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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PKRXXO D<ASü>OCI.4'/,IO:^¡e
[A domieiiio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, <> 5,20
AJiSEjovTic Si iv iya/Tiji
Senaendo la verità nella carità
Efes. IV. Ì5.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N ' IS, piano 3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Llliraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo /ranco alla Direzione.
La Buoceistoiie apoflolica li —Mìsmouì evangeìiche nella Cina. —Stampa cleri«ale. — Parché B«ma proÀlMsce la Bibbia. Tolleranza religioia. — Abuso della
parola ài Dìo, — Notixie Religioie: Francia — Inghilterra — Austria — America —
Indie Orientali— Transilvaaia —Svizzera — Cronachetta politica.
lA SUCCESSIONE APOSTOLICA
-
li.
Colui che si diceva successore di
B. Pietro era giunto nel quinto secolo
ad un alto grado di potenza e dì ric«:hez2a; per cui nulla era trascuralo
per giungere al possesso di una lale
dignità.
Morto papa Anastasio 11 nel 498
il clero e popolo si raunò per eleggere
un successore di s. Pietro: gli elettori si divisero, e due furono gli eletti,
Lorenzo e Simmaco: i partiti ven
nero alle mani e il sangue romano si
sparse in larga copia per decidere se
Lorenzo o Simmaco fosse il successore di 5. Pietro. Stanchi al fine di
combattere, i due papi si decisero di
andare a Ravenna ove siedeva Teodorico re de’ Goti ariano, e rimettere
al barbaro la cura di decidere quale
di loro due fosse il successore di s,
Pietro. Teodorico da abile politico
non volle mescolarsi nella questione
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clericale, e pronunciò che quello fosse
rioonoeciulo per legittimo vescovo di
Roma che avesse avuto un numero
maggiore di voti, e che fosse stato
eletto per il primo. Ambedue i partiti,
dice il cardinal Baronie, avendo alla
testa uomini potenti, si disputavano
la legittimità: il patrizio Feslo con
molti senatori sostenevano il parlilo
di Lorenzo; mentre Fausto uomo consolare ed allri senatori tenevano per
Simmaco. Allora la guerra si riaccese
più fieramente, dicono Paolo diacono
ed Anastasio il bibliotecario, ed un
gran numero di preti, diaconi e laici
furono uccisi nella mischia, e ciascuno
dei pretendenti dichiarava santi e martiri coloro che morivano per sostenere
il loro partito, e dannati quelli che
morivano per il partito opposto. In
quella guerra, dicono gli stessi storici,
si commisero da una parte e dall’altra atrocità da canibali: le vergini
consecrate a Dio furono sovente esposte interamente nude agli sguardi del
popolo, e battute con verghe. Tre
anni durò una guerra così vergognosa,
fino a che Teodorico stanco di tante
iniquità, fe’ raunare un concilio, il
quale pronunciò a favore di Simmaco.
Intanto il cardinal Baronie osserva
che Pascasio diacono della chiesa romana, il pili dotto ed il più santo dei
suoi tempi si tenne fedele a Lorenzo
e lo riconobbe per papa legìttimo.
Ma non passarono trent’anni che
un altro anello della catena apostolica
spezzosi dopo la morte di papa Felice IV. Nello stesso tempo, dice
Platina, il clero e popolo diviso in due,
elesse e consacrò papa Bonifacio eDioscoro. Si ebbe ricorso al solito espediente per riconoscere quale dei due
pretendenti fosse il legiltimo successore di s. Pietro; si presero cioè le
armi, ed il sangue correva a ruscelli.
Dopo 28 giorni di coinbaltimento la
morte venne a colpire bene a proposito Dioscoro, il quale lasciò ii campo libero al suo competitore Bonifacio
che si chiamò secondo di questo
nome, e fu dichiarato legittimo successore di s. Pietro, e profittando
della sua infallibilità dichiarò antipapa
Dioscoro, e lo condannò come tale;
ma Dioscoro fu poscia assoluto da un
altro infallibile, da papa Agapito.
Saremmo forse insolenti se domandassimo ai difensori della successione
apostolica, quali di questi papi era il
vero successore di s. Pietro?
Sei anni dopo un tale scisma, dice
Platina che fu eletto ed ordinato vescovo di Roma Siiverio, e ciò per ordine espresso di Deodato re de’ Goti.
Gli autori contemporanei asseriscono
che Siiverio comprò a prezzo d’oro il
papato dal barbaro ariano, il quale,
come dicono Platina ed Anastasio,
aveva minacciato di far morire tutti
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coloro chc non avessero riconosciuto
il suo elello per successore legitlimo
di s. Pietro. 11 celebre Bellisario, generale delle armate dell’ imperatore
Giustiniano, aveva ripresa Roma ai
Goti. Siiverio fu condannato all’esilio
e deposlo dal vincitore, siccome convinto di simonia e di tradimento,
avendo tentalo di vendere Roma ai
barbari. Vigilio fu allora eletto papa
e dichiarato legitlimo successore di
s. Pietroj e per lo spazio di tre anni
vivevano contemporaneamente due
pretesi successori di s. Pietro, uno
eletto dai Goti, l’altro da Bellisario.
Chi di questi due era il vero successore di s. Pietro? La Chiesa romana
li riconosce nel suo catalogo ambidue per legittimi; anzi, se ben ci rammentiamo, ha fallo un santo dell’amico dei Goti, del simoniaco Siiverio.
Morto papa Paolo I nel 757, fu
elello vescovo di Roma, sulla domanda di Desiderio re dei Longobardi,
Costantino fratello del duca di Nepi:
la elezione passò tranquillamente, ed
il vescovo di Palestrina consacrò,
come di diritto, il nuovo papa. Il popolo romano però odiava Costantino a cagione di suo fratello, e dopo
un anno il popolo si ribellò, e con
alcuni preti alla lesta elesse papa, in
luogo di Costantino, un lai Filippo,
di cui la storia non ci conserva che
il nome. Ma Costantino fu ancora assai potente per raunare un concilio,
che dichiarò Costantino papa legittimo , e depose Filippo. I Romani
non contenti della decisione del concilio, presero l’espediente di cacciare
i due pretendenti, e ne elessero un
terzo che prese il nome di Stefano III.
E questa fu la prima volla che Roma
vide insieme Ire papi disputarsi la successione di s. Pietro. La guerra scoppiò
fra i tre santissimi: il partito di Filippo
fu subito disperso, ed egli fuggì, nè si
seppe pili nuova di lui; il partito di Stefano prevalse: Costantino fu fatto prigioniero, e dopo molti strapazzi, il santissimo suo competitore gli fe’ cavare
gli occhi. Allora Stefano raunò dodici vescovi francesi, e pochi italiani
del suo partito a concilio per giudicare il vinto Costantino. Trascinalo
l’infelice sanlissimo avanti il santissimo vincitore, vedendosi cieco e moribondo, pensò essere meglio finire
tranquillamente i suoi giorni: si confessò colpevole, e domandò grazia.
La vista di un infelice che dal pii!i
alto del fasto umano è ridotto alla
condizione la piìi umiliante avrebbe
mo.‘<si i cuori i più barbari, se quei
cuori non fossero stali in pello 4ipreli. I padri di queU’orrendo concilio
si scagliarono siccome lupi sull’infelice Costantino, e dopo averlo ricolmo
d’ingiurie, a forza di colpi lo getta-
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rono fuori del recinto ove il coDcilio
era raunalo.
L’atto della più crudele barbarie
fu seguito da una scena delia più raffinala gesuitica ipocrisia. Il santissimo
Stefano con i suoi satelliti, i pochi
vescovi italiani, si prostrarono innanzi ai vescovi francesi, e spargendo
torrenti di lacrime e percuotendosi il
petto si accusavano del gran delitto
di aver ricevuta l’eucaristia dalle mani
di Costanlino. I vescovi francesi con
tutta gravitù pronunciarono l’assoluzione sopra Stefano e sopra i suoi
vescovi; e da quel momento Costantino e Filippo cessarono di essere successori di s. Pietro, e Stefano III divenne il santissimo legitlimo.
L’ordine dei tempi ci condurrebbe
a parlare della troppo celebre papessa Giovanna; ma siccome la esistenza di codesta papessa è messa in
dubbio da molti autori, noi non vogliamo profittare di un fatto che per
molti è dubbioso, onde dimostrare
che la successione apostolica dei papi,
se mai vi fu, fu interrotta, e perciò
più non esiste. Noi continueremo a
dimostrarlo con fatli ammessi anche
dagli istorici devoti alla S. Sede.
MISSIOM EVANGELICHE
nella Cina.
11 Chinese Reposiiory, giornale inglese che si pubblica a Hong-Kong dà
dei preziosi dettagli sulle mi.ssioni
evangeliche nella Cina ; dettagli che
noi crediamo dover comunicare ai
nostri lettori, affinchè apprezzino le
calunnie che i giornali clericali scagliano contro le missioni evangeliche.
Nel 1807 il celebre missionaria
Morrisson giunse nel vasto impero cinese mandato dalla Socielà inglesedelie missioni. Da quel tempo sono
stali impiegali alla predicazione del
Vangelo 150 missionari: di questi tre
sono stali massacrali dagli indigeni ì
22 sono morti di morte naturale, la
più parte per non potersi assuefare ai
clima, 0 per fatiche eccessive: 4S
sono siati obbligali a ritirarsi a cagione della deteriorala salute che IP
rendeva inetti al travaglio ; in conseguenza restano all’opera 77 missionari evangelici, dei quali 44 sonoamericani, 23 inglesi, e dieci appartengono a diversi paesi del Continente'
europeo. Sono siati altresì inviati 19^
medici e 4 tipografi.
Diecisette Socielà di missioni evaageliche si occupano della Cina, fra le'
quali la benemerita Società delle missioni di Basilea. Questa veramente'
cristiana Società inviò nel 1847 due'
dei suoi più zelanti discepoli llamberg
e Lechler; il primo dei quali si stabili nell’isola di Hong-Kong ; un nu<
merosjssimo uditorio fa corona alle
5
sue evangeliche predicazioni, e nel
corso dell’anno passalo ballezzò 28
persone, il zelante missionario si occupa ancora deiristruzione di quelli
fra i convertili che gli sembrano i pi(i
zelanti per farne degli evangelisti.
Sei sono fino ad ora le missioni
evangeliche nella Cina; la missione di
Canton fondata nel 1808, ove sono
9 missionari ; la missione di HongKong fondala nel 1840, ove lavorano
10 missionari ; otto missionari sono
nella missione di Amoy fondata nel
1848 ; undici sono nella missione
di Fou-chan-fouh fondala nel 1847;
in quella di Ningpo fondata nel
1847 vi sono 14 missionari, e la signora Aldersey, la quale si consacra interamente alla educazione civile e religiosa delle fanciulle cinesi.
La missione di Schanghai fondala
nello stesso anno ha preso uno sviluppo assai più rapido delle allre:
4 missionari colle loro mogli si applicano in tutte le maniere, e con
grandissimo fruito a spargere il Vangelo in quelle contrade, ed oltre ciò,
4 islitulrici sono impiegate alla educazione delle piccole cinesi.
Ma cosa sono 77 missionari per un
paese di 360 milioni di abitanti viventi nella più stupida idolatria,
schiavi degli islinli i più grossolani,
ed allontanati dal Vangelo per le leggi
severissime del paese i* La messe è*
grande e gli operai son pochi ; preghiamo dunque il Signore acciò mandi
operai nella sua riccolta (Lue. x.).
Non oslante però il piccolo numero
dei missionari, e gli ostacoli immensi
che si oppongono ai progressi del
Vangelo, Dio spande abhondanlemente le sue benedizioni sui loro travagli. Ed allìnchè i nostri leltori possano formarsi una qualche idea dei
missionari evangelici nella Cina, entreremo in qualche brevissimo dettaglio.
Nel 1807 quando più grandi erano
le difficollà per predicare nella Cina
il Vangelo puro e scevro d’ogui idolatria, alla ijuale i Cinesi sono allaccali più di qualunque altra popolazione, fu allora che il zelante missionario evangelico Roberto Morrisson
corse ad affrontare coraggioso il pericolo, e quanto più grandi erano gli
ostacoli, lanto maggiore si mostrava
il suo zelo. Convinto che la forza del
Signore si compie nella debolezza dei
ministri di Dio, e che Dio sceglie le
cose deboli del mondo per confondere
le forti, il servo di Dio, anziché scoraggiarsi acquistò nella sua fede quel
coraggio cristiano che non fugge al
pericolo, siccome il mercenario; e non
si espone temerariamente come il fanatico avido della gloria di un martirio, che è il più delle volte frutto di
una impertinente iinprudeiiia piutto-
6
stochè di uno zelo veramente cristiano. Morrisson affronta solo tutti i
perigli, e in mezzo ad im immenso
popolo idolatra sì pone coraggioso ad
annunziare la buona novella di pace
e di amore. Armalo di cristiana prudenza indossa il costumo nazionale,
Inaiiia crescersi le ugne e i capelli, e
cerca in tutto e par tutto di uniformarsi alla loro maniera di vivere. A
forza di prudenza e di perseveranza
giunse a fare cose grandissime nello
spazio di 27 «uni che durò la sua
missione, nel qual tempo dovè lottare
•
e vincere ostacoli immensi.
La prima cura di un missionario
evangelico è quella di dare la parola
di Dio ai catecumeni; ma come dare
la Bibbia nei tanto dilTìcili e svariali
dialetti cinesi? Morisson si mise tosto
all’opera, e nel 1819 potè pubblicare
la sua traduzione della Bibbia in varii
dialetti cinesi, ed un gran dizionario
in Ire grossi volumi per uso dei missionari : molti trattati e giornali per
la istruzione del popolo furono da lui
pubblicali; gl’infelici e specialmente i
ciechi tanto numerosi in quei paesi
trovavano ricovero presso il ministro
del Signore ; un ospedale fu da lui
fondato per raccorre i tapini. L’educazione della gioventù non fu da lui
trascurata; un istituto per raccorre
ed educare i giovani d’ambo i sessi
dovè la sua prima fondazione allo zelo
istancabile di Morrisson. In mezzo a
tante cure non trascurava la sua principale di annunziare ogni giorno il
Vangelo. Nel 1834 lasciò questa terra
e se ne volò nel riposo del suo Signore. Ma prima di morire ebbe la
dolce consolazione di vedere il suo
figlio ed altri missionari evangelici entrare coraggiosamente nel campo che
egli aveva aperto ai travagli evangelici.
Ebbe a successore nello zelo e nelle
fatiche apostoliche il celebre missionario GutzlafT, il quale essendo abilissimo medico e zelantissimo predicatore seppe superare mollissime diiBcollà per la propagazione del Vangelo.
Egli faceva frequentissime escursioni
missionarie e dappertutto ¡predicava :
come medico visitava 1 malati ed oltre
la guarigione corporale, era ben sovente occasione dì dar loro la guarigione spirituale per mezzo della parola di riconciliazione. Egli travagliava colle sue mani siccome Paolo,
ed insegnava agli indigeni utili mestieri, e distribuiva i santi libri e trattali religiosi in gran numero a coloro
che avessero sapulo leggerli. Stabili e
diresse a Hong-Kong una Società cinese di missioni destinala a formare
predicatori indigeni, e ne ha formati
eccellenti missionari. GutzlalT morì
nel 18Sl,e la sua perdita è stata
immensa per la missione evangelica
* nella Cina.
7
Dio però continua a moltiplicare le
sue tentidiiioni sulla missione evangelica nella Cina, ed un ridente avvenire si prepara per il Vangelo in
quelle vaste regioni. Le disposizioni
della corte cinese non sono più ostili
al Vangelo : i trattati (1842 e 1845)
conclusi fra gli Inglesi ed Americani
da una parte, e l’imperatore della
Cina daH’aUra, incominciano a portare i loro frutti per la liberlà religiosa.
Sia è da osservare che le potenze
che lian reclamala ed hanno ottenuta
la liberlà religiosa alla Cina sono potenze protestanti, e che non hanno
reclamata la liberlà religiosa per la
sola loro comunione, ma per ogni
comunione cristiana. Dio benedica
sempre più gli sforzi dei nostri fra*
telli evangelici per illuminare colla
luce del Vangelo quelle vaste regioni
che giacciono ancora nelle tenebre e
nelle ombre della morte.
STAMPA CLFJUCALR.
Il Callolicone\ suo numero 1076 è nelle furie coniro la Buona Novella peroliè
questa (notale ardire sacrilego!) si è presa la libertà di ammonire i rev. compilatoli, ehe la Parola di Dio va trattata con
riverenza, e che cun essa non si scherza.
Noi non pus-siamo inmiafjinare che un
uomo onesto, <|uali sieno le sue opinioni
religiose, possa leggere quell’ articolo
senza essere gravemente scandalizzato ,
tali e tante sono le ingiurie di cui ù ripieuo, che il più sfacciato piazzaiuolo
ne avrehlw vergogna. Se tali sono le armi che i rev. compilatori del Cattolico
adoperano contro di noi, non aspettino
giaunnai risposta ; imperciocché noi conosciamo troppo la nostra dignità e come uomini, e molto più come cristiani
[K'r non abbassarci nella fetida cloaca di
simili contumelie.
ij'Armonia poi prende per combatterci
un’ altra .via tutta opposta a quella del
suo confratello ; ossa fa in tre lunghi articoli nn indirizzo ai valdesi, e parla il
linguaggio che si conviene agli onesti :
perciò, noi non esitiamo punto a rispondere all’indirizzo deH’^rmonia.
Ed in primo luogo ¡’Armonia pretende
chc i valdesi sieuo divenuti calvinisti, e
ciò sull’autorità dei sig. Bert. Noi noa
ahliianio avuto nò il tempo, nè la volontà
di riscontrare la citazione dell’opera del
sig. Bert, per la semplicissima ragione
che quand’anche il sig. Bert fosse nei
sentimenti che gli presta i'Armunia, locchè non crediamo, noi diremmo che il
sig. Bert, sebbene sia un pastore rispctlahdissimo della chiesa valdese, non è perciò l’organo della intiera chiesa iu guisa
che le sue particolari opinioni storiche
debbano essere scambiate in tante verità
infallibili, nelle quali l’intera chiesa convenga; noi diremmo cbe il sig. Bert non
pretende alla infallibilità, ed in conseguenza potrebbe senza alcun inconveniente avere errato in un fatto puramente
istorico. Chedireblie i Armonia della nostra logicii, se uur dicessimo, papa Liberio è stato manifestamente eretico ariano, ed ba iuseguato l’ariauesiuio, e ciò
8
non ostante è papa e santo ; dunque la
chiesa caltolica è ariana? Se dicessimo
papa Onorio è stato piihlìlicamenle eretico monotclita, ha insegnata l’eresia, e
come tuie è stato condannato dal conci
lio VI universale ; dunque la chiesa cattolica è monotelita ? Eppure Liborio, 0norio e tanti allri papi caduti in errori
sono tenuti dalla chiesa AeW Armonia per
capi di essa, per infallibili, per vicarii di
G. C. Se dunque il sig. Bert ha detto
quello che l’/lrmoiuo gli fa dire, egli
stesso se lo crederà opportuno risponderà ; per noi ci basta dire che quand’anche fosse tale l’espressione del sig. Bert,
sarebbe sempre una sua particolare opinione, non già l'espressione della chiesa
valdese.
Gettato cosi a terra il fondamento sul
(juale poggia tutto l’indirizzo deiriirmonia, cioè una pretesa asserzione del s'g.
Bert, cade necessariamente l’indirizzo
stesso. Noi abbiamo stupito nel leggere
VArmonia che vuole farci credere che
non è articolo di fede nella nostra società la dottrina doli’ eterna divinità dell’adorabile Salvatore Nostro Gesù Cristo
vero Dio e vero umno, e la dottrina della
plenaria ispirazione delle divine Scritture. Cosa abbiamo che fare noi valdesi
cogli errori del sig. Schérer e di altri
ministri di Ginevra, di Francia, di Germania ? Sono eglino valdesi? Sono nostri infallibili maestri, come lo è il papa
fra di voi? E poi la dottrina di una chiesa non deve prendersi dalle espressioni
di lino o più individui, ma dalla professione di fede ufficiale. L'Armonia dice
che le chiese nazionali di Ginevra e di
Francia non hanno più professione di fede ufficiale. Sia pure, ma noi non appar
teniamo a quelle chiese; la nostra chiesa
valdese ha la sua professione di fede ufficiale, e se \'Armonia vuole consultarla
noi la pubblicammo nel nostro n" 34 anno I pag. 321 : e nella nostra professione
di fede i due articoli, che siamo calunniati di non credere, sono espressi cosi
chiaramente che nulla può desiderarsi di
più chiaro. Che vi sieno pure fra i protestanti degli spiriti traviati, che non ammettano le verità fondamentali della religione ; che vi sia pur se si vuole una o
più chiese infedeli, come la chiesa valdese sarà chiamata, solidaria degli errori
altrui ?
Crediamo superfluo rispondere a quanto r.IrnionjVi dice per impugnare l’origine apostolica della nostra chiesa: ne
abbiamo già parlato a lungo nel nostro
giornale; ma se r^rmonia desiderasse
schiarimenti maggiori, noi la consigliamo
a consultare l’eccellente istoria dei vaidesi del sig. Monastier.
L’armonia nel suo numero 40 (b aprile), ci avverte che essa non dorme : ed
infatti noi ci avvediamo che essa è svegliata per due ragioni, i ' Perchè essa ritorna all’antica sua arma, che dormendo
aveva lasciata, alle ingiurie; 2" Perchè
essa vegliando disdice quello che aveva
detto dormendo.
Essa aveva promesso di provare nel suo
n’ 34 queste due tesi: ■< '1° Che la divinità di Gesù Cristo, base e fondamento del
cristianesimo, più non è articolo -di fede
nella l’osiro società; 2" Che tra voi la sacra Scrittura none più libro divinamente
ispirato, e perciò non è più Parola di
Dio. » Ma allora r^irmonio dormiva ; oggi
che è desta dice che essa non ha mai inteso parlare dei valdesi, ma di motti pa-
9
Sion, dottori e ministri protestanti. Ma
allora perchè, signora Armonia, avete indirizzati quei tre lunghi sdolcinati articoli ai valdesi se non (»arlavate a loro ?
Perchè nou li avete indirizzati a coloro
di cui ed a cui intendete parlare?
Si fa forte poi l'^nnoiita dicendo che
il sig. Pastore Bert avrebbe dovuto risjwndere o tielle nostre colonne a comunque alle accuse che essa ha scagliate contro di lui. Ma quante volte dobbiamo dirvelo che, sebbene noi stimiamo moltissimo il sig. Pastore Bert, ciononostante
egli non ha nulla che fare colla direzione
della fíuona Novella? Se egli non si degna rispondere ai vostri insulti ne avrà,
nc siam certi, le sue ottime ragioni, e
quando, e se lo crederà a proposito vi
renderà, siatene certi, pan per focaccia.
La Buona Novella poi non ha respinto
le taccie inflitte daH'.-lii/ionia di non credere alli divinità eterna di Gesù Crislo
ed alla ispirazione della Bibbia da colora
che le meritano, perchè la Buona Novella
non è chiamata a fare l'apologia delle altrui credenze ; e perchè essa e la intera
Chiesa Valdese detesta assai più di ipicl
lo chc possa detestarle l'.4rmonia e la
sua Chiesa quelle dottrine che tendessero
ad alterare anche per poco le dottrine
fondamenudi del cristianesimo, fra le
quali le principali sono la intera e completa ispirazione della Bibbia, e l'eterna
ed assoluta divinità dell’adorabile Nostro Salvatore Gesù Cristo vero Dio e vero
uomo.
PlillCllÈ imw l’IlOlBlSCE
che Roma proibisca la iullura della
Bibbiii è un futlu che neppure il più
sfaccialo gesuita potrebbe negarlo; ma
la vera ragione di una lale proibizione
non è siala mai voluta confessare dal
partilo clericale. Un vecchio documento capilaloci nelle mani ci melle
in grado di fornire ai nostri letlori
una preziosa confessione della corte
romana.
Papa Giulio III nel 1553, non sapeva pit'i quali ostacoli opporre ai rapidi progressi della riforma; sentiva
vacillarsi >1 triregno sul capo, e volle
accorrere al rimedio. Fe’ raunare a
Bologna alcuni fra i più furbi vescovi
e prelati curiali, ai quali commise la
cura di consultare e proporre que’ rimo.dii che avessero creduti opportuni
onde rassodare la vacillante potenza
di Roma, ed impedire i progressi della
riforma. Ognuno può facilmenle immaginare quali savi consigli sapessero
dare ad un tanto pai>a quei prelati;
noi tradurremo fedelmente dal latino
l’ultimo di codesti consigli.
« Finalmente (fra lulti i consigli
che noi possiamo dare a V. Bealitudine abbiamo lascialo per ullimo il
più necessario) qui debbono bene aprirsi gli occhi, ed in queslo porre
tutte le forze, cioè che, per quanto si
polrà, non si permeila mai la lettura
del Vangelo (siwcialmenle in lingua
volgare) in tutti quei paesi che sono
sollo la giurisdizione di V. Sanlilà.
Basii quel pochissimo che si suol leg-
10
gcrt! nella Messo,; nè più di quello sia
permesso di leggere a chicchessia.
« Fino a che gli uomini furono contenti di quel poco, le tue cose ed i
tuoi insegnainenli prosperarono; ma
quando si volle leggere di più I tuoi
interessi incominciarono a decadere.
Quel libro iusomma è quello die più
di ogui allro lia suscitato contro di
noi quelle tempeste e quel turbini dai
quali siamo stali quasi subissali. Ed
in falli se vi sia chi diligenlemenle lo
esamini, e faccia quindi confronto con
quel che si fa nelle nostre chiese, si
avvedrà tosto della grandissima discordanza che esiste, e vedrà la nosira
dollrina molle volle diversa, e spesso
ancora a quella contraria ; lo che se
sarà compreso dai laici, essi non cesseranno di reclamare contro di noi
fino a tanto che non abbiano il tutto
divulgato, e ci abbiano resi l'odio di
tulli. Per la qual cosa assolutumenle
si debbono occultare quelle poche carte
(il Vangelo), ma con cautela per non
eccitare tumulti ! ! »
Se queste cose le dicessero i protestanti si griderebbe alla calunnia, ma
sono vescovi e prelati consultali dal
papa che le hanno dette al papa. Roma
dunque confessa che essa odia il Vangelo perchè trova in esso la sua condanna; perchè se il Vangelo fosse letto
la fazione avrebbe cessato dal dominare. La confessione è preziosa. .
TOLLf:ll;\^ZA RELIGIOSA
Nel 1S83 fu imprigionato in Polonia un
tipografo per avere puliblicate opere contro la religione cattolica. Era allora re di
Polonia ii celebre Stefano Datori, cattolico zelantissimo e protettore dei Gesuiti
ch’egli aveva introdotti nella Transilvania,
ed avea fallo quanto avea potuto acciò
l’eiiucazioue della gioventù fosse confidala unicamente ai reverendi padri. Stefano Datori però era uomo di alta intelligenza e di un profondo senno politico.
Pregalo da persona influente a favore dell’imprigionalo tipografo, diede la risposta
che noi traduciamo letleralmenle, e che
vorremmo cbe fosse considerata da coloro
a cui appartiene di tutelare la più preziosa di tulle le libertà, la liberlà di coscienza.
(' Per quello che mi riguarda, diceva
il re, se fosse possibile che non esistesse
che la sola rcligioue cattolica, io ne chiamo Dio in testimonio, affretterei il momento che tal cosa potesse accadere con
tutli i voti del mio cuore , e se fosse necessario anebe collo spargimento del mio
sangue. Ma siccome per la malvagità dei
tempi ciò non sarebbe possibile seuza
ohe Dio operi egli stesso un tal cangiamento, io credo che dobbiamo guardarci
bene da! propagare la religione per mezzo
delle persecuzione e del sangue. E sebbene io non avessi giurato di mantenere
la liberlà di coscienza, i soli lumi della
ragione umana, le leggi costitutive della
repubblica, e l’esempio della Francia
(divisa allora per la sua intolleranza religiosa ) mi avrebbero chiaramente dimostrata la necessità e la giuslizia di questa
lolleranza. Quindi importa molto che non
11
si facciano nascere, fra di voi f dissidenti )
limori d’inlolleranza che possano lurltare
gli spiriti. Quello che lu hai detto, che
cioè nessuno ha il diritto di costringere
le coscienze, noi l'abbiamo continuamente
presente, e lo crediamo sinceramente».
Dopo ciò ordinò che il tipografo fosse
messo in libertà.
ARL'SO DKLLA PAROLA DI DIO.
Il O’alto/ìco nel suo numero di martedì,
fra le altre calunnie alla nosira direzione
aggiunge quella le mille volte confutata,
che noi cioè mentiamo ed adulteriamo
sacrik'jamenle per empio proposiio la Parola di Dio. Nello stesso giorno, S aprile, nel (juale il Cattulico pubblicava tali
cose, ì'Éco della provincia Iriense pubblicava il fatto seguente, che dimostra
se noi evangelici, ovvero i rev. preti cattolici sieno quelli cbe tnentiscono ed
adulterano sacrilegamente la Parola di
Dio.
Nella Diocesi di Tortona, parrochia di
Caneto, il parroco ha distribuito nella
comunione pasquale il seguente biglietto
ai suoi parrocbiani = 1853. La terra é
infetta dai suoi abitatori.,,, questi hanno
trasgredite le leggi.... per questo la vendemmia è in lutto, e la vite è inferma.
Comunione pasquale nella chiesa parrocbiale di Caneto. Prevosto Giuseppe Frasebini. Tipografìa Fusi. =11 passo (|ui
riportato è tolto dal cap. XXIV d’Isaia
3 - 7, ed il sig. Prevosto immemore dell'uso della sua chiesa di citare sempre i
pa.ssi biblici in latino acciò non sieno
compresi dal popolo, questa volta usa la
generosità di citare il passo in italiano.
Suo scopo era di far credere ai suoi par
rocchiani che il crittogama è st.nto predetto dal profeta Isaia sul Piemonte per
le sue istituzioni liberali; e per raggiungere un tale scopo menzognero non ha
orrore il rev. Parroco di Cnneto di alterare, di troncare, dì falsificare la s. I»a
rola di Dio.
Cì vien riferito da persona degna di
fede cbe un altro parroco nell'Astigiano
sparge fra' suoi parrocchiani, che la cagione della malattia delle uve sono le
strade ferrate: il fumo del carbou fossile,
egli dice, si attacca alla vile e vi produce
la malattia. Quindi facendo ponqta di erudizione ¡storica dice chc ai tempi degli
antichi Romani vi erano già le strade ferrate , ma cbe furono dovute guastare
percbè esse distruggevano le uve : ed il
povero contadino cbe ama meglio godere
del frutto della sua vigna che sapere che
esistono strade ffrrate, maledice al progresso, ed agogna il momento di poter
correre a distruggere la pretesa cagione
di sua rovina. Chi dei due preti è il più
scellerato?
aiOTlZIE RElilGlOSE
Francia. Il corrispondente del Parlamento dice che l'arcivescovo di Parigi è
molto malcontento della piega chc prendono le cose a Roma; in guisa che sembra che voglia ritirarsi e prendere, un
coadiutore, il suo coadiutore sarebbe,
per quel che si dice, M'' ¡Morneau ¡attuale
vescovo di Tours. Il vescovo di Lucon
sta sulle mosse per andare a Roma a portare i suoi reclami ronlro l'arcivescovo
di Parigi. Evviva l'uuità cattolica !
— Il Journal des Debats pubblica una
tetterà deH’abb. Ledere in favore del ma-
12
trimonio civile ed in confutazione dell’
opuscolo del sig. Sau^set. Il detto abbate
dimostra cogli esempi e coll’autorità di
Bossuet quanto sia pericoloso per le Coscienze il rendere obbligatorio un sacramento facendone la condizione indispensabile di un atto civile. Eppure il Ledere
è cattolico zelante, e prete: perché dunque i preti sono così discordi fra loro in
un punto di dottrina sul quale il Papa ba
parlato '(
Lncìui.teiira. Nel n" 22 di (piesto giornale annunciammo che il Cardinal Wiseman era stato sfidato ad una solenne discussione dottrinale nella gran sala di
Exeter-IIall dai rev. sig. II. J. M’ Ghee,
e dottore Cumming; ecco il risultato di
nna tale sfida come lo leggiamo nel Christian Times.
« Nella sera del mercoledì ebbe luogo
la pubblica riunione nella gran sala di
Exeter-Hall per poter dare al Cardinal
VViseman una occasione di rispondere
alla sfida a lui fatta dai rev. sig. R. J.
Al’ Ghee, e D'-Cumming. La sala era gremita di spettatori molto tempo prima
dell’ora destitKita alla disputa. Un gran
seggiolone coperto di scarlatto era posto
in fondo alla piattaforma, destinato per
sua eminenza, e la metà della piattaforma
era riservata per uso esclusivo degli amici
del cardinale che avessero voluto accompagnarlo. Ma in tutta la serata tanto il
seggiolone, come i posti riservati agli
amici di sua eminenza, non furono occupati da nessuno di coloro ai quali
erano destinati.
L’ammiraglio Vernon Harcourt fu chiamato ad occupare il seggmione, ed essendo stata fatta la preghiera dal sig.
Clementson, il segretario lesse alla rau
nanza una lettera indirizzata al cardinal
VViseman invitandolo alla conferenza. Lo
stesso segretario aveva portata la lettera
all’abitazione del cardinale a Goldensquare, ma questi non si era neppure degnato di rispondere. I sigg. R. I. II’ Ghee
e Dr. Cumming svilupparono allora alla
raunanza tutte le dottrine annunciate
nella sfida al cardinale, e il D. Cumming
conchiuse proponendo la seguente mozione ; « L’adunanza ha ricevuto con
soddisfazione la dimostrazione: 1“ che il
credo della chiesa di Roma (1) era un
credo nuovo ; ed in conseguenza che essa
era una chiesa recente; 2“ che la chiesa
di Roma non ha nè può addurre l’unanime consenso dei Padri sopra qualunque capitolo della parola di Dio »! La
mozione fu adottata alla unanimità, all’
eccezione di un solo. Fu quindi cantala
la doxologìa e l’adunanza si sciolse. È
sempre costume dei preti di fuggire le
discussioni (! !•!)
il Rev. Malone ha ricevuto nella comunione. evangelica otto callolici romani, 6 uomini e 2 donne. L’abiura pubblica ebbe lucgo nella chiesa di s. Matteo
Westminster (Londra).
- Domenica 6 marzo Ire cattolici abiurarono pubblicamente il cattolicismo romano, e furono ammessi alla comunione
evangelica a s. Giacomo, Laclhford, VVarrington.
Adstuia. I fogli austriaci annunziano che il Papa per mezzo del .cardinal Nunzio ha fallo dono all’imperatore
di un dente che sua santità stessa colle
proprie mani trasse dalla mascella dell’
apostolo s. Pietro. A proposito di tale
(I) S'iiitendc il creilo di Pio IV nou il credo
B])08t0lìc«
13
»otiziu ci ■‘nmiiienliamo ili un aneddoto
accaduto in Roma nel 1815. I Francesi
che nel principio del secolo occupavano
Roma, non erano cosi devoti come i loro
figli ; fra le altre cose che presero nella
s. città furono i due gran busti di argento
ornati di pietre preziose cbe servivano di
custodia a due teschi, che si pretende,appartenessero ai ss. apostoli Pietro e Paolo.
Uno dei primi pensieri di papa Pio VII
fu quello di restituire alle venerabili reliquie i loro busti: ma siccome si dubitava
grandemente dai dotti che quei cranii
fossero appartenuti realmente ai ss. apostoli ; anzi vi erano di coloro che pretendevano (vedi sacrilego ardire!) essere
cranii di giovani donne, il buon Pio VII
allorquando i busti furono pronti, volle
andare da se stesso a collocare in essi le
venerabili leste. Per smentire i maligni
menù seco il protomedico Dr. Prelà, ed il
professore Sisco primo chirurgo.di Roma,
acciò riconoscessero la identità delle sacre leste. Il Dr. Prelà cortigiano compito
appena veduti i cranii si tacque, e lasciò
l’onore della parola al D--. Sisco ; il quale
disse al Papa ad ai cardinali presenti che
la scienza non gli somministrava dati per
dichiarare se quei cranii fossero appartenuti ad uomini o a donne; ma che ne
aveva abbastanza per poter asserire che
ambedue quei cranii erano appartenuti a
persone giovanissime, e perciò.....Il
Papa impose silenzio all’ impertinente
professore e rinchiuse quei cranii nei reliquiari ; ed oggi Pio IX ne lia estratto un
dente per sua maestà apostolica.
Ameiiica. L'arcivescovo di Nuova-York
ha convocato tutto il suo clero nella
chiesa UeH'Assunta per dichiarare le sue
**mpatie verso il vescovo di BogOta esi
lialo dal governo di Nuova-Granata, in
quella stessa occasione promosse una
colletta fra suoi preti, che produsse, dice
l'£co d’Italia una buona somma di danaro, che fu inviata al D ' Newnian per |iagare le spese del processo di calunnia.
America del Nord. .Wissicni. Togliamo
dal Bullettindu Monde chrelien (1 aprile)
il seguente rendiconto per uso specialmente di coloro che accusano le missioni
evangeliche di poca attività, di mancanza
di zelo e di raccorre poco fruito dagli
inuiift loro sforzi.
In meno di sei mesi, cioè daH’ottobre
1851 al marzo 1832 ii Consiglio anxericano delle 7nissioni straniere che risiede
in Boston ha fatto partire per diverse direzioni pili di 40 missionari, e si annunziava la partenza di molti allri che già ne
ficevano i preparativi, e la destinazione
dei quali era gii stabilita. I tre giornali
che pubblica la Società (uno dei quali è
destinato ai fanciulli) sono stali distribuiti
nell’anno a un milione 232 mila esemplari,
vale a dire lOi mila esemplari per ogni
mese, senza parlare dei trattati, delle
carie e delle stampe relative all’opera
missionaria. L’introito dell’anno è montato ad uo milione e mezzo di franchi :
Tesilo è stato In proporzione, in guisa
che alla chiusura dei conti non restavano
cbe 25 franchi in cassa. La Socielà ha
fondate 26 missioni cbe comprendono
111 stazioni, con 45 dipendenze: 163
missionari consecrati al santo ministero
sono impiegati dalla Socielà, selle dei
quali sono medici. La Socielà impiega
ancora all’opera delle missioni 26 agenti
europei, cinque dei quali sono medici :
impiega 212 donne a diversi titoli: 52
predicatori indigeni, ed altri 202 indigeni
14
a diversi titoli; in tulio 046 persone. Le
tipogratìe delle missioQi di questa sola
società hanno pubblicale nel solo anno
più di 52 milioni di pagine, e 933 milioni
dali’origiue della società. Essa ha fondate
03 chiese che comprendono più di 24
mila persone convertite, delle quali 1276
sono state ammesse nel corso dell’anno.
Essa ha eretti dieci seminari per formare
i missionarii indigeni, 17 case d’educazione, e 783 scuole frequentate da 22
mila scuolari.
Queste cifre non hanno bisogno di commento per dimostrare quale sia la buona
fede di coloro che dicono le missioni protestanti essere morte. Alla lettura di queste cifre arrossisca r^monia, se è ancora
capace di pudore, per aver osalo avanzare nel suo numero di sabato die i tesori che la Società di Boston spende per
le missioni sono consumati per la più
parte dai missionari e loro famiglie.
Indie Oiiientali. Anche nelle indie le
missioni evangeliche producono abbondanti frutti sotto la benedizione di Dio,
Le cifre seguenti date àaW'Osservatore
cristiano di Calcutta som proprie a darci
un’idea dello zelo evangelico e deH'atti'
vilA di quei missionari.
Nel principiare del 1852 erunvi nelrindostan, e nell’isola di Ceylan 445
missionari evangelici sotto la direzione
di 22 società : di questi 48 erano indigeni.
Olire questi missionari esistevano C68
catechisti, in tutto 1,141, ed occupavano
313 stazioni.
Si sono formale fra gli indigeni 331
chiese che si compongono di 18,410 comunicanti.
I mlBsionari hanno aperto 1347 scuole,
nelle quali istruiscono 47,504 fanciulli
indigeni ; e 93 case di educazione nelle
quali sono educali 2,414 giovanetli crisliani.
Essi dirigono altresì 126 scuole superiori inglesi ed istruiscono 14,562 giovani.
La educazione delle giovanelte è quasi
esclusivamente riservata alle mogli dei
missionari, eccellenti madri di faptiglia.
547 scuole contengono 11,519 giovanelte,
e 202 case d’educazione ne contengono
altre 2,779 : in guisa che 14,298 ragazze
sono istruite ed educale dalle mogli dei
missionarii.
Vi sono 71 luoghi di eul(o evangelico
per gli Europei. La Bibbia è siala Iradotta in 10 lingue, jl Nuovo Testumento
in 15 e gli Evangeli in 19.
I missionari han fondale e dirigono 35
lipograGe, nelle quali, oltre un gran numero di opere cristiane, si sono pubblicali più di 70 trattati nelle lingue del
paese per uso degli Indiani e dei Musulmani.
Questq vasta opera missionaria po.sta
circa 4,750,000 fr. all’anno: i crisliani
evangelici europei che abitano le Indie
forniscono del proprio per quest’opera la
non piccola somma di 827,500 franchi.
Tbansilvàni*. Una terribile disgrazia
è accaduta noi piccolo villaggio chiamalo
Ola Pian vicina a Mühlbach in Trausilvania. Mentre una domenica mattina il
parroco usciva dalla chiesa ove avava
detta la messa, un lupo infuriato si
avventò alla faccia del prete, n dopo
averne fatto acerbo sU-azio, si volse verso
i parrocchiani che avevano asistito alla
15
messa, e ne feri altri venti, la più parte
nel viso. Dodici di questi infelici, fra
i quali il parroco restarono morti nell’atto.
Cosa dirclibero i rev. deir^rmonia se
(¡uesto fatto fosse accaduto ad un pastore evangelico?
Svizzera. Losanna. Annunziamo con
vivo dolore la morte immatura dell'ottimo sig. Carlo Baup. La chiesa evangelica
ha perduto in lui un crisliano eminente,
e la facoltà libera di teologia di Losanna
uno dei suoi più distinti professori. Questo eccellente ministro del Vangelo era
interamente consacrato alla propria santificazione, ed all’avanzamento del regno
di Dio. Egli ora è con Gesù Cristo, ma i
suoi numerosi amici testimoni delle sue
cristiane virtù sentono profondamente la
sua mancanza.
CRONACHETTA POLITICA
Piemonte La Gazetta Piemontese non
ha cbe promozioni e croci.
— Ieri 7 aprile S. Maestà ha presieduto il consiglio dei Minislri,
Stati Domami. Da Roma nulla di nuovo
senonchè messe cantate, capelli oardinalizii; miserie, funi e condanne. A Ferrara
una desolante bufera che per fjuattro
continui giorni non ha mai lasciato di
afiliggere il già abbastanza straziato paese
ba prodotto danni incalcolabili: la parte
più bassa della città fu interamente allagata, la campagna Interamente desolata,
e l’infelice paese per molti anni dovrà risentire le consegusnz« del disastro.
Roma. Sembra che il viaggio del S.
P, a Parigi incontri le più gravi dillicollà. 11 sacrificio di tutte le liberlà per
parte della Francia che S. S. richiederebbe in prezzo della coronazione, incontra ostacoli invincibili, Il sacro collegio e il corpo diplomatico insisle dal*
l’allro lato acciò il papa non ceda per
nulla. Lo stesso conte di Chambord, se
quanto si dice è vero, ha scrilio a Pio IX
per protestare coniro una solenne ricognizione del nuovo impero. Intanto ii
conte di Chambord è a Venezia ove
attende l'imperatore Francesco Giuseppe.
Due Sicilie. Il governo del re modello
cerca perquanto può d’imitare in dolcezza
il governo dei croati. Per un suo ordine
paterno furono scacciali immediatamente
da Napoli tulli i Siciliani, ad eccezione
di alcuni (wchi suoi devoti. Il generale Fiiangeri in Sicilia secondando le paterne
mire del suo padrone, fa impiccare c fucilare immediatanicnte senza gl’imlìarazzi
delle noiosissimo furme legali tulli quelli
che hanno l’onore di non essere in grazia
di S. M. 0 di non piacere a sua eccellenza. Che anche il re di Napoli voglia un
donle di S. Pietro ?
Francia, il Moniteur mentisce formulmenle le voci sparse, cbe il governo
pensasse di proporre modificazioni nelle
condizioni del matrimonio civile.
Parici, 6 aprile ore I, min. 30.— Ieri
16
Del Parlamento inglese, lord Campbell
ha dichiaralo illegale l’indirizzo presentato da una deputazione inglese all’imperatore Napoleone. Lord Clarendon risponde, che questo emanato da citladini
nglesi esprimenti un’opinione sulle questioni speciali, e non avendo alcun carattere nazionale, non era punto illegale.
La stessa opinione fu espressa dal cancelliere.
lÌEiiNi. — 11 maresciallo Radetzky è
autorizzato a trattare direttamente col
colonnello Bourgeois.
Madkid. — 11 Senato ha deciso che i
reclami di Narvaez non debbano dar
luogo a discussione.
America. Stati Uniti. Leggiamo nell’fco d’Italia Nel Senato sorse una grave
discussione circa le mene degl’ Inglesi
nelle provincie di Flonduras. Il sig. Clayton sostenne ch’era dovere degli Stati
Uniti di osservare i trattati esistenti a
questo riguardo colla Gran Brettagna:
Douglal, al contrario, vorrebbe far guerra
a tutto il mondo; ma il piccolo gigante
della democrazia venne opposto dagli
stessi suoi parligiani. Checché ne sia, gli
Siati Uniti prudentemente s’armano, e
leggiamo nei togli democratici che il vascello da 120 cannoni il Vermont destinato per il Giappone, non fari più vela
per il mar Pacifico, ma si terrà pronto
per qualsiasi emergenza che avesse a succedere in queste vicinanze,
Austbia. Leggiamo nei giornali inglesi
che le prigioni di Vienna sono insudicienti per il gran numero di detenuti, e
che il clementissimo imperatore ha fatto
costruire delle baracche acciò servissero
di prigioni provvisorie. Il numero dei detenuti politici a Pesth è di 800, a Comorn
di 1,800, e io Arad di 1,600. E il papa
manda ancora dei denti (¡!!)
Municipalità di Nuova Yorck. Sabato
12 marzo tutti i membri del Consiglio
municipale di questa città furono condannati dalla Corte suprema al carcere ed a
forti pene pecuniarie per corruzione e
truffa nell’araminislrazione della loro carica.
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