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Anno 125 - n. 40
13 ottobre 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI 1 F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL SERVIZIO CRISTIANO VERSO GLI ANNI ’90
Il matrimonio non è imminente.
I due fidanzati (per riprendere
l’espressione del dr. Robert Runcle, arcivescovo di Canterbury)
si sono lasciati, lunedì 2 ottobre,
constatando i loro disaccordi, nonostante la volontà di dialogo
che da tempo anima le due chiese.
Dopo quattro giorni di discussioni e sei incontri privati, « la
questione e la pratica dell’ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale in alcune province della Comunione anglicana si
frappongono alla nostra riconciliazione », riconoscono Runcie e
Giovanni Paolo II. Certo « un
progresso verso l’accordo nella fede sul significato dell’eucarestia e
del ministero ordinato » è stato
fatto, ma queste difl’erenze sono
il riflesso di importanti differenze ecclesiologiche » che permangono e in qualche modo si
aggravano.
Ciò — è detto nel comunicato
finale — non impedirà di andare
avanti nel dialogo, « pur non vedendo noi stessi (Giovanni Paolo
II e il dr. Runcie, n.d.r.) una soluzione a questi ostacoli ».
L’arcivescovo di Canterbury,
nel corso di una conferenza
stampa, ha affermato di riconoscere « il primato universale del
papa » e non l’autorità di giurisdizione nelle chiese cristiane.
Gli anglicani (o almeno una
parte di loro) riconoscono dunque al papa una funzione spirituale. Gli riconoscono la funzione di rappresentanza spirituale
in vista dell’unità, ma il papa non potrà nominare i vescovi
di York o di Canterbury. Il
Common Prayer Book non sarà
sostituito con 1 testi liturgici e
catechetici della Chiesa romana.
La bolla di Leone XIII che, nel
1896, aveva dichiarato l’invalidità
di tutte le ordinazioni al ministero pastorale della Chiesa anglicana non è stata ritirata.
Nonostante il gran polverone
che è stato fatto su questa visita
nella stampa italiana — che ha
messo più in rilievo la dichiarazione di Runcie e la sua partecipazione ad un rito di beatificazione cattolico che il documento
finale — non pare proprio che si
siano fatti importanti passi
avanti sulla via dell’unità delle
due chiese. Anzi, dal tempo in
cui si erano incontrati l’arcivescovo Ramsey e Paolo VI (1966),
sono stati fatti passi indietro.
La possibilità di ordinare donne vescovo, cosa già avvenuta negli USA, è venuta, l’anno scorso,
ad aggravare i rapporti.
Sta perciò fallendo — a mio
parere — la possibilità di un ecumenismo dall’alto, pilotato dalle
alte gerarchie delle chiese. Cosa
significa lo stesso riconoscimento del « primato spirituale del papa » se le chiese rimangono divise sull’ecclesiologia, sui ministeci, sui sacramenti? Solo una funzione culturale.
La verità è che il vero processo
ecumenico si ha — come dicono
le nostre chiese — solo in un processo conciliare. Ma su questo il
papa è sordo.
Giorgio Gardlol
A Riesi: l'avventura della fede
La precJicazione incarnata in un progetto ó\ sviluppo - Negli anni 70 I avvio della secc)nda
fase - La diaconia come collegamento tra azione e annunzio del Cristo - Quali prospettive.
Ancora una volta il Servizio
cristiano (SC) di Riesi progetta il
proprio futuro. Il « sogno siciliano » di Tullio Vinay nel 1991 avrà
trent’anni. La « nuova » Riesi, nata agli inizi degli anni ’60 sulla
grande spinta dell’agape interiorizzata e proiettata nello slancio
missionario del gruppo che stava
con Vinay a Frali, è ormai realtà
consolidata e complessa. Si è parlato del « mito » di Riesi ma —
come oggi tiene a precisare JeanJacques Peyronel, che dal 1985 è
direttore del Centro — in buona
sostanza « il SC rimane un’avventura della fede ». Il gruppo che
attualmente vi lavora non si limita
a gestire Tesistente, ma tenta nuove strade. Eppure Tesistente è vastissimo. Il SC è comunque una
delle più grandi opere diaconali
della Chiesa valdese e una delle più note al di là dei confini.
« Il SC è un’ opera complessa
dice ancora Peyronel —, organica, articolata. Non è una
monostruttura con un fine unico, come potrebbe essere, per
esempio, quello educativo o assistenziale. Fin dal suo sorgere, ha
voluto essere predicazione incarnata in un progetto globale di sviluppo, o, in altri termini, evangelizzazione per mezzo di un’azione
concreta in una situazione specifica, quella di un pezzo emblematico del Mezzogiorno. Il luogo
scelto, la forma assunta e le intenzioni dichiarate fanno sì che la
vicenda del SC si presta a diverse
letture: teologica, politica, sociolo
gica, culturale, ecologica... ».
A fare il punto della situazione
su una realtà così sfaccettata ci ha
pensato un convegno svoltosi presso il SC dal 22 al 24 settembre —
con relazioni di J.-J. Peyronel, Tullio Vinay, Paolo Ricca, Giovanni
Papa —, presieduto dal moderatore Giampiccoli e con una buona
partecipazione di persone, soprattutto del luogo.
Vinay, che per ragioni d’età
non ha potuto partecipare personalmente al convegno, ha inviato
una sua densa comunicazione in
cui ricostruisce l’itinerario del SC
dal 1961 al 1984. Nella prima fase, quella che va dal 1961 al 1969,
nasce il Centro, in collaborazione
con i membri della locale chiesa
valdese e di parte della popolazione. 11 diario di questa prima lunga
stagione è raccontato nel libro
« Giorni a Riesi » (Claudiana,
1966).
In dialettica con
la vita cittadina
Il se cresce in intima dialettica
con la vita della cittadina delTentroterra siciliano: la battaglia contro l’enfiteusi, l’impegno a fianco
dei minatori, le frequenti e spesso
tumultuose assemblee con gli edili... La «nuova» Riesi diventa presto un riferimento importante nel
tessuto democratico siciliano. La
prima fase termina in tragedia: il
terremoto nella valle del Belice.
« E anche allora — ricorda Vinay
■Mei cuore della Sicilia, al Servizio cristiano di Riesi occorrono per
l’immediato futuro nuove vocazioni.
— sperimentammo una volta di
più il senso di grande solidarietà
non solo del SC, ma di tutta la
città ».
Con l’inizio degli anni ’70 il
« progetto globale » di Riesi entra
nella sua seconda fase. Intanto
funzionavano la scuola materna,
che dal SC aveva aperto una sua
succursale nel quartiere povero de
« La Croce » ; la scuola elementare e la nuova scuola di formazione
per meccanici. Poi venne l’ambulatorio pediatrico (quando ancora a
Riesi non c’era un pediatra) e il
consultorio (che non otterrà mai il
riconoscimento comunale). Nel
PER LA RIPRESA
Uavidità del neonato
« Come bambini appena nati desiderate il puro latte spirituale» (I Pietro 2: 2).
Vorrei proporvi una traduzione più forte: « Desiderate con avidità il latte puro », cioè privo di
frode e non inquinato, « perché con esso cresciate
per la salvezza ».
Come credenti in Cristo noi siamo i figli della
Parola, il « latte puro ». Siamo nati dalla Parola.
Essa ci ha dato la vita e continua a nutrirla, ci
fa crescere e maturare nella fede. Se non ci nutriamo della Parola, la nostra fede e la nostra testimonianza finiscono per deperire organicamente. Diventiamo degli esseri denutriti che non sanno più rendere conto della propria speranza.
La Parola è l’unico alimento possibile per nutrire la nostra fede, l’unico possibile ricostituente per tirarci su come credenti e come persone.
La nostra spiritualità personale o la nostra tradizione religiosa non ci danno le sostanze necessarie neppure per mantenere semplicemente in vita
la nostra fede. E’ solo un’alimentazione artificiale, che crea una fede artificiale.
Il nostro modo di ascoltare la Parola deve essere simile al modo in cui il neonato succhia il
latte materno. Il neonato è avido del latte materno. 'Un’avidità impaziente. E’ il nutrimento più
completo per la sua crescita. La Parola di Dio è
un nutrimento puro, senza frode, che non inganna, che non è sofisticato e che non solo non pro
voca in noi dei danni, ma ci fa crescere nella grazia di Dio e ci fa sperimentare la pienezza dell’umanità.
Un bisogno insopprimibile della Parola che non
può essere .soddisfatto e ingannato da cibi artificiali e .sintetici. L’Evangelo c la necessità organica
della nostra fede, come per l’organismo del neonato è il latte materno.
Nella comunità cristiana abbiamo materialmente molti spazi per ricevere questo nutrimento. C’è
il momento della lettura personale della Bibbia,
c’è lo studio biblico comunitario, il catechismo,
la Scuola domenicale, il culto domenicale. Ma se
andiamo a ricevere quel latte solo per dovere,
per tradizione o solo come medicina nei momenti
difficili, siamo come dei bambini inappetenti, malati, che non gustano pienamente il sapore del
latte. Il credente che sfoglia la Bibbia o che va
al culto per dovere o per abitudine dimostra di
non sapere gustare il sapore della Parola di Dio,
non ci prova gusto, forse c’è assuefazione. Il primo stadio verso il deperimento della fede.
All’inizio di questo nuovo anno ecclesiastico,
ci proponiamo ili ascoltare la Parola di Dio, di
nutrirci dell’Evangelo come i neonati succhiano
con avidità il latte dalla mammella della madre,
con la stessa attesa, con la stessa curiosità, con
la stessa impazienza.
Valdo Benecchi
settore dell’economia il SC si muoveva su tre direttrici: il centro
agricolo, che « doveva mantenere
il gruppo ed essere stimolo ad un
aggiornamento dell’agricoltura locale ». Si organizzò così la Cantina sociale in parallelo ad un nuovo sviluppo della coltura della
vite. La seconda direttrice era rappresentata dalla cooperativa del ricamo che durò una quindicina di
anni e infine la terza linea d’intervento era costituita dalla nuova
fabbrica di produzione meccanica.
La «Meccanica-Riesi» (inaugurata
nel 1974), che impiega attualmente una trentina d’operai, fu allestita dall’industriale protestante svizzero Paul Oertli, amico di Vinay.
Operare come
comunità
Riesi aveva così la sua prima
industria. « Tutto quello che abbiamo fatto — ricorda oggi Vinay — lo abbiamo fatto come comunità. Il messaggio dell’agape di
Cristo ci ha spinti a non curare gli
interessi personali e a non preoccuparci del futuro. L’agape ci spinge a non cercare la nostra realizzazione personale, ma piuttosto a
’’sciupare” la nostra vita per ritrovarla più piena in Cristo ». La diaconia, per Vinay, è collegamento
tra azione ed annunzio del Cristo.
E proprio quest’ultimo punto,
nel recente convegno di Riesi, ò
stato ripreso ed approfondito da
Paolo Ricca, della Facoltà valdese, che ci ha ricordato come troppo spesso nella storia della chiesa
il « Gesù Signore » ha messo in
ombra il « Gesù Servo », Colui
che lava i piedi ai suoi diseepoli.
« E’ rimasta così la diaconia come
opera, ma è scomparsa la diaconia
come fede». In Gesù la parola e
l’azione si equivalgono. Anzi, la
Giuseppe Platone
(continua a pag. 6>
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commenti e dibattiti
13 ottobre 1989
ANCORA SUL
RIGRAP
Che il sig. Carlo Bachstàdt-Malan
fosse una persona facile all’Ira l’avevo già notato una volta nel corso
della nostra « gloriosa » traversata,
presenti le autorità del luogo (Piccolo
Moncenisio), allorquando si scagliò prepotentemente con improperi e bestemmie contro uno dei partecipanti; tuttavia non avrei immaginato che la pubblicazione dell’articolo «Quella strane sigla », apparso sul n. 34 del 1°
settembre 1989, l’avrebbe fatto esplodere una seconda volta.
L’intenzione di queU’articolo non
era quelia di mettere in cattiva luce
il lavoro di mesi del comitato RIGRAP
dì cui, tra l’altro, facevo parte, pia
unicamente quella di prendere le distanze dai discorsi pronunciati dal
presidente C.B.M. a Sibaud, dal mo"
mento che a me (e non soltanto a
me) erano sembrati blasfemi, pieni di
arroganza e tracotanza, vanagloriosi e
razzisti. Non immaginavo che il fatto
dì far parte del comitato comportasse
anche l’accettazione incondizionata
del . Credo di Bachstadt ».
Ma ciò che è sconcertante è che
il sig. C.B.M. abbia risposto ad una
riflessione garbata ed impersonale con
pesanti insulti personali e con calunnie, Non accetto critiche al mio
lavoro di guida alpina da parte di chi,
durante tutta la traversata, non ha mosso un passo dall’accampamento ed è
incompetente in materia. Di pessimo
gusto poi quell’atteggiamento tendente a mettere in ridicolo La mia vita privata; quanto ai due milioni che
mi spettano come giusta retribuzione
del mio lavoro, in quanto unico professionista presente, beh... per ora
non li ho visti.
Chiedo infine scusa ai lettori, abituati a letture ben più edificanti, se ho
occupato parte della rubrica con polemiche scadute ormai a livello personale; d’ora in poi non risponderò
ad ulteriori malevole provocazioni, se
non in via privata.
Sandro Paschetto, Torre Pellice
Poiché la dignità e la correttezza
fanno a pugni con la bassezza e la
meschinità, riteniamo che l’unico modo dì rispondere al sig. C.B.M. sia
quello di... non rispondere, chiudendo
qui ogni ulteriore polemica.
Non siamo poi cosi megalomani da
voler occupare troppo spazio sulle
pagine dì questo giornale.
Una sola domanda; cosa pensano
gli altri 109 - camminatori »?
Monica Natali, Paola
Geymonat, Angelo D'Amore
Caro Direttore,
ho ietto con disagio la lettera del
signor Bachstàdt-Malan pubblicata .sul
giornale del 29 settembre. Come partecipante al RIGRAP poss'o dire sinceramente di aver vissuto questa
esperienza con piacere e soddisfazione, di aver apprezzato il lavoro degli
organizzatori che hanno preparato e
reso possibile la spedizione, e del
membri dell’assistenza che. col bello e
col brutto tempo, su terreni sovente
difficili, ci hanno fatto trovare ogni
sera le tende montate, i servizi, un’ottima cucina. Sono anche consapevole
che, senza la passione e l’efficienza
del signor Bachstadt, questa esperienza non sarebbe stata possibiie.
Non sono tra coloro che hanno lamentato una mancanza di spiritualità;
le motivazioni della mia partecipazione
erano prevalentemente l’aspetto umano e l’interesse escursionistico e
culturale del viaggio.
Ritengo tuttavia inaccettabile il tono denigratorio assunto dal signor
Bachstadt nei confronti degli estensori della lettera, e in particolare di
Sandro Paschetto, accusato dì partecipazione mercenaria (sia pure tra
virgolette) e deriso per comportamenti che nulla hanno a che vedere né
con una valutazione della serietà professionale, né con gli argomenti espressi dagli autori della critica.
Lilia Davite, Pinerolo
Caro Direttore.
non ho partecipato al RIGRAP e
quindi non mi permetto di entrare
nel merito dei problemi sollevati dai
firmatari della lettera « Quella strana
sigla » pubblicata sul numero del 1°
settembre 1989.
Mi permetto invece di esprimere
forti perplessità e dubbi suM'opportunità di pubblicare la risposta a
quella lettera, firmata da Carlo Bàchstàdt-Malan, in quanto non mi pare
porti alcun contributo costruttivo alla
riflessione sugli episodi citati, ma miri solamente a diffamare e a gettare
discredito sulle persone firmatarie
della lettera.
Non credo che lettere scritte con
queste intenzioni debbano essere ospitate in una rubrìca che a mio parere ha la funzione di sollecitare il
dibattito su questioni di interesse
collettivo.
Alberta ReveI, Pinerolo
Sono andato a rileggermi la lettera del sig. Sandro Paschetto pubblicata sul n. 34 e non mi sembra
che meritasse una risposta così dura, tanto più ohe definisce l’organizzazione del RIGRAP come molto efficiente.
Mi coipisce invece la constatazione
che la redazione abbia dato ospitalità
nella rubrica ad una lettera di risposta che contiene una valutazione personale di atteggiamenti che riguardano la sfera privata dei sentimenti. Il
nostro è il giornale delle Chiese evangeliche valdesi e metodiste ed è
letto anche fuori dal nostro ambiente
e dagli amioi all'estero. E’ proprio
necessario scadere ad un livello di
pettegolezzi da portineria o da giornale scandalistico?
Cordiali saluti.
Enrico Fratini, Luserna S. G.
Pubblicare o no le lettere dei lettori
sul RIGRAP? E’ una domanda che ci
siamo fatti anche noi, ma siamo arrivati alla conclusione opposta a quella
dei lettori Alberta Revel e Enrico Fratini. Cosa avrebbero detto gli stessi se
non avessimo pubblicato la prima lettera di Paschetto e altri? Comunque la
polemica per noi è chiusa. Se deve continuare. lo si faccia in sede RIGRAP.
(G.G.)
LETTERA APERTA
AL CARD. POLETTI
Ho letto con interesse sui quotidiani le parole da Lei dedicate ai vescovi, ma c’è un punto su cui spero che
la trascrizione dei giornalisti sia stata imprecisa.
Come credente e come cittadina
italiana non posso accettare la formula • pastori per tutti, cittadini con
tutti »,
In quanto credente, riconosco un
solo pastore e un solo maestro buono,
secondo le parole di Gesù Cristo stesso, e non è cittadino di questo mondo.
in quanto italiana, ritengo di avere
il diritto, garantito dalla collettività,
di non veder imposte, a me e ad altri, anche non credenti, autorità che
non possiamo riconoscere.
Dio nella sua saggezza permette
che esistano sia pecore e cani, pronti a seguire con affetto e riconoscenza ì loro pastori, sia gatti irriducibilmente individualisti, che possono offrire all’uomo solo la loro
cordiale amicizia, conservando però
gelosamente la loro autonomia.
Gli uni e gli altri sono animali utili
e rispettabili, purché non li si costringa a rinnegare la loro natura.
Con affetto fraterno (ma non filiale).
Marcella Gay, Pinerolo
VALDESI E
PARTITO COMUNISTA
Caro Direttore,
se corrisponde esattamente alla realtà quanto riferisce Sergio Turtulici sul
numero del 29.9.89, Marco Rostan,
membro della Tavola valdese, avrebbe
salutato la delegazione della Direzione del PCI in visita alle valli con queste parole: Finora sono stati glj evangelici, i valdesi, ad andare al PCI,
ora finalmente è il PCI che viene da
noi.
Se Rostan avesse detto alcuni evangelici, alcuni valdesi — senza specificare troppo quanti, perché, dove e
quando — sarebbe stato più obiettivo,
nulla di male, ognuno era ed è libero
di scegliere o no il partito politico
che vuole. Ma siccome sono evangelico, ed anche valdese, non mi riconosco affatto tra quelli che sarebbero « andati » o vanno al PCI, anzi
rivendico da tempo un bel « marciare
contro corrente », e precisamente dal
lontano 1948 quando, con la connivenza
palese del PCI di allora, il Concordato
fascista del 1929 si trovò ibridamente
inserito nella Carta costituzionale
della Repubblica italiana!
Uscivo allora — come tanti miei
compagni e fratelli in fede — da un
lungo travaglio politico e spirituale,
avevo fatto la « resistenza » militando
coi Partito d’Azione, e fin da quei
giorni sorro rimasto fedele al motto
GIUSTIZIA E LIBERTA’. Vedo che oggi
il PCI « riformato » vi si avvicina a
gran passi, e me ne compiaccio. Ma,
se esso sconfessa un certo passato,
sia pure tra mille tentennamenti, perché non rinnega anche quell’infausta politica «togliattiana» in base alla
quale, nel timore di far nascere una
guerra dì religione (!), sì preferì il
compromesso con le forze cattoliche?
Chi non vede che l'attuale « pastrocchio > dell’ora di religione ha le sue
origini proprio in quell’art. 7 stilato
ben oltre quarant’anni fa?
Giovanni Gönnet, Roma
Caro Marco,
non so se le parole tra virgolette
con cui inizia l’articolo di Turtulici
(sul n. del 29.9.89 del giornale) relativo alla visita di una delegazione del
PCI siano esattamente quelle da te
pronunciate come saluto di benvenuto agli ospiti.
Se così è, quelle parole mi lascian
perplesso, e penso che non me ne
vorrai se con franchezza, ma anche
con tutto l’affetto che ti porto, te ne
dico, rendendole pubbliche, le ragioni.
innanzi tutto (ma di questo forse
è più l’articolista a doverne rispondere) in un incontro di così scoperta natura politico-partitica, non <ioveva apparire che quelle parole eran
dette da un membro della Tavola:
ciò significa coinvolgere un po’ tutti, ufficialmente, in una iniziativa sulla opportunità della quale non è detto che tutti convengano; cosi come
fuor di luogo mi pare lo scrivere che,
nei corso dell’incontro, Giorgio Bouchard ha parlato « come pastore valdese e presidente della Federazione
delle chiese evangeliche ».
Penso che tu non avessi un - mandato » ad hoc dalla Tavola, e Bouchard
dalla Federazione che presiede ■ pro
tempore ».
Quanto al « merito • della questione: come puoi affermare che « i vaidesi sono andati al PCI »? Certo, molti valdesi crederanno in quel partito,
e lo voteranno; ma quanti orientano
la loro scelta politica altrove? Quanti la orientano verso il PSI, verso il
PRI, 0 il PSDI, 0 il PLI e così via?
Dunque, non « i valdesi » ma • dei
valdesi »: senza... violentare tutti
quelli che non la pensano allo stesso
modo.
Tanto per citare un caso, cito me;
pur uscito dalla lotta della resistenza con il grave peso della perdita
di un fratello e l’angoscia per tanti
amici caduti, non mi sono sentito
di « andare al PCI »; non potevo, a
pena di contraddirmi come valdese,
« andare » in un partito che aveva,
a fianco della DC e dei missini, votato alla Costituente il mantenimento dei Patti lateranensi; non mi sentivo
come partigiano di andare con chi approvava la politica violenta di chi
stroncava ogni anelito di libertà in Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Berlino Est (e non mi si citi... a rovescio
l’America per la Corea o il Vietnam:
non sono d’accordo, certo, neppur con
questi interventi violenti).
Altri, e tra questi molti amici, han
superato queste riserve, hanno saputo dare delle giustificazioni a determinati comportamenti del PCI, e
vi son confluiti convinti della onesta
bontà della loro decisione. Rispetto
la loro scelta, che non incide nei miei
rapporti personali con loro, ma non
son tenuto a condividerla.
Il giuoco, poi, dì parole nel titolo,
con il richiamo al partito « riformato »
che giornalisticamente è abile e suggestivo, accostando... Marx a Lutero
e Calvino, andrebbe bene se presentato
in un quotidiano qualsiasi, meno opportuno è sul « Settimanale delle Chiese evangeliche valdesi e metodiste ».
Concludo: ben vengano gli incontri
tra il mondo che ci circonda e noi;
non però limitati a coloro che chi li
organizza ritiene, per ragioni di simpatia 0 di comune militanza polìtica.
di avvicinare (o esserne avvicinato),
ma con tutti. E non tanto per • apprendere » il vangelo politico da predicar poi nei nostri templi o da propagandare in tempo di elezioni, quanto
piuttosto per offrire a ohi ci avvicina,
sia pur con tutta la debolezza della
nostra capacità di testimoniare, il
messaggio evangelico di cui pur ci
proclamiamo portatori; ma siam proprio capaci di tanto?
Con fraterno affetto.
Ettore Serafino, Pinerolo
Quando le lettere erano già composte in tipografia è arrivata questa precisazione di Marco Rostan che chiarisce il senso del suo intervento.
(G.G.)
PRECISAZIONE
Caro Direttore,
è sempre antipatico dover fare delle
precisazioni sugli articoli già pubblicati, ma in questo caso non ne posso
fare a meno perché si tratta dei rapporti fra evangelici e partiti politici,
argomento che si è rivelato "scottante” già alcuni mesi fa su questo
giornale. Nel resoconto che il giornale del 29.9.89 ha dedicato alla visita
che recentemente il PCI ha voluto
compiere nelle valli valdesi, mi si attribuisce questa frase: « Finora sono
stati i valdesi ad andare al PCI, ora
finalmente è il PCI che viene da
noi ». Qra, questa frase — con
cui fra l’altro inizia l’articolo di N.
Sergio Turtulici, dunque messa in
particolare evidenza — io, nell’incontro con la delegazione comunista, non
l’ho mai pronunciata: prima di tutto
perché essa non corrisponde alla realtà; in secondo luogo perché essa sarebbe stata particolarmente inopportuna in bocca ad una persona che si
trova ad essere anche un membro
della Tavola valdese. E’ vero, invece,
che ho detto qualcosa di simile, e
pure ben diverso: ho cioè espresso,
sulla base della mia esperienza assolutamente personale, di credente
impegnato politicamente nella sinistra,
che in varie occasioni della propria
vita si è rivolto al PCI, molte volte
perché ne condivideva le battaglie e
le proposte, spesso per portare uno
stimolo critico, la gioia di ricevere,
questa volta, e come membro della
chiesa valdese, una visita da parte
del PCI.
Mi sembra che la differenza tra le
due affermazioni, anche se a qualcuno potrà sembrare lieve, è invece
sostanziale, e non sarebbe dovuta
sfuggire a chi ha redatto l’articolo.
Le nostre chiese vivono, per fortuna,
un grande pluralismo di orientamenti
politici al loro interno: e nel momento in cui la storia reale di tutti i
paesi del mondo registra la sconfitta
o il dramma di qualsiasi regime o
ideologia che si proponga di arginare
0 ridurre la democrazia e il pluralismo
politico, culturale, religioso dei popoli, sarebbe ben strano e ridicolo, da
parte nostra, presentarci ad un partito come il PCI, che da anni si tratte proprio per la democrazia e il pluralismo, come se fossimo compatti e
vicini alle sue posizioni. Basta dare
un’occhiata ai risultati elettorali anche nelle valli valdesi per poter facilmente smentire chiunque pretenda di
affermare che "i valdesi sono andati
al PCI".
A nessuno di noi sfugge, per altro, l’importanza che rappresentanti
di forze politiche, sociali, sindacali
manifestino oggi il desiderio di incontrare e conoscere la realtà, i problemi,
le riflessioni delle chiese evangeliche,
e perciò saremo sempre disponibili ad
incontrarli, a spiegare, a discutere
insieme: questo è un arricchimento
reciproco e, per noi, uno stimolo ad
uscire dal "ghetto" e dall’infinito pettegolezzo ecclesiastico interno. Ma
siamo ben consapevoli di che cosa
è la politica, anche nel suo significato più alto: perciò ogni possibile
fraintendimento, ogni possibile strumentalizzazione va evitata. Spero di
aver contribuito, con questa lettera,
proprio a dissipare uno di questi equivoci.
Marco Rostan, Cinisello
CHE COSA FACEVA?
Potreste dirmi per favore che cosa
ci faceva mons. Riva accanto al presidente della Repubblica a Torre Pellice? Ho sentito varie interpretazioni.
Spero che il presidente possa ancora
muoversi liberamente nel paese senza aver bisogno di un vescovo al seguito.
0 no?
Sergio Rostagno, Roma
Indirizzi e telefoni
— I pastori Daniela Di Carlo e Daniele Bouchard comunicano il loro
nuovo n. di telefono: 0873/363173.
— La candidata al ministero pastorale Francesca Cozzi comunica il suo
nuovo indirizzo: Vicolo delle ancore
2/int. 5 - 17100 Savona - tei. 019/
802729.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardioì
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaido
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli. Emmanuele Paschetto. Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelll
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
ABBONAMENTI 1990
Estero
42.000 Ordinario annuale L. 75.000
22.000 Ordinario (via aerea) L. 110.000
65.000 Sostenitore (via ae
80.000 rea) L. 130.000
Italia
Ordinario annuale L.
Semestrale L.
Costo reale L.
Sostenitore annuale L.
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 Intestato a A.I.P.
10125 Torino
via Pio V. 15
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Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
Il n. 39/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 4 ottobre
e a quelli delle valli valdesi il 5 ottobre 1989,
Hanno collaborato a questo numero: Marcella Barsottì, Archimede Bertolino, Valter Cesan, Costante Costantino, Dino GardioI, Giorgina
Giacone, Roberto Giacone, Vera Long, Luigi Marchetti, Gregorio Plescan. Teofilo Pons, Bianca Ruffino, Antonio Russo, Vincenzo Sciclone,
Andrea Serafino.
3
13 ottobre 1989
chiese e stato
RELIGIONE A SCUOLA
OPINIONE
Il pasticcio continua
Urge una soluzione che rispetti i diritti costituzionali di tutti i
cittadini - Una battaglia non solo giuridica ma anche culturale
Quando l'ex Ministro Galloni
aveva emanato nel maggio scor- .
so le circolari 188 e 189 sull’insegnamento della religione cattolica (Ire) nella scuola pubblica,
avevamo previsto che queste avrebbero reso ancor più « ingovernabile » la materia. L’inizio
del nuovo anno scolastico ha reso ancor più evidente la necessità di dare una soluzione alla
questione che sia rispettosa dei
diritti costituzionali di tutti i
cittadini, di coloro che si avvalgono deirirc e di quanti invece
non si avvalgono.
Il TAR del Lazio, prima, e
quello della Toscana poi, riservandosi di decidere quanto prima sulla legittimità di queste circolari, hanno già affermato che
non c’è obbligo, da parte di genitori e alunni, di restituire le
schede previste dalla circolare,
per gli allievi che non si avvalgono deirirc. Per cui è stata autorevolmente confermata Tindicazione delle nostre chiese, del
sindacato scuola CGIL, delle associazioni laiche, secondo cui
soltanto chi intende usufruire
dell'Ire deve fare la scelta all’atto dell’iscrizione a scuola^ essendo Tire materia pienamente
facoltativa.
Del resto questa era stata la
decisione della Corte Costituzionale che ha interpretato, con la
sentenza n. 203/1989, il nuovo
Concordato. La sentenza della
Corte ha anche affermato che
nessun obbligo può essere imposto a coloro die non si avvalgono delTIrc. La Camera dei deputati, esaminata la sentenza,
aveva in un suo ordine del giorno impegnato il governo ad emanare norme prima dell’inizio dell’anno scolastico circa la questione dei non avvalentisi. Impegno a tutt’oggi disatteso dal
governo Andreotti, che è succeduto a quello De Mita.
Sull’argomento il nuovo Ministro alla Pubblica Istruzione, Sergio Mattarella, interrogato da
«La Stampa» (19 settembre) ha
dichiarato: « Preferirei non rispondere, almeno per il momento ».
l'iella mancanza di indicazioni
concrete da parte delle autorità
governative, le scuole, da sole,
hanno dovuto affrontare le n’jove questioni poste dalTIrc. Vediamole.
La collocazione
oraria dell’lrc
In molte scuole i Consigli e i
presidi hanno cercato di organizzare gli orari in modo che
Tire fosse collocato alla prima
9 all’ultima ora. In questo modo
i presidi, dietro una dichiarazione dei genitori, hanno autorizzato gli allievi non avvalentisi
ad entrare solo all’inizio dell’orario non facoltativo o ad uscire
al termine di questo. Alcuni presidi richiedono la dichiarazione
dei genitori di volta in volta,
altri — più correttamente — richiedono una dichiarazione una
tantum.
In altri casi — la maggioranza
— Tire è inserito aU’interno dell'orario. Qui si hanno tre possibilità per i non avvalentisi: l’attività alternativa (che deve essere organizzata sentiti gli allievi
nella scuola superiore o i genitori negli altri ordini di scuole), lo
studio individuale (in questo caso
la scuola deve offrire agli allievi
locali idonei e la sorveglianza),
ovvero l’ora di niente. In quest’ultimo caso gli allievi dovrebbero — se lo desiderano — poter
uscire dalla scuola. Infatti, a detta di illustri giuristi (ad es. Francesco Margiotta Broglio) sono
tuttora in vigore le norme parallele a quelle lateranensi che prevedono la possibilità di dispensare dalla frequenza delTIrc senza imporre alternative (art. 6 legge 24.6.1929) e che autorizzano
l’alunno ad « assentarsi durante
il tempo riservato all’insegnamento religioso» (art. 112 del R.D.
24.6.1928).
In quest’ultimo caso i genitori
dovrebbero far pervenire all’autorità scolastica una dichiarazione in cui, richiamata la Costituzione italiana, le leggi relative all’Intesa valdese e metodista, e gli
articoli citati, autorizzano i loro
figli ad uscire dalTedifìcio scolastico, Si tratta comunque di una
prassi as.sai difficile da praticare,
soprattutto in presenza di ragazzi delle materne e delle elemen
tari. Ad un eventuale rifiuto, si
potrebbe opporre un ricorso al
Pretore.
In ogni caso i genitori hanno
diritto di pretendere che i Consigli di Circolo e di Istituto definiscano, prima dell’adozione dell’orario definitivo, i criteri generali per l’orario.
In questa sede i genitori
dovrebbero proporre che Tire
sia posto in orario aggiuntivo
(anche alle elementari), perché
agli allievi non avvalentisi non
venga causato il danno di dover
rimanere a scuola, affinché chi si
avvale delTIrc possa ricevere
quelTinsegnamento che loro — i
non avvalentisi — hanno il diritto costituzionale di non ricevere.
In ogni caso gli orari definiti
senza l’adozione dei criteri generali da parte dei Consigli sono
illegittimi e pertanto ci si può
rivolgere al TAR per la loro cassazione, come ha stabilito il Consiglio di Stato.
Occorre inoltre ricordarsi che
la battaglia suITIrc non è solo
giuridica, ma in primo luogo cul1 orale. Partendo dalTIrc è possibile ridare nuova vita agli organismi collegiali, oggi molto asfittici, per dare ad essi la funzione
di partecipazione alla gestione
della scuola, voluta dalle leggi
dello stato italiano.
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TORRE PELLICE
Il perché di un
rifiuto
Si ignora comunemente il valore delle Intese
fra lo Stato e le altre confessioni religiose
Molti ritengono che solo la
Chiesa cattolica può avere l’insegnamento della sua religione
nelle scuole statali perché chiesa della « stragrande maggioranza del popolo italiano »: essi ignorano completamente il valore
delle Intese, con le quali le altre confessioni religiose avrebbero potuto chiedere (ma non
l’hanno voluto!) ed ottenere le
stesse cose concesse alla Chiesa cattolica. La Costituzione della Repubblica italiana lo prevede e la Corte Costituzionale lo
ha esplicitato al punto 1 della
sentenza. 203/89 (valore formativo della cultura religiosa, sotto
cui s’inscrive il pluralismo religioso e l’attitudine laica dello
Stato, che si pone al servizio di
concrete istanze della coscienza
civile e religiosa dei cittadini).
Ciò però non è stato voluto
perché le altre confessioni hanno ritenuto di dover provvedere
alia catechesi dei propri fedeli
nelle forme più diverse, ma sempre gestite in proprio, privatamente, stimolando e sostenendo
l’impegno personale di ciascun
aderente. L’evangelizzazione procede sui binari delle vocazioni
e della scoperta dei doni spirituali, escludendo qualsiasi obbligo o forzatura per quanto riguarda le responsabilità comunitarie. Tutto viene fatto nel nome
e per la gloria del Signore! Evangelizzare infine rappresenterebbe
un servizio-dovere che non può
essere delegato a nessun’altra
agenzia diversa dalla chiesa e/o
dalla famiglia.
Non così per la Chiesa cattolica, che si è sempre servita in
passato del cosiddetto « braccio
secolare », sia per la catechesi
«forzata» (vedansi inquisizione
e concordati vari), sia per l’evangelizzazione « selvaggia » ( vedansi crocifissi di stato, sante crociate, insegnamento religioso obbligatorio, ecc.).
Poteva la Chiesa cattolica, rigenerata in senso più cristiano-evangelico ed ecumenico
dopo il Concilio Vaticano II,
rinunciare all’appoggio secolare
per i suoi scopi egemonici? Evidentemente ancora no, dal rnomento che continua a servirsi
dei « braccio secolare » della Democrazia Cristiana, del PSI e perfino del Movimento Sociale Italiano con la stessa « serena fermezza » di una volta...
In questa ottica può essere
considerato in un certo senso
un antistorico retaggio di servitù secolare persino l’insegnamento religioso cattolico svolto da
compiacenti insegnanti di scuola materna ed elementare (nella scuola media è diverso perché ci sono gli insegnanti di religione incaricati annuali senza
classe di concorso). In pratica
ogni insegnante che dice « sì » all’Irc è « braccio secolare » della
Chiesa cattolica, perché ogni forma di indottrinamento religioso
o politico tramite lo Stato è un
Servizio indebitamente ottenuto
mediante il sistema del braccio
secolare.
Tutto ciò è rifiutato dalle altre confessioni religiose, che ritengono essenziale distinguere
ciò che è di Dio da ciò che è
di Cesare: è un fatto di coerenza con l’Evangelo; è una scelta
di libertà religiosa e di non confusione della teologia cristiana
con la politica ecclesiastica, che
fa proprio il detto machiavellico del fine che giustifica i mezziLe altre chiese ritengono evidentemente che Dio, lo Spirito Santo e Gesù non debbano nel tempo attuale servirsi di mezzi illeciti, di guerre sante, di politicanti senza scrupoli o di ore obbligatorie di religione per diffon
dere, o peggio ancora per difendere, le verità evangeliche.
La Chiesa cattolica ritiene utile, a quanto pare, ottenere dei
canali privilegiati di propaganda
religiósa in un regime di monopolio, piuttosto che in un terreno di libera concorrenza. Il
rifiuto del privilegio del braccio
secolare sarebbe allora il motivo dominante del rifiuto delle altre confessioni religiose a non
volere (pur potendolo ottenere)
un uso privato della scuola pubblica...
Quello comunque che è veramente grave è che il braccio secolare debba concedere più di
quanto la Chiesa cattolica possa
chiedere (come in certi supermercati: offerta con omaggio
gratuito, ovvero paghi uno e prendi due!}: questa infatti può anche garantirsi il privilegio di un
insegnamento religioso nella
scuola pubblica, ma non ha alcun diritto o alcuna pretesa di
occuparsi di chi tale insegnamento rifiuta! In poche parole il
Concordato cattolico non può
contemporaneamente disciplinare l’ora di religione e l’ora alternativa. Né lo Stato può legiferare sull’ora alternativa senza preventive Intese con i rappresentanti delle altre confessioni religiose!
Costituzionalmente parlando,
sarebbe nulla qualsiasi legge che
legiferasse su tale materia « riservata », perché impegnerebbe
i fedeli di altre confessioni religiose: il contrasto con l’art. 20.
terzo comma, della l. 449/84, con
l’art. 29, terzo comma, della 1.
517/88 e con altri articoli simili
delle leggi 516/88 e 101/89 sarebbe evidente.
In tale contesto allora VI re
costituirebbe una mina vagante
innescata dalla Chiesa cattolica
e piazzata dallo Stato « nel mare dellà libertà religiosa e della
laicità ».
La discriminazione nei confronti di chi non si avvale può essere evitata in un solo modo:
consentendo la loro piena estraneità all’Irc e la loro assenza da
scuola. Attualmente son brutalmente cacciati fuori dall’aula e
per giunta costretti a frequentare un’ora alternativa non richiesta con « l’allegato C »...
« Lascia libero il mio popolo »,
gridava Mosè al Faraone! Attenzione al precedente storico...
Se Dio ci dovesse fare giustizia,
egli dovrebbe cacciare tutti i
cattolici « fuori dalla sua presenz.a », per mancanza di amore
cristiano. Cosa infatti la Chiesa
cattolica insegna ai suoi fedeli?
Insegna a non amare il prossimo, a non essere solidali con
lui, a trascurare il disagio e le
sofferenze altrui, a consentire o
a pretendere di cacciare i diversi dalla loro presenza, a emarginare il diverso, ad isolare ed
umiliare « l’eretico », a non avere una comunione fraterna con
chi non si avvale dell’lrc...
A questo punto c’è da chiedersi: quale ecumenismo ci può e.ssere con una chiesa che mette
il crocifisso dappertutto e non
sa mettere il Cristo nel cuore
dei suoi fedeli?
Quale rapporto ecumenico dovremmo avere nei confronti di
una chiesa che non ha pietà dei
nostri figli ed è sorda alle nostre preghiere? Come nella parabola delle dieci vergini (le
chiese in attesa dello sposo),
cinque ci chiedono l’olio che non
hanno mai avuto... Dovremmo
darglielo, scendere a compromessi ecumenici e rimanere noi stessi senz’olio, cioè senza princìpi
evangelici?
Donato Trovarelli
4
4 vita delle chiese
13 ottobre 1989
PROGRAMMA PER IL PINEROLESE
Settimana Ecumenica
per la pace
in occasione della Settimana Ecumenica per la Pace (16-24
ottobre) è convocata il martedì 17 ottobre 1989, nei locali
della Chiesa valdese (via dei Mille, 1)
UNA ASSEMBLEA ECUMENICA
DI RIFLESSIONE, DI DIGIUNO, DI PREGHIERA
ore 21 ; Assemblea di preghiera e di condivisione
ore 19 : Accoglienza e informazione
ore 19.30: Gruppi di ricerca
• Coloro che parteciperanno sono invitati a un digiuno (rinuncia alla cena), nel corso del quale verrà fatta una colletta a favore delle iniziative per gli immigrati terzomondiali presenti nel Pinerolese.
• Si segnalano alcuni incontri importanti (organizzati da
varie associazioni e gruppi), a cui siamo invitati a partecipare:
Giovedì 19 e 26 ottobre, ore 21 (Auditorium - corso Piave Pinerolo):
— « La vita quotidiana dello straniero » (Dacia Valent F. Oli vero)
— « Leggi, istituzioni, realizzazioni: che cosa si sta facendo » (Uro Righi - Silvana Ameri)
Venerdì 20 ottobre, ore 21 (Auditorium di Luserna San
Giovanni):
— « Volontariato e cooperazione » (ONG e COAP)
Martedì 24 ottobre, sera (Chiesa di S. Filippo, Torino:
« Conclusione della Settimana Ecumenica per la Pace »
* * *
Promotori della Assemblea Ecumenica di Pinerolo: Commissione Esecutiva 1” Distretto Valdese-Metodista, Chiesa
Valdese di Pinerolo, Centro Ecumenico di Agape, Federazione Giovanile Evangelica-Valli, Comunità Cristiana di base.
Commissione Diocesana per l’Ecumenismo, Caritas diocesana, Comunità Francescana Cappuccini, Parrocchia San Lazzaro.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Riflettere sul Rifugio
SEMINARIO A CARTIGNY
A lezione di etica
« Non esiste più una morale! ».
E' il titolo provocatorio di un
seminario di etica animato da
Erich Fuchs, autore di « Desiderio e tenerezza » (ed. Claudiana), professore di etica all’Università di Ginevra e svoltosi a fine settembre nella campagna ginprina, presso il Centro ecumenico di (iartigny.
Fuchs, teologo di punta del
protestantesimo latino, ci ha introdotti nella tematica, per altro affrontata in una prospettiva
interdisciplinare, presentando il
suo volume ed anche animando
una piccola, interessante esercitazione su una questione etica bruciante: l’omosessualità. La valutazione negativa dell’omosessualità nel pensiero teologico muove da una duplice considerazione: la pratica omosessuale è associata nel Nuovo Testamento
all’idolatria (Romani 1: 18-32) in
quanto contraria alla finalità
creatrice di Dio (Genesi, cap. 1 e
2). L’omosessuale è un peccatore
perché rifiuta l’alterità, rinchiudendosi in un narcisismo non
voluto dal Creatore. Nel rifiuto
dell’altra/altro è racchiuso il
« peccato omosessuale », che si
caratterizza nella sua non accettazione del limite creazionale.
E’ una tesi netta, teologicamente argomentata, che tuttavia, nel
sottolineare l'importanza del maschio e della femmina nel disegno creazionale divino, non manifesta pastoralmente alcuna
comprensione nei confronti delle situazioni di disagio e di sofferenza di sorelle e fratelli che
vivono l'omosessualità come una
« conditio sine qua non » per vivere la propria sessualità.
-Nella concezione antropologica paolina (I Cor. 6: 12-20)
Tesaltazione del corpo, delle sue
potenzialità, anche in chiave eterosessuale, è in evidente contrasto con il disegno divino. Siamo tutti peccatori perdonati e,
come tali, chiamati ad accettare il « nostro limite creaturale »,
ad evitare così pratiche sessuali
idolatriche.
Il criterio delle nostre scelte,
bene illustrato nell’introduzione
di « Desiderio e tenerezza », de
ve essere TEvangelo, e in questa ottica siamo chiamati a protestare contro il travisamento
della sessualità umana operato
dalle chiese nel corso dei secoli.
Ed è la chiara distinzione tra
Evangelo — la parola liberatrice di Dio in Cristo — e la storia piena di infedeltà, e quindi
di tradimenti, della chiesa che
fa dell’opera di Fuchs un prezioso volume, da leggere e conservare nelle nostre biblioteche
evangeliche.
Successivamente vi sono state
due relazioni di approccio all’etica, in chiave sociologica e psicanalitica.
Roland Campiche, sociologo
deirUniversità di Losanna, ha
parlato della nozione di « valore » in una società in cambiamento. Il concetto di valore, in sociologia, indica la finalità delle cose. La nostra società è, secondo
Campiche, frammentata in una
pluralità di valori in concorrenza tra loro. Basti pensare per
esempio alla crisi della famiglia
e del mondo del lavoro. Ed è
in questi « campi » concernenti
la nostra vita quotidiana che bisogna individuare i criteri etici
regolatori di diversi valori. La
solidarietà e la responsabilità
possono diventare i « valori » premiami di una società matura, priva di conflitti sociali ed
esasperazioni individualistiche.
Thierry de Saussure, psicanalista a Ginevra, ci ha ricordato
la necessità della funzione morale e regolatrice dell’« io inconscio »-desiderio e del « super-io »,
la persona. Infatti la morale, nella sua espressione più matura,
rivela l’amore vivente che supera l’io e il super-io, facendoci
incontrare l’altro nella sua differenza.
Intensa è stata la comunione
fraterna, che si è manifestata in
momenti cultuali (ogni mattina
ci ritrovavamo nella chiesa parrocchiale protestante per un breve culto caratterizzato dall’ascolto della Parola, dal silenzio, dalla preghiera comunitaria), in momenti di dibattito in gruppo e
nella reciproca conoscenza delle
rispettive realtà evangeliche.
Eugenio Stretti
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il culto di inizio delle attività
ha avuto luogo domenica scorsa
con una buona partecipazione di
pubblico, tra cui i catecumeni ed
i bambini delle scuole domenicali. I vari corsi avranno inizio
questa settimana seconde gli
orari concordati con i rappresentanti delle singole attività.
• Durante lo stesso culto la
comunità ha accolto con gioia
la signora Grazia Brilli in Bertin
che ha chiesto di entrare a far
parte della nostra chiesa quale
membro comunicante. Il Signore benedica questa nostra sorella che, dopo aver dato per
anni la sua collaborazione con
le monitrici delle scuole domenicali, ha ora deciso di fare la
sua pubblica confessione di fede ed essere membro della nostra comunità.
• La candidata al ministero
Marika Kober, inviata dalla Tavola quale coadiutrice del
pastore Bellion a San Giovanni,
è stata presentata domenica
scorsa alla comunità riunita nel
tempio. Mentre diamo a Marika
il più caldo e fraterno benvenuto, preghiamo il Signore di accompagnarla nel suo nuovo ministero pastorale con l’augurio
che possa sempre trovare collaborazione, affetto e solidarietà.
• Sui problemi del « Rifugio
Carlo Alberto » ha parlato domenica scorsa durante il culto il
presidente del Comitato, Emanuele Bosio. Oltre al problema
finanziario, molto difficile da risolvere perché le risorse dell’Istituto sono quasi nulle causa
le forti spese richieste per la
sua ristrutturazione, esiste il
problema non meno importante
di dare una mano a chi ha bispgno di conforto, ima condizione
in cui versa purtroppo la maggior parte dei ricoverati.
L’appello del presidente è stato un caldo invito a tutte le persone di buona volontà perché
collaborino come possono per
questo Istituto, visitino i degenti, ascoltino i loro discorsi e li
aiutino a non sentirsi soli.
A favore dell’Istituto è stata
devoluta la colletta fatta al termine del culto.
• La tradizionale « Festa del
raccolto », che ogni anno la nostra comunità ha la consuetudine di preparare, avrà luogo
domenica 15 ottobre alle ore
14.30 nei locali della Sala Albarin.
Ci sarà come sempre una esposizione-vendita di prodotti
della campagna che trasformerà
la sala in una ricca serra di
frutta e di ortaggi. Funzionerà
un buffet e sarà posto in vendita il pane casereccio.
Al mattino dello stesso giorno, alle ore 10 nel tempio, la comunità è invitata al culto di ringraziamento.
Catecumeni
ANGROGNA — Sabato 14 ottobre alle ore 15 s’incontrano
tutti i catecumeni al presbiterio
per l’inizio del catechismo.
• Giovedì 12 alle ore 20.30 al
presbiterio i comitati ”Ca d’ia
pais” e ’’Foresteria Rocciaglia”
valuteranno l’andamento dell’estate.
• Sabato 14 con inizio alle ore
8 si terrà un campo di lavoro
volontario alla Foresteria di
Pradeltorno per le pulizie interne. A tutti i volontari verrà offerta una ricca polenta.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Una pa
rola di viva gratitudine al pastore emerito C. Tourn e al prof.
Jean Gönnet per il messaggio
dell’Evangelo che ci hanno rivolto nei culti che hanno presieduto.
• Si sono uniti in matrimo
nio: Gianfranco Barolin e Nadia Geymonat; Michele Amorosino e Marina Baridon, che
si stabiliranno a Caselle Torinese. A questi sposi rinnoviamo
l’augurio che il Signore sia sempre l’ospite del loro focolare.
• Anche da parte di tutta la
chiesa esprimiamo viva gratitudine alla signorina Ada
Cairus che, dopo un lungo periodo d’insegnamento, è andata
in pensione. Le auguriamo un
meritato riposo nel corso del
quale possa ancora continuare
il servizio da tempo intrapreso
in seno alla chiesa tra le generazioni più giovani.
Ripresa
SAN SECONDO — Domenica
15 ottobre avrà luogo, alle ore
10.30, il culto di ripresa delle
attività cui sono invitati in particolare catecumeni, ragazzi della scuola domenicale e rispettive famiglie. Al termine del culto verranno stabiliti gli orari
del catechismo.
• Un ringraziamento particolare a Peggy Bertolino, Fiamma Armellino e a Rossano Fornerone che hanno curato il culto di domenica 1° ottobre.
PINEROLO — Un buon inizio
ha avuto l’anno di attività domenica r ottobre. Al culto del
mattino, con la partecipazione
della corale, erano presenti i
bambini della scuola domenicale, con i loro genitori e, graditi
ospiti, una rappresentanza dei
ragazzi dell’Uliveto con tre accompagnatori.
Una festa in onore degli ospiti,
per circondarli del nostro affetto, è stata organizzata nel pomeriggio con giochi, thè e dolci. La colletta del mattino e gli
introiti del pomeriggio, prò Uliveto, sono stati buoni.
• E’ un fatto eccezionale ma
rallegrante che ben tre coppie di
sposi abbiano fatto benedire il
loro matrimonio nel tempio in
questi ultimi giorni. Essi sono:
Fulvio Cardon e Yvonne Mondino; Remo Long e J,insuda Pho
kaew; Claudia Arese e Pier Angelo Collino. Chiedendo per loro
l’aiu'to del Signore, esprimiamo
la speranza di rivederli sovente
nelle nostre assemblee.
PRALI — Questa settimana
riprendono le attività della nostra comunità:
— venerdì 13 il precatechismo
si trova alle ore 15; la scuola
domenicale dalle ore 16 alle
17.30;
— sabato 14 il I e II anno di
catechismo alle ore 16.30 e il
III anno alle ore 17.30; il IV anno si trova al lunedì alle ore 18.
La corale s’incontra il venerdì
sera alle ore 20; l’Unione femminile giovedì 19 alle ore 14,
per discutere il programma di
quest’anno.
’Tutte le attività si svolgono
presse il presbiterio.
• Domenica 15 ottobre ci riuniremo in assemblea di chiesa
per sentire le relazioni della
conferenza distrettuale e del
sinodo; il culto inizierà pertanto alle ore 10.
Insediamento
TORRE PELLICE — Domeni
ca 8 ottobre ha avuto luogo l’insediamento del pastore Bruno
Rostagno che ha poi presentato
una chiara e significativa riflessione su un passo dell’epistola
di Paolo ai Colossesi: « Non
mentite gli uni agli altri, giacché
avete svestito l’uomo vecchio
con i suoi atti e rivestito il nuovo che si va rinnovando in conoscenza ad immagine di Colui
che Tha creato ».
• Giovedì 12 ottobre, ore 14.30,
riprende il catechismo per i ra
gazzi frequentanti le scuole medie.
• Giovedì 12, alle ore 20.45,
presso la casa unionista, riprende la sua attività, con una seduta amministrativa, la corale;
sempre ben accette nuove voci!
• Domenica 15 ottobre culto
di inizio attività con le scuole
domenicali ed i catecumeni. Nel
pomeriggio, incontro con il pastore Renato Coisson che presenterà le sue impressioni all’indomani del suo viaggio in
Mozambico.
• A partire da domenica 15
ottobre il culto ai Coppieri sì
svolgerà nella sala ristrutturata
del presbiterio.
• Da domenica 22 ottobre il
culto agli Appiotti avrà inizio
un quarto d’ora dopo e cioè
alle 10.45.
Solidarietà
POMARETTO — L’evangelc
della resurrezione è stato annunziato in occasione dei funerali della piccola Stefania Peyronel, deceduta dopo un mese di
vita, e di Giosuè Ribet, deceduto
all’età di 72 anni presso l’ospedale valdese; persona assai stimata era stato « magistre » nelle
scuolette quartierali, membro
di concistoro a Pomaretto e Villasecca, predicatore laico. La comunità, presente numerosa, ha
voluto dimostrare alle famiglie
nel dolore la sua cristiana simpatia.
• Sabato 14 ottobre, alle ore
20.30, nei locali della Scuola Latina si svolgerà un’assemblea di
chiesa per la relazione sui lavori del Sinodo.
Incontro
RORA’ — Domenica 15 ottobre, alle ore 9, si svolgerà l’incontro fra i genitori dei ragazzi
che frequentano corsi di istruzione religiosa e monitori. Alle
ore 10.30 culto di inizio attività.
• Sabato 21 ottobre, alle ore
15, inizieranno i corsi di catechismo e precatechismo.
• Giovedì 19 iniziano le riunioni alle Fucine.
• Venerdì 20, alle ore 20.30,
presso la sala delle attività, si
riunisce il gruppo giovani.
Matrimoni
SAN GERMANO — Due matrimoni hanno gioiosamente caratterizzato la vita della nostra comunità: Katia Rocciione ed Orazio Ribet, Monica Martlnat e
Chiaffredo Maurino si sono infatti uniti in matrimonio nel
mese di settembre; ad entrambe
le coppie vanno perciò gli auguri di una vita benedetta dal Signore da parte della chiesa tutta.
• Anche se in ritardo vogliamo ringraziare quanti si sono
alternati nella predicazione della parola del Signore durante
il mese di agosto: i giovani Carla
Bcunous, Luciana Plavan e Paolo Guglielmino, lo studente in
teologia Erik Noffke ed il pastore Maria Bonafede.
• E’ deceduta la sorella Lina
Bertalot ved. Peyronel di Pramollo, ma da tempo residente
a S. Germano; alla famiglia in
lutto esprimiamo la cristiana
simpatia della comunità.
Domenica 15 ottobre
□ COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Il primo incontro di
quest'anno si svolge presso la chiesa valdese in via dei Mille 1 con
inizio alle ore 15; Franco Bellion introduce la presentazione della • carta
dei diritti delle coppie interconfessionali ».
5
13 ottobre 1989
vita delle chiese 5
MOTTOLA: INCONTRO BMV
Vecchi diritti
per nuovi soggetti
Il raduno delle Chiese battiste, metodiste, valdesi di Puglia
e Lucania ha avuto luogo, quest’anno, domenica 24 settembre
presso la Chiesa battista di Mottola alla quale era stata affidata
l’organizzazione, curata fin nei
minimi particolari, di questa giornata comunitaria entrata, ormai,
nella tradizione delle comunità
evangeliche delle due regioni.
Un inappuntabile servizio di ristoro, predisposto dalla comunità locale, ha accolto i numerosi
partecipanti (circa 400), molti dei
quali hanno dovuto affrontare
un lungo percorso per raggiungere il luogo dell’incontro. Oltre
ai membri delle comunità BMV,
erano presenti un folto gruppo
di evangelici pentecostali e rappresentanti di immigrati.
« Libertà, eguaglianza, fraternità - vecchi diritti per nuovi
soggetti » è stato il motto che
ha fatto da filo conduttore alle
iniziative programmate. Così,
nel quadro del « Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne », è stata esposta
la mostra dedicata alla « Donna nella chiesa e nella società »,
allestita dalla chiesa di Taranto, per portare a conoscenza e
denunciare le situazioni di disuguaglianza, di emarginazione, di
violenz.a fisica e morale che le
donne vivono nelle diverse società europee ed extraeuropee.
« Cristo dei due popoli ne ha
fatto uno solo » (Ef. 2: 14), questo il messaggio evangelico rivolto a quanti erano presenti e
a quanti si sono fermati a leggere lo striscione che campeggiava sul palco allestito all’esterno della chiesa per la conferenza pubblica, in programma per
la mattinata, sui problemi connessi con il flusso migratorio
nel nostro paese.
Numerosi gli interventi e le
testimonianze di situazioni vissute. Al pastore della comunità
locale, Massimo Aprile, è toccato il compito di introdurre l'argomento; sono poi intervenuti,
fra gli altri, il sindaco di Mottola, il pastore Bruno Tron, responsabile del Servizio migranti della
FCET, i rappresentanti dei migranti: Pedro Miguel dell’Angola, Uiman Tali e Ibu Fall del
Senegai, Pilar Sarania del Perù
e Fortunata dell’Oria, i quali, con
accenti angosciati ma con grande dignità, hanno illustrato le
ingiustizie, le violenze, i soprusi
che i migranti, giorno dopo giorno, subiscono.
Le stesse immagini dei bambini del terzo mondo, spaventosamente denutriti, trasmesse dalla
televisione, è stato detto, colpiscono quelle popolazioni nella
loro dignità.
Tutti gli interventi hanno sottolineato le contraddizioni di un
paese come l'Italia dove i principi sanciti ed i valori vantati,
il più delle volte, non trovano
riscontro nella concretezza del
vissuto quotidiano. Manca, inoltre, una normativa per gli immigrali privi di regolare contratto di lavoro (la maggioranza di
questi) a tutela dei quali non
può neppure intervenire la magistratura perché il loro problema è di competenza delle questure che non operano in maniera univoca.
« Jerry è nostro fratello » era
-scritto sul grande poster a lato
del palco! In memoria del giovane profugo sudafricano vilmente ucciso a Villa Litemo, Tassemblea, in confessione di peccato, ha osservato un minuto di
silenzio. Suggestive le musiche e
significativi i canti, che hanno
aperto e concluso la conferenza.
Nel pomeriggio, subito dopo la
pausa per il pranzo al sacco che
ci ha visti riuniti nel grande attico che sovrasta il locale di culto, l’assemblea si è divisa in tre
gruppi di studio per affrontare i
temi della libertà, con riferimento a Esodo 3, della fraternità
(I Corinzi 12), deH’eguaglianza
(Matteo 20: 146). Nelle discussioni è stato ribadito che Dio non
fa distinzioni di razza o altro
perché è il Padre di tutti; che
Dio chiama sempre in ogni tempo i suoi figli e li invita ad operare per la libertà e la giustizia;
che, come credenti, riconosciamo di non avere sempre risposto al suo appello e di non avere operato per la realizzazione
del progetto di Dio. Solo annunziando la volontà di Dio e instaurando, quindi, nuovi rapporti di fratellanza umana è possibile intravvedere una via di
uscita per gli attuali, gravi, complessi problemi dell’umanità.
Ormai la bella giornata comunitaria volge al termine. Ci
riuniamo per il culto conclusivo,
la liturgia è condotta dal pastore Aprile. I bambini della scuola domenicale hanno espresso il
Vera Velluto
FORANO
Primo centenario
Due belle giornate di « comunione fraterna » hanno chiuso
nel mese di settembre il piccolo ciclo di manifestazioni che
la nostra chiesa valdese dì Forano ha organizzato quest’anno
per ricordare il suo centenario
di fondazione.
Domenica 17 settembre abbiamo avuto la visita di un gruppo
di 52 sorelle e fratelli della corale della « paroisse » svizzera riformata di Saint Jacques di Losanna e di un altro gruppo di
36 sorelle e fratelli della Chiesa
evangelica della Renania (Germania Federale). Ne è nato un
culto che è stato uno dei momenti più belli di questo nostro
centenario: abbiamo (potuto davvero sperimentare come la fraternità che nasce dalla stessa fede
nello stesso Signore vada al di
là di tutte le barriere di lingua
e di cultura. La liturgia è stata
infatti condotta nelle sue varie
parti dai tre pastori delle tre
comunità nelle loro rispettive
lingue e la predicazione del professor Paolo Ricca, presente per
l’occasione, è stata da lui tenuta
successivamente in italiano, in
francese e in tedesco. Ma il momento più « fraterno » è stato
quello della Santa Cena, in cui
tutti ci siamo ritrovati gli uni
accanto agli altri attorno ai segni del pane e del vino ad ascoltare dal Signore stesso un discorso di comunione che non ha
bisogno di parole per essere vissuto. Un’agape fraterna nei locali della chiesa, rallegrata dai
canti della corale di Losanna,
ha poi prolungato il nostro momento di fraternità.
La domenica successiva 24 settembre abbiamo vissuto una
giornata simile e diversa al tempo stesso rispetto ad otto giorni prima. Se infatti allora avevamo sperimentato una « fraternità spaziale », che si estende oltre le distanze chilometriche ed
i confini politici, il 24 abbiamo
vissuto un momento di « fraternità temporale », al di là delle
distanze create dal trjiscorrere
degli anni. Ci siamo infatti ritrovati attorno al ricordo dei pastori che si sono succeduti a Forano in questi cento anni, dal
fondatore della nostra chiesa
Luigi Angelini, al predecessore
dell’attuale pastore, il pastore
Roberto Romussi. Erano presenti fisicamente i parenti del pastore Enrico Corsani (ed è stata
molto apprezzata la lettura che,
durante l’agape, il professor Bruno Corsani ha dato di alcuni ricordi di Forano scritti dal pastore Corsani in tarda età: come si sa, egli è morto a 101 anni!), del pastore Coìsson, del
compianto pastore Cappella, e
sono stati poi letti durante il
culto i messaggi di vari altri pastori impossibilitati a venire ma
pure presenti con il ricordo e
con l’affetto in mezzo a noi: dalla, Costabel, Romussi, Bonnes, i
figli del pastore Alessio. A dare
poi l’ultimo tocco a questa fraternità temporale è stata la presenza a Forano del pastore Eugenio Rivoir, che sarà dal prossimo anno il nuovo pastore della nostra comunità, e dei suoi
cari. In particolare, il pastore
Rivoir ha tenuto durante il culto una predicazione assai apprezzata su un testo del primo libro
dei Re.
Così, con semplicità e con tanta gioia, abbiamo terminato il
nostro centenario. E vorremmo
che proprio quest’ultima giornata del 24 settembre, vissuta al
tempo stesso nel ricordo del passato e neH’apertura (attraverso
la presenza del pastore Rivoir)
incontro al futuro, rimanga un
po’ come il simbolo dello spirito con cui abbiamo cercato di
vivere quest’anno per noi così
particolare. Senza nostalgie e
trionfalismi, ma cercando di trovare nella fede e nella testimonianza dei nostri padri la forza
e l’entusiasmo per slanciarci verso un secondo centenario (.se
così il Signore vorrà) di fede e
di testimonianza all’evangelo.
Ruggero Marchetti
CORRISPONDENZE
Scuole Domenicali
A confronto con i drammatici problemi dell’immigrazione e del terzo
mondo - Annunziare la volontà di Dio e riscoprire la nostra vocazione
loro rifiuto dei tabù e delle disuguaglianze con una breve recita ed i giovani, sempre all’interno della liturgia del culto,
con una rappresentazione mimata, hanno rivolto a tutti noi l’invito a sollevare il velo dell’indifferenza che ci impedisce di
partecipare alle sofferenze altrui.
Ricca di spunti di riflessione
la predicazione del pastore Anna Maffei, della chiesa di Gioia
del Colle, che, centrata sulle dichiarazioni paoline: « Dove c’è
lo Spirito del Signore, quivi è
libertà» (II Corinzi 3: 17), «Noi
tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo: Giudei e
Greci e schiavi e liberi, e tutti
siamo stati abbeverati da un solo Spirito », « Voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per
ricadere nella paura, ma avete
ricevuto lo Spirito di adozione
per il quale gridiamo: Abbai Padre! » (Rom. 8: 15), ci ha posti
di fronte alla necessità di rivedere, in quanto credenti, il nostro rapporto con Dio e con gli
altri e di riscoprire la nostra
vocazione.
PISA — Le scuole domenicali della fascia tirrenica toscana
vivono la difficile situazione di
una diaspora assai vasta caratterizzata dall’esiguità numerica
di ragazzi e monitori. Per esaminare i problemi comuni si è
tenuto il 23 settembre scorso un
incontro dei monitori e dei pastori delle chiese di Pisa, Livorno, Carrara e La Spezia. In quell’occasione si è deciso di tenere
incontri periodici tra le varie
scuole (il prossimo si svolgerà
a Livorno il 29 ottobre), di preparare insieme la festa di Natale, di costruire un archivio fotografico comune, di nominare
un responsabile delle attività
delle scuole domenicali. Inoltre
è stata fatta la proposta di tenere alla fine maggio/principio
di giugno un campo delle scuole domenicali.
Con ¡’Evangelo per
uscire dalla droga
Villeggianti
evangelici
COAZZE — La nostra piccola chiesa nello scorso mese di
agosto ha visto aumentare il numero dei partecipanti alle proprie attività: i villeggianti evangelici. In questo periodo i culti
sono stati presieduti da Fulvio
Crivello, Daniele Perini e Dino
Gardiol, che ringraziamo.
• Due famiglie sono state colpite dal lutto. Sono mancati Alfredo Ruffino e Michele Bramanate. Alle famiglie vada la simpatia fraterna di tutta la nostra
chiesa.
Lisetta Di Gennaro
CORATO — Il 25 settembre è
mancata Lisetta Dì Gennaro nata Ferrara, dopo una lunga malattia sopportata con serena dignità nel coraggio della fede tra
casa e ospedale, assistita con
grande amore dal marito e dai
due figli e dalle sorelle in fede.
La malattia è stata occasione
di testimonianza cristiana verso
tanti, che l’hanno seguita nella
dolorosa vicenda, e anche motivo di maggior legame fraterno
nella chiesa.
Lisetta Di Gennaro, prima monitrice della scuola domenicale,
poi animatrice dell’Unione femminile, visitatrice, membro ancora del Consiglio di chiesa, la
scia un grande esempio di totale consacrazione al Signore.
Al funerale, a cui erano presenti più di 200 persone nel grande tempio valdese, hanno rivolto il messaggio della speranza
cristiana i pastori Gianna Sciclone e Piero Santoro, mentre
al cimitero la speranza della
chiesa nella resurrezione è stata
annunciata dal past. Vincenzo
Sciclone.
Al marito e ai figli, nonché alla
sorella, ai fratelli e ai parenti
tutti, va l’affetto e la fraterna
solidarietà della chiesa.
CISTERNINO — Il gruppo
metodista ha fatto nello scorso
mese di luglio una esperienza del
potere di guarigione deU’Evangelo. Una mamma di un drogato si è rivolta, disperata, al nostro gruppo. Cercava un aiuto
per suo figlio. Per 18 giorni il
nostro animatore, Antonino Russo, ha parlato di continuo con
questo ragazzo del Signore, di
Gesù. Alla fine questo giovane
ha deciso di rifiutare la droga
ed ora si trova in cura medica
per completare la guarigione.
Questo è un piccolo episodio che
testimonia la potenza dell’Evangelo.
FIRENZE — Si terrà ,a Firenze
presso l'Istituto Gould (via dei Serragli 49) dal 27 al 29 ottobre, l'Assemblea annuale degli Amici dei quaccheri. Tema deH'Assemblea: « Come crescere nella vita spirituale e quotidiana ».
Per informazioni scrivere al segretario: Davide Melodia - via dell'Oriolino 17 - 57122 Livorno.
TORINO — Venerdì 27 ottobre, alle ore 20.45 nella Sala valdese di
via Pio V 15, verrà presentato il libro (ed. Claudiana) « Protestanti e so^
cietà in Francia ». Interverrà oltre
all'autore. Massimo Olmi, il prof. Nicola Tranfaglia, docente di storia contemporanea all'Università di Torino.
• Anche l’ecumenismo procede. Per la prima volta nella storia del paese, è stato scelto un
metodista, A. Russo, per l’insegnamento musicale alle allieve
del convento delle suore passioniste.
REGGELLO — Dall'8 al 10 dicembre si terrà a Casa Cares (via Pietrapiana 56 - 50066 Reggello (FI) - telef.
055/8652001) un laboratorio di « giochi cooperativi » curato da Sigrid Loos.
Per informazioni rivolgersi a Dr.
Sigrid Loos - casella postale - 42026
Ciano d'Enza fRE). Tel. 0522/43994
o 877177.
MILANO — Sabato 21 ottobre, alle
ore 17.30 nella sala di via Francesco
Sforza 12/a, Giorgio Tourn terrà una
conferenza sul tema: « Valutazioni e
prospettive dopo le celebrazioni del
"glorioso rimpatrio" »,
SAN FEDELE D'INTELVI — Sabato
28 e domenica 29 ottobre si svolgerà
un convegno della FGEI-Lombardia per
programmare l'attività dell'89/90. Informazioni presso Giorgio Bonnet, tei.
02/2480037.
e Domenica 17 settembre una
delegazione della nostra chiesa
guidata dal past. Giuliana Gandolfo ha partecipato, nella parrocchia cattolica, alla celebrazione del 25» anniversario della ordinazione del parroco, don Giacinto Masera. Al parroco è stato fatto dono di un volume di
preghiere e il nostro pastore ha
tenuto un discorso.
MILANO — Nel quadro del « corso
biblico » del Centro culturale protestante si terrà mercoledì 25 ottobre
alle ore 21 una conferenza sul tema
<c L’evangelo- accolto ».
L’incontro si svolge presso la sala
di via F. Sforza 12/a.
MILANO — Dalle 15 alle 18 del
22 ottobre, presso la chiesa metodista di via Porro Lambertenghi 28,
si terrà l’incontro di tutti gli evangelici milanesi.
ROMA — Giovedì 19 e venerdì 20
ottobre si terrà (aula 2 del Dipartimento di psicologia dell'Università
" La Sapienza » - via degli Apuli 8)
un congresso internazionale sul tema:
« Il rischio della guerra nucleare:
prospettive di pace. Studi psicologici ». Tra i relatori gli evangelici italiani proff.ri Franco Duprè e Ezio Ponzo. Per informazioni tei. 06/492802.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 15 OTTOBRE
ore 23.30 circa - Raidue
Replica lunedi 23 ottobre
ore 10 - Raidue
In questo numero: notizie
dal mondo evangelico; segue
un servizio filmato: Protestanti contro il razzismo.
In chiusura intervista a
Giorgio Bouchard sull’ora di
religione.
lik
6
diaconia
13 ottobre 1989
IL SENSO DEL LAVORO A RIESI
La sfida
di un'opera protestante
La sfida deH’integrazione europea - Una continua dialettica tra innovazione e continuità - L’importanza della vocazione protestante
Nato e cresciuto durante i turbolenti anni '60, in un tempo
in cui poteva sembrare che la
questione meridionale si sarebbe risolta con l’emigrazione massiccia verso il nord, il Servizio
cristiano (S.C.) è ora confrontato — al di là delle sue vicissitudini interne, che pure hanno il loro peso — alla sfida della ormai imminente integrazione
europea.
In tutti questi anni, il S.C.,
non solo per la personalità del
suo fondatore, ma anche per
l’originalità della sua concezione, è stato giudicato in modi
molto diversi; adulato, spesso
acriticamente, da molti, criticato, a volte ingiustamente, da altri, mai considerato con indifferenza. In esso si sono riconosciute, e si riconoscono tuttora,
le anime più disparate del protestantesimo europeo. Questa
pluri-identità appartiene alla storia e alla realtà del S.C., il che
non deve sorprenderci, data la
sua matrice protestante.
Dicendo opera protestante, si
intende anche op>era laica, il che
ha sempre dato un po’ fastidio
agli integristi conservatori da
un lato e a quelli radicali dall’altro. Ma questa ambiguità —
così difficile da gestire e da mantenere — è intrinseca all’ispirazione teologica del S.C. che è,
come tutti sanno, quella dell’agape. Ora, l’agape di Dio non
appartiene né alla religione, né
al sentimento, né all’ideologia.
Ciò non vuol dire che le attività
Durante il convegno di settembre: il pastore Mauro Pons di Riesi
e il pastore Irene Wigley di Agrigento.
e le scelte del S.C. non possono
e non debbono essere passate al
vaglio della critica teologica, politica, sociologica. Il nostro essere protestanti ci porta sistematicamente alla critica e alTautocritica di quello che facciamo, ma anche alla consapevolezza della relatività delle nostre analisi e dei nostri giudizi.
Occorre continuamente verificare se l’asse che tiene insieme
le varie fa.cciate di questo prisma che è il S.C. e che ne giustifica resistenza, è orientato nella
direzione giusta, quella cioè della testimonianza a Cristo. Noi
desideriamo esprimere una testimonianza che ha da essere collettiva, meglio comunitaria, proprio perché « l’uomo nuovo » che
vogliamo testimoniare non è una
r^Ità individualistica e soggettiva, ma una realtà ecclesiale,
Da sinistra: Giuseppe Platone, Franco Giampiccoli, Giovanni Papa,
.Mauro Pons, Jean-Jacques Peyronel.
comunitaria che, nel caso del
S.C., supera i confini geografici,
politici, confessionali.
Proprio per questa sua caratteristica protestante ed ecumenica, il S.C. può continuare ad
avere una parola significativa da
dire nel quadro dell’Europa che
si va costruendo. Una parola critica, di rottura, sia rispetto al
contesto in cui opera (e tutti
sanno quante logiche e quanti
sistemi occorra rompere nel Meridione), sia rispetto alla rete di
amici del nord Europa, di modo che la loro solidarietà con
il S.C. sia accompagnata da un
impegno conseguente nel loro
proprio paese.
Il dilemma in cui il S.C. si
dibatte da diversi anni è di saper coniugare la gestione di quei
ser\'izi che ha avviato e che ritiene tuttora validi, e la sperimentazione di nuove iniziative,
di innovazioni che rompano la
cultura deleteria dell’assuefazione e della rassegnazione, e che
permettano di creare e sviluppare lesami vivi con l’altra parte dell’Europa. Anche questa dialettica tra continuità e innovazione, ambedue necessarie, è parte costilutiva della ragione d’essere del S.C. Per mantenere vivi questo carattere e questa predicazione, occorrono senso vocazionale, spirito di servizio, militanza, passione e competenza
professionale.
Il Signore ci accompagni e ci
illumini in questa ricerca.
Jean-Jacques Peyronel
PER IL FUTURO DI RIESI
Vocazioni
per ia nuova fase dei
Servizio Cristiano
Nel corso del Congresso
FGEl del dicembre ’83, da una
terna di candidati — Ermanno Genre, Jean-facques Peyronel e Zizzi Platone — il secondo fu scelto come coordinatore
del nuovo gruppo residente del
Servizio cristiano (SC) che doveva sostituire il vecchio, i cui
membri da tempo chiedevano
il cambio. Jean-Jacques accettò impegnandosi per 5 anni e
nell’anno e mezzo che seguì lavorò alla costituzione del nuovo gruppo che poi, in epoche
diverse, si inserì .gradualmente
nel lavoro del SC.
Il tempo è volato. Jean-Jacques — che nel frattempo nella
nuova struttura è diventato il
direttore del SC — lascerà Riesi
alla fine del ’90. Anche buona
parte del gruppo — che ha conosciuto difficoltà e realizzazioni, nuovi arrivi e partenze
anticipate — lascerà il SC nel
corso del ’90.
Una nuova fase ha da esser
programmata e attuata.
Ricordo la sensazione di disagio quando nell’83 fui coinvolto marginalmente nella decisione, con l’ansia della scelta e
la vertigine dell’ignoto. Le stesse sensazioni ho provato in modo molto più intenso, insieme
agli altri membri della Tavola,
nel processo che ha portato alla
scelta di un nuovo direttore per
il SC.
Distogliendolo da altre prospettive, la Tavola ha chiesto a
Zizzi Platone di assumersi questo incarico; non solo, ma di
provvedere anche, con un aiuto che dovrà essere trovato, alla cura della chiesa di Riesi,
che nel piano della Tavola sarà vacante nell’autunno del ’90.
Ansia e vertigine non mancano certo nei primi passi che
muovono Zizzi e Daniela su
questa nuova, difficile strada.
Ma pur non minimizzando le
difficoltà e i problemi, di gran
lunga più importanti sono il
loro senso vocazionale e il loro
desiderio di servire dove più è
necessario.
Ma ora è necessario che il
nuovo direttore non sia solo in
questa nuova fase della vita
del SC. Come 5 anni fa, è necessario costituire un gruppo
che raccolga la sfida di questa
diaconia difficile e affascinante: servizio e annuncio per gli
uomini e le donne della periferia del nuovo impero, contro
la complicità e la rassegnazione.
Non tutti i membri del gruppo verranno necessariamente
da fuori; uno dei maggiori risultati dell’attuale gruppo è
stato l’allargamento della responsabilità alla partecipazione
locale. A tutti è chiesto di conoscere e condividere il progetto Riesi — intervento nel
campo dell’istruzione, dell’economia, dell’assistenza e della
politica — che nel convegno
di settembre è stato riconfermato nelle sue linee generali,
con i contenuti specifici derivanti dalle necessità attuali.
Ciò di cui c’è bisogno non è
generica buona volontà, ma impegno con specifiche competenze. Ecco le necessità.
Per le scuole cerchiamo un
coordinatore/trice.
Per il centro agricolo un
agricoltore o un agronomo che
ne assuma la responsabilità.
Per il consultorio sono necessari un’assistente sociale e una
infermiera.
Per l’ufficio una segretaria
con conoscenza di lingue estere e per l'insieme del Centro un
addetto alla manutenzione.
Per il progetto « Ingegneria
del territorio » cerchiamo un
laureato in informatica, ingegneria, architettura o agraria
che coordini il progetto nel suo
inserimento nel SC.
Serenità e fiducia sono i doni
con cui il Signore ci aiuti a rispondere anche in quest’opera
alla sua vocazione.
Franco Giampiccoli
A Riesi: l’avventura della fede
(segue da pag. 1)
parola è già opera per la quale « la
gente stupiva...». Anche l’opera di
Riesi ha destato stupore, ha interrogato la città, ha tentato di costruire in positivo un’alternativa
al degrado, alla marginalizzazione.
Il suo programma è ambizioso,
difficile da realizzare. Difficile
perché oggi nessuno vuole servire
e chi si ostina a servire il proprio
prossimo ha bisogno di Colui che
è venuto per servire. Per servire
bisogna diventare cristiani.
Ricca conclude: « Riesi ha ormai un'età adulta. Quasi trent'anni. Occorre ricominciare questa
esperienza da qualche altra parte.
Non la riproduzione di ciò che è
stato e che continua a svilupparsi,
ma l'invenzione da capo di questa
esperienza benedetta. Deve nascere a figlio di Riesi ».
Anche Vinay ha sempre detto:
« Ogni comunità deve creare il
suo Servizio cristiano ».
Reinventare
un atto d’amore
Già, ma come reinventare questo atto d’amore che ha ispirato il
SC e che oggi deve confrontarsi
con la nuova realtà dell’Europa
politica, con la crescente marginalizzazione del Sud del mondo e
con realtà di matrice mafiosa, di
rassegnazione, di passività e dipendenza insieme a potenti spinte rinnovatrici ma spesso confuse, disorganiche...?
Un amico di vecchia data del
SC, il ricercatore Giovanni Papa,
ha posto sul tavolo una sfida che
può rimettere tutto in discussione.
La nuova « ingegneria del territorio », quello che in termini ecu
menici si chiama « salvaguardia
del creato », può essere immaginata e costruita a Riesi. Il microcosmo del SC, che vede riuniti il terziario (scuole e servizi), l’industria (la Meccanica - Riesi), l’agricoltura (il centro agricolo con i
suoi 13 ha. coltivabili, le cooperative di produzione), può essere il
luogo ideale per realizzare una
nuova ingegneria del territorio per
salvare l'uomo e il suo pianeta. A
studiare questi scenari futuri dovrebbe essere un’équipe di studenti in ingegneria che si avvarranno di moderne tecnologie nel
quadro di un progetto triennale
sostenuto anche dalla CEE. Ma il
SC non dovrebbe limitarsi ad accogliere l'équipe di giovani ricercatori con i loro computer su cui
disegnare scenari del futuro, ma
dovrebbe entrare in dialogo con le
nuove problematiche. La sfida, insomma, è quella di progettare una
nuova cultura del creato che tocchi
tutti i livelli: culturale, scolastico,
industriale, agricolo, alimentare,
teologico. Una ricerca in cui Nord
e Sud potrebbero lavorare insieme
su specifici problemi del territorio.
Un'altra utopia del mondo nuovo?
Sì, e di nuovo tutta da costruire
anche se, in parte, il futuro è già
cominciato con il progetto « Agronica» (finanziato dalla Regione Sicilia), che vedrà coltivazioni in
serra controllate dal computer.
Ora. per affrontare il futuro di
Riesi occorrono nuove persone.
Nel corso del 1990 l’attuale gruppo residente lascerà il SC. In questi luoghi di « frontiera » il ricambio è necessario ogni 5-7 anni.
Oggi la domanda è questa: chi
verrà a Riesi, accanto al gruppo di
servizio, composto da persone del
luogo, per condividere quest’avventura della fede? Nei prossimi
mesi occorre trovare almeno set
te persone, responsabili dei vari
settori, che riceverebbero il trattamento diaconale (vedi sopra il riquadro di Giampiccoli). Quest’ultimo è un problema che investe
tutta la nostra chiesa.
Guardando al futuro un dato è
certo: il rapporto con la chiesa
valdese di Riesi è fortemente intrecciato. C’è uno scambio continuo tra SC e chiesa locale. Uno
non può più vivere senza l’altro.
La testimonianza alla città ha bisogno di questa originaria intuizione. O, se si vuole, di questa necessaria convergenza. Il convegno
di settembre a Riesi si è concluso
nel tempio cittadino con la predicazione del moderatore. Il continuo confronto e richiamo alla Parola vivente ci permette di guardare con speranza al nuovo futuro da costruire, nel segno dell’agape.
Giuseppe Platone
7
13 ottobre 1989
obiettivo aperto
UN NUOVO CODICE DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
Medici e pazienti; diritti e doveri
Una problematica che investe campi e ambiti più ampi dei luoghi di cura - L’informazione e
zione ottimale - Il diritto di « sapere » - L’accanimento terapeutico? - Che fine ha fatto la
il dialogo come relamedicina del lavoro?
Dall’eutanasia alla biogenetica: l’esercizio della professione medica richiede una preparazione e una
deontologia adeguate; in questi settori anche le chiese possono essere interpellate e devono inti
Al Codice di deontologia medica del 1978 è subentrato ora (settembre ’89) un nuovo Codice. Da
allora ad oggi abbiamo avuto lo
sviluppo del movimento per i diritti dei malati, la costituzione di
tribunali dei diritti dei malati, un
grande dibattito suU’industria farmacologica, (richiesta di essenzializzare le specialità ammesse), la
ricerca di trasparenza e leggibilità
di diagnosi, terapie, foglietti dei
farmaci. Si è avuto nel paese lo
scontro politico sull’aborto, una
nuova legge in proposito, la domanda di una educazione igienicosanitaria nuova, di un’impostazione efficace della medicina preventiva. di quella del lavoro. 1 dibattiti sulla medicina, sul medico,
sul malato, non sono confinati
nei luoghi di cura, hanno investito i medici di famiglia, o di base,
lo stesso concetto di assistenza, la
scuola per quanto riguarda la domanda di educazione sanitaria, di
educazione sessuale, l’università
per quanto concerne la stessa formazione dei medici.
Ultimo recentissimo dibattito è
quello, ormai di eco mondiale, sulla biogenetica, mentre è ancora vivo ed in attesa di impostazione legale nuova quello sulla morte e sul
morire, sulle varie forme di eutanasia. Cercheremo di evidenziare
alcune costanti dei due codici
deontologici e qualche novità.
Dando però risalto non alla parte
contrattistica od economica ma ad
alcuni importanti articolati che
stabiliscono la qualità del rapporto medico-paziente, la reciproca
trama di diritti e doveri.
Circa la prestazione d’urgenza
(art. 11 Codice ’78) nel nuovo si
sottolinea che: l'omissione di soccorso c per il medico mancanza
gravissima. In caso di calamità,
epidemie, catastrofi, il Codice ’89
precisa che l’obbligo è di intervenire « a favore di chiunque ».
Segreto
professionale
l-’informazione, la consensualita, il dialogo, (ma ben poco traspare nel nuovo Codice che evidenzi una accentuata attenzione
al dialogo medico-paziente), co
garsi.
stituiscono la relazione ottimale
tra medico e paziente. L’articolato
riguardante il segreto professionale è sostanzialmente uguale nei
due Codici. In quello dell’89 si ripropone, negli art. da 13 a 17,
quanto già previsto. Con una aggiunta derivante dalla novità della attuale esistenza di banche dei
dati: il medico non dovrà collaborare alla costituzione di banche
elettroniche di dati sanitari che
possano compromettere il diritto
del paziente alla riservatezza, alla
sicurezza e alla protezione della
sua vita privata. La questione del
« segreto » non è di facile soluzione quando vi sono in gioco fattori
quali la salute di altre persone, come i partner o i figli, o la tutela
sociale della salute. Vi sono casi
in cui il medico è autorizzato o addirittura obbligato per legge a violare il segreto. Che dire circa i sieropositivi di AIDS? Conosciamo
tutti il dibattito a livello mondiale
sulla questione dei test obbligatori o meno, sulla schedatura, ecc.
Ma la questione riguarda anche la
medicina del lavoro. C’è un diritto
deH’azicnda a raccogliere dati sanitari circa i propri dipendenti e
di quale tipo devono essere questi
dati? I medici sino a che punto
debbono o no collaborare? Il nuovo Codice non offre alcuna informazione in merito.
Se il medico dovrà attenersi al
segreto professionale il paziente
ha diritto di « sapere ». Ciò era
esplicito nel vecchio Codice e lo è
nel nuovo. Si parla però in ambedue della possibilità che il medico
curante tenga nascosta una prognosi grave o infausta, a meno che
non vi sia, da parte del malato,
palese richiesta di conoscenza.
Una recente ricerca dell'Istituto
Mario Negri di Milano ha evidenziato che molti medici sono soliti
dire pietose bugie agli assistiti o.
addirittura, non dicono alcunché.
Per contrasto, la stessa indagine
segnala che in genere i pazienti accolgono « bene » l’informazione
anche quando si comunica resistenza di un tumore. Ciò vuol dire
che i più preferiscono sapere
che continuare a coltivare sospetti
più o meno atroci. Certamente la
questione del dire o no non può
essere risolta in modo astratto.
interro
L’unica cosa chiara è che il malato ha diritto aH’informazione veritiera; in caso di sua impossibilità
a recepirla il diritto è comunque
anche dei parenti. Ma non tutti
vogliono sapere, non tutti sanno
reagire e comunque c’è modo e
modo di comunicare. Importante
è che il medico senta il bisogno
professionale ed umano di « comunicare» evitando sia di mentire
che di terrorizzare con fredde professionali certificazioni. Una nota
sul contributo che dalla teologia
può venire alla medicina circa
l’informazione è offerta dal moralista A. Autiero: « La menzogna con cui si ingannano tanti pazienti, espropriandoli talvolta della realtà più importante della loro
vita, non è certo espressione di
una pratica medica che si pone al
servizio dell’uomo, riconosciuto
nella sua dignità di soggetto che
dispone nella responsabilità della
qualità della sua vita. Come riserva di senso per la realtà della
sofferenza, del dolore e della morte, la teologia può dare alla pratica medica la necessaria prospettiva di speranza proprio dove essa
si trova disperata di fronte all’incombere della fine ». (Medicina e
teologia per la prassi dell’etica medica in TTM, 79, 1988, p. 54).
Medico e malato
di fronte alla morte
Quale risultato della ormai decennale discussione sullo stadio
terminale della vita, la sua medicalizzazione e la dignità-libertà
dell’ammalato, quale frutto del dibattito sul nesso tra « quantità »
e « qualità » della vita si ha nel
Codice ’89 una variazione che appare importante, sebbene forse più
terminologica che effettivamente
sostanziale. Azitutto nel Codice
’78 si « giustificava » il ricorso a
terapia che avesse quale effetto
indiretto la diminuzione della resistenza fisica e psichica del malato (art. 19). Nel Codice ’89 si specifica che il medico può proporre
tali medicamenti, entra quindi in
gioco il consenso del paziente o
almeno dei parenti. Il medico è
esortato dal nuovo Codice ad astenersi da qualsiasi accanimento te
rapeutico. Tra i suoi doveri non
c’è quello di impiegare oltre il ragionevolmente sperabile l’armamentario farmacologico e tecnologico per protrarre l’esistenza. E’
grazie al grande dibattito che s’è
sviluppato in tutta la società sulla
questione della morte e del morire
se oggi registriamo nel prontuario
dei doveri del medico quello di
astenersi dall’accanimento terapeutico.
Come poi la cosa sarà applicata dipenderà da molti fattori ed
anzitutto da ciò che si intenderà,
dal medico o dall’équipe sanitaria
in questione, per accanimento terapeutico. L’importante è che sia
sancito il dovere di rispettare la
«persona» più che la macchina-corpo, e il diritto di vivere la propria
morte e non quella medicalmente
reiterata. Nessuna forma di eutanasia è recepita dal Codice ’89.
Non certo in base ai criteri deontologici potrà un tribunale italiano emettere una sentenza del tipo
di quella emessa per Larry James
Me Affee, totalmente paralizzato,
a cui la Corte di Atlanta (Georgia)
ha consentito di « staccare la spina » della macchina che lo teneva in vita. L’articolo 43 del Codice ’89 vieta « azioni capaci di
abbreviare la vita del malato ».
Sperimentazione,
sessualità, sport
Le norme sulla sperimentazione
sono tese a tutelare la libertà, Tin
« procreatica » e sulla biogenetica
il Codice ’89 (art. 46-48) consente la sperimentazione sulle tecniche riproduttive solo per la correzione di patologie genetiche. La
fecondazione « in vitro » è consentita solo a fini riproduttivi, non
sperimentali.
La medicina dello sport entra
nel nuovo Codice. Si proibisce al
medico la collaborazione in discipline sportive ove la gara si vince
anche al prezzo di grave danno fisico del perdente (art. 105). Con
una domanda ad effetto Antonella
Cremonese, autrice di un servizio
sul nuovo Codice di deontologia
medica (cfr. Corriere della Sera,
15 sett. ’89, p. 10, inserto) si chiede se vedremo ancora i medici a
« bordo ring » nelle gare pugilistiche E’ certo che li vedremo ancora poiché il dettato dell’articolo
lascia largo spazio ad interpretazioni ampie o restrittive secondo
i gusti: « Il medico non deve dare
la propria collaborazione ad attività sportive che abbiano per
obiettivo esclusivo il perseguimento del danno fisico grave dei contendenti». Se dopo il KO il pugile
colpito decede è chiaro che non
si perseguiva la sua morte ma solo
il suo atterramento... Male non sarebbe stato dire qualcosa anche
sull’agonismo che « uccide » lo
sport e che chiede anche il ricorso al doping, che è proibito dal
Codice è vero, ma la questione è
che il Codice pure prevede un’assistenza farmacologica, sebbene dichiarata, agli sportivi. Sarà l’autotrasfusione o il carotene? Perché
fi rapporto umano Ira paziente e medico deve essere regolamentato
da precise e ben definite norme per tutelare i diritti di chi soffre.
tegrità psicofisica. E’ nuovo il cenno alla sperimentazione su animati, regolata dalla legge, che deve
essere « giustificata da controllabili fini di effettivo significato scientifico e di reale progresso terapeutico e deve essere condotta con
tutti i mezzi idonei ad evitare ogni
sofferenza ». Anche per questo tema ricordiamo il vivacissimo dibattito sulla vivisezione e lo stesso dibattito circa la scientificità,
ossia trasferibilità paradigmatica,
dei risultati ottenuti, dagli animali all’uomo. Il medico dovrebbe
informare su sessualità, procreazione, contraccezione. Certo non
finirà l’opposizione metodologica
e « dogmatica », meglio « ideologica » tra consultori laici e cattolici, né finiranno le polemiche sulla
194. In attesa di legislazione sulla
non lasciare i record solo ad allenamento c scienza alimentare?
La medicina del lavoro è del
tutto assente dal Codice '89 né vi
era prima. Nessun cenno circa
il dovere del medico impegnato
sul mondo del lavoro circa la segnalazione di ambienti o lavorazioni che siano causa di morbilità.
Forse tutto ciò è presente in codici deontologici speciali, pensati
per medici impegnati in diversi
settori. Saremmo ben lieti che così fosse. Però, almeno della « iatrogenia » o morbilità dell'ambiente « ospedale » e della responsabilità medica specifica in materia, qualcosa si sarebbe potuto e
dovuto dire.
Alfredo Berlendis
8
8 prospettive bibliche
13 ottobre 1989
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
RIVOLUZIONARIA,
LA GRATUITA’
EVANGELICA
« Come avete ricevuto gratuitamente, così date gratuitamente »
(dalle istruzioni di Gesù nel mandare i discepoli in missione, Matteo
10; 8).
« Dio ristabilisce davanti a sé tutti
quelli che credono in Gesù Cristo, e
lo fa indipendentemente dalla legge
e senza alcuna distinzione tra gli uomini: perché tutti hanno peccato e
sono privi della presenza di Dio che
salva. Perciò, ora siamo nella giusta
relazione con Dio perché egli, nella
sua bontà, ci ha liberati gratuitamente per mezzo di Gesù Cristo ».
(dalla lettera dell’apostolo Paolo ai
Romani 3: 22-24).
Gratuità e grazia sono termini ben
poco frequenti nella nostra terminologia corrente. Sono termini che confondiamo facilmente con quelli di
fortuna o di destino. Sono parole
che, crediamo, appartengono ad un
linguaggio religioso o addirittura ecclesiastico che è estraneo alla maggior parte dei nostri contemporanei.
Proprio per questo vale la pena riprendere la riflessione sul tema della
gratuità, soprattutto nel tempo in
cui ogni cosa e — dicono — ogni persona hanno un prezzo. Nel tempo in
cui pensiamo che tutto si possa acquistare, vendere, possedere, gestire,
ottenere con il denaro, con il favore politico, con la minaccia, con la
violenza.
Un concetto rivoluzionario
Il concetto di gratuità è un concetto profondamente rivoluzionario.
Vuol dire che c'è qualcosa che non
ha prezzo, che non posso né vendere
né acquistare, che nessuno può togliermi né rubarmi.
Gratuito vuol dire che c’è qualcosa di non disponibile — su nessun
mercato —, che c’è qualcosa che mi è
stato regalato, che non ho meritato
e non ho guadagnato. Che c’è qualcosa che mi è stato dato senza che io
possa rivendicarne l’appartenenza.
Da che cosa nacque il movimento
degli apostolici, di Dolcino e Margherita, se non dal concetto della gratuità della fede, di Dio, delle proprie
azioni? Da che cosa nacquero gli altri movimenti di protesta nel Medio
Evo, tra cui il movimento valdese, e
poi quel grande sconvolgimento del
mondo di allora che andò sotto il
nome di Riforma protestante? Da
che cosa nacquero questi movimenti
se non dalla scoperta straordinaria
della gratuità, cioè del fatto che non
si doveva pagare a nessuno il diritto
alla vita, al lavoro, alla libertà di coscienza e di religione, all’uguaglianza e alla dignità di tutti gli uomini?
Che cosa sta alla base della lotta
del popolo nero in Sud Africa se non
la consapevolezza che la vita e la libertà, il pane e l’acqua e la terra
sudafricana sono un dono che è stato fatto a tutti e che dunque non
possono pagare al bianco che non ne
è né il proprietario, né il gestore?
Gratuito è ciò che io posso avere
perché mi è stato regalato senza che
io debba pagare; è ciò a cui io posso
accedere senza dover passare attraverso il controllo di nessuno.
Questa predicazione è stata tenuta alla Bocchetta del Margosio, il 10
settembre, in occasione dell’annuale festa di fra Dolcino: una delle non
molte, splendide occasioni in cui ci è dato di predicare l’Evangelo — al1 aperto, sulle montagne biellesi — a una bella assemblea di persone
composta in massima parte di simpatizzanti o di persone in ricerca, genericamente « di sinistra », che ascoltano con grande attenzione e
rispetto.
a cura di GINO CONTE
In questa giornata — consentitemi
questo brevissimo accenno — molti
valdesi, molti evangelici, molte persone in ricerca si ritrovano a Sibaud,
sulle alture di Bobbio, in Val Pellice,
dove nel 1689, trecento anni fa, alcune centinaia di contadini valdesi giurarono al Signore fedeltà dopo essere
riu.sciti a tornare nelle loro terre
dall’esilio a cui erano stati costretti 3
anni prima, dopo la revoca dell’Editto di Nantes, dal Duca di Savoia che
doveva obbedire al grande Re Sole
e al suo disegno di cancellare in Europa l’eresia protestante.
Quei trecento che arrivarono a
Bobbio dopo le battaglie, gli ostacoli
di ogni tipo, le paure e le contraddizioni che avevano vissuto, non erano
né eroi, né santi. Soltanto donne e
uomini credenti che rivendicavano il
diritto a tornare nelle loro terre e a
predicare con libertà l’Evangelo perché la loro fede e la loro vocazione
erano un dono gratuito di un Dio che
stava più in alto del Re Sole. La loro
stessa esistenza era il frutto della
grazia di Dio e quindi non poteva venire loro negata in nome di nessuna
autorità terrena. Non potevano rinunziare a predicare ciò che avevano gratuitamente ricevuto.
Purtroppo, la consapevolezza della
gratuità che Dolcino e molti altri
hanno avuto nella storia va velocemente scomparendo. Ma per dare autenticità e forza alle nostre azioni ed
al nostro pensiero dobbiamo ripartire di lì. Perché? Che cosa ci insegna
la gratuità?
Condìvisione
1 ) Anzitutto la condivisione. La
gratuità o la grazia portano alla condivisione. Chi è consapevole che ciò
che ha e ciò che è non è il prodotto
della propria intelligenza o del proprio lavoro ma è qualcosa che ci viene dato, imparerà la condivisione.
Per quanto riguarda noi, uomini occidentali che non abbiamo meritato
di nascere in questo angolo privile
giato del mondo dove la vita è di durata mediamente doppia o tripla ed
infinitamente meno dura che in altre
regioni del globo, si tratterà di imparare a restituire la ricchezza che i nostri popoli, la nostra razza e la nostra religione hanno rubato ad altri
popoli a cui abbiamo negato il diritto di godere dei doni gratuiti della libertà, del pane, della terra. Non riconoscere l’urgenza di questa condivisione significa calpestare la grazia di
un Dio che ha dato e vuol dare a
tutti nella stessa misura.
Questo vuol dire, al di là di ogni
retorica, che la sfida più grande dei
prossimi anni sta anzitutto nell’attrezzarci per rispondere e per ricevere i milioni di donne e di uomini, di
sorelle e di fratelli che bussano alle
nostre porte proveniendo dai cosiddetti paesi extracomunitari. Se questi popoli hanno meno di noi, questo
significa che abbiamo rubato loro ciò
che doveva essere per tutti gratuito.
Riconoscenza
2) La gratuità ci insegna la riconoscenza. Anche questa è una dimensione sepolta della nostra esistenza.
Dall’acqua che esce dal rubinetto
quando ci alziamo alla mattina al pane garantito che troviamo sulle nostre tavole, crediamo che tutto ci sia
dovuto. Per questo non riceviamo
più nulla con gioia, con riconoscenza,
con senso di ringraziamento. Questo
discorso vale per credenti e per non
credenti. Chi si considera padrone
di tutto ciò che ha non riuscirà a
sunerare la difficoltà nel momento in
cui qualcosa gli verrà a mancare.
Chi non impara la riconoscenza rischia ogni giorno l’arroganza e — se
la situazione cambierà anche per noi
ricchi occidentali — la disperazione.
Riconciliazione
3) La gratuità porta alla riconciliazione. Solo un atto gratuito può
riconciliare due persone in conflitto
da tempo. Il perdono è l’unica strada
verso la riconciliazione ed è autentico soltanto se è gratuito, se non si
aspetta alcun tipo di contropartita.
Tutti abbiamo, nel profondo di noi
stessi, necessità di essere riconciliati.
Anzitutto con noi stessi: nessuna generazione è stata, come la nostra,
una generazione di persone lacerate
in se stesse. Non c’è bisogno poi di
parlare della difficoltà di riconciliazione che viviamo nei rapporti umani: delTuomo con la donna, di un popolo con un altro popolo e così via;
o di quanto sia difficile riconciliarci
con la natura che abbiamo soltanto
sfruttato o con un Dio che viene delegato alle chiese e che utilizziamo
solo in alcuni momenti della nostra
vita, in modo superstizioso e conformistico.
Viviamo tutti l’esperienza dolorosa della lacerazione e le chiese sono
in larga parte colpevoli di avere voluto gestire quella realtà di lacerazione che la Bibbia chiama peccato,
realtà nella quale tutti — più o meno consapevolmente — siamo immersi.
Le chiese hanno inventato i confessionali, i preti, il perdono senza pentimento, la grazia a pagamento, la
mediazione a buon mercato fra gli
uomini e Dio.
Reimparare dall’Evangelo
la gratuità
Per questo, per ricomprendere cosa significhi la parola grazia, o che
cosa sia la gratuità, dobbiamo per
forza rileggerci l’Evangelo. Lì ci viene detto che la gratuità porta il nome di Gesù di Nazaret, che è morto
per noi, perché la nostra vita fosse
piena di senso e di dignità. Gesù —
ci viene detto — ci riconcilia con noi
stessi perché con lui chiunque ■—
anche chi non crede — può imparare
a diventare uomo, semplicemente uomo, né santo né superuomo. Con lui
possiamo imparare a conoscere che
la persona che ci sta accanto non è
un estraneo o un nemico, ma un compagno di viaggio, un fratello, una sorella. Con lui incominceremo a capire che siamo tutti oggetto dell’amore
di un Dio che ci parla senza bisogno
di mediazione, di sacrificio, di alcun
presupposto intellettuale, religioso,
ecclesiastico. Basta accettare che Gesù di Nazaret c’interpelli, ci renda
inquieti, c’interroghi, ci metta in movimento. Gratuitamente.
Gianni Genre
9
13 ottobre 1989
valli valdesi
9
Alti
e bassi
VAL D’ANGROGNA : UNDICESIMA EDIZIONE
Dair«autunno»
nasce una traccia
Insegnare ai giovani la gioia per il canto - Importante il confronto sul tema deH’agriturismo - Un nuovo utilizzo del territorio?
Ci sono nella nostra vita collettiva dei momenti alti e degli
altri molto bassi. Oggi mi sembra che il barometro indichi, nonostante il bel tempo, una tendenza al basso.
Alcuni esempi:
1) 15.000 lire hanno ricevuto
dalle organizzazioni sindacali i
giovani che si sono recati il 1
ottobre alla grande manifestazione svoltasi a Roma contro il razzismo. Oltre al viaggio in cuccetta gratis. Il sindacato afferma che le 15.000 lire sono state
corrisposte a titolo di rimborso
spese per il vitto, secondo una
prassi ormai consolidata per il
sindacato pinerolese.
C'è da chiedersi se questo sia
giusto. Il razzismo è una piaga
che sta diffondendosi in Italia.
Contro il suo diffondersi alcuni,
giovani e non, hanno deciso autonomamente di impegnarsi. Ciò
ha significato studio della questione, incontro con lo straniero, volontariato per l'apertura di
una mensa, incontro con le istituzioni che, finora, sono incapaci di prendere decisioni significative. Per i più giovani la lotta
contro il razzismo è l'occasione
per iniziare una militanza democratica, come per il passato era
stata la lotta contro i blocchi
militari per la pace.
Militanza democratica che è
sempre stata considerata un impegno, che significa organizzazione del tempo libero nell'iniziativa a favore di altri, nella
costruzione di una consapevolezza sociale .sul problema. Militanza che ha significato pagare di
persona, anche materialmente, le
scelte fatte, che ha significato
la messa in comune delle risorse per aiutare chi vorrebbe partecipare e non ce la fa. Si sono
sempre fatte collette per sostenere le iniziative collettive, affinché nessuno, per motivi finanziari, fosse escluso.
C'era in questo una forte carica morale, quella che ha sempre caratterizzato i movimenti,
quelli veri.
Andare alla manifestazione e
ricevere persino dei soldi a
rimborso dell'impegno mi sembra una caduta dello stile etico.
Tanto più che altri, i rappresentanti delle associazioni di solidarietà che sono andati a Roma,
hanno pagato di tasca propria
non solo il vitto, ma anche il
treno. Quei soldi non potevano
essere messi a disposizione di
altre iniziative contro il razzismo? Avere cioè un altro significato? Non faccio nessuna teorizzazione, ma constato una caduta in basso del sindacato pinerolese.
2) L'autostrada. La proposta
della nuova autostrada da Pinerolo a Torino è in alto mare. La
ragione è che è in corso una
lotta senza quartiere tra le società autostradali per accaparrarsi
t lavori pubblici finanziati con i
soldi dei Mondiali di calcio, ogSh e domani delle Colombiadi.
L autostrada dovrebbe farla la
Attva ma questa, prima di progettarla, vuole essere sicura che
I soldi arriveranno e quindi per
nra non ha fatto niente. Intanto
alla gente si fa credere che l'autostrada si farà, e così si risolveranno i problemi del traffico.
Ma la realtà è un'altra: non si
dice più la verità.
Giorgio Gardlol
E' di nuovo autunno, ma per
la vai d’Angrogna questa stagione
si tinge di colori particolari: quelli della ormai tradizionale rassegna nei quartieri che vede alternarsi momenti di festa ad altri
di riflessione. L’« Autunno in vai
d’Angrogna » è iniziato con successo. Alla presentazione del nuovo coro, nato neH’ambito della
Società sportiva d’Angrogna, avvenuta sabato 7 presso il tempio
del Serre, molta gente, per la
gran ressa, non ha potuto entrare ad assistere allo spettacolo. Il
debutto è piaciuto a tutti. Soprattutto alla gente d’Angrogna, particolarmente numerosa. Simpatica anche l’iniziativa di far votare
ai presenti il nome del nuovo coro in un ventaglio di alcune possibilità. Tra tutte è stato scelto il
nome della «draia», che in patois
significa la traccia; quella che lascia la volpe sulla neve o più
sempiiceménte l’orma di chi apre
una pista. « C'è un significato
preciso in questa scelta — dice
Roland Bertin, uno degli organizzatori, visibilmente soddisfatto della bella risposta popolare —
che va nel senso di un incoraggiamento a proseguire in questa
direzione. La pista è stata aperta
soprattutto per le giovani generazioni, affinché possano scoprire
nel canto la gioia di essere insieme in un'attività canora tradizionalmente molto sentita in vai
d'Angrogna ». Adesso quelli che
non sono riusciti a mettere neppure il naso nel tempio gremito
all’inverosimile richiedono a gran
voce una seconda occasione. « Ci
rifaremo vivi presto — dice Silvio Avondetto, direttore del neocoro —, ma abbiamo ancora molta strada da fare per completare
il nostro repertorio ».
Dalla prima serata ad uno
sguardo d'insieme alla manifestazione; generalmente ogni edizione si caratterizza per un tema
specifico; qual è quello di quest’anno? Lo abbiamo chiesto al
sindaco Franca Coisson.
« Ho voluto definire questa undicesima edizione del nostro "autunno" come un momento della
non rassegnazione; ci sono dei
bei segni di vitalità: un coro
che nasce è un segno, ma tale
è anche il parlare di un argomento di grande attualità come
quello dell'agriturismo, che ha
fra l'altro registrato la nuova
legge regionale in materia, confrontando esperienze diverse. Da
questa serata crediamo possano
nascere nuovi spunti agli angrogmni rispetto ad un possibile utilizzo delle risorse del territorio ».
Esistono in vai d’Angrogna esperienze in questo senso?
« Ci sono delle potenzialità e
nel contempo ci sono magari
delle intenzioni laddove queste
potenzialità sono minori; si tratta perciò di coniugare queste
due realtà. Direi però che que
TORRE PELLICE
centralissimo monolocale, con angolo I
cottura e bagno, signorilmente arre- *
dato. Balcone e cantina. L. 34 m. ■
Sto dibattito vuole avere un respiro a livello di vai Pellice, così
come già era accaduto negli anni passati con altri momenti di
dibattito ».
Non rassegnazione, certo, però a guardare il programma si
può avere la sensazione di una
rassegna leggermente in tono minore; mancanza di stimoli, di
idee?
« Abbiamo scelto di dare spazio all'Ass.ne pace Val Pellice
ed alla riflessione sul Glorioso
Rimpatrio ed in questo caso dunque in collaborazione con altri
gruppi; certo questa edizione è
meno ricca di quella dello scor
so anno in cui si festeggiava il
decennale dell'iniziativa, ma non
sottovaluterei gli appuntamenti
di quest'anno. Anche la stessa
guida della vai d’Angrogna realizzata dagli alunni delle scuole
e che viene ora presentata dovrebbe diventare una prima traccia .su cui realizzare una vera
guida, più precisa ed ampia, della nostra valle. Sì, certo non ci
sono personaggi particolarmente
noti a livello nazionale o regionale, ma pensiamo che risposte
ad alcuni problemi di oggi possano comunque uscire dalle nostre serate ».
G.P. - P.V.R.
PINEROLO
La condizione
dello straniero
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A Pinerolo, grazie all’intervento di vari enti civili e di volontari, si è cominciato ad affrontare in maniera concreta il problema della minoranza di colore
presente nella nostra città. Tra
le più importanti iniziative di
assistenza, tendenti anche a facilitare l’integrazione dello straniero nella nostra società e l’interscambio culturale con la popolazione del pinerolese, è necessario segnalare: l’attività della
mensa (nei locali del centro sociale di via Lequio e funzionante il mercoledì e il sabato, giorni di mercato), iniziata nel dicembre '88 con il pasto gratuito
e un’affluenza media di 14 persone; la scuola di italiano (lezioni
bisettimanali presso la Comunità di base) gestita da volontari;
il corso di arabo, tenuto da uno
straniero stesso, che trova così
la possibilità di fare esperienze
lavorative diverse e positive, per
una migliore integrazione e conoscenza reciproca di culture diverse.
Al di là degli aiuti diretti ed
assistenziali si è tentato di lavorare anche nelle scuole, cercando di sensibilizzare i più piovani soprattutto con l’aiuto del
volumetto « Lo straniero che vive in mezzo a noi », pubblicato
dal comune e distribuito nelle
scuole.
Vi è poi in progetto un notiziario, probabilmente bimestrale, che avrà come scopo preminente quello dell’informazione
riguardo a punti specifici del
problema, di utile uso sia per
gli stranieri, sia per la popolazione, dato che verrà distribuito in luoghi pubblici e di lavoro
come scuole e fabbriche.
Molti comunque i lavori che
si pensa di intraprendere, che
verranno analizzati e progettati
soprattutto nelle riunioni presso la sede ARCI {piazza S. Donato 8), a partire da quella di
mercoledì 8 novembre alle ore
20.30 intitolata: « Gruppo di lavoro su razzismo e razzismi »,
alla quale tutti gli interessati
sono invitati.
Entrando più nel dettaglio riguardo alle serate pubbliche dedicate al tema: « Lo straniero
che vive in mezzo a noi », queste si svolgeranno presso VAuditorium di corso Piave, nei seguenti giorni e con i seguenti
temi:
• Giovedì 19 ottobre, ore 21:
« La vita quotidiana dello straniero »; intervengono: Francesco
Ciaf aloni, Mustafà Elkharbibi
(presidente del comitato Città
aperta).
• Giovedì 26 ottobre, ore 21:
« Istituzioni, realizzazioni: che
cosa si sta facendo? »; intervengono: Ero Righi (assessore al
comune di Reggio Emilia), Silvana D’Ameri (vicepresidente
della Consulta regionale).
• Venerdì 3 novembre, ore 21:
« Le leggi che riguardano gli
stranieri »; intervengono: magistrati di Pinerolo.
Le serate saranno occasione
per una informazione sull’argomento. Dopo gli interventi programmati ci sarà la possibilità
di addentrarsi in dibattiti che
Speriamo costruttivi e stimolanti.
. Chi inoltre desiderasse aggiungersi alla scuola di italiano o comunque fosse disponibile a collaborare alle varie attività in
corso e in fase di programmazione può rivolgersi alla Comunità di base, corso Torino 288,
tei. 22339, oppure aW'ARCI, piazza S. Donato 8, tei. 75025.
A. S.
PIEMONTE
Immigrati
Il 21 luglio la commissione regionale competente ha licenziato un complesso e articolato D.
D.L. sugli « interventi a favore
degli immigrati extracomunitari
residenti in Piemonte ».
Vengono istituiti la Consulta
regionale per i lavoratori extracomunitari; il Servizio movimenti migratori; il Fondo regionale
per l’immigrazione. L’istituzione
regionale s’impegna per interventi in numerose materie: assistenza medica, studi ed inchieste, casa, educazione, difesa dell’identità culturale e linguistica
degli stranieri, istituzione di
« centri di prima accoglienza »
ecc.
Una delibera del 22 agosto
della Regione invita le USSL ad
assicurare assistenza medica a
tutti gli stranieri regolarmente
presenti in Piemonte.
Arte russa e sovietica
al Lingotto
TORINO — Grande successo
sta riscuotendo la mostra « Arte russa e sovietica » aperta al
Lingotto. La mostra, che rimarrà aperta fino al 20 ottobre, è
visitata mediamente da 600 persone al giorno. Da una indagine svolta risulta che il visitatore tipo ha una età di 28/30
anni e possiede una cultura superiore o universitaria. Le donne sono in maggioranza. Il 95%
degli intervistati ha valutato positivamente la visita alla mostra.
Evidentemente la possibilità di
osservare opere mai viste in occidente ha costituito un motivo
del largo consenso raggiunto.
Inoltre il progetto ambiente,
curato dalTarch. Renzo Piano,
che ha collocato aU’interno dello spazio espositivo aree di servizio (box audio e video, biblioteca, sedie per il relax), è stato
valutato dalT88% dei visitatori
intervistati come una « soluzione che aiuta a vivere meglio la
mostra ».
Una mostra su
Luigi Spazzapan
TORINO — Nel centenario della nascita di Luigi Spazzapan
(Gradisca d’Isonzo 1889 - Torino 1958), la Regione Piemonte e
la Provincia di Gorizia, attraverso i rispettivi Assessorati alla cultura e i Musei provinciali
di Gorizia, hanno realizzato una
grande mostra dedicata all’artista, torinese di adozione, che sarà inaugurata giovedì 26 ottobre, alle ore 18.30 a Torino presso il Circolo degli artisti, via
Bogino, 9.
Nella mostra figurano circa
140 opere, tra oli, tempere, chine, disegni, sculture, copertine
e illustrazioni, rappresentative
di tutta la produzione di Spazzapan — che conta oltre duemila titoli — provenienti da una
quarantina di collezioni pubbliche e private di tutt’Italia.
La mostra rimarrà aperta fino al 28 dicembre.
Il problema
dei piccioni
TORINO — L’assessorato regionale alla sanità ha distribuito
alle USSL piemontesi un dossier
sul problema piccioni. Le USSL
dovranno effettuare un censimento delle colonie, indicando
i luoghi di nidificazione e le fonti di approvvigionamento alimentare. Per arginare la proliferazione dei colombi, l’assessorato ha in programma la distruzione delle uova e la somministrazione controllata di mangimi
sterilizzanti, provvedimento a
lungo auspicato dalle associazioni ambientaliste.
Agricoltura
biologica
CUNEO — L’Associazione produttori biologici cuneesi e la Lega per l’ambiente organizzano il
14-15 ottobre la II mostra mercato dell’agricoltura biologica
(Cuneo, via Roma, sabato ore
9-18) e un convegno internazionale dal titolo « Quale spazio
per un’agricoltura a minor impatto ambientale? », col seguente
programma: sabato 14, ore 14.30:
confronto delle esperienze italiane, francesi e tedesche, con
interventi di Claude Aubert,
Mauro Albrizio, Alex Langer;
domenica 15, ore 9: tavola rotonda sul tema del convegno con
le associazioni degli agricoltori
biologici e non, con Arma Donati, parlamentare verde.
10
10 valli valdesi
13 ottobre 1989
ANGROGNA
Bilancio e viabilità
Attenzione per lo smaltimento dei rifiuti e al risanamento bovino
Lunga e vivace riunione per il
consiglio comunale di Angrogna
nella serata del due ottobre scorso; fra gli argomenti in discussione spicca il conto consuntivo del 1988 con relativa utilizzazione dell’avanzo di amministrazione registrato (circa 30 milioni di lire).
Questa disponibilità in più, è
stato deciso dal consiglio, verrà
destinata ai geometri che cureranno circa 200 pratiche di condono edilizio e gli accertamenti
sui versamenti SOCOP (18 milioni e mezzo), all’automazione
degli uffici ed allo studio di varianti al piano regolatore.
Una serie di delibere riguarda
in medi diversi il problema
dei rifiuti.
E’ stato affidato l’incarico della movimentazione compattatore
rifiuti all’ACEA di Pinerolo,
avendo la Comunità Montana
Val Chisone cessato il servizio
dal 30 giugno ; il costo sarà di
L. 4.000.000 annui.
E’ stato affidato alla ditta Boaglio di Barge l’incarico per la
raccolta vetro al prezzo di L.
1.350.000 all’anno. La ditta ritirerà anche il ferro depositato presso i contenitori dei rifiuti normali e fornirà i bidoncini per il
vetro. Riprenderà quindi il servizio interrotto ad agosto dalla
ditta Cogno.
Si è infine approvata la perizia
del tecnico comunale per la permuta di un appezzamento di ter
reno comunale in zona Chioi
dl’Aiga con un altro nella stessa
zona per la realizzazione della
discarica comunale.
Inoltre i consiglieri hanno dato parere favorevole al recupero
dei fabbricati dell’ex albergo
Baussan, per l’ampliamento delle strade comunali circostanti
dei Giovo e del Boschetto, che
verrebbero così ampliate di due
metri ciascuna. L’iter da seguire
verrà studiato approfonditamente alla luce degli strumenti urbanistici vigenti.
Sempre in tema di viabilità, è
stato approvato il progetto redatto dalla Comunità Montana
Val Penice della sistemazione
della strada Castelluzzo - Pons Piani, interessante 4 Comuni
(Angrogna, Luserna, Bricherasio,
Prarostino); costo complessivo
L. 16.000.000, 4 per ciascun Comune. Inoltre il Comune di Angrogna sistemerà la parte di sua
esclusiva competenza Sonagliette-Pons: L. 2.000.000, e l’accesso
interno alla borgata Pons con
spesa ancora da definire.
Infine il consiglio ha deciso di
aderire all’istituzione di un fondo di solidarietà per il risanamento bovino, promosso dalla
Comunità Montana Val Pellice.
Questo fondo dovrebbe consentire un’integrazione del contributo regionale che viene dato quando si devono abbattere bovini infetti.
Il resto, le solite, verbalmente
violente quanto inutili polemiche personali fra l’unico consigliere di minoranza presente e la
maggioranza.
P.V.R.
DA TORRE A TORINO
Stagione lirica
L’Ass. Pro Loco organizza viaggi a Torino per la stagione lirica
che si terrà al Teatro Tenda di
piazza d’Armi. Gli spettacoli in
abbonamento saranno tre e verranno effettuati alle ore 15.30 di
dom. 10 dicembre ’89 (Rigoletto); dcm. 18 febbraio ’90 (Turandot); dom. 8 aprile ’90 (La
traviata).
Il costo dell’abbonamento ai
tre spettacoli, riservati alle Associazioni, è di L. 100.000.
Il prezzo dei viaggi sarà legato all’entità delle preiscrizioni,
che devono pervenire entro martedì 24 ottobre alla sede sociale (via Repubblica, 3 - tei. 91875)
accompagnate dall’anticipo di L.
50.000 che verrà rimborsato in
caso di mancata effettuazione
dell’iniziativa.
Uno sconto sul costo del viaggio è previsto per i soci Pro
Loco.
FERROVIA TORINO-TORRE PELLICE
Orario invernale 1989-90
(1) (0 (3)
Torino P.N. p. Oís — 855 — 1234 I4i4 ISI8 — 1740 I8i5 Í850 1940 2248
Torino P.S. D. 1 — — 1 lAl 1 1 I 1 1 1 1 1 1
Torino Line. p. 020 _ — 653 753 9oi — 1239 (420 I5za — 1746 1820 1945 2253
None p. 037 — — 7lé 8‘3 317 — 1257 1436 1540 1803 1832 1^19 20o3 Z3io
A frasca P 042 — — 721 823 922 I3o2 /442 1545 — I808 1837 19 Í5 20o7 Zhs
Pinerolo a 055 — — 735 835 934 1513 1454 1558 — 1821 1846 1942 ‘20i9 2527
Pinerolo 550 647 737 — 9)33 1224 1317 1456 I602 1726 1825 1862 — 20z6 2533
Bricherasio p 6o3 658 754 — 956. 1235 1330 lao I6IB 1730 1836 I804 2039 2544
Luserna 5Í.G.P 6io 7oa fioi — I005 1241 1337 15/7 Í62Z 1745 I845 1912 — 2046 2565
Torre P. a. 6|3 7o6 804 — IO08 1244 1340 1520 1626 1746 1846 I9ib —
TORRE PELLICE: 25 NOVEMBRE ’89
Lingue straniere
alla ribalta
Allo stufdio le nuove prospettive didattiche Previste anche sperimentazioni linguistiche
Note: (1) Feriale - (2) Da Pinerolo a Torino:
per Torino Stura.
feriale - (3) Da Pinerolo a Torre Pellice: autobus - (*) Prosegue
Con il titolo « Con lo sguardo
all’Europa » (cfr. giornale n.
.38, 29 settembre 1989) Piervaldo
Rcstan descriveva il clima culturale che ha caratterizzato l’apertura dell’anno scolastico 198990 del Collegio valdese. Gli interventi delle persone interv'sta
te in tale occasione sottolineavano, infatti, da un lato la continuità della tradizione didattica
e culturale in cui si situa l’attività del Collegio, dall’altro l’apertura e la sensibilità nei confronti dei mutamenti che gli anni novanta apporteranno al mondo della scuola.
Ed è proprio rivolgendo idealmente Io sguardo all’Europa degli anni novanta e alla formazione del nuovo cittadino europeo, in modo particolare al ruolo che svolgerà in essa la conoscenza delle lingue, che il Collegio, il Centro culturale valdese
e il Comune di Torre Pellice organizzano un convegno sulla didattica delle lingue straniere in
un’ottica europea.
Il convegno, il cui programma
sarà pubblicato prossirnamente_,
avrà luogo a Torre Pellice il 25
novembre 1989 con il titolo; « Le
lingue straniere negli anni novanta: prospettive didattiche e
culturali ». Esso è rivolto agli insegnanti e a tutti gli educatori
che riconoscono il valore formativo delle lingue straniere.
Sottolineare questo valore formativo è, per l’appunto, la finalità primaria del convegno. La
conoscenza delle lingue straniere, infatti, non ha mai significato la pura acquisizione di una
competenza specifica, bensì lo
REGIONE PIEMONTE
Fondo per
l'occupazione
E’ stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione
Piemonte n. 36, 6 settembre ’89,
la legge regionale 29 agosto 1989,
n. 53, inerente l’istituzione di un
fondo straordinario per l’occupazione. Questa legge è diretta a
favorire la creazione di nuovi
posti di lavoro da destinarsi a
soggetti appartenenti alle fasce
più deboli e svantaggiate. In
particolare riguarda lavoratori
di età superiore ai 29 anni o
inferiore ai 18 che non possono
usufruire dei contratti di formazione lavoro; lavoratori in cassa
integrazione senza rotazione;
lavoratori stranieri extracomuni'tari iscritti nelle liste di collocamento. Alle aziende che assumono questi lavoratori a tempo indeterminato la Regione eroga un contributo di 5 milioni,
che salgono a 6 se l’assunzione
riguarda personale femminile.
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DIMAGRIRE NON E' PIU' UN SOGNO
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sviluppo di un rapporto dialettico con la cultura diversa che
la lingua esprime e quindi una
migliore comprensione dell’altro
e di sé. Questa dimensione culturale dell’apprendimento della
lingua straniera è tanto più signilicativa in un clima di crescenti scambi e contatti, favoriti dalla caduta delle frontiere
europee.
Nell’ottica della finalità descritta, il convegno si propone
di analizzare l’insegnamento delle
lingue straniere in una prospettiva verticale, indicando gli obiettivi conseguibili nelle varie fasce scolari e i raccordi fra di
esse, per la definizione di un
curricolo continuo che porti ad
un’autonoma e consapevole padronanza della lingua studiata.
Il convegno si articola in due
fasi: nella prima, pur tenendo
presente la situazione attuale della scuola italiana, le relazioni
metteranno a fuoco innovazioni
metodologiche già acquisite, progetti sperimentali di particolare
interesse e le nuove opportunità offerte dalle iniziative del Parlamento europeo in ambito linguistico.
Nella seconda fase verranno illustrate alcune sperimentazioni
linguistiche in atto nella vai Pellice.
Il nesso significativo tra i due
momenti in cui si articola il convegno non si configura solo come un rapporto tra teoria e didattica. Esso è individuabile anche nella rilevanza che le lingue
straniere hanno nel mondo valdese, quale aspetto strettamente
legato alla sua storia passata e
presente e alla sua cultura.
L. G.
SPIGOLATURE
Chi sono,
i valdesi?
Colte al volo il 10 agosto al
rifugio del Petit Mont Cenis, all’arrivo della tappa del Rigrap,
pronunciate da turisti torinesi
(tradotte dal piemontese).
« Sono i valdesi... si trovano
(abitano) a Torre Pellice, a 30
chilometri da Torino ».
« Non sai chi sono? Ma il giornale ne parla quasi ogni giorno...; vengono da diverse parti
(non precisate) e vanno in pellegrinaggio a Torre Pellice a vedere il loro papa; ...sì, come noi
abbiamo il papa a Roma, loro
ce l’hanno a Torre Pellice ».
« Ma questa gente sono sempre
stati in guerra (letteralmente:
sempre in battaglia) ...come quelli nel Libano ».
Sbalordito sono passato oltre;
interloquire e parlare di protestanti era una ...battaglia pensa
in partenza.
Considerazione: con i mass
media del 2000 — cultura c istruzione a parte — siamo in pieno
oscuro medioevo.
Raccontatami da un pastore
svizzero a Morges; « Un visitatore del cantone di Losanna
(Vaud), abbastanza acculturato,
dopo aver visitato la mostra di
Nyon sul "Glorioso Rimpatrio",
serio, disse: "Finalmente ora conosco le origini degli abitanti
del nostro cantone! (d’oii viennent les vaudois”), riferendosi
appunto alla mostra sui valdesi.
C. C.
11
13 ottobre 1989
valli valdesi 11
COLLEGIO
TORRE PELLICE
Scambio culturale R''« fautore
A scuola in un altro paese europeo, per approfondire la conoscenza delle lingue straniere
Ogni due anni ha luogo uno
scambio tra una classe del triennio del Liceo linguistico di Torre Penice e gli allievi della scuola evangelica della Renania « Bodelschwingh - Gymnasium ».
Il nostro gruppo era composto da allievi delle ultime due
classi del triennio; per alcuni si
trattava di rivedere gli amici già
conosciuti due anni fa, per altri
di conoscere i ragazzi con cui
eia corrispondevano da alcuni
mesi.
Il viaggio è iniziato l’8 settembre e terminato il 16. Durante
il viaggio di andata si è fatto
tappa a Magonza per visitare il
duomo e la città. L’ultima giornata, prima di intraprendere il
viaggio di ritorno, è stata trascorsa a Colonia, dove si è visitato il museo romano-germanico, il duomo e il centro della
città con i suoi bei negozi.
Un gruppo di allievi riferisce
alcune sue impressioni.
Cosa facevate durante la giornata?
« Ogni mattina andavamo a
scuola con i nostri ospiti. Seguivamo le lezioni, seppure con
alcune difficoltà: specialmente
per quelle materie di tipo maggiormente tecnico come fìsica,
chimica, matematica e politica.
L’impressione sulla scuola di
Herchen non può che essere positiva. Dispongono di molte at
RAI
Storia
valdese
TORINO — A partire dal 4
ottobre, ogni mercoledì dalle ore
14.30 alle ore 15 va in onda su
Radio Due, fascia regionale del
Piemonte, un programma dal titolo « ¡1 Glorioso Rimpatrio. Momenti di storia valdese a tre secoli dalla libertà ».
I! programma, curato da Daniele Martino, durerà 13 settimane e presenterà, di volta in
volta, episodi della storia valdese. Nel corso delle varie puntate
verranno inoltre intervistati alcuni esponenti del mondo valdese piemontese.
AVVISI ECONOMICI
A STUDENTI affittasi spaziosa camera ammobiliata con 2 letti in casa dignitosa, posizione centrale, in Torino. Tel. ore serali 011/505126.
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redazionale. Riehiedesi buona conoscenza inglese o lede.sco. Inviare
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trezzature: hanno una piscina,
più laboratori (di lingua, chimica, musica) e due palestre.
Riguardo ai corrispondenti,
non si può dire che ci abbiano
ignorato... anzi, hanno cercato in
ogni modo di inserirci, di farci
trascorrere momenti gradevoli ».
Sono state fatte gite o visite?
« Sì. Nei pomeriggi liberi alcuni hanno avuto la possibilità
di visitare città come Bonn, Colonia, Diisseldorf; altri di fare
gite in barca, di andare a cavallo, in piscina, ecc. Inoltre abbiamo trascorso un giorno a Tréviri tutti insieme, visitando i
monumenti, le chiese e girovagando per la città nel tempo lasciatoci libero. L’ultimo giorno
è letteralmente volato, in compagnia dei nostri corrispondenti
tedeschi, durante la visita a Colonia ».
L’impressione generale finale
come potrebbe essere sintetizzata?
« Il viaggio è stato molto educativo ed utile a livello di esperienza di vita, nella quale bisogna sapersi muovere ed adattare a qualsiasi situazione ed a
qualsiasi persona ».
R. G.
150 ORE
Al servizio
dei lavoratori
E’ iniziato il 5 ottobre, a Torre Penice, il corso delle 150 ore
per il conseguimento della licenza media. Era da alcuni anni
che per mancanza di sufficienti
iscrizioni i candidati dovevano
scendere a Pinerolo.
« Ora, con ben 30 iscritti, possiamo ridare questo servizio a
chi in vallata ne ha bisogno »,
ci dice la preside. Tra gli iscritti sono comprese un po’ tutte
le fasce di età, a partire dai sedicenni e diciassettenni che non
avevano terminato il loro ciclo
di studi, ed anche tre giovani
di provenienza extracomunitaria,
ai quali, come per tutti gli altri,
la licenza media è necessaria ai
fini di un lavoro.
1 programmi dei corsi delle
centocinquanta ore si imperniano Sull’italiano, matematica,
scienze (con accenni a temi di
educazione sanitaria), lingua straniera (francese per la nostra zona), storia ed educazione civica.
La durata sarà di otto mesi;
l’orario concordato fra gli iscritti è dalle 19.30 alle 22.30.
Le altre sedi sono Pinerolo
(due corsi) e Villar Perosa (un
corso).
Data la dispersione e visto che
l’incarico per le quattro sedi è
dato ad un insegnante per ciascuna materia, solo i corsi di
Pinerolo potranno, se lo desiderano, avere momenti di compresenza degli insegnanti e quindi
usufruire di un lavoro di équipe.
A. L.
Il cinema Trento giunge quest’anno alla VI rassegna di film
d’arte e cultura; gli appuntamenti del venerdì si erano conquistati, nelle due rassegne dello scorso anno, un pubblico non
numerosissimo, ma tenace e fedele.
II programma prevede dunque
film d’autore, visti poco anche
nelle sale delle grandi città. In
particolare spicca il cinese Grano rosso, vincitore dell’Orso d’oro
al festival di Berlino ’88; è presente lo spagnolo Saura con El
Dorado, basato sulla delirante
vicenda del conquistador Lope
de Aguirre, alla ricerca dell’inesistente regno dell’oro.
E va segnalata la mini-rassegna sul cinema africano, con
Campo di Thiaroye, di Sembène Ousmane, decano dei cineasti
del continente nero; Afrikander,
dedicato al ghetto di Soweto; e
Yeleen, di S. Cissé, regista del
Mali. Presente anche P. Almodovar con Matador. I film sono
programmati dal 20 ottobre al
15 dicembre, con l’eccezione di
venerdì 8 dicembre.
L’abbonamento alle otto serate costa L. 20.000, il singolo ingrasso L. 5.000: è evidente che
la costanza sarà premiata.
VAL PELLICE
Corso di
apicoltura
’TORRE PELLICE — Il Con
sorzio apicoltori della provincia
di Torino, in collaborazione con
la Comunità Montana Val Pellice, organizza un corso di apicoltura libero a tutti, che si terrà
in Torre Pellice presso la sede
della Comunità Montana Val Pellicje, c.so J. Lombardini n. 2, a
partire da lunedì 16 ottobre 1989.
Le lezioni avranno luogo nei
giorni di lunedì e giovedì per
un totale di 8 settimane, con il
seguente orario: dalle 20 alle 23.
Durante il corso si terrà un
approfondito esame sulla « varroa jacobsoni », con proiezioni di
filmati.
Per informazioni rivolgersi al
direttore del corso sig. Ciriano
(tei. 011/9711058), oppure al presidente di zona Apicoltori Val
Pellice sig. Baridon (tei. 92746).
MONTAGNA
Quale
sviluppo?
« Problemi di sviluppo in montagna »: una serata su questo
argomento sarà venerdì 13 ottobre alle ore 21 nei locali della
Foresteria valdese di Torre Pellice, organizzata dalla Commissione tutela ambiente montano
del CAI-UGET Val Pellice; parteciperà Bruno Corna, presidente del T.A.M. nazionale del CAI;
data l'importanza del tema e la
possibilità di dibattito, saranno
presenti amministratori pubblici.
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Sede: Via Trento, 48 • 10064 PINEROLO • Tel. 0121/794686
Unità locale n. 1 ■ (abit. e uff.) Via Tiro a Segno, 3 • PINEROLO
Telefono 0121/201524 • Servizio continuo (notturno e festivo)
Programmi di Radio Beckwith
___________91.200 FM______________
La trasmissione ■ Rendez-vous », in
onda mercoledì 18 alle ore 11.30 ed
il martedì successivo alle ore 17,
presenterà interviste e commenti alla manifestazione contro il razzismo
dello scorso 7 ottobre; la trasmissione « A confronto» di lunedì 16 ottobre, alle ore 17, presenterà l’attività
ed i problemi della Facoltà valdese
di teologia di Roma.
Per problemi tecnici la trasmissione
della TEV di sabato 7 ottobre non è
andata in onda.
Teatro
PINEROLO — Nell'ambito della rassegna di teatro dialettale segnaliamo,
sabato 14 ottobre, l'esibizione del
gruppo « J amìs del borg » di Moncalieri, che presenterà la commedia « Me
cit ».
Incontri
PEROSA ARGENTINA — Giovedì
19 Ottobre, alle ore 20.30, avrà luogo
una serata sul tema: « Il Bourcet: storia di un abbandono »; interverrà G.
Vittorio Avondo.
Dibattiti
ANGROGNA — Venerdì 13 ottobre,
presso la sala consiliare del municipio, a cura dell'Ass.ne pace vai
Pellice, si svolgerà un incontro dibattito sul tema « Ragionare di donne,
ragionare di sviluppo, ragionare di comunità » con la partecipazione di alcune rappresentanti del gruppo « Donne e sviluppo » della Casa delle donne di Torino.
Corsi
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Il bollettino degli Amici del Collegio, con il resoconto
delle iniziative dell'inizio di settembre e dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico, è in distribuzione tramite vari esercizi commerciali della
valle.
Cinema
TORRE PELLICE — Per il prossimo
fine settimana il cinema Trento ha in
programma, sia sabato che domenica,
la visione del film - Indio ».
Concerti
Manifestazioni
Mostre
Politica
« Io sono la risurrezione e la
vita; chi crede in me, anche se
muoia, vivrà »
(Giov. 11: 25)
Il Signore ha chiamato a sé
Raffaele Tedeschini
pastore evangelico, di anni 100, molti
dei quali li dedicò con zelo al ministerio.
Fiduciosi nella promessa dell’Eterno,
ne danno il triste annuncio i figli Tullio e Giuseppina con le rispettive famiglie, la sorella Luigina, i cognati, nipoti, pronipoti e parenti tutti.
Il funerale si è svolto in Vintebbio
il 22 settembre u.s.
TORRE PELLICE — il CAI Val Pellice
organizza un corso di roccia che si articolerà in parti teoriche e pratiche a
partire dalla fine di ottobre: per
iscrizioni o informazioni rivolgersi
alla sede sociale in piazza Gianavello, ogni venerdì sera.
ANGROGNA — Sabato 14, alle ore
20.45, presso il tempio valdese del
capoluogo, avrà luogo un concerto del
coro ■■ Bric Boucle » di Pinerolo,
VILLAR PELLICE — Domenica 15, a
cura della Pro Loco, si svolgerà il
primo raduno ippico e la tradizionale
castagnata.
TORINO — Dal 6 ottobre al 5 gennaio si può visitare alla Mole Antonelliana la mostra « L'Altra Ego », una
mostra di fotografie che Joseph Brodsky, premio Nobel per la letteratura
1987, propone al pubblico per illustrare « gli agenti inconsapevoli della sua
arte ». La scenografia della mostra è
di Gae Aulenti.
TORINO — Il 14 e 15 ottobre si
svolgerà al Teatro Juvarra (Via Juvarra
15) la « Convenzione programimatica
dei verdi torinesi ». Per informazioni
tei. 011/534656 - 549552.
VENARIA — Dal 13 al 15 ottobre,
presso la Scuola media M. Lessona
(via Buozzi) si terrà il congresso provinciale straordinario di Democrazia
Proletaria. Per informazioni tei. 011/
835521.
I familiari ringraziano commossi tutte le gentili persone che hanno voluto
dimostrare loro simpatia ed affetto nella dolorosa circostanza della dipartenza dèi loro congiunto. Un particolare
ringraziamento ai pastori Grimaldi,
Benecehi e Ricciardi per il loro messaggio di fede e speranza cristiana, ed
inoltre al moderatore Giampiceoli, al
presidente Martelli, al past. Sergio
Aquilante, al past. Hobbins e alla cara
comunità di Scicli per i telegrammi di
solidarietà ricevuti.
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
RINGRAZIAMENTO
« Io sono la resurrezione e la
vita »
(Giov. 11; 25)
I familiari di
Rosalba Benecchìo in Monnet
ringraziano quanti hanno voluto essere
vicini al loro dolore. Un grazie particolare al pastore Platone e al doti. Bevacqua.
Angrogna, 26 settembre 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine delVetà presente »
(Mt. 28: 20)
I parenti dì
Leontina Carrou in Peyrot
ringraziano tutti i vicini, i dottori S.
Meli e P. Ribet, i pastori S. Ribet e
G. Plescan.
Proli, U ottobre 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(2 Timoteo 4: 7)
II 22 settembre è deceduta a Torino
Maria Codino ved. Prochet
La figlia Edina e il marito Lucio Sacher ringraziano sentitamente le persone ohe hanno dimostrato tanto affetto
nella partecipazione al loro lutto. Un
grazie di cuore al pastore Alberto Taccia.
Torino. 2 ottobre 1989.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Lina Bertalot ved. Peyronel
di anni 80
ringraziano tutti coloro che con scritti,
presenza e parole di conforto si sono
uniti al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Paolo Ribet, ai medici e al per
■sonale del reparto di chirurgia del
l’ospedale E. Agnelli di Pinerolo e de]
l’ospedale valdese di Poraaretto, al doti
Broue e a quanti sono stati di aiuto du
rantc la malattia.
San Germano Chisone, 3 ottolne 1989.
RINGRAZIAMENTO
« O Eterno. Dio mio, io ho gridato a te, e tu mi hai sanato.
La sera alberga da noi il pianto;
ma la mattina viene il giubilo »
(Salmo 30: 2 e 5)
II giorno 28.9."89 si è spenta ad
Avigliana, all'età di 84 anni, la signora
Dina Tecla Dessy ved. Turin
A funerali avvenuti ne danno il triste annuncio i figli Paolo e Mario, con
le rispettive famiglie, la cognata Caroly
Turin, il fratello Vittorio e famiglia, e
tutti i parenti.
12
12 fede e cultura
13 ottobre 198?
UN’ORIGINALE FIGURA DI RIVOLUZIONARIO INCONTRO DELLE FACOLTA’ DI TEOLOGIA
L'abbé Grégoire
« La Stampa », neH'edizione nazionale del 30.6.1989, segnalava la
notizia secondo cui il presidente
della Repubblica francese François Mitterrand aveva scelto tre
grandi uomini, il matematico
Gaspard Monge, il filosofo Condorcet e l’abbé Grégoire come
simboli ideali di tre « rivoluzionari buoni » a cui tributare onore nel quadro del bicentenario
della Rivoluzione francese. Le loro spoglie, con cerimonia solenne, saranno prossimamente traslate nel Pantheon, il tempio che
fin dal 1791 è riservato agli uomini che hanno lasciato la loro
traccia nella storia di Francia.
Non entro nel merito di questa operazione che Jean-Claude
Casanova, gran politologo francese, definisce come il « corteo
che Mitterrand farà risorgere dal
regno delle ombre per condurlo
al Pantheon », ma la segnalazione di un abate ha attirato la
mia attenzione tanto da voler
conoscere quale ruolo nella Rivoluzione francese egli abbia potuto « giocare ».
L’abate Henri Grégoire, segnalato da Stendhal come « l’uomo
più onesto di Francia », fu uno
dei pochi membri del secondo
stato, il clero, che aderirono alla Rivoluzione francese. Egli partecipò all’Assemblea Costituente, alla Convenzione e anche al
Senato dell’Impero.
Ma devo all’amico Edmond
Stussi, pastore protestante a
Strasburgo e direttore del Bollettino « TILT, uno sguardo protestante sul risveglio religioso »
(n. 6 del giugno 1989), una serie
di informazioni sull’abbé Grégoire che ci fanno riflettere ed ap
prezzare in lui l'uomo-cittadino.
Prima di essere chiamato a ricoprire la carica di vescovo a
Blois, l’abate Henri Grégoire fu
curato di un piccolo villaggio
deila Lorena, Emberménil. Fu da
quel villaggio che partì in qualità di deputato per gli Stati Generali del 1789. Nel villaggio di
Emberménil l'abate aveva aperto una biblioteca pubblica con
libri non di morale ma di igiene e di agricoltura. Nelle sedute degli Stati Generali egli prende parte così attiva e battagliera alle discussioni nella famosa
sala del Jeu de Paume che il
grande pittore David lo immortala. E che fosse un membro
del clero « sui generis » lo dimostrano i suoi interventi: egli
chiede ed ottiene l’estensione dei
diritti civili alla comunità ebraica, lotta per l’abolizione della
Schiavitù nelle colonie. Ma è soprattutto su una tematica che
il nostro abate si infervora fino
a dire che non lo faranno tacere neppure le baionette: la scolarizzazione obbligatoria, gratuita e pubblica della gioventù di
Francia.
Ed è parlando della necessità
che tutti i francesi abbiano l’accesso alla lettura per farsi una
idea critica dei documenti e delle leggi che l’abate tira in ballo
un suo conoscente verso cui nutre la più alta stima: il pastore
protestante Jean-François Oberlin che opera a Waldersbach, a
65 chilometri dalla sua parrocchia.
Ecco l’esempio che egli dà alla Convenzione Nazionale e che
è registrato nei documenti.
« Nei Dipartimenti del Basso
Reno vi è una valle... in cui si
parla un dialetto-patois non più
capito appena si esce da quella
valle.
Un rispettabile vecchio di nome Stuber si è dedicato corpo
e anima per creare una scuola
di maestri in grado di apprendere il francese ai buoni abitanti della valle...
Stuber, con il suo successore
e con il mio amico Oberlin (il
pastore protestante di Waldersbach), hanno diffuso fra i giovani, oltre all’apprendimento della
lettura e della scrittura in francese, gli elementi di fisica, astrologia, botanica, musica e molte
altre conoscenze utili all’uomo».
Chi assiste a questa seduta
della Convenzione rimane estasiato di fronte a questa esemplificazione tanto che si decide
di segnalare l’operato del pastore protestante con la « mention
honorable ». Il pastore non mancherà di ringraziare l’abate:
« C’est sans doute à toi, belle
et chère âme, que je dois cette
distinction ».
Quest’amicizia, che si sostanzia di stima e di giusto riconoscimento verso l’operato di un
pastore, va ascritta nelle tensioni ideali che la Rivoluzione francese ha saputo far nascere, pur
in mezzo a tanti misfatti e ad
un complesso di avvenimenti
contraddittori.
Una tensione ideale che facciamo nostra ancora oggi, dove più
che mai è necessario imboccare per le nostre istituzioni la
strada del pluralismo, della stima verso chi realizza formazione di cultura e di vivere civile
fra la gioventù.
Franco Calvetti
UNA LETTURA CRITICA
La libertà
L’etica laica al di fuori di ogni
contesto religioso positivo è alla
ricerca di un criterio che « pur
non essendo trascendente, possegga un qualche carattere —
seppur non assoluto — per lo
meno quasi assoluto » (p. 10)
a cui ancorarsi. Il Geymonat ritiene di poterlo individuare nella libertà; e il suo saggio vuol
essere appunto un’analisi dei
suoi aspetti più caratteristici di
indipendenza nazionale (cap. 1),
di manifestazione del pensiero
(cap. II), di sentimento e di fantasia creatrice (cap. IV e V), fino alla sua identificazione con
la lotta continua — anche violenta — contro ogni forma di
privilegio e di oppressione. Libertà significa in ogni campo
volontà di cambiamento: e uno
dei principali ostacoli sul suo
cammino è rappresentato dal
potere costituito in quanto privilegio consolidato.
Molto ben detto e senz’altro
giusto: in tempi di integralismo,
questo richiamo alla libertà appare quanto mai opportuno.
Ma la trattazione del Geymonat — chiusa così com’è in una
ottica fuori d’ogni contesto religioso positivo — lascia spazi
di perplessità e margini di dubbio a chi invece si senta vincolato — sia pur sempre su rm
piano di integrale laicità — ad
un preciso impegno di fede.
Per esempio, non appare convincente la sommaria liquidazione della non violenza come
« segno di ignoranza più che di
raffinata sensibilità e di alta
civiltà» (p. 50). Si tratta di una
emarginazione, ai limiti dell’offesa, di tutti coloro che hanno
contribuito a costruire tecniche
qualificate di non violenza: di
persone cioè tutt’altro che secondarie, da Tolstoj a Gandhi,
da Martin Luther King ad Al
bert Schweitzer, ad Aldo Capitini.
Ma non è questo il punto.
Ciò che meno persuade è il convincimento espresso che una libertà intesa come lotta generica contro l’oppressione sia in
grado di produrre, nella sua astrattezza, fieri combattenti,
pronti al sacrificio estremo. Un
ideale del genere può dar luogo
soltanto ad una aspirazione, ad
una richiesta di fare e di dire
sospesa nel vuoto, priva com’è
di agganci a precisi contenuti.
La storia è stata fatta da uomini
di fede e non già da tiepidi e
scettici semicredenti in un « quasi assoluto ». ,
La libertà — per essere autentica e sentita — non può rimanere agnostica, neutrale, riducendosi a guscio vuoto, a bisaccia priva di contenuto. Per costruire un mondo di « diversi »
è indispensabile prima di tutto
la consapevolezza della nostra
diversità. E se noi per primi
rinunciamo a quel che siamo,
non privilegiamo il nostro impegno di fede — cioè la nostra
diversità — in qual modo possiamo pensare di accogliere
quella altrui? Ho riletto, assieme al saggio del Geymonat, l’epistola di Paolo ai Galati con
il bel commento (e traduzione)
di Giorgio Girardet (Claudiana,
1982); ed è esercizio di comparazione che consiglio a tutti. Anche quell’epistola tratta di libertà: Paolo la chiama libertà
nella grazia attraverso lo Spirito e la definisce prima di tutto
come amor reciproco (Gal. 5:
13-14), cioè capacità di accoglienza e di ascolto. Non è possibile
pensare di costruire la casa comune dell’uomo senza « farsi
schiavi gli uni degli altri per
mezzo dell’amore» (Gal. 5: 13).
Senza l’ascolto delle esigenze al
L’emancipazione
Un’importante occasione di confronto fra i pae
si dell’Europa latina per collaborare meglic
Una settantina di teologi, in
rappresentanza delle diverse Facoltà di teologia dell’Europa latina — unici assenti gli spagnoli — si sono dati appuntamento
a Parigi (18-20 settembre) per il
loro incontro biennale ormai divenuto tradizionale.
« L’emancipazione come problema, 1789-1989 » chiarisce immediatamente la cornice entro
cui il tema del colloquio è stato
affrontato, in una lunga serie di
interventi in gran parte assai interessanti e stimolanti. Per dare un’idea ai lettori dei temi toccati ricordo la sequenza delle comunicazioni: « Kant e la storia
dell’umanità » (O. Abel, Parigi),
« L’emancipazione della lettura
biblica contemporanea » (J. Chopineau, Bruxelles), « L’invenzione della libertà nella letteratura
del XVIII secolo » (J. Proust,
Montpellier), « L’emancipazione
da un punto di vista teologico »
(P. Gisel, Losanna), « Emancipazione e diritto canonico » (P. Legendre, Parigi), « Emancipazione
e protestantesimo » (Marianne
Carbonnier, Parigi), « Emancipazione e colonizzazione » (J. F.
Zom, Parigi), « Dall’emancipazione degli animali ai diritti della
natura » (O. Schàfer-Guignier,
Neuchâtel ;, « La laicità italiana
come conquista » (P. Ricca), « La
teologia fra razionalità e religione in Portogallo » (M. Knoch),
« Laicità e Islam in Europa »
(Hamadi Essid, ambasciatore
della Lega araba a Parigi), « I
diritti dell’uomo, quale universalità? » (J. F. Collange, Strasburgo). Entro l’anno questi contributi saranno disponibili in apposito volume. Ottimamente preparato, il colloquio non ha però
permesso un reale dibattito a
causa deH’eccessivo numero di
interventi programmati.
Di grande utilità il lavoro per
cattedre, in cui è possibile l’informazione e lo scambio di esperienze, così come rincontro dei
decani. E non è mancato un momento ufficiale di incontro con
le autorità civili parigine: in una
Sala dei ricevimenti del municipio, ricevuti dal sindaco di zona (in cui ha sede la Facoltà di
Boulevard Arago), con un rinfresco e, subito dopo, con una cena offerta al Centre Pompidou
insieme ad alcune personalità
del protestantesimo francese.
Questo colloquio riveste una
grande importanza per tutte le
Facoltà d’Europa latina: momento di progettualità e di fraternità in cui si intrecciano amicizie ed iniziative di ricerca, scambi fra una Facoltà e l’altra, finestra aperta verso una sempre
più stretta collaborazione, stimolo per una ricerca teologica che
ha sempre da imparare e che
ha costante necessità di allargare la propria visuale particolare.
Ermanno Genre
RICERCHE PER LA PACE
trui, senza la garanzia per tutti
del « quasi assoluto » di cui parla il Geymonat — di quella libertà cioè che, pur fragile corne
vetro, ha un suo spessore —, la
convivenza non è neppur pensabile.
Ma non basta. Se il « quasi
assoluto » non si trasforma da
semplice vetro in diamante, la
nostra lotta finisce con il vanificarsi. Ogni uomo deve saper
trovare la sua pienezza spirituale. Noi l’abbiamo trovata nel
ravvedimento in Cristo e cerchiamo, pertanto, di vivere allo
Spirito nella grazia, convinti di
poter contribuire su queste basi alla costruzione della casa
comune dell’uomo. Lo annunciamo proprio perché gli altri
— i diversi da noi — facciano
altrettanto. Senza dimenticare
che — se diversi sono gli altri
per noi — noi lo siamo per loro
e nostro dovere è accoglierli e
saperci far accogliere (Rom.
15: 7). Su questa reciprocità
intendiamo fondare la nostra
lotta per la liberazione di noi
stessi — nel privato —, giorno
per giorno, dal giogo del potere/
privilegio del vecchio Adamo
chiuso nel suo egoismo; di noi
stessi e degli altri — nel sociale — dai condizionamenti dei
poteri costituiti (religiosi, politici, culturali) con i loro ritualismi e precetti, roccheforti di ingiustizie. In questo concordiamo
con il Geymonat: la libertà
« non è uno ’’status” che si possa raggiungere una volta per
sempre oppure che una volta
raggiunta richieda solo di essere difeso. Al contrario (...)
l’unico modo di difenderlo è
quello di sottoporlo a continue
critiche: è quello di potenziare
la sua creatività» (p. 105). Con
la forza e l’aiuto — aggiungiamo noi — che ci vengono dall’Eterno (Salmo 121: 2).
Paolo T. Angeleri
LUDOVICO GEYMONAT. La libertà,
Milano, 1988, pp. 132.
Giano
Una nuova rivista è apparsa
questa estate nel variegato e
complesso panorama del movimento per la pace italiano. Si
intitola « GIANO, Ricerche per
la pace »; essa, prendendo il nome dal dio romano che presiedeva all’inizio ed alla fine di
ogni atto e di ogni avvenimento
(ed il cui tempio rimaneva aperto solo in periodo di guerra), si propone di esplorare, in
termini scientifici, la terribile
complessità ed ambiguità del
tema della costruzione di un
mondo di pace oggi.
Ecco alcune delle riflessioni
contenute nella premessa: « La
nostra rivista nasce anche dalla
convinzione che, se il processo
di distensione in atto tra le
superpotenze va salutato con
sollievo e risolutamente appoggiato, esso — in assenza di una
continua e crescente pressione
dal basso — rimarrà confinato
nell’andamento ciclico dei rapporti tra Stati e blocchi militari contrapposti ».
« Negli studi e nei dibattiti
interni al pacifismo è venuta
affermandosi un’autocritica che
indica nella carenza di adeguate basi scientifico-politiche e nella connessa prevalenza dei fattori emotivi primari una causa
fondamentale delle sue debolezze. Non vi sono stati né un
consistente coinvolgimento di
intellettuali e studiosi, né una
sufficiente crescita culturale del
movimento nel suo complesso.
Dare, anche in Italia, in stretto
contatto ed in collaborazione
con la ricerca internazionale, una fondazione scientifica alla
’’ricerca per la pace” senza distaccarsi dal movimento ed anzi per il movimento di cui noi
stessi siamo parte, in vista di
una sua più solida strutturazione, è dunque il fine principale
che ci proponiamo ».
Si tratta di un programma
certamente ambizioso, ma che
se attuato andrebbe a colmare
un grosso vuoto, che molti di
coloro che si sono impegnati
in questi anni nel movimento
per la pace italiano hanno rilevato e che avvicinerebbe l’Italia ad altri paesi europei, come
la Gran Bretagna e l’Olanda.
La rivista, che avrà presumibilmente cadenza quadrimestrale,
si divide in varie sezioni, che nel
1° numero sono:
— alcuni saggi di ampio respiro, di G. Longo, G. Calchi Novati, M. Cini;
— un’inchiesta sugli intellettuali
italiani di fronte all’irrompere della bomba atomica;
— alcune ricerche in campi specifici, di L. Conti e A. Graziani;
— una sezione sui vari aspetti
del lavoro e della ricerca nel
movimento per la pace;
— ed infine, un supplemento
didattico a cura di A. Visalberghi, certamente utile per
chi vuole lavorare, nella
scuola e non, alla costruzione
di una educazione alla pace.
La rivista, diretta dallo storico Luigi Cortesi e con una robusta schiera di collaboratori e
redattori, è fondata sul lavoro
volontario ed è sostenuta da
una Associazione a cui si può
aderire versando una quota annuale.
In conclusione, mi pare che
questa sia un’iniziativa da seguire e sostenere, per tutti coloro che in questi anni, anche
nelle nostre comunità, hanno
fatto del tema della pace e del
disarmo un momento importante dell’essere partecipi dei problemi del loro tempo e che sono convinti della non occasionalità emotiva deH’impegno per
un monde senza guerre e dove
pace e giustizia possano camminare insieme sullo stesso sentiero.
Aldo Ferrerò
GIANO, Ricerche per la pace, n.
1, 1989, Gangemi editore. L. 15.000.
Abb.to annuale L. 40.000.