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Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le qual^àvete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno sj^ito niwvo...
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Anno LXXXII — Num. 23 Una copia L. 20 ( Eco: L. 600 per rinterno Eco e La Luce: L. per I intèrno ABBONAMENTI 'J ^ resterò L. Ì60O per l’estero Spedir, ahh. postale II Gruppo Cambio d’indirizzo Lire 30,— TORRE PELLICE, 7 Novembre 1952 Ammxn. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-1,7557
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COMMEMORANDO
LA RIFORMA
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Le Chiese Evangeliche di tutto il
mondo hanno ricordatoi in questi
giorni la data che ha segnato il sorgere della Riforma Protestante.
Una data, il 31 Ottobre 1517, che
ha il suo posto nella storia del Cristianesimo, e che costituisce ancora
per noi, a quattro secoli di distanza,
un chiaro richiamo alle fonti della
pura dottrina evangelica, Taffermazione preziosa della libertà di coscienza in ciò che riguarda la fede
personale, l’esigenza dell’onore di
Dio al di sopra delle tradizioni o
delle profanazioni degli uomini.
Il Protestantesimo, sin dalle origini, c stato una affermazione, non
una itegazione: ha insegnato che la
Parola di Dio è l’unica norma di fede nella Chiesa e per i credenti, ha
proclamato che la Chiesa deve sempre lasciarsi guidare, nutrire, purificare dal messaggio che la Bibbia
ci ha trasmesso di secolo in secolo,
di generazione in generazione. Lutero diceva nel suo caratteristico,
spregiudicato linguaggio: « Non ho
fai io altro che annunziare, predicare e scrivere la Parola di Dio; e
mentre dormivo o bevevo la birra
di Wittemberg insieme con Filippo
"eri Dio ope
rava... Non ho fatto nulla; la Parola di Dio soltanto ha operato ».
Commemorando la Riforma, non
eleviamo nessuno sugli altari; la fede protestante, compenetrata dal
senso del peccato e della giustificazione del i»eccatore per fede nel sacrificio della Croce, esige umiltà davanti alla vita ed alla morte. D’altra
parte, non vogliamo neppure limitarci, riguardo ai Riformatori, ad
una vita di egoismo o di soddisfazione umana, ma per un servizio compiuto nell’umiltà e con amore.
Non c’è da vergognarsi t di essere
Protestanti, neppure in Italia dove
siamo una così picola minoranza, facilmente presi di mira c considerati,
come dice il Cardinale Schuster,
« la sesta colonna al comando di gerarchi stranieri, un grave pericolo
per l’Italia dal punto di vista politico e religioso ». E non c’è neppure da aver paura.
La paura che dobbiamo avere è
di non essere abbastanza sensibili
all’impegno della fede ed alla testimonianza della vita. Nell’Italia cattolica, cristiana e sotto certi aspetti
ancora pagana, il Protestantesimo
può anche essere trattato come un
fuori legge, ma non per questo viene meno l’esigenza del suo messag
edifi
i sepolcri ai profeti e ad
«
odor mire le tombe dei giusti », per
non meritare l’invettiva di Gesù
Cristo contro gli Scribi ed i Farisei
del suo tempo.
I Riformatori del XVI secolo non
ci hanno lasciati dei sepolcri da adornare, ma piuttosto un’opera da
proseguire nell’impegno e nella testimonianza quotidiana. Nella chiesa di Wittemberg, il sepolcro di Lutero più che un monumento funebre
è richiamo alla coscienza protestante di oggi. Calvino è stato deposto
in una fossa comune e oggi ignorata
del cimitero di Plainpaìais a Ginevra. Il cadavere di Zwingli, dopo
la battaglia di Cassel, è stato tagliato e lasciato senza sepoltura. Quello di Bucero, esule in Inghilterra,
è stato bensì accompagnato in chiesa da più di tremila persone; ma,
al tempo della reazione cattolica di
Maria la Sanguinaria, le sue ossa sono state dissepolte e bruciate e le
sue ceneri gettate al vento.
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gio e della sua testiifàonianza. E nella selva oscura delk idee politiche
più contrastanti, iL^totestantesimo
sia un’affermazioneJdi libertà: stia
attento il credente Protestante a
conservare anche mìia lotta politica
il senso della propria responsabilità
e della propria dignità.
É’ facile, in Italia^^erdere la propria personalità nef|a nebbia di totalitarismi religiosi e politici; ed è
anche facile, come .^ovunque altrove, conformarci al presente secolo » invece di esser#trasformati mediante « il rinnovàiÉiènto della no
stra mente ».
±
L’anniversario de»a Riforma può
essere motivo per noi di un esame
di coscienza: per meglio possedere
il senso della nosU'à responsabilità,
per meglio essere « iiòi stessi » nella
Chiesa e nel mond»Ì4,.
Senza orgoglio, lUà anche senza
paura. Soprattutto, Se possibile, non
con un impegno vedale, retorico,
con una etichetta tradizionale; ma
con una mente riiiiMXvata dalla Parola eterna del Vangelo.
Rostan.
EltMAÌfNO
Il metro perietto
Amico lettore: con chi ti paragoni'
tu.'' Qual e — voglio dire — il mezzo
di lui ti servi per verificare ì tuoi,
(iitimenti e le tue azioni?
1 e lo domando, non per curiosità,
ma perchè non vorrei tu fossi imo
di quei tanti che, di fronte al problema del peccato, usano sbrigarsela
col ritornello: Io non ho nulla da
temere; io non ho rubato nè ucciso,
la mia coscienza è tranquilla, e cosi via. Poverini! Pensando a costoro,
vien fatto di ricordare le parole con
le quali Gesù li ha catalogati una
volta per sempre: « Voi siete quelli
che vi proclamate giusti diitanzi ngli uomini, ma Dio conosce i vostri
cuori; poiché quel che è eccelso fra
gli uomini è abominazione dinartzi
a Dio » (Luca 16: 15). Anche S. Paolo d’altra parte, ne discorre come di
presuntuosi « che misurandosi alla
propria stregua e paragonando se con
se stessi, sono senza giudizio n (2
Cor. 10: 12). Senza giudizio, cioè
insensati, nè più uè meno. Clic amaro disinganno, tosto o tardi, per
tutti coloro che cosi si c.iraportano
dimenticando, oltre il resto, che i
comandamenti non sono due ma die
sono come gli altri immini, rapaci,
ingius.ti, adulteri... is. (hue. 18: II).
ComportaBaentp*^1pseiSisa-lo anche
questo e più pericoloso del precedente. Dii atti, chi è che paragonandosi con altrui, birbante che sia,
non riesca a scoprire /qualcuno anche
più birbante di lùi ? Ma può mai un
tale sistema annullare le malefatte e
responsabilità di ciascuno?
Insomma, e per dirla in breve, la
misura cui ricorrere se davvero vogliamo sapere ciò che siamo e, quindi, i provvedimenti da adottarsi, è
una sola e si chiama Gesù Cristo per
l’appunto.
Amico mio: quale e quanto diverso il concetto che di noi ci si fa, dal
momento in cui detto controllo viene comunque ad effettuarsi! Come
si risulta meschini e miserabili!
(Quante macehie, quanta impurità,
anche nei migliori, al folgorare di
cotanta luce!
Non era certo peggiore della media degli uomini, per es., il Simon
Pietro del quale tanto si parla net
Nuovo Testamento; non aveva neanche lui nè rubato nè tanto meno ucEppure sta scritto che a con
ciso.
Il Protestantesimo non è un continuo pellegrinaggio alle tombe dei.
Padri e neppure una semplice, avara conservazione del patrimonio del
passato. Se è vero che c’è una tradizione ormai secolare che ci unisce
ai Padri della Riforma, è anche vero che il Protestantesimo non può
diventare soltanto una tradizione.
E’ piuttosto un impegno di fede,
una testimonianza di vita nella concreta realtà di oggi. Una fede che
non si adagia nella fiducia umana o
nelle garanzie umane che la Chiesa
pretende di fornirle, perchè vuol riferirsi del continuo alla Parola di
Dio che è Verità. Una testimonianza
di vita aperta innanzi tutto al soffio
dello Spirito di Dio che vuol fare di
noi delle creature libere; non per
La prima cosa da farsi perciò, onde evitare una simile trappola, si è
di non affidarci per niente al metro
di nostra fabbricazione.
Ma scansato questo pericolo, un
secondo ne resta ed è quello dei
moltissimi pure che per scusare ed
assolvere se medesimi, usano invece
confrontarsi coi prossimi, volgendosi naturalmente ai più degradati.
Gesù ha scolpito anche qui il campione della specie nella figura del
fariseo della nota parabola che, pavoneggiandosi nel tempio, esclama :
« O Dio, io ti ringrazio che non
tatto di Gesù e sconvolto da im suo
miracolo « Gli si gittò ai ginocchi
dicendo: Signore, dipartiti da me,
perchè son uomo peccatore » (Luca
5: 8). Non viene descritto coi tratti di un cattivo soggetto il centurione di Capernaum, ma con quel
li di un galantuomo, altruista, sti
mato da tutti (Matt. 8: 5 e seg.; Luca 7 : le seg.). Eppure è dal suo labbro che risuonano le umiliate parole ; (( Signore, io non sono degno che
tu entri sotto al mio tetto » (v.8).
Non si può considerare, stando al
codice umano, un colpevole l’altro
centurione partecipe al dramma del
Medesimo sentimento
« Or ITddio della pazienza e della consolazione vi dia d’aver fra voi nn mede« simo sentimento secondo Cristo Gesù, affinchè d’un solo animo e d’una stessa boc« ca glorifichiate Iddio, Padre del nostro Signor Gesù Cristo » (Ep. Romani 15: 5-6).
Cosa significa « Avere fra voi un medesimo sentimento secondo
Cristo Gesù? »
I membri di una Comunità cristiana vivono in situazioni profondamente diverse: ognuno porta un peso di responsabilità diverse, - di
problemi diversi; l’uno attraversa un periodo di serenità e di gioia,
l’altro di pena e di sofferenze, c’è chi piange nel lutto e chi gioisce perchè una nuova creatura gli è stata data; c’è chi è- affranto dal troppo
lavoro e chi si amareggia giorno per giorno per l’inattività a cui lo costringe la disoccupazione... In questo enorme variare di situazioni, di
stati d’animo, di realtà di vita spesso ognuno di noi si chiude nel suo
problema, nella sua situazione particolare, vedendola diversa da tutte
le altre, speciale, unica; è il gioco triste e costante del nostro egoismo.
Ora Cristo Gesù non ha vissuto chiuso in se stesso, nei suoi problemi: Egli ha vissuto per gli altri, per noi. Ed appunto in Lùi Iddio è
venuto a noi come l’Iddio della pazienza che sopporta ancora i nostri
peccati e le nostre miserie, in Lui Iddio è venuto a noi come l’Iddio
della consolazione, che perdona, che dà pace, che dà speranza, che ci
porta il Suo Regno. ;
Cristo Gesù ha dimenticato se stesso per ricordarsi di noi.
Così anche noi, che vogliamo vivere in Lui e per Lui siamo chiamati a dimenticare noi stessi od il piccolo cerchio famigliare che ci interessa, i nostri problemi o anche le nostre gioie per saper guardare,
capire e simpatizzare con l’«. altro »: quello che a caso siede nel nostro
banco in chiesa, o quel membro che abita lontano, che vediamo raramente e conosciamo poco e che perciò ci sentiamo autorizzati a igno~ rare totalmentei oppure con chi conosciamo e vediamo-spesso^ ma verso il quale sentiamo una certa antipatia... •
Soffrire con chi soffre, gioire con chi è nella gioia..^non è una vocazione specifica, direi pastorale, è la vocazione del cristiano.
Quando i credenti di una Comunità comprendono questo e tendono, così come possono, a questo, allora nasce un linguaggio unico pur
in grande varietà di toni ed accentuazioni, una unità come quella d’un
coro; un coro che è inno di lode e di glorificazione di Dio, il Padre del
nostro Signor Gesù Cristo.
Possa dunque questa parola dell’Apostolo essere presente nello
animo di tutti noi in questo tempo di ripresa di contatti e di vita della
nostra Comunità.
(Dalla Lettera pastorale deUa Chiesa di Como).
Venerdì Santo. Eppure si racconta
di lui che sul Golgota, dirimpetto a
Gesù crocifisso e spirato, disse: « Veramente, quest’uomo era Figliuol di
Dio y> (Mar. 15; 39), riconoscendo
con ciò la sua correità — se pure
inconscia — nel consumato, orrendo
crimine.
PENSIERI
Tutti i trionfi dell’intelligenza non pos,
sono eguagliare l’ineffabile pace che la
bontà dà al cuore, perche ’’dei poveri in
ispirito è il regno dei cieli” e ”i pacifici,
o mansueti, crederanno la terra”.
0
Lettore caro; non è indispensabile
ch’io prolunghi l’elenco. Le cose
dette e i casi esposti, devono bastare
affinchè tu decida se già non l’hai
fatto. Deciditi dunque, e saggiamente, seguendo le orme di questi tre.
Prendi e leggi l’Evangelo nelle
cui pagine il Signore Gesù Cristo —
Uomo e Dio — è ritratto vivo e parlante. Nel cospetto di lui, metro perfetto e infallibile, riconosci e confessa anche tu la tua miserabilità, e
l’amnistia, la purificazione, la vita
nuova ed eterna, ti saranno subito
conferite da lui che è venuto quaggiù precisamente per cercare e per
salvare ciò che era perite (Luca
19: 10).
Dante Argentieri
Vi sono quattro specie di lacrime: lacrime di ira, di gioia, di dolore e di penitenza. A Dio piaciono queste ultime, perchè lavano il cuore dalla polvere del peccato, nemico d’un cuore buono, come le
lacrime, che cadono dal cielo in primavera, lavano alberi e fiori dalla polvere del
loro nemico l’inverno.
0
Oh Dio, liberaci dal maligno! Da quel
maligno in cui molti, ahimè! non credono, benché sia Tessere più potente, dopo
Te, che esista. Nessuno come lui ti combatte. Nessuno come lui, con arti sottili,
inganna. Nessuno come lui sa travestirsi da
angelo di luce, entrare nelle case coi suoi
ministri travestiti da ministri di giustizia
e far^ trionfare l’ingiustizia, la rapina, la
vanità, l’orgoglio, l’avarizia, la falsità, l’in
Domenica, 9 Novembre, a Milano
si inaugura il nuovo Tempio Valdese
Le vecchie parrocchie delle Valli si uniscono alla comuniià sorella di Milano nella esultanza,
nella confessione di fede e nella preghiera.
Sta scritto:
Bealo colui la cui trasgressione è rimessa e il cui peccato è coperto (Sai. 32: 1).
Non v’è alcun giusto, neppure uno (Sai.
14:1).
Se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi... (1 Giov. 1: 8).
Chf conosce i suoi errori? Purificami da
quelli che mi sono occulti (Sai. 19; 121.
Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato... (1 Giov. 1: 7).
Il salario del peccato è la morte; ma ,7
dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù,
nostro Signore (Rom. 6: 23).
ganno, cioè tutti i peccati che allontanano
da Te e trascinano nell’inferno, in quell’inferno in cui molti ahimè! non credono. Si cullano, per addormentarsi, col comodo pensiero : « Poichè Dio è tanto buono non ci manderà aH’inferno. Lo dice solo per spaventarci, come i genitori fanno
con i bimbi cattivi. D’altronde l’inferno
non esiste, non può esistere se Dio è onnipotente e buono ». Come se Lui e non noi,
con Satana, al quale abbiamo aperto la
porla, ¡avesse fabbricato quefi.’inferno di
coscienza che ci tormenterà eternamente,
nel luogo tenebroso ove segnerà il pianto
e lo strider dei denti. Come se Dio potesse salvarci quando non vogliamo essere
salvati, perchè seguiamo Satana e la sua
legge. Oh, non inganniamoci. Non c’è
scampo per noi se non sfuggiamo il maligno, se non lottiamo, giorno e notte, contro quel, serpente astuto che sedusse Èva
e osò tentare Gesù. Oh Dio, liberaci dal
maligno! F. Maurin.
2
L’ECO DELLEJ VALLI VALDESI
N(b1 numero di Settembre di a Selezione » vime narrato di uit & Viilaggio che vince la pace ». Si tratta
del villaggio di Alidori in Germania,
i cui abitanti si sono visti arrivare
un giorno una torma di individui
mal jridotti, iuggiaschi dalla Polonia, dall’Ungheria, dalla Cecoslovacchia, i quali chiedevano asilo,
pane e lavoro. Quelli di Alidori erano protestanti, mentre i nuovi arrivati erano nella loro totalità, cattolici. Superato un primo momento
di malumore, i bravi luterani, seguendo l’esempio del loro borgomastro, si restrinsero per fare posto ai
nuovi arrivati, dividendo con loro la
casa, il pane, il lavoro. Non solo,
ma iecero di più; costruirono loro
anche una chiesa perchè potessero
continuare indisturbati a praticare
la loro forma di culto. E’ indubbiamente un bell’esempio di tolleranza
protestante, oltre che di solidarietà
nella distretta.
Anche da parte cattolica abbiamo
simili esempi di altruismo. Non ho
mai-udito, però, che cattolici abbiano avuto l’idea di costruire un tempio per i protestanti, Carlo Alberto,
grato per la calorosa accoglienza
fattagli dai Valdesi dopo l’Editto di
emancipazione, regalò loro una fon’t
tana (neliposto dove doveva sorgere
il centro della conquista cattolica delle Valli), ma credo che non gli passasse nemmeno per l’anticamera del
cervello l’idea di regalare loro un
tempio per quelli che molto probabilmente le soldatesche della sua Casa avevano distrutti in tanti anni di
persecuzione. Ha ragione Kierkegaard : (c La nostna debolezza sta in
questo, che i cattolici ci considerano
eretici mentre noi non siamo capaci
di considerare eretici i cattolici ».
Sensibilità Protestante
Gli è che questa Chiesa Cattolica
conturba e lascia perplessi per la
sua ambigua duplicità che sconcerta ed\a volte seduce le anime semplici. Da una parte utta forma di
culto che si può definire senz’altro
idolatrica,' con maiiilestazioni spettacolose che in certi ambienti assumono forme che non si differenziano
in nulla da quelle in uso presso popoli pagani, feticisti. L’altra faccia
mostra un Cattolicesimo colto, studioso di problemi religiosi, che stupisce talvolta per l’arditezza della
sua critica biblica pur contenuta nei
limiti severi imposti dalle supreme
autorità ecclesiastica. Si dice che bisogna indulgere all’entusiasmo religioso del popolo per mantenere in
esso il sentimento religioso e dominarlo con l’autorità della Chiesa. E’
una posizione non chiara, non evangelica. Gesù, che era indulgente ver.
so molti peccatori — non verso il
peccato —r non perdonò agli ipocriti,
mai. La Bibbia ha parole di riprovazione e di condanna verso ogni for.
ma di idolatria, che mirasse a sostituire il culto dell’Iddio vivente cou
simulacri fatti da mano d’uomo e figurazioni di deità quali le Regine
dei cieli, le Diane, le Astar te e consimili. L’apostolo Paolo — racconta
il libro degli Atti degli Apostoli —
essendo ad Atene c< lo spirito gli si
inacerbiva dentro a vedere la città
piena di idoli ». ★
Oggi la nostra sensibilità protestante si è fatta forse meno acuta per
queste cose e più incline alla indulgenza, alla tolleranza per amore di
una pace che npn può essere vera
pace perchè entra in compromesso
con la coscienza, Vi è in molti, in
troppi protestanti, quel complesso'
di inferiorità laipentato dal Kierkegaard, che paralizza la franca testimonianza della propria fede in nome di una tolleranza che può essere
compresa ed incoraggiata in determinate circostanze, ma mai dovrebbe indebolire il colloquio, sia pur
esso tempestoso, con la Chiesa Cattolica.
Perchè sovente questo spirito irenico nasconde la indifferenza verso
i fondamenti della fede, verso la
Bibbia come unica rivelazione delia volontà di Dio e della sua azione
nel mondo. Nasconde malamente
quello spirito di pantofoleria borghese che ama fare il proprio comodo senza essere disturbata, che bada ai propri affari senza dare troppo peso a questioni di religione, senza minimamente;, preoccuparsi della
salvezza della propria anima e delle
esigenze della coscienza di fronte
al Dio rivelato. Non a questo siamo
stati chiamati, noi protestanti e l’eredità, bagnata dal sague del sacrificio dei padri, non deve essere dimenticata.
Perchè i nostri cosidetti amici cattolici non hanno, di questi sentimentalismi. Hanno ragione essi: sanno
guardare al pericolo e combatterlo.
E’ di ora la chiusura di alcune chiese
sotto lo specioso pretesto di inosservanza delle disposizioni governative.
Sono di questi giorni le mille angherie a cui sono sottoposte le piccole
comunità che più danno fastidio per
la loro combattività. E non è cessata
la serie delle pubblicazioni denigratorie ai nostri danni, a base di basse calunnie o di false interpretazioni storiche in contrasto con i chiari
riconoscimenti di studiosi cattolici
più scrupolosi. Sì, vi sono delle anime sincere che guardano a noi con
simpatia e rispetto e la nostra sensibilità si rinfresca per questi bicchieri d’acqua die ci legano al nome di
Cristo in un deserto di acceso paganesimo. Non vogliamo anticlericalismo di bassa lega, ma nemmeno
una colpevole indulgenza e debolezza spirituale ». « O Cristo o Maria »
è il dilemma lapidario di Carlo Barth
che è ora più che mai di attualità.
Deve anche essere un motivo per non
abdicare ai nostri principii e tanto
meno per rallentare la nostra testimonianza cristiana in un paese che
ha bisogno di Cristo e del suo Vangelo.
A. Bensi.
« lairo, vedutolo, gli si getta ai piedi e
lo prega istantemente, dicendo'. La mia figliuolina è agli estremi » Me. 5: 22-23.
latro viene c si getta ai piedi di Gesù:
« La mia figliuolina è agli estremi » egli
dice. Che parole terribili per im padre!
Eppure tutti devono ad un certo momento arrivare agli estremi. Chi ci arriva col
capo canuto, chi ci arriva nel fiore dell’età, chi allo sbocciare delta vita....
Alcuni incontrano la morte all’improvviso, altri l’attendono a lungo nella malattia. La morte è una cosa solenne e seria,
cui è bene pensare in tempo per poterla
affrontare serenamente, al momento oppor.
Inno.
« Citi ascolta la mia Parola e crede in
Colui che mi ha mandato, ha vita eterna;
e non viene in giudizio, ma è passalo dalla
morte alla vita» (Giov. 5: 24).
Non dire : Pregherò fra un’’ora !
99
leneRfi di lutdro r ridstro pidtro.
barbiere
Caro Mastro Pietro, vi darò quanto possiedo e vi spiegherò del mio meglio in^
che modo io stpsso mi mriga c^-preghierarme it SrgnÒttò’IdÉid' c^^ vói ed
a tutti di fare meglio. ^
Non appena sento che le preoccupazioni materiali hanno raffreddato il mio' zelo
per la preghiera, io prendo il mio libriccino dei salmi, mi chiudo in camera o mi
reco al culto, quando ne è il giorno é l’ora, e comincio col ripetermi alcune parole
del Cristo, di Paolo o dei salmi. E’ buono dare inizio o terminare la giornata con
la preghiera e vegliare contro la tentazione fallace del dirsi: a Aspetta un po’; pregherò tra un’ora; devo prima fare questo o quello»; giacche allora si è traieinati
nel lavoro che ci domina a tal punto che di tutto il giorno non ci riesce piò di riservare un solo istante per la preghiera.
E' vero anche che certe opere valgono tanto e piu della preghiera stessa, dal momento che il credente teme ed onora Dio in ogni sua azione. Dobbiamo tuttavia badare a che noi non perdiamo del tutto l’abitudine della vera preghiera, a torto immaginando che certe opere siano ancor più necessarie della preghiera: e che così
noi trascuriamo di pregare.
Quando avrai disposto il tuo cuore con la recitazione cui ho dianzi accennato,
e sarai rientrato in te stesso, inginocchiati, giungi le mani, volgi lo sguardo al cielo
e di o pensa quanto più brevemente ti è possibile {per non essere distratto):
Ma dì il Padre nostro
PADRE celeste, sono un povero peccatore, indegno di sollevare lo
sguardo verso te o d’invocarti. Ma poiché tu ci hai ordinato di pregare
e promesso di esaudirci, e ci hai inoltre insegnato per bocca del tuo diletto Figlio, il nostro Signor Gesù Cristo, in quali termini dobbiamo
invocarti, io vengo per tuo ordine ad obbedirti, io ti prego in comunione con tutti i cristiani del mondo: Padre Nostro che sei nei cieli.
Recita tutta la preghiera, parola per parola. Poi ripeti una delle
domande, dicendo così: SIA SANTIFICATO IL TUO NOME. Signore
Iddio, converti quelli che haimo bisogno di conversione, affinchè glorifichino con noi, e noi con loro, il tuo nome, seguendo con purezza la
verità, e vivendo una vita buona e santa. Amen.
VENGA IL TUO REGNO. Ahimè Signore, Padre Nostro, tu vedi
come i savi di questo mondo non solo disonorino il tuo nome, ma si valgano del potere, dell’autorità, della ricchezza, degli onori che tu concedesti loro sulla terra per opporsi al tuo regno. Sono grandi, potenti,
numerosi, grassi e pasciuti. Signore, Padre Nostro, convertili e fermaTj.
Amen.
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ’ IN TERRA COME IN CIELO.
Signore, Padre Nostro, tu sai che se il mondo non può annientare il tuo
Nome e distruggere il tuo Regno, medita giorno e notte congiure, macchinazioni, intrighi ed attacchi, tiene conciliaboli ed è animato dalle
più perfide intenzioni nei riguardi del tuo Nome, della tua Parola, del
tuo Regno e dei tuoi figli, e non brama che il loro sterminio. Per queste ragioni. Signore Padre Nostro, converti e resisti. Amen.
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO. Signore Iddio,
colmaci anche delle tue benedizioni per quanto concerne la nostra vita
terrena. Dacci nella tua grazia la pace. Risparmiaci la guerra. Suscita
in tutti i re, principi e signori, il desiderio di assicurare al paese ed ai
sudditi tranquillità ed equa giustizia. In particolar modo dirigi il capo
del nostro territorio, al quale tu affidasti la nostra protezione, affinchè
il suo governo sia benefico e che egli non sia vittima di calunnie o di
servitori infedeli. Concedi a tutti i sudditi la grazia di servire con fedeltà ed obbedienza. Concedi a tutti gli stati, agli abitanti delle città
e delle campagne d’essere pii e di testimoniare amore e fiducia reciproci. Dacci un tempo favorevole e fa’ maturare i prodotti della terra.
V*- ..
Ti raccomaudp.gmche la mia casa, mia moglie ed i miei figli : aiutami
a ben reggere la mia famiglia, assicurando ai miei cari il pane ed una
educazione cristiana. Amen.
PERDONACI LE NOSTRE OFFESE COME NOI PERE LE rERDONIAMO AI NOSTRI OFFENSORI. Ahimè, Signore Onnipotente,
non ci giudicare, poiché al tuo cospetto nessun uomo è giusto. Non ci
imputare a colpa la nostra poca riconoscenza per tutti i benefici ineffabili che tu largisci al corpo ed all’anima; nè il nostro quotidiano cadere
nel peccato, assai più frequente di quanto noi stessi realizziamo- Non
tener conto del nostro peccato e della nostra malvagità, ma guarda
imicamente alla infinita misericordia che ci hai accordata in Gesù Cristo, tuo Eiglio Diletto. Perdona anche a tutti i nostri nemici, ed a quanti ci hanno fatto soffrire o sono ingiusti verso di noi, come noi di tutto
cuore perdoniamo loro : dacché essi fanno a loro stessi il più gran male, con l’eccitare la tua collera a causa del loro atteggiamento verso di
noi. A nulla ci servirebbe la loro distruzione. Preferiremmo di molto
che essi ottenessero con noi la salute eterna. Amen.
Chi sente che gli è difficile perdonare, implori la grazia di poter
dare il perdono.
NON INDURCI IN TENTAZIONE. Ahimè, Signore Nostro, alimenta in noi il saldo desiderio di attenerci alla tua parola e restare al
tuo servizio, affinchè non ci adagiamo pigramente in un falso sentimento di sicurezza, come se possedessimo tutto il necessario per essere salvati, ma dacci con il tuo spirito la saggezza e la forza onde resistere coraggiosamente al maligno e riportare la vittoria.
LIBERACI DAL MALE. Ahimè Iddio e Padre Nostro, questa esistenza è così spregevole, così colma di affanni e disgrazie, di pericoli
ed incertezze, di falsità e malvagità (Efes. V/16) che avremmo bene
il diritto di esserne stanchi e di desiderare la morte. Ma tu, Padre Nostro, conosci la nostra debolezza; ti preghiamo pertanto di aiutarci ad
affrontare con cuore fermo queste miserie, e quando la nostra ora sarà
venuta, dacci di lasciare questa valle di sofferenze con la certezza della
nostra salvezza.. Fa’ che noi possiamo guardare la morte in faccia, senza timore o smarrimento e che raccomandiamo nelle tue mani l’anima
nostra con sicura fede. Amen.
La preghiera esige tutto
quanto il nostro cuore
Sappi che non ti chiedo di dire tutto questo nella tua preghiera, poiché allora
il tuo non sarebbe più che un devoto recitare. Semplicemente, ti ho voluto indicare
ciò cui occorre pensare quando si dice il Padre No.stro. Questi stessi pensieri, un
cuore ben disposto può nella sua preghiera esprimerli altrimenti, con maggior concisione ovvero maggior ampiezza. Personalmente però, mi attengo quanto più fedelmente possibile al .senso di queste parole. Di frequente mi capita di dilungarmi
tanto su di una sola domanda, da trascurare le altre sei. Quando tante profìcue riflessioni si affollano al nostro spirito, non ci facciamo scrupolo di .sorvolare sulle altre richieste per lasciare libero corso a questi pensieri e porgere loro ascolto in silenzio, senza in alcun modo intralciarli : poiché in questo caso è lo Spirito Santo
stesso a parlare (la vita religiosa non é essa un dono?). Io ho talora più acquisito
nel fare una preghiera di quanto avrei potuto con letture e numerose meditazioni...
Un buon barbiere deve concentrare tutta la sua attenzione sul rasoio. Se si mettesse a ciarlare, ed a pensare ad altro, correrebbe il rischio di tagliarvi la gola. Ogni
cosa, per essere ben fatta, e.sige l’uomo interamente, senza riserve. A maggior ragione, la preghiera esige tutto quanto il nostro cuore, se vuol essere una buona preghiera. (Tratto (la <( Protestant de l’Onest »
e tradotto da g. g.).
R-EGRETS
ETERNELS
Nous avons vu souvent ces mots gravés sur
les tombes aux cimetières ou imprimés en
lettres d’or sur les larges rubans des couronnes mortuaires. Formule aussi courante
et pas plus coûteuse au coeur que celles par
lesquelles, avec parfois un peu d’embarras,
nous clôturons nos lettres officielles: (( civilités distinguées », « haute considération »
ou « salutations empressées ».
Sans doute, malgré le caractère passepartout de l’inscription, il peut arriver que
ces regrets .soient sincères et la douleur de
la séparation authentique. Mais, en général,
ceux qui éprouvent un vrai chagrin, le portent dans le secret de leur coeur, avec une
retenue et une pudeur compréhensibles. En
graver la marque sur la pierre leur appa
raît bien inutile.
Mais que veulent dire ces mots « Regrets
éternels »? Nous savons bien que certaines
séparations causent des blessures au coeur
qui, si elles'se cicatrisent lentement avec
les ans qui passent, restent pourtant toujours douloureuses. Un fils qui perd sa mère, une mère qui a dû se séparer d’un enfant chéri, éprouveront tout au long de leur
vie le regret que l’être cher, qui leur manquera, certains jours péniblement, ne leur
ait pas été laissé.
Pourtant, ce n’est pas une affirmation
chrétienne. Comment d’abord des regrets,
pour nous qui un jour mourrons aussi,
pourraient-ils être éternels? La foi, qui
nous enseigne que Dieu garde, en son amour, ses enfants, nous apprend ainsi que
la séparation n’est que temporaire, provisoire. Sans doute nos coeurs de chair sont
meurtris, mais l’espérance que Dieu fait
naître en nous, nous permet d’attendre,
dans la patience, le jour du revoir. La douleur de l’arrachement sera corrigée, dans
une plus large mesure que ne peut le supposer l’incrédule, par la paix créée par la
foi. Sans doute, un homme de foi souffre
en son coeur de la mort de sa femme ou
de son fils comme un incrédule peut aussi
souffrir. Les grandes douleurs humaines ne
se comparent jamais. Mais, au plus profond
de sa peine, l’enfant de Dieu trouve une
paix tranquille qui lui permet de continuer
courageusement sa vie. Ce n’est pas de la
résignation fdtalisie, une espèce de ’’c’était écrit”. C’est encore moins bien sûr de la
légèreté. Mais une assurance fondamentale
que Dieu seul sait pourquoi nous souffrons
au moment même où nous ne pouvons le
comprendre. Souvent, quand la vie a repris
son cours, le secret de cette souffrance nous
est révélé, et la parole de l’Ecriture ’’toutes
choses concourront au bien de ceux qui aiment Dieu”, apparaît vraie dans une grande clarté. Tandis qu’elle peut être comme
une affirmation scandaleuse pour ceux qui
se confinent dans leur douleur.
Heureux ainsi ceux dont la foi pénètre le
coeur et la pensée. Car ils ne caressent pas
éternellement leurs regrets, au détriment de
ceux avec lesquels il faut reprendre la vie
commune. Ils savent que le meilleur hommage à rendre au cher disparu de devant
leurs yeux est d’aimer plus tendrement encore ceux qui souffrent. Ce n’est pas honorer la mémoire d’un mort que de faire supporter par l’entourage familial, et parfois
pendant des années, Vamertume d’une séparation qui ne fut jamais acceptée dans la
foi.
La vie en Dieu, que la mort elle-même
n’interrompt pas, calme et apaise. Plus en
core, elle ouvre des perspectives insoupçon
nées sur le domaine mystérieux de l’au-delà
des choses terrestres, et dans celui, illimi
té, et seul vraiment éternel, de l’amour.
Comment ne pas rappeler la célèbre parole de l’apôtre: « Trois choses sont impérissables: la foi, Vespérance et l’amour.
Mais la plus grande des trois, c’est l’amour ».
(Paix et Liberté).
« Ed una parte crebbe nelle spine; e le
spine crebbero e l’affogarono e non fere
frutto » Me. 4: 7.
Le spine erano state tagliate, ma le loro
radici erano rimaste nel suolo; perciò esse
ricrebbero insieme con il buon seme e lo
soffocarono essendo più numerose.
Quale lezione ci vuole insegnare il nostro
Signore per mezzo di questa parabola? Eccola: è facile che nella nostra vita spirituale siano rimaste delle tracce della vita di
prima, le quali ben presto ingrandiscono
e tendono a soffocare la vita nuova. E’ necessario perciò che sorvegliamo senza posa il nostro cuore per non permettere a
nessuna erbaccia di prosperare. E qualora
essa spunti dovremo domandare al Signore
di sradicarla. L’operazione sarà dolorosa,
ma i risultati saranno quanto mai benedetti.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
La Chiesa e il 4 novembre
Caro Direttore,
Condivido pienamente quanto Lei ao&tiene nel N. 20 de L’Eco circa la inopportunità che la Chiesa Valdese si metta a partecipare, con speciali funzioni commemorative, alle varie ricorrenze di carattere patriottico o politico. Può darsi che un evento eccezionale induca talvolta la Chiesa ad
associarsi ad un grande fatto della vita del
popolo, con animo pieno di riconoscenza
a Dio: ma altra cosa sarebbe l’associarsi
sistematicamente, più che altro per opportunismo, a commemorazioni che non hanno a che vedere col compito della Chiesa
c collo spirito della sua missione.
Lasciamo queste cose a chi ha fatto — in
ogni campo — dell’opportunismo la sua
regola costante.
Mi permetta però, caro Direttore, di esprimere un dubbio circa il giudizio sbrigativo che molto comunemente, in questi
ultimi tempi, si è dato a grandi avvenimenti storici, considerandoli tutti — alquanto semplicisticamente — come svoltisi
sotto il segno dell’umanità e del peccato e
quindi gravati del giudizio di condanna di
Dio.
So che questo è un argomento delicato
e che anche Lei si è spesso fermato davanti
al difficile problema che fa nascere. Vorrei semplicemente che, accanto alla opinione basata essenzialmente sulla facile teoria
di chi condanna ogni e qualunque violenza, si tenesse conto anche dell’opinione,
forse .’Lleno « pura » teoricamente, ma più
vicina alle realtà della vita, di chi discrimina violenza legittima da violenza peccaminosa.
lo non credo che noi possiamo mettere
in ut) fascio (e giudicare e condannare)
lutto i iò che gli uomini compiono nel cam.
Po ile [la violenza, senza cercare di discriminare le loro azioni, per quanto ci è possibile, in hase agli scopi ed ai motivi che
le hanno determinate.
Quel ragionamento che dice: « ogni violenza è peccaminosa: quindi ogni uccisione e violenza si svolge sotto il segno del
pei cato e cade sotto la condanna di Dio »
non tiene conto delle realtà della vita umana, delle condizioni in cui deve svolgersi
la vita umana, dei contrasti fra i vari doveri muani e dei sentimenti che posson dare un valore diverso agli atti degli uomini.
Mi spiego con esempi: Gesù è stato uomo e nella sua vita umana, pur amando la
D une génération
à r autre
Robert est rentré de l’école, indigné: ”J’ai eu trois d’allemand et
Jacques a eu huit; mais lui, il a guigné dans son livre! La prochaine
fois...”.
Non, la prochaine fois, Robert, tu
feras un effort de plus; tu auras
peut-être cinq et Jacques dix, mais
lu garderas ta belle droiture.
Il y avait trente nouveaux mots de,
allemand à mémoriser pour une leçon. Or les «,schy> «.chp etc. sont difficiles à différencier pour un bambin de douze ans; Robert avait bien
travaillé, sa mère lui avait fait répéter plusieurs fois les mots difficiles,
niais hélas, on n’arrive pas au but
du premier coup... Tu apprendras,
Robert, que c’est en forgeant qu’on
devient forgeron, mais, sache qu’aucun effort n’est perdu...
La récompense de ta franchise, tu
l’as eue quelques jours plus tard:
Robert avait à présenter un devoir
de punition, car il est étourdi. Oh
malheur! le devoir fait est resté à la
ntaison! Robert s’en excuse auprès
de son maître de classe; au même
moment, Jacques qui écoutait la conversation murmure en aparté: ”Ce
n’est pas vrai, il ne l’a pas fait ”!■
Le maître regarde Jacques: ”Jo
sais que Robert l’a fait, il ne ment
pas”. Que c’est bon de sentir la confiance qu’un atlulte a en vous...
A la table de famille, on raconte
à un hôte la petite scène ci-deséus;
l’hôte hausse les épaules et dit: ”H
ne faut pas faire un drame de tout
cela, nous avons tous triché!”
Oui, nous avons tous triché, aussi
est-il beau, le monde où nous vivons!
Que faire pour que Robert dans
vingt ou trente ans ne dise pas:
’’Nous avons tous triché”.
De prochains articles tenteront de
donner quelques solutions à ce problème.
Jeanne Pasehoud
{Semeur Vaudois)
pace, ha dovuto usare la violenza nella parola e la violenza in alcuni atti (vedi i
suoi discorsi ai farisei ipocriti ed i suoi atti contro i mercanti del tempio).
Ma noi sappiamo che Gesù non ha mai
peccalo. Dunque ci sono azioni mnane di
violenza che, pur essendo contrarie all’ideale teorico, non cadono necessariamente sotto la condanna di Dio, come sembrerebbero implicare certi comandamenti generici.
Ancora: i Valdesi hanno adoperato, nei
secoli di persecuzione, le armi per la difesa delle loro famiglie e della loro fede;
eppure noi ricordiamo, con riconoscenza,
il loro eroismo generoso e sentiamo che
le loro violenze (che non erano ispirate nè
da amore per la guerra nè da motivi egoistici) non cadevano sotto il giudicio di chi
ha stabilito i comandamenti. Ed è pei ciò
che la nostra Chiesa celebra, con tutto il
cuore, il XVll Febbraio ed esalta rcroismo
dei Padri, pur non approvando la violenza
per la violenza. Ed è perciò che i teorici...
non osano trarre le estreme conseguenze
delle loro teorie, condannando l’eroismo e
la fede dei Padri valdesi!
Cosi pure la violenza di chi — senza odio — difende le leggi e il diritto dej deboli e la giustizia, non è da mettersi nella
stessa categoria della violenza che è condannata dalla legge di Dio.
Perciò noi saremmo di opinione che sarebbe prudente astenersi, in questo campo, dal fare di ogni erba fascio e dal pronunciare giudizi, che possono essere eccessivi, sopra tutte le lotte degli uomini quasi che tutte debbano necessariamente essere contrarie alla legge divina.
Dio solo può dire con sicurezza quali
violenze siano legittime e quali peccaminose: quali siano secondo la sua volontà e
quindi prive di veleno e quali siano inquinale da sentimenti e passioni colpevoli. Ma
noi possiamo almeno ritenere che alcune lotte determinate da motivi nobili e
da scopi di giustizia, non siano da condannare.
Con cordiali saluti
Paolo lìosio
Il Past. P. Bosio, dopo aver approvato
quanto abbiamo scritto in merito ai culti
del IV TSovembre, affronta un problema estremamente serio e delicato al tempo stes•so: quello della violenza e del giudizio
che gli uomini possono pronunziare sulla
guerra.
Desiderùimo dire al Past. lìosio che il
nostro pensiero secondo cui ’’bisogna andar cauti nell’idealizzare quanto si è svolto sotto il segno della umanità e del peccato”. con riferimento alla prima guerra
mondiale ed a quelle successive, non costituisce un giudizio semplicistico e superficiale, anzi non voleva neppure essere un
giudizio {cosa molto difficile da pronunziare in questo caso) ma una messa in guardia contro la tentazione di considerare
’’quella guerra” in una luce di bontà e di
ideale giustizia.
Comprendiamo bene, con il Past. Bosio.
che bisogna tener conto degli scopi e dei
motivi che hanno determinato quell’avvenimento storico. Cerchiamo anzi di inserirci nell’atmosfera di allora che, bisogna pur
dirlo, la giovane generazione nostra stanca
di veder delle guerre e nauseata dagli interessi politici ed economici che spesso le
determinano a danno dei popoli, non riesce piu a ’’sentire” nello stesso modo. E ci
guardiamo dal giudicare quanti vi sono entrati, perchè ci saremmo trovati anche noi
nella medesima situazione.
Ci riesce però difficile non afjermare che
quell’avvenimento e quelle violenze, anche
se ’’determinati da nobili motivi e da scopi di giustizia” non si siano svolti sotto il
segno dell’umanità e del peccato. Ed è per
questo che, malgrado tutto, cioè malgrado
l’irredentismo politico, la difesa delle frontiere e delle famiglie, le sofferenze e le
profonde lacerazioni fisiche e morali, crediamo di dover dire: putroppo ha dovuto
essere così, ma questo è il segno che il mondo giace ancora sotto il peso del peccato e
della violenza umana.
Porse la nostra affermazione può parere
eccessiva: ma anche l’eroismo dei Padri di
cui si parla il XVll Febbraio deve esser
considerato con umiltà, non per amore di
orgogliosa esaltazione, sapendo bene che
hanno dovuto lottare per la loro fede, ma
la loro lotta non è stata senza peccato. —
Il vero giudizio sulle violenze ’’legittime
o peccaminose” lo pronunzia Iddio. Noi
procediamo con prudenza e con non poca
difficoltà in questo campo, perchè siamo
limitati nelle nostre po.ssibilità e costretti
talvolta dalla forza delle circostanze.
Ci preoccupa soltanto che, nel ricordo
delle guerre passate, anche di quelle che
ci sembrano giuste, non perdiamo il senso della nostra relatività e della nostra u
manità, sempre bisognose di essere perdonate e restaurate dalla grazia di Dio,
Dcnirebbero soprattutto ricordarsene
quanti, nelle commemorazioni civili e patriottiche, inneggiano alla pace esaltando
la guerra o facendo appello a degli ideali
di giustizia, di libertà e di patria che noi,
credenti in Cristo, dovremmo abituarci a
valutare alla luce del messaggio evangelico.
E. Rostan.
In merito all’articolo pubblicato nel numero scorso del giornale, riceviamo quanto segue:
Credo che i Pastori del passato non abbiano mài avuto « l’animo turbato o meno
tranquillo » quando hanno celebrato un
culto del 4 novembre. Anzi siam soliti dire : « E’ un pastore come quelli di un tempo » quando vogliamo alludere ad un pastore leale, modesto e caritatevole, cosi
come lo voleva il nostro Pastore Emerito
Signor Marauda nel culto inaugurale del
Sinodo.
Non vogliamo l'esaltazione di gesta, ma
il ricordo commosso di tutti i caduti in
guerra ed in pace; vogliamo la parola buona clic iporti sollievo nel raccoglimento
della nostra Chiesa al nostro animo intenerito e provato.
Perchè non cogliere i momenti in cui il
nostro cuore, di fronte alle prove altrui è
più portalo alla bontà ed alla carità? « Ogni domenica la Chiesa prega per la pace »
e perchè non cogliere l’occasione di pregare in quel giorno assieme, giorno in cui
maggiormente ci associamo al dolore ed al
rimpianto dei nostri fratelli?
« Quei pastori che un tempo » davano il
messaggio, senza premettere che lo facevano perchè pregati o costretti, portavano
tanto bene al nostro cuore! Le madri else
oggi ancora ascoltano questo messaggio
non pensano alla politica, ma vanno a cercare anno dopo anno un poeo di conforto
per lenire il loro dolóre.
Non costa tanto darlo!
Anche per poche madri, per pochi padri,
per pochi fratelli, il Pastore deve compiere il suo dovere. Non è necessario avere
un gran pubblico per fare del bene, ma
basta una sola pecora smarrita. Dico questo perchè mai a poi mai ho notato « confusione od errori » nell’annunzio della parola di Dio, perchè quando l’ascolto penso
solo al bene e non al male.
Perchè non possiamo udirla senza pream.
boli o critiche, anche una volta di più,
proprio quando la sentono tutti gli altri,
senza pensare se siamo da meno o di più
di loro ?
Per esempio: al 4 novembre ed all’inaugurazione delle scuole anche se non cade
di domenica?
I. B.
Importante !
E’ uscito a cura del Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d’Italia il n. 6
(Novembre - Dicembre) de « Il Cenacolo »,
elegante fascicolo di 64 pagine con copertina in tricromia, con meditazioni giornaliere, una breve preghiera ed una meditazione biblica per il culto individuale e familiare.
« Il Cenacolo » è la edizione italiana de}
« The Upper Room », la nota pubblicazione che accoglie mediUzioni di credenti ap-,
partenenti ad ogni nazione del mondo e
che viene già edita in oltre dodici lingue.
La tiratura italiana de « Il Cenacolo » è
salila, nel 1952, da 1.000 a 1.500 copie, iniziando con successo la sua diffusione anche
all’estero. Le spese di stampa hanno subito un notevole aumento ma, per facili'
tare una maggiore diffusione de « Il Cena
colo » e affinchè possa entrare in ogni ca
sa col suo messaggio di vita e di pace, man
terremo anche per il 1953 le stesse condi
zioni di abbonamento: L. 300 annue, (L
60 ogni numero) L. 500 annue per Peste
ro. Numeri arretrati a titolo di saggio pos
sono essere richiesti alla Amministrazione
del periodico: Pastore Giacomo Lardi, Via
del Banco di Santo Spirito 3, Roma (c. c.
p. 1-12319).
Ricordando Jacopo Lomhardini
« La Voce Republicana » del 2 ottobre
pubblica uno scritto di A, Coleo, dal tito
lo: « Iacopo Lombardini, poeta e martire »
Ci permettiamo di pubblicare alcuni bra
ni a rievocazione di Colui che amò le no
stre Valli, la nostra chiesa, il nostro po
polo e diede loro il contributo dei suoi
ideali creduti e vissuti.
Dopo aver descritto l’ambiente carrarese dove I. Lombardini ebbe i natali., l’autore continua dicendo:
In questo clima di ardente patriottismo
era nato, il 13 dicembre del 1892, Iacopo
Lombardini, da famiglia di modeste condizioni, operaie. Il padi% ed il nonno dovevano appartenere a questa tenace schiera di cospiratori, giacche negli arguti conversari e negli scritti, più volte egli accennava, non senza una punta d’orgoglio,!
a queste gesta apprese dai vecchi durante
l’infanzia.
Ed a queste gesta, a queste idee dei
padri, Lombardini tempererà il suo spi
rito che dovrà essergli guida durante tut
ta la sua travagliata e dolorosa esistenza
Una giovinezza di stenti, la penuria di
mezzi non impedirà al Nostro di frequen
tare le scuole. La sua intelligenza s¡ di
stinguerà facilmente ed ¡1 figlio di Cava
tori avrà preso il diploma da Maestro, sul
quale però non sj adagierà, perchè più
alte sono le sue aspirazioni, perche il suo
spirito irrequieto, comincerà da qu¡ a vagare per i sentieri del sapere alla ricerca
del vero, alla conquista di un mondo ideale appena, in allora, intravisto,
E rivelerà tosto la sua anima romantica. il suo e.stro poetico, in cerca del hello
da esaltare, dj figure e stati di animo da
ritrarre....
Ma le battaglie politiche non gli faranno
dimenticare la sua costante aspirazione artistica.
Nel 1921 l’Editore Quattrini gli stamperà le «Voci» (liriche), che sono la sua
prima vera affermazione, dove figurano
versi di fine gusto e di bella forma, tutt’oggi apprezzali e riprodotti in enciclopedie scolastiche.
11 fascismo lo avrà fiero e deciso avversario; minacciato, più volte bastonato,
braccato economicamente, non defletterà
dalla sua linea di condotta neanche a prezzo delle più dure privazioni...
E’ in quest’epoca, i tempi del delitto
Matteotti, che si delinea concretamente in
lui una nuova vocazione spirituale, alla
quale dedicherà poi U resto della sua esistenza : la fede cristiana della quale diventerà ben tosto un divulgatore assiduo
e convinto colla parola e colla stampa.
Attratto dal Movimento culturale « Coscientia » si inserì in esso e percorse la
sua strada fino a divenire pastore evangelico.
Preso nella spira di questi sentimenti,
si dedicò al romanzo con fini morali e religiosi e, se il successo non fu pari alle
sue nobili intenzioni, ciò non pertanto non
si può negare alla sua opera un risultato
di forma ed una marcata vivezza d’impegno per cui la critica non gli fu avara in
riconoscimenti per la sua produzione abbastanza copiosa.
La conclusione della guerra Monarchico-Fascista lo trovò nelle vaUi Valdesi,
intento al suo ministero di' educatore di
anime. ,
Nella guerra partigiana che ne seguì,
con immutato slancio Garibaldino, fu al
suo posto di lotta e di apostolato.
Nominato Commissario di « Giustizia e
Libertà » in Val d’Angrogna, dopo tante
perizie, fu catturato, imprigionato e torturato atrocemente dalle S.S., italiane, che,
per colmo di crudeltà, lo consegnavano
ai tedeschi, i quali lo deportavano nel
purtroppo noto, campo di Mathausen.
Da questo periodo comincia la fase più
straziante della dolorosa tragedia del L«b- ~-R prezzar cbé Pnaiaió liBegro g'‘HBeiò dève
questa ascetica figura di soldato deR’ideale.
Il 24 aprile 1945, alla vigilia della liberazione, il Lombardini veniva trasferito dal
blocco 7, dove giaceva, al campo 3, quello
tristemente famoso delle camere a gas, dove doveva concludere co} martirio la sua
vita dedicata aUa fede.
Ciò che più sorprende, in tutta la tragedia del Lombardini, è il modo preciso
col quale egli aveva, , con tonto anticipo di
tempo, prevista la sua fine.
Infatti fin dal 1921, In un sonetto de
« Il Viandante », Egli aveva profetizzato
bardini che sembra incarnare la personificazione del sacrificio Mazziniano.
Costretto per vari mesi ai lavori forzati,
nudo, sfinito e malato, fu ricoverato nell’infermeria del campo, in luogo lurido e
scomodo, costretto all’immobilità, privo
di alimenti e di cure.
Eppure, anche in questa sua disperata
condizione, il suo spirito non vacilla.
Egli è sprone a tutti i compagni di sventura per i quali trova ognora parole di conforto e di speranza.
« E mentre lo scoraggiamento abbatteva
fibre ben più robuste, (dice il Bonelli,
che riuscì a salvarsi) Egli conservava intatta la sua fiducia trasfondendo in ognuno
la certezza dell’imminente trionfo della
giustizia... ».
Lo stesso teste oculare, ne descrive le
meravigliose virtù spirituali; ce lo mostra
tutto preso nel suo fervore poetico declamare versi dei migliori poeti nostri, che
intercalava con « pregevoli versi di cui taceva l’autore » ma che i _compagni sapevano essere stati composti da Lui.
Ma la belva ferita a morte, nell’imminenza della fine, non volle risparmiare
pagare alle forze del male per meritare la
luce deR’eternità.
A. CALEO
NECROLOGIO
Il settimanale protestante « Le Christianisme au XX.e siècle » annunzia la morte
del Past. Antoine Antomarchi, avvenuta a
Privas, all’età di 84 anni e dopo 60 anni
di ministero.
Nelle sue ultime volontà, il defunto ha
specificato che non voleva che sj parlasse
di lui nei giornali religiosi. Tuttavia, poiché il Past Antomarchi era conosciuto anche nel nostro piccolo mondo Valdese a
causa dei suoi scritti, ci sia permesso, come dice il settimanale di lingua francese
« nous incliner devant Ce vaillant serviteur
de Dieu qui s’en va, ayant travaillé pour
le Maître .iusqu’à son dernier jour ».
Da 17 anni era il redattore di un foglio
religioso intitolato : « L’attente du Maî
tre ». La sua fede ardente si è cambiata
ora in visione. (red.)
A
zione cristiana
N on c’è più una terra interamente cristiana, anche se il novantotto
per cento è di battezzati; non c’è più una terra interamente civile, anche se dappertutto è arrivato il progresso della materia.
Barbarie e civiltà, cristianesimo e anticristianesimo vivono
confusi e mescolati nella stessa terra, nello stesso popolo e nello
stesso individuo, per cui è terra di missione anche all’ombra di
una basilica.
Ogni cristiano quindi è agli avamposti: non c’è nessun luogo
della cristianità, anche il più saldo, per ove non passi una linea
di combattimento, ove coscienza, fede e vita non siano in pericolo.
Se il cuore dei cristiani non è agli avamposti, la giustizia nel
mondo sarà sempre alla retroguardia, con il sovraccarico di una
livrea o la minaccia continua di una rivolta, che potrebbe diventare, per il rifiuto ’’all’impegno di adesso”, il castigo, l’espiazione, la purificazione di una cristianità infedele.
(Da « Adesso »).
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
FEDE
Seduto a, capotavola, il padrone di casa — già tnediso • mis&ioaario in Citta —
mi raccontava vari episodi — interessanti, umoristici, commoventi — del suo lungo soggiorno in Estremo Oriente. Tipo simpatico, gentile, inteUisenie, alLesro, premuroso, profondamente buono.
Di faccia a lui — alValtra estremità del tavolo — la moglie; quieta, silenziosa,
austera, amareggiata.
Tra i due, a cena, c’ero io che passavo il week-end nella graziosa loro casa (dintorni di Birmingham) circondata di fiori, arredata con sobrio buon gusto; una di
quelle moderne villette inglesi che hanno sostituito i cottages: modeste in apparenza, nelle quali non manca nulla.
Spalancata di faccia a me la grande finestra rettangolare del pianterreno, con
una vista estesa sulla campagna estiva: pianeggiante, boscosa, verdissima.
Per tutta la giornata ^ ininterrottamente — si erano succeduti non so quanti,
acquazzoni. Da ung mezz’ora però non pioveva. A un tratto si sono squarciate le,
nubi e — in un angolo azzurro — U sole è apparso sfolgorante, irradiando £ piati, i
campi, la foresta, riempiendola stanza di luce, buttando sul tavolo un fascio di fiam- ■
me....
Si è riscaldato all’improvviso il mio infreddolito cuore di Meridionale. Anche
il mio viso s’è illuminato di gioia. Ho esclamato:
— Che bellezza! Domani è domenica, avremo una grande giornata di sole.
Con voce metallica la signora, raddrizzando le spalle, ha lasciato cadere dall’alto due parole soltanto : Domani piove. Sono bastate per nuovamente congelarmi :
— Certo — ho pensato — meglio di me conosce il clima del proprio paese!...
Siamo stati assorbiti in un lungo silenzio.
Le creature umane si possono evidentemente distinguere in due categorie:
quelle che, riel corso della primavera, pensano all’inverno e quelle che, durante l’inverno, aspettano la primavera ; .
quelle che, al tramonto, malinconicamente considerano che la giornata è finita
e quelle che all’alba, lietamente sorridono perchè s’inizia una nuova giornata;
quelle che, quando fa bel tempo, asseriscono che farà presto brutto tempo e
quelle che, quando il cielo è coperto, affermano che deve tra poco ricomparire il
sole. -, .5' V > ' ■ v, -
Così per l’èsistenza.
Le persone che, nella fortuna, dubitano che verrà la disgrazia e quelle che,
nella disgrazia, credono nella fortuna;
quelle che; in tempo di pace, prevedono la guerra e quelle che, in piena guerra, proclamano l’avvento della pace;
quelle che, per tutto il loro lugubre ” pellegrinaggio terrestre ”, meditano sulla morte e quelle che non l’ammettono perchè la morte ndn esiste e la Tita altro
non è se non una progressione dello Spirito;
quelle che piangono davanti a una bara calata nella fossa e quelle che cantano
contemplando il sepolcro spalancato dalla Resurrezione...
Sono molti coloro i quali dichiarano che — nell’atteggiamento pessimista —
consiste la ragione, U buon senso, l’esperienza, la prudenza, la saggezza. Sono pochi coloro i quali ripongono fiduciosi la loro certezza nella follia ottimistica della
vittoria del Bene.
L’indomani pioveva a dirotto!
Ho provato un senso acuto'di rammarico, un -turbamento assurdo dTumiliazione..
Poi ho rialzato il capo è ho detto ad alta voce: — Ip ti ringrazio, o Padre, di
avermi donato la fede.
Perchè la Fede è una Grazia.
Dice l’Apostolo ch’essa non è ” da noi ”, ma è « un dono di Dio ».
GIOVANNI E. MEILLE.
La voce delle Comunità
Luserna San Giovanni
Gran bella giornata per-Ia nostra Comunità è stata la Domenica 2 Novembre. Festosa inaugurazione di un magnifico organo, oggetto delle aspirazioni e speranze di
molte generazioni. Già in occasione del
Centenario del Tempio dei Bellonatti, era
stata costruita una vasta cantoria sovrastante la porta principale, coll’augurio allora
espresso dal rimpianto Pastore Teofilo Gay
che un. bel ■ giorno vi si potesse collocare
un organo. A varie riprese si pensò di effettuare il progetto. Ma le circostanze furon sempre contrarie. Finalmente, ci si è
arrivati.
Incoraggiato dal valido sostegno morale
del Pastore Roberto Jahier, si mise all’opera un Comitato che « volle, fortissimamente volle » sormontare tutti gli ostacoli
e raggiungere la mèta: Sigg. Gustavo Albarin, Ferruccio Rivoir, Umberto Rovara
e Signorina Adriana Albarin.
La Comunità ha generosamente risposto
ai reiterati appelli. Doni speciali sono arrivati. Varii Sangiovannini all’estero hanno inviato il loro obolo. La rinomata Ditta L. Berutti di Torino ha eseguito l’opera
con grande cura. Finalmente il Santuario,
già interamente rinnovato ed abbellito circa due anni lo, possiede ora un organo potente.
Domenica, festa della Riforma, al mattino, Culto solenne di « ringraziamento e
consacrazione », con fervente predicazione
del Pastore R. Jahier, e celebrazione della
Santa Cena. Assemblea numerosa e raccolta.
Nel pomeriggio, un vasto uditorio ha
potuto godere del magnifico programma.
Musica strumentale eseguita dal Prof. Ferruccio Rivoir (organo), dall’lng. Mario
Jahier e dal Dott. Enrico Margiuriti (violino), dal Dott. Riccardo Turin (violoncello), con brani di Bach, Haendel, Haydn,
Boelmann, Boccherini, Corelli, Widoj. La
Corale, diretta come sempre con grande
zelante cura dal nostro ormai rinomato
Gustavo Albarin, ha cantato tre inni italiani e tre francesi delle nostre Raccolte, nonché un inno patriottico valdese.
.Brevissima la parte liturgica, presieduta
dal Conduttore della Comunità, con lettura del Salmo indicato in un caloroso
messaggio telegrafico del Moderatore Achille Deodalo.
Il Sig. Gustavo Albarin ha descritto le
varie tappe del lungo cammino percorso
dal progetto dell’organo. Il V. Moderatore
Ermanno Rostan s’è cordialmente rallegrato
colla Parrocchia, augurando che il nuovo
strumento sia un efficace mezzo di edificazione, e che le nostre- Comunità sappiano
perseverare in tutti i buoni propositi miranti a] bene della Chiesa e della sua missione, quanto la Parrocchia di S. Giovanni
ha saputo perseverare fino al conseguimento della mèta che oggi è fonte di gioia.
Ai ringraziamenti rivolti dal Pastore Jahier a tutti, e particolarmente all’egregio
Organerò Sig. L. Berutti, questi ha risposto commosso, dichiarandosi lieto d’aver
potuto provvedere di organo parecchie delie nostre Comunità.
Ultima parte della festa: il thè servito
nella Sala Albarin, il cui provento è destinato a saldare il conto... che è ancora parzialmente scoperto. Coraggio e avanti !
Gran bella giornata, dicevamo. Voglia il
Signore che la musica istrumentale e vocale contribuisca veramente e sempre più alla gloria di Dio.
Rodoretto
G. B.
L’été a vu les activités fort réduites dans
la paroisse. C’est le sort des paroisses montagnardes, en dehors des voies de communication. Pourtant la réunion de plein air
à la Balma, qui a eu lieu le 3 août avec
les jeunes et la participation de plusieurs
quartiers, fut une réussite, par son caractère intime et par le joyeux entrain des jeunes. L’expérience est à renouveler en
espérant que toute la paroisse y prendra
part. Cette année le mauvais temps nous a
empéclié de monter au col des Fontaines.
La réunion s’est tenue dans l’école du dit
lieu. Malgré la pluie beaucoup d’invités
étaient présents. Dans les murs de la coquette école, Mr. Henri Pascal nous a parlé d’une belle page de l’histoire vaudoise,
celle des colonies de Calabre et d’Allemagne. Il a adressé un vivant appel à la population lui demandant plus de fidélité et
de consécration. Comme chaque année la
fête du Col de la Croix a trouvé le contingent fidèle de Rodoretto. Ce sont les « Gardiolini » qui aiment cette rencontre si sympathique où l’on communie an pied de la
grande croix dressée à la frontière française. L’activité d’hiver est déjà commencée.
Nons recommandons aux parents la régu
larité des enfants et des catéchumènes au
culte et à l’école du dimanche.
Mariage. On été imis sons le regard de
Dieu Genre Alma di Ehnanuele et Pons
Guido di Luigi. Les heureux époux nous
ont quitté pour Marseille où nous leur
souhaitons une vie pleine de bénédictions.
Décès. Le 10 juin Dieu a rappelé a Lui
M.me -Céline Madeleine Pons née Bounous.
M.me Pons était âg^ de soixante dix ans,
bien connue dans la bourgade des Fontaines. Le 12 septembre c’était le tour de notre doyenne, M.me Louise Meytre veuve
Genre de prendre le grand repos. Sa vie
fut auréolée de boime humeur malgré les
sacrifices pour une i famille qu’elle a été
seule à élever. A Mç. Auguste Genre, Syndic de Salza, ainsi qu’à la famille nous di-;
sons tonte notre sympathie dans le Seigneur.
Pinarolo
L’Assemblea di Chiesa del 26 ottobre, oltre ad aver trattato vari argomenti di vita
ecclesiastica, ha designato alla carica di
anziano il rag. Costante Costantino ed ha
riconfermato nella medesima carica il Dott.
Italo Mathieu, il rag. Emilio Godino, il
sig. Emilio Cardon.
Al nuovo ed ai vecchi collaboratori del
Pastore nell’opera (fella chiesa l’augurio di
un servizio benedetto da Dio, nella fedeltà
e nella gioia cristiana.
— All’età di 68 anni, è deceduto all’ospedale civile Emilio Peyronel. Il funerale ha
avuto luogo il 4 novembre. Ai famigiiari le
nostre cristiane condoglianze.
Alla Casa delle Diaconesse, dove abitava
da vari mesi, ha chiuso la sua terrena esistenza la nostra sorella in fede Godino Leontina nata Guigou, aR’età di 74 anni. Il suo
funerale ha avuto luogo il 7 corrente a Pinerolo. La comunità la ricorda nei suoi
lunghi anni di permanenza a Pinerolo ed
esprime alla sua famiglia la propria simpatia cristiana.
— La coramemorgzioue della Riforma ha
avuto luogo il 2 novembre .con un messaggio di circostanza. In quella stessa domenica è stato amministrato il battesimo alla
piccola Ivana Gardipl di Walter e di Ribet
Angiolina (S. Secondo).
— Nelle riunioni settimanali a Pinerolo
e S. Secondo, il Pastore sta svolgendo una
serie di studi storici su alcune figure di
martiri della libertà. E’ stata già rievocata
la figura di Arnaldo da Brescia; Sijguiranno le rievocazioni di Giov. Huss, Girolamo
Savonarola, Giov. Luigi Pascale, Gioffredo
Varaglia.
Un sincero ringraziamento al Dott. Mario Jahier per l’ottima serata cinematografica offertaci ed un altrettanto sincero augurio per il suo ritorno in Argentina con
la propria famiglia.' ^
Si annunzia la prossima pubblicazione de
« La Dogmatique » .di Karl Barth, tradotta da Fernand edita dalla Casa La
bor et Fides di Ginevra, sotto la direzione
di Jacques de Senayclens, Dottore in teologia..
L’importanza di questa grande opera risiede innanzi tutto nel suo significato storico. Karl Barth, il teologo della Rivelazione e della grazia, ha profondamente influenzato (è forse più esatto dire rivoluzionato) il mondo teologico protestante. Lafede cristiana è stata ricondotta sul suo uiiico fondamento: l’autorità della Parola;
di Dio.
Ma l’opera di Karl Barth ha anche un
volare scientifico. Riprendendo il piano
classico —■ la dottrina della Parola, quella di Dio, della creazione, della riconciliazione e della redenzione — l’autore percorre l’intero campo della teologia, riassumendo, a proposito di ciascun argomento, l’essenziale di quanto è stato detto
prima di lui. Tutto è riferito a Gesù Cristo, centro della Bibbia e ragion d’essere
della Chiesa. L’insieme è una vera enciclopedia teologica che può essere facilmente consultata grazie anche agli indici
dei testi biblici, dei nomi propri e degli
argomenti che si trovano alla fine di ogni
volume.
Infine, l’opera di Barth ha un’importanza spirituale e pratica. Non è un’opera scolastica, astratta, piena di « rabies theologica ». Centrata neìla grande notizia del
perdono che Cristo ci ha acquisito mediante la sua morte e risurrezione, essa concerne direttamente la fede di ogni credente, la vita della Chiesa. Interessa anche i
laici 1 quali troveranno in essa l’aiuto necessario alla loro fede ed alla loro testimonianza nel monijò.
La pubblicazione uscirà a fascicoli di
300-400 pagine, da due a tre volte all’anno,
per un periodo di 7-8 anni. Prezzo di sottoscrizione: da fr. sv. 11 a 14 per volume
in brossura.
Il primo fascicolo è previsto per la primavera del 1953. L’opera è offerta in sottoscrizione a coloro che s’impegnano ad
acquistare tutti i volumi pagandoli quando
usciranno. Ai primi mille sottoscrittori sarà fatto lo sconto del 15% sull’intera opera;
i sottoscrittori successivi godranno soltanto del 10%, sconto che .sarà mantenuto fino alla pubblicazione del penultimo volume. Si prega di sottoscrivere entro il 31
dicembre.
A questo proposito, la Libreria di Cultura Religiosa - Piazza Cavour 32 - Roma
— agente esclusiva per l’Italia delle edizioni Labor et Fides — annunzia che. riceve le prenotazioni per l’acquisto de ” La
Dogmatique ” di Karl Barth.
Bollettini di sottoscrizione si possono avere anche presso la Claudiana o direttamente alle Editions Labor et Fides - 24
Bourg du Four — Genève.
Trasmissioni
Cullo Evangelico - Progrémma nazionale
ogni domenica ore 7,30.
Cullo Evangelico - Radio Triesfe
ogni domenica ore 8,30 — lunghezza d’onda m. 262,7.
Radio Risveglio - da Radio Monte Carlo
ogni mercoledì ore 9,10 del mattino — m. 205, 30, 49.
Cristo per lulle le nazioni - da Radio Monte Carlo
ogni mercoledì ore 18,05.
Rad io Réveil - da Radio. Monte Carlo
ogni giovedì ore 22,08.
Culle Proleslanl - Programme national français - da Parigi .
ogni domenica ore 8,30 — lungh. onde m. 347, 422, 249, 242, 235.
CALENDARIO BIBLICO
per il 1953
H Calendario di Liste per la lettura quotidiana della Bibbia sta per uscire dalle
stampe.
Esso non è messo in vendita, ma viene
offerto ai lettori della Bibbia che ne fanno richiesta.
Però, siccome le spese di stampa sono
considerevoli, si accettano con gratitudine
le offerte per coprire coleste spese.
Indirizzare al signor Davide Pons, via
Cesare Balbo, 21, Bordighera, conto corrente postale n. 4-4076.
PERSONALIA
Il Pastore Edoardo Micol, di Pramollo,
ha avuto il dolore di perdere quaggiù il
proprio babbo, Micol Alessandro Bartolomeo, serenamente deceduto nella fede a
Massello, il 2 Novembre, all’età di 89 anni.
Alla vedova, alla famiglia del Past. È.
Micol ed a tutti £ congiunti, giunga ancora
il nostro pensiero di simpatia e di solidarietà nella speranza cristiana.
TEMPIO DEL
CÌÀBAÌ
A modifica del precedente avviso, si comunica che i Culti di
Novembre avranno luogo D. v. nelle
Domenche 9, con S. Cena (in frane.)
e 23 (in ìtal.). Ore tre pomeridiane.
La sera del 4 novembre. Iddio ha richiamato a Sè, nell’età di 74 anni
Leontina Guigou
vedova Godino
Ne annunziano la morte, con cristiana
speranza: le figlie Edvige col marito Ariodante Costamagna, Mariuccia ved. Prochet
e figli, il figlio dr. Sigfrido con la moglie
Ivonne Costantino, ¡a sorella Maria Guigou ed i congiunti lutti.
« Beati i morti che da ora innanzi
muoiono nel Signore ».
(Apoc. 14 V 13).
I funerali avranno luogo nella chiesa
valdese di Pinerolo venerdì 7 novembre,
alle ore 10,30.
Torre Pellice, 5 novembre 1952.
La famiglia della compianta
Maria Rostan
profondamente commossa per le numerose
manifestazioni di simpatia, porge l’esjires
súme della sua viva riconoscenza a quanti
hanno preso parte al suo dolore.
Pomaretto, 4 Novembre 1952.
Dir. Resp. Ermanno Rostan
Autorizzazione Decreto 27 ■ XI - 1950
Tribunale di Pinerolo
Tip. Subalpina, s. p. a. . Torre Pellice
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ORECCHI
NASO - GOLA
Doti. DANIELE ROCHAT
riceve in Torre Pellice viale
Fuhrman 1 (presso Dr, Gardiol)
il VENERDÌ’
dalle ore 10 alle 12.
a Torino riceve gli altrigiorni,
dalle ore 14,30 alle 16 in via
Eerthollet, 36 ( Ospedale E van/
Melico).
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