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Anno 128 - n. 27
3 luglio 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PENA DI MORTE
Immagini
inesorabili
Ci sono immagini che restano
nei tempo, come pietre che si
impongono alla memoria: come
la foto del bambino che alza le
mani nel ghetto di Varsavia.
Forse analogo destino avrà l’immagine, comparsa sui giornali
italiani la settimana scorsa, dei
due fratelli impiccati in piazza
a Pier, Albania, rei di aver sterminato una famiglia di contadini per una rapina.
Nonostante ciò che si dice, la
nostra società non è affatto abituata a convivere con l’immagine, intrattiene con essa un rapporto fatto ancora di diffidenza,
e questo tanto più con l’immagine « fissa » della fotografia: siamo più abituati al flusso televisivo, in cui una scena è presto
sostituita da un’altra.
La foto ti inchioda senza appello alla realtà di un istante;
puoi nasconderla; se la ritrovi
ti ripropone inesorabile quella
scena: in questo caso i due corpi (molto simili i volti, baffi e
pochi capelli) che penzolano ormai inerti come marionette di
un teatrino. E il teatrino non è
meno sconvolgente: una cittadina, non la prateria dei western;
il teleobiettivo avvicina gli oggetti, ma elimina per legge ottica la profondità: non sappiamo
quanta distanza c’è tra il patibolo e la piccola folla (c’è anche un bimbo) che fa da pubblico.
Non è una questione marginale: se l’intento dell’esecuzione, il
suo carattere pubblico, era quello di « dare l’esempio », la macabra messinscena richiede un
abile calcolo registico, una scenografia in cui il potere (c’è un
poliziotto col mitra) e i suoi
simboli (le forche) devono intrattenere un certo rapporto di
pressione quasi fisica con la
massa...
Immagine ravvicinata, quindi
anche ristretta: chi, che cosa
c’era a destra e a sinistra? Che
cosa hanno fatto, che cosa si
sono detti gli astanti, finita la
cerimonia?
Avranno pensato che era giusto, che solo così si può arginare la delinquenza che esplode virulenta, di pari passo con la miseria e la mancanza di prospettive in quel paese?
Tutto questo la foto non può
dircelo, tocca a noi cercare di
ragionare. Sull’Albania: forse il
disastro peggiore per cui il regime comunista sarà ricordato
starà proprio nell’aver disgregato ogni legame sociale. Spazzata
via la dittatura i suoi effetti rimangono e rimarranno per chissà quanto...
Ma poi dobbiamo riflettere
sulla pena di morte: purtroppo
se ne parla non per applaudire
al suo accantonamento, ma perché si fanno sondaggi per sapere se gli italiani sarebbero favorevoli; perché il nuovo « Catechismo universale », che sarà pronto fra alcuni mesi, la considera
legittima (l’anticipazione del
« Sabato » è stata ripresa da alcuni quotidiani), perché negli
USA le esecuzioni fanno parte
della campagna elettorale...
Occorrerà pensarci per tempo.
Non vogliamo che nessuna foto
debba fissare immagini di morte per mano dello stato.
Alberto Corsanì
LE CHIESE EUROPEE E L’EX JUGOSLAVIA
TAURIANOVA
La nostra scelta è la pace
Una delegazione internazionale in
repubbliche - Una parola d’ordine
« Davanti alla guerra non è
possibile nessuna neutralità. Il
m.assacro va fermato e per questo anche la chiesa deve schierarsi ». Su questa linea si muove ora fermamente la Chiesa ortodossa che, dopo la marcia di
Belgrado guidata dal patriarca
Pavle, ha intrapreso una serie
di iniziative volte a rendere ancora più incisiva e a- livello internazionale la pressione per
una soluzione dialogata dei conflitti in corso nell’ex Jugoslavia.
In questo quadro si situa
l’iniziativa congiunta del Consiglio ecumenico delle chiese
(CEC) e della Conferenza delle
chiese europee (KEK) che, su
proposta ortodossa, hanno inviato una delegazione di 6 esponenti ad alto livello delle chiese europee a visitare le chiese sorelle dell’ex Jugoslavia. La delegazione, giunta a Belgrado via Budapest sabato 27 giugno, è composta da David Bleakley (Irlanda del .Nord, Comitato consultivo del CEC), Joergen Flensted
(Danimarca, Comitato di sostegno delle chiese), il metropolita
Jérémie (Patriarcato ecumenico
di Parigi), Renato Malocchi (Italia, segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche), Huibert van Beek (Olanda,
staff CEC), Herman Goltz (Germania, staff KEK).
Il programma prevede contat
visita alle chiese delle varie
lanciata dalla chiesa ortodossa
a tacere
Un soldato croato in una chiesa semidistrutta dalla guerra.
ti con le chiese riformate, luterane, metodiste e ortodosse di
Novi Sad e Belgrado, con l’arcivescovo cattolico di Belgrado e
con i responsabili delle comunità ebraiche e musulmane in vista della convocazione di una
« tavola rotonda interreligiosa
per la pace ». Divisi in gruppi, i
delegati visiteranno campi profughi e centri di aiuto, comunità e chiese in Slovenia, Croazia,
Bosnia e Serbia; il rientro è
previsto per il 4 luglio. Scopo
della tavola rotonda che la delegazione cerca di organizzare
è di far pesare l’influenza delle
chiese « sulle opinioni e sulle
azioni di una gran parte della
popolazione e dei loro rispettivi governi, al fine di trovare
nuove vie che portino alla pace
e alla giustizia ».
(NEV)
LA NOSTRA FIDUCIA IN DIO
La paura e Vamore
« Nell’amore non c’è paura ; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura; perché la paura implica
apprensione di castigo ; e chi ha paura non è i>erfette nell’amore» (i Giovanni 4: 18).
Mi è venuto in mente questo versetto in un timido pomeriggio di primavera — mentre il sole
non riusciva a reggere il confronto con le nubi
sempre più invadenti — passeggiando lungo il viale
di una città con un ragazzo e una ragazza che mi
parlavano, entusiasti, del loro cammino d'amore
che li aveva portati alla ferma volontà, in faccia
ad ogni difficoltà, di vivere insieme. E mentre li
ascoltavo, pensavo: è vero, niente è più forte delVamore! Ogni ostacolo viene superato. Si guarda
avanti, senza paura, certi di poter reggere a tutti
gli assalti, alle difficoltà che la vita propone, perché
l'amore è il cemento, la forza di coesione, e tanto
più lo è se è frutto dell'esperienza dell'amore
di Dio e in esso viene radicato.
Mi è venuto in mente questo versetto ascoltando la voce di una madre che mi raccontava la sua
disperata rincorsa, lungo le strade bagnate della Sicilia, di un figlio che alla fine riuscirà a vedere soltanto steso sul freddo marmo di un anonimo obitorio. « Avrei voluto vederlo, almeno un’ultima
volta, mentre era ancora vivo, ma non me l’hanno
permesso... ». E si rincorrono le ansiose domande:
«Cosa ho fatto di tanto male per meritarmi un castigo così?», e le timide risposte: «Chissà cosa ha
visto il Signore per fermare la sua vita a quel punto » fino a giungere: «Ma ora so che mio figlio è
con il Signore ». E mentre ascoltavo pensavo
che. nel nostro amore per i nostri figli, c’è l’umana
paura di perderli e che soltanto abbandonandosi
incondizionatamente e totalmente all'amore di Dio
è possibile, umanamente perdendoli, vincere la paura per dire: « Ora so che vive ».
Mi è venuto in mente questo versetto in una
gr'gia giornata d’autunno, mentre sull’uscio della
casa di una povera e anziana donna sola guardavo
le gialle foglie intrise d’acqua che piangevano la
loto vita conclusa ornando il vialetto, e lei mi
raccontava delle sue scelte esistenziali sempre e
solo dettate dal ricordo di un fratello, chiamata a
raccoglierlo in cima alla montagna ucciso dalla
guerra: «Non ho voluto mettere al mondo altra carne da macello ». Gli occhi erano rossi, le secche
guance solcate da un filo di pianto.
Ascoltando ho con timore scoperto che stavo
per ergermi a giudice... no, nell'amore per la vita,
nel rispetto per la vita dell’altro si può anche scegliere di rimanere soli.
Mi viene alla mente questo versetto ogniqualvolta Le tenebre di un inverno senza fine cominciano a percorrere il cuore, la sensibilità, l’intelligenza
dell'uomo e una crosta di ghiaccio, sempre più spessa, viene a coprire la sua coscienza: è la notte della
Sicilia che uccide il giudice Falcone; è la notte dell’Europa che assiste indifferente al massacro che
si perpetua nell’ex Jugoslavia; è la notte del mondo che nella Conferenza di Rio de Janeiro non riesce o non vuole trovare una soluzione e continua
la sua folle corsa verso il caos.
E penso che può amare solo chi sa di essere già
stato amato. E mi domando se per caso non abbiamo in qualche modo rinunciato a raccontare in
giro, con la nostra vita insieme alle nostre parole,
che « Dio ha tanto amato il mondo ». E penso che il
contrario della paura non sia il coraggio, ma la
fiducia. E che può avere fiducia solo colui al quale
viene data fiducia. E mi domando se per caso non
abbiamo in qualche modo rinunciato a vivere e a
proporre il sacerdozio universale con il quale Dio
ci ha dato fiducia associandoci a lui. E penso che
può donarsi soltanto chi ha già ricevuto il dono. E
mi domando se per caso non abbiamo in qualche
modo rinunciato a gioire e a rendere grazie a Dio
per il dono di suo Figlio che riempie la nostra vita,
le dà un senso e la indirizza verso l’agape.
Arrigo Bonnes
« Non ho neanche la forza di
raccontare — mi dice al telefono Lino Mirotta, animatore da
due anni di Radio Martin Luther King di Taurianeva —;
quello che è successo ci ha messi in ginocchio e nell’impossibilità di proseguire le trasmissioni ».
Nella notte fra sabato e domenica scorsi, ignoti sono penetrati all’interno dei locali che
ospitano la radio ed una piccola sala per le riunioni e i culti.
Molte apparecchiature, alcune
quasi nuove e nemmeno completamente pagate, sono state distrutte, altre asportate; cavi e
fili strappati, rubati nastri registrati, dischi, ma anche elenchi di collaboratori o semplicemente di persone che in questi
due anni si erano messi in contatto con la radio, e altri documenti.
Un danno di oltre 10 milioni.
Radio Martin Luther King ha
vissuto fin qui grazie all’impegno di uno sparuto gruppo di
fratelli e sorelle, con la collaborazione di qualche pastore; alcuni giovani sono stati coinvolti.
Per molte famiglie evangeliche
sparse nel vasto territorio della
Locride e della piana di Gioia
Tauro la radio è stata una voce,
spesso l’unica voce, a portare
nelle case la Parola del Signore;
per molti questo è stato inoltre
uno spazio dove parlare di problemi sociali, di droga, di disoccupazione, di problemi sindacali, di mafia. Un modo per continuare a sperare in un contesto particolarmente diffìcile.
Ora questa voce tace.
« Ho visto gente disperata,
molto scoraggiata » — dice il
pastore Pietro Sarìtoro, collaboratore della radio accorso da
Reggio Calabria per vedere come tentare di risollevare le sorti di questo significativo mezzo
di testimonianza.
Cosa c’è dietro questo attentato?
« In passato — è ancora Mirotta a raccontare — avevo rir
cevuto qualche minaccia; mi era
stato fatto notare che mai in
questa zona qualcuno aveva osato dire certe cose così liberamente. Ancora recentemente un
ascoltatore della radio mi aveva allarmato dicendomi che
avremmo potuto toccare gli interessi di qualcuno, ma io pem
savo: che male possono fare le
nostre cassette di evangelizzazio-,
ne? ». ’
Nulla di male, ma certo possono portare una parola di verità fra gente che la cerca, di
speranza fra tanti che avrebbero motivi validi per perderla.
Se dietro l’attacco subito da
Radio Martin Luther King ci sia
o meno la mafia è diffìcile dire,
certo può essere un avvertimento, e pesante.
E’ importante che questa voce riprenda al più presto a lanciare nell’etere i suoi messaggi.
Le nostre chiese hanno più voF
te espresso, anche di recente,
solidarietà, volontà di impegno!
Questa volta, in cui sorelle e
fratelli sono finiti nel mirino di
qualcuno che vuole far tacere
le voci scomode, è importante
far sentire la nostra solidarietà:'
le mafie colpiscono più facilmente chi viene lasciato solo.
Piervaldo Rostan
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fede e cultura
3 luglio 1992
NOVITÀ’ CLAUDIANA
PRESENZA CULTURALE NELLA CITTA’
Dal silenzio aila Paroia dibattiti
coinvolgenti
Un libro di riflessioni sulla soggettività « occultata » di alcune
donne che incontriamo nella Bibbia - Le porte chiuse dalla chiesa
Sono delle donne (o una donna) che la mattina di Pasqua incontrano per prime il Risorto,
che testimoniano per prime la risurrezione di Cristo, la rivelazione di Dio. Eppure la tradizione
cristiana ha occultato questo dato, presente in tutti e quattro i
Vangeli, e da subito la storia
della chiesa ha ridotto le donne
aH’invisibilità e al silenzio^.
Le donne credenti più partecipi, teologhe o no, cercano ora
ima nuova autocomprensione di
sé. Riscoprono figure, presenze
■femminili quasi neglette della
Bibbia, le fanno parlare a mo’ di
guide, di esempi, come soggetti e
non più come oggetti dell’interpretazione, del predominio maschile. Su questa linea si pone un
libro di riflessioni bibliche di
Elizabeth Green, pastora della
Chiesa battista di Gravina di Puglia, vicepresidente dell’associazione delle donne europee per la
ricerca teologica^.
Poiché tra gli scopi del « decennio ecumenico » c’è quello di
affermare « il contributo decisivo delle donne nelle chiese e
nelle comunità », la Green si propone col suo libro di dare visibilità alle idee ed alle attività di donne tramandate dalla stessa tradizione biblica, in particolare dell’Antico Testamento. In brevi riflessioni di stile semplice ed immediato l’autrice rivela la soggettività femminile occultata in
storie come quelle di Agar, di Tamar, di Scifra e Pua, di Debora,
di Miriam, di Abigail, di Anna, di
Ruth.
La lettura interpretativa della
Green, filtrata attraverso la sua
sensibilità teologica femminista,
è aderente al testo biblico, immaginativa in misura giusta, acuta
tanto da coinvolgere la sensibilità di credenti dei lettori maschi
meglio avvertiti.
Donne nella Bibbia
Opponendosi all'esegesi paolinica dell’Epistola ai Galati, Elizabeth Green mette a fuoco l’azione soggettiva della fede di Agar,
V - ? -'-Í Efhtihth Gnni ^
/ DAL SILENZIO .
' ^ ALIA PAROLA
Storie (ìi tìonh’ miti! lìiféia -,
« la schiava », che rompe gli schemi di riferimento patriarcali nel
porre la sua fiducia in un « Dio
che vede » (Gen, 16: 13) oltre quegli schemi.
Tamar, nuora di Giuda (Gen.
38: 6-30) viene cacciata ai margini del protagonismo maschile,
della storia di Giuda e della sua
famiglia patriarcale. Ma il suo
agire la fa emergere da donnaoggetto a soggetto, tanto che il
suocero deve riconoscere in lei —
che nelle mani di Dio, rientrando
nella genealogia di Gesù, sarà un
anello della storia della salvezza — una superiore giustizia.
Così in Es. 1: 15-21 ci viene
proposta una suggestiva chiave
di lettura della storia delle levatrici Scifra e Pua che rifiutano
di consentire al subdolo piano
di sterminio del popolo di Israele ideato dal Faraone. La loro coraggiosa ed astuta sovversione
civile si fa invece consentanea
all’azione di Dio, Signore della
vita, e così due umili donne, due
levatrici, commenta la Green, si
fanno lottatrici per i diritti umani, sono lì, prima ancora di Mosè
all’inizio del mito fondante dell’Esodo, del piano di liberazione
di Dio.
Green ricostruisce da Mich. 6,
da Num. 12: 20 e 26, da Es. 15 la
storia di Miriam, leggendola come presenza che dà guida e voce
alla libertà del popolo, una leadership femminile « che è stata
emarginata perché noi, sorprenaentemente e scandalosamente,
non abbiamo dato credito ad una
tradizione di leadership femminile » capace di porsi accanto, talora di contrapporsi a quella di
Mosè.
La forza serena, il senno, ileoraggio di Abigail (I Sam. 25: 3-42)
risaltano per contrasto a confronto di Nabal, il marito, duro
e cattivo quanto sciocco, a cui
Abigail salva la vita ed i beni da
David e dalla sua banda in fuga
da Saul. Ella si fa davanti a David, nel suo intuito femminile,
portavoce di Dio. Il futuro re
d’Israele ne è colpito. « Nella migliore tradizione delle fiabe da
raccontare attorno al falò sotto
il cielo stellato del deserto, il
virtuoso richiama la virtuosa ».
Quando Nabal, ebbro di crepula
e di vino, colto da malore muore,
Abigail che si è fatta strumento
di riconciliazione va sposa a David.
Il lavoro della Green mostra
come, pur dentro i vincoli ferrei
di una cultura patriarcale e maschilista, la religione israelitica
avesse gettato i semi di una crescita soggettiva della donna, la
cui condizione era quella che era
nell’antichità, anche presso popoli socialmente, politicamente, culturalmente tanto più evoluti del
piccolo popolo insediato nella
terra di Canaan. L’avvento di
Cristo avrebbe spinto molto
avanti quel processo di liberazione. Ma le porte aperte si sarebbero, nelle esperienze ecclesiologiche cristiane, presto richiuse.
N. Sergio Turtulici
■ MARCA BUHRIG, Donne invisibili
e Dio patriarcale. Introduzione alla
teologia femminista, Torino, Claudiana,
1989.
^ ELIZABETH GREEN, Dal silenzio
alia parola. Storie di donne nella Bibbia. Torino, Ciaudiana, 1992, pp. 77,
L. 13.000.
Qual è la montagna di Pestalozzi? La montagna di Stans,
con il suo gelo invernale e i
suoi miseri orfanelli ignoranti
ed affamati, o quella che l’educatore paragona a Dio dicendo:
« ...Signore sei grande, ma sto
davanti alla tua grandezza come
Appuntamenti
Sabato 11 luglio — COAZZE: A cura del Centro evangelico di cuitura
« A. Pascal » dì Torino, con ii contributo del comune di Coazze e della
Provincia di Torino, si tiene alle ore
17, presso il tempio valdese (via G,
Matteotti), una conferenza di Luca Patria, storico e pubblicista, impegnato
nel riordino degli archivi storici della
vai di Susa. sul tema: I valdesi in
vai di Susa e in vai Sangone durante il basso Medioevo. Da sabato 11
a sabato 25 luglio è anche aperta
una mostra sulla storia valdese con
proiezione di documentari e ascolto
di audiocassette con musica della tradizione valdese e occitana.
di fronte ad un’impervia montagna. Ho paura della tua inaccessibilità ».
La vicenda umana di Johann
Heinrich Pestalozzi, pedagogista
svizzero vissuto in quel periodo
storico cosi denso di trasformazioni a cavallo dei secoli XVIII
e XIX, si svolge con terribili e
dolorose oscillazioni tra queste
due estremità, tra desiderio di
primitiva bestialità e di purezza assoluta.
L’esperienza deH’orfanotroflo
di Stans e dei suoi ottanta piccoli orfani abbandonati, il fallimento nell’applicazione del suo
metodo pedagogico che lo spinse ad entrare a far parte della classe sociale più infima, a
condividere la sporcizia e la semianimalità degli indigenti, costituisce il nucleo da cui Hartmann prende le mosse per costruire il suo romanzo '.
Un romanzo che, pur tenendo
scrupolosamente conto dell’ambiente storico di fine Settecento,
concede larghissimo spazio alrimmaginazione nel tracciare un
ritratto biografico intimo del
IVREA — « Cosa c’è dopo la
morte » e « Fede e sessualità »:
questi i due temi degli incontridibattito a due voci (cattolica e
protestante) organizzati con la
parrocchia più grande di Ivrea,
che hanno registrato una notevolissima affluenza di pubblico
interessato ed attento.
Il 27 maggio il pastore Gianni Genre e don Renzo Gamerro
hanno affrontato il non facile
argomento dell’aldilà.
Gianni Genre ha iniziato con
un esame delle diverse concezioni, sia laiche che religiose, riguardo questo problema affascinante che non trova risposte definitive neanche nella Bibbia,
tanto che alcuni teologi negano
resistenza dell’aldilà, ritenendola solo una speculazione anche
pericolosa.
Ha poi spiegato le due configurazioni dell’aldilà secondo il
modello spaziale (inferno, purgatorio, paradiso) e secondo il
dera l’unità tra carne e spirito
e che parla della gioia del desiderio reciproco, e ai racconti
della creazione della Genesi dove emergono le finalità del rapporto di coppia: aspetto unitivo,
aspetto laudativo e aspetto riproduttivo.
Nel Nuovo Testamento la cultura greca ha introdotto alcuni
elementi di sospetto nei confronti del piacere, perché il corpo
era visto come carcere dell’anima. In seguito secoli di storia
di esperienze monacali e di
ascetismo hanno aumentato queste considerazioni e questo sospetto. Rimangono quindi domande importanti su che cosa
sia la sessualità e su come e
quando essa debba essere esercitata.
Non esiste, ha detto il pastore Berlendis, uno schema rivelato relativo alla fruizione del
piacere sessuale, ma esistono
delle direzioni, dei comandamen
UN ROMANZO SUL PEDAGOGISTA PESTALOZZI
Umano, troppo umano...
Il ritratto di una personalità complessa, a volte in aperta contraddizione con se stessa - Rivendicò il diritto del popolo allo studio
La fede è interrogata anche dai rapporti interpersonali.
protagonista facendogli manifestare lungo tutta l’opera i sogni, i pensieri segreti, i ricordi
d’infanzia, le pulsioni erotiche
represse; tutto questo fornisce
una fantasiosa (ma non per questo necessariamente falsa) interpretazione delle motivazioni della vocazione umanitaria dell’educatore svizzero.
L’immagine di Pestalozzi così
tracciata da Hartmann non è,
come è stato detto, quella di
un personaggio ambiguo. E’ semplicemente un ritratto di una
personalità complessa, dalle infinite sfaccettature e sfumature,
spesso in aperta contraddizione
con se stessa. Hartmann depone l’eroe dalla sfera del mito per
restituirlo alla lettura nell’aspetto, forse meno puro e certamente più imbarazzante, di essere
umano, forse troppo umano.
Oaudio Bernard
' LUKAS HARTMANN, La montagna
di Pestalozzi. Traduzione dal tedesco
di Cecilia Liveriero Lavelli e Elio Pizzo, Torino, Schole Futuro, 1992, pp.
176, L. 18.000.
modello temporale (creazione,
regno di Dio, ricreazione), soffermandosi sulla seconda, che riconosce solo in Gesù Cristo ogni
possibilità di salvezza individuale e universale.
Il pastore ha concluso con le
parole di Paul Tillich secondo
le quali l’eternità è adesso e qui,
quando il messaggio di Gesù ci
afferra perché Pasqua è più forte del venerdì santo, e con le
parole di Giovanni Calvino che
invitava a non preoccuparsi
troppo dell’aldilà, ma a preoccuparsi di servire Dio e gli altri.
Don Renzo Gamerro si è subito riferito al credo apostolico,
e ha sottolineato il fatto che
credere significa scommettere e
fidarsi della Parola e dei segni
dello Spirito Santo, anche riguardo alla resurrezione e alla
vita eterna.
Partendo dalle parole della lettera dell’apostolo Paolo ai Romani (cap. 8), Gamerro ha preso in esame la vita eterna nella sua dimensione temporale:
dopo la morte c’è un nuovo gesto creativo di Dio che trasfigura e completa la persona.
A proposito della dimensione
spaziale nella visione dell’aldilà,
Gamerro ha evidenziato il giudizio come raffronto tra la potenzialità e la realizzazione individuale. Ha anche fatto alcune
considerazioni sul purgatorio visto come atto creativo di Dio
che purifica; sulTiriferno che è
immagine presente nel Nuovo
Testamento come « assenza di
Dio, inerzia di Dio e perdizione»;
sul paradiso visto come modo di
esistenza definitivo di tutto il
creato che vive in Dio.
Il 3 giugno, neH’incontro su
« Fede e sessualità », il pastore
Alfredo Berlendis ha iniziato il
suo intervento con le parole delTapostolo Paolo ai Corinzi sull’agape, l’amore che non verrà
mai meno, per poi passare rapidamente in rassegna la concezione del corpo e della sessualità nella Bibbia, riferendosi al
Cantico dei cantici, che consi
ti dell’amore, secondo i quali la
sessualità, vista come momento
impegnato di linguaggio e di relazione, non può mai offendere
né prevaricare né imprigionare,
ma solo collegare nella libertà.
E la fede può chiedere un controllo anche alla sessualità perché essa coincide con il coinvolgimento nella propria vita della
vita degli altri.
Berlendis ha concluso rendendo omaggio alla tradizione cattolica che, anche se con aspetti
durissimi di asprezza, ha ricordato che la sessualità non è banalità e alla tradizione protestante che sottolinea l’aspetto festoso della sessualità concepita
in tutta la sua ricchezza.
Don Silvio Faga si è rifatto ad
una inchiesta di « Famiglia cristiana » del 1990 sull’Italia cattolica dalla quale emergeva il
dato di una morale sessuale a
doppio binario tra proposta ecclesiale e pratica dei fedeli e
quindi una vittoria del soggettivismo.
Ha poi spiegato che la morale cattolica propone un progetto le cui norme rappresentano
delle determinazioni concrete e
si è soffermato a presentare le
quattro linee di questo progetto:
1) la sessualità rimanda a Dio
come relazione, comunione, comprensione del rapporto interpersonale e anche sessuale;
2) la sessualità è di tutti ma
non è vero che sia una cosa semplice per le sue caratteristiche
ambivalenti e drammatiche e c’è
il problema del peccato;
3) la sessualità è una realtà
che ha a che fare con la storia
e l’antropologia. E’ l’opposto della privatizzazione nella fecondità
coniugale e non deve diventare
« genitalità », cioè schiavitù dell’insignificanza del sesso;
4) anche la sessualità vive della tensione tra il già e il non
ancora. Il celibato e la verginità sono segni della speranza del
regno che viene e sono strettamente collegati alla povertà.
Cinzia Carugati Vitali
3
3 luglio 1992
commenti e dibattiti
DIBATTITO
Santi e beati
L’attivismo di papa Wojtyla - Il Concilio non esclude le canonizzazioni
L’ultimo « miracolo » José Maria Escrivà de Balaguer l’ha fatto alla sua beatificazione, stipando piazza S. Pietro di oltre duecentomila persone, in prima fila 37 cardinali, oltre
200 vescovi (ha colpito
l’elogio di dom Helder Camara,..), mentre Mondadori pubblica la versione dei
suoi pensieri - istruzioni,
Cammino. Non sembra invece aver compiuto quello
che auspicava Giulio Andreotti: « E’ un giorno di
festa e di grande meditazione e ci auguriamo che
la protezione del nuovo
beato, del Padre, giovi a
tutti, ad essere migliori »...
Accanto, piccolo correttivo,
ma certo in ombra, l’altra
beata, Giuseppina Bakhita.
schiava sudanese divenuta
suora canossiana.
Il pontificato Wojtyla è
fecondissimo di santi e
beati. Il papa regnante ha
già proclamato (« Con la
nostra autorità apostolica... » ed è un atto che impegna rinfallibilità pontificia) ben più di cento beatificazioni, alcune collettive, e oltre venti canonizzazioni, alcune multiple, per
un totale di oltre 250 persone elevate « agli onori
degli altari ». Con Giovanni Paolo II la proliferazione si è accelerata, il ritmo
è quasi raddoppiato per
le canonizzazioni, quasi sestuplicato per le beatificazioni; ma l’incremento era
già iniziato con Paolo VI,
che aveva sveltito le procedure; e del resto ogni
pontificato ha effettuato
queste proclamazioni.
Caratteristica del pontificato attuale è l’estrema
varietà delle persone proposte alla venerazione dei
fedeli; e poiché i più solerti assertori di santi sono le congregazioni di religiosi, istruzioni episcopali raccomandano alle chiese locali il depistaggio su
santi laici, nella ricerca di
esempi di virtù e di vita
cristiane.
In uno scritto sul n. 20
di questo settimanale ci si
unisce al coro di critica a
« questo papa » e si osserva che sonnecchia la canonizzazione di Giovanni
XXIII vedendo in questo
un insabbiamento del Valicano II. Se la prima par
te dell’articolo è felice, è
invece contestabile questa
valutazione. « Questo papa » fa il papa e fa, magari con particolare passione, vitalità, con particolari accentuazioni, ciò
che ha fatto e fa ogni papa; né risulta che il Vaticano II abbia messo in
discussione il culto (d’accordo, la venerazione) dei
santi, né l’autorità papale
di proclamare tizio e caia
santo o beata. Forse che
la canonizzazione di papa
Giovanni sarebbe meno
empia? ed è stata meno
empia la canonizzazione
di Francesco d’Assisi?
Appellativo
vocazionale
Santo, santa, santi, sante
è rappellativo che i testirnoni apostolici — riecheggiando quelli profetici —
danno a tutti i cristiani,
a ciascuno e a ciascuna di
noi. Non è un appellativo
onorifico, è un appellativo vocazionale; non descrive le nostre o altrui virtù,
bensì l’intento e l’azione
di Dio: metterci a parte
e impegnarci al suo servizio; e siamo « beati » non
per ciò che riusciamo a
fare noi, ma per ciò che
ha fatto, fa e farà Dio! (Luca' 1; 48 ss.).
Davvero non comprendiamo come una chiesa
cristiana compia e sancisca dogmaticamente atti
simili, che sono empietà,
un arrogarsi ciò che spetta a Dio solo; non comprendiamo come credenti
vivi, che amano la Parola,
e sanno che il Nuovo Testamento chiama santi noi
tutti (e in qual senso) —
ne conosciamo tutti —, accettino senza insorgere che
la loro chiesa compia tali
empietà; che, continuando
essa a compierle, restino
a farne parte,
E non comprendiamo
che dei riformati sottoscrivano Un documento comune con i cattolici romani
in cui ci si rallegra per
la fede comune in Cristo
unico mediatore. Il nostro
è comunque un no: triste,
ma netto.
Gino Conte
I PROTESTANTI E LA LEGA
La Riforma
non è un comizio
Il presidente della FCEI commenta
alcune affermazioni di Umberto Bossi
Richiesto di commentare i numerosi articoli sui
quotidiani di martedì 23
giugno che riportavano con
grande rilievo alcune dichiarazioni del leader leghista Umberto Bossi
(« Proporrò ai Consiglia
federale di fare una nuova
consulta, perché dalle nostre parti ci sono dei protestanti che mostrano dei
segnali » ) il pastore Giorgio Bouchard, presidente
della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, ha commentato: « Le
riforme religiose si fanno
nel profondo delle coscienze, non nelle cabine elettorali o nei comizi di piazza ».
Già in precedenza (20
maggio ’92) il pastore Bouchard aveva dichiarato:
« Non ho dubbi .sul carattere di destra delle Leghe — basta vedere l’organizzazione corporativa
del loro sindacato — e
perciò non mi stupisco che
in quell'ambito emergano
alcune tematiche "protestanti” sostanzialmente
snaturate ».
(NEV)
LA SANTA CENA NELLA STORIA
Non solo
pane e vino
Tradizioni diverse, consuetudini
tradizionaliste, oppure radicali
Ho sempre ritenuto (e non penso di essere il solo ) che la celebrazione della Santa Cena foSse nella
tradizione calvinista effettuata con il pane ed il
vino. La lettura casuale e contemporanea di due
note su questi argomenti mi ha fatto ricredere
confermando una volta di più quanto siano complessi i fenomeni storici.
Sidla necessità di dare ai fedeli il calice del
vino non c’è stata mai incertezza, la prima « messa
tedesca » di Lutero, cioè il primo culto in lingrua
tedesca del riformatore, come la prima Santa Cena
di Zwlngli, prevedevano il calice come logica e necessaria conseguenza della libertà cristiana e del
sacerdozio universale dei credenti. Più complesso
fu invece il problema del pane. La tradizione luterana si attenne all’ostia, quella riformata fu divisa.
I confederati, di conseguenza i bernesi, si attennero anch’essi all’ostia e questo fatto fu uno degli
elementi del conflitto nel 1538 fra i predicanti Calvino e Farei da un lato ed il Consiglio di Ginevra, che
pretendeva di imporre gli usi dei Messieurs de Berne. A questa posizione tradizionaUsta se ne contrapponeva una più radicale che in nome della fedeltà alla Scrittura rivendicava invece l’obbligatorietà dell’uso del pane.
Malgrado la presenza di Calvino, Ginevra si attenne alle ostie per tutto il XVI secolo mentre le
chiese riformate francesi usavano il pane. Anche
Berna passò alla fine del XVI secolo al pane ed il
Sinodo ugonotto della Rochelle del 1607, ralleg;randosi del fatto che l’uso francese fosse ora esteso al
più importante cantone svizzero, sollecitò la « Compagnie» dei pastori di Ginevra a fare altrettanto. La
«Compagnie», non prese nessuna decisione, chiese
tempo per riflettere, investì, come di dovere, il Consiglio del problema, cbiese, come è prassi, il parere delle chiese soreile dei cantoni e la conclusione
fu, come prevedibiie, che i tempi non erano maturi
e che neppure Zurigo aveva intenzione di mutare
la sua prassi. Tutto restò dunque immutato e solo
nel 1633 Ginevra adotterà il pane lievitato. Il fatto
è tanto più interessante se si nota la diversità di
prassi seguite, come si è detto, nelle chiese della
Confederazione.
L’Argovia aveva adottato il pane al momento
della Riforma, Berna nel 1582 e di qui nel 1606 nel
Vaud, territorio occupato dai bernesi, ma con molte resistenze e polemiche; Basilea lo adotterà nel
1642 e Sciaffusa nel 1655.
E i valdesi? A documentarci è un articolo dell’inesauribile prof. Jean Jalla sull’Eco n. 41 del 1927.
La questione viene dibattuta nel Sinodo del 1626
per insistenza di alcuni pastori, molto probabilmente di formazione ugonotta; e viene risolta nei
seguenti termini ; « Resta nella libertà di ogni chiesa di usar nella Santa Cena di pane comune, ovvero di utabiali, purché quelli non si comprino da
persone di fuori, e che si tenghino di ferri piatti
per fargli come già praticano alcune chiese ». Ostie
sì (ubbiali si diceva nel XVII secolo), ma fatte da
noi ; prenderle da fuori poteva voler dire prenderle
dal clero cattolico con il sospetto che fossero benedette e come tali introducessero un elemento di
idolatria? Possibile, fatte comunque con ferri senza rilievi o disegni ebe possano lasciar adito a
superstizioni. Il Sinodo dell’anno sedente toma
sulla questione : « Essendo noi dell’avviso della suddetta Congregazione (cioè del Sinodo) circa la quistione del pane della Santa Cena, si è giudicato
spediente introdurre a poco a poco l’uso del pane
comune ed ordinario. Nondimeno, visto ciò che la
Congregazione anzidetta ha già deciso, la compagnia lascia a claschedun colloquio la facoltà di
adoperare in questo secondo che giudicherà meglio ».
A dire del Jalla l’uso delle ostie si protrasse
fino al 1630 quando l’arrivo di nuovi pastori dopo
la peste introdusse definitivamente l’uso del pane
lievitato.
Tutto questo è molto interessante e fornirebbe
materia di riflessione su molti temi. E’ comunque
evidente che la prassi liturgica dell’ostia non ha in
questo contesto nulla a che fare con la dottrina
cattolico-romana della transustanziazione.
Si usarono le ostie prima che venisse formulata
quella dottrina, ed usarono le ostie, come si è visto,
riformati zwigllani quali le chiese di Berna e Zurigo. Occorre dunque maggior prudenza nell’identiflcare certe dottrine con le prassi liturgiche.
Giorgio Tourn
INCHIESTA DI ”DER SPIEGEL”
I tedeschi
e la religione
Una società sempre più secolarizzata - Un credente ogni 4 intervistati
Il settimanale tedesco
Der Spiegel, nel suo numero del 15 giugno, pubblica
i risultati di un’interessantissima indagine sul rapporto dei tedeschi con la
chiesa, con la sua dottrina, con la sua etica e col
suo sistema di finanziamento pubblico. L’indagine
fa seguito a quella del
1967 e a quella più recente del 1980, e tiene conto
della mutata situazione socio-politica della Germania
a seguito dell’unificazione.
Il quadro emergente è
quello di una società sempre meno certa della confessione di fede cristiana
(nascita da Maria vergine,
divinità di Cristo, resurrezione di Cristo); sempre
più secolarizzata, ma anche sempre più paganeggiante. Vero è che i cittadini intervistati rivendicano un’autonomia di giudizio, dottrinale ed etico,
che li rende adulti e autonomi rispetto alle gerarchie, specialmente quella
cattolica (rifiuto dell’infallibilità papale, richiesta
di un abbandono del celibato dei preti, autonomia
di giudizio in campo di
etica sessuale). Ma è anche
vero che la scristianizzazione è galoppante (dal
1967 al 1992 la percentuale di quanti non hanno
confessione religiosa è salita dal 3 al 13 per cento)
e oggi soltanto uno su
quattro si definisce cristiano. In un gran numero di
casi, per quanto riguarda
la visione della vita (giudizi di valore, priorità, spe
ranze), è difficile distinguere tra credenti e non
credenti. I credenti stessi
non sono molto affezionati alla vita della chiesa.
Ciò viene rivelato chiaramente dalle cifre dei frequentatori abituali delle
attività ecclesiastiche, una
sparuta minoranza (soltanto il 10%), e dalla disaffezione alle contribuzioni
ecclesiastiche.
A questo riguardo il 42%
degli intervistati dichiara
che il prelievo fiscale per
fini ecclesiastici è « troppo alto », e il 31% lo ritiene « alquanto alto ». Soltanto il 27% lo ritiene accettabile. La maggior parte degli i.ntervistati vorrebbe cambiare il sistema di
prelievo fiscale. Oggi esso
è legato al reddito. Ciò
crea una contraddizione
tra quei contribuenti ad
alto reddito che subiscono
un maggiore prelievo fiscale, mentre sono poco interessati alle attività ecclesiastiche. Vi è una forte
tendenza (il 64% tra i protestanti e il 53% tra i
cattolici) a richiedere un
sistema di finanziamento
ecclesiastico « volontario »,
cioè non automatico, né
legato al reddito.
In Germania è possibile
non pagare tasse ecclesiastiche. Per far ciò basta
uscire dalla chiesa di appartenenza. Cosa sorprendente, nonostante la secolarizzazione, soltanto il
3-4% degli intervistati dichiara di volere lasciare
la chiesa. Lo farà?
Salvatore Rapisarda
UN VECCHIO COPIONE
Il giudice,
la pena di morte,
i partiti
Tutto si tiene. Un vecchio copione, che sembra
ricalcare cose già viste
(Gladio, golpe di Valerio
Borghese e simili). Ora
spunta la pena di morte,
si fa viva la destra cultural-fascista e cattolica, si
agitano le acque sporche
di chi confonde l’effetto
con la causa e la mafia afferma il suo predominio.
E non siamo capaci di offrire uno straccio di approdo ad un’analisi seria della strage di Capaci! Quanto meno un tentativo serio
di capire che questa spettacolare esecuzione non è
un misfatto della sola mafia. Qui vi sono coinvolti
diversi «poteri» (tra virgolette per indicare un
concetto molto lato, nel
quale racchiudere personaggi ed idee legati alla
tradizione anche sacra).
Si aspettava questo momento e si stanno spingendo le cose in modo da affermare la linea del riscatto della destra senza aggettivazione, in un mondo
dove le idee di libertà, di
uguaglianza e giustizia sociale sono accomunate alla
incapacità e al crollo delle
società socialiste. Si sta
gridando per l’Italia «via
i partiti » e si vuole cancellare ogni ricordo delle « ragioni della sinistra ».
Il connubio « contro natura» della destra e della
mafia avviene in un momento particolarmente delicato dell’Italia e della sinistra. In ogni dove si scoprono « comitati di affari ».
Un regime politico è arrivato al capolinea. Le due
cose non sono separate e
separabili. La sinistra si è
comportata schizofrenicamente ed ora è ricattabile.
L’argine si è rivelato sabbia mobile. La coscienza
del momento deve mettere
da parte la debolezza della
difesa ed affidarsi alla
fortezza del pentimento.
Questa è la base solida
della riforma e del cambiamento della politica. Mi
sembra ovvio che non è solo il ceto politico chiamato al ravvedimento, ma
una mentalità, una cultura
che ha privilegiato il particulare e ha contaminato
ogni italiano.
Alfonso Manocchio
4
vita delle chiese
3 luglio 1992
CHIESE EVANGELICHE DI PUGLIA E BASILICATA
«Terra, terra!»
La festa delle scuole domenicali ha affrontato la scoperta dell'America: una rivisitazione critica e un’occasione per stare insieme
Quest’anno la festa delle Scuole domenicali di Puglia e Basilicata si è tenuta il 31 maggio
nella Chiesa battista di Bari sul
tema: « Rivisitazione critica della scoperta dell'America ».
Partendo dall’oceano, sceneggiato dalla scuola di Cerignola
con un grande lenzuolo azzurro
mosso da piccole mani con passaggio di delfini e gabbiani, l’arrivo della caravella ci ha introdotto un Cristoforo Colombo
pensoso e attento alle carte di
navigazione.
Un primo giudizio della parola di Dio condotto da una voce
recitante (F. Carri) con sottofondo musicale accennava alla pretenziosità della cosa chiamata
« scoperta ». Al grido della ciurma « terra, terra » tutti i « piccoli » hanno introdotto l’ambiente
scoperto con un canto mimato
deH’America Latina, percorrendo
lo spazio eincora libero della
chiesa. Con grandi disegni appesi al collo, Bari, Conversano e
Matera hanno mostrato i bei
prodotti della terra amerindia
come la patata, il mais, il fagiolo, il pomodoro, la zucca, il peperone, l’ananasso, il cacao; abbiamo visto la foresta amazzonica abitata da bellissimi pappagalli, tucani, uccelli di ogni
tipo mimati nei loro versi mirabilmente...
Alcune schede sui Maya, i
Quiche, gli Arhuaco, i Quechua
hanno evidenziato culture e li\elli di società alquanto elevati.
Questo scoprirono in verità i
navigatori europei che giunsero
per primi a lambire le « nuove
terre... ».
Ebbe a dire un ’’conquistador”: « Finora una parte del
mondo è stata messa da parte
e nascosta, una parte in cui Dio,
creatore di tutto, prese della terra per formare il primo uomo
e che gli uomini saggi, i profeti
e i preti chiamano ’’paradiso”.
E’ rÀmerica.
Perché là per tutto l’anno non
c’è nessuna differenza fra la durata del giorno e della notte,
non ci sono terribili estati né
rigidi inverni; l’aria è salutare,
le sorgenti cristalline e i fiumi
limpidi e chiari. Dio ha adornato in questo modo benigno madre natura. C’è un’abbondanza
di alberi da frutto che godono
di eterna primavera e perpetuo
autunno. Gli alberi sono ad un
tempo pieni di frutta e di bellezza; essi portano frutti in tal
guisa che, mentre alcuni sono
verdi, altri sono già maturi.
Non c’è una terra come la
’’mia” America. E’ la più fortunata di tutte ».
Da questo aggettivo possessivo « mia » cominciano gli espropri e gli abusi (mimati dai bambini di Mottola, Gioia del Colle
e Santeramo). Mostrando la
« non voluta condivisione » l’abuso arriva ad imporsi anche sull’anima indios costringendoli ad
una conversione forzata al cristianesimo. Il passo fu breve
per arrivare al genocidio di moltissimi nativi... gente tenuta per
anni (o secoli?) in schiavitù forzata, ad imparare un’altra lingua, a lavorare per gli stranieri: i seringueiros, raccoglitori
del lattice che cola dagli alberi
che diventa poi gomma, i cercatori d’oro del fiume Qrinoco
costretti sempre a vivere lontani dalle loro famiglie.
Dai cartelli alzati da tanti
bambini si vedono infatti sparire prima 10 indios, poi 100
indios, poi 1.000 indios... e sappiamo che furono milioni! Fra
Bartolomé de Las Casas scrive
nella « leggenda nera » che dopo
molto tempo dall’invasione subita si cominciò a pensare che
anche gli indios avessero un’anima... Cantando e danzando su
un « credo nicaraguese » «Mottola) sentiamo che quest’anima
accetta Gesù come uno di loro.
Uno che ha sofferto violenza e
morte dai potenti della terra ma
che poi è risorto per donare ai
poveri grazia e libertà.
Creo en vos arquitecto, ingegnairò, artesano,
carpintero, al banil y armador
Creo en vos constructor del pen[samiento,
de la musica, del viento,
de la paz y del amor.
Per finire abbiamo creduto bene di sottoporre all’attenzione di
tutti un modo per ricordare il
« tutto ». Gianna Sciclone ha
sceneggiato l’idea di un monumento: a « Cristoforo Colombo »?. Coro di no! Ai « conquistadores »?; urlo di no! Alle
« vittime »?; ancora no!
Si prepara invece una gigantesca lettera da mandare al
coordinamento continentale dei
movimenti indigeni con quante
più firme possibile.
A « rivisitazione » finita siamo
andati tutti a pranzo alla « Casetta » appena fuori Bari. Il rustico che si sta ristrutturando
comprende una grande campagna piena di ulivi, fichi, melograni e spazio per correre e giocare.
Sotto una tettoia, un improvvisato palco accoglie la breve recita dei ragazzi di Corato. D’obbligo, a queste nostre feste, la caccia
al tesoro per il centinaio di bambini presenti, a sfondo ecologico.
Un gelato per merenda chiude
la bella domenica con l’arrivederci di grandi e bambini all’anno prossimo.
Un nuovo tema? La prepara
zione in loco e poi messa insieme? Si conta naturalmente sulle fatiche di pastore, pastori,
monitrici e monitori... disponibili.
Anna Sinigaglia
EVANGELICI A TORRE PELLICE
Uniti
nel Padre Nostro
Cinque serate per pregare e riflettere sulla
Parola - Un motivo di gioia e di riconoscenza
Da un anno e mezzo avvengono a Torre Pellice incontri regolari fra pastori o responsabili
delle diverse chiese evangeliche.
Da questi incontri è nata la proposta delle riunioni di preghiera,
che le chiese hanno volentieri approvato. Per cinque sere consecutive, dal 22 al 26 giugno, avventisti, fratelli, pentecostali, salu
tisti e valdesi si sono incontrati,
dopo che un’analoga esperienza
era avvenuta in gennaio. Vi sono
stati, in questi incontri svoltisi a
turno nei rispettivi locali, almeno tre aspetti importanti.
Il primo è consistito nella riflessione biblica sulle cinque domande del Padre Nostro secondo
l’Evangelo di Luca (cap. 11); il
significato di questa preghiera è
davvero inesauribile: permette
una visione d’insieme dell’opera
di Dio e della vita cristiana. Il
secondo aspetto è stato l’interessamento per la Missione zigana,
per la cui opera in Albania sono
state inviate le collette fatte ogni
sera. Indimenticabile la presentazione della Missione fatta dal
pastore Gustavo Boucbard. Terzo aspetto non meno importante,
le preghiere dette dai presenti:
preghiere in cui, pur nella diversità delle espressioni e dei sentimenti, si è manifestata una comunità reale, solidale con l’umanità sofferente e fiduciosa nel Signore. Poter sperimentare questa
comunione è stato un motivo di
gioia e di riconoscenza.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Uliveto in festa
All’insegna della musica, del
canto, dello spettacolo e dell’amicizia si è svolta domenica
scorsa, 28 giugno, la tradizionale festa dell’istituto Uliveto di
Luserna San Giovanni.
Il programma iniziale prevedeva che le varie iniziative si svolgessero nel giardino dell’istituto,
tuttavia le condizioni climatiche
instabili hanno fatto spostare il
tutto nella sala Alharin, nei pressi del tempio valdese di Luserna.
Il pomeriggio ha visto l’apertura della festa con un’esibizione della corale valdese locale.
CORRISPONDENZE
Processo all’Occidente
subito dopo è seguito lo spettacolo di intrattenimento di Stilem, salutato dagli applausi e
dalle risate del numeroso pubblico presente.
Per tutti poi l’appuntamento è
stato con dolci e bevande e prima dell’estrazione dei tanti premi messi in palio per la sottoscrizione c’è stato il tempo per
fare dei piccoli acquisti ai banchetti dove si vendeva un po’ di
tutto, dai libri alle piante, dalle
magliette disegnate a mano ai
prodotti naturali.
Lutto
POMARETTO — Venerdì 19
giugno si sono svolti i funerali
della nostra sorella Amandina
Notte ved. Massia, deceduta nella sua abitazione in Perosa Argentina. Ai familiari la simpatia
cristiana della comunità tutta.
TORINO — E’ possibile processare l’Occidente? Forse no.
Tuttavia è sicuramente positivo
cercare di interrogarsi sulla valenza e il significato che comunemente si attribuiscono a questo
termine. Con questa intenzione
il Centro evangelico di cultura
di Torino, in collaborazione con
la redazione de « Il foglio » e
altri organismi culturali torinesi, aveva chiamato a parlare un
personaggio di alto valore morale e grande carisma come Ernesto Balducci. La sua figura e
il suo contributo insostituibile
sono stati così rievocati da Raniero La Valle che ha voluto,
in questa occasione, prendere le
consegne dell’amico scomparso
per continuare l’impegno per la
difesa e la diffusione degli ideali comuni.
La Valle ha condotto una critica serrata e impietosa della
PER I VOSTRI ACQUISTI
LIBRERIE
CLAUDIANA
• TORRE PELLICE ■ Piazza della Libertà, 7 - Telef.
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nostra società, sia pure con il
velato ottimismo di chi crede
sempre possibile un ripensamento e quindi un miglioramento.
Il più grande demerito dell’Occidente è stato il rifiuto della diversità, dell’altro come altro nel
nome di un’identità assoluta.
L’atto inaugurale dell’Europa
moderna è stata la conquista
dell’America e il massacro degli
indios che ne è seguito. La popolazione indigena di gran parte dell’America Latina si ridusse
in proporzione di 25 a 1 a causa dei massacri e delle malattie
portate dai nostri antenati. Nel
Nord America le cose non andarono meglio se oggi della popolazione degli USA solo una frazione numericamente irrisoria
ha le sue radici antropologiche
e culturali nei luoghi in cui abita.
Qual è stato il ruolo del cristianesimo nell’avanzata irresistibile e spesso tragica del nostro modello culturale tra le altre genti? La stessa conquista
dell’America fu intensamente segnata da una forte componente
religiosa: in una mano i « conquistadores » tenevano la spada,
nell’altra la croce. Si dice che
Colombo, la cui partenza coincise con la cacciata dei mori e
degli ebrei dalla Spagna era intenzionato, tra l’altro, a procurare a Isabella di Castiglia e al
suo consorte Toro sufficiente per
finanziare la riconquista della
Terra Santa.
Nell’anno delle celebrazioni e
delle Colombiadi, un momento
di riflessione che plachi incauti
entusiasmi e una riscoperta del
piacere dell’altrui identità sono
parsi a tutti doverosi e opportuni.
Vita della
comunità
LIVORNO — La facciata del
tempio di Largo dei valdesi è ancora imbrigliata dalle impalcature che testimoniano dell’opera di
rinnovamento in corso: esso era
stato voluto in prima persona
dal pastore Scuderi, che prevedeva anche i tempi lunghi dell’opera. Tale impresa è necessaria anche per continuare a valorizzare il patrimonio che con
speranza e amore i fratelli in fede ci hanno lasciato; le preoccupazioni economiche, condivise
dalla Tavola, non mancano, ma
stiamo imparando a convivere
con esse nella certezza che chi
confida nell’Eterno non sarà mai
confuso.
• Il 30 aprile la comunità si è
stretta intorno alla sorella Lidia
Melodia in Lugari, nostra organista, che il Signore ha chiamato a sé dopo lunga sofferenza. Il
pastore Briante ha annunciato
TEvangelo della speranza.
• Un segno di speranza per la
prosecuzione dell’opera del Signore ci è stato dato dal gioioso
« sì » pronunciato da Laura e
Giorgio Casorio durante il culto
con Santa Cena di domenica 31
maggio, presieduto dal past.
Briante in un tempio affollato,
con molti giovani anche della comunità di Pisa e della locale
Chiesa battista. E’ stato un sì ad
avere Gesù Cristo come guida
e riferimento della propria vita.
• Il Consiglio di chiesa ha
provveduto alle varie necessità
per la vita spirituale della comunità. Si sono svolti studi biblici
quindicinali con il past. Briante,
e si è studiato anche il documento « Verso una comprensione comune della chiesa », frutto
del dialogo internazionale tra riformati e cattolici romani.
• L’attività dell’Unione femminile, con l’impegno della presidente Lìdia Scuderi, ha offerto
sabato 30 maggio un bazar, occasione di incontro e di frutti
per... le casse della chiesa; domenica 24 maggio si era conclusa anche l’attività della scuola
domenicale, gestita in parte con
i fratelli battisti.
• DalTinizio dell’ anno molti
pastori e predicatori locali si sono alternati sul pulpito (Briante,
Sonelli, Pistone, Giampiccoli,
Mueller, Lala, Garagunis, Barsotti, Casorio, La Marca, Barbanotti, Blaszczyk, Pelicetti, Gammanossi). A tutti la gratitudine
della comunità.
• Nel prossimo autunno Ursel
Koenigsmann, proveniente da
Milano, dopo la propria consacrazione, sarà inviata dalla Tavola come responsabile a pieno
tempo della chiesa di Livorno e
diaspora (Piombino e Rio Marina).
Graditi ospiti
dalla Francia
PINEROLO — Al culto bilingue del 21 giugno ha partecipato un numeroso gruppo di francesi della comunità delTAnnunciazicne di Parigi per la prima
volta in visita alle Valli. Gli ospiti erano entusiasti del loro soggiorno e dell’accoglienza loro riservata. Tutti gli indirizzi scambiati potranno instaurare un’amicizia che potrà dare frutti
concreti in futuro.
• Nel pomeriggio di sabato 20
giugno è stato benedetto, nel nostro tempio, il matrimonio di
Roberta Costantino e Daniel
Khan che poche ore prima si
erano sposati civilmente in municipio.
• Nell’ultima assemblea di
chiesa è stata riconfermata quale anziano nel quartiere di San
Secondo - Gioietta Paola Geymonat D’Amore e nominati anziani
Wanda Peyronel Codino, Angelo
Sala e Franco Siciliano. A tutti
loro l’augurio di un proficuo lavoro per il prossimo quinquennio.
Matrimonio
SAN GERMANO CHISONE —
La comunità è affettuosamente
vicina a Claudio Valente e Cristina Giustetto che si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio sabato 27 giugno ed augura
loro tanta serenità e gioia nella
costante comunione col Signore.
5
3 luglio 1992
conferenze distrettuali
DALLA RELAZIONE ALLA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Chiamati a resistere
I fatti di sangue che colpiscono il Meridione non possono lasciare
indifferenti le nostre chiese; riflessioni sulla nostra vocazione
« Non temete coloro che
possono uccidere solo il corpo: temete piuttosto colui
che può far perire e il corpo
e l’anima nella geenna »
{Matteo 10: 28)
Introduzione
I tragici fatti che inesorabilmente insanguinano le terre del
Meridione d’Italia sono diventati
agli occhi di chi meridionale
non è la caratteristica principale
della nostra cultura. Ormai violenza, mafia, camorra, ’ndrangheta, sacra corona unita, e tutto ciò
che ad esse si ricollega, sono diventate l’immagine del Sud, il nostro carattere, ciò che sappiamo
essere ed esprimere. Qual è la
nostra reazione da meridionali e
come chiese meridionali nei confronti di questo pesante giudizio? (...).
Dai pulpiti delle nostre chiese
e dai banchi delle stesse chiese
sicuramente si levano voci di
protesta contro ogni atto di mafia (magari con la riserva « se poi
veramente è stata la mafia»).Diversi scrivono sul nostro giornale sui fatti di mafia e sulla mafia stessa. Solo noi meridionali
tacciamo! Solo noi non scriviamo... E’ l’indifferenza che ci inchioda la mano? E’ l’amarezza
che ci incolla la lingua? E’ il vuoto di idee e di opinioni?... Paura?
Di chi abbiamo più paura noi?
Di chi può uccidere il corpo o di
chi può ucciderci l’anima? Dove
per « anima » intendiamo la nostra vita riconciliata con Dio, rinnovata dalla sua misericordia,
che non si contrappone più al Signore. Dove per « corpo » intendiamo l’attaccamento alla nostra
vita chiusa dagli interessi personali, che vede nella morte il suo
confine estremo e che conta
esclusivamente sulle proprie forze. Dove per « corpo » intendiamo anche il nostro naturale attaccamento alla vita e dove per
« anima » intendiamo tutto ciò
che può far dire agli altri « grazie perché sei qui », « grazie perché esisti ». Di chi e di cosa hanno paura le nostre chiese meridionali? Di chi può far deperire
le loro mura o di chi può permettere lo svilimento del senso
della loro presenza? (...)
Certamente non è difficile rispondere a questa domanda comodamente seduti dietro la scrivania di uno studio pastorale o
sui banchi di una delle nostre
chiese. Ma se questa domanda ci
cogliesse mentre siamo impegnati a resistere attivamente contro
chi, nelle terre e nelle città de!
Meridione, semina paura, sfiducia, rassegnazione, violenza e
morte... Se questa domanda ci
cogliesse mentre ci chiedono « il
pizzo », la tangente, o quando
siamo chiamati a tesitimoniare
o a giudicare in un processo di
mafia... Se questa domanda ci
cogliesse nel travaglio della decisione tra collaborare con la giustizia o farci i fatti nostri... allora (e solo allora) la nostra risposta avrebbe tutto il sapore di una
confessione di fede.
Ma chi può uccidere l’anima?
Dio! Solo Dio può negarci 'a
resurrezione!
Allora (e solo allora) la nostra
risposta ci porrebbe o dalla parte di chi teme l’uomo più di Dio
o dalla parte di chi teme Dio più
dell’uomo!
Il coraggio
della resistenza
La nostra vocazione prende
chiarezza, all’interno della nebulosa delle chiacchiere, dalla parola di Gesù che invita, prima di
fi
La pastora battista Anna Maffei.
tutto, a non temere coloro che
uccidono il corpo (...).
Questa parola dell’Evangelo, in
faccia a coloro che uccidono il
corpo, vuole dare a noi (come ha
dato a coloro che ci hanno preceduto nella fede, grazie alla fede e alla tenacia dei quali noi oggi siamo qui) il coraggio della resistenza. Questa parola dell’Evangelo ci invita a resistere al malvagio e a non temerlo, perché
può uccidere il nostro corpo ma
non la nostra speranza, può spezzare la nostra forza ma non la
nostra tenacia, può fermare la
nostra vita, ma non la fede che la
anima!
Certo, il malvagio può uccidere
e uccide, e la grande buca sull’autostrada Punta Raisi-Palermo ne
è l’ultimo classico esempio per
noi meridionali. Ma uccidere una
persona non significa vincerla.
Una persona la si uccide quando
non la si può vincere... per questo la mafia ha ucciso Falcone:
non per vendetta ma per paura
di perdere! E il malvagio vuole
ohe noi abbiamo paura di lui, ma
il Cristo ci dice di non temerlo,
perché quando noi abbiamo paura la mafia è al sicuro, perché la
nostra debolezza è la sua forza.
Temerla significa riconoscere la
sua forza, non temerla significa
contestarla. Avere paura della
mafia significa’aiutarla, non temerla signica resisterle! E noi
meridionali siamo chiamati per
primi a resistere. Perché la mafia
qui è nata, qui vive e qui prospera. (...)
E’ tempo che almeno nelle nostre chiese si abbia coscienza che
la mafia, la ’ndrangheta e la camorra sono soltanto meridionali e che non sono da paragonare
alla comune delinquenza né alla
delinquenza organizzata di altre
regioni. Quello che succede a Milano è altro! Per questo è dal Meridione che deve essere più tenace la resistenza e più radicale il
senso della giustizia e della democrazia. Ed è da questa presa
di coscienza che sgorga la nostra
preghiera al Signore perché ci
dia il coraggio della resistenza!
UNA VALUTAZIONE
Il coraggio
della fede
Ma non è soltanto del coraggio della resistenza di cui noi abbiamo bisogno. Come per coloro
che ci hanno preceduto nella fede, che hanno predicato in questo paese e che hanno pagato
con la loro stessa vita, anche
noi siamo chiamati al coraggio
della fede. «Temete piuttosto colui che può far perire l'anima e
il corpo nella geenna », dice Gesù. Solo Dio può fare questo. Il
Cristo ci invita dunque a temere
prima di tutto Dio, il Padre di
cui egli ci ha parlato.
Dietrich Bonhoeffer (uno tra i
tanti discepoli di Cristo che hanno pagato con la vita il loro coraggio alla resistenza) diceva ohe
chi teme ancora gli uomini non
teme Dio e chi teme Dio non teme più gli uomini. Se infatti il
Signore è colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna, è anche vero che egli può far
risuscitare l’anima e il corpo dalla geenna! Temere il Signore in
faccia a coloro che hanno solo il
potere di uccidere il corpo significa testimoniare la risurrezione,
la sconfitta della morte, del malvagio... della mafia!
Ma chi ascolterà questo appello? (...)
La proposta
della nostra fede
Quale altro senso può oggi avere per noi, nel Sud, la parola
« evangelizzazione » se non la
proposta di fede tesa a formare
comunità di uomini e di donne
che in questo paese resistono
alla mafia persistendo nella giustizia e nella democrazia, non
avallando una cultura religiosa
che trasferisce nell’aldilà la realizzazione del Regno di Dio, ma
creando i presupposti perché la
vita e la società siano degne per
tutti allo stesso modo. Cos’altro
possono essere le nostre chiese
oggi nel Mezzogiorno d’Italia se
non quello spazio di criticità dove TEvangelo raccoglie la gente e
la mette in comunione e che fa
diventare i soggetti di una vita
nuova.
Poiché diciamo di essere gli
eredi spirituali di coloro che, dalle valli piemontesi alla Sicilia, da
Gorizia a Scicli, hanno affrontato sofferenze sovrumane a motivo della loro fede e della loro
sete di giustizia e di libertà, dobbiamo allora sentirci fortemente
richiamati a non vivere nella
paura e nella rassegnazione, ma
nella fede e nella certezza della
resurrezione per tutto il Sud. (...)
Scrive H. Gollwitzer ^ che
« sempre nuovi interessi sociali,
puramente materiali e rivestiti
di esigenze culturali e spirituali,
si associano (di generazione in
generazione) al messaggio cristiano ». La storia di questo no
stro paese, dai tempi antichi fino
ad oggi, è stata segnata dal connubio degli interessi sociali della
classe dirigente con la predicazione della chiesa. L’intero corso
del fiume cristiano è impensabile
senza questo legame tra la chiesa
ed il potere sociale; noi tutti ne
siamo eredi e, malgrado tutti i
mutamenti intervenuti, ci siamo
tuttora dentro. E qui non possiamo dimenticare né tacere, pur
nella più sincera e leale ansia
ecumenica, le responsabilità della Chiesa cattolica italiana che ha
permesso il consolidamento di
un sistema di sfruttamento e di
predominio. (...)
Riteniamo, anzi siamo fortemente persuasi, sia nostra specifica vocazione quella di predicare e resistere in Italia affinché la
fede in Cristo non sia spostata
ancora verso l’aldilà né verso
T interiorità dei sentimenti né
verso l’accettazione formale di
dogmi, ma che sia la forza per
costituire comunità che vivano
la vita nuova in Cristo, capaci di
proposte e di azioni per una
società giusta e democratica
in cui la vita di tutti possa essere degna di essere vissuta, capaci di resistere alla mafia e alla
cultura che la crea, che la avalla
o che da essa nasce. Ma se questa è la nostra vocazione, conosciamo pure allora il nostro peccato!
La buona salute
dei distretti
1 temi trattati dalle quattro Conferenze
Un dato mi sembra emergere dall'esame dei risultati
delle Conferenze distrettuali:
i distretti godono di buona
salute, sono in grado di prendere decisioni, e cioè di governare la chiesa e di rispondere alle sfide del nostro tempcr. E' un dato di cui va
tenuto conto in vista della discussione sinodale sulla proposta di riforma dei circuiti
e distretti, ad evitare che vada disperso un patrimonio
faticosamente costruito nel
tempo, e a permettere invece
che esso sviluppi tutte le sue
potenzialità.
Ogni distretto ha le sue caratteristiche e i suoi problemi; non mancano le ombre,
ma vorrei tentare di mettere
qui in evidenza le luci. Comincerei dal IV che mi sembra più coinvolto nelle questioni nazionali: la strage di
‘ H. GOLLWITZER, Liberazione e solidarietà, Claudiana, Torino, 1986, p. 79.
L’intervento del pastore Sergio Aquilante.
Capaci, nella quale la violenza mafiosa ha stroncato le
vite del giudice Falcone, della moglie, della scorta, ha
dominato a lungo negli interventi ed ha trovato una risposta in un lungo e articolato ordine del giorno. Di
fronte a un fatto che pone
inquietanti interrogativi sullo
stato in cui viviamo, le chiese riscoprono il senso di alcune parole chiave, come resurrezione, conversione, resistenza. Non solo, ma elaborano una confessione di fede,
certamente discutibile e perfettibile, quasi a suggerire
che di fronte alla gravità dei
fatti le chiese debbono entrare in uno status confessionis;
non per la propria sopravvivenza (a quella ci pensa il
Signore!), ma perché la testimonianza alVEvangelo_ richiede da noi, oggi, lucidità
e impegno.
E poiché siamo convinti
che il rinnovamento della vita della nostra nazione passa attraverso la conversione,
ecco che in tutti i distretti
s'è discusso del problema dell'evangelizzazione. La commissione interdistrettuale ha lavorato bene, ha prodotto del
materiale utile che è stato
apprezzato ovunque. Nel I distretto poi, che riflette una
situazione di chiesa-popolo,
l’evangelizzazione riceve una
connotazione particolare che
è quella dell’istruzione catechetica o, con un termine più
gradevole, dell’« educazione alla fede » nei confronti delle
nuove generazioni.
Nella prospettiva della testimonianza è stato anche visto il problema del settimanale unico. Le Conferenze
hanno percepito il carattere
di novità, la grande occasione che si presenta sia per
collegare le realtà diverse e
disseminate delle nostre chiese tra loro e sia per fare di
questo strumento un pulpito
per parlare al nostro popolo.
Incoraggiante il sostegno che
da ogni parte è stato espresso. Forse le chiese al di fuori delle Valli hanno manifestato un entusiasmo maggiore; di certo il IV distretto ha
elaborato un ordine del giorno più articolato.
Varie le aperture verso il
mondo esterno. Colpisce nel
II distretto la dimensione intemazionale, dovuta non solo al fatto che esso si estende anche a parte della Svizzera (per cui la prossima Conferenza si terrà a Zurigo!),
ma per il gemellaggio con il
presbiterio di Boston (USA):
una novità, credo, in assoluto. Sempre in questa linea
vanno notati i vari nomi stranieri di pastori che svolgono
(o svolgeranno) il loro ministero da noi. Accanto ad altri extracomunitari, per i quali le nostre chiese svolgono
un certo servizio, la loro presenza è il segno dell’apertura
universale delle nostre chiese.
Ma apertura verso l’esterno
vuol dire anche altro, come
per esempio nel III distretto
la tristissima e complessa situazione dei tossicodipendenti. Un problema che le chiese
vogliono affrontare in un’interazione tra comunità, famiglie e singoli
Altre questioni riguardano
le nostre opere. Alcune si sono dotate di nuovi statuti; altre si stanno ristrutturando
in vista di un loro rilancio,
come per esempio Adelfia nel
IV distretto; ed altre, infine,
si pongono il problema di individuare una loro vocazione
Specifica. E’ il caso di San
Marzano e soprattutto di Villa Olanda, alla quale il I distretto ha dedicato buona parte della discussione. Purtroppo non sembra emergere ancora una linea chiara: la discussione è ancora aperta. Ci
si appella al Sinodo; ma come potrà il Sinodo decidere
qualcosa, se la Conferenza distrettuale non ha saputo individuare delle ipotesi precise?
Sempre tra i problemi, ma
in altro campo, quello dei
rapporti ecumenici e in particolare con la Chiesa cattolica romana. Le recenti dichiarazioni della gerarchia
hanno generato un certo sconcerto; i documenti prodotti
dalle commissioni miste lasciano perplessi; d’altra parte esiste un diffuso ecumenismo di base con molti cattolici che lo hanno scoperto come una novità e lo vivono
come una benedizione. E’
quindi necessario capire quali strategie debbano essere
adottate per il prossimo futuro.
E infine non mancano note rallegranti. Una tra tutte
va citata: Lucca, nel III distretto, sta per diventare
« chiesa costituita ». Nel 1500
i riformati lucchesi preferirono l’esilio all’abiura. Andarono
peregrini nel mondo, e contribuirono non poco alla formazione e alla diffu.sione del pensiero riformato. Chi non conosce Giovanni Diodati? Ora
a Lucca c’è una chiesa riformata, in crescita. Come non
rallegrarsi per questo « segno
dei tempi »?
Luciano Deodato
6
conferenze distrettuali
3 luglio 1992
CURA D’ANIME
UNA DISCUSSIONE
Progettare il dialogo
Il dibattito si è sviluppato sulla scorta del documento preparato
dalla Commissione sul disagio psichico - Occorrerà più dialogo
La Conferenza distrettuale ha
approvato un odg sul tema della cura d’anime.
Nel corso del dibattito l’argomento non ha potuto essere approfondito, ma ne è stata raccomandata alle chiese la discussione sulla traccia di un documento che la commissione di
studio sul disagio psichico aveva preparate. Tale commissione
è stata inoltre incaricata di aiutare le comunità nella discussione, curando la presentazione del
tema e completando il documento.
Questo documento, sulla base
delle indicazioni della Conferenza ’91, ha cercato di presentare
un progetto per le attività di cura d’anime delle chiese del I Distretto. Sono state considerate,
nella situazione attuale delle
chiese, le necessità di cura spirituale di vari settori delle comunità, giovani, anziani, ricoverati in ospedale, tossicodipendenti, ospiti di case di riposo,
persone con malattie mentali; si
è cercato di capire le reali richieste di questi settori e come
rispondere in modo operativo.
Il documento conteneva alcune proposte e di queste si è
occupata la maggior parte degli
interventi in assemblea; in primo luogo, la richiesta di un cappellano a tempo pieno per gli
ospedali, avanzata in precedenza dal I Circuito, ha trovato
quasi tutti favorevoli; restano
comunque da definire il tipo di
formazione di questo pastore, il
suo rapporto con le commiità
di provenienza dei ricoverati, la
necessità di coordinare il lavoro
tra i vari ospedali, il ruolo che
il cappellano potrebbe avere nelle case di riposo.
In secondo luogo, la proposta
di un pastore a metà tempo per
il Distretto, con compiti di cura
d’anime e formazione teologica
per i giovani, pur essendo apprezzata nell’intenzione, è stata
vista con perplessità per le dif
ficoltà pratiche di attuazione (finanziaria e organizzativa) e per
il rischio di delega e di deresponsabilizzazione delle comunità che l’affidare questo compito
ad una persona può comportare.
Se ne riparlerà nelle chiese e nei
gruppi di giovani; sarà importante valutare in termini reali i
vantaggi di proposte di questo
tipo, non rispetto ad un piano
ideale ma rispetto all’esistente.
La commissione di studio cercherà di rispondere al mandato;
resta però centrale, perche la riflessione sia sensata e realistica,
che da chiese e da singoli emergano spunti e richieste che il
vivere con o da persone emarginate, o alienate per ragioni varie, o psichicamente deboli presenta.
Sia il documento che la discussione in Conferenza hanno
evidenziato due difficoltà legate
in particolare al tema della cura d’anime; da un lato quella di
proporre soluzioni nuove, di individuare occasioni e modalità
Il popolo e la chiesa
Alcuni membri della CED nel corso dei lavori: da sin. il presidente
Thomas Noffke, Attilio Sibille, Vito Gardiol.
diverse aderenti alle attuali esigenze di cura d’anime delle comunità. Si sono notati infatti i
limiti di alcune proposte fatte
che, oltre a non essere del tutto nuove, si teme siano false soluzioni. Questa constatazione, se
non ci deve impedire di rivalutare proposte g;ià considerate in
precedenza, ci invita però a cogliere l’essenza delle cose e a
usare fantasia nel pensare nuove iniziative.
In secondo luogo progettare
cura d’anime significa pensare e
progettare visite, dialogo, relazioni personali; significa cioè fare i conti con l’organizzazione
delle giornate, gli orari, i ritmi
di vita delle nostre famiglie e
dei gruppi, la partecipazione, gli
obiettivi prioritari; non si tratta quindi di privati particolari
organizzativi da concordare ma
di scelte di fondo della società
occidentale da non subire e da
cambiare ove possibile.
Anna Bosio
E’ stato il preside del Liceo
valdese di Torre Pellice a lanciare un grido d’allarme in Conferenza. « Le valli rischiano l’emarginazione — ha detto —■; dal mio
punto di osservazione (la scuola)
noto la tendenza generalizzata
alla riduzione del sistema scolastico pubblico nelle valli a vantaggio di Pinerolo e dei privati.
Ciò provocherà un ulteriore abbandono della montagna. Dopo
la scuola toccherà agli uffici postali ».
La situazione è nota e periodicamente la Conferenza se ne occupa fornendo riflessioni interessanti per le chiese, ma che raramente escono dai circoli ecclesiastici e diventano decisioni amministrative pubbliche. Eppure
in queste valli l’intreccio tra • attività ecclesiastica e attività amministrativa è forte. Gli amministratori pubblici sono membri di
chiesa, in molti casi componenti
dei concistori, ed un pastore è
consigliere comunale e di Comunità montana e la Chiesa valdese
con i suoi ospedali, con le sue case
di riposo, con gli istituti, è qualcosa di più che un semplice punto di riferimento per l’attività
delle pubbliche amministrazioni,
è una parte importante del sistema di welfare pubblico.
L’identità valdese è anche questo. Nei « colloqui pastorali » che
mensilmente si svolgono alle valli si è discusso anche del rapporto tra chiesa e popolo. Si è discusso di ecclesiologia ma, come
ha osservato il pastore Giorgio
Tourn « la discussione avuta non
è stata adeguatamente valorizzata ». Il risultato è che ciascuno
affronta questo problema secondo la propria sensibilità teologica e in generale c’è una sottovalutazione del problema.
« Occorre invece — ha osservato il pastore Claudio Pasque!
— ricompattare intellighenzia e
popolo. I responsabili di chiesa
ed i pastori hanno troppo sovente dato una lettura ideologica e
di sinistra della realtà. Oggi non
sanno perciò spiegarsi il massiccio voto leghista nei Comuni
valdesi ».
!
i
V.
La predicazione del post. Davite.
Per il past. Klaus Langeneck
« bisogna andare oltre l'individuazione dei sistemi sociologici
dell' apparente distacco tra la
chiesa e il popolo. Bisogna riprendere la predicazione dei temi della Riforma quali la "sola
gratia” e il "sacerdozio universale”. Questo può contribuire a risvegliare V identità protestante
del popolo valdese ».
Per il past. Bruno Rostagno invece le chiese « devono resistere
alla tentazione di tirarsi indietro
dalle iniziative (esempio: meno
diaconia) che vanno sostenute e
in più bisogna preoccuparsi della
cultura e della formazione ».
La breve discussione sul settimanale « Riforma » ha affrontato il problema sotto un altro angolo. In ottobre un apposito seminario definirà le linee del progetto del nuovo « Eco delle valli valdesi » che non può essere
disgiunto dal progetto più complessivo delle chiese valdesi alle
valli.
Giorgio Gardiol
GIOVANI
CATECHISMO E FAMIGLIE
Una responsabilità comunitaria
Quello del catechismo è davvero uno dei « problemi » delle
nostre comunità.
Se almeno la partecipazione
dei ragazzi all’incontro settimanale è garantita dall’« obbligatorietà » della frequenza, la gran
parte dei catecumeni non sembra poi però particolarmente
entusiasta e in genere è facile
prevedere che, dopo la confermazione, una percentuale molto
alta di giovani non prenderà più
parte in alcun modo alla vita
della chiesa, salvo poi ritornare
in età ormai matura.
Non meraviglia poi che la partecipazione (questa più libera)
a incontri e convegni a livello
di Circuito e di Distretto sia
su percentuali molto basse.
Tra i catechisti stessi (che in
gran parte sono poi i pastori),
si nota un certo scoraggiamento che si traduce in un « cercare
di accontentarsi », provando a
ricavare da questa situazione
quel che sj può, senza farsi grosse illusioni.
La Conferenza ha registrato
vari interventi « di lamentazione » in linea con questa situazione, ma anche — per fortuna — dei tentativi seri di analisi e delle sia pur timide proposte per cambiare questo stato
di fatto.
Si è così evidenziato il ruolo
fondamentale che le famiglie
giocano oggi sovente nel far vivere ai loro figli il catechismo
quasi solo come un obbligo e
quasi solo in vista del « traguaido » della confermazione: molti
genitori che da parte loro non
partecipano in nessun modo alla vita della chiesa iscrivono però i loro ragazzi al catechismo
perché « debbono prendere la
confermazione». Poi, il figlio è
a posto e il genitore ha la coscienza in pace: ha fatto il suo
dovere...
Questo ruolo fondamentale,
spesso negativo, deve essere trasformato in un ruolo positivo.
Un altro possibile motivo di
difficoltà è stato visto nel fatto
che non c’è omogeneità tra le
singole chiese né per quel che
riguarda i programmi dei vari
anni di catechismo, né per quel
che ritarda la « struttura » del
catechismo. Fatto salvo il fatto
che la confermazione non può
essere ricevuta prima dei 17 anni, in alcune chiese troviamo il
precatechismo e in altre no, c
diverse « varietà » di impostazione.
Sarebbe forse importante e
positivo, tenuto conto del fatto
che non mancano i trasferimenti da una chiesa all’altra, che
si arrivasse ad una medesima
impostazione del catechismo in
tutte le chiese del distretto, anche in vista di una maggiore collaborazione fra catechisti. Così,
la Conferenza ha chiesto alla
CED di organizzare un incontro
tra i catechisti del nostro distretto.
La Commissione d’esame. Da sin.: Renato Ribet, Ruggero Marchetti,
Aldo Lausarot, Ileana Lanfranco.
Un intervento molto « provocatorio » è stato quello del pastore Tourn il quale, dopo aver
ricordato come in passato il catechismo consistesse nel prender
parte al culto della domenica
pomeriggio incentrato sul Catechismo di Heidelberg, si è chiesto e ci ha chiesto se non sia
quasi il caso di abolire i corsi
di catechismo e anche la scuola domenicale, tornando a portare i nostri figli con noi al culto,
ne] quale non .solo la predica
zione, ma anche il canto può
svolgere un ruolo importante di
formazione.
Questo intervento ci ha portati a riflettere sull’esigenza di
uscire dal bin-omio « gruppo-catechista » per dare alla catechesi un orientamento sempre più
comunitario, così da « far vivere » ai nostri ragazzi quella comunità nella quale poi saranno
chiamati ad inserirsi.
P.V.R.
Quale
struttura ?
La Conferenza di quest’anno
ha dato spazio ai giovani. Domenica pomeriggio si è discusso
sul problema della cura d’anime, facendo riferimento alla relazione dell’apposita Commissione. In particolare si è parlato
della cura d’anime rivolta ai giovani. In un vivace scambio di
opinioni si seno confrontati diversi punti di vista e, cosa più
importante di tutte, gli stessi
deputati più giovani si sono
espressi; nei loro interventi è
emersa unanime l’approvazione
per la proposta della Commissione di « destinare un pastore
ad un incarico di formazione
teologica e cura d’anime per i
giovani ». Tale pastore dovrebbe
lavorare nel Distretto di concerto con gli animatori giovanili
dei Circuiti, soprattutto in un
momento di forte frattura e dk
spersione evidenziata anche nella relazione della giunta EGEI
Valli. Non sono mancate le voci (meno giovani) scettiche o
perplesse sulla proposta: da un
lato chi sosteneva l’impraticabilità del progetto, per via della
scarsezza di forze pastorali ed
il timore di forti resistenze da
parte della Tavola; dall’altro chi
riteneva più opportuno agire secondo linee diverse, tendenti a
privilegiare la formazione dei
giovani all’interno delle singole
comunità. Malgrado ciò la Conferenza ha ritenuto di accettare
la proposta della Commissione,
concretizzandola in un ordine
del giorno che si trova pubblicato su queste pagine.
Daniele Gardiol
7
3 luglio 1992
conferenze distrettuali 7
L’ATTESA DISCUSSIONE SU VILLA OLANDA
Villa Olanda: il Sinodo dovrà scegliere l’utilizzo futuro di questa
struttura di Luserna San Giovanni.
essi vanno, anzi al di là del caso
specifico di Villa Olanda.
■Alcuni interventi hanno peraltro lasciato intravvedere linee
di condotta diverse; vi è chi ha
parlato di sondare altre chiese
evangeliche eventualmente interessate a partecipare alla gestione; si è precisato che un Sinodo
può revocare la decisione presa
da un altro Sinodo; si è detto
che non essendoci a tutt’oggi elementi sufficienti per decidere,
sarebbe forse meglio prendere
tempo... Ma ormai la palla passa alla Commissione d’esame
che istruirà la sessione sinodale; intanto la Commissione ad
referendum acquisirà nuovi elementi che potranno facilitare
una decisione.
Alberto Corsani
PIOSSASCO E RODORETTO
Deciderà il Sinodo
Le proposte esaminate richiedono ancora approfondimenti e discussione - importante in ogni caso sarà il coinvolgimento delle chiese
Nel corso del dibattito è stata definita « un capitale che la
Chiesa valdese da sola non può
utilizzare », una definizione che
ben sintetizza le opinioni espresse sulla questione di Villa Olanda, in una discussione che ha
occupato buona parte del pomeriggio di sabato ma che non è
arrivata ad un’indicazione precisa su uno dei tre possibili utilizzi: casa per anziani autosufficienti; per non autosufficienti;
centro di formazione per giovani e di accoglienza per profughi.
Dalle parole della Commissione d’esame è emerso che le motivazioni che hanno portato la
Tavola alla dolorosa decisione
della cessazione delTattività sono valide, e che questa decisione « non vada inoltre assolutamente né contro la lettera né
contro lo spirito dell’atto 42/SI'
91 », che impegnava alla non vendita. Entrando invece nel merito
delle osservazioni redatte dalla
Commissione nominata dal Sinodo scorso, la relazione della
Commissione d’esame non ha
nascosto le difficoltà e i problemi connessi ai tre progetti, e
ribadisce che in ogni modo Villa
Olanda « dovrà essere (...) una
espressione coerente del nostro
essere chiesa ».
La discussione ha stentato a
entrare nel vivo; probabilmente
ha pesato la necessità di confrontarsi con cifre che in questa
fase non possono che essere indicative, tanto nella previsione
dei lavori necessari quanto in
rapporto alle possibili fonti di
finanziamento.
Nessuno dei progetti è riuscito a « catturare » un’adesione
pienamente convinta; era pertanto probabilmente inevitabile
che l’ordine del giorno scaturito
dal dibattito fosse « interlocutorio ». Esso sostanzialmente invita il Sinodo ad approfondire
l’esame delle tre proposte « per
verificarne le effettive possibilità di attuazione », senza peraltro
escludere che altre ipotesi vengano formulate, purché « tengano conto del contesto delle, chiese e delle opere del I Circuito
in cui la casa si situa e dell’esigenza di testimonianza dell’Evangelo che deve essere il fondamento e il fine di ogni opera ».
Se questa è stata la conclusione, che di fatto non incarna una
scelta di campo precisa, vale la
pena tuttavia, senza entrare nel
merito dei tre progetti (sui quali il Sinodo potrà avere maggiori elementi di valutazione), di
sottolineare alcuni dei problemi
che potremmo definire « trasversali » rispetto ai progetti stessi.
— La preoccupazione che l’opera possa interagire con le chiese del Circuito (un rapporto che
è stato finora carente: la Cde
parla di « scarso interesse da
parte delle chiese »).
— La contraddizione tra esigenza di razionalizzare le nostre
opere e le emergenze sociali che
spingono ad attivarne altre (è il
caso delle liste d’attesa per anziani non autosufficienti in vai
Pellice ma anche clella proposta
pinerolese di un centro d’accoglienza per immigrati).
— "l rapporti con il finanziamento pubblico: gestione diretta
da parte della chiesa, convenzio;
ni o che altro? Saremmo pronti
a eventuali trattative in questo
senso?
— La complessità del nostro
progetto diaconale; una scelta
in questo senso è stata fatta nel
passato, ma non tutte le strutture sono state completate per
la gravosità dei costi.
— Il contesto socioeconomico
della vai Pellice e del Pinerolese.
— Il rapporto, che puntualmente si ripresenta mai risolto
alla nostra attenzione, tra predicazione e diaconia.
Non sono problemi da poco;
Quali soluzioni?
L’incontro nella pianura di due emigrazioni Una comunità ’ferita’ da anni di spopolamento
Ne! I distretto sono concentrati la metà circa dei membri
comunicanti e delle famiglie di
tutte le chiese valdesi e metodiste in Italia. I problemi di
cura pastorale sono molteplici
e assolutamente non comparabili con quelli di molte chiese
italiane. Per questo la Conferenza del I distretto dedica sempre
uno spazio alla discussione dei
problemi legati alla « provvista
pastorale », cioè al problema dell’assegnazione dei pastori alle
varie chiese.
Per la scelta del pastore « titolare » le chiese esercitano generalmente i loro diritti di chiesa autonoma e il pastore viene
scelto direttamente dall’assemblea di chiesa. In questi ultimi
anni molte chiese però si sono
« rimesse alla Tavola » chiedendo l’assegnazione di un pastore
secondo le varie proposte di sistemazione del campo pastorale
elaborate dalla Tavola stessa.
Il problema però rimane per
le piccole chiese, per le chiese
« in formazione », come Piossasco.
La chiesa di Piossasco, nata
dall'incontro di due emigrazioni,
quella dei valdesi delle valli e
di altri evangelici verso la
seconda cintura di Torino, ha
avuto una storia travagliata. Nasce come « quartiere » di Pinerolo, poi diventa « chiesa in formazione » che viene curata da
un pastore insieme alla chiesa
di Coazz.e (che però fa parte del
II distretto), poi viene affidata
alla cura del II circuito, ed infine alla chiesa di Pinerolo. La
chiesa in formazione di Piossasco subisce i contraccolpi di
questa .situazione e manifesta
notevoli difficoltà di funzionamento.
Della cosa si occupa una
prima volta la Conferenza dell’anno scorso che, sull’onda della decisione presa dall’Assem
blea delle Chiese battiste congiunta col Sinodo straordinario
di quelle valdesi e metodiste
(Roma, novembre ’90), pensa ad
un progetto di collaborazione
territoriale tra battisti e valdesi
nella zona.
Alla Conferenza di quest’anno
il presidente della CED, pastore
Noffke, riferisce che niente si
è mosso in questa direzione e
che si dovrà continuare a ricercare una soluzione in questa direzione.
La delegata di Piossasco richiama l’attenzione sulla necessità di provvedere ad assegnare
un pastore alla chiesa, vista
anche la difficoltà che la chiesa di Pinerolo avrà ad assicurare un minimo di lavoro pastorale in zona a causa del congedo
di maternità della pastora. Landa infine una proposta: « Accorpiamo la chiesa di Coazze e
quella di Piossasco ».
Altro problema, x>iù di ordine
giuridico-ecclesiastico, è quello
della chiesa di Rodoretto. Qui
l’emigrazione già da anni ha falcidiato la chiesa. D’inverno risiedono a Rodoretto 6-7 persone,
mentre d’estate il numero sale
almeno di 10 volte.
La chiesa in pratica si riforma ogni estate. Comunque il
numero dei membri di chiesa è
al di sotto di quello minimo
perche la chiesa possa essere considerata autonoma. Rodoretto a termine di regolamento deve perdere l’autonomia. Il
quadro si complica in quanto la
chiesa gode della personalità
giuridica « per antico possesso
di stato » ed ha delle proprietà
da gestire. Di qui la proposta
di accorpare Rodoretto e Prali
lasciando giuridicamente le proprietà al concistoro di Rodoretto. Si discuterà di questo in un
incontro che avverrà quest’estate.
Giorgio Gardiol
I DISTRETTO
Le principali decisioni
Ecumenismo
La CD, informata sui risuitati
parziali del sondaggio sull'ecume.
nismo, incarica la CED di rinominare la commissione composta da;
Sergio Ribet, Bruno Rostagno, Attilio Sibille, Dino Ciesch, perché
porti a termine il lavoro e riferisca alla prossima CD ordinaria.
Villa Olanda
La CD, esaminata la situazione
di Villa Olanda e le sue prospettive, considerata la difficoltà delle
nostre opere diaconali a reperire
i fondi necessari al completamento delle ristrutturazioni in corso e
ad individuare le persone per la
gestione immediata e/o futura delle opere stesse;
fatta propria la preoccupazione
crescente della Tavola valdese sulla situazione finanziaria generale
delia nostra chiesa;
notando che le tre ipotesi di utilizzo presentate dalla « Commissione ad referendum » (42/SI/91) non
sono esenti da difficoltà;
invita il Sinodo ad esaminarle
con la massima cura in ogni loro
aspetto, per verificarne le effettive possibilità di attuazione;
invita il Sinodo ad esaminare anche altre eventuali ipotesi di utilizzo futuro di Villa Olanda che
tengano conto del contesto delle
chiese e delle opere del I Circuito in cui la casa si situa e deil’esigenza di testimonianza deii'Evangelo che deve essere il fondamento e il fine di ogni nostra
opera.
«Il Riparo»
La CD, ricevuta informazione sul
progetto « Il Riparo », portato avanti dal « Coordinamento per l’accoglienza allo straniero » di Pinerolo,
invita ie chiese dei I Distretto a
pubblicizzare, discutere e promuovere iniziative a favore del progetto stesso.
Rendiconto 1991
La CD approva all’unanimità il
rendiconto finanziario 1991 presentato dalla CED.
Preventivo 1992
La CD approva all’unanimità il
preventivo di spesa delia CED per
l’anno 1993.
Informazione finanziaria
La CD, ai fini di un’informazione
finanziaria ai membri di chiesa
sempre più comprensibile e incisiva, invita la TV a fornire ogni anno ai Concistori un materiaie informativo adatto per una larga sensibilizzazione nelle chiese;
invita i Concistori a valersi con
continuità della consulenza della
Commissione finanziaria della TV,
organizzando incontri con membri
della medesima, per giungere ad
una visione complessiva dei problemi finanziari della Chiesa valdese.
Formazione e catechismo
La CD, preso atto della discussione sui problema della formazione dei giovani delle nostre comunità, invita le chiese a continuare
a riflettere in modo approfondito
sulla catechesi.
Invita altresì la CED ad organizzare un incontro dei catechisti del
I Distretto, per uno scambio di
informazioni che possa favorire una
più intensa coliaborazione tra le
chiese nel campo della catechesi.
Impegno dei genitori
La CD ricorda a tutti i membri
di chiesa che la testimonianza delia fede ai figli è un impegno preciso dei genitori e che ia Scuoia domenicale e il catechismo sono un indispensabile strumento di
questa testimonianza.
Raccomanda perciò ai genitori
valdesi di non trascurare questa
fondamentale occasione di educazione alla fede per i propri figli
Piossasco
La CD, preso atto del permanere della difficile situazione della
chiesa in formazione di Piossasco
e dei pr'oblemi che la chiesa di
Pinerolo avrà ¡1 prossimo anno a
continuare nella cura di Piossasco,
chiede alla CED e alla TV di adoperarsi con tutti i possibiii strumenti a loro disposizione per venire incontro alle esigenze di questa comunità.
Degenti al « Civile »
La CD, venuta a conoscenza del
disagio espresso da alcuni nostri
fratelli e sorelle ricoverati presso
l’Ospedale civile di Pinerolo, disagio causato dall’attuale organizzazione deH'orario di visita ai degenti, chiede alla CED di promuovere le iniziative che ritiene più
opportune per portare a conoscenza del problema gli organi sanitari
ed amministrativi competenti, affinché venga valutata la possibilità di
usufruire di orari di visita che tengano in maggior considerazione le
esigenze dei pazienti e dei loro
parenti.
Cura d’anime
La CD, dopo aver dibattuto il
« Progetto di cura d'anime per le
chiese del I Distretto », e tenuto
presente il €< Progetto di assistenza spirituale nelle opere del I Circuito », ne approva la validità e li
fa propri nelie loro linee generali.
Invita la TV a tenere conto nei
piani futuri di sistemazione del
campo di lavoro del I Distretto
deli'utilità di una figura pastorale
che abbia come compito principale
la cura spirituale negli istituti e
opere situati nel Distretto stesso
e di un pastore che abbia un incarico di formazione teologica e
cura d’anime per i giovani.
Disagio psichico
La CD invita i Concistori delle
chiese a dedicare una seduta all’analisi dei documento « Progetto
di cura d’anime per le chiese del
I Distretto » ed a proporlo come
argomento all’assemblea di chiesa;
invita la CED a rinominare la
commissione sul disagio psichico,
affidandole il compito di approfondire la riflessione e di organizzare
incontri di discussione sul progetto di cura d’anime nei tre Circuiti,
sollecitando i membri delle comunità ad esprimere richieste ed indicazioni operative.
Elezioni
La CED risulta così composta: Thomas Noffke, presidente- Graziella Tron, vicepresidente; Silvana Marchetti, segretaria; Dario Tron, Vito Gardiol, Carla Beux Longo, Attilio Sibilie, membri.
Deputato della Conferenza al prossimo Sinodo è risultato
eletto’ Emanuele Bosio (supplente Aurora Pattini).
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza è
risultata eletta nelle persone di; Laura Malan, Piervaldo Rostan, Klaus Langeneck, Massimo Long (relatore). Supplenti:
Thomas Josi, Speranza Puy.
Predicatore per la prossima Conferenza è stata designata
la pastora Lucilla Peyrot (supplente Klaus Langeneck). La
Conferenza si svolgerà a Prali (Angrogna in caso di impedimento).
8
8 conferenze distrettuali
3 luglio 1992
Il DISTRETTO
CIRCUITI E DISTRETTI
Perseverare nella fede Ristrutturazione
e annunciare l’Evangelo degli organi esecutivi
In primo piano presidente e vicepresidente della Conferenza: da sinistra i pastori Eugenio Bernardini e Valdo Benecchi.
La vita delle chiese e delle opere - I contatti con alcune chiese
estere - Un richiamo alla nostra vocazione per un momento di crisi
Sia nella meditazione iniziale
del pastore Giulio Vicentini, su
Romani 13 (come vivere il nostro rapporto con autorità costituite in gran parte corrotte
e delegittimate?), sia nella bella
predicazione domenicale del pastore Renato Coi'sson, su Matteo
15 (la donna cananea), forte è
stato il richiamo ai delegati della Conferenza del 2° Distretto a
perseverare nella fede, nell’annuncio dell’Evangelo e nel servizio, in un tempo in cui potremmo essere tentati di sfuggire
alle nostre responsabilità e di
rifugiarci in un'illusoria quiete.
Ne] momento in cui Gesù sembra voler prendere le distanze,
egli è costretto al confronto decisivo con la donna cananea. A
questo confronto, neanche le
nostre chiese possono sottrarsi.
Avvertiamo di essere in crisi,
o per lo meno disorientati. Ma
questo è un tempo appunto in
cui siamo chiamati a fare delle
scelte e a riaffermare le nostre
profonde convinzioni di fede. La
relazione della Commissione
esecutiva affermava: « Dobbiamo
sapere che la forza della nostra
predicazione e della nostra evangelizzazione sta nella fermezza
con cui crediamo le cose che
crediamo: sta nella fiducia non
nella nostra fede in Dio, ma nella fedeltà di Dio alle sue promesse ».
Riuniti nella bella chiesa metodista di Milano, i 132 delegati
e invitati hanno affrontato con
attenzione le varie questioni all’ordine del giorno proposte dal
seggio (Eugenio Bernardini, presidente; Valdo Benecchi, vicepresidente), dopo la lettura della
relazione della Commissione
d’esame preparata da Teodoro
Fanlo y Cortés e Caio Polidori.
Il primo punto è stato dedicato al lancio del nuovo settimanale unico, « Riforma ». Un
grosso sforzo viene richiesto
ad ogni membro delle tre chiese per permettere la riuscita di
un’impresa ambiziosa e non falcile. Malgrado le perplessità di
alcuni sulla linea che dovrà seguire il nuovo giornale, la Conferenza ha espresso il suo forte
appoggio al progetto in corso.
Dopo aver esaminato la situazione del campo di lavoro (le
due comunità di Sciaffusa e di
San Gallo sono ora curate rispettivamente dai pastori Martin Cunz e Christian Gysin), si
:è passati all’esame di una delle
,due opere proposte all’attenziojie della Conferenza, la Casa di
S. Marzano. Dopo una lunga e
sofferta discussione che ha evidenziato la mancanza di dialoigo tra il Gomitato della Casa
;e il Comitato peiTnanente delTOPCEMl, si è giunti alla decisione di sospendere l'attività della Casa, sia per le pessime condizioni dell’edificio sia per la
poca chiarezza, al momento, sui
progetti di utilizzo della struttura. Dopo questa dolorosa deci'sione che sancisce l’interruzione
di un’attività in cui alcuni fratelli (in particolare il direttore, Ugo
Tomassone) hanno speso molte
energie, si è passati ad illustrare
uno dei nuovi impegni del 2’'
Distretto, quello del gemellaggio
con il Preshiterio di Boston.
Erano presenti alla Conferenza
due rappresentanti del Presbiterio. i pastori Richard Sanner e
Otavio Rodríguez Lima, che ricambiavano la visita effettuata
nell’oltobre scorso dal presidente uscente della CED, past. Salvatore Ricciardi. 11 past. Sanner
è conduttore di una comunità
interamente formata da neri. Il
Presbiterio di Boston è composto di 24 comunità aventi ciascuna circa un centinaio di membri. La collaborazione tra i due
Difficile la partecipazione ad un numero elevato di scadenze: quel che potrebbe cambiare
« presbiteri », abbastanza simili
dal punto di vista sociologico ed
economico, non potrà che essere
di reciproco beneficio.
La seconda opera proposta all’attenzione della Conferenza era
il Centro Jacopo Lombardini di
Cinisello Balsamo. A 24 anni dalla sua nascita e con l’imminente partenza di Roberta e Marco
Rostan che vi hanno dedicato
tanti anni della loro vita, la
« Comune » di Cinisello si trova
ad una svolta che appare promettente: alcuni giovani della
EGEI si sono aggiunti al grup 'o
e il pastore Alfredo Berlendis
vi risiede da un anno con la
sua famiglia. Oltre al prosieguo
delle attività formative, culturali e di impegno nei confronti
degli immigrati, vi è ora la possibilità di approfondire il carattere evangelico e protestante di
una delle poche strutture diaconali « leggere » della nostra chiesa, sia a livello interno che esterno, in più stretta collaborazione
con le chiese di Milano.
L’assemblea ha affrontato con
grande partecipazione il dibattito relativo alla visita del papa
a Trieste e al diverso atteggiamento assunto dalle comunità
valdese e metodista. Sia Renato
CoTsson sia Claudio Martelli hanno illustrato e spiegato i diversi
comportamenti. Ne è seguita una
vivace discussione in cui molti
hanno insistito sulla necessità
di non cedere, in simili occasioni. ad un superficiale ecumenismo di facciata.
I) dibattito sul nuovo nrogetto di « Commissione sinodale
per la diaconia» (CSD) non ha
coinvolto molte persone, ma gli
interventi a favore o contro S'Ono stati di peso e hanno sollecitato la riflessione di tutti. Da
un lato, tutti sembrano es-sere
convinti della necessità ormai
improrogabile di riordinare e di
coordinare le nostre numerose
opere diaconali, sparse in tutta
Italia, e di alleggerire la Tavola
da gravosi compiti di controllo
in un campo che sta diventando
semnre più complesso dal punto di vista giuridico e amministrativo. Alcuni, però, rimangono perplessi sui pericoli di eccessivo accentramento, in un
tempo in cui, in vari ambiti della vita politica c amministrativa, si tende al massimo decentramento, rivalutando appieno
il principio della « sussidiarietà ». Rimane comunque il fatto — è stato detto con forza —
che l’attuale modo di procedere,
in gran parte puramente formale, è tutt’altro che soddisfacente.
Lo stesso tipo di perplessità
è stato manifestato da alcuni
durante il dibattito sul progetto
di snellimento degli organi esecutivi. Il progetto che verrà sottoposto all’esame del prossimo
Sinodo prevede, in sostanza, di
attribuire all’istanza circuitale
i compiti e le responsabilità attualmente detenuti dalle Conferenze distrettuali e dalle Commissioni esecutive distrettuali.
Ma alcuni temono che, così facendo, si snaturi di fatto lo
specifico carattere ecclesiologico del Circuito (quello originale,
inteso come "presbiterio”) e la
sua funzione essenzialmente
evangelistica, missionaria, spirituale.
Un certo tempo è stato dedicato al problema delle finanze.
A differenza dello scorso anno
infatti, in cui l’assemblea si era
rallegrata per aver quasi raggiunto il punto di equilibrio,
quest’anno invece la situazione
appare molto più preoccupante.
-Anche in questo, forse, si può
scorgere un segno di crisi, se è
vero che l’andamento finanziario riflette anche lo stato di salute spirituale delle nostre chiese. L’ordine del giorno, votato
all’unanimità, richiama le comunità a mantenere gli impegni presi.
Infine, la Conferenza ha affrontato nuovamente la questione deH’evangelizzazione, prendendo visione del nuovo materiale
appena predisposto dalla commissione e illustrato dai pastori
Valdo Benecchi e Francesca Cozzi. Vari interventi hanno presentato il modo variegato di fare
evangelizzazione, a seconda delle caratteristiche peculiari di
ogni comunità e dei luoghi specifici in cui esse si trovano. Ancora una volta è stato sottolineato che, per noi protestariti,
evangelizzazione non significa
grandi raduni e aggregazioni di
massa, ma incontro con delle
persone in cerca di senso.
Alla Conferenza hanno partecipato, come già lo scorso anno,
il pastore Jacques Galtier e sua
moglie, in rappresentanza della
regione Provenza-Costa AzzurraCorsica della Chiesa riformata
di Francia. Nel suo intervento
il past. Galtier ha sottolineato i
molti punti e problematiche co;
muni tra Francia e Italia, e si
è rallegrato dei contatti sempre
più stretti c frequenti tra le
chie.se del Sud-Est della Francia
c quelle del 2® Distretto. Particolarmente interessante è stat:>
la recente pastorale sull’Europa
svoltasi a Vallecro.sia.
Nel complesso il dibattito ha
evidenziato, ci pare, il bisogno
di riflessione che hanno le nostre chiese per meglio affrontare le sfide della testimonianza
nel tempo presente, un tempo carico di incertezze e di crisi.
Jean-Jacques Peyronel
Le nostre infrastrutture assemblear! (circuito e distretto)
haimo, secondo le attuali scadenze regolamentari, necessità di
riunirsi in un periodo dell’anno
in cui anche altri organismi regionali, zonali e nazionali (convegni FGEI e circuitali, incontri
settoriali come l’UPL, la Consultazione metodista, ecc.) ritengono più opportuno organizzare i
loro incontri. Questo affastellarsi di convocazioni, di incontri e
di assemblee nei due o tre mesi
che precedono l’estate provoca
notevoli difficoltà di partecipazione ed un considerevole dispendio di tempo, di energie e di
denaro. Ce ne siamo resi conto
già da qualche anno, prima ancora che scadessero i 10 anni
della totale entrata in vigore del
Patto di integrazione, e sembra
ormai necessario procedere alle
opportune modifiche di queste
nostre strutture, tenendo conto
comunque della nostra realtà di
piccole chiese locali le quali,
proprio per queste, se da una
parte non possono facilmente
impegnarsi su troppi fronti, dall’altra hanno bisogno di sentirsi saldamente inserite in una
realtà di più ampio respiro.
Per molti, il circuito è o potrebbe essere questa realtà più
« ventilata » e ariosa se sviluppasse maggiormente non solo i
suoi compiti istituzionali di assicurare la predicazione e la cura
d’anim.e in tutte le sue comunità
e diaspore, ma anche l’altra sua
mansione, quella della promozione evangelistica. Il distretto viene visto perciò spesso come un
piccolo sinodo mancato, in cui si
vorrebbe, ma non si può, fare il
punto sulla vita delle chiese ed
elaborarne le strategie di lavoro
e di testimonianza (queste cose
sono di fatto demandate al Sinodo).
Siamo tutti coscienti che sarebbe sproporzionato alle nostre
forze, e controproducente nelle
presenti congiunture politico-amministrative, decentrare molte
competenze sinodali ai distretti (in questo caso non si vedrebbe più la necessità di avere un
Sinodo nazionale ogni anno, ma
potrebbe essere convocato ogni
due o tre anni...), eppure qualche
cosa deve essere fatto per ovviare al disagio e all’eccessivo
strati ve e decisionali fin qui attribuite ai distretti e che « l’istanza distrettuale, priva di un esecutivo permanente », si trasformi
in una Assemblea delle assemblee circuitali delle attuali aree
geografiche, « consentendo la comunicazione tra i diversi circuiti » e l’esame dei problemi comuni, trasformandosi in organo
deliberativo di 2° grado solo in
caso di <{ ricorsi amministrativi »
nei confronti di decisioni prese
dalle singole assemblee di circuito, come si legge nella Relazione
al SI/92, l» fascicolo, p. 102. Per
le questioni tecniche e per le modifiche regolamentari, la relazione della Commissione fornisce
ampie e circostanziate proposte.
A questo punto mi sembra che
l’eventuale nuova Conferenza distrettuale, esautorata delle sue
mansioni amministrative attuali
anche per quanto riguarda le
opere e gli istituti, affidati ormai
alla responsabilità e al ’’controllo” dei circuiti, non abbia bisogno di riunirsi normativamente
ogni anno, ma solo ad intervalli
più lunghi, salva restando la posbilità di convocarsi in via straordinaria nel caso dei ricorsi amministrativi di cui sopra. Resterebbe da vedere se essa dovrà
essere convocata dal seggio dell’ultima Conferenza o da quello
designato per quella successiva,
seguendo il suggerimento della
Commissione ad referendiun.
La realtà del circuito potrà forse avvicinarsi di nuovo, in maniera più congeniale ai tempi
odierni, a quella originaria metodista quando esso era, in pratica, l’espressione ecclesiologica
primaria, tesa all’evangelizzazione ed al reciproco sostegno tra
comunità e gruppi di credenti
che vivono e testimoniano in situazioni comuni ed in condizioni
sociali e culturali simili le une
alle altre.
Il Sinodo rimarrebbe così l’unica « massima autorità umana
deila chiesa in materia dottrinaria, legislativa, giurisdizionale e
di governo» (DV/1974 art. 27),
costituendo « l’Assemblea nella
quale le singole chiese locali metodiste e valdesi manifestano la
loro unità di fede e di discipline» (PI/1975 art. 30). Il Sinodo,
con la sua assemblea annuale.
Un momento dei lavori della Conferenza.
carico che hanno le nostre chiese locali nel cercare di tenere
dietro a tutte le « scadenze » dei
nostri meccanismi strutturali.
Molti perciò, durante il dibattito, hanno accolto con favore lo
sforzo compiuto dalla Commissione ad referendum sul funzionamento degli organi esecutivi
(15/SI/91), nominata in effetti
fin dal 1989. Essa propone che le
assemblee di circuito assumano
anche le competenze ammini
non solo rappresenterà l’immagine e la sostanza dell’unità di
disciplina e di testimonianza delle chiese metodiste e valdesi nel
nostro paese ma, ricordando a
se stesso di non essere « mai
sovrano, poiché soggetto alla sovranità dell’unico Signore della
chiesa» (12/SI/1972), vedrà rafforzata la sua rappresentatività
e la sua autorevolezza.
Paolo Sballi
9
3 luglio 1992
conferenze distrettuali
UNA FASE DELICATA
Il problema ecumenico
Occorre una concezione « pluralista » deN’ecclesiologia - E’ importante che la teologia ecumenica nasca, innanzitutto, dall’EvangeJo
Sulla problematica ecumenica,
in particolare sui rapporti con
il cattolicesimo, la Conferenza
distrettuale aveva alle spalle alcuni fatti che hanno sollecitato
l’approfondimento da parte delle chiese, e che indicano tuttora
la necessità di una prassi unitaria (anche se non necessariamente uniforme) nelle azioni locali.
I fatti sono stati: lo studio
del documento Verso una comprensione comune della chiesa
(sul dialogo tra riformati e cattolici), il seminario sull’ecumenismo dello scorso febbraio, e
la parziale diversità di atteggiamento delle comunità valdese e
metodista di Trieste in occasione della visita del papa in questa città.
Questi ed altri elementi, nel
loro insieme, indicano che ormai non c’è più spazio per una
concezione deH’ecumenismo come scelta soggettiva. Quando
Tecumenismo era una novità,
molti si sentivano in diritto di
essere « ecumenici » o « antiecumenici ». A parte la limitatezza
di una simile concezione, che rivela un’ecclesiologia incapace di
trascendere i confini della comunità o della denominazione
cristiana di appartenenza, oggi
l’intensificarsi dei rapporti fra
le chiese impone una concezione pluralista dell’ecclesiologia e
un ampliamento della comunione spirituale fondata sulla fede
cristiana.
Da qui talvolta il disagio, da
una parte, per il fatto di non
poter disertare alcuni appuntamenti ecumenici e, dall’altra, per
il fatto di non aver saputo ancora trovare, nelle iniziative ecumeniche, un modo proprio di
Il pastore Gianni Geme, eletto
presidente della CED.
collocarsi, che rispecqhi pienamente la nostra fede e la comunione fraterna che essa esige.
La reazione delle chiese valdese e metodista di Trieste alla
visita di Giovanni Paolo II è
stata emblematica di questa situazione in divenire. Da una parte l’esigenza di non farsi « assorbire » dall’ondata di trionfalismo wojtyliano e di chiarezza
nei confronti dei modelli che il
papa prepone, espressa nel rifiuto della comunità valdese di incontrarsi con il papa; dall’altra
la possibilità di collocare anche
quell’incontro nel contesto di un
più ampio dialogo ecumenico in
corso, indicata dalla partecipazione ad esso da parte del pastore metodista, il quale ha
espresso la propria posizione attraverso uno scritto consegnato
direttamente a Giovanni Paolo
II.
La Conferenza è stata non solo informata, ma anche investita della tensione che si era vissuta a Trieste qualche mese prima. Il dibattito ha evidenziato
l’esigenza di superare in maniera definitiva e teologicamente
chiara le situazioni locali e le
incertezze create dagli eventi occasionali.
Questo sarà possibile solo se
saremo capaci di elaborare im
progetto di teologia ecumenica
che nasca dalTEvangelo, molto
prima che dall’ecclesiologia. La
radice deU’ecumenismo, come è
stato rilevato da alcuni interventi, non è da ricercare nell’evoluzione dei rapporti fra le chiese, ma nel Cristo, in vista del
quale tutto è stato creato, il
quale alla fine dei tempi riconsegnerà al Padre l’umanità salvata. Ogni discorso ecumenico
deve potersi ricondurre entro il
quadro di questo progetto di
Dio. E dovunque ci sono persone che annunciano l’Evangelo e
collocano se stesse all’interno di
quel progetto, li può manifestarsi la comunione che nasce dalla fede.
Le incertezze — quando non
anche le contraddizioni — del
momento presente sono dovute
spesso al fatto che ci gettiamo
nelle attività ecumeniche con il
complesso della minoranza che
vuol farsi vedere e sentire, più
che con la preoccupazione di comunicare agli altri la propria
specificità o, meglio ancora,
l’Evangelo di Gesù Cristo.
Cesare Milaneschi
DIACONIA
Formazione e organizzazione
La Conferenza distrettuale ha
riservato uno spazio del suo programma di lavoro ai temi della
diaconia, esaminando in particolare due opere (Casa evangelica di San Marzano e Centro
J. Lombardini di Cinisello) e
soffermandosi sul progetto della nuova Commissione sinodale
per la diaconia (CSD).
Già nella relazione della CED
l’argomento era evidenziato nel
capitolo riservato al Dipartimento diaconale distrettuale; era
posto con evidenza il problema
della sopravvivenza o meno di
questo organo di collegamento
fra le opere del Distretto, precisando che alcune sue attribuzioni sono e saranno assunte da
altri organismi.
In particolare si notava che la
riflessione biblico-teologica sulla
diaconia è condotta dalla Com
missione di studio per la diaconia sia con la pubblicazione
dei "quaderni” di « Diakonia »
sia con gli incontri di CasaCares
due volte all’anno, aperti ai diaconi ed in teoria a tutto il personale degli istituti; le questioni riguardanti le consulenze ed
il supporto di natura lecnico-fiscale-giuridico-amministrativa di
cui i Dipartimenti diaconali era
no stati promotori vengono
espletate dal « Centro sei-vizi »
di recente costituzione; la costituzione della nuova CSD a cui
saranno affidati tutti gli istituti socio-assistenziali offrirà i supporti e le occasioni di collegamento di cui gli istituti avranno
bisogno.
A questo punto è emerso molto chiaramente uno stretto collegamento fra il progetto della
nuova Commissione sinodale per
Elezioni
Per l’anno ’92-’93 la CED del 2“ Distretto è stata eletta
nelle persone di : Gianni Genre, presidente ; Bruno Mathieu,
vicepresidente; Mara Bounous, segretaria; Gianni Rostan e
Alberto Bragaglia, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1993 sarà composta da; Giorgio Guelniani e Anna Maria Lorandi,
supplenti Arrigo Bormes e Anita Braschi.
La Conferenza ha eletto come deputato al Sinodo Danilo
Passini, supplente D. Perini.
La Conferenza ha eletto i propri rappresentanti nel Comitato di gestione della Foresteria di Venezia (Lino Pigoni) e
nel Comitato del centro « L. Menegon » di Tramonti di Sopra
(Christian Prandolln e Paolo Sbaffl).
Il Seggio ha designato quale predicatore per la prossirna
Conferenza la pastora Francesca Cozzi (sostit. past. Antonio
Adamo).
La Conferenza ha deciso di tenere la prossima sessione
ordinaria a Zurigo.
la diaconia ed il progetto di
revisione sul funzionamento degli organi esecutivi (dei Circuiti/
Distretti) per quanto si riferisce
in particolare ai collegamenti cosiddetti orizzontali, istituti fra
di loro e con le comunità locali,
diventando la sede del confronto e dell’integrazione del binomio diaconia-predicazione.
La Commissione d’esame, riprendendo l’argomento all’attenzione della Conferenza, sollecitava che su « questo punto si facessero sentire le voci degli operatori diaconali presenti nell’assemblea, esponendo i propri giudizi ».
Abbiamo udito un’illustrazione
completa della storia e del perché si sia arrivati alla proposta
di questa nuova Commissione sinodale per la diaconia, con le
modifiche al progetto avvenute
nel corso di questi due ultimi
anni a seguito anche dei due
incontri di Firenze, degli studi
ed approfondimenti da parte della Tavola e della CIOV.
D’altra parte abbiamo ascoltato anche due interventi « critici » di questo progetto, interventi che per quanto si riferivano
alla storia, alle origini, specialmente per quanto riguardavano
i Circuiti ed i Distretti, sono inevitabilmente scivolati sull’altra
tematica.
Qualche timore è stato manifestato su un eventuale « troppo
accentramento »; interessante il
paragone con un palazzo di più
piani nei quali sono sistemate
le nostre varie strutture (assemblee di chiesa, di Circuito, di Distretto, Sinodo) con ì relativi
esecutivi. Il palazzo è destinato
ad aumentare i piani oppure almeno un piano può essere... affittato ad altri?
Bruno Mathieu
Il DISTRETTO
Le principali decisioni
Settimanale comune
La CD, rallegrandosi per l'impegno con il quale gli esecutivi
BWIV stanno portando avanti il progetto per il nuovo settimanale comune, sollecita le chiese ad adoperarsi per diffonderne la conoscenza tra i propri membri e sostenerne la sottoscrizione in corso.
Grazie!
La CD ringrazia il pastore Iginio
Carera per il lavoro svolto in tanti anni di servizio realizzati con
dedizione e consacrazione e gli augura una lunga emeritazione in seno alia sua famiglia.
Gemellaggio
' La CD riceve la visita dei pastori Richard Sanner e Otavio Rodriguez Lima, rappresentanti dei
Presbiterio di Boston e se ne rallegra. Approva la proposta di gemellaggio accettata l'anno scorso
in linea di massima (atto 23 CD
91). Dà incarico alla CED di operare in accordo con il corrispondente Comitato del Presbiterio di
Boston per definire i contenuti del
gemellaggio per un tempo sperimentale di 3 anni.
Gasa di S. Marzano
La CD, preso atto della richiesta ufficiale del CP Opeemi di
« chiudere l'attuale gestione del
l’Opera Casa per ferie di S. Mar
zano », informata dal direttore del
la Casa che il Comitato sta ma
turando analogo orientamento,
1. approva l'operato fin qui svoi
to dal Comitato e dal direttore del
la Casa e li ringrazia;
2. delibera la sospensione delle
attività anche in considerazione
delia necessità di risistemazione
degli stabili;
3. chiede al CP Opeemi, al Co
mitato della Casa che la CED andrà a nominare secondo lo statuto
ed alla CED stessa di elaborare
eventualmente un piano di ristrutturazione e di utilizzazione della
Casa tenendo anche conto dell'atto 15/CDII/90 e concordando le
modalità di copertura di eventuali
scoperti relativi alla gestione corrente ed al patrimonio;
4. delibera di riesaminare la materia l'anno prossimo sulla base
delle valutazioni che saranno emer
Preventivo
La CD approva la previsione di
bilancio per il 1993 presentata dalla CED di lire 9.500.000 (nove milioni e mezzo) ripartito in lire
8.300.000 (otto milioni e trecentomila) dalle chiese e lire 1.200.000
(un milione e duecentomila) dalle
opere.
Impegni finanziari
La CD avendo discusso gli impegni finanziari delle chiese valdesi per il 1992 in vista dei raggiungimento del punto di equilibrio, le
invita a colmare, ove esistano, le
differenze di bilancio.
Obiettivi
La CD, avendo discusso gli impegni finanziari richiesti, invita le
chiese metodiste a puntare sul secondo obiettivo richiesto dal CP
Opeemi.
Incontri e scambi
La CD si raliegra per le numerose possibilità di incontro e scambio realizzatesi con le chiese estere, in particolare dei paesi latini,
ed incoraggia chiese, comitati e
singoli membri a ricercare occasioni di conoscenza reciproca e di
condivisione anche nella realtà della CEVAA.
IL SETTIMANALE COMUNE BMV
Uno strumento
pluralista
Anche nel corso della Conferenza del II Distretto è stato
ritagliato un po’ di spazio per
presentare « Riforma », il nuovo
settimanale delle chiese battiste,
metodiste e valdesi che inizierà
le sue pubblicazioni ufficiali nel
gennaio 1993. La discussione è
stata introdotta dal pastore Eugenio Bernardini, presidente della nuova società, costituita dalle chiese partecipanti al progetto, proprietaria della testata.
Egli ha ricordato come quella
del giornale unico sia un’iniziativa particolarmente importante,
ma anche dai costi piuttosto impegnativi, malgrado il vantaggio
di continuare ad usare spazi, canali distributivi ed esperienze
professionali propri dell’Eco-Luce, che sarà assorbito da « Riforma ». Sono infatti previste
tre redazioni e l’utilizzo di nuove tecnologie per la composizione e la stampa, con la consulenza iniziale di esperti del settore.
Il nuovo settimanale prodotto
sarà più adeguato ai tempi, con
un taglio agile e molta attenzione per quello che accade al di
fuori delle nostre chiese. Inoltre
si avrà una stretta collaborazione con l’agenzia stampa Nev ed
è prevista la costituzione di un
« Comitato di garanti » che potrà consigliare la redazione nelle scelte generali di contenuto.
I primi numeri di prova di
« Riforma » saranno disponibili
al Sinodo e all’Assemblea battista. Tuttavia, pieghevoli con la
descrizione del nuovo giornale
sono già stati spediti a migliaia
di persone e Bernardini ha ribadito ai partecipanti alla Conferenza l’importanza che chiese
e singoli dimostrino fin da subito attenzione per il progetto
e disponibilità a sostenerlo, anche finanziariamente.
Nella successiva discussione,
gli intervenuti si sono soffermati sia sulla scelta del nome, sia
soprattutto sui problemi di linea e di contenuto che il giornale dovrà affrontare. Per quel
che riguarda il nome, la scelta
di « Riforma » in luogo di « Vita protestante » solleva ancora
qualche perplessità, che appare
comunque superabile. Maggiore
attenzione è stata invece riservata alle scelte di linea e di contenuto. Innanzitutto è stato visto con una certa sorpresa e
preoccupazione il fatto che non
sia ancora stato nominato il direttore del giornale, malgrado i
componenti della redazione siano già stati scelti. Si è ribadito
allora che deve essere scelta al
più presto una persona in grado di garantire il massimo pluralismo del giornale, insieme ad
una grande professionalità. Per
altri, la mancanza di numeri «zero » di « Riforma » già disponibili può rendere difficile la raccolta di doni in denaro, che dovrebbero essere per il momento
oorrisposti « al buio ». E’ stato
però ricordato che il progetto
di giornale unico, di cui si discute ormai da molto tempo, ha
bisogno, almeno da parte delle
varie chiese, di un gesto di fiducia. Al termine della discussione, la Conferenza ha approvato un ordine del giorno in cui
la Conferenza del II Distretto
« sollecita le chiese ad adoperarsi per diffondere la conoscenza
del settimanale comune tra i
propri membri e sostenerne la
sottoscrizione in corso ».
Alberto Bragaglia
10
10 conferenze distrettuali
3 luglio 1992
III DISTRETTO
TOSSICODIPENDENZA: CHE FARE?
« riforma »
Tre
argomenti
Una Conferenza diversa
dal solito, quella di Ecumene: molto spazio dedicato a
tre argomenti di carattere
generale (primo per importanza la tossicodipendenza;
poi « Riforma », ossia l'informazione per le chiese del nostro paese; infine: che cosa
significa la parola « evangelizzazione »).
In un certo senso i membri
delle chiese convenuti alla
Conferenza distrettuale sperimentavano già una possibile assemblea del Distretto
come previsto dal gran « progetto di ristrutturazione ».
E, in fondo, ci si trovavano
bene. Ci si trovavano bene
nel senso che ne discutevano
a volte animatamente, ma
sempre con interesse. Basterebbe questo per fare una
Conferenza distrettuale? La
discussione è appena iniziata, ma molte premesse ci sono; per qualcuno siamo già
quasi arrivati, siamo pronti
per il cambiamento. Mi rendo conto che scrivendo queste cose, e valutando così la
Conferenza di Ecumene, do
per scontato che molti vogliano cambiare il meccanismo organizzativo che comprende Distretti e Circuiti. Il
rischio è quello di pensare
troppo ai momenti organizzativi e di pensare meno al
resto. Un rischio da correre,
certo, ma che a mio avviso
la Conferenza ha superato
bene': si è discusso senza secondi fini di « tossicodipendenza. », di « informazione »,
di « evangelizzazione ».
Mancava un elemento importante: non c’è stata nessuna rappresentanza delle
chiese battiste. Nel momento
di avvio dei vari progetti comuni BMV la mancanza di
una delle componenti nei
momenti di dibattito è sentita da molti come una grossa
lacuna. Non ci siamo ancora:
non è ancora scontato che
dobbiamo lavorare — dove
possiamo — insieme. Come
si possono non affrontare insieme i tre temi del dibattito
della Conferenza? Credo che
uno sforzo debba essere fatto da tutti perché il « lavorare insieme » diventi elemento naturale, essenziale, inevitabile — e, semmai, da allargare ad altri. Eugenio Rivoir
Non essere indifferenti ■ ■
La malattia di vivere e
la Conferenza del '93
La tossicodipendenza è il primo tema affrontato nella giornata di domenica, come previsto
dalla Conferenza distrettuale del
1991.
Daniela Di Carlo informa l’assemblea sulla sua esperienza
nelle comunità di soggiorno per
tossicodipendenti, da lei definiti
persone con la « malattia di vivere », sprovviste di quelle « reti
di salvataggio » che tutti gli altri
si costruiscono.
Soltanto una piccola minoranza di essi chiede aiuto trovando servizi pubblici delle USL con
terapie farmacologiche e metadone, terapie psicoanalitiche con
supporto del medico di base
(possibilità rarissima).
la mancanza di « reti di salvataggio » - Sarà
a discutere approfonditamente l’argomento
OPERE
Formare
la diaconia
Il tempo dedicato dalla Conferenza distrettuale di quest’anno ai nostri istituti è stato minimo. E’ stato toccato soltanto
il tasto della necessità sentita da
tutti di una professionalità autentica in tutte le opere, piccole
e più grandi. Leggendo le relazioni ricevute da Ferretti, Gould,
Gignoro e da Casa Cares ci si
rende conto che nessuno è cieco
a questa esigenza e le risposte
ci sono, e non soltanto da oggi.
Abbiamo bisogno, come dice la
relazione della Commissione esecutiva, « del volontariato motivato (tutto fuoco e passione), ma
anche di specifiche conoscenze in
modo da avere medici, infermieri, fisioterapisti, esperti di relazioni sociali ed economiche,
architetti e cuochi che sappiano
fare il loro mestiere senza dimenticare ’’perché” si trovano
in un dato istituto ».
Molto ci aspettiamo da chi
uscirà in futuro dal ’’Centro di
formazione diaconale” di Firenze, di cui questo settimanale ha
parlato più volte.
Marco Jourdan ha illustrato
un’altra volta funzionamento e
finalità di questa importante realizzazione raccomandando a tutti, singoli e comunità, di parlarne sempre di nuovo. Abbiamo saputo, purtroppo, che dopo un inizio brillante con molte iscrizioni,
quest’anno ce ne sono state molto meno. Ricordiamo ai giovani
— e meno giovani — interessati
che ci sono ancora dei posti liberi.
Maja Koenig
Le comunità terapeutiche, appartenenti essenzialmente a due
orientamenti, agiscono imponendo nuovi contenuti esistenziali « sani », spesso ad impronta
cattolica, cancellando i vecchi
« marci ». Oppure avvalendosi di
psicoterapie per la ricerca delle
ragioni del fallimento, circondati
da un’atmosfera di comprensione.
Le Comunità del primo tipo
causano una manipolazione del
tossicodipendente avvalendosi di
contenuti morali rigidi, quindi
più facilmente comprensibili e
adattabili di quelli evangelici. Si
avrà pertanto l’acquisizione di
una personalità non propria e
dunque labile. L’esperienza comunitaria è dominata dall’idea
dell’espiazione, del duro lavoro
e del sacrificio. Infine è da tener presente che la stragrande
maggioranza (80%) dei tossicodipendenti è sieropositiva con
raggiunta dei malati di AIDS.
Nella conclusione si ricorda
che ci sono due motivi perché la
Chiesa evangelica debba occuparsi di questo problema: il primo è la richiesta di aiuto e l’altro la grossa crisi personale e
familiare che questo problema
comporta.
Si è ripresentato come ogni
anno il gravoso problema delle
finanze. Gli impegni che le comunità valdesi avevano assunto
per il 1992 sono risultati al di
sotto del preventivo di spesa della Tavola; evidentemente non
tutte hanno aumentato l’impegno del ’91 di circa il 10%, perché tale è la percentuale che
bisognava calcolare per raggiungere il punto di equilibrio; quindi occorre complessivamente circa il 5% in più per far sì che
i conti pareggino, altrimenti ci
sarà un disavanzo a cui la Tavola non sa come sopperire. Pertanto è giusto rivedere con i sin
Durante la discussione si susseguono richieste di ulteriori
chiarimenti. Viene ricordato il
fallimento del progetto di inserimento di tossicodipendenti nel
centro giovanile di Agape. Anche l’Arca, benché con contenuti evangelici, utilizza metodi
non dissimili dalle comunità ad
impronta cattolica. In esse, autogestite e coordinate di solito da
un sacerdote, si crea una struttura gerarchica con al vertice i
più anziani, meritevoli e con
maggior responsabilità. Ne deriva una grande competitività
all’interno della struttura. Tramite corsi a livello regionale e
locale avviene la formazione di
operatori del settore.
Da parte dell’assemblea viene
più volte rilevata l’inadeguatezza
del tempo previsto (1 ora) rispetto all’importanza di un simile argomento.
Si ricorda inoltre l’esperienza
già in atto con i minori nel campo della tossicodipendenza così
come l’opera di prevenzione svolta dagli evangelici.
In conclusione l’assemblea rinvia questo tema alla Conferenza
distrettuale del 1993, riservandogli uno spazio maggiore.
Caterina Grisostomi
FINANZE
Impegni da rivedere
goli membri il proprio impegno
e versare possibilmente in anticipo le varie quote in modo che
la Tavola possa un giorno non
pagare più interessi passivi alle
banche, o almeno abbassarli.
Per quanto riguarda la componente metodista nulla da eccepire, anzi bisogna fare un elogio in quanto ha superato l’impegno richiesto per il ’91; per
il 1992 è stato confermato dalle
comunità l’impegno richiesto dalrOPCEMI.
Si confida pertanto nel maggior rispetto degli impegni sia
per l’importo che per la puntualità. Isolina Di Giorgio Nuozzi
Facoltà valdese dì teologia
ISCRIZIONI AL CORSO DI LAUREA
Per l’immatricolazione al corso di laurea va presentata
domanda alla segreteria entro il 25 settembre su modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la maturità classica o
altro titolo di secondaria superiore giudicato equipollente con
l’obbligo di esami integrativi. Un anno di studio integrativo
viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di scuola
secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria.
BORSE DI STUDIO
Per permettere la frequenza sono previste borse di studio.
La domanda per la borsa deve essere debitamente motivata.
Informazioni più dettagliate sono reperibili presso il prof.
Genre, segretario. Per i telefoni vedi sotto.
TASSE ACCADEMICHE
Le tasse accademiche sono fissate, a partire dall’anno accademico 1989-1990, nella seguente misura ;
Corso di laurea:
— immatricolazione, lire 100.000;
— frequenza per i quattro anni regolari, lire 100.000 a
semestre ;
— iscrizioni fuori corso, lire 100.000 all’anno.
Non verranno richieste tasse di frequenza per l’anno all’estero e per eventuali anni successivi autorizzati dal Collegio
accademico, per il periodo del servizio militare o civile e per
comprovate cause di forza maggiore nell’interruzione degli
studi, accettate dal Collegio accademico.
Corso di diploma:
— iscrizione, lire 100.000;
— frequenza per i tre anni regolari, lire 100.000 all’anno;
— tassa per ogni esame sostenuto dopo il terzo anno,
lire 30.000.
Gli esami sostenuti da studenti non in regola con il pagamento delle tasse verranno segnalati dal segretario al Consiglio per l’annullamento.
Gli importi vanno versati sul ccp n. 2471 7001 intestato
alla Facoltà.
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria. Facoltà valdese, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma. Tel. 06/321.0789
(segreteria telefonica); Fax 06/320.1040.
Siamo noi
« Riforma » o no? C’è stato un
ampio dibattito tra i delegati alla
Conferenza distrettuale del III
Distretto. Non c'erano dubbi sulla positiva valutazione dell’intero progetto ma molto più sul nome del nuovo giornale. Anche se
tanti non condividono la scelta
del nome « Riforma » come titolo del nuovo giornale, sembra
che prevalga la solidarietà con
la nuova impresa. I delegati sottolineavano l’importanza di questa iniziativa sorta dall’Assemblea-Sinodo 1990: « Abbiamo in
vista la nascita di un nuovo giornale — non l'uniiìcazione di due
giornali, non la nuova edizione
della "Luce”. In questo spirito
dobbiamo affrontare l’impresa. E'
la prima cosa che noi, battisti,
metodisti e valdesi, riusciamo a
fare insieme! ».
Il dibattito si è dunque rivolto
ad alcuni aspetti pratici, sottolineando quanto già previsto
dai promotori di « Riforma » e
Il segretario
prof. E. Genre
Roma, 17 giugno 1992.
La past. Daniela Di Carlo ha
tenuto la predicazione.
mettendo in evidenza l’impegno
costruttivo da parte delle singole
chiese. « Il giornale siamo noi,
ogni singolo membro di chiesa ».
()uesto vale sia per la collaborazione sia per la diffusione. Le
due redazioni equiparate a Torino e Napoli hanno bisogno di
una rete capillare di collaboratori altrimenti non si può fare
un giornale che sia vicino alla
gente.
Già adesso, si diceva, gli abbobonati alla Luce sono vergognosamente pochi. Solo una minoranza dei membri di chiesa legge
l'attuale settimanale. Sono quindi le chiese che debbono appoggiare l’impresa in modo tale che
il nuovo settimanale diventi un
vero mezzo di scambio d'informazione e entri nella vita delle
chiese come strumento di discussione. Sono le chiese a sostenere la sottoscrizione appena cominciata e a promuovere la campagna abbonamenti. La questione finanziaria è stata affrontata. Senza il contributo convento
e massiccio dei membri di chiesa
un impegno di questa portata
non potrà realizzarsi. Anche in
questo campo la Conferenza ha
dovuto ribadire l'importanza del
progetto alle comunità invitandole a mobilitarsi.
^ E’ stata accolta positivamente
l’impostazione del nuovo g’orn^le
come il pastore Deodato l’ha presentata. « Vogliamo degli articoli più corti e più leggibili ». Persino la consistenza di 16 pagine
sembrava eccessiva ad alcuni. E’
stata accettata la presenza di
pubblicità nel giornale come contributo a] finanziamento. Ma con
uno spirito critico: « Ci sarà un
controllo etico sulla pubblicità ».
Per Quanto riguarda la diffusione del giornale è anche stata
proposta la vendita ”al minuto”
della Quale — dove occorre —
dovrebbero occuparsi le comunità. L’ordine del giorno votato al
proposito esprime gradimento
sul progetto del nuovo giornale e
invita ogni membro di chiesa a
sostenerlo con i propri mezzi.
Thomas Elser
11
3 luglio 1992
conferenze distrettuali il
EVANGELIZZAZIONE
Se i barboni si aiutano...
Una divertente definizione del « mestiere della chiesa » - Il consolidamento della presenza evangelica a Lucca - Occorre coordinamento
« L’evangelizzazione è come un
barbone che spiega a un altro
barbone dove può trovare aiuto ».
Questa divertente e azzeccata
definizione del « mestiere della
chiesa » è contenuta nella prima
di sette schede variopinte — dal
titolo « Facciamo una chiesa viva - proposte concrete di evangelizzazione » — a cura del Coordinamento interdistrettuale per l’evangelizzazione.
Ma veniamo al dibattito sul tema indicato accesosi subito dopo
la relazione della CED e la controrelazione della CdE.
La Conferenza ’91 aveva chiesto alla CED di fare una proposta concreta per il rilancio dell’evangelizzazione e di non limitarsi, come lo scorso anno, a fare
il punto sull’evangelizzazione o
sull’educazione ad essa sulla base
delle risposte al questionario inviato alle chiese.
Le varie visite effettuate dalla
CED durante l’anno, in particolare nel X Circuito, le hanno permesso di individuare quale punto
di forza per un rilancio dell’evangelizzazione la chiesa di Lucca.
L’individuazione della città che
fu dei Diodati e dei Turrettini
quale area di diffusione — con le
chiese di Pisa e Livorno in stretto
coordinamento fra loro — è sorta
in seguito a un notevole consolidamento ed espansione della presenza evangelica in essa. In un
lasso di tempo relativamente breve, grazie all’opera oscura e fedele di alcune sorelle che tenevano
aperto il locale di culto per la preghiera ed all’intelligente azione
evangelistica del pastore e altri
fratelli, il « centro di evangelizzazione » lucchese chiede di diventare « chiesa costituita ».
Una presenza
in crescita
Forse il segreto di questa crescita, non solo numerica ma anche
di presenza nella città, sta nel
fatto che gli evangelici lucchesi
hanno ben imparato la « regola
del barbone »!
In uno degli interventi chiave
dell’ampio dibattito il past. Salvatore Briante, vicepresidente del
seggio, rilevava la necessità a) di
individuare quali strumenti usare
per Levangelizzazione, e b) chiedere alle chiese la forza di adoperarli.
Oltre agli strumenti indicati nell’odg conclusivo ci sono da segnalare — tra gli altri — il coordinamento nazionale radio evangeliche
(28 emittenti), il « culto radio » (1
milione e mezzo di ascoltatori).
« Protestantesimo » e le diverse
centinaia di lettere ehe arrivano
da chi ci ascolta. Uno degli incaricati della corrispondenza parlava
di « domande sul senso della vita », su « chi si è? » e « come si
può vivere? »...
E’ azzardato dire che essi vedono in noi qualcuno a cui si può
confidare ciò che ad altri non è
possibile?
La Chiesa apostolica italiana di
Firenze/Prato parla di inviti « a
scendere nell’agone di un’informazione culturale ehe in qualche
modo possa aiutare la difficile società pratese a recuperare una rinnovata coscienza socio-politica ».
Tutto questo necessiterà ancora,
forse, di una verifìea attenta e
cauta, ma se risulterà vero gli
Anche quest’anno Ecumene (Velletri) ha ospitato i lavori della
Conferenza. Nella foto uno dei fabbricati del Centro.
strumenti li abbiamo. La forza
per usarli ci è data dallo Spirito
di Dio che sorregge i « barboni » !
La sistemazione del campo di
lavoro sembra, almeno per qualche anno, assestata. Arrivano Guido Colucci a Pisa (un ritorno) e
Ursel Koenigsmann a Livorno e
ci lascia Salvatore Briante che entra in (operosa) emeritazione.
Un pensiero riconoscente a Dio
per averci donato il past. Giovan
ni Scuderi che, dopo una lunga e
dolorosa malattia, pur continuando il suo servizio a Livorno e Rio
Marina, è deceduto nel novembre
scorso.
« Siamo perplessi, ma non disperati... atterrati, ma non uccisi», queste parole di Paolo vorremmo ripeterle per la famiglia di
Giovanni, per noi, per le chiese
del nostro paese e nell’ecumene!
Enos Mannelli
RAPPORTO DISTRETTI-CIRCUITI
Strutture più leggere
Consenso quasi unanime sulla proposta della
commissione sinodale - Le modifiche suggerite
La Conferenza del III Distretto ha dedicato un certo spazio
alla discussione della proposta
di revisione della funzione dei
circuiti e dei distretti.
La proposta contenuta nella
relazione della commissione sinodale ad referendum ha riscosso un consenso quasi generale.
Del resto la Conferenza del III
Distretto aveva lungamente discusso negli anni scorsi sul tema ed aveva espresso un orientamento nella direzione di un alleggerimento della struttura dei
distretti.
E’ stalo accolto favorevolmente anche il fatto che la proposta
della commissione non tolga alle Conferenze distrettuali il loro
carattere di sinodi regionali.
Pur sottolineando l’accordo
con la proposta, molti interventi hanno avanzato dei suggerimenti di modifica a quanto contenuto nella relazione della commissione. Si vedrebbe bene che
la Conferenza distrettuale si
svolga in autunno o in inverno,
decongestionando eosì il periodo
di fine anno ecclesiastico, e che
affronti alcuni degli argomenti
che il Sinodo precedente ha demandato alle chiese per la discussione.
Nell’ambito dei rapporti con
le chiese battiste, è stato sottolineato che non soltanto si dovrebbe prevedere la partecipazione di una rappresentanza
battista alle assemblee di circuito, ma dovrebbe essere previsto
un rapporto organico tra esse
e le assemblee regionali battiste.
In vista delle accresc'ute responsabilità del Consiglio di circuito, c’è stata la segnalazione
del fatto che dovrebbe essere
istituito un limite alla permanenza in carica dei suoi membri
(come già esiste per tutti gli
altri incarichi nelle nostre chiese).
La chiesa valdese a Villa San
Sebastiano.
A margine di questa discussione, è stata presa in esame la
richiesta della chiesa di Villa
S. Sebastiano di essere trasferita dal XII circuito (Abruzzo e
Molise) airXI (Lazio e Umbria).
Avendo preso atto del fatto che
le ragioni della richiesta sono
geografiche (Villa è più vicina
a molte chiese dell’XI circuito
che a quelle del XII)’e che l’Assemblea del XII circuito sostiene
la richiesta della chiesa di Villa,
la Conferenza ha approvato un
ordine del giorno in cui chiede
a! Sinodo di procedere alla revisione dei confini dei circuiti interessati in modo da venire incontro alla richiesta.
Daniele Bouchard
III DISTRETTO
Le principali decisioni
Evangelizzazione
La Conferenza, dopo ampia discussione sui tema deH’evangelizzazione e dei campo di lavoro, ricevute ulteriori informazioni dirette daile comunità del Distretto sulie iniziative in corso o in progetto, approva le linee generali presentate nella relazione CED e nella relazione della Commissione
d’esame delle iniziative già in atto e in programma da parte del
Coordinamento interdistrettuale per
l’evangelizzazione (schede informative, corsi per corrispondenza e
utilizzo dei mezzi audiovisivi, rapporto con le realtà sociali), raccomanda alia CED di proseguire le
attività già in corso in questo campo, concorda sulle esigenze di dedicare una specifica attenzione alle zone già individuate nelle quali è in atto o è prevedibile una
espansione della nostra fede.
Villa S. Sebastiano
La Conferenza, udite le ragioni
per le quali la chiesa di Villa S.
Sebastiano chiede di far parte delrXI Circuito anziché del XM, accoglie tale richiesta e la presenta al
Sinodo.
Circuiti e Distretti
La Conferenza, esaminato il progetto di riorganizzazione delle funzioni dei Circuiti e dei Distretti,
ne approva l’impostazione generale
raccomandando che in sede di elaborazione dettagliata del progetto
siano meglio definite le modalità
di convocazione e contenuti della
nuova Conferenza distrettuale.
Raccomanda che si studi la possibilità di un rapporto organico tra
Circuito e le Assemblee regionali
battiste, ove esse esistono.
Raccomanda ebe sia previsto un
limite alla rieleggibilità dei membri dei Consigli di Circuito.
« Riforma »
La Conferenza, udita la relazione del past. Deodato, si rallegra
del progetto del nuovo settimanale o Riforma ». Avvertendo la responsabilità ed il coinvolgimento
che questa iniziativa comporta per
le comunità ed i singoli membri
di chiesa, ne ribadisce l'importanza ed invita le comunità a mobilitarsi per la diffusione, una raccolta di fondi, la sottoscrizione di
abbonamenti e l'eventuale costituzione di gruppi di lavoro per assicurare alla redazione un sostegno
concreto e per la formazione di
una rete capillare di collaboratori.
Rio de la Piata
La Conferenza sollecita le chiese ad aprire una sottoscrizione speciale a favore delle famiglie pastorali delle chiese valdesi del Rio
della Piata.
Consuntivo
La Conferenza approva il consuntivo della CED per il periodo
16.6.'91 - 13.6.'92.
Preventivo
La Conferenza approva il bilancio preventivo della CED per il periodo 14.6.'92 - 14.6.'93.
Facoltà di teologia
La Conferenza approva la proposta dei contributi delle chiese per
la CED e la Facoltà valdese di
teologia.
Tossicodipendenza
La Conferenza, udita la relazione
introduttiva della pastora Daniela
Di Carlo sui tema della tossicodipendenza ed avendone discusso,
invita le comunità ad affrontare
questo tema durante il prossimo
anno, facendo anche riferimento alle esperienze in corso (il lavoro
preventivo dei nostri istituti, la comunità di accoglienza di Palermo,
PARCA e altri interventi maturati
all'estero in campo evangelico) e
ponendo in modo particolare l'attenzione sul ruolo delle comunità
nei confronti delle famiglie e dei
singoli che ne sono colpiti. Invita
la CED a riproporre l'argomento alla prossima CD.
Chiesa di Lucca
La Conferenza, ascoltata la relazione della CED sulla visita alla chiesa di Lucca, informata del
fervore spirituale e fraterno di
quella chiesa nonché del numero
dei membri di chiesa, accoglie con
gioia la sua richiesta di divenire
chiesa costituita con la speranza
che il Signore l'accompagni nel
cammino iniziato.
Elezioni
La Commissione esecutiva del III Distretto risulta così
composta: Fulvio Rocco, presidente; Mario Berutti,_vicepresidente; Nicola Garagunis, Leonardo Casorio, Daniele Benedetto, membri.
La Commissione d'esame per la Conferenza ’93 è stata
eletta nelle persone di : Evelina Girardet, Enos Mannelli,
Franco Bono (relatore). Supplenti: Daniele Bouchard, Carmen Trobia.
La Conferenza ha eletto quale suo deputato al Sinodo
Franco Bono.
La Conferenza ha designato quale prédicatrice d’ufficio
per l’anno prossimo Antoinette Krieg (supplente: Eugenio
Rivoir).
VACANZE, E QUALCOSA DI PIU'
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Casa comunitaria di Tresanti
Via Chinigiano 10 - 50095 MONTESPERTOLI
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12
12 conferenze distrettuali
3 luglio 1992
IV DISTRETTO
Un momento dei lavori della Conferenza. Fra i partecipanti, alcuni
membri della Chiesa metodista di Portici.
Il parlamento del Sud
Il momento in cui il popolo evangelico meridionale prende e riprende coscienza di sé - Le nostre chiese come «scuole di democrazia»
Arrivare a Bethel è sempre
un’esperienza; si lascia l'autostrada assolata, ci si inerpica
attraverso bei boschi di castagni, si lasciano sui fianchi vaste rnacchie di ginestre, ed eccoci in mezzo alle conifere, con
un'aria fresca, pulita. E anche
le facce che ci vengono incontro
sono fresche, e pulite: sono i
fratelli del Sud, di tutto il Sud,
che colgono questa occasione
per ritrovarsi, per misurarsi ool
proprio destino, con le proprie
memorie. La Conferenza distrettuale è una delle rare occasioni
in cui « il popolo evangelico meridionale » prende forma e riprende coscienza di sé: qualcosa come una somma di XV agosto e di Sinodo, ma in piccolo
e in diaspora.
Una diaspora triste, quest’anno, e la tristezza aveva un nome: Giovanni Falcone. La strage di Capaci è stata presente
durante tutta la Conferenza, col
suo contenuto subdolo e ricattatorio di minaccia alla libertà e
alla giustizia, col suo rischio di
rassegnazione e di rimozione:
ma la rimozione è stata impedita, a cominciare dal sermone
d’apertura e dalla relazione della Commissione distrettuale. A
questo si è aggiunto il felice
consolidamento di una tradizione già stabilita: come l’anno
scorso la parte migliore della
Conferenza era stata dedicata a
un’analisi critica della « Centesimas annus », così quest’anno
la Commissione studi della FCEI
è stata invitata ad illustrare davanti alla Conferenza le nuove
prospettive della « questione meridionale ». E’ stata una mezza
giornata indimenticabile, che ha
toccato i temi essenziali per la
nostra presenza nel Sud: la crisi del « modello di sviluppo », le
prospettive europee del '93, le
questioni etiche, le nuove frontiere ecumeniche, il significato
profondo della storia del protestantesimo meridionale.
Come escono le nostre chiese
da questo dibattito? Bene, direi;
le due parole chiave sono state,
a mio avviso: autonomia spirituale e scuole di democrazia.
Autonomia spirituale, anzitutto: le nostre comunità, le nostre opere sociali nascono da una
vocazione specifica, hanno condotto una battaglia legittima
contro la superstizione, ma non
devono appiattirsi su linguaggi
« laici » ormai obsoleti; devono
dialogare, ma non confondersi,
con le altre forze spirituali di
ispirazione cristiana. Il risultato
« mondano » di questa nostra
autonomia spirituale si vede
nella possibilità, per le nostre
chiese, di essere scuole di democrazia; se è vero che la mafia
si batte con una capillare diffusione della democrazia, il contributo delle nostre chiese può
essere chiaro, e incisivo: e la
« voglia di discutere » che si è
fatta sentire quest’anno nel Distretto è un segno di vita e
di speranz.a.
Date queste premesse, non c’è
da stupirsi se uno degli argomenti che hanno maggiormente
appassionato la Conferenza è
stato il nuovo giornale BMV:
.se ne coglie pienamente il significato di organo di collegamento per gente dispersa, ma anche
la funzione di stimolo, di dibattito. L’idea di un apposito convegno distrettuale rispecchia bene l’esigenza di chiamare a raccolta tutte le energie (nel Sud
lavorano diversi giornalisti evangelici), di sensibilizzare e mobilitare la « base », ma soprattutto si sente il bisogno di discutere la linea prima che essa si
manifesti sulle colonne del giornale e non dopo, in sede puramente polemica o rivendicativa.
Sotto questo profilo, la redazione napoletana del giornale costituirà una cerniera di vitale
importanza.
Calda, anzi bollente, la discus
sione sulle opere; statuti da approvare, ostacoli da sormontare,
linee da ridefinire. Tuttavia la
Conferenza non ha ceduto alla
facile tentazione dell’abbandono
e della chiusura; proprio dell’opera più « a rischio » (Adelfia)
si è riaffermata la validità « intra » ed « extra muros ecclesiae ».
Noi lavoriamo per la democrazia italiana, di cui facciamo parte; Adelfia è, in speranza, un
pezzo di « nuova Sicilia ». Perché non dirlo? Perché non rivolgere appello anche ai cittadini, per salvarla?
Ma dietro il giornale, dietro
le opere, dietro il dibattito culturale rispuntavano sempre, ad
ogni momento, le chiese; queste
comunità da cui siamo nati, che
conservano il loro insopprimibile mandato evangelistioo, oggi
rinverdito da nuove speranze, da
nuove attese.
Per le chiese, come per le
opere, come per il giornale, vale
la formula che è stata coniata
durante la Conferenza: dobbiamo darci un quadro di idee
chiare per avere una strategia.
Si può quindi ben comprendere
come la Conferenza abbia deciso
di difendere a spada tratta resistenza del Distretto; come possiamo darci una strategia se veniamo frantumati in quattro deboli Circuiti oberati di incombenze amministrative, e potremo
solo più incontrarci in qualche
pallido convegno capace di discutere ma non di decidere?
A dirigere il Distretto, a difenderlo, è stato chiamato il pastore Enrico Trobia: 42 anni di
Servizio nel Sud, 22 anni di gestione della Casa di riposo di
Vittoria, e in passato 7 anni di
presidenza distrettuale. Il fatto
è sicuramente degno di rilievo,
perché noi viviamo in un momento in cui le democrazie borghesi « scaricano » spietatamente gli « homines novi » (cioè coloro che non appartengono all’establishment) dopo essersene
serviti; si vede che la nostra
chiesa, per quanto sostanzialmente aristocratica, non ha perso il profumo della fraternità.
Giorgio Bouchard
CONTRO LA MAFIA
Ora occorre agire
Bisognerà ancora riflettere sulla necessità di
creare una cultura di « resistenza alla mafia »
Alla Conferenza distrettuale
erano state poste tutte le premesse perché potesse scaturire
un buon confronto sul problema
della diffusione e della penetrazione della criminalità organizzata nelle regioni meridionali
del nostro paese, cercando soprattutto di sostanziare di proposte e di strategie l’invito alla
resistenza rivolto alle chiese meridionali dalla Commissione esecutiva distrettuale.
Il confronto si è subito ristretto ad un atto votato dall’Assemblea del XVI Circuito all’indomani della strage di Capaci, dividendo la Conferenza sul fatto se
si deve affrontare la mafia a
«mani nude» (disarmati) o se
con la forza delle armi (una forte pressione delle forze di polizia), disquisendo quindi sulla
più o meno presupposta liceità
in questi casi del pacifismo cristiano.
A mio parere ci si è lasciati deviare dai problemi reali sui quali le nostre chiese devono riflettere e sui quali devono esprimere una propria,posizione : la questione della giustizia e della sua
gestione nella lotta alla criminalità organizzata; la necessità di
una riforma della politica delle
nostre istituzioni che renda trasparente il rapporto tra enti locali ed imprese, tra politici e imprenditori, tra politici, imprenditori e criminali, ma soprattut
II pastore Giuseppe Platone.
to non si è avuta la possibilità di
discutere la necessità di creare
una « cultura della resistenza alla mafia », e quali dovranno essere i contributi che ad essa dovranno venire dalla riflessione e
dalla tradizione evangelica e riformata delle nostre chiese.
I buoni propositi sono stati
dichiarati, speriamo che in tempi
brevi ad essi vengano fatte seguire anche delle azioni concrete.
Mauro Pons
UN DIBATTITO COINVOLGENTE
La questione
meridionale
Siamo tutti coinvolti nelle contradcJizioni di
questa società - Numerosi anche gli interventi
Il dibattito suscitato dalle relazioni di Sergio Aquilante, Anna Maflei, Nicola Pagano, Mauro Pons e Paolo Naso ha ampiamente dimostrato il coinvolgimento diretto delle nostre chiese nelle contraddizioni della società meridionale, facendo emergere la ricchezza di un confronto e di una riflessione su questi
temi che tra incertezze e difficoltà non danno certo l’impressione di un vuoto di idee e di opinioni.
Per Sergio Aquilante la strage di Capaci ha dimostrato la
grande efficienza della mafia, che
così riafferma il suo dominio ed
il suo controllo sul territorio.
Ma è anche importante tenere
conto di quella mafia che incombe nella vita minuta della gente,
alimentata non dalla paura, bensì dall’abitudine e dalla necessità di cercare la « protezione ».
Questo atteggiamento è funzionale al mantenimento di una società stanca, immobile, la quale
non può e non riesce a liberarsi dal dominio della criminalità
organizzata, trovando elementi
di cementificazione nella religiosità superstiziosa e popolare, la
quale non rappresenta un piccolo residuato di un tempo che si
è chiuso, ma se si scava nel profondo la sì incontra di nuovo,
anche nei nostri ambienti.
Essere « luogo
di predicazione »
La risposta di Aquilante a questi problemi è l’invito rivolto alle chiese a costituirsi come luogo della predicazione della croce di Cristo, il quale si è rivelato per porre all’uomo la questione della sua conversione nella certezza, per noi, che con la
risurrezione di Cristo c’è la possibilità di una vita nuova: per
questo il tema della conversione della nostra gente deve stare al centro delle strategie delle nostre chiese.
Ad Anna Maflfei è toccato il
compito di interrogarsi sul problema dell’ecumenismo con il
mondo cattolico nell’area meridionale. La Maffei ha richiamato gli aspetti che rendono ancora problematico il dialogo ecumenico con il cattolicesimo a
motivo dell’importanza data alla religiosità popolare, della permanente cattolicità delle istituzioni statali, della questione dell’ora di religione e del legame
ancora stretto del cattolicesimo
con la Democrazia cristiana.
Ma la presenza di duemila
gruppi di volontariato nell’area
meridionale indica la ricchezza
di un movimento che ha le
sue radici nella spiritualità cattolica e che riesce ad esprimere una varietà di interventi nel
sociale occupandosi di tutti coloro che vivono ai margini della
società. Due i volti che il volontariato può assumere; il volto
della conservazione, per cui le
carenze delle istituzioni lo fanno operare e prosperare negli
spazi interstiziali; il volto della
criticità, per cui attraverso la
denuncia evidenzia le cause di
queste carenze, costituendo, contemporaneamente, la risoluzione
delle contraddizioni e delle ambiguità dello sviluppo dei servizi presenti sul territorio.
« Siamo prodotti
del passato »
Nella sua relazione sul rapporto tra la « Storia » e le « storie »
(dell’evangelismo meridionale) il
non-crociano Nicola Pagano ci
ha ricordato una frase di Benedetto Croce, secondo il quale:
« Noi siamo prodotti del passato ». Esiste quindi una storia di
evangelizzazione del nostro Meridione, la quale è di lunga durata; essa si articola in quattro
momenti storici fondamentali:
la Riforma del Cinquecento,
l’evangelizzazione dell’Ottocento,
il fascismo e gli anni Sessanta
con le iniziative diaconali.
Etica e riforma
della politica
Mauro Pons, intervenendo sul
rapporto tra etica e riforma della politica, ha sottolineato come
di fronte alla crisi della politica
vi è una doppia spinta: da una
parte istituzionale (referendum
istituzionali, statuti comunali, riforme elettorali, autoriferma dei
partiti) e dall’altra della cosiddetta « società civile ». Il problema della riforma della politica
si colloca all’interno di questa
dialettica ponendo due grosse
questioni: quali devono essere i
soggetti reali della riforma della politica? E quali devono essere le regole della partecipazione? All’interno di questa questione le chiese hanno una responsabilità nel senso che non possono tenersi al di fuori, ma anzi devono fornire elementi di
criticità, di arricchimento al dibattito in corso, ma soprattutto nella nostra realtà meridionale esse devono essere « palestre di democrazia ».
A Paolo Naso il compito di illustrare i problemi che secondo alcuni impedirebbero all’Italia di entrare in Europa nel
1993: tale ostacolo viene dal Mezzogiorno, considerato come una
« palla al piede dell’Italia ».
Anche se è necessaria una autocritica da parte delle forze
progressiste e democratiche sul
fatto che i piani speciali di sviluppo hanno favorito una certa
criminalità organizzata o il fallimento di ogni ipotesi modernizzante e di sviluppo del Mezzogiorno, tanto più importante
è il rigetto della tesi di chi considera il Mezzogiorno strutturalmente impreparato ad entrare
nel sistema europeo. Prioritaria
in questa situazione è l’attenzione da dare allo sviluppo di una
cultura della legalità, per cui
non solo le leggi esistono, ma
devono essere rispettate.
Al di là delle
analisi generali
Numerosi gli interventi susseguitisi alla presentazione delle
relazioni, ognuno dei quali è andato ad integrare o a presentare altre interpretazioni della
realtà meridionale: difficile è la
presentazione delle varie posizioni, le quali rivelano in ogni caso un non appiattimento sulle
analisi « generali ».
Dall’insieme del dibattito che
si è svolto alla Conferenza distrettuale, mi pare che stiamo
vivendo un grande momento storico, da una parte il fallimento
e la caduta degli ideali legati ad
Ùna politica delle forze progressiste e di sinistra del nostro paese, dall’altra, invece che l’afferrnazione di un immobilismo sociale, la presenza di un fermento della società civile alla ricerca di un nuovo modo di vivere
inseriti nelle contraddizioni con
la consapevolezza che solo attraverso il confronto, la relazionalità con gli altri si può costruire una società più giusta. E le
chiese non sono fuori, né si vogliono chiamare fuori da questo processo.
Silvana Governali
13
3 luglio 1992
conferenze distrettuali 13
ECUMENISMO
Ma insomma; tu chi sei?
Le difficoltà di un cammino di dialogo - Occorre proseguire il confronto, ma anche saper dire di no di fronte al potere ecclesiastico
« Ma insomma, tu chi sei? ».
Viene spontaneo chiederlo agli
amici cattolici romani che ci dicono di voler riformare ”daH’interno” la propria chiesa. Il cammino ecumenico è sempre stato
difficile, e gli ultimi pronunciamenti vaticani — accentuando la
centralità della figura del papa e
ribadendo un suo ruolo insostituibile per la comunione ecclesiale — non possono che renderlo
più ambiguo. Come la pensano
davvero i nostri interlocutori?
Certe aperture avvengono a titolo ufficiale o personale? E non
vengono regolarmente sconfessate dalla prassi interna delle chiese? Ma allora con chi dialogare?
Qual è il valore delle discussioni
e delle settimane di preghiera?
Non si rischia di essere strumentalizzati. di dar troppa importanza alla chiesa di Roma?
Problemi non certo nuovi, ma
riproposti alla Conferenza distrettuale dal difficile momento
che l’ecumenismo sta vivendo.
Per non essere tagliati fuori dal
Fra i pariecivanti (da sin.): i delegati Marottoli (Foggia) e Citriniti
(Reggio Calabria) e il pastore Giambarresi.
la storia e non chiuderci ognuno
nella sua chiesa, bisogna continuare, ma come? Quattro sonolè
linee operative emerse:
CAMPO DI LAVORO
Una realtà
di diaspora
L’argomento è introdotto dal
problema della vasta diaspora
casertana curata dal pastore di
Salerno Giovanni Anziani. Sarebbe importante, e un grande passo avanti, far funzionare le strutture locali attraverso l’opera dei
predicatori locali, ma su ciò non
si hanno proposte ufficiali e
neppure su una possibile modifica della circoscrizione territoriale per ripartire il lavoro in modo migliore.
L’argomento si è poi spostato
verso un’altra diaspora, in particolare le comunità di Mutino e di Grottaglie curate dal
past. Qdoardo Lupi da Taranto.
La distanza (125 km) rende già
arduo il lavoro, ma a questo
si aggiungono altri problemi interni che stanno provando la fede di quelle comunità; problemi
che necessitano di una cura pastorale intensa ed efficace.
La Conferenza discute poi della piccola comunità di Alimena
(PA) che nel 1990 era passata
alla cura di Palermo, pur essendo nella circoscrizione di Caltanissetta. La decisione era stata
presa in seguito alla decisione
della Tavola di mandare il past.
Platone quale pastore delle chiese di Riesi e Caltanissetta e direttore del Servizio cristiano.
Ma adesso, essendo la situazione cambiata con l’arrivo del candidato Giuseppe Ficara, la cura
potrà tórnare ad essere come
prima, di competenza del pastore
di Riesi,
Dopo Alimena si porta all'attenzione della Conferenza l’impoverimento del corpo pastorale in
Puglia. Il pastore di Brindisi e
Ladano, Resini, è ammalato e
ciò non migliora certo la situazione. Della cura si fa carico
il Circuito ma sarebbe più importante supportare i pastori in
Puglia. Una proposta interessante è stata fatta dal pastore Giuseppe La Torre che ripropone il
semestre pratico, prima in uso,
di uno studente della Facoltà di
teologia. La Confei'enza termina
questo tema con un atto in cui
si condividono le preoccupazioni delle chiese pugliesi raccomandandole all’attenzione della
Tavola.
Giuseppe Ficara
Le linee
operative
1) Studiare; materiali ed idee
devono circolare nelle chiese. Ci
sono giunti i documenti del seminario ecumenico del febbraio
scorso a Roma; esaminiamoli ed
esprimiamo il nostro parere alla
Commissione per le relazioni ecumeniche.
2) Quello dell’ ecumenismo
non è un problema a sé stante;
nel corso della nostra testimonianza cristiana, soprattutto
quando ci impegniamo nel mondo, incontriamo dei fratelli che
vivono in altre chiese; così nasce
la necessità del dialogo e così, sul
terreno della testimonianza, esso
va condotto; per molti di tali
fratelli noi possiamo costituire
un punto di riferimento. Anche
con le altre confessioni e le altre
fedi vale questo impegno comune, in cui Tecumenismo diventa
imiversalismo.
3) Una nostra sparizione dal
campo di battaglia riuscirebbe
forse gradita a chi vuole il monopolio della vita cristiana. Continuiamo a fare ecumenismo, invece, ma con ima presenza critica, senza acconsentire sempre, e
riproponendo il messaggio evangelico; non siamo privi di significato, oggi, in Italia.
4) Dire di no al potere ecclesiastico. Anche quando ci chiede,
come condizione per l’ecumenismo, di accettare l’ecclesiologia
cattolico-romana.
Piuttosto, con le sue posizioni
autoritarie, il Vaticano non nasconderà la paura di una gran
debolezza? Negli incontri ecumenici le sue linee (già contestate
da vari episcopati) vengono spesso messe in minoranza... Sarà per
questo che si fa la voce grossa
e si cerca di spaccare il movimento ecumenico...?
Teodora Tosatti
FINANZE EVANGELIZZAZIONE
Maggiore
coscienza
La Conferenza del 4° Distretto si è occupata anche dei contributi delle chiese per la cassa
culto, constatando che gli impegni assunti dalle comunità del
Distretto per il 1992, pari complessivamente a L. 210.865.000,
si discostano solo di poco dalle proposte avanzate dalla Commissione esecutiva per un importo totale di L. 213.500.000).
Tenendo presenti i reiterati inviti della Tavola e della CED, si
continuerà a lavorare per rinsaldare la coscienza contributiva
dei singoli che già contribuiscono, nonché a risvegliare quella
dei « dormienti », onde arrivare
al più presto al punto di equilibrio indicato dalla Tavola. Il
tentativo della CED di fare un
confronto in ciascuna chiesa fra
il numero dei membri comunicanti e quello dei contribuenti
effettivi mette infatti in luce una
distanza notevole che deve essere gradualmente ridotta. Ciò renderà più agevole un aumento
della raccolta complessiva, senza pesare eccessivamente su pochi ma ripartendo l’onere contributivo fra molti.
Questo grande impegno di tutti a favore della cassa culto non
deve tuttavia andare a detrimento dell’altro non meno importante capitolo di spesa, quello
del fondo pensioni, come giustamente è stato ricordato nella Conferenza.
Evelina Vigliano
IV DISTRETTO
Chiamati a
conversione
Ore 22,30 di sabato 20. E’
troppo tardi per avere un confronto della Conferenza sul tema « evangelizzazione ». Un vero peccato, perché le nostre comunità o lo affronteranno veramente o si ridurranno al nulla.
Il pastore Franco Carri ci
parla dell’impegno della CED su
questo tema e si domanda: Chi
porterà avanti un progetto legato al rinnovamento economico,
sociale, politico? Saranno degli
uomini e delle donne nuovi, che
avranno riscoperto il Signore di
cui parla la Bibbia, passando
attraverso l’esperienza della conversione. Perciò la testimonianza che si esprime nella diaconia
deve essere accompagnata da
un’esplicita proclamazione dell’Evangelo.
La CED ha raccolto materiale evangelistico esistente nelle
chiese, ha elaborato in una commissione interdistrettuale alcune
importanti schede, verificato i
frutti degli sforzi evangelistici.
Alcune informazioni sono poi
state date su iniziative in atto.
Avremmo voluto sentire altre
testimonianze, confrontarci, discutere, decidere: ma era tardi.
Speriamo che non sia troppo
tardi per essere convinti che non
da eventuali strumenti tecnici
dipende la testimonianza, ma solo dalla comune e reale volontà
di evangelizzare che ognuno di
noi avrà.
Odoardo Lupi
Le principali decisioni
Questione meridionale
La CD, dopo aver ascoltato le
relazioni sulla questione meridionale, raccomanda alla CED di curarne la pubblicazione e la conseguente diffusione nelle chiese come
materiale di riflessione e di testimonianza.
Organismi esecutivi
La CD, preso atto della relazione della Commissione sinodale di
studio sul funzionamento degli organi esecutivi, ritiene che sia necessario un ulteriore approfondimento di queste tematiche in vista di una soluzione definitiva;
raccomanda perciò alle chiese un
attento esame di tale relazione e
le prega di inviare le loro conclusioni alla CED entro il 31.12.'92.
Alimena
La CD, in riferimento all'atto che
affidava in via provvisoria la diaspora di Alimena alla cura del pastore di Palermo, via Spezio, ripristina la cura di Alimena da parte
della chiesa di Caltanissetta.
Contro la violenza
Le chiese valdesi e metodiste,
riunite in Conferenza distrettuale a
Bethel, Taverna (CZ), dal 19 al 21
giugno 1992, esprimono profondo
sdegno per la strage che ha barbaramente spento la vita del giudice Giovanni Falcone, della sua
moglie, degli uomini della sua
scorta e delle altre vittime.
Guardano con preoccupazione al
quadro in cui tale strage è stata
perpetrata, nel momento di grave
crisi delle istituzioni del nostro
paese, con il conseguente pericolo di spostare in senso autoritario
gii equilibri sociali e le soluzioni
politiche.
Chiedono che le autorità statali
intervengano con energia e con
tempismo, nel rispetto della legalità repubblicana, in modo da dar
coraggio ai cittadini e da concorrere efficacemente a bloccare prima e poi via via smantellare il
sistema di potere della mafia, della camorra, della 'ndrangheta e della sacra corona unita.
Impegnano le chiese a vigilare
e a farsi promotrici di una cultura che bandisca ogni sentimento
di rassegnazione e di impotenza e
ponga le condizioni perché si reagisca a questa e ad altre forme
di terrorismo mafioso attraverso
azioni in cui si esprima, pubblicamente e con chiarezza, la ferma
condanna ad ogni forma di violenza e la speranza nel Signore della vita.
Raccomanda alle chiese la seguente dichiarazione di fede, elaborata dalla Chiesa valdese di Palermo (cfr. n. 22 del 29.S.'92, ndr.).
Casa di riposo
La CD approva lo statuto della
■> Casa di riposo evangelica valdese » di Vittoria (RG].
Cattolicesimo
La CD prende atto che la strategia di potenza e i metodi autoritari perseguiti dalla gerarchia deh
la Chiesa cattolica romana sono
fortemente riaffermati in recenti
documenti ufficiali;
rileva che essi pongono gravi
ostacoli sul cammino del dialogo
ecumenico;
rappresentano una pesante pregiudiziale nel rapporto con quanti,
singoli e movimenti, all'interno della Chiesa cattolica, hanno riconosciuto nelle nostre chiese degli interlocutori validi;
costituiscono una pesante ipoteca sul dialogo in corso tra protestanti e cattolici;
raccomanda alle chiese di studiare criticamente i documenti prodotti dal convegno sull'ecumenismo
organizzato dalla Tavola nel febbraio '92 e di esprimere le proprie valutazioni alla CCRE su questo problema.
Settimanale BMV
La CD, dopo aver ricevuto ampia informazione sul progetto del
settimanale unico BMV, riconoscendo in esso uno strumento per
la predicazione, la testimonianza
ed il collegamento delle nostre
chiese, se ne rallegra.
impegna le chiese dei Distretto
a sostenere il nuovo settimanale
con sottoscrizioni e doni, ad adoperarsi con vigore nella campagna
abbonamenti, puntando a fare in
modo cbe ogni famiglia evangelica
ne sottoscriva uno, ad organizzare
localmente azioni di lancio.
Auspica che in ogni chiesa vi
siano uno o più corrispondenti in
collegamento con la redazione meridionale, e chiede a questa di organizzare dei seminari di formazione giornalistica su base regionale.
Invita la CED ad organizzare,
d'intesa con le Associazioni regionali battista, un incontro nel prossimo autunno, nel quale studiare
insieme alla redazione meridionale
l'impostazione del lavoro del giornale.
Esprime la propria perplessità
sulla testata « Riforma », mentre
ritiene che quella di « Vita protestante » esprima meglio quelli che
sono gli scopi e i contenuti del
nuovo settimanale.
Evangelizzazione
La CD, informata sull'attività della CED per l'evangelizzazione, se
ne rallegra.
Ascoltata l'illustrazione riguardante le schede preparate dalla
Commissione interdistrettuaie per
i'evangelizzazione, ne raccomanda
vivamente la diffusione nelle chie
Adelfia
La CD approva lo statuto del
<€ Centro evangelico Adelfia » sito
in Scoglitti di Vittoria, RG.
Ristrutturazione
La CD, preso atto delle difficoltà incontrate dal Comitato di Adelfia nel lancio della campagna di
finanziamento per la ristrutturazione del Centro, invita i membri del
Comitato a seguire e curare con
più attenzione la campagna di finanziamento, tenendo conto del dibattito che si è svolto nella CD;
le chiese ad adoperarsi per il
raggiungimento dell'impegno assunto nella scorsa CD (cfr. 12/CD
tV/91);
i Consigli di Circuito e in particolare quello del XVI a sensibilizzare e mobilitare, in collegamento con il Comitato di Adelfia, le
chiese in vista dello sforzo di rilancio del Centro.
Elezioni
La Commissione esecutiva del IV Distretto risulta composta da: Enrico Trobia, presidente; Franco Carri, vicepresidente; Karola Stobaeus, segretaria; Paolo Olivieri, cassiere;
Francesco (Gianni) Sagripanti, membro.
Deputata al Sinodo per il IV Distretto è stata eletta Elisa
Florio (supplente Paolo Olivieri).
La Commissione d’esame per la Conferenza distrettuale
1993 è stata eletta nelle persone di Arturo Panasela e Paola
Benecchi (supplenti: Attilio Scali, Teodora Tosatti, Nino Güilo tta).
Predicatore d’ufficio per la prossima sessione è stato indicato dal seggio il pastore Sergio Aquilante (supplente; Luciano Deodato).
Sede della Conferenza distrettuale ’93 sarà il «Villaggio
evangelico » di Monteforte Irpino.
14
14 valli valdesi
3 luglio 1992
DIBATTITO A PEROSA ARGENTINA
LUSERNA SAN GIOVANNI
Energia: a quale prezzo? Resterà
I possibili utilizzi delle acque: il progetto dell’ENEL e quello ideato dall ACEA - L attuale stato di salute dei torrenti della zona
E’ stato soprattutto il progetto
dell’ENEL per una centrale a
Ferrerò a far discutere durante
l’incontro pubblico ohe il nostro
settimanale ha organizzato venerdì scorso a Porosa. Il tema (uso delle acque) ha avuto
come oratori ring. Golzio dell’ENEL, r ing. Daviero, per
l’ACEA, che ha illustrato i progetti del consorzio per la captazione di acqua ad uso potabile in
valle, il dott. Perosino del servizio ittico della Provincia e l’assessore all’Ambiente della Comunità montana, Raimondo Genre.
Dunque una centrale idroelettrica in vai Germanasca. Alcuni
dati li ha forniti l’ing. Golzio.
Tre prese d’acqua in quota
(1100 metri circa), un volume
sfruttabile all’anno di circa 90
milioni di metri cubi, la restituzione dell’acqua a Trossieri (circa 700 metri di quota), una produzione annua stimabile in circa
70 milioni di kw/ora (all’incirca
il consumo annuo di una città di
35 mila abitanti). L’acqua verrà
portata nella zona di Faetto- mediante gallerie di derivazione e
da lì, con una condotta forzata,
alla centrale di produzione.
« Non sono qui a negare che
qualche impatto vi sarà — ha
detto il rappresentante dell’ENEL — ma ciò sarà di misura contenuta {riduzione di acqua
nel fiume nel tratto dalla captazione alla restituzione, modesta
deviazione stradale poco a valle
di Massello, destinazione di migliaia di metri cubi di materiale
di scavo delle gallerie) ma a farvi notare come con questo tipo
di produzione energetica si possa ad esempio contribuire a limitare la spesa energetica del
nostro paese, l’inquinamento derivante dalle centrali ad olio
combustibile o a carbone, vantaggi che non sono magari riscontrabili immediatamente in
valle ma su scala più vasta ».
Diverso il progetto dell’ACEA,
illustrato dal presidente Daviero:
captare 200 litri al secondo tramite sorgenti o pozzi consentirà
al consorzio di creare un collegamento con le captazioni della
vai Chisone e della vai Pellice,
portando nella pianura pinerolese, ricca di acqua ma anche di
gravi inquinamenti (atrazina e
nitrati soprattutto) un’acqua potabile di ottima qualità; questo
lo scenario preventivabile per la
fine del millennio, con l’aggiunta
di produzione di energia idroeletrica (intorno ai 7 milioni di
kw/ora all’anno) in grado di soddisfare una buona parte del fabbisogno dell’azienda. In più, mentre si scaverà per portare a valle
l’acqua della vai Germanasca,
l’azienda pinerolese si propone di
portare in valle il metano, risparmiando sui costi delle infrastrutture.
Nel suo intervento, iPerosino ha
illustrato la difficile situazione
dei corsi d’acqua della regione; il
servizio pesca della Provincia si
muove perché la tutela dei pesci
comincia con quella deH’ambiente e del fiume. « Nei primi anni
’80 c’è stato un miglioramento
nello stato di salute dei torrenti,
legato forse all’entrata in funzione di alcuni depuratori poi, col
tempo, si è registrato un nuovo
peggioramento. Visto che non ci
siamo trovati di fronte a nuovi
insediamenti umani o industriali,
abbiamo concluso che la difficoltà dei corsi d’acqua ad "autodepurarsi” fosse attribuibile alla
diminuzione di acqua determinata dalla molta captazione. Abbiamo chiesto una moratoria nelle concessioni in modo da consentire una mappatura esatta della situazione dei prelievi e cercato di imporre a tutti gli impianti un ’’deflusso minimo vitale”.
Mentre abbiamo chiesto di for
mulare ovunque dei piani di gestione delle risorse, oggi dobbiamo dire che alla prova dei fatti è
comunque preferibile un impianto di grandi dimensioni gestito
da un ente come può essere
l’ENEL piuttosto che tanti piccoli impianti in mano a privati
per i quali ogni litro lasciato al
fiume significa introiti minori ».
L’intenso dibattito che ha fatto
seguito, in particolare sulla centrale ENEL, ha permesso di evidenziare altri problemi, i tempi e
le modalità di costruzione; nei
momenti di massima presenza
nel cantiere saranno presenti
anche 250 operai, ma per la nor
male gestione si pensa al massimo ad una decina di persone
impiegate. I costi dovrebbero aggirarsi sui 150 miliardi anche se
sono legati anche ai tempi: secondo l’ENEL i lavori potrebbero iniziare nel '95 ed essere ultimati entro la fine del secolo.
Dunque tutto pare ormai essere deciso: occasioni di informazione ve ne sono state in passato,
ma assai poco ’’pubblicizzate »; i
sindaci presenti venerdì, ma silenziosi, non hanno ritenuto importante sentire i cittadini? I
progetti faranno il loro corso.
Piervaldo Rostan
un polo produttivo
Come sta evolvendo la vertenza della Graziano
Dopo il primo accordo fra proprietà e rappresentanze sindacali che aveva portato ad anticipare a sabato 27 rincontro fra le
parti per discutere del futuro
della Graziano di Lusema è continuata la mobilitazione degli
operai: intanto l’incontro di sabato scorso ha contribuito a riportare un po' di serenità all’intemo della fabbrica.
« L’azienda si è impegnata a
fare un piano industriale e di
investimenti per la fabbrica —
ci ha detto Bertalmio della
CGIL — onde garantire un futuro alla Graziano di Luserna, Fi
ALL’ITIS DI PINEROLO
Arrivano Ergon e Deuterio
Accanto alla specializzazione
esistente presso PITIS « I. Porro» di Pinerolo (meccanica industriale ad indirizzo sperimentale - progetto « Ergon ») ed in
un ambito di attenzione alle trasformazioni del mercato del lavoro l’istituto attiverà dal prossimo anno scolastico la specializzazione chimica industriale ad
indirizzo sperimentale - progetto
« Deuterio ».
Le sperimentazioni hanno lo
scopo di modernizzare i programmi ministeriali adeguandoli
alle realtà economiche, tecnologiche, ecc. che via via si presentano.
Da alcuni anni funziona la sperimentazione « Ergon » sul corso
per periti capotecnici in meccanica industriale: le soddisfazioni
sono state assai interessanti soprattutto sotto il profilo dell’inserimento in settori lavorativi di
terziario avanzato, cioè ad alto
contenuto tecnologico.
Sulla base di alcune indagini,
la crisi congiunturale di alcuni
settori dell’economia non pare
toccare il perito industriale specializzato in meccanica industriale ad indirizzo sperimentale (in
gergo meccatronica) in quanto
le sue conoscenze e le sue professionalità sono richieste da ampi
settori lavorativi a discapito del
perito meccanico di precedente
concezione.
Il terziario avanzato che assorbe tecnici «flessibili» con conoscenze interrelate ed interdipendenti di tecnologia, organizzazione industriale e disegno (CAD),
automazione, robotica, sistemi
informatici, elettronica ed elettrotecnica nonché di cultura generale (lingua e letteratura italiana, storia, lingua straniera, diritto ed economia), è in continua
crescita e sviluppo, come dimostrano le inchieste e le indagini effettuate in quest’ultimo periodo.
A fianco di questo corso di
studi il ministero della Pubblica
Istruzione ha concesso all’ITIS
« I. Porro » di Pinerolo l’attivazione del corso di specializzazio
ne chimica, industriale con sperimentazione « Deuterio ». Si attiverà quindi, a decorrere dal
prossimo anno scolastico, questo
corso di specializzazione comprendente insegnamenti di analisi chimica qualitativa e quantitativa ed elaborazione dati, chimica organica e biologica, chimica-fisica e successivamente
nelle classi quarte e quinte chimica delle fermentazioni, chimica industriale, impianti chimici e
disegno.
Il perito industriale specializzato in chimica industriale è un
tecnico competente nelle analisi,
nelle produzioni specifiche di
settore con particolare riguardo,
grazie alla sperimentazione, alla
tutela ambientale (scarichi, depuratori, prevenzioni, ecc.).
Il lato ecologico avrà un guadagno culturale in quanto, oltre
alle politiche programmatiche di
tutela, saranno disponibili esperti tecnici che potranno verificare,
controllare, coordinare, eccetera.
Anche la CEE ha prestato particolare attenzione alle politiche
di tutela ambientale, stanziando
per i prossimi anni enormi finanziamenti destinati alle imprese
ed agli enti pubblici finalizzati
esclusivamente alla tutela ambientale.
Il corso di studi per perito industriale è di durata quinquennale: la scelta della specializzazione (qualunque essa sia e che
può avvenire fra una « rosa »
presente in provincia di Torino
od in altre province) avviene al
terzo anno; i primi due anni sono uguali per tutte le specializzazioni e si studiano le materie
propedeutiche alle specializzazioni stesse. La lingua straniera,
matematica, italiano e storia sono inserite nei cinque anni di
studio indipendentemente dalla
specializzazione.
Nel biennio propedeutico (i
primi due anni) presso l’ITIS
« I. Porro » di Pinerolo è attivato
da anni il Piano nazionale per
l’informatica (primo istituto nel
Pinerolese) che prevede l’intro
duzione di tecnologie e metodi
informatici nelle materie fisica e
matematica.
Le specializzazioni da scegliere il terzo anno attivate presso
riTIS « I. Porro » risultano essere, per la sede centrale di Pinerolo : meccanica industriale ad
indirizzo sperimentale « Ergon »
e chimica industriale ad indirizzo sperimentale « Deuterio »;
presso la sezione staccata di Orbassano: elettronica industriale
ad indirizzo sperimentale « Ambra 2 ».
Le iscrizioni al biennio e al
corso triennale di specializzazione sono aperte fino al prossimo
3 luglio.
no a dicembre proseguiranno le
attuali lavorazioni poi si manterranno quelle legate direttamente all'auto ed ai camion leggeri,
mentre saranno trasferite le lavorazioni collegate ai camion pesanti ed alle macchine per il movimento terra. In tutto resteranno una cinquantina di lavoratori ».
Quali prospettive per gli altri?
«I rappresentanti della Graziano hanno proposto il trasferimento di alcuni operai (18 da
luglio e una decina da settembre) _ in altri stabilimenti (Sommariva Perno e Cascine Vica);
noi abbiamo portato la proposta
all'assemblea che si è svolta lunedì 29 ed abbiamo riscontrato
una certa disponibilità. E’ chiaro che con l’alternativa della
perdita del posto di lavoro si
trova anche chi accetta tale proposta: si è però chiesto che venga istituito un servizio di trasporto per gli operai ».
Mentre si ipotizza il ricorso
alla cassa integrazione per la restante parte di maestranze, sarà
il sindacato, d'intesa con i lavoratori ed a confronto con la direzione aziendale, a studiare le
proposte di piano industriale, tenuto conto anche della proposta
della Graziano di trasferire per
un periodo a Luserna una decina
di lavoratori da Bari per una ri
qualificazione aziendale. Se un
piano completo verrà elaborato
e si dimostrerà valido è ipotizzabile, nel medio periodo, anche
un riassorbimento della manodopera il cui futuro immediato
Sarà soltanto il ricorso agli ammortizzatori sociali.
P. V. R.
di gobello e jalla |
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via repubblica, 2 - torre pellice-^^932023 |
Log. Pis della Gianna
apertura
dal ]° giugno
al 30 settembre
più
i fine settimana
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15
3 luglio 1992
lettere 15
BASTA CON I
CAMBIAMENTI
(...) anche a nome di molti evangelici, ripeto che il nostro settimanale
conservi il titolo di « La luce »; e questo anche perché era nato come testimonianza della luce evangelica, o
meglio squisitamente cristiana, come
dice Gesù: « lo sono la luce del mondo », e come ne fa fede questa bella
pubblicazione che perdura da oltre 82
anni e che continuerà finché i seguaci dell’Evangelo resteranno tali, senza farsi offuscare da infiltrazioni storiche, filosofiche, letterarie, intellettuali, religiose e, peggio ancora, politiche!
Dunque è inutile saltar fuori con
“ Riforma », termine che si presta a
tutti i più svariati significati; con
• Vita protestante », quale significato
puramente storico e non evangelico;
e chi più ne ha, più ne metta, in
questa ridda di consensi e dissensi,
tanto più che dobbiamo accorgerci che
i vertici della « nostra » stampa dimostrano palesemente di voler mettere credenti e comunità dinanzi al » fatto compiuto », come accadde per l'istituzione delle « pastoresse », in conflitto con tutto il Nuovo Testamento.
In tal modo si abbaglia il vero titolo
che compete ad un giornale cristiano,
in questo tristissimo clima in cui si
voltano le spalle a Cristo, prestandoci a tutti i giochi e giustificandoci
con tutte le dialettiche, facendoci guidare da tutti i conformismi, giungendo al punto di farci conformisti dell’anticonformismo (...).
Elio Giacomelli, Livorno
« RIFORMA »: LE
RADICI COMUNI
Vi è di che rallegrarsi per il titolo
« Riforma » dato al nostro prossimo
settimanale, per almeno tre motivi:
1) Le Chiese evangeliche battiate,
metodiste e valdesi si rifanno decisamente ad una interpretazione biblica
che affonda le radici nella Riforma.
Al pari dei riformatori cerchiamo di
cogliere nelle Scritture « ciò che conduce a Cristo », al di fuori dei letteralismi e dei fondamentalismi che
caratterizzano altre chiese evangeliche.
« Riforma » è dunque un titolo che
identifica delle chiese evangeliche nel
loro tentativo di coniugare sola gratia, sola fide, sola Scriptura con l'attualità. La nostra ermeneutica biblica
affonda le radici nella erudita e labo
riosa esegesi critica dalla Riforma ad
oggi.
2) Il titolo « Riforma » aiuta a superare gli stereotipi che caratterizzano la pubblicistica italiana nei nostri
confronti. Riforma indica appunto non
lo stereotipo del « protestante » come
« ribelle-rigorista », ma una complessa vicenda storico-teologico-ermeneutica che caratterizza un cristianesimo
alternativo a cattolicesimo, ortodossia
e soggettivismo religioso.
3) ■■ Ecclesia reformata, semper reformanda ». Le nostre chiese hanno
bisogno di una predicazione evangelica di tipo riformato. Per la nostra
natura di peccatori, come ci dicono
le Scritture, tendiamo all'autocompiacimento; la predicazione dell'Evangelo
mette in crisi, come ci ha insegnato
Vittorio Subilia, le nostre certezze etiche. Per uscire dal nostro individualismo borghese, necessitiamo di riscoprire la " radicalità evangelica ».
il mio augurio è che, come chiese locali, sosteniamo pienamente ■■ Riforma »; un modesto contributo in tal
senso viene dalle sorelle e fratelli di
Venezia, Mestre e Treviso che, su indicazione del Consiglio di chiesa, hanno fatto una bella sottoscrizione a cavallo tra Pasqua e Pentecoste.
Eugenio Stretti, Venezia
UNA TENSIONE
VERSO L’AVVENIRE
Per me va bene «Riforma», anche
se riduttivo rispetto ad altri titoli forse più impegnativi: penso per esempio a « Testimonianza evangelica »,
non solo per il suo forte richiamo
al dovere di ogni credente di essere
testimone di Cristo » fino all’estremità della terra » (Atti 1:- 8), ma anche
per II suo particolare impatto con la
situazione del nostro paese in cui,
di fronte alla solenne riaffermazione
del primato papale, diventa sempre
più urgente il riferimento al solo Evangelo. In questo compito sono impegnativamente associati tutti I riformati
italiani, dai protestanti storici agli
evangelici di più o meno recente provenienza d'oltralpe.
Dovendo innovare nel campo dei
mass media, ci vuole un po’ di fantasia, Riforma non vuole dire soltan
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori; Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Penice - telefono 0121/61334
Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redaziotte valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellloe - telefono 0121/932166.
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
EDITORE: A.l.P. - via Pio V. 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Domenico Tomasetto (vicepresidente). Paolo Gay, Silvio ReveI, Franco Rivoira
(membri).
Ordinario annuale
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ABBONAIMENTI 1992
Italia Estero
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Da versare sul c.c.p. n. 20936100 Intestato a A.l.P.
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FONDO DI SOLIDARIETÀ’; c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 16 - 10125 Torino
Anaminlstrazione del fondo; Marie Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
to ritorno al passato, ma tensione verso l'avvenire, cioè non soltanto riferimento alla purezza dottrinale ed etica della chiesa primitiva richiamata
dai riformatori del secolo XVI, ma anche necessità ineluttabile di risveglio.
Se questo è vero, perché fermarsi al
trinomio battista-metodista-valdese?
L'evangelismo italiano è qualcosa di
più vasto, e ben lo sa la FCEI. Ma
chi fra noi conosce quanti e quali
sono i gruppi denominazionali esistenti in Italia accanto alle tre chiese cosiddette storiche? Eppure i loro mass
media non mancano; cito, tra gli altri, « Fedeltà » della Chiesa apostolica
(Prato), « Segni dei tempi » della Chiesa avventista (Impruneta), « La pura
verità » della Chiesa universale di Dio
(Bergamo), che cura pure una rubrica televisiva su Retequattro ogni domenica alle 8, e cosi via.
Giovanni Gönnet, Roma
L’INTEGRAZIONE
VISSUTA
Caro Direttore,
ho provato molto disagio nel leggere sul numero del 12 giugno, a pag.
7, la corrispondenza di Giorgio Bouchard, dal titolo « Fragilità e fermezza
del valdismo napoletano », da cui si
ricava la sensazione che il valdismo
napoletano esista solo nel « Palazzo
valdese » di via dei Cimbri.
E' vero che una nota a piè di pagina accenna alla presenza di una chiesa cristiana al Vomere; ma come se
questa fosse una qualunque chiesa
che nel 1954 abbia aderito alla Chiesa valdese.
In realtà l'antica chiesa cristiana del
Vomere, fondata da un pastore valdese deceduto nel 1940, oggi non comprende che due o tre membri della
comunità di un tempo. Mentre oggi
essa è formata da 70 membri valdesi
e 30 metodisti.
E' qui che viene realmente vissuta
l'integrazione!
Il disagio a cui accennavo dipende
dal fatto che l’autore dell'articolo ha
completamente ignorato queste cose,
dando l’impressione, a chi non conosce la nostra realtà, che qui, a
Napoli, esista soltanto il « Palazzo valdese », la chiesa di via dei Cimbri e
il suo pastore.
E invece ci siamo anche noi, chiesa del Vomere! Una bella chiesa, molto compatta, che funziona, che lavora, che testimonia nella città di Napoli.
Maria Adelaide Rinaldi, Napoli
LA REALTA’ DI
NAPOLI E’ PIU’AMPIA
Fio letto sul n. 24 del 12.6.'92 l'articolo a firma di Giorgio Bouchard intitolato « Fragilità e fermezza del valdismo napoletano » e detta lettura mi
ha procurato, ad essere benevola, una
acuta irritazione.
Analoga reazione hanno avuto altri
membri valdesi e metodisti delle comunità del Vomere.
Come metodista presidente dei consigli della Chiesa cristiana del Vomere (valdese) e della Chiesa metodista
di Napoli non posso tacere.
Non è lecito contrabbandare una relazione di fine anno ecclesiastico di
una comunità come il risultato di una
analisi di una situazione cittadina.
Non è lecito lasciare ad una nota
marginale a fine pagina la comunicazione dell’esistenza di una comunità
dove militano persone le cui radici
valdesi — proprio delle valli — sono
molto radicate, la cui fisionomia origi
nale è solo nella proprietà dei locali
e nelle conseguenti spese di manutenzione ordinaria e straordinaria senza
far ricorso alla Tavola valdese, e dove si esplicita dagli anni '70 il citato
« banco di prova » dell’integrazione valdese-metodista.
Non è lecito far credere a chi non
conosce la realtà che il « popolo valdese napoletano » sia solo quello di
via dei Cimbri.
Le affermazioni profuse nella relazione-articolo, ivi compresi i riferimenti
al « Palazzo valdese », rispecchiano le
presunzioni di un certo nucleo di persone che ignorano scientemente gli
altri e sono convinte che solo loro
sono dotate di materia grigia.
Gli scarponi piemontesi possono anche lasciare nel terreno delle grosse
orme, ma la pioggia le trasformerà
pur sempre in fango e il sole in polvere.
Mirella Scorsonelli, Napoli
ECUMENISMO:
LA STRADA FATTA
Caro Direttore,
mi affretto a rispondere alla lettera
del past. Gasbarro di Torino (che non
ho il piacere di conoscere) pubblicata sul numero scorso del giornale, per
un opportuno aggiornamento alle informazioni che ci comunica circa i
matrimoni interconfessionali, ferme al
1970!
Nei 22 anni successivi hanno avuto
luogo parecchi mutamenti di cui il pastore Gasbairo non pare essere informato. Intanto nel 1984 vi è stata l’Intesa tra lo stato italiano e la Tavola
valdese in rappresentanza delle chiese valdesi e metodiste, secondo cui il
« matrimonio civile religioso » (sic!)
della legge sui culti ammessi del 1929
è sostituito, per tali chiese, dal riconoscimento da parte dello stato degli effetti civili del matrimonio celebrato secondo l'ordinamento valdese.
Inoltre nel febbraio del 1991 è stato promulgato da parte della Conferenza episcopale italiana un decreto
sul matrimonio canonico da cui appare che al coniuge evangelico non viene richiesto alcun impegno, mentre si
chiede al solo coniuge cattolico una
dichiarazione « di essere pronto ad allontanare i pericoli di abbandonare la
fede e la promessa di fare quanto è
in suo potere perché tutti i figli siano educati e battezzati nella Chiesa
cattolica ».
Per affrontare « l’increscioso problema dei matrimoni misti e interconfessionali » dal 1988 è stata creata
dal Sinodo valdese una commissione
di lavoro che, congiuntamente a una
commissione nominata dalla GEI, affronta proprio i problemi teologici, pastorali, giuridici derivanti da tali matrimoni. E, a livello di proposta comune, molti passi sono già stati compiuti proprio sulla linea auspicata dal
past. Gasbarro.
Inoltre, proprio a Torino, da due anni è stata creata una Commissione
evangelica per l'ecumenismo che, in
dialogo con la Commissione diocesana per l’ecumenismo, ha curato una
serie di incontri proprio sui problema del matrimonio.
E ancora da anni esiste, sempre a
Torino, un incontro mensile di coppie
interconfessionali che promuove il dibattito sul problemi riguardanti la loro condizione specifica e, ultimamente, la questione di una catechesi ecumenica.
Il past. Gasbarro auspica che siano compiuti dei passi avanti sulla strada deH'ecumenismo con la Chiesa cattolica.
Perché non provare a farne qualcuno anche tra noi evangelici? Se non
—y
i^beiUe
4ssicLI razioni
ARNALDO PROCHET
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
via Repubblica 14 • tei. 0121/91820
altro per conoscerci meglio e scambiarci qualche informazione. Può essere poco, ma potrebbe costituire un
buon inizio.
Cari saluti.
past. Alberto Taccia, Torino
RINGRAZIAMENTO
« E fattosi sera Gesù disse:
passiamo alVaUra rìva »
(Marco 4; 35)
In Bologna ha terminato la sua giornata terrena
Antonio Gay (Nino)
di 79 anni
La moglie Pina, figlia e genero lo
ricordano con tanto amore ed esprimono la loro riconoscenza a tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore
per 'Fimprovvisa dipartita del loro congiunto, Un ringraziamento particolare
al past. Franco Scaramuccia.
Rapallo, 19 giugno 1992.
RINGRAZIAMENTO
(c Beati quelli che s'adoperano
alla pace, perché essi saranno
chiamati figliuoli di Dio »
(Matteo 5 ; 9)
I nipoti di
Emma Pascal ved. Micol
esprimono viva riconoscenza a tutti
coloro che hanno offerto il loro aiuto
o in qualsiasi modo sono stati loro vivicino in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al
dott. Meli, al personale medico e inr
fermieristico dell’Ospedale di Pomaretto, alle signore Ilda e Liliana Tron,
Ersilia Ribet e alla famiglia Barai di
Ghiotti.
Chiotti Inferiori, 23 giugno 1992.
c< Io sono la resurrezione e la
vita; chi crede in me, anche se
muoia, vivrà »
(Giovanni 11: 25)
La Chiesa valdese di Trapani e Marsala partecipa al dolore di Antonino
Di Via e Maria Cusumano per la morte della mamma e suocera
Giuseppina Carpitella
Trapani, 24 giugno 1992.
RINGRAZIAMENTO
cc Oh Eterno, tu sei il mio
rifugio, la mia fortezza, il
mio Dio in cui mi confido »
(Salmo 11: 2)
Nel suo centotreesimo anno il Signore ha richiamato a sé la cara missionaria
Vittoria Spelta
Parenti ed amici la ricordano come
esempio di bontà, dì grande fede e riconoscenza.
Un grazie ai pastori, al direttore ed
al personale del Rifugio che l’hanno
assistita e le hanno voluto bene.
Luserna S. Giovanni, 28 giugno 1992.
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16
16 ecumenismo
3 luglio 1992
OTTO PER MILLE
950 miliardi
da ripartire
Tre chiese e lo stato italiano hanno chiesto
la firma ai cittadini - Come è andata nel ’90
Martedì 30 giugno è terminato il referendum fiscale sulla
destinazione dell’S per mille.
Nessuna novità quest’anno quanto alle modalità di assegnazione
e agli enti che ne possono percepire una quota parte, solo una
novità rilevante per i contribuenti. Cinque milioni di lavoratori
dipendenti che non hanno altri
redditi che quello da lavoro sono stati esentati dalla presentazione del modello 101. Che cosa
è successo? Come si sono comportati i lavoratori dipendenti
sull’8 per mille? Hanno inviato
lo stesso il mod. 101 con la loro
opzione o invece hanno deciso
di astenersi?
E’ troppo presto per dare una
risposta; le prime indicazioni si
avranno a settembre, dicono al
ministero delle Finanze. Tuttavia i sondaggi effettuati dalla
BOXA per incarico della Conferenza episcopale italiana (CEI)
ci permettono di prevedere che
almeno la metà dei lavoratori dipendenti con un solo reddito' non
invierà il modello 101 con la
scelta per T8 per mille.
Ciò favorirà ancora la Chiesa
cattolica che aumenterà la percentuale a suo favore.
La ripartizione
dei redditi del ’90
Finora lo stato ha fornito solo i dati relativi alla ripartizione
delT8 per mille relativi alla dichiarazione dei redditi del 1990.
In base a questi dati sono stati
29.241.755 i cittadini italiani che
hanno presentato agli uffici finanziari le loro dichiarazioni dei
redditi, di questi 16.591.627 (cioè
il 56,74%) hanno effettuato la
Scelta dell'8 p>er mille; 497.436
hanno commesso errori nella
scelta. Il calcolo della ripartizione è stato fatto su un totale di
contribuenti pari a 16.094.191.
Poiché 155.627 contribuenti hanno scelto le Chiese avventiste, ad
esse non andrà lo 0,96% (cioè
il numero percentuale di coloro
che li hanno scelti su coloro
che si sono espressi) dei 792 miliardi che costituiscono Tammontare dell’8 per mille del 1990
ma lo 0,53% (cioè 4 miliardi e
215 milioni) della stessa somma,
dovendosi calcolare la percentuale di assegnazione sull'intero numero dei contribuenti. Analogamente alle Assemblee di Dio,
Scelte da 93.168 contribuenti
(0,58% di coloro che si sono
espressi), andranno 2.523 milioni (pari allo 0,32% del totale dei
contribuenti).
Alla Chiesa cattolica, scelta da
12.256.595 contribuenti (il 76,15%
di coloro che si sono espressi e
il 41,91% del totale), le cose andranno diversamente; prenderà
604 miliardi e non 329.100 milioni che le spetterebbero se il calcolo dell’attribuzione fosse fatto
come per le altre chiese. 181 miliardi andranno infine allo stato (scelto da 3.588.800 contribuenti pari al 22,30% di coloro che
si sono espressi e al 12,27%
dei contribuenti).
Tutti questi soldi saranno versati alle Chiese avventiste e alle
Assemblee di Dio nel 1994, mentre alla Chiesa cattolica è già
stato versato un anticipo di 406
miliardi il mese di marzo del
'90, del '91 e del '92. Dal marzo
’93 l’anticipo sarà di 600 miliardi.
Il trattamento diversificato
della Chiesa cattolica deriva
dai diversi accordi raggiunti con
10 stato: il nuovo Concordato
prevede infatti che chi si astiene non conti per la ripartizione
dei fondi. Ciò ha consentito nel
1990 di assegnare alla Chiesa cattolica un premio di maggioranza
di 275 miliardi.
La riduzione del numero di
contribuenti avvantaggerà economicamente principalmente la
Chiesa cattolica. Di questo fatto
si rende conto la CEI, che con
11 responsabile del Servizio del
sostegno economico della chiesa
afferma: « Chi decide per l'astensionismo si rimette alle decisioni di chi le scelte le vuole iare ».
Dopo queste dichiarazioni è
scoppiata nuovamente la polernica. "Carta 89", un movimento
di credenti e di laici, giudica
queste affermazioni « una prevaricazione sulla volontà dei contribuenti che non intendono essere coinvolti in questa anomala
opzione tra stato e chiese».
Giorgio Gardiol
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INTERVISTA A MARC LENDERS
Quale Europa vogliamo?
Le chiese sono chiamate a collaborare alla concertazione che darà
vita all unione - I nazionalismi e i problemi dei paesi ex comunisti
Si è svolto recentemente ad
Agape un incontro pastorale regionale franco-italiano, sul tema
« Ruolo e responsabilità delle nostre chiese nella costruzione europea ». All’incontro era presente
anche il past. Marc Lenders, segretario della « Commissione ecumenica europea per chiesa e società » a Bruxelles. Gli abbiamo
rivolto alcune domande.
— Da più parti si parla del
trattato di Maastricht come dell’Europa dei mercanti. E’ esatto?
In tal caso, in che modo le chiese vedono la loro partecipazione
alla «ostruzione della nuova Europa?
— E' vero che, con il trattato
di Maastricht, l’Europa viene
sottoposta ad im regime monetario molto rigido, in virtù del
dogma secondo il quale la stabilità monetaria e la lotta contro
r inflazione sono indispensabili
per mantenere a galla un’economia di mercato. D'altra parte,
però, il processo della costruzione europea ha smosso tutta una
serie di altre questioni che non
è più possibile ignorare oggi.
Per esempio, ci si rende conto
che l’integrazione del mercato
europeo comporta dei costi sociali e ambientali estremamente
importanti, sottovalutati in partenza. Recentemente, uno dei collaboratori di Jacques Delors, presente all'assemblea generale della nostra Commissione, si chiedeva se i valori che sono alla base di questo modello economico
corrispondono ancora ai valori
che sentiamo emergere nella nostra società. Egli si rivolgeva alle
chiese, chiedendoci; condividete
questa impressione? Potete dirci
quali sono questi nuovi valori
che stanno emergendo?
Jacques Delors, del resto, dice esplicitamente che "il metodo
Jean Monnet", quello cioè di
creare l'integrazione economica
per favorire l'interdipendenza
tra i popoli, è giunto al suo limite. Non si può procedere oltre
senza affrontare la questione del
senso della costruzione europea.
Attualmente, infatti, la CEE è
circondata da organizzazioni che
hanno come obiettivo primario
quello di difendere i loro interessi particolari. E' quindi cosciente del fatto che ha bisogno
di allargare il proprio orizzonte.
La questione, per noi, è di sapere
fino a che punto le chiese sono
pronte ad entrare in questa concertazione, senza aspettare che
le decisioni vengano prese per
poi, eventualmente, contestarle
come è successo finora.
Chiese e economia
di mercato
— A questo proposito si pone
il problema dell’ex Europa dell’Est. All’Assemblea protestante
europea di Budapest si è avuta
la netta impressione di una mancanza di critica nei confronti
dell’economia di mercato, anche
da parte delle chiese. Questo non
complica ulteriormente le cose?
— S?, le complica enormemente. Per questo, insieme alla
KEK, speriamo dopo l’Assemblea di Praga di poter fare appelio a persone delle chiese dell’Est per avere con loro un dialogo su questa questione. Certo,
le reazioni attuali sono anche
comprensibili, dopo il crollo di
un sistema che fa apparire il
modello occidentale come vincente. Ma tra il modello thatcheriano, ad esempio, e quello di
altri paesi europei occidentali, vi
è una notevole differenza. Occorre dunque fare, insieme ad
esperti delle chiese dell’Est, una
analisi più sfumata.
Il pastore Marc Lenders.
— Pensi che le chiese protestanti abbiano un contributo
specifico da portare aUa costruzione europea?
— Credo che, fin dall’inizio, il
processo della costruzione europea ha avuto una dimensione
etica. Oggi ci si dimentica troppo facilmente che, in principio,
l’idea europea è nata dalla volontà di riconciliazione tra i popoli europei. Cosa sarebbe la situazione dell’Europa occidentale
oggi senza la Comunità europea?
C’è un elemento di stabilità che
non si può ignorare. Ma l’Europa odierna si trova di fronte ad
un fenomeno nuovo, quello dell’internazionalizzazione dell’economia.
L’epoca del mercantilismo è
definitivamente chiusa. Ora si
tratta di creare strutture capaci
di controllare lo sviluppo di questo fenomeno. Per ora può sembrare utopico, ma stiamo andando verso un governo mondiale. In questo senso, credo che
le chiese protestanti che, paradossalmente, si sono costruite
attorno alla nozione di nazione,
siano più aperte, più flessibili,
rispetto a strutture che, per rispondere alle nuove sfide che si
presentano, sono chiamate ad
evolversi.
Culturalmente il protestantesimo è l’erede del Rinascimento
e deirilluminismo, quindi è più
a suo agio in questa realtà. Il discorso ufficiale della Chiesa cattolica, invece, sembra sospettare l’Europa di rappresentare un
freno per uscire dalla secolarizzazione e per ricristianizzare
l’intera Europa. Per questo, il
cattolicesimo ha dato un appoggio esplicito a quelle chiese dei
paesi dell’Est che, in situazioni
difficili, hanno saputo resistere e
che ora dovrebbero in qualche
modo farsi promotrici di un’Europa che sarebbe altra rispetto
a Questa Europa tecnocratica e
commerciale. Ma credo che sarebbe sbagliato ridurre la Comunità europea a questa immagine,
di essere cioè soltanto un « mercato comune ». C’è molto di più.
— L’esplosione dei nazionalismi alia quale stiamo assistendo
è compatibile con una visione
unitaria dell’Europa come « casa comune »?
— E’ vero che questo fenomeno dei nazionalismi in Europa
centrale e dell’Est appare come
un fenomeno divergente rispetto
al tentativo di costruire un’Europa unita. Anche in Europa occidentale si manifesta il bisogno
di un’identità più ravvicinata,
limitato per ora al fenomeno dei
regionalismi. In un mondo in cui
tutto sembra appiattito e omologato, vi è il bisogno di riscoprire
le proprie radici. Di questo occorrerà tener conto. Ma il più
importante nell’immediato, soprattutto a livello delle chiese, è
di predisporre delle strutture
che siano promotrici di una
maggiore giustizia nelle relazioni
tra i popoli, tra i continenti, ed
è qui che la questione deil’internazionalizzazione selvaggia dell’economia diventa primordiale.
Allargare subito l’Europa ai paesi dell’Est può anche voler dire
ristabilire il vecchio sistema del
li’oero scambio e svuotare di significato le regole comunitarie
che l’Europa occidentale si è data. In questo caso, ancora una
volta, sarebbe l’economia ad
avere l’ultima parola.
L’Europa di domani sarà
laica o no?
— Io constato che anche il fenomeno del fondamentalismo è
un fenomeno mondiale. L’integrismo può essere visto come
l’unica possibilità di opporsi al
modello dominante. In Europa,
il fondamentalismo ha la sua
origine nel timore di fronte al futuro, in un sentimento di insicurezza. In fin dei conti, è la manifestazione di un rifiuto della
modernità nata con il Rinascimento e con l’Illuminismo. Io
credo che occorra cercare di superare dall’intemo la crisi che è
nata in seno alla modernità e
non tentare di costruire qualcosa accanto ad essa. Fondamentalismo e nazionalismo sono, in
fondo, due modi disperati di far
rivivere un’Europa che non c’è
più. Ma il problema vero è: come trasformare dall’interno questo modeilo, senza riproporre
modelli superati, premoderni. Le
chiese protestanti sono probabilmente meglio attrezzate per rispondere a questa sfida.
— Recentemente è stata creata
una nuova organizzazione europea, chiamata « Eurodiakonia ».
Non vi è il rischio, per le chiese,
di diventare le « crocerossine »
dell’Europa?
— Il rischio c’è effettivamente,
soprattutto se ci si limita a chiedere fondi per progetti diaconali
rivolti agli inevitabili esclusi dal
sistema competitivo che si sta
costruendo. Le chiese non devono cadere in questa trappola. Devono invece essere presenti nei
momenti di elaborazione delle
politiche comunitarie. La diaconia deve anche essere « politica »,
non solo pratica. Il rischio, se
no, è di andare verso una separazione tra le chiese da un lato
e i servizi diaconali dall’altro,
contrapponendo il linguaggio
« retorico » delle une al linguaggio « pratico » degli altri. Il che
sarebbe deleterio per la testimonianza comune delle chiese.
Intervista a cura di
Jean-Jacques Peyronel
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