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Anno 122 - n. 25
20 giugno 1986
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
A due mesi dal disastro nucleare di Chernobyl ci si interroga sul ruolo della scienza. E’
la concezione stessa della scienza e delle sue modalità di sviluppo che sono messe in discussione. Ci si interroga sul ruolo
della scienza nella società, nei
circoli più diversi; in televisione, sui giornali, nelle scuole, in
famiglia, nei gruppi parrocchiali, nei sermoni la domenica.
E’ indubbio che questo scorcio di secoio vede un accrescimento evidente del ruolo della
scienza nella società. li ritmo di
crescita dello sviluppo scientifico è aumentato e come conseguenza anche l’impatto della
scienza sulla vita sociale. La
scienza è sempre più integrata
con la tecnologia, e la tecnologia ha una relazione diretta con
la vita degli uomini. La scienza
è una forza produttiva che ha
diretta relazione con i meccanismi del mercato economico :
vi sono in occidente vere e proprie aziende che vivono e prosperano nel vendere ricerca. La
ricerca si svolge sempre più nei
laboratori della industria privata e la capacità di produrre ricerca e tecnologia è diventato
un indice più che mai importante per misurare la ricchezza
di un paese. Così, ad esempio,
il Giappone è diventato grazie
allo sviluppo della scienza e della tecnologia una delle più importanti potenze economiche.
Altrettanto importante è il
ruolo della scienza e della tecnologia nel campo militare. Dopo
la bomba atomica, all’Est come
airOvest, la scienza è stata determinante nello sviluppo delle
tecnologie militari.
Lo stesso lavoro di milioni di
persone è cambiato profondamente a causa dello sviluppo
della ricerca scientifica e della
applicazione delle tecnologie: basti pensare all’informatica. Scienza e tecnologia offrono un’immagine di successo e dì potenza che le centrali nucleari, Tinformatica, l’ingegneria genetica,
gli scudi stellari evidenziano emblematicamente.
Ma la scienza e la tecnologia
stanno progredendo davvero verso una maggiore conoscenza della realtà? L’episodio di Chernobyl mette in questione il rapporto tra scienza, tecnologia e
la vita stessa degli uomini. I benefici di questa scienza possono
essere valutati soltanto sulla base della statistica? Che i benefìci per tutta la, popolazione siano statisticamente maggiori dei
rischi corsi da una parte della
popolazione?
La scienza dopo Chernobyl —
a livello di coscienza diffusa della gente — non può più essere solo coscienza del sapere, ma soprattutto coscienza del non sapere, del dubbio. Fare scienza
e ricerca significa anche informare e costruire sapere diffuso
attorno a ciò che non sappiamo
e non possiamo sapere.
Dì qui un ruolo essenziale delle chiese che proprio su questi
temi hanno una responsabilità
di predicazione nei confronti dell’uomo scienziato. E’ quanto alcuni anni fa è stato fatto con
la conferenza di Boston del Cec.
E’ quanto possiamo fare anche
noi oggi, in Italia.
Giorgio ' ' Gardid
DA AUSCHWITZ A SOWETO: PARABOLA DI UN MASSACRO
L’irruzione del demoniaco
La degradazione umana è in perenne agguato - Nella testimonianza di Primo Levi i motivi di
una urgente riflessione - Il caso Waldheim e la necessità di sviluppare una coscienza critica
Com’è stato possibile? Cosa ha
trasformato uomini e donne cornimi in carnefici spietati? Eppure non erano, apparentemente,
mostruosi. Brano belve, ma senza particolari qualità. Il superstite di Auschwitz, Primo Levi,
ha raccolto nel libro « Sommersi e Salvati », edito in onesti
giorni da Einaudi, la quintessenza della sua testimonianza, le domande fondamentali emerse nel
tempo che ci separa daH’inferno
nazi-fascista. Dopo quarant’anni,
possiamo dire terminata l’epoca
della ricostruzione della realtà
concentrazionaria; ricostruzione
difficile, spesso impossibile poiché i nazisti hanno distrutto
tutto quello che hanno potuto.
Restano però alcuni ultimi testimoni.
E’ significativo il caso, in onesti giorni, del "camerata” Kurt
Waldheim; su di lui manca una
documentazione completa capace di persuadere tutti della sua
estraneità fattiva al progetto nazista e, probabilmente, lui non
racconta tutto nuello che sa.
Tutto si può ripetere
Ma perché tornare a riflettere
sull'universo dei campi di concentramento? « Non è facile —
risponde Primo Levi — né gradevole scandagliare questo abisso
di malvagità, eppure io penso
che lo si debba fare, nerché ciò
che è stato possibile perpetuare
ieri potrà essere nuovamente
tentato domani, potrà coinvolgere noi stessi o i nostri figli.
Si prova la tentazione di torcere il viso e distogliere la mente: è una tentazione a cui ci si
deve opporre ».
Se è successo, può nuovamente succedere. Infatti, la lezione
nazista è stata assimilata e tragicamente riattualizzata, in questi anni, da regimi politici che
si sono avvalsi della tortura e
della persecuzione in Asia come
in America, in Africa come in
Europa. La belva senza qualità
continua a mietere vittime; le
dinamiche del lager, ovvero la
« zona grigia » (come la definisce Levi), dove per salvarti dall’inferno di violenza e di morte
devi prostituirti al potere, continua ad allargarsi. La « zona grigia » è popolata dai kapò, dagli
assetati e intossicati dal potere,
dai privilegiati. Nel lager non
c’era controllo dal basso, tutto
era in mano ad alcuni « piccoli
satrapi ». Non c’era neppure
una minima parvenza di democrazia. Malgrado la radicale diversità tra realtà del lager e la
nostra società, tutto può nuovamente ripetersi. E’ possibile insomma che la democrazia partorisca i lager, oppure che pochi
uomini, con il consenso di molti,
tentino la grande carneficina delrumanità.
Ci sono due questioni òhe colpiscono l’attenzione nella memoria-testimonianza di Primo Levi.
Innanzitutto la diffusa acquiescenza che accompagnò Tascesa
inarrestabile del nazismo. La
grande maggioranza dei tedeschi
accettò — scrive Levi — « per nigrizia mentale, per calcolo miope, per stupidità, per orgoglio
nazionale, le “belle parole" del
caporale Hitler, lo hanno seguito finché la fortuna e la mancanza di scrupoli lo hanno favorito,
sono stati travolti dalla sua rovina, funestati da lutti, miseria,
rimorsi, e riabilitati pochi anni
dopo per uno spregiudicato gioco politico ». L’altra questione
importante dell’universo concentrazionario nazista fu l’incomunicabilità, l’assenza di informazione e l’urto contro l’invalicabile barriera linguistica. Nel lager
DALLA PREDICAZIONE DELLA CONFERENZA DEL II DISTRETTO
Tieni fermamente VEvangelo
Apocalisse 3: 7-13
La chiesa di cui è detto-, « Tu
hai poca forza » è probabilmente una chiesa piccola e modesta
sotto vari aspetti. I suoi membri, oltre ad essere pochi, appartengono forse al ceto più
umile della città, non sono delle
persone che contano molto nella società per ricchezza, per cultura e per altro. Questa piccola
comunità non riesce ad affermarsi all’attenzione dell’opinione
pubblica e a fare breccia nell’ambiente in cui si trova: la
sua esistenza è quasi del tutto
sconosciuta e anche dov’è conosciuta, non è presa in grande
considerazione: è fra le tante
cose che non hanno peso nella
storia, nella vita sociale, culturale e politica della città e dei
dintorni. Come direbbe l’apostolo Paolo, questa chiesa è fra
« le cose deboli del mondo », fra
« le cose disprezzate, anzi » fra
« quelle che non sono » (/ Cor.
1; 27-28). Certo non è come la
chiesa di Sardi, che è invece
molto famosa, che ha il nome o
la rinomanza di essere vivente.
Però questa piccola e debole
comunità cristiana ha la sola cosa necessaria che tanto piace al
Signore: « Tu hai serbato la mia
parola e non hai rinnegato il mio
nome » — le dice il Signore! Questa chiesa, dunque, pur nella sua
. debolezza e modestia, -crede veramente in Gesù Cristo,-gli è fedele, lo onora -e lo conf essa con
franchezza e costanza con le sue
parole e coi suoi atti quotidiani; ha un grande amore per la
sua parola e quindi la legge,
l’ascolta, la medita assiduamente, per nutrirsene, per esserne
animata ed ispirata in tutta la
sua vita, per metterla in pratica,
come realmente fa. Questa chiesa non ha cessato di predicare
questa parola nella sua integrità, respingendo la tentazione di
adattarla ai gusti, alla moda,
agli orientamenti e alle ideologie del momento per guadagnare
così dei consensi e delle adesioni; e per questo, o anche per
questo, forse, questa chiesa è rimasta nell’ombra o fra le realtà
che non contano nel mondo.
Ebbene, proprio a questa chiesa debole, oscura, ma fedele, il
Signore fa qui questa bella promessa: « Ecco, io ti ho posto
dinanzi una porta aperta, che
nessuno può chiudere ».
Questo può farlo soltanto Lui,
perché Egli solo « ha la chiave
di Davide », cioè il potere sovrano del plenipotenziario di Dio
in cielo e sulla terra (cfr. Matt.
28: 18!), e quando Egli apre nessuno può chiudere, e quando
Egli chiude nessuno può aprire!
(v. 7). Così, dove e quando Egli
vuole. Egli apre delle porte sulla terra che i potenti di questo
mondo non riescono a chiudere
con tutta la forza, delle loro per..secuzioni e ¿e/Ze, loro--, opposizioni; mentre d volte Egli chiude
segretamente delle porte che gli
uomini credono di avere aperto
con le loro strutture democratiche e civili. Ed anche in cielo
Egli apre delle porte che le autorità ecclesiastiche, abusando
del loro potere, hanno detto di
chiudere, e annulla degli ingressi in cielo che le medesime autorità hanno assicurato di aprire (C. Brùtsch).
Perciò, quando il Signore si
compiace di mettere la sua mano e di benedire la testimonianza fedele dei suoi servitori, Egli
apre la porta alla penetrazione
efficace dell’Evangelo e perfino
i cuori più ostinati sono da Lui
convertiti e nuovi credenti sono
da Lui aggiunti alla sua chiesa.
« Ecco — Egli dice — io ti do
alcuni della sinagoga di Satana,
i quali dicono di essere Giudei e
non lo sono ma mentono (cioè
non sono loro il vero popolo di
Dio): ecco, io li farò venire a
prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato » —
proprio nello stesso modo in cui
il Signore aveva preso il persecutore Saulo di Tarso e, convertendolo, lo aveva dato come
fratello e compagno d’opera ai
perseguitati!
A questo punto penso alle porte chiuse di cui a volte noi ci
lamentiamo. Nel passato abbiamo conosciuto molte difficoltà
per la testimonianza dell’Evam
Agemino Garuè^’
(continua a pag. 12)
« ti trovi nel vuoto, e comprendi
a tue spese che la comunicazione genera Tinformazione, e che
senza informazione non si vive ».
Coscienza crìtica
e informazione
Ripensando a questa importante memoria "militante” di Levi,
prosciugata da ogni retorica e
mitizzazione, direi che l’assenza
di una coscienza critica e l’assenza di un'informazione seria e
documentata, favoriscono l’irruzione del demoniaco nella storia
e nella vita quotidiana. La Bibbia affronta già dalle nrime pagine, nel racconto di Caino e
Abele, l’irrompere della belva
senza qualità nel destino umano.
E l’antico racconto ebraico sottolinea la necessità di dominare
il peccato « che sta accovacciato alla tua noria » (Gen. 4: 7) e
che vuole avere il sopravvento
su ciascuno di noi. Dominare il
peccato significa anche non dimenticare. Levi ci ricorda, ima
volta di più, che il destino di
morte tracciato da Hitler e Mussolini dev’essere spiegato, soprattutto alle giovani generazioni, perché non abbia a ripetersi.
Ma la memoria del passato
non basta. E’ necessario, oggi,
saper essere diversi in una società di eguali ed essere realmente
informati, non soltanto pilotati
dai ’mass-media’. Se indifferenza
e scetticismo prevarranno, anche
tra le giovani generazioni, tutto
potrà tornare nuovamente a ripetersi. Ma credo che sia ancora
possibile fermare la corsa dell’umanità verso l’abisso resistendo al demoniaco che, oggi come
ieri, insorse tra noi. sconfigsendolo con le armi della verità e
della partecipazione attiva e informata alfa vita sociale. Auschwitz. Sabra-Chatila, Soweto sono
i tanti nomi della nesazione dì
Dio e deH’umanità. La loro memoria ci ricorda che la degradazione umana è in perenne assunto. Solo la strada dell’indignazione contro osni forma di violenza e di falsificazione della
realtà, strada che per noi va nella stessa direzione del discepolato a Cristo, può costituire la premessa di im futuro in cui non vi
saranno più né vittime né carnefici, a qualsiasi latitudine.
Giuseppe Platone
SOMMARiO
LH Conferenza del II distretto, a cura di F.
Giampiccoli, p. 3
Q 10 anni di lavoro della
FDEI, di V. Velluto, E.
Gìrolami, F. Comba,
p. 7
□ Assemblea della Conferenza delle Chiese
protestanti dei Paesi
latini a cura di D. Baglio e G. Capuano, n. 8
2
2 fede e cultura
20 giugno 1986
CATANZARO - UNA CONFERENZA DEL MODERATORE BOUCHARD PESCARA: DIBATTITI RELIGIONE-SCUOLA
Il destino- delle rivoluzioni
Al posto di un ottimismo tragicamente smentito dai fatti, il « socialismo etico » potrebbe far posto a motivazioni giudaico - cristiane
La comunità
educante
Il Centro Studi « Giuseppe
Gaagale » ha inaugurato il 30
maggio la sua nuova sede su
Corso Mazzini in Catanzaro con
una conferenza tenuta da Giorgio Bouchard, moderatore della
Tavola Valdese, che ispirandosi
alla lettura della storia Contemporanea fatta dal filosofo e glottologo calabrese Giuseppe Gangale, ha individuato neUe rivoluzioni il momento chiave di
tutta la storia moderna.
Le rivoluzioni sono state di
vario tipo, culturali, economiche, scientifiche, ma le più appariscenti sono state quelle politiche. Tutte — secondo Bouchard — hanno in comune alcimi caratteri paradossali: nate
da una esigenza di liberazione,
esse finiscono col creare grandi
eserciti e grandi imperi (dalle
rivoluzioni sono nati l’impero
inglese, quello francese, quello
sovietico e lo stesso impero &■
mericano). Le rivoluzioni «normalmente » pretendono di avere
un alto livello di razionalità
scientifica, ma in realtà incidono fortemente negli universi
simbolici. Devono distruggere infatti certi simboli: quasi ogni
rivoluzione uccide un re per abbattere l’universo simbolico che
rappresenta. Ma le rivoluzioni
vivono di un profondo sistema
di simboli raramente confessati: basta, per decifrarli opportunamente, riascoltare le canzoni della rivoluzione russa o
francese per notare come concetti come « riscatto » e « purificazione » traspaiano visibilmente.
Il più compiuto tentativo rivoluzionario — ha sostenuto Bouchard — è stato quello marxista.
Marx chiama la sua visione delle cose « materialismo storico »;
il suo pensiero cela, in realtà,
una metafisica immanentistica e
finalistica. Il marxismo ha coinvolto in un grandioso progetto
di rinascita sociale varie categorie di i^rsone: un numero
crescente di intellettuali, la maggioranza delle classi operaie dell’Europa contemporanea, alcuni
popoli contadini in cerca di emancipazione (Cina, Vietnam).
Ma è il marxismo « realizzato »
che fa problema. Le stragi della
Cambogia, l’afilusso in Occidente dei dissidenti Sovietici, la lotta nazionale di popoli come l’Afghanistan e la Polonia, pongono
un tragico punto interrogativo
sul grande esperimento socialista. Di fronte alla « crisi del socialismo » Bouchard non ritiene
di accogliere la proposta di parte liberale ma rilancia il tema
di im « socialismo etico » fonda
EVANGELIZZAZIONE
E ECUMENISMO
Caro direttore,
il penultimo periodo dell’articolo
« Ancora molte assenze » di S. Brlante (La Luce pag. 5 n. 21) m'induce a
qualche considerazione sull'Ecumenismo « male inteso ». (...)
Lo stimolo a scrivere è sorto in me
dal coinvolgimento deH'evangelizzazione con l'ecumenismo-oggi, che il
Briante ritiene sia mal posto e quindi
mal inteso. A questo punto mi è gradito richiamare l'attenzione sull'Intervista al Segretario generale del CEC,
pastore E. Castro, pubblicata sul n. 18
de La Luce, le cui risposte sono eloquentemente chiare sulla valorizzazione deH'ecumenismo come portatore
di solidarietà tra cristiani, protestanti,
ortodossi e cattolici. (...)
E’ evidente, stando così le cose,
che gli operatori ecumenici sono dei
generosi volontari aperti alla problematica ed alle limitazioni che ne de
rlvano. D'altro canto l'evangellzzazio
ne, in sé considerata, non trova In linea diretta campo fertile nell'ambito
ecumenico, nel quale per prassi è riconosciuta ormai la diversità tra le
Chiese, superando ogni opposizione
faziosa. L'evangelizzazione è un'azione
rivolta a tutte le genti, viventi nella
cultura cattolica o nel riflesso della
stessa, a molte altre irretite da fanatismi di novella marca ed a tutti
coloro ohe si autodefiniscono non credenti, forse perché considerano II Cristianesimo soltanto sotto II profilo
storico assunto con le strutture temporallstiche di certo cattolicesimo. Presumo che il fratello Briante tema che
l'ecumenismo, nell'Italia concordataria,
possa attenuare, quindi, la predicazione dell’Evangeio senza schermi dogmatici e ridurne la canalizzazione nei
soggetti recipienti. Tra un prima ed
un dopo è evidente che l'evangelizzazione precede sempre l’ecumenismo,
che è un • dopo », in quanto appartiene ad uno stadio di cristianesimo
più avanzato. L’evangelizzazione ad
opera delle comunità evangellche-riformate non è soltanto una esposizione
storica ed Interpretativa delle Sacre
Scritture, ma anche comunicazione
verbale di un messaggio divino intro
dotto dalla preghiera, che non esclude
il proselitismo, sebbene, negli ultimi
anni, esso non sia stato tenuto in considerazione sia per eccesso di liberismo spirituale, sia per carenza di sano fondamentalismo,. Giova ricordare
l'ammonimento paolino di li Tim. 4: 2:
Predica la parola, insisti a tempo e
fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e capacità di
insegnare.
Cordiali saluti.
G. Cirino, Roma
ORA DI RELIGIONE
Vorrei segnalare una « perla » riguardante la polemica in corso sull’ora
di religione nella scuola. In una breve Intervista televisiva trasmessa da
una TV privata di Modena, il vescovo
di quella città ha dapprima esordito
affermando che le nuove norme in materia lo soddisfano solo a metà. La
ragione è che dopo l'iniziale generica
affermazione del nuovo concordato sul
fatto che l'insegnamento religioso è
il necessario completamento e coronamento dell'educazione, e via dicendo, egli si sarebbe aspettato che, di
conseguenza, l'ora di religione sarebbe stata estesa, come « un servizio »,
a tutti gli alunni, indiscriminatamente
e senza possibilità di opzione, ritenendo che questa fosse la soluzione
più giusta. Comunque ha riconosciuto, molto magnanimamente, che ormai
la norma c'è e bisogna mantenerla.
La parte più succosa dell'Intervista,
però, viene subito dopo, quando II
vescovo ha affermato che l’Insegnamento religioso « cristiano », cattolico
in particolare, come se i termini fossero sinonimi, è indispensabile per
poter capire tante parti di materie già
insegnate nella scuola. Per cui, si
chiede il vescovo, come si possono capire veramente le opere di Dante, Manzoni, la storia moderna e quella dell'arte, senza accompagnarle con informazioni (forzate) riguardanti la religione cattolica?
Frasi di questo tipo mi sembra si
commentino da sole. Mi viene solo
un dubbio: per quanta parte sono dovute a disinformazione e per quanta
a propaganda, per non pensare di
peggio?
Distinti saluti.
Davide Csermely, Parma
to sui valori di giustizia ed eguaglianza. Questo socialismo etico dovrà rinunciare al tradizionale ottimismo della sinistra,
ottimismo tragicamente smentito dai fatti della storia e dalle
ricadute della tecnologia moderna. Bouchard ha formulato la
proposta di sostituire questo ottimismo con alcune motivazioni
giudaico-cristiane e cioè le proteste dei profeti, la proposta di
Gesù. Le motivazioni cristiane
non possono certo diveaire programma politico; esse possono
tuttavia farsi animatrici di imo
sferzo globale per la giustizia, la
libertà e la pace, in aperto dialogo con chi non è credente ma
ha fame e sete di giustizia.
Il Centro Studi Giuseppe Gangale di Catanzaro, nato dallo
sforzo di una dozzina di operatori culturali della città, vuole incrementare il dibattito e l’informazione sulla cultura delle minoranze etniche della regione che
vivono un momento pesantemente minaccioso di perdita di identità: Albanesi, ma specialmente Grecanici, Occitani e Borni, in Calabria, stanno scontando un passato di isolamento ed
un presènte di neghittoso abbandono il cui costo potrà forse essere l’abbandono totale del proprio patrimonio linguistico e
culturale.
Per i prossimi mesi di ottobre e novembre il « Centro »
promuoverà due convegni, che
saranno momenti di studio e rifiessione: uno, in collaborazione con 1’« Opera Nomadi » sugli
Zingari (Borni) della Calabria,
l’altro su «Gli Ebrei nella storia della Calabria », con la partecipazione, tra gli altri del Babbino Capo di Boma, Elio Tcaff.
Corrado lannino
« L’insegnamento della religione nella scuola pubblica come
comunità educante ai valori costituzionali e alla trasformazione sociale: laica,moderna, democratica e pluralista» è stato il
tema di un dibattito tenuto presso il liceo scientifico di Fermo
(AP) il 19 maggio scorso. Invitati, in qualità di relatori: don Alfredo Abbondi, assistente spirituale di Comunione e Liberazione; il sen. Giovanni Ferrara
(PBI); l’on. Paola Gaietti (DC);
il past. Enos Mannelli; il prof.
Marcello 'Vigli, della rivista ComNuovi Tempi.
Nel corso dell’incontro sono
state espresse le posizioni ormai ben note delle diverse parti: con una punta di particolare
oltranzismo da parte di don Abbondi, che è giunto a dirsi « angosciato » per la facoltà riconosciuta ai quattordicenni di scegliere se avvalersi o meno dello
insegnamento religioso, il che, a
suo avviso, esonererebbe la famiglia dal diritto-dovere all’educazione dei figli.
A tale argomentazione ha risposto il pastore Mannelli, mostrando come il dovere delle famiglie di fornire ai giovani 'una
educazione religiosa debba essere compiuto dalle famiglie
stesse e nem delegato a un’istituzione pubblica come la scuola.
Dal canto suo, il sen. Ferrara ha detto che bisogna guardare « con seria preoccupazione »
all’evoluzione dei rapporti tra
la società italiana e la chiesa
cattolica, con particolare riferimento all’Intesa Falcucci-Poletti e alla questio'ne delle « ore
alternative», concludendo con un
invito a tutti a non disinteressarsi della questione ma a partecipare in modo attivo.
Con la CGIL
La segreteria comprensoriale
di Pescara, del sindacato OGILScuola ha inviato ai docenti una
circolare nella quale si legge
che «il progetto di legge governativa e il D,M. presentati al Senato sull’insegnamento della religione per correggere l’Intesa
Poletti-Falcucci, sono decisamen
te insoddisfacenti e ben lontani
daU’affrontare adeguatamente,
in specie, i nodi deU’msegnamen'
to della religione nella scuoi;
materna, del giudizio di idonei
tà dei docenti, della definizione
delle materie alternative ».
Su questi temi si è tenuta a
Pescara il 14 maggio una assem
blea dei docenti aperta alle altre forze interessate al proble
ma.
Il past. Enos Mannelli, intervenuto a nome della chiesa d:
Pescara, ha presentato la posizione delle chiese valdesi e me
todiste quale emerge soprattutto
dalla legge 449, invitando i pre
senti a non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico.
La responsabile nazionale dei
la CGIL, Serena Tiella, ha cor
eluso il dibattito, nel corso del
quale molti insegnanti sono in
tervenuti esprimendo preoccupazioni per la libertà dell’insegna
mento e proponendo interventi,
ed ha espressamente ricordate
rapporto dato dalle chiese valdesi e metodiste alla libertà nel no
stro Paese.
« Molto di quello che noi oggi
conosciamo — così ha concluso il suo discorso l’esponente
sindacale — sulla libertà religiosa, lo dobbiamo a queste piccole chiese che con la loro costanza e coerenza ci hanno fatto
capire che libertà di una parte
è libertà di tutti ».
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI - 6
Trapani-Marsala e Savona
La chiesa valdese di TrapaniMarsala ha sintetizzato in quattro punti la sua riflessione sulla
questione dei finanziamenti ecclesiastici.
1. Sulla defìscalizzazione si afferma che « la legge... non contraddice ai principi di indipendenza e di libertà finanziaria della Chiesa Valdese» in quanto una
eventuale legge in proposito non
ritarderebbe direttamente la
chiesa ma i cittadini, incoraggiati a finanziare nobili ed encomiabili finalità, e non solo ecclesiastici.
2. Sulla destinazione dell'& per
mille, estesa anche alla chiesa
valdese, si afferma ohe « non
sembra che essa sia in linea con
i principi di autonomia e libertà della chiesa valdese nei
confronti dello Stato », se dovesse avere per oggetto le finalità
religiose e spirituali della chiesa
stessa: « le chiese devono sostenersi esclusivamente con le offerte e con le contribuzioni dei
fedeli ».
3. Tuttavia, se lo Stato intende
delegare le chiese a gestire in
suo luogo denaro che riceve per
fini determinati, gli evangelici
non potrebbero scegliere che in
favore o dello Stato o di un « istituto interdenominazionale » atto
a provvedere nella più grande
chiarezza alla gestione dei contributi dello Stato « per le opere
sociali delle loro chiese »,
4. Per quanto riguarda la
INVIM, in quanto defiscalizzazione degli immobili ecclesiastici
«non utilizzati ad attività redditizie ma a scopi religiosi e sociali », è giusto ohe sia accettata
dalle chiese diverse dalla cattolica nella stessa proporzione che
ne gode quest’ultima, « non trattandosi di privilegi e non essendo gli evangelici cittadini di serie B ».
Tutta la materia dovrebbe essere trattata attraverso intese e
alla luce del sole.
La risposta della chiesa evangelica metodista di Savona è
stata elaborata in riunioni di un
gruppo di studio aperto a tutti i
membri di chiesa e poi dal consiglio di chiesa, che invia il suo
parere dopo la sua riunione del
23 maggio.
La chiesa di Savona è persuasa che l’intera materia non può
ricevere soluzione corretta se
non neH’ambito del rapporto stato-chiesa, che implica una riflessione teologica sullo stato e una
riflessione ecclesiologica. Ritiene
inoltre che per quanto importanti, queste questioni restano
questioni "penultime” e non vanno quindi drammatizzate, per cui
un eventuale rinvio potrebbe essere opportuno per consentire
la più serena maturazione di una
soluzione « che raccolga il più
ampio consenso possibile ».
Considerati poi il modo diverso
di porsi dello stato negli ultimi
tempi, il pluralismo emergente,
la nuova considerazione delle
chiese viste come "componenti”
più che come minoranze, ritiene
che un’estensione della normativa, che si va costituendo, anche
alle nostre chiese, sarebbe possibile.
AH’interno di questa scelta si
sono manifestate tuttavia differenti opinioni che si possono
riassumere come segue.
Sull’8 per mille: accettare il finanziamento di opere sociali già
esistenti (per non creare squilibrio tra predicazione e diaconia,
e per non varare progetti che
non si sia poi in grado di sostenere); in alternativa, accettare
solo per nuovi progetti in Italia
o in paesi in difficoltà (per una
azione "disinteressata"); perplessità restano in alcuni sul criterio
di ripartizione previsto (anche se
è difficile pensare ad un sistema
separato per le sole nostre chiese); il finanziamento dovrebbe
essere finalizzato e infine, per la
maggioranza, con forme di controllo da precisarsi (per alcuni
sarebbe sufficiente la tradizionale
"trasparenza” delle nostre gestioni).
Sulla defiscalizzazione la maggioranza ritiene che il principio
sia accoglibile, per alcuni non lo
sarebbe perché il ri;lascio di ricevute sarebbe contrario alla
prassi di riservatezza che accompagna i doni ne'le nostre comunità.
Sull’/NV/A4, tutti concordano
nel ritenerla un’imposta ingiusta; tuttavia alcuni riterrebbero
privilegio un’esenzione riguardante solo le chiese, altri riterrebbero accettabile ün’esenzione
derivante da iniziativa unilaterale dello Stato.
Sergio Rlbet
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20 giugno 1986
fede e cultura 3
MILANO, 14-15 GIUGNO - CONFERENZA DEL II DISTRETTO
Dai problemi concreti
alie questioni di fondo
Il pastore deve abitare nel luogo in cui svolge il suo ministero? Su questa domanda insòlita
si è svolto il nucleo centrale di
una interessante e vivace Conferenza del II distretto, nella consueta cornice della Chiesa metodista di Milano, il 14-15 giugno.
Qualche anno fa la risposta sarebbe stata ovvia: aiTermativa,
naturalmente, salvo i casi di forza maggiore rappresentati dai
non infrequenti abbinamenti di
chiese viciniore.
Oggi, invece la risposta è tutt’altro che scontata e il concetto
di « forza maggiore », se vogliamo usarlo, si allarga di molto.
La discussione è partita da
due casi particolari. La cura pastorale di Susa e Coazze e soprattutto quella di Brescia.
Per il primo caso, alcune voci
in Conferenza hanno contestato
l’abbinamento Susa-Coazze reso
tra l’altro più o meno impraticabile dal fatto che la cura delle
due chiese è affidata ad un pastore straordinario, Giuseppe
Baldi, che risiede a Torino.
Per il secondo, di fronte alla
notizia data dalla Tavola dell’affidamento della chiesa di Brescia
alla cura del pastore Maria Bonafede che risiede a Cinisello, si
sono udite in Conferenza voci di
soddisfazione e apprezzamento
ma anche voci insistenti che richiedevano la fine del lungo periodo di « cura dalTesterno » per
Brescia.
Dunque, pastore residente o
non residente? Si sono contrapposte due tesi sostenute con toni appassionati. Per gli uni bisogna che le chiese cambino mentalità, che considerino che ciò
che conta è il programma di la
voro concordato e da svolgere,
la residenza non essendo parte
del programma; la non residenza sarà motivo per una salutare
valorizzazione della presidenza
del Consiglio di chiesa e degli altri ministeri locali; la non residenza in quanto problema specifico (ma non esclusivo) di quelle donne pastore che sono mogli
di pastore, va accettata poiché
in caso contrario ne risulterebbe un attentato al pastorato femminile.
Per gli altri, meno numerosi
ma non meno tenaci, la non residenza comporta pesanti inconvenienti: il lavoro pastorale si
svolge ispesso di sera fino a tarda ora e non può essere confinato in un orario d’ufficio; la presenza nella città, e non solo nella comunità, non è cosa facilmente realizzabile senza la residenza; i discorsi sulla non residenza sono teorici, intanto una
chiesa che da anni è visitata dalresterno ha bisogno che qualche
altra sperimenti al suo posto
questa privazione.
Dietro a questi opposti pareri
si affacciavano a tratti problemi
più generali; ministero pastorale e ministeri; rapporto chiesacittà - pastore; mantenimento ed
evangelizzazione. Un intervento
un po’ brusco del pastore D. Garrone ha contrapposto a tutto
questo i veri problemi su cui
dovremmo interrogarci: il contenuto della predicazione e della
catechesi, la nostra dogmatica
troppo dipendente da un atteggiamento anti-cattolico. In realtà
questo intervento non faceva che
prolungare le linee di ima interessante discussione in cui, a
partire da alcune situazioni mol
Dagli atti della Conferenza
La Conferenza, dopo aver ricevuto una relazione sul « progetto
Torino » da parte dei membri della
giunta de! progetto, la approva.
Rinnova per un anno il mandato
già conferito in occasione della
Conferenza distrettuale di Torino
(1984) accogliendo ii documento
proposto nel corso di questa Conferenza con le necessarie conseguenze finanziarie per la quota di
L. 700.000 che ia concerne.
La Conferenza, riievata la neccessità di impostare una riflessione sulla vita delle chiese del II Distretto non limitata alla sistemazione del campo di lavoro o alle
questioni contingenti, ma aliargata
ai probiemi e ai contenuti del lavoro pastorale e della testimonianza nella comunità, nella città e nel
circuito, decide di dedicare un tempo adeguato della prossima assemblea a queste tematiche.
Dà mandato alla CED di studiare
le modalità per impostare il dibattito in assemblea e la previa riflessione nelle comunità.
La Conferenza ritiene utile che i
membri della Conferenza distrettuale abbiano conoscenza, oltre che
delle relazioni delle opere che ad
essa rispondono, anche di una informazione sull’attività delle altre
opere presenti nel distretto, al fine di avere un quadro più completo
della vita dei distretto.
La Conferenza prende atto che
gli impegni provenienti dalle chiese
valdesi del distretto per l’anno
1987 sono stati di L. 474.500.000
contro una richiesta della Tavola
per il nostro distretto di 498.900.000
(disavanzo di L. 24.400.000). Invita
le chiese valdesi a rivedere il proprio impegno finanziario per adeguarlo alle richieste della Tavola,
segnalando loro che una contribuzione inferiore alla richiesta si ripercuoterebbe necessariamente sul
trattamento economico dei diaconi
e dei pastori.
La Conferenza, vista la scarsa
partecipazione all’incontro dei cassieri e. al convegno sulla cura pastorale degli anziani, invita le chiese alla coerenza, affinché partecipino ai convegni di studio e di dibattito organizzati dalla CED su
richiesta della Conferenza.
La Conferenza, informata dalla
CED e dai delegati della Chiesa riformata dei GrigionI di proposte
in vista di una collaborazione tra le
chiese di lingua italiana dei Grigioni, ia Chiesa valdese di Como e la
Chiesa metodista di Milano per quel
che riguarda i disseminati nei paesi del lago di Como, in Valtellina
e in Val Chiavenna, si rallegra di
queste proposte; dà mandato alla
CED di continuare i contatti con la
Chiesa riformata dei Grigioni in
collaborazione con le chiese locali interessate.
La Conferenza, ricevuto dalla
CED (in ottemperanza all’atto 29/
CD/85) un documento sul tema dell’obiezione fiscale alle spese militari (preparato dalla commissione pace e disarmo del I distretto),
invita le chiese del distretto a riflettere su questo problema nel quadro di una ricerca sulla cultura
delle pace in vista di una discussione nel corso della Conferenza
distrettuale del 1987.
to concrete, si iniziava a dibattere il tema di fondo della vita,
della vocazione e delle difficoltà
delle nostre piccole chiese disperse, e non di rado in calo,
della fine degli anni ’80. La Conferenza non ha risolto nulla: due
ordini del giorno sulle due situazioni particolari non sono passati per il peso degli astenuti, mentre si è deciso di proseguire Tanno prossimo con una discussione più organica e preparata. Ma
questo avvio di discussione non
è stato inutile ed ha mostrato
una rallegrante attenzione per le
situazioni concrete delle nostre
chiese locali.
Altri atti della Conferenza riguardano, in questo campo, situazioni qlteme che rispecchiano
la nostra realtà; la chiesa di
Alessandria che sta scendendo
sotto il numero minimo di membri consentito per essere chiesa
costituita (rinvio del problema
al circuito), la crescita del gruppo di Rovereto, curato da Verona, per il quale la Tavola sta cercando un locale di culto per passare ad una fase più pubblica della vita del gruppo (rallegramenti
e auguri).
1 giovani e le opere
Altri due temi hanno preceduto e seguito quello centrale della vita delle chiese.
Sui giovani ed il loro lavoro
(in particolare il « orogetto Torino », un programma di aggregazione giovanile regionale giunto
ora al suo terzo anno) sono stati
uditi diversi interventi di apprezzamento e incoraggiamento.
Notevole quello di un pastore
emerito, G. Bouchard, che ha sostanziato la sua tesi — solo se
si dà una speranza di cambiamento di mentalità della gente
si può fare una vera aggregazi<>
ne — con numerose citazioni della rivista dei giovani (e non!)
Gioventù Evangelica. Da segnalare anche quello del pastore F.
Becchino che ha formulato una
critica costruttiva. Il progetto è
carente nella linea propositiva e
rischia di esaurirsi se si limita
a promuovere l’aggregazione per
Taggregazione. Secondo Becchino un importante elemento “di
linea” è oggi il tema dell’insegnamento religioso a scuola: di
fronte ad un diffuso conformismo la nostra scelta di non avvalerci ha da dire qualcosa di
preciso e motivato che può costituire un elemento specifico dell’impegno dei giovani evangelici
soprattutto studenti.
Sul terreno delle opere, due
impostazioni diverse si sono confrontate. Da una parte la tradizionale distinzione tra « opere
del distretto » che rispondono alla Conferenza e opere che rispondono a chiese locali. Dall’altra
una proposta di allargamento
della già vasta competenza della
Conferenza in questo campo, sostenuta dal vice presidente della
CED U. Beltrami anche con una
interpretazione territoriale, e
quindi estensiva, del regolmento
che parla di opere « del distretto ». La Conferenza prudentemente non è andata oltre al riconoscimento delT"utilità” che le
opere non rispondenti direttamente alla Conferenza prestino
un’informazione sul loro operato.
Non ha tuttava disquisito solo
di strutture e regolamenti; la
Conferenza, secondo una sua precedente decisione, ha esaminato
un’opera in modo più dettagliato, quest’anno la Casa valdese di
Vallecrosia. Nelle nostre opere
— ha detto nel corso del dibatti
Dichiarazione sul Sud Africa
La Conferenza delle Chiese valdesi e metodiste dell’Italia
settentrionale, riunita a Milano il giorno antecedente il decimo anniversario della strage di Soweto, memore delTinsegnamento della Parola di Dio secondo la quale « il Signore fa
giustizia e ragione a tutti quelli che sono oppressi » (Salmo
103: 6) esprime il suo profondo turbamento per la persistenza
del brutale atteggiamento oppressivo del governo sudafricano e dei suoi sostenitori nei confronti del popolo nero e di
colore.
Tale atteggiamento si caratterizza infatti per l’insensibilità a cogliere i reali termini del problema e per l’incapacità
a ricercare una soluzione ispirata all’uguaglianza e alla giustizia.
La Conferenza, mentre apprezza le varie iniziative di solidarietà con le vittime delTapartheid promosse da numerose
chiese della zona, invita le chiese stesse a perseverare in questo impegno. Ad esso siamo particolarmente chiamati sia a
causa del ruolo che alcune chiese protestanti sudafricane
hanno nel sostegno al regime dell’apartheid e della sua giustificazione, sia per l’appello alla solidarietà ed alla preghiera
che ci viene da quelle chiese cristiane che invece in Sud Africa contro questo regime lottano.
La Conferenza segnala in particolare le seguenti opportunità:
— partecipazione ai comitati cittadini anti-apartheid;
— attenzione alle iniziative promosse dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, dalla Federazìqne delle Chiese Evangeliche in Italia e da altri organismi'ecclesiastici.
to ia deputata di Torino L. Tomassone — abbiamo bisogno di
professionalità e di fraternità.
Apprezzabile perciò il momento
di preghiera comune che caratterizza la vita a Vallecrosia come
matrice di fraternità.
Vivacità
Ben altro tempo avrebbero richiesto altri temi. Ma pur con
brevi battute, nelTemendare un
documento preparato da un’apposita commissione di solidarietà con le vittime delTapartheid,
in Sud Africa, o nelTaccompagnare una documentazione sulVobiezione fiscale affidata alle
chiese per un dibattito nel prossimo anno, la Conferenza ha dimostrato vivacità e dialettica interna. Vivacità ha espresso anche nel trovare senza eccessive
difficoltà un ricambio per 2/5
della CED (nuovo presidente è
risultato il pastore Renato Di
Lorenzo) e nel prospettare cambimenti per le prossime sessioni: la prossima Conferenza si
terrà a San Marzano (Asti) che
è una delle opere (casa per ferie) del distretto, mentre per il
1988 si studierà la possibilità di
tenere la Conferenza a Zurigo,
nel quadro di uria visita particolare a quella chiesa e al liceo
linguistico che da essa dipende.
Franco Glampiccoli
CORO EVANGELICO DI FIRENZE
Mendelssohn
a Genova
Sabato 24 maggio, nella chiesa valdese di Via Assarotti, il
Coro Evangelico di Pirènze, diretto da James Watts, ha offerto una splendida esecuzione, sìa
pure non completa, dell’oratorio
« Paulus » di Felix MendelssohnBartholdy. Il coro, interdenominazionale e intemazionale, non
è foltissimo : ma i 24 coristi perfettamente fusi hanno saputo
alternare la delicatezza delle sfumature e una grande potenza
sonora; ottimi pure i solisti, il
mezzosoprano Anna Risi e il baritono lan Taylor ; la parte strumentale, trascritta per organo,
è stata sostenuta dal M.o Wynan
van de Poi, che ha fatto pienamente dimenticare le carenze
dell’organo.
Vigorosamente guidati dal direttore, James Watts •— che a
Firenze, e prima a Roma alla
guida di un analogo Coro Evangelico, ha già alle spalle una lunga e ricca esperienza di esecuzioni anche molto impegnative
(ricordiamo in particolare belle
esecuzioni de « Il Messia » haendeliano) — vii ospiti hanno dato un’esecuzione compatta, senza sbavature e senza interruzioni. Per quasi un’ora e mezza,
se i cantori, l’organista e il direttore hanno profuso senza soste energia e concentrazione, l’uditorio non ha letteralmente rifiatato, ascoltando assorto il
modo in cui Mei;delssohn ha reso, nei còri, nelle arie, nei recitativi, nonché nella parte orche
strale, la sua lettura del testo
biblico degli Atti e di qualche
stralcio delle epistole, o di testi
profetici, come Isaia 60, da dove è tratto uno dei grandi cori,
forse il fulcro dell’oratorio.
Quando Saulo incontra la luce
del Risorto; «Alzati, forza! Alzati e risplendi; perché la luce
viene e la gloria del Signore risplende su di te ! ». C’è forse
Qualche reminiscenza dell’analogo coro haendeliano ; e in tutto l’oratorio si avverte come, sia
Dure rivivendolo nella sua sensibilità romantica, Mendelssohn
sia stato il ri-scopritore di Bach,
del Bach degli oratori e delle
Passioni.
E’ stata una « prima » di livello assai alto, musicale, ma
anche di partecipazione snirituale : non erano dei semplici,
se pur egregi, esecutori, ma credenti che esprimevano’ la loro
fe-de. Un solo grande rincrescimento ; che il pubblico, evangelico anzitutto, ma anche cittadino, non sia accorso più nuroso a questa bella presentazione di un’opera notevole, e tra
l’altro di esecuzione assai rara.
g. c.
9 Hanno collaborato a questo
numero: Silvana Marchetti,
M. Ziegler. Giovanni Scuderi,
Adriano Janavel, Enos Mannelli, L. V., Gino Conte, Alberto Corsani.
4
4 vita delle, chiese
I
20 giugno 1986
DALLA CONFERENZA DEL 1° DISTRETTO
Progetto “cultura della pace”: bilancio
Il progetto pace ha continuato la sua attività, dalle riunioni
quartierali, alle iniziative pubbliche, al vademecum. Rimane
sempre di attualità il rapporto
con le comunità che non sempre
sanno approfittare di questa opportunità di approfondimento
sia teologico che tecnico.
Il progetto ha continuato il
suo lavoro per l’anno 1985.86 e
indubbiamente la valutazione
positiva dell’attività svolta l’anno passato e l’incoraggiamento
ricevuto in sede di Conferenza
Distrettuale (C.D.) ha fornito ai
membri dello stesso tm incentivo per continuare gli sforzi
nella direzione presa in seguito
alle varie prese di posizione del
Sinodo e della C.D., miranti all’approfondimento delle interconnessioni tra fede, vita nelle
chiese e impegno per la pace e
il disarmo.
Due sono gli aspetti da prendere in considerazione e valutare rispetto al lavoro compiuto
e alle prospettive future:
1) lavoro e funzionalità interna al progetto;
2) riscontro e incidenza all’estemo, nella fattispecie nelle
chiese e neH'ambito culturale
del Pinerolese e delle Valli.
1) Per quanto riguarda il lavoro del progetto, dobbiamo rilevare il fatto che esso ha subito
di fatto dei ridimensionamenti
rispetto alle prospettive inizia
li; ciò è avvenuto per quanto
riguarda il funzionamento dei
gru^i dei quali i soli sull’informazione alle comunità, sull’educazione alla pace e il gruppo
archivio hanno pienamente svolto la loro attività, mentre i gruppi cosiddetti di elaborazione
hanno per vari motivi cessato
di funzionare.
Anche per quanto riguarda il
numero delle persone che hanno attivamente partecipato alle
attività del progetto, si è assistito ad un ridimensionamento
numerico passando dalle 30/40
persone dell’anno scorso a circa una quindicina quest’anno, in
pratica un dimezzamento.
Ciò ha recentemente imposto
ai partecipanti al coordinamento del progetto una riflessione
sul programma futuro e le prospettive dell’intero progetto: due
sono state le ipotesi di massima
sulla linea di lavoro nei prossimi anni:
a.) proposta riduttiva del lavoro del nrogetto, con riduzione
degli obiettivi dell’archivio nel
quale si mirerebbe comunque ad
ima specializzazione su materiale di riflessione teologica, e con
il mantenimento di pochi gruppi di lavoro;
b) proposta ampliativa avendo come punto di riferimento e
modello centri di documentazione come il CEDI? di Catania,
basati su un tipo di lavoro continuativo; ciò comporterebbe ul
teriori finanziamenti aggiuntivi
e l’impiego di persone che dedichino gran parte del loro tempo ad una simile iniziativa.
Entrambe le ipotesi verterebbero quindi e soprattutto sul
ruolo e il dimensionamento dell’archivio di documentazione,
che in ogni caso avrà funzione
trainante nei tempi a venire sul
lavoro del progetto.
Legati al futuro del progetto
sono anche altri aspetti « esterni » (es.: il progetto camminerà
se avrà l’appoggio delle chiese);
in ogni caso sarà utile un’analisi
sul movimento -^er la pace a livello complessivo, in modo da
essere preparati nel momento di
un suo futuro ed ausnicabile rilancio.
Ma veniamo a quanto quest’anno è stato fatto dal progetto,
dal momento che pur esistendo
obiettive difficoltà non sono certo mancati momenti molto produttivi e di partecipazione nelle
attività effettuate.
Grande sforzo è stato compiuto l’altra estate ed autunno
per l’elaborazione del vademecum « Pace perché »: si è cercato di iraccogliefe in un libriccino quanto potesse essere utile
per una riflessione di base sul
tema della pace e del disarmo;
l’ottica con la quale si è redatto
questa pubblicazione è quella di
fornire un livello minimo di informazione e allo stesso tempo
di stimolare la discussione e gli
approfondimenti per una ricerca
comune in campo protestante.
Abbiamo constatato che questa esperienza è stata senz’altro
arricchente e formativa per coloro che hanno preso parte alla
stesiua di questo opuscolo e ha
rappresentato un valido esempio di coesione attorno ad im
lavoro comune. Purtroppo abbiamo dovuto rilevare, nonostante la lettera inviata appositamente ai concistori delle chiese, il « buco » delle chiese alla
serata di lancio e di presentazione del vademecum avvenuta
per pochi intimi il 13 dicembre
1985 a Pinerolo.
Tra le altre iniziative svolte
quest’anno dal progetto « Cultura della pace e protestanti nel
Pinerolese », sono da ricordare
il convegno seminario dal titolo
« Struttura dell’esercito oggi »
organizzato assieme alla EGEI
il 25 gennaio a Prarostino, la serie di riunioni quartierali tenute nel mese di marzo a S. Gerrnano, la partecioazione alle due
giornate per la pace svoltesi a
Torre Pellice a giugno, alcuni
momenti di intervento nelle ore
di catechismo in alcune chiese
del distretto (anche se non
si è potuto rispondere positivamente a tutte le richieste),
la gestione di una trasmissione
mensile ai microfoni di Radio
Beckwith e la raccolta e la pubblicazione del dossier sulla obiezione fiscale alle spese militari
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Un matrimonio interconfessionale
S. SECXINDO — Sabato 14
giugno nel tempio valdese è stato celebrato il matrimònio di
Doris Fomerone (membro della
Chiesa valdese) e Bruno Bonetto (della Chiesa cattolica di Garzigliana).
Alla festa
del Gustav
Adolf Werk
Concerto
Due credenti — anche se di
confessione diversa — che vogliono vivere la loro vita insieme sotto lo sguardo di Dio nostro Padre in Cristo Gesù.
Il culto è stato presieduto dal
pastore A. Bertolino che ha rivolto im messaggio incentrato
sul passo della Genesi: « Non è
bene che l’uomo sia solo ». Messaggio che è stato seguito con
particolare attenzione dall’assemblea perché è stato ricordato che la volontà amorosa di
Dio per il creato è che tutto viva in armonia e gli uni completino gli altri.
Alla fine del culto Don Mario
Polastro ha rivolto agli sposi e
ai tanti cattolici presenti un
breve messaggio che era la naturale continuazione della testimonianza resa al piano di Salvezza di Dio espresso nelle parole: « che l’uomo non divida
ciò che Dio ha unito ». Don Mario ha esteso questo « unito » a
tutti i credenti uniti in Cristo,
nostro unico e comune Salvatore.
VILLAR PEROSA — Il culto
del 25 maggio è stato presieduto
da Vincenzo Ribet, di Roma.
• Il 31 maggio è stato celebrato il matrimonio di Cristina
Beux, di Villar Perosa, e ’TuUio
Pons, di Luserna San Giovanni.
Gli sposi si stabiliranno a San
Giovanni. Li accompagna l’augurio della nostra comunità.
• Durante la Conferenza Distrettuale, il culto a Villar è stato presieduto dalle sorelle Marilisa Bessone ed Enuna Travers.
• Un piccolo gruppo della nostra chiesa parteciperà alla festa della Società Gustavo Adotto
a Bad Boll e Goeppingen, il 21
e 22 giugno. Il culto a Villar sarà presieduto dal predicatore
Lui^ Marchetti, di Pomaretto.
• Al martedì sera prosegue la
serie delle serate bibliche. Le
prossime serate bibliche avranno luogo il 24 giugno e il 1° luglio, al convitto, dalle 20.30 alle 22.
• Domenica 15 giugno è stato
celebrato il funerale di Teofllo
Goucourde, di anni 86, abitante
a Vivian. Alla famiglia, già duramente colpita, siamo tutti vicini, nel dolore e nella speranza cristiana.
VILLAR PELLICE — Sabato
sera 21 giugno alle ore 21 la Corale alpina « Mari e Monti » di
Savona con il Coro Alpino Val
Pellice daranno nel Tempio un
concerto di canti popolari. Le
offerte andranno in favore della
Casa « Miramonti ».
Culti estivi
ANGROGNA — Ricordiamo
che nel periodo estivo i culti
(ore 10.30) in Val d’Angrogna
sono unificati sino fine settembre secondo questo ordine: Prima, terza e quinta domenica del
mese Capoluogo; seconda domenica del mese Serre; quarta domenica del mese Pradeltomo.
Domenica 22/6 predicherà a
Pradeltomo il pastore emerito
Paolo Marauda.
Saluto al
pastore Ribet
« Domenica 29/6 si terrà alle
ore 15 il primo culto di quest’anno al Bagnóou dove intanto sono ripresi i lavori alla ’ca dia
pais’ la cui inaugurazione è fissata per il 15 agosto di quest’anno.
• Siamo vicini a: Mara Coi'sson, la giovane figlia del nostro
cassiere, che è stata travolta in
im grave incidente stradale ed
ora è in fase di progressivo miglioramento ; a Eldina Long
Sappé, ’anziana’ del Concistoro
r^ascite
ad uso delle chiese.
2) Veniamo quindi ora al rapporto e al riscontro che il lavoro del progetto ha avuto e potrebbe avere all’interno delle comunità: si è potuto rilevare che
è diflicile un’informazione e un
dibattito all’interno delle chiese
se non c’è il radicamento in esse
di qualche persona che vi si impegni: solo 2-3 sono rimasti i
gruppi pace locali nel distretto
e quindi risulta problematica la
verifica di una delle finalità che
all’origine il progetto si era proposto, ovvero il sondare nella
realtà delle chiese l’interesse e
la consapevolezza sulle prese di
posizione della chiesa valdese
nei vari Sinodi e C.D. sulla pace. E’ comunque chiaro che una
distribuzione deficitaria di materiali vari (quanti vademecum
sono rimasti negli armadi?...)
non contribuirà certo ad aumentare questa consapevolezza.
Abbiamo anche potuto verificare una certa barriera psicologica nei confronti della parola
« pace », che forse ricorre troppo spesso e troppe volte senza
un contenuto preciso: dal momento che la consapevolezza che
vorremmo verificare è più quella di tipo teologico ed etico che
quella tecnica perché non usare
di più nelle nostre attività e nella testimonianza « senso della
vita », « qualità della vita »,
« giustizia »?
Sarà sonrattutto su una consapevolezza di tipo teologico che
varrà la pena di perseverare nei
prossimi anni; ed è in questa direzione che, grazie anche al lavoro di Tillman Polster, obiettore di coscienza della RFT che
sta recando un validissimo contributo al lavoro del progetto,
l’archivio di documentazione potrà avere un suo senso ad esse
re a disposizione delle chiese e
di tutti coloro che siano interessati ad approfondire, riflettere, discutere e documentarsi su
pace e teologia.
per la zona dì Pradeltomo, che
ha subito un’operazione al Mauriziano e si sta riorendendo ; ed
infine a Marco Bertin che si è
rotto entrambe le braccia in un
incidente sul lavoro.
Domenica 22 giugno
• Nella domenica della Conferenza Distrettuale il culto è
stato presieduto da Marina Zoppi Rivoira e Adriano Chauvie,
anziano degli Odins-Bertot e CapoluoTO.
• Mercoiedì 25/6, alle ore 21,
s’incontra al Capoluogo il Comitato Bagnóou in vista dei
programmi estivi.
□ FESTA
DELL’ULIVETO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 14 si tiene nei locali dell'Uliveto
una festa per presentare a quanti vorranno intervenire il lavoro svolto da
questo istituto a favore degli handicappati.
n CONCERTO
TORRE PELLICE — L'associazione
Amici deil’Ospedale di Torre organizza aile ore 16.30 presso il Tempio valdese un concerto del còro savonese
« Mari e Monti ». L'introito è destinato alla ristrutturazione dell'Ospedale.
Domenica 6 luglio
ROBA’ — Domenica 29 giugno nella Sala delle Attività si
terrà un pranzo comunitario per
salutare il pastore Sergio Ribet
e sua moglie Marianna che lasciano i rorenghi per andare a
dirigere Agape. Prenotazioni entro e non oltre il 22 c.m. presso
Valter - negozio, tei. 93.144 e
Wilma - Fucine, tei. 93.143.
n ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15,
presso la sede di via Mazzini 3 si
tiene l'Assemblea del Movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese.
Domenica 20 luglio
POMARETTO — E’ nata Elisa di Giaiero Daniela e Giaria
Faustino di Inverso Pinasca.
Felicitazioni e auguri dalla comunità.
□ tNCONTRO AL COLLE
DELLA CROCE
BOBBIO PELLICE — Alle ore 10.30
col culto dei pastori Jean Paul Hubert
e Claudio Pasquet, avrà inizio il tradizionale incontro itaio-francese del
Colle della Croce giunto alla sua 53*
edizione.
Nel pomeriggio alle ore 14 esponenti
del movimento per la pace relazionano sul tema « Le chiese e la lotta
per la pace in italia e Francia ».
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TORRE PELLICE
5
20 giugno 1986
vita delle chiese 5
INCONTRO CON IL « CEUN » DI NAPOLI
REALTA’ DEL DOPO FALCUCCI
Evangetici all’Università L’ora “alternativa
19
Un piccolo gruppo di studenti di varie denominazioni - L’inizio con
gli americani, poi la svolta - I rapporti con le comunità « storiche »
Si chiamano CEUN: Cristiani
Evangelici Universitari Napoletani. Hanno una piccola sede in
via Zannotti, a due passi dalla
Università di Napoli, sono —
compresi i frequentatori saltuari — una quarantina di studenti di varie facoltà (soprattutto
di Architettura), l’età media è
intorno ai 25 anni. Li ho incontrati un venerdì pomeriggio,
mentre, lottando contro l’insopportabile caldo-umido di Napoli, tenevano la loro riunione settimanale.
Ciro, uno dei « capi storici »,
così racconta la storia del gruppo : « Fino a due anni fa — dice
— questo locale era gestito da
una ragazza americana che faceva parte di un gruppo che si
chiama ’Ambasciatori universitari per Cristo’. Io non ero credente, ma mi convertii dopo
essere entrato in contatto con
lei: si facevano studi biblici, volantinaggi all’università, una volta una mostra sulla fame nel
mondo. Poi questa ragazza è
tornata in America, ed è a questo punto che è nato il CEUN,
la cui attività si differenzia da
quella che si faceva prima per
l’attenzione, oltre alla problematica dell’evangelizzazione anche alla realtà quotidiana degli
studenti (molti di noi sono attivi nei vari collettivi studenteschi di facoltà) e per l’avere organizzato attività culturali di
vario genere (cinefórum, conferenze). Un’altra novità è stata
la presenza nel CEUN di diversi giovani membri di comunità
evangeliche : valdesi, battisti,
apostolici, pentecostali. Questo
a volte ha creato degli attriti per
via delle differenze fra le varie
mentalità, ma ci ha anche arricchiti; e crediamo che possa
essere un contributo, sia pur
piccolo, all’unità fra le varie
chiese evangeliche ».
Il CEUN, del resto, è stato
recentemente accolto nel Consiglio delle Comunità evangeliche napoletane (un organismo
interdenominazionale, sorto nel
1970, al quale aderiscono anche
chiese non federate; presidente
ne è il pastore valdese Salvatore Carcò). E — altro segno dei
rapporti sempre più strettì con
la realtà « storica » dell'evangelismo napoletano — ì giovani
del CEUN sono anche stati da
poco inseriti nei turni di predicazione dell’«Ora del Vangelo»
(il culto settimanale all’ospedale evangelico di Ponticelli). Insomma, dalla «svolta» di due
anni fa, ne è stata fatta di strada. I locali di via Zannotti sono
proprietà dell’A.MjB.I._ un’unione di chiese battìste non aderenti alla FCEI; dalla quale, per
altro, secondo i giovani CEUN,
non sono mai venuti attacchi
all’autonomia del gruppo; né alla sua particolare identità inter
denominazionale, né al suo im
pegno nel « sociale » università
rio. Porse ha giovato alla rea
lizzazione di questo buon rap
porto il fatto che un paio di
persone facciano parte di una
chiesa aderente all’A.M.B.I. (la
chiesa battista di Casoria).
Tutti mettono molta enfasi
sullo stile di lavoro, e tengono
a che si sappia come sono organizzati i loro incontri. Schematizzando, si può dire questo:
cominciano con un canto, poi
una lettura biblica e un momento di raccoglimento. Quindi
la relazione sull’argomento del
giorno e la discussione. Si chiude con una preghiera, ma — dicono — poi si resta ancora insieme a chiacchierare e scherzare. L’accento è indubbiamente su quest’ultimo punto, sulla
fraternità e sul piacere di stare
insieme, e per capirlo a fondo
bisogna pensare a quanto solitario e triste sia spesso il tempo libero degli universitari, soprattutto in una città come Napoli. Le occasioni d’incontro
mancano, e quando ci sono portano l’etichetta di CL. Una sigla
che a dei giovani evangelici non
può piacere, ma con la quale
si rischia di essere confusi nell’ambito universitario ogni volta che si prende posizione come
credenti. E’ anche per questo,
per marcare meglio la loro identità, che i giovani del CEUN
hanno deciso di rafforzare la
loro partecipazione ai collettivi
studenteschi.
I programmi per il futuro sono ambiziosi. Per quel che riguarda l’immediato, si discutono i tempi e i modi di una presa di posizione pubblica sull’apartheid; per il futuro si parla
di potenziare il bollettino (che
ora tira 5(X) copie, diffuse per lo
più nelle chiese evangeliche napoletane), di mettere in piedli
una corale e una filodrammatica. Su tutto però grava il fatto
che il CEUN è un gruppo piccolo e al di fuori di ogni struttura: il che vuol dire libertà,
ma anche fragilità (Stefano, che
non manca di senso pratico, raccomanda: «Metti anche il nostro conto corrente». E’ il seguènte: C/C n. 10653806 intestato a Pietro Pezzella c/o CEUN,
via Zannotti 15 - 80138 Napoli).
Non si tratta, ovviamente, solo
di soldi, ma anche della necessità di scambiare delle idee con
altri giovani evangelici. Quelli
del CEUN stanno infatti cercando di stringere contatti coi gruppi giovanili di varie comunità,
e sono disponibili anche a un
dialogo con la PGEI (che, per
altro, a Napoli di fatto da alcuni anni non esiste).
Se mai ce ne fosse bisogno,
questo CEUN dimostra ancora
una volta quale ricchezza di
esperienze e di idee ci sia nel
nostro piccolo mondo evangelico. Peccato che così spesso «la
nostra mano destra non sappia
quel che fa la sinistra ».
Paolo Fiorio
Vacanze intelligenti
Una vacanza « diversa » e intelligente
è quella che viene offerta dai Campo
Sardegna, centro giovanile battista a
24 km da Cagliari.
Si tratta di un campo-lavoro che
avrà luogo dal 23 al 31 agosto (ma
il lavoro, assicurano, sarà solo un
■■ condimento ■>). Per informazioni rivolgersi a Giacomo Pani, piazza Galba
1 - 09100 Cagliari, tei. 070/565057; o a
Marco Garau, via Donizetti 63 - 09100
Cagliari, tei. 070/400684. L. 70.000.
Più volte, dopo interventi sulla
necessità di essere rigorosamente laici e anticoncordatari per
essere più credibili e efficaci contro l’ora di religione cattolica
nelle scuole pubbliche, qualche
fratello di chiesa prende la parola convinto di dire la stessa
cosa e — subito dopo — propone soluzioni per rendere migliore l’ora alternativa e per
mettere in pratica con le nostre sollecitazioni l’art. 10 delle Intese.
Eh, no! Così non si è per
niente rigorosamente laici e anticoncordatari. Spiegherò il perché:
1) Il Parlamento italiano,
nella risoluzione di gennaio, impegna il governo a portare —
alla ffne dell’anno scolastico
1986-’87 — i risultati di ciò che
è avvenuto e impegna se stesso
a discuterne per eventuali modifiche.
Se noi collaboriamo affinché
le materie alternative siano più
accettabili, non facciamo altro
che avallare ancora una volta
l’ora confessionale, dimostrando che l’ora confessionale e l’ora
alternativa possono convivere.
Come operatori e come genitori, possiamo chiedere delle attività più piacevoli, ma non impegnandoci in prima persona,
perché siamo contro l’ora alternativa obbligatoria! (obbligatoria nella scuola dell’obbligo!).
2) Entrare noi — come chiesa — o amici nostri nell’ora alternativa significa metterci in
concorrenza con l’ora cattolica
(in quanto l’ora alternativa dura
tutto l’anno...) e diamo ragione
a coloro che ci dicono: « State
facendo tutto questo chiasso
perché ci sono i preti, se ci fossero i vostri pastori o i vostri
amici stareste zitti! ».
3) L’ultima circolare della Palcucci (16 maggio) parla chiaro:
l’ora cattolica e l’ora alternativa devono essere fatte in concomitanza, cioè nella stessa ora.
« Chiedere » anche un altro spazio fuori dagli orari scolastici
(a parte che non mi sembra il
modo corretto di procedere, secondo cui deve essere la scuola
a chiamarci e non noi a chiedere...), significa far fare ai
« nostri » due ore alternative:
quella voluta dal ministro e quella voluta da noi.
4) Secondo me, invece, il no
stro compito è quello di far scoppiare le contraddizioni presenti
nell’Intesa governo-CEI. Come
possiamo favorire questo processo?
Diventiamo obiettori di coscienza!
A) Come operatori scolastici, non collaboriamo all’interno
dell’ora alternativa, usciamo
fuori quando arriva il nostro ’’sostituto” cattolico. Nessuno può
obbligarci a insegnare nell’ora
alternativa o a badare ai bambini quando arriva il collega
mandato dal «direttore-vescovo».
B) Come genitori, sollecitiamo i nostri figli a non andare
a scuola durante l’ora alternativa. Soprattutto i bambini delle scuole materne, elementari e
medie inferiori (che sono obbligati ad andare!), non fateli andare! Mandateli un’ora dopo o
prendeteli un’ora prima! Fate
rispettare i vostri (¿ritti costituzionali! Vedremo se alla feie
dell’anno, per una materia non
curriculare a alternativa, vi bocceranno i‘ Agii!
Certo, questo significa coinvolgere anche loro, i bambini:
ma loro sono coinvolti comunque, sono dei ’’diversi” comunque. L’essenziale è come la famiglia affronta il problema e
nel suo atteggiamento (sereno o
apprensivo, deciso o incerto,
ecc.) si rifletterà il comportamento dei vostri figli.
Si dirà che è un comportamento radicale. Lo è © — secondo me — lo deve essere, perché
credo che la chiesa che ha dimenticato la radicalità delle posizioni (pur neU’umiltà e nel rispetto dell’altro) sta perdendo
di vista anche la radicalità dell’Evangelo. E io credo che la
nostra chiesa stia perdendo tale radicalità, si muove troppo nel
certo, troppo nel legale, troppo
in una certa ’’logica storica”, limata da taluni partiti, ma che
porta inevitabilmente al compromesso.
I frutti? La storia ci dice che
il « sangue » dei martiri è servito come seme per l’espansione
dell’Evangelo, ma che il compromesso della chiesa col potere è
servito come seme per il tradimento: la chiesa è aumentata di
numero, ma ha perso la sua carica rivoluzionaria!
Quali frutti vogliamo noi?
Nino Gullotta
LIVORNO — Un momento di
intensa commozione è stato vissuto dalla chiesa valdese in occasione del culto di Pentecoste,
in cui non solo è stato presentato al Signore e alla comunità
il piccolo Marco, l’ultimo arrivato nella numerosa « tribù »
battista dei Saccomani, ma si è
anche avuta l’ammissione di tre
nuovi membri di chiesa valdesi.
La presentazione è stata presieduta dal pastore battista emerito Tullio Saccomani, e la figura
dell’anziano nonno e pastore,
che pregava il Signore tenendo
sulle braccia il piccolo Marco,
è stata per tutti i presenti il segno visibile della realtà delle
promesse di Dio per noi e per
i nostri figli. Nello stesso culto
l’ammissione di Renzo Gambaccini, Anna Petrosino e Federico
Sardelli ha significato molto per
la chiesa di Livorno, da tempo
posta dinanzi al problema di
numerosi giovani, simpatizzanti
o ex catecumeni che si accontentano di rimanere ai margini
della vita ecclesiastica, nell’ìndifferenza, senza impegnarsi
pur sentendosi spiritualmente
evangelici. E’ sintomatico che i
tre nuovi membri di chiesa abbiano maturato la loro decisio
ne dopo aver partecipato ad ima
assemblea di chiesa ed aver pre
so diretta coscienza dei proble
mi interni della comunità.
Il nonno pregava per il nipote
• Il culto del 1° giugno ha
permesso di vivere un’ora di comunione fraterna e di condivisione di fede a livello ecumenico, con un gruppo di oltre quaranta marinai ed ufficiali luterani finlandesi della nave scuola « Pohjanmaa », in sosta per
alcuni giorni nel porto di Livorno.
Il culto con S. Cena è stato
presieduto dai pastori Scuderi
e Paavilainen, la predicazione è
stata rivolta nelle due lingue,
italiano e finlandese, dal cappellano della missione finlandese in
Italia, pastore Rasimus.
5 confessioni di fede
TRIESTE — Il giorno della
Pentecoste, le Comunità Valdese
ed Elvetica hanno avuto la gioia di accogliere 5 giovani che
durante il Culto hanno voluto
rinnovare le loro promesse battesimali e confessare la loro fede nel Signore della Chiesa: David Fanlo y Cortes (valdese),
Sara Chersi, Manuela Meng, Cristina e Stefano Sabini (elvetici), accolti nelle Comunità come un segnò' di speranza làn
ciato dal Signore.
Il Culto ha trovato nella predicazione del fratello Paolo De
Petris, da Milano, im momento
di alta spiritualità che ha coinvolto i giovani e tutto l’uditorio.
4 battesimi
e 3 confermazioni
AOSTA — Un anno ecclesiastico di notevole apporto di partecipazione e di riflessione biblica si è concluso a Pentecoste
con la gioia di accogliere sette
nostri fratelli in fede, nella comunione con il Signor Gesù Cristo, con l’assemblea dei credenti di Aosta e con le chiese sorelle in Italia ed all’estero.
Sei di essi provengono da famiglie valdesi ed uno dal cattolicesimo. Quattro di loro, dopo
la confessione di fede, hanno
chiesto di ricevere il battesimo
e tre hanno confermato la loro
fede in alleanza, con il battesimo
ricevuto.
I loro nomi sono: Andruet Lidia, Carisio Francesco, Durand
Edy, Durand Isabella,, Durand
Valentina, Hentìet Maiiuela, Fer
rarese Tiziana.
I giovani Durand appartengono al piccolo gruppo di credenti di Viering che grazie al Signore sta trovando nuovo vigore.
Agape e matrimonio
CARRARA — Domenica 1° giugno dopo il culto gran parte delle famìglie della comicnltà si è
recata nel grande campo-giardino di Anna e Idrio Ratti per
una allegra tavolata sotto il bel
sole estivo.
I fratelli Ratti con grande generosità e cordialità hanno accolto grandi e piccoli sotto il
pergolato ed intorno ad una lunga tavola preparata con amore
e... competenza dalla signora Anna.
• Si sono uniti in matrimonio Bettina Della Latta, per ami
monitrice della scuola Domenicale, ed Alessandro Lamioni. Il
culto è stato tenuto dal pastore
Briante e anche Don Carlo, parroco della comunità dello sposo,
ha rivolto un caloroso messaggio. Tutta la comunità'si è'stretta intorno a Bettina ed Alessan
CORRISPONDENZE
dro, festeggiando con loro e augurando loro la benedizione del
Signore per la loro unione.
Italiani in America
NEW YORK — L’anno all’estero di due studenti della Facoltà valdese dii Teologia — Daniele Bouchard all’università di
Princeton e Daniela Di Carlo a
New York — ha offerto alla
chiesa l’occasione di piacevoli
incontri. Particolarmente apprezzato è stato il loro contributo
alla predicazione, reso possibile anche dalla loro notevole padronanza della nuova lingua.
Graditissima è anche stata la
visita del pastore Aldo Comba,
che ha tenuto un sermone e ha
spiegato il motivo della sua breve missione presso il CEC a
New York. Nel mese di maggio,
da Ginevra è giunta anche la signora Fernanda Comba, in occasione della Settimana mondiale femminile di preghiera, che
proprio negli Stati Uniti ebbe
inizio circa un secolo fa.
Si è anche tenuta l’assemblea
annuale della Waldensiaii Aid Society, nel corso della quale è
stato possibile udire interessanti messaggi da parte del Mode'’ratore Giorgio Bouchard e degli
studenti Daniele ÌBOuchard e Daniela Di Carlo.
6
6 prospettive bibliche
20 giugno 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Il Dio giusto
e gratuitamente giustificante
Le recenti celebrazioni luterane
hanno visto una fioritura di
dichiarazioni sul Riformatore
e sulla sua opera. Quella di
Jean Delumeau, professore al Collège de France, dà da riflettere. Ne
Le cas Luther (Paris 1983) l’autore,
secondo il suo solito, dice chiaro il
suo pensiero e concludendo invita a
« una chiaiifirazione circa l'ecumenismo » e a « revisioni laceranti ».
Da parte romana dovrebbero essere
riviste la autorità eccessiva, la gerarchia troppo pesante e la dottrina che pretende di farle da supporto. Da parte protestante bisognerebbe « rinunciare alla dottrina della
giustificazione per fede soltanto, che
postula sullo sfondo — ne era cosciente, Lutero? — un Dio giustiziere e terribile, che ha condannato
l’umanità alla morte deU’infemo in
seguito al peccato originale e che
non ritira dalla massa della nazione se non una minoranza di eletti »
(p. 97).
Un Dio giustiziere
e terribile?
In questa sede non discuteremo
la questione storica se in Lutero la
giustificazione per fede si spieghi
davvero con la disperazione e l’angoscia, di origine agostiniana, che
allora turbavano gli spiriti. Il nostro problema è un altro; leggendo
la Bibbia, e soprattutto l’apostolo
Paolo, dove Lutero l’ha incontestabilmente trovata, la giustificazione
si presenta con questa carica di angoscia e di disperazione? In altri
termini, questo « Dio giustiziere e
terribile » è proprio quello di Paolo?
Ricordiamo per cominciare il problema, assai discusso un tempo, se
prima di convertirsi al Cristo Paolo
sia stato un uomo angosciato. Benché sia difficile sapere ciò che avveniva nell’intimo del futuro apostolo, rileviamo che mai, nelle sue
lettere, egli insiste sulle angosce che
avrebbero preceduto la sua conversione. Anzi, in un testo autobiografico capitale, descrive qual era, allora, la sua buona coscienza di fariseo (Fil. 3: 2-6), « irreprensibile »
quanto alla legge (lo stesso termine
in 2: 15). Anche durante il suo soggiorno a Efeso, evocando il suo comportamento pre-cristiano. Paolo ricorda i suoi « progressi nel giudaisrno, superando la maggior parte
dei miei coetanei e connazionali con
il mio zelo esuberante per le tradizioni dei miei padri » (Gal. 1: 14).
Anche dopo la sua conversione gli
capiterà, davanti ai suoi avversari
(ma non davanti a Dio) di avanzare
i propri titoli israeliti. E’ noto, infine, che l’evocazione drammatica della distretta dell’uomo sotto la legge
in Rom. 7: 13-25 non è un testo autobiografico; non riguarda — pare
— né le lotte del cristiano contro
« la legge del peccato » (v. 23) né la
condizione generale dell'uomo naturale cosciente di essere lacerato
fra il bene e il male, bensì questa
condizione retoricamente caratterizzata nelle categorie della teologia
paolinica. In Rom. 2; 1-16 Paolo non
descrive un’angoscia personale, ma
Ogni anno la rivista protestante francese « Foi et Vie » pubblica un
«quaderno biblico»; a fine 1985 era dedicato all’apostolo Paolo e vi
abbiamo letto una originale « conversazione biblica con Jean Delumeau » in cui il prof. Pierre Bonnard, noto esegeta romando, discute
con il saggista francese che, in un suo libro sul « caso Lutero », aveva
affermato che il Dio di Lutero, essendo il Dio della giustificazione per
sola fede, è un Dio giustiziere e terribile; ma lo studio della fede di
Paolo nella giustificazione .gratuita, che nutre il pensiero di Lutero,
smentisce questa ipotesi. La questione coinvolge la fede di ciascuno di
noi, e per questo ci pare utile riportare questo scritto.
a cura di GINO CONTE
la situazione effettivamente « angosciosa » dei giudei davanti a Dio. Infine, in Gal. 5; 13-25 si parla della
lotta fra la eame e lo Spirito, lotta
caratteristiea della condizione cristiana, non di un’angoscia pre-cristiana. Se dunque Jean Delumeau
« spiega », in Lutero, la giustificazione gratuita con i tormenti propri
della sua epoca, ci si deve domandare che cosa spiega, in Paolo, questa dottrina presente ovunque nelle
sue lettere. Più semplicemente, possiamo immaginarci ima giustificazione per fede senza lo sfondo del
Dio « terribile e giustiziere » che
J. Delumeau trova in Lutero?
Né vendicativo
né indulgente
Rileggendo le epistole, si' ha l’impressione ehe il Dio di Paolo, dopo
come prima della sua eonversione al
cristianesimo, non è né il Dio vendicativo assetato di « soddisfazione » che, giustamente, fa orrore a
J. Delumeau, né il Dio « indulgente », indefinitamente « buono » che
Lutero attaccava in Erasmo. E’ possibile mostrarlo brevemente? Sarebbe importante perché, come Delumeau, pensiamo che non è qui in
gioco soltanto una questione esegetica fondamentale, bensì la eredibilità attuale della parola evangelica.
Di fatto, oggi come ai tempi di Lutero, l’uomo non può comprendere
in verità né un Dio vendicativo né
un Dio indulgente.
Nei testi già eitati nei quali Paolo,
senza angoscia retrospettiva, rende
conto della propria vita di fariseo
e della propria eonversione al eri^stianesimo, non parla né di un Dio
totalmente traseendente e inaccessibile che potrebbe spiegare un’angoscia di tipo gnostico, né di un Dio
garante di una giustizia retributiva
che nutrirebbe un altro genere di
terrore religioso. Paolo non ragiona
mai con i concetti generali di potenza, di autorità o di eternità divine.
Molto più singolari sono le earatterizzazioni teologiche di cui si serve:
è il Dio della sua tribù (Beniamino), del suo popolo (ebraico) o del
suo partito (fariseo); è il Dio del
« giudaismo », delle « tradizioni dei
padri ». Mai, in nessuna oceasione
Paolo avanza riserve nei confronti
di questo radicamento storico della
sua fede. Chiaramente, il Dio dei
suoi padri è ancora il suo Dio, nel
momento in cui detta le sue lettere.
Si noti, in particolare, che in Fil. 3;
7-9 quando Paolo ricorda la « spazzatura » che ha rigettata e afferma
che ha « perso tutto » diventando
cristiano, queste perdite non riguardano la sua fede nel Dio dei suoi
padri ma i privilegi legalistici che
su questa fede si erano innestati, come un’escrescenza. Così pure, quando Paolo afferma di aver sacrificato
tutto per « la conoscenza di Gesù
Cristo mio Signore », non si deve
pensare che egli abbandoni il Dio
dei padri per Gesù Cristo. Anzi, con
questa fede in Cristo egli accede alla « giustizia che viene da Dio », cioè
dal Dio dei suoi padri. Questi testi,
aceanto ad altri, bastano a mostrare la signifieativa mescolanza di continuità e di rottura che ha caratterizzato il passaggio di Paolo dal giudaismo al cristianesimo.
La fede di Paolo
Questo radicamento storico non
basta, però, a spiegare roriginalità
della fede di Paolo nella giustifieazione gratuita. Via via che questa fede si esplicita. Paolo abbandona
sempre più lo stile autobiografico
per situare la giustificazione in una
riflessione globale sulla legge. E' la
legge, non una certa coneezione del
peccato, o persino di Dio, o ancora
di una qualche angoscia religiosa,
a « spiegare » la giustificazione. Come?
Questa legge ambigua, al tempo
stesso santa e impotente a dar salvezza, non può derivare semplicemente dalle condizioni storiche dell’apostolato paolinico, come se il giudaismo ellenizzato di Paolo o il suo
desiderio di facilitare l’entrata dei
pagani nella chiesa potesse spiegare la sua polemica contro la legge.
Più seria è la tesi che spiega il pensiero di Paolo eome una correzione
di una soteriologia [ = dottrina della salvezza] precedente, di tipo siriaco, esaltante il Cristo come « colui che non aveva conosciuto il peccato, affinché, per mezzo suo, diventassimo giustizia di Dio » (2 Cor.
5: 21), senza alcun riferimento né
alla legge né alla fede. E' relativamente facile, infatti, discemere nelle formulazioni di Paolo (ad es. nel
testo classico di Rom. 3: 21-31) schemi liturgici o catechetici che l’apostolo corregge menzionando con insistenza la fede, e la fede opposta
alla legge. Questa fede è infatti privata di qualsiasi carattere legale o
meritorio. Nella sua essenza non è
che « audizione », « sottomissione »
alla parola evangeliea che annuncia
la grazia storica di Dio in Gesù
Cristo.
L’apostolo ne fa largo uso. A proposito della colletta scrive ai Corinzi, riguardo ai beneficiari: « ...glorificheranno Dio a causa della sottomissione della vostra confessione
dell’Evangelo di Cristo » (2 Cor. 9:
13), formula pesante, dove si deve
preferire « sottomissione » a « obbedienza » perché il senso è il seguente: Dio si sottomette l’uomo non con
la legge, ma con l’Evangelo della
grazia o della giustificazione gratuita. E’ su quest’ultimo elemento che
oecorre insistere se si vuol misurare fino a che punto la grazia divina,
per Paolo, non è mai « indulgenza »
nei confronti del Male, indulgenza
che, come abbiamo detto, priverebbe il Dio della Bibbia di qualsiasi
credibilità, oggi come ai tempi di
Paolo o di Lutero.
« Morire con Cristo »
Su questa linea si rileggano soprattutto quei testi nei quali Paolo
parla della « morte con Cristo » del
neofita cristiano (Rom. 6: 1-11; senza allusione al battesimo, 2 Cor. 5:
14, cfr. Col. 2: 12). Anche qui, però,
non c’è alcuna angoscia, alcun programma di annientamento, bensì un
fatto semplice, che i corrispondenti romani dell’apostolo non possono
« ignorare ». Quest’ultimo termine
lascia intendere che essi non hanno capito bene il senso del loro battesimo. L’hanno senza dubbio rice
vuto come un battesimo ellenistico
di arricchimento e di divinizzazione. Nulla di simile nel contesto paolinico, che non tratta del battesimo
in sé bensì del fondamento dell’etiea cristiana o della vita nuova. Certo, la messa a morte significata da!
riferimento a quella di Gesù, e illustrata dal battesimo, non ha, in nessun caso, lo scopo o il potere di vendicare l'onore di Dio, di placarne la
collera o di soddisfarne le esigenze
Il fine di questa morte è altrove: essa rende possibile, ma esige, anche,
una vita nuova « con le vostre membra quali armi della giustizia » (v.
13).
Se è probabile che occorra cercare le origini terminologiche di questa « morte con Cristo » nei culti
misterici ellenistici', il significato
fondamentale ci sembra essere nettamente anticotestamentario; Dio
giudica, condanna, distrugge e fa
morire il suo popolo, ma non per
annientarlo, né tanto meno per placare la propria collera, bensì per
promuoverne un nuovo « servizio ».
Questa morte non è meno di una
nuova creazione (2 Cor. 5: 17; Gal.
6: 15).
Pierre Bonnard
' Il mondo religioso ellenistico, aH’epcca
apostolica, era caratterizzato da molti e
vari culti misterici, o iniziatici (mystes:
l’iniziato), che avevano in comune, con
il carattere segreto, per iniziati, appunto,
il fatto che si pretendeva di procurare la
"comunione” deH’iniziato con la divinità, la comunicazione della vita della divinità al mystes attraverso riti (mystéria) segreti; perciò poco prima il Bonnard parla del fraintendimento di « un
battesimo ellenistico di arricchimento e
di divinizzazione ». Mentre gli autori del
Nuovo Testamento si sono vaisi talvolta di una certa terminologia ellenisticomisterica, ma con una sostanza totalmente diversa, radicata nell’A.T., purtroppo
assai presto i nascenti "sacramenti” sono stati considerati sempre più riti "misterici”, comunicazione della vita divina;
con accentuazioni molto diverse, questa
gravissima deviazione, massiccia nell’orientamento "cattolico” occidentale e
orientale, non risparmia del tutto alcuna
chiesa, (g. c.).
7
20 giugno 1986
obiettivo aperto 7
______ VALUTAZIONI E RICORDI NEL DECENNALE DELLA FEDERAZIONE DONNE EVANGELICHE IN ITALIA
1976-86: IO ANNI DI LAVORO DELLA FDEI
Il 16 maggio 1976, a Santa Severa nasceva la FDEI, in sostituzione del comitato di collegamento dei movimenti femminili
Battista, Metodista e Valdese.
La FDEI si qualifica subito come Movimento di Donne Evangeliche impegnate a testimoniare
la propria fede nella chiesa e
nella società. Fedele al messaggio di pace, di giustizia e di liberazione delLEvangelo, la FDEI
aderisce alle iniziative volte ad
eliminare ogni forma di discriminazione fra gli esseri umani a
causa della razza, della classe,
del sesso, del credo politico o religioso.
Mei periodo denso di lotte per
una legislazione a favore della
donna, la FDEI non esitò a schierar.si con quanti rivendicavano,
per la donna, il diritto alla parità. Oggi continua ad impegnarsi
per la promozione della donna
nella chiesa e nella società, per
l’attuazione delle conquiste legislative, per la pace e il disarmo,
contro il razzismo e l’apartheid
in Sudafrica.
Sul piano internazionale, la
FDEI è in contatto con le organizzazioni femminili cristiane e
laiche. Partecipa agli incontri
promossi dalle donne europee
cristiane con proprie delegate.
In ideale collegamento con le
donne evangeliche di tutto il
mondo, la FDEI celebra annualmente la Giornata Mondiale di
Preghiera e devolve il ricavato
delle offerte ricevute ad organizzazioni italiane od estere la cui
attività risponde agli scopi della
Federazione.
La FDEI invia ogni anno, ai
gruppi femminili evangelici aderenti, materiale di studio e di documentazione sui problemi di
inaggiore attualità, oltre a riflessioni bibliche sui temi oggetto di
studio. Fra gli ultimi temi trattati: la fecondazione artificiale,
la sessualità minorile, l’ora di religione, il razzismo.
I convegni regionali si pongono come momenti di verifica e
di riflessione dei gruppi locali e
come momenti di intensa comunione fra donne della stessa fede ma di diversa denominazione.
Nell’estate del 1986, per la prima volta la FDEI organizza un
campo Studi nazionale. Il campo, a livello ecumenico ed internazionale, si svolge nel centro
giovanile evangelico di « Adelfia »
in Sicilia, dal 28 luglio al 6 agosto ed ha come tema: Idee e
realtà a confronto: essere donne oggi nella Chiesa e nella società.
Si colloca fra le iniziative recenti la pubblicazione del Notiziario, dei Quaderni, nei quali
vengono pubblicati gli studi e le
relazioni sugli argomenti proposti dalla FDEI, di manifesti, volantini, posters, cartoline sul tema della pace.
A livello nazionale, la FDEI è
presente in alcune Consulte Re
Bilancio positivo
Molti reciproci pregiudizi, di
varia naiura, cadono quando ci
si incontra, si dialoga e allora,
guarda caso, si scopre che l’altra
è diversa da come ci si immaginava e tutto sommato abbiamo
tante, tante cose in comune.
Questa è l’esperienza che feci
nei miei primi contatti con le
sorelle delle altre denominazioni evangeliche nella prima riunione che ci vide insieme, intorno al 1960, presso l’allora Istituto Betania (Scuola Biblica Femminile), nella quale era presente
anche un bel gruppo di sorelle
pentecostali che poi, man mano,
si sono ritirate nel proprio ambito.
Quella riunione avvenne in risposta ad uno spontaneo e sentito desiderio delle donne evangeliche di Roma di incontrarsi,
conoscersi e lavorare insieme.
Nell’incontrarci, nel sorriderci,
nello stringerci la mano, ci riconoscemmo veramente sorelle, legate da un amore comune e da
un comune desiderio di servire
il Signore.
In seguito si formò un comitato di collegamento, a livello
nazionale, formato dalle rappresentanti dei Movimenti Femminili battista, metodista e valdese
e da una rappresentante dell’Esercito della Salvezza, e si cominciò a mettere le basi )^r una
attività in comune. Si affrontarono e si proposero alle rispettive unioni femminili, temi che riguardavano i problemi di ^ una
testimonianza evangelica piu incisila, nella chiesa e nella
tà. L’etica cristiana, la crisi della famiglia, il problema del lavoro, l’evangelo e la nohtica furono i primi argomenti trattati.
Ci si scambiarono visite e si
allargò la cerchia di interesse
per un lavoro comune. Contemporaneamente prendeva corpo
l’idea di una Federazione, (caldeggiata anche daH’allora presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche, pastore Mario Sbaffi) che riunisse i tre Movimenti e desse alle donne uno
gionali e spesso è invitata a partecipare a conferenze e a Tavole
Rotonde.
Queste le iniziative e gli impegni della FDEI: tracciare un bilancio del decennio trascorso non
è possibile. Nel campo della testimonianza cristiana non si parla di successi o di insuccessi, di
profitti o di perdite, ma solo di
impegno coerente e corrente. La
FDEI, nella scia del passato decennio, continuerà a gettare il
pane dell’Evangelo sulle acque
di questa società ingiusta e violenta. Le donne evangeliche sono consapevoli di rispondere ad
una chiamata, alla chiamata rivolta dal Signore Gesù a tutti i
Suoi discepoli perché Gli siano
testimoni « fino all’estremità della terra », cioè fuori, nel mondo,
là dove gli umili, gli oppressi, i
deboli, gli emarginati aspettano
l’annuncio della liberazione e dell’avvento di im mondo nuovo,
nel quale la giustizia e la pace
si baciano e le armi diventano
arnesi di lavoro quotidiano. Un
mondo dove tutti gli esseri umani si riconoscano fratelli e sorelle e creature dello stesso Creatore.
Vera Velluto
« Le donne evangeliche sono consapevoli di rispondere ad una
chiamata, alla chiamata rivolta dal Signore Gesù a tutti i suoi discepoli perché gli siano testimoni “fino alle estremità della terra",
cioè fuori, nel mondo, là dove gli umili, gli oppressi, i deboli, gli
emarginati aspettano l'annuncio della liberazione e dell’avvento di
un mondo nuovo ». Nella foto: donne evangeliche in un incontro
degli anni '80.
Dove abbiamo fallito
strumento più valido e concreto
per una loro presenza nella vita
della chiesa e nella società, in
particolare nel mondo femminile. Qualche punta avanzata auspicò, addirittura lo scioglimento
dei rispettivi movimenti per formarne uno solo.
Dopo vari incontri e riflessioni
da parte dei gruppi locali, si
giunse finalmente alla realizzazione del Congi'esso costitutivo
della Federazione delle Donne
Evangeliche in Italia, presso il
Villaggio della Gioventù a Santa
Severa, il 16 ma"'’^io 1976. Erano
presenti circa 200 donne tra delegate e osservatrici; fu un incontro molto vivace e animato
dalla consapevolezza che si stava compiendo un evento molto
importante per le donne evangeliche e di riflesso anche per le
chiese.
Sono passati dieci anni da quel
giorno: che dire? Credo si possa
valutare in positivo l’attività della FDEI. Molte donne evangeliche, comprese quelle che non
fanno parte di gruppi organizzati, si riconoscono in questa attività, apprezzano e seguono gli
studi proposti per una presenza
evangelica più specifica nell’ambito della vita sociale e politica
del Paese e nei problemi della
donna in genere.
I Movimenti denominazionali
sono ancora molto attivi, contribuendo così aH’arricchimento
della vita stessa della FDEI, così
che essa non é una semplice etichetta ma è una realtà che ha
alle spalle dei Movimenti viventi
nella loro specificità. E’ una realtà che ha un compito importando e risponde agli scopi che si
era prefissa nel suo sorgere: unire le forze femminili delle chiese; essere attenta alle T>roblematiche etiche e politiche della vita
sociale; essere presente ovunque:
c’è da difendere i diritti dei deboli, degli onpressi, delle donne;
impegnarsi per la pace; essere
fedele all’Evangelo.
Elena Girolami
Dieci anni fa nasceva la Federazione Donne Evangeliche Italiane (FDEI); ima ventina d’anni prima era stata organizzata la
Federazione Femminile Valdese
(FFV), due anni dopo si avviava,
sul piano europeo, im più stretto collegamento fra le donne
cristiane delle diverse confessioni.
Ho partecipato attivamente al
periodo d’incubazione e di lancio
di questi tre movimenti e poi,
per alcuni anni, in forma ufficiale, nei rispettivi comitati direttivi. Sempre con le stesse
motivazioni: la necessità di offrire alle donne di chiesa la possibilità di stringere più saldi legami fra di loro, di aiutarsi reciprocamente a crescere insieme
e ad approfondire insieme i temi e i problemi che si dibattono intorno a noi, con particolare attenzione ai temi biblici e
teologici, di incontrarsi e di
condividere esperienze e speranze.
Moltissimo lavoro è stato fatto per decenni dai gruppi femminili nelle chiese locali (basti
ricordare che la Società di Cucito di Torre Pellice nasce nel
1835!) e questo lavoro continua
ancora in molti luoghi. Ma la
creazione di una struttura di
collegamento, pur minima, ha
permesso di ampliare gli orizzonti, di rendersi conto di problemi
più generali ed è stato un fattore di arricchimento per tutte.
Credo che se si considera l’evoluzione della situazione della
donna nella chiesa in questi ultimi vent’anni, nessuno può negare il contributo positivo recato dall’esistenza di strutture
di collegamento, che sono state
anche un importante strumento di rapporti con il movimento ecumenico nel suo insieme.
Nascite traumatiche
La nascita della FFV non è
stata semplice né indolore. Sembra incredibile, oggi, ripensare
ai timori, campanilismi, ostilità
che ieri ne hanno accompagnato lo sviluppo, sia da parte di
alcuni gruppi femminili che da
parte di talune « autorità » del
la chiesa. Anche se inTondo non
si voleva affatto «rivoluzioinare»,
ma soltanto razionalmente collegare ciò che esisteva.
L’avvento della FDEI, che pure aveva alle sue spalle l’esperienza di anni di Consiglio di
Collegamento fra donne battiate,
valdesi e metodiste, è stato ancora più traumatico: dure opposizioni, timore di perdere
qualcosa della propria identità
confessionale, rifiuto di lavorare
soltanto insieme, senza dividersi
fra il lavoro della propria organizzazione denominazionale e
quello più ecumenico.
Dopo 10 anni la situazione non
sembra molto cambiata: organismi femminili battista e valdese-metodista fanno il loro lavoro fra i gruppi della loro confessione e collaborano, sul piano
interdenominazionale, ’ in talime
attività. Il che crea doppioni,
spreco di forze e di mezzi molto notevoli per i piccoli gruppi
che noi siamo.
L’esigenza di una federazione
dì donne evangeliche sorgeva
appunto dalla consapevolezza
delle nostre scarse forze di gruppi straordinariamente minoritari sia nelle chiese che nella società italiana e dalla speranza
che unite fosse possibile dare
una più efficace testimonianza
e migliorare più ràpidamente la
posizione della donna nella chiesa. Qualcosa si è fatto, le donne hanno maggiori possibilità
di partecipazione nella vita della chiesa a tutti i livelli, ma mi
sembra che abbiamo fallito proprio sul piano dell’imità.
Le nostre differenze
sono così importanti?
Noi pensiamo spesso che le
nostre differenze sono importanti e che dobbiamo salvaguardarle ad ogni costo. Il mondo
che ci circonda aspetta da noi
una testimonianza chiara e delle prese di posizione comprensibili, biblicamente fondate, ma
non ha interesse e non capisce
le nostre puntigliose precisazioni denominazionali contrastanti
o, peggio ancora, in concorrenza. Mi sembra che ciò sia vero
per quel che riguarda la « presenza protestante » in società a
maggioranza cattoliche od ortodosse. E che sia ancor più evidente nel mondo dove i cristiani
sono sempre più minoritari,
mentre la grande maggioranza
di quelli che li circondano e che
appartengono ad altre religioni, o non ne hanno nessuna,
non capiscono molte delle differenze che a noi sembrano essenziali e che hanno l’unico risultato di offuscare il messaggio centrale dell’Evangelo che
vogliamo trasmettere.
Spesso le donne si sono trovate all’avanguardia nella ricerca dell’unità. Il Movimento della Giornata Mondiale di Preghiera, che ha cent'anni, è stato
molto importante in molti paesi nell’aiutare le donne a incontrarsi su una base comune e a
maturare insieme ecumenicamente. Il Forum ecumenico delle Donne Cristiane in Europa,
che è nato anche a causa della
insoddisfazione delle donne per
il poco spazio che le organizzazioni ecumeniche europee esistenti concedeva loro, ha sopravvanzato le chiese nell’iniziare
subito il suo lavoro con la partecipazione di donne cristiane di
tutte le denominazioni, protestanti di varie origini, cattoliche,
ortodosse. Con tutti i problemi,
le difficoltà, le lentezze che le
differenze di cultura e tradizione religiose comportano, ma anche con la gioia di costruire
qualcosa insieme, di scoprirci
spesso più vicine di quanto credessimo e con la speranza di
camminare verso un futuro, vicino o lontano non sappiamo
perché appartiene al Signore,
in cui potremo conoscere appieno l’unità di cui parla l’Evangelo.
Anche la FDEI vuole camminare su questa strada sia pur,
per ora, con una certa cauta
prudenza. I primi passi ecumenici sono stati compiuti; dobbiamo oggi tTovare il coraggio
di fare quelle scelte che ci permettano di spezzare del tutto
le barriere (magari piccole, ma
esistenti) che ci separano ancora e di allargare i nostri rapporti ad altre donne cristiane.
Fernanda Comba
8
8 eaimenismo
20 giugno 1986
____A GRENOBLE L’ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE PROTESTANTI NELL’EUROPA LATINA
Vivere in diaspora;
una spinta aila dinamica evangeiica
Come trasformare la situazione della dispersione geografica
dei protestanti nell’Europa di lìngua latina, in ima dinamica che
abbia una più sostanziale base
evangelica: questa è la domanda alla quale hanno tentato di
rispondere i 70 partecipanti alla conferenza delle Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa (CEPPLE), riunitasi a Grenoble dal 22 al 25 maggio 1986.
Venuti dal Belgio, dalla Spac
gna, dalla Francia, dall’Italia,
dal Portogallo, dalla Svizzera e
dal Quebec, i delegati dell’assemblea dovevano discutere sul tema: « Popolo di Dio nella diaspora: Quale comunità? Quali ministeri? Quali cambiamenti? ». tutto questo partendo da 5 giiippi
di lavoro: Chiesa domestica; Ministeri itineranti; nuovi ministeri; una nuova comunità; ser
vizio diaconale.
Malgrado la diversità di provenienze dei partecipanti, sono
apparsi alcimi punti comuni: la
dispersione geografica dei protestanti, nei paesi a maggioranza
cattolica, è percepita come una
minaccia, piuttosto ohe come
una occasione di lavoro; le chiese (istituzioni e fedeli) restano
ancora molto tradizionali, poco
inclini a rischiare nuove forme;
il ministero per antonomasia resta quello pastorale, i ministeri
specializzati sono delle eccezioni; alcune nuove esperienze sono
tentate tuttavia in luoghi diversi (Chiesa domestica, centri culturali, foyer per emarginati, comunità non parrocchiali, ministeri itineranti, ecc.).
Nel suo intervento, il pastore
Jean Tartier, di Montbéliard
(Francia), presidente della ses
IMPRESSIONI DEI PARTECIPANTI
Accettarsi diversi
Siamo stati alla conferenza
della CEPPLE. Era la nostra prima esperienza; pur partecipando da tanto tempo ad attività
intemazionali ecumeniche, l’assemblea delle chiese evangeliche
dei paesi protestanti di lingue latine è stata per noi un’esperienza
cfiversa, sia perché ci siamo sentiti tra fratelli che veramente
hanno i nostri stessi problemi
e cercano di viverli, come noi,
in forme nuove o che vogliono
rinnovarsi; sia perché il tema
dell’Assemblea: Popolo di Dio
nella diaspora: Quali comunità?
Quali ministeri? Quali cambiamenti?, ed il modo di svolgerlo,
attraverso dei gruppi di lavoro
basati sul vissuto di nuove forme, aveva stuzzicato in noi sin
dal principio quella curiosità e
queU’interesse che ti viene dal
veder trattare i tuoi problemi
in ima rnaniera che si preannuncia pratica, la più pratica possibile.
E così è stato. Tutto, dallo
Studio Biblico tenuto dal prof.
Daniel Marguerat di Lausanne
su Luca 10: 1-12 e 25-37, allo
svolgimento dei cinque laboratori-gmppi di lavoro, alla plenaria finale per la sintetizzazioneconcretizzazione del lavoro, tutto è stato vissuto in una atmosfera concreta, per dare un volto a 'paure e fantasmi’ che ci
portiamo appresso nelle nostre
comunità tradizionali, e per cercare di trovare almeno la maniera pratica di esorcizzarli.
Ottima la presenza dei membri delegati da 23 chiese di 6
paesi latini (Spagna, Portogallo,
Francia, Belgio, Svizzera, Italia)
con una rappresentanza del (juebec; la Chiesa Evangelica Italiana era presente con delegati della Tavola Valdese : Gianna Sciclone, Giorgio Girardet, Marcella Gay, Marcella Giampicooli,
Paolo Bogo: questi ultimi due
in veste di animatori del Laboratorio Chiesa Domestica; Daniele Baglio e Gigi Capuano per
la Chiesa Metodista; Michele Foligno per la Chiesa Battista; Piero Bensi tra gli osservatori e
Aldo Sbaffi membro del team di
continuazione.
I cinque Laboratori (Chiesa
Etomestica, animato dal gruppo
di Cinisello Balsamo; Nuove Forme di Comunità, animato dal
Gruppo GOSPEL di Neuchâtel;
Senózio Diaconale, animato dalla COMUNIDAD CRISTIANA di
Madrid, comunità che si interessa del reinserimento dei tos
sicodipendenti; Ministeri Itineranti; Nuovi Ministeri) avevano
per scopo quello di mostrare le
possibilità che offre il Vangelo
nei suoi modi espressione, nell’amore e la riconciliazione in
chiave attuale, al di fuori della
comunità - Chiesa tradizionale,
quella che si riunisce attorno al
campanile, e che funziona la domenica per il culto, e non funziona, cioè non serve, nelle istanze di tutti i giorni, cioè, per la
diaspora, nella riabilitazione di
giovani drogati, nell’assenza-isolamento, nella creazione di nuovi valori o nell’accettazione cristiana di essi. In concreto, la
Comunidad Cristiana di Madrid
ci ha mostrato che la disintossicazione è e deve essere uno dei
luoghi di servizio diaconale, uno
tra i più importanti, dato che riguarda uno tra i più grossi problemi attuali, e che la chiesa deve farsi carico di questo grosso
gesto d’amore verso dei fratelli,
che, anche se non lo richiedono,
hanno bisogno di un aiuto ben
concreto. Cinisello ci insegna la
comunità non impositiva, la comunità rifugio di quartiere che
è casa ed anche chiesa; Gospel è
lo sforzo di accettarsi diversi ed
in mutamento. Ministeri itineranti ci insegnano a vivere la
nostra fede con nuovi stati d'animo, nell’apertura a differenti
ambienti, nel desiderio di servire a discapito ed oltre i limiti
della comunità che si riunisce
attorno al campanile, segno di
nuove soluzioni e dinàmismi.
Nuovi ministeri, anche questi
non sono indotti, ma accertati,
nascono perché rispondono ad
esigenze e bisogni esclusivamente attuali.
Ecco come essere chiesa in
una situazione di marginalità,
di minoranza, una comunità che
ha bisogno del confronto concreto e perpetuo con la realtà;
deve addirittura andare avanti
al dato concreto ed attualizzato, come nel caso della diaconia-prevenzione, un compito che
appartiene a tutti i membri della stessa comunità, e tanto urgente e necessaria, soprattutto
nella nostra società che fagocita
ed espelle tutto in attimi, ed ha
bisogno di creare del nuovo anche e soprattutto sulla pelle della gente: compito della chiesa
in diaspora è di essere attenta
a cogliere elementi positivi e
negativi della società.
Daniele Baglio
e Gigi Capuano
sione, ha sottolineato la necessità di lottare contro « le nostre
paure ed i nostri fantasmi », e
di lavorare ad un cambiamento
di mentalità per trasformare la
diaspora in «mobilità di spirito».
Dal canto suo, il professor Daniel Marguerat di Losanna, partendo dalla lettura di Luca c.
10, ha mostrato che la diaspora
è Li realtà la giusta forma di
comunità cristiana: Gesù invia
in missione, la dispersione « è
dettata dal Regno di Dio che
viene ».
La CEPPLE è impegnata da
quattro anni in una rifiessione
sulla diaspora.
Per i delegati dell’assemblea
di Grenoble, è oggi evidente che
le chiese-membro non possono
più scansare l’interrogativo sulla scelta di una strategia da seguire: soddisfare i bisogni di
consumo religioso o stimolare
la coscienza missionaria dei
propri aderenti, o, secondo il
modo d’esprimersi di uno dei
partecipanti: essere una chiesa
di missione o una chiesa di riproduzione.
Nella discussione sull’avvenire
della CEPPLE, è stato proposto che siano presi contatti con
le chiese protestanti dei cantoni
del Ticino e dei Grigioni (Svizzera), della Grecia e della Romania.
La CEPPLE riunisce 23 chiese
protestanti del Portogallo, della
Spagna, dell’Italia, della Francia,
della Svizzera e del Belgio, cioè
chiese che, con l’eccezione della
Chiesa della Svizzera Francese,
si trovano in situazione minoritaria e dunque di più o meno
grande disseminazione.
E’ stata fondata una trentina
d’anni fa per offrire un luogo
d’incontro specifico. Permette
scambi, dialoghi, interpellanze,
confronti, incoraggiamenti, amicizia.
La conferenza è animata da una équipe detta ”di continuazione”, che viene rinnovata dopo
ogni assemblea. E’ il pastore
Umberto Capo, della Chiesa Evangelica Spagnola, che ne è stato eletto presidente per il prossimo quadriennio. La segreteria
è assicurata da un membro della
chiesa di Francia. Un messaggio è stato indirizzato dai delegati alle chiese-membro. La
prossima assemblea della CEPPLE avrà luogo in Spagna nel
1990,_____________________
_____________________S.A.E.
Ecumenismo
e catechesi
Dal 26 luglio al 3 agosto si
terrà a La Mendola (Trento) la
24* sessione di formazione ecumenica organizzata dal Segretariato Attività Ecumeniche (S.
A.E.), presieduto da Maria Vingiani, membro del Segretariato
CEI per Tecumenismo e il dialogo. Il tema di quest’anno è:
« Ecumenismo e catechesi ». Tra
i relatori di parte evangelica
compaiono due professori della
Facoltà valdese: Bruno Corsani
e Paolo Ricca e due pastori battisti; Paolo Spanu e Piero Bensi. Anche nei gruppi di studio
(sono una dozzina e spaziano
daH’ebraismc nella catechesi ai
problemi dell’insegnamento della religione nella scuola di Stato) accanto a studiosi e teologi
cattolici, ortodossi ed ebrei saranno presenti alcuni pastori evangelici: Bruno Ccstabel, Renzo Bertalot. Alfredo Sonelli, Saverio Guarna, Giuliana Gandolfo, Emmanuele Paschetto, Teodoro Fanlo y Cortes, Thomas
Soggin.
Messaggio alle
Di fronte alle sfide del nostro tempo, le chiese sono chiamate a vivere l’Evangelo in un modo nuovo.
Protestanti dei paesi latini d’Europa, abbiamo imparato a
conoscerci meglio attraverso il reciproco scambio di informazioni su esperienze locali vissute: Chiesa domestica, servizio di
foyer per giovani in difficoltà, nuove forme di comunità, ministeri nuovi ed itineranti. Abbiamo costatato che ci troviamo di
fronte ad esperienze molto diverse da una comunità all’altra.
Ma vi ci siamo portati da una visione comune: quella della
diaspora, come situazione comune della chiesa.
Questo stato di dispersione, — geograficamente evidente per
le Chiese molto minoritarie, ma anche sociologicamente presente
nelle chiese moltitudiniste secolarizzate —non è una fatalità,
ma l’espressione della volontà di Cristo che manda il popolo ad
inseminare i Suoi segni di liberazione nel mondo.
Non dobbiamo dunque lasciarci paralizzare da attitudini di
ripiego né dai rischi che le innovazioni ci fanno correre: Tensioni, divisioni, sparpagliamento, fallimenti...
Spogliandoci dai nostri schemi rassicuranti e dai nostri momodelli clericali, siamo chiamati ad essere servitori all’immagine
del Cristo in un mondo che si esprime sempre in termini di sapere, d’avere e di potere.
Così, all’ascolto dei bisogni, delle sofferenze e delle realtà
che ci attorniano, e disponibili all’azione dello Spirito Santo, potremo manifestare più apertura, coraggio e solidarietà, lasciando
sorgere nuove forme di ministeri nella comunità.
Crediamo che la situazione di diaspora rinnoverà la coscienza missionaria del popolo di Dio mettendolo in movimento al
servizio desìi uomini. Attraverso questo cambiamento di mentalità. speriamo che la Chiesa ridiventerà vienamente il luogo dove
ogni cristiano potrà equipaggiarsi per la testimonianza in varale
ed in atti.
Facendo questo, abbiamo la certezza che, fedeli alla sorgente della nostra fede ed all’eredità della nostra storia, situati, ognuno là dove il Signore ci ha posti come testimoni, ci sarà dato dì
vivere nella gioia e confidenza questi momenti di cambiamento,
e vi esortiamo a condividere con noi questa speranza.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Claudio Pasque! e Susanne Labsch
Evangelici americani
visitano parlamentari
(CELSA) — Il Comitato comune delle chiese americane
contro l’apartheid si è unito all’appello del CEO per una giornata mondiale di preghiera contro l’apartheid fissata per il 16
giugno e ha lanciato un’azione
che condurrà il 14 giugno rappresentanti delle chiese americane a visitare nei loro uffici i membri del Congresso di
25 stati americani con lo scopo
di promuovere nuove iniziative
dì legge contro i contatti economici e culturali degli USA
con il SA.
In carcere
per ’’proselitismo"
(voce) — Un tribunale ad Atene ha condannato tre missionari evangelici, un americano,
un inglese ed un greco a tre anni e mezzo di reclusione per
’proselitismo’ e ’tentato rapimento di minorenne’. I tre erano collaboratori di una nave
evangelistica che percorre le coste del Mediterraneo. La Grecia ha conservato pesanti restrizioni contro coloro che inducono greci ortodossi a cambiare la loro confessione. Proteste di tutto il mondo evangelico raggiungono la Grecia per
questa sentenza contro la quale
sarà fatto ricorso. I cristiani
non-ortodossi della Grecia au
spicano che la pubblicità di questo processo aiuti ad abolire la
legislazione restrittiva per chiese e comunità non-ortodosse in
Grecia.
Il caso
Waldheim
(soepi) — Il congresso internazionale ebraico ha chiesto al
Vaticano ed al Consiglio Ecumenico delle Chiese di pronunciarsi a favore di un’indagine
sul passato di Kurt Waldheim,
ex Segretario generale dell’ONU
è candidato per le elezioni del
presidente dell’Austria. Waldheim è stato accusato da alcuni
giornali e gruppi ebraici di aver
partecipato a crimini di guerra
contro ebrei.
Ecumenismo
spaziale
(soepi) — A Strasburgo, organizzata dall’Associazione Mondiale per la Comunicazione Cristiana, è stata fondata la ’Conferenza Ecumenica Europea per
i Satelliti’ alla quale aderiscono
dieci paesi europei ed il Canada. La commissione stabile di
lavoro di questa conferenza è
stata incaricata di aprire un ufficio a Bruxelles che dovrà occuparsi delle questioni che
emergono dal progresso della
tecnologia nel campo delTinformazione.
9
20 giugno 1986
cronaca delle Valli 9
Tempo di
mundial
CASE PER ANZIANI
Deficit di gestione crescenti
che preoccupano per il futuro
La strada delle convenzioni con l’Ente Pubblico è libera da ostacoli Se l’ospite non può pagare il servizio, paga soltanto la chiesa?
Al posto dello zoo
un centro per la cura
degli animali
La domenica delle Palme, il
sermone del pastore Toum fu
molto duro nei confronti dei
confermandi di Torre Pellice, e,
più in generale, dell'intera comunità. Il motivo: i catecumeni
dell’ultimo anno avevano chiesto di spostare la riunione nella
quale avrebbero dovuto redigere
la loro confessione di fede, perché quella sera c’era in televisione la partita della Juventus.
La predicazione di quella domenica diceva in sostanza: i
bambini non scelgono mai, ma
arraffano tutto quello che gli
capita a portata di mano; le persone mature, invece, sono quelle
che sanno scegliere. Il che vuol
dire prendere qualcosa e rinunciare a qualcos’altro, insomma:
saper decidere cos'è importante
e cosa non lo è. E ciò — concluse Tourn — è tanto più necessario per chi è un credente in Gesù Cristo.
Da allora è passato un paio di
mesi,^ ed è arrivato il Mundial
messicano a occupare i televisori e le menti della gente. Puntualmente, il caso dei catecumeni di Torre si è riproposto in
ùhiieHo altri due episodi, senza
p-er altro che si levassero voci
di rimprovero. Uno di questi episodi è ben noto: è accaduto martedì giugno, data della partita Italia-Corea, quando il Consiglio comunale di Torino ha tenuto una grottesca seduta con
banchi semideserti, e i consiglieri che rientravano trafelati
in aula solo al momento delle
votazioni e delle verifiche del
numero legale. Lo stesso giorno
— questo è meno noto — il concistoro di un’importante chiesa
delle Valli ner lo stesso motivo
ha rinviato la sua riunione.
Sorgono spontanei dei dubbi.
Innanzitutto: perché solo i catecumeni hanno dovuto subire
una reprimenda pubblica? Non
si corre il rischio di pretendere
— come spesso accade — solo
dai più deboli il massimo del rigore?
E ancora: è proprio necessario tutto questo rigore? Forse
l’ordine del giorno di quel concistoro poteva aspettare senza
danni un paio di giorni. E, se le
cose stavano così, non era forse
giustificato rinviare la riunione?
In ogni caso — anche questo va
detto — molto meglio rinviare
che fare come a Torino, dove si
è discusso (si fa per dire) e sono state prese delle decisioni nel
■disinteresse, anzi, nella latitanza generale.
Non è certo questa la sede per
mettersi in cattedra e distribuire torti e ragioni. Ma si possono
forse tentare alcune riflessioni.
E' chiaro, intanto, che stabilire
delle priorità e comportarsi di
conseguenza è cosa difficile non
solo per bambini e adolescenti,
ma per tutti. In questo quadro,
era forse troppo severo il rimprovero rivolto ai catecumeni di
Torre la domenica delle Palme.
Troppo severo, ma non ingiusto, perché ha messo il dito in
una delle piaghe della nostra società. E il richiamo all’esigenza
di saper scegliere in modo responsabile sarà forse compreso
in futuro da questi giovani più
di quanto non lo sia stato oggi:
quando, in un mondo dove quasi tutti si lasciano guidare dal
caso, o dalle mode, si troveranno di fronte a scelte ben più
grandi di quelle fra una riunione e la partita, ripenseranno forse in modo diverso al sermone
della loro confermazione.
Paolo Fiorio
L’ultima Conferenza Distrettuale, svoltasi a Perrero, non ha
discusso problemi e prospettive
delle opere assistenziali del Primo Distretto. Non c’è stato il
tempo e non c’è stato modo
di farlo, salvo che su im punto.
E' emerso durante il dibattito
un dato significativo e preoccupante (che già conoscevamo ma
che sorprende sempre) ovvero la
questione dei « deficit gestionali » che gravano su ciascuna delle nostre opere assistenziali. In
sostanza — questo il discorso —
benché oggi la nostra chiesa sia
fortemente proiettata nelle varie
ristrutturazioni dei suoi Istituti,
non bisogna dimenticare che accanto al "nuovo” esiste il vecchio problema di un deficit che,
di anno in anno, si trascina nei
bilanci. Per esempio il Rifugio
Carlo Alberto — che a fine luglio inaugura la sua nuova, spaziosa ala — si porta dietro un
deficit di gestione di duecentocinquanta milioni.
TORINO — L’Assessorato alla
Caccia e Pesca della Provincia
di Torino, alla luce della situazione che si è creata circa il personale dello zoo che rimarrebbe totalmente disoc'cupato qualora si pervenisse alla chiusura
dello zoo stesso, ha inviato al
Sindaco di Torino la seguente
lettera:
« Caro Cardetti,
ho visto sui giornali di questi
giorni la protesta dei dipendenti
dello zoo, la cui chiusura è prevista tra un mese.
Tra i compiti della Provincia
c’è anche quello della possibile
costituzione di un centro di riabilitazione degli animali feriti,
ritrovati sul territorio dai nostri agenti venatori (art. 29 legge reg.le 17.10.79 n. 60).
L ingresso d^l Rifugio^ Carlo Alberto’, imo dei più antichi Istituti
assistenziali della Chiesa Valdese in fase di ristrutturazione e
modernizzazione.
La famosa eredità Bellion volge ormai al termine e non si sa
più molto dove attingere per far
fronte ai costi crescenti dell’Istituto. L’Asilo Valdese di Luserna
San Giovanni — esempio raro di
architettura funzionale che ha
saputo coniugare stile moderno
e antica atmosfera del borgo —
ha chiuso il 1985 con centodiciotto miloni di deficit che nel 1986,
saliranno a duecentoventi. A San
Germano Chisone, l’Asilo dei
Vecchi, che per problemi di ristrutturazione ha oggi ventuno
ospiti in meno, presenta anch’esso un deficit gestionale ragguardevole ma contenuto dal "pacchetto” di posti convenzionato
con rUSSL 42.
popolazione residente sul territorio di competenza dell’USSL.
« Al Rifugio Carlo Alberto —
nota un'operatrice sanitaria che
ha preso parte alla Conferenza
Distrettuale — nel 1985 avevamo
soltanto 15 ospiti che potevano
pagare la retta completa; per la
stragrande maggioranza dei 72
ospiti ci sono grossi problemi
economici, basti pensare a tutti
quelli, e non sono pochi, che non
arrivano con la loro pensione
alle trecentomila lire al mese ».
di ogni nostro singolo Istituto.
Certo che se in questa situazione una parte del deficit venisse alleggerito attraverso convenzioni con rUSSL, nessuno sarebbe contrario. C’è solo da chiedersi come mai si è giunti con tanto (ritardo a riflettere su questo
importante problema.
Giuseppe Platone
Colgo pertanto l’occasione per
proporTi un incontro per adibire una parte dello zoo attualmente esistente e Tutilizzazione
di una parte di questi dipendenti per costituire insieme questa struttura del tutto inesistente sul nostro territorio.
Tieni conto, tra l’altro, che
già attualmente la Provincia
utilizza le strutture dello zoo
per questi compiti e la chiusura dello stesso priverebbe la
Provincia di questa preziosa collaborazione ».
PRAROSTINO
Buona volontà
Convenzionare
dei posti
« E’ arrivato il momento — ha
detto il pastore Bruno Bellion,
durante i lavori della Conferenza
Distrettuale — di studiare la possibilità ài convenzionare alcuni
posti letto dei nostri Istituti con
l’USSL 43, proprio perché vengano riconosciuti e quindi pagati
dall’Ente pubblico i servizi che
i nostri Istituti assistenziali offrono alla popolazione che più
ne ha bisogno ».
Chiaramente i doni delle chiese, benché spesso generosi, non
sono sufficenti — nella loro episodicità — a colmare i deficit
deirordine di centinaia di milioni. Sicché la strada delle convenzioni con rUSSL — richiamata
con chiarezza dal rappresentante della Tavola Valdese, pastore
Bellion — appare, accanto ad altre soluzioni, la più ragionevole
(anche se non esclusiva) almeno
per quel che riguarda la parte di
Come uscirne? « Vorremmo —
aggiunge il dinamico Gobello dell’Asilo Valdese di Luserna San
Giovanni — metterci a tavolino
con l’attuale amministrazione
dell’USSL 43 e la cosa sembra
fattibilissima poiché esiste buona volontà da entrambe le parti,
e promuovere una serie di convenzioni per posti letto nel nostro Istituto pensando soprattutto ai non abbienti ».
Sembra dunque riproporsi con
più urgenza e determinazione, la
soluzione d’intesa con l’Ente
pubblico di convenzionare alcuni
posti nei vari Istituti e garantire un tetto minimo economico,
almeno per i non autosufficienti
residenti sul territorio. Ma accanto a questa linea, che abbiamo segnalato sulla base di alcuni interventi colti in diverse sedi,
la responsabilità maggiore grava
sempre sulle chiese. Esse infatti,
in questa fine degli anni '80, non
sono solo chiamate a fare il massimo sforzo per realizzare la ristrutturazione e la ricostruzione
di alcuni Istituti (ricordo che
rOspedale Valdese di Torre Pellice è in pieno cantiere e da
quello che si vede pare venir
fuori un bellissimo edificio, il
nuovo Asilo dei Vecchi di San
Germano potrebbe essere pronto
per la primavera del 1988), ma a
far fronte al deficit di gestione
I rischi del nucleare
Il ricordo della resistenza nel
pinerolese organizzato ogni anno dal Comune di Prarostino e
dalTANPI di Pinerolo è da sempre legato a questioni di attualità. Così quest’anno ex partigiani, autorità riolitiche e popolazione si sono riuniti per discutere una questione importante:
i rischi del nucleare.
Prarostino è dal 1984 zona denuclearizzata a significare una
volontà di pace della sua popolazione ed i cartelli lo ricordano al visitatore. « Il nostro obiettivo — ha detto il sindaco Mario Mauro, aprendo la manifestazione — è quello di sviluppare azioni comuni tra gli enti locali che hanno sottoscritto nel
’77 l’impegno antifascista per far
sì che il progresso scientifico non
si trasformi in una terribile arma di morte e di distruzione ».
E l’invito del comune ricordava come il disastro di Chemobyl ha coinvolto tutti i cittadini
« in una crisi che ha toccato le
più elementari e normali attività e necessità quotidiane: il nutrirsi, il bere e il resipirare ».
AlTinvito sono accorse circa
3(X) persone che hanno potuto
ascoltare alcuni esperti sui rischi del nucleare: il dr. Cortis
sone dell’Enea (« occorre prestare maggiore attenzione ai rischi»)-, il dr. Podio («il nucleare non va demonizzato, esistono anche altri rischi e più gravi»); il dr. Narcisi («le radiazioni ionizzanti sono pericolose
non solo per chi le riceve, ma
anche per le generazioni future »).
Il dibattito ha richiesto molte
spiegazioni ed ha evidenziato come gli stessi tecnici siano divisi
sui rischi che corre la popolazione, ma che, comimque, non
si conoscono ancora gli effetti
a lungo termine sull’uomo.
Concludendo il dibattito l’assessore regionale all’ecologia e
all’energia, Maccari, ha sottolineato come l’energia nucleare
sia necessaria per l’attuale modello di sviluppo italiano ed ha
annunciato una iniziativa della
Regione per una conferenza delle regioni alpine (Piemonte, Valle d’Aosta, Savoia, Svizzera) interessate alla sicurezza degli impianti nucleari.
Un conve^o che ha aperto
più problemi di quanti non ne
abbia risolto, ma che evidenzia
una sensibilità sociale di un piccolo comune delle nostre valli.
G. G.
una libreria - due speciaiizzazioni
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10
10 cronaca delle Valli
20 giugno 1986
____ relazione sulla ATTIVITÀ’ 1985
L’importante
funzione dell’Uliveto
Nel 1985 all'Uliveto abbiamo
proseguito sostanzialmente il lavoro dell’anno precedente; la linea di tendenza e in più concreto i programmi che abbiamo
portato avanti, sono stati quelli
del 1984, dove è stato possibile
abbiamo reso più incisivo il nostro intervento.
Con qualche avvicendamento
il numero degli ospiti e la tipologia sono rimasti costanti.
In linea generale tutti gli inserimenti esterni (scolastici e
non) sono proseguiti mantenendo sempre stretti contatti con
gli operatori delle varie strutture per una programmazione comune del lavoro.
Tutte le nostre scelte sono
andate nel senso di una maggiore integrazione sociale degli ospiti per cui abbiamo sempre
cercato di inserirli in ambienti
stimolanti e « sani ».
Anche airinterno dell’Istituto
abbiamo tentato di modificare
l’ambiente per renderlo più adatto alle esigenze degli ospiti, ricavando inoltre nuovi spazi per
le attività.
Vogliamo però sottolineare
che la nostra struttura è ancora
estremamente carente sia di spazi che di servizi; vorremmo tanto che queste lacime potessero
essere colmate al più presto; c’è
da aggiungere che, a causa della
tipologia dei ragazzi l’usura del
materiale è grande e questo, naturalmente, è un problema notevole.
Tra il personale educativo ci
sono stati alcimi avvicendamenti che non hanno però causato
gravi problemi di scompenso
nel gruppo di lavoro, il personale di servizio invece è rimasto
stabile. I volontari in tutto l’arco dell’anno ci hanno dato un
appoggio sostanziale sia in campo educativo che per i servizi
generali.
Quest’anno si è concluso il
corso di aggiornamento per il
personale educativo mentre continua quello di formazione permanente che permetterà il passaggio di livello agli educatori,
ma che soprattutto ha dato nuove e più solide basi per costruire l’intervento con i ragazzi.
Continua la collaborazione con
i tecnici della USSL 43 Comunità Montana che seguono da vicino il nostro lavoro portandoci, a seconda delle competenze,
la loro esperienza.
Il 1985 è stato caratterizzato
da una maggiore apertura verso
la Comunità, in particolare con
quella di S. Giovanni. Con Pinerolo invece è proseguito un
rapporto ormai di vecchia data.
Vorremmo dire che apprezziamo quello che la Comunità di
S. Giovanni sta facendo per lo
inserimento di due nostre ospiti
nella Cerale e nella Società di
cucito. Non dimentichiamo però tutto l’appoggio che costantemente ci danno l’Unione Femminile di Pinerolo e la Comunità tutta.
Il Comitato ha costantemen
te seguito l’andamento gestioj^ale dell’Istituto.
' ' Molto spazio è stato ancora
riservato ai problemi di manutenzione ordinaria con particolare riferimento alla prevenzione
incendi, mentre i progetti per
una più radicale sistemazione
di alcuni locali nonché l’opera
di ristrutturazione dell’intero
immobile hanno dovuto, per
mancanza di mezzi finanziari,
essere accantonati in attesa di
tempi migliori.
I rapporti con la Provincia
di Torino, a livello amministrativo, sono stati tenuti dal Presidente insieme ad altri membri
del Comitato di volta in volta
designati.
L’anno 1985 ha risentito in
modo massiccio delle scelte fatte dal Comitato nell’anno precedente, non adeguatamente seguite dall’Ente pubblico sul piano economico e finanziario. Infatti la retta autorizzata dalla
Amministrazione della Provincia
di Torino, inferiore a quella richiesta, non è stata sufficiente
alla copertura delle spese generali e del personale per cui l’esercizio si è chiuso con un disavanzo, solo in parte coperto da fondi precedentemente accantonati.
La generosità delle Chiese e di
amici hanno in parte contenuto
il problema, consentendo nel
contempo il rinnovo di attrezzature obsolete.
Alcuni incontri hanno già avuto luogo con l’Assessore alla
Sicurezza Sociale e con i funzionari amministrativi della Provincia di Torino per mutare radicalmente la situazione. Siamo
in attesa di decisioni.
Certamente la carenza di mezzi finanziari ha come risvolto un
ridimensionamento di tutto il
lavoro impostato a favore degli
ospiti, cosa che mortifica il Comitato e gli operatori tutti.
Concludiamo però dicendo
che nonostante le enormi difficoltà che ogni giorno incontriamo e per prima quelle finanziarie, l’atmosfera che regna all’Uliveto è serena e costruttiva.
• Domenica 22 giugno dalle
ore 15 l’Uliveto organizza presso i suoi locali in Luserna S. Giovanni (Strada Vecchia S. Giovanni 93) una «festa» alla quale sono invitati i membri delle
nostre comunità, gli amici tutti.
E’ una buona occasione per approfondire la conoscenza con
questo istituto.
Lotta aH’apartheid
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Lunedì 16 sera, presso la Sala Albarin, organizzato dal Consiglio del Primo Circuito un’ottantina di persone hanno partecipato al culto di solidarietà col
popolo sudafricano. Durante il
culto si sono potute ascoltare
musiche sudafricane eseguite
dal ’Coretto’. La colletta della
serata (L. 300.000) è stata inviata al ’Coordinamento nazionale
di lotta contro l’apartheid’.
GENTE DI VALLE - 6
Chi vi salga oggi, deviando
a sinistra dopo la bella piazza
di Luserna verso il vallone
dei Rorenghi, sa d’inoltrarsi
nella verde frontiera pressoché incontaminata della provincia di Torino, che, sul biscione di strada comoda, ti
porta in una decina di chilometri a Pian Prà: quota 1152.
Ma per lo più non sa che
quelTaria fina, filtrata da pinete e abetaie crespe come ai
primordi, quell’acqua purissima, quel civile riserbo della
gente, son frutto d’antica storia di libertà.
Su « Itinerari alle Valli
Valdesi » di Baret, Benech e
Genre - A.I.P., 1983 - {la cui
prima proposta titola: Rorà,
Rifugio Valansa e Pian Prà)
a dire di codesta Storia, proprio con la S maiuscola, è già
illuminante il cenno introduttivo di Coisson sui massacri
secenteschi, le nefande « Pasque Piemontesi », e la resistenza d’allora che vide « Giosuè Janavel, un contadino di
Rorà, come capo della guerrigUa, e Giovanni Léger, pastore, che con i suoi scritti e
i suoi viaggi all’estero seppe
attirare l’attenzione delle nazioni protestanti su questo
piccolo popolo persesuitato...».
Storia ohe ha impastato,
strutturato, allevato un popolo, una Gente, la quale della
libertà propria e di tutti ha
di, nel '78, come dire ieri l’altro. S’era sul finire deil’estate
o già airinizio deH’autunno,
quando lassù indugia sovente
il mare di nuvole che, dipanandosi dal piano, ruba essenze al bosco e profumi all’ultimo fieno, restituendoli in
pioggia agli alpeggi di Valansa. Ricordo il periodo perché
lungo la strada, ormai "cilindrata" e asfaltata, là dove i
terrazzi di prato calano a contrafforte sui muri di pietra a
secco, che l’architetto si fermava estasiato a mirare, i valligiani stavano sistemando fitte fascine, ben fermate al terreno. Da sempre argine naturale per la corsa delle castagne che presto avrebbero cominciato a donarsi, cadendo
da quelle meraviglie d’alberi.
Avevo detto a Bacco del castagno dei Morel, bicentenario, sproporzionato tra la
grossezza del tronco e la sottigliezza degli ultimi rami protesi come fili oltre i groppi
reumatici.
— Ma che le raccattano a
fare, se nessuno le mangia
più? — cicalava queirarchitetto, vero topo di città.
— Intanto non è così vero.
Qualche bella padellata di caldarroste si fà pur sempre per
la gioia dei bambini; poi,
quassù, molti mangiano ancora, a sera, le ballotte nel latte.
do che mi preme appuntare
è altro, degli anni sessanta.
Imperversava quel clima politico che, con la strage di
piazza Fontana a Milano, apriva il periodo niù nero nella
storia della repubblica. Gli
« anni di piombo » partono di
là, da quel complesso di trame e avvenimenti delittuosi,
tesi a destabilizzare, a ricacciarci indietro di trent’anni, a
vanificare conquiste civili e
sociali di cui il Paese va fiero.
Levatrice piazza Fontana,
segue il battesimo di piazza
della Loffcria a Brescia, e la
trama nera cresce, devasta
corpi e coscienze per vent’anni; verrà a galla soltanto con
la scoperta della massonica
P2, quando cioè rinquinamento politico-ideologico e la
commistione: terrorismo nero e rosso, apparati dello Stato, malavita organizzata,
avranno messo a nudo le piaghe antiche, che ci avevano
già regalato il fascismo, e le
nuove follìe anarcoidi.
Allora, proprio allora, insieme al disegno inquinante
inizia una grande battaglia
civile di cui possiamo andar
fieri. E inizia se non sottovoce. con nomi d’avvìo per lo
più sconosciuti: Pinelli, Vaipreda, Camilla Cederna.
« A Milano, quel giorno era
caldo / ma che caldo, che caldo faceva / brigadiere apra
Le case della libertà - I
fatto « la nobiltà che scende
per li rami », per dirla col
gran padre Dante.
Pian Prà: la strada s’inerpicava, strettina, per un declivio sassoso, fiancheggiato da
prati e folto ceduo. Per buon
tratto non una casa, né un orto, o campo. In qualche punto si biforcava, un braccio di
qua, l’altro di là d’un masso.
Ci salii varie volte, sempre
pranzando ottimamente dai
Paschetto in quell’hotel-chalet
che piacerebbe a Ceronetti.
La prima volta fu con difficoltà: la mia Carolina, una
cinquecento vecchiotta, oltretutto gravata dal prezioso carico di mia figlia e di colei che
mi rese padre, arrancava sospirosa. Suppergiù a metà
strada avevamo fatto tappa
per rendere visita a « Paolo »,
come dal lontano '44 continuo a chiamare Antonio Giolitti, allora in vacanza nella
simpatica villetta del notaio
Bertolé, altro caro amico dei
tempi eroici.
Vi tornammo alcuni anni
dopo, in folta parentela, per
una di quelle rimpatriate che
figurano in ogni albo di famiglia che si rispetti. Chiacchiere, manate sulle spalle, risate,
commossi « ...ti ricordi?... »,
fotografie di gruppo: c’erano
ancora nonno Lele e Ada dei
miei, e si festeggiava non so
più che, forse un breve rientro di Tonton Odin dalla Provenza.
Ci fui poi con rarchitetto
Bacco, quando s’era ipotizzato l’acquisto dell’ex colonia
valdese, quale casa-vacanza,
per il programma « estate/
ragazzi » del Comune di Torino. Ma questo molto più tar
E poi... per fortuna non è più,
la povera castagna, il cibo
base, insieme alla patata, del
montanaro, ma un ottimo alimento sì e ben tollerato da
chi come noi fà ancora un
po’ di moto. Aggiungi che non
è avvelenato come i cibi che
la stupidità e la cupidigia dell’uomo ti impongono col consumismo, e infine « non si sa
mai », come da secoli insegna
ai figli ogni buon capofamiglia ebreo.
Velature di nebbia impedivano d’ammirare l'inverso ormai in piena luce: sarebbe
stato uno spettacolo vedere il
trionfo di colori, dal giallo-oro
al rossigno, ma tanto ciò che
si doveva si era visto. Al bivio
della Ronch, deviando verso
sud, eravamo stati alla « colonia ». Percorsi un centinaio
di metri, s’era parato sulla destra un bel cortile-prato e la
casa. Un paio di coppie vi trascorrevano le vacanze: stavano, quando arrivammo noi,
preparando una deliziosa marmellata di mirtilli e la gelatina di ribes, che ci offrirono in
assaggio. Girammo in lungo e
in largo le stanze al primo
piano, sanissime e adatte a
due camerate e due stanzette
per gli assistenti; c’era da riattare il piano terra per cucinarefettorio-dispensa e, sul fianco, la legnaia. Bacco s’era
messo a far conti: tanto per
il nuovo impianto dell’acqua,
tanto per luce e telefono, tanto qui, tanto là, sparando cifre da ente pubblico ma, in
complesso, favorevole all’operazione che poi però non andò in porto. E fu un errore,
un grave errore.
Ma divago troppo. 11 ricor
un po’ la finestra / e d’un tratto Pinelli vien giù... ». La canzone, quasi un testo d’antico
cantastorie sull’anarchico Pinelli ’’suicidato", insieme al
grottesco balletto giudiziario
intorno a Valpreda, la dice
lunga sullo stato di salute
della nostra giovane repubblica. « Altro che poteri occulti
e servizi deviati! — Scriverà
Enzo Forcella — Gli occultamenti e le deviazioni nascono
nel cuore stesso di quegli Istituti che avrebbero dovuto
provvedere alla salvaguardia
delle regole del gioco! ».
Nacque allora anche l’associazione dei giornalisti democratici a sostegno di chi, come Camilla Cederna, si batteva per la verità, in difesa di
Valpreda e reclamando un’inchiesta sulla morte di Pinelli.
Fino a poco tempo prima.
Camilla, l’ironica e brillante
fustigatrice di costumi della
Milano-bene, era tollerata
quando non vezzeggiata e invitata da quella stessa società che settimanalmente metteva alla berlina su «L’Espresso ». Da quel momento, divenne invece oggetto di attacchi
violenti e volgari sulla stampa c. d. indipendente, guidata
da Indro Montanelli.
Ebbene, fu in quell’estate
’69 che l’antica colonia valdese di Pian Prà divenne rifugio
dell’innocente braccato Vaipreda, ospite lassù dell’attore
Adolfo Celi che aveva affittalo la pace e il riñoso. Valpreda: lo sconosciuto guitto
d’avanspettacolo, un poverocristo trasformato dalla trama reazionaria in personaggio da cronache della libertà.
Di sempre e di tutti.
Gianni Dolino
11
20 giugno 1986
cronaca delle Valli 11
CIRCOLI DIDATTICI
Ora di religione nella scuola
? ■
Anche il Consiglio di Circolo
ài Villar Perosa ha approvato
una mozione riguardante l’insegnamento della religione cattolica
nella scuola pubblica.
La mozione suona così;
Il Consiglio di Circolo di Villar Perosa, riunito in seduta ordina il 30 maggio 1986, esaminate
le norme legislative e le disposizioni applicative riguardanti l’insegnamento della religione cattolica; considerato che la Repubblic:a Italiana non riconosce alcuna
« religione di stato », secondo i
principi della Costituzione e di
una scuola pubblica e laica capace di rispondere alle istanze di
una società pluralista e democratica; convinto che l’insegnamentc confessionale non debba essere impartito ai bambini all’interno della scuola; esprime dissenso
nei confronti dei provvedimenti
ministeriali che non solo contraddicono quanto sopra affermato,
ma aggravano la situazione concordataria precedente.
Infatti, per la scuola materna,
r introduzione dell’ insegnamento
della religione contrasta con gli
< Orientamenti dell’attività educ.-iiva nella scuola materna »,
r.i:n tiene conto della realtà psi
cologica ed affettiva del bambino, trascura la situazione organizzativa della scuola, introduce un
insegnamento per « materie » ed
attività alternative « non curriculari » di difficile realizzazione.
Il Consiglio esprime preoccupazione per il grave disagio che verrà prodotto con l’introduzione del
diritto di opzione tra l’insegnamento della religione cattolica e
le attività alternative; per l’assoluta incertezza dei contenuti programmatici delle attività altenative e l’impossibilità che le stessse
siano « non discriminanti » per i
bambini; per la situazione dei locali scolastici che non consentirà l’attuàzàone delle diverse attività contemporaneamente: chiede
agli organi competenti di tenere
in maggior considerazione, in caso di revisione della legge, le reali necessità delle attività scolastiche l’esigenza che il pluralismo
delle convinzioni religiose sia effettivamente rispettato nella scuola pubblica.
Queste dichiarazioni non hanno raccolto il consenso unanime
dei consiglieri, eccettuata la richiesta di un maggior rispetto per il
pluralismo religioso.
Sulla parte riguardante l’inse
SCOMPARSA DI UN MEDICO EVANGELICO
Giorgio Jervis
Dal New Jersey (USA) ci giimge notizia Jdla morte del Dr.
Giorgio Jervis, nato a Luserna
S. Giovanni 83 anni fa.
Egli era il secondo dei tre fratelli Jervis. Lo precedeva Willy
e io seguiva Ernesto. C’erano poi
le due sorelle Laura e Mimmina.
Willy, come tutti sappiamo, affrontò con forza indomabile il
martirio della tortura, e poi con
serenità la morte, nella lotta di
resistenza contro l’oppressione
nazi-fascista. Ernesto, tuttora in
vita negli Stati Uniti, è da temp: gravemente infermo e immobilizzato. Riccamente dotati,
tutti e tre, di viva intelligenza,
affrontavano con acuto senso
critico i problemi del loro tempo. e la loro seria preparazione
biblica, culturale e scientifica, li
aveva messi in grado di rendere
una testimonianza chiara e avvincente della loro fede.
Quanti siamo ancora in vita,
poro più giovani di lui, ricordiamo di Giorgio Jervis, gli incontri che avevamo con lui,
quando ci ritrovavamo nelle famiglie ospitali di Lusema San
Giotanni e di Torre Pellice. Il
suo discorrere con noi, calmo e
pacato, ci avvinceva, ci affascinava. Letteralmente pendevamo
dalle sue labbra. Ci dava un sensci di calrna, ci infondeva serenità e fiducia in un avvenire che
si presentava minaccioso.
Laureatosi in medicina, iniziò
il suo ministero medico (poiché
per lui si trattava di un vero
« ministero ») per breve tempo
a Milano e poi per quattro anni a Ferrerò, al servizio di tutta
la valle da Pomaretto a Massello, Rodoretto e Frali. In quei
quattro anni si è fatto molto
amare dalla popolazione, per il
suo carattere gioviale, per il suo
largo, rassicurante sorriso, per
la sua capacità di ascolto. Si
può dire che tutto quello che è
stato oggetto delle nostre recenti discussioni al riguardo del
rispetto della personalità del
malato, aveva trovato in lui piena attuazione al punto che una
donna di Frali, volendo esprimere il senso di abbandono fiducioso e di sicurezza che aveva
sperimentato affidandosi alle cu
re del giovane medico, si lasciò
andare a dire un giorno, con
espressione quasi blasfema e comunque iperbolica: « Le Dr. Jervis est pour nous comme le bon
Dieu ». Ma lui, sempre umile e
conscio della gravità del suo
impegno, anziché sentirsi un
dio, si sentiva, al contrario, tanto dipendente da Dio, che, assistendo una partoriente, prima
di iniziare l’intervento, disse che
doveva assentarsi un momento.
Aveva bisogno di quel momento per chiedere al Signore, in
preghiera, di aiutarlo affinché
tutto procedesse bene.
Dopo quel periodo emigrò negli Stati Uniti come il fratello
Ernesto, intuendo che solo là
avrebbe potuto darsi a quella ricerca scientifica verso la quale
si sentiva portato e nella quale doveva eccellere, tanto da ricevere non pochi riconoscimenti
ufficiali. I risultati delle sue ricerche e l’importanza delle sue
pubblicazioni gli valsero a un
dato momento la proposta per
il premio Nobel. Altri potrà dire meglio di me dell’importanza del suo lavoro scientifico.
Durante l’ultima guerra fu in
servizio nel Facifico ed anche
quello compiuto là, come quello compiuto in Africa per la cura della poliomielite mediante
il Sabin, fu altamente apprezzato. Quello tuttavia che vogliamo soprattutto ricordare è
il suo amore per la chiesa e per
le Valli valdesi. I nostri fratelli
di Valdese, North Carolina, facevano di tutto per averlo come oratore ufficiale nelle celebrazioni del 17 febbraio. Alle
valli ritornava soesso con la
moglie Ruth e i figlioli, e ricordo con quanta gioia e profonda commozione ci annunciò che
la figliola Laura si era laureata
in teologia e si era messa al
servizio della chiesa. Laura lavora attualmente a New York
ed è Vice Fresidente della Waldensian Aid Society. Rendiamo
grazie al Signore per la testimonianza di questo nostro fratello ed esprimiamo ai familiari la nostra commossa solidarietà.
A. Deodato
gnamento religioso nella scuola
materna, già discusso in una seduta precedente, vi è stato un sostanziale accordo. L’assurdità del
provvedimento che introduce un
insegnamento confessionale in un
tipo di scuola inadatto ad accoglierlo è infatti così evidente che
perfino i cattolici più tradizionalisti sono costretti a riconoscerlo.
• Sempre a proposito dell’insegnamento della religione cattolica
nella scuola dell’obbligo, il 5 giugno si è avuto a Perosa Argenti
S. GERMANO
Schede
annullate per
non avvalersi
Giovedì 5 giugno si è svolta
a S. Germano Chisone, nei locali
della scuola elementare, un’assemblea di genitori di bambini
iscritti alla stessa scuola elementare e alla materna, che si
è conclusa con una presa di posizione duramente critica sull’insegnamento della religione cattolica così come emerge dalla
contestatissima intesa Palcucci-GEI.
Oltre alla presa di posizione,
i genitori di San Germano hanno deciso di promuovere tm’azione concreta, consistente nelrannullamento del modulo, inviato dalla direzione didattica,
col quale si dovrebbe scegliere
se avvalersi o meno dell’insegnamento confessionale cattolico. Al rifiuto di barrare le caselle relative al SI’ o al NO all’ora di religione, i genitori di
S. Germano hanno deciso di accompagnare una lettera che motiva tale gesto. La lettera, che
l’assemblea del 5 giugno invitava a consegnare firmata unitamente al modulo annullato, è del
seguente tenore: « Il sottoscritto
genitore. esprime il netto dis
senso alla legge che impone al
proprio figlio di avvalersi o non
avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola
materna ed elementare, sulla base del principio che nella scuola
statale di uno Stato laico venga
insegnata una religione in senso confessionale. Per questo motivo il sottoscritto genitore decide di esprimersi circa l’avvalersi o il non avvalersi restituendo
la scheda annullata ».
Grande
manifestazione
interconfessionale
Insieme
oggi
al Palazzetto dello Sport
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DOMENICA 29 GIUGNO ’86
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Messaggi - Testimonianze Canti - Musiche
L’ingresso è libero
Vieni anche tu!
na un incontro con genitori e insegnanti, organizzato dal Circolo
didattico e dalla Scuola media.
Il direttore Giorgio Montesano
e il preside Claudio Tron hanno
fornito spiegazioni sull’attuazione
pratica delle disposizioni di legge
riguardanti la scelta dei genitori,
ad un uditorio non molto numeroso.
La discussione non ha mancato
di vivacità, data la presenza di
genitori cattolici di opposte tendenze: da una parte quelli che
trovano del tutto naturale che la
scuola fornisca ai loro figli un
insegnamento di tipo. confessionale in accordo con la famiglia e la
parrocchia; dall’altra quelli che
sostengono che allá scuola spetti
il compito di favorire il confronto tra le diverse opinioni, ma senza che una posizione si assicuri
ogni vantaggio rispetto alle altre.
L. V.
Periodici
di storia
valdese
Consorelle della Società di Studi Valdesi, anche se più giovani,
la Deutscher Waldenservereìnigung (che compie quest’anno il
suo primo cinquanteciario), con
sede in Shönenberg, nella casa
che fu di Enrico Arnaud, e 1’Association d’Etudes Vaudoises et
Historiques du Luberon, la cui
sede è nello storico villaggio di
Mérind'cl, totalmente distrutto
durante i massacri del 1545, pubblicano anch’esse i loro periodici. Pubblicazioni meno voluminose del nostro Bollettino, ma
anch’esse ricche di studi e ricerche storiche di valore.
Il Deutsche Waldenser esce
quattro volte all’anno; per il 1986
è apparso, nel mese di marzo,
il n. 159 che contiene, fra l’altro,
la 3" ed ultima puntata di Dietrich Fishinger sui Valdesi nell’Alto Medio Evo (die Ersten
Waldenser im Hochmittelalter)
e la sèconda parte dell’articolo
del nostro Giovanni Gönnet sui
Valdesi in Calabria e Puglia (Historische Reise in den Süden).
L’Association d’Etudes Vaudoises et Historiques du Luberon
ha come suo « Bulletin » La Valmasque, ora al suo 17° numero,
distribuito in questi giorni, che,
questa volta, è un « dossier »
consacrato a «Doctrines et protiques vaudoises », con tre articoli di noti specialisti quali: Giovanni Gönnet su: «Vaudès et son
message »; di Jean Duvernoy:
« La pratique vaudoise médiévale
à travers les sources inquisitoriales »; e di Gabriel Audisio:
« Les Vaudois et la Réformé ».
Dossier consacrato, come si vede dai titoli, al Valdismo medievale fino a Chanforan.
Esso è completato con un articolo, non firmato, ma ispirato
da J. Duvernoy, sui Catari e il
Catarismo, quella manifestazione religiosa quasi contemporanea al Valdismo, e spesso confusa con esso e nota per le violente persecuzioni del XIII secolo e in particolare per la crociata di Simone di Mbntfort, per
la strage di Bézièrs del 1209:
« Uccideteli tutti (cattolici ed
eretici), il Signore saprà riconoscere i suoi », e per l’ultima disperata resistenza nel castello di
Monségur.
Le collezioni dei dqe periodici
possono essère coni^ùltate presso la biblioteca della Società di
Studi Valdesi che li riceve regolarmente.
O. Goisson
Comitati per la pace
PINASCA — Il Comitato pace delle
Valli Chisone e Germanasca organizza per venerdì 20 giugno alle ore 21
un dibattito pubbiico presso il Municipio di Rinasca sul tema « Il rischio
nucleare e le fonti energetiche alternative ».
L'incontro sarà Introdotto da Emilio
Delmastro del comitato di controllo
sulle scelte energetiche.
Contemporaneamente sarà possibile
visitare una mostra sugli armamenti.
Dibattiti ~
TORRE PELLICE — La Commissione
Esecutiva Distrettuale ed II Dipartimento Diaconale Distrettuale organizzano un incontro pubblico sul tema;
Salute, territorio e partecipazione, li
giorno giovedì 26 giugno alle ore 20.30
alla Foresteria Valdese.
Introdurranno il dibattito: Arch. P.
C. Longo, Presidente Comunità Montana; past. A. Taccia, Presidente CIOV;
Dr. G. Rissone, Referente Sanitario
USSL 43; Dr. G. Mathieu, Direttore
Sanitario Ospedale di Torre Pellice.
Tutti sono cordialmente invitati.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Renato Tamletti
deceduto il 10 'giugno 1986
ringraziano tutti coloro ohe con affetto e simpatia hanno dato aiuto e
conforto partecipando al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
prof. Dario Varese e alla dottoressa
Paola Grand che l’hanno seguito con
grande umanità e al past. Giorgio
Tourn per la sua fraterna solidarietà.
Torre Pellice 16 giugno 1986
L’Associazione Francesco Lo Bue è
vicina a Maria Tamietti per la scomparsa del marito
Renato Tamietti
Torre Pellice, 16 giugno 1986
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
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20 giugno 1986
EVOLUZIONE DAL TRANSISTOR AL MISSILE
Il Giappone
sulla via del riarmo
Il progressivo stravolgimento dei tre principi antinucleari: « non costruire, non possedere, non accettare sul territorio armi atomiche »
Il Giappone, come è noto a
tutti, è l’unico paese sulla terra
ad aver tragicamente sperimentato durante la seconda guerra
mondiale le bombe atomiche. Lo
sanno bene le popolazioni di Hiroshima e Nagasaki, che ne portano ancora le conseguenze, e
lo sa bene tutto il popolo giapponese che infatti a suo tempo
ha adottato i tre principi antinucleari: « non costruire, non
possedere, non accettare sul territorio armi atomiche ». Anche
la Costituzione, nel preambolo,
afferma: «Noi, popolo giapponese, decisi a non essere m^ più
dei testimoni degli orrori della
guerra, desideriamo occupare
un posto d’onore nella società
intemazionale nella ricerca del
mantenimento della pace »... Ed
ancora, all’articolo 9; « Nell’aspirare sinceramente ad una pace internazionale basata sull’ordine e sulla giustizia, il popolo
giapponese rinuncia per sempre
alla guerra come ad un diritto
sovrano, come pure alla minaccia o all’utìlérao della forza per
regolare conffitti internazionali.» Nessuna forza terrestre, marittima o aerea, né alcun altro
potenziale militare saranno mantenuti.
Contraddizioni
La situazione odierna, secondo
gli articoli ed i numerósi servizi recentemente apparsi su vari
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di PInerolo n. 175,
Redattori; Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Ronr.eo. Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
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giornali e periodici italiani e
internazionali, sembra decisamente contraddire questa politica che negli anni immediatamente posteriori al conflitto
terminato nel 1945 aveva ottenuto l’assenso della maggioranza dei cittadini. Il riarmo cteciso dal governo di Tokio per il
quinquennio 1983/1987, con uno
stanziamento pari a 125 mila
miliardi di lire, pare aver slegato l’industria giapponese che
era rimasta incatenata per oltre
30 anni dalla ’’sindrome” delle
città atomizzate. Per un tragico
paradosso, in Giappone il problema della riconversione industriale si pone alla rovescia e
cioè: come passare dal transistor al missile, dalla motocicletta al lanciamissili, dall’auto al
carro armato, ecc. Il New York
Times ha scritto: «L’industria
delle armi giapponese è come
un giocatore di poker con in
tasca già tutti gli assi, ma senza U permesso di sedersi a tavola ». Ora questo permesso
c’è. Anzi, più che un permesso,
sono le lunghe ed insistenti pressioni politiche americane che
hanno indotto il Giappone ad
indirizzare parte della propria
potentissima produzione industriale nel campo bellico.
E’ stato il presidente Carter a
fare i primi approcci in questa
direzione. Nel 1979, in una dichiarazione congiunta con l’allora primo ministro giapponese
Ohira, venne esaltato il ruolo
importante di questo Paese
« per la sicurezza e la stabilità
delle regioni dell’Asia e del Pacifico ». Nel maggio 1981 il primo ministro Suzuki, dopo accordi col presidente Reagan, si
impegnava a farsi carico della
sicurezza delle zone costiere sostituendosi agli Stati Uniti nel
controllo dei sottomarini sovietici. Ma è coll’avvento di Nakasone — attualmente al potere —
che si giunge a parlare di « sorte comune » fra Giappone ed
USA e che il governo di Tokio
definisce il proprio territorio
come una « inaffondabile portaerei americana nei Pacifico ».
Aggiramenti
Naturalmente, i Paesi limitrofi hanno reagito a questa modifica della politica nipponica. In
modo particolare TORSS, dopo
Doni Eco-Luce
aver moltiplicato i suoi avvertimenti dissuasivi, denunciò l’intensificazione delle installazioni
belliche e rispose col raddoppio
dei missili SS-20 in Estremo
Oriente.
Ma un altro fattore ha spinto
il Giappone — oltre ai rimproveri americani per il suo atteggiamento troppo molle, troppo
’’pacifista” — ed è quello ecoriomico-industriale. Ormai il mercato (come già notava La Stampa fin dal 1982) ha raggiunto
altissimi livelli di saturazione
interna; la sola area di potenziale, grande espansione resta
proprio la ’’difesa”.
E’ in questa situazione che Nakasone ha pure accettato la proposta di prendere parte alla
IDS di Reagan. Questa sigla significa: Iniziativa di Difesa Strategica, altrimenti conosciuta,
sia pure con termine improprio
come « guerre stellari ».
Ed è proprio in questo campo
che il Giappone può in modo
particolare dimostrare la sua
tecnologia di punta e addirittura svilupparla ulteriormente.
La stessa ambiguità del progetto, (come sottolinea Monde Diplomatique dello scorso maggio) basato su una tecnologia
’’civile”, quali i calcolatori di
grande potenza, i raggi laser,
le fibre ottiche, le ceramiche,
ecc. consentono di aggirare il già
citato art. 9 della Costituzione.
Non solo, ma il primo ministro
ha addirittura affermato il Segnato la piena legittimità di tale progetto, in quanto mira ad
eliminare le armi nucleari. Di
ben altro avviso si sono dimostrati ancora pochi giorni fa
6500 scienziati americani — tra
i quali 15 Premi Nobel — i quali in un manifesto, hanno rivolto
aspre critiche all’IDS. Una è
che «nessun sistema difensivo
garantisce la totale protezione
contro le armi atomiche », mentre un’altra insiste sul fatto che
il progetto in questione « scatenerà una nuova corsa al riarmo, sottraendo capitali preziosi
alle' industrie di pace».
Ma un altro grosso pericolo
è insito nella IDS, sia per il
Giappone, sia per tutte quelle
nazioni che vi parteciperanno:
questo progetto ha una dimensione planetaria e quindi associerà molto più strettamente
coloro che vi aderiranno agli
imperativi che derivano dalla
strategia americana, con tutte
le conseguenze, per il momento
inedite, che potrebbero riflettersi sia sulle singole indipendenze nazionali, e sia sull’esercizio
della democrazia.
SOSTENITORI
Rodano: Durand P. Valdo — Venezia; Bensì Riccardo — Cinisello: Vola
Enrico e Letizia — Salea Albenga: Ricci Mingan! Lisetta — Villar Pellice;
Garnier Gioele.
Fino à quando?
DONO DI L. 3.000
Milano: Lo Russo Angiolillo Franca
— Luserna S. G.: Rifugio C. Alberto; Don Enrico — Pinerolo; Godine
Virgilio — Bobbio Pellice: Negrin Anna — Torino: Frola Graziella; Jarabitza Bruno; Pastore Luisa — Perosa
Argentina: Travers Pugliese Esterina
— Torre Pellice: Corsani Ferruccio;
GardioI Enrico; Parboni Goffredo;
Tourn Giovino.
IMPORTI VARI
Pino Torinese; Vidossich Giorgio L.
13.000 — Taranto: Sarritzu Maria
5.000 — Pinerolo; Rivoire Carla 5.750
— Prali: Peyrot Attillo 5.000 — Svizzera: Past. Long Silvio 20.000 — Torre
Pellice: Erica Scroppo 1.000.
Ma, ritornando alla questione giapponese, per il momento
resta il bando contro il nucleare
e contro l’export bellico. E’ legittimo chiedersi: fino a quando? L’adesione alla IDS non è
già una premessa ad un’esportazione che nei fatti sarà di tecnologia bellica? Ed ancora: quali ’’giocattoli” di guerra ci riserveranno per il futuro, anche
prossimo, le due congiunte tecnologie americana e giapponese? Le prospettive sono incalcolabili, ma sicuramente capaci
di sconfinare in ciò che oggi
possiamo a mala pena immaginare, data la supremazia che
l’industria di queste due nazioni possiede nel settore della
’’guerra del futuro”.
Tieni l’Evangelo
(segue da pag. 1)
Roberto Peyrot
gelo; oggi, invece, viviamo in una
situazione di grande libertà e
abbiamo molte possibilità di annunziare l’Evangelo a molta gente. Eppure, anche quando facciamo tutto quello che riusciamo a fare con la nostra predicazione e con le nostre azioni,
riscontriamo tanta indifferenza
e tanto disinteresse attorno a
noi. E anche quando troviamo
della gente che si interessa
a noi, al nostro pensiero, alle
nostre prese di posizione ed alle
nostre opere e magari ci guarda con stima e simpatia, non
sempre questo coincide con la
sua conversione a Cristo e a una
sua presa d'impegno cristiano.
Tutto questo perché? Facciamo pure tutte le analisi che vogliamo per individuare le cause
di questa scarsa penetrazione
dell’Evangelo nel nostro ambiente. Ma, alla luce del passo che
stiamo meditando, il punto particolare sul quale siamo chiamati a riflettere è quello della nostra fedeltà al Signore e se serbiamo veramente la sua parola,
perché Egli qui ha promesso di
aprire una porta alla penetrazione della testimonianza di una
chiesa, non importa se piccola
e debole, ma a Lui fedele.
Alla chiesa di Filadelfia, inoltre, il Signore fa quest’altra promessa: « Siccome bai osservato
la mia esortazione alla costanza,
anch’io ti preserverò nell’ora della tentazione che sta per venire
sul mondo, per mettere alla prova gli abitanti della terra ».
Si prospettavano già allora
dei tempi difficili per tutti: persecuzioni per i cristiani, guerre
e sconvolgimenti sociali in varie parti del mondo, calamitò
naturali in vari luoghi, crisi economiche, nonché l'opera di falsi cristi e di falsi profeti: tutte
queste cose avrebbero indotto
molti ad abbandonare la fede.
Ebbene, in una situazione così
critica e difficile, il Signore promette a auesta chiesa che persevera nella fedeltà di conservarla e di mantenerla salda nella comunione con Lui attraverso questo tempo di prove _ e di
tentazioni, fino al conseguimento ultimo e pieno della sua salvezza nel regno di Dio che sarà
gloriosamente manifestato.
E qui non posso non _ pensare
ai tempi difficili in cui stiamo
vivendo anche noi e alle minacce di maggiori difficoltà che si
profilano davanti a noi: guerre
in atto in varie parti del mondo, corsa folle agli arrriamentt
sempre più potenti e distruttori, minaccia di un conflitto at^
mico-nucleare che metterebbe fine ad ogni forma di vita sulla
terra, inquinamenti vari che minacciano la salute e la vita di
molta gente, ingiustizie, oppressioni. violenze, diffusione di droghe, nonché di false ideologie
che sono altrettante droghe alienanti. distacco e allontanamento
crescenti di molti dalla fede, in
un clima che è una forma moderna di ritorno al paganesimo
e di apostasia...
In una situazione come questa le nostre chiese sono in crisi: non solo non riescono a crescere, ma anche qua e là diminuiscono. Più di una volta abbiamo sentito delle voci allarmate di fratelli che ci hanno ricordato che le tabelle statistiche
dei nostri membri di chiesa sono in calo. E non pochi si chiedono quale sarà la sorte delle
nostre piccole chiese di diaspora, composte per lo più da persone anziane, quando queste per
estinzione naturale non ci saranno più.
Anche qui possiamo fare tutte
le analisi che vogliamo per cercare di capire quello che succede e perché succede. Ma l’indicazione sulla quale in particolare siamo chiamati a riflettere
è sempre quella della nostra fedeltà, perché qui è detto- che il
Signore sa mantenere in vita,
attraverso le più grosse crisi,
delle chiese, anche deboli, ma a
Lui fedeli.
A me sembra, dunque, che il
nostro testo risponda in modo
semplice e chiaro a due grossi
problemi con cui le nostre chiese si stanno confrontando:
— quello dell’evangelizzazione,
che non è solo quello di informare la gente, ma anche di guadagnarla a Cristo e all’Evangelo,
cioè della penetrazione efficace della Parola di Dio nelle coscienze mediante la nostra testimonianza;
— quello di conservare viventi ed operanti le nostre comunità, specialmente quelle più
piccole e più deboli, nella crisi
attuale e del tempo che ci sta
dinanzi.
La risposta che qui ci è data
è l’esortazione ad essere fedeli,
a conservare gelosamente e con
perseverante amore la Parola di
Dio, attenendoci ad essa in ogni
cosa e mettendola in pratica. Allora il Signore saprà aprire delle porte che noi non riusciremo
mai ad aprire con tutta la nostra tecnica e con tutti i nostri
sforzi, e conserverà viventi ed
operanti quelle comunità che si
assottigliano e minacciano di
scomparire.
A ciascuna delle nostre chiese,
dunque, il Signore dice: « Io
vengo presto; tieni fermamente
quello che hai — cioè l’Evangelo
— perché nessuno ti tolga la tua
corona »!
« Chi ha orecchi ascolti ciò che
lo spirito dice alle chiese! ».
Amen.
Fondo di
solidarietà
Prima di dare qui appresso il
resoconto dei doni pervenutici a
tutto il 31 maggio scorso, informiamo i lettori che abbiamo potuto provvedere all’invio della
somma di L. 16 milioni destinata alla regione eritrea — tramite la FCEI — all’Interchurch
Aid (Aiuto fra le Chiese) olandese, che a sua volta ne disporrà per acquisto di sementi ed
altri generi urgenti. Speriamo
di poter avere non appena possibile notizie più dettagliate da
riferire.
Ricordiamo che attualmente
le sottoscrizioni sono destinate
al Cbipembi Farm College, scuola agricola dello Zambia, la cui
attività si rivolge verso un’agricoltura di autosufficienza alimentare, per aiutare a sollevare il
Paese dalla grave crisi economica in cui versa.
Attendiamo le vostre offerte,
che pubblicheremo con cadenza
mensile, e che vanno inviate al
c.c.p. n. 11234101 intestato a La
Luce, fondo di solidarietà, via
Pio V 15, Torino.
L. 500.000: Società Missionaria Torre Pellice.
L. 200.000: Silvia e Olga Cornelio;
Ernesto e Mirella Bein (2 vers.).
L. 135.000: Anna Luisa Leonardi in
L'Abate, per obiez. fiscale alle spese
militari.
L. 100.000: Delia Fontana.
L. 50.000: A. A., Agrigento,
L. 40.000: Gabriella Grillo (2 vers.).
L. 25.000: Matteo Medola.
L. 20.000: Elena Selis; Giovanni Vezzosi (2 vers.).
Totale L. 1.290.000; tot. precedente
L. 17.111.049; inviate per Eritrea a mezzo FCEI L. 16.000.000; in cassa lire
2.401.049.
Il Centro Giovanile Protestante Gould di Firenze
ASSUME,
a decorrere dal 1° settembre '86, educatori o educatrici da inserire nel proprio
organico a tempo pieno.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi alla direzione
CGP Gould, via Serragli 49,
50124 Firenze, tei. 055/
212576.