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ECO
DELLE muí VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N, 21
li na.copia lire 50
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TORRE PELLICE - 24 Maggio 1968
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
a città deiruomo
ir Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo.
Noi non abbiamo Qui una città stabile, ma cerchiamo quella futura.
Secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi
cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia.
Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori; perchè non c’è autorità se non da Dio; e
le autorità che esistono sono ordinate da Dio...
si tratta di ministri di Dio, i quali attendono del
continuo a quest’ufficio. Rendete a tutti quel che
dovete loro: il tributo a chi dovete il tributo, la
gabella a chi dovete la gabella, il timore a chi dovete il timore, l’onore a chi dovete l’onore.
Io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dalle carnali concupiscenze... avendo una
buona condotta... affinchè là dove sparlano di voi
come di malfattori, essi, per le vostre buone opere
che avranno osservate, glorifichino Iddio nel giorno che Egli li visiterà. Siate soggetti, per amore
del Signore, ad ogni autorità creata dagli uomini...Onorate tutti. Amate la fratellanza. Temete
Iddio. Rendete onore al re.
( 2 Timoteo 4: 2 ; Ebrei 13 ; 14 ; 2 Pietro
3: 13; Romani 13: 1-7; 1 Pietro 2: 11-17)
Non c’è mai nulla di cosi urgente
e importante come predicare la Parola. Anche il giorno delle elezioni.
Anzi, specialmente il giorno delle
elezioni, perchè nessuna situazione
umana può sottrarsi al giudizio delrevangelo. In questo senso c’è quindi speranza che non si insista nè
« fuor di tempo » nè fuor di luogo.
Tanto più nel momento attuale, in
cui si fronteggiano le due posizioni
che sembrano dominare la nostra
concezione della testimonianza :
quella accusata di dissacrare la Bibbia facendole violenza per introdurla negli sporchi affari di questo
mondo, e quella che reclama una
netta demarcazione tra sfera religiosa e sfera civile.
Prima di qualsiasi discorso in proposito, dovremmo però ricordare
subito con chiarezza a noi stessi che
ogni tentativo di costruire sulla terra la città dell’uomo, è sottoposto
alla relatività e al peccato. Infatti
« non abbiamo qui una città stabile,
ma cerchiamo quella futura; secondo la Sua promessa, aspettiamo nno
vi cieli e nuova terra, nei quali abiti
la giustizia ». Sono parole ferme
Non ci permettono illusioni, e pos
sono salvarci da errori gravi : la so
luzione giusta non sia nelle mani
del l’uomo. Tuttavia questo fonda
mento della fede non giustifica il di
sinteresse verso le forme di vita as
sociata, perchè anche Romani 13 sta
nell’evangelo, e cosi Tultimo brano
riportato dalla prima lettera di Pietro. In essi i due apostoli toccano i
problemi del consorzio civile e ci
invitano ad avere idee chiare sulle
faccende politiche, nonostante il
disgusto che possono provocare. Lo
i copiamo, certo: dalla società degli
ii imini si ricavano rabbia, avvili
mortificazione, assai più che
non gioia, sicurezza, fiducia. Eppure anche la società degli uomini trova un posto nell’insegnamento biblico; e chi fugge dalle sue responsabilità civili rifiuta di considerare
questa parte della Parola.
Le elezioni non possono pretendere di stabilire l’ordine ideale e defin:;;vo, altrimenti non aspetteremmo
;;:ii la città futura; la giustizia abiterà solo nella nuova terra, cioè nel
regno di Dio. Le elezioni non sono
nemmeno in grado di donarci la felicità e il benessere veri, e spesso
non ci offrono neanche quelli provvisori. Però possono risolvere l’ordine relativo terreno, le cose penultime. (c Le autorità che esistono sono
ordinate da Dio... attendono del
iiuuiniio a quest’ufficio ». Il Signore non ci chiede quindi di credere
negli uomini che votiamo, ma nell’ufficio che essi esplicano in quanto
incaricati da Lui, in quanto è Lui
che glie l’ha assegnato. E’ la fun
zione che viene benedetta da Dio,
non l’uomo (Temete Iddio, dice la
Scrittura, ma al re si rende solo
onore). Non esistono uomini della
Provvidenza, nè benefattori della
umanità. Tanto meno lo sono coloro che si definiscono tali, ieri come
oggi. E come non esiste l’uomo della Provvidenza, così non esiste lo
Stato della Provvidenza, perchè
strutture sociali perfette non fanno
il regno di Dio. Perciò niente esaltazione degli uomini o dello Stato,
ma (c ogni persona sia sottoposta alle
autorità superiori », guardando alla funzione che Dio ha loro affidato, con occhio critico agli uomini
che la esercitano, l’occhio di « stranieri e pellegrini » sulla terra. Stranieri perchè la nostra vera patria
non è il pianeta dove abitiamo, pellegrini perchè di passaggio, osteggiati come dei a malfattori ». Per
quanto il mondo ci qualifichi in
questa maniera, Pietro non ci spinge affatto ad assumere verso il mondo stesso un atteggiamento negativo, di disprezzo o anche solo di assenteismo. Il mondo è invece ben
presente nella sua preoccupazione :
ci spinge a lavorare in esso in modo che gli uomini, cc per le vostre
buone opere che avranno osservate,
glorifichino Iddio nel giorno che
Egli li visiterà », cioè quando 1
chiamerà al ravvedimento. Di nuo
vo il mondo è presente nel pensie
ro di Pietro, quando ci chiede di
stare « soggetti, per amore del Si
gnore, ad ogni autorità creata dagli
uomini ».
Autorità create dagli uomini.
Dunque siamo noi a darcele. Il credente che sceglie l’autorità, e poi
accetta di ubbidirle, dichiara di credere non nella potenza dell’autorità stessa, ma nella potenza del Signore. Ed è guardando alla potenza
del Signore che, come straniero e
pellegrino, nella ■ sua scelta il credente cerca di dare una risposta
temporanea e passeggera alle circostanze concrete nelle quali vive per
disposizione di Dio.
Renzo TUrinetto
■iiiMiiimiiiiiKimiimiiiimiiiiiiiii
UNA CONFERENZA ECUMENICA A BEIRUJ
KonnBriaiinnB mondiale per lo sviluppo
f un ampio riassunpiù essensdali:
^ pi un'epoca ove
w^bero agli nomiI necessità essenzia“
Negli ultimi giorni scorso mese di
aprile ha avuto luogo à^èirut (Libano) la
Conferenza sulla cooperatone mondiale per
10 sviluppo^ organizzata ofàigiuntamente dalla Commissione pontificiiÉ¿.^Giustizia e Pace”
e dal Consiglio ecum^ico delle chiese
(CEC).
Il n. 16 del Soepi ne
tOy di cui riportiamo le
({ Attualmente viviam
scienza e tecnica consci
ni di provvedere alle li
li. se avessimo solament&:la volontà, sul piano politico, di lavorare per l affermazione di
un ordine economico pti^misto. Per la prima volta nella storia. la'^$eemca e la scienza
danno agli uomini il po$\re di eliminare le
cause della povertà, del^uigiustizia e della
violenza mentre prima %on potevano che
combatterne te consc};uerysBj>. Questo e stato
11 parere dei pari r cigliti, specialisti in
scienze economiche e sdiÉàli, i quali, nello
stesso tempo, hanno inà^caitemente sottoli
neato che se non sì )>rendofio adeguati prov
vedimenti per aurrí- ntare*' la produzione ali
mentare e rallentare Tauinento della popo
ì ogni f dubbio che nei
I si giungerà ad una
lazione, resta fuor
prossimi due decei
carestia.
Circa trenta la\
sentami delle du
zate deirONU era;
re le chiese cristia- ì r
ia sorte di piu (H ìm :
tratta del primo si '.r?.:)
dei protestanti e degli
che cosa può esser fatto
ripartizione delle ricci
Dopo una settimana
isUaii e dieci rapprei5l|tuzioni specializ*
noaitaati di consiglia*
io di migliorare
dell umanità. Si
me dei cattolici,
ckLossì studiando
una più giusta
[ella terra,
discussioni sui
problemi relativi al commercio ed agli investimenti, ai tassi di accrescimento della
popolazione e all’assistenza tecnica, i convenuti si sono posti ad elaborare una strategia
di sviluppo mondiale ed a mettere a punto
un calendario per la realizzazione di certi
obiettivi economici.
Hanno inoltre proposto parecchie misure
che le chiese cristiane potrebbero adottare
per persuadere le nazioni ricche e le nazioni povere a partecipare all’opera di sviluppo
per il decennio del 1970. Un rapporto completo verrà inviato ai due organismi responsabili : alla riunione della commissione pontificia in settembre ed a quella del CEC di
Upsala in luglio; i delegati decideranno qua.
li azioni intraprendere.
« Oggi, dopo ventanni di sforzi, più di
un miliardo di esseri umani vivono ancora
nella miseria... Il reddito medio per abitante
nei paesi in via di sviluppo è di 100 dollari
(ca. L. 60.000) alVanno, e cioè meno di 200
lire al giorno per nutrirsi^ vestirsi, per Valloggio e per istruirsi » ha ricordato uno dei
gruppi di lavoro.
« Durante gli ultimi ventanni la produzione annuale dei beni e dei servizi dei paesi
poveri è più che raddoppiata ed i redditi
’ prò capite sono aumentati del 50%, malgrado uno sviluppo irregolare ed incerto. La
mortalità è notevolmente diminuita. Il fosso
che separa i paesi ricchi da quelli poveri sul
piano tecnico e sociale si sta lentamente colmando. I paesi poveri hanno finanziato essi
stessi i quattro quinti degli investimenti con.
sacrati al loro sviluppo. Ma la situazione di
parecchi fra essi è precaria e rischia di diventarlo ancora di più.
« La Conferenza delle Nazioni Unite per
il commercio e lo sviluppo, tenutasi a iVuo*
Moiv iéfnmarsi
A Savona, Conferenza Metodista
« Nei prossimi giorni, ed esattamente dal 22 al 26 maggio, si riunirà in
Savona la Conferenza della Chiesa
Evangelica Metodista d’Italia. La Conferenza l’organo supremi e deliberativo della Chiesa Metodista) svolge i
suoi lavori, normalmente in Roma; lo
spostamento a Savona di quest’anno è
dovuto a far coincidere tale convocazione con l’inaugurazione e la dedicazione al Culto del nuovo grandioso
tempio eretto dalla Chiesa Metodista
nella stessa città di Savona dove esiste una attività e numerosa Comunità.
Dell’avvenimento celebrativo, come
pure dei lavori della Conferenza, daremo notizia nel prossimo numero.
Nel gruppo stiamo preparando, ormai da un mese, una « retraite » fondamentale per il riesame e la verifica
di tutto il nostro lavoro non tanto in
funzione di un bilancio del fin qui fatto quanto nelle prospe- tive del futuro.
È, ormai, necessario.
Fermarsi è sempre pericoloso. Si può
aver ottenuto dei successi ma riposarsi su quelli vuol dire precludere all’opera ogni possibilità di vita nei giorni
che vengono. Si può aver avuto degli
insuccessi, ma riman.ere legati alle
l'oro conseguenze, vuol dire anche stabilire il fallimento. Un insuccesso che
non ferma il cammino nostro è già in
un certo modo superato e vinto. Un
successo che non ci vincola può esser
di incoraggiamento e non pericoloso
legame. Comunque e sempre è necessario esser in movimento, in tensione
verso il futuro con una presenza attenta al presente. Quel che occorre, iii
ogni caso, evitare è di mettersi fuori
dalla storia per vincolarsi alle esperienze del passato. E questo è tanto
più vero per noi credenti che dobbiamo esser sempre in ascolto per sentire
i passi del Signore che viene e che si
fa sentire negli avvenimenti del giorno. Le posizioni del passato cessano
man mano di esser valide ; non ci possiamo fermare neppure su quelle che
abbiamo raggiunto con l’aiuto del Signore. Difatti, Egli non è l’Iddio delle
cose vecchie, ma Colui che fa ogni
cosa nuova, e volge i nostri sguardi
verso « nuovi cieli e nuova terra ».
È straordinario come tutto nelle
mani degli uomini invecchia, si istituzionalizza e conseguentemente si svuota di significato. Occorre sempre rivedere, verificare la direzione di marcia
e soprattutto che sia marcia e non
sosta. Il cristiano è il rivoluzionario.
La parola è di moda, e quindi anche
essa vecchia, però in questo caso, poiché la rivoluzione del cristiano ha la
sua ragione nell’agape, non può esser
mai vecchia, perchè è permanente rinnovamento e permanente rivoluzione.
Infatti quando gli altri rivoluzionari
hanno raggiunto la vittoria, di essa si
inebriano e si fermano, i cristiani continuano perchè la stessa vittoria li lascia insoddisfatti per i limiti che essa
ha. Una sola vittoria è definitiva, quella del Golgota e di Pasqua, ma rifacendosi ad essa tutte le altre son scarse e provvisorie, e non permettono di
fermarsi.
Son già sei anni e mezzo che abbiamo iniziato l’opera a Riesi. Le vicende
sono state molte. È innegabile che si è
realizzato un gran numero di costruzioni ed avviato molte attività. Queste
attività hanno il loro cammino regolare, quasi tutte almeno, ed in più casi
un funzionamento efficiente. Però il
pericolo dell’istituzione che si stabilisce è vero, e la nostra presenza può
divenir quella che non è determinata
da scelte quotidiane, ma da scelte fatte nel passato. Il lavoro, poi, che aumenta ogni giorno e che per la sua
mole ci vincola nei movimenti può
contribuire, anzi contribuisce, a mantenerci su posizioni acquisite. L’agape
non ha mai una posizione. Essa non
-ha un luogo dove posare il capo, anche se le volpi hanno delle tane e gli
uccelli del cielo i loro nidi. Rivedere
tutto, dunque, nell’agape come essa
chiama nel tempo presente. Essa chiama sempre. Essa grida nelle piazze e
per le vie, non possiamo teorizzarla
nell’interno di alcuna istituzione. Teorizzarla è renderla vana, rinnegarla,
poiché è vita fatta carne e carne sofferente.
V’è poi una ragione di più per verificare il senso del nostro lavoro. Oggi
anche i ciechi possono accorgersi che
il mondo si prepara ad una crisi di
dimensioni colossali come mai conosciute nella storia : una rivoluzione
che lo scuoterà dall’oriente all’occidente, dal mezzogiorno al settentrione.
E non ci sarà angolo della terra che
potrà tenersi al riparo. In che maniera il nostro lavoro a Riesi tiene conto di queste eccezionali circostanze
storiche? Come lavoriamo perchè gli
TulUo Vinay
(continua in 6“ pagina)
va Dehli in marzo, non ha adottato delle
misure che permettessero ai paesi poveri di
migliorare la loro situazione commerciale e
di accrescere le riserve di valuta estera necessarie al loro sviluppo economico. Parallelamente, i prezzi dei prodotti di base che
essi smerciano sul mercato mondiale sono in
ribasso. Le pressioni economiche dovute alla
esplosione demografica aumentano. Il rimborso dei vecchi prestiti costituisce un grave
problema per alcuni di quei paesi ».
La conferenza ha sottolineato che i cristiani non sono solamente « responsabili degli altri uomini, ma anche delle strutture
politiche ed economiche che portano la povertà, l’ingiustizia e la violenza ».
« Perchè se Pingiustizia è legata a tal punto allo status quo e se i suoi fautori rifiutano
qualunque cambiamento, allora, come ultima
risorsa, gli uomini possono essere con.
dotti dalla loro stessa coscienza ad impegnarsi in una rivoluzione violenta, assumendo le
loro responsabilità lucidamente, seniza odio
nè rancore. E’ una pesante responsabilità che
portano allora coloro che hanno resistito ai
cambiamenti ».
Per quanto riguarda Paccrescimento della
popolazione, la conferenza ha dichiarato : « I
cristiani devono riconoscere la gravità delle
pressioni della popolazione sullo sviluppo;
devono anche riconoscere il diritto di ogni
cittadino di essere informato dalle pubbliche
autorità ed il dovere di dette autorità di informare ogni cittadino sui problemi e la politica demografica. Una tale politica, laddove
necessaria, deve essere considerata come parte integrante di un programma generale di
sviluppo e non come un’alternativa a questo
programma. I cristiani, in questo problema,
devono difendere i diritti e le esigenze della
famiglia ».
La Dichiarazione della conferenza, pubblicata al suo termine, nella parte conclusiva
dice :
. « La Conferenza chiede in modo particolàre :
I) che le Nazioni Unite formino il più
rapidamente possibile i loro piani strategici
per il decennio del 1970 e che le comunità
cristiane sostengano quegli obiettivi che sono
in accordo col crescente consenso cristiano
per lo sviluppo e la cooperazione;
II) che una percentuale crescente di
stanziamenti per lo sviluppo venga destinata con la mediazione delle istituzdoni internazionali;
III) che, quando possibile, la rimanenza degli stanziamenti bilaterali sia distribuita nel quadro dei consorzi multilaterali;
IV) che tutti i governi, separatamente
o in comune, rivedano le spese prioritarie ed
accordino allo sviluppo ed alla cooperazione
la particolare attenzione ed il prestigio dati
tradizionalmente alla difesa.
« L’opera per lo sviluppo non si potrà compiere nè in un giorno nè in un anno... La
Conferenza chiede ad ogni cittadino cristiano di accordare il suo appoggio allo sviluppo
e che vi sia da parte sua un impegno permanente di organizzare campagne in favore
dello sviluppo e di fare pressioni sui governi, sui partiti, sui dirigenti e sulle varie organizzazioni finché l’intera umanità possa vi.
vere con speranza e godere di un benessere
sufficiente. Per incoraggiare i cristiani a
partecipare completamente a questo lavoro
urgente, la Conferenza raccomanda che la
Commissione ecumenica di ricerca riceva un
suo statuto permanente e diventi lo strumen.
to dell’azione cristiana nel campo dello sviluppo ».
Dopo il Portogallo, la Colombia
Dopo Fatima, Bogotá
Paolo VI e l’ombra di Camilo Torres
E così, dopo Fatima, Bogotá. Con oltre
tre mesi di anticipo. l'8 maggio Paolo VI
ha annunciato il proposito di recarsi in
Colombia per presenziare alla chiusura del
Congresso eucaristico internazionale di Bogotá (25 agosto) e all'apertura della seconda Assemblea generale dell’episcopato latinoamericano (quest’ultima doveva tenersi
a Medellin, ma si è preferito avanzar tempo e forse, soprattutto, evitare spostamenti
in un paese tutt’altro che sicuro e tranquillo).
Diciamo dopo Fatima, perchè un congresso eucaristico è altrettanto estraneo alia
genuina pietà alimentata dalle Scritture
quanto una manifestazione mariologica : e
nel cattolicesimo onnicomprensivo continuano a coesistere il « rinnovamento biblico » e queste linee evangelicamente difformi.
E diciamo dopo Fatima, perchè malgrado
•tanti progressistici pronunciamenti, Paolo VI
avalla, dopo il regime saiazariano, uno de
g!i screditati regimi al potere nell’America
latina. Non si dica che qui la politica non
c'entra, c'entra e come, se non in quello
che si dice, in quello che si omette di dire.
E poi ci sono tutti i toccanti scambi di convenevoli, e già « L'Osservatore Romano »
ha da’to notizia dei cordiali messaggi scambiati fra le Autorità civili ed ecclestiastiche
colombiane e il pontefice.
In Colombia, come in molte delle repubbliche latinoamericane, la fine degli anni 50
ha segnato il superamento di dure dittature
militari; regimi formalmente democra'tici
sono saliti al potere, con l’appoggio statunitense e nel quadro della Àlianza par el
progreso di kennedyana ispirazione, espressione del neoimperialismo americano, deciso a difendere in forma aggiornata ai tempi la dottrina di Monroe, « L’America agli
Americani », ove naturalmente per Ameri
(continua in 6“ pagina)
2
pag. 2
N. 21 - - 24 maggio 1968
La resistibile ascesa dei mamàma WILLIAM PENH
La rivolta degli studenti costituisce —
ormai da molti mesi — il punto più nevralgico della società italiana e, per la violenta carica rivoluzionaria che esprìme, una
seria minaccia all'ordinato sviluppo della
Nazione verso traguardi di migliore giustizia sociale nella libertà di tutti i cittadini.
Bene ha fatto, quindi, la stampa evangelica ad occuparsene a fondo: cito Tesemplare diagnosi dei mali — grandi e piccoli —
deirUniversità, fatta dal prof. Viola su
cc Eco-Luce », nonché i numerosi scritti apparsi su K Nuovi Tempi » che ebbe a pubblicare, tra l'altro, un ampio resoconto (costellato dalle effigi fotografiche dei protagonisti) di una « tavola rotonda » organizzata
dal C.E.C. nell'aula magna della Facoltà di
Teologia, sul tema — appunto — della a lot.
ta » degli universitari.
Mentre convengo pienamente con l'acuta
e obiettiva disamina del prof. Viola, dichiaro subito che dissento nettamente dalle tesi
sostenute dai giovani evangelici (due dei quali redattori di Nuovi Tempi) nel corso della
citata « tavola rotonda ».
Dalla lettura deH'ampìo riassunto che ne
ha dato N. T.. infatti, si rileva che i cinque
colloquianti del dibattito, appartengono tutti
alla stessa corrente politica (il cosiddetto
ÍC Movimento Studentesco ») e che hanno dato un concerto all’unissono, a cinque voci,
in pretta chiave « mamàma ».
Per intelligenza dei lettori, chiarisco che
questo... strano vocabolo sta a indicare —
ellitticamente — i seguaci della nuova Trimurti Rossa (Marx, Mao. Marcuse) alla quale si ispirano, più o meno coscientemente, i
fautori della « contestazione globale » e della
<c rivoluzione totale ».
Soggiungo che l'impiego di tale vocabolo
è dettalo unicamente da necessità di concisione espressiva.
Vediamo, ora. di riassumere brevemente
le tesi dei nostri mamàma.
1») Essi ricusano, anzitutto, ogni validità
agli « organismi rappresentativi tradizionali »
degli studenti perchè li considerano semplici
appendici dei partiti politici, con le stesse
carenze di questi e, soprattutto, perchè « pri.
vi di carica rivoluzionaria ». Ne deriva la
necessità di fare tabula rasa di tali organismi, creando invece un nuovo « movimento
di base » (il « movimento studentesco », appunto) che « non si lasci incanalare nei vecchi schemi »! In altri termini (commento
io) rifiuto del sistema democratico di libere
elezioni degli studenti, e imposizione, anche se violenta, dei sistemi di lotta di una
minoranza.
2°) Le Università presentano — dicono
questi giovani — due caratteristiche negative fondamentali : la « discriminazione di
classe » e 1« autoritarismo accademico ». La
prima perchè gli studenti poveri devono fare
qualche altro mestiere per mantenersi agli
studi, non hanno tempo per prepararsi a dovere e vengono regolarmente « massacrati ?>
agli esami da professori privi di... comprensione. Ne deriva una « selezione sociale » a
tutto danno della classe povera. Il secondo
(autoritarismo) esiste perchè il corpo insegnante dispone delle aule, dei « mezzi » per
la ricerca scientifica e decide sui metodi didattici, suH'assegnazione delle borse di studio, sui tipi di esame etc.
3®) Inoltre, a motivo dei legami col potere
economico, i docenti... gestiscono e organizzano la ricerca « in funzione del profitto
delle aziende »... venendo così ad inserirsi
nella « tipica concezione borghese della
scienza » (sic).
Faccio grazia ai lettori deiranalisi sulle
« forme organizzative e di lotta » (come le
« operazioni a gatto selvaggio ») escogitate
dal « movimento studentesco »,
La conclusione — chiarissima ed inequivocabile — dei mamàma è questa : essi « rifiutano ogni riforma che si limiti a cercare
una soluzione dei problemi della Scuola mediante la co-gestione (fra docenti e studenti)
perchè quest'apertura democratica non sconvolge l'attuale sistema di potere... e quindi
non serve »!
La « lotta » — proseguono i nostri mamama — « diventerebbe discussione e trattativa » mentre essi vogliono « generalizzare
la lotta, anche violenta », diretta a « sovvertire i rapporti di potere, estendendola alle
scuole secondarie, alle fabbriche, alle aziende. all'intera società »,
Sono, come si vede, le tesi estremìstiche
dei fanatici di tipo cinese, tranquillamente
digerite da giovani delle nostre comunità
evangeliche e riproposte, tramite « Nuovi
Tempi », ai suoi lettori.
Essi ostentano la loro « vocazione sovversiva » con radicale, integrale coerenza con i
principi (o i dogmi) dell'ideologia politica
di cui si nutrono senza curarsi affatto che
ciò sìa, per avventura, in contrasto insanabile con l'evangelo di Gesù Cristo.
Il marxismo, nelle diverse forme storiche
attraverso le quali si è affermato e sviluppato, tende sempre, inevitabilmente, pena il
fallimento o ü rinnegamento di se stesso, allo scardinamento preventivo di ogni altro
sistema (economico, sociale, culturale etc.).
Il comunismo nostrano abbandonò, in Italia, dopo la batosta elettorale del 1948, il
suo tradizionale ceffo grintoso e digrignante per sostituirlo — auspice Togliatti... il
Marpionissimo — con la bonaria maschera
f( democratica » nell'intento di instaurare un
fruttuoso dialogo con le altre forze « democratiche. antifasciste e progressiste ». I capi
del p.c.i. capirono, allora, che ogni tentativo
di impadronirsi del potere con la violenza
sarebbe stato inesorabilmente stroncato... e si
regolarono in conseguenza.
Oggi però i giovani -— ai quali, istintivamente, ogni tatticismo e ogni finzione ripugnano — vogliono farla questa benedetta
rivoluzione. Si sono stancati dì dialoghi, confronti e contestazioni. Vogliono agire sperando che gli altri, per quieto vivere o per
paura o per disinteresse, gettino la spugna
e si arrendano.
Ma noi diciamo « NO », grosso come una
casa, ai nostri mamàma che se ne vanno per
le vie di Roma « alto ondeggiando le... scarlatte insegne » (e le prolisse chiome) bercian.
do ritmicamente « ser-vi . ser-vi » alla popo.
lazione, come scìmmie ammaestrate!
Diciamo « NO », perchè la strada della violenza di una minoranza che vuole sopraffare la volontà della maggioranza (qualunque
ne sia il pretesto) è la stessa, stessissima stra.
da seguita — 45-50 anni fa — dai fascisti,
pér impadronirsi del potere,
Dic’amo « NO », grosso come il Vandalino
perchè, dopo esserci sciroppati — e che amaro sciroppo! — oltre vent’anni di dittatura fascista (che era. intendiamoci, « rose e
fiori » rispetto a quella di Stalin, Mao, Novotny, Gheorgi Dei, Ulbricht e compagni)
non intendiamo fare da cavie per altri esperimenti del genere.
Nè ci si venga a dire che in Cina... è
un'altra cosa, che là si esperimentano forme
nuove di socialismo, di « democrazia diretta »
e altre fanfaluche del genere! La cosiddetta
« rìvoluz'one culturale » dell’anno scorso (ma
non è ancora finita!!) ha raggiunto tali vette di delirio paranoicale. da far svanire ogni
Pubblichiamo questo scritto, da cui però ci
dissociamo nel modo più netto, non solo per
il tono e il linguaggio, ma perche non rende
conto della situazione reale. Sappiamo che
il nostro lettore esprime il parere di porecchi, nelle nostre comunità: Non credete che
il rimprovero del fifty-fifty tocchi anche voi?
Essere, poniamo, metà cristiani e metà liberali (PLÌ 1068. non liberali in astratto) è
forse evangelicamente più limpido che essere metà cristiani e metà marxisti (diciamo
PSIUP)? è possibile che non avvertiate che
il problema che ponete tocca voi pure? e
che i miscugli inaccettabili non sono solo
quelli fascisti di ieri o quelli marxsti di
oggi, ma quelli che costituiscono la quieta
trama dei nostri e vostri compromessi cristiani quotidiani? red.
illusione in proposito! (Ma non ne abbiamo
mai avute!).
Questo non significa che ignoriamo, o sottovalutiamo, « i mali » della nostra società,
della società occidentale (compresi quelli
deirUniversità).
Sappiamo benissimo, ad esempio (le crona.
che giornalistiche ne rigurgitano) quanto nu.
merosi e quanto gravi siano i casi di corruzione, specie nel sottobosco della politica, e
quanto lento e faticoso sia il cammmino ver.
so una migliore giustizia sociale nel mondo
del lavoro, dell’assistenza, della scuola ecc.
Ma non è questo che vogliono i mamàma.
Essi sanno che ogni vera « riforma » che
porti a sostanziali miglioramenti delle strutture sociali, politiche ed economiche del Pae.
se. rafforza il sistema e, per converso, rende
sempre più ardua la strada della « rivoluzione »! Per questo — come abbiamo visto —
i mamàma se ne infischiano di tutti i tentativi di mediazione e di conciliazione e si arrabbiano perchè le lotte sindacali dei lavoratori vengono condotte con metodi troppo
fc blandi ». Gli operai — pensano -— stanno
già discretamente; il giorno in cui godessero
non solo di un buon salario ma anche di
(( condizioni di lavoro » pienamente soddisfacenti. tali da tacitare le loro aspirazioni e ri.
vendicazioni. diverrebbero refrattari ad ogni
istigazione rivoluzionaria, anzi potrebbero di.
ventare addirittura difensori del sistema che
assicura loro il benessere economico ed una
sicura ascesa sociale in clima di libertà.
Ho l’impressione, però, che molti di questi giovani non si rendano conto di fare il
gioco di qualcuno ben più grande e potente
di loro. I figli della borghesia — pìccola o
grande, magra o grassa — sono, spesso, igna.
ri strumenti di macchinazioni rivoluzionarie
fomentate ad arte da chi (a Mosca o Pechino poco importa) intende suscitare difficoltà
all ordinato sviluppo delle democrazie di tipo occidentale. Sono quelle le grandi « centrali » della rivoluzione mondiale ed il p.c.i.
è soltanto uno dei « canali » attraverso cui
giungono ordini, direttive e... quattrini.
Sono anche del parere che molti dì questi
giovani studenti hanno certo nel loro animo
bellissimi e nobili ideali (di vera giustizia,
di pace e fraternità fra i popoli di ogni nazione. lingua, razza e religione) ideali che
condividiamo pienamente ma — in pratica
— « lottano » per l'instaurazione di regimi
Vberticidi. fondati sul terrore poliziesco...
come la storia ha dimostrato — e sempre più
dimostra — essere i regimi sorti dalle rivoluzioni di tipo marxista.
Perciò. Se è vero che « la rivoluzione de
ve difendersi ». noi diciamo che è altrettan
to vero che ]e democrazie devono difenders
dagli assalti mamàma e. per quanto sia do
loroso dover impiegare la forza pubblica
contro i giovani, dobbiamo dire che la dife
sa dello Stalo, degli ordìnam?nti democrati
ci. della libertà e dei beni dei cittadini im
pone tale impiego onde siano ricondotti a ra
gione coloro che stanno dimostrando inequi
vocabiJmente di sul>ordinare tutti questi pre
ziosi beni alle loro finalità politiche e ideo
logiche.
Dobbiamo dire — alto e forte — che ne
abbiamo abbastanza di queste violenze dissennate e che non intendiamo essere sopraffatti da una esigua minoranza di fanatici. E
siamo certi che se — bandito ogni pilatesco
attendismo ed ogni pavida acquiescenza —
ciascuno dì noi saprà manifestare con chiarezza e coraggio il suo intransigente dissenso da ogni forma di violenza e di arbitrio... i
mamàma non prevarranno. La loro ascesa è
(( resistibile », quanto e più di quella di Arturo Uì, di brechtiana memoria.
La generazione « puînée » ha duramente
rinfacciato alla mia generazione di aver accettato Tavvento del fascismo, per quieto vivere, senza proteste più o meno palesi. L’accusa è fondata, non c'è dubbio, anche se
possiamo invocare non poche attenuanti. Ma
proprio per questo, noi vecchi (« matura e
semi-freddi ») abbiamo il dovere di mettere
ili guardia la gioventù da un pericolo analogo. e forse peggiore. Se non vi furono Valdesi — ad esempio — che si ribellassero
allo squadrismo nero (la lotta all’agonizzante fascismo del '44-’45 fa storia a sè), non è
certo motivo sufficiente per indurci ad analogo agnosticismo e supina passività verso il
nascente squadrismo rosso! Non vogliamo, ri.
peto — e non per noi ma per le generazioni
future — che si possa accusarci, ancora una
volta, di aver taciuto quando era il tempo di
parlare! •
A questo punto, credo sia lecito chiedere
al mamàma di casa nostra, che fanno capo,
cioè, al fior fiore dell’intellighentsia valdese
(ed evangelica in genere) che si decidano: o
cristiani, o marxisti. Tertium non datur.
Non sappiamo che farcene di uomini fiftyfifty: metà cristiani e metà marxisti. In que.
sto, siamo in buona e non sospetta compagnia. Citiamo il proÌ.Hromadka della Facoltà di Teologia (protestante) di Praga: « Noi,
cristiani, dobbiamo affrontare questi problemi con i veri marxisti. Personalmente, io so.
no favorevole al dialogo con i veri marxisti.
Ma i mezzi-cristiani ed i mezzi-marxisti, non
mi interessano troppo... » (dal discorso alla
riunione del Comitato del C.E.C. ad Heraclion dell’agosto 1967). Ci riflettano un po’
su. quei nostri pastori che cc si confessano
cristiani ma si dicono marxisti »!
E preghiamo anche i nostri pastori —
tutti quanti — d[ essere più evangelicamente chiarì ed c-pliciti nella loro predicazione (dai pulpiti t altrove) sui temi politici.
Ci dicano, ad esempio, quando additano alla
nostra giusta eset razione le atrocità naziste
se, putacaso, dobbiamo considerare quelle,
non meno orribili (' crudeli, di tipo bolscevico, come dei semplici passatempi. 0 come
« dolorose esigenz» storiche » della Rivoluzione d'ottobre.
E ricordiamo aiu he che i primi Valdesi, i
{( poveri di Lione » di otto sscoli fa, non fecero mai causa comune con gli « hirsutes »
i(i capelloni del lempo) ma sii attennero
sempre unicamenit alla loro vocazione: predicare e imitare ( risto, sempre e dovunque.
Cristo, non altri.
Eppure le corulizioni di vita dei poveri
X hirsutes » di alb-ra erano così miserabili da
giustificare realmoate la, loro « protesta ».
Sentite la descrizione che ne fa lo storico M.
Mollai nel suo ¿ìudio «Le problème de la
pauvreté au XII ^iède» (Cahiers de Fanjeaux - 2 - 196"): «Il est hirsute, car la
prolifération déso rionnée du poil passa toujours pour le silice o^trancier du non-conformisme social; est en haillons... il tend
des mains déchaior-es, pâles et vides».
Il campione, v 'tro contemporaneo, della
«prolifération dé' rdonnée du poil», scende
invece dal suo opartamento signorile dei
Parioli (o della c -lina di Superga), ben pasciuto di... capitalistiche (e odialissime) bistecche, assiso su TJp^ante «Giulietta-sprint»
ben deciso a « pestare hiunque ardisca op.
porsi alla sua « protesi >. Quantum mutatus
ab ilio! Aldo Long
avventuriero della pace
Le edizioni « Labor et Fides » di Ginevra ripropongono una vita di William Perni, fondatore e governatore di
uno stato del Nord-America, la Pennsylvania — che prese da lui il nome —
con un agile libretto scritto da L e H
Monastier, corredato da uno studio di
Ediriond Privat, da una breve cronaca
storica dell’epoca e da'una notizia sulla « Società degli Amici », i quaccheri,
alla quale William Penn apparteneva!
Il libro venne stampato per la prima
volta nel 1944, a 300 anni cioè dalla
nascita di Penn, ed è ora alla seconda
edizione. Ci si può domandare se non
sia un po’ fuori luogo soffermare la nostra attenzione intorno alla vita di un
uomo vissuto più di 300 anni la; a parer nostro non è nè fuori luogo nè
inutile perchè quest’uomo è, per molti
tratti, assai moderno ; egli si è battuto
per la non violenza, per la libertà di
coscienza, per una democrazia largamente tollerante, aperta a tutti, per
la pace ; le sue idee sul disarmo, sulle
relazioni tra i popoli, esposte in un libro da lui scritto, intitolato : « Saggio
sulla pace presente e futura dell’Europa » precorrono i tempi e sembrano
porre le basi di una futura Società
delle Nazioni.
In questo periodo in cui nella chiesa
si discute molto del’opportunità di fare o non fare della politica, il rileggere
la vita di un governatore di stato quale William Penn, può farci riflettere;
egli entrò, evidentemente, nella scena
politica del suo tempo ed esercitò l’alta mansione di capo di un paese, però
lo fece nel solo modo, a parer nostro,
consentito ad un vero cristiano : con
tutta l’intatta forza della sua personalità di credente. Non fu mai la politica, o gruppi più o meno interessati, a
condizionare la sua attività, ma fu lui
esclusivamente guidato dalla « luce
interiore » — secondo l’espressione
quacchera — a sottomettere la politica alle sue convinzioni religiose; egli
non venne mai sospinto in questo campo « qua e là da ogni vento di dottrina », ma piuttosto fu lui, l’uomo di
Dio, a sospingere, a dirigere i propri
simili affinchè manifestassero sulla
terra una parabola del Regno.
William Penn consigliava con insistenza ; « prima di ogni altra cosa evitate i partiti..., io non sono mai stato
arruolato da nessun partito; chi si lega ad un partito deve aspettarsi di
condividerne le sorti...».
Ci vogliono credenti veramente saldi
e sinceri per poter esercitare un’influenza nettamente evangelica nel
campo politico, credenti provati e temprati da esperienze religiose reali, profonde, pronti a soffrire per una testi
iiiiimiiiiimiiiiiiiiiiKiiiiiiiii
H Prof. Giuseppe Casioi
Come annunciato nel numero precedente, vogliamo completare il profilo
del Prof. Giuseppe Casini meglio delineando la sua personalità di uomo
della scuola.
Dopo aver insegnato alcuni anni al
Liceo-Ginnasio Valdese di Torre Penice, apprezzatissimo docente di matematica e fisica, era passato alle Scuole Medie Statali e da tre anni deteneva rincarico della Presidenza a Torre
Penice. Adempiva questo servizio non
come un superiore ma come collega
fra colleghi, senza ombra di autoritarietà o di paternalismo, sempre attento e pronto a rimuovere le difficoltà,
a consigliare ed aiutare colla sua profonda competenza nei campi più diversi.
Aveva una visione aperta e moderna
dei problemi della scuola, uno scrupoloso rispetto della personalità degli allievi che voleva acquisissero senso di
responsabilità, capacità critiche, interessi autentici, al di fuori di ogni costrizione e repressione. In questo spirito aveva promosso delle iniziative
(col proposito di svilupparle ulteriormente in diverse direzioni) di cui egli
non parlava facilmente per la sua
grande modestia.e la sua naturale riservatezza e che riteniamo giusto mettere in luce perchè possano essere di
stimolo ad altri.
Aveva creato quella che scherzosamente amava chiamare la « commissione interna » cioè un gruppo di 16
alunni ed alunne, scelti in numero di
due per classe, non in base al criterio
del miglior rendimento scolastico, ma
della diversa provenienza (convittori,
abitanti dell’alta valle, ecc.) e differenti situazioni familiari e sociali. Questo gruppo così eterogeneo si riuniva
per discutere questioni riguardanti la
scuola, sempre libero di chiedere un
colloquio al Preside per sottoporgli
preposte, esprimere desideri o lagnanze. Egli aveva in animo di rnaggiormente inserire la scuola nella vita ed a
questo scopo pensava di suggerire alla « commissione » di intervistare giornalisti (anche sportivi), persone rappresentative della vita pubblica, del
mondo del lavoro, ecc. per poi riferirne ai compagni: questo per abituare i
ràgazzi ad uscire dalla ristretta cerchia del loro mondo, a rompere colla
timidezza (V. Lettera a una professoressa), in una parola a « comunicare ».
Limitatamente alle classi terze or
ganizzava dibattiti su argomenti suggeriti dagli allievi stessi. Si trattò ad
esempio la questione « fumetti » e ne
emerse una vivace e chiarificatrice discussione. Il giorno precedente la Sua
scomparsa aveva riunito insegnanti
ed alunni ed aveva a lungo parlato
— con sorprendente conoscenza di
causa — delle possibili vie aperte, nei
più vari settori, dopo il conseguimento
della licenza media. Aveva chiamato
a questa seduta anche un’assistente
sociale che si rivelò di prezioso aiuto e
che aveva apprezzato molto l’invito,
non essendo ancora frequente questo
tipo di collaborazione con le scuole.
Qualche settimana fa aveva organizzato un dibattito pubblico allo scopo di presentare agli insegnanti della
zona il movimento studentesco e la rivolta nelle Università invitando un
gruppo di studenti ad esporre i motivi della loro azione.
Molto ancora avrebbe potuto dare :
nello sgomento che ci prende di fronte
alla sua scomparsa, cerchiamo di raccogliere le sue indicazioni.
TORRE PELLICE
Ricordando
Elda Ray
Nei prossimi giorni, ed esattamenferenza (l'organo supremo e deliberatisuoi lavori, normalmente, in Roma; lo
Il Concistoro della Chiesa Valdese
di Torre Pellice esprime al Signor
Aldo Gay, solerte Amministratore degli Stabili della Comunità e alla famiglia tutta la viva partecipazione al
loro lutto per la morte della Signora
Elda Prochet Gay.
La speranza in Colui che è « resurrezione e vita» e al quale la Signora
Elda aveva dato, con semplicità e fiducia, chiara testimonianza, risplenda
nei loro cuori.
monianza fedele. William Penn era
un quacchero, e la sua conversione
dalla chiesa anglicana del 1650, rituale
e formalista, ai «figli della luce» —
cosi si denominavano i quaccheri —
non era stata cosa di poco conto; era
avvenuta attraverso una crisi spirituale che l’aveva messo contro tutto il
suo ambiente, in particolare contro il
padre, valoroso ammiraglio inglese al
servizio di diversi re, in un periodo
quanto mai agitato della storia d’Inghilterra, l’epoca di Cromwell. « Essere
quacchero è una croce per la nàia nastesso — ma è Dio
che lo detta alla mia coscienza ; accettando questa croce obbedisco all’ordine
di Dio ».
I quaccheri erano duramente perseguitati in Inghilterra, Penn stesso fu
messo in prigione parecchie volte per
la sua fede; ma egli non pensa tanto
a sè stesso, quanto piuttosto alle sofferenze dei suoi fratelli; e quando il
re Carlo II, in pagamento di certi debiti contratti con la famiglia Penn, gli
offre un vasto territorio — la Sylvania
— nell’America del Nord, egli accetta
per farne terra di rifugio per tutti i
perseguitati. Lo scopo della sua vita
sarà di edificare qui un paese ove re, gni la libertà, la giustizia, la fratellanza. E questo farà, come si fanno tutte
le cose che hanno un qualche valore
nella vita, ma soprattutto come si deve
fare per seguire la via indicata dall’Evangelo, a prezzo di grandi sacrifici personali: soggiorni in prigione,
viaggi disagiati dall’America a Londra
per perorare presso i grandi di questo
mondo la causa della sua colonia;
amarezze e delusioni senza fine; perdita di tempo, di denaro, di salute, e
anche di alcuni amici. Gli anni che
trascorre in Pennsylvania sono pochi
in fondo, se pur sempre intensi per
operosità e realizzazioni, perchè la
maggior parte del tempo egli soffre e
combatte nella capitale, Londra, per i
suoi, non diciamo sudditi, ma fratel.i
ed amici, chè tali Penn considerava i
suoi amministrati.
Poco alla volta riesce nel suo intento : uno spirito d’amore e di fratellanza si stabilisce nel paese. Per prima
cosa gli indiani non sono più uccisi e
la loro terra rubata dai bianchi, bensi,
è pagata■ onestamente per contratto;
Penn, presentandosi personalmente disarmato davanti ai Pellerossa riesce a
far regnare una pace esemplare nella
sua colonia, mentre nelle colonie limitrofe vi sono continui massacri fra
bianchi e indiani. Viene fondata Filadelfia, la città quacchera dell’amor
fraterno, dove avranno luogo i congressi per l’indipendenza americana e
la federazione degli Stati Uniti, e dove
verrà promulgata per prima l’abolizione della schiavitù. Penn si occupò dell’affrancamento degli schiavi, precorrendo di un buon secolo la legge di
emancipazione. Nel 1776, una cinquantina d’anni dopo la morte di Penn, i
quaccheri di Filadelfia si erano già
organizzati in una società detta « del
tunnel » ed avevano costruito un passaggio sotterraneo fino in Canadá per
favorire la fuga degli schiavi, convinti
com’erano del diritto di ogni uomo
alla libertà.
Nel 1685 in Pennsylvania vi è la piena libertà religiosa, cosa rarissima per
un tempo nel quale si torturavano e
si mandavano a morte come niente gii
uomini per le loro idee; vi è il suffragio universale e segreto; viene stabilita l’azione penale pubblica obbligatoria per tutte le cause, con giudici popolari. Una quacchera, Ruth Fry, compendia così la carta costituzionale data da Penn al suo Stato : « è una democrazia senza distinzione di clpse,
un paese senza esercito nè navi da
guerra ; un asilo di libertà religiosa ;
non vi è chiesa ufficiale; non vi è distinzione di razza; gli stranieri sono
naturalizzati; un trattamento equo è
garantito agli indigeni e ai confinanti ;
il codice penale è umano e le pene educative. Il codice inglese prevedeva 200
casi di pena di morte; la costituzione
di Penn ne prevede 2 : per assassinio e
per tradimento ».
Per conoscere più da vicino quale
sia la fonte ispiratrice di una simile azione abbiamo parecchi libri di
William Penn, in cui egli ci parla delle
sue idee e della sua fede; il più famoso è quello scritto in prigione dal titolo : « Niente corona senza croce »
(No cross, no crown). In un altro libro,
« Il grido continuo degli oppressi »,
egli descrive le atrocità subite dai suoi
fratelli in fede: 321 quaccheri morirono martiri in carcere durante il regno
di Carlo II. Infine di William Penn rimane una raccolta di 556 massime cristiane, anccra molto popolari oggi nella « Societ à degli Amici », intitolate :
« Alcuni frutti della solitudine », scritte in un momento particolarmente doloroso della sua vita.
Su di una lapide in suo onore il nostro viene caratterizzato con queste
parole di omaggio e di ricordo :
« W^illiBin P6nn, uomo doila luco intoriore libero in fondo a sei prigioni, difensóre delle leggi civili e delle coscienze, creditore di Re e fondatore di
una Repubblica, araldo di una società
senza armi e di una chiesa senza riti,
avventuriero della pace ».
Edina Ribet
L e H. Monastier: William Penn, aventurier de la paix. 2® edizione - Labor et
Fides - Ginevra 1967, p. 160, L. 1.400.
3
24 maggio 1968 — N. 21
pag. 3
cristiano di fronte al problema della violenza
Mentre purtroppo varie nazioni o
regioni del mondo sono sempre in preda aUa guerra od alla guerriglia e la
stessa pace mondiale è sempre minacciata, desideriamo segnalare al lettore
il libro del pastore Jean Lasserre, della Chiesa Riformata di Francia e del
Movimento Internazionale della Riconciliazione.
Si tratta dii « Les chrétiens et la violence » (Editions de la Réconciliation).
Il libro è stato edito nel 1965, ma è
più che mai attuale. Cerchererno di
esporne le parti più salienti, lasciando
allo stesso lettore ulteriori occasioni
di meditazione.
L’A. parte da questa domanda, che
egli pone nell’introduzione: come inserire la nostra obbedienza di cristiani nel mondo della politica vivendo
nello stesso tempo una vita sottomessa a Cristo?
Per chiarire questo « dualismo »
razione della Chiesa dovrà, da una
parte, ricordare del continuo allo Stato qaalt sono i limiti che esso non
deve oltrepassare, e dall’altra, vegliare
affinchè l’obbedienza dei suoi membri
allo Stato sia articolato sulla loro fede
e derivi dal^vangelo.
L'Evangelo e la viulHriza
Cos’è la « pace » per il cristiano? La
pace di cui parla la Bibbia è una pace
a due dimensioni: quella, verticale,
deH’uoino con B.’o e quella, orizzontale,
dell’uomo col prossimo, fosse pure il
suo « nemico ».
L’A. cita numerose testimonianze
dei Padri della Chiesa, tutte .intese a
respingere la guerra e la violenza : perchè, nei secoli successivi, i cristiani
hi.nno radicalmente mutato atteggiamento, consentendo che di fronte ai
mondo non cristiano Gesù apparisse
come il Principe della Guerra? La
bomba di Hiroshima non è stata forse
chiamata in Giappone la bomba « cristiana »?
La risposta va cercata nella falsa
conversione di Costantino al cristianesimo nel 312; egli, per attirare a sè
i cristiani, unico baluardo contro la
dilagante immoralità, finge appunto
di convertirsi. Nel 314 (Concilio di
Arles) i vescovi vengono « intrappolati » e votano una risoluzione secondo
cui è prevista la scomunica contro' i
soldati che rifiutano le armi o che si
rivoltano ai propri superiori: in un
sol colpo la tradizione pacifista della
Chiesa è stata rovesciata!
Stato e Nazione soppiantano Gesù
Cristo nella vita politica: a Cesare i
corpi, a Dio l’anima; di qui, la giustificazione della violenza, della guerra,
della bomba atomica. La magg.or parte dei cristiani --- constata l’A. (e come
dargli torto?) — ha fatto deH’Evangelo una sorte ai rimedio omeopatico
da prendi io ■ itole dosi per piccole
difficoltà. i cose gravi, particolarmente nC' Í lajpo civico e sociale, essi
non credono che nella potenza e nella
forza.
Dall’ iniziale « paganesimo » della
guerra (esaltazione dell’istinto combattivo, dei concetti di grandezza, eroismo, gloria, ecc.) si è passati ad una
sua « sacralizzazione » per cui non si
vede bene quale diiferenza passi ira le
antiche cerimonie militari pagane e
quelle di oggi; è assolutamente necessario che la Chiesa si risvegli, rompacoi suoi « antichi amori », il dio-guerra
ed il dio-nazione, e ritorni al suo Amore primitivo.
Realismo nero e falso
Alle obiezioni dei lettori — prosegue
1 I s er-fe — che diranno trattarsi di
bel jrole di idealismo e non di rea1 s r oggiungeranno che, se attaccah ! sogna pur difendersi, secondo
1p si se Sacre Scritture che esortano
ad essere sottomessi alle autorità, si
farà notare che, certo, i, cristiani debbono sempre onorare i rappresentanti
dello Stato ed obbediranno loro, ma
solo finché la sovranità di Dio non
verrà minacciata, come ha detto bene
Calvino.
La stessa frase di Paolo in Romani 13; 4: « il magistrato (e cioè lo Sta
'!) è un ministro al servizio di Dio
fi tuo bene» indica che non è l’uo• lover vivere per lo Stato, ma è
s che deve consacrarsi al bene
dee ; no. L’Evangelo è dunque inconciliabue col totalitarismo: i pastori di
Israele non devono ingrassare sulle
pecore, ma devono proteggerle e dedicarsi al loro bene. « Per il tuo bene »
si volge contro quelli che vedono in
Romani 13 la giustificazione della pena di morte o della guerra. Quando
Paolo dice « per il tuo bene »; si rivolge a tutti. Secondo la Parola, il ma: trato è il servizio di ogni creatura
'..s, : ora, non si serve qualcuno
: (»-.nrJolo.
Gol. quale fondamento può lo Stato
applicare la pena di morte? (per fortuna in Italia non esiste). Pensiamo a
Pilato che pronuncia la pena di morte contro Gesù dopo averlo proclamato innocente per tre volte. Egli ha ceduto alle pressioni della folla ( dell’opinione pubblica, diremmo oggi), ai sommi sacerdòti, a vari altri interessi. Ma
;gi, non può capitare la stessa cosa
aversi cosi una «giustizia» di classe, di partito, di razza? Non sono ragioni sufficienti per l’eliminazione di
una pena cos'’, definitiva ed irreparabile?
Ritornando ancora aH’altrp problema della violenza e cioè quello della
guerra, di cui abbiamo già visto la sacralizzazione, essa è anche stata «mo
ralizzata» ed es. nel Medio Evo colle
« tregue di Dio ». (Ma che dire delle
« tregue » odierne, che si fanno in occasione di festività religiose, e che fanno apparire ancora più mostruosa ed
atroce la ripresa delle ostilità?).
Oggi constatiamo poi che l’esercito
è diventato apertamente uno strumento di politica interna, che viene adoperato anche per spezzare scioperi e proteste ; per « neutralizzare » compatrioti sospetti. (Drammaticamente attuale il colpo dei « colonnelli » greci, e,
qui da noi, sintomatico il processo
Sifar, in cui la magistratura ha appurato che la sicurezza dello Stato è
stata minacciata da quegli fiessi organi che avrebbero dovuto proteggerla!).
Ai sostenitori di una « guerra giusta» di difese, l’A. obietta che intanto è assai difiìcile stabilire chi è che
attacca per primo. È comunque chiaro
che il concetto di «guerra giusta» (e
poi di « guerra santa » ! ) ha origini pagane: sarebbe come parlare di « adulterio giusto ».
L’unica difesa possibile, per il cristiano, è quella non-violenta, basata
sulla non-colla'borazione, sugli scioperi,
sul sabotaggio. Ma attenti! Un sabotaggio quale Gesù attuò contro i mercanti del tempio, cacciandone gli animali, ma rispettando le persone. Infatti è chiaro ■— ha ricordato l’Autore
in precedenza — che quando Giovanni (2:15) dice che Gesù ha cacciato
dal tempio tutti, siccome nel versetto
precedente sono citati sia i mercanti
che gli animali, ad evitare ogni malinteso, purtroppo oggi assai diffuso,
dopo quel «tutti», ha precisato: pecore e buoi.
Lo stesso soldato nemico che, sotto
l’assillo continuo di -essere ucciso o
preso è diventato un bruto, cesserebbe
di esserlo ed il suo odio cadrebbe. Certo, una lotta de' genere sarebbe lunga,
ma sarebbe umana, degna, nobile.
Pura utopia? No, vero realismo, per-chè prende Gesù Cristo sul serio.
Una rei/isionr: radicale
Nella terza ed ultima parte del libro,
viene dettagliatamente esaminato il
fondamento cristologico del pacifismo,
che risiede appunto nella stessa persona di Cristo e nella Sua opera: in essa non vi è che una sola morale, una
sola obbedienza, una sola fedeltà.
Che cos’è il pacifismo, la non-violenza? Non bisogna certo confonderli colla passività e la mollezza. Due episodi
biblici, tipicame-nte non-violenti, si trovano in I Sam. 24 (Davide nella ca
verna di En Ghedi) ed in II Re 6: 8-23
(Eliseo ed i Siriani).
Come Cristo ha sempre distinto fra
peccato e peccatore, il metodo nonviolento è fondato sulla distinzione
fra l’azione malvagia e chi la compie
in modo da conservare sempre la possibilità del dialogo: il non-violento
vedrà sempre, in chi gli è opposto, una
persona ingannata e trascinata al male e cercherà di farsene un amico, facendo appello alla sua coscienza.
La non-violenza è, si, disobbedienza
alle leggi dell’avversario (movimento
di M. L. King negli USA), ma è anche sofferenza ed umiltà, e, soprattutto AMORE per l’avversario: «Amate
i vostri nemici, fate del bene a coloro
che vi odiano, benedite chi vi maledice, pregate per c'ni vi oltraggia» (Luca 6: 28). La non-violenza è più che
un metodo di lotta, uno stile di vita.
Il cristiano non vi potrà entrare se
non mediante una « conversione », tanto è insolito, anche in seno alle chiese, il concetto di « vivere nell’amore ».
Oggi, mentre si onorano e si premiano atti di violenza, gli obiettori di coscienza vanno in carcere; come Danilo Dolci che cerca di aiutare i disoccupati; come A. Luthuli che voleva migliorare le condizioni dei suoi
fratelli neri in End Africa; come M. L.
King ed i suoi compagni che si oppongono al sistema che impedisce, negli
USA, ai cittadini negri di essere dei
veri cittadini.
La sicurezza dell umanità può venir
garantita solo da determinati limiti di
obbedienza devut’ dal cittadino allo
Stato. In questo ( iso, gli obiettori di
coscienza hanno .ompiuto un gesto
RICORDANDO ALBERTO^UADALAXARA
L’itinerario di un frateilo
e la sua ultima domanda
profetico (che si r
simo primitivo).
Occorre che le
vigilia di una rev
loro azione, opeu
ma. È vero —
re — che la pre-i
tre hanno deciso,
sia costantiniana
gi nuovamente p
la prima Ritorni
torno al I Con
clamato Fautori i
re, la giustificazi
cerdozio universi
dovrà essere cos
damento, che pdis sociabili ; la n
ria di Gesù Crisi
vita umana ed n
verso il prossimo
mensioni.
llacoia al cristiane
1 ostie chiese, alla
one radicale della
una nuova Riforuùiamo coll’Autorma valdese ed alte rotto coll’ere1 quanta parte og-antei) ma, mentre
stata edificata atlamento, ha prone Sacre Scrittuper fede ed il saia nuova Riforma
: ta sul II Coman1 su due basi inoerta della signoiila totalità della
i tino dell’amore
' ! tutte le sue di
Roberto Peyrot
È mancato a Bergamo Alberto Guadalaxara. I lettori de « L’Eco-Luce »
probabilmente avranno già sentito
questo nome, giacché queste colonne
hanno talvolta ospitato suoi scritti:
racconti, bozzetti, per lo più di sapore natalizio e forse non a tutti graditi
a causa del loro stile e del loro contenuto « deamicisiano », umano e dolce.
Chi scrive l’ha conosciuto, ed ha lungamente parlato con lui negli ultimi
dieci anni della sua difficile e travagliata esistenza. E il ricordo che ne
serba è il ricordo di un credente, pervenuto alla fede evangelica quand’era
già avanti negli anni come all’ultima
tappa di un naturale intimo processo
evolutivo, senza però che questo gl’impedisse di sentire in sè il profondo, totale rinnovamento dell’uomo raggiunto dalla grazia, e di essere quindi sempre scontento, di sè stesso come della sua Chiesa valdese e del modo di
come l’uno e l’altra si accontentassero
di vivere la propria fede.
Pubblicista e insegnante, ha fatto
della sua cattedra e della sua scrivania il pulpito di un testimone, per
tutti non meno che per sè stesso, dell’amore di Dio. Le sue predicazioni erano pietiste (nel senso più corrente,
non in quello strettamente teologico
dell’aggettivo), e lui era contento, e
non si vergognava di commuoversi e
di piangere di gioia quando qualcuno
gli manifestava la propria fede in Cristo o quando con qualcuno poteva leggere e meditare il Vangelo.
Il perdono di Dio e la vita nuova in
Gesù Cristo : queste, in una parola, la
speranza e la fede di Guadalaxara;
questo il principio e la fine del suo
« credo ». Il perdono di Dio e l’attesa
del Regno; il luminoso punto fermo,
il sereno orizzonte della sua vita spesso priva di serenità.
S. R.
Abbiamo appreso con vivo dolore che il
nostro amico e collaboratore Guadalaxara
non è più fra noi. Spesso, e con grande modestia ci aveva offerto la sua prosa, e spesso i lettori l’hanno ritrovata, periodicamente, sulle nostre colonne; l’amico bergamasco
che lo ricorda qui sopra ha saputo sintetizzare con efficacia ed affetto, in poche
frasi, quelle caratteristiche del nostro fratello che noi pure abbiamo conosciuto, pienamentte. confermate dai rari incontri per...................
iihiimiiiiiiuiiimiiiiiimnii
FIGURE AMICHE GIÍE SCOMPAIONO
A da Marchesini Gobetti
« Erano appena le quattro quando giungemmo all’ingresso di Perosa; e il trenino non partiva che
alle sei. Per non farci troppo notare, decidemmo di trattenerci
un poco stala piazzetta dinanzi a
un tempio valdese poco distomte.
Cera una panca, all’ombra d’alcuni meli coperti di candidi fiori.
Sulla facciata del tempio era scritto: ”Io sono la resurrezione e la
vita”. Un senso di pace pareva
emanare da quelle parole: la stessa pace, serena e ineluttabile, superiore a ogni angoscia e a ogni
dolore, che pareva spirar dall’austera linea dei monti dietro cui
stava tramontando il sole. Certo,
pensai, per chi credeva in quelle
parole, lettercdmente, tutto era più
semplice, e la consolaz.ione più facile, (...) C’era in quelle parole un
conforto, anche a non volerle prendere in senso letterale. Che cosa
sosteneva gli uomini che in quell’ora combattevano e morivano in
quella valle, nell’Italia, nel mondo, se non la fede in qualcosa di
superiore alla loro vita individuale e contingente — qualcosa che
alcuni chiamavano Dio, altri patria, e altri libertà e giustizia sociale e democrazia — ma ch’era
pur sempre fondamentalmente
qualcosa a cui si poteva sacrificare la propria vita mortale poiché
c’era in essa una certezza d'eterna resurrezione? ”Io sono la resurrezione e la vita” » (da Diario
partigiano, Einaudi, Torino 1956,
p. 102).
Sono parole significative e profonde,
pensate e pronunciate da una persona
la cui vita è stata tutta spesa alla ricerca del miglioramento della società
e delle nuove generazioni; Ada Marchesini Gobetti. Lo spirito d’iniziativa
quasi garibaldino le permise di inserirsi ben presto nel gruppo torinese
che Piero Gobetti andava raccogliendo
attorno a sè e che diede vita alla rivista Energie Nuove, in un momento di
intensa battaglia culturale e politica.
Ada Prospero continuò la lotta anche
dopo la tragica scomparsa del marito,
a Parigi, che non le fu possibile rag
giungere col figlio Pi fio. Si dedicò
quindi all’inssgnamei to, senza mai
trascurare da un lat; la ricerca di
amicizie stimolanti, come quella di Benedetto Croce, e dall’aj ro il movimento di Giustizia e Lib< ità cos’i attivo
durante la Resistenza. alla Resistenza — come Ella stes a racconta —
partecipò senza forse avere ancora maturato un pensiero politico che non
fosse puramente una generica affermazione di libertà che ebbe come vessillo durante la carica ii Vice-Sindaco
di Torino nella amministrazione nominata dal C.L.N.
Il ricordo di Piero Gobetti fu sempre vivo in Lei e volle erigere in sua
memoria, con l’aiuto del figlio e di
Ettore Marchesini, un degno monumento, destinando la .sua casa al Centro Gobetti che è divenuto centro vivo
di storia e di cultura.
Ricordiamo Ada Marchesini Gobetti
come abile scrittrice e traduttrice, come studiosa di problemi sociali e educativi, profonda conoscitrice dell’animo umano e soprattutto giovanile.
Aveva voluto partecipare allo scorso
Convegno A.I.C.E. a Torre Pellice, dove aveva presentato un interessantissimo studio sulla crisi della famiglia e
della gioventù d'oggi, segno di quel suo
particolare attaccamento alle questioni
educative trasfuso nella sua ultima
gioia, il Giornale dei Genitori.
Di lei, una rivista scolastica ha
scritto che «è morta giovane»: la forza che la dominava e il significato
della sua opera la rendono viva ed
operante ancora in mezzo a noi. Il suo
spirito di umiltà e di dedizione rimane
vigile e ne è testimonianza il messaggio evangelico che ha voluto lasciarci
con il suo testamento:
« Quel poco che ho fatto in vita mia l’ho fatto sempre con lo
scopo di essere utile al mio prossimo. Vorrei continuare ad essere
utile finché posso, anche dopo la
mia morte.
Desidero quindi che il mio cadavere venga messo a disposizione
della Facoltà di anatomia della
nostra Università e che ne faccia
quello che serve (—).
Ho voluto bene a molti, in modo più o meno intenso.
Posso dire con coscienza che
non ho mai avvicinato un essere
umano senza sentirmi in qualche
modo legata ad un senso di solidarietà. Ciò non vuol dire che abbia
voluìo bene indiscriminatamente
a tutti. Ho odiato certe persone
per le idee che sostenevano o rappresentavano. Ho odiato i fascisti
e, pur umanamente comprendendo e compatendo gli individui, non
ho mai esitato a lottare contro
essi.
Vorrei vivere perché la vita é
molto bella, nonostante tutto, e
pur avendo molto sofferto sono
stata molto felice, ma sono pronta serenamente a morire in qualsiasi momento.
Ho sempre tenuto presente nella mia vita la parabola evangelica
dei talenti. Quelle poche qualità
che avevo ho cercato di sfruttarle
al massimo fino al limite delle mie
forze.
Credo di dover ringraziare molti; tutti quelli che mi hanno voluto bene, che mi hanno aiutata, capita, incoraggiata.
A questi vorrei dire di non dimenticarmi, non facendo discorsi,
ma continuando il lavoro da me
iniziato ».
Per l'A.I.C.E.
Roberto Eynard
sonali che abbiamo avuto occasione di avere con lui. Con stima affettuosa lo ricordiamo, e con riconoscenza. E forse non
commettiamo un’indelicatezza se stralciamo
qualche parte da una sua lunga lettera,
l’ultima, giuntaci in redazione un paio di
mesi or sono:
Ho avuto, fin da ragazzo, la vocazione di
fare lo scribacchino. Ero appena adolescente, quando scrivevo per giornali dei quali
Lei non ha mai sentito parlare ; « La farfalla’», «Il trionfo d'amore» di Milano, il
« Rugantino » di Roma, la « Gazzetta del
popolo della domenica » (supplemento letterario del quotidiano « Gazzetta del popolo » di Torino), ecc.
Ancora ragazzo, ho diretto un settimanale : allora c’era un individuo che per mestiere, faceva il « gerente responsabile ».
Siccome era gerente responsabile anche di
un giornale anarchico, ogni tanto andava in
galera per qualche giorno; entrava ed usciva dalla prigione e lo vedevo sempre sorridente e sempre pronto a riprendere il suo
« lavoro ». Diversi anni dopo dovetti dirigere un giornale politico, e ne ebbi molti
guai.
Con la prima guerra mondiale, eccomi in
prima linea al fronte (per poco tempo, perchè una bronchite m’impedì di tornare al
mio posto e perciò non ho nemmeno diritto alla pensione elargita agli ex combattenti). Terminata la guerra, col conseguente caos, eccomi senza lavoro; allora
andai all’« Avanti! » (lo dirigeva Giacinto
Menotti Serrati); cominciai a fare lo strillone del giornale, pericoloso — in quei tempi — perchè «sovversivo». Poi, 1’« Avanti! » mi assunse, con mansioni in parte
amministrative, in parte redazionali. Per aver messo all’occhiello un distintivo con là
dicitura « Pace e non guerra » fui arrestato
come disfattista. Ricordo ancora le parole
del brigadiere di P. S. ohe mi arrestò;
« Gomme : vui site ’nu buono guaglione e
fate chesti cose! » Qualche settimana nelle
carceri di San Vittore, poi l’amnistia del
ministro guardasigilli Sacchi mi liberò, g.
Andai a Genova, mia città natale, e cominciai a scrivere romanzi e lavori teatrali.
Uria mia commedia — scelta in un concorso indetto dal quotidiano socialista * Il Lavoro » — fu rappresentata al « Teatro del
popolo » ; aveva per titolo « Il segno sullo
stipite » (strage degli innocenti). Conservo
ancora, dopo tanti anni, la locandina. Dalla
commedia trassi un romanzo, con lo stesso
titolo, pubblicato dalla casa editrice « Ancora », di Milano; seguirono altri romanzi,
tutti pubblicati e rappresentati. Proseguivo
nell’attività letteraria e nelTinsegnamento.
La radio ha presentato — per due volte -—
un mio radiodramma « C3H5 ».
Rivolgimenti di vario genere mi fecero
abbandonare la scuola; venni a Bergamo,
città tranquilla, non faziosa, lasciando a
Genova la mia opera di direttore del settimanale letterario « Disco rosso », la collaborazione alla terza pagina del quotidiano « Il cittadino », e continuai ad insegnare
ed a pubblicare libri (sempre pagad, così
come mi pagava il « Corriere dei piccoli »).
A Bergamo, ancora insegnamento e direzione di una rivista mensile. Uno dei miei
romanzi, pubblicato, ha per titolo « L’indemoniato » (rindemoniato gadareno). Tutti i miei lavori hanno avuto ed hanno non
dico un messaggio (parola troppo grossa
per me), ma una parola d’amore, di meditazione, di fede.
Mi hanno affibbiato l’etichetta di pietista, nella sua accezione di piagnucoloso.
Sono in buona compagnia: Gesù ha pianto
spesso.
Quando Lei mi cestina un lavoro, non
mi dolgo per l’orgoglio ferito, ma perchè
penso che non sono riuscito a dire una parola buona ai lettori.
Travagliata, l’esperienza dell’incontro con
una nostra comunità. Tutta l’ultima parte
della lettera è piena di una grande tristezza
e di una grande inquietudine: « Penso che
Gesù — come sempre — ha ragione ; ’’Troverò ancora la fede, quando tornerò?” È
un problema inquietante, ma reale... Gesù
è la luce del mondo ; le Chiese ne hanno
fatto una candelina appena appena adatta
per l’albero di Natale... ».
Un credente sensibile e sincero, aspro talvolta, ma umile, scomodo, talvolta, ma capace di avvertire tutta la forza paradossale
dell’Evangelo, che rifiutava di smussare di
fronte alla « dura realtà » ecclesiastica, fino
a porsi al limite di essa. Il suo ultimo saluto è stato di « tanto amore ». Se non sapessimo che l’amore è gratuito, diremmo
che è stato immeritato.
red.
iiniinmMiiiiiiiiitiiiiinii
iiiiiiiimMMiiiimmmimi
DONI RICEVUTI PER ECO-LUCE
Fritz Grill, Messina 1.000; Guido Velo,
Caerano 500; Edmondo Devin, Ranica 1.750;
Maria Pons, Bricherasio 500; P. V. Durand,
S. Benedetto del Tr. 500; Tina Boiocchi,
S. Fedele Int. 500; Renato Pozzi, Alba
1.000; Maria Cesari, Sieci 500; Guido Ciccarono, S. Giacomo degli Sch. 500; Meta
Stoffel, Alessio 500; Irene Scatamacchia
Failla, Velletri 500; Damiano Scianna, Monreale 500; Ennio Sasso, Ventimiglia 500;
Ines Bassi, Piacenza 500; Elisa Cassini Sasso, Vallecrosia 500; Augusto Zanon, Murano 500; Daniele Riboli, Berzo 500; Ada
Mansuino, Saremo 500; Urici Mantovani,
Mantova 500; Bianca Fonio, Cannerò 500;
Elvina Pognani, Mantova 500; Elio Volpi,
Beinasco 500; Luigia Pons, Massello 2.500;
Antonietta Calamita, Catania 500; Otto
Wolekner, Zurigo 500; Elena Ritter, Catania 500; Giuseppina Frisco Vitello, Palermo
500; Giuseppe Falciglia, Belgio 500; Giuseppe Baglio, Napoli 500; fam. Mantovani,
Mantova 500; Guglielmo Piasio, Vintebbio
200; Domenico Germanotta, USA 1445; Emma Meister, Brescia 500; Giuseppe Somma,
Udine 300; Paolo GrUlo, Udine 200; fam.
Tri vero Cimma, Pettinengo 500; Sergio Nisbet, Vallecrosia 500; Ernesto Leger, Fontane 300; Melania Pascal, Fontane 500; Antonio Bianchi, Levanto 500; Alessandro 'Vet-,
ta, Brescia 790; Santina Albano Lena, La
Maddalena 500; Rosina Morandi, Cambiasco 100; Perside Rosin, Biella 500.
In memoria di Alberto Guadalaxara, un
gruppo di amici di Bergamo L. 10.000; un
fratello L. 5.000.
In memoria di Cesarina Stallà (Torre Pellice), la famiglia L. 1.000; N. N. L. 1.000.
Grazie!
( contìnua)
4
pag. 4
N. 21 — 24 maggio 1968
I LETTORI CI SCRIVONO
Grecia
e fascismo
Un collaboratore, da Torino:
Caro Conte,
mi hai chiamato in causa nell’introduzione che hai scritta per l’articolo « E’ l’ora del tecnici », tradotto
da « Reforme » e riportato sul nostro
settimanale (n. 18 del 3 c., p. 8).
Nella mia qualità di presidente del
Comitato Filellenico Torinese (oltreché di collaboratore a « L’Eco.Luce »
ecc.), non mi sento di lasciar passar
la cosa sotto silenzio.
Devo dirti che trovo l’articolo decisamente, tipicamente « fascista », e
perciò penso che avresti fatto bene a
non dargli tanto rilievo. Potevi semplicemente riassumerlo accompagnandolo con poche righe di commento...
sfavorevole! E tuttavia non m’è diffiòUe di capire come tu possa esser
stato indotto in equivoco da una certa sottigliezza di ragionamenti e da
una presentazione delle cause dell’attuale situazione greca (nell’ambito
della politica interna greca) sotto un
profilo fortemente denigratorio (mentre è noto che, almeno per il 50%,
responsabili dell’attuale situazione
greca sono gli USA).
Le argomentazioni dell’articolista si
sviluppano infatti lungo due direttive, entrambe insidiose. Esse possono
riassumersi come segue.
• 1) Il colpo di Stato del 21.4.’67
sarebbe giustificato dalla totale convinzione della precedente vita pubblica in Grecia, cosiddetta democratica.
In realtà il regime precedente (afferma l’articolista) era un’oligarchia,
nella quale una certa classe dominante (monarchia, casta militare, grande
capitalismo, chiesa ortodossa) manteneva nell’impotenza il popolo, non
solo con la forza poliziesca, ma anche
con l’ignoranza e con la miseria estre.
me, e ne succhiava il sangue. Il
21.4.’67 un nuovo gruppo di padroni, rozzi e prepotenti certamente, ma
pur sempre padroni giusti (o almeno
abbastanza giusti!), avrebbero dato un
buon colpo di scopa ed ora starebbero
rimettendo le cose a posto. Infatti
questi nuovi padroni avrebbero fatto
scappare gli antichi oligarchi in rifugi stranieri per lo più dorati, nei
quali sarebbe ora comodo e redditizio far la parte degli esiliati, dei perseguitati, dei nostalgici della perduta
democrazia. Ma il popolo greco, grato
ai nuovi padroni per una sommaria
giustizia e per un inizio di benessere, non sarebbe tanto sciocco da prestare orecchio ai perduti oligarchi,
tanto più che il comunismo (« la più
efficace porta d’uscita della situazione attuale ») « non avrebbe purtroppo
più quadri, e la sua udienza popolare
sarebbe debole a causa di dissensi interni ».
2) Nella situazione attuale, non
essendovi forze politicamente apprezzabili che facciano sperare in una
vera e propria « liberazione » — perchè quelle esterne non sarebbero altro
che i vari frammenti della precedente
oligarchia oppressiva, mentre le forze interne risulterebbero vanificate
dalla sconfitta e dalle discordie intestine (v. sopra) — non vi sarebbe altro da fare che... collaborare coi colonnelli sul piano tecnico. Dice infatti la diehiaraz’one dell’alto funzionario ateniese citato : « Partire significava lasciare automaticamente il posto a qualcuno della giunta. Ho quindi deciso di restare e (...) di piegare
secondo le mie idee (...) tutte le decisioni della giunta (...). Un popolo
d’ignoranti e di morti di fame non
pub fare altro che accettare qualunque cosa da chiunque, ecc. ».
Orbene questi due ordini di argomentazioni sono entrambi ugualmente perfidi, e ripetono una caricatura
politica che da noi italiani è tristemente impressa nei ricordi del glorioso ventennio, caricatura accentuata ed aggravata dal fatto che la Grecia del 1967 non è l'Italia del 1922
e da una maggiora ignoranza, all’estero, dei fatti interni.
Studiando la storia greca e seguendo le notizie attuali della Grecia, risulta al contrario :
a) Che una certa democrazia, sia
pur gracile ed anemica, era ancora
vivente in Grecia prima del 1961.
E’ vero che tale democrazia era andata progressivamente oscurandosi e
quasi spegnendosi, ma essa aveva pur
dato ancora degli sprazzi di luce, e
proprio sotto la presidenza di Giorgio Papandreu.
b) Che gli esiliati greci all’estero
non sono tutti della risma denunciata dall’articolista. In particolare la
EDA (Unione delle forze di sinistra)
ha numerosi rappresentanti all’estero,
anche in Italia, i quali soffrono e
dedicano la loro vita alla causa della
liberazione.
c) Che anche all’interno i patrioti greci, in numero rilevantissimo, sono ferocemente perseguitati.
L’EDA, la cui direzione è prevalentemente comunista, è eroicamente attiva in Grecia.
Queste mie affermazioni b), c) sono
ampiamente documentabili, proprio
sulla stampa internazionale più seria
(e proprio su « Le Monde » che non
piace all’articoLsta), come anche sul
periodico specializzato « La Voce della Grecia » da me più volte citato.
Infine all’alto funzionario di cui
sopra, rispondo che fare il a tecnico »
al servizio dei colonnelli non è che
sporco qualunquismo. Rispondo citando Piero Gobetti : « Non c’è preparazione che non sia già lotta attuale,
non si può pensare un presente di
studi e un domani d’azione (•“). Oggi la maggioranza degl’italiani chiede
a Mussolini la libertà di lavorare con
lui come lavorarono con Giolitti. Ringraziano Mussolini di averli liberati
dal bolscevismo, di aver dato loro un
ordine, una gerarchia. E’ un’opposizione che chiede la libertà di servire.
Mussolini lusnga questi disinteressati,
apprezza questi apolitici. I sudditi
siano sudditi, gli scienziati scienziati,
e la politica spetti a chi regge » (« Polemica con Prezzolini » 1924. Dalla
<( Antologia delta Rivoluzione Liberale a cura .di Nino Valeri, Torino,
edit. De Silva 1948, pp. 116 e 119).
La fotografia con cui l’articolista
accompagna il suo scritto, non significa nulla : di analoghe fotografie, testimonianze di adunate ben più oceaniche, né circolavano a migliaia nelritalia fascista!
Coi più fraterni saluti. Tuo
Tullio Viola
Caro Viola,
comprendo benissimo questa reazione e ti sono molto grato per averla
scritta con la passione che ti distingue e che amiamo in te, lucida e
ferma. La prevedevo, da altri o da
te, e nel ’cappello’ aU’articolo in questione lo avevo detto chiaramente.
Non sono tuttavia convinto che l’articolo in questione fosse fascista. L’autore scrive spesso sulla Grecia^ sulle
colonne di ’’Riforme”, e posso attestare che non 'è possibile attribuirgli
questa posizione. Su un numero successivo del settimanale francese (11
maggio) è apparsa un’ampia lettera di
A. Louis, che critica altrettanto duramente l’articolo, e una risposta del
Fournaris, che risponde in modo da
confermare la mia impressione. Mi
pare che non si possa dire che il
Fournaris facesse propria al cento per
cento la posizione del tecnico ateniese incriminato di sporco qualunquismo; la presentava come documentazione di una posizione forse non infrequente, anche fra coloro che in
cuor loro avversano il regime: e resta da dimostrare che le conferenzestampa di G. Papandreóu siano più
efficaci del discutibilis^mo tipo di
azione qui delineato; sta di fatto che
la Grecia di oggi non è l’Italia del
’22, e appunto per questo non si possono forzare i paralleli, sebbene le
stupende e gravi parole di Piero Gobetti. che citi, facciano certo riflettere. Sono l’ultimo a contestare la serietà e l’efficacia dell’opposizione greca, all’estero e all’interno (il ’’Guardian” ha ultimamente annunciato che
sta per iniziare la lotta armata in territorio ellenico); quello che mi aveva interessato, nell’artìcolo in questione, era un lato della questione e
una sottolineatura delle responsabilità — documentate — che finora era
rimasta abbastanza in ombra. E confermo la mia scarsa fiducia in molte
delle ’’grandi figure” dell’opposizione
greca in esilio (a differenza dei ’’piccoli”, i veri che soffrono, in patria e
fuori); trovo molto ragionevole la risposta del Fournaris al suo oppositore: ’’Come immaginare la liberalizzazione di PragUy se tutte le sue élites
se la fossero svignata in America?”
Che il regime dei colonnelli — il
Fournaris lo considera più di tipo
’’nasseriano” che fascista in senso
stretto — debba essere abbattuto, è
un fatto per me ben chiaro e, penso,
anche per l’articolista di ’’Réforme”.
Non però perchè ritorni al potere la
vecchia classe dominante: monarchia,
alte gerarchie militari ed ecclesiastiche, grande capitalismo, quella che ha
dominato durante la cosiddetta ’’democrazia”.
Questo è quanto penso, in coscienza libera e riconoscendo d’altro canto
la limitatezza dell’informazione di cui
dispongo e della mia visione delle
cose. Ammesto l’eccesso di rilievo dato all’articolo in questione; continuo
invece a pensare che valeva la pena
di renderlo noto: ci si può riflettere
senza farlo proprio in blocco, e cosi
ho fatto, ben felice dell’animato intervento riequilibratore che ha suscitato e di cui ti ringrazio fraternamente.
Gino Conte
La mia
confessione di fede
Un lettore, da Torino:
Caro direttore,
ho letto il libro del Subilla, « Tempo di confessione e di rivoluzione ».
C’è una documentazione e una posizione dei problemi ammirevole. Ma le
soluzioni proposte o accennate (porre
un problema è già sempre, in un certo senso, prospettare una soluzione)
non sono cristiane nè confessanti. Fa.
rei questa obiezione sintetica: l’unico
modo possibile di confessione oggi è
fare la rivoluz'one, specificando: Túnico modo possibile di confessare la
propria fede in Cristo oggi è quello
di fare la rivoluzione marxista (e questo dal punto di vista teorico, in teologia, e pratico, nella fede operante).
Di conseguenza io non mi confesso
cristiano e mi dico marxista (come è
formula corrente), ma mi confesso cri.
stiano e marxista. So bene che non
ti piacerà T« et », ma qui non si tratta di un’aggiunta spuria, bensì di
uno sviluppo coerente del pensiero di
Gesù secondo il suo spirito.
Marco E. Franchino
P.S. Questa mia opinione è anche
la mia confessione di fede. Tunica che
io possa fare oggi, in coscienza. E la
confessione di fede nel Signore è
sempre un fatto che ’’edifica” (in senso etimologico).
Pubblichiamo questa lettera, da cui
evidentemente dissentiamo — come
risulta a chi ha letto la nostra presentazione del libro, alcuni numeri or
sono —, non solo per dare libertà di
espressione a ogni voce anche fortemente dissenziente, ma perchè saremmo lieti che si avviasse un dibattito: un libro che lo suscita è sempre
vivo e coglie la problematica dell’ora.
Per altro, le affermazioni abbastanza
perentorie del nostro lettore andrebbero documentate, in particolare quella
sul pensiero di Gesù.
Protesta
e violenza
Un lettore, da Pratteln :
Caro direttore,
se mi permette avrei qualcosa da
dire al « Movimsnto cristiano studenti » i quali a suo tempo hanno
dichiarato che <c bisogna riconoscere
per ogni cristiano come per ogni
uomo il diritto di partecipare al processo rivoluzionario compresa la lotta
armata ecc. ».
E’ vero che il mondo si trova in
una grande confusione, ma certi settori della Chiesa cristiana ancora di
più! Abbiamo 1 cristiani marxisti, i
critsiani rivoluzionari (sostenitori del.
la lotta armata) e così di seguito. Si
pensa addirittura di mettere sullo
stesso piano un ateo rivoluzionario
quale fu « Che Guevara » (il quale
desiderava che ci fossero due, tre,
molti Vietnam) e il cristiano apostolo della uon-violenza Martin Uuther
Kmg. Si parla di « impegno politico ^
del cristiano nel mondo » ecc. Gli
animi sono divisi, esacerbati, la Chiesa oggi più che mai è divisa. Ci si
accusa a vicenda. Alcuni si sentono
riù cristiani degli altri perchè « impegnati » nel mondo, anche se questo
impegno (questo vale per i cristiani
rivoluzionari) un giorno li porterà
ad imbracciare il mitra (da buoni ri.
voluzionari) contro i loro fratelli
« non impegnati », tutto è possibile...,
del resto la storia ci insegna che questo accadde già altre volte.
Oggi si assiste ad uno zelo, ad un
affannarsi di sedicenti cristiani, distributori di manifestini ecc.; magari
fossero così zelanti ed attivi nel pro
pagare la parola di Cristo! Perchè, lo
ripetiamo con forza : Questa parola
oggi più che mai deve essere proclamata al mondo.
I cristiani non possono essere tali
e poi farsi paladini delle sommosse
armate; i cristiani non sono chiamati
a rovesciare l’ordine costituito con la
forza : quando mai Gesù ha insegnato qualcosa di simile? mi citino capitolo e versetto i cosidetti « cristiani rivoluzionari ». Gesù ci ha insegnato a pregare per i nostri nemici,
altro che ammazzarli a colpi di mitra
e di bombe, chi si vuol servire di
queste cose per portare la e< giustizia »
nel mondo abbia almeno la dignità ed
il coraggio di uscire dalla Chiesa di
Gesù Cristo.
Non vogliamo essere fraintesi, noi
come cristiani abbiamo il dovere di
denunziare il male sotto qualunque
forma esso si manifesti (altro che
neutralità), non possiamo tacere contro il crimine della guerra nel Vietnam, non possiamo tacere contro la
segregazione razziale in vigore in
America e altrove, dobbiamo denunziare questi mali e condannare chi li
commette! Ma non imbracceremo mai
le armi per portare quello che si chiama « giustizia » nel mondo, non imbracceremo mai le armi contro gli
uomini nostri fratelli, Gesù questo ci
ha idsegnato.
II male di cui oggi il mondo muore è la carenza di Vangelo, è la carenza di autentici e consacrati crisiani (quale fu Luther King), è la
carenza di una parola di vita e di
speranza... Noi cristiani, se abbiamo
creduto veramente, ci dobbiamo sentire responsabili di tutto ciò e chiedere al Signore che ci dia la forza
per poter compiere il mandato che
Egli ci ha affidato.
Il problema è nel cuore dell’uomo,
invano ci si affanna nel voler cambiare il mondo senza aver cambiato
prima il cuore deH’uomo (e questo,
solo Dio lo può fare); da lì bisogna
cominciare. Ora la soluzione di questo problema fondamentale, come cristiani diciamo : è Cristo! Egli ebbe a
dire a suo tempo che chi non è nato
di nuovo non può vedere il Regno di
Dio... Sì, bisogna rinascere dall’Alto,
ricevere la nuova vita che Cristo ci
dà, ecco la soluzione di ogni problema; per certuni (compresi" certi cristiani) tutto ciò è utopia; bene, in tal
caso Cristo è stato il più grande utopista del mondo, cosa che noi non
crediamo e abbiamo le nostre buoni
ragioni per non crederlo.
Vogliamo sperare che i nostri fratelli « rivoluzionari » cambino idea, e
cerchino di annunziare la parola di
Cristo e non quella di Marx, Lenin
e Mao : così facendo essi tradiscono
la loro vocazione di cristiani.
Paolo De Caro
P.S. Magnifico il libro del Gollwit
zer su Vietnam e Israele pubblicato
dalla Claudiana. Cercherò di diffon
derlo in Svizzera, sperando che le au
torità non abbiano nulla da dire.,
perchè qui tutto ciò che ha a che ve
dere con al politica è fortemente so
spetto. Pensi che tempo addietro han
no buttato fuori dalla Svizzera un ita
liano soltanto perchè prestava i nu
meri di « Rinascita »; rivista che per
altro è in vendita presso le edicole
svizzere, senza che le autorità abbiano nulla a ridire. Strane incocrenze...
Grazie,
però...
Un lettore, da Torre Pellice:
Caro direttore,
sul no scorso ho letto la notizia,
data con rilievo nella cronaca della
comunità di Villar Perosa, dell’offerta generosa di L. 200.000 in favore
del Collegio Valdese da parte del sig.
Manganare, dirigente della Società
Beloit Italia di Pinerolo, Desidero
far notare che il sig. Manganare era
candidato alla Camera nella lista del
P.L.I.
Cordiali saluti.
. (lettera firmata)
La figura
di H. Goliwitzer
Un lettore, da Roma:
Caro direttore,
il forse troppo rapido trasferimento
del vostro valoroso corrispondente
Giorgio (« George ») Bouchard da
« Johnson City » a Berlino, avvenuto
per di più a distanza di tempo così
considerevole, non ha mancato di la
sciare le sue tracce nel libretto II dia
logo fra Cristiani e Marxisti (Attua
lità protestante 16), Torino (Claudia
na) 1968. A pag. 2 leggiamo infatt
una bizzarra caratterizzazione di Hell
mut Goliwitzer : egli sarebbe « un pa
store della Chiesa luterana tedesca, at.
tualmente professore di teologia a
®®^llno »; proverrebbe « cioè dalla
più conservatrice delle chiese evangeliche del mondo ». I] Goliwitzer appartiene invece alla Chiesa Unita,
che in Germania è una delle più
avanzate; nè la Chiesa di Berlino,
nella quale ha svolto il proprio ministero M. Nlemoller e della quale è
vescovo K. Scharf, si lascia classificare come conservatrice; chi è stato
poco fa a « Johnson City » dovrebbe
sapere inoltre che è difficile trovare
in Europa le chiese più conservatrici
del mondo. L’adesione alla Chiesa
Confessante non è semplicemente una
esperienza giovanile, come la descrive il Bouchard, nè lo studio del Marxismo qualcosa al quale il Goliwitzer
si dedicò in seguito alla prigionia.
L’adesione alla Chiesa confessante è
stata conseguenza d’una precisa posizione teologica, lo studio del Marxismo è avvenuto dalle sue prime
esperienze teologiche in avanti, e durante la prigionia venne soltanto prò.
segpiito. Anzi, i Russi, memori del
suo passato socialista, lo misero in
un campo speciale, nel quale per alcuni anni potè condurre questi suoi
studi indisturbato; decise egli stesso
d’uscirne e tornare ai campi comuni,
non appena si rese conto che le sue
critiche al Marxisimo gl’impedivano
di continuare per quella strada. In
camera charitatis, poi, mi sembra
strano che chi è stato esentato dal servizio militare in tempo di pace in
seguito ai costantiniani privilegi della Chiesa Valdese, rimproveri al Goliwitzer di non avere avuto « il coraggio di dichiararsi obiettore di coscienza sotto il regime di Adolf Hitler », a parte il fatto che il GoUwit25er non si è mai dichiarato tale,
neanche adesso.
Cordialmente
Elpidio Mazzacurati
Uccidiamolo
e vedremo
che sarà
dei suoi sogni
Londra, 10 maggio ’68
Ho appena ricevuto il N. 18 de
« La Luce » dove a pagina 5 sì legge che M.L.K. « fresco delle gozzo,
viglie londinesi ha ripreso il suo serafico sembiante per ricevere ad Oslo
le insegne del premio Nobel per la
pace », parole che a Marcp » ha ripor.
tato da un giornale. M.L.K. non è
mai stato « un agitatore filo-comunista » e non è venuto a Londra « per
gozzovigliare ».
M.L.K., come molti sapranno, era
un amico di Christian Action a cui
dette il proprio appoggio, in quanto
tale movimento è molto attivo sia
nel campo della pace che in quello
delle relazoni fra gente di diverse
razze.
M.L.K. venne a Londra dietro invito specifico di Christian Action per
predicare TEvangelo e per parlare
nel corso di riunioni pubbliche. Una
di queste visite fu appunto quella
avvenuta nel 1964, quando egli si
doveva recare ad Oslo. (A proposito:
M.L.K. non intascò nemmeno un sol.
do del premio conferitogli, ma lo offerse completamente per il lavoro al
quale era legato).
A sua volta, Christian Action soteneva e sostiene tutt’ora il lavoro
di M.L.K., sia dal lato morale che
dal lato finanziario, specialmente nel
campo dei diritti civili dei negri negli USA.
Alla memoria di M.L.K. Christian
Action ha aperto un fondo (vedi
«Times» 11.4.68) che sarà devoluto
completamente per la realizzazione di
quei progetti che stavano a cuore allo Scomparso. A questo scopo Christian Action ha preso contatto sia
con la signora Coretta King che con
il Rev. Dr. Ralph Abemathy.
Il Rev. Dr. Ralph Abernathy è,
come molti sapranno, il presidente
della « Southern Christian Leadership
Conference » e considerato da molti il
successore di M.L.K. ed è ora lui il
leader della marcia che i poveri degli Stati Uniti del Sud hanno inizia
to su Washington il giorno 2 maggio a Memphis, nello Stato del Tennessee. Tale marcia è stata definita
dal vice-presidente Humphrey « ...una
voce autentica dell’America che è stata lasciata fuori ».
I marciatori provengono da Nashville ed il gruppo proveniente da
Boston e da Chicago è guidato dal
Dr. Rev. Abernathy. I marciatori
sono dei poveri, dei diseredati e nel
loro tragitto si servono di carrette tirate da buoi o da asini e di altri mez.
zi ancora. Sono ospitati dalla gente
stessa del luogo, durante il percorso.
Nessuno paga niente. Questa ospitalità è un contributo concreto che i
cittadini americani di qualsiasi partito politico 0 convinzione religiosa
danno alla memoria di M.L.K. (Ad
esempio la sosta dei marciatori avvenuta a Nashville è costata 4 mila dollari, pari a mille seicento sessanta
sterline. La sosta comprendeva pernol.
tamento e colazione soltanio). Dopo
Washington i marciatori dovrebber.
raggiungere Atlanta, nello stato del .
Georgia, fra una settimana circa, cioè
il 20 maggio.
II giorno 2 maggio nel corso di un
culto commemorativo, la signora Coretta King ha posto una lapide alla
memoria del marito al balcone dell’albergo Lorraine, dove avvenne Tassassinio. Sulla lapide si leggono dei
versetti della Genesi: <(. ...And they
said to One anoth'er,, behold this
dreamer cometh; come noto, therefore,
and let us slay him... and voe shall
see what will come of h‘s dreams ».
« ...e si dissero l’un l’altro: Ecco il
sognatore che viene! Su, uccidiamolo...
e vedremo che ne sarà dei suoi sogni » (Gen. 37; 19, 21).
Liliana Munzi
Una cdttolica
di buona volontà
Una lettrice, da Genova :
Sono una studentessa cattoli« a; iermamente convinta della mia fede,
per la tjuale non esiterei a dare di me
stessa tutto, credo però vivamente
nella possibile unione delle Chiese.
Poiché è « per Cristo, con Cristo
ed in Cristo » che troviamo forza, vita, speranza tanto noi cattolici quanto chiunque professi il credo di una
delle tante Chiese, vorrei trovare il
punto di contatto vero, positivo, delle varie dottrine.
Trovo triste, équallida, la divergenza di idee, la rivalità soprattutto,
che spesso nasce tra i cristiani. Tutti,
siamo partiti da un unico punto :
Cristo. Tutti crediamo nelle S. Scritture. Perchè non cejcare, con fatti,
non solo a parole, di unirci in un’opera comune, feconda, cristiana?
Per questo, due domeniche fa, volli
assistere ad un rito della Chiesa Valdese. Logicamente, chiesi se potevo
essere ammessa nel luogo di culto.
In un primo momento non fui capita.
Mi fu chiesto se andavo a curiosa ^
o a criticare. No. il mìo era un b sogno spirituale: volevo conoscere iu
Chiesa Valdese. Furono tutti mc'tu
gentili con me e lo sono tutt’ora. Tan
to, che spero si possa iniziare un lavoro in comune.
Le mie impressioni sul rito sacro?
Le impressioni di una cattolica? Sono stata profondamente commossa.
Ora, a maggior ragione, credo e spero in un incontro radicato e vero, in
un’opera unica e compatta tra fratelli in Cristo.
Ora, Tunione tfa le Chiese non mi
pare più un’utopia. Un po’ di buona
volontà, aiuto e' comprensione reciproca, e Fede.
Sorvolando sulle divergenze di interpretazione dei S. Testi, avere coraggio e Fede in Cristo. E lavorare
con passione. Sarà difficile, ma non
impossibile. E una volta vinte le ostilità derivate dalla superstizione della
ignoranza, realmente potremo sentirci chiesa’ militante e « Cv "'o mistico ».
Forse non saremo noi a vedere
l’opera compiuta, ma avremo, se non
altro, la soddisfazione di aver lavorato per il suo avvio.
Forse non sono stata chiara e ciò
che ho scritto potrà non interessare.
Se è così, mi scuso per queste poche
righe affrettate. E vi ringrazio, se,
invece, le pubblicherete.
Cordialmente
Ferdinanda Fantini
Pubblichiamo volentieri ma, creda.
Lei ’’sorvola” un po’ troppo....
Domenica 31 marzo la dobbiamo annoverate come una bella giornata per la nostra
Comunità. Era in mezzo a noi il Pastore
Enrico Corsani che, nella sua qualifica di
Presidente della Commissione Distrettuale,
effettuava la sua visita di Chiesa. Dopo il
suo caloroso messaggio ispiralo a quella fedeltà che non si concretizza solo nelle opere
ma che ha la sua premessa indispensabile in
quell’amore per il Signore che non deve mai
venire meno, entrarono dal vicino Oratorio
i bambini della Scuola Domenicale accompagnati dalle monitrlci. Tutta la famiglia
spirituale potè così circondare il gradito
ospite che a chiusura del Culto volle intrattenersi coi giovani.
Visita altrettanto gradita fu quella del
Cappellano del Team di Catanzaro Pastore
J. Ross. Egli, che è un po’ come di casa iper
essere stato di già in me^o a noi, il 16 febbraio giunse proprio in tempo per partecipare alla nostra Agape fraterna che raccolse
nei locali dell’Asilo oltre alle giovani del
CERIGNOLA
Laboratorio i membri del Consiglio di Chiesa. il personale dell’Asilo e diversi giovani
deirUnione.
La commemorazione vera e propria del
17 febbraio ebbe luogo con il Culto solenne
seguito dalla Santa Cena e l’offerta della settimana della riconoscenza che superò la cifra dell’anno passato anche se, sO’lo due settimane prima, avevamo mandato, al Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche, l’offerta prò terremotati di Sicilia
di L. 50.000.
Nello schema abituale festeggiammo la ricorrenza del 17 febbraio con una recita eseguita dalla filodrammatica deU’Unione Giovanile i quali recitarono il dramma <c Rinnegata » ad un folto pubblico di amici e sunpatizzantì. Seguì una farsa interpretata dai
Cadetti. Impostisi per la loro bravura decidemmo di accettare l’invito da parte della
Chiesa Battista di Barletta dove ci recammo domenica 24 marzo. Non ci si aspettava
assolutamente che la no.stra visita, nel quadro della comunione fraterna e del servizio,
avrebbe procurato un certo fastidio al Collega Leila quando' si vide arrivare il Commissario di Pubblica Sicurezza a contestargli la regolarità della riunione che era stata
preceduta da un breve Culto del Pastore
Castiglione. E’ frutto di quella mentalità
poliziesca tarda a morire in certi ambienti?...
vedere nell’entusiasmo dei giovani quale pos.
sibilità abbimao ancora di annunziare l’Evaiiigelo nel nostro tempo anche attraverso
il dramma religioso. Ringraziamo le folte
rappresentanze delle Chiese Battiste e ’Vaidesi di Bari, Corato, Trani che presero parte
coi barlettani alla maniifestaz'one fraterna
e spirituale.
Domenica delle Palme. Dopo un Culto
appropriato aUa circostanza cinque catecumeni e cioè: Bellapianta Giorgio, Errico
Mattea, Magnifico Giovanni, Loconte Teresa
e Scarano Maria fecero confessione della loro fede. Due ci avevano chiesto il Battesimo,
gli altri tre pronunziarono il loro sì median.
te il zito della confermazione. Il loro esame,
dinanzi al Consiglio di Chiesa, risultò soddisfacente. Trattasi di giovani di provenienza evangelica e che dimostrano già la loro
maturità affiancando qualcuna delle attività
della Chiesa.
Intense la gioia e la commozione dei presenti, familiari ed amici e della Comunità
tutta. La coUetta a favore della F.U.V. diede un lusinghiero risultato.
Nel pomeriggio, da Bari, raggiungemmo,
col collega Corsani Enrico, il gruppo di Tra.
ni. Egli veniva a prendere contatto ufficiale
con la Comunità come Presidente della Commissione Distrettuale. Nel messaggio che ci
rivolse egli ricordò la figura del grande apostolo e testimone Martin Luther King che
al suo S'gnore offrì più che il -mantèllo.
Culti d' Settimana Santa. La serata di gic
vedi la dedicammo ad uno studio approfond''o sulla Santa Cena, il venerdì santo al
raccovlimento. Il sabato fummo coi credenti
di Trani coi quali, dopo la spiegazione del
lieto messaggio deUa riconciliazione e della
vittoria di Cristo, celebrammo la S. Cena.
A Cerignola, a Pasqua, Tassemblea numerosissima, dopo la celebrazione della Santa
Cena, assisteva al battesimo delle due sorelline Rosa ed Emanuela che i coniugi Magnifico Giovanni e Paolina presentavano al
Signore promettendo di aiutarle e farle crescere nella Sua grazia.
G.E.C.
5
24 maggio 1968 — N. 21
pag. y
Alla Facoltà VaMese di Teologia
IL TERZO CORSO
di aggicrnameiito pastorale
Per la terza volta un gruppo di pastori si
è riunito nella Facoltà Valdese di Teologia,
a Roii'tt. per un corso di ¡iggiornamento teologico; diversi erano i ripelenti (!) segno
li;dubbio dcirinicrcssc susi irato edi
zioni precedenti; piìt ■ rn'l.iSu che i'- vessato
la parlccipiizioiie di pastivri eli alo denominazioni evangeliche italiane. '.;'i ^.itervemiti erano Cipriano Tourn, Thor .■ Soggin. Giovanni Scuderi, Paolo Marauda. Bruno Costabel, Enrico Corsani, Gino v onte,
.ui si aggiungevano i colleghi romani Guido Mathieu, Carlo Gay e Michele Foligno.
Stupisce un po’, veramente, che le domande non siano state più numerose e. pur rifuggendo dalle imposizioni, c’è da domandarsi se non sarebbe opportuno e giusto fissare. con una centa scadenza, ogni tanti anni un periodo... sabbatico da mettere da parte regolarmente per questo aggiornamento
teologico e pastorale. Anche per coloro
che leggono e si sforzano di tenersi un poco
aggiornati nel loro ministero pastorale, fra
<ante difficoltà di tempo, di strumenù di lavoro, di isolamento, un periodo più raccolto di studio, di rapporto diretto coi teologi. di lezioni, conversazioni e dibattiti rappresema un arricchimento determinante, nel
vivo della vita teologica odierna, avvertendo pine quanto, serie siano le difficoltà e
la diviicita in cui essa si dibatta oggi.
Ognuno dei docenti della Facoltà ha dato un breve corso : il prof. Soggìn ha esaminato lo stato delle ricerche sul messaggio
della creazione nell’Antico Testamento,
con il prof. Corsani si è studiato, in tutto
il contesto dell’Evangelo di Matteo, il
so Mt. 5: lV-20 e la posizione di Gesù di
fronte alla Legge; il prof. Vinay ha presentata il nensiero politico degli anabattisti,
n , [ tornata ultimamente alla ri
i-rirì particolare rilevanza (e una conc rteva sulla predicazione poli
I ca h esa); il prof. Subilia ha af
fron' ■ >m tema appassionante, la teologia d"' '• Tu es Petrus» (Mt. 16), passando
q.test’anno dalla teologia sistematica alla
teologia biblica; il prof. Peyrot ha dato
una serie di lezioni, seguite da viva discussione. sui criteri informativi del diritto pubI 'ico ecclesiastico esterno delle Chiese evan) 'c d Kaha (una questione di cui ulti-le si è ampiamente discusso pure su
mlr-su- colonne); il prof. Keighley ha le•niio una lezione su Giovanni Wesley e la
responsabilità sociale cristiana. Per un iitardo di pochi giorni è mancato un incontro con il prof. A. Molnàr, di Praga, che
ii Sperava potesse dare alcune lezioni sui
Valdismo anteriore alla Riforma.
Come si vede, il panorama è stato assai
ampio e legato a quei'.'.oni di attualità che
animano e travagliano la vita della chiesa.
5i! » *
Accanto a questa attività di studio e di
rifiessionn numerosi i contatti con 1 ambiente evangelico romano; colleghi, comupur .(je.eisi hanno predicato in chiese della
t e dei dintorni), studenti in teologia,
■ ,-hzione di «Nuovi Tempi»; persiste
1- manifesto del M.C.S. letto duran■ il' v di Pasqua, complicato poi da
• sulla manifestazione studentesca
.. Cavour, il sabato 27 aprile, conMI una violenta carica della poli
.........IVO 1 giovani, e sull’apertura della
, P > uK da sulla piazza, per ospitare studenTin fuga e feriti. Abbiamo potuto raccogliere la testimonianza diretta,
diversi amici, che per l’ubicazione della loro
Abitazione o del loro luogo di lavoro (la Li
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breria di Cultura Religiosa) si trovavano in
grado di dominare lo spettacolo della piazza e possiamo aKestare che è stata la polizia ad attaccare i giovani proprio nel momento in cui la manifestazione andava sciogliendosi; tutto è avvenuto secondo un piano chiaramente preordinato, con Tevidente
e stolida intenzione di « dare una lezione »;
col manganello. Una lezione selvaggia
quanto controproducente. E troviamo molto bello che la chiesa di piazza Cavour sia
stata aperta per accogliere ragazzi in fuga
e feriti e chiusa davanti al « servizio d’ordine » che voleva inseguirli.
Per altro, vari giovani evangelici romani sembrano decisi a partire ail’assalto (per
modo di dire) delle loro comunità, intervenendo nei culti, presentando critiche e
mozioni, discucendo la predicazione. Ci sembra che debba, come già abbiamo scritto,
valere sempre da entrambe le parti la norma del fare le cose con ordine (il che non
significa con immobile conservatorismo),
con rispetto, non solo formale del fratello,
con una libertà che viene dal richiamarsi
GERMANO CHISONE
Il culto della Domenica delle Palme è stato particolarmente solenne; molti parenti ed
amici hanno circondato con affetto i giovani:
Susanna Peyronel, su cui è stato posto il segno del Battesimo, Eliana Avondet, Graziella Bordiga, Clelia Buffa, Vera Gamba, Alida
Long, Sergio Coppolino, Italo Ribet, Renzo
Richiardone, Maurizio Rostan e Guido Soulier i quali hanno pubblicamente confessato
la loro fede entrando a far parte della nostra
Comunità, come membri comunicanti.
Il messaggio rivolto dal Pastore a questi
nuovi confermati ed a tutta Fassemblea è
stato seguito con profondo raccoglimento;
voglia il Signore dare a ciascuno di essere
dei veri testimoni d Cristo, portandone la
Parola ad un mondo travagliato e profondamente disorientato. Lo stesso pomeriggio del
7 aprile i neo-confermati, insieme con un
buon gruppo di unionisti, hanno trascorso
o iraenggio intrattenendosi con
Tesoro » organizzata per loinlir! della Comunità e dalla
-fili Beux di Pinerolo.
c Stata ’celebrata con
nel Tempio, le sere
alla Casa di Riposo il
Il I di; a Porte, con la cerianlii Cena e partecipazione
■iDvt.ii sera: ancora n i Tem.
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iiuah riunioni quartierali
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culli quaiii qi
di lunedi e u
pomeriggio d'
lebrazione de^
della Corale. !■
pio venerdì n
da considerar
per \ illa.
Al culto Ili Pasqua, come di consueto, ha
partecipali! ‘,a Corale che ha cantato un coro
di MendeUsohn: «Tout 1 univers est plein
de Sa magnificence ».
L assemblea è stata quella delle occasioni
solenni : Pannunzio della Risurrezione è apparsa più attuale che mai poiché viviamo
in un'epoca in cui tutti, e specialmente la
gioventù, cercano un « assoluto »; ognuno
di noi ricordi che il solo punto fermo, la
sola base al di fuori della quale ogni cosa
(anche la più nobile) non ha senso alcuno, è
Cristo e Cristo solo.
Durante il culto di Pasqua, è stata battezzata la piccola Iris Bordiga di Porte; alla
bimba, ai genitori ed ai padrini, auguriamo
la benedizione del Signore.
Il lunedi di Pasquetta, un gruppo di giovani dell'Unione di Marsiglia, è venuto ad
offrirci una piacevole serata come segno di
solidarietà con i fratelli delle Valli; il lavoro brillante da essi presentato aveva per titòlo : a Un bouquet de fleurs y>. Ringraziamo
ancora i nostri giovani fratelli marsigliesi
e il loro accompagnatore. Pinfaticabile e ormai ben noto signor Poet.
Il pastore Jalla su invito del pastore di
Villar Perosa. ha tenuto, agli alunni della
scuola media e della Riv, una apprezzata
conferenza su « Martin Luther King y>.
La sera del 2^ aprile, la Corale dì S. Germano unitamente a quella di Torre PeUice,
ha dato un concerto di Cori e Canzoni delle
Vaili Valdesi, a Pìnerolo. davanti ad un foltissimo pubblico in occasione delle manifestazioni di «Pinerolo Primavera».
Ed ora ricordiamo i nostri fratelli scomparsi. il cui nome non è ancora apparso sulle colonne del nostro gornale; Travers Giovanni, Bouchard Francesco Giovanni, Playan
Giovanni Luigi, Peyrot Maria Giuseppina.
Ultimamente il Signore ha pure richiamato
a Se Vinçon Ernesto dei Gondini; questo nostro fratello è deceduto improvvisamente appena rincasato dal lavoro. La Comunità circonda col suo fraterno affetto, le famiglie
provate dal lutto.
« Io .sono la risurrezione e la vita : chiunque crede in me, anche se muoia vivrà »
(S. Giovanni 11: 25).
Il 19 marzo, Ivana Gamba ed Elvio Long
si sono uniti in matrimonio nel Tempio. La
benedizione del Signore è stata pure invocala sugli sposi Enrica Avondet e Franco
Riccione. Il Signore sia l’ospite costante di
questi due focolari.
alla norma della parols di Dio. E ritorniamo così al punto cruciale della nostra distreva attuale che. ben ai di là di un conflitto fra generazioni e ideologie, è una crisi di contenuto della nostra predicazione, di
quella presente e di quella che dovrebbe
sostituirvisi. senza c'ne però si chiarisca
ancora quale dovrebbe essere. g. c.
VILjLAR PELtiICE
Preparata dalFUnioiie delle Giovani ha
avuto luogo, la domenica 28 aprile, la ormai
tradizionale giornata « dei Veterani » della
nostra Comunità. Benché ff tempo non fosse
troppo favorevole, una quarantina circa di
vecchi coscritti di .50 o 60 anni fa si sono
ritrovati nel salone verde della Miramonti.
Per molti di loro — poiché il territorio della parrocchia è molto vasto,,e diversi di loro
provenivano dai quartieri piu lontani è
stata un’occasione per rivedere qualche vecchio amico non più incontrato da tempo.
Essi, dopo di aver ascoltato l’interessante prò
firemze
PRAMOLLO
I culti della settimana santa sono stati
frequentati in modo rallegrante, sia quello
della sera del Giovedì Santo che soprattutto
quello di Pasqua, al termine del quale siamo stati lieti di salutare anbhe Pramollini
residenti fuori parrocchia, nonché frateRi e
sorelle di altre comunità e venuti daU’estero.
Numerosa anche la partecipazione alla Santa Cena.
Culto radio
domenica 26 maggio
Past. GIORGIO BOUCHARD
Milano
domenica 2 giugno
Past. FOLIGNO MICHELE
Roma
gsamma preparato 'onpressamente ^qtgr .loro,
hanno poi fraternizzato rievocando insieme
vecchi ricordi e. facendo onore aU'abbondante ed ottimo rinfresco offerto loro.
Prima che l’incontro avesse termine alcuni di loro hanno espresso, a nome di tutti, il più vivo ringraziamento a chi aveva
pensato a loro e lavorato per loro.
E’ stato celebrato il matrimonio di: Italo
Delgiorno (Pinerolo) e Ivette Montanari
(Teynaud); Silvio Bar.don (Centro) e Clara
Collet (Centro).
Rinnoviamo a questi Sposi i nostri migliori voti per una lunga vita in comune,
vissuta sotto allo sguardo del Signore ed arricchita da numerose benedizioni celesti.
Alcuni piccoli ospiti sono giunti ad allietare il loro focolare domestico e ad aumentare la famiglia della Chiesa. Essi sono: Angela, di Pietro e Claudia Berton (Centro);
Daniela, di Mauro e Erica Davit (Centro);
Luciano, di Ferruccio e Silvana Riccq (Centro); Elena, di Jeapot e Stella Bouissa (Teynaud).
Porgiamo a questi gentili piccoli ospiti il
nostro più cordiale saluto di benvenuto. Ai
loro genitori le nostre più vive felicitazioni.
Sono stati presentati al S. Battesimo : Monica, di Romano e Ajmina Puy (Centro Torino); Fabio, di Giacomo e Irma D Agostino (Prafrè • Torino); Aldo e Verena, di
Amedeo e Giovanna Berton (Garin); Walter, di Stefano e Paolina Grand (Inverso);
Cinzia e Giorgio, di Stefano e Laura Charbonnier (Pianta).
Il Signore accompagni con le sue benedizioni e le sue grazie questi agnelli della
sua greggia, insieme ai loro genitori, padrini e madrine.
Durante il culto di Pasqua hanno confermato l’alleanza del loro bSftesimo i seguenti
catecumeni: Long Vanda (Tournim); Ribet
Paola (Bocchiardi); Bounòus Ezio (Pomeano); Long Ettore I ! 'llenflhi). 11 Signore,
mediante il suo Spii e k potenza del suo
amore, faceta di qin gidvani dei fedeli e
i’ervsnti membri del! la chiesa. Questi giovani neo confermai nno partecipato, giovedì 25 aprile, in s ai loro compagni
delle Chiese delle i Germanasca e Chisone al Convegno d zzato per loro a Rorà.
Domenica pompi > 21 aprile FUnions
Femminile ha rice la gradita visita dell’Unione di San G no, guidata dalla Signora Etiennette ,1 ' la quale ci ha presentato un’in teres conversazione sulla
necessità di studiai n perseveranza e con
amore la Parola ri ostro Signore. Grazie
a queste sorelle per oro. visita, per il messaggio rivoltoci ed ivederei.
Sabato sera 27 . e PUnione Giovanile
ha accolto i giovan ' He .Unioni di Chiotti
e di Fontane, coi i Itivi Pastori Cipriano
Tourn e Luciano L ito e signora. Le ore
sono trascorse veloc . simpatica fraternità.
Domenica 2.8 ap. ' PUnione Femminile
con la Scuola Don cale hanno risposto
all’invito delle Un, i Femminili di Angregna Capoluogo e bp -re. Dopo aver partecipato al culto con le comunità del Serre ed
apprezzato la buona tozza di caffè, ci siamo
fermati al monumento; diFChanforan ed alla
Ghieisa d’ia Tana per ritrovarci verso mezzogiorno nella sala delle attività del Capoluogo dove abbiamo con umato lo squisito
pranzo gentilmente pre; .irato dalle madri
di quell’unione. Abbiamo trascorso il pomeriggio in fraterna comuii one, interessati e
divertiti dalla ricca colle: | oiie di belle diapositive proiettate dal Pa. tore Jahier, Desideriamo ringraziare sent ; l amente i Pastori
Taccia e Jahier, ma sop a flutto le Unioni
Femminili di Angrogna Lapoluogo e ^rre
che, insieme alle Signore Taccia e Coisson,
ci hanno tributato una co-i calda accoglienza attraverso lutto ciò chi hanno fatto e ci
hanno offerto sia al mattiuo al Serre che a
mezzogiorno e prima dell.i nostra partenza
al Caipoluogo: la fraternità conosciuta ci ha
fatto dimenticare la giornata piovigginosa.
Il culto di domenica 28 aprile è stato presieduto dal sig. Claudio Raima (Pomaretto),
a cui esprimiamo la nostn: viva gratitudine
per la preziosa collaborazione.
Sono stati presentati al Battesimo nel
corso dei culti delle domeniche 21 aprile e
5 maggio: Ribet Emauueia di Alberto e di
Long Edera (Inverso Pinasca) e Travere Ugo
di Giovanni e di Long Angela (Ciotti). La
grazia del Signore accompagni questi bambini ed i loro familiari
Domenica pomeriggio 5 maggio una toUa
di parenti, amici e conoscenti ha accompagnato alla sua ultima dimora terrena la spoglia mortale del nostro giovane fratello Peyronel Ersilio (Tournim). deceduto all’Ospedale « E. Agnelli » di Pinerolo il 3 maggio
in seguito al tragico incidente della mattina
di lunedi 29 aprile mentre si recava al lavoro. Il nostro fratello aveva 21 anni. Ai
genitori Luigia e Olinto Peyronel, anziano
della comunità, al fratello Guido e famiglia,
ai familiari e parenti tutti rinnoviamo la
espressione della nostra viva e fraterna simpatia cristiana, invocando su loro la forza e
le consolazioni del Signore Gesù Cristo.
T. Pons
Un bel gruppo di partecipanti al Convegno giovanile valdese tenutosi a Orsara di Puglia il 1° maggio, ottimam ente riuscito. Sullo sfondo il fabbricato delPAs ilo 'Valdese.
Corali valdesi a San Secondo
Il pastore Luigi Santini comunica che il
suo nuovo indirizzo è: Via Gustavo Modena
19. 50121 Firenze, telef. 57.80,94.
Per la durata di circa un anno sono sospe.
se tutte le attività nello stabile di Via Man.
zoni 21, che dev’essere sottoposto a un restauro radicale.
La festa di canto delle corali della Val
Chisone ha avuto luogo a San Secondo, domenica 12 maggio: la giornata grigia e piovosa non ha compromesso il normale svol■gimento della fes'ia.
Erano presenti le corali di Pomaretto (direttrice sig.a Speranza Grill), San Germano
(dir. sig. Emilio Giordano), Villar Perosa
(dir. past. Enrico Geymet), Pinerolo (dir.
sig.a Ada Bessone). Torino (dir. sig. Vigna),
San Secondo (dir. sig.a Genre) e il pastore
Edoardo Alme, presidente della Commissione del Canto Sacro, ha diretto gl’inni
d’insieme.
Nell’abside del tempio aveva preso posilo
un gruppo di trombettieri, diretto dal signor
Ribet.
Quando le corali sono entrate nel tempio,
erano le quindici e... qualche minuto. Dopo l’invocazione, la lettura del Salmo 98 e
la preghiera, il pastore Genre ha dato il
benvenuto della Comunità a tutti i convenuti ponendo l’accento sulla necessità che
queste feste di canto diventino sempre più
incontri di fratelli che si ritrovano non per
una manifestazione di esibizionismo o di
competizione canora, ma per lodare insieme
il Signore della Chiesa.
Il pastore Aime ha portato il saluto della
Commissione del Canto Sacro alle corali
ringraziandole per lo sforzo compiuto durante Panno ed incoraggiando le meno numerose a perseverare.
Come di consueto il programma si è svolto in due parti: nella prima le singole corali hanno cantato un inno e nella seconda
un coro, alternandoli agli inni d’insieme.
/ trombettieri hanno dato il via alla sim-patica manifestazione con l’esecuzione di
« Pensieri della sera » di Màgeli.
Corali riunite: Psaumes et Cantiques 20
(1-2-3) di Daguer-Goudimel.
Corale di Torino: Salmo 121 (Virgilio
Sommani).
Corale di S. Germano: Innario 356 (W.
Croft).
Corale di Pinerolo: Innario 340 (L. Bourgeois 1544).
Corali riunite: « Con vivo e santo giubilo » 1-2-3 (inno natalizio).
Corale di Villar Perosa: « Voci del tramonto », inni di evangelizzazione e di appello dallo Psaumes et Cantiques.
Corale di San Secondo: Psaumes et Cantiques 70 (Ph. Nicolai).
Nel corso dell’intervallo il past. Aime.
in riferimento alla pioggia che continuava
a cadere con insistenza, ha tenuto desta l’attenzione del numeroso pubblico, mettendo
in risalto la bontà e l’efficacia della pioggia
per la campagna.
Nella seconda parte del programma abbiamo avuto il piacere di udire;
Corali riunite: Innario 184 (Smart) 1-2-3.
Trombe: Inno della notte (Beethoven).
Corali riunite: «Del Santo Agnel di Dio»
(1-2-3).
Corale di Torino: « Il Signor risuscitò »
(Bost).
Corale di Pinerolo: Spiritual di Natale.
Corale di S. Germano: « Tout Punivers
est plein de sa magniflcence (Mendelssohn).
Corali riunite: Psaumes et Cantiques 101
n-2). , TT v: 1
Corale di Pomaretto: Paques, Hern Engel.
Corale di Villar Perosa: «Voci del tramonto». ansietà e gioia della resurrezione,
scelta di inni dall’Innario Cristiano.
Corale di San Secondo: Resurrezione
(Spohr).
Trombe: Gran Signor (anonimo).
Corali riunite: Salmo 42 (Innario 338).
(Musica di Bourgeois-Goudimel).
In complesso l’esecuzione dei vari inni e
cori è stata buona, malgrado le molte difficoltà che i coralisti debbono affrontare
e causa dei turni di lavoro nelle fabbriche.
Dopo il saluto, il Padre nostro e la be
nedizione dati dal past. Aime, i coralisti si
sono ritrovati attorno ad una tazza di thè,
dove si è continuato a cantare. a. g.
avvisi economici
FAMIGLIA Medico di Ginevra cerca donna di casa. Ottimo trattamento. Scrivere a
Sig. Enrico Ruscito, Carrefour Villereuse 1
Genève, Svizzera.
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irriguo. Rivolgersi : Livio Rostan . San Secondo.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Proi. Giuseppe Casini
commossa e riconoscente ringrazia tutte le persone che con la loro presenza,
con fiori o scritti, le sono state vicine
nell’angosciosa prova: in particolare i
pastori Sonelli e Rostagno, il Dottor
De Bettini, il signor Remo Davit, la
famiglia Sibille, gli insegnanti, il personale e gli alunni della sua scuola.
Ringrazia pure le altre scuole di Torre Penice e Luserna che hanno voluto
essere presenti al servizio funebre.
Torre Penice, 5 maggio 1968.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Gay e Prochet, nell’impossibilità di farlo personalmente,
commosse per l’indimenticabile testimonianza di affetto e di amicizia dimostrata alla cara moglie, mamma e
sorella
Elda Gay
ringraziano tutti per gli scritti e la
presenza alle sue estreme onoranze e
ringraziano in modo particolare i Pastori Sonelli, Ayassot e Rostagno, il
Dott. De Bettini per la lunga assidua
affettuosa assistenza, il Prof. Magri, il
caro Lionello ed il personale delPOspedale Evangelico di Torino, gli inquilini
ed i vicini di casa di Via Roma, nonché tutti quelli che la onorarono con
fiori ed offerte in memoria.
Torre Pellice, 24 maggio 1968
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati e io vi
darò riposo » (Matteo 11: 28)
Il Signore ha richiamato a Sé dopo
lunga malattia
Emilia Maniero
ved. Durand Canton
Ne danno il triste annuncio la cognata Emilia Durand Canton ved. Albarin e famiglia, la nipote Enrica Ferreccio col marito Dott. Pietro Calaresu e figli, i cognati Ferreccio e Maniero con le rispettive famiglie.
Sassari, 9 maggio 1968
6
pag.-6
N. 21 — 24 maggio 1968
ISotiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
FONDI IN MEMORIA
DI M. L. KING
PER LA FREEDOM CITY
Ginevra " (soepi) ■ Quindici giorni dopo
aver chiesto alle chiese ed alle loro organizzazìoni di sottoscrivere un importante progetto del « Mississippi Delta Ministry » alla
memoria del pastore King, la divisione
Aiuti delle chiese ed il Servizio assistenza
del CEC ha già ricevuto 83 mila dollari
(ca. 50 milioni di lire) e ne attende altri.
Questa somma andrà ad aggiungersi a ciò
che le chiese già danno al programma generale del (c Mississippi D. M. » per la riconciliazione razziale, la reintegrazione' e
gli aiuti reciproci.
Il metropolita Nicodemo della chiesa ortodossa russa ha fatto sapere che il Sinodo
della chiesa sta decidendo ora al riguardo.
In America latina sono stati avvisati 25
consigli nazionali di chiesa ’ della creazione
dì questo fondo. Da parte loro, le chiese
della Germania orientale hanno risposto
che non potevano inviare danaro ma che
avrebbero affrontato particolari sforzi aUHntemo del loro servizio di aiuti reciproci.
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli
ha espresso la sua simpatia.
E’ stato deciso di destinare le somme
ricevute per effettuare delle installazioni
che permettano di approvvigionare d’acqua
gli abitanti di « Freedom City » (la Città
della Libertà) che stanno costruendo le loro case.
Il consiglio naz. delle chiese degli USA
ha aiutato gli abitanti nell’acquisto dei terreni; ha inoltre inviato del personale e dei
volontari che si dedicano a combattere lo
analfabetismo, cercano di creare un artigianato a domicilio e di ottenere un’assistenza
governativa.
Il suddetto consiglio, in un messaggio,
ha detto che i doni effettuati per onorare
la memoria dello scomparso sono « una
espressione cristiana della fede negli ideali
di Martin Luther King e di solidarietà col
suo popolo che proverà tangibilTnente come la fraternità cristiana trascenda le razze e le tragedie ».
L’IKITEGHitZlOniE ERA DIVI lUITO CHE TRAA/IOKITA ?
La
vista da
crisi americana
un pastore nero
A colleghi bianchi ha detto : “
peggiori, vivete meglio perchè
l vostri figli hanno scuole migliori perchè i miei ne hanno di
io vivo peggio,, - “Voi bianchi avete il genio di deluderci,,
In Libreria
IjUCIANO CAVALLI: Max Weber: religione e società - pp. 506 - L. 5.000
(Il Mulino).
Dal sommario : Premessa all’« Etica protestante » — Lo spirito del capitalismo
Lutero — (lalvino — Riforma, rivoluzione e sviluppo capitalistico in Inghilterra
__ Il <( calvinismo » — Etica protestante
e capitalismo, ieri e oggi — Le sette protestanti e lo spirito del capitalismo —L’etica economica delle religioni mondiali
(Confucianesimo e taoismo, India, antico
mondo ebraico, le chiese e la Chiesa) eoe.
Libreria Claudiana - 10125 Torino.
Washingston (spr). - Nel corso di
una conferenza che riuniva 61 pastori
bianchi, il pastore nero Albert B. Claege, della Chiesa centrale unita del Cristo a Detroit, ha dichiarato che l’estensione della violenza, la prossima estate e gli anni venturi, nel conflitto razziale americano dipenderà essenziaimente (Jalla rapidità con cui la comunità bianca agirà per trasferire il potere politico ed economico ai capi neri
nei grandi settori urbani nei quali
vive la comunità nera, e in quale misura tale trasferimento sarà attuato.
La violenza nelle città aumenterà
flnchè l’uomo bianco si sforzerà di
mantenere dipendente la comunità ne
ra, per sfruttarla.
Il past. Lowell R. Ditzen, direttore
dei Centro nazionale presbiteriano, ha
precisato i motivi per i quali si era
convocata la conferenza in questione:
erano stati invitati 26 sacerdoti della
Chiesa episcopale e 35 pastori della
Chiesa presbiteriana unita, i quali
esercitano il loro ministero in comunità della regione che si stende da
New York a Richmond ,nella Virginia,
« per offrire loro informazioni sulla
linea di condotta e sulla stategia attuale dei leaders neri e per permettere
loro di trar profitto dall’esperienza di
un pastore specializzato in rapporti interrazziali ».
Il pastore nero Cleage ha dichiarato: «Ho poca speranza che le Chiese
possano esercitare una grande influenza in merito al problema razziale nel
1968. La Chiesa riflette le convinziorii
e Tatteggiamento *t dei suoi membriCome istituzione, non tradirà l’atteggiamento reazionario dei bianchi. Mi
aspetto anzi che essa sostenga il razzismo dei bianchi».
L’oratore ha ricordato che il rapporto della commissione presidenziale
sui disordiiu razziali conferma il fatto
che gli Americani vivono in una società razzista. « La cosa ha molta importanza — ha aggiunto — Si trova il
razzismo sia in alto che in basso alla
scala sociale. Tutti gli strati della società, tutto, in America, è razzista».
Il razzismo dei bianchi costituisce la
causa di fondo delle sommosse, poiché è responsabile di condizioni quali
la povertà degli alloggi e la disoccupazione generalizzata nella popolazione
nera. , , ,
La sola critica che egli rivolgeva al
rapporto si appuntava sulla sua conclusione, che domanda che la nazione
spenda due miliardi di dollari al mese
per prendere di petto questi problemi.
« Tale conclusione manca di realismo.
Nessuno è disposto a pagare un simile
■ummmiiiiiii 111 iiMiimiii inni II itimimnimmiiiiiiMii DII limili
lllllllll■lI)lllllll■llll1lnll>llllmmlllm|||||>||||>|>l»l'"<>l<><>l'‘'l'"">'"‘"'"*'"‘
CONTINUAZIONI DALLA PRIMA PAGINA
Dopo il Portogallo, la dolombla
cani si intendono gli U.S.A. I nostri le*ttori
sapranno che da parecchi anni, come e più
che in altri paesi latinoamericani, le Ande
colombiane rappresentano la base di un’attiva resistenza armata ; il filone che alcuni
vorrebbero far risalire ad alcune teste calde
come Castro o il Che Guevara e che invece affonda le radici nella effettiva e drammatica situazione di larghi strati della popolazione, come innumeri documenti stanno a provare, a chi semplicemente vuole informarsi; una situazione tale che ha un
riflesso intenso, violento nella vita delle
Chiese latinoamericane, che sono oggi senz’altro alla- punta, e non solo in sparute
pattuglie, della riflessione suH’atteggiamento del cristiano e della chiesa in una situazione rivoluzionaria.
La Colombia è la terra in cui è caduto,
lottando fra i partigiani, il sacerdote Camilo Torres, un nome che è diventato un
simbolo, e non soltanto sui due versanti
delle Ande: in Italia, molti dei cattolici del
dissenso si richiamano a lui; anche ultimamente. abbiamo letto su « Venticinquesima
ora » (un mensile cattolico pinerolese) stralci ampi e impressionanti dei suoi scritti e
discorsi. Che cosa dirà Paolo VI a Bogotá.
Dirà buone parole a destra e a sinistra,
come del resto usano fare tante autorità di
tutte le Chiese, buone parole generiche che
non tagliano, che non toccano veramente
nessuno? 1 precedenti permettono di non
considerare questa ipotesi come troppo peregrina e avventata.
Sarà, allora, la spada a doppio taglio
della parola di Cristo? G. C.
NO’TA (da « L’Espresso ») : Il governo
d’un paese povero come la Colombia ha dovuto chiedere al Parlamento uno stanziamento di trenta milioni di pesos ((circa un
miliardo di lire) per le spese di allestimento della grande piazza « E1 Salitre »fi capace di 755.000 posti a sedere, dove si svolgeranno le manifestazioni pubbliche del
Congresso, e per l’acquisto di migliaia di
calici, pissidi e altre suppellettili sacre.
Qualcosa, è vero, resterà, come ad esempio
una chiesa parrocchiale; ma soprattutto saranno utili i lavori di rinnovo e ampliamento della Nunziatura, che potrà cosi gareggiare con le sempre più lussuose sedi
diplomatiche che la Santa Sede stra costruendo nei paesi del Terzo Mondo.
Chiesa dei poveri in un paese povero.
Meraviglie della ''Populorum progressio”.
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Non fermarsi
uomini che ci sono accanto, questi uomini che ancora indolentemente passeggiano per le vie e sulla piazza, come
se il cielo dovesse permanere sempre
uguale siano attenti a quel che accade?
Come prepararli a essere uomini liberi che possano prendere le.loro decisioni di fronte alla tempesta che sta
preparandosi? Attraverso a tutti i molti settori del nostro lavoro si potrà far
questo, a patto che questi settori siano
essi stessi inseriti nel tempo e siano
una viva contestazione di quanto nelle strutture e negli uomini, non solo
nelle strutture e non solo negli uomini, tende ad esser soddisfatto o almeno quieto.
L’aver molto lavorato e faticato non
dice nulla. Oggi occorre a tutti i costi
esser sempre più addentro nel rnovimento della storia, senza esser incoscientemente trascinati da essa, ma
per esser in essa i segni viventi del
mondo nuovo di Cristo.
I violenti di questo mondo stanno
eliminando uno dopo l’altro i testimoni dell’agape. Occorre che altri ne
prenda il posto affinchè gli uomini
d’oggi non rimangano senza l’annunzio di questa che è la Verità ultima.
Tullio Vinay
prezzo per trasformare le condizioni di
vita dei neri americani ».
La situazione di soggezione della popolazione nera, il suo basso livello di
vita, l’impossibilità in cui è di dominare il proprio destino, «tutto questo
costituisce le causa prima dei disordini razziali ».
« I militanti neri non hanno respinto l’integrazione in sé, ma non possono ammettere la miseria del ghetto
nero e il carattere irreale del sogno
americano dell’integrazione. I neri sono stati sistematicamente esclusi dalla
corrente principale della vita americana. Ci troviamo di faccia tale realtà e
ci adattiamo ad essa. Negli ultimi tredici-quattordici anni i neri sono giunti
alla conclusione che il bianco è in primo luogo il suo nemico ».
Attraverso la lotta per i diritti civili degli ultimi dieci anni e le reazioni
violente del bianco, reazioni che la
stampa e la televisione hanno permesso di constatare, i neri hanno compreso che « gli estremisti bianchi sono dei
bianchi "normali” e non elementi marginali : essi esprimono il sentimento
generale dei bianchi verso i neri. Così,
essi hanno perso fiducia nei bianchi,
il che equivale a dire che hanno cessato di credere all’integrazione ».
« La nostra conclusione è che i bianchi sono nostri nemici; siamo quindi
impegnati in una lotta per la nostra
sopravvivenza ».
Il pastore Cleage ha dichiarato che
non auspicava nè desiderava la separazione delle ra;;ze, ma che constatava
semplicemente che tale separazione è
prófondamèiite radicata • nella vita
americana: «L.- segregazione è parte
integrante del s. sterna americano. Tutte le istituzioni ne sono partecipi, sia
quelle che la tsìllerano sia quelle che
la sostengono apertamente. I neri vedono che queste, sistema esiste e continua ad esistei . Sono dunque di fronte alla scelta: /vero utilizzano la segregazione a le o profitto, ovvero lasciano il biancc continuare a utilizzarla per sfruttare e sopprimere i neri ».
«Nei ghetti, ia più redditizia colonia americana, il costo della vita è
alto quanto nei quartieri periferici residenziali. Colóre che vivono negli
slums devono pagare il 25% più degli
altri per il cibo e eer tutti i beni di
consumo. Vivete me glio perchè io viv(5
peggio — ha detto il past. Cleage ai
suoi colleghi bianchi —. I vostri figli
hanno scuole migliori perchè i miei ne
hanno di peggiori ». Seconda il pastore
nero tutti i bianchi partecipano a questo sfruttamento e ne approfittano.
Virtualmente i neri « tengono » tutti i centri urbani. Hanno cosìi la possibilità di esercitare il controllo politico sulle città, il che permetterebbe
loro di influire sulla politica sia a livello degli stati che a livello federale.
« Pensavamo che ci fosse qualcosa
di non americano nel fatto di votare
’’nero” — ha proseguito il past. Cleage —. La cosa faceva parte ciel mito
dell’integrazione. Adesso votiamo il
nero migliore».
Secondo l’oratore la comunità nera
potrà, un giorno, controllare l’economia del ghetto costringendo gli uomini d’affari bianchi a ingaggiare dei neri o fondando delle cooperative; occorre poi che essa gestisca direttamente
le proprie scuole.
« Non c’è più integrazione — ha proseguito — Ora cerchiamo di costruire
una nazione nella nazione». La lotta
della comunità nera si situa ora in un
contesto realista e si sforza di ottenere e di usare il potere. ,
« Il problema razziale nel 1968 e determinato da questo sentimento, che
anima sempre più la comunità nera.
Già nella maggior parte dei settori urbani i militanti neri prendono in mano le redini, mentre i vecchi capi neri
associati alla comunità bianca perdonii
il loro ascendente. Ecco i mutamenti
che si stanno verificando nella comunità nera e nei suoi sentimenti ».
La comunità nera non tornerà indietro e non si lascerà impressionare
dalla reazione dei bianchi : « Faremo
il necessario per ottenere il pcitere politico ed economico. La comunità bianca deve accettare il fatto che siamo
decisi a esercitare il potere. Se i bianchi non sono capaci di confrontarsi
con questa realtà, la violenza aumenterà anche più dello scorso anno, ^rchè essi sono decisi a ridurre al silenzio la comunità nera ».
Il conflitto razziale ha le sue radici fondamentali nel problema del
trasferimento del potere dai
ai neri e dipende dalla capacità dell’uomo bianco di far fronte a questa
realtà e di prendere le misure che s impongono. « Qualche bianco sembra flirtare con l’idea del genocidio per risolvere il problema », nia una soluzione
del genere costerebbe cara. « Se si uccidono 25 milioni di neri, saranno pure
50 milioni di bianchi a passare da vita
a morte. Ci batteremo fino all’ultimo.
Non ci sottometteremo alle camere a
gas e non accetteremo di essere parcheggiati in ’’riserve” ».
Interrogato su ciò che i pastori biarichi possono fare per sostenere la rivoluzione razziale, il past. Cleage ha
dichiarato : « In primo luogo, comprendere ciò che i neri tentano di fare ».
Ciò che importa è « interpretare per la
comunità bianca ciò che fanno i negri.
I bianchi considerano tutte le nostre
azioni come una minaccia, ma la comunità bianca non è mai stata poco
minacciata quanto oggi. Gli avvocati
del ’’potere negro” non hanno mire
sui quartieri residenziali. Ce ne inflschiamo, dei (juartièri residenziali. Vogliamo costruire la nostra comunità ».
È stato chiesto al pastore nero se
l’azione eli estremisti neri come Rap
Brown diminuiva le chances di una
soluzione razziale ; la risposta : « Rap
Brown è un realista. La maggior parte
di voi non ha udito neanche la metà
di tutto quello che Rap Brown ha da
dire ». Il past. Cleage ha aggiunto che
Brown pensava che i bianchi si preparassero al genocidio e quindi i neri
dovevano prepararsi a difendersi. « È
un estremista nel senso che crede le
comunità bianca capace del peggio.
Personalmente, spero ancora che si potrà operare il trasferimento (di potere) con meno violenza».
« Dopo l’estate prossima — ha aggiunto il Cleage — Rap Brown conterà
milioni di adepti in più. Questi abbandoneranno ogni speranza di vedere
l’uomo bianco trattare il problema in
modo ragionevole ». E ha così concluso : « Voi bianchi avete il genio di
deluderci ».
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Alle origini della libertà
Tentazione di Gesù
e condizione umana
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« Gesù ha vinto la tentazione ma la Chiesa, sua
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Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Jack MacLeod Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To>
.miiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiii
..................limi.......mimi............................................................................................
iiiiinimiiiiiiiiii
Echi della settimana
TEMPESTA PRIMAVERILE
■4r Sotto il titolo « I genitori terribili »
(a firma: Vercors), «Le Monde» del 16 c.
ha pubblicato il seguente interessante corsivo:
« M’è già accaduto, rispondendo a chi
m'interroga sulla guerra del Vietnam, di
paragonare l'America ad un pugilatore di
pesi massimi, ricco a milioni, che scende
dalla sua Cadillac per accoppare, coi suoi
pugni mortali, un monello delle "bidonvilles”. Chi oserebbe, prima di sottrarlo al
massacro, pretendere anzitutto d'assicurarsi
che questi non abbia commesso una qualche marachella?
In questo senso la guerra della Sorbona
assomiglia a quella del Vietnam, e l'immagine del bambino che resiste a un bruto
gigantesco s'impone con evidenza. Questa
guerra (della Sor bona) è la vergogna degli
adulti possessori di tutta la potenza del paese, decisi a proteggere, a colpi di repressione poliziesca, la loro tranquillità di uomini
siduri di sè, contro una piccola falange di
giovani esasperati dalla propria debolezza.
Temo veramente che questa "guerra delle
generazioni" farà sentire alla Francia un
peso ben doloroso! La visione dell'esistenza umana che questi giovani disorientati
possono percepire entrando nella loro vita
responsabile, è più che sufficiente ad infiammare la loro rivolta. Prima di questi
ultimi giorni, essi potevano ancora credere
che i loro predecessori mancavano, nei loro
riguardi, non di buona volontà, ma di capacità e d'idee. Oggi invece essi sanno che,
se pretendono alzar la voce e prendere in
mano il proprio destino, la generazione degli adulti reagirà con la violenza e li costringerà al silenzio con le armi. Queste
son cose che non si dimenticano, ed io dubito che i padri non ritroveranno mai più
la stima e il rispetto dei figli ch'essi hanno
fatto bastonare ed asfissiare, per costringerli alla sottomissione, lo mi chiedo se c è al
mondo qualcuno in grado di prevedere le
lontane conseguenze di tali ricordi ».
Anche noi ce lo chiediamo ; dì che cosa
è foriera questa tempesta che ha violentemente squassato la primavera dell anno e
la primavera della vita?
-ir II celebre fisico Alfred Kastler, professore alla Sorbona e premio Nobel, ha
preso personalmente parte alla sommossa
j^j^lggca, in prima linea sulle barricate
del Quartiere Latino. Noi lo ammiriamo
con tutto il cuore, ed ammiriamo anche il
lungo, appassionato, accorato appello che
egli ha lanciato agli studenti, martedì 14 c.
Il suo appello termina con le seguenti
parole :
« Tutto ciò eh'è umano è imperfetto, e
noi non siamo soddisfatti dell'attuale stato
di cose. Ma, grazie alle riforme in corso nelle facoltà di scienze, noi siamo sulla buona
strada, percorrendo la quale le nostre facoltà acquisteranno prestigio. È il prestigio
delle nostre grandi scuole, basato sulla qualità della loro selezione. Se noi continuiamo
quest'opera insieme, domani un responsabile dell'industria non preferirà più, come lo
fa ancora oggi, uno scienziato che esce da
una grande scuola, a uno scienziato che
esce dall'Università.
Ma, ve ne supplico, non distruggete ciò
che noi vogliamo costruire con voi. Non
riducete le nostre facoltà a degl’istituti d'insegnamento superiori di basso rango. Voi
ci costringereste a sconfessarvi.
La trasformazione che voi desiderate e
che noi vogliamo realizzare insieme, richiederà anni di sforzi. Non la potrete realizzare ora, in gran fretta, in pochi giorni. Se
a cura di Tullio Viola
voi rifiutate gli esami di fine d’anno, voi
non farete altro che punire voi stessi e ve
ne pentireste. Se voi impedite ai vostri compagni di prsentarsi agli esami, se voi stracciate i loro compiti scritti, voi commettete
un atto riprovevole, altrettanto che se voi
rubaste loro il portafoglio.
Voi non costruirete una nuova società,
distruggendo ciò che esiste. La vostra prima
vittoria l’avete conquistata facendo fronte
comune contro la violenza: sarà proprio
con metodi non violenti che noi costruiremo insieme una società migliore ».
Alfred Kastler è un eroe della resistenza
della seconda guerra mondiale. Ma oggi è
egli forse un professore democratico, come noi che scriviamo? È triste, come tali,
sentirci chiamare «pompieri».; coloro che
hanno il compito di spegnere gl’incendi...
LE INCERTEZZE
DEL COMUNISMO FRANCESE
-A- Abbiamo documentato, nel precedente n. dell’« Eco-Luce » (dal 17-5, p. 6), il
« disprezzo preoccupato » con cui il Partito
Comunista Francese considerava, fino a
pochi giorni fa, i gruppe'cii (les « groupuscules », secondo il termine oggi di moda
in Francia) filocinesi. Ma ecco che i groupuscules (alias: gli studenti rivoluzionari) hanno improvvisamente attizzato un grande incendio! In gran fretta, e piuttosto goffamente, il P.C.F. corre ai ripari e s’allinea
sul fronte comune. Domenica 12 c. il P.C.F,
ha infa'Ti pubblicato la seguente dichiarazione ;
« Il potere gollista è stato costretto ad
una prima ritirata. Ha dovuto tener conto
della potenza del movimento degli studenti e degl’insegnanti, deU'aiuto che le forze
operaie e democratiche hanno prestato agli
studenti vittime della repressione, dell’appello delle organizzazioni sindacali (...).
Bisogna ora obbligare il governo ad applicare rapidamente le misure annunciate...
Ma ciò non basta. Il malcontento legittimo e le lotte degli studenti e degl’insegnanti hanno la loro origine nella crisi
fonda dell'università. Questa crisi non e
risolta.
Lavoratori, studenti, insegnanti^ esigono
la creazione rapida di nuove facoltà e di numerosi istituti universitari di tecnologia,
aderenti alle realtà contemporanee, la nomina d'insegnanti qualificati in numero sufficiente, la soddisfazione delle rivendicazioni degli studenti: finanziamento degli
studi, sviluppo delle opere sociali e culturali gestite con la partecipazione degli studenti, instaurazione d’una vita democratica
nelle università e nelle grandi scuole, creazione, per accordo fra le parti interessate,
d’una str-utfura permanente di dialogo con
gli studenti.
Questi sono i primi obiettivi d un azione
ch e necessario proseguire per la realizzazione d'un'università moderna e democratica,
che deve sostituire l'attuale università classista.
Gl’interessi essenziali degli studenti e dell'insieme dei lavoratori, manuali ed intellettuali, si vengono incontro per la realizzazione d'una tale università. Questa renderà
possibile l’avvento d’una nuova democrazia,
che aprirà la via al socialismo »
Non ci sembra che questa dichiarazione
colga l’essenza profonda degli avvenimenti
dell’ultima settimana. Ma intanto gli avvenimenti evolvono rapidamente, di giorno
in giorno...