1
Anno 127 - n. 31
2 agosto 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
POSTCOMUNISMO
Liberismo
reale?
L
La morte era stata annunciata
per più volte e da tanto tempo
che, quasi, non si è fatto caso ail’atto di morte del comuniSmo
pronunciato il 25 luglio da Mikhail Gorbaciov al Plenum del
Partito comunista dell’Unione
Sovietica. Da sei anni e mezzo
Gorbaciov sta svolgendo in URSS
una delicata funzione di transizione verso un’economia e una
poUtica di tipo occidentale. Compito non facile in una situazione
in cui tutta la classe dirigente
del paese è stata formata, da 70
anni a questa parte, secondo concezioni di tipo marxista.
Gorbaciov aveva iniziato con
la liberalizzazione delle informazioni e del dibattito (glasnost);
aveva proseguito con la separar
zione teorizzata del partito dallo
stato e con la riforma istituzionale di tipo presidenzialistico.
La glasnost ha avuto come
contraccolpo le spinte indipendentiste di numerose repubbliche, la formazione di altre liste,
un rinnovato ruolo delle religioni
e della Chiesa ortodossa.
La rinuncia al monopolio del
Partito comunista e l’atto di
morte del marxismo-leninismo
hanno prodotto e produrranno
una fuga di adesioni dal PCUS,
la crescita di nuovi partiti, reiezione di non comunisti a sindaci
di Mosca e Leningrado.
Il programma socialdemocratico approvato dal Plenum è il primo passo verso la privatizzazione dell’economia, di cui si avvarranno anche le imprese occidentali in cerca di nuovi mercati.
Sul piano della politica estiera
Gorbaciov si è ritirato dall’Afghanistan, ha firmato e sta firmando trattati per la riduzione
delle armi nucleari, ha ridotto
unilateralmente l’armamento chimico, ha disciolto il patto di Varsavia e nell’occasione della guerra del Golfo ha sostanzialmente
accettato l’interpretazione americana delle risoluzioni ONU.
Per tutto questo Gorbaciov
sta aspettando da parte occidentale un riconoscimento: un po
sto nel consiglio di amministra
zione del mondo.
Gli avvenimenti deU’89, culmi
nati con la decisione di far mo
rire il « socialismo reale » nel
paese dove questo era nato 74 anni fa, chiudono un periodo storico
che aveva visto anche i credenti
manifestare una « solidarietà cri
tica » verso il marxismo e vari
partiti comunisti. Il bipolarismo
Est-Ovest, comunismo-liberismo
si è risolto a favore dell’Ovest e
del liberismo. Ma il « liberismo
reale » ci lascia in eredità molti
problemi tra cui quello del rapporto Nord-Sud, sviluppo-sottosviluppo. La guerra fredda si è
esaurita, ma il nuovo consiglio di
amministrazione del mondo non
sa proporci modelli più convincenti di sviluppo sostenibile. Ai
poveri del mondo vengono proposti sogni di un’opulenza impossibile. Noi, ricchi del mondo, non
siamo disponibili a rinunciare ai
lussi e alle attuali remunerazioni.
L’attuale modello liberista non
soddisfa i più. Siamo convinti, e
ce lo dicono anche le grandi assemblee ecumeniche, che bisogna cambiare strada. Lavoriamo
a costruirla.
Giorgio Gardiol
MEETING INTERNAZIONALE A ROVERETO
Religioni per la pace
L’incontro, ideato da un’organizzazione non governativa affiliata aH’ONU, ha messo a confronto modelli culturali diversi nella chiarezza e con l’impegno di evitare ogni sincretismo
« Come possono le religioni imparare, insegnare e lavorare insieme? ».
Questo è stato il tema del irseeting internazionale della Conferenza mondiale delle religioni per
la pace (WCRP) tenutosi a Rovereto (TN) dal 27 giugno al 1” luglio 1991, grazie all'ospitalità gentilmente offerta dalla Fondazione
opera campana dei caduti.
Il WCRP è un'organizza/.ione
non governativa affiliata all’ONU;
riunisce rappresentanti di tutte
le confessioni religiose numericamente più consistenti, con l’intento di lavorare in una prospettiva di pace e giustizia su scala
mondiale.
Questa Conferenza ha sezioni
(chiamate «capitoli nazionali»)
in quasi tutti i paesi del mondo,
Italia compresa, che le permettono sia d’essere veramente rappresentativa di un gran numero di
popoli e culture, oltre che di religioni, sia di agire concretamem
te in quelle parti del mondo dove pace, giustizia e dignità umana
sono palesemente violate.
Il meeting di Rovereto si è
aperto, dopo i tradizionali saluti
da parte delle autorità locali, con
una prolusione del cardinale
Francis Arinze: nel suo discorso
ha parlato del compito che le religioni possono effettivamente
svolgere per il raggiungimento di
una pace giusta. Innanzitutto le
religioni devono imparare l’una
dall’altra per eliminare ignoranza
e, di conseguenza, intolleranza;
poi devono impegnarsi in una comune azione di « insegnamento
alla pace ». insegnando il rispetto
per la vita, i diritti dei bambini
e così via. Infine il cardinale Arinze ha brevemente accennato al
lavoro pratico che le religioni
hanno già svolto e possono svolgere insieme per la pace; tutto
questo senza dimenticare la dimensione della preghiera.
il lavoro
nei laboratori
Sono poi seguiti quattro interventi atti a presentare i quattro
laboratori in cui i partecipanti
al meeting si sarebbero dovuti
dividere nel secondo giorno dei
lavori. Da questi laboratori —
« Imparare ad avere fiducia »,
« Imparare ad avere cura », « Imparare a condividere » ed « Imparare ad insegnare » — sono usciti
dei documenti che sono stati letti, discussi ed approvati dall’assemblea plenaria dei partecipanti, tenutasi negli ultimi due giorni di lavoro. Quest’assemblea ha
rappresentato il momento più importante di tutto il meeting: a
partire dai documenti che sono
stati approvati in quella sede, infatti, il WCRP deciderà quali progetti seguire e quali azioni intraprendere per i prossimi anni.
Il primo laboratorio, denominato « Imparare ad avere fiducia », è stato introdotto da im intervento della dott.ssa Hildegard
Goss-Mayr sulla necessità di « insegnare » una speranza agli esseri
umani. Questa speranza può es
sere data solo da una fiducia rinnovata nella volontà di pace degli
uomini e delle donne; per fare
questo occorre portare a conoscenza di tutti la forza sconvolgente della nonviolenza come metodo di risoluzione dei conflitti.
E i documenti usciti dal laboratorio hanno rispecchiato questa
necessità di « insegnare ed imparare una capacità di risoluzione nonviolenta dei conflitti »;
inoltre hanno dato precise indicazioni all'esecutivo del WCRP sulle
azioni da attuare nelle aree in cui
i conflitti sono più gravi, Jugoslavia e Palestina, sottolineando la
necessità di cercare di portare i
contendenti ad un tavolo di trattative pacifiche. E’ mancato, purtroppo, un riferimento preciso alla drammatica situazione del
Kurdistan.
Il secondo laboratorio, « Imparare ad avere cura », era incentrato sui problemi di una categoria di persone fra le più minacciate in situazioni di forte ingiustizia: i bambini. Questo laboratorio è stato introdotto da due
interventi: il primo, del rappresentante dell’UNICEF al meeting,
il dottor Djbril Diallo, trattava
della « emergenza silenziosa »: la
morte di 40.000 bambini al giorno,
tragedia localizzata nei paesi
sottosviluppati e in via di sviluppo e misconosciuta nel Primo
Mondo. Grazie all’intervento di
molte associazioni, soprattutto religiose si cominciano, però, ad
intravvedere delle « isole di speranza ».
Il secondo intervento è stato il
CONVERSIONE E PATERNITÀ’ DI DIO
Diventare bambini
« Il regno di Dio è per chi assomiglia ai bambini.
In verità io vi dico che chiunque non accoglierà il
regno di Dio come un bambino, non vi entrerà
affatto» (Le. 18: 16b-17).
Evidentemente Gesù non esprime disprezzo
per la condizione di adulto, né vuole idealizzare
quella di bambino. 1 bambini sono egoisti, prepotenti, bugiardi come gli adulti (forse fanno soltanto meno danni!); insomma: neanche i bambini
sono esclusi dalla condizione di peccato in cui
l’umanità intera è stretta.
Qui il discorso è un altro:
— da una parte si richiama la necessità della
nuova nascita, della conversione: « In verità, in
verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo
non può vedere il Regno di Dio », dice Gesù aNicodemo (in Giov. 3: 3). E Nicodemo fraintende. Quello che Nicodemo non capisce, e noi non capiamo,
è che il bambino di cui parla Gesù non è ciò che
non siamo più, ma ciò che non siamo ancora, ciò
che dobbiamo divenire. ■
Divenire credenti in Cristo significa mettere
in discussione il mondo degli adulti che ben conosciamo, il vecchio mondo che ha bisogno, tutto
intero, di una rinascita, di una nuova nascita, di
una trasformazione radicale per cut non basta
riformare il vecchio, ma c'è bisogno di un nuovo
inizio.
Ecco il perché dell’invito, paradossale ma vero,
di Gesù: solo chi sa mettere e mettersi radicalmente in discussione può accogliere il regno, solo
racconto di un esperimento in
corso ed è stato portato dall’arcivescovo Angelo Fernandes: in India è già stato attivato un programma che prevede im’assistenza ed un’educazione ai bambini
che hanno come punto di partenza la dignità umana e come fine
il loro pieno inserimento nella
società umana. Le risoluzioni prodotte dal laboratorio hanno soprattutto messo in evidenza l’importanza di questi ultimi aspetti
in ogni programma di educazione. E’ stato poi richiesto a tutti i
governi di ratificare e/o applicare la « Convenzione per i diritti
del bambino » e a tutte le confessioni religiose di far pressione
affinché ciò avvenga. Queste ultime sono inoltre state invitate a
sensibilizzare i propri membri sui
diritti e sulla dignità dei bambini.
Imparare a
condividere
chi è disposto a nascere di nuovo ridiventando,
in un certo senso, bambino può accogliere il regno. Perché il regno funziona con criteri talmente diversi da quelli a cui siamo abituati nel nostro
vecchio mondo che necessitiamo di un lungo e
radicale apprendistato.
— da un’altra parte, la parola di Gesù fa riferimento alla necessità di abbandonare le nostre
paternità umane per affidarci totalmente alla
paternità di Dio.
I credenti possono chiamare Dio ”Abba-Padre”,
perché egli ci ha adottati come figli, ed è la sua
volontà che siamo chiamati a fare.
Per questo Gesù ci invita a non chiamare nessuno sulla terra "padre", « perché uno solo è il
padre vostro, quello che è nei cieli» (Mt. 23: 9).
La comunità cristiana è invitata a non ricercare o ricostruire padri, paternità, paternalismi e
patriarcalLsmi terreni, perché essi non fanno parte del progetto divino ma del progetto umano che
si contrappone a quello divino.
Riconoscere e vivere la paternità di Dio è
l’obiettivo che sta di fronte a ciascuno di noi; per
fare questo dobbiamo rivivere l'esperienza di affidamento dei bambini verso i genitori e ripercorrere il cammino del divenire adulti, maturi e responsabili nell’ambito di questa paternità e non
di altre, fino al momento di poter ripetere, con
Gesù: « Non la mia, ma la tua volontà sia fatta »,
e così poter accogliere il regno ed entrare in esso.
Il terzo laboratorio, chiamato
<< Imparare a condividere », verteva sul problema ambientale ed
il discorso introduttivo è stato
tenuto da Yasubaburo Tazawa: è
stato l’interessante racconto dell’esperienza di una comunità shintoista giapponese che dal 1920
vive in un completo contatto con
la natura, attuando programmi di
conservazione e di rimboschimento. Dalla natura hanno imparato
molto, soprattutto su loro stessi
e sul modo di entrare in relazione con gli altri. Le risoluzioni di
questo laboratorio hanno avuto
delle immediate implicazioni pratiche come l’appoggio al « progetto verde », progetto legato alla « Carta della Terra » promulgata dall’QNU, e l’invito a tutti i
membri del WCRP a pubblicizzare e attuare programmi di conservazione del territorio e di rimboschimento.
Il quarto laboratorio, « Imparare ad insegnare », è stato aperto
dal dottor Aram: ricordando che
lo scopo del WCRP non è certo il
sincretismo, ha invitato ogni religione a valorizzare i propri principi e ad aprirsi a quelli degli
altri. Solo così — ha precisato —
sarà possibile avere un reale programma globale di educazione alla pace. Ha poi ricordato brevemente come già da tempo funzionino i corsi p>er la preparazione di forme alternative nonviolente presso la Gandhi Grahu Universitv. Il laboratorio ha poi prodotto delle mozioni che, insistendo sul carattere spirituale dell’educazione alla pace, invitano tutte le religioni presenti nel WCRP
a contribuire a tali programmi
educativi.
Essi dovranno essere legati ai
centri per l’educazione alla pace
già esistenti e dovranno cercare
di produrre materiale utilizzabile
attraverso i mass media, nelle
scuole e nelle università.
Altre mozioni sono state presentate da singoli e da gruppi presenti al meeting.
Eugenio Bernardini
Davide Ollearo
(continua a pag. 2)
2
ecumenismo
2 agosto 1991
IL CONSIGLIO ECUMENICO AD UNA SVOLTA - 2
Chiesa e diaconia politica
La riconciliazione è un processo storico che implica la lotta per
la giustizia - Forse eccessivo il numero di servizi del Consiglio
Lo spirito che anima il Consiglio ecumenico sarebbe troppo improntato alla matrice ideologica e
culturale dell’occidente e del nord
del mondo.
Per esempio, mi diceva Ofelia
Ortega, teologa cubana direttrice
aggiunta del Programma di formazione teologica dell’Istituto di Bossey, quale dev’essere il ruolo delle
chiese in un mondo in cui i due
terzi della popolazione lottano tuttora, giorno dopo giorno, per la sopravvivenza? E’ un dramma gigantesco di cui noi, in occidente,
abbiamo solo una percezione parziale e comunque mediatizzata.
Ma la chiesa non può star fuori
da questo movimento storico che
la costringe a ripensare se stessa
e la sua vocazione. In una tale situazione, basta riaffermare i dogmi della chiesa? Mentre noi parliamo di riconciliazione, le chiese
del terzo mondo parlano di restituzione. La riconciliazione quindi
va intesa come un processo storico
che implica lotta, lotta per la giustizia innanzitutto. Non si può tornare indietro all’ eurocentrismo.
Ora ci sono le chiese del terzo
mondo, le donne, una visione della teologia e della chiesa che nasce dal basso, dalla lotta per l’esistenza e dall’esperienza dell’oppressione. E’ forse, questo, un approccio meno biblico?
Dopo il muro:
società allo sbando
Elizabeth Salter, segretaria esecutiva della Commissione delle
chiese per gli affari internazionali,
appena rientrata da un viaggio in
Cecoslovacchia, è anch’essa profondamente scossa da ciò che sta
avvenendo nel « secondo mondo »,
dopo la caduta del muro. E’ una
società completamente allo sbando — dice —, accecata dai miraggi della società occidentale, dove
si pone drammaticamente la questione dell’identità e del senso dell’esistenza. Le chiese protestanti,
luogo di aggregazione di massa e
di progettualità alla fine del 1989,
si sono improvvisamente svuotate
e l’ecumenismo, in questi paesi,
non è certo all’ordine del giorno. L’attivismo del papa, poi, sulla
questione dell’uniatismo, ma non
solo, non fa che complicare ancora di più le cose. Bisogna avere il
coraggio, oltre che la coerenza, di
dire che l’economia di mercato,
nuova ideologia trionfante sulle
ceneri dell’ideologia marxista, non
è la soluzione, né per il secondo
né per il terzo mondo.
Per questo il Consiglio ecumenico è impegnato, fin dal 1976 (anno dell’Assemblea mondiale di
Nairobi), in una dura campagna
contro l’economia di mercato,
quindi contro la politica della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Da qualche anno il CEC ha fatto proprie le tesi
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 11 AGOSTO
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica
LUNEDI’ 19 AGOSTO
ore 9 circa - RAIDUE
LE DONNE E LA CHIESA
di un gruppo di economisti e di ricercatori dei Paesi Bassi, i quali
hanno elaborato il concetto di
una « economia dell’abbastanza »
(« economy of enough ») alternativa all’« economia del più »,
quella della crescita illimitata.
« Non si tratta di presupporre una
crescita zero, anche per i paesi industrializzati, ma di porre la questione preliminare: quale crescita è
indispensabile, e per il beneficio
di chi? Si sottolinea così che la
produzione dovrebbe mirare a soddisfare i bisogni più urgenti, colmando così il fosso tra i ricchi e i
poveri. Ciò non riguarda solo il
cosiddetto terzo mondo ma deve
essere una priorità nel Nord » (da
« Homo Oikumenicus and Homo
Económicas: Christian Reflection
and Action on Economics in the
Twentieth Century», di Rob van
Drimmelen).
Una costante
deirecumenismo
Questa preoccupazione per i
poveri, gli oppressi, gli emarginati,
i profughi è una costante nella
storia del movimento ecumenico.
Non si deve dimenticare infatti
che, a dare l’impulso decisivo alla
nascita del CEC, furono proprio
le società missionarie protestanti,
e non per nulla la Conferenza
mondiale delle missioni tenutasi a
Edimburgo nel 1910 viene spesso
ricordata come la culla del movimento ecumenico. Ma — mi dice
Patrick Taran, americano, nuovo
responsabile del Segretariato delle
migrazioni — la situazione dei
migranti e dei profughi è ora totalmente diversa rispetto a 20 o
30 anni fa. Non solo perché ormai
il fenomeno ha assunto dimensioni impressionanti sia all’interno
del terzo mondo stesso sia in tutti i paesi industrializzati dell’occidente, ma perché stiamo prendendo sempre più coscienza del significato teologico inerente alla nozione di migrazione. Tutto l’Antico
Testamento è storia di migrazioni
e di deportazioni; e che cos’è la
chiesa stessa se non un popolo
pellegrino in continuo cammino?
11 nostro servizio s’inserisce perfettamente nel nuovo Programma
del CEC su « Giustizia, pace e
integrità del creato », anzi ne costituisce la spina dorsale, perché
ognuna di queste tre tematiche ha
a che fare direttamente col problema dei migranti e dei profughi. La
stessa cosa mi dice Ghassan Rubeiz, libanese, responsabile del Segretariato per il Medio Oriente,
insistendo sulla centralità che assume ormai questa regione, soprattutto dopo la guerra del Golfo.
Anche Dawn Ross, americana, responsabile del Segretariato della
missione rurale e urbana, mi parla
lo stesso linguaggio, dal punto di
vista dei ghetti di povertà e di
emarginazione all’interno delle società avanzate, dove si lavora per
rendere gli altri soggetti della propria storia, del proprio riscatto.
Non è questa la buona novella dell’Evangelo; dar voce e dignità a
chi non ce l’ha?
Come si vede, gli impegni del
CEC sono molteplici e toccano tutti i punti nevralgici della situazione mondiale. Inoltre, sono tutti
impegni che si situano in una prospettiva di « diaconia politica »,
cioè non meramente assistenziali,
ma miranti a cambiare le regole
Nuovo
numero
E’ in distribuzione il numero
3/1991 di «Protestantesimo». Il fascicolo contiene un articolo del
pastore Fulvio Ferrario su II Dio
unico nella teologia trinitaria di
Karl Barth, un altro del dr. Andreas Pangritz di Berlino su II
volto messianico della società
senza classi (il materialismo di
ispirazione teologica di Walter
Benjamin). Seguono rassegne e
studi critici di G. Gönnet sulla
Prima Riforma, di J.A. Soggin su
recenti pubblicazioni relative al
Medio Oriente, di E. Ponzo sulla
prova personologica dell’esistenza di Dio, e di Paolo Ricca sulle
critiche della Chiesa ortodossa
all’Assemblea ecumenica di Canberra (con traduzione integrale
del suo documento). Seguono
numerose recensioni. L’abbonamento 1991 costa L. 30.000.
Echi dal mondo
cristiano
del gioco della società capitalistica occidentale. Ma allora è vera o
presunta questa crisi del CEC di
cui tutti parlano? Su questo i
pareri non sono unanimi. Per alcuni si tratta soprattutto di una
crisi di leadership. Il lavoro del
CEC si è sempre più burocratizzato, suddiviso com’è in un numero forse eccessivo di servizi e
di dipartimenti che spesso lavorano a compartimenti stagni, ognuno geloso del proprio settore e
qualche volta anche in rivalità con
settori affini. Per cui non sempre
vi è una coerenza di linea teologica e politica tra un settore e l’altro. D’altra parte, il sistema delle
quote di rappresentatività a seconda della provenienza geografica,
della confessione, del sesso e dell’età, se da un lato favorisce la democrazia interna, dall’altro ha
avuto come effetto — secondo alcuni — di abbassare il livello di
qualità della riflessione teologica
e politica. Inoltre si rimprovera
all’attuale leadership una certa caduta di immagine, proprio nel momento in cui il Vaticano sviluppa
appieno la sua offensiva mediatica. Per questo si sta assistendo, un po’ dappertutto, ad un
rilancio significativo dei rapporti
bilaterali, a livello nazionale e regionale, fra le varie confessioni.
La KEK (Conferenza europea delle chiese) in particolare, sotto la
guida dinamica di fean Fischer, è
molto attiva in questo campo e
spesso eclissa lo stesso CEC. Emilio Castro se la prende un tantino:
molti capi di chiese — dice — preferiscono andare a baciare la mano del papa piuttosto che venire
qui a parlare con me. Comunque
sia — ritiene Pierre Beffa — siamo nella civiltà dei media e occorre dare il suo giusto peso all’immagine, in modo alternativo a
quella che impone il papa in tutto
il mondo. Quando il CEC avrà
recuperato una sua immagine
mondiale, coerente con i suoi principi fondatori (comunione di chiese) e con la sua vocazione (unità
della Chiesa), allora anche i migliori teologi e responsabili ecclesiastici riprenderanno a dare il loro contributo di pensiero e di linea all’intero CEC.
Jean-Jacques Peyronel
(2° di una serie di tre articoli)
’PROTESTANTESIMO’
Insegnamento
religioso
PARIGI — Secondo un sondaggio realizzato dall’ Istituto
Louis Harris e pubblicato nell’ultimo numero di luglio di « Le
Monde de l’Education», il 59"/o
dei francesi sarebbe favorevole
all’insegnamento della storia delle religioni nella scuola pubblica.
(Nel 1988, secondo un sondaggio
della SOPRES, la percentuale
era del 65%).
Per il 39% dei francesi l’insegnamento delle religioni costituirebbe un danno per la laicità e il
22% ritiene che tale insegnamento verrebbe svolto da docenti legati alle chiese.
Quel tipo di insegnamento è
ritenuto prioritario dal 5% delle
persone interrogate (il 35% dà
la precedenza alla conoscenza del mondo del lavoro; il 26%
aH’informatica; il 21% alla prevenzione sanitaria).
No alla beatificazione
dello zar
MOSCA — Il patriarca Alexis
II ha aimunciato la sua opposizione alla richiesta di alcuni
gruppi nazionalisti e monarchici russi di beatificare lo zar Nicola II, ucciso dai bolscevichi nel
1918. Giudica ideologica la richiesta di beatificazione.
La morte del
pastore Hans Ott
BERNA — Il past. Hans Ott,
segretario generale di « Pain
pour le prochain» è morto il 21
luglio scorso, a 49 anni, dopo ima
lunga malattia. Per 18 anni il pastore Ott ha animato l’organizzazione umanitaria svizzera. La
sua impostazione era quella di
ricercare innanzitutto la cooperazione internazionale per lo sviluppo.
Tra i successi di Ott: i progetti di giubileo del debito internazionale con la Svizzera, parzialmente approvati dal Parlamento federale svizzero, l’accettazione della compagnia multinazionale Del Monte della cosiddetta clausola sociale per i suoi
lavoratori, i progetti di difesa
della donna nel Terzo Mondo e
le iniziative a salvaguardia dell’ambiente.
Delegazione
ecumenica in Albania
TIRANA — Una delegazione
del Consiglio ecumenico e della
Conferenza delle chiese europee
ha visitato l’Albania dal 1“ all’S
luglio. Nel corso della visita la
delegazione ha incontrato i rappresentanti del governo, che stanno elaborando la nuova Costituzione, e gli esponenti delle chiese.
La situazione degli edifici ecclesiastici è drammatica non essendo stata fatta alcuna manutenzione negli ultimi 40 anni.
La ripresa della vita religiosa
vede la Chiesa cattolica creare
un seminario, una scuola e un
convitto per ragazzi. La Chie.sa
ortodossa conosce invece delle
difficoltà: ragioni politiche hanno impedito sinora l’ingresso del
nuovo vescovo nominato dal patriarcato. Tra i programmi del
CEC per l’Albania vi è quello dell’aiuto alla Chiesa ortodossa per
la sua riorganizzazione, la formazione degli ecclesiastici, l’assistenza agli ex prigionieri politici,
l’organizzazione di scambi con
gli albanesi residenti in altri paesi.
Religioni
(segue da pag. 1)
Una delle mozioni approvate
riguarda molto da vicino noi italiani: siamo invitati a ricordare
che il 1992 è prima di tutto il
cinquecentenario deU’inizio della
conquista deH’America e del massacro degli indios; dovremo
quindi cercare di non farci abbagliare dalle grandi manifestazioni ufficiali, ma muoverci per portare un contributo alla controinformazione.
E’ stato quindi letto ed approvato il messaggio finale contenente il riassunto di tutte le mozioni
e di tutti gli interventi del meeting, che ha ricordato ancora una
volta come la pace e la giustizia
siano delle sfide lanciate a tutti
gli uomini e a tutte le donne del
nostro tempo.
Il meeting si è concluso la sera
del 1° luglio presso la campana
dei caduti, ottenuta fondendo i
cannoni della D guerra mondiale ed ora diventata monumento
internazionale (ma cattolicizzato!). Qui c’c stato un incontro di
preghiera, guidato da rappresentanti di tutte le religioni presenti,
seguito dal suono della campana
e da una catena umana molto
suggestiva attorno ad essa.
Davide Ollearo
CLAUDIANA EDITRICE
Concorso fotografico
La Claudiana editrice, via Principe Tommaso 1, 10125
Torino, tei. 011/689804, indice un concorso fotografico
per diapositive a colori (di taglio orizzontale, non verticale). Chiunque lo desideri può inviare una o più diapositive a colori (che non verranno restituite) alla Claudiana
editrice. Le migliori diapositive, a giudizio insindacabile
deH’Editrice, saranno pubblicate sul Calendario delle
chiese valdesi e metodiste con l’indicazione del nome
deH’autore. I vincitori saranno premiati con libri Claudiana.
Lo scopo: è quello di illustrare la realtà delle chiese
valdesi e metodiste.
// tema: vita della chiesa locale, momenti di evangelizzazione, luoghi storici e significativi, nuove opere,
centenari, templi, chiese e cappelle, riunioni ecc.
Le diapositive a colori (orizzontali) devono pervenire
alla Claudiana editrice entro il termine ultimo del 30
aprile 1992.
3
2 agosto 1991
vita delle chiese
INTERVISTA A MARCO JOURDAN
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una scuola per i diaconi Ricordo di G. Miegge
Una preparazione di base per poi lavorare nelle singole opere: l’eredità dell’istituto « Comandi » si concretizza per le nuove esigenze
Ad ottobre prenderà il via a
Firenze un’importante nuova iniziativa nell’ambito delle nostre
chiese: il Centro di formazione
diaconale « Giuseppe Comandi ».
Ne parliamo con il presidente del
Comitato che sta curando la fom
dazione dell’opera, Marco Jourdan, che per vent’anni è stato il
direttore dell’Istituto Gould nella
stessa città, e attualmente dirige
la Casa valdese a Roma.
Come è nata questa iniziativa?
Il Gould ha « ereditato » il patrimonio spirituale dell’Istituto
Comandi di Firenze, un’esperienza nata alla fine del secolo scorso sull’onda del Risveglio e conclusasi negli anni ’70, che ha segnato un importante percorso pedagogico nel protestantesimo italiano, pur risentendo ovviamente
della concezione deH’assistenza di
tipo caritativo dell’epoca. Negli
anni ’70 tutto ciò non era più attuale ma dalla chiusura è venuta
l’esigenza, da parte dei componenti delle chiese che vi erano
coinvolte, valdesi e chiese dei
Fratelli, di vedere insieme cosa si
poteva fare di nuovo. Di qui è
stata ripresa una vecchia idea, accarezzata tante volte dagli evangelici fiorentini, di avere dei quadri intermedi preparati nelle
chiese — i diaconi — attivi in un
ruolo che non è né quello del pastore né quello del singolo credente.
Come si è sviluppata questa
idea?
Naturalmente essa ha richiesto
del tempo per maturare. Noi abbiamo dei linguaggi diversi nelle
nostre piccole realtà evangeliche,
e bisogna anche adeguarli alle necessità oggettive delle chiese. Per
esempio, per i valdesi e i metodisti, questo significa preparare diaconi e diacone che siano in grado
di assolvere questo servizio nelle
nostre opere e nelle comunità a
fianco dei pastori. I Fratelli, invece, non hanno delle gerarchie
codificate nelle loro chiese, e il
loro proposito è di avere dei
membri di chiesa per animare le
comunità. L’iniziativa è nata da
una proposta del pastore Luigi
Santini, che io credo di aver sviluppato, ma altri hanno seguito l’evoluzione, come Stefano
Woods e Massimo Rubboli. Quando, dopo la direzione del Gould,
ho potuto usufruire di un anno
sabbatico, ho visitato le scuole di
formazione diaconale in vari
paesi d’Europa. Quest’esperienza
mi ha confermato nella convinzione che quando lavori per un’opera non acquisisci una formazione se non c’è prima una preparazione di base. Credo che sia
fondamentale il momento iniziale di preparazione teorica, e non
soltanto lavorare sempre a livello
empirico, pensando di trasmettere dei contenuti di fede.
Quali sono le caratteristiche di
questa scuola?
Noi abbiamo badato molto a
riallacciarci alle e.sperienze di altri paesi modellandoci, però, secondo le caratteristiche delle nostre chiese. Vogliamo andare incontro ai bisogni dei giovani di
dare un senso alla loro vita, scegliendo una professione che non
sia Solo realizzazione economica,
ina anche una forma di testimonianza ricca di rapporti umani e
di coinvolgimento personale. Siamo in una fase storica giusta in
questo senso: veniamo da un
paese povero, e i figli di coloro
che magari ieri lottavano per la
conquista di uno status sociale
adesso cercano spazi diversi. Bisogna prendere atto che in una
società del benessere questa esigenza ci possa essere di più che
in una società dei bisogni. Ci rivolgiamo a giovani che abbiano
già il diploma delle superiori, e
proponiamo una formazione pa
rallela: una è di tipo professionale, che deve avvenire presso le
scuole di formazione pubblica
con il conseguimento dei titoli di
studio abilitanti per l’esercizio
della professione scelta, e contemporaneamente offriamo una
formazione di tipo biblico-teologico, che viene svolta all’interno
delle nostre strutture.
Con quali modalità i giovani
possono realizzare questa partecipazione?
Abbiamo in progetto, nel corso
dell’inverno, di far funzionare un
convitto per 13-14 posti, oltre ovviamente agli esterni che possono
partecipare senza limiti di numero. Per noi è essenziale questa
struttura ricettiva, con biblioteca, sale studio e ricreazione, perché diamo molta importanza al
periodo di formazione in ambito
comunitario. Dal punto di vista
economico facciamo una ptropoposta « aperta »; il costo del corso
viene suddiviso in tre parti: una
retta che viene chiesta allo studente; una borsa di studio che è
legata alla regolare frequenza dei
corsi; un prestito, di entità variabile a scelta dello studente, che
viene dato senza interessi e la cui
restituzione potrà avvenire dal
momento in cui la persona comincerà a lavorare, sull’esempio
delle scuole diaconali tedesche.
In questo modo l’accettazione
di un lavoro di tipo diaconale
non diventa una costrizione legata a una dipendenza economica
ma una libera scelta, il « piacere
di dare ».
Quanto dura questa formazione?
Almeno tre anni; poi, prima di
immettere questi giovani nelle
nostre strutture, chiediamo un
anno di esperienza o di ulteriore
formazione all’estero, poiché dobbiamo avere un respiro europeo,
sapere bene almeno una lingua; e
infine c’è Tanno di i^rova.
In che cosa consiste la specifica formazione diaconale?
Noi teniamo conto della dimensione teologica e dello studio biblico e di come trasmetterli a
un ammalato, a un vecchio, a dei
bambini; poi ci sono materie specifiche, come storia della chiesa e
della diaconia, con particolare attenzione all’Italia. Curiamo poi
l’aspetto del rapporto con se stessi e con l’altro, le dinamiche dei
rapporti interpersonali e della
trasmissione delle proprie convinzioni e idee.
Come insegnanti, tendiamo ad
avere due voci per ogni materia,
e persone che provengano da ambiti ecclesiali e teologici diversi.
Docenti saranno i professori della Facoltà, docenti imiversitari
evangelici o pastori e anziani delle nostre chiese. Il diacono deve
formarsi nella dimensione del
servizio che va incontro ai bisogni delTutenza e al dialogo con
essa, ed essere consapevole dell’ambito sociale in cui opera.
4 Piera Egìdl
MASSEULO — Una commemorazione fatta di ricordi e di
testimonianze commosse; assenti
i toni retorici e celebrativi; rincontro del 28 luglio a Massello
avrebbe ’’incontrato l’approvazione di Giovanni Miegge, un uomo che non amava parlare di sé
neppure con i congiunti.
Anche se i grandi temi teologici erano stati volutamente posti
nello sfondo, nelle introduzioni
di Claudio Tron, Renato Coìsson
e Mario Miegge per accentuare i
toni familiari e pastorali che più
si addicevano al pastore di Massello, non è mancata tuttavia la
rievocazione di una stagione ricca di dibattiti e di pensiero, estremamente formativa per chi Taveva vissuta e ne aveva ricevuto
una impronta essenziale.
A commento delle parole, la
scuoletta di Campo la Salza esponeva la doctunentazione della vita e dell’opera di Giovanni Miegge; fotografie, opuscoli, libri, un
testo ancora battuto sulla vecchia macchina da scrivere che accompagnò fino alTultimo il suo
paziente lavoro.
La mostra rimarrà ancora
aperta nei prossimi giorni ; un’occasione per abbinare ad una piacevole escursione in montagna
un momento di riflessione su un
uomo a cui non solo la Chiesa
valdese ma tutto l’evangelismo
italiano devono moltissimo.
Culti agli Airali
LUSERNA S. GIOVANNI —
Con il mese di agosto vengono
sospesi i culti della domenica
mattina presso la Sala degli Ai
CORRISPONDENZE
Una chiesa della diaspora
FORANO — In una chiesa come la nostra, sola chiesa valdese
della provincia di Rieti, tutto vive in relazione all’ambiente circostante. Qui, o si cerca continuamente di capire il rapporto
con gli altri o, un po’ alla volta,
si soccombe. L’isolamento è ancora più grande se si tiene conto
che anche nelle province vicine.
Terni e Viterbo, esistono rispettivamente solo una comunità metodista (Temi) e una comunità
battista (Ronciglione). Sempre
di più, poi, i membri di chiesa —
che un tempo erano compattamente uniti in pochissimo spazio
accanto alTediflcio di culto — si
disperdono nei comuni vicini ;
così, che ora la chiesa sta diventando diaspora. Questo fatto diventa evidentissimo quando si
pensa ai giovanissimi ; più
di metà dei bambini della scuola
domenicale e dei ragazzi del catechismo vivono fuori, a chilometri
di distanza, nei paesi della provincia.
Uno degli aspetti di questo isolamento è la necessità, sentita
molto forte, di un rapporto con
altri. Quando un gmppo di evangelici ci viene a trovare è sempre festa, non è mai qualcosa di
scontato. E, a nostra volta, cerchiamo di trovare contatti con
altri. Quest’anno — oltre agli
sforzi di collaborazione con Terni e Ronciglione — il desiderio
di rompere l’isolamento si è manifestato in una serie di contatti
con una chiesa gemellata nella
Repubblica federale tedesca, la
chiesa evangelica di Wiesloch,
presso Heidelberg. I contatti epistolari sono sfociati in una gita
dei foranensi a Wiesloch, dal 17
al 21 luglio, e nella prossima visita dei giovani di Wiesloch a Forano, dal 6 al 15 di agosto.
Incontri di altro tipo sono le
conferenze/dibattito mensili che,
per tutto il periodo che va da
ottobre a maggio, hanno coinvol
to oratori evangelici e cattolici in
vari paesi della Sabina (a Parfa
a Vescovio, a Mentana, a Magliano, a Forano, a Montefiolo) ; il
dibattito è stato franco, i partecipanti sempre numerosi.
Infine, in questa breve panoramica della vita foranese, non dimentichiamo la partecipazione ai
vari aspetti della vita familiare
di alcuni di noi : un battesimo,
quello di Flavio Melegari, di Aldo
e di Lucia Schiappoli, il 5 maggio ; un matrimonio, quello di
Alfio Sciarrini e di Laura Carapocchio, il 30 giugno. Tre altri
matrimoni nel corso dell’estate ;
TU agosto si sposeranno Bruno
Grimani e Roberta Marci; il 1”
settembre Sauro Scarinci e Tatiana Fiorini; il 15 settembre
Paolo De Prai e Rossana Forti.
Pensiamo a tutti loro con gioia.
Evangelismo
RONCIGLIONE — Domenica
30 giugno Si è svolto sulle rive
del lago di Vico un raduno evangelistico organizzato dalla comunità battista di Ronciglione.
La manifestazione si è svolta
in due tempi. La mattina si è tenuto un culto presieduto dal pastore Paolo Marziale con messaggi portati dai pastori Claudio
lafrate. Luigi Spuri e Pino Arcangelo della chiesa metodista di
Terni.
Il pomeriggio è trascorso con
canti, musica e testimonianze dei
fratelli della comunità evangelica di Ostia il cui conduttore,
past. Franco Santonocito, ha rivolto al centinaio di persone presenti un vibrante messaggio di
salvezza in Gesù Cristo.
L’invito a questo raduno era stato rivolto a tutte le chiese evangeliche del Lazio. Si spera che in
un prossimo futuro, oltre alle
comunità di Ronciglione, Civitavecchia, Terni, Roma-Montesacro
e Ostia possano essere presenti
altre chiese della regione.
Lutto
PACHINO — « Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra;
TEtemo ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno ». Con queste parole
scelte dai genitori è stato salutato dalla comimità e dalla cittadinanza Gianni Maltese, di appena 18 anni, che ci ha lasciati
tragicamente il 2 giugno in seguito ad un incidente stradale.
Gianni ha lasciato im grande
vuoto in tutti noi, non solo alTintemo della sua famiglia. Tutta la
comunità, attonita, sente la sua
assenza, l’assenza della sua gioia
di vivere. Gianni è sempre stato
attivo nella vita comunitaria, sia
come membro del gruppo giovanile sia, da un anno, come monitore della scuola domenicale.
Aveva assunto quest’ultimo impegno pochi mesi dopo il suo
battesimo, avvenuto a Pentecoste
dello scorso anno.
Ai genitori. Rosa e Salvatore,
e al fratello Aldo, che hanno dimostrato anche in questa occasione una grande fede, va tutto
il nostro affetto e tutta la nostra solidarietà.
Solidarietà
CAIVANO — Dopo lunghe sofferenze il 20 luglio è mancato il
fratello Nicola Ambrosio, di anni
.52.
La madre, Carmela Mugione
Nocera, e i fratelli Giuseppe e
Antonio Nocera sono stati circondati dalTafletto della comunità. Il servizio funebre è stato
tenuto domenica 21 luglio dal pastore battista Nicola Leila presso
i locali della chiesa valdese di
corso Umberto I, 92.
rali che deve essere lasciata libera ai nuovi proprietari.
La bacheca dell’Eco delle valli
esposta all’entrata della Sala
potrà rimanere ancora fino a
quando non sararmo messi in
opera i lavori esterni di ristrutturazione del caseggiato.
I culti riprenderanno non appena il concistoro avrà trovato una
nuova sistemazione in un altro
locale di affitto o nella casa Pavarin dopo l’opera di restauro.
Bazar al Brio
BORA’ — Il tradizionale bazar si svolgerà quest’anno al parco montano del Bric; alle ore 10
si svolgerà il culto all’aperto presieduto dal past. Sergio Ribet.
Alle ore 12,30 pranzo comunitario
(per prenotazioni telef. presso
Valter Cesan, 93144, o past. Gardiol, 93108 ) ; alle ore 14,30 apertura del bazar.
Solidarietà
VILLAR PELLICE — Ultima
mente s’è spenta nella Casa Miramonti, dove insieme alla figlia
aveva potuto trascorrere gli ultimi mesi della sua esistenza, la
sorella Maria Margherita Barolin ved. Postel nel suo centesimo
anno di età. La sorella era la decana della nostra chiesa e lascia
in coloro che l’hanno conosciuta
il ricordo di una tipica madre di
famiglia legata in modo tenace
alla sua chiesa ed alla cultura
anche religiosa del suo popolo.
Esprimiamo riconoscenza al Signore per tutto ciò che egli è stato per questa nostra sorella, per
la testimonianza che ci ha lasciato e rinnoviamo ai figli ed a tutti i familiari la fraterna solidarietà della chiesa e nostra.
• Domenica 11 agosto avrà luogo la « Giornata prò Casa per
persone anziane Miramonti » nel
giardino della Casa stessa; il ricavato sarà devoluto alla copertura delle spese di gestione.
Fin dal mattino della domenica sarà allestito in piazza Jervis
un banco di vendita di prodotti
agricoli locali, mentre nel giardino saranno pronti banchi di
dolci, di generi di vestiario, di
oggetti vari, un servizio di buffet,
la pesca e la sottoscrizione a premi, la cui estrazione avverrà nel
tardo pomeriggio.
Si potrà pure consumare sul
posto o portarsi a casa il pranzo a base di carne e salsiccia.
Arrivi e partenze
VILLASECCA — Il culto di
commiato di Ludwig Schneider,
che esaurirà l’incarico partecipando al Sinodo ’91, sarà domenica 18 agosto nel tempio, dei
Chiotti, alle ore 10. Dopo il culto
si svolgerà un’agape fraterna a
cui tutti sono invitati (prenotazioni presso Clodina Balma).
Il 1“ settembre 1991 Ludwig
Schneider, che ha fatto Tanno di
prova nella Chiesa evangelica valdese, prende servizio come pastore nella chiesa evangelica delTAssia e Nassau, a Wiesbaden.
Sempre il T settembre verrà
a Chiotti il professore Claudio
Tron, a cui la comunità dà im
cordiale benvenuto.
r
Calendario
Domenica 18 agosto
n UN POMERIGGIO
A VILLA OLANDA
LUSERNA S. GIOVANNI — Alla vigilia di importanti decisioni sinodali,
,amici e sostenitori sono invitati a partecipare a questo incontro a partire
dalle 15,30: vi saranno momenti musicali, audiovisivi, una sottoscrizione a
premi con quadri di autore, buffet.
4
4 fede e cultura
2 agosto 1991
UNA RACCOLTA Di STUDI SUL ’600
Giorgio Spini, protestante e storico
Un secolo di genialità, passioni e calcolo politico, che risulta decisivo per lo sviluppo della cultura italiana li libertino, simbolo dell Italia libera (quella di Galileo Galilei) e la volontà costruttiva del protestantesimo
Dopo la raccolta dei saggi di
storia americana, la nuova edizione di Risorgimento e protestanti e l’aggiornamento della Ricerca dei libertini, esce
ora un nuovo volume a firma di
Giorgio Spini, ima raccolta dei
suoi saggi che si strutturano, come dice il titolo, attorno a due
temi: l'età barocca in Italia e il
mondo puritano americano^.
Si tratta di 30 contributi che
vanno dal 1941 al 1986, di diversa
natura e ampiezza; articoli elaborati, recensioni impegnative, trasformate in saggi critici come
quelle sui lavori di Venturi e
Ginzburg, brevi annotazioni sempre illuminanti e pertinenti, un
insieme di problemi e di ricerche
sciolti nella lingua sapida e lucida che gli conosciamo.
Si tratta, è bene ricordarlo subito, di saggi che pur nella piacevolezza della lettura e nell'immediatezza della comunicazione restano di approccio impegnativo;
si tratta cioè di studi che richiedono una conoscenza non superficiale della storia italiana e del
XVII secolo in particolare; tqtto
il discorso è intessuto di allusioni
a personaggi, situazioni, avvenimenti ed il fascino della pagina
di Spini deriva proprio dalla combinazione di prospettive generali
nella trattazione del tema e di
brevi annotazioni, marginali in
apparenza ma che aprono piste e
prospettive nuove.
Il titolo del volume corrisponde
certo al suo contenuto,' ed a far
soggetto della trattazione è il
mondo del XVII secolo, ma è il
XVII secolo di Giorgio Spini, di
cui il XVI è poco più che una prefazione ed il XIX (pur così amato
e studiato) solo una postfazione.
In che senso il « suo » secolo?
E' l'età che più di ogni altra
corrisponde al suo carattere: groviglio inestricabile di intelligenze
incredibilmente lucide e di passioni furiose, di spiriti geniali e
di calcoli politici; e Spini ha amato la politica, ha vissuto tutto
ciò che ha vissuto con partecipe
passione ed ha sentito sempre il
fascino deH’intelligenza creativa,
geniale.
Ma anche, e forse più ancora,
perché in quel « secolo di ferro »,
come è stato definito, egli ha letto il problema fondamentale, il
nocciolo della cultura italiana.
Perciò il barocco che gli interessa non sono il oav. Marino e il
Tasso, Bernini e Borromini, la
letteratura e Tarte, ma ciò che
sta alla radice di quei fenomeni,
la premessa di fondo, la visione
della vita che regge quelle gene
razioni, la cultura gesuitica e di
Trento.
Cosa dice il gesuita del XVII
secolo ? Tutto ciò che non è cattolico è condannabile perché eretico, ateo, e tale è il protestante
(qui è il puritano), il miscredente,
il negatore di Dio, il libertino. Il
protestante è una sottospecie del
libertino ateo.
Questa è la storia letta da Roma, è la griglia interpretativa
della cultura gesuitica: tutto ciò
che non è Roma non è accettato,
assunto e accolto da essa, è fuori,
e cioè si caratterizza non per ciò
che è ma unicamente per il suo
non essere romano. Ma vista da
Londra o Amsterdam la cultura
europea è ben diversa: ognuno è
ciò che è, politico e scienziato, letterato e papa e il libertino è semplicemente ciò che è: uno spirito
critico e spregiudicato che si
vuole libero, fuori delle norme,
nel pensare e nel vivere, ma che
non ha nulla da spartire col protestantesimo.
Di qui il suo fascino su Spini,
italiano, protestante e storico,
perché il libertino è davvero la
grande figura del secolo e nasce,
come tutta la cultura del tempo,
in Italia, grande ed enigmatica
come il Don Giovanni, una delle
sue più ricche e drammatiche in
carnazioni. E’ il simbolo dell’Italia libera nel secolo della dominazione spagnola e del conformismo culturale, è l’Italia che continua a pensare e scrivere malgrado l’Indice e Tlnquisizione,
l’Italia di Giordano Bruno, di
Campanella, di Galilei, di Paolo
Sarpi. E’ il precursore delTEimopa moderna, degli illuministi, di
Voltaire e della sua ribellione dissacratoria; è nata la libertà moderna, o parte di essa.
Proprio questa tesi, accolta da
sempre dalla cultura italiana laica come indiscussa, è fatta oggetto di revisione da parte di Spini. La democrazia moderna, e la
sua lettura della storia, è figlia
della volontà costruttiva del protestantesimo assai più che dello
scetticismo antipapale dei libertini che restano, assai più di
quanto pensino essi stessi ed i
loro apologeti moderni, entro gli
schemi della cultura gesuitica che
condannano. Abbarbicati, come
piante parassite al tronco del papato, alla cultura delTautorità,
del dogma, dell’obbedienza non
producono né responsabilità né
coscienza di servizio ma solo negazione.
Il libertino non ha nulla a che
spartire col puritano, è una sottospecie della cultura controrifor.
mista. Paradossalmente si potrebbe rovesciare la tesi gesuita
e dire: tutto ciò che non è puritano nel '600 è figlio della cultura gesuita e perciò dentro il cattolicesimo.
E’ evidente che nella produzione di Giorgio Spini queste ricerche non hanno valore imicamente
accademico; esprimono ima sua
professione di fede culturale, una
sua lettura della realtà evangelica
ed un suo impegno di vita in essa,
una sua interpretazione della
realtà culturale del nostro paese
in cui lo spirito « libertino », libertario, antipapale, negatore di
valori religiosi, è sempre presente come nel grande secolo.
Ed a questa lettura egli si è attenuto con una rara ed esemplare coerenza di cui gli dobbiamo
essere riconoscenti come fratelli
in fede, perché questo contributo
critico è oggi di fondamentale importanza per leggere il nostro
presente fatto di Controriforma
strisciante, di protestantesimo insicuro, di chierici libertini e di
libertini clericaleggianti.
Giorgio Toum,
‘ Giorgio SPiNI, Barocco e puritani
Studi sulla storia del Seicento in Ita
lia, Spagna e New England, Firenze
Vallecchi. 1991, 438 pp., L. 58.000.
INTERVENTI E SAGGI DI ROSARIO OLIVO
E 3 'ima raccolta di ben 67
saggi tra interventi in
Consiglio regionale, introduzioni alle conferenze stampa
d’inizio d’anno, comunicazioni
fatte in convegni regionali, nazionali ed intemazionali, documenti
presentati alle massime autorità
dello stato, discorsi ufficiali in
occasione di incontri con ministri
o per l’inaugurazione di mostre,
articoli appiarsi sui maggiori quotidiani del Sud, rievocazione di
scomparsi (come il commosso ricordo dello scrittore « solitario »
Mario La Cava), interviste ecc.: il
tutto pronunciato o pubblicato
specialmente nel triennio 19871990, con qualche contributo per
gli anni precedenti sino al 1980,
e suddiviso in 10 mbriche (La politica, Le istituzioni. La Calabria
nel Mezzogiorno, Quale sviluppo?.
Cittadini e società, La cultura per
crescere, Per battere la mafia.
Contributi per la pace, Verso
l’Europa, Le ragioni degli altri).
Volare alto
La certezza (di essere partecipe e una costante autocritica scaturiscono (da queste pagine (dedicate con passione alla terra di Calabria
L’uomo di cultura
e l’evangelico
Rosario Olivo, 49 anni, catanzarese, sposato con due figlie, fu
eletto nel dicembre 1987 presidente della Giunta regionale calabrese (e riconfermato nel 1989),
divenendo così capo di un organismo che è « l’unico a guida socialista in tutto il Mezzogiorno »
(p. 340). Socialista da giovanissimo, ha ricoperto cariche importanti nel PSI e fa parte dell’Assemblea nazionale. Giornalista
pubblicista, ha diretto il periodico politico culturale « Nuova pre■senza». Membro attivo della comunità valdese di Catanzaro e
sempre in prima fila nelle manifestazioni culturali promosse in
collaborazione con il Centro studi
Giusepipe Gangale, ha partecipato
personalmente ai dibattiti e alle
agapi fraterne, come per esempio
in occasione dei due Convegni catanzaresi a cui ho avuto il privilegio d’intervenire, il primo nell’ottobre 1985 su Valdesi e valdismi in Calabria, il secondo nel
febbraio 1989 su Eretici, eresia e
società nel Mezzogiorno d’Italia
dal XII al XIX secolo.
Di questo interesse di Rosario
Olivo per questioni non strettamente politico-amministrative è
testimonianza un suo articolo
nella « Gazzetta del Sud » dell’ottobre 1984 in cui, ricordando
che dal 1982 la Regione calabrese
ha stanziato
« una somma di circa tre miliardi e seicento milioni per il risanamento e la
valorizzazione di chiese, duomi, oratori, abbazie, certose, santuari, conventi,
"Codex purpureus”, musei e archivi »
affermava che
« il sentimento religioso è uno dei sentimenti fondamentali dell’uomo... Sempre più oggi questo sentimento, superati i fanatismi e le intolleranze del
passato, viene vissuto con grande apertura ai "diverso" e In una dimensione ecumenica che tende ad affrateilare gruppi di diversa ispirazione all'interno della cristianità »
ed aggiungeva:
« Crediamo di poter cogiiere in questo
importante processo un ritorno sempre più consapevole alle origini autentiche del cristianesimo, che dovranno
costituire sempre più elementi unificanti delle comunità cristiane, al di là
e nel rispetto anche delle "diversità",
così come storicamente si sono sviluppate » (pp. 247-248).
Questa apertura verso il « diverso » è certamente positiva. Se
nel volume che stiamo esaminando non si parla esplicitamente dei valdesi, per altro mi ha
fatto piacere constatare che a
Gioacchino da Fiore si trovi accostato l'eremita Francesco da Paola (poi santificato) il quale, a cavallo dei secoli XV e XVI, ha voluto essere « in tutti i momenti
cruciali della sua esperienza...
dalla parte dei poveri, degli emarginati » (p. 27).
I temi
più dibattuti
Nel quarto di copertina l'editore ha estratto da p. 29 un giudizio
deH'autore, che riassume molto
bene il contenuto dell'intera raccolta:
« Conosciamo i nostri mali, quelli antichi e quelli nuovi. Un male antico è
certamente la criminalità mafiosa: una
piovra distruttiva, che rivela ogni giorno di più non solo la sua capacità
pervasiva nei confronti di aree e gangli
vitali della nostra comunità regionale,
ma anche la sua capacità di adattarsi
alle trasformazioni sociali, assumendo
forme e modalità sempre nuove, condizionando non solo la vita e la libertà
di persone e di gruppi, ma anche l'azione delle istituzioni.... Mali nuovi, come la disoccupazione giovanile, che è
prevalentemente disoccupazione intellettuale e femminile e raggiunge ormai dimensioni quasi doppie rispetto
alle percentuali nazionali... Noi tutti
sentiamo che nessun reale sviluppo
della nostra società regionale è possibile senza un graduale superamento di
questi due mali. Ma sappiamo anche
che non riusciremo a compiere significativi passi in questa direzione, se
non sapremo ricostruire le linee essenziali di un tessuto di solidarietà che
accomuni tutti — istituzioni e forze
politiche e sociali, intellettuali e categorie produttive, scuole e chiese — in
un grande sforzo di convergenza verso
obiettivi di sviluppo umano, civile ed
economico, che non possono non essere sentiti come obiettivi comuni »
(p. 29).
Questa certezza di sentirsi parte viva e consapevole del tutto,
non disgiunta da un sano pessimismo e da una sempre vigile
autocritica, è sicuramente il filo
conduttore delle pagine di Olivo,
nelle quali tutti i problemi più
urgenti della Calabria sono impietosamente trattati: dagli impegni
antimafia e antisequestro di persone alla disoccupazione; dal risanamento delle aree del sottosviluppo e delTemarginazione ai
vari piani agricolo, forestale, faunistico e... telematico; dalle questioni più brucianti della centrale
a carbone di Gioia Tauro e della
discarica abusiva di S. Domenica
di Talao al trasferimento degli
F16 dalla Spagna all’aeroporto di
Capo Rizzuto; per terminare con
l’acuta sensazione di un « deficit
di sicurezza per i cittadini » e di
una « carenza di democrazia » (p.
62).
Di fronte a tutti questi problemi, uno più coinvolgente dell’altro, Rosario Qlivo paga ed ha pagato di persona, risentendo quasi sulla propria pelle gli scompensi di una regione che — malgrado il suo illustre passato quale
parte integrante della Magna Grecia e come terra che ha dato i natali a personalità di spicco come
Cassiodoro, Giacchino da Fiore,
Francesco da 'Paola, Telesio e
Campanella — è oggi travagliata
in ogni senso: morale, politico ed
economico. Qlivo si è impegnato
con fervore e con risultati positivi (ben 10 leggi regionali approvate) per colmare i ritardi legislativi della Regione, la quale
purtroppo è tra le prime a subire
la gravità degli squilibri esistenti
tra il Mezzogiorno e il CentroNord. Purtroppo la « questione
meridionale » è ancora all’ordine
del giorno, sempre proposta e
mai risolta. Di chi la colpa? Se
Qlivo dice pane al pane e vino al
vino denunciando anche la « latitanza del governo » (p. 58), tuttavia non fa la politica dello struzzo e dice francamente ai calabresi che devono prendere in pugno
essi stessi il destino del proprio
paese.
Queste riflessioni le ritrovo in
un articolo apparso recentemente ne « Il piccolissimo » (l’agile foglio politico-culturale delTeditore
Rubbettino di Soveria Mannelli) del 29 marzo scorso nei
quale, illustrando « la vera
sfida che attende la Calabria ora che siamo alle soglie
del 2000 » e riferendosi ad un’affermazione di Norberto Bobbio
secondo il quale « la questione
meridionale è questione dei meridionali », Qlivo la interpreta
non come una delle tante critiche
degli « antimeridionalisti di questa o di quella lega », ma nel senso che, « se non cambiano gli atteggiamenti culturali di fondo dei
meridionali, difficilmente la questione meridionale potrà essere
superata ». Ciò collima perfettamente con quanto ebbe a dire in
un’intervista del 1988 quando, invitato ad esternare « cosa dice ai
calabresi al di là degli schemi
protocollari » ( « possono sperare,
sognare, credere, ubbidire o combattere »?), egli rispose:
» Sì, siamo la terra dei grandi sognatori, dei grandi utopisti. Ricorda la Città del Sole del nostro Tommaso Campanella, il gigante di Stiio che è l’emblema stesso della nostra cultura, e
che continua ad affascinare e suggestionare ancora oggi e in tutte le parti del mondo? Guai a perdere speranza,.., cadremmo nella rassegnazione e
nei fatalismo mentre oggi occorre che
tutti i calabresi sì sentano protagonisti di un grande moto di riscatto, di
un esaltante processo di risanamento
e di crescita che richiedono forte tensione morale e un impegno politico
straordinario che siano all’altezza della
gravità del momento e delle attese della gente - (pp. 363-364).
Con queste parole Rosario Olivo chiude degnamente la raccolta
dei suoi scritti, e così facciamo
anche noi, se non altrettanto degnamente, almeno nella speranza
che con esse molti lettori siano
invogliati a riflettere anche loro
sulla questione calabrese.
Giovanni Gönnet
' Rosario OLiVO, Volare alto; la Calabria nel Mezzogiorno tra vocazione
mediterranea ed Europea senza fronlietiere, prefaz. di Salvatore G. Santagata,
Catanzaro, G.M.C. edit., 1990. 368 pp.
5
r
2 agosto 1991
storia religiosa
UN GIOIELLO RICCO DI STORIA
La croce ugonotta
Un simbolo che doveva permettere il riconoscimento ma non l’identificazione che sarebbe stata pericolosa - Molte modifiche e varianti
Cos’è quel gioiello d’oro, d’argento o di altri metalli che le donne protestanti italiane,
francesi, svizzere, olandesi, belghe, tedesche
portano al collo? E’ la croce ugonotta. Ugoiiotto è una parola poco nota in Italia. Questo
articolo del prof. Paul Lienhardt (tratto da
Réforme del 15 maggio 1991) svela il mistero
dell’origine della croce e della parola. Dietro
la croce appesa al collo c’è tutta una storia, la
storia del protestantesimo.
L’origine della parola « ugonotto » e la sua etimologia sono assai
discusse. Siccome essa è diventata
il termine specifico per designare i
partigiani della Riforma francese
del XVI secolo ed i loro discepdenti ed eredi, vale la pena di ricercarne l’origine.
Circa la fioritura di spiegazioni
fantasiose che si è verificata nel
passato, citeremo solo quella di
«partigiani di Ugo». Ma questo
riferimento a Ugo Capeto, fondatore della dinastia « capetingia »
dei re di Francia, non ha relazione con la denominazione storica
protestante. Oggi il parere della
maggioranza degli storici fa risalire il termine « ugonotto » al tedesco « Eidgenossen » e localizza la
sua origine a Ginevra. Questo termine, che significa « confederati
col giuramento », sarebbe stato
impiegato dapprima dai partigiani
■del duca di Savoia per designare i
ginevrini in rivolta.
Senza escludere questa ipotesi,
bisogna segnalare anche un’altra
spiegazione: in Francia, nella regione di Tours, nella valle della
Loira, verso il 1560 Théodore de
Bèze ed il suo avversario, il cardinale di Lorena, ricorsero per primi a questa espressione nella loro
corispondenza. Essa fu ripresa
dagli storici contemporanei come
La Popelinière, De Thou, Agrippa
d’Aubigné ed Etienne Pasquier.
Per essi il vocabolo « ugonotto »
aveva la sua origine a Tours, dove
gli aderenti alla nuova religione si
riunivano segretamente in un luogo vicino alla porta Ugone. All’inizio dei « disordini religiosi » inaugurati dal « tumulto di Amboise »,
assai vicino a Tours, nel 1560, que
sto termine si estese alla stessa
Tours come uno spauracchio. In
seguito esso doveva poi perdere
questo carattere per generalizzarsi
e designare l’insieme dei riformati
francesi.
La storia
della croce
La croce ugonotta è un segno
di riconoscimento di origine popolare, creata nella regione di Nîmes
all’epoca della, revoca dell’editto
di Nantes. La sua bellezza ed il
suo mistero hanno costituito il suo
successo a tal punto che anche i
luterani francesi l’hanno adottata,
aggiungendo al suo cemro una
piccola « rosa di Lutero ». La sua
forma esatta non è mai stata codificata, per cui esistono diverse varianti che comprendono anche l’inclusione di quattro piccole colombe dello Spirito Santo fra i bracci
della croce, ed altre versioni moderne dalle forme geometriche stilizzate. Prima di chiamarla croce
ugonotta, la si definiva « Spirito
Santo », termine che designava all’origine un gioiello cristiano di
origine alverniese: la colomba dalle ali spiegate, librantesi dall’alto
verso il basso, simbolo della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli nella Pentecoste.
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argé
orn
di tesi & deima:
via trieste 24, tei. f93Ì17
pinerolo (to)
delle sue otto punte), mentre parecchie croci antiche portano fra i
loro bracci il giglio reale. L’artigianato popolare ha appesantito e
variato le proporzioni più sottili
della croce dell’ordine del Santo
Spirito. Mentre in questa la colomba è raffigurata in grandi proporzioni al suo centro, nella croce
ugonotta essa è messa come pendaglio sotto la croce stessa, ad imitazione dello « Spirito Santo » alverniese.
L’ambiguità della croce ugonotta era legata al tempo ed al luogo
della sua origine, dato che un segno di riconoscimento troppo evidente avrebbe rappresentato un
pericolo troppo grande per coloro
che ne facevano uso. Se l’originalità della sua forma è facile da
identificare, il suo significato e la
sua interpretazione rimangono nel
campo delle congetture. Malgrado
il luogo della sua origine, la croce ugonotta non ha alcun rapporto con la croce del Languedoc. La
sua forma è ispirata, con tutta evidenza, all’emblema dell’ordine del
Santo Spirito, la croce di Malta a
pomoli (una pallina all’estremità
L’Ordine dello Spirito Santo
Parecchie croci ugonotte antiche
comportano una variante: il pendaglio dello Spirito Santo è sostituito da una « lacrima » che somiglia alla « santa ampolla ». Secondo la leggenda originaria essa fu
portata in cielo da una colomba,
per intercessione di saint Remi,
in occasione del battesimo di Clovis, re dei Franchi, nel 496. La
croce dell’ordine della « santa ampolla » ha nel suo centro una mano che riceve l’ampolla da una
colomba ad ali spiegate che la tiene nel becco. Essa conteneva l’olio
santo con cui si ungevano i re.
Pare che l’artigianato popolare
abbia deformato i piccoli fiori di
giglio piazzati fra i bracci della
croce sino a perderne il significato, tanto che gli spazi vuoti tra i
fiori e il centro della croce hanno
preso la forma di un cuore, sormontato da una forma puntuta.
Quei quattro elementi che univano i bracci della croce potevano
così somigliare ad una corona di
spine, simbolo delle sofferenze della chiesa « sotto la croce » all’epoca del ’’Deserto”, richiamando così il significato della « santa ampolla » diventata « lacrima ». Altri
vedono nella « lacrima » una fiamma dello Spirito Santo e l’interpretano come un simbolo della libertà dello Spirito che porta alla
concezione protestante del sacerdozio universale.
Una pluralità
di significati
Per interpretare il significato
ambiguo della cróce ugonotta, possiamo partire da quello dell’ordine del Santo Spirito. Creato dal re
Enrico III nel 1578, quest’ordine
venne così chiamato perché detto
re era salito al trono in un giorno
di Pentecoste. I suoi membri erano cento ed erano costituiti da nobili professanti la religione cattolica.
Più tardi. Luigi XIV si ispirò allo stesso emblema per creare l’ordine militare di San Luigi, sempre
riservato a cattolici professanti.
Luigi XV creò un ordine similare
al merito militare per i protestanti, ma ne potevano beneficiare solo gli stranieri. Gli ugonotti erano
perciò in ogni caso esclusi da tale
onoreficenza, a prescindere dai servizi resi.
Mi sia ora concesso avanzare
un’ipotesi personale sulla croce
ugonotta, dato che non ho finora
trovato un testo antico a questo
riguardo. Il suo creatore è probabalmente l’orefice Maystre di Nîmes. Gli ugonotti avevano respinto la croce latina, simbolo della
Chiesa cattolica romana persécutrice. Essi si ispirarono direttamente all’ordine del Santo Spirito staccando la colomba reale dal centro
della croce per metterla come pendaglio al di sotto. Si può interpretare questo come un gesto coraggioso significante la rivendicazione
della libertà di coscienza e di
culto. A quei tempi, il professare
una religione che non fosse quella
del proprio principe era considerato un crimine di lesa maestà.
Ma, allo stesso tempo, la fedeltà
al simbolo reale del giglio era
un’affermazione di lealtà nei confronti della legittima autorità. Gli
ugonotti avevano sperato di poter
ottenere dal loro re il diritto di
esistere in modo distinto dalla
chiesa ufficiale manifestando un
esemplare civismo.
La stessa ambiguità nell’unione
di tutti quei simboli nella croce
ugonotta, ancora poco conosciuta
all’inizio del nostro secolo, ne ha
fatto un segno di riconoscimento il
cui significato rimaneva ignoto ai
non iniziati.
Paul lienhardt
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Convegni storici
Si svolgerà tra il 1» e il 3 settembre il XXXI Convegno di
studi sulla Riforma ed i movimenti religiosi in Italia.
Le ’’giornate storiche” si apriranno domenica 1®, nell’Aula
sinodale, alle ore 15, con un incontro dal titolo: "Giorgio Spini,
storico del protestantesimo italiano".
Gli interventi previsti sono affidati a Giuseppe Ricuperati
(Gli studi sul Cinque e Seicento), Loretta Valz Mannucci (Gli
studi sui puritani), Sandro Galante Garrone (Gli studi sul
Risorgimento), Giorgio Bouchard (Gli studi sull’evangelizzazione in Italia. Al dibattito seguiranno le risposte di Spini.
Quasi l’intera giornata di lunedì è dedicata al tema: "Le
fonti pei lo studio della presenza evangelica in Italia dalla
fine dell’Ottocento alla metà del Novecento".
Diversi gli interventi previsti: Brana Peyrot (Le fonti di
parte evangelica, strumento necessario e pericoloso del lavoro
storico), Marco Fincardi (Fonti per lo studio dell’evangelizzazione valdese nella Bassa Padana tra Otto e Novecento), Lorenza Giorgi (Le fonti ginevrine e svizzere), Gabriella Ballesio
(L’archivio della Tavola valdese). Franco Chiarini (Note sugli
archivi metodisti di Roma), Annalisa Della Port ella (Fonti sull’opera dei colportori), Giorgio Rochat (Le fonti di polizia
sulle chiese pentecostali sotto il fascismo).
La giornata si concluderà con una relazione di Maurilio
Guasco sul tema: "Lo stato degli studi sui parroci e le parrocchie cattoliche tra Otto e Novecento".
La giornata di martedì 3 è anch’essa divisa in due parti;
la mattina è dedicata a comunicazioni libere: Giovanni Gönnet (Riflessioni sull’identità valdese, in relazione ai recenti
studi), Achille Olivieri (L’agostiniano Ambrogio Quistelli e il
dibattito sulla grazia 1537-1534), Ferruccio Jalla (Il signor di
Fontjuliane e il Rimpatrio), Michela D’Angelo (Vicende delle
comunità protestanti nell’Italia meridionale e a Malta), Osvaldo
Cojsson (La strage di Barletta, 19 marzo 1866, cronaca e ricostruzioni). . , ,
Dalle ore 15 si svolgeranno sette ncerche sulla stona dell'evangelizzazione in Italia tra Otto e Novecento, coordinate
da Domenico Maselli.
L'Assemblea annuale dei. soci si terrà sabato 24 agosto,
a partire dalle ore 18, presso l’Aula sinodale.
Nella serata di domenica 25, alle 21, sempre nell’Aula
sinodale, si terrà un dibattito sul tema: Le chiese evangeliche
dinanzi al regime fascista. Gli interventi previsti sono di
Giorgio Rochat (Le chiese tra fedeltà e obbedienza), Sergio
Rostagno (La teologia e l’antifascismo), Giorgio Tourn (Le
valli valdesi sotto il fascismo).
6
« v^alli valdesi
2 agosto 1991
VAL PELLICE
Bimbo cerca nido
In breve
Spsrcinzci ¡scrizione, si allungano le liste di at
. quali soluzioni si prospettano per il futuro dei più piccoli?
Dal discorso pronunciato il 21 luglio
ni Colle della Croce.
Questo secolo ha visto il disfacimento di molte illusioni: la vittoria degli alleati, nella I guerra
mondiale, sugli imperi militaristi
del centro Europa sembrò la vittoria sui guerrafondai; i fascismi, che si diffusero ovunque e
che ebbero successo in Italia
Gerrnania, Spagna, Portogallo e
parzialmente in Francia, furono
rivoluzioni” solo per gli illusi.
I comuniSmi che si diffusero
dalla Russia del ’11 a tutta l’Europa orientale, dopo la II guerra
mondiale, furono illusorie vittorie del proletariato e della giustizia egualitaria. Lo sviluppo industriale all’americana fu l’illusione del benessere permanente
(o meglio del consumismo senza conseguenze).
Invece ci troviamo dinanzi
fame, sovrappopolazione, bisogno
di droghe o idoli, quali sono i
beni di consumo, e l’invasione
degli affamati che non vogliono
più stare a guardare.
Ed illusioni sono ancora la fiducia nella tecnica e nelle soluzioni scientifiche di tutti i nostri
problemi. L’illusione in una scienza onnipotente che, invece di essere considerata strumento di
conoscenza, è usata come strumento di ricchezza ad ogni costo.
Dobbiamo ricordarci di cercare e predicare la persona, ’’laica”,
che sappia accertare criticamente
ciò che le viene dalla scienza, dalla filosofia o dalla teologia, che
sappia conoscere la realtà per
usarla senza distruggerla. Una
persona che abbia chiara coscienza di appartenere ad una
sola umanità, come cì ha insegnato il Cristo.
Noi europei, in questo scorcio
di secolo, stiamo superando
molte illusioni nazionalistiche,
stiamo comprendendo il senso
della collaborazione, sia in Occidente che in Oriente. Allora ci
dobbiamo chiedere: che cosa significa per noi essere ’’uno in
Cristo”?
Un significato può essere quello di non lasciare che la chiesa
cristiana, di qualsiasi denominazione, sia reclusa ai margini della vita. La pastora Letizia Tomassone, in un articolo sull’Eco delle Valli, ci ricordava che Bonhoeffer aveva denunciato la nostra
abitudine di chiamare in causa
Dio ai margini della vita, nei
momenti difficili, per ignorarlo
invece al centro della vita, quando la forza ci è data. E continuava denunciando che una chiesa
che non sa trovare le vie, né
morali né materiali, per sostenere la vita quando è nel pieno della sua forza, la vita di quanti
Soffrono la fame e l’oppressione
o la persecuzione finirà per riversare il suo pesante senso di colpa
sulle donne e sugli anziani e
userà delle belle parole su Dio,
chiamato fonte di ogni vita, non
per valorizzare ogni momento
più bello della vita ma per colpevolizzare chi dalla vita è già stato schiacciato. La sorella Tomassone si riferiva alla Chiesa cattolica in merito a una lettera del
papa ai vescovi sulla difesa della vita, contro l’aborto e contro
l’eutanasia.
Dobbiamo ripetere quelle parole per richiamare tutti noi, quali
membri delle nostre chiese, al
pericolo di emarginare la nostra
testimonianza ai momenti estremi della vita, la.sciando che siano
altri a prendere posizione sulle
questioni che riguardano le persone nel pieno della loro attività
come lavoratori, come padri e
i madri di figli che devono crescere ed essere educati e che devono poter avere dinanzi reali prospettive di vita, di lavoro, di
libertà.
In una parola, di speranza!
Elio Canale
Negli anni 70, nel periodo duirque delle giunte di sinistra in Regione, vennero progettati e costruiti due asili nido in vai Penice, uno a Torre e l'altro a Luserna San Giovanni. Le successive
vicende furono però molto diverse: il primo vide fin dalTinizio
una certa presenza di bimbi, anche se mai venne raggiunto il
’ pieno” dei posti a disposizione;
il secondo, costruito quasi a cavallo del confine con Torre Penice, venne successivamente chiuso
per la bassa iscrizione di utenti.
Concepiti come due riferimenti
per i due distretti scolastici (alta e bassa valle), per il nido di
Luserna non venne fatta un’adeguata campagna di promozione,
anzi — dicono oggi i genitori di
alcuni bambini — in alcuni casi
venne fatta una vera e propria
campagna di disincentivazione al1 insegna de « i bambini teneteveli a casa! ».
La chiusura del ’’nido” di Luserna portò con sé altri problemi: il personale venne gradualmente riassorbito in altri uffici
comunali e, essendovi comunque
delle famiglie che intendevano
portare i propri figli al nido, si
arrivò ad una convenzione con il
comune di Torre Pellice in cui 20
posti restavano a disposizione dei
residenti a Torre e 10 per i lusernesi: in questo mòdo si arrivò
ad una gestione che consentiva
di avere sempre il massimo degli
utenti possibili.
La struttura di Luserna, cessata la sua funzione originaria, ospita ora la scuola materna.
In questi ultimi anni nerò sono
tiumentate le richieste di iscrizione, si sono create lunghe liste di
attesa, altri hanno rinunciato,
comprese famiglie di altri comuni; si è parlato di un ’’nido di
valle”, ma è evidente a tutti che
ormai la struttura di Torre Pellice non basta più: le famiglie
hanno lanciato una raccolta di firme sollevando il problema alle
amministrazioni di Torre Pellice
e Luserna.
Quali soluzioni vengono ipotizr
za te?
Il sindaco di Luserna, Longo, ci
ha illustrato le proposte che la
giunta ha presentato alle famiglie
e che intende presentare alle altre amministrazioni locali, in nrimis a quella di Torre Pellice:
« Intendiamo muoverci per riaprire a Luserna una sezione del
nido nella struttura originaria; i
lavori da fare non sono molti e
speriamo di poter riattivare il
servizio già dall’autunno. Per
quanto concerne la gestione proporremo agli altri comuni la
forma del consorzio, aprendo
dunque anche a quelle famiglie
residenti ad Angrogna, Bibiana,
Rorà o vaiar Pellice che sono
fortemente interessate a questo
servizio ».
« Il discorso è interessante e coglie in buona parte le nostre
richieste — dice Manuela Campra, una mamma particolarmente impegnata nel cercare una soluzione al problema — tuttavia
noi temiamo che nelle parole del
sindaco ci sia un po’ troppo ottimismo, conoscendo i tempi tecnici delle amministrazioni nel
prendere delle decisioni e nel trovare concretamente le risposte ai
problemi ».
Non è da trascurare la questione del personale, ormai convertito ad altri servizi e che non è
detto accetti un nuovo cambiamento: nel contempo è difficile
ipotizzare nuove assunzioni.
Se, come temete, quest’ autuimo non si sarà trovata una soluzione soddisfacente, come vi
muoverete?
« Abbiamo anche sondato — aggiimge M. Campra — la possibilità di organizzare un servizio ni
Jn gruppo di bambini all’asilo nido di Torre Pellice
do privato, magari ricorrendo a
cooperative di servizi, ma siamo
al momento appena alla fase di
ipotesi e verifica. Certamente proseguiremo nella ricerca del consenso e nella valutazione di quanti siano effettivamente i genitori
interessati ad avvalersi del nido »
La soluzione ipotizzata dal sindaco di Luserna muterebbe l’attuale situazione considerevolmente; Tamministrazione di Torre
Pellice non è stata fin qui contattata da quella vicina ma cosa
ne pensa il sindaco Armand Hugon di questa proposta?
_ «Non conosciamo ovviamente
t termini della proposta; in linea
di rnassima l’ampliamento del
servizio e la forma del consorzio
che veda coinvolti anche altri
-comuni della valle md trova favorevole; certo vedo molte difficoltà in una realizzazione rapida, non solo per i problemi prima evidenziati ma anche, e qui
potrei parlare pure come direttore didattico di Luserna, a causa
della presenza nell’ex nido della
scuola materna che funziona positivamente da alcuni anni »,
Certo una soluzione a questo
problema potrebbe anche derivare dalla costruzione della nuova
scuola media e dal trasferimento
ari!? materna al capoluogo, tuttavia i tempi per l’adeguamento
degli edifici e per i trasferimenti
rischierebbero di portare gli attuali bambini del nido direttamente... tdl’Università.
Piervaldo Rostan
Amici del Collegio
torre pellice — E’ in distribuzione il bollettino estivo
dell’associazione ’’Amici del Collegio valdese”; vengono riportati
i risultati degli esami di maturità (due i 60/60: Paolo Priotto e
Viviana Zanderigo), il programma della ’’Giornata del Collegio”
del 1» settembre oltre ad altre notizie tra cui quella inerente la
’’Fondazione Enrico Gardiol” che
prevede borse di studio per studenti delle Valli che intendano
proseguire negli studi universitari; il numero di conto bancario della fondazione ’’Enrico Gardiol” è; 1810770/71, presso la sede CRT di Torre Pellice.
Aiuto all’Ospedale
PINEROLO — Lo Zonta club
ha deciso di sostenere l’attività
deirOspedale valdese di Torre
Pellice; nel momento di definire
il suo piano annuale di aiuti, ha
scelto di acquistare' due pompe
a infusione volumetrica, apparecchiature indispensabili per l’assistenza a degenti in gravi condizioni, donandole all’ospedale.
« Siamo molto grati allo Zonta
club di Pinerolo — ha detto il
presidente del Comitato dell’ospedale, dott. Giovanni Mourglia — per l’importante appoggio
dato alla nostra opera ».
No alla chiusura
PEROSA ARGENTINA — La
decisione dell’amministratore delia ’’Trasformazioni seriche Tiesse” di chiudere l’azienda dopo solo un anno e mezzo di attività sta
mobilitando la vai Chisone; anche l’amministrazione comunale
è scesa in campo con un ordine
del giorno in cui, definendo ’’moralmente scorretto e piratesco” il
modo con cui l’amministratore
unico ha gestito la vicenda, si
chiede la revoca della decisione e
l’apertura di un confronto.
UNA PROPOSTA
Villa Olanda: casa per rifugiati?
Villa Olanda potrebbe riprendere la propria funzione originaria di accoglienza ai rifugiati pohtici e/o economici, come quangli esuli russi?
E quanto ipotizza un gruppo
di persone che lavorano o hanno
avorato presso la Comunità alloggio per minori di via Angrogna a Torre Pellice; questi operatori hanno presentato un prolavoro diaconale con i
rifugiati, inteso come ’’azione di
scambio , basato non sull’assistenzial smo ma sul coinvolgimento in prima persona di quanti fluirebbero della struttura.
Il progetto infatti prevede che,
accanto all’accoglienza di gruppi
autonomi e autogestiti (si può
ad una ricettività di
40-45 posti) che portjrcbbc un
costante introito nelle casse della
struttura, vi siano ’’attività collaterali” di produzione tanto di
mateiiali di studio (da far circolare con quanti si occupano delle tematiche attinenti al progetto), quanto di oggetti (artigianato) e di servizi rivolli a terzi
(come pulizie, giardinaggio, manutenzioni...). Quest’ultimo aspetto potrebbe realizzarsi tramite la
fondazione di una cooperativa o
di un altra forma di associazione
ma il progetto prevede di non
essere affatto svincolato dall’esistente: anzi, Toperazione dovrebbe far capo al Servizio rifugiati
e migranti della FCEI, che potrebbe esercitare un’opera di filtro e di individuazione delle persone bisognose di un’accoglienza
medio-lunga in vai Pellice. E’
previsto inoltre ’l’inserimento
nel Coordinamento delle strutture ricettive del primo distretto”,
nonché la collaborazione con le
iniziative culturali presenti sul
territorio (Agape, Collegio, Centro culturale valdese, ma anche
Radio Beckwith, scuole, ecc...). Ai
gruppi locali di volontariato si
chie.lerebbe collaborazione per
corsi di italiano, l’ente pubblico
diivrebbe essere coinvolto per
gli aspetti socio-sanitari.
Il progetto si compone anche
di un’ipotesi di bilancio e di una
traccia per una parziale ristrutturazicne dell’edificio ma, ciò
che più importa ricordare, risponde all’esigenza di intendere
lo scopo della diaconia non solo
come ’’recupero delTequilibrio
psico-fisico, sociale e ambientale
dell’uomo ma l’incontro con Cristo, il perdono dei peccati, la
riconciliazione con Dio e i fratelli”.
Il progetto è stato presentato
alla Commissione nominata dal
Sinodo scorso; sarà la sessione
di quest’anno a decidere.
CASCELLA
SCHIFANO
0
SeleclionArl
(ilIKiO DI PRALI
CHIESA e\,\.\(ìi;lica valdese
HOKfi.VIA GIUGO N. 27
DAE.l AL IS AGOS TO E)91
ORARIO: lU 12/ Ib 19 / 20,30 22.10
TORINO
7
2 agosto 1991
lettere
PARLAR CHIARO
Alfonso Manocchio cita a memoria
gli articoli degli altri (« Sulle trazzere
del rinnovamento », n. 25/91) letti solo
«con curiosità»; egli «pizzica» una frase qualunque per regalare, a chi non
la pensa come lui, patenti di « perenni
contestatori » e di eterni parolai...
(« Diaconia politica », n. 29/91).
Ammetto d’avere interpretato il successo della DC nel recente voto siciliano soprattutto aiia luce della crisi
della sinistra. Ci sono altri fattori ohe
concorrono al successo democristiano?
Certo, ma non c’è bisogno che Manocchio si scomodi a spiegarcelo. Lo capiamo da soli.
Ritengo che le forze che intendono
trasformare la politica siciliana nel senso dì un più ampio sviluppo della democrazia, della partecipazione, dell’antimafia devono sapersi mettere insieme per spezzare i’intreccio mafia-politica che domina la stanza dei bottoni:
« ...occorre una maggiore unità da parte della sinistra anziché dividersi, facendo quasi una guerra intestina che finisce col favorire la DC ». Questo è
ciò che ho scritto all'indomani del voto. Questa è la strada difficile da per
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaret
to ■ Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 AGOSTO 1991
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Vìa Umberto i. 1 - Tel. 83904.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000
Croce Verde Porte: Tel. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tei. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 AGOSTO 1991
Luserna San Giovanni; FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza :
CRI Torre Peliice: Telefono 91.996
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17. presso I distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
l’eco
delk valli valdesi
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
EDITORE; A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - ccp 20936100 - tei.
011/655278.
Consiglio di amministrazione; Roberto Peyrot (presidente), Silvio Revel (vicepresidente). Paolo Gay,
Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
FONDO DI SOLIDARIETÀ’: ccp n.
11234101 intestato a «La luce »
via Pio V, 15 - 10125 Torino.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Peliice.
correre mossi sia dal desiderio di contestare questa società allo sbando, infinite volte ridotta a colonia, sia dalla
speranza che nuove alleanze siano possibili per eliminare il marciume che ci
avvolge. Commento errato? Può darsi;
ma aspetto argomenti, non squalifiche.
Dopo averci spiegato ia psicologia
sociale della Sicilia, Manocchio ci spiega la « diaconia politica » che deve
« smuovere incrostazioni sociaii illiberali e avvilenti... ».
10 direi ohe, prima di ogni cosa, è
necessario diradare le cortine fumogene. Parliamo chiaro, senza inutili giri
di valzer: bisogna costruire una strategia diaconale tenendo presente non
quello che potremmo essere ma guardando, senza illusioni, alla modestia
delle nostre forze umane e finanziarie.
Appropriarsi della politica significa oggi promuovere, anche sul versante diaconale, uno spirito aperto di ricerca
in cui non caliamo dall’alto le nostre
soluzioni preconfezionate ma impariamo a costruirle insieme ai vari soggetti
che si spendono per ii rinnovamento
della società. Le forze che in Sicilia lottano per una trasformazione profonda
della vita politica non mancano. Coilegarle, evitando di sventolare sempre e
comunque il monopolio della retta interpretazione della vicenda politica, è
già un passo sul cammino dei cambiamento. E' anche una questione di
stile oltre che di necessaria umiltà che
deve, credo, caratterizzarci come popolo protestante.
Giuseppe Platorv;, Riesi
FOLLIA NUCLEARE
Speravo che la guerra del Golfo potesse sollecitare la gente a riflettere
maggiormente sugli orrori ed errori dei
conflitti armati, per ricercare la soluzione dei problemi tra i popoli in maniera non bellica e tenacemente diplomatica.
Invece assistiamo ad una realtà ben
diversa e .grave.
Nonostante le centinaia di migiiaia
di morti ’’diretti" oltre che dì feriti, nonostante i milioni di profughi che ancora oggi vivono in condizioni subumane, nonostante le malattie e le epidemie che stanno mietendo migliaia di
vittime innocenti al giorno, nonostante
ie persecuzioni contro curdi e palestinesi aumentate a causa deila guerra, nonostante tutti i problemi umani
e sociali che il conflitto ha e sta provocando, nonostante le tremende distruzioni, l’inquinamento atmosferico e
marino, nonostante tutto questo la
guerra del Golfo diabolicamente ha manifestato la fragilità di una cultura della pace, che con fatica si voleva trasmettere alle generazioni future, affinché certe tragedie non potessero succedere più.
La guerra del Golfo ha evidenziato
la fragilità del pacifismo « comisano », nato con i missili Cruise e defunto dopo gli accordi USA-URSS, come
se la questione della pace fosse ridotta solo a questa circostanza molto
limitata e unilaterale.
Anche la cultura della pace e della
nonviolenza, che sembrava pian piano
prendere piede, pare si sia volatilizzata,
salvo che in una minoranza sempre più
ristretta.
La gente — soprattutto dopo la « vittoria » — pensa che in fin dei conti
non è male armarsi fino ai denti,
i governi tagliano le spese sociali e
aumentano quelle militari e questo è
accettato come normale e logico.
11 25 luglio è scaduto un altro ultimatum: la consegna del materiale nucleare all'ONU da parte di Saddam
Hussein o c’è il rischio di un nuovo
attacco contro l'Iraq.
Consegna difficile, anche perché nessuno ne conosce la vera consistenza
in quanto (come afferma Panorama) « la
vera arma di Saddam è il terrorismo
psicologico, cioè lasciare tutti nel dubbio su cosa stia effettivamente combinando ». Ciò significa che, anche se il
dittatore iracheno dovesse decidersi
a consegnare il materiale richiesto, potrà sempre rimanere il dubbio che non
tutto è stato consegnato. E, allora, l’attacco può sempre essere ordinato lo
stesso.
Un attacco che (in teoria) vorrebbe
colpire 100 obiettivi nucleari.
E' una prospettiva allucinante, eppure se ne parla in maniera velata, quasi disinteressata, fiduciosi forse che
tanto anche stavolta chi dovrà morire
saranno di nuovo... gli altri.
Ma sapete cosa potrebbe voler dire
attaccare cento obiettivi nucleari?
La fuoriuscita di materiale radioattivo (che non potrà non esserci!) non si
fermerà al Medio Oriente, ma farà il
giro del mondo provocando malattie,
mutilazioni, morte, avvelenamento deli’ambiente e quindi del cibo e deli’acqua anche da noi!
Ci hanno pensato i signori della guerra a ohe tipo di catastrofe andremmo
incontro?
Nino Gullotta, Pachino
VIAGGIO IN
INGHILTERRA
Chi solitamente sente parlare di una
inghilterra tutta cielo grigio, bombetta
e ombrello, gente fredda e riservata
e si trova accolto invece con calore
ed affetto, ospitato da soreile e fratelli simpaticissimi, scopre .una Inghilterra nuova, diversa dai luoghi comuni: è quanto è accaduto ad un
gruppetto di ragazze partito da Torino
nello scorso giugno, sotto la guida di
Elena Vigliano.
Accolte ovunque con grande ospitalità, abbiamo dapprima visitato la città
di Chester, che poggia su antiche fondamenta romane, poi siamo state a
Stafford, Shrewsbury, Rochdale e Ormskirk.
Numerose le occasioni per incontri
con gruppi di giovani, molte le occasioni per conoscere realtà diverse dalle nostre.
Ci ha molto interessato l’attività sociale delle comunità inglesi; a differenza delle nostre grandi opere là si
lavora "nel piccolo", cioè organizzan
do gruppi giovanili sul modello degli
scout, si offre baby sitting per mamme
e bambini, si invitano le persone anziane a delle gite o semplicemente ad
occasioni di incontro: ecco che membri di chiesa possono discutere fra loro, affrontare problemi, in certi casi
evangelizzare.
Dopo un soggiorno nella « Community of Reconciliation », un centro ecumenico simile ad Agape, situato nella
campagna di Birmingham, abbiamo avuto la possibilità di conoscere la bella
città universitaria di Oxford e quindi
abbiamo fatto ritorno in italia.
E' stato un viaggio ohe ci ha offerto
un po' di tutto: storia, cultura, vita
comunitaria, possibilità di applicare
quel po’ di inglese che abbiamo studiato ed anche di fare lo shopping! E
siamo tornate con tante buone idee che
possiamo cercare di applicare alle varie attività delle nostre comunità, "copiandole” (perché no?) dai nostri amici inglesi.
Ester Cericola, Torre Peliice
VIAGGIO A BERLINO
Dal 19 al 25 giugno un gruppo della
chiesa di Torino s’è recato in visita
alla Martin Luther Gemeinde di BerlinoPankow. Era la prima volta che si poteva, in questo dopoguerra, avere uno
scambio di visite del tutto libero; dunque si è potuto parlare con franchezza,
entrare nelle case, essere ospitati dalle
famiglie senza controllo poliziesco. Si
è colta l'occasione di fare una puntata a Wittenberg, la cittadina dì Lutero,
visitare la sua casa, l’università, la
chiesa del castello, fangosa perché alle
sue porte furono affìsse le « 95 Tesi ».
il gruppo ha anche potuto condividere la gioia dei berlinesi per la scelta del Parlamento di riportare a Berlino la capitale.
L’accoglienza è stata quanto mai
fraterna e gioiosa.
Del gruppo hanno fatto parte non
solo membri valdesi della chiesa di
Torino, ma anche battisti, metodisti e
simpatizzanti provenienti, oltre che da
Torino e dintorni, da Napoli, Milano,
Torre Peliice, Pinerolo, San Germano,
Massello; un fatto certo casuale ma
pignificativo.
L. D„ Torino
Nel pubblicare l’elenco del mese di giugno, ricordiamo ai lettori le attuali destinazioni del
nostro Fondo.
La prima iniziativa è a sostegno del lavoro del Consiglio delle
Chiese del Medio Oriente a favore dell’enorme numero dei profughi della guerra del Golfo ; un
numero difficilmente quantifìcV
bile, ma certamente ammontante
a centinaia di migliaia, per di più
in aumento a causa delle persecuzioni irachene contro i curdi.
La seconda riguarda la casa
Eben-Ezer di IMestre, che ospita
e segue costantemente malati di
Aids. Questa casa, sorta per la
coraggiosa ed impopolare iniziativa di alcuni fratelli, è in attesa
di definitiva acquisizione e di inserimento nella programmazione
regionale. L’atto definitivo di acquisto dovrebbe avvenire nel
prossimo autunno; nel frattempo ogni contributo sarà ricevuto
con riconoscenza.
a Oggi
e domani
Dibattiti
TORRE PELLICE — Nell’ambito della
festa de « L’Unità » che si svolgerà da
venerdì 2 agosto a domenica 4, in
piazza Muston, sabato 3 agosto, alle
ore 17, si svolgerà un dibattito sulle
riforme istituzionali; interverranno esponenti di vari partiti. Domenica 4, alle
ore 17, presentazione del libro di Elena Ravazzini Corsani: « L’aquilone sull'armadio » con la partecipazione di
Claudio Tron e di Beppe Reburdo.
Concerti
TORRE PELLICE — Venerdì 2 agosto,
nel tempio valdese, alle ore 21, si
svolgerà il concerto finale del 2° seminario di tecnica e interpretazione
violinìstica diretto dal m.o Daniele Gay.
Spettacoli
Fondo di solidarietà
Ricordiamo infine che il prossimo elenco verrà pubblicato in
settembre e comprenderà le offerte relative ai mesi di luglio e
agosto.
I doni vanno inviati, come di
consueto, al conto corr. postale
n. 11234101 intestato a La Luce Fondo di solidarietà, via Pio
15, 10125 Torino, indicando possibilmente la destinazione del
versamento. In assenza di indicazione, provvederemo noi stessi
a ripartire i doni.
BOBBIO PELLICE — Un gruppo di giovani dell’Esercito delia Salvezza, proveniente da tutta Italia, presenterà tre
volte nelle valli una commedia musicale intitolata: « Who Me Lord? » (Chi?
io. Signore?). Le date della rappresentazione sono: 2 agosto, presso il Centro vacanze di Bobbio; 3 agosto, alla
Pro Loco di Pramollo; 4 agosto nel
tempio valdese di Torre Peliice. Le serate inizieranno alle ore 21.
RINGRAZIAIMENTO
« Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché l’Eterno t’ha colmata di beni ».
(Salmo 116: 7)
E’ mancata airaffetto dei suoi cari
Maria Margherita Barolin
ved. Fostel
di anni 99
I figli riconoscenti ringraz;iano tutti
coloro che sono stati loro vicini in questa dolorosa circostanza ed in modo
particolare il pastore T. Pons e signora, il dott. Gherardi, la Direzione ed ii
personale della Casa Miramonti, i cugini e gli amici, che li hanno aiutati
negli ultimi anni.
vaiar Peliice, 15 luglio 1991.
RINGRAZIAMENTO
E’ improvvisamente mancato alTalfetto dei suoi cari
Carlo Vergnasco
di anni 62
lo annunciano la moglie Ivonno Sappé, la mamma Natalina Campiglia ved.
Vergnasco, il fratello Alfredo, le sorelle Gra2àella ed Enrica con le rispettive famiglie e parenti tutti.
La famiglia ringrazia chi con scritti,
fiori e presenza affettuosa ha partecipato al suo dolore.
Un ringraziamento particolare al medico curante, alla dott.ssa Ornella Michelin Salomon, al .personale medico e
paramedico dell’Ospedale valdese di
Torre Peliice ed al pastore Franco
Davite.
Luserna San Giovanni, 22 luglio 1991.
OFFERTE PERVENUTE IN GIUGNO AVVISI ECONOMICI
L. 120.000 Anonimo veneziano,
L. 100.000 Mirella e Ernesto Bein;
C.C.M. in memoria di Carmelo Costanza e Nicolò Capostagno.
L. 50.000 Maria Elisa Fiorio.
L. 30.000 Amalia Geymet e Andrea.
L. 10.000 Antonio Kovacs.
Totale L. 410.000
Totale precedente L. 5.665.039.
in cassa L. 6.075.039.
SIGNORA disponibile tempo libero e
locali ospiterebbe persone sole anziane bisognose di trovare ambiente
familiare. Rivolgersi aUa redazione.
ACQUISTIAMO mobili vecchi, oggetti, quadri d’epoca. Telefonare allo
011/9407243.
PRI’VATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marconi
Officina autorizzata FIAT
LA PIU .MA IN PlNEROl.O
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
^^iile
AssicurazHMU
AGENZIA GENERALE DI TORRE PELLICE
Via Repubblica 14 • tei. 0121/91820
8
8 villag-gio grlobale
L’INCERTA SORTE DEI PROFUGHI VIETNAMITI
2 agosto 1991
Cosa fare
degli indesiderabili
Sempre più paesi adottano la distinzione tra rifugiati politici e
migranti per motivi economici - Le politiche tendenti al rimpatrio
Quasi 110.000 vietnamiti stanno nei campi, che sono spesso
delle prigioni. Più di 52.000 sono
internati a Hong Kong, altri in
Thailandia, Malaysia, Indonesia e
Filippine, senza contare quella
manciata che è a Singapore.
'Le partenze illegali dal Vietnam sono calate nettamente; 912
in gennaio (2.508 nel gennaio ’90),
secondo Hanoi. -Nello stesso temr
po le partenze legali, organizzate
daH’Alto commissariato ONU per
1 rifugiati col concorso delle autorità vietnamite, sono in netto
aumento: 573.000 nel 1990, tre volte più che nel 1988.
Ma i paesi di transito, come
quelli di accoglienza definitiva,
intendono scoraggiare ogni ripresa delle fughe dei vietnamiti; seguendo l’esempio di Hong Kong,
una cinquantina di paesi ha adottato una distinzione tra rifugiati
politici e migranti economici, nel
giugno ’89. Da allora i vietnamiti
che non possono dimostrare le
persecuzioni politiche non hanno
il diritto di candidarsi alla sistemazione in un paese di accoglienza definitiva, in genere fra i paesi
occidentali.
I casi contestati hanno portato
finora al rifiuto della maggioranza dei rifugiati, condannati a
essere rimpatriati. Vietnam, Inghilterra, Hong Kong e Commissariato si erano intesi Tanno scorso nel definire anche la categoria
di quanti « non si oppongono » ad
un ritorno. I rimpatri volontari
non hanno peraltro dato che minimi risultati: a fine febbraio un
po’ più di 8.0(X) vietnamiti (di cui
7.000 provenienti da Hong Kong)
avevano fatto ritorno in patria.
Per iniziativa britannica, a Ginevra, nel giugno '89, era stata
elaborata una politica di rimpatri non volontari, in dispregio delle riserve formulate allo stesso
tempo da Hanoi, e, per ragioni
umanitarie, da Washington. Ma
le condizioni in cui 51 vietnamiti
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
energia ambiente
AMICI PER
Ciao,
sono solo una
piccola goccia
d'ocqua, ma ci
siamo già visfi un
sacco di volte!
la strada die
faccio ogni giorno
pr arrivare mo a
le è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
ICI
le mie radici
sono forti, la mia
chioma è bella e
folta perché gli
operatori ecoloq
di CONSO^t
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smaltìmenta
rifiufi, lasciano
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
IACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
deourazbne
delie acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
Ig mia fiamma è
ollegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dellACEA!
AMNESTY INTERNATIONAL
sono stati rimpatriati da Hong
Kong nel dicembre ’89 hanno sollevato un tale rumore che l'esperienza non si è ripetuta.
Oggi non si tratta solo di vedere come possa essere rilanciata
questa politica, che assomiglia
molto ad un rimpatrio forzato,
ma anche di prevenire una nuova ondata di partenze illegali dal
Vietnam.
Nel momento in cui il paese conosce una nuova crisi sociale e
politica, si tratta di dissuadere gli
eventuali candidati alla fuga, facendo loro sapere che non avranno diritto a nessuna speranza di
reinstallazione all’estero.
La grande maggioranza di quelli che si trovano già nei campi
non hanno di che farsi maggiori
illusioni, dal momento che ogni
concessione fatta a loro sarebbe
rapidamente conosciuta in Vietnam.
Jean-Claude Pomonti
Prigionieri
del mese
Presentiamo qui tre casi di violazione dei diritti umani nei confronti di prigionieri di opinione,
tratti dal numero di maggio-giugno del Notiziario di Amnesty.
Nijazi Beqa - JUGOSLAVIA
26 anni, di etnia albanese, residente nel Kosovo. Fu arrestato
nel settembre 1988 con altre 9
persone di etnia albanese. Furono accusati di avere costituito
un’organizzazione ’’ostile” con lo
scopo di rivendicare per la provincia del Kosovo, facente parte
della Repubblica jugoslava di
Serbia, lo status di Repubblica
autonoma. Il Kosovo confina con
l’Albania e gran parte della sua
popolazione è di etnia albanese.
I dieci imputati furono accusati
di avere distribuito materiale di
propaganda ’’ostile” all’interno e
all’esterno del paese. Furono processati a Pristina nel febbraio '89
e condannati al carcere, Nijazi
Beqa ebbe la pena più lunga: 8
anni, poi ridotti a 4 dalla Corte
suprema. La legge penale federale fu modificata nel 1890 e in
base ad essa molti prigionieri politici furono rilasciati, ma Beqa
rimase in carcere.
Si prega di scrivere cortesemente, in inglese o italiano, chiedendo il suo rilascio a:
Dr. Vlado Kambovski
Federai Minister of Justice
Omladinskih brigada 1
11000 Beograd - Jugoslavia
Mohamed Abbad - MAROCCO
37 anni, ex presidente delTUnion nationale des étudiants
marocains (UNEM). E’ uno dei
31 imputati al processo del maggio 1984 a Marrakech, in seguito
alle dimostrazioni del gennaio di
quello stesso anno contro gli aumenti dei prezzi e l’imposizione
di una tassa per gli esami di maturità. Essi furono arrestati
senza mandato, detenuti in ”incommunicado” e torturati. Mohamed fu condannato a 15 anni
di carcere con l’accusa di cospirazione per rovesciare il governo
e possesso di volantini miranti a
turbare l’ordine pubblico. Nesstrna prova fu esibita durante il
processo. Il materiale scritto sequestrato non istigava alla violenza, anzi era liberamente venduto nelle librerie. Egli rimase
in prigione con 17 dei 31 imputati; originariamente fu detenuto
nella prigione di Safi, dove si
ammalò di diabete nel 1988. Fu
poi trasferito a Marrakech, dove
risiedeva la sua famiglia, che poteva così regolarmente visitarlo
e fornirgli il cibo adatto alla sua
dieta. Ma nel 1991 fu rimandato
alla prigione di Safi, dove cominciò, per protesta, lo sciopero della fame. Cadde in coma. Ora è
detenuto nell’ospedale di Safi.
Si possono inviare cortesi appelli per il suo immediato rilascio, in francese o arabo, a:
Sa Majesté Hassan II
Palais Royal
Rabat - Maroc
Orlando Azcué Rodríguez CUBA
33 anni, lavoratore tecnico in
una fabbrica di sigari. Fu arrestato il 5 aprile 1990 a L’Avana.
Fu processato il 12 ottobre con
l’accusa di ’’propaganda ostile”.
Fu riconosciuto colpevole e condannato a 3 anni di carcere. Durante il processo fu allontanato
dall’aula perché, invitato a parlare in sua difesa, incominciò a sostenere la necessità di un cambiamento politico a Cuba. Egli è
uno dei 12 prigionieri politici firmatari di una lettera diffusa clandestinamente alTesterno del car
cere, nella quale si chiedeva un
pacifico mutamento del governo
e il rispetto dei diritti delTuomo.
Per dare peso alle loro proteste
i prigionieri rifiutarono di indossare la divisa dei carcerati. Furono perciò trasferiti in diversi
penitenziari. Orlando Azcué con
due compagni fu mandato nel
carcere di massima sicurezza
’’Kilo 7” a Camaguey. Qui cominciarono lo sciopero della fame.
Amnesty International è stata
informata che i prigionieri
furono costretti a indossare le
divise e che, per impedire
loro di levarsele, essi furono
incatenati per le braccia alle
sbarre delle celle. Orlando fu
percosso dalle guardie e fu in seguito trasferito alla prigione di
Pinar del Rio. Qui, essendosi di
nuovo rifiutato di indossare la
divisa dei carcerati, fu incatenato con le manette alle sbarre della cella. Il 6 marzo scorso fu trasferito in infermeria.
Per favore, scrivete cortesemente, in spagnolo o italiano, per
chiedere la sua liberazione a ;
Dr. Fidel Castro Ruz
Presidente del Consejo de Estado
Ciudad de La Habana - Cuba
CASI CHIUSI NUOVI CASI
Amnesty International ha appreso nel marzo 1991 del rilascio
di 96 prigionieri adottati o posti
sotto investigazione.
Amnesty ha assunto 118 nuovi
casi nello stesso periodo.
Puoi pensarlo,
dirlo, ripeterlo, scriverlo.
E' un tuo diritto.
“non
la penso
come.vo'"
•"<m^
In metà del mondo
un'opinione lecita, espressa
pacificamente, manda la gente in carcere,
a volte senza processi, senza spiegazioni, senza speranza? '
Amnesty International, indipendente da qualsiasi istituzione politica
e governativa, si occupa delie persone imprigionate per motivi
d'opinione, e chiede la liberazione di quelle che non hanno usato violenza
Il metodo di Amnesty International è la
cortesia senza cedimenti, e ottiene risuitati.
Aderire ad Amnesty International è un gesto O AmnCStV International
di solidarietà verso gli altri e verso se stessi. />• • ■
E' un modo concreto di affermare la volontà Circoscrizione Piemonte Valle d'Aosta
di non farsi schiacciare. E' ora di iscriversi. '^3lgioie,10 Torino - tei. 011 - 741.27.02
Iscrizioni su c.c.p. N 10104107:
Minore di 21 anni 15.000 ■ Socio ordinano 30.000 - Socio sostenitore 75 000