere sociali e assistenziali in Italia e nei paesi del sottosviluppo per far sì che non esistano più paesi sottosviluppati. Siamo, come Chiese Valdesi e Metodiste, impegnati da sempre.in campo sociale con spirito laico: costruiamo e gestiamo ospedali e case per anziani, facciamo un capillare lavoro educativo tra i bambini e i giovani, accogliamo immigrati e assistiamo portatori di handicap. Le nostre opere sociali'sono aperte a tutti, senza
distinzione di credo, razza o ceto sociale. Inoltre collaboriamo con il Consiglio Ecumenico delle Chiese e con altri organismi ecumenici per interventi nei paesi più poveri del terzo mondo
e in quelli sconvolti da guerre e calamità naturali. Chiunque voglia conoscerci meglio o avere informazioni più dettagliate può scriverci o telefonarci. Saremo felici di rispondervi.
CHIESA EVANGELICA VALDESE - Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi - Via Hrenze 38,00184 Roma - Tel. 06/4745537 - Fax 06/4743324
5
f
venerdì 9 GIUGNO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
La Chiesa valdese di Felonica si pronuncia contro il progetto
Team pastorale: no grazie
SAMUELE GIAMBARRESI
Si torna a parlare del «team
pastorale». A riproporlo,
30 anni dopo il pastore Tullio
Vinay, è stata la Commissione d’esame alla Conferenza
delle chiese valdesi e metodiste del II distretto del 1994,
ma cos’è il «team pastorale»?
Il team pastorale è in atto a
Morges (Svizzera), una parrocchia riformata con 7.000
membri e tre pastori e mezzo.
I vantaggi sono innegabili, ma
s.ono evidenti anche i limiti.
Nel passato, la parrocchia era
divisa in tre quartieri con tre
pastori che lavoravano insieme, pur essendo radicati
ognuno nel suo quartiere. Ora
è divisa orizzontalmente per
fasce di età: da 0 a 12 anni, da
12 a 20 anni e oltre 20 anni.
Il pastore della prima fascia
si occupa dei battesimi, della
scuola domenicale, della formazione di monitrici e monitori, dei rapporti coi genitori
dei bambini, dei campi per
bambini una volta l’anno per
una settimana, dei culti speciali per genitori e figli 4 o 5
volte l’anno, della coro e della musica dei bambini.
n pastore della seconda fascia di età (da 12 a 20 anni) si
occupa del catechismo, dei
gruppi giovanili, dei campi
per giovani 4-5 volte l’anno,
dei rapporti coi genitori, della
formazione dei catechisti. Dal
momento che non c’è più la
confermazione, c’è un culto
di fine catechismo e a novembre il «culto dell’alleanza»
pej i giovani che decidono di
impegnarsi nella vita della
chiesa.
D pastore della terza fascia
(oltre 20 anni) si occupa di
informazione ed evangelizzazione. Ogni mese il giornale
di Morges dedica un’intera
pagina alla segnalazione di
tutte le attività organizzate
■dalla chiesa. Durante l’inverno ci sono gli studi biblici organizzati in serie di cinque e,
poiché si apprezza solo ciò
che si paga, gli studi biblici
sono a pagamento: 50 franchi
(circa 75 mila lire) per tutta
una serie. Ci sono inoltre
conferenze pubbliche e altre
attività.
C’è poi un quarto pastore a
mezzo tempo. Questo si occupa delle 5 case per anziani
che ci sono nella città e delle
visite in ospedale delle persone anziane. Dispone di due
squadre di visitatori che provvede a formare e c’è un laico
per il coordinamento di culti,
visite, gite. Una delle squadre
di visitatori fa le visite in
ospedale e l’altra fa le visite
nelle case per anziani. Si occupano anche delle persone
che escono dall’ospedale e
dei casi speciali, ad esempio
una persona da seguire per
lungo periodo.
I pastori non fanno più visite a domicilio, se non espres
II futuro sarà fatto di ministeri specializzati? Neila foto i pastori Teodora Tosatti e Alberto Taccia
sámente richiesti. Nell’ufficio
parrocchiale ci sono 3 segretarie e ci sono computer e segreterie telefoniche: si aspetta
il fax e il modem. Le spese
della parrocchia sono passate
da circa 100.000 di franchi
(143 milioni di lire) a 220.000
franchi (315 milioni di lire).
I problemi maggiori riguardano le relazioni personali
col pastore e i funerali. Nel
passato, il pastore faceva il
giro del suo quartiere e conosceva tutti, anche quelli che
non vanno mai in chiesa; in
caso di bisogno, tutti sapevano di potersi rivolgere a lui.
Ora non c’è più il pastore di
quartiere: se telefonano per
una visita al bambino o alla
persona anziana della famiglia, ricevono una visita non
necessariamente del pastore.
Per un funerale non si deve
telefonare al pastore, ma alle
pompe funebri. Tutti i pastori
possono celebrare funerali,
ma ci sono dei turni e questi
sono conosciuti anche dalle
pompe funebri.
I pastori e i «dirigenti ecclesiastici» sono molto soddisfatti di questa situazione; lo
è meno il popolo della chiesa.
Qui si sogna non solo il ritorno al passato, ma il suo superamento; si sogna il tempo in
cui la famiglia intera con vecchi e bambini possa andare in
chiesa e sedersi magari sulla
stessa panca senza più essere
divisa per fasce di età.
La Chiesa valdese di Felonica ha discusso nella sua Assemblea del 14 maggio la
possibilità di trasferire questo
sistema nella chiesa valdese e
metodista e ha detto no. Le
ragioni: ogni chiesa avrebbe
certamente un nucleo impegnato e motivato, forse più
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Chiedere informazioni
e il modulo di iscrizione al n. 0i2i-9i 260
numeroso di quello attuale,
ma la massa delle persone
non impegnate non saprebbe
a quale pastore far riferimento. I contatti personali coT pastore o coi pastori sarebbero
più rarefatti, le visite a domicilio diventerebbero sempre
più difficili e i pastori finirebbero col non conoscere personalmente buona parte dei
membri di chiesa. La cosa più
importante è che la chiesa locale non sarebbe più l’elemento ecclesiologico primario e, per forza di cose, l’attività del team pastorale dovrebbe essere coordinata dal
Consiglio di circuito e i Consigli di chiesa potrebbero solo
offrire consulenza, raccogliere contribuzioni e fare amministrazione, come la tenuta
dei registri.
Questo non significa che la
Chiesa valdese di Felonica
sia contro il sacerdozio universale di tutti i credenti o
che non voglia promuovere lo
sviluppo dei ministeri locali.
L’accorpamento delle comunità è da tempo nella tradizione valdese e non ci vogliono
certo i team pastorali per assegnare, ad esempio, un solo
pastore per le chiese di Felonica e Mantova. Solo si vorrebbe che un tale eventuale
pastore del futuro potesse risiedere tre giorni da una parte
e tre giorni dall’altra, perché
nessuna comunità si senta
diaspora dell’altra o si senta
solo visitata. Ciò che si vuole
evitare è la girandola di pastori, che curano diverse chiese senza curarne alcuna in
particolare. Felonica ha già
fatto per anni l’esperienza del
pastore che viene da fuori per
visita e non vuole ripetere
quell’esperienza.
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Civitavecchia
Le lacrime
prodigio
0 miracolo?
AUGUSTO SPURI
La Chiesa evangelica battista di Civitavecchia ha
organizzato, il 17 maggio
1995 presso la sala consiliare
del Comune, una tavola rotonda sul tema «La figura di
Maria nell’Evangelo e nella
tradizione». Lo scopo dell’iniziativa è stato duplice: da un
lato quello di rendere nota alla cittadinanza la posizione
della Chiesa evangelica sui
recenti «eventi miracolosi»
della madonnina che piange,
mettendola a confronto con
quelle della Chiesa cattolica;
dall’altro quello di portare su
un livello più propriamente
teologico una discussione che
in precedenza aveva assunto
prevalentemente un tono sensazionalistico ed emotivo.
All’incontro hanno partecipato il prof. Paolo Ricca, decano
della Facoltà valdese di teologia, il prof. Stefano De Fiores,
docente di mariologia alla
Pontificia università gregoriana, e il dott. Raffaele Luise,
giornalista vaticanista della
Rai come moderatore.
Il prof. De Fiores ha illustrato l’evoluzione della figura di Maria e dei relativi dogmi che l’hanno portata, nel
corso dei secoli, ad assumere
un ruolo sempre più importante per i cattolici; inoltre ha
sottolineato come la Chiesa
cattolica distingua tra la «venerazione» che si ha per la
madonna e 1’«adorazione»
che si può avere solo per Dio.
Il prof. Ricca ha invece posto
l’accento sulla figura della
Maria evangelica: i protestanti non rifiutano la Maria descritta nei Vangeli, bensì il
culto di Maria che nei testi
biblici non esiste; nelle Scritture non ci sono elementi per
cui si possa ritenere che Maria abbia avuto un ruolo più
importante degli altri discepoli: Maria fa parte della comunità dei credenti e non fa
parte del divino.
Riguardo poi all’episodio
specifico della «madonnina»
il prof. De Fiores, che tra
l’altro è membro della commissione teologica istituita
dal vescovo di Civitavecchia
per valutare l’evento, ritiene
che si possa trattare di un miracolo vero anche se bisognerà attendere ancora molto
tempo prima che la Chiesa
cattolica si esprima in modo
ufficiale. Il prof. Ricca ha invece distinto tra prodigio e
miracolo: quest’ultimo, nella
Bibbia, risponde ad una necessità vitale dell’uomo ed è
sempre accompagnato da un
atto di liberazione concreto,
il cui significato è evidente a
tutti. Nel caso specifico invece l’interpretazione dell’episodio civitavecchiese è controversa e non risponde ad alcuna necessità vitale. Pertanto Ricca preferisce parlare e
eventualmente di prodigio e
non di miracolo.
Il pubblico, accorso numeroso, ha rivolto molte domande ai due relatori. In particolare la discussione si è incentrata sulla funzione della figura di Maria. Per il prof. De
Fiores la teologia cattolica
esalta il ruolo di Maria sempre in funzione di Gesù Cristo. Il prof. Ricca ha invece
fatto notare che, come nelF
iconografia tradizionale la
madonna è stata ritratta nel
tempo sempre più spesso senza il Gesù bambino tra le
braccia, così nella teologia
cattolica la figura di Maria si
va rendendo sempre più autonoma dal riferimento a Cristo.
BIELLA — Durante il culto dello scorso 14 maggio, a cui ha
partecipato anche la corale di Ivrea-Biella, la sorella Giovanna Pepe Diaz, proveniente da Milano, ha dato pubblica
confessione della propria fede ed è stata ammessa in chiesa.
• Con un culto molto affollato di sorelle e fratelli cattohci
si è concluso il ciclo di studi bibhci, tenuti nei mesi precedenti in Seminario da Franco Taglierò e nei locali della
chiesa valdese da don Perini, docente di Nuovo Testamento
presso il Seminario stesso. La predicazione è stata di don
Moro, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo, che ha portato anche il saluto del vescovo di Biella, mons. Giustetti. La Chiesa valdese e la
Commissione diocesana hanno anche concordato l’Organizzazione di una gita nelle valli valdesi l’autunno prossimo.
L’assemblea di chiesa, riunitasi domenica 28 maggio, ha
valutato positivamente l’esperienza ecumenica di quest’anno, anche se la partecipazione degli evangelici biellesi non
è stata sempre consistente.
• Anche le attività culturali sono terminate con una conferenza del pastore Gianni Genre su «La sessualità nella
Bibbia». Poi è stata la volta del pastore Giorgio Tourn con
una conferenza per la Alliance française su «Les Vaudois
entre Piémont et France».
• La chiesa ospiterà da 15 al 18 giugno il presbiterio della
chiesa gemella di Dornholzhansen, presso Francoforte in
Germania. I legami fra e due comunità datano da quando la
pastora Grete Achenbach, messasi per circa 2 anni a disposizione della Tavola, curò la chiesa di Biella a metà degli
anni ’60: tornata nel suo paese, volle cementare la fraterna
amicizia con la chiesa di Biella con un gemellaggio. Con
. questa visita iniziano le iniziative organizzate per il centenario del tempio di Piedicavallo (1895-1995), che si festeggerà il 17 settembre; il programma prevede altre iniziative
di carattere culturale durante l’estate.
BOBBIO — Domenica 28 maggio, un gruppo di 16 persone,
in rappresentanza della chiesa di Bobbio, ha fatto visita alla
chiesa di Coazze. Il culto, presieduto dal pastore Rutigliano,
un’agape preparata dalle sorelle di chiesa di Coazze, un
concerto tenuto dal cantautore valdese Tullio Rapone e canti di inni hanno segnato i vari momenti di comunione fraterna. Il tutto è stato cementato anche dalle svariate espressioni di amore fraterno che lega ancora oggi, dopo oltre 20 anni, il pastore Rutigliano ai fratelli e alle sorelle di questa
chiesa, esprimiamo ancora una volta la nostra viva riconoscenza per l’eccellente accoglienza.
• La chiesa esprime il proprio ringraziamento al pastore
Marco Schäfers per aver presieduto il culto del 28 maggio.
• Maddalena Bertinat non è più tra noi. la nostra chiesa
tutta, e in particolare le sorelle dell’Unione femminile, di
cui Maddalena era la decana, rinnova l’espressione dei propri sentimenti di umana solidarietà e di comunione di fede
nella resurrezione dei morti in Cristo, il Signore della vita.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il giorno di Pentecoste è stato particolarmente gioioso per la nostra chiesa. Nel corso
del culto di Santa Cena, tenutosi nel tempio del Ciabas e allietato dal canto della Corale, abbiamo avuto molti motivi
per rallegrarci: è stato battezzato il piccolo Davide Aimone
di Daniele e Antonella Miegge; poi vi è stato un avvenimento purtroppo poco consueto nelle nostre comunità,
Tammissione di due adulti che, dopo percorsi di ricerca di
fede molto diversi, hanno chiesto di essere membri della
nostra comunità. Si tratta di Maria Rosa Fabbrini, che è
stata confermata, e di Piergiorgio Resini che è stato battezzato. A questa sorella e a questo fratello, che hanno dato
una testimonianza di fede molto sentita e toccante, come
pure al piccolo Davide e ai suoi genitori, vadano gli auguri
della comunità tutta.
TORRE PELLICE — È stato celebrato il matrimonio di Andrea Catalin e Manuela Borno. A questi sposi rinnoviamo
l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• La comunità è vicina con cristiana simpatia alle famiglie
di Guido Varese, Luigi Longo, Renato Roland, Edith
Eynard ved. Geymonat, Albertina Agli ved. Eynard, Maria D^Arrigo Laganà, di cui sono stati celebrati i funerali.
VILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Giorgio Toum
che ha presieduto il culto di domenica 21 maggio.
ANGROGNA — La domenica di Pentecoste è stata una giornata comunitaria che ha visto raccolti nell’antico tempio di
Pradeltomo numerosi membri di chiesa che hanno sfidato il
clima, malgrado il calendario, decisamente autunnale. Successivamente una ricca polenta, organizzata dal gruppo giovani, ha riunito intorno ai tavoli della «Rocciaglia» circa 80
partecipanti a un agape che ha dato anche modo di fare un
bilancio, sostanzialmente positivo anche se non scevro di
difficoltà, di un anno ecclesiastico anomalo in quanto trascorso in regime di vacanza pastorale. L’assemblea ha ringraziato in modo particolare il pastore Giorgio Toum, direttore del Centro culturale di Torre Pellice, che con i colleghi
del circuito ha dato una preziosa collaborazione alla chiesa
di Angrogna. Il pomeriggio è trascorso con un intrattenimento organizzato dall’Unione femminile mentre un’altra
importante «fetta» dçlla comunità, la corale, si è esibita in
concerto nel tempio del Serre insieme alla corale di Rorà. Le
corali, applauditissime, dirette rispettivamente da Monica
Natali e Luisita Buffa, si sono esibite nell’esecuzioni di brani dal repertorio classico ma anche nero-americano, israelita, barocco Cinque-settecentesco, tutti accomunati dal tema
del ringraziamento e della lode al Signore.
SONDRIO — Dal 3 al 10 giugno si è svolta nei locali del Centro evangelico di cultura una «Mostra della Bibbia» che ha
lo scopo di diffondere la sua conoscenza, storia e contenuto.
La mostra ha un carattere interconfessionale, e alla sua realipazione hanno partecipato oltre che il Centro evangelico
di cultura anche il Gruppo ecumenico di lettura biblica e la
libreria San Paolo. La mostra è divisa in sezioni che illustrano la storia del testo biblico nell’antichità; nel Medioevo, nell’età moderna, all’epoca della Riforma e nel mondo
contemporaneo. La mostra è stata inaugurata sabato 3 giugno con una conferenza del past. Salvatore Ricciardi sul tema: «La Bibbia: documento di fede e proposta di vita».
6
PAG. 6 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 9 GIUGNO 1995
L'AZIONE DELLO SPIRITO SANTO NEL GIUDAISMO-2
IL DIFFICILE CAMMINO
VERSO LA LIBERTÀ
GERD THEISSEN
Quello di Numeri 11 è
un racconto che vuole
dare una base all’autorità, ma
subito introduce un dubbio
sovversivo nei confronti di
questa autorità: problematizza l’autorità. Cerchiamo di
veder la cosa più da vicino.
Nella nostra storia sono descritte due situazioni difficili:
prima quella collettiva del
popolo, la crisi della carne e
dei cetrioli, poi quella individuale di Mosè, la sua crisi come capo e responsabile. Vediamo prima come viene superata la situazione di difficoltà collettiva del popolo: lo
«Spirito di Dio» diventa un
vento tempestoso. «Ruach»
in ebraico significa tanto spirito quanto vento; questo spirito, come vento tempestoso,
porta delle quaglie e così supera la situazione di difficoltà. Nel racconto come lo
abbiamo adesso esso è identico allo «spirito di Mosè» che
passa ai 70, i quali quindi sono un elemento importante
per il superamento della situazione di difficoltà. Ma la
benedizione che essi stessi
hanno contribuito a far giungere al popolo, per molti diventa una maledizione: «Avevano ancora la carne fra i
denti e non l’avevano neppure masticata, quando l’ira del
Signore si accese contro il
popolo, e il Signore colpì il
popolo con un gravissimo flagello» (Numeri 11, 33).
Possiamo comprendere
cos’è successo sulla base di
fatti realmente verificatisi.
Quando si dà un nutrimento
solido a persone gravemente
denutrite, esse devono riabituarsi progressivamente a
questo tipo di cibo, se no si
possono avere conseguenze
catastrofiche, anche mortali;
ma il nostro racconto naturalmente vuol dire qualcosa di
più. La nomina dei 70 anziani
può avere portato del benessere materiale, ma l’avidità
sviluppata da questo benessere uccide. Anche sui 70 si
stende dunque un’ombra: la
loro istituzione è un’arma a
doppio taglio, porta vita e
morte. Si provi a immaginare
che la storia di fondazione di
una democrazia moderna
finisca con la conclusione:
«Quando l’Assemblea costituente ebbe finito il suo lavoro, si festeggiò con un grosso
banchetto. La metà dei partecipanti morì per cause imprecisate...». Una chiusa del genere sarebbe una raccomandazione alquanto ambigua per
unq Costituzione!
La crisi di Mosè
LJ aspetto sovversivo del
nostro racconto di fondazione è ancora più evidente nel superamento della seconda difficoltà. Mosè ha dei
dubbi enormi sulla sua missione: egli subisce lo stress
di chi è responsabile di un
gruppo e deve condurlo attraverso una situazione di
estrema difficoltà e nella sua
difficoltà si rispecchia la disperazione dei piccoli circoli
fedeli a Jahweh del periodo
postesilico, anni di miseria,
in cui resta estremamente difficile per quel popolo, appena
scampato alla distruzione,
«[Mosè disse al Signore]: “Dove prenderei della
carne da dare a tutto questo popolo? Poiché piagnucola dietro a me, e dice: ‘Dacci da mangiare
della carne!’. Io non posso, da solo, portare tutto
questo popolo; è un peso troppo grave per me. Se
mi vuoi trattare così, uccidimi, ti prego; uccidimi,
se ho trovato grazia agli occhi tuoi, che io non veda
la mia sventura!”. Il Signore disse a Mosè: “Radunami settanta fra gli anziani d’Israele, conosciuti
da te come anziani del popolo e come persone autorevoli, conducili alla tenda di convegno e vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te;
prenderò lo spirito che è su te e lo metterò su di loro; perché portino con te il carico del popolo e tu
non lo porti più da solo. Dirai al popolo: ‘Santificatevi per domani e mangerete della carne, poiché
avete pianto alle orecchie del Signore, dicendo: Chi
ci farà mangiare della carne? Stavamo bene in
Egitto!’ Ebbene, il Signore vi darà della carne e voi
ne mangerete. Ne mangerete non per un giorno,
non per due giorni, non per cinque giorni, non per
dieci giorni, non per venti giorni, ma per un mese
intero, finché vi esca dalle narici e ne proviate nausea, poiché avete respinto il Signore che è in mezzo
a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché
mai siamo usciti dall’Egitto?”. Mosè disse: “Questo popolo, in mezzo al quale mi trovo, conta seicentomila adulti e tu hai detto: ‘Io darò loro della
carne e ne mangeranno per un mese intero!’.
Scanneranno per loro greggi e armenti in modo
che ne abbiano abbastanza? Raduneranno per loro
tutto il pesce del mare in modo che ne abbiano abbastanza?”. Il Signore rispose a Mosè: “La mano
del Signore è forse accorciata? Ora vedrai se la parola che ti ho detto si adempirà o no”»
(Numeri 11,13-23)
credere nella propria missione di testimone e messaggero
dell’unico Dio. Mosè si sente
senza speranza sia verso il
popolo sia verso Dio.
Mosè dispera perché si
identifica con la protesta del
popolo: comprende la nostalgia umana di buon cibo. Mosè
dispera anche perché si identifica con l’incarico ricevuto da
Dio: deve condurre il popolo
verso la libertà, e il popolo
vorrebbe tornare in Egitto.
Mosè si trova stretto fra Dio e
il popolo: ciò che lo unisce a
Dio lo isola nei confronti del
popolo; ciò che lo unisce al
popolo lo isola nei confronti
di Dio. Mosè è solo, è isolato.
La risposta alla sua disperazione è il passaggio della sua
responsabilità a molti, il passaggio dello Spirito da lui ai
70. Questi d’ora in poi agiranno e parleranno con la
stessa autorità di Mosè; ma
contro la loro autorità vengono poste tre riserve, ed è proprio questo che rende il nostro testo eccezionale.
Lo Spìrito non è legato
airìstituzione
Prima riserva. Lo Spirito
viene sui 70 che si mettono a profetizzare ma, stranamente, subito dopo ci viene
detto: «smisero» (Numeri li,
25): essi cioè cessarono subito di profetizzare. Questo fatto è così inusuale che quasi
tutti i traduttori preferiscono
leggere in modo leggermente
diverso il testo ebraico, cambiando «lo jasafu» in «lo jasufu». Il testo originale dice
«ed essi non continuarono a
profetizzare» e con questa
piccola modifica diventa «ed
essi non cessarono di profetizzare». Il che suona molto
meglio in un racconto di fondazione che deve gettare le
basi per l’autorità di un gruppo dirigente: i 70 ricevono lo
Spirito, grazie ad esso divengono profeti e ciò non ha limiti di tempo. Ma il testo originale dice il contrario: i 70
hanno ricevuto lo spirito di
Mosè solo per un momento;
la sua azione in loro non è illimitata. Il racconto non dice:
«Dio toglie la ragione a coloro (i 70) a cui affida un incarico», bensì: «A coloro a cui
affida un incarico Dio dà il
suo spirito, ma in modo tale
che essi non ne rimangono
per sempre succubi».
E questo vale per tutte le
istituzioni: esse non possono
rimanere permanentemente
pervase dello spirito di chi le
ha fondate. Lo spirito di Mosè non ha riempito per sempre le istituzioni del giudaismo, tanto quanto lo Spirito
di Cristo non può riempire
permanentemente le istituzioni del cristianesimo, e tuttavia
le istituzioni, giudaiche e cristiane, sono necessarie. Non
c’è del resto nessuna legge
che dica: «Lo spirito dei loro
fondatori non apparirà mai
più in esse». Esso rimane in
esse latente, e può rivivere in
qualunque momento.
Lo Spìrito scende
su Eldad e Medad
Seconda riserva. Oltre i 70
anziani, che hannp ricevuto l’incarico, lo Spirito afferra anche due altri israeliti
che erano rimasti nel campo:
Eldad e Medad. Anche nel
giudaismo, come nel cristia
nesimo, lo Spirito soffia dove
vuole, spesso proprio là dove
non era previsto, in persone
che sono al di fuori dei circoli
ufficiali. Anche da questo fatto si può ricavare un principio
incontestabile: lo Spirito, su
cui si fondano le istituzioni
religiose, agisce spesso al di
fuori delle istituzioni in modo
più efficace che non al loro
interno, e le istituzioni ufficiali devono assolutamente
rendersi conto di ciò perché
proprio nel momento in cui i
70 smettono di parlare profeticamente per lo spirito di
Mosè, lo spirito viene su altri
due israeliti che non appartengono ai 70. E su loro agisce con maggior intensità e
durata di quanto abbia fatto
con i 70. Di Eldad e Medad
infatti non si dice che cessarono subito di profetizzare,
anzi la cosa durò così a lungo
e in modo così evidente che
Giosuè voleva farli smettere.
Possiamo domandarci: Ma
perché lo Spirito è venuto
proprio su Eldad e Medad? Il
racconto ci dice in modo che
sembra un po’ casuale: «Erano fra i Ketubim» che si può
tradurre «erano fra gli iscritti», cioè erano in una lista di
persone predestinate a riceve
10 Spirito. Ma di un elenco
del genere non ci era stato
detto nulla; ci può essere anche un’altra traduzione (per
me molto più illuminante);
«erano sugli scritti». Avevamo detto che in epoca postesilica si sviluppò accanto
all’aristocrazia sacerdotale e
a quella dei possidenti, una
nuova aristocrazia, quella
della cultura: 1 dottori della
legge, che in origine non facevano parte del Sinedrio, furono inseriti in seguito in
questo organismo. Gli scribi
erano sempre «sugli scritti»,
11 studiavano e li spiegavano.
Eldad e Medad sono i primi
dottori della legge. All’inizio
non sono che una piccola minoranza ma lo Spirito su loro
è permanente, vengono osteggiati; Giosuè, il successore di
Mosè, vorrebbe farli smettere; Giosuè si basa sulla successione e la tradizione e in
fatti i tradizionalisti si sentono minacciati quando persone
come gli scribi, in forza della
loro cultura, possono andare
direttamente alle radici di
un’istituzione o una religione,
e su questa base criticarli.
Paolo era un «dottore della
legge» di questo genere, lo
era Lutero, e ogni teologo
protestante sogna di essere un
Eldad o un Medad.
Mosè critica Giosuè
Veniamo alla terza riserva. Mosè stesso si rivolge contro Giosuè, il suo successore, e dice: «Oh! fossero
pur tutti profeti nel popolo del
Signore, e volesse il Signore
mettere su di loro il mio spirito!» (Numeri 11, 29). Poiché
viene nominato tutto il popolo, qui si tratta di uomini e
donne. Così predisse Giòele
che negli ultimi tempi i figli e
le figlie di Israele, tutti nel
popolo profetizzeranno (cfr.
Gioele 2, 28-29).
Qui si sogna la profezia generale del popolo, così come
noi protestanti sogniamo il
sacerdozio universale. Lo spirito profetico di Mosè, che
agisce nei 70 e nei due «estemi» Eldad e Medad, punta
effettivamente a raggiungere
tutto il popolo. La separazione fra i 70 e il popolo è solo
una soluzione di emergenza.
È provvisoria, dura fino a
quando tutti saranno riempiti
dallo spirito profetico. I 70 o
72 agiscono solo come rappresentanti di tutto il popolo,
fino a che si realizzerà la predizione di Geremia: «Questo
è il patto che farò con la casa
d’Israele: dopo quei giorni,
dice il Signore, io metterò la
mia legge nell’intimo loro, la
scriverò sul loro cuore, e io
sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.
Nessuno istruirà più il suo
compagno o il suo fratello
dicendo: "Conoscete il Signore ”, poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al
più grande, dice il Signore,
poiché io perdonerò la loro
iniquità, non mi ricorderò
del loro peccato» (Geremia
31, 33-34). Dopo questa pro
fezia non c’è più la separazione tra coloro che conoscono la volontà di Dio, e gli altri che devono essere istruiti
su questa volcùità. Dopo questa visione tutti conosceranno immediatamente la volontà di Dio.
Avevamo individuato due
situazioni difficili: la difficoltà collettiva del popolo, la
crisi della carne e dei cetrioli,
e la difficoltà individuale di
Mosè, la crisi della sua responsabilità solitaria, tra il
popolo e Dio.
Uno spirito
antiautoritario
Ora possiamo cercare di
capire come il narratore,
che ha intrecciato l’una con
l’altra le storie delle due crisi,
ha visto probabilmente la loro
intima correlazione reciproca.
Mosè vorrebbe che tutti avessero lo Spirito, che non ci
fosse cioè la contrapposizione
tra profeti e popolo, coloro
che insegnano e coloro che
apprendono, Mosè e Israele.
Se il suo desiderio si fosse
realizzato, quella montagna
di carne comparsa improvvisamente davanti all’accampamento non avrebbe portato
quelle conseguenze così catastrofiche! Se la responsabilità
profetica fosse stata viva in
tutti, nessuno sarebbe morto
per l’avidità. Se tutti fossero
stati pieni dello spirito di Mosè, la solitudine di Mosè sarebbe stata eliminata.
Penso che sia diventato
chiaro a tutti che il racconto
di fondazione prodotto dalla
comunità ebraica postesilica
lascia trasparire da ogni parte
uno spirito antiautoritario.
L’autorità dei 70 viene legittimata, ma allo stesso tempo
problematizzata, e porta anche delle conseguenze negative: Io spirito profetico non è
sempre presente in essa, mentre ricompare sempre nuovamente in piccole minoranze e
dovrebbe, in realtà, essere vivo in tutto il popolo.
2 - continua
(Traduzione di
Emmanuele Paschetto)
7
■Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
)
<1 <
A A
venerdì 9 GIUGNO 1995 ANNO 131-N. 23 LIRE 2000
Nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro delle Valli
e della pianura pinerolese vincono i no all’accordo sindacati-governo sulle pensioni:
6.500 lavoratori hanno detto
no, 3.900 hanno detto sì. I
rapporti sono invertiti rispetto
al dato nazionale: qui il 62%
di no e il 38% di sì, mentre a
livello nazionale il sì ha ottenuto il 65% e il 35% è andato
al no. I risultati sono profondamente diversi rispetto anche
a quelli regionali piemontesi
dove il sì ha vinto di misura
con il 52% contro il 48%.
Il voto dei lavoratori e dei
pensionati delle Valli esprime
qualcosa di pii! di un disagio
verso la linea di politica economica generale del sindacato. Qui il dissenso è aperto e
REFERENDUM SULLE PENSIONI
OLTRE IL NO
GIORGIO GARDIOL
non è servito a nulla spiegare
che l’assetto normativo delle
nuove pensioni è ancora migliore di quello di altri paesi
europei, che veniva salvaguardato il principio della solidarietà tra le generazioni:
quello che ha fatto pendere la
bilancia a favore del no è stato probabilmente il prolungamento dell’età lavorativa («i
35 anni non si toccano») e.
l’ammontare della pensione
futura. A ragione i lavoratori
alle Valli si lamentano che i
sacrifici sono «a senso unico», che si colpiscono i salari
e non si fa nulla per ricuperare l’evasione fiscale.
C’è poi, alle Valli, un difficile rapporto tra struttura sindacale e lavoratori. Finora
questa era rimasta a livello di
un dissenso nndnoritario, con
qualche episodio di «autoconvocazfone» vincente in ambi
Pinerolo
Avvocati
in sciopero
primi effetti
'-’ÿ: ■■
Gli avvocati italiani sono
scesi in sciopero. I motivi
della protesta sono la richiesta di una riforma del processo civile, nuove norme
sulla custodia cautelare (che
dovrebbe secondo gli scioperanti essere resa più limitata
e dovrebbe essere regolata da
criteri più rigidi). Il pretore
di Pinerolo, Piercarlo Pazé,
proprio la scorsa settimana
ha ipotizzato per dodici avvocati del tribunale di Pinerolo il reato di interruzione di
pubblico servizio con una
denuncia inviata alla Procura
della Repubblica.
Nel frattempo a Pinerolo,
come ovunque la protesta è
massiccia, i tribunali cominciano a risentire dello sciopero e nei prossimi mesi, temono gli esperti delle cose giudiziarie, sarà ancora peggio,
poiché i ritardi accumulati
durante queste settimana e
nelle prossime, se lo sciopero
come previsto continuerà fino a fine mese, influiranno
sul corso della giustizia per
almeno un anno.
«Quello che ci ha lasciati
sconcertati - dice l’avvocato
Marco Borno, uno dei dodici
legali denunciati dal pretore
Piercarlo Pazé - è stato il repentino cambio di linea da
parte del pretore; infatti in un
primo tempo aveva mostrato
di comprendere le ragioni
della nostra protesta (che per
inciso non condivido in toto)
consentendo che semplicemente prima di una udienza
venisse comunicata l’astensione dell’avvocato di turno,
cosa che ho sempre fatto di
persona, con un’apposita lettera. Di colpo, quando lo
sciopero ha cominciato a sortire effetti, incidendo sull’
attività giudiziaria, è arrivata
la segnalazione di abbandono di pubblico servizio: ci è
sembrato fosse messo in discussione proprio il senso del
diritto di sciopero».
Torre Pellice, 10 e 11 giugno: Conferenza delle chiese valdesi del primo distretto
Perché non partire dalPevangelizzazione?
in vista della Conferenza del
1° distretto che si svolgerà a
Torre Pedice sabato IO e domenica li giugno, abbiamo chiesto
al pastore Claudio Pasquet di
proporre alcune possibili piste di
riflessione.
Nella relazione che la
Commissione esecutiva
del 1“ distretto propone alla
riflessione della prossima
Conferenza distrettuale si
parla di «crisi di identità» di
molti membri di chiesa: problema che si trascina da anni
e di non facile soluzione.
Nello stesso tempo si ha
l’impressione che molte delle
cose fatte o delle commissioni create abbiano bisogno di
un «punto a capo».
Si sono fatte molte indagini
e inchieste; nel 1989 le chiese delle Valli sono state radiografate, valutate sulle presenze ai culti, alle riunioni, si
sono coinvolti i gruppi di attività, i Concistori. E poi?
Quale uso è stato fatto delle
relazioni che ne sono derivate? Altre inchieste sono state
fatte sull’ecumenismo, sulla
condizione giovanile; è tempo di smettere di fare indagini per passare all’elabo
L’aula sinodale della Casa valdese ospiterà I lavori della Conferenza
razione di progetti, magari
piccoli, ma che tengano presente il bisogno di rinnovamento della chiesa.
Ci sono però numerosi altri
temi importanti su cui le chiese delle Valli dovrebbero riflettere di più. Il lavoro è
un’emergenza; i giovani continuano ad emigrare per trovare un lavoro mentre, soprattutto nel terziario, i posti sono
occupati da chi viene da fuori
magari con più capitali per
iniziare un’attività in proprio.
C’è poi una questione ecu
menica. I matrimoni misti sono terreno di discussione ma
si vedono pochi risultati concreti; l’esperienza di un pastore in una comunità di frontiera fa dire che è ben diverso
l’atteggiamento da parte cattolica se si parla di matrimonio in zona di forte presenza
valdese come le Valli o in zona ai margini (anche solo Bricherasio o Bibiana); in quest’ultimo caso l’atteggiamento
è sempre quello di ridurre al
silenzio chi è valdese'e vuole
che anche i suoi figli lo siano.
Negli anni si è poi posto il
problema del ruolo degli stmmenti di lavoro come i circuiti o i distretti; quale potere effettivo e decisionale hanno
questi organismi? Quanto lavoro di riunioni, incontri, discussioni per produrre risultati, in fondo, assai modesti? Non sarebbe il caso di
avere dèlie Ced più forti, con
maggior potere decisionale
locale? Lavorare insomma
per il decentramento anche
nella Chiesa valdese? Oppure
si può anche continuare con il
centralismo, ma diminuendo
il numero di incarichi di lavoro «poco produttivi» e frustranti come spesso sperimentano quelli che fanno parte di
un circuito, di una Ced o anche di talune commissioni.
Si potrebbe forse riprendere
un’altra azione forte: rimettere l’evangelizzazione al centro delle nostre preoccupazioni: in queste Valli, nonostante tutto, abbiamo delle
persone che vengono a cercarci e diventano parte delle
nostre chiese. Perché non
chiedere a ogni chiesa locale
di creare un apposito lavoro
di evangelizzazione?
Parliamo ancora di Lombardini, dopo
aver ricordato la scorsa settimana i
suoi ultimi incontri con Frida Malan al
campo di Fossori. Maestro, antifascista,
cappellano e commissario politico dei
partigiani, Lombardini scrisse anche numerosi libri e molti racconti che fanno
pensare a De Amicis. Ricordiamone uno,
che forse qualcuno conserva nella biblioteca: «Diaconessa», un opuscolo con la
copertina arancione che fu distribuito «a
tutte e bambine evangeliche d’Italia, nella speranza che qualcuna di esse diventi
un giorno una brava Diaconessa».
Lombardini racconta la storia di Maria, una bimba di dieci anni, buona e
graziosa, allieva dirigente della scuola
domenicale. Maria è sempre allegra, ma
da qualche giorno è pensierosa e la
mamma si preoccupa. In realtà è successo che Maria, seguendo la mamma nella
soffitta, ha incontrato la miseria e la solitudine: una povera vecchia e un bimbo,
che vivono su un misero giaciglio, nel
IL FILO DEI GIORNI
STORIA DI
MARIA
MARCO ROSTAN
freddo e in preda alla febbre. «Maria è
troppo sensibile pensa la mamma. Ma
non è vero: soffre invece al pensiero che
il dolore di esseri umani non trovi
conforto». Maria vorrebbe fare qualcosa
di pratico, si confida, chiede consiglio.
Finalmente una domenica mattina, alla
scuola domenicale, capita una visita
inattesa: un’amica della monitrice, che
fa la diaconessa a Torre Pellice. La monitrice la presenta e le chiese di parlare
del suo lavoro alle bambine. Maria è tutta tesa e ascolta. «Diaconessa vual dire
servente. Diaconessa è colei che ha obbedito a Gesù che l’ha chiamata a-servirlo nella persona dei poveri, dei vecchi, degli ammalati (...). Servire Gesù: vi
può essere sorte più felice? E vi può essere gioia più pura di quella di far rifiorire il sorriso su labbra che non lo conoscevano più, ridare la speranza a chi
aveva il cuore isterilito, fasciare piaghe,
rendere meno tristi gli ultimi anni ai
vecchi solitari (...)?». E continua: «Lassù, alle valli valdesi (...) vi è una casa.
Non è grande né ricca (...). Lì si .studia e
si prega. Poi si parte per andare a frequentare il corso di infermiere (...). E
poi si diventa “sorelle ’’. “Sì ” disse Maria ad alta voce».
Un sì che diventa studio, battaglia con
la famiglia che non vuole mandarla a
Torre Pellice, determinazione verso il
servizio. E Maria diventerà una diaconessa evangelica.
to tessile e metalmeccanico
(che sono poi anche le categorie dei lavoratori dove il no
ha stravinto), ma c’è sempre
stato un recupero del sindacato confederale. Con questo
voto invece si è aperta la strada a nuove forme di sindacato
aziendale che, se il risultato
referendario lo consentirà a
livello nazionale, potranno
essere anche alternative al
sindacato confederale. Finora
le nuove organizzazioni sindacali hanno attecchito poco
alle Valli, ma se le organizzazioni sindacali confederali
non si porranno il problema
di migliorare il rapporto con
gli iscritti è prevedibile che
fioccheranno le disdette. E
non è certamente un bene, per
chi ha a cuore la democrazia.
ÌN Questo
Numero
Adolescenti
La prima di due serate
organizzate a Lusema San
Giovanni dalla Usi e dalla
Comunità montana ha affrontato i problemi dell’
adolescenza: il difficile
passaggio dall’età giovane
aH’età adulta è stato esaminato nelle sue implicazioni con i genitori e con
gli altri punti di riferimento dei ragazzi, primi fra
tutti gli insegnanti.
Pagina II
Arte contro guerra
Una mostra di pittura e
una serie di proiezioni (video d’attualità e film di
animazione) forniranno
un panorama, venerdì 9 e
sabato 10 a Torre Pellice,
delle capacità espressive
della cultura croata e bosniaca. Una cultura che è
anche una forma di resistenza contro la guerra.
Pagina II
Funivie sul Roux?
È un’ipotesi, ma potreb
be trovare dei sostenitori.
Collegare Pradeltorno a
Prali tramite due funivie
non potrebbe rappresentare
una possibilità di sviluppo
e rilancio delle attività turistiche della zona?
Pagina III
Occupazione
Di lavoro e di occupazione (ma anche della relativa e indispensabile formazione) si è parlato a
Torre Pellice, il giorpo di
Pentecoste, in una giornata
comunitaria.
Pagina III
Topo multilingue
Relè è ùn curiosò topolino che parla in lingue e
dialetti diversi, noti e meno noti, che è stato al centro di una serata svoltasi a
Perosa Argentina,
5- . _ Pagina IV
8
PAG. Il
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E Eco DELLE Va ¡11 mLDESI
Luserna, due serate sull'adolescenza
Il difficile passaggio
al mondo adulto
VENERDÌ 9 GIUGNO 1995
Il municipio di Inverso Pinasca
CARMELINA MAURIZIO
TORRE PELLICE: NOMINATE LE COMMISSIONI —
Determinate in chiusura della scorsa tornata amministrativa,
le commissioni consultive comunali di Torre Pellice hanno
trovato costituzione durante il Consiglio del 30 maggio. 7 le
commissioni previste dal regolamento e per ognuna sono
stati eletti tre consiglieri, due in rappresentanza della maggioranza e uno della minoranza; un consigliere di maggioranza sarà anche presidente; all’opposizione, d’ufficio, la vicepresidenza. Entreranno inoltre nelle commissioni i rappresentanti delle associazioni operanti nel Comune sui temi
specifici. Queste le commissioni con relativi consiglieri:
Istruzione: Mirella Antonione, Monique Jourdan e Raffaele
D’Amato; Sport e Turismo: Alberto Costabel, Franco Pallard e Matteo Stefanetto Prochet; Servizi e Sanità: Monique
Jourdan, Mirella Antonione e Gianfranco Mathieu; Cultura:
Enzo Alessio, Mirella Antonione e Giorgio Mazza; Ambiente: Monique Jourdan, Enzo Alessio e Sergio Hertel; Urbanistica: Marco Bellion, Giorgio Cotta Morandini e Matteo Stefanettó Prochet; Lavori pubblici: Franco Pallard, Alberto
Costabel e Matteo Stefanetto Prochet. Enzo Alessio sarà il
responsabile del bollettino comunale insieme a Mirella Antonione, Claudio Bertalot, Piervaldo Rostan e Giorgio Mazza. In chiusura di Consiglio la minoranza, per voce di Gianfranco Mathieu, ha chiesto quando il sindaco avrebbe convocato il Consiglio comunale ponendo all’ordine del giorno
la nomina dei rappresentanti in Comunità montana: «Entro
8-10 giorni», è stata la risposta del sindaco, Armand Hugon.
ACQUA MINERALE CON SODA CAUSTICA — Sono in
corso le indagini della magistratura dopo che sabato scorso
due persone sono state ustionate in gola avendo bevuto l’acqua minerale da una bottiglia di acqua «Sparea» acquistata
al bar della direzione compartimentale delle Poste di Torino. Le condizioni dei due impiegati che haimo bevuto l’acqua non sono gravi ma intanto è stata confermata la presenza di soda nella bottiglia aperta davanti ai clienti; immechatamente il procuratore della Repubblica, Raffaele Guariniello, ha disposto il sequestro di tutta la partita confezionata
nello stesso giorno di quella sotto accusa. Sembra però che
altre bottiglie non riscontrino tracce di soda il che potrebbe
anche tranquillizzare; la proprietà della ditta Sparea di Lusema San Giovanni intanto esclude la possibilità di un intervento nello stabilimento di imbottigliamento: «Tutto avviene automaticamente». Si tratta allora di un sabotaggio? E
da parte di chi? Le indagini proseguono.
DUE RAGAZZI MORTI IN UN INCIDENTE D’AUTO —
Due giovani, entrambi ventunenni. Massimo Giusiano, di
Rorà, e Fabrizio Arena, di Luserna San Giovanni, sono
morti in uno scontro nella notte di sabato scorso lungo il
rettilineo appena fuori l’abitato di Luserna. L’autovettura su
cui i due giovani si trovavano in compagnia di altre tre amici feriti gravemente, Maurizio Gay di Torre Pellice, Giovanni Gottero di Luserna ed Enrica Cerutti di San Secondo,
è sbandata, sfiorando l’autovettura di Giuseppe Costa che
stava rientrando in vai Pellice e si è schiantata contro un albero. Massimo Giusiano aveva da poco terminato di fare il
suo servizio civile all’istituto Uliveto di Luserna.
MONDIALI DI SCI: NUOVA MODIFICA AL DECRETO
— Il Senato ha ridiscusso il decreto che riguarda le iniziative per i Mondiali di sci del Sestriere nel ’97 e i Giochi del
Mediterraneo di Bari; per il Sestriere verranno stanziati 10
miliardi (il sen. Bonansea aveva proposto di salire a 15). Intanto però i tempi si stanno allungando in modo tale da far
dubitare su qualche intervento alla viabilità in vai Chisone
se non in alcuni limitati tratti di strada.
PEROSA ARGENTINA AVRÀ SETTE COMMISSIONI —
Il Consiglio comunale di Perosa Argentina del 1° giugno ha
deliberato l’istituzione di 7 commissioni che affiancheranno
il lavoro del Consiglio coinvolgendo, oltre ad amministratori, anche cittadini ed esperti; i settori individuati sono: Risorse urbane. Risorse agricole. Urbanistica e Protezione civile.
Tematiche giovanili. Servizi sociali. Istruzione e Attività
sportive. Lo stesso Consiglio comunale ha anche nominato
quali rappresentanti in Comunità montana Valter Dante Bruno per la maggioranza e Roberto Barale per la minoranza,
mentre Dario Brunetto sarà il delegato del sindaco. Il Consiglio ha infine deliberato di accendere un mutuo di 75 milioni
con la Casse depositi e prestiti per l’adeguamento della rete
fognaria nelle borgate Brandoneugna e Rio Agrevo, rinviando invece quello per l’acquedotto a Briera di Meano.
ICI: PINEROLO NON MODIFICA — L’amministrazione
comunale di Pinerolo ha deciso, in merito all’imposta lei, di
confermare quanto in precedenza deliberato e in particolare
la detrazione per l’abitazione principale in £ 260.000 e l’aliquota al 5,2 per mille. Le somme andranno corrisposte al
nuovo concessionario del servizio. Concessione di Provincia
di Torino-Gesap spa, via Arcivescovado 6, 10121 Torino sul
c.c. n. 748103. Presso il Comune è stato attivato un servizio
di informazioni aperto dalle 9 alle 12 dal lunedì al venerdì.
I giovani, gli adolescenti, sono il futuro della nostra società: che cosa possiamo fare
come genitori, insegnanti,
educatori, amministratori per
accompagnarli nel loro percorso di crescita? A questo interrogativo impegnativo ha
cercato di rispondere Mario
Perini, psicoterapeuta, esperto
di problematiche adolescenziali, che è intervenuto a Lusema San Giovanni durante la
prima di due serate sull’adolescenza promosse da Spazio
giovani, della Comunità montana vai Pellice e dal Coordinamento risorse e solidarietà
della Usi 10, alle quali hanno
partecipato anche alcuni ragazzi del laboratorio teatrale
di Spazio giovani, attivo da
oltre cinque anni. «L’adolescenza - ha sostenuto Perini è un fenomeno costante nella
storia dell’umanità, sono solo
diversi i modelli interpretativi
che ogni società e cultura ha
creato. Attualmente la colpa e
la responsabilità di quanto
avviene, soprattutto di negativo, in questa fase della vita
che vivono tutte le famiglie,
viene attribuita soprattutto al
nucleo familiare».
In realtà, ha detto ancora
Perini, non si deve mai dimenticare che c’è un ragazzo
o una ragazza che dalla sicurezza e dalle compensazioni
dell’infanzia sta passando al
mondo adulto, senza potersi
ancora avvalere &ei vantaggi
che questo comporta, cercando di non farsi distruggere
troppo da questo passaggio.
Dunque l’adolescente, oggi
come ieri, è un adulto futuro
che cerca con tutte le sue forze di rompere i legami con
l’infanzia e per il quale 1’
adulto è un punto di riferimento ma anche e talvolta soprattutto di conflitto.
«Non dobbiamo sottovalutare ma nemmeno drammatizzare - ha precisato Perini - le
depressioni del ragazzo in
crescita. Infondo sono molti i
motivi che causano infelicità
in questi anni della vita: si va
perdendo tutto quanto si aveva nell’infanzia, senza avére
subito degli strumenti nuovi».
Ai numerosi genitori e operatori presenti Perini ha dato
consigli rassicuranti e ha ipotizzato delle strategie di comportamento: «L’adulto - ha
detto lo psicoterapeuta - deve
cercare di non invadere il
territorio dell’adolescente,
semmai deve accompagnare
la sua crescita, ricorrendo a
tutta la fantasia di cui un genitore è capace per creare
nuovi rapporti con l’individuo nuovo che sta nascendo
dal bambino che era il proprio figlio. Spesso è migliore
una posizione osservativa sia
da parte delle famiglie che
da parte degli insegnanti, i
quali in particolare devono
ricordare che a cominciare
dalle medie i ragazzi cominciano davvero a sperimentare la fatica e la pesantezza
de II’imparare, manifestando
molto spesso difficoltà di
adeguamento ai nuovi ritmi e
alle nuove richieste che la
scuola pone loro».
Emerge così un’immagine
dei ragazzi e dei giovani dei
nostri tempi che non li fa
sembrare dunque diversi da
quelli di sempre, semmai sono gli adulti che devono trovare delle risorse nuove per
aiutarli nel cammino di crescita, creando dei codici e
delle regole, che seppure fanno correre dei rischi aiutano
l’adolescente, gli insegnano,
come ha concluso Mario Perini, «che quando ci si ferisce
si può guarire, che i fallimenti sono dei gradi necessari nella crescita».
Artisti croati e bosniaci in rassegna
Opporsi alla guerra
con l'arte e il video
PIERVALDO ROSTAN
Nonostante la guerra civile e il perdurare di violenze e tensioni gli artisti di
Bosnia e Croazia, a poche
centinaia di chilometri da casa nostra, hanno continuato a
produrre cultura, dimostrando
nonostante tutto un’estrema
vitalità, uno spirito di sopravvivenza che si manifesta anche quando la barbarie si colloca tra gli uomini, quando il
cibo e l’acqua scarseggiano,
quando l’arte diventa allora
un nutrimento essenziale, irrinunciabile per chi la fa e chi
la riceve. La libera espressione, in qualunque forma artistica e creativa si manifesti, si
contrappone comunque alla
cecità umana: l’arte purtroppo non può fermare le armi,
ma può servire a far capire
come si possa e si debba vivere senza di loro.
Per far conoscere in Italia
non solo le immagini di guerra che giungono ogni giorno
dai nostri confini ma anche
quelle dell’arte di Bosnia e
Croazia, la galleria civica di
Torre Pellice apre le porte a
una mostra «Resistenza artistica e culturale a Sarajevo e
Croazia», che vedrà protagonisti giovani e più maturi del
mondo figurativo e astratto di
quei paesi. Anche la cinematografia come espressione artistica sarà presente nell’ambito di questa apertura al
mondo delle arti espressive di
Bosnia e Croazia; sullo schermo del cinema Trento saranno proiettati i capolavori del
cinema d’animazione della
Zagreb Film e alcuni videodocumentari inediti sulla vita
quotidiana e culturale a Sarajevo, città assediata.
Queste due iniziative, in
sieme con la pubblicazione
del volume «Dizionario dei
segni, tracce di grafica croata», a cura dell’Associazione
amici della civica galleria di
Torre Pellice, sono state realizzate grazie ai contributi e
alle collaborazioni tra varie
associazioni locali (Associazione per la pace vai Pellice,
cooperativa La tarla volante,
Associazione Sarajevo fife.
Radio Beckwith evangelica,
Amnesty International gruppo vai Pellice), enti pubblici
e responsabili artistici e cinematografici bosniaci e croati,
tra cui "Krosyrnir Oremovic,
docente di storia dell’arte a
Zagabria, Ivan Kozaric, presidente della Società croata
degli artisti, Jasmina Dautcehajic Avdagic, responsabile dei musei e gallerie di Zagabria.e Iva Patarcec, un’artista croata che da tempo vive a Torino.
La mostra e le proiezioni cinematografiche inaugurano la
stagione espositiva 1995 della
civica Galleria di arte contemporanea di Torre Pellice che
vuole fornire un’importante
occasione per unire la promozione artistico-culturale con le
finalità umanitarie. L’inaugurazione della mostra avverrà
sabato 10 giugno alle 17 presso la civica Galleria e sarà
preceduta venerdì 9, alle 21,
dalla proiezione dei capolavori del cinema d’animazione
della Zagreb Film. Sabato 10
inoltre, alle 21 presso il cinema Trento, vi sarà un incontro
con Michele Di Martino,
dell’Associazione per la pace
di Padova, Slaven Perovic, del
centro musei e galleria di Zagabria e Erman Zorn, responsabile del progetto Unesco
«Barcellona, Berlino, Sarajevo: una via alla tolleranza».
Inverso Pinasca
Erminio Ribet
in Comunità
montana
Non più sindaco Erminio
Ribet sarà ancora uno dei rappresentanti di Inverso Pinasca
in seno al Consiglio della Comunità montana delle valli
Chisone e Germanasca; oltre
all’ex sindaco sono stati scelti
Andrea Coucourde per la
maggioranza e Fedele Bounous per la minoranza. Ancora Coucourde e Bounous,
questa volta con Aldo Ribet,
saranno i rappresentanti consiliari nella commissione
Agricoltura e foreste, mentre
a far parte del consorzio per il
bacino imbrifero del Pellice è
stato chiamato Alessandro
Coucourde. È poi stata varata
la composizione delle tre
commissioni consultive: Servizi sociali, sanità, scuola,
tempo libero. Lavoro, sviluppo sociale, attività economiche e Lavori pubblici, ambiente e territorio. Il Consiglio, nella sua seduta del 29
maggio scorso, ha infine deliberato di contrarre un mutuo
con la casse Depositi e prestiti per la costruzione di una
fognatura della zona Abbadia, Valentin e Combavilla.
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...........■' ..
«Scugnizzi» a Sarajevo (dicembre ’92)
(foto Mario Boccia)
UEFERENDUM PENSIONI NELPIN^OLESE
CATEGORIA VOTANTI VALIDI SI NO
CHIMICI 591 570 274(48,1%) 208(51,9%)
EDILI 504 496 308(62,1%) 188(37,9%)
METALMECCANICI 4.358 4.291 881 (20,5%) 3.410(79,5%)
TESSILI 381 378 84(16,9%) 314(83,1%)
COMMERCIO 79 77 38(46,8%) 41 (53,2%)
ELETTRICI 285 281 A37 (48,8%) 144 (51,2%>)
PUBB. IMPIEGO 1.339 1.321 848(41,3%) 778(58,7%)
BANCARI 512 501 232(46,3%) 280(53,7%)
ALIMENTARISTI 524 505 243(48,1%) 282(51,9%)
PENSIONATI 1.492 1.484 ]m(74,2%) 383(25,8%)
SCUOLA 543 537 07(18,1%) 440(81,9%)
TOTALI 10.608 10.441 3.018(37,5%) 8.823(62,5%)
9
e.
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
Ss
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EDUCHIAMOCI
AL CONFLITTO
La guerra in ex-Jugoslavia continua dopo
, ormai quattro anni. Per fermare i massacri in
Bosnia, era stato ipotizzato e poi realizzato
, un intervento armato; Un’ipotesi che a molti
era sembrata “ragionevole”. “Per accorciare i
tempi della guerra”, era stato detto; perché un
: intervento che chiudesse le relazioni economiche e quelle diplomatiche sarebbe stato
troppo lento.
Sono passati intanto quattro anni di guer, ra...
La cosa più preoccupante però è che sem' ■ bra che ci rassegniamo di fronte all’idea che il
“ v ricorso alla violenza sia l’unica possibilità per
la risoluzione dei conflitti. Sembra che ci rassegniamo di fronte a chi ci ha detto che questa è una guerra “che non poteva essere evitata”, “che era solo repressa in una finta convivenza pacifica”, “che è scoppiata non nelle
stanze dei generali ma per le strade, fra due
■r vicini di casa, di nazionalità diverse”.
|f Ma una guerra non è un fulmine a ciel sereno, va preparata, ha bisogno della partecipazione fattiva e emotiva di molti perché divenga possibile e reale. Sicuramente è desiderata, preparata e suggerita da qualcuno a
cui procura vantaggio. Vantaggi sotto forma
di denaro (una nota fabbrica di armi italiana
, annunciò candidamente “il nostro settore è in
ripresa...”) o sotto forma di potere.
C’è quindi una forte responsabilità di tutto il
mondo occidentale nel momento in cui appoggia e sostiene una guerra, non solo quandó lo fa in modo esplicito (da parte di interventisti, generali, fabbricanti di armi), ma anche quando lo fa in modo latente (da parte di
chi accetta la violenza come mezzo risolutivo
dei conflitti).
Encomiabile poi è stato lo sforzo e il lavoro
■ dei movimenti di solidarietà che si sono mossi
per portare un aiuto concreto a chi subisce la
guerra, e cioè alle popolazioni civili. In questa
direzione si sono mosse anche molte nostre
chiese.
Credo però che il nostro compito non sia
solo questo, ma sia anche quello di prendere
consapevolezza dei meccanismi che stanno
,^^ dietro le quinte. Non si può rimanere catturati
e chiusi in un modello culturale, il nostro,
quello occidentale, che da un lato ritiene ragionevole l’uso della violenza e dall’altro porta
solidarietà a chi è vittima di violenza. Siamo in
palese contraddizione.
E’ necessaria una conversione dei nostri
schemi culturali. La solidarietà assume un
senso profondo soltanto se, accanto all’aiuto
concreto a chi soffre, c’è anche una riflessione sulle cause che hanno determinato questa
sofferenza, se c’è anche un tentativo di rimuoverle 0 di evitare che si ripresentino.
La nostra cultura si poggia su un modello
che facilmente affronta e risolve i conflitti esistenti tra le persone, con la violenza. Penso
che sia assolutamente necessaria un’ottica di
trasformazione di tale schema, ed è necessario farlo iniziando a scardinare l’idea che le
istituzioni fondate sulla violenza, come l’esercito, siano giuste solo perché già esistenti o
perché previste dalla legge.
Nel nostro lavoro di solidarietà è necessario porsi il problema di come è possibile trasmettere l’idea che le tradizionali categorie
culturali “scontro uguale violenza”, “difesa
uguale armi” o “vittoria uguale forza”, non sono le uniche utilizzabili per risolvere i conflitti.
Dobbiamo porci nell’ottica di una educazione
alla pace.
Con “educazione alla pace” non si intende
dire che bisogna starsene in pace, non si
vuole negare l’esistenza dei contrasti e dei
conflitti, non si vuole ricercare l’armonia e la
serenità ad ogni costo. Con educazione alla
pace si intende dire che i conflitti che incontriamo, anche quotidianamente, è importante
saperli riconoscere e che è possibile riuscire
ad uscirne positivamente senza usare la violenza.
Non si può più pensare di restare nel guscio di una società che con una mano è violenta e con l’altra offre solidarietà. Ci manca
una cultura di pace e quindi ci manca anche
una cultura di solidarietà che non sia solo
commozione sentimentale. Dobbiamo provare
ad uscire da questo schema e dal nostro silenzio-assenso.
Daniele Del Priore (Milano)
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Consiglio d’Europa
Campagna europea dei giovani contro il razzismo, la
xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza
RACCONTA UNA STORIA...
E’ un’iniziativa dei Comitato Nazionaie deila Campagna rivolta a tutti/e coloro, italìani/e e stranieri/e, che per interesse, sensibilità e curiosità hanno voglia di scrivere, disegnare o raccontare fatti realmente accaduti e non, sul tema “tutti diversi, tutti uguali”.
Età; sotto i 30 anni.
Tecniche: il racconto può essere:
*-Scritto in versi o in prosa, massimo 2 cartelle (60 righe)
*.diseanato con la tecnica del fumetto (una striscia, formato A4, in bianco e nero)
* registrato su cassetta, massimo 5 minuti
Premi: pubblicazione sui prossimi numeri del bollettino della campagna e su riviste specializzate, ed altri premi di cui si darà notizia in seguito.
Scadenze: si prega di inviare I lavori entro il 15 ottobre 1995 alla Segreteria del Comitato
italiano (presso Dipartimento affari sociali - Campagna contro il razzismo - via Veneto 56 00187 Roma) I racconti dovranno essere accompagnati anche da una scheda personale
con nome, cognome, età, sesso, luogo e data di nascità, indirizzo e telefono.
»,
• • •’.<
LA FGEI CAMBIA NUMERO Di CONTO CORRENTE POSTALE
C.C.P. N. 25290503
' intestato a: Emanueje Sbaffi, Pza D'Aaeglio 14,50121 Firenze - '
NON iNViATE PiU SOLDI AL VECCHIO NUMERO!! r '
LIBERA, un modo di
essere cittadine e cittadini
Nel primo semestre 1994 è iniziato il processo di costituzione di un’associazione nazionale antimafia. Il cambio di governo, e soprattutto il cambiamento della presidenza della Commissione parlamentare antimafia, ha
creato un vuoto di riferimento e la necessità di
inventare nuove forme di collegamento. Esistono moltissime realtà locali o nazionali, che
lavorano per una difesa della legalità e contro le mafie. L’esigenza di collegare tutte
queste realtà ha fatto
nascere questo reticolo, questa rete:
Libera, associa
zioni, nomi e
numeri contro
le mafie.
La Fgei è
stata coinvolta in questo
processo nel
luglio 1994
ed è diventata associazione fondatrice
di Libera, insieme ad altre treh
ta associazioni na- ^
zinnali, quali la Lega
Ambiente, Adi, Gruppo Abele, Sinistra giovanile, Arci, Siulp ecc. e a 400
associazioni locali.
La prima assemblea costituente di Libera si è tenuta a Roma il 25 marzo 1994. In
quella sede sono stati eletti: Luigi Ciotti, presidente; Rita Borsellino, Manuele Braghero,
Leandro Limoccia, vice presidenti; Maurizio
Donadelli, tesoriere. La sede nazionale è In
via Marcora 18, 00153 Roma, telefono
06/5840406, fax 06/5840403.
Libera ha lanciato la campagna per la confisca dei beni ai mafiosi: Un milione di firme
per confiscare i beni ai mafiosi e ai corrotti.
Usarli per creare lavoro, servizi, vivibilità. Da
gennaio a marzo sono state raccolte 200.000
firme, e la campagna continuerà fino a luglio.
Libera promuove anche dei gruppi di lavoro
nazionali o regionali. Esiste il gruppo di Educazione alla legalità, formato in maggioranza
da insegnanti che si occupano di progetti scolastici, di riflessione sulla legalità e sulla mafia.
Perché la Fgei è coinvolta In questa associazione?
Almeno per due motivi. Il primo riguarda il
nostro essere cittadini/e dello stato italiano.
Non possiamo che schierarci dalla parte della
difesa dei diritti, della democrazia, della giustizia sociale. Come movimento giovanile siamo
responsabili, prima di tutto verso noi stessi/e,
della formazione e della crescita di una cultura rispettosa dei valori democratici e della legalità.
Il secondo è che molti gruppi Fgei, più al
Sud che al Nord, si sono occupati del fenomeno mafia. La
Fgei Sicilia l’anno scorso ha preparato un
. pacchetto convegno, per citare
un solo avvenimento, che si
è tenuto ad
Agape e
che ha suscitato un
grosso interesse. la
Fgei Puglia e Lucania fa
parte
dell’Osservatorio pugliese
contro la criminalità ed ha organizzato insieme alla
Fcei molti incontri sul
tema. Altri gruppi locali
hanno lavorato e lavorano su
questo tema anche senza conoscere
con quali altre associazioni locali si può collaborare. Fare parte di questa rete ci permette
di lavorare insieme ad altri compagni e compagne di strada, e ad essere più incisivi/e.
Silvia Rostagno (Roma)
GRANDE CONCOI4SO!!
4/5
giugno 1995
•> T .E
Tutte e tutti, disegnatori, artiste e creativi, siete invitate/i a
creare un iogo per ia fgei.
in premio ia partecipazione
gratuita ai Xii Congresso Fgei,
e ia propria firma su patacche,
gadget, etc..:
diventerete famose/i!
Mandate i vostri disegni alla redazione del Notiziario
10
Insieme ad Arianna salutiamo
Serena (Ettorre lacobino)
Filippo (Donelli Baldassini) e Marco (Griot Sappé)
ECCEZIONALE PRIMA !!!!!!
dal 18 maggio 1995 alla Clinica Mangiagalli di Milano
e prossimamente a domicilio
si esibirà
Arianna
(3 chili e 230 di insaziabile desiderio e prorompente vitalismo!!!)
una produzione TIZIANA COLASANTI
Produttore Associato: GIORGIO GUELMANI
Una produzione che non vi (non ci) farà DORMIRE!!!!
COSI’ LA CRITICA: “Tutta sua madre” (Via Dogana); “Tutta suo padre” (Gioventù Evangeiica); “Ha il nasino di sua zia” (Zeitschrift fùr Soziaiwissenschaft und Weltwirtschaft); “Che begli
occhietti!” (Le Mondé Dipiomatique); “E che bei piedozzi!” (Corriere dell’Umbria); “Quanta ne
fa al giorno?” (La Nuova Ecoiogia).
Le esibizioni notturne (rigorosamente per inviti, solo 2 posti numerati) avranno luogo presso la
storica sede di via Teodosio 102, 20131 Milano.
PREPARIAMO LA CENA INSIEME
A S.Severa il seminario formazione Fgei-centro su ritualità e liturgia
Riguardo al seminario formazione del Centro Italia sulla ritualità. Riforma ha già pubblicato un articolo a metà maggio (N.20), e dato
che il nostro Notiziario è ospitato dal prezioso
settimanale Bmv questa mia riflessione voleva essere una sorta di proseguimento di
quell’intervento.
L’aspetto su cui mi sono soffermato riguarda la nostra capacità di cogliere le sfide, che
questi incontri ci offrono. È ormai realtà accertata che i giovani della Fgei vivono con disagio le liturgie dei culti domenicali, ognuno in
modo diverso;
- si risparmiano le proprie energie solo per
l’edificazione personale al momento della predicazione:
- si sopporta con fatica il momento delle
preghiere comunitarie per la scontata ripetitività;
- si rimane bloccati insieme a tutta la comunità dalla staticità dei nostri locali;
- non si riesce a condividere completamente con gli altri membri di chiesa i significati
che percepiamo dalle diverse fasi della liturgia;
Di questi disagi ne parliamo e ricerchiamo
insieme una via d’uscita sin dai primi anni ‘90.
Dalla valutazione svolta al termine del semi
nario si è cercato di verificare se in noi si stava rinforzando la consapevolezza di poter
sperimentare con più continuità la partecipazione attiva delle nostre comunità durante i
culti e non solo. Pur conoscendoci ormai da
molto tempo, siamo rimasti un po’ spiazzati
dagli impegni che ognuno di noi ha preso in
questa direzione. Dobbiamo convincerci che
oltre ai nostri incontri a livello regionale o nazionale molti stimoli e incoraggiamenti in questa ricerca possono proprio giungerci da un
DAL PANICO ALLA CATARSI
Breve storia di due campisti noveiii
lavoro assiduo svolto nelle comunità.
Credo in sintesi che sia ora che noi tutti si accetti delle sfide reali quali:
1) Confessare pubblicamente negli incontri comunitari la nostra ricerca di fede, esponendoci alla
critica ma allo stesso tempo obbligando i nostri fratelli e le nostre sorelle a chiedersi perché ci poniamo tanti problemi o nei migliori dei casi riuscire ad
instaurare con loro un dialogo teso a dare delle risposte a questi interrogativi;
2) Sperimentare, in prima persona, nuove forme
di espressione della vita del credente, viverle e
chissà forse rimanere meravigliati di alcuni nostri
doni 0 di alcune nostre particolari sensibilità;
3) Provare a trovare spazi, non obbligatoriamente verbali, in cui si discuta del sermone della
domenica o di altri spunti di riflessione;
4) Raccogliere e diffondere materiale che aiuti
le nostre sedute ad essere più partecipate.
Emanuele Troiani (Roma)
CARO DIARIO....
Santa Severa 29 aprite 1995
Caro diario,
ci sentiamo stanche, ma alteggerite dalia gioia di aver potuto ri-incontrare dei vecchi amici e
netto stesso tempo di conoscerne di nuovi. Ci siamo catate immediatamente (come sempre, del
resto) nell’atmosfera caratteristica dei convegni Fgei. Ci mancava... Ora una beila dormita per
poi aizarci presto per ia meditazione mattutina (7.15).
30 aprile
Caro diario,
oggi è stata una betta giornata, a cominciare dalia mattina quando ci siamo alzate e sulla
spiaggia ci siamo “sintonizzate” con gli altri ragazzi e te aitre ragazze dei nostro gruppetto. Aita fine di questa giornata tra rotazioni, iavori di gruppo e ptenaria ci sentiamo un pò stanche, ma i
“click" delie nostre macchine fotografiche sembrano non accorgersene. Sorge però una domanda: «Ma siamo poi così rituali nelle nostre azioni?» Non ce ne eravamo mai accorte, probabilmente qualcosa cambierà nei nostro modo di vivere i nostri riti quotidiani: datia tazzina di caffè
nei sotito posto, alla tisana che puntualmente sì raffredda ed è da buttare, aita scelta dei vestiti
prima di uscire, atta preghiera prima dei pasti... O forse continueremo a compiere gli stessi gesti
sapendo però che sono rituali e non casuaii. Comunque sia anche questa sera con la classica
festa di fine campo con giochi, canti e danze siamo arrivate a quetia stanchezza che comunque
non riesce a sovrapporsi alla nostra voglia di rialzarci domani mattina e ricominciare un altra giornata qui tutti insieme.
Siamo noi, Ciro e Mariano! (il primo nuovissimo, il secondo lavato con pedana, meglio
conosciuto come l’autostupratore auricolare vedi Notiziario Fgei n. 1 gennaio ‘95, angolo
cotton fioc)... Stop con le presentazioni: decidiamo di partecipare al campo studi sulla ritualità indetto presso il Villaggio della gioventù a S. Severa, che secondo una nostra
convinzione preventiva doveva essere un’attrazione e meta turistica di tutti gli alpinisti:
cioè, non conoscendo S. Severa, pensavamo
che fosse in montagna, pertanto attrezzati
con moschettone, piccone e zaino alpino, iniziamo la nostra avventura al mare. Giunti al
villaggio, iniziamo a stabilire i primi contatti
con i campisti veterani: Silvia, Daniela, Stefano, Fabio, Silvia (Gouid), Floriano ecc. E qui
inizia il panico... proviamo a descrivere la
scena: come in una struttura atomica, tutti i
vecchi campisti che si ritrovano per l’occasione costituiscono il nucleo centrale ridente,
avente sull’ultima orbita esterna due elettroni
liberi (Ciro e Mariano) detti cariche dubbiose.
In nostro soccorso giunge per fortuna... un
cane! Per l’esattezza era un cane indigeno di
nome Jack, amico di Stefano, che fu per noi
motivo di gioia e partecipazione.
Scherzi a parte, l’idea di preparare insieme
la cena, il te di Bettina, le preghiere di Sandro, i giochi di Italo, i canti di Daniela e soprattutto il culto finale ci sono sembrate idee
fantastiche; forse tutto è stato troppo breve, o
forse è stata la gioia a renderlo tale.
Mariano De Mattia e Ciro Garofalo (Napoli)
1 maggio
Caro diario,
è sempre più difficile essere sveglie aite 7.30
per ta meditazione mattutina, ma ci siamo rese
conto che ci saremmo pentite se avessimo perso questo momento che ci ha uniti netta preghiera comunitaria. Questo è t’ultimo giorno, ma è
difficile non pensarci perché tra poco ci saluteremo: alcuni di noi faranno il viaggio insieme per
un tratto ma poi ognuno ritorna alte proprie case, ai propri “riti quotidiani”. Il culto di chiusura,
come spesso accade, ha avuto dei momenti
coinvolgenti, aitri commoventi, attri ancora di disagio, tutto sembra comunque destinato a rimanere impresso nette nostre memorie ancora per
un bel pezzo. Ora le ultime fotografie di gruppo
e poi... alta prossima occasione!
Silvia Zerbinati (Firenze)
Laura Casorio (Castiglioncetio)
MA QUESTA- ^
FORMA RITUALE^
NON l'HA aiA J
PROVATA W
QUALCUNO? f
11
Il Consiglio, nella sua riunione di maggio, ha deciso di convocare il XII Congresso
dal 5 all’8 aprile 1996. Nel tempo che ci separa dal Congresso si svolgeranno i due
seminari formazione Sud e Nord, rispettivamente il 9-10 settembre p. v. ad Adelfia,
e il 28-29 ottobre in luogo da definire, e le regioni si organizzeranno per tenere i precongressi. Il Consiglio allargato sj svolgerà invece il 14-15 ottobre 1995.
I gruppi che ancora devono spedire le schede di adesione si affrettino. Vi prego poi
di prendere nota del cambio di numero del conto corrente postale e indirizzo
deiruguale cassiere.
Per chi di voi desidera partecipare a qualche campo estivo, pubblicizzato sul numero precedente del Notiziario, è possibiie richiedere una borsa campo alla cassa
Fgei.
Vi auguro una buona estate e buoni campi a tutte le igeine e fgeini impegnati/e come staffiste/i nei centri giovaniii, e anche ai/alle partecipanti!
Silvia Rostagno (Roma)
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atti
Firenze 27 - 28 maggio 1995
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87. Si decide di convocare ii XII Congresso dal 5 all’8 aprile 1996.
90. Si nominano neila staff per il Seminario di formazione Sud Lula Nitti, Silvia Rostagno,
Virginia Mariani, Laura Testa e Vitea Allegra.
91. Si fissa per il 13 ottobre la prossima riunione dei Consiglio e il 14-15 ottobre la riunio
ne del Consiglio aiiargato. j
CON E SENZA FRONTIERE
Un calendario e un manuale di animazione prodotto dalia Cepple, Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa, e tradotto dal Servizio Istruzione ed
Educazione della Fcei. Dodici mesi di riflessioni bibliche sul tema delle frontiere, sia
nel senso territoriale: un luogo per sé, una terra per sé, sia nel senso di responsabilità
verso gli altri e le altre. Il manuale ha una parte di commento biblico e una parte pedagogica di suggerimenti per la discussione per piccoli, medi, adolescenti e famiglie,
. Uno strumento bello e utile per animatori della scuola domenicale e per catechisti,
uno stimolo per I gruppi giovanili e per le famiglie. Il costo di calendario e manuale è
di L. 20.000 e si può richiedere al Sie, via Porro Lambertenghi, 28, 20159 Milano o
nelle librerie Claudiana.
UON COMPLEANNO CASSIOPEA!
Cassiopea compie 5 anni. Era nata ii 20 maggio 1990 a Firenze.
L’abbiamo festeggiata a Roma, il 13 maggio, durante il nostro quindicesimo incontro, e dopo un
pomeriggio passato a discutere di Cristologia.
Tanti sono i temi che abbiamo affrontato in questi 5
anni, intrecciando la ricerca teologica con il confronto col pensiero della differenza
sessuale: dalle immagini di Dio alla complementarietà, dalle relazioni fra donne alia
maschilità di Gesù Cristo, dalia genealogia femminiie protestante alla spiritualità. E non è finita qui!
Alla nostra cara tartaruga, alle tante amiche e
sorelle che abbiamo incontrato in questi anni
e a tutte quelle che ancora incontreremo,
dedichiamo questo racconto, che liaría ha
tradotto per noi dallo spagnolo:
LA VECCHIA TARTARUGA Eco-racconto per la gente di Gaia
Una volta, molto, molto tempo fa, quando tutti gli ariimali e le
rocce e il vento e le acque e gli alberi e gli uccelli e i pesci e tutti gli esseri del mondo potevano parlare e capirsi fra loro... cominciò una discussione.
In principio, cominciò molto soavemente. Tanto soave come
la brezza che sussurrò: “Dio è un vento che mai si posa”. Tanto
soave come la pietra che rispose: "Lei è una gran roccia che
mai si muove”. Tanto soave come la montagna che affermò
con voce grave: “Dio è come un monte innevato, più alto delle
nubi”. E il pesce nel mare rispose: “Dio è una nuotatrice nella
profondità azzurra e oscura del mare”. “No “, disse la stella,
"Dio è una luce che luccica molto, molto lontano”. “No”, disse la formica, “Dio è un suono, un
, odore. Un sentimento che sta molto, molto vicino”. “Dio”, insistette l’antilope ‘è un corridore, veloce e libero, che ama saltare e sfidare il vento”.
“Lei è un grande albero”, mormorò il salice, “E’
parte del mondo, che cresce sempre e dà i
suoi frutti”. “Ti sbagli”, argomentò l’isola, “Dio è
separato e appartato dagli altri”. “Dio è come il
sole che brilla, più in là di tutte le cose” aggiunse il cielo azzurro. “No. Lui è uh fiume che
fluisce attraverso il cuore di tutte le cose” disse
la cascata. “Lei è una cacciatrice” ruggì il leone. “Dio è amabile” cantò il zorzal. “Lui è potente” grugnì l’orso.
FERMATEVI!
Una nuova voce parlò, una voce forte come
un tuono, ma insieme soave come lo starnuto
di una farfalla. Questa voce veniva niente di
meno che dalla Vecchia Tartaruga. La Vecchia
Tartaruga non diceva quasi mai qualcosa e
meno che mai in discussioni su Dio. Però, ora,
la Vecchia
Tartaruga cominciò a parlare. “Dio è
sicuramente molto profondo” disse al pesce nel mare. “E’ il più
alto fra gli alti” disse alle montagne. “E’ rapido e libero come il
vento, e quieta e solida come una grande roccia” disse alle
brezze e alle pietre. “Lei è la vita del mondo” disse la Tartaruga
al salice. “E’ sempre vicina ed anche più in là della più lontana
fra le luci che brillano nel cielo” disse alla formica e alla stella.
“Dio è amabile e potente. Sta sopra tutto e alla stesso tempo
dentro tutto. Dio è tutto quello che sogniamo e tutto quello che
cerchiamo” disse la Vecchia Tartaruga. “Dio è la fonte dalla
quale proveniamo, è tutto quello che possiamo incontrare” La
Vecchia Tartaruga non aveva mai parlato tanto prima di allora.
Tutti gli esseri del mondo erano sorpresi e rimasero zitti.
Ma la Vecchia Tartaruga aveva ancora altro da dire: “Apparirà
presto una nuova famiglia di esseri nel mondo” disse. “Saranno
strani e meravigliosi. Saranno
come una reminiscenza di tutto
quello che Dio è. Verranno di
molti colori e forme, con differenti
volti e differenti modi di parlare. 1
loro pensieri voleranno fino alle
stelle, ma i loro piedi cammineranno per tutti gli angoli della Terra. Avranno molti poteri. Saranno
forti e teneri allo stesso tempo: un messaggio di Dio per la Terra e una preghiera della Terra rivolta a Dio”.
E la gente venne. Però la gente dimenticò.
Dimenticarono di essere un messaggio di
amore e una preghiera della Terra. E cominciarono a discutere... su chi conosceva Dio e
chi non lo conosceva, su dove stava Dio e dove non era, e perfino se per caso Dio esisteva
o non esisteva. E spesso la gente abusò dei
suoi poteri, si ferirono gli uni con gli altri o si
ammazzarono gli uni e gli altri. E ferirono la
Terra. Fino a che anche i boschi cominciarono
a morire, e i fiumi e i mari, e le piante e gli animali, e la Terra stessa. Perché gli uomini non
potevano ricordarsi chi fossero o dove era
Dio. ■
Fino a che un giorno si udì una voce, come
il boato, ma così soave come lo starnuto di
una farfalla
PER FAVORE, FERMATEVI!
La voce sembrava venire dalla montagna
che affermò con voce grave: “Alcune volte vedo Dio che nuota nella profondità azzurra e oscura del mare”. E dal mare che disse sospirando:
"Lui sta spesso sopra lé cime innevate che riflettono il sole”. E dalla pietra che disse: “A volte,
quando lei passa, sento come un soffio”. E dalla
brezza che sussurrò: “lo sento la sua presenza immobile, quando ballo tra le rocce”. E dalla stella
che disse: “Dio è molto vicino”. L’isola aggiunse: “Il
suo amore tocca tutto”.
E dopo un lungo, solitario e pericoloso tempo la
gente udì e cominciò ad ascoltare e... a vedere
Dio nell’altra e nell’altro e nella bellezza di tutta la
Terra.
...e la Vecchia Tartaruga sorrideva.
12
V A
Hoftziarìofgei
COMANDAMENTO,
LIBERTA' E LEGGE
Dall’8 al 16 Aprile si e’ tenuta ad Amburgo
la International Bible School organizzata dal
comitato esecutivo dell’European Baptist Federation Youth Department. H tema del campo è stato Comandamento e Libertà. Erano
presenti circa trenta persone provenienti da
varie parti del mondo, tutte impegnate nel la-,
vero con i giovani. I partecipanti italiani erano
due: Vito Di Mauro (Paterno’-Catania) e io
che scrivo!
Folto e’ stato il gruppo di partecipanti provenienti dai paesi dell’est. Durante la settimana trascorsa ad Amburgo abbiamo lavorato
intensamente. Il programma prevedeva un
culto al mattino, lezioni al mattino e al pomeriggio, si era liberi solo dalle ore 21 in poi. Nel
programma era inclusa una visita al campo di
concentramento di Neuengamme, questa visita e’ stata un’esperienza toccante che ricorderò sempre e che consiglio a tutti/e per non
dimenticare ciò che gli esseri umani sono
stati in grado di fare.
Durante le lezioni abbiamo discusso delle
situazioni politiche dei nostri paesi. Questa e’
l’idea che i partecipanti avevano degli italiani:
emotivi, simpatici, parlano molto mentre lavorano, cambiano governo come le calze!!! Pensano che in Italia si stia affermando il neo fascismo e che la mafia e la corruzione siano
ovunque. Evidentemente chi ci governa non
ci rende un bel servicio.
Abbiamo parlato di “libertà e legge” in generale e in relazione a casi specifici, ne e’
uscita questa semplice definizione generale:
la legge serve per delimitare le libertà personali per garantire quelle della collettività. Abbiamo lavorato anche sui dieci comandamenti
compiendo un accurata esegesi, riallacciandoli al Nuovo Testamento e alla situazione
odierna. Forti della definizione generale di
legge abbiamo constatato che i dieci comandamenti, nella nuova visione di Gesù non si
possono definire leggi perché non limitano la
libertà personale ma la preservano. Infatti, se
vissuti nella coscienza dell’immenso amore di
Dio per noi, diventano parte integrante e liberante della nostra vita dei credenti. I dieci comandamenti perdono cosi’ il connotato di limitazione, di legge. Non essendo tali non si
possono interpretare letteralmente e i credenti
non sono tenuti a viverli tutti nello stesso modo 0 trovare le alternative per aggirarli. Tocca
alla nostra personale coscienza mettersi nel
giusto rapporto con i comandamenti, confidando nell’aiuto di Dio ed essendo sicuri del
suo amore per noi.
Abbiamo anche lavorato sulla consulenza
giovanile, su come rapportarci con gli adolescenti, le persone più difficilmente approcciabili ma estremamente importanti per le nostre
chiese. Si e’ fatto il punto della situazione
odierna delle chiese battiste nel mondo. I battisti nel mondo sono 37.000.000 sparsi ovunque. In qualsiasi situazione di sconforto o di
isolamento, consoliamoci: siamo parecchi.
Concludendo vorrei dire che la partecipazione airinternational Bible School e’ stata
per me un’esperienza arricchente e toccante,
veramente positiva.
Marco Rapisarda (Catania)
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Fgei Toscana
18 giugno 1995 - Grosseto
Convegno di chiusura delie attività 94-95
inizio per ii culto (10,30) nei locali della
Chiesa Battista (via Piave 19)
prenotazioni: Laura Casorio
(0586/751241)
Fgei Sud
8 -10 settembre - ADELFIA
seminario di formazione
Il pensiero della differenza
prenotazioni: Lula Nitti (081/284393)
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Il campo estivo
’European Baptist
Federatlon
si terrà quest’anno dal 22 al 30 luglio a Joekaaru (Parnu) in Estonia.
E’possibile campeggiare in tenda (ciascuno si porta la sua) o in
casette di legno (quattro letti e corrente elettrica!).
Il prezzo del campo e’ di DM 195 per chi alloggia in tenda e di
DM 240 per chi ama il comfort.
La quota di partecipazione copre quattro pasti al giorno, visite
alle località circostanti, trasporto dal luogo di arrivo al campo e dal
campo al luogo di partenza.
I partecipanti provenienti dall’occidente coprono in parte le spese di partecipazione dei partecipanti dell’est europei.
La scheda d’iscrizione va spedita entro il 22 Giugno 1995.
II programma prevede attività all’aperto e studi biblici, tutto condito, promettono gli organizzatori e organizzatrici, da un particolarissimo spirito estone.
Per informazioni rivolgersi a Daniela Rapisarda,
Via P.Cossa n.42 - 00193 Roma tei. 06/3201140
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ADELFIA
CENTRO GIOVANILE
EVANGELICO
Riviera Camerina
Scoglitti (RG)
CAMPO MEDI (12-16 anni)
2-11 luglio
Perché Dio ci ha fatti così? Chi sa
leggere i geroglifici è cordialmente
invitato!
prenotazioni:
Stephan Mùhiich (0934/929433)
SEMINARIO FORMAZIONE
FGEI - SUD
8-10 settembre
li pensiero della differenza
prenotazioni:
Lula Nitti (081/284393)
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CAMPO GIOVANI (17-25 anni)
12-19 luglio
Fare gruppo
prenotazioni:
Giuseppe Ficara (0923/20951)
CAMPO STUDIO
20-27 luglio
L'analisi del conflitto come sfida del
progetto educativo
prenotazioni:
Giuseppe Ficara (0923/20951)
CAMPO FGE11
1 - 7 agosto
Dio esiste?
prenotazioni:
Laura Testa (0934/928530)
l'
/ BETHEL 11-21 agosto X
Campo studi
■ Radici ebraiche
(0961/728045)
AGAPE 29 luglio-5 agosto
Campo donne
Silenzi e parole.
I Le donne e la politica
\pi21/807514)
'V'
ROCCA DI PAPA 14-22 agosto
Campo teologico
La Parola: leggere, interpretare,
proclamare
(06/9499014)
TRAMONTI 5-12 agosto
Campo studi
Il dialogo con l'ebraismo
Ascoltando Israele
(0434/27931)
'.’y .ii-'
AGAPE 13-20 agosto
Campo teologico !
Gesù Cristo e il Dio d'Israele.
La molteplicità dell'unico Dio
ci raggiunge nel Vento
(0121/807514)
ECUMENE 14-16 luglio
Campo politico
Democrazia questa sconosciuta
(06/4743695)
f ATTENZIONE:
; il nuovo numero di telefono del villaggio della gioventù di
^ , SANTA SEVERA è: 0766/570055
1/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175)
REDATTORimilcI: a Torino Max Cambellotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Samuele Montalbano Elia Piovano
ÄOA ° Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Nunzia D'Auria, Lula Nitti, Emma Olivieri.
HANNO COLLABORATO A QUEMp NUMERO: Daniele Del Priore, Mariano De Mattia, Ciro Garofalo, Giorgio Guelmani, liaría Quartino, Marco Rapisarda, Silvia Rostagno, Emanuele Sbaffi
Tfoiani, Silvia Zerbinati. -x
1 Cristina Arddiacono, Laura Casorio, luri Paifagrosi, Sarah Martinelli, Maria Mazzarello, Gianluca Puggioni, Donatella Rostagno,Oriana Soullier, Paolo Testa.
" „1- ' -..i - . . . .r/ ^
Marco Schellenbaum, Emanuet
CORRISPONDENTI REGI
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13
tjPNERDÌ 9 GIUGNO 1995
Delle valli \àldesi
PAG. Ili
Una proposta che potrebbe rilanciare turismo e occupazioni nelle Valli
Da Pradeltorno a Frali in funivia: si può fare?
ALBINO PONS -r- - - "“1
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“F‘:
Da almeno una decina
d’anni conservo degli
appunti scritti, con grafia irregolare a causa della mancanza di un piano d’appoggio,
durante delle escursioni in alta vai d’Angrogna. Per tutto
questo tempo sono stato indeciso se esternare o meno questi appunti, poi valutando e
rfflettendo a fondo sulle varie
possibilità che offrivamo mi
scmo deciso. Così, eccoli qua:
1) Trovare un’idea che, se
realizzata, possa dare agli appassionati di sport invernali
della vai Pellice e pianura circostante la possibilità di praticarli e di farli apprendere a i
bambini e ragazzi in età scolare, senza dover fare degli
spostamenti di ore in auto (in
più spendendo soldi in Francia) con tutti i problemi e i
costi che i viaggi comportano: levatacce all’alba, nebbia,
strade ghiacciate, lunghe colali’andata e al ritorno.
2) Dare la possibilità ai disabili, alle persone in non più
verde età di salire in montagna per respirare aria buona e
godere del panorama.
3) Creare dei posti di lavoro che garantiscano un sicuro
reddito, affinché i montanari
possano vivere e realizzarsi
proprio qui nei loro paesi.
'■ ?4) La costruzione di una funivia 0 ovovia in due tronemii, con partenza poco oltre
la borgata di Pradeltorno (alt.
ul.056 m nel Comune di Angrogna), una stazione intermedia nei pressi dell’alpeggio della Sella (1.804 m)
e da lì proseguimento fino al
passo del Roux (2.700 m),
cte si affaccia sulla magnifica conca dei 13 laghi, nel Comune di Prali, e collegamento
còni suoi impianti di risalita,
le cui piste stanno per essere
dotate di innevamento programmato.
5) Non sarebbe un’impresa
tecnicamente impossibile, se
paragonata alle funivie di
Cervinia, del Monte Bianco,
di Les Deux Alpes, per citarne alcune. Costosa sicura. mente, ma altrettanto valida.
Con la possibilità di finanziamenti Cee, statali e degli
organi preposti per questo tipo di interventi con un consorzio fra più Comuni, non
escludendo l’apporto dei privati, la cosa sarebbe fattibile
e darebbe veramente una
svolta positiva all’economia
delle nostre valli che, è inuti■ le nasconderlo, dal punto di
vista turistico e non solo stanno morendo, lentamente ma
'inesorabilmente.
6) 11 treno riprenderebbe lu
--'1 '
Il passo del Roux visto dal Bagnoòu
stro e utilità, quindi un senso
reale per continuare a esistere.
7) Durante i periodi di
maggior flusso turistico (estate e inverno), un flusso di
pulmini dalle stazioni di Torre Pellice e Luserna e dagli
altri Comuni limitrofi (e da
quelli della vicina pianura,
Bibiana, Barge per citarne alcuni), impedirebbe di creare
del caos lungo la strada di
Pradeltorno, limitando la necessità di costruire dei piazzali in loco.
8) Le strutture alberghiere
esistenti in valle, bar, ristoranti, negozi, i cori alpini, i
gruppi teatrali e folcloristici,
le gallerie d’arte renderebbero
piacevoli e interessanti i soggiorni dei turisti più esigenti.
10) I paesi che hanno almeno un grande impianto di risalita indipendentemente dalla possibilità di praticare gli
sport invernali, hanno un forte richiamo sul pubblico e sono conosciuti a livello nazionale e intemazionale, essendo
segnalati sulle cartine geografiche, pubblicizzati sulle guide turistiche e sulle riviste
specializzate. Tutto questo
darebbe luogo a un indotto
turistico, più consono alla nostra cultura, e formato da nuclei familiari interessati alla
natura, alla storia delle nostre
valli, all’escursionismo, alla
visita alle borgate, alle aziende agrituristiche, all’acquisto
di prodotti agricoli è artigianali, gite a cavallo o mountain bike, ecc.
11) Aumenterebbe la richiesta di affitto di baite, presenti a centinaia nei nostri
Comuni ma la cui disponibi
lità è alquanto ridotta, non essendo ristratturate.
12) Si può affermare che la
legge regionale antisismica
ha causato più danni di tutti i
terremoti verificatisi nelle nostre zone a memoria d’uomo.
I contenuti (grazie all’onestà
dei tecnici addetti ai lavori)
ma pur sempre troppo elevati
costi per chi vive e lavora in
montagna, di progettazione,
calcolo del ferro, ferro stesso
ecc. fanno desistere la maggior parte dei proprietari, per
lo più contadini e operai, dal
ristmtturare la loro baita, favorendone così il crollo e la
svendita.
13) Verrebbe incentivato
anche un altro tipo di turismo, quello formato dai giovani o comunque da persone
che non vogliono o non possono spendere molto. Servirebbero quindi degli ostelli,
che nelle nostre valli sono pochi; si potrebbero allora usare
le strutture scolastiche dotate
di mense e docce, durante il
periodo di chiusura estiva.
14) Per il montanaro, dal
punto di vista sociale e umano va detto che le magari poche parole scambiate nella
vendita di un prodotto o di un
manufatto, l’indicazione di
un sentiero o di un luogo storico, contribuirebbero ad allontanare la possibilità spesso
involontaria di isolamento così frequente nei nostri paesi di
montagna.
15) La vai Germanasca e
Prali in particolare avrebbero
sicuramente dei grossi vantaggi con la garanzia per tutto
l’arco dell’anno di un collegamento, tramite funivia o
All'appuntamentò presenti quest'anno anche i valdesi di Luserna
Evangelici riuniti intorno ai canto
ovovia, con la vai Pellice: i
loro impianti di risalita, le
strutture ricettive, il Centro
ecumenico di Agape, le visite
guidate alle miniere, ecc.
avrebbero un flusso turistico
maggiore, quindi più prospettive di lavoro e guadagno.
16) Un impianto a fune non
crea inquinamento né ambientale né acustico, non può
essere causa di dissesto idrogeologico (come invece succede a volte per le piste agrosilvopastorali) perché l’intervento sul territorio interessato
dalla costmzione delle stazioni di partenza e arrivo, con
locale di ristoro e dalla posa
dei tralicci di sostegno, non è
mai di grande entità.
1 miei appunti non finirebbero qui, ma per ovvi motivi
di spazio non ne elenco altri.
Invito cortesemente gli amministratori dei Comuni interessati, le due Comunità
montane dei due versanti, la
Regione, la Provincia, la Società seggiovie 13 laghi, le
associazioni sportive, la Pro
Loco, le associazioni commercianti, gli artigiani, gli
agricoltori, i miei colleghi
maestri di sci, le guide alpine
e tutti coloro che avrebbero
veramente voglia di lavorare
per il bene comune e con la
prospettiva di un futuro più
sereno e sicuro, a riflettere e
a valutare a fondo quanto ho
scritto in queste pagine.
I tempi non saranno brevi,
ma la vita e l’avvenire di
queste valli dipendono dalla
nostra capacità di realizzare
una nuova economia e un
nuovo connubio tra turismo,
agricoltura e tradizioni.
San Giovanni
Giornata comunitaria a Torre Pellice
Insieme per discutere
il problema lavoro
Rallegratevi nel Signore:
festa del canto cristiano. Era
questo l’invito che ha riunito,
la sera di domenica 28 maggio, le chiese evangeliche di
Luserna San Giovanni e Torre
Pellice. Sono ormai anni che
le chiese evangeliche di Torre
Pellice (Assemblee di Dio,
avventisti, Esercito della Salvezza, Fratelli e valdesi) si riprovano durante l’anno ecclesiastico per avere dei momenti di preghiera e riflessione in
comune, ed è anche tradizione
che verso maggio vi sia un incontro finale un po’ speciale.
. Quest’anno si è pensato di
j Wcentrare il nostro ritrovarci
; sul canto, il canto cristiano:
, espressione della fede, della
gioia, della riconoscenza e
della speranza di coloro che
credono nel Signore. Da quest’anno ha aderito a questi incontri anche la Chiesa valdese di Luserna San Giovanni e
in un primo tempo si era pensato di tenere la festa nel tempio di questa comunità, ma
visti i noti problemi statici
dell’edificio ci si è ritrovati,
ancora una volta, tutti insieme, nel tempio di Torre.
All’iniziativa hanno aderito
ben 11 gruppi musicali delle
diverse confessioni: gli avventisti erano presenti con la
corale di Torino e il gruppo
«La promessa», i Fratelli con
il gruppo «Free Hearts»,
l’Esercito della Salvezza con
il gruppo di ottoni, il gruppo
tamburelli e la corale, i valdesi con le due corali e i tre coretti di Luserna e Torre; le assemblee di Dio hanno cohdotto le loro preghiere e le
letture bibliche e un loro pastore, Lino Brancato, ha rivolto un messaggio all’assemblea.
Il tempio era colmo di fratelli e sorelle delle varie comunità, intervenuti non solo
da spettatori, ma da persone
coinvolte da quanto si stava
verificando: rincontro, la
gioia, la gratitudine a Dio;
certo si era lì per ascoltare il
canto dei vari gruppi, ma si
era coinvolti, invitati a battere
le mani, a partecipare attiva
_______ALBERTO CORSAHI________
L9 emergenza lavoro ha
occupato anche la giornata comunitaria che la Chiesa valdese di Torre Pellice ha
organizzato nella giornata di
Pentecoste: una giornata di
fraternità, iniziata al culto e
terminata sotto i tendoni nel
cortile della Casa unionista,
dove alla «polentata» ha fatto seguito un ricco programma di riflessioni,' scenette,
canti e interventi vari.
Il lavoro dunque. Che la
questione sia all’attenzione
di tutti (gruppi organizzati,
studenti, famiglie, forze politiche) è cosa nota; anche le
nostre chiese ci stanno lavorando, da quando la Conferenza distrettuale di due anni
fa decise di orientare la riflessione in maniera più approfondita. Un primo gruppo
di studio lavorò a un documento, presentato alla Conferenza dello scorso anno, e
ora una commissione continua a livello di Pinerolese
l’indagine e la ricerca di prospettive. Ne sentiremo parlare sabato e domenica.
Nel contempo si sono attivati anche i giovani. A Torre
Pellice hanno espresso le loro
preoccupazioni ma anche le
loro speranze sul bollettino
«Parole sante», con un argomentare che tutto ricerca
tranne lo scontro generazionale: si percepisce che la possibile strada per cercare una
soluzione sta nel concertare
con i genitori e magari con
gli insegnanti quegli orientamenti necessari a muoversi
su un mercato del lavoro che
per un verso è in continua
evoluzione, per l’altro mantiene livelli di basso profilo e
di scarsa qualificazione.
Una riprova di tutto questo
si è avuto con l’intervento
della sociologa Adriana Luciano (Università di Torino),
da anni impegnata nello studio dei rapporti fra formazione professionale e mondo del
lavoro. La situazione piemontese, è stato detto nel
corso del suo intervento e del
dibattito, è penalizzata rispetto ad altre realtà del nostro paese; l’integrazione con
il mondo della scuola è problematico e le occasioni-lavorative che si aprono sono
di bassa manovalanza, perlopiù a termine. Il modello da
seguire sarebbe quello della
Francia, che ha saputo orientare degli incentivi alle
aziende proprio per curare la
formazione e l’aggiornamento delle maestranze presenti
e future.
Il lavoro nella chiesa è stato affrontata da Anita Tron,
diacona impegnata anche
nella riflessione sul ruolo
della diaconia stessa; al suo
intervento hanno fatto seguito le testimonianze di operatori in istituti e opere valdesi
della vai Pellice, il cui nucleo centrale era costituito
dalla necessità di mantenere
più stretti legami fra gli istituti stessi e le comunità dei
credenti che vivono intorno a
queste realtà, troppo spesso
«isolate».
Nella chiesa o nella realtà
esterna, il principio che è
emerso all’attenzione di tutti
a partire dal sermone mattutino, è stato che un corretto
rapporto con il lavoro (e con
il riposo che ad esso deve far
da contraltare) serve anche a
farci capire che la vifa non è
un prodotto nostro, ma un
dono di Dio: teniamone conto ora che, anche nel Pinerolese, si fanno avanti le richieste di turni alla domenica.
Primi adempimenti dell'ente
La Provincia vota
presidente e indirizzi
di lode
mente con due momenti di
canto di tutta l’assemblea.
Ovviamente le differenze
non sono state annullate, si
vedevano e percepivano nei
diversi modi di cantare, nella
carica emozionale più o meno
controllata, nei messaggi dei
canti stessi ma si è capito, ancora una volta, che si può stare insieme nella diversità, e si
può costruire qualcosa. La nostra diversità di teologie, di
modi di leggere la Bibbia è in
fondo una diversità di linguaggi, ma l’esperienza.di
Pentecoste ci ha insegnato che
le diverse lingue non sempre
sono un impedimento se ci si
lascia sospingere dallo Spirito
di Dio e lo si lascia agire.
Il Consiglio provinciale di
Torino si è riunito martedì 30
maggio per la prima riunione
dopo le recenti elezioni amministrative. All’ordine del
giorno una serie di importanti
adempimenti, fra i quali l’elezione del presidente e dei vicepresidenti dell’assemblea e
l’esame del documento di indirizzi generali di governo.
In apertura Ì1 Consiglio ha
provveduto alla sostituzione
di un consigliere (Livio Bosso Corderò, nominato assessore, con Carlo Bollerò). Fiorenzo Grijuela (Pds) ha successivamente proposto la candidatura di Elio Marchiaro
(Rifondazione comunista)
quale presidente del Consiglio provinciale, nonché di
Valeria Galliano (Pds) e Paolo Ballesio (Popolari) come
vicepresidenti. Marchiaro (e
poi i candidati vicepresidenti)
hanno ottenuto 28 voti dallo
schieramento di maggioranza
più i 3 di Re; gli altri non
hanno partecipato o si sono
allontanati dall’aula, ritenendo che Marchiato, facente
parte di un partito collegato
da accordo elettorale alla
maggioranza al momento del
ballottaggio del 7 maggio,
non potrebbe garantire l’imparzialità dei lavori.
Successivamente la presidente della Provincia, Mercedes Bresso, ha illustrato il
Documento di indirizzi generali di governo, a cui sono
seguiti gli interventi di numerosi consiglieri della maggioranza e dell’opposizione.
Nella replica la presidente ha
chiarito che il documento
non rappresenta un «programma dettagliato di governo», ma l’esposizione degli
«indirizzi generali sui quali il
Consiglio lavorerà e sui quali
la giunta produrrà il primo
documento programmatico
che, come da prassi, sarà
connesso al bilancio».
Oggetto di discussione sono stati soprattutto i punti relativi alla caccia, all’area metropolitana («è indispensabile
- ha detto Bresso - che governo e Parlamento chiariscano se si debba parlare di Città
metropolitana o di Provincia
metropolitana»), alle deleghe
regionali, alla pianificazione
territoriale e al coordinamento con le comunità locali (un
richiamo alle esigenze di Comuni di montagna e Comunità montane era Stato fatto
dal consigliere Colomba,
Ccd). Il documento è poi stato approvato con 27 voti a favore, 12 contrari e 3 astenuti.
14
PAG. IV
Il r giugno termina la rassegna
Ariondela^ ultimo atto
per Cantavalli '95
Si conclude sabato 10 giugno l’edizione ’95 di Cantavalli, la rassegna di musica
popolare itinerante per le valli Chisone e Germanasca; alle
21,15, presso gli impianti della Pro Loco di Massello si
esibirà il trio di voci femminili «Ariondela». Interprete
del classico repertorio piemontese, il gruppo sa proporsi con grande intensità e slancio: ballate, canti satirici o di
questua, filastrocche, ninna
nanne vengono presentati in
arrangiamenti polifonici originali, talvolta arditi, frutto di
una ricerca sonora che il
gruppo persegue da anni e
che ha recentemente portato
all’incisione di una cassetta,
«Mirasol». Ariondela è una
proposta nuova, che si colloca nel solco di esperienze
analoghe in altri paesi europei riportando in primo piano
il fascino e l’espressività della voce femminile.
Comunità montana Chisone e Germanasca
Il topo che parla più
lingue e più dialetti
Relè è un topolino campestre, meno famoso sicuramente del suo confratello
Mickey Mouse, che abita stabilmente tra le pagine di un
libro quantomeno singolare*:
le sue peregrinazioni infatti,
alla ricerca della felicità, sono
raccontate in quattro lingue,
due letterarie, italiano e francese, e due appartenenti a
aree più delimitate, il friulano
e l’occitano. Questo si ottiene
con un libro doppio, che si
può girare sottosopra.
Scopo dell’operazione è dare in mano ai bambini storie
scritte nelle parlate locali, oltre che nella lingua nazionale,
parlate minacciate di estinzione per cercare di mantenere
vivo l’interesse per un modo
di esprimersi che riveste il
pensiero di originalità.
Il prof. Osvaldo Coisson,
traduttore della parte francese, e il preside del liceo linguistico di Torre Pellice, Elio
Canale, hanno presentato il libretto nella sede della Comunità montana Chisone e Germanasca. Non molto numeroso il pubblico, per una sfortunata coincidenza di programmi, ma in compenso discussione molto accesa.
Il punto nodale è sempre lo
stesso: vale ancora la pena di
insegnare il dialetto ai bambini in un’epoca in cui il mondo si sta unificando in una rete di contatti internazionali
che richiedono la conoscenza
dell’inglese come solo mezzo
di comunicazione? Certamente, rispondono i cultori delle
lingue minoritarie, nel bagaglio linguistico dei giovani
più roba entra e meglio è, e la
vita è fatta di tante esperienze
interessanti che non vengono
riassunte in un computer. La
parola «colonizzazione» ricorre spesso in queste affermazioni: infatti quando una
cultura o un sistema politico
vogliono imporsi in un territorio, per prima cosa cercano
di sostituire con la propria la
lingua originaria.
Si da però anche il caso di
idiomi riportati nelle scuole
per mezzo di leggi che ne tutelano resistenza e di etnie
che non vogliofio saperne di
scomparire, ricorrendo anche
a mezzi estremi, come la recente storia insegna, Meglio
comunque continuare a parlare in* patuà che lanciare bombe, e sotto la grande cupola di
Internet tanti piccoli Relè,
forse, continueranno a cercare, a modo loro, la felicità.
(*) Relè e la countèntésso, ed.
Soulestrelh, Sampeyre.
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Sport
VENERDÌ 9 GIUGNO 1995
Domenica 4 giugno si è svolta la gara di 10 chilometri di
skiroll da Lusema a Rorà (Parco montano) valida come prima
prova per la sesta coppa Alpi occidentali. Lo Sport Club Angrogna si è aggiudicato il primo posto nella classifica generale
per società, con molti atleti in tutte le categorie saliti sul podio.
Ecco i risultati nel dettaglio: Categoria Giovani maschile 1°
posto per Simone Pastre, 2° per Stefano Davit, 3° per Davide
Ricca e 4° per Valerio Catalin; nella categoria giovani femminile podio per Federica Buenza, Elena Volpe e Astrid Charbonnier, rispettivamente prima, seconda e terza; tra gli esordienti maschi 2° posto per Luca Montanari, 3° per Manuel
Monnet, 4° per Andrea Montanari e 7° per Luca Bonjour; 3°
posto per Luca Gay e 5° per Marco Bonjour tra i cadetti; 1° posto per Elisa Godino e 2° per Manuela Catalin tra le cadette.
Tra le allieve femminili 1° posto per Antonella Chiavia e 3°
per Elena Godino; nella categoria júniores maschile 1° Davide
Coucourde, 2" Guillermo Paschetto e 3° Andrea Bouquet; tra i
maschi seniores 4° Danilo Negrin, 6° Andrea Reggia, 8° Alberto Moiso, 9° Andrea Bertin, 11° Eric Charbonnier, 12° Luciano
Palmero, 18° Luca Sobrero e al 24° posto Daniele Coucourde;
tra le donne seniores 2° Silvia Della Mea e T Miriam Avondet.
Tra i master 2° Alfredo Chiavia e 6° Enrico Coucourde; seconda Erica Revel tra le dame e tra i master II 1° posto per Giulio
Chauvie, 8° per Ferdinando Girardon, 9° posto per Franco
Chauvie, 11° Antonio Meranese e 13° Sergio Cerini.
PALLAVOLO — Per la prima volta la palestra comunale di
Luserna è stata teatro di un’estenuante quanto divertente manifestazione: la «24 ore di pallavolo». 18 squadre si sono affrontate dalle 17 di sabato 3 alle 19 di domenica 4 giugno (l’orario
dunque si è ulteriormente dilatato) per scoprire quale di loro
fosse la più abile e soprattutto la più resistente. La manifestazione, intitolata «Trofeo Multisize», ha visto un successo di
pubblico notevole: palestra stracolma in tutte le ore del giorno
e della notte. È stata insomma una degna conclusione della
«Festa dello sport», a cui hanno collaborato 3S Lusema, «Pablo Neruda» e Morgan Lusema. Proprio quest’ultima compagine ha conteso fino all’ultimo la vittoria finale ai fortissimi
«Bianca e Paolo Volley», che alla fine l’hanno spuntata per 1513 e 16-14. terzo posto ai «Belzebù» e quarto ai «Fichi ssi mi»
L’US San Secondo ha dominato per il secondo anno consecutivo il «Memorial Ferrazza» della categoria femminile allieve, organizzato dal 3S Lusema a ricordo di Stefania Ferrazza,
la giovane atleta scomparsa quattro anni fa. Le ragazze di San
Secondo hanno avuto la meglio sulle pinerolesi dell’Antares
Magic, sul Riccio Bricherasió (terzo per peggior differenza
set) e sul Perosa Argentina. Classifica finale: Us San Secondo
28; Antares Magic 18; Riccio Bricherasió 18; Perosa Argentina 16; 3S Nova Siria 12; Itt Volley Barge 10; Volley Villafranca 6; Con voi Volly 2.
Sabato 3 giugno, presso il complesso sportivo Alpi Cozie, si
è disputata una kermesse finale di Green Volley tra le partecipanti al Ferrazza. Anche in questo caso si sono imposte le sansecondesi. Le vincitrici sono state premiate dalla signora Angela, mamma di Stefania.
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LUSERNA SAN GIOVANNI
8 giugno, giovedì — PINEROLO: Presso il Salone
dei cavalieri, alle 17,30, presentazione del libro «Donne
in prima linea», un dossier
sulle violazioni dei diritti
umani sulle donne scritto da
Amnesty International; al dibattito interverranno l’avvocato Guidetti Serra e la professoressa Franca Coisson.
8 giugno, giovedì — PINEROLO: Alle 21 presso
Stranamore, via Pignone 89,
Gian Vittorio Avondo parlerà
di «Itinerari a piedi nelle nostre valli».
9 giugno, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
9,15 presso la biblioteca della
Casa valdese si apre il convegno «Tutela e recupero delle
borgate di montagna». Durante il convegno, che proseguirà anche sabato 10, interverranno esperti di pianificazione, urbanisti, amministratori locali, operatori turistici
di varie zone. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Spartaco Passi, tei. 0121932262; la quota di iscrizione
è di lire 10.000, compreso
pernottamento e vitto 60.000.
9 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45 presso
il Centro sociale di San Lazzaro appuntamento con Mario
Marchiando Pacchiola che
parlerà di arte tra Ottocento e
Novecento.
9 giugno, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 20,45, all’Auditorium
comunale, secondo appuntamento sui giovani e gli adolescenti, organizzato da Spazio
giovani e dal Coordinamento
riàorse e solidarietà. La serata
sarà dedicata alle opportunità
che la valle offre agli adolescenti, con la presentazione di
alcune tra le esperienze più
significative nel campo
dell’aggregazione giovanile.
10 giugno, sabato — VILLAR PELLICE: Alle 21,
nel tempio, si svolgerà un
concerto del coro Nigritella
di Torino.
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» —
Venerdì 16 giugno alle 18
è previsto presso la casa
Peyrot, strada Peyrot 20,
Luserna San Giovanni,
l’incontro conclusivo su
l’Etica di Bonhoeffer (cap.
VI, coscienza, libertà, vocazione). L’appuntamento
è alle 17,50 presso il tempio valdese di San Giovanni da dove si proseguirà per la sede dell’Incontro (con cena al sacco)
che sostituisce quello programmato per il 3 giugno.
ANGROGNA — Sabato 10 e domenica 11 giugno alla foresteria La Rocciaglia di Pradeltorno ci
sarà un incontro per i giovani del 1 distretto sul tema «Noi e la musica».
LUSERNA SAN GIOVANNI — La società di
cucito organizza per TU
giugno, alle 14,30, il bazar
presso la sala Beckwith; il
ricavato sarà devoluto alla
ristrutturazione del tempio.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45 - Lusema S.
Giovanni - 0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro, musica,
viaggi, tempo libero
Lunedì e venerdì ore 14-17
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 11 GIUGNO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 11 GIUGNO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Slancio 4 - (Luserna Alta), tei.
900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasió, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 9 giugno, ore 21, 15,
Cronache di un amore violato; sabato, ore 21,15,
Jonhathan degli orsi; domenica, ore 16,15 18,45, 21,15,
lunedì, martedì e giovedì, ore
21.15 Rob Roy.
TORRE PELLICE — 11
cinema Trento ha in programma venerdì e sabato, con
inizio alle ore 21, due serate
con proiezioni di film dall’ex
Jugoslavia; domenica, ore 20
e 22,10 e lunedì, ore 21,15,
Genio per amore.
PINEROLO — La multisala Italia propone alla sala
«2cento» Lezioni di anatomia; alla sala «5cento» Pronti a morire; in entrambe le
sale gli orari saranno: feriali e
festivi, 20,15 e 22,20, sabato
20.15 e 22,30.
E
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2CD e 96.500
tei. Q121/91.507
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 ■ 10066
Torre Pellice (TO)
fel/fax 0121/932166
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2,000
15
PAG. 7 RIFORMA’
Nuovo episodio di intolleranza razzista a Qualiano (Na)
Rase al suolo baracche «abusive»
ANNA MAFFEI
N-on è la prima volta e
probabilmente non sarà
l’tiiltima. Negli occhi di David
e dei suoi compagni, tutti ganaensi, non c’era stupore, solo una grande tristezza. Mentre dalle macerie delle loro
baracche rase al suolo e date
alle fiamme saliva ancora un
fumo nero, David mi raccontava cosa era successo. Siamo
a Qualiano, un grosso paese
agricolo nell’hinterland napoletano.. Già qualche giorno
prima il proprietario della terra dove David abitava da più
di tre, anni in alcune baracche
insieme a un’altra quarantina
di giovani africani, aveva cogiunicato tramite le guardie
municipali la sua intenzione
di riprendere possesso del
.suolo di sua proprietà.
La maggioranza degli
abusivi» aveva creduto all’
avvertimento che indicava in
sabato 27 maggio la data in
cui sarebbe avvenuto lo
^òmbero ed erano già andati
Via. Un gruppetto di nove ragazzi aveva però preso la notizia come una delle tante minacce che costellano la loro
vita precaria e venerdì erano
rientrati come sempre nelle
baracche per la notte. Sabato
mattina alle 6 erano però stati
svegliati da un rumore incalzante. C’erano le ruspe arrivate lì per mettere in pratica
l'annunciato proposito. Neppure il tempo di prendere le
loro povere cose e già gli
Spianatori erano all’opera.
L’operazione è durata qualche ora fra il demolire, il dare
ftioco a tutto e il costruire la
recinzione intorno al campetto «riconquistato», mentre
David e gli altri sono stati
portati in questura.
II missionario angolano Rodrigues Chama, che da qualche mese vive e lavora a
Il difficile cammino della legge sull'obiezione di coscienza
Il ministro «generale» dice no
Quel che resta delle baracche degli immigrati ganaensi
Qualiano per fondare per
conto deirUcebi una chiesa
battista integrata, li aveva
preceduti ed era riuscito a
spiegare che i giovani africani non avevano nulla a che
fare con le voci che circolavano sul loro conto, che cioè
si trattava di gente losca,
spacciatori o sfruttatori di
prostituzione. Non era stato
difficile spiegare che gente di
quel genere normalmente non
vive in baracche fatiscenti ma
ha soldi, macchine e vive in
appartamenti «normali». Si
trattava di lavoratori e tutta la
gente del luogo che li chiama
e li ingaggia per ogni genere
di lavoro pesante lo avrebbe
potuto confermare. Per di più
alcuni di loro frequentano la
piccola chiesa evangelica in
formazione. È stato creduto e
i ragazzi dopo il rilascio
dell’ennesimo foglio di via
(David ne ha collezionato circa una decina) sono stati rimessi in libertà.
E così senza «casa», senza
niente, è ricominciato per
David e per gli altri un altro
capitolo della loro povera
esistenza. David ha in Ghana
la moglie e tre figli, manda
qualcosa a casa appena può: i
suoi risparmi li invia nascosti
in pacchi di vestiario e così in
genere arrivano a destinazione. Non ha intenzione di lasciare l’Italia; nel suo paese
non c’è alcuna prospettiva,
qui invece spesso trova lavoro, nei campi o in piccole fabbriche abusive, dunque perché andare via? «Certo la vita
è faticosa - dice - non si ha
alcun diritto e in questi paesi
la gente non affitta camere a
noi di pelle nera, ci si deve
arrangiare come si può, ma
non c’è altro sbocco e così
sto qui, almeno per ora»*. E rimasto a casa del pastore Chama insieme ad altri tre compagni domenica notte e lunedì ma poi ha trovato qualche altra «sistemazione», per
dirla con un eufemismo.
Il coordinamento migranti
delle chiese evangeliche napoletane voleva denunciare
l’accaduto e spingere qualcuno ad indignarsi, ma poi ci si
è resi conto che questa e mille altre sono proprio storie di
ordinaria miseria e nessuno
vi avrebbe posto alcuna attenzione: niente morti, neppure un ferito, solo lo sgombero di una proprietà, a chi
potranno mai interessare le
microstorie di questi «abusivi della vita»?
«Iniqua, discriminatoria e
senza copertura finanziaria»:
così è stata giudicata dal ministro della Difesa, Domenico
Corciòne, la proposta di legge
di riforma dell’obiezione di
coscienza, approvata in marzo
dal Senato e ora in discussione alla Camera. 11 ministro ha
perciò preannunciato che da
Palazzo Chigi saranno proposti diversi emendamenti. La
riforma dell’obiezione di coscienza è oggetto di pesanti
critiche da quando il progetto
di legge è stato presentato al
Senato e le critiche del ministro della Difesa non giungono così inaspettate: per il generale Cordone è all’attenzione della Camera un provvedimento che di fatto pone l’obiezione «in contrasto con il
servizio militare».
Il ministro della Difesa ha
citato il fatto che «la legge individua due condizioni diverse e fra loro nettamente separate fra chi è obiettore ed effettua un servizio civile e chi,
essendo in esubero rispetto alle esigenze della leva, è chiamato anch’egli a svolgere un
servizio' civile, separato però
e diverso rispetto a quello degli obiettori». Una suddivisione che non ha alcuna plausibile spiegazione, «dal carattere
discriminatorio di stampo vagamente razzista» e che dà
un’idea ben precisa della
«considerazione nella quale
una potenziale legge deilo stato tiene il servizio militare».
Per gli obiettori, poi, non
sono previsti controlli sanitari
o attitudinali, «onde evitare,
ad esempio, il contagio degli
assistiti da parte di chi sia
portatore di malattie infettive». Sarebbero necessarie selezioni, ha osservato Corcione, «che garantiscano della
idoneità a svolgere determinati compiti». Per mettere in
chiaro l’effetto che l’applicà
zione della legge potrebbe
avere sul sistema delle forze
armate, Cordone ha precisato
che «l’uso pretestuoso delle
norme contemplate potrebbe
avere effetti devastanti sulla
funzionalità e operatività dello strumento di difesa del paese». 11 servizio militare, comunque, «è e rimane l’unica
forma obbligatoria per ottemperare al sacro dovere di difesa della patria». Sacro dovere
sancito dalla Costituzione repubblicana.
Al di là di queste considerazioni, non particolarmente
sorprendenti da parte di un
generale dell’esercito, che
pone la difesa della nazione
come priorità fondamentale.
Cordone ha sottolineato i
punti che rendono la nuova
legge inattuabile. In primo
luogo la mancanza di qualsiasi norma di copertura finanziaria delle «rilevanti spese» che sono necessarie per
l’attuazione della riforma.
Secondo il ministro non si
tratta dei 150 o 200 miliardi
che la Difesa ha ipotizzato
necessari per gestire questa
legge, a fronte dei 70 stanziati. «I termini economici
dell’emendamento introdotto
in Senato, che estende il servizio civile a tutti gli esuberi
DALLA PRIMA PAGINA
IL PARADOSSO DI ROMA
varie dimensioni (par. 28-39
e soprattutto l’82), oppure i
due ottimi paragrafi sulla
«fraternità ritrovata» (41 e
42). L’enciclica però non
esce da un’ottica propriamente romana di un’unità cristiana concepita come l’estensione a tutte le chiese dell’unità
Cattolica, con opportuni aggiustamenti ma senza sostanziali ristrutturazioni. '
Situazione di stallo, allora?
Non proprio. L’enciclica apre
uno spiraglio. Il pontefice romano si dichiara disposto a
«trovare una forma di esercizio del primato che, pur non
rinunciando in nessun modo
all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova» (par. 95). È uno
spiraglio. Certo, come abbiamo già detto, il problema dal
nostro punto di vista non riguarda \a forma di esercizio
del primato bensì il suo contenuto, la sua legittimità
evangelica e, particolarmente, i poteri che gli vengono
attribuiti e che secondo noi
devono essere restituiti alla
chiesa alla quale appartengono. Ciò nondimeno la disponibilità del papa a cambiare
forma di esercizio del primato va apprezzata perché
certe volte, cambiando la fornia si finisce per modificare
nuche il contenuto. Non sarà
facile ma non è impossibile.
D pontefice ha detto di voler
trattare direttamente e personalmente la questione (par.
96). Bene. La posta in gioco
è alta. Vale la pena tentare.
Per parte nostra consideriamo
illusoria la speranza di ricreare situazioni da «primo millennio», vissute al tempo della cosiddetta «chiesa indivisa». Il secondo millennio della storia cristiana ha segnato
una crisi del modello papale
di unità cristiana tale da non
poter essere superata tornando a un passato più o meno
remoto e irripetibile. Le soluzioni ecumenicamente valide
non sono quelle di ieri ma
quelle di domani.
Occorre avere il coraggio
di creare qualcosa di nuovo.
Se il papato divenuto pietra
d’inciampo sulla via dell’
unità è quello che fin dall’
inizio ha rivendicato un primato sulle altre chiese, è ragionevole pensare che un papato capace di favorire l’incontro e la comunione tra le
chiese sarà quello che rinuncerà a «voler essere il primo»
(Marco 9, 35). Un papato che
rinuncia al primato, nel passato, non c’è: ma potrebbe
esserci nel futuro, anche
prossimo. Sarebbe un miracolo, ma a questi il Dio della
Bibbia ci ha abituati. L’unità
cristiana si realizzerebbe allora non affermando il primato di Una chiesa su tutte le
altre ma, al contrario, rinunciando ciascuna a esercitare
qualunque forma di primato
sulle altre. Non sarebbe molto più evangelico?
Documento della Conferenza episcopale sulla parità scolastica
«
La scuola privata è più europea
»
Il Gruppo scuola cattolica
dell’Ufficio per l’educazione
della Conferenza episcopale
italiana (Cei) ha presentato
una «piattaforma» sui punti
fondamentali della parità tra
scuola statale e non statale
«come contributo specifico
indirizzato in particolare a
chi ha oggi il compito e la responsabilità di legiferare».
«Sono ormai maturi i tempi
- si legge nel documento per una ristrutturazione globale dell’impianto formativo
tanto della scuola statale e
non statale (di competenza
del ministero della Pubblica
Istruzione) quanto della formazione professionale (di
competenza delle Regioni e
del ministero del Lavoro)»,
da realizzare «mediante l’attivazione di un sistema formativo unitario sia scolastico, sia professionale» .
«All’interno di questo sistema formativo - prosegue
la piattaforma - la scuola non
statale con la sua presenza
assicura il pluralismo delle
istituzioni e garantisce la libertà di scelta ai giovani e alle famiglie, a partire dalla
scuola materna». Per superare la disparità odierna «che
penalizza tanto la scuola non
statale quanto le famiglie che
la scelgono, è necessaria una
legge (art. 33 e 34 della Costituzione) che fissi obblighi
e diritti delle scuole paritarie
e che, nel contempo, rimuova
gli ostacoli di ordine econo
mico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della
persona (art. 3) o la libertà di
scelta dei genitori per la
scuola dei propri figli (art.
30). È un problema che il
Parlamento europeo impone
agli stati di risolvere con proprie leggi, ricordando che “il
diritto alla libertà di insegnamento implica, per sua natura, l’obbligo per gli stati
membri di rendere possibile
l’esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario...” (risoluzione del Parlamento europeo 1984, n. 9)».
«Anche la clausola “senza
oneri per lo Stato” non è certo un ostacolo; infatti l’utilizzazione di tutte le strutture
scolastiche statali e non statali (...) realizza un globale
contenimento della spesa
pubblica, come per altro avviene nel resto d’Europa.
Quanto alle modalità dell’intervento finanziario dello
Stato, la legge potrebbe prevedere le seguenti soluzioni:
retribuzione del personale,
buono scuola, convenzioni
garantite o altre forme, purché queste non richiedano un
esborso previo da parte degli
utenti, in quanto tale dispositivo colpirebbe le fasce più
deboli».
«Egualmente - conclude il
documento - nel quadro della
organizzazione del sistema
formativo unitario occorre riconoscere al sottosistema
della formazione professionale funzioni specifiche in
rapporto all’acquisizione delle capacità di inserimento dinamico nei processi produttivi di beni e servizi e nel sistema sociale, economico e culturale con cui tali processi interagiscono». (Sir)
della leva, ammontano a migliaia di miliardi» e ciò si
collocherebbe in termini antitetici con l’azione del governo, intesa a ridurre il deficit
della spesa pubblica.
In secondo luogo. Cordone
ha osservato come la legge
non fissi «in alcun modo» né
indichi «i criteri che dovrebbero essere determinati per
gli esuberi». Il ministro della
Difesa ha poi affermato che
per il governo il varo della
legge sull’obiezione «deve
andare di pari passo con cori
quello della legge di riordino
della Difesa».
Per sollecitare invece una
rapida approvazione della
legge un gruppo di obiettori
di coscienza ha iniziato uno
sciopero della fame. Padre
Angelo Cavagna, che ha condotto una settimana di digiuno rigoroso in solidarietà con
gli obiettori, ha dichiarato:
«È dal 1987 che questa legge
è bloccata, approvata, bloccata e riapprovata. È ora di darle un’approvazione definitiva». Anche il ministro Adriano Ossicini non è d’accordo
col suo collega di governo e
ha detto di «non conoscere
gli emendamenti del governo, che non ha mai discusso
della materia».
Un libro
Immigrati
in Italia
L’Italia ha una politica in
fatto di migrazioni? Un libro*
cerca di rispondere a questo
interrogativo. Secondo le statistiche ufficiali gli immigrati
sarebbero l’l% della popolazione, secondo altri almeno il
3%. A giudicare dalle manifestazioni di protesta, l’ultima
delle quali a Torino la settimana scorsa, gli immigrati sarebbero troppi e porterebbero
via il lavoro agli italiani. Inoltre sarebbero portatori di malattie e di delinquenza. Roberto Magni si incarica di far
giustizia di questi argomenti
(un po’ razzisti) e approfondisce le linee per la verità un
po’ evanescenti della politica
migratoria italiana dopo gli
accordi di Maastricht per
l’Unione europea, accordi che
non trovano per oya attuazione completa nel nostro paese.
Di qui l’importanza di questo
libro che consigliamo a quanti
operano con gli immigrati.
(*) Roberto Magni: Gli Immigrati in Italia, Ed. lavoro,
Roma, 1995, £ 15.000.
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16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 9 GIUGNO I995
- . « r . .
Il centenario apre il dibattito sui rapporti tra società e comunità scientifica
Louis Pasteur e i progressi della scienza
Pasteur nel suo laboratorio in un dipinto d’epoca
SCHEDA
Mediocre in chimica
Louis Pasteur nasce a Dole, nel dicembre 1822. A 20
anni ottiene il baccalauréat
en Sciences (con la votazione
di «mediocre» in chimica) e
si iscrive alla Scuola normale
di Parigi. Nel 1848 svolge alcune osservazioni fondamentali che portano alla scoperta
àeìV enantiomeria (caratteristica di alcune molecole organiche identiche in tutto tranne
che per la capacità di ruotare
il piano della luce polarizzata
in senso opposto Luna rispetto all’altra) e aprono la strada
alla stereochimica.
Negli anni ’60-70 si concentra sullo studio del metabolismo dei microrganismi;
dimostra che ik fermentazione
non si genera spontaneamente, ma ad opera di microrganismi già presenti nelle sostanze
organiche, e brevetta il sistema di sterilizzazione noto come pastorizzazione (1865).
Negli anni ’80 il suo interesse
si sposta sui sistemi di vaccinazione e ottiene successi
contro il carbonchio (1881) e
la rabbia (1885). Una larga
sottoscrizione popolare gli
permette di aprire il celebre
omonimo Istituto (1888), ancora oggi uno dei più importanti Centri di ricerca intemazionali. Muore il 28 settembre
1895 a Villeneuve l’Étang,
nei pressi di Garches.
GIUSEPPE BARBIEBO*
Il centenario della morte del
grande chimico e batteriologo francese Louis Pasteur
può essere l’occasione per
una riflessione sulla scienza
vista come un’attività umana
fortemente influenzata dalla
tecnologia e dalle dinamiche
sociali del tempo. Pasteur non
fu il genio isolato dipinto
dall’iconografia scientifica,
ma uno dei maggiori rappresentanti di quella generazione
di scienziati della seconda
metà dell’Ottocento che del
metodo sperimentale fecero
una scuola di pensiero. Considerare la scoperta scientifica
nella sua relazione con la tecnologia e con la società che la
esprime rappresenta un approccio molto efficace per
sfuggire all’agiografia idealizzante dello scienziato. Una
volta inquadrate nel loro contesto, le scoperte scientifiche
di Pasteur, per quanto straordinarie, appaiono debitrici da
un lato delle nuove acquisizioni di tipo tecnologico e
dall’altro dei grandi rivolgimenti politico-sociali che
sconvolsero la società europea del periodo.
Il progresso scientifico non
ha dinamiche lineari. Momenti di stagnazione si alternano a momenti di rapida
evoluzione. Per tutto il Settecento e la prima metà dell’Ottocento lo studio degli organismi unicellulari fu precluso
dai limiti del microscopio ottico, concettualmente non
molto migliore rispetto a
quello prodotto da von
Leeuwenhoeck sul finire del
Seicento. Tra il 1830 e il
1840 le nuove conoscenze
della fisica ottica furono applicate alla microscopia e si
realizzarono le giuste combinazioni di lenti con caratteristiche rifrattive differenti, che
ridussero le aberrazioni cromatiche e quelle sferiche. Il
perfezionamento del microscopio ottico composto rappresentò il fattore di discontinuità decisivo che, rese possibile a Pasteur e agli scienziati
dell’epoca di esplorare il
mondo dei microrganismi.
Anche i bisogni espressi
dalla società hanno larga influenza non solo sull’indirizzo della ricerca scientifica,
ma anche sulla mentalità stessa dello scienziato. Pasteur e
gli scienziati che si affacciarono alla ribalta dopo la sconfitta delle rivoluzioni democratiche del 1848, ereditarono
dalla generazione che li aveva preceduti non solo il «metodo sperimentale», ma anche
quell’attenzione particolare
circa il ruolo della scienza
nella promozione del progresso sociale. Negli stessi anni in
cui Pasteur in Francia, sostenuto da una straordinaria sottoscrizione popolare, potè dedicarsi a un vasto programma
di ricerca e sviluppo di nuovi
vaccini, in Italia scienziati co
Siena
Incontri
per aprirsi
alla città
Fare cultura, per la Chiesa
valdese di Siena, significa in
primo luogo analizzare le
condizioni in cui opera. Presente in città dal 1880 è chiesa di «residenti», ma da sempre punto di riferimento delle
comunità svizzere e inglesi ai
primi del ’900, e oggi di tedeschi e giovani studenti provenienti da tutto il mondo, richiamati dall’Università, da
quella per stranieri dall’Accademia musicale chigiana.
Vi si trova perciò una caratteristica cittadina assai marcata: l’oscillazione tra apertura al mondo e chiusura nella tradizione.
L’incontro di culture, l’accoglienza, lo scambio sono
vitali per la comunità valdese,
ed è già pieno impegno culturale assicurare le condizioni
perché scambio e incontro
possano verificarsi. Non è casuale che le giovani camerunesi abbiano lo spazio del
canto durante i culti, che il
piccolo coro internazionale
utilizzi strumenti africani e
canti in varie lingue. Anche
l’accoglienza ai gruppi italiani e stranieri in visita fa parte
della prospettiva di lavoro
culturale che la comunità si è
data. Ogni incontro è organizzato in modo da essere, per
quanto possibile, arricchimento reciproco nella cultura
e nella fede.
La Chiesa valdese coinvolta in occasioni pubbliche
In dialogo con la cultura senese
anche nelPambito del circuito
GABRIELLA RUSTICI
Negli ultimi anni intorno
alla Chiesa valdese di
Siena si sono organizzate attività culturali e associazioni; è
stata una scelta rischiosa e faticosa, ma che ha portato alcuni buoni risultati su cui riflettere. Di recente essa è stata coinvolta da associazioni
laiche e cattoliche per partecipare ad alcune iniziative, segno del progressivo rafforzarsi del rapporto con la città.
Il primo incontro, organizzato dall’associazione di insegnanti «Proteo-Fare-Sapere» faceva parte di un ciclo
su «Pluralismo nella scuola,
pluralità di scuole. Teorie,
pratiche didattiche, prospettive». Sul tema specifico «Laicità della scuola e culture religiose» si sono incontrati
Giorgio Spini, Bruno Di Porto (Università di Pisa) e Carlo Cicattelli (redattore della
rivista cattolica Religione e
scuola), con la conduzione di
Serena Di Carlo, pedagogista
dell’Università di Perugia
che, nel corso della vivace
discussione, ha sollecitato
precisazioni su ogni posizione che si presentasse differenziata. Elevata la testimonianza del prof. Spini, che alla conoscenza dei temi in discussione ha accompagnato
una visione libera del futuro.
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Successivamente Giovanna
Pons, pastore della nostra
chiesa, ha partecipato, su invito del Centro italiano femminile (associazione cattolica) a un incontro su «Donna e
religione: culture ed esperienze a confronto» e a una tavola
rotonda su «Donna e responsabilità nella chiesa», insieme
all’arcivescovo di Siena Gaetano Bonicelli e a Nicola Romano, insegnante di religione
e ideatore dell’iniziativa. Ci è
sembrato molto positivo l’interesse dimostrato dalle cattoliche per un argomento che
divide la chiesa ma unisce le
donne, consapevoli dell’importanza storica della propria
attiva presenza. Sempre Giovanna Pons ha tenuto una lezione di storia valdese al Seminario provinciale.
Ora si intravede una linea
di interventi privilegiata: dialogo con gli ebrei, con le donne, con la scuola. Per il terzo
anno ci sono state iniziative
in tal senso, un primo corso
di aggiornamento sul pregiudizio antiebraico, un secondo
sul protestantesimo italiano,
un incontro a più voci (ebree,
protestanti, cattoliche) sulle
donne nelle tre religioni, infine le iniziative di quest’anno.
Nel frattempo la dott. Antonella Castelnuovo sta curando
la pubblicazione degli atti relativi ai primi due corsi di aggiornamento con la collaborazione di chi scrive.
Non c’è nessun gusto per
la «firma», ma spirito di servizio. Questo ci porta a riflettere sugli scopi che la chiesa
si pone quando spende energie nell’attività culturale, in
proprio o attraverso la mediazione di appositi centri. Una
volta accanto alla chiesa si
trovava la scuola (è così anche nel nostro caso) a significare lo stretto legame tra elevazione culturale e spirituale.
Oggi, in presenza di una diffusa secolarizzazione, può essere l’offerta di iniziative diversificate per utenza a prenderne il posto.
Ancora non abbiamo un
Centro culturale, ma i locali ci
sono e non di poco conto: non
si può dimenticare l’origine
della chiesa locale, il dono
che ci è stato fatto, l’impegno,
obbligante, a conservarne la
memoria storica e lo spirito.
L’edificio adiacente la chiesa,
sorto come scuola, casa pastorale e comunitaria, non è a
tutt’oggi completamente ristrutturato, ma è improrogabile un orientamento della comunità sulla sua futura utilizzazione. La città può essere
troppo piccola per consentire
buone prospettive per un progetto ambizioso, ma esistono
bacini di utenza possibili e
nuovi da-verificare. Un’attività culturale organizzata
all’interno del circuito può
avere nella nostra città e nei
nostri spazi un punto di forza.
Intanto la comunità dovrebbe sentirsi impegnata nella valorizzazione di questo patrimonio storico; alcune indicazioni possibili: affidare a un
giovane la ricerca della storia
della comunità, dei suoi rapporti con la città, con le presenze straniere, con le correnti
religiose che l’hanno attraversata e sejgnata; mettere a punto semplici strumenti per farci
conoscere, come dépliant da
diffondere all’Università statale, all’Università per stranieri, all’Ente turismo; organizzare una migliore diffusione
dei libri della Claudiana.
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Jt *ÌL.
Spore di tetano isolate in organismi vegetativi
me Luigi Pagliani e Giulio
Bizzozero ingaggiarono una
strenua battaglia per la riforma della legislazione sanitaria, che comprendeva fra l’altro un programma di vaccinazioni obbligatorie, perché, secondo Bizzozero, primo dovere dei decisori politici non è la
difesa dello stato «ma altresì
la difesa degli individui che
costituiscono lo stato».
Oggi forse questo rapporto
tra società e comunità scientifica appare un poco offuscato. Il cittadino ha la fondata
impressione di contare molto
poco nell’orientamento dei finanziamenti per la ricerca e
ancor meno circa le sue finalità. D’altro canto la «comunità scientifica» solo di rado
si dimostra disponibile a cercare il contatto e a sollecitare
la discussione con il cittadi
no, mentre dimostra ben altra
sollecitudine con chi detiene i
cordoni della borsa. Così poco ormai rimane del prestigio
e della straordinaria popolarità di cui hanno goduto nel
secolo scorso scienziati come
Pasteur ed emergono come
eccezioni i grandi della nostra
epoca come Albert Sabin, che
rinunziò al brevetto del suo
vaccino antipolio per facilitarne la rapida diffusione e
che dedicò molti anni della
sua vita alla lotta contro le
malattie curabili che, ancora
in varie parti del mondo, a
causa dell’ignavia dei decisori politici, mietono innumerevoli vittime. Alla sua morte,
non pochi parlarono del «Premio Nobel Sabin», premio
che, pur meritato, non gli fu
mai attribuito.
* biologo
L'emigrazione veneta e i nostri giorni
«Usciti d'Egitto...»
PAOLO T. ANGELERI
di misericordia,
non mi precipitare
nel “kafhakèla", l’abisso in
cui ogni vita, ogni speranza
ed ogni luce sono ricoperte
dall’oblio. Dio di verità, ricordati che senza la memoria
la verità diventa menzogna
(...). Ricordati che è grazie alla memoria che l’uomo è capace di ritornare alle fonti
della propria nostalgia per la
tua presenza Tu mi hai
messo al mondo, tu mi hai risparmiato nell ’ora dei pericoli e della morte perché io testimoni; ma che testimone
sarò senza la mia memoria?
Sappi, Dio, che non voglio dimenticarti. Non voglio dimenticare nulla. Né i morti, né i
vivi. Né le voci, né i silenzi»'.
A questa preghiera ho pensato leggendo il libro di E.
Franzina^ sull’emigrazione
veneta (lettere dei contadini
veneti e friulani in America
Latina dal 1876 al 1902). La
nostra memoria è così corta
che bastano cent’anni per dimenticare. L’opulento Veneto di oggi, prima regione
d’Italia e d’Europa per ricchezza e benessere, sembra
non più disposta a ricordare
quel che era alla fine del secolo scorso: terra di miseria e
emigrazione.
Qualche esempio dal volume: «1833. È una triste statistica quella dell ’emigrazione!
triste perché quei poveri illusi creono [sic] di andare incontro alla buona fortuna e
non sanno gli stenti e la miseria che li attendono nei paesi
stranieri» (p. 32).
Dalla lettera di un emigrante: «Buenos Aires, 23.5.1878
(...) Sappi amico mio, che noi
siamo esiliati in mezzo ad
una catastrofe di dispiaceri e
traditi da queste infami agenzie d'Italia, le quali ne man
daronq sotto questa disastrosa Argentina mediante le loro
false circolari e leggi, per cui
siamo traditi...» (p. 226).
Molte lettere contengono
proteste contro la mancanza
di accoglienza e di protezione
da parte delle autorità locali e
sottolineano l’egoismo della
popolazione: «A ogni questione si vantano di essere nazionali, vale a dire che noi siamo sempre stranieri» (p.
117). Ma ancor più avvilente
è l’impressione che ben pochi
di noi, leggendo questi documenti, riescano a fare cofnparazioni con la realtà di oggi.
Queste lettere potrebbero portare la data del 1995 e la firma di coreani, cingalesi, filippini, curdi, albanesi, africani
e ben poco cambierebbe.
Di fronte a questa tragedia,
che costringe i poveri del
Terzo Mondo a vendere tutto
quello che hanno, indebitandosi per giungere alla loro
«Merica», sappiamo solo dire
con cinismo: che stiano a casa loro (ma non dicevano così
anche brasiliani, argentini e
abitanti degli Usa ai nostri
nonni?) e chiedere che venga
schierato l’esercito a difesa
dei nostri confini contro un
nemico fatto di donne, uomini inermi e bambini affamati.
Forse varrebbe la pena di
soffermarsi un momento a riflettere per ricordare che anche noi siamo solo da pochi
decenni «usciti d’Egitto, dalla casa di schiavitù» (Esodo
13,3; Deuteronomio 15,15).
In caso contrario non ci resterebbe che l’egoistica cancellazione di ogni passata miseria dalla nostra memoria, preparandoci così egregiamente
all’abisso di cui parla Wiesel.
(1) E. Wiesel, L’oblio. Milano, Bompiani, 1991, p. 10.
(2) E. Franzina, Merica, Merica! Verona, Cierre, 1994, pp
270, £ 25.000.
17
venerdì 9 GIUGNO 1995
PAG. 9 RIFORMA
La Storia dello sfruttamento umano a fini economici nell'area mediterranea
Il destino degli schiavi vittime dei pirati
nelUtalia meridionale delPepoca moderna
■ I
ROSALBA DAVICO
"n en venga la mezzalu
«i3
na purché ci sia mutazione»: questo luogo dialettale calabrese del XVII secolo ha forse in parte motivato
la bella ricerca di Mirella Mafrici su Mezzogiorno e pirateria nell’età moderna*. Meglio
il diavolo, cioè l’Islam, che
una «vita d’inferno» (p. 177).
Sono storie di uomini e donne
dell’Italia meridionale senza
nome e senza storia, sommersi nel riflusso dai grandi circuiti dell’economia-mondo
del sogno mediterraneo conteso tra Spagna cattolica e
Islam ottomano.
Dopo che alla battaglia di
La Prevesa (1538) Andrea
Doria lascia campo libero al
Barbarossa, le armadas e i
tergios cristiani e musulmani
'si scontrano ancora sino alla
battaglia di Lepanto (1571).
Óel «mare interno» restano
padrone le marine barbaresche, le navi corsare, i galeoni di Malta, i cavalieri di
I Santo Stefano, le unità pirate
(' napoletane e siciliane, il merì’icato contrabbandiere e la
fi: guerra di corsa.
Spazi aperti all’assalto delle agili galere, le aree costiere diventano sempre di più
: anche uno degli aspetti dell’
immenso conflitto latente degli imperi economici in un
Mediterraneo dove succedeva proprio di tutto: riserva
preferenziale di un mercato
, di uomini forzati, ma anche
■ ( di altri uomini consenzienti,
" di avventurieri in cerca di
; fortuna sull’altra sponda o in
[■vyfiuga per le ragioni più diverV se. Il mercato delle popolala zioni rastrellate divenne subiI to uno dei più importanti set|, tori dell’azienda corsara, che
nella merce umana trova un
suo business persino più redditizio e meglio «ri-capitaliz' zabile» nel tempo di quanto
non potessero essere resa, valore e costi delle operazioni
di esclusiva rapina di beni.
Uomini, donne, e fanciulli
soprattutto, entrano quindi
come merci particolarmente
• richieste nel mercato dello
' schiavo «infedele», l’interes. se per il quale obbligava 1’
: ■ operatore a una discreta
«manutenzione» sino alla
piazza di destinazione dove.
vagliati sul mercato al prezzo
corrente, i capi umani venivano acquistati e avviati alle
rispettive destinazioni secondo le esigenze dell’utente
compratore: poteva essere
l’harem per le donne più pregiate, o il servizio di schiavi
casalinghi o la galera o un’
occupazione specifica secondo le qualità lavorativo-professionali offerte: molto apprezzati i medici e chi disponesse di qualsiasi particolare
abilità specializzata sul mercato del lavoro.
Il mantenimento di un cristiano in schiavitù era giustificato solo se il capitale era
economicamente recuperabile
«sia attraverso il riscatto che
attraverso la vendita e l’immissione nel mercato del lavoro» (p. 104). Lo schiavo
acquistato per poche piastre
poteva essere ceduto anche
per parecchie centinaia di
scudi, a seconda della domanda e dell’offerta e della congiuntura del mercato e del
cambio. Le organizzazioni
«umanitarie» che queste vicende personali o collettive
misero subito in campo (Padri della missione di Tripoli,
Propaganda Fidei, Reai Casa
napoletana. Tribunale per la
fede sui «rinnegati», ecc.) facendo involontariamente lievitare i prezzi diventarono a
loro volta una condizione cospicua di commercializzazio
SCHEDA
I «rinnegati»
Gli schiavi che non godevano del privilegio di essere «seguiti» e eventualmente soccorsi dalle associazioni religiose,
o erano in fuga dal proprio mondo, non compaiono neppure
nei preliminari dei riscatti. Di fatto scompaiono, «si fanno
turchi», «rinnegati», cioè abiurano senza particolari pressioni o proselitismi nei loro riguardi, passando così in ranghi
serrati a migliaia dalla cristianità all’Islam, o volendo dagli
incirconcisi ai circoncisi. Altri si avviano, affidandosi a se
stessi, a vicende avventurose, alcune a lieto fine ed altre no,
o diventano essi stessi corsari e quindi mediatori di uomini,
oppure tentano con mezzi propri una scalata sociale che la
società cristiano-feudale non avrebbe mai loro concesso.
La notevole semplicità di integrazione del «rinnegato»
nella società islamica, con le sommarie verifiche di autenticità in fatto di fede, non ha corrispondenze speculari né affinità per Í musulmani nella società cristiana. Questo pone un
problema storico di ben più vasta portata sui valori, a prescindere da quelli monetari cui raccordarsi è sempre molto
più facile, praticati da civiltà coeve ma di identità rispettive
distanti che comunque affiorano dalla ricerca della Mafrici.
Un luogo storico di riferimento per eccellenza è forse nella storia dei «marrani» e/o nuovi cristiani che si trovano in
una situazione di diaspora in questi stessi anni in tutto lo
spazio mediterraneo cacciati dall’Inquisizione spagnola in
Portogallo, Italia e territori islamici. Sono quei conversos
che tuttavia e ovunque non si convertirono mai e che la società magrebina denominava «ebrei cristiani»; in particolare, la storia affascinante e complessa dei «livornesi» di Tunisi, quei sefarditi di Livorno di provenienza portoghese,
poliglotti e coltivatissimi, a cui sono stati attribuiti in esclusiva, da uno storico francese già peraltro ripetutamente e
abbondantemente smentito, gli esclusivi squallori di un
mercato i cui splendori più sostanziali si sono dimostrati
poi essere di altri. Dobbiamo questa migliore conoscenza a
ricerche approfondite, come la splendida tesi (sotto stampa)
di Lionel Lévy presso TÉcole des Hautes Études di Parigi,
che questo ultimo contributo italiano di Mirella Mafrici
conferma in alcuni punti problematici.
ne e rimessa in circolazione
dei dividendi e delle quoteparte dei prezzi dei riscatti
praticati nei bagni di Algeri,
Tripoli, Tunisi, Salè.
Conseguentemente essendo
gli schiavi ricchi, o per lo
meno garantiti per il riscatto,oggetto di contrattazione,
aumentavano nei costi ma si
capitalizzavano ai massimi
profitti: il che spiega le lungaggini delle transazioni in
cui bisogna anche considerare il calcolo che si faceva sul
corso dei cambi. Varie associazioni religiose e missionarie, spesso sollecitate dalle
solidarietà familiari e di paese, tentavano il soccorso degli schiavi poveri nei bagni
magrebini o altrove, con
l’evidente risultato di dare
automaticamente loro un
«valore di scambio» e la probabilità di entrare nel mercato non più dello schiavo ma
in quello del riscattato.
Dopo un’ampia rassegna di
prezzi in piastre e delle loro
fluttuazioni l’autrice conclude che emblematico di questo movimento economico
era il notevole trasferimento
di denaro dal mondo cristiano a quello musulmano, con
un volume d’affari in costante lievitazione. Il riscatto corrispondeva inoltre ad un rientro di popolazione attiva, capitale di prim’ordine, oltre
che a un ingente spostamento
di ricchezza, talora di intere
fortune, dagli stati cristiani a
quelli barbareschi e un ritrasferimento di una parte dei
medesimi in occidente. Il denaro passava nelle iiiani di
alcune categorie sociali (banchieri, armatori, assicuratori,
produttori, mercanti) per T
acquisto provvisorio di ogni
tipo di merce; di conseguenza una somma erogata per
carità e beneficenza diventava almeno provvisoriamente
un capitale investito in speculazioni commerciali e finanziarie, come conferma la
novella del Cervantes L’amante generoso.
Valdo Spini e Giorgio Bouchard hanno dato vita a Palermo a un riuscito dibattito
La proposta forte del cristianesimo per una
dviltà moralmente e socialmente vivibile
ALFONSO MANOCCHIO
I profeti e il Cristo cosmico, ha affermato sostanzialmente Giorgio Bouchard,
possono indicarci la passione
per la giustizia e proposte di
vita, oltre a richiamarci all’
attenzione verso resistenza
del metafisico. Sull’esigenza
di mettersi in crunmino lungo
questa strada, oggi più che
ieri, e sviluppare comportamenti fortemente etici, ha ragionato per la gran parte del
tempo la conferenza tenuta
presso il salone del Centro
diaconale di Palermo lo scorso 12 maggio.
Il tema, «Cristianesimo e
socialismo: dialogo al tramonto o sfida permanente».
Voleva verificare se nella fa
se di transizione mondiale
verso una nuova civiltà e dopo quasi un secolo di sperimentazione di nuove organizzazioni sociali (quasi tutte
fallite), essi potessero camminare assieme e contribuire
a costruire una società «civilmente, socialmente e moralmente vivibile». La risposta è
stata affermativa e in questo
orizzonte, è stato detto, la nostra confesrione storica di fede, quella protestante, deve
esprimersi e impegnarsi per
la laicità nella società e per la
responsabilità nello sviluppo
concreto delle situazioni.
Da parte sua Valdo Spini si
è mosso più o meno sugli
stessi registri ideali e ha delineato la caratteristica essenziale del socialismo di doma
ni: in un momento in cui la
sinistra è orfana di valori il
cristianesimo, che in passato
ha vissuto comportamenti di
complesso di inferiorità nei
confronti del marxismo, può
mettere a frutto i valori di
giustizia, di solidarietà e di
responsabilità. In buona sostanza si ha bisogno di reçu- perare un’eticità che dia senso al cambiamento. Ecco allora che si profila un socialismo etico, lontano dal dogmatismo, determinismo e rivoluzionismo del socialismo
realizzato nel nostro secolo.
In più anche in Italia «la caduta degli dei» sta dimostrando con continuità l’esigenza di ritrovare le vie della
giustizia e della solidarietà, e
metterle a fondamento delle
(*) Mirella Mafrici, Mezzogiorno e pirateria nell’Età Moderna (secoli XVI-XVIII). Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1995, pp 348. Cfr. anche
Lionel Levy, Le demier des Livournais, L’Harmattan, Paris
1995.
Libri
In viaggio nella Pampa
«Non sapevo dove stessi andando ma almeno volevo capire il
senso del mio viaggio»: questo senso di indefinito, accompagnato da un sentimento di ricerca di una verità (inarrivabile) di
fondò che in qualche modo giustifichi questa inevitabile transitorietà, si rivela essere il filo conduttore che sottende al recente
romanzo dello scrittore argentino Osvaldo Soriano*, già autore
del fortunato Triste, solitario y final. Il libro (da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Héctor Oliveira) ci propone
un’avvincente esperienza on thè road che attraversa i paesaggi
desolati e polverosi della Pampa argentina e che si snoda fra
villaggi abbandonati e stazioni di servizio come unici punti di
riferimento possibili lungo strade semideserte. Anche gli abitanti di tali luoghi sono al limite dell’assurdo e del grottesco:
acrobati obesi e truffatori, soldati tagliati fuori dal tempo e senza armi, banchieri in fuga che si giocano l’ultima chance in casinò inesistenti, cartomanti dal carattere battagliero, finti preti e
tristi venditori di cocomeri abbandonati ai bordi delle strade.
Un itinerario circolare che sembra dover continuare in eterno,
di cui ci si rende conto fin dall’inizio: «Era stato un giro assurdo, avanti e indietro, e adesso mi trovavo al punto di partenza
o in un posto identico». Un teatrino eterno in cui si muovono
ombre colorate in cerca di riscatto e in cui i propri ricordi si
giocano alle carte. Esperienze misere e fugaci, e che proprio
per questi motivi devono essere vissute intensamente e con dignità. Un labirinto circolare (dentro e fuori se stessi) da percorrere sotto il caldo sole argentino, con una sola, fondamentale
raccomandazione: «non mettere mai il piede sul freno», (m.f.)
(*) Osvaldo Soriano: Un’ombra ben presto sarai. Torino, Einaudi, 1994, pp 231, £ 13.000.
Amado premiato a Padova
relazioni sociali e dell’organizzazione della nuova società: il governo della città
non potrà prescindere di collocarsi in un ambiente di ritrovata fiducia.
La partecipazione è stata
buona e vivace; il dibattito
che è seguito ha mosso alcune obiezioni e ha espresso
qualche dubbio sulla tenuta
di laicità delle nostre chiese,
sull’opportunità di trasferimento in Italia del laburismo
e sulla necessità di mettere
da parte in toto. La conferenza ha chiuso le attività del
Centro evangelico di cultura
riscontrando che le due conferenze di quest’anno hanno
affrontato tematiche di prospettiva e strettamente legate
fra loro.
Il 10 maggio a Taggi di sopra (Pd) è stato consegnato allo
scrittore brasiliano Jorge Amado il premio «Villafranca padòvana» in occasione del decennale della sua fondazione. Erano
presenti il sindaco di Villafranca, il rettore delTUniversità di
Padova prof. Muraro, l’ex rettore prof. Cresti, gli scrittori Mario Rigoni Stem (presidente dell’associazione culturale Premio giornalistico Villafranca padovana «Dai Grandi»), e Ferdinando Camon, oltre a numerosi giornalisti ed editori. Il rettore ba comunicato che l’indomani avrebbe insignito Amado
del titolo di dottore honoris causa. Amado non è solo lo scrittore che tutti conosciamo (autore, tra l’altro, di: Il paese del
carnevale, 1931; / sotterranei della lib^tà, 1934; Gabriella,
garofano e cannella, 1958; Teresa Batista stanca di guerra,
1972), ma è uomo di grande impegno: comunista militante,
nel 1945 fu eletto deputato federale. Nel ’48 il suo mandato fu
annullato: ne approfittò per visitare Europa e Asia. Membro
dell’Accademia brasiliana di Lettere; è uno degli scrittori sudamericani più noti nel mondo. La moglie, con cui vive da 50
anni, figlia di una veneta e. di un fiorentino, è nata a Pieve di
Cadore; la figlia ha appena pubblicato in Brasile uno studio
inconsueto sull’opera paterna: una ricerca sui gusti culinari dei
personaggi dei suoi romanzi. Quale parola italiana Amado ha
imparato per prima? «Polenta»... (p.t.a.)
Vittime dello sterminio
Un compact disc* interamente dedicato alle composizioni di
quattro musicisti ebrei morti nei campi di sterminio. Ne dà notizia l’ultimo numero (69, marzo-aprile 1995) della rivista Qol,
dedicata da anni al dialogo fra cristiani e ebrei. Si tratta di un
disco (dal titolo Shoah-i musicisti martiri dell’Olocausto) interpretato dal pianista Francesco Lotoro, con brani di Rudolf Karel, Pavel Haas, Gideon Klein e Viktor Ullmann, che provenivano, come molti altri, dalla zona di Terezin (a 60 km a Nord
di Praga). In quella regione furono fra l’altro rastrellati e imprigionati oltre 100.000 esseri umani, che animavano «un gran
numero di manifestazioni artistiche quali recitals, serate di
musica da camera, musica leggera, oltre che intere opere teatrali». La rivista prosegue ribadendo che queste composizioni
«per il solo fatto di essere state, concepite, sono nell’orrore
della morte un potente grido di vita». Esse si pongono sullo
stesso piano di altre testimonianze di quelle vittime, come poesie e dipinti realizzati da bambini. Anzi, due dei brani contenuti
nel compact disc furono addirittura composte a Terezin dagli
autori in stato di detenzione.
(*) R. Karel, P. Haas, G. Klein, V. Ullmann: Shoah. I musicisti
martiri dell’Olocausto. Francesco Lotoro, pianoforte. Ed. Sorriso,
via Isonzo 206, 70100 Bari.
18
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 9 GIUGNO 199S
Agenda
TORINO — «Riconciliazione: dono di
Dio e sorgente di vita nuova» è il tema
dell’incontro di Pentecoste ’95 promosso
dal Sae, Agape, i Beati costruttori di pace e
altre organizzazioni cattoliche ed evangeliche in vista dell’Assemblea ecumenica europea di Graz (1997): ore 18,15 presso l’Arsenale della
pace in piazza Borgodora 61.
BETHEL — Si tiene la Conferenza del IV
distretto delle chiese valdesi e metodiste.
L’arrivo è previsto per la sera del 9 e la partenza per la fine della mattinata del 12. Alla
Conferenza possono assistere tutti i membri
delle chiese valdesi, metodiste e battiste.
ECUMENE — Si tiene la Conferenza del IV distretto
delle chiese valdesi e metodiste. Tra gli argomenti in discussione i «Centri culturali» con una relazione del past.
Giovanna Pons. La Conferenza ha inizio alle ore 8,30 con
un culto presieduto dal past. Paolo Sbaffi e si conclude il
giorno successivo alle ore 13. Per informazioni telefonare
al n. 06-4743695. •
MILANO — Ha inizio la Conferenza delle chiese valdesi
e metodiste del II distretto: ore 9, presso la chiesa metodista di via Porro Lambertenghi 28. Per informazioni tei.
010-887225.
TORRE PELLICE — Alle ore 9 ha inizio presso l’Aula
sinodale la Conferenza delle chiese valdesi del I distretto.
La Coirferenza prosegue anche il giorno seguente, sempre
nella stessa sede. Il culto invece si tiene net tempio alle
ore 10; per informazioni tei. 0121-51372.
MEANA DI SUSA — Alle ore 16, nella
chiesa battista di frazione Campo del Carro,
si tiene la «Pentecoste ecumenica» a cura
del gruppo ecumenico della valle di Susa.
Per informazioni tel.Ol 1-9534752.
PORTICI — La Chiesa metodista ricorda il 90° anniversario di Casa materna. Alle ore 11, culto di celebrazione
presso la chiesa metodista di corso Garibaldi. Per informazioni tei. 081-475338.
ROMA — «La Sanità per il cittadino» è il
tema della Giornata nazionale su Ambiente
e salute organizzata dal Centro europeo
dell’Organizzazione mondiale della sanità.
In questa occasione si farà il punto
sull’esposizione al rischio ambientale della
popolazione: ore 9,30 a Palazzo Giustiniani, sala Zuccari,
in via della Dogana vecchia 29. Info 06-4116640.
MONTEFORTE IRPINO — «La condizione femminile nella chiesa antica» è il titolo della conferenza di Elizabeth Green,
conclusiva di un ciclo di incontri di introduzione al Nuovo Testamento organizzato
dalle Chiese evangeliche pentecostali di
Cicciano e Benevento. Per informazioni tei. 081-8248463
0 081-8661366.
BARI — Incontro delle scuole domenicali
di Puglia e Lucania, alle ore 9,30 alla «Casetta» di via Gentile 106. Per informazioni
tei. 080-333091.
MONTEFORTE IRPINO — Il pastore
Mario Affuso, della Chiesa apostolica italiana, parla sul
tema: «Il rapporto Dio-uomo nella quotidianità, prospettiva pentecostal-carismatica: tra realtà e speranza». Alle ore
18 presso il villaggio evangelico di via Rivarano; per
informazioni tei. 0825-682698.
COPPIE MISTE E CHIESE LOCALI: È il tema del
14° incontro franco-svizzero-italiano delle coppie interconfessionali che si terrà a Torre Pellice presso la Foresteria valdese dall’8 al 10 luglio. L’incontro dibatterà «l’appello alle chiese» di padre René Baupère e del pastore Jacques Mauty del luglio ’93 (in Riforma 24 settembre 1993
pag. 10), il dossier di Foyer Mixtes 105 e dell’accompagnamento pastorale delle coppie miste. Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi entro il 20 giugno ai numeri 0121501702, 0121-5681508, 0121-795091, 0121-322426.
KIRCHENTAG: Si tiene dal 14 al 18 giugno a Amburgo
(Germania) il 26° Kirchentag delle chiese protestanti della
Germania: al Kirchentag partecipa una delegazione italiana; per maggiori informazioni rivolgersi al pàstore Giuseppe Platone tel.0934-928123 o a Marco Jourdan tei.
091-6817941, fax 091-6820118.
STORIA ERE'nCALE E ANTIERETICA DEL MEDIOEVO: È il tema del XXXV convegno di studi della
Società di studi valdesi. Il convegno, sotto la direzione
scientifica del prof. Grado G. Merlo, si terrà presso la Casa valdese di Torre Pellice dal 4 al 6 settembre. Per informazioni rivolgersi alla Società di studi valdesi, via
Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-932179.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 8,25.
Indagine sul consumo di alcol in Italia
Il quartino non tira più
QIOBGIO QABPIOL
Italiani più salutisti. Diminuiscono i consumatori di vino e di birra, rispettivamente
tre milioni e due milioni e ottocentomila di meno rispetto
al ’91. Motivo? Il pasto tradizionale è sempre più un
lusso, il panino a mezzogiorno viene accompagnato dall’
acqua minerale. Secondo la
Doxa aumentano gli astemi,
sono un quarto degli italiani:
otto su dieci sono donne,
grandi consumatrici di spremute. Tra i giovani vi è una
fascia a rischio «di ubriachezza».
Vezzo, moda o reazione ai
numerosi attacchi alla
sopravvivenza sferrati dall’
inquinamento, il fatto è certo:
gli italiani sono diventati più
salutisti. Almeno, stando al
numero di quanti amano, o
amavano, il quartino a pasto
o l’aperitivo prima di cena.
Rispetto al ’91 sono infatti
tre milioni in meno gli italiani che bevono vino (rimasto
comunque bevanda principale) mentre a bere birra sono
22 milioni di persone, 2 milioni e 800.000 in meno di
quattro anni fa. A consumare
aperitivi, digestivi e altre bevande a media gradazione alcolica sono 14 milioni di italiani, seguiti dagli appassionati di superalcolici: 9 milioni e 600.000. Insomma, vino
e birra perdono terreno rispetto all’acqua minerale, corredo
ormai classico del panino o
del tramezzino, di quel finto
pasto che ormai in molti sono
costretti a consumare. Ancora
novità sul fronte degli astemi:
otto su dieci sono donne.
Questi i risultati della seconda indagine Doxa su «gli
italiani e l’alcol» realizzata
nel 1994 dall’«Osservatorio
permanente sui giovani e l’alcol» su un campione di 2.700
uomini e donne, rispettivamente 48% e 52% rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su.
Tra i più giovani il consumo di alcol sembrerebbe costante: il 74,1% beveva anche
occasionalmente nel ’91, come risulta dalla prima indagine condotta dall’Osservatorio
mentre il 74,5% fa lo stesso
oggi. Ci sono, però, delle novità: i giovani consumatori di
vino sono aumentati dal ’91
al ’93 dal 47,2% al 52,2%, la
birra si mantiene stabile intorno al 60%, mentre aumentano leggermente i consumatori soprattutto occasionali di
superalcolici (dal 21% al
23%). Ancora, c’è una preoccupazione: «C’è una piccola
percentuale di ragazzi che
non sa gestire l’uso di bevande alcoliche e finisce per eccedere, ubriacandosi» commenta Daniele Rossi, segretario dell’Osservatorio. La disponibilità economica sembra
incidere sui consumi: i giovani consumatori regolari di alcoolici disponevano nel 1993
di circa 251.0(X) lire al mese,
gli occasionali invece ne avevano 190.000 e i non consumatori 128.000.
A darsi all’ubriachezza, invece, tra gli adulti sarebbero
circa 3 milioni e 200.000 persone: «Sono soprattutto i maschi frustrati - aggiunge Daniele Rossi -; corrispondono
a circa il 10% del totale. Fanno uso dell’alcol ricorrendo
contemporaneamente anche
ad ansiolitici».
Vino vuol dire anche convivialità: tutti gli intervistati
hanno dichiarato che bevono
più volentieri con gli amici
attribuendo al vino un effetto
socializzante, mentre la diminuzione dell’uso di alcol andrebbe ascritta alla maggior
disponibilità sul mercato di
Le opinioni degli italiani sul bere
Bere molto
è come drogarsi
Il campione degli intervistati dall’Osservatorio ha un
sapere comune sul bere. Ci
sono dieci affermazioni, infatti, che hanno raccolto il
consenso di almeno il 65%
delle risposte. Un decalogo di
certezze che presenta questi
giudizi:
- per il 65,50% degli intervistati «una donna ubriaca dà
più fastidio di un uomo
ubriaco»;
- per il 68,20% «le persone che bevono alcolici hanno
più problemi scolastici e sul
lavoro»;
- il 68,20% ritiene che
«quando si bevono alcolici si
è più indifesi»;
- per il 70,20% «tutte le
bevande alcoliche sono dannose»;
- per il 70,90% «le bevande alcoliche in piccola quantità non danneggiano la salute»;
- per il 72,10% «ubriacarsi
una volta non è grave, purché
non diventi un’abitudine»;
- per il 76% «le persone
che bevono troppi alcolici sono persone malate»;
- per il 79% «l’alcool rende
violenti»;
- per il 87,10% «bere uno o
due bicchieri di vino o di birra
al pasto è una cosa normale»;
- per r 87,50% «bere molto è come drogarsi».
altre bevande analcoliche. Si
beve di meno anche per una
questione di immagine. In più
l’eccedere nel bere sembra diventato un comportamento
capace di incrinare l’opinione
che gli altri hanno di noi.
Meno frenati da questo genere di considerazione appaiono gli uomini più che le
donne: sono loro infatti che
bevono di più. È di sesso maschile il 62% dei consumatori
regolari, il 36% di quelli occasionali e il 23% dei non
consumatori. A non bere sono
soprattutto le donne che costituiscono la maggior parte
del gruppo degli astemi
(26,4%). Le donne che non
bevono alcol sono grandi
consumatrici di acqua minerale, Succhi di frutta e spremute.
Agli intervistati sono state
rivolte anche alcune domande
sul loro privato: il 73%, dice
di sentirsi felice e soddisfatto
della vita attuale, il 17% dà
un giudizio così così, il 7%
negativo. Tra i giovani di 1517 anni, il giudizio di felicità
scende in percentuale dal
27% del 1991 al 24% dell’indagine attuale. Se queste risposte vengono considerate
su tutta la popolazione, in riferimento alle categorie di
bevitori, risulta che si sente
felice il 75% dei bevitori regolari, il 73% degli occasionali e il 70% degli astemi.
Il comportamento del bevitore che eccede è fortemente
stigmatizzato dalla maggior
parte degli intervistati. Così,
per l’87,5% del campione
bere molto è come drogarsi,
per il 79% rende violenti; per
contro, per l’87% un consumo ai pasti è normale. In generale il bere viene associato
a stili di vita poco salutisti; i
consumi di alcolici sono fortemente collegati con il fumo
ed è stata rilevata una correlazione tra i consumi di alcolici
e quelli di alcuni farmaci.
Abbonamento
a
Riforma
fino al 31 dicembre
Lire 50.000
sul c.c.p. 14548101 intestato a;
Edizioni protestanti s.r.l. - TO
DA SA
Sulle orme di Zwingli
Dal 4 al 9 settembre 1995 il
Centro culturale protestante di
Bergamo organizza un viaggio nei principali luoghi svizzeri dell’Umanesimo e della
Riforma, sulle orme ideali di
Ulrich Zwingli, l’iniziatore
del protestantesimo in Svizzera nella prima metà del Cinquecento. Si visiteranno musei, biblioteche, cattedrali, ma
molto tempo verrà lasciato
anche al godimento del tipico
paesaggio svizzero, passando
dall’ambiente alpino del Toggenburg alle dolci colline
dell’Appenzello, alla maestosità del fiume Reno, all’incantevole regione dei laghi centrali. Il viaggio proposto vuole essere un modo originale
per conoscere e apprezzare la
cultura, l’ambiehte e il paesaggio di una regione a noi
tanto vicina, ma spesso altrettanto sconosciuta.
Guida del viaggio sarà Giulio Orazio Bravi. Assistenza:
Marcello Eynard. La quota individuale di partecipazione è
di £. 1.030.000. Le iscrizioni
si ricevono entro il 30 luglio
presso l’agenzia viaggi Sabtur
di Bergamo, portici Sentierone, 50. Per ogni ulteriore informazione, e per ricevere il
programma dettagliato del
viaggio, rivolgersi all’agenzia
Sabtur; tei. 035-271188.
Urgenze della
storia e profezie
Il Segretariato attività ecumeniche (Sae), movimento di
laici per l’ecumenismo e il
dialogo interreligioso, sorto a
Venezia nel dopoguerra, organizza dal 29 luglio al 6
agosto al Passo della Mendola (Trento), la sua XXXIII
sessione di formazione ecumenica che rifletterà su: «Urgenze della storia e profezia
ecumenica». «La Sessione si legge in un comunicato
della presidenza del Sae - è
intesa a recuperare la forza
profetica del movimento ecumenico e a metterne a fuoco
la metodologia, particolarmente per quanto riguarda
l’impegno etico e sociale dei
credenti e delle chiese». Al
centro dei lavori sarà dunque
il «processo conciliare» su
giustizia, pace e salvaguardia
del creato che, dopo la prima
Assemblea ecumenica europea (Basilea 1989) è in cammino verso un secondo appuptamento, già programmato per il 1997.
Voluta come occasione formativa di studio, spiritualità
ed esperienza ecumenica vissuta, la Sessione vedrà impegnati più di 70 esperti, italiani
e non, delle diverse confessioni cristiane, di fede ebraica
e musulmana, nonché testimonianze delle grandi religioni orientali. Vi parteciperanno, come di consueto, circa 500 convegnisti d’ogni
provenienza, età e fede religiosa. Il programma prevede
relazioni generali di biblisti,
teologi e storici, che si alterneranno a testimonianze vive
e saranno integrate dal lavoro
di 15 gruppi di studio, su tematiche particolari. Tempi di
preghiera e liturgie ecumeniche apriranno e chiuderanno
le giornate di lavoro. (Nev)
Cadetti a Casa Cares
I ragazzi che hanno un’età
compresa tra il Mei 17 anni
possono fare una vacanza in
Toscana e allo stesso tempo
discutere di un argomento
che appassiona molti di loro:
«La musica». Casa Cares offre ai «cadetti» questa possibilità dal 26 giugno all’8 luglio. Il costo (secondo il teddito familiare) varia tra 120
(minimo) e 380.000 lire. Per
informazioni telefonare a
Antoinette Krieg al numero
055-8652001.
19
venerdì 9 GIUGNO 1995
■
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
L'esigenza
ecumenica
Tempo fa, durante un notiàario televisivo, è stato trasmesso un servizio, dall’
Estremo Oriente in cui si vedeva un nutrito gruppo di
monaci, forse buddisti, che in
barba alle immagini ieratiche
a cui ci hanno abituato molta
letteratura, servizi fotografici
e film di successo, si picchiavano con un’energia e un entusiasmo degni di una rissa
da stadio. Pietra dello scandalo, se non ricordo male, era
l’attribuzione o meno di un
edificio come sede a un gruppo anziché a un altro.
Inutile dire che i commenti
di sottofondo erano impronmti all’ironia. Era un notiziario, non una trasmissione di
satira, ma il tono del giornalista faceva capire come anche questi monaci non fossero esenti dalle debolezze che
tsaratterizzano tutto il genere
umano.
Curiosamente questo ricordo mi è affiorato alla mente
dopo la lettura di un recente
intervento di un abbonato di
Genova che entrava nella
questione «ecumenismo»
con toni tutt’altro che benevoli nei confronti delle parti
in.causa. Nulla da dire.
Ognuno è libero di esprimersi come meglio crede. E fuor
di dubbio tuttavia che questo
atteggiamento e altri più o
meno simili nella sostanza
non fanno altro che esasperare quelle divisioni che in casi
limite possono portare anche
a intemperanze estreme. Il
collegamento con l’episodio
citato in apertura è rappresentato dal fatto che «il mondo», intendendo con questo
termine l’insieme di persone
e situazioni che rifuggono
una vita nello Spirito, è sempre molto pronto a cogliere
tutto ciò che può significare
divisione, disfacimento delle
«cose» attinenti alle varie religioni per cui i media, voce
dominante di questo mondo,
tendono a esasperare gli
aspetti più negativi presenti o
emergenti in tutte le confes
RIFLESSIONI A PARTIRE DAL LIBRO «L'AMORE È PIU GRANDE»
La verità è amore, e agape
JOLANDA SCHENK
che allo stesso tempo oramai ci sembra
assai lontano, ma pure è come se fosse
ieri, è ancora qui nei nostri cuori, è una
gran parte di noi stessi. Probabilmente
chi non c’è stato non pensa neppure a
leggerlo, oppure vi cerca la storia di
un’avventura, bella ma solo una storia.
Credo, però, che chi legge con più attenzione, chi riflette sulle testimonianze
dei costruttori, vi trovi qualcosa di più
di una storia passata. Se cerchiamo in
essa quanto è stato vissuto da chi ha formato la comunità dei lavoratori, le gioie
ma anche la debolezza e le sofferenze di
questi, le vittorie ma anche le sconfitte,
vi ttoveremo la realtà quotidiana, attuale, delle nòstre chiese.
Che cosa si andava a cercare lassù ad
Agape, nel campo di lavoro, e poi anche nei campi di studio? Ognuno vi arrivava con un’aspettativa tutta sua; come succede ancor oggi, quando partecipiamo a un incontro o a un campo. Nelle così diverse aspettative in fondo cercavamo, e cerchiamo, la stessa cosa:
una comunità. Questa ricerca di comunione con amici, che comincia già nel
bambino piccolo, che spinge l’adolescente a formare gruppi di simili e le
adolescenti a desiderare ardentemente
«l’amica del cuore», continua durante
tutta la nostra vita: vogliamo comprendere, ma soprattutto essere compresi,
temiamo la solitudine. Il campo di la
voro ad Agape avrebbe dovuto costituire una vera comunità: si lavorava tutti
nelle stesse condizioni e difficoltà e per
uno stesso scopo: «scolpire il volto di
Cristo su quelle rocce». Ma il campo i
lavoro era fatto di esseri estremamente
disparati; ognuno si portava dietro il
suo io, con tutti i pregi e difetti, con
tutte le speranze e disperazioni (basta
rileggere le testimonianze, per esempio
di Leo Ricci). Non avrebbe certo potuto divenire una comunità vera; eppure
Cristo ne ha fatto una comunità, tanto
che ancora oggi ci sono, disperse in tutti i continenti, persone in cui questa
esperienza eccezionale è sempre ancora
viva e che sentono ancora questo legame di amore.
Ma che cosa c’entra questo con noi
oggi? Rileggendo la storia di Agape,
vedo in essa la vita delle nostre comunità formate da persone altrettanto disparate nel loro essere quanto lo furono
i costruttori di quel Centro. Non c’è
forse questa stessa ricerca di comunione che ci fa aderire a una comunità cristiana? Non vogliamo anche noi servire
insieme Dio? Ma che cos’è per.noi
Dio? Amore, pace interiore, consolazione, punto d’appoggio e sicurezza per
la nostra vita, desiderio di divenire migliori, e tante altre cose per la tranquillità della nostra anima.
Allora cerchiamo veramente Dio, o
solo noi stessi? Certo, tutte queste possono esserci anche date, ma non sono
Dio. Dio è il «sono il colui che sono»,
un interlocutore per ciascuno di noi, che
si rivela ad ognuno quando e come vuole lui, non è un Dio «imbalsamato» nei
nostri riti e nelle nostre tradizioni così
tranquillizzanti (come dice così bene
Thomas Soggin in Riforma del 14 aprile
’95). È il Dio vivente, che ci sconcerta
quando ci chiama ad accettarlo come
nostro Signore, senza alcuna condizione, così come siamo (altro che sicurezza e tranquillità!). È quel Dio che si
può conoscere solo in Gesù Cristo, perché ha ristabilito la relazione tra noi e
Dio, che fa di un peccatore un uomo
giusto, d’un uomo perduto un uomo salvato, cioè crea quella stessa relazione
che unisce madre e figlio, il Dio che
non chiede altro che un «sì» al sùo amore, «sì» a quello che vuole liberamente
fare di noi. È questo Dio che ci chiama
a formare una comunità, il Cui legame
non è dato da uniformità di sentimenti e
di intenti, ma dal fatto che apparteniamo
allo stesso Signore, che insieme ascoltiamo la sua Parola e insieme, nella nostra diversità da lui accettata, lo lodiamo. E allora possiamo rimanere ancora indifferenti gU uni agli altri?
E così come Cristo si è servito di
quella comunità di «pazzi» per costruire
le mura di Agape, testimonianza del suo
amore, così egli si potrà servire anche di
’ noi, comunità di uomini con tutti i nostri difetti e il nostro egoismo, per testimoniare al mondo che egli è il Signore,
sempre, il Padre che «vuole che tutti gli
uomini siano salvati e che vengano alla
conoscenza della verità» (Tim. 2,4). E
la verità è l’amore, è Agape.
sioni, ma non sto dicendo
nulla di nuovo. Quello che
vorrei sottolineare è altro.
Tutti, volenti o no, viviamo l’argomento «ecumenismo». Sia in chiave positiva,
con un desiderio di unione,
che negativa, con un desiderio di conservazione che a
volte sembra nascondere la
paura di perdere qualcosa
che riteniamo ci appartenga
di diritto. Mentre noi discutiamo le chiese si svuotano.
Non hanno attrattiva per
troppe persone, di tutte le
età, che considerano Dio lontano e irreale. E questo è un
problema drammatico, concreto, in cui tutti dobbiamo
sentirci coinvolti e responsabili. E anche noi che presu
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di PInerolo con il n 176
nel 1« gennaio 1951, responsabile Franco Glampiccoll. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 22 del 2 giugno 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord,
via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 31 maggio 1995.
miamo di condurre una vita
di fede, dobbiamo riconoscere che non sempre abbiamo
Dio al primo posto della nostra esistenza. E troppo spesso l’appuntamento, con Dio si
riduce a un incontro settimanale che al momento può anche emozionarci, ma che a
partire dal giorno successivo
resta confinato in un angolo
della nostra memoria passando in secondo piano rispetto
ai problemi più urgenti del
vivere quotidiano.
Non è facile testimoniare
nella vita di tutti i giorni la
novità del Cristo, tuttavia
questo ci è chiesto espressamente nel momento in cui noi
la accettiamo. E la novità del
Vangelo (che sempre novità
rimane, oggi più che mai) ha
indubbiamente tra i suoi cardini il perdono reciproco e la
tolleranza reciproca. Questo
non significa accettare per
forza i motivi di differenza.
Ciò che divide il mondo della
Riforma dal cattolicesimo,
giusto per circoscrivere la cosa al cristianesimo, è di tale
portata che ben difficilmente
vedremo una totale riconciliazione tra le parti. Ma penso
che vivere in una continua
tensione verso il dialogo e la
tolleranza ci porti a confrontarci comunque su quegli
aspetti delle rispettive confessioni che dimostrano come
Gesù sia davvero colui che
può cambiare un’esistenza
che oggi sembra radicarsi
sempre più in un generale
edonismo fine a se stesso.
Anche in questo caso so
che il mio contributo non
porta nulla di nuovo al dibattito, ma non ha questa pretesa. Vuole essere solo una
esortazione nei confronti di
chi, con tenacia, insiste in
quell’impegno che portando
all’apertura reciproca può anche essere di esempio a chi
Dio nella sua vita proprio
non lo considera e che così
potrà forse guardare con più
interesse a una proposta spirituale che si muove verso un
obiettivo comune, l’annuncio
dell’Evangelo, al di là delle
reciproche differenze che la
caratterizzano.
Un’ultima cosa. Stiamo attenti a lanciare maledizioni e
a tacciare di paganesimo e
idolatria gli altri. Molto spesso siamo i primi a costruirci
idoli che adoriamo tenacemente. Possono essere le nostre prese di posizione radicali. Le nostre chiusure e
egoismi. Purtroppo anche la
Bibbia può diventare un idolo quando viene vissuta per
erigere muri intorno a noi anziché aprirci a quell’amore
che, donatoci con immeritata
generosità, permette a tutti
noi, tutti indistintamente, di
gridare «Abbà», Padre.
Giulio Fezzardini
Uboldo (Va)
«Fuochi»
un'occasione
mancata
Le chiese
di Róma
Il clic di prima pagina
La pace in ostaggio
Sono più di duecento gli «ostaggi»
delle truppe Gnu attualmente in mano
ai serbo-bosniaci. Essi vengono ormai
considerati merce di scambio per ipotesi di una soluzione della guerra che
riconosca i serbo-bosniaci e tolga le
sanzioni contro Belgrado. Ciò ha già
provocato un primo inasprimento: sono 8.000 gli uomini inviati come
«pronto intervento» militare al comando deU’Onu. L’Italia continua ad assistere, sul piano logistico, queste truppe. La guerra guerreggiata si fa di nuovo più vicina. Ci sentiamo impotenti
di fronte a tutto ciò, ma non ostaggi,
perché possiamo impegnarci anche qui
perché la pace vinca la guerra.
Caro direttore,
la giunta di Roma si è trovata subito col problema delle
50 nuove chiese da costruire
nella città, e ora con quello
del giubileo. Chi paga? 11 contribuente romano, quello italiano? È nello spirito della sacra Costituzione con Concordato? Perché un conto è quello delle facilitazioni e delle
previsioni nei piani regolatori,
e un altro è quello dei contributi, e anche della presa in carico di interventi e servizi
molto onerosi. E chi paga per
il mantenimento degli edifici,
per le trasformazioni da distinjguere dalla salvaguardia
di monumenti storici?
11 discorso non vale solo
per il Comune di Roma, e anche debbono essere chiaramente giustificati i contributi
alle pur benemerite attività di
beneficenza (per esempio
mense) della Caritas e
Sant’Egidio. Un ecumenismo
rispettoso non dovrebbe trascurare gli interventi politici
di queste organizzazioni.
Con i miei saluti
Lo scorso agosto ha debuttato al Forte di Fenestrelle
uno spettacolo intitolato
«Fuochi» allestito dalla compagnia Assemblea teatro di
Torino. Tratto dal romanzo
«Ascanio e Margherita» di
Marina Jarre, racconta la storia di un amore contrastato tra
una valdese e un cattolico, al
tempo delle persecuzioni.
Dopo un breve e trionfale giro in alcune località nelle
Valli, lo spettacolo è rimasto
per tre settimane al Teatro
Agnelli di Torino, sempre
con ottimo esito sia di critica
che di pubblico.
11 regista della compagnia,
Renzo Sicco, avendo ricevuto
dall’ente teatrale italiano la
proposta di varie repliche per
le scuole, in Sicilia, nel mese
di maggio, ha pensato di ab
binarvi alcune repliche serali
per le comunità evangeliche
Si è quindi recato in Sicilia
nelle vacanze di Natale per
organizzare la tournée, offrendo lo spettacolo a condizioni economiche vantaggiosissime che non coprivano
certo lo sforzo sostenuto per
spostare l’intera compagnia
con scene e costumi. Le repliche per le scuole sono andate
molto bene e sia allievi che
insegnanti sono rimasti colpiti
da un pezzo di storia che pochissimi conoscevano. Abbiamo avuto un’accoglienza
emozionante sia a Caltanis
setta che a Riesi, dove l’intero
paese si è mobilitato. Abbia
mo avuto la platea semideserta a Palermo e a Catania, dove lo spettacolo è stato disertato. Essendo profondamente
convinta della validità di questo lavoro, sono doppiamente
ferita e come valdese e come
attrice. Penso che si sia persa
un’occasione per far conoscere una storia a chi non la sa,
per far riflettere chi la sa.
Gisella Bein - Torino
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedi. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
Gustavo Malati
Torre Peliice
Personalia
Martedì 2 maggio, presso
l’Università di Torino, Stefano Gnome di Torre Peliice ha
conseguito la laurea in Scienze politiche, discutendo una
tesi di diritto commerciale internazionale dal titolo «La
nuova legislazione albanese
sugli investimenti stranieri:
alcune esperienze di joint
ventures»: relatore prof. Bortolotti.
Lettere brevi
Continuiamo a ricevere lettere molto lunghe. Chiediamo
a quanti vogliono scrivere di
attenersi alla regole del nostro settimanale: 25 o 30 righe dattiloscritte per ogni lettera (ovviamente vanno bene
anche lettere manoscritte,
purché in buona calligrafia).
«Poiché, come tutti
muoiono in Adamo,
così anche in Cristo
saranno tutti vivificati»
1 Corinzi 15, 22
Il 30 maggio è mancato a San
Gustavo (Argentina)
Aldo Bouissa
Lo annunciano con tristezza a
chi lo ha conosciuto le sorelle Anita e Oiandine, zii, nipoti e cugini.
vaiar Peliice, 2 giugno 1995
«Beati quelli che
non operano iniquità
ma camminano
nelle vie dell'Eterno»
Salmo 119, 2-3
E mancato all'affetto dei suoi
cari
Enrico Theller
Ne danno l'annunzio, a funerali
avvenuti, la moglie Olga Sudai, il
figlio Paolo, il fratello Alberto con
Ive, la cognata Elsa, il figlioccio
Paolo, le cugine Ade e Sandra
Theiler e i parenti tutti.
La famiglia, riconoscente, ringrazia il dott. Giovanni Mathieu, il
dott. Raffaele Giannella, il dott.
Alberto Lazzero, la caposala
sig.ra Carla Imberti e il personale
medico e paramedico deH'Ospedale valdese di Torre Peliice per
la professionalità e le amorevoli
cure prestate al loro cara Inoltre
si ringrazia la dott.ssa Giulietta
Griot per l'affettuosa assistenza.
Torre Peliice, 9 giugno 1995
20
PAG. 12 RIFORMA
venerdì 9 GIUGNO 1995
Intervista al segretario generale e all'animatore teologico della Cevaa
Una comunità di chiese del Nord e del Sud
JEAN-JACQUES PEYBONEL
/I 29 e 30 maggio scorsi il
Comitato italiano della Cevaa (Comunità evangelica di
azione apostolica) si è riunito
a Torre Pellice, insieme al
pastore Marcel Piguet, nuovo
segretario generale della Cevaa, e Charles Klagba, segretario dell’animazione teologica. Si è trattato di una riunione di lavoro per preparare la
prossima Assemblea generale
della Cevaa che avrà luogo
appunto a Torre Pellice nella
seconda metà di giugno 1996.
A Marcel Piguet, pastore della Svizzera romanda, e a
Charles Klagba, pastore metodista nel Togo, abbiamo posto alcune domande sulle attività della Cevaa.
- La Cevaa è basata sul
principio della partnership,
cioè della piena parità tra le
chiese^ europee e le chiese del
Sud. E una realtà di fatto o è
ancora un obiettivo da raggiungere?
Piguet: «È già una realtà in
quanto tutte le decisioni fondamentali vengono prese dal
Consiglio della Cevaa che si
riunisce una volta l’anno e
nel quale ogni paese è rappresentato da una persona. Va
detto però che questo meccanismo deve essere costantemente perfezionato perché
c’è sempre la tentazione di
tornare indietro, alla vecchia
logica delle missioni».
Klagba: «La Cevaa ha permesso a molte chiese del Sud
di affermarsi e di prendere
coscienza del proprio ruolo
nei confronti del Nord, in
particolare sul piano spirituale. E vero però che di tanto in
tanto toma il riflesso psicologico di sentirsi chiese figlie
della Società delle missioni».
— Chi sono le chiese membro della Cevaa?
Piguet: «Sono chiese riformate, luterane, evangeliche
indipendenti, metodiste, battiste. Ci sono 47 chiese membro, 4 chiese associate, 21
paesi rappresentati. A livello
quantitativo si può dire che le
chiese più numerose si trovano nel Madagascar e in Camerún, con oltre un milione di
membri ciascuna. In Africa, e
nel Terzo Mondo in genere, si
assiste a una crescita delle
chiese, mentre in Europa si
Da sinistra: ii pastore Marcei Piguet e il pastore Charles Klagba
sta verificando il contrario».
- Come funziona il finanziamento della Cevaa?
Piguet: «Ogni chiesa dà secondo le proprie possibilità.
Tutte le quote confluiscono
nella stessa cassa che viene
gestita comunitariamente. Va
ricordato però che la Cevaa
non è un’agenzia donatrice: è
realmente una comunità di
chiese sorelle, solidali le une
con le altre, e impegnate insieme nella testimonianza
evangelica».
— In che cosa consiste l’animazione teologica?
Klagba:'^ «Partiamo da uno
dei principi comuni alle chiese riformate, quello del sacerdozio universale. Pastori e
laici sono tutti ugualmente
impegnati nella missione. Occorre quindi fare in modo che
la riflessione teologica sia accessibile a tutti, in particolare
ai laici e non deve più essere
riservata ad una élite di pastori e di teologi; in altri termini,
dobbiamo democratizzare la
riflessione teologica, restituire la parola al popolo, cioè ai
laici. Per questo privilegiamo
il metodo della partecipazione dinamica attraverso il lavoro di gruppo: il credente
medio deve essere messo in
condizione di esprimere il
proprio punto di vista e di acquisire fiducia in se stesso;
stiamo sviluppando dunque
una teologia del laicato. D’altra parte, cerchiamo di arricchirci reciprocamente tra
Nord e Sud, sulla base delle
diverse letture che facciamo
dell’Evangelo, convinti che
Dio parla in modo diverso in
funzione delle nostre realtà
esistenziali e culturali».
- Esiste in Africa qualcosa
di paragonabile alla teologia
della liberazione nell’America Latina?
Klagba: «I teologi africani
evitano di usare l’espressione
“teologia della liberazione’’
che appartiene specificataniente all’esperienza latinoamericana. Un teologo africano residente in Francia preferisce parlare di “teologia della ricostruzione”. L’espressione è nata quando è scoppiata la crisi del sistema
dell’apartheid in Sud Africa e
si è preso coscienza che occorreva ricostruire tutto daccapo. In Africa dobbiamo liberarci prima di tutto da strutture economiche che abbiamo
ereditato dal Nord e che non
sono adatte ai nostri bisogni.
In questo, l’America Latina
ha molte cose da insegnarci».
- Qual è il ruolo della Commissione «Giustizia e diritti
umani» della Cevaa, nata da
poco?
Piguet: «È stata nominata
dal Consiglio della Cevaa,
dopo anni di riflessione sull’
evoluzione della situazione
politica in Africa. Mentre vari paesi africani si battevano
per instaurare un sistema democratico, l’Europa cominciava a chiudere le proprie
frontiere. D’altra parte, dopo
il crollo del Muro di Berlino,
l’interesse dell’Europa è
sembrato rivolgersi verso
l’Est, lasciando abbandonato
a se stesso il Sud. Per questo,
la Cevaa ha sentito il bisogno
di entrare in contatto con la
Comunità europea e con i vari paesi membro per vedere
se i problemi di giustizia e di
diritti umani vengono rispet
tati o meno. La Commissione
lavora su tre piani: a) la sensibilizzazione delle chiese; b)
l’informazione su quanto avviene nei vari paesi; c) la collaborazione con tutti gli organismi intemazionali coinvolti
in queste questioni».
- Molti paesi africani sono
in grave crisi, politica ed
economica. Quale ruolo giocano le chiese rispetto a questa situazione ?
Klagba: «E vero che ci sono molti paesi in crisi. Non
c’è solo il Ruanda, ci sono
anche il Togo, il Camemn, il
Gabon e vari altri paesi, È
una crisi dovuta a un sistema
politico bloccato che provoca
a sua volta un blocco dell’
economia. Ma ci sono anche
segni di speranza, a cominciare dal Sud Africa, ma anche in Benin o in Mozambico. Sono convinto che gli
stessi africani sono capaci di
inventare un sistema politico
ed economico che possa fare
uscire il loro continente dalla
crisi e dalla miseria in cui si
trova».
Piguet: «Quello che sta avvenendo in Sud Africa o in
Mozambico dimostra che gli
africani sono capaci di risolvere i loro problemi. Vorrei
aggiungere che in vari paesi
le chiese sono state i pilastri
sui quali si è realizzato prima
un lavoro di coscientizzazione, poi di ricostmzione».
- Qual è il ruolo delle donne nelle chiese del Sud?
Piguet: «Molte chiese stanno andando verso il riconoscimento del ministero femminile. Ovunque i gruppi di
donne sono molto attivi».
Klagba: «In molte chiese
africane le donne sono la
maggioranza e sono consapevoli della loro grande forza.
Esiste una teologia femminista informale che rende le
donne consapevoli del ruolo
che sono chiamate a giocare
nella chiesa e nella società».
- La Cevaa è anche impegnata in progetti di sviluppo?
Piguet: «Sì, in piccoli progetti, presentati dalle chiese
interessate. Non è l’attività
prioritaria della Cevaa ma fa
parte integrante di quello spirito di solidarietà che è alla
base della nostra “Comunità
evangelica di azione apostolica”».
Francia: la dura reazione degli insegnanti di un liceo di Limeil-Brévannes
Zingari evangelici scambiati per una setta
Xenofobia e disinformazione possono creare situazioni
imbarazzanti, per non dire
esplosive, soprattutto quando
c’entrano gli zingari, questo
popolo itinerante da sempre
perseguitato. Al riguardo, è
sintomatico quanto è successo
in Francia all’inizio dello
scorso maggio, a Limeil-Brévannes, nel Val-de-Marne.
L’8 maggio, intorno alle 15,
sono sopraggiunte all’improvviso circa 30 carovane di zingari nei pressi del liceo «Guillaume-Budé» della cittadina.
Dopo aver posteggiato i loro
veicoli, hanno ben presto invaso il grande campo sportivo
adiacente al liceo e i loro
bambini si sono messi a giocare nella sabbia predisposta
per il salto in lungo degli allievi. Poco dopo, sono iniziati
a circolare alle porte del liceo
volantini che invitavano la
gente «a saperne di più sulla
Bibbia e sul suo meraviglioso
messaggio» ma gli insegnanti
del liceo, lungi dall’accogliere
l’invito, hanno reagito in ma
lo modo. Due giorni dopo infatti, hanno risposto con un
volantino distribuito ai genitori, in questi termini: «Si
tratta di una setta particolarmente virulenta, incolpata di
recente in Francia, Australia e
Spagna per proselitismo di
bambini e istigazione dei minori al vizio. (...) Consapevoli
del grande pericolo morale a
cui vengono esposti gli allievi
e della propria responsabilità,
gli insegnanti chiedono la
chiusura della scuola». Evidentemente pensavano di avere a che fare con la nota setta
dei «Bambini di Dio», sciolta
nel 1978, al che il direttore di
gabinetto del prefetto ha risposto: «Siamo al delirio. Si
tratta di nomadi evangelici
che appartengono alla Federazione protestante di Francia. 1
loro pastori sono presenti sul
territorio e la maggior parte
delle famiglie si spostano da
anni in questa provincia».
L’informazione è stata poi
confermata dalla sede centrale
delle Assemblee di Dio di
Montélimar (Drôme) che si è
dichiarata «esacerbata» di vedere che questi nomadi venivano presentati come una setta. Lo stesso sconcerta veniva
espresso dal movimento evangelico zigano.
Il preside dell’istituto, molto imbarazzato, decide allora
di chiudere il liceo, nonché la
scuola media situata daU’altra
parte del campo sportivo, ma
gli insegnanti insistono: «Il
prefetto ha proposto di inviare
poliziotti per formare un cordone di sicurezza attorno al liceo. Che venga lui a spiegarci
come si fa a distinguere, la
mattina alle otto quando giungono 2.000 allievi, i giovani^
della setta che potrebbero penetrare aH’intemo del liceo. E
inoltre come possiamo garantire le lezioni di ginnastica e
di sport?». La prefettura ha
quindi proposto di mettere a
disposizione altri campi sportivi. «Questo è il colmo» hanno risposto gli insegnanti.
Anche la sezione provinciale della Federazione dell’edu
cazione nazionale ha preso
posizione, denunciando «la
setta che sta occupando il
campo sportivo» e «la violazione del rispetto della laicità». Il provveditore agli studi di Créteil ha condiviso 1’
imbarazzo del preside. Il prefetto insisteva nel dire che
non si poteva procedere a
un’espulsione senza che vi
fosse una sentenza del tribunale; è quindi intervenuto il
sindaco (Rpr) di Limeil-Brévannes, intentando causa contro gli zingari per occupazione illecita di suolo pubblico.
Da parte sua il prefetto, pur
riconoscendo che lo «stazionamento della gente del viaggio» rappresenta un problema
reale, si è detto «allibito» dalle dimensioni prese da questa
nuova vicenda di ordinaria
xenofobia nella Francia «laica» di fine secolo.
Il 15 maggio gli zingari indesiderati hanno lasciato la
cittadina francese, dopo aver
ripulito accuratamente il campo sportivo.
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Stati Uniti: i repubblicani intendono
ridurre drasticamente la spesa pubblica
WASHINGTON — Il 18 maggio scorso la Camera dei
rappresentanti ha approvato un progetto di legge finanziaria
presentato dai repubblicani che prevede un pareggio delle
finanze federali entro il 2002. Intanto, il deficit ha raggiunto 203,2 miliardi di dollari per l’esercizio ottobre 1993-settembre 1994. Il disegno di legge approvato prevede 350
miliardi di dollari di riduzione delle tasse e 1.400 miliardi
di dollari di riduzione delle spese. I tagli previsti andrebbero a danno di centinaia di programmi federali che verrebbero soppressi o trasferiti a carico degli stati, in particolare i
programmi di assicurazione sanitaria per le persone anziane
e per i più poveri. Il testo è stato approvato con 238 voti a
favore e 193 contrari (un solo repubblicano ha votato contro). È stato trasmesso al Senato che sta dibattendo un progetto analogo. Il presidente Clinton ha annunciato che
avrebbe posto il suo veto.
L'esercito algerino si dichiara determinato
a «eliminare i gruppi terroristici»
ALGERI — Nel numero di maggio della sua rivista El
Djeich, l’esercito algerino ha ribadito la propria determinazioné a proseguire la lotta per «eliminare totalmente» i
«gruppi terroristici» onde consentire il buon andamento
delle elezioni presidenziali previste entro la fine dell’anno.
In queste ultime settimane, le forze speciali dell’esercito
hanno eseguito varie operazioni in grande stile contro la
macchia islamica, in particolare a Ain Defla e a Jijel. Intanto prosegue senza sosta la serie di attentati attribuiti ai
gruppi armati islamici.
In Argentina l'ex capo nazista Brunner?
BUENOS AIRES — L’ex capo della Gestapo, AloYs
Brunner, responsabile deH’arresto di oltre 130.000 ebrei in
Austria, Germania e Francia, avrebbe lasciato la Siria, dove
si era rifugiato all’inizio degli anni ’50, per il nord dell’Argentina. L’informazione è stata data, con riserva, dai responsabili parigini del Centro Simon Wiesenthal, specializzato nella ricerca di ex nazisti. Nel novembre scorso alcune
personalità siriane avevano affermato che l’ex luogotenente
di Adolf Eichmann era deceduto all’età di 83 anni.
Ucraina: raggiunto un compromesso
tra Presidente e Parlamento
KIEV — Il 18 maggio scorso è stato raggiunto un compromesso tra il presidente Leonid Kutchma e il Parlamento
ucraino, che dovrebbe porre fine ai conflitti che oppongono
il capo dello stato riformatore e un’assemblea dominata dai
comunisti e dai loro alleati. Il presidente Kutchma ha rinunciato al suo diritto di scioglimento e il Parlamento a
quello di destituire il capo dello stato.
Angola: Savimbi ha incontrato Mandela
CITTÀ DEL CAPO — Joñas Savimbi, capo dell’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (Unita),
ha incontrato Nelson Mandela il 17 maggio scorso a Città
del Capo. Nel corso dell’incontro. Joñas Savimbi ha dichiarato di essere «a disposizione» del proprio paese, e che
avrebbe accettato il posto che il presidente Dos Santos gli
avrebbe affidato.
Cina: giustiziati 51 trafficanti di droga
PECHINO — Secondo la stampa ufficiale cinese, 51
persone sono state giustiziate per traffico di droga. Metà di
loro erano originari di Hong-Kong. Il giorno prima, 32 tribunali avevano condannato un totale di 270 persone per
traffico di stupefacenti. 5risono state immediatamente giustiziate, le altre sono state condannate a pene che vanno da
due anni di carcere fino all’ergastolo.
Ucraina: la centrale nucleare di CernobiI
dovrebbe essere chiusa entro ii 1999
KIEV — Durante un incontro con una delegazione del
Gl, il governo ucraino ha presentato un calendario per la
chiusura definitiva della centrale nucleare di CernobiI. Secondo queste proposte, l’Ucraina prevede la fermata del primo reattore nel 1997 e del terzo nel 1999.11 secondo reattore, fermo dopo un incendio nel 1991, verrà posto definitivamente fuori servizio nel 1996. Permangono disaccordi sulla
stima del costo globale della chiusura della centrale. Gli occidentali ritengono che la cifra di 4 miliardi di dollari indicata dall’Ucraina sia troppo elevata.
Slovacchia: manifestazione pro Kovac
BRATISLAVA — Circa 15.000 persone hanno manifestato a Bratislava, il 16 maggio scorso, per sostenere il presidente Michal Kovac, che il governo di Vladimir Meciar
tenta di fare dimissionare. In una lettera aperta, letta durante la manifestazione, il presidente Kovac ha denunciato il
rischio di una «degenerazione della democrazia slovacca,
fragile e a volte disarmata, in un totalitarismo aperto o mascherato».